EVER


Nota: Buffy non è mai andata a letto con Spike.


-Sei mesi prima-


"Sei insolitamente di ottimo umore oggi!" La ragazza sorrise sorniona al suo capo, giocherellando con una penna.


Lui alzò di sfuggita gli occhi dall'antico volume che stava usando per tradurre l'incisione sulla lama di un pugnale perso da un demone che aveva affrontato la notte precedente: "Io sono sempre di buon umore quando non ci sono minacce apocalittiche sulla nostra testa!"


"Questa è davvero bella! Se fosse per te passeresti giorni interi senza dire una parola, sprofondato nei tuoi labirintici e imperscrutabili pensieri, al buio, da solo, inavvicinabile come una bestia feroce chiusa in una gabbia troppo piccola."


"Sarà che tu parli abbastanza per tutti e due, Cordelia! Fai le domande e ti dai le risposte! A che mi servirebbe parlare a mia volta? Tutto fiato sprecato!" Tornò al suo lavoro.


"Tu non hai fiato..." Lo stuzzicò lei " E poi è inutile che cerchi di cambiare argomento... si vede benissimo che sei contento!"


Angel la guardò spazientito: "E perché dovrei essere contento?!"


"Oh, andiamo, non crederai che non lo sappia! Lo sa perfino Wesley, vero?" Gridò al giovane ex osservatore che stava riordinando delle carte nell'altra stanza.


Wesley si affacciò e fu subito trafitto da un minaccioso sguardo di Angel: " Io? Io non ho assolutamente idea di cosa tu stia parlando Cordelia! Se non vi dispiace torno al mio lavoro.."


Sparì di nuovo dietro la porta.


"E dai, ammettilo!!" Riprese ad incalzarlo Cordelia.


"Cosa devo ammettere di grazia?!!!" Il vampiro la guardò esasperato anche se sapeva perfettamente dove la ragazza voleva andare a parare.


"Che sei contento che se ne sia andato...."


"Chi se n'è andato, Cordelia?" Cominciava ad essere nervoso.


"Riley, chi se no?!"


"Oh, Riley Finn. E' vero, ho saputo che se n'è andato da Sunnydale, ma la cosa non mi riguarda."


"Non ti riguarda?? Ma se non lo potevi vedere! Saprai anche uccidere mostri e demoni come niente, ma non sai davvero mentire.... Solo se lo sentivi nominare bruciavi di rabbia.....!"


Angel si alzò inquieto "Non essere ridicola! Mi era del tutto indifferente."


"Ah, davvero? E ti era indifferente anche il fatto che stesse con Buffy?"


Lui le lanciò uno sguardo torvo.


"Buffy, ti ricordi vero? Bionda, occhi azzurri, non troppo alta, frequenta spesso i cimiteri... la cacciatrice, insomma! La donna che ami se non sbaglio...."


Angel trasalì.


Distolse lo sguardo dagli occhi indagatori di Cordelia.


"Non era l'uomo giusto per lei...."


"Oh ,certo, non era l'uomo giusto.... non che tu fossi geloso!"


"Io non ero geloso! Geloso di quel ragazzino... non mi piaceva molto, ma non conta: non andava bene per Buffy, non avrebbe neanche saputo proteggerla in caso di necessità!"


"Proteggerla? Lei è l'ammazza vampiri, non ha bisogno di essere protetta! Nessun mortale è più forte di lei! Non sei geloso? Non ti andrebbe bene nessuno per lei! Tu sei terribilmente geloso!"


"Forse non approverei neanche un altro.... ma lei è così.... speciale. E comunque non ho più il diritto di essere geloso: me ne sono andato perché potesse avere una vita normale, perché potesse incontrare qualcuno di cui innamorarsi.... qualcuno che potesse portarla alla luce del sole... che potesse sposarla.... fare l'amore con lei... un giorno avere dei figli... e invecchiare con lei" Lanciò uno sguardo triste alla ragazza "Non è facile ,Cordelia, sapere che qualcun altro è accanto a lei ... la consola quando piange... la vede ridere e ... Non ho per niente voglia di parlarne. Può anche darsi che io sia geloso ma la discussione su Riley Finn finisce qui."


Angel prese il cappotto ed uscì sbattendo la porta.


Cordelia cercò inutilmente di fermarlo: " Angel...? Scusa, non volevo, sì insomma, non pensavo che l'argomento ti ferisse."


Ma lui era già sparito nella notte e se anche l'aveva sentita non aveva intenzione di risponderle o di tornare indietro.


Cordelia richiuse la porta sospirando. Forse avrebbe dovuto starsene buona e zitta.... ma non era proprio nella sua natura... e poi era vero che Angel odiava Riley Finn!


La notte era fredda e limpidamente scura.


Angel camminò fino ai sobborghi e uccise con rapida precisione tutti i vampiri che ebbero la sfortuna di essere sulla sua strada.


Ma non era con loro che ce l'aveva.


E ucciderli non l'avrebbe fatto sentire meglio.


Niente poteva.


E lui lo sapeva.


Era furioso con sé stesso, con quello che era, e ogni paletto che piantava nel cuore di un vampiro avrebbe voluto conficcarlo nel demone che era sopito in lui....... che era lui.....


Guardò il cielo oscuro nel silenzio rarefatto di quella sera d'inverno e pensò a lei.


Tutto quello che lui era, che in lui di umano c'era, l'aveva abbandonato a Sunnydale con la cacciatrice.


Lei era tutto, era il suo cuore, il suo coraggio, la sua vita.


E oltre a lei non esisteva più nulla, non importava più nulla.


Lei, e solo lei, dopo 200 anni riusciva ancora a farlo essere geloso di un qualunque ragazzino annullando la sua impenetrabile calma.


Sorrise amaro, in fondo non invidiava solo Finn.


Invidiava anche Willow e Xander e Dawn e Giles e tutti quelli che potevano vederla e stare vicino a lei... anche solo sentire la sua voce ed ascoltare i suoi respiri.....


Invidiava perfino i raggi di quel sole che a lui era negato di rivedere che le sfioravano ogni giorno la pelle...


Non avrebbe mai amato nessun’altra.


Mai in un'eternità.


Vivere solo per lei e per il suo ricordo e per la sua vita.


Per lei aveva ricominciato a combattere la battaglia della vita.


Per lei aveva avuto la forza di vivere dopo essere tornato dall'inferno.


Per lei combatteva il male fuori e dentro di sé.


Per lei aveva affrontato il suo passato.


Lei, sempre, solo lei.


In un susseguirsi di insopportabili istanti nella sua lontananza.


In un incessante desiderarla senza poterla mia avere.


Lei: la sua salvezza.


Lei: il suo tormento e la sua pena eterni.




Spike scaraventò la lastra di marmo contro la parete, mandò in frantumi il vetro della piccola finestra, prese a calci il televisore, rovesciò il letto e la poltrona.


Alla fine, quando si fu calmato, nella cripta non era rimasto più nulla da spaccare o da fare a pezzi o da mandare in frantumi.


Con stizza scostò alcuni cocci dal pavimento e si sedette per terra.


"Maledizione! Maledizione! Maledetta cacciatrice senza cuore! Che diavolo aveva Angel più di me?"


Abbatté un pugno sul pavimento, crepandolo, quasi spaccandosi una mano.


E poi la risposta la conosceva: gliel'aveva chiesto proprio la notte prima.


- "Cos'è che non ti va giù, che non riesci a perdonarmi, Buffy? Che sono stato un crudele assassino? Anche Angel lo era eppure tu..."


Lei era diventata livida: "Non osare neppure paragonarti ad Angel! Lui ha un'anima! Tu no! A te piace uccidere e vedere la gente soffrire e poi..." aveva abbassato la voce quasi parlasse tra sé e sé "e poi io non ero riuscita a perdonarlo del tutto e lui se n'è andato prima che lo facessi... e io non sono di nuovo riuscita a capirlo e a perdonarlo..."


Se n'era andata di corsa senza ascoltarlo oltre. -


"Maledizione! Tu lo ami ancora, non è vero??! Tu ami ancora quel maledetto vampiro!!"


Spike scagliò verso la porta quello che restava di un tavolino.


Prese fra le mani un pezzo di legno appuntito. L'avrebbe conficcato con grande piacere nel cuore del sire del suo sire!


Certo se non fosse successo prima il contrario.


Sfidare Angel non era un'idea che lo entusiasmasse molto.


Il suo sire era sempre stato molto forte, anche per un vampiro... e in un modo o in un altro l'aveva sempre sconfitto.


Si erano sempre odiati, anche prima che Angelus riacquistasse la sua noiosa anima.


Spike gettò il paletto fuori dai vetri rotti: per questa volta non avrebbe ucciso Angel, non se teneva in considerazione la sua personale incolumità.


In fondo lui era a Los Angeles.


Lontano da lei.


Buffy l'avrebbe dimenticato prima o poi.


Lui doveva solo aspettare.... "Che diavolo sto pensando?? Lei mi disprezza."


Si alzò e cominciò a girare lentamente per la cripta, a lunghi passi inquieti.


"E loro sono legati per sempre... si ameranno e si odieranno e si distruggeranno a vicenda, ma nessuno riuscirà mai a separarli."


Urlò e riprese a distruggere selvaggiamente tutto quello che gli capitava sotto mano.


Uscì quasi sfondando la porta.


"Allora dove siete? Venite fuori vampiri! Fatevi sotto!"


Si ricordò che proprio vicino al cimitero c'era un covo di vampiri.


Li uccise tutti uno dopo l'altro, con incontenibile furia.


Poi si fermò ad osservare le ceneri sparse lì sul pavimento.


Avrebbe potuto uccidere intere legioni infernali... ma non si sarebbe sentito meglio.




Guardò con disgusto i suoi vestiti sporchi di sangue.


Il liquido denso colava lentamente lungo la stoffa gocciolando a terra.


Richiamò i suoi uomini e diede l'ordine di tornare al campo.


Si tolse la mimetica sporca di sangue non suo, si ripulì ed andò a fare rapporto.


Era andato tutto secondo i piani.


Lui aveva organizzato la missione perfettamente.


Perché lui era un soldato.


Era un bravo soldato e un ottimo comandante.


Nient'altro.


Lui eseguiva gli ordini e sapeva farli eseguire.


Riley ritornò nei suoi alloggi.


Si lasciò cadere distrutto sulla branda.


Ogni giorno combatteva con tutte le sue forze, fino a sfinirsi, oltre la sua capacità di resistenza.


In questo modo la sera era troppo stanco.


Troppo stanco per pensare a lei.


Ma spesso non serviva.


Lei tornava a galla nei suoi pensieri.


Lei che era sempre stata più forte di lui, fisicamente e spiritualmente.


Lei che non si era mai lasciata andare né data per vinta.


Lei che nonostante tutto non era mai riuscita ad amarlo.


Lei che aveva cercato di dimenticare con lui il suo primo unico amore.


E non ci era riuscita.


Buffy: la cacciatrice.


Né un mito, né una leggenda: più vera, viva e reale di chiunque altro avesse mai conosciuto.


Prese una sua foto da cui lei gli sorrideva allegra.


"Non sei mai stata mia..... mai...."


Tornare indietro, a Sunnydale, e ricominciare... evitare gli errori... amarla senza chiedere nulla in cambio... non ne era capace... ci aveva provato, ma non ci era riuscito, non ne aveva la forza.


Ed in questo era diverso da Angel ,in questo stava la sua debolezza incolmabile.


Angel la amava incondizionatamente, senza chiedere mai nulla in cambio, la amava più della sua felicità e della sua vita, la amava tanto da rinunciare a lei per regalare una vita normale, la amava e basta. E le aveva sempre perdonato tutto ,senza bisogno che lei gli chiedesse perdono, mentre lui non era stato capace di perdonarle di amare o di aver amato un vampiro, un mostro, e di metterlo tra loro, sempre, anche quando non se ne rendeva conto.


Riley accarezzò la fotografia spiegazzata.


Sapeva che non sarebbe tornato indietro.... morire in nome di una giusta causa era più facile che vivere senza lei accanto.




Buffy sfiorò il globo di Thesulah.


Lentamente ne seguì col dito il perfetto contorno sferico.


Appoggiato in un nido di velluto color melanzana, liscio e senza difetti.


In un angolino del retro, su di uno scaffale, riluceva illuminato da un gentile raggio di sole.


Si chinò, avvicinò la faccia portando gli occhi alla stessa altezza del globo.


Le sue profondità si agitavano inquiete e fumose, se osservate attentamente permettevano lo svelarsi di un inquietante mistero.


L'anima di un vampiro.


Un regalo prezioso, una maledizione eterna.


La sfera silenziosa sembrava promettere l'eternità.


Molto tempo prima ,in quella terribile lunghissima estate prima del college, aveva pensato che potesse essere una soluzione... una soluzione per stare con Angel.


Maledetti insieme per l'eternità.


Una vampira... con un'anima.


Una cacciatrice che avrebbe combattuto il male per sempre, senza bisogno che altre ragazzine dovessero sacrificarsi... per sempre insieme ad Angel, non più divisi dalla sua vita...


Ma erano solo i vaneggiamenti di un cuore ferito a morte.


Il campanello della porta la riscosse dai suoi pensieri.


Distolse lo sguardo dall'ipnosi del globo e tornò in negozio.


"Hai davvero una pessima cera, sai?" Dawn le sorrise con un'aria fra il preoccupato e l'indagatore.


"Grazie sorellina! Sai sempre come tirarmi su di morale!"


"Scusa tanto se mi preoccupo per te! Sei stanca, vai a caccia tutte le notti e non dormi quasi mai... avresti bisogno di riposo."


Buffy emise un Mmmm... di vaga protesta e poi si diresse verso la palestra per prendere un po’ a pugni il sacco di sabbia.


"Giles arriverà subito.. resta lì buona e non toccare niente..."


"Certo ,non ti preoccupare, come al solito resterò buona e ferma e zitta e non farò niente!!"


Dawn si sedette sbuffando.


Restò soprappensiero per un poco.


Prima senza accorgersene, poi più attentamente, prese ad ascoltare i colpi ritmici dei calci e dei pugni che Buffy, sempre più velocemente, dava al sacco.


Sua sorella non stava bene.


Non che nessuno di loro fosse particolarmente in forma in quel periodo, ma oltre a tutto il resto c'era qualcos’altro che affliggeva Buffy.


Buffy, non la cacciatrice.


Non aveva niente a che fare col fatto che lei fosse la chiave e che Glory le desse la caccia, o che loro madre fosse morta...


Era una specie di dolore che la consumava dentro e che lei non lasciava mai intravedere a nessuno.


Era un dolore che a volte riusciva a nascondere perfino a se stessa, ma che in alcuni momenti le scoppiava dentro e non le dava mai pace.


E Dawn se n'era accorta, gliel'aveva letto negli occhi molte volte... anche prima di essere reale.


Adesso era uno di quei momenti.


E Buffy cercava di dimenticarsene allenandosi e uccidendo caterve di vampiri ogni notte.


Ma niente poteva farla sentire meglio.


Così Dawn si preoccupava del crescente pallore dalla sorella, e delle sue notti in bianco, e una piccola parte di lei, quella antica e potente di cui lei stessa non conosceva nulla, si preoccupava anche di tutte le prove che ancora avrebbe dovuto affrontare in quello stato.




-Adesso-




Era andata da sola a Los Angeles.


Non aveva voluto portare Dawn con sé.


Non le aveva neppure detto la verità.


Dopo tutto quello che era successo Dawn aveva bisogno di calma, di una vita il più normale possibile, di sentirsi come tutte le altre ragazzine della sua età.


E quella notizia, che anche a lei era caduto addosso come un macigno, come una doccia gelata, l'avrebbe sconvolta.


Anche se non aveva mai conosciuto davvero loro padre...


In ogni caso adesso era serena e Buffy era decisa a difendere quel poco di serenità che la sorella era riuscita a trovare con tutte le sue forze.


Che suo padre vivesse la sua vita senza di lei, senza di loro, come ormai faceva da molto tempo. Troppo rifletté.


Lui non conosceva Dawn, non sapeva niente di lei, non aveva lottato con le unghie e con i denti per difenderla e tenerla stretta a sé e alla vita.


Lui non la meritava.


Ripensò con rabbia alla telefonata di qualche giorno prima, dopo mesi di silenzio.


"Vorrei che tu e tua sorella veniste a Los Angeles per qualche giorno. Vi voglio far conoscere Terry (Quella con cui era in Spagna mentre sua madre stava morendo), ci tengo molto, Buffy, che vi piaccia, noi... stiamo molto bene insieme, ci vogliamo bene."


Avrebbe voluto sbattergli il telefono in faccia.


Comunque non aveva nessuna intenzione di andare.


Los Angeles voleva dire molte cose per lei, cose che suo padre neanche immaginava.


Ricordi dolorosi e grovigli di emozioni che preferiva non risvegliare.


Non avrebbe di nuovo messo in discussione i suoi sentimenti solo per conoscere Terry, che stupido nome fra l'altro!


Ma poi lui aveva detto che se loro non potevano andare sarebbe venuto lui a Sunnydale insieme a quella donna.


Buffy aveva subito cambiato idea, Dawn non doveva sapere niente... e lei sentiva puzza di matrimonio.


Se era davvero così Dawn avrebbe pianto per settimane e lei non poteva permettere che soffrisse ancora.


Così era andata a Los Angeles.


Aveva preso una stanza d'albergo per un paio di giorni: non voleva stare da suo padre, non con la possibilità che Terry vivesse insieme a lui.


Gli aveva dato appuntamento per la sera stessa e lui aveva fissato il luogo d'incontro in un bar all'interno di un raffinato centro commerciale.


Buffy arrivò molto in anticipo, era talmente nervosa che non riusciva ad aspettare in albergo.


Cominciò a cercare il locale e decise che avrebbe potuto bere qualcosa mentre lo, anzi li, aspettava.


Camminava senza guardarsi intorno, senza notare nulla di quello che la circondava.


Ma una vetrina attrasse irrimediabilmente la sua attenzione, come un sortilegio.


L'abito era assolutamente meraviglioso.


