DO YOU REMEMBER?


Alla fine, dunque, sono stata libera.


Potevo avere la mia vita, una vita qualsiasi.


Cosa hai provato quando l’hai saputo? Sollievo? Gioia? Finalmente avrei avuto quello che tu volevi per me.


Amore, luce, casa, lavoro, figli, una famiglia.


Ero libera, e potevo trovare qualcuno che piantasse una staccionata bianca nel giardino che avrei potuto avere, e addestrasse un cane dal pelo dorato a riportare la palla.


Qualcuno che non inscenasse con me una patetica recita da circo.


Ho cercato, sai? L’ho fatto con disperata testardaggine.


Ho girato per il mondo.


Ma dentro ad ogni staccionata bianca mi sono sentita ogni volta più imprigionata.


In tutto il mondo, non ho mai trovato aria a sufficienza per poter respirare.


Ho cercato me stessa negli occhi di uomini innamorati: non c’ero.


All’inizio ho creduto di essere solo troppo stanca per le lunghe battaglie e sfinita di dolore. Ma con gli anni niente è cambiato.


E io continuavo a cercare.


Cercavo i pezzi di me stessa per poter ricominciare.


Poi ho ricordato che i frammenti del mio cuore giacevano nelle fogne di Sunnydale, e che Sunnydale era stata inghiottita dalla terra, così non avrei mai più potuto recuperarli.


E poi, un cuore abbandonato a giacere nel sottosuolo per tanto tempo, dimenticato, è un cuore disseccato, le cui ferite ormai infette sono incurabili.


Così ho smesso di cercare, e ho smesso anche di desiderare staccionate bianche e case della pubblicità.


Non ero libera.


Scoprii che tutte quelle ragazze sparse per il pianeta, quelle che avevano ereditato il potere, erano fuori controllo. Alcune impazzivano.


Tornai dove tutto era cominciato e ritrovai coloro che di quell’inizio erano rimasti.


Un altro incantesimo. Altro potere squilibrato. Accettai di nuovo di essere l’unica. No, non più l’unica. Anche Faith rimase una cacciatrice. Lei prese il comando ed io partii di nuovo.


Avevo smesso di cercare, ormai fuggivo.


Fuggivo il vuoto di sentimenti, fuggivo i ricordi.


E tu? Saldo nella tua battaglia eterna, inscalfibile cavaliere, tu ricordi?


Ti ricordi? Di me?


Ricordi gli sguardi che bruciavano la pelle? Ricordi i baci che seccavano la gola e scioglievano le ossa? Ricordi che solo un tocco casuale delle nostre mani incendiava le terminazioni nervose e accendeva un brivido bollente lungo la schiena? Ricordi il desiderio che ci consumava fino alla follia? Ricordi che ogni carezza mozzava il fiato?


Ricordi che ti ho amato una sola volta? Sai che è stata l’unica in cui ho amato davvero? Sai che il mio corpo inarcato per il piacere sotto di te è stato vivo solo allora?


Ricordi che hai perso l’anima per me?


Ricordi i baci del tuo demone che mi straziavano il cuore e consumavano il corpo?


Ricordi che ti ho ucciso guardando i tuoi occhi ignari? Ricordi che sono morta anch’io?


Ricordi che hai infestato i miei sogni, mentre io ti invocavo ogni notte?


Ricordi che sei tornato dall’inferno ed è stato il mio nome a strapparti dall’abisso dei tuoi incubi? Ricordi che siamo stati insieme ,straziati dalla passione proibita, ed io ho curato le tue ferite? Ricordi che il sole non è sorto perché io potessi stringerti ancora? Ricordi la neve?


Ricordi Faith? Ricordi il dolore asfissiante nei mie occhi?


Ricordi che, anche se ti supplicavo, hai spezzato il mio cuore nelle fogne ed io ho sentito la vita scivolare via da me?


Ricordi che sei tornato da me per un ballo d’addio ed i nostri occhi hanno fatto l’amore tutto il tempo, e il mio respiro era così soffocato e il tuo sguardo così intenso, che ho temuto tutto il liceo se ne sarebbe accorto?