Il corpetto e le maniche attillate di pizzo, la gonna a corolla di seta e taftà e tulle, e il lungo velo candido ornato da delicate roselline.


Quasi senza accorgersene varcò la soglia del negozio.


Incantata di fronte all'abito sfiorò la gonna che ondeggiò, frusciando con il rumore del vento fra le foglie dei salici.


Le ricordava una nuvola soffice e candida, anzi no, una rosa bianca elegante e romantica nei suoi petali vellutati.


Accarezzò sognante una manica.


"Dovrebbe provarlo, sembra davvero perfetto per lei. Sembrerà una principessa e suo marito resterà abbagliato dalla sua bellezza, come tutti gli altri ospiti, del resto!"


La commessa sorrise gentilmente.


Buffy ricambiò imbarazzata il sorriso senza però distogliere gli occhi dal vestito: "Oh, no! Non è per me... vede una mia amica sta per sposarsi e mi ha chiesto di aiutarla a scegliere l'abito..... così davo un'occhiata..."


La commessa sorrise di nuovo educatamente: "Naturalmente, come preferisce. Si guardi in giro con tutta calma. Ma se dovesse cambiare idea, mi trova là in fondo."


Si allontanò aggraziatamente.


Buffy sospirò, sarebbe davvero stata una favola con quel vestito, il bouquet, in una piccola chiesa traboccante di fiori e ad aspettarla all'altare.... fermò la sua fantasia prima che diventasse troppo dolorosa, mentre una vocina cattiva e tagliente dentro di lei le diceva : "Una cacciatrice non si sposerà mai! E poi chi ci sarebbe di tanto folle da aspettarti all'altare?! Angel, forse?! No, nessuno! NESSUNO! Non essere patetica oltre che sciocca e vattene subito di qui."


Ma i suoi piedi sembravano non volersi muovere.


Cordelia era di fretta, anzi era in ritardo.


Inciampò e lasciò cadere la borsetta.


Lamentandosi contro il genere umano si chinò per raccoglierla e mentre si rialzava l'occhio le cadde su una ragazza all'interno dell'esclusiva boutique di vestiti da sposa.


Era di spalle eppure le era molto familiare... sì certo, era Buffy! Buffy?! Buffy si stava per sposare?! Cordelia entrò immediatamente.


"Buffy! Sono contenta di rivederti! Congratulazioni cara, non sapevo che tu...! Beh sono felice per te."


Buffy fece un salto all'indietro, allontanandosi dall'abito come se avesse preso fuoco all'improvviso. Conosceva quella voce: "Cordelia...ciao! No, non è che io... sì insomma è Anya che si sposa. Lei e Xander l'hanno deciso..." Si fermò rendendosi conto di quello che le aveva detto: "Oddio Cordelia, mi dispiace, non avresti dovuto saperlo così! Sono un mostro scusami, scusami tanto!"


"Calmati Buffy, non è successo niente! Io e Xander abbiamo avuto solo una storia ai tempi del liceo: nulla di importante. Sono contenta che abbia trovato la persona giusta. E' raro riuscire a trovarla.... e a volte te ne rendi conto troppo tardi ." Un'ombra le passò sul bel viso e Buffy intuì che lei soffriva.


"Che ne dici di uscire da questo negozio e bere qualcosa? Sto aspettando mio padre, mio padre e Terry la sua segretaria, quella con cui ha deciso di rifarsi una vita, ma sono molto in anticipo ."


Cordy sorrise. "O.K. in fondo il mio appuntamento non era per nulla importante! Raccontami: come vanno le cose a Sunnydale?"


Le due ragazze parlarono a lungo di un sacco di cose, delle più disparate, senza però mai nominare Angel, per un tacito accordo.


"Dì la verità, quel vestito lo stavi sul serio guardando per Anya?"


"Beh, ecco…mi è sembrata una buona scusa... per la commessa. E poi quando mai una cacciatrice può permettersi anche solo di fantasticare sul matrimonio? Io combatto il male e sono sposata alla mia missione, è questa la realtà."


"Non volevo essere invadente... è solo che... vedi da qualche tempo ho capito, forse grazie a questo strano potere che ho, ho capito cosa voglia dire amare... amare davvero. Credo di capire quanto tu ti senta sola, ma tu puoi ancora... "


Buffy la interruppe, aveva paura di quello che la ragazza poteva dirle: "Parli di Doyle, vero? Ne eri innamorata..?"


Cordelia si alzò, era ora di andare per lei, e lanciò un lungo sguardo alla cacciatrice: "Dico solo che per me è troppo tardi per cambiare le cose, per te non ancora. Devi solo volerlo... Adesso devo proprio andare, mi ha fatto piacere rivederti!"


Si abbracciarono.


"Sai credo che non basti volerlo... è tutto molto più difficile ."


Cordelia si girò: "Provaci Buffy!" Poi riprese a camminare senza voltarsi più e Buffy restò in piedi a guardarla fino a che non si confuse con la folla.




Buffy si alzò quasi di scatto, spingendo indietro la sedia con troppa forza e rovesciandola: "Non posso restare oltre. Devo andare adesso." Era rigida e tesa come una corda di violino.


Suo padre si alzò a sua volta per cercare di trattenerla: "Io credevo che ti fermassi almeno a cena con noi. Ho prenotato nel tuo ristorante preferito e speravo ti trattenessi qualche giorno con noi..."


"Non ho tempo, il college mi impegna molto, poi ho... un sacco di cose da fare...."


"Un sacco di cose? E non hai un momento per stare con tuo padre?!"


"Tu non hai avuto un momento per stare con me negli ultimi 5 compleanni, né negli ultimi 5 anni in generale."


"Buffy, io..."


"Non fa niente papà, mi ci sono abituata."


"Buffy tu e Dawn verrete al matrimonio, non è vero?"


"Non credo, papà. Io ho gli esami e Dawn ha bisogno di stare tranquilla e quindi non le farebbe bene venire. Auguri papà."


Si voltò e se ne andò senza ascoltare i richiami di suo padre.


Camminava sempre più veloce, con le lacrime che le pungevano gli occhi, senza riuscire a districarsi in quel labirinto di vetrine scintillanti, scale mobili, fontane, ascensori, bar, gente sorridente e piena di pacchetti.


Quando finalmente riuscì ad uscire stava praticamente correndo.


Aveva immaginato che suo padre volesse sposarsi, ma sentirglielo dire era stato terribile.


Come poteva essere così insensibile?


Sua madre era morta praticamente il giorno prima e lui... e lui...


Le lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance senza che potesse fermarle.


Si sentiva tradita, abbandonata, umiliata.


Correva, correva per le strade piene di gente e voleva solo scappare, scappare da tutto quello che aveva detto suo padre...


dagli sguardi melensi che lui e quella segretaria si scambiavano, dal favoloso anello che lei aveva al dito, dalle loro mani intrecciate.


Lo odiava... lo odiava... non solo le aveva abbandonate, adesso si rifaceva una vita senza di loro.


Fendeva la folla colorata e vociante senza accorgersi di tutte le persone che urtava.


Finì quasi addosso a un uomo, una figura alta vestita di scuro.


Lo scansò e riprese a correre mentre un brivido le correva lungo la schiena.


Ma qualcuno la afferrò per una mano, trattenendola saldamente ma con dolcezza.


Lei tentò di divincolarsi chiusa nel suo dolore e nella sua rabbia.


"Buffy, Buffy, calmati! Sono io, Buffy. Cosa succede? Calmati adesso"


Angel l'aveva presa per le spalle e la scuoteva leggermente.


La sua voce la riportò alla realtà. "Angel...?" Si asciugò le guance con il dorso della mano.


Lui la guardò preoccupato, ma qualsiasi cosa fosse successa non sembrava ferita.


Le sorrise per tranquillizzarla: "Va tutto bene. Qualsiasi cosa ti sia successa è finita adesso. Calmati."


Le allungò un fazzoletto per asciugarsi gli occhi.


Buffy li abbassò, fissandoli a terra.


Con tutte le migliaia di persone che c'erano a Los Angeles era andata a sbattere proprio contro Angel.... non avrebbe voluto che la vedesse in quello stato


"Va meglio?"


Lei annuì piano, muovendo appena la testa, sempre senza guardarlo.


"Cos'è successo? Qualcosa di grave?"


"Niente... non è successo niente... è solo che mio padre... e la sua segretaria..." Si fermò, stava per ricominciare a piangere e non voleva.


Si sentiva una bambina sciocca.


Deglutì le lacrime, ma un nodo alla gola le impedì di parlare.


Lui le sorrise di nuovo sfiorandole una guancia con le dita: "Se non hai voglia di parlarne, non c'è problema. Piangere a volte fa bene, è come liberarsi dalle catene delle proprie preoccupazioni."


La abbracciò.


Sapeva che per lei era un periodo molto duro.


Dopo che sua madre era morta lei si era improvvisamente ritrovata sulle spalle la responsabilità di una sorellina da crescere e da proteggere.


E l'aveva quasi persa..... nella durissima battaglia finale contro Glory.


Naturalmente aveva anche le responsabilità di cacciatrice, quelle della salvezza dell'umanità.


Era lei a dover essere la più forte in ogni situazione, a dover proteggere tutti, anche i suoi amici, anche il suo osservatore, senza potersi lasciare andare mai perché se lei si mostrava debole o spaventata anche gli altri erano persi.


Angel sapeva bene cosa volesse dire doversi tenere tutto dentro.


Buffy si lasciò andare un istante fra le sue braccia.


Sarebbe stato così facile abbandonarsi e lasciare che lui la consolasse, che le infondesse un po’ della sua forza.


Ma anche lui se ne sarebbe andato... sarebbe sparito nella nebbia... e lei sarebbe rimasta di nuovo sola... e avrebbe di nuovo sofferto... come ogni volta...


Si irrigidì mentre la rabbia verso suo padre si estendeva anche verso Angel: anche lui l'aveva abbandonata.


Si ritrasse immediatamente da lui: "Non ti riguarda quello che mi è successo. Non sono più affar tuo. Non spetta a te consolarmi. Me la cavo benissimo da sola."


Lui la guardò stupito, sentiva la rabbia crescere nella sua voce: "Non volevo intromettermi, cercavo solo di aiutarti, sembravi sconvolta..."


"Non ho più bisogno del tuo aiuto, e non lo voglio. La mia vita personale non ti riguarda, e neanche quella di cacciatrice. Non ho bisogno dell'appoggio di un essere senza cuore, no scusa, il cuore ce l'hai ma non batte; del sostegno di un..."


"Non lo dire." Lui la guardò e i suoi occhi la supplicavano di fermarsi, di non parlare più.


Ma lei, cieca, continuò: "Che cosa non devo dire? Che sei un vampiro? Che non ho bisogno dell'aiuto di un vampiro che ha cercato di uccidere tutti i miei amici e mia madre e me, e che in parte c'è riuscito? Di un vampiro che mi ha spezzato il cuore, che mi ha umiliata, trattata come un straccio, usata, che ha distrutto i miei sentimenti, che è riuscito a fare in modo che da quella notte non avessi più certezze, che non riuscissi più a fidarmi, ad amare? E' questo che non devo dire? Beh, spiacente, ma è la verità!"


Lui restò fermo ad ascoltare ogni sua singola parola, bevendo tutto il suo veleno senza reagire.


La cacciatrice restò ancora un istante in piedi davanti al vampiro che la amava, poi si voltò e cominciò ad allontanarsi.


Prese a correre solo quando fu sicura che lui non la potesse più vedere.


Angel era ancora lì immobile, gli occhi persi a fissare il punto in cui lei non c'era più.


Niente nella sua espressione e nel suo aspetto mostrava quanto fosse ferito, quanto quelle parole lo avessero distrutto.


Il suo dolore e il suo tormento, ora più che mai, avevano anche il nome della cacciatrice, e ogni suo passato delitto diventava più grande e insopportabile perché lei ne avrebbe avuto orrore, perché lei avrebbe sofferto sapendo ciò che lui aveva fatto o era stato, perché non sarebbe riuscita a perdonarlo.


Solo la tristezza profonda nei suoi occhi scuri tradiva il suo stato d'animo.


Dall'altra parte della strada Kate scorse Angel che parlava con una ragazza bionda.


Non riuscì a vederla bene perché se ne stava andando e le dava le spalle.


Kate sorrise: "Angel! Angel, ciao!"


Il semaforo era rosso e lei non poteva ancora attraversare.


L'uomo sembrò non sentirla, fissava un punto misterioso davanti a sé, poi sparì nella notte come solo un vampiro sapeva fare, avvolgendosi di tenebre.


Kate corse, ma quando arrivò Angel non c'era più, né c'era una qualche traccia che le facesse intuire da che parte fosse andato.


Kate si guardò intorno alla ricerca della ragazza bionda: poi capì e il sorriso le si spense sulle labbra.


Quella donna era Buffy Summers: la cacciatrice.




Arrivò all'albergo e si chiuse nella piccola camera.


Deglutì e riprese fiato.


Cosa aveva fatto?


Come era diventata così insensibile e crudele?


Lei che aveva appena condannato suo padre per la sua insensibilità.


Dio, Angel non avrebbe mai più voluto vederla: come aveva potuto ferire in quel modo i suoi sentimenti?


Si era comportata come una ragazzina sciocca ed egoista.


Sentì le guance bagnate: stava di nuovo piangendo.


Lasciò scorrere le lacrime e si buttò sul letto.


Un'infinità di ricordi riempì il buio della stanza.


Sua madre, le vacanze estive con suo padre, Dawn che aveva quasi perso... ed Angel, soprattutto Angel.


Quante volte aveva sbagliato con tutti loro? Troppe.


Ormai non poteva più chiedere scusa a sua madre, e forse Dawn era troppo piccola per capire.... e adesso era troppo tardi per tornare indietro da Angel e dirgli che non pensava tutto quello che gli aveva urlato contro.


Pianse fino all'alba e poi si addormentò, completamente svuotata.


Dormì male, di un sonno sfinito e agitato.


E sognò.


Sognò Angel che la lasciava sola, che la abbandonava e se ne andava. Lo sognò ancora e ancora fino alla disperazione, fino a quando le mancò il respiro per il dolore.


Solo allora si svegliò.


Dalla finestra le tende mal chiuse lasciavano entrare raggi di sole obliqui.


Era già il tramonto.


Buffy si alzò.


Andò davanti allo specchio per cercare di darsi un aspetto presentabile.


Aveva delle occhiaie incredibili, gli occhi gonfi e rossi, il viso ancora segnato dalle lacrime.


Fece il possibile per sistemarsi e poi afferrò la sua borsa.


Fuori dalla porta c'era il carrello del servizio in camera con la sua colazione: non li aveva sentiti bussare.


Passò oltre ed uscì decisa.


Doveva andare da Angel, doveva chiedergli scusa.


Si domandò angosciata se l'avrebbe perdonata ancora una volta.


Restò ferma, in piedi davanti alla Angel Investigations, per più di un'ora.


Senza riuscire a trovare il coraggio di entrare, forse sperando di vederlo uscire.


Le parole di Cordelia le ronzavano nella testa "Devi solo volerlo... sei ancora in tempo... Provaci"


Ma era lui a non volerlo... non lei...


Trasse un profondo respiro, in ogni caso Angel non si meritava di essere trattato così.


Non poteva restare lì tutta la notte e così, finalmente, entrò senza sapere bene quello che avrebbe detto.


Sembrava non ci fosse nessuno, ma poi vide Cordelia che, seduta alla scrivania, si passava con cura lo smalto sulle unghie.


La ragazza alzò la testa: "Buffy! Non mi sembra che ci sia un sole così accecante, che ci fai con gli occhiali da sole a quest'ora?"


La cacciatrice la guardò nervosa tormentandosi le mani senza pietà e sfilandosi gli occhiali.


"Dovrei parlare con Angel..."


Cordelia sorrise: "Non lo vedo da ieri sera, ma credo che oggi dovesse andare a trovare Faith in prigione..."


Vide Buffy strabuzzare gli occhi e prendersela con la catenina che aveva al collo tirandola e ritirandola.


"Non è che ci vada spesso... ma adesso Faith ce la sta davvero mettendo tutta e ha bisogno di sostegno... d'altra parte nessun altro andrebbe a trovarla... sono sicura che sarà qui a momenti ... magari non è neanche riuscito ad andare... siediti un momento ad aspettarlo che ne dici?" Cordelia cominciò davvero a pensare di parlare troppo.


"Non importa Cordelia, non dovevo dirgli niente di importante, anzi non dovevo dirgli niente di preciso.." Strattonò di nuovo la catenina che si strappò e cadde a terra senza neanche che lei se ne accorgesse "Senti, fammi un favore, non dirgli neppure che sono passata, è meglio così, o.k.? Posso contare su di te Cordelia?"


"Si, beh, certo, ma... non credo che..."


Ma Buffy aveva già preso la porta per uscire.


"Buffy... Buffy hai perso la catenina...!"


Era già fuori.


Cordelia sospirò: nessuno le dava mai retta.


Buffy stava già uscendo di gran carriera quando urtò una donna che non aveva visto arrivare. "Scusi" non la guardò neanche in faccia.


Kate si fermò a guardare la cacciatrice andarsene di fretta.




Restò un attimo con la mano nella maniglia e poi tornò indietro.


Per un lungo momento era stata di nuovo gelosa di Faith.


Ma si rese conto di non esserlo più.


Era la gelosia di una ragazzina insicura e innamorata, quella, ed apparteneva al passato.


E lei era cresciuta.


Era diventata più matura: sorrise, forse.


Angel andava a trovare Faith perché lei era sola... sola ed emarginata.


E lui sapeva bene che cosa volesse dire.


I suoi amici e perfino lei, dopo che era cambiato, l'avevano lasciato solo: accecati dalla rabbia avevano fatto il gioco di Angelus.


Perché quello che era tornato dall'inferno non era più un demone crudele: era Angel, fragile e distrutto, ma loro si erano accaniti su di lui e, ovunque fosse, Angelus aveva riso compiaciuto raggelando con il suo grido la notte.


Non si erano più fidati di lui come adesso nessuno si fidava di Faith.


Buffy sorrise: lui le aveva dato una nuova possibilità, le aveva teso una mano quando nessuno voleva farlo, perché lui era così.


Era pronto a sacrificarsi per gli altri, ad aiutarli sempre e comunque... a perdonare.


Cosa che a lei riusciva difficilissimo fare.


Cosa che con lui lei non aveva fatto.


Eppure Angel era pronto a morire per lei e per i suoi amici che lo guardavano con diffidenza.


E anche per tutto questo lei lo amava... pur non riuscendo a perdonarlo per essersene andato... forse pur non riuscendo a perdonargli e a perdonarsi molte altre cose.


Buffy rannicchiata sul sedile del pullman rabbrividì rendendosi conto dell'ammissione che aveva appena fatto.


Amava ancora Angel, non aveva mai smesso di amarlo, anche se era piena di dubbi e di domande.


Possibile che il suo amore dovesse per forza essere maledetto?


Dolore, sofferenza, apocalisse... per lei significava questo amare.


Forse c'era qualcosa di sbagliato in lei.


Era lei che si era innamorata di un vampiro... ma Angel non era solo un vampiro, lui aveva un'anima... una meravigliosa, stupenda anima preziosa: un'anima lucente, unica... l'anima del suo amore.


Il suo amore maledetto, impossibile, straziante, platonico.


Il suo amore... il suo amore.


Non era il fascino del proibito, lei lo amava e basta.


Aveva fatto l'amore con Riley così tante volte ma quello che provava quando semplicemente lei ed Angel si guardavano negli occhi non era neppure paragonabile.


Lei si annullava in un suo sguardo e nient'altro esisteva più.


Quelle sensazioni così forti, così totali, non le aveva mai provate con Riley... mai.


Quella passione, quel desiderio, quella dolcezza infinita, quella comunione di anima e di sguardi.


Ma aveva rovinato tutto, di nuovo.


E questa volta era davvero colpa sua, Angel non avrebbe più voluto rivederla dopo tutte le crudeltà che gli aveva detto... la sera prima e molte altre volte.


Non pensava, non sentiva in fondo al suo cuore tutto quello che aveva detto... voleva solo ferirlo, come era ferita lei... e non si era resa conto che la piaga nel cuore di Angel era molto più profonda della sua.


Perché Angel era ferito dalla prima volta, da quando aveva capito di amarla e si era reso conto di non poterla avere... perché era un vampiro... e di essere destinato a renderla infelice.


Buffy alzò gli occhi e guardò fuori dal finestrino.


Nel buio vide il cartello "Welcome to Sunnydale".


Sorrise amaramente: Benvenuti!


Benvenuti alla Bocca dell'Inferno, luogo in cui la Prescelta non può amare.




Buffy era seduta in un angolo, appena discostata dal tavolo rotondo, al Magic Shop.


Il mento appoggiato sulle mani e l'aria annoiata fissava il campanello appeso sopra la porta.


Il tavolo era cosparso di bomboniere e di partecipazioni da spedire.


Anya, Tara e Willow, e naturalmente Dawn stavano esaminando alcuni campioni di tessuto per i vestiti delle damigelle. Ognuna proponeva un colore diverso: rosa pesca, rosa confetto, glicine e azzurro.


Parlavano tutte e quattro insieme producendo un frastuono incredibile, mentre Giles e Xander incollavano i bolli sulle partecipazioni e discutevano sulla scelta fra tight e smoking.


"Il fiorista!" esclamò Anya "Dobbiamo essere dal fiorista per scegliere i fiori per la chiesa fra..." guardò l'orologio "tre minuti e mezzo! Siamo in ritardo Tara, Will, Dawn venite con me? poi dobbiamo passare dalla sarta per le prove... non saremo mai pronti in tempo!"


Xander si alzò e le cinse le spalle rassicurante: "Saremo prontissimi! Non ti preoccupare tesoro! Intanto che voi scegliete i fiori, io imbuco le partecipazioni, o.k.?"


"O.K.! Devo solo stare calma! Andiamo?"


Tara e Will si diressero verso la porta seguite da Xander e da Anya: "Buffy, Dawn, voi non venite?"


Buffy la guardò un po’ stralunata: "Cosa?.... Oh, no. Mi devo allenare. Verrò alla prossima prova, promesso, divertitevi!"


Dawn guardò la sorella: "Anche io resto, devo... preparare una ricerca. Ma ricordatevi che l'azzurro è la scelta migliore!"


Si avviarono tutti allegramente agitati.


Fuori Xander chiamò Willow: "Senti, io vorrei invitare... Oz, la cosa ti crea problemi?"


La strega sorrise: "Per nulla, sono contenta! E' il tuo giorno speciale e devi avere intorno tutti i tuoi amici!"


Xander abbracciò l'amica: "Sei grande Will!"


Nel negozio ,mentre Giles serviva alcuni clienti, tornò la calma.


E Buffy tornò a fissare il campanello sopra la porta.


"Se ti piace tanto possiamo comprarne uno da mettere sopra la porta di casa!"


Dawn di avvicinò alla sorella con l'aria di chi ha molte cose da dire.


Buffy cadde dalle nuvole: "Se mi piace tanto cosa?!"


"Il campanello sopra la porta! Lo fissi da più di un'ora!"


"Oh, non me n'ero accorta."


"Già, sei tutta presa dai tuoi pensieri. Si può sapere perché hai sempre il muso quando parliamo del matrimonio o ci dedichiamo ai preparativi?"


"Io non ho il muso!"


"No, te ne stai solo zitta e annoiata in un angolo con l'aria ora pensosa, ora insofferente, ora impaziente."


"Sono contenta per Xander e Anya, solo che... tutti questi ridicoli preparativi... mi sembra tutto molto vuoto... se due si amano non c'è bisogno dei confetti o della marcia nuziale e tutto il resto."


Dawn la guardò preoccupata: "Ultimamente trovi tutto vuoto. Il matrimonio è una festa per rendere gli amici partecipi della gioia degli sposi. Tu non hai più voglia di niente. Neanche di combattere. Li uccidi meccanicamente con un paletto, non c'è più rabbia, né spirito combattivo, né ironia. Lo fai perché lo devi fare e basta. Sono preoccupata per te."


"Preoccupata? Io sto benissimo!"


"No, ti isoli Buffy. Ci lasci indietro, ci chiudi fuori. Stai diventando una cacciatrice e nient'altro... Mi fai paura."


"Non essere sciocca. Tu pensa ai confetti e alla scuola."


Si alzò ed andò in palestra ad allenarsi con rabbia.


Ne aveva ancora di rabbia, e molta... chiusa dentro di lei... che la consumava come il mare erode le scogliere, piano, lentamente, inesorabilmente.


Sferrò un pugno: Giles avrebbe accompagnato Anya all'altare.


Un calcio: non che ci avesse mai pensato seriamente, ma a volte si era lasciata andare all'idea di un bel matrimonio intimo, solo con gli amici più stretti, la sua famiglia, e Giles che accompagnava lei all'altare. Lei, non Anya!


Non era gelosa dei suoi due amici, si sentiva semplicemente molto sola: tutti avevano la loro vita... e lei restava solo la cacciatrice.


E non poteva essere nient'altro.


Xander entrò in palestra rigirando fra le mani una busta bianca che non aveva ancora spedito.


Buffy si fermò e guardò l'amico con aria interrogativa: "Sei già tornato?"


"Sì ,beh, sono passate quasi due ore da quando sono uscito."


Due ore? Buffy aveva perso la cognizione del tempo.


"Senti , Buffy... dovrei chiederti una cosa..."


"Dimmi, che c'è?" Buffy sorrise


"Ecco, vedi, questo invito sarebbe per... sì lo so l'hanno dato per disperso nella giungla, ma forse era un espediente del governo per fargli tagliare i ponti con noi... o magari l'hanno ritrovato... insomma, lui era mio amico e se non ti desse troppo fastidio io vorrei invitarlo...."


"Stiamo parlando di Riley, vero?" La ragazza si era messa sulla difensiva, ma si vedeva che era nervosa.


"Sì, ma se tu non vuoi, se la cosa ti mette in ansia... certo che non vuoi, sono uno stupido! Posso benissimo non invitarlo... e poi probabilmente neanche gli daranno l'invito.."


Buffy cercò di sorridere: "Certo che puoi invitarlo! Non devi chiedermi il permesso per invitare un mio ex. Sono sicura che... che se verrà ci comporteremo civilmente." Prese di fretta la giacca ed uscì dalla palestra lasciando Xander a chiedersi se avesse fatto un errore parlandole di Riley.




La sera era bellissima, limpida, tersa.


Un tramonto fiammeggiante dipingeva il cielo.


E il riso volava dappertutto.


Una vera pioggia mentre gli sposi uscivano dalla chiesa tenendosi per mano.


Buffy sorrideva tenendosi in disparte.


Il vento agitava il suo vestito a sottoveste rosa chiaro tempestato di roselline.


Cercava di avere un'aria allegra e partecipe ma in realtà si sentiva esclusa.


Anya stava per tirare il bouquet.


Tutte le ragazze si accalcavano intorno a lei, perfino Dawn.


Tutte con le braccia in aria e i volti raggianti.


Ridendo Anya lanciò il bouquet all'indietro, senza guardare.


Il mazzo di fiori bianchi compì una sorta di strano semicerchio con i nastri svolazzanti nell'aria; poi il vento lo deviò dal gruppo delle ragazze.


Quasi senza accorgersene Buffy si ritrovò con il bouquet in mano.


Tutti si girarono verso di lei. Dawn pestò i piedi scontenta: "Non è giusto! Non è giusto, uffa! Tutte le fortune capitano a te!"


Buffy le guardò stupita: " Io non volevo! Io non volevo prenderlo! Dico sul serio! Lo volete?" Così dicendo lo porgeva a Tara.


Will sorrise: "Eh, no! E' la sorte che ti ha scelta, sarai la prossima a sposarti!"


Dawn cominciò a saltellarle intorno: "Ti sposi! Ti sposi!"


Buffy era seccata: "Beh, non andiamo al ricevimento?"


Si avviarono tutti.


Dimenticandosi di Buffy e del suo bouquet.


Lei lo guardava, con i fiori leggermente appassiti, e rabbrividiva.


In realtà non era sposarsi il suo grande desiderio.


Era riuscire ad amare di nuovo con tutta sé stessa, e a fidarsi.


Angel. Il volto del bel vampiro le riempì la mente e il cuore.


Lo scacciò con forza, prima che le lacrime cominciassero a scenderle lungo le guance.


Piangeva troppo spesso in quel periodo.


A volte si ritrovava sola, nel bel mezzo della notte a piangere senza un motivo.




Il ricevimento si teneva in un grande giardino: il buffet e la pista da ballo erano sotto un ampio tendone bianco e tutto il parco era disseminato da sentieri tracciati da doppie file di fiaccole e candele, dai rami degli alberi pendevano lanterne colorate.


Sembrava il paesaggio di una favola, la reggia della regina delle fate.


La musica si diffondeva quasi magicamente attraverso tutto il giardino e la luna argentava le cime degli alberi.


Tutto era bellissimo e tutti si divertivano: tutti tranne Buffy che, seduta a un tavolo ormai vuoto, osservava le coppie ballare.


Si ricordò della festa di diploma, allora era più o meno nella stessa situazione.


Ma il suo stato d'animo era diverso: certo, allora era disperata, ma adesso era come se qualcosa dentro di lei si fosse spezzato.


Le sembrava di impazzire.


Attorno a lei non c'era più la festa, ma solo il buio fitto della notte.


Il buio più oscuro e impenetrabile che avesse mai affrontato.


Il buio che c'era dentro di lei, che scaturiva dal suo cuore spezzato, spezzato da quella notte in cui Angelus l'aveva annientata con le sue parole crudeli.


Angel... sempre e solo Angel... nei suoi pensieri... nella sua anima.


Possibile che lo amasse ancora dopo tutto quello che era successo?


Era confusa e il buio in lei cresceva e cresceva sempre più, fino ad avvolgerla e a risucchiarla in una voragine senza fondo.


Eppure il suo cuore amava ancora e amava lui e lui soltanto.


Anche se lei non se ne rendeva del tutto conto, anche se aveva paura.


Lui era il suo amore per sempre.


Era ancor più di quel legame di sangue, della vita che gli aveva dato per salvarlo.


Lui possedeva la sua anima e la capiva come nessun altro.


E lei lo amava contro ogni logica, contro ogni regola, contro tutti, a dispetto di tutti, perfino di sé stessa e di Angel.


Perché i loro sentimenti erano più grandi e più forti di loro.


Ma lo aveva perso... perso per sempre.




Com'era possibile che nessuno di loro fosse in casa?


Era andato perfino al Bronze a cercarla, come molto tempo prima, ma non l'aveva trovata neppure lì. Né a casa di Giles o di Xander.


Era come se fossero spariti tutti, letteralmente.


Angel aveva fatto il giro di tutti i cimiteri, ma anche lì non c'era traccia della cacciatrice.


Tornò a casa di Buffy, sperando che la ragazza rientrasse al più presto.


Spike spense l'ennesima sigaretta, appoggiato al tronco di un albero sul retro della casa.


Accanto ai suoi piedi c'era un mucchietto di mozziconi spenti.


Naturalmente non l'avevano invitato.


Vide Angel arrivare e fare nervosamente il giro della casa per la seconda volta.


Si ritirò di nuovo nell'ombra: preferiva evitare l'incontro. Ma pestò inavvertitamente un rametto secco.


Angel si voltò di scatto e lo vide.


In un istante gli fu addosso e lo inchiodò all'albero tenendolo per il collo.


Quasi soffocandolo.


"Sei tu Spike." Angel lo guardò con disgusto, si era aspettato una minaccia maggiore. "Che ci fai qui?"


"Angel, amico, perché prima non mi metti giù e poi parliamo un po’ dei vecchi tempi!?"


La presa del vampiro era una morsa e si fece più stretta: "Non farmi ripetere la domanda, Spike."


"Fumavo una sigaretta, o.k? Non si può neanche più fumare una sigaretta in pace adesso!"


Angel diede un'occhiata ai mozziconi: "Non cercare di prendermi in giro, sei qui da ore. Se stai tramando qualcosa contro Buffy, bada bene..."


Stava per spezzargli il collo. Spike bofonchiò a fatica le parole: "Io non posso più fare niente. Il chip che ho nella testa me lo impedisce. Non vorrai uccidere un indifeso?!"


Angel lo sbatté a terra: "Non sei indifeso, sei solo un assassino che per il momento non può nuocere."


Spike, a terra, si massaggiava il collo. Guardò con aria di sfida il suo sire: "Anche tu."


"Non provocarmi se non vuoi finire con un paletto nel cuore. Farei un favore all'umanità, e poi contro di me ti puoi difendere. Ma non ho tempo da perdere. Sai dov'è Buffy?"


"E' in pericolo?" L'attenzione di Spike si ravvivò subito.


"La cosa non ti riguarda e se sai dov'è ti conviene dirmelo."


"Se non mi dici cosa succede, non ti dico dov'è!!"


Spike sorrise.


Angel notò il fazzoletto legato al suo polso: era di Buffy: "Sei ancora ossessionato da lei. La stavi aspettando."


"Geloso?"


Angel estrasse di tasca un paletto.


Rialzò Spike da terra tenendolo per il bavero del cappotto e gli puntò il paletto al cuore.


"Ascoltami bene Spike. Stai lontano da lei o ti ucciderò. Sai benissimo che lo farò."


Gli occhi di Angel erano feroci e la sua espressione avrebbe fatto impallidire Satana in persona.


Spike sapeva che in caso di necessità Angel l'avrebbe ucciso, ma non gli importava più molto: "E perché dovrei? Anche volendo non riuscirei a farla soffrire più di come hai fatto tu.... e io non ho nessuna anima da perdere. "


"L'hai voluto, Spike." Angel stava per conficcargli il paletto nel cuore.


"Fermo! Fermo, non farlo!!"


"Dammi una sola buona ragione."


"Sei dalla parte dei buoni adesso... hai un'anima, giusto?!"


Angel lo lanciò letteralmente contro il muro della casa di fronte, facendolo sbattere violentemente.


"Non meriti neanche di morire."


Spike si asciugò con la mano il sangue dal naso: "Oh, certo, tu saresti superiore, giusto?"


Angel se ne stava andando.


"Credi che si sarebbe innamorata di te se non fossi stato un vampiro?"


Angel si fermò, immobile, di spalle. Cercando di contenere la rabbia.


Voltò solo la testa: "Non ti darò una seconda possibilità. La prossima volta ,anima o no, ti ucciderò. Quindi ti conviene stare zitto."


Ma Spike continuò: "Doverlo ammettere mi rode, ma in questo assurdo trio sei tu quello che fa più pena! Tu sei l'unico che possiede la sua anima, ma non puoi avere lei! Eppure Riley era follemente geloso di te... aveva ragione, adesso lo so: lui aveva solo un corpo, non l'anima, non il cuore, non Buffy! Comico, vero: ne siamo innamorati tutti e tre ma nessuno di noi può stare con lei!" Spike rideva amaramente.


Angel tornò indietro e guardò con odio il vampiro che si rialzava: "Tu non sai neanche cosa voglia dire, amare. Sparisci, Spike, vattene non voglio più vederti."


"Non mentire a te stesso.... i vampiri amano, Angel. Altrimenti perché non l'hai uccisa quando eri tornato te stesso? Eri più forte di lei, almeno Angelus lo era. La amavi anche senza la tua anima, ecco il perché!"


Spike rise ancora ed Angel l'avrebbe colpito di nuovo se non l'avesse ritenuto inutile.


Spike aveva una sorta di perversa e crudamente vera saggezza in certe cose.


Adesso però non aveva tempo di ascoltarlo.


Doveva trovare Buffy, Cordelia aveva avuto una premonizione: la cacciatrice era in pericolo.


Fece di nuovo per andarsene e di nuovo la voce di Spike lo trattenne: " Non mi hai detto se è in pericolo! Andiamo Angel, ti potrebbe servire una mano in caso dovessi salvarla. O forse è Briciola ad essere in pericolo?"


Angel continuò a camminare.


"Ehi, ci tengo a quella ragazzina! Voglio aiutarla se è in pericolo..."