Ricordi che per te ho piantato un pugnale nelle viscere di colei che mi era sorella nel destino? Ricordi che ti ho costretto a bere da me per salvare la tua vita? Ricordi l’orgasmo del tuo demone e il mio corpo trafitto di morte e di piacere che si accasciava sotto di te?


Ricordi che te ne sei andato nel fumo di un incendio ormai spento e i miei occhi ti sono rimasti addosso?


Ricordi?


Se ricordi, come fai a vivere ancora?


A volere, a combattere, a desiderare, a odiare, a provare compassione? Come fai?


Io fingo di non ricordare. Mi illudo che funzioni. E continuo a spostarmi, da un capo all’altro del mondo, come un gatto randagio.


E combatto. Combatto demoni e vampiri e ricordi.


Fai così anche tu? Combatti? Combatti e affondi nel corpo morbido di quell’altra che non sono io e tu lo sai che è il mio nome che ti sfugge dalle labbra quando sei con lei e lei finge di non sentirlo.


O, forse, tu non ricordi.


Io, invece, ricordo. E non sono libera.


Sai, amore mio, la sorte è beffarda. Si prende gioco di noi così tanto. Ogni volta che mi guardo nello specchio vorrei ridere, vorrei urlare.


Io non invecchio, Angel.


Io sono una cacciatrice, un mezzo demone. Io non invecchio. Posso essere uccisa, ma non invecchiare.


Prima che Giles morisse, sono tornata da lui. Mi aspettava. I suoi occhi pacati mi hanno svelato la verità. Così, almeno lui, se n’è andato in pace.


Così, adesso, sembra ancora più inutile, più crudele, che tu te ne sia andato, quella notte nel fumo.


Il nostro per sempre, che è durato così poco, poteva davvero essere per sempre. Senza tempo. Per sempre.


Ricordi? Doveva essere per sempre.


Per sempre sono rimasta incatenata a te, mai libera, mai mia.


Per sempre sono rimasta avvinta al brivido che mi torceva dentro ogni volta che il mio sguardo incontrava il tuo.


Per sempre quel cuore che hai fatto esplodere nel mio petto, e che poi hai strappato, squarciandomi la carne del torace, e ti sei portato via, ti apparterrà.


Per sempre mi sveglierò nel cuore della notte, i lombi che bruciano del mio bisogno di te, e con la mente negherò che era il tuo viso quello che ho sognato. Perché ora sono libera. Perché ora posso avere una vita normale, una vita qualunque.


E allora continuo a viaggiare, a fuggire.


Gli amici che avevo li ho persi molto prima che lasciassero fisicamente questa terra. Li ho persi fra un timbro sul passaporto e quello successivo. A volte, mi ricordo di rimpiangere anche loro. Sono tutti andati, Angel. Ma non io. Io non invecchio.


In certe notti senza luna, o in certi giorni in cui il cielo è scarnificato di sole, penso che sia a causa tua.


E provo a odiarti. Inutilmente.


Per te io sono ancora qui.


Per te io respiro, per te il mio cuore si ostina a battere.


A causa tua. Tu che non mi permetti di andare via, di dimenticare. Tu che non mi liberi. Tu, che non puoi fare niente di tutto questo, come io non posso. Tu, che ti sei scavato un nido così profondamente dentro di me, nella mia carne, nelle mie viscere, che non posso smettere di ricordarti, di essere parte di te.


Posso solo fuggire, anche adesso che so di non invecchiare mai.


Forse l’unica domanda a cui non sai dare una risposta, Angel, è proprio quella che non ti ho ancora fatto.


Sai perché fra i miei mille viaggi non sono mai tornata a Los Angeles?


Sono passati più di settant’anni, Angel….Ma io ho paura.


Paura di vedere dentro ai tuoi occhi. E se rileggessi che sei felice? Che hai dimenticato? Che ami quella donna che ti è accanto e non sa nemmeno chi sono? Morirei.


Allora morirei.


Forse un giorno tornerò.


Quando sarò pronta. Pronta per accogliere il “dono” delle cacciatrici.


Quel giorno tornerò.