Ma Angel non si voltò neppure.


Spike imprecò rabbioso.


"Comunque le trovi al matrimonio di Xander....." Gli gridò dietro le parole come se fossero una maledizione, accendendosi una sigaretta per buttarla subito a terra e schiacciarla con accanimento.... magari fosse stato Angel al suo posto!


Il matrimonio!


Angel si diede dello stupido, Cordelia gliel'aveva detto la settimana prima.


Proprio quando gli aveva detto dell'improvvisa visita di un'agitatissima Buffy.... la sera dopo il loro ultimo incontro.


Angel scacciò quel ricordo, le parole della ragazza gli bruciavano ancora dentro.


Mise una mano in tasca e strinse la catenina che Buffy aveva perso nel suo ufficio.




Restò al margine del tendone bianco, protetto dalle mutevoli ombre del giardino che gli permettevano di osservarla senza essere visto.


Era sola, pensierosa, quasi imbronciata.


Ma bellissima. Come sempre.


Angel la accarezzò con lo sguardo, godendosi per un istante le sua luminosa presenza.


Sembrava così triste... tutta presa e ferita da un suo demone interiore.


E Angel sapeva che quel demone aveva il suo nome.


Un'ombra gli attraversò lo sguardo.


Non occorreva che lei lo vedesse, forse sarebbe bastato mettere in guardia Giles.


Avrebbe dovuto cercarlo... ma non riusciva a staccare gli occhi da lei.


Completamente annullato, la guardava tormentarsi una ciocca di capelli con la mano in un gesto familiare.


Osservava quel viso che conosceva tanto bene, che non avrebbe mai potuto dimenticare e non si sentiva mai pago perché sapeva che il momento della separazione si avvicinava.


Sapeva che il tempo correva, che non poteva fermarlo e restare lì per sempre.


Per sempre con lei... senza che lei se ne accorgesse.


Xander ridendo accompagnò la moglie a sedersi: avevano ballato tanto che ora girava la testa ad entrambi.


Gli occhi gli caddero su Buffy, isolata in una solitudine tutta sua.


Si diresse verso di lei per tirarla su di morale, aveva pensato che Oz le avrebbe fatto da cavaliere, ma all'ultimo momento un membro della band era mancato e lui l'aveva sostituito.


Si guardò in giro e, mentre pensava che l'assenza di Riley fosse stata un bene, vide Angel.


Nell'ombra osservava Buffy, senza prestare attenzione a null'altro.


Con improvvisa forza la coscienza di Xander lo punzecchiò.


Si ricordò di quella mattina in cui non aveva detto a Buffy che Willow stava tentando di nuovo l'incantesimo per ridare l'anima al bel vampiro.


Forse, adesso, le cose sarebbero state diverse... o forse no.


Ma si sentì comunque in colpa.


Era stato ingiusto con Angel, ed ora si rendeva conto che era sempre stato solo geloso.


Vide il dolore di quell'amore impossibile stampato sul volto imperturbabile di Angel.


Vide quello stesso dolore dentro la sua amica.


Angel si accorse di Xander solo quando il ragazzo fu a pochi passi da lui.


Fece un mezzo sorriso: "Congratulazioni"


Xander gli tese la mano: "Sei gentile ad essere venuto! Ma non credo che tu sia qui per farmi le felicitazioni!"


Angel guardò per un momento la mano che gli tendeva.


Xander Harris l'aveva sempre sopportato malamente e, dopo che era cambiato, aveva covato un rancore fortissimo.


Era passato del tempo, certo, ma quel gesto di pace, quasi di fiducia lo colpì.


Angel strinse la mano e fra loro molte cose si chiarirono senza bisogno di parole.


"Devo vedere Giles, Xander. Non voglio rovinare il tuo matrimonio, ma Cordelia ha avuto una premonizione su Buffy."


"Immaginavo che fossi qui per lavoro. Ma laggiù c'è una ragazza tutta sola che non balla con nessuno..." Indicò Buffy che con un sorriso forzato inventava l'ennesima scusa per non ballare con il ragazzo di turno" Lascia perdere i demoni per una sera e invitala. Credo abbiate bisogno di parlare." Xander gli batté una mano sulla spalla e prima che Angel, perplesso, gli rispondesse, se ne andò.


Angel si fermò davanti a lei.


Buffy era talmente assorta che non lo riconobbe e scacciò la sensazione che lui fosse lì credendola legata ai suoi pensieri.


Si preparò a ripetere per la centesima volta che non voleva ballare.


Ma poi alzò gli occhi e il cuore le saltò in gola.


Angel le sorrideva tendendole una mano.


E i suoi occhi scuri cercavano con dolcezza quelli di lei.


"La ragazza più carina e affascinante della festa non può non ballare. Mi concedi l'onore?"


Il cuore le batteva così forte da toglierle il respiro: "Angel... Angel, io... credevo che non mi avresti più rivolto la parola... io non volevo..."


Lui la zittì con un sorriso.


Il secondo in una sola sera, pensò lei.


"Lo so... ci sarebbero molte cose da dire. Ma non adesso. Balla con me e non pensare... è il consiglio di un amico."


Finalmente anche lei sorrise e alzandosi prese la mano che lui le porgeva.


Non appena le loro mani si sfiorarono, entrambi sentirono una scarica elettrica attraversarli.


Come se le loro anime e i loro corpi, ritrovandosi, si sentissero finalmente completi e si cercassero, di nuovo vicini avidamente e disperatamente, rendendosi conto di quanto la lontananza fosse stata dolorosa e insopportabile.


I loro sguardi si incontrarono.


Le parole erano superflue.


Buffy avrebbe voluto piangere e confidargli tutto quello che si agitava in lei.


Dirgli che, nonostante tutto, lo amava ancora e non ci poteva fare niente.


Ma si rese conto che lui lo sapeva.


Così si limitò ad appoggiare la testa sulla sua spalla, in silenzio.


La musica li avvolse e li isolò.


Angel la teneva tanto stretta da farle mancare il respiro... se solo la musica non fosse mai finita...




Sapeva di essere in ritardo plateale, ma era venuto solo per salutare e fare gli auguri a Xander... e rivedere Buffy, doveva ammetterlo.


Forse avrebbero potuto, come dire, rivedere la loro situazione.


Forse era stato troppo esigente con lei.


Forse era vero che lei non aveva più nella mente e nel cuore Angel... forse...


Forse era disposta a parlarne, a perdonargli quella fuga e a... ricominciare...


Si fermò ai margini del tendone bianco, nell'ombra.


La sua attenzione concentrata su due figure che ballavano.


La riconobbe subito.


Era Buffy, che ballava tanto stretta ad Angel che se non fosse stato per il colore del suo vestito chiaro sarebbe stato impossibile capire dove finiva l'una e cominciava l'altro.


In un ruolo paradossalmente invertito adesso era lui ad osservarla, protetto dall'oscurità, fra le braccia di un altro.


Lentamente quella gelosia che sempre lo aveva divorato cominciò a mordergli il cuore.


Osservò Buffy alzare la testa e vide come lo guardava: vide i loro sguardi cercarsi e trovarsi in un istante.


Non aveva mai guardato lui così: come se tutto il mondo all'infuori di lui non esistesse, come se fosse l'unica persona sulla terra, completamente persa in lui.


E non aveva mai visto quella luce nei suoi occhi e sul suo volto.


Una luce che le scaturiva da dentro, dal cuore, e vinceva anche la tristezza che pure le si leggeva in viso.


Per lui non si era mai illuminata.


Ma per Angel sì: come non l'aveva mai vista fare, a un tratto rilucente di una bellezza speciale che l'amore le conferiva.


Perché ora sapeva con certezza che lei amava quel vampiro.


Bastava solo vederli vicini per capirlo.


Fu invaso da una rabbia cattiva.


Se quel maledetto vampiro non fosse mai entrato nella sua vita, se fosse morto 240 anni prima, adesso lei si sarebbe potuta innamorare di lui.


Invece Angel c'era sempre stato, anche dopo essersene andato e anche dopo averla fatta soffrire da morire Buffy non lo dimenticava.


Non era morto 240 anni prima, ma poteva sempre morire adesso.




La musica stava per finire.


"A volte vorrei poter fermare il tempo..."


"So cosa vuoi dire." Angel lo sapeva davvero.


Con la musica finì anche l'incantesimo di quel momento e la band cominciò a suonare una specie di rock.


Restarono stretti ancora un attimo prolungando il momento della separazione.


Poi si lasciarono.


Buffy fece vagare lo sguardo per la stanza piena di gente, evitando gli occhi di Angel.


Aveva così tante cose da dirgli, ma non lì, ancora un momento per trovare il coraggio.


"Che ne dici di andare in giardino?" La voce di lei era tesa, quasi imbarazzata.


"E' meglio, dovrei parlarti."


Buffy fece per avviarsi: "Non prendi il tuo bouquet?"


Lei gli lanciò un'occhiata, prese la sciarpa di velo che aveva dimenticato su una sedia ma lasciò il mazzo di fiori d'arancio dov'era: "Una ragazza pensa a sposarsi solo quando ha accanto a sé l'uomo che ama... e poi ci sono cose che una cacciatrice non fa."


Lui non ribatté e la seguì fuori in silenzio.


Camminarono per un po’.


Fu Angel a rompere il silenzio: "Hai perso questa nel mio studio, l'ha trovata Cordelia" Le tese la catena con il ciondolo a forma di cuore "Me l'ha data quando mi ha detto che NON eri stata lì e che NON mi avevi cercato."


Buffy la prese imbarazzata: "Sì ,beh, io le ho detto di non dirti niente... io volevo chiederti scusa... ma poi non ti ho trovato e... ed ero confusa così ho pensato che fosse meglio che mi chiarissi le idee e poi..." Prese fiato "Ascolta Angel non volevo dire quel che ho detto, non l'ho mai pensato, è solo che quella sera..."


Lui la interruppe: "Non ti preoccupare eri sconvolta. Ho saputo di tuo padre: immagino come ti sentissi."


Lei fece un sorriso amaro: "Già, lui e Terry si amano tanto...! Comunque non mi giustifica, sono stata crudele ed egoista. Non volevo ferirti... mi sentivo abbandonata e tradita da mio padre e sarebbe stato così facile lasciarsi consolare da te... ma mi sono resa conto che te ne saresti andato anche tu e ho perso la testa... ma io non volevo davvero" Parlava a raffica, agitatissima.


"Buffy, basta. Non ti preoccupare. Non importa. Sul serio."


Lei lo guardò: "Mi dispiace."


"Lo so."


Restarono di nuovo in silenzio.


Poi, Angel riprese a parlare: "Sono qui perché Cordelia ha avuto una premonizione e..."


"Lavoro! Ma come ci riesci?!"


"A fare cosa?"


"A staccare la spina, Angel. A smettere di desiderare e di amare. A distinguere le due cose. A stare lontano. A vivere nonostante tutto, a vivere ogni giorno come se niente fosse. Io non ce la faccio, io mi sento scoppiare. Combatto ogni istante col desiderio di venire a Los Angeles, di cercarti. Io ci ho provato, Angel, ce l'ho messa tutta ma non ci riesco. Non posso non amarti. E' come chiedermi di non respirare, è come ordinare al mio cuore di smettere di battere. E vedendoti qui stasera l'ho capito. Che ti piaccia o no, io ti amo e non c'è una cura. E quando penso che non vuoi stare con me, anche se so che è per il mio bene, anche se so che è la scelta giusta -giusta per chi poi?!-, mi sento morire. Anche se volessi non posso tornare indietro e cambiare le cose, non posso tornare indietro e non innamorarmi di te!"


Buffy si fermò, gli occhi lucidi, il cuore in gola.


Angel la guardò a lungo senza trovare la forza di parlare, cercando solo di impedirsi di prenderla fra le braccia e baciarla.


Ma non poté non farle quella domanda, le parole gli uscirono di bocca da sole: "E se potessi tornare indietro cambieresti le cose?"


La cacciatrice lo guardò fisso negli occhi e non esitò: "Neanche un istante, neanche un minuto che ho trascorso con te, mai. Non li cambierei mai."


Angel chiuse gli occhi. Quella risposta gli aveva fatto più male di mille dardi infuocati.


"Ma tu non vuoi stare con me. Ed è inutile tutto quello che ti dico. E' più facile starmi lontano che affrontare le difficoltà e gli ostacoli che potremmo incontrare insieme. E' più facile abbandonarti nella tua solitudine secolare. Non dipende da me, non è mai dipeso da me. Quando mi hai lasciato hai detto che un giorno avrei voluto una vita normale con un ragazzo normale. Che avrei voluto tutto. Ma io non voglio tutto, voglio semplicemente te anche dopo così tanto tempo. O forse avevi ragione voglio tutto, perché il mio tutto sei tu. E non importa a che condizioni o a che prezzo. Sono disposta a tutto. Ti amo per quello che sei e ti amerei anche se cambiassi. Invece tu non vuoi me."


Buffy si voltò e cominciò a correre, più veloce che poteva, il più lontano possibile da lui.


Angel non la seguì, anche se avrebbe voluto disperatamente, perché sapeva quello che sarebbe successo.


E non doveva succedere.


Perché lei avrebbe sofferto.


Perché lei meritava di più.


Perché non voleva legarla a un vampiro, a una semi vita notturna.


Perché aveva paura che se fossero tornati insieme prima o poi sarebbero di nuovo finiti in quel letto...




Dawn si stava divertendo molto.


Anche se non aveva preso il bouquet.


In fondo ci sarebbero stati altri matrimoni ed altri bouquet!


Si guardò intorno alla ricerca della sorella, ma non la vide da nessuna parte.


Prima le era sembrato di vederla ballare con Angel... ma forse si era sbagliata.


Uscì in giardino a cercarla.


Ma non la trovò neanche lì, non esattamente per lo meno.


La vide correre via e vide Angel (allora era proprio lui!) restare immobile a guardarla.


Dawn sospirò.


Avevano litigato.


Succedeva quasi sempre quando si vedevano... fuoco nel fuoco...


Ripensò, anche se i suoi ricordi non erano reali, a quando stavano insieme.


Era tutto più complicato... ma Buffy era più felice... ed anche Angel.


Le piaceva Angel, anche se non sapeva bene perché.


Le aveva sempre dato l'impressione di proteggerle entrambe, e quando lui c'era anche Buffy era più tranquilla e serena.


Sua madre l'aveva giudicato male.


Era un bravo ragazzo, solo che era... beh, un vampiro.


Dawn si chiese per quante altre volte avrebbe sopportato gli sfoghi di sua sorella... per quante altre volte sarebbe tornato come se niente fosse per aiutarla.


Si armò di uno dei suoi sorrisi più innocenti e calorosi e andò da lui: "Ciao Angel! Sono felice di vederti! E' passato un sacco di tempo!"


Angel si riscosse dai suoi pensieri: "Dawn, ciao." Le sorrise "Fa piacere anche a me rivederti. Come stai? Ti diverti?"


"Io sì, tu un po’ meno, credo. Lo so che a volte Buffy è insopportabile, quando litighiamo la strozzerei... ma ultimamente è un po’ giù... sì insomma, non lo dice ma lo vedo da sola che c'è qualcosa che la fa stare male. A volte mi preoccupa, ma con me non ne parla, e neanche con Willow... ma forse con te ne parlerebbe..."


Angel guardò nel punto in cui era sparita: "Sì, abbiamo parlato."


"Fantastico, cioè, avete anche litigato?"


"Beh, non in senso stretto..."


Ecco cosa le piaceva di Angel, non la teneva all'oscuro delle cose e le rispondeva sempre, beh quasi sempre!


"Allora non sei arrabbiato con lei?"


"Arrabbiato?? No, certo che no. Non devi preoccuparti, Dawn. Va tutto bene."


La ragazza sorrise ancora di più: "E' solo che a volte dice delle cose che possono far male... ma non lo fa intenzionalmente. Volevo dirtelo. Comunque, visto che le cose fra voi sono a posto, ti fermerai un po’ a Sunnydale?"


"Non credo che sia una buona idea. Sono venuto solo per avvertirvi di una cosa, ma niente di grave."


"Io credo che sarebbe una buona idea, sai. Ogni volta che Buffy esce a caccia ho il terribile presentimento che non torni, lei è sempre super-allenata, ma io ho questa sensazione, se tu restassi per un po’... sarei più tranquilla."


Angel la guardò in tralice.


"Allora resti?"


"O.k. Vedrò cosa posso fare."


Dawn gli gettò le braccia al collo e proferì un serie di entusiastici grazie.


"Adesso torna alla festa, o si preoccuperanno per te."


Lei fece per tornare indietro ma poi cambiò idea: "Angel?"


"Sì?"


"Non per farmi gli affari vostri, ma io le andrei dietro. Ciao."


Ritornò verso la pista da ballo tutta contenta.


Willow la stava cercando: "Dawn! Ma dove sei stata? Hai visto Buffy?"


"Beh, lei e Angel se ne sono appena andati..."


Will la guardò stupita: "Insieme??!"


Dawn sorrise con aria furba: "Se tutto va bene torneranno insieme..."


La ragazza si diresse verso la band per chiedere una canzone.


Willow rimase un po’ perplessa: "Ah, hanno detto che tornano qui? Un momento -torneranno insieme- insieme in che senso?? Dawn?? Dawn! Vieni qui a spiegarmi! Cosa hai combinato?"




Correva senza sapere bene dove andare, ma si ritrovò al cimitero.


Si guardò intorno, gira e rigira le sue giornate si concludevano sempre lì...


Beh, poco male, tagliare per il cimitero era la via più breve per tornare a casa.


E lei non vedeva l'ora di chiudersi in camera sua.


Si incamminò persa nei suoi pensieri, ma si premunì di estrarre un paletto dalla borsetta.


Dei passi alle sue spalle le fecero pensare che non era stata poi una cattiva idea.


Si girò, ma non vide nessuno.


Riprese a camminare.


Un leggero ringhio richiamò di nuovo la sua attenzione: "O.K. è davvero una serataccia, se sarai sparito quando mi giro, farò finta di non aver sentito niente..."


Si voltò subito in guardia.


Lei e il vampiro cominciarono a combattere.


Lo colpì con un calcio allo stomaco atterrandolo: "Poi non dire che non ti avevo avvertito!"


Lo colpì di nuovo.


Il demone si rialzò a fatica e cercò di fermare il paletto che la cacciatrice brandiva contro di lui.




Angel decise che il consiglio di Dawn non era poi così perfido e, gettando a mare tutti i suoi buoni propositi, seguì Buffy.


Probabilmente era tornata a casa.


Per strada ripensò alle parole di Dawn.


Fu come folgorato da una consapevolezza improvvisa.


Buffy era tormentata da un dolore ma non ne parlava con nessuno, si isolava... Il pericolo per lei non era un demone o un vampiro, il pericolo che Cordelia aveva visto era Buffy stessa.


Quando una cacciatrice non è più legata alla vita, il suo rapporto con la morte si fa più intenso ed arriva il suo momento... è la cacciatrice che cerca la morte.


Angel cominciò a correre.


Doveva trovarla.


Doveva trovarla, prima che...




Successe tutto in un attimo.


Il paletto restò conficcato nella mano del vampiro che le diede una ginocchiata nel torace.


Buffy sentì chiaramente il rumore delle sue costole che si rompevano.


Cadde all'indietro e il demone sopra di lei affondò il paletto all'altezza del cuore.


Riuscì solo a pensare che sarebbe morta prima di perdere i sensi e le sembrò di cadere di nuovo per cento piani dopo aver chiuso con il suo sangue il passaggio che Glory aveva aperto. Ma questa volta non sarebbe ritornata indietro... questa volta non era stato un atto d'amore, aveva solo perso...


Angel afferrò il vampiro scaraventandolo lontano da Buffy e polverizzandolo.


Per un terrificante, interminabile secondo, vedendola, credette che fosse morta.


Rivide quella lapide -Buffy Summers, amata sorella, amica fedele-


Ti prego non di nuovo, non lei...


Poi si chinò su di lei.


Il sangue sgorgava copioso dalla ferita provocata da un paletto nel suo petto.


Lei era pallidissima e respirava appena.


Ma era viva.


Angel prese il paletto con entrambe le mani e lo estrasse.


Il dolore la fece rinvenire.


"Buffy, Buffy guardami. Va tutto bene adesso. Sono qui. Sono qui."


Le tamponò la ferita. Aveva mancato il cuore per un soffio, ma lei perdeva molto sangue.


"Angel....... sei tu?" Aveva la vista annebbiata.


"SSh, non parlare. Ti porto in ospedale. Andrà tutto bene, devi solo resistere ancora un poco. Guardami, resta sveglia Buffy, resta sveglia. Resta con me, ti prego."


La sollevò delicatamente, ma una smorfia di dolore seguita da un flebile lamento le si dipinse sul viso .


Angel si rese conto che doveva avere alcune costole rotte.


La baciò sulla fronte rassicurandola con parole appena sussurrate.


Fu una disperata corsa contro il tempo.


Continuava a perdere sangue, sporcandogli abbondantemente le mani e i vestiti e lasciando, a tratti, una traccia per terra.


Angel teneva fra le braccia, abbandonata come una bambola di pezza senza vita, tutta la sua vita, il suo amore, la sua speranza.


Lei non poteva, non doveva morire.


Qualsiasi cosa, avrebbe sopportato qualsiasi cosa, ma Buffy non doveva morire.


"Resisti amore mio, ti prego:"


Ma lei non lo poteva più sentire, aveva di nuovo perso i sensi.


Angel fece qualcosa ,nel tragitto fra il cimitero e l'ospedale, che non faceva più da secoli: pregò.


Pregò perché lei si salvasse: non gli importata che quel Dio esistesse o no, se esisteva doveva salvarla.


La lasciò nelle mani dei dottori e quando la vide portare via esanime su quel lettino bianco fu come se gli portassero via il cuore e la vita.


Finalmente, dopo che un'infermiera vedendolo ancora in piedi nello stesso punto, sconvolto e sporco di sangue, l'aveva accompagnato in sala d'attesa e gli aveva portato qualcosa da bere, tornò a una dimensione reale e si ricordò che avrebbe dovuto chiamare Giles e i ragazzi.


Arrivarono poco dopo, tutti sconcertati e terribilmente preoccupati e ascoltarono angosciati il resoconto di un Angel sconvolto e distrutto come non l'avevano mai visto.


Era in sala operatoria da ore.


Seduti o in piedi in sala d'aspetto erano un ben strano gruppo con i tight, gli abiti da sera e Anya in abito da sposa, i volti pallidi, tesi e stravolti.


Il tempo sembrava dilatato in una spaventosa voragine, eppure le lancette divoravano placide i secondi e le ore.


Angel era distrutto.


Giles disperato.


Nessuno di loro aveva la forza di parlare per consolarsi a vicenda.


Solo Tara teneva Dawn abbracciata e Willow si asciugava in silenzio le lacrime mentre Oz le teneva una mano sulla spalla.


Dawn, gli occhi lucidi e gonfi, si alzò ed andò da Angel.


In piedi davanti a lui lo guardò fisso: "Angel, lei si salverà, non è vero?"


Lui alzò gli occhi verso la ragazzina e la fece sedere accanto a sé, circondandole le spalle con un braccio: "Certo che si salverà, Dawn. Lei è molto forte e non ci lascerebbe mai. Non permetterò che se ne vada."


"Me lo prometti?" Dawn si aggrappò a quella infantile richiesta come alla sua unica ancora di salvezza.


"Sì, te lo prometto."


Finalmente i dottori uscirono dalla sala operatoria.


Angel scattò in piedi e, seguito a ruota da Giles, andò loro incontro.


Il medico gli sorrise: "Sta bene adesso. Ha perso molto sangue e l'intervento è stato molto lungo perché una costola fratturata aveva lesionato un organo interno, ma riteniamo che si salverà. Dovrà sottoporsi a una convalescenza molto lunga, ma poi si riprenderà del tutto."


Per un momento Angel non riuscì a parlare. Fu Giles a farlo: "Grazie, dottore. Possiamo vederla?"


"E' ancora sotto anestesia, non potete andare tutti, ma sarà un bene se al risveglio vedrà un volto noto."


Giles mise una mano sulla spalla di Angel: "Va da lei, ha bisogno di te adesso. Noi la vedremo domani."


Angel lo ringraziò con gli occhi e seguì il dottore da Buffy, mentre tutti si abbracciavano sollevati.


Buffy dormiva.


Sembrava serena.


Angel si sedette accanto a lei, prendendole una mano.


Era così bella, nonostante il pallore, e non sembrava che fosse stata in punto di morte.


Le accarezzò leggermente il viso: "Ti amo Buffy, sei tutta la mia vita. Ti ho sempre amato."


Restò accanto a lei tutta la notte, ascoltando il suo respiro leggero e vegliando sul suo sonno.


Poco prima dell'alba Buffy sbatté piano le ciglia e cominciò ad aprire gli occhi pesanti e intorpiditi.


Si sentiva di una debolezza assoluta.


Ricordava solo il suo sangue sulle mani e la certezza di morire e poi... Angel.


"Ehi, ciao. Ti sei svegliata finalmente." La voce di Angel era dolce e rassicurante.


Buffy voltò lentamente la testa e lo vide accanto a sé, strinse appena la sua mano e sorrise: "Grazie, mi hai salvato la vita."


Lui le sorrise a sua volta: "Ci hai fatto prendere un terribile spavento, Buffy. L'idea di poterti di nuovo perdere mi ha fatto impazzire. Non farlo mai più........ non puoi lasciarmi."


Le accarezzò la guancia e lei appoggiò il viso alla sua mano: "Prometto... comunque non ti lascerei mai..."


Si guardarono e tutto tornò come molto tempo prima.


"Riposati adesso."


Buffy si addormentò di nuovo, sfinita.




Dawn se ne stava appollaiata sul letto accanto alla sorella e non faceva che abbracciarla.


"Mmm... non sei mai stata così affettuosa... cos'è adesso ti senti in colpa per aver sempre detto che sono una rompiscatole?!"


Dawn sorrise: "Tu sei una rompiscatole, però ti voglio un mondo di bene!"


Le schioccò un bacione sulla guancia e la abbracciò forte.


"Ehi, piano! Sono tutta ammaccata...!!"


Tutti risero.


Anya rientrò portando delle bibite: "Un infermiere qua fuori mi ha detto che dobbiamo parlare più piano, che non siamo mica allo zoo... che maleducato! Vuoi qualcosa da bere Buffy? O da mangiare? Quella specie di gelatina verde ha un aspetto terribile."


Buffy sorrise: "Oh, a Dawn piace! Ma io berrei volentieri un tè caldo."


Giles la guardò preoccupato: "Sei stanca? Vuoi riposare? Forse è meglio che ce ne andiamo.."


"No, sto bene. E mi fa piacere avervi tutti qui........ dov'è Angel?"


"E' rimasto fino all'alba, poi l'ho sostituito, ma convincerlo ad andarsene è stata un'impresa."


Willow terminò la frase di Giles: "Sì, e poi il sole sta tramontando, sarà qui a momenti."


La porta si aprì e apparve l'oggetto della conversazione.


Dawn esclamò: "Parlavano proprio di te!"


Il vampiro sorrise alla ragazzina: "Mmm, davvero?"


Il viso di Buffy si illuminò.


Angel le diede un bacio sulla fronte: "Come ti senti?"


"Meglio. Davvero, direi bene... sono quasi pronta per tornare a caccia!"


Dietro di loro Xander sobbalzò: "Caccia?? Non se ne parla neanche! I dottori hanno detto lunga convalescenza! Tu resti qui buona fino a nuovo ordine!"


Giles rincarò: "Sì, tu non ti devi preoccupare di niente, penseremo noi a tutto."


Buffy storse il naso: "Se dice così mi alzo immediatamente! L'idea di sapervi a caccia da soli non mi fa stare per niente tranquilla! E poi c'è Dawn e..."


Tara e Willow parlarono all'unisono: "Penseremo noi a Dawn. Finché non torni a casa ci trasferiamo da te e badiamo alla tua sorellina."


Tara strizzò l'occhio a Dawn che stava per lamentarsi di non essere più una bambina e di non aver bisogno di una baby-sitter che badi a lei.


"Resterò fino a quando ti sarai ripresa. Mi occuperò io della caccia e dei possibili apocalisse..."


Lei lo guardò grata: "Ma come faranno a L.A. senza di te?"


"Oh, Cordelia e Wesley se la caveranno.... Beh forse litigheranno, del resto non fanno altro anche quando ci sono io."


"Tu non devi pensare a niente, solo a guarire!"


"Va bene se la mettete così..."


"Sentite noi andiamo giù al bar a bere qualcosa... voi fate con calma." Così dicendo Xander li spinse tutti fuori dalla porta.


Rimasti soli, Angel e Buffy rimasero alcuni minuti in silenzio, semplicemente godendo della presenza l'uno dell'altra.


"Grazie, se tu non fossi rimasto non avrei saputo proprio come fare. Voglio dire, loro se la cavano bene anche da soli, ma... beh, si cacciano spesso nei guai e da qui non avrei saputo come tirarli fuori! Angel?"


"Dimmi."


"Senti, finché non mi faranno uscire potresti restare a casa mia. Tara e Willow badano a Dawn, ma chi bada a loro due? A volte con la magia combinano dei pasticci incredibili."


"Va bene."


"Davvero? Grazie... io non so cosa dire, grazie."


"Non è nulla. E poi non ti devi preoccupare. Il mondo gira anche se tu sei fuori gioco per un po’."


Le prese una mano fra le sue sorridendole.


La cacciatrice abbassò gli occhi: "Lo so, e mi fa paura. Non posso tenere tutto sotto controllo. Non posso proteggere tutti. Era un vampiro solo e neanche molto forte. Ma mi avrebbe ucciso se non fossi arrivato tu."


Angel la guardò, nessuno aveva ancora affrontato l'argomento, neanche vagamente: "Eri stressata, ti sei distratta un momento... Non è niente." Ma la sua voce non era molto convinta.


"Sai che non è vero. Ho fatto tutto quello che faccio di solito. Non ho sbagliato niente. Ero più forte e più allenata di lui. Ma è successo in un attimo. E ho sentito che sarei morta. Non è stato come con Glory, allora io sapevo quello che stavo facendo. E' solo successo, e io non avevo la forza di oppormi. Ho avuto paura, Angel. Da morire. Una volta ho chiesto a Spike come ha ucciso le cacciatrici e lui mi ha detto che erano state loro a volerlo... che avevano deciso loro."


Angel cercò di sorridere mentre le scostava una ciocca di capelli dal viso: "E tu credi a tutto quello che Spike dice?"


"Perché avrebbe dovuto mentirmi?"


"Per il piacere di farlo."


"Pensi che l'abbia fatto?"


Ma il vampiro non le rispose.


Si era alzato e guardava fuori dalla finestra.


"Angel, hai... hai mai ucciso una cacciatrice?"


"Dio, Buffy, non puoi chiedermelo."


"So che è difficile, ma ho bisogno di saperlo."


"Sì"


"Allora sai se Spike ha ragione."


"Sì"


Buffy restò in silenzio un momento, incassando il colpo.


"Allora è stata colpa mia... Io volevo morire... io...."


Angel la zittì dolcemente mettendole un dito sulle labbra: "Qualsiasi cosa ti dicano sulle altre cacciatrici, per te non può valere. Tu sei diversa, Buffy. Diversa da tutte quelle che ti hanno preceduto. Tu combatti per qualcosa di reale, tu hai qualcosa da difendere: i tuoi amici, la tua famiglia, la tua vita. Tu non sei una cacciatrice e basta: tu vivi, e ami, e soffri, tu odi e perdoni. Tu sei più forte delle altre cacciatrici perché hai tutte le debolezze di una ragazza come le altre. Tu combatti la battaglia della vita e non solo quella del male: ed è per questo che puoi vincere. Il passato non conta, devi vivere il presente e creare il futuro. Perché tu, a differenza di tutte le altre prima di te, vivrai a lungo e avrai un futuro. Non chiedermi come, ma lo so. Fin dalla prima volta che ti ho vista davanti a quella scuola di Los Angeles, così fragile eppure già così forte. Ti fidi di me?"


"Sì"


"Allora credimi. Il legame che c'è fra te e la morte non ti porterà fra le sue braccia. Perché anche se a volte non lo pensi, tu non lo vuoi e non lo vogliono le persone che ti sono vicine." Si fermò un istante per guardarla "E in ogni caso non permetterò mai più che ti succeda qualche cosa di male, né ieri notte né mai."


Buffy sorrise: "In fondo avevo ragione quando ho detto che eri il mio angelo custode."


Fra loro c'era una certa tensione.


Buffy sentiva gli occhi di Angel bruciarle sulla pelle e vedeva che in lui si agitavano sentimenti contrastanti, gli leggeva negli occhi la paura che aveva avuto di perderla; ma lui era... freddo, controllato, come se non volesse lasciarla avvicinare troppo.


Senza una ragione sentì una lacrima che le scorreva lungo la guancia.


Angel tornò vicino al suo letto e gliela asciugò piano.


"Sto realizzando solo adesso che avrei potuto non rivederti, Angel. Non avevo paura di morire, avevo paura di non risentire più la tua voce, e vedere il tuo viso... di non poterti dire tutto quello che sento... di perderti."


Lui la strinse a sé dimenticandosi di stare attento alle ferite.


"Lo so Buffy. Ho creduto di impazzire, di morire, quando ti ho vista a terra esanime in quel cimitero. Ho pregato, ho supplicato che non ti portassero via da me. Non potevo perderti: tu sei la mia vita, il mio cuore. Tu sei tutto." La baciò teneramente sui capelli "Ti amo Buffy, più della vita... Ma proprio per questo non voglio stare con te... tu meriti di più. Una vita vera, un futuro. Non dire niente, ti prego. Io voglio proteggerti, ma mi rendo conto che devo proteggerti da me, perché prima o poi finirò di nuovo per farti del male, per farti soffrire. E devo stare lontano da te, perché altrimenti mi è impossibile non stringerti e baciarti e dirti quel che sento. Resterò qui fino a quando ti sarai ripresa, poi me ne andrò di nuovo, definitivamente."


Lei si sciolse dal suo abbraccio con gli occhi lucidi.


Annuì con la testa "Lo immaginavo, o meglio lo sapevo. Non è niente di personale. Fra noi è finita per sempre. Comunque grazie di restare a proteggere i miei amici e l'umanità fino a quando non sarò in piedi." Cacciando indietro le lacrime e combattendo con il nodo alla gola gli tese una mano: "Direi che in ogni caso possiamo essere amici..."


Pur di non perderlo del tutto era disposta a fingere che fra loro potesse davvero esserci solo amicizia.


Lui non rispose.


"E proteggerci a vicenda."


Angel strinse la sua mano: "Sempre."


Si guardarono a lungo negli occhi.


"E' ora di andare. I nuovi arrivi saranno già sorti dalle loro confortevoli tombe a quest'ora."


"Già...Senti prima di andare a caccia accompagneresti a casa Dawn?"


"Certo, non ti preoccupare per lei. Ci vediamo domani... ciao."


"Ciao."


Buffy restò a guardare la porta dietro cui lui era scomparso.


Le sue parole -Ti amo Buffy. Più della vita...- danzavano ancora nella stanza, riempiendole dolcemente la testa, scoppiandole nel cuore: "Anch'io ti amo Angel.... anch'io ti amo."




Angel uscì di fretta dalla porta di casa Summers.


Alla fine era riuscito a liberarsi di Dawn che voleva a tutti i costi andare a caccia con lui.


Beh, in realtà era stata Willow a convincerla, promettendole che le avverrebbe insegnato a far levitare una matita.


Sorrise, domandandosi quale della due cose Buffy avrebbe preferito per la sorellina: vampiri o magia.


Riley era solo e armato di balestra.


Avrebbe giocato quella partita con le loro armi: niente tecnologie o squadre di supporto.


Vide Angel uscire dalla casa di Buffy e incamminarsi verso il cimitero.


Dovette quasi correre per stargli dietro.


Lo osservò uccidere alcuni vampiri.


Il dito appoggiato sul grilletto.


Aveva già preso la mira cento volte e cento volte si era detto che non era il momento giusto.


Eppure sarebbe stato così facile.


Centrare il cuore e puff... il grande amore di Buffy sarebbe finito in cenere.


Esattamente come tutti gli altri vampiri.


E Buffy avrebbe pianto, come per lui non aveva mai pianto.


Si sarebbe disperata e non gli avrebbe perdonato di essere vivo al suo posto.


Ma lui ormai non voleva più la cacciatrice, o almeno cercava di convincersene, voleva solo mettere a tacere il suo odio e la sua gelosia.


Lo distruggevano da troppo tempo.


Seguì Angel fuori dal cimitero e sulla strada di casa.


Stava per prendere la mira quando il vampiro si fermò.


Immobile nel cerchio d'ombra che si crea fra un lampione e l'altro.


La voce di Angel lo colpì come un cazzotto in pieno viso.


"Adesso basta giocare. Mi sono stancato. E' da quando sono uscito di casa che mi segui con la balestra puntata, Finn. Avanti, trova quel poco di coraggio che ti rimane."


Angel si voltò verso di lui e i suoi occhi freddi lo trapassarono come spade.


Riley era totalmente spiazzato.


Angel sapeva di essere sotto tiro da più di due ore e non aveva fatto una piega, non aveva cercato di fermarlo.


E adesso era lì davanti a lui impassibile e tranquillo come se fosse lui ad avere il coltello dalla parte del manico.


Al contrario Riley era nervoso e teso.


Sudava e la mano sul grilletto gli tremava.


"Non avrai un'altra occasione come questa. Te lo assicuro. Spara. E' quello che farei io, giusto?! Ti ucciderei senza esitare, per pura crudeltà, senza nessun motivo. Io sono solo un crudele assassino, non è vero?! Merito di morire. Avanti, premi quel grilletto, se pensi che dopo ti sentirai meglio. Se pensi che potrai avere l'amore di Buffy in questo modo, bene allora è la scelta giusta."


"Tu... tu non sia niente di me, non sai cosa voglia dire starle vicino giorno dopo giorno e leggerle negli occhi che è un altro nei suoi pensieri, un altro che vuole, un altro che ama. E non uno qualsiasi, uno con cui puoi competere alla pari ,no, un vampiro. E' vero, io non capisco. Io ti guardo e vedo solo un ostile, mentre lei ti ama. Maledizione! E adesso non riesco neanche a ucciderti!"


"Pretendi che ti compatisca? Che mi dispiaccia per te? Tu non hai neanche idea di cosa voglia dire amare Buffy. Amarla e doverle stare lontano. Amarla e sapere di averle fatto del male. Non è colpa mia se non sei riuscito a capirla, a farla innamorare. Ma è facile scaricare la colpa dei proprio fallimenti su qualcun altro, soprattutto se questo qualcuno è un mostro."


La voce di Angel era fredda e tagliente, penetrante.


Il vampiro allargò le braccia: "Coraggio.." Adesso si poteva sentire la rabbia nella sua voce.


Dallo stupore Spike si lasciò cadere il sacchetto della spesa e due delle tre bottiglie di whisky si ruppero inzuppando i pacchetti di sigarette.


Non poteva credere ai suoi occhi.


Angel e Riley ,uno di fronte all'altro, si fronteggiavano silenziosamente.


Riley quasi tremava e teneva una balestra puntata contro il petto del vampiro.


Angel sfidava il ragazzo a sparare.


Spike si fece avanti: "Disturbo? No, perché me ne andrei, ma ho sempre pensato che uccidersi per una donna fosse stupido, sì insomma, non ne vale la pena."


Riley spostò appena la balestra e guardò con disprezzo il nuovo arrivato: "Vattene Spike, o sarai il prossimo."


"Visto? Una cosa in comune, oltre a Buffy si capisce, ce l'avete. Volete farmi fuori tutti e due. Ma non lo fate perché vi rimorde la coscienza. Andiamo così non risolverete niente!"


Riley tornò a puntare la balestra contro Angel.


"La sapete una cosa??! Uccidetevi pure! Quando sarete morti potrò consolare Buffy e avrò via libera con lei! Sì, è proprio una buona idea! Non vi dispiace se resto a guardare, vero?........ A proposito, Riley se fossi in te non sbaglierei mira, le cose potrebbero davvero mettersi male...."


Nessuno dei due lo ascoltava.


I due si guardarono a lungo, poi Riley abbassò la balestra e distolse lo sguardo con aria sconfitta.


Angel si avvicinò: "Scelta sbagliata, al posto tuo avrei tirato." Spezzò in due la balestra e se ne andò


"Angel?"


"Che vuoi?" Il vampiro non si voltò neppure.


"Glielo dirai? Le racconterai quello che è successo?"


"No."


Quando Angel non fu più visibile Riley, finalmente, aprì la bocca per parlare: "Grazie"


"Che vuoi farci, destino. Lei resterà sempre innamorata di lui maledizione! Per quello che è successo non te la prendere troppo, Angel è sempre stato così, con quell'aria superiore che ti fa incazzare da morire. Come se ci fossero lui, dio e poi molto più in basso tutti gli altri.... Che ne dici di una bella bevuta sulle nostre comuni sfortune amorose? Deve essermi rimasta una bottiglia"


Riley gli lanciò un'occhiata e poi gli tirò un pugno esattamente sul naso.


"Fantastico! Sì, prenditela con me, tanto io sono il capro espiatorio di tutta la vostra combriccola di pazzi!!"


Riley se ne andò, deciso a tornare in prima linea a combattere al più presto.... e a dimenticare.


Spike sputò il suo sangue e pensò che tutti i suoi incontri con gli uomini di Buffy finivano sempre nello stesso modo: gli rompevano il naso, o quasi.


In fondo, vagamente, gli dispiaceva per Riley.


Angel era forte, in grado di sopportare qualsiasi cosa, ma Riley no.


Era fragile e quella storia con Buffy l'aveva quasi distrutto.


Se riusciva a starle molto lontano forse un giorno si sarebbe ripreso e sarebbe tornato alla sua normalità.


Quella normalità che la cacciatrice aveva disperatamente inseguito e che aveva sperato di trovare in lui.


Quella normalità che traccia una linea rossa di confine tra bene e male, in cui tutto è bianco o nero, che non riesce a capire che nella luce c'è anche l'ombra.


Quella normalità di cui lei non avrebbe mai potuto far parte, perché lei era luce ed ombra, insieme.


Perché per combattere le tenebre doveva capirle e quella normalità rifuggiva inorridita la contaminazione fra bene e male, e non poteva vedere che il confine era fumoso e indefinito.


Quella normalità non poteva capire cos'erano i vampiri o i demoni, o il male, e proprio per questo non poteva capire chi fosse una cacciatrice.


Il più grande errore di Buffy non era stato Angel: era stato Riley.


Perché senza volerlo gli aveva fatto male da morire, perché l'aveva portato a farsi quasi uccidere nell'inutile tentativo di capirla.


Lei era la cacciatrice e nessun bravo ragazzo, nessun ragazzo normale avrebbe potuto capirla e amarla, non dopo Angel.


Spike guardò Riley allontanarsi.


Usciva di scena così, in silenzio, per sempre.


Tornava alla sua luce semplice, al mondo degli uomini.


E lasciava quel palcoscenico un po’ pietosamente in verità, sconfitto.


Si era dimostrato incapace di comprendere molte cose, ma in fondo ce l'aveva messa tutta!


Alla fine, però, si era lasciato sconfiggere dalle sue meschine debolezze.


"Buona fortuna, marine!"


Spike sorrise aprendo la bottiglia di whisky e brindando a Riley.


Quel ragazzo gli stava simpatico, anche se era così semplicemente e disarmantemente buono e bravo, e poi come si dice "mal comune mezzo gaudio", e il loro male era amare una donna che non li avrebbe mai ricambiati.




"Ehi, cosa stai facendo?"


Buffy guardò l'amica con aria spazientita: "Sono passati quasi due mesi! Comincio ad allenarmi un po’!"


"Tu sei ancora in convalescenza"


"Willow ti prego non pronunciare quella parola! L'avranno imparato anche i muri di questo soggiorno che sono in convalescenza! Sto benissimo e se resto ancora un po’ sul divano o nel letto, ci metterò le radici. Ho sfogliato centinaia di riviste, visto tutte le televendite possibili e immaginabili, ho perfino letto tre romanzi! E' ora che riprenda le mie abitudini!"


"Per abitudini intendi pericolosi giri notturni nei cimiteri?"


"Beh... sì, anche. Prima o poi dovrò pur ricominciare: sono la cacciatrice, ricordi?"


"Sì, certo. E' solo che voglio che tu stia davvero bene prima di ricominciare il lavoro. E poi hai così fretta?!"


"A volte vorrei restare convalescente per sempre... così potrei tenerlo qui con me. Poi mi rendo conto che più resta e più soffrirò quando se ne andrà." Buffy si sedette sul divano e si sfilò dal collo una catena che portava sotto la maglietta con appeso l'anello Claddagh.


"Lo ami ancora, non è vero?"


"Oh, Will, da morire. Ho provato a smettere, ma non ci riesco. E' così e basta. A volte penso che non mi creda. Eppure gliel'ho ripetuto infinite volte. Ma lui pensa ancora che io sia una ragazzina e che questo innamoramento prima o poi mi passerà. O forse non lo pensa, ma cerca di convincersene. Non te ne ho mai parlato, è solo che mi sembra che se non lo dico non sia vero e faccia meno male. All'inizio mi ero innamorata e basta, e non pensavo a nulla, non prendevo neppure in considerazione il fatto che fosse un vampiro. Poi è cambiato e ho dovuto affrontare il male che c'è in lui... e da allora ho cercato la normalità. Volevo stare con lui, ma una parte di me voleva anche che fosse un ragazzo come gli altri. Così ho fatto del male a entrambi e una serie infinita di sbagli , uno dopo l'altro. Parker, Riley, inutili tentativi di una vita normale, che non potevo né volevo avere. Ma adesso sono cresciuta... ho capito... capito che è lui l'unico che potrò mai amare! Né uomo, né vampiro, ma entrambe le cose. Lui con la sua meravigliosa, preziosa anima. Lui che mi capisce, che mi conosce, che mi ama come nessun altro sa fare. Angel, il mio Angel. Ma è troppo tardi.. troppo tardi per provare di nuovo... o almeno per lui è troppo tardi. Tornerà a L.A. e io sarò di nuovo sola. Nonostante io muoia di dolore è una sua scelta e io devo rispettarla... ma fa così male..."


Willow abbracciò l'amica cercando di consolarla senza trovare le parole.


"Buffy? E se trovassi un modo per rompere la maledizione? Potrebbe essere d'aiuto?"


Buffy guardò l'amica non riuscendo a credere alle sue parole: "Rompere?"


"Non ne sono sicura. Vedi, ieri sono inciampata e ho quasi mandato in frantumi un globo di Thesulah che c'è in negozio."


"Sì, me lo ricordo. E' nel retro."


"Giusto. Allora mi sono venuti in mente i testi di magia della signorina Calendar... Con il programma che aveva elaborato è possibile tradurli tutti. Dopo averli usati quella volta... per Angel.. li abbiamo lasciati ammuffire senza neanche più aprirli. Erano magie troppo potenti. Ma adesso anche io sono più potente. Forse potrei creare un incantesimo... o forse c'è già e devo solo trovarlo... per fare in modo che l'anima di Angel gli resti legata senza vincoli né condizioni.."


Buffy si alzò agitatissima.


"In realtà ci avevo già pensato altre volte... ma c'era Riley e anche dopo tu sembravi serena così... non volevo darti false speranze."


"Credi davvero che sia possibile?"


"Bè, tecnicamente nulla è impossibile..."


"No, non dirlo mai più. Non voglio che torni con me solo grazie a un incantesimo..."


"Buffy, non è mica un filtro d'amore, è solo..."


"Io... adesso non riesco a pensare... è una notizia sconvolgente... ma... ma non cambierebbe niente. Lui resterebbe un vampiro e questo lui non riesce a perdonarselo. Lui odia quello che è... e quindi non riesce a pensare che io possa amarlo comunque. E poi non... è tutto così complicato... Tu non fare niente... forse potresti semplicemente dare un'occhiata a quei libri... ma niente di più..."


Buffy salì in camera sua e si chiuse dentro.


Se solo Willow avesse avuto quell'idea anni prima... adesso era troppo tardi...


Sentì le lacrime pungerle gli occhi e si lasciò andare al mare della sua tristezza.


Ma non poteva naufragare per sempre... Ogni volta che era caduta si era rialzata: doveva rialzarsi anche adesso e riprendere il controllo della sua vita.


Angel aveva ragione: lei amava quella vita, anche se era dolorosa e difficile, e non se la sarebbe mai più lasciata sfuggire come sabbia fra le dita.


Con o senza Angel ce l'avrebbe fatta.


Finalmente decisa prese la giacca ed uscì diretta alla palestra del Magic Shop.




"Avete affrontato un demone così potente senza neanche dirmi niente?! Volevate farvi uccidere tutti? Pensavate forse che la cosa avrebbe giovato alla mia guarigione??!"


Giles si schiarì la voce imbarazzato: ".... Non volevamo disturbarti, Angel era a caccia ed abbiamo pensato di affrontarlo da soli... in fondo bastava che Willow riuscisse a terminare l'incantesimo per scacciarlo..."


"Naturalmente! E mentre Will lo terminava Xander si è rotto una costola e lei ha una spalla slogata! Poteva andare peggio, giusto???!"


Anya, come al solito, parlò a sproposito: "Sarebbe andata peggio, se Angel non fosse arrivato!"


Xander la incenerì con uno sguardo mentre Giles pensava che in quel momento l'avrebbe licenziata volentieri...


Buffy era furiosa: "Sarebbe andata peggio!!! Visto, avreste finito per farvi uccidere!"


Angel intervenne in aiuto dei ragazzi: "Non era una situazione poi così critica... Quando sono arrivato avevano praticamente già sconfitto il demone. E poi erano in buona fede. Volevano solo che tu non ti affaticassi o fossi costretta a riprendere a combattere troppo presto."


"Oh, fantastico. Si sarebbero fatti ammazzare in buona fede!" Puntò un dito contro Angel "Tu non cercare di giustificarli! E poi sei colpevole quanto loro! Non mi hai detto niente di quello che era successo, li hai coperti!"


Dawn non riuscì a trattenere una risata compiaciuta: "Visto, adesso sai come ci si sente ad essere sempre tenute all'oscuro di tutto."


Ma Buffy non risparmiò neanche lei: "Tu signorina dovresti già essere a casa a studiare, è tardi. Willow accompagnala."


La strega obbedì senza ribadire, sollevata di potersi togliere di torno.


Lei e Dawn stavano per uscire: "Ah, Will, tanto per la cronaca ritengo responsabile anche te!"


"Senti Buffy, non è successo niente di grave. Stiamo tutti bene, e in ogni caso abbiamo rischiato la vita altre volte senza che tu perdessi la testa in questo modo." Xander cercava di avere un tono convincente e ragionevole.


Buffy si sedette esasperata: "O.K. la prossima volta che rischierete di morire non perderò la testa, resterò calmissima e lascerò che il demone di turno vi faccia a pezzettini seduta comodamente sul divano. E, sempre senza perdere la testa, verrò al vostro funerale e farò un bel discorso commemorativo!" Giles fece per parlare "Non una parola signor Giles! E poi dovrebbe essere lei quello responsabile!"


Li guardò con aria accusatoria: "E adesso io con chi mi alleno?"


"Visto come siamo ridotti, direi con Angel... lui sta benissimo!" Xander sorrise cercando di sdrammatizzare.


Il vampiro e la cacciatrice pensarono che non fosse una buona idea, ma non dissero niente.


Semplicemente Buffy si alzò e si diresse verso la palestra: "O.k. mi cambio in un minuto."


Giles sospirò: "Voi restate pure quanto volete. Noi andiamo a casa a leccarci le ferite..." Alzò la voce per farsi sentire da Buffy "Fisiche e morali" lanciò un'occhiata in direzione della palestra dove la ragazza era appena entrata e diede le chiavi del negozio ad Angel "Chiudi tu quando avrete finito?"


"Certo. Non preoccupatevi domani le sarà passata."


Così dicendo andò a sua volta in palestra mentre Giles si offriva di accompagnare a casa Xander e Anya.


Quando era arrabbiata combatteva senza dove pensare a quello che faceva. E adesso era molto arrabbiata.


Nonostante non si allenasse da più di un mese sembrava che il suo corpo sapesse da solo cosa fare, i gesti fluivano rapidi e naturali senza bisogno che si sforzasse.


Sorrise: era pur sempre la più forte cacciatrice che avesse mai combattuto il male... e la cosa non le dispiaceva affatto.


Dal canto suo Angel era preoccupato che lei potesse stancarsi troppo: non era ancora guarita del tutto.


Il vampiro non faceva certo sul serio, si limitava a parare i suoi attacchi.


"Andiamo, è tutto qui quello che sai fare? Non voglio essere trattata coi guanti. Mi sento in forma e ho bisogno di scaricarmi." Buffy sorrise provocatoria "Forza, fatti sotto Angel. Facciamo sul serio!"


Angel la guardò un momento: "O.k. cacciatrice, facciamo sul serio!"


Il tempo correva lasciandoli immersi in una notte calda e profonda.


Buffy aveva perso la nozione del tempo: combatteva e cercava di fare in modo che fosse il suo unico pensiero.


Ma con Angel così vicino non era certo facile.


E la stessa cosa valeva per lui.


Cercando entrambi di ignorare la presenza dell'altro, combattevano con sempre maggior foga.


Entrambi accaldati e quasi senza fiato, non si davano tregua.


Angel riuscì ad atterrarla, inchiodandola sul pavimento e tenendola per i polsi per impedirle di reagire.


"Allora, abbiamo fatto abbastanza sul serio per questa sera?"


Buffy, sotto di lui, aveva il fiatone.


Tirò un lungo respiro e sorrise: "Va bene, per stasera sei riuscito a dimostrare che non mi sono ancora del tutto ripresa. Ma la prossima volta non te la darò vinta così facilmente!"


Si guardarono negli occhi, in silenzio.


E improvvisamente si resero conto di essere vicini, troppo vicini.


Il vampiro pensò che doveva rialzarsi, e subito.


Ma non lo fece.


In un attimo si era perso nei suoi occhi e lei in quelli di lui.


La baciò appassionatamente..........


Quanto tempo era passato dal loro ultimo bacio, dall'ultima volta che l'aveva stretta fra le braccia?


Troppo. E da quel momento non aveva smesso un istante di desiderarla.


Aveva l'impressione che gli mancasse da una vita e di volerla da sempre, di averla cercata e amata per tutta l'eternità.


Buffy chiuse gli occhi lasciandosi trasportare dal mare di sensazioni e di ricordi che la avvolgevano.


Da quanto tempo desiderava che la baciasse di nuovo?


Da quando l'aveva visto scomparire nella nebbia e aveva pensato che il sole non sarebbe più sorto e il mondo avrebbe smesso di girare perché lui se n'era andato.


Il suo mondo era lui, e prima di lui non c'era niente.


Senza di lui smetteva di esistere.


Pensò a quanto disperatamente aveva desiderato il suo ritorno, ingannandosi e cercando lui in altri ragazzi, condannandolo per averla lasciata sola ma amandolo di più ogni interminabile giorno che passava lontana da lui.


E desiderandolo ogni giorno di più nella sua intollerabile assenza.


Buffy gli circondò il collo con le braccia, attirandolo verso di sé mentre continuavano a baciarsi.


Lui la baciò sul collo infilandole una mano sotto la maglietta.


Con un doloroso sforzo di volontà, Angel si staccò da lei. "Buffy.... noi non.."


"Dobbiamo." La ragazza terminò tristemente la frase, rialzandosi.


"Già, non dobbiamo. Devo tornare a Los Angeles. Quando sono vicino a te perdo completamente il controllo, e penso solo che vorrei..."


Buffy lo interruppe: "Lo so, è la stessa cosa che penso io: baciarti." Continuò prima che la voce si incrinasse "Ma non dobbiamo per un milione di buoni e ragionevoli motivi. Primo fra tutti io sono la cacciatrice e tu..." Lei lo guardò negli occhi e vi lesse la stessa infinita tristezza che albergava nei suoi.


Si scambiarono un ultimo lungo sguardo in silenzio poi lei allungò la mano a sfiorargli una guancia: "Fa buon viaggio Angel."


Si diresse all'uscita posteriore e si fermò un momento sulla porta mentre lui la seguiva con gli occhi: "Resterò fuori un paio d'ore nel caso volessi salutare gli altri... non sono mai riuscita a dire addio."


Poi uscì scomparendo nella notte che nascondeva le sue lacrime e si allontanò passo dopo passo lasciando con Angel il suo cuore e portandosi via quello del vampiro.


Ma non avrebbe pianto: non più.




Si era rialzata e aveva ricominciato a combattere: con o senza Angel.


Angel era di nuovo uscito dalle loro vite.


Sparito nella notte come un fantasma.


Come se non fosse mai tornato.


Eppure si erano di nuovo abituati a lui.


Era tornato a far parte della loro routine.


E si erano resi conto di non portargli più rancore.


Con naturalezza aveva di nuovo combattuto al loro fianco e li aveva aiutati, salvati.


Rassicurante, discreto, silenzioso.


Tutto sembrava essere tornato come molto tempo prima: la cacciatrice, i suoi amici e il vampiro che la amava.


E loro si fidavano di nuovo di lui.


Ma nessuno aveva avuto il coraggio di chiedergli nulla quando se n'era andato.


E tutti avevano finto che non fosse successo niente, non facendone più parola con Buffy.


Non domandandole di quella repentina partenza.


E lei non aveva più accennato all'argomento.


Come se lui non fosse mai tornato a Sunnydale.


Come se fra loro fosse finito tutto tre anni prima.


Buffy era di nuovo se stessa, combatteva, si allenava, andava al college e stava con i suoi amici e sua sorella.


Sembrava allegra.


Sembrava che avesse trovato un po’ di pace.


Ma Willow la sorprendeva a fissare la notte fuori dalla finestra persa nei suoi ricordi che profumavano l'aria del loro aroma delicato.


Quando le domandò come andava ricevette una tristissima risposta, data con tono allegro: "Non amerò più! Sto bene anche sola... ho tutti voi! E ho la mia vita, mi sono resa conto di quanto mi piaccia la mia vita. Va tutto bene... solo il mio cuore è lontano da qui, forse fra molto tempo ne sentirò di meno la mancanza. Ma non devi preoccuparti per me, me ne sono fatta una ragione per così dire." L'aveva abbracciata "Vi voglio bene ragazzi, e abbiamo tutta una vita davanti!"


Era difficile per lei, tutti loro lo sapevano, ma non potevano aiutarla in alcun modo.


Forse dovevano solo lasciarle il tempo di dimenticare.... ma fino ad ora non erano bastati tre anni.


Il legame fra la cacciatrice ed Angel era sempre più forte.


Chi si divertiva a farli soffrire così?


Quale bislacco destino li aveva fatti incontrare e poi divisi per sempre?


Non era giusto.


Avevano dato prova a sufficienza del loro coraggio, del loro altruismo.


Angel aveva pagato abbastanza per i suoi peccati, e con lui aveva pagato la donna che lo amava.


Il tempo non li avrebbe divisi né curati da quell'amore impossibile e maledetto, quell'amore più forte di tutti e di tutto.


Willow si buttò sui libri di Jenny, passando notti intere al computer per tradurli. Facendosi aiutare da Tara con le formule degli incantesimi, rimescolandole e stravolgendole per cercare di ottenere quello che voleva.


Nel frattempo a Los Angeles Cordelia aveva il suo bel da fare a preoccuparsi per il suo capo.


Da quando era tornato Angel non aveva più nominato la cacciatrice neanche per sbaglio, segno che era nei suoi pensieri giorno e notte. Si era buttato nel lavoro e non faceva altro. Era tormentato da incubi terribili, i fantasmi del suo passato lo assalivano non appena chiudeva gli occhi, ed ogni sogno si concludeva nel medesimo modo: Angelus uccideva Buffy...


"Doyle aveva accompagnato Angel da quegli strani tizi, i superiori... gli oracoli... adesso il nome esatto mi sfugge..." Cordelia parlava con Wesley mentre si bevevano un caffé ed Angel era a caccia.


"Sì, è necessario aprire un portale, c'è un rituale piuttosto complesso e solo i guerrieri sono degni di accedere al loro cospetto, nessun essere inferiore può farlo."


"Tu sei in grado di aprire il potale?"


"Scusa, perché?"


"Perché voglio andare a dirgliene quattro. Questa storia di Buffy dura da troppo tempo. Hanno sofferto a sufficienza tutti e due. Passano la loro esistenza a salvare il mondo, potranno stare insieme almeno nei ritagli di tempo fra un apocalisse e l'altro! E non sono neanche stipendiati!! Mi sembra che una piccola ricompensa se la meritino!! Sai cosa? Se non mi daranno retta Buffy ed Angel possono andare in sciopero, che se lo salvino da soli il mondo! andiamo?"


"Cordelia, finiscila! Non essere assurda, tu non puoi accedere al loro cospetto.. tu per loro sei un essere inferiore di nessun conto, non ti ascolterebbero neanche se da questo dipendesse la salvezza dell'intero universo....!"


"Io un essere inferiore??! Oh, mi sentiranno! Altro che essere inferiore!! Gliela farò vedere io a quei due senza cuore!! O vedrai se non mi riceveranno farò tanto caos che alla fine saranno costretti!!"


"Cordelia.. Cordelia zitta! C'è An... Ciao Angel!"


La ragazza si girò di scatto... l'aveva sentita?? "Angel ciao! Sei già qui!"


"Sì." Il vampiro andò nel suo ufficio senza degnarli di particolare considerazione.


Cordelia tirò un respiro di sollievo. Per fortuna Angel non l'aveva sentita.. diventava piuttosto irascibile se si toccava l'argomento Buffy....


Il vampiro si fermò un momento sulla porta: "Cordelia? Non mettere più il naso in cose che non ti riguardano." Chiuse la porta lasciando la ragazza a fissarlo con la bocca aperta e l'aria indispettita.


Nessuno le toglieva dalla testa che avrebbe dovuto fare due chiacchiere a quattr'occhi con i superiori....




"Era un normale vampiro, né fortissimo, né debole. Abile con la spada. L'unica cosa strana era un tatuaggio sul collo. Sembrava un uccello con un grande coda che si alza in volo da un fuoco. C'era lo stesso disegno sull'elsa della spada, gliela volevo portare, ma è finita in cenere..."


Giles prese uno dei suoi libri e mostrò a Buffy un'immagine. "Era più o meno come questo?"


"Sì, era proprio questo!"


"L'araba fenice che risorge dalle sue ceneri... interessante.. anche sulla spada hai detto..."


Xander si lasciò cadere come un sacco di patate su una sedia: "Vediamo se indovino. Dobbiamo fare delle ricerche. Vado a comprare i dolci alla marmellata?"


Willow alzò la testa dalle polveri che stava mescolando: "Io li vorrei con l'uvetta, per favore. E bisogna fare il caffé se dobbiamo restare svegli tutta la notte."


"Accidenti, sono appena andata a caccia, e non ho un'altra buona scusa per andarmene... vuol dire che mi tocca restare... Oh, per me alla crema Xander."


"O.K marmellata, uvetta e crema. Torno subito. Cominciate pure senza di me!"


La notte passò rapida e leggera e una timida aurora cominciò a colorare il cielo.


"Forse ho trovato qualcosa.."


Buffy si alzò stiracchiandosi e andò verso il suo osservatore: "E' quasi l'alba, sarebbe ora di trovare un qualche indizio!"


"Un antico ordine di maghi aveva questo simbolo. Magia rossa, una mescolanza fra magia bianca e nera, molto potente. Avevano la loro sede in un castello in Bulgaria, ma non è sicuro, alcuni sostengono che fosse in Ungheria, altri che si celasse in una dimensione parallela a questa. Un allievo di nome Claudius fu rifiutato dal suo maestro che non lo riteneva all'altezza. Il giovane era crudele e astuto e cominciò a tramare vendetta alleandosi con portenti forze del male, fu trasformato in vampiro e ricevette in cambio della sua anima grandi poteri. Tornò al castello e sterminò tutti gli anziani, fece dei maghi più giovani e degli allievi il suo esercito. Mantenne il simbolo della fenice e ne fece il suo marchio di morte. Questo avveniva seicento anni fa. Seminò morte in tutta Europa, i suoi sterminarono intere città. Una cacciatrice e tre maghi furono infine mandati ad affrontarlo. Fu una battaglia mortale di cui non si sa nulla. Claudius non fu ucciso, ma almeno indebolito e i suoi poteri gli furono in parte sottratti e il suo esercito fu decimato, o almeno così si crede. Dell'ordine della fenice rossa si perse ogni traccia e la loro storia diventò leggenda anche fra gli osservatori. Questo è tutto..."


I ragazzi restarono un attimo ammutoliti, poi scossero le spalle. Buffy si infilò la giacca: "Un esercito di maghi vampiri, o vampiri maghi che dir si voglia? Bene, abbiamo scoperto chi sono. Staremo a vedere che intenzioni hanno. Bene che ne dite di andare a farci un pisolino? Non so voi ma io sono distrutta..."


"Buona idea! Prima facciamo colazione?? io ho anche fame..."


"Devo ripassare alcuni incantesimi... se dovremo affrontare dei maghi non voglio fare brutta figura!"


"Ma vi siete mai chiesti perché vengono a Sunnydale?"


"Già, ormai dovrebbero averlo capito che non hanno speranze contro di me!!"


"Oh, i demoni sono un po’ cocciuti... pensano sempre di essere invincibili.... deve essere il fattore malvagità-presunzione... sì, perché lo credevo anche io prima di incontrarvi...."


Uscirono tutti dal negozio parlando allegramente.


"Io resto, ragazzi, è quasi ora di aprire..."


Giles scosse la testa guardandoli allontanarsi scherzando fra loro. A volte erano davvero incoscienti!!


La fenice rossa rappresentava una grossa minaccia.


Si domandò se fosse il caso di chiamare Angel e chiedergli un parere... magari di venire a dare una mano...


Ma Buffy non sarebbe stata per niente contenta, così abbandonò l'idea.




Buffy incenerì l'ultimo cavaliere della fenice.


Erano in quattro e le avevano attaccate al cimitero.


Tre guerrieri e un mago.


Per fortuna Willow e Tara avevano neutralizzato il suo incantesimo... in qualsiasi cosa consistesse...


Cominciavano a farsi molesti... e numerosi.


La cacciatrice scosse la testa e si assicurò che le due streghe stessero bene.


"Cos'hanno detto a proposito del loro maestro?"


Willow si stava spolverando il vestito dai resti di uno dei vampiri: "Che lui ti ha cercato a lungo e ti ha aspettato e che è qui per te. Non sono le parole esatte, ma più o meno..."


"La definizione maestro non mi piace neanche un po’! Brutti ricordi...! Sarà meglio andare a riferire a Giles e agli altri e studiare un piano per eliminare Claudius, comincia a farmi innervosire il mago!"


Al Magic Shop stavano aspettando le tre ragazze con ansia.


"Forse potemmo localizzare la loro base con un piccolo incantesimo e usando la spada che Buffy ha preso a uno di loro. Così Buffy potrà spiarli..." Tara sorrise timidamente.


"E' una buona idea. Serve un pendolo di cristallo azzurro. Lo prendo, devo averne uno nel retro."


Xander si guardò attorno inquieto, aveva la spiacevole sensazione di essere osservato: "Io ho l'impressione che loro sappiano dove siamo NOI!"


Un leggero movimento dietro a una finestra.


Xander balzò in piedi: "Mi sa che non dovremo trovarli..... loro hanno trovato noi!"


Erano circondati, ogni uscita, ogni finestra era presidiata.


Erano chiusi in un cerchio.


Si strinsero al centro del negozio, armati e in guardia.


I vampiri ruppero i vetri, le porte, non avevano bisogno di nessun invito.


Buffy si preparò ad attaccare.


Ma una polvere argentea si sparse morbidamente sopra di loro e una voce composta da più voci singole pronunciò strane parole antiche.


Paralizzati, non potevano più muoversi. Né parlare.


Dall'ombra emerse una figura sottile.


I vampiri si inchinarono severi.


Un uomo, un vampiro, la fissò con intensi occhi di un verde così acceso da essere liquido come veleno. Aveva lunghi capelli neri che gli coprivano la schiena e un volto pallido e scarno in cui la pelle si appoggiava tirata sulle ossa spigolose. Era vestito di verde con guanti e stivali di pelle. Sembrava più vecchio del tempo e contemporaneamente senza età. I suoi occhi attiravano l'attenzione, tutto il resto in lui era insignificante se non fosse stato per quegli occhi come gorghi profondi, guizzanti e crudeli.


La sua voce sembrava provenire da tutte le direzioni: "La cacciatrice. Ti ho cercata a lungo. Ti ho letta nelle stelle e ti ho aspettato con pazienza nei secoli. Tu mi ridarai il potere, la mia magia confinata lontano da me. Tu sei mia. Ho attraversato l'eternità per trovarti. Tu sei la più forte di tutte quelle che sono venute e che verranno. Tu sei colei che ha sacrificato la sua vita per chiudere le porte dell'inferno e che ha amato un vampiro."


Buffy cercava disperatamente di riprendere il controllo del suo corpo, quegli occhi fissi addosso la sferzavano come ghiaccio.


"E' inutile che cerchi di resistere. Tu vuoi questa morte e questa pace. Vuoi liberarti dal dolore e dalla sofferenza. Anche tu mi aspettavi." Si avvicinò pericolosamente a lei.


"Potete prendere i suoi amici" Fece un cenno ai suoi e poi le cinse la vita con un braccio, chinandosi sul suo collo.


-Tu ami questa vita, tu sei diversa da tutte quelle che ti hanno preceduto....-


Le parole di Angel le tornarono in mente e rivide il volto del suo amore.


Lei non sarebbe morta per mano di quel mago da quattro soldi, lei doveva costruire il suo futuro.


Sferrò un calcio al vampiro che la guardò sconcertato vedendo che si poteva muovere.


"Io non sono come le altre. Io non cerco la morte. Io vivo, e amo e soffro, io odio e perdono. Io difendo i miei amici e la mia vita. E nessun vampiro riuscirà a portarmi via una di queste due cose! Tanto meno tu!"


Continuò a colpire il mago vampiro che, per quanto potente, non riusciva ad contrastare la furia della cacciatrice.


Fu un durissimo combattimento, anche senza i suoi poteri Claudius era molto forte e la ferì a una tempia.


Buffy impugnò un paletto: "Io non sono tua!" Affondò il paletto e lo estrasse guardando quegli occhi verdi implodere in cenere.


Gli altri vampiri per effetto di qualche arcano legame si ridussero in cenere simultaneamente al loro signore.


Buffy tornò dai suoi amici: "State tutti bene, vero?"


"Sì, siamo tutti interi.."


"Bene, io devo andare, pensate voi a Dawn per un giorno o due?"


Willow la guardò preoccupata: "Dove devi andare? Cosa succede?"


Buffy sorrise: "A Los Angeles. Ho capito una cosa importante. Posso morire, ma è probabile che riesca a evitarlo per un bel po’... ma in ogni caso non devo sprecare il tempo che ho da vivere. E costruire il mio futuro... e nel mio futuro io voglio Angel. E sono disposta a lottare e a combattere qualsiasi battaglia per riaverlo accanto a me. Quindi devo andare..... invece di guardarmi con le bocche aperte come stoccafissi ditemi in bocca al lupo!!"




Angel non era in casa.


Buffy era stanca, la battaglia era stata molto dura...


Pensò che non c'era niente di male se lo aspettava dentro.


Forzò leggermente la porta ed entrò.


Respirò a pieni polmoni guardandosi intorno.


Si sentiva incredibilmente serena e al sicuro e sentiva la presenza di Angel che impregnava ogni cosa.


Si avvicinò al letto sfatto e si sedette con cautela.


Aveva già dormito in quel letto... con Angel... ma non poteva ricordarsene...


Si rese improvvisamente conto di essere distrutta e dolorante.


Appoggiò la testa sul cuscino di Angel e si lasciò avvolgere dal suo profumo.


Senza accorgersene si addormentò profondamente.




La porta era aperta.


Angel era sicuro di averla chiusa a chiave.


Entrò silenziosamente e in guardia. Pronto ad affrontare e uccidere il demone di turno.


Ma non c'era nessun demone. Sembrava non ci fosse nessuno.


Poi Angel sentì un respiro leggero e regolare che proveniva dalla camera da letto....


Conosceva quel respiro.... ma non poteva essere lei.


Angel aprì lentamente la porta socchiusa e la vide addormentata nel suo letto.


Se il suo cuore avesse battuto ancora, gli sarebbe saltato in petto.


Perché era lì?


Era successo qualcosa?


Era in pericolo?


La inseguivano?


Mille domande gli si affacciarono nella mente, ma non ebbe il coraggio di svegliarla per chiederglielo.


Era così tranquilla e serena, sembrava una bambina addormentata e indifesa.


Angel la coprì e si sedette vicino al letto e restò immobile a guardarla nel buio abbracciata al suo cuscino.


Era bellissima e il rumore del suo respiro era così dolce...


Angel dimenticò lo scorrere del tempo, e il tormento dei suoi peccati, e il peso dei secoli della sua vita, e la promessa fatta alla madre di Buffy. Dimenticò di essere quello che era, dimenticò che lei era solo una ragazza e meritava una vita normale. Dimenticò tutto a parte il suo sconfinato amore per lei.


E si perse nel ritmo del suo respiro, incantato dalla sua presenza.


Buffy si stirò, scrollandosi di dosso il sonno.


Non dormiva così tranquillamente da un tempo infinito, perché da un tempo infinito non si sentiva così protetta e sicura.


Aveva ancora gli occhi chiusi ma sentì che lui era lì.


Sorrise aprendo gli occhi e mettendosi a sedere.


"Ciao, Angel."


"Ciao..."


"Scusa per la porta.... ma non avevo voglia di aspettare fuori... un mago vampiro mi ha ridotta un po’ male... e così ho pensato di stendermi un attimo ma... mi sono addormentata... sei qui da molto?..."


"Non so... da un po’..."


Angel accese la luce e vide che era ferita a una tempia.


"Sei ferita!" Si avvicinò a Buffy per controllare la ferita.


"Oh, non è niente, soprattutto in confronto a quello che è successo a lui e ai suoi..."


Buffy rabbrividì quando le dita di Angel la sfiorarono: "Non è niente, davvero!" Si alzò e si allontanò camminando nervosamente.


Adesso sembrava molto più difficile parlargli.


Dandogli le spalle si tormentava le mani e giocherellava con gli anelli.


"Sei venuta per dirmi qualcosa o il tuo letto era inagibile?"


"Sì, cioè no, il mio letto è a posto, volevo parlarti....."


Fra loro calò il silenzio, mentre Buffy cercava le parole ed evitava lo sguardo del vampiro.


"Ti ricordi quando ti ho detto che avevo bisogno di una pausa dopo che avevi finto di essere passato ai cattivi per smascherare il tradimento di Faith?"


Lui la guardò: "Sì"


"Quando me ne stavo andando mi hai chiesto se ero ancora la tua ragazza e io ho risposto..."


" ....Sempre."


"Giusto... era vero: sempre. Qualsiasi cosa succeda io resto la tua ragazza. Sempre da quella notte in cui mi hai dato l'anello...."


Angel la prese fra le braccia e stringendola a sé la baciò.


"Ti amo..."


"Ti amo da sempre..."


Continuavano a baciarsi sussurrando a fior di labbra tutto quello che avevano tenuto rinchiuso nei loro cuori fino a quel momento.


Non potevano né volevano fermarsi in tempo.


Non esisteva più nessuna realtà, né passato, né presente, né futuro, ma c'erano solo loro due... che si baciavano assetati di una sete insaziabile dell'altro.


Scivolarono sul letto mentre Angel le sfilava la camicetta....


Willow prese i suoi appunti a proposito della maledizione.


Li riguardò con aria sconsolata, era come se mancasse un tassello del puzzle.....


O forse era solo lei a non essere in grado... dopotutto quando aveva eseguito la maledizione era stata posseduta dallo spirito della maga zingara... era stata di nuovo lei a maledire Angel.


Si mise le mani fra i capelli spazientita e frustrata.


Aveva la strana sensazione che fosse urgente... ad essere sinceri era qualcosa di più di una sensazione.


Tara le mise una mano sulla spalla: "Forse devi chiedere il permesso a Jenny per usare gli incantesimi del suo popolo..."


"Chiedere il permesso a Jenny?? Cosa vuoi dire??"


"Ho fatto una specie di sogno... lo spirito di Jenny è rimasto a custodire il segreto che aveva di nuovo reso accessibile, solo lei può decidere chi ne può fare uso, giudicando se i suoi intenti sono puri...."


"Come faccio ad entrare in contatto con il suo spirito?"


"Il tuo spirito deve uscire da questa dimensione ed entrare in quella dove è custodita la magia degli zingari... Io resterò qui come contatto con questa e i libri con il rito dei non morti saranno il contatto con l'altra dimensione... Te la senti??"


"Buffy se lo merita, ed anche Angel... noi... gliel'abbiamo fatta pagare anche troppo... L'abbiamo già fatto una volta,Tara, ci riusciremo anche questa volta! Tu sei la mia ancora con la realtà..!!"


Tara tirò un lungo respiro: "Va bene, allora preparo un cerchio magico, tu comincia a concentrarti!"




Willow cadde lentamente all'indietro rimbalzando appena sul cuscino che Tara aveva preparato.


Gli occhi chiusi in un sonno irreale.


Si trovò in un piccolo giardino zeppo di deliziosi cespugli di fiori con una piccola sorgente gorgogliante nel mezzo da cui scaturiva un ruscelletto. C'erano molte farfalle, coloratissime e svolazzanti, che agitavano le loro ali leggere da un grappolo di fiori all'altro.


Era un bellissimo posto. Tranquillo, luminoso, sereno.


Willow si sentiva bene. Ma forse aveva sbagliato, Jenny non c'era.


"Willow, sono felice che tu sia riuscita ad arrivare fin qui..... devi essere migliorata molto da quando ti ho vista l'ultima volta" Jenny aveva un vestito chiaro e leggero, il volto sereno e l'aria di chi ha la pace.


"Signorina Calendar..... L'ho trovata! Co.. come sta?"


Jenny sorrise: "Sto bene Willow, in questo posto sono a casa."


"Ci manca molto, a tutti noi..."


"Mi mancate anche voi, vi penso spesso.... A dire il vero non ho molto da fare qui... così penso a voi, quando posso guardo cosa vi succede... mi piacerebbe aiutarvi.."


"A dire il vero sono qui per chiederle aiuto..."


"Dimmi pure, farò quello che posso... posso aiutarti a capire come devi agire."


"So che lei non è la persona più adatta a cui chiedere aiuto per... per..."


"Per Angel?"


"Sì, per Angel. Lo so che lui beh... ma non era proprio lui e..."


"Non ti preoccupare, non ce l'ho con Angel. Lui e Angelus non sono la stessa cosa. Quando c'è Angelus Angel non esiste più... Era il mio destino Willow, ho pagato il prezzo della vendetta troppo crudele e cieca del mio popolo. Vedi, Angel ha espiato i suoi peccati, ha perseguito il bene degli innocenti mettendosi all'ultimo posto, e nessuno merita di soffrire per l'eternità. E poi Buffy l'ha tolto dalle tenebre e ha pagato un prezzo per questo, lei che non aveva commesso nessun peccato. Il mio popolo non aveva il diritto di infliggergli una pena eterna, e io non ho cercato di impedire quello che è successo. Non covo rancore per Angel, e credo di dovere qualcosa a Buffy..."


Willow si illuminò: "Grazie! Io proprio non ci riuscivo da sola! C'è un modo per impedire che Angel perda di nuovo la sua anima? Per vincolarla a lui per sempre?"


Jenny si avvicinò a Willow e le tracciò un segno sulla fronte: "Trova le parole, Willow, la chiave è l'amore. Angel deve volerlo con forza sufficiente, deve voler restare ed essere in grado di combattere il male che c'è in lui. Tu puoi solo indicargli la strada e guidarlo dove potrà affrontare la sfida. Adesso va, tutto sta per decidersi e non c'è più tempo."


Willow si risvegliò di colpo e la sua anima tornò a far parte del suo corpo donandole di nuovo il fiato della vita.


Tara la guardava speranzosa.


"Ho capito, adesso so cosa dobbiamo fare! Presto, prendi il libro e accendi le candele e l'incenso!"




Un sonno magico calò sui loro languidi baci, senza che potessero opporsi all'incantesimo.


Buffy si addormentò fra le braccia dell'unico uomo che avesse mai amato, sentendosi finalmente felice, di una felicità che non sperava più di provare da troppo tempo, da quando era lontana da lui.


Il cielo e la terra erano di un grigio scuro e opaco. Il vento infuriava fra nuvole basse e scure, mentre i lampi erano seguiti da terribili tuoni che facevano tremare quella terra di nessuno.


Angel si guardò in giro spaesato, domandandosi dove fosse finito.


"Sei nel mio regno anima melensa, nel regno dove il tuo esistere mi relega. Ma i giochi stanno per cambiare."


Angel si voltò sbalordito, quella voce era.... la sua.


Si trovò faccia a faccia con sé stesso o meglio con Angelus.


"Sto per tornare, e questa volta li ucciderò tutti prima che riescano a maledirmi di nuovo! Non guardarmi così, la responsabilità è tua e della tua ragazza! Avete fatto tutto voi... e mi avete liberato!" Angelus rideva, raggelando con la sua risata la notte senza giorno di quel posto.


Angel era annientato.... non di nuovo, non voleva più uccidere e perdere per sempre l'unica ragione della sua vita: Buffy.


Piuttosto morire.


Ma si rese conto che aveva una scelta.


Che era successo qualcosa: l'altra volta non era stato catapultato in quel luogo lugubre.


Con tutto l'odio furioso che provava verso Angelus si scagliò contro di lui.


Cominciarono a combattere, senza sosta, senza tregua.


Furiosi, rabbiosi, terribili, formidabili, spietati, inesorabili.


Nessuno dei due prevaleva perché erano la stessa cosa.


E sempre più veementemente si affrontavano, coperti di sangue e sudore.


Sfiniti, ormai solo una volontà incrollabile li sosteneva.


Ma Angel aveva un vantaggio.


Angel voleva, doveva tornare da Buffy a qualsiasi costo.


E doveva proteggerla da quel mostro.


Anche se ucciderlo avesse significato morire a sua volta.


Non sapeva cosa sarebbe successo se avesse ucciso Angelus, ma continuava a combattere, a combattere per lei.


E forse un po’ anche per tutti i suoi amici, che si fidavano di nuovo di lui, e per Jenny Calendar, che cercando di aiutarlo era stata uccisa.


La disperazione gli diede la forza inumana di atterrare il suo avversario.... e di affondare con odio il paletto che si era ritrovato in mano nel suo petto: "Muori, non ti permetterò mai più di farle del male."


Angel sentì il dolore di quel paletto nel cuore.


Pensò di stare per morire “Ti amerò per sempre Buffy”.


Angel si svegliò di soprassalto.


Era nel suo letto, e Buffy dormiva serena fra le sue braccia appoggiata al suo petto.


Albeggiava.


Non poteva essere vero, lui era ancora lì con lei.


Lui era ancora se stesso.


Era stato solo un sogno?


Si lasciò andare sul cuscino, baciandole dolcemente i capelli.


Buffy sorrise nel sonno stringendosi a lui.


Angel sorrise a sua volta, ringraziando il cielo.


Ma sarebbe durato? Angelus non sarebbe tornato impossessandosi del suo corpo e della sua volontà? Quel momento di felicità perfetta non l'avrebbe di nuovo privato della sua anima?


Come aveva potuto perdere il controllo fino a quel punto?


Ricordò tutti i sogni che affliggevano le sue notti. Quei terribili incubi in cui dopo aver fatto l'amore con Buffy la uccideva.


Non le avrebbe fatto del male, non l'avrebbe permesso... si sarebbe ucciso piuttosto.


Si alzò stando attento a non svegliarla.


Andò a cercare i libri che aveva sulla maledizione.


Doveva cercare una spiegazione.


Doveva trovarla, assolutamente.




Buffy cominciò a svegliarsi. Stiracchiandosi compiaciuta per un attimo.


Per un attimo, sospesa nel dormiveglia, il pensiero della maledizione non la sfiorò.


Si sentiva felice e rilassata.


Allungò una mano verso il cuscino accanto a lei cercando Angel.


Ma lui non c'era.


Buffy tornò bruscamente alla realtà.


Terrorizzata si mise a sedere sul letto.


Il cuore le scoppiò in petto.


Angel... oh, Dio Angel... cosa ho fatto?


Non poteva perderlo di nuovo... non doveva succedere... non sarebbe riuscita di nuovo a ricostruirsi una vita senza di lui e a combatterlo...


Con agghiacciata lucidità rivide quella mattina nell'appartamento di Angel, quando non l'aveva trovato al suo risveglio e la sera in cui aveva incontrato per la prima volta Angelus.


Ti prego... ti prego no...


Non aveva la forza di chiamarlo... le parole non le uscivano di bocca.


Ripensò a tutto il dolore, alla disperazione di quel periodo.


Si alzò tremante e titubante.


Non aveva tempo di cercare i suoi vestiti che dovevano essere sparsi da qualche parte sul pavimento.


Si avvolse alla bell'e meglio nel lenzuolo e con passi incerti si diresse verso la porta trattenendo il fiato.


Aveva una paura, una paura folle di trovarlo... di trovare Angelus e non lui... di aver perso di nuovo il suo amore... e di dover di nuovo raccogliere i pezzi del proprio cuore.


Forse avrebbe preferito non trovarlo... e rimandare all'infinito quel momento...


Aprì lentamente la porta socchiusa.


Angel era seduto in poltrona, la camicia slacciata e una tazza di tè di fronte a lui, era assorto nella lettura di un antico volume.


Non la vide subito.


Buffy restò immobile, appoggiata allo stipite della porta per sostenersi, cercando di leggere sul suo viso un qualche cambiamento.


Le sembrava che il battito furioso del suo cuore rimbombasse in tutta la stanza.


Angel sembrava lo stesso.


Sembrava lo stesso anche in quella terribile notte di quattro anni prima.


Angel sentendosi osservato alzò gli occhi. Le sorrise. "Buongiorno amore.."


"Angel...?" La voce le morì in gola mentre tratteneva a stento le lacrime. Cercò gli occhi di lui e nei suoi occhi cercò la sua anima.


E la trovò.


"Angel............ sei tu?"


Angel lesse nei suoi occhi la paura e il terrore, la paura di perderlo, il ricordo della disperazione, del tormento e del dolore.


Si avvicinò a lei sorridendole rassicurante: "Va tutto bene, la mia anima è ancora al suo posto... vieni qui.." La abbracciò.


Buffy si lasciò andare fra le sue braccia, permettendo finalmente alle lacrime si scorrere liberamente sulle guance. Tremava.


Lui le accarezzava dolcemente i capelli: "Stai tremando, Buffy"


"Oh, Angel, ho avuto così paura di averti perso di nuovo, io.. io ero terrorizzata... non avrei potuto sopportarlo... ti amo così tanto... quando mi sono svegliata e non ti ho trovato ho creduto che... che tu fossi cambiato di nuovo... io... è solo che da quella mattina ho paura di svegliarmi da sola, di scoprire di aver perso la persona che amo.. per colpa mia..."


Piangeva a dirotto, sconvolta, versando anche tutte le lacrime che non aveva potuto versare quella volta.


"Ssss, calmati. Va tutto bene, va tutto bene. Sono qui accanto a te. Oh Buffy, quanto ti ho fatto soffrire..."


Lei alzò la testa guardandolo negli occhi mentre lui le asciugava le lacrime: "L'unica cosa importate è che tu sia qui adesso, con me. Non mi importa più del passato, da adesso in poi non sognerò più di svegliarmi sola e disperata... ci sei tu e c'è il nostro futuro... insieme."


"Ti amo"


"Lo so..."


Si guardarono a lungo negli occhi abbracciandosi e baciandosi, guardandosi nuovamente, sorridendosi e intrecciando le mani.


Buffy si staccò a stento da lui e ridendo tornò alla realtà: "Willow, devo chiamare Willow, deve aver fatto l'incantesimo. Ci è riuscita! "


Angel cercò di trattenerla, restio a separarsi da lei: "Willow? Cos'è riuscita a fare?"


Buffy lo baciò, poi corse verso il telefono quasi inciampando nel lenzuolo in cui era avvolta: "Poi ti spiego..!"


Parlò brevemente con l'amica: "L'hai annullata.... per sempre?" ............ "Ti voglio un mondo di bene, Will! Sei la migliore!"


Riagganciò e tornò da Angel gettandogli le braccia al collo e baciandolo.


"Mi vuoi spiegare cosa succede?"


"Niente di speciale... e poi ho un sacco di tempo per spiegartelo... diciamo che Willow ha trovato il modo di rompere la clausola della felicità perfetta... i particolari te li spiegherà lei un'altra volta... adesso ho in mente qualcosa di meglio da fare..." Riprese a baciarlo.


Lui sorrise baciandola a sua volta: "Davvero...? Qualcosa di meglio?"Angel la prese in braccio portandola in camera da letto.


Staccò un attimo le labbra da quelle di lei: "Ti prometto che non ti sveglierai mai più sola... sarò accanto a te a ogni tuo risveglio... e anche ogni volta che ti addormenterai."


"Sempre?"


"Sempre"


Buffy rise felice: "Ti amo"


"Per sempre?"


"Per l'eternità, per sempre".




The end