UNA SPINA NEL CUORE


Raiting: Pg14, per le atmosfere un po’ darck e certe scene un po’ violente.


Pairing. Angel/Buffy


Note: la storia è ambientata verso la fine della quinta serie, ma molti avvenimenti sono stati trascurati o riadattati ai fini della trama di questa storia. Per quello che concerne la serie Ats, non ci sono riferimenti particolari, a parte il fatto che Darla non è mai tornata in vita.

Angel è spesso out of character, una via di mezzo fra lui ed Angelus.


Cap. 1 Senza Cuore


Whisky. Sapore morbido, torbato, secco, odore intenso e aromatico di alcool.

Scendeva facilmente lungo la gola, bruciandola appena un attimo con quel fuoco fragrante il cui profumo le riempiva anche le narici. Lasciava in bocca un sapore di malto e muschio.

Appoggiò il bicchiere di vetro dal fondo spesso sul bancone accanto alla bottiglia con il dosatore di ferro.

Era seduta in un angolo buio, discostato dal caos del locale.

Le girava la testa, l’alcool entrava rapidamente in circolo, e aveva la sensazione di galleggiare sospesa in una specie di limbo in un qualche punto dentro se stessa... o forse sopra di lei... sopra la comune realtà... in un mondo senza suoni... silenzio d'ovatta.

Il corpo era piacevolmente intorpidito, con un vago formicolio che correva allegramente per tutti gli arti, e un calore rassicurante che si diffondeva da qualche parte vicino al cuore.

Aveva l’impressione di essere estraniata da se stessa e dal resto, come se osservasse tutto dall’esterno.

E le cose sembravano meno grigie... i problemi lontani e risolvibili... in qualche modo...

Non si sentiva più così sola... si era gettata alle spalle le preoccupazioni e il dolore...

Si sentiva bene... strana ma bene...

Non aveva intenzione di bere.

Tanto meno di ubriacarsi.

Aveva solo sete ,così quando era arrivata al Bronze per inseguire un vampiro, aveva pensato di bere qualcosa.

Dopo aver ridotto in cenere il malcapitato in pochi secondi ,avendolo però ridotto un pungiball, si era avvicinata al banco.

C’era piuttosto affollato, il barista aveva sbagliato ordinazione.

Così si era trovata davanti quel bicchiere zeppo del liquido scuro, trasparente e super-alcoolicio.

Ambra liquida.

Aveva bevuto d’un fiato, senza sapere bene perché, quasi fosse una medicina.

Male in fondo non poteva farle.

Era molto forte, le aveva fatto storcere il naso... ma non aveva un cattivo sapore... molto forte. Inebriante.

Al primo whisky ne erano seguiti un secondo e un terzo... e poi aveva perso il conto...

La faceva sentire meglio... come se il peso che aveva sul cuore si sciogliesse piano e la liberasse... primavera che fioriva nel ghiaccio della sua anima.

La bottiglia accanto a lei era quasi vuota...

Il barista le gettò un’occhiata.

Forse non avrebbe dovuto lasciar bere così tanto quella ragazza, non sembrava abituata... ma in fondo era grande abbastanza per vedersela da sola, e non sembrava in vena di ricevere consigli...

Occhi di mmare in temepsta che brillavano fra le luci del locale. Fiamma di smeraldo.

La parola ubriaca le danzò nella testa, ma Buffy la scacciò arrabbiata e portò di nuovo alla bocca il bicchiere pieno.

Il liquido lungo la gola, che esplodeva nella testa come un’onda che la portava lontano.

Sempre più lontano da tutti i suoi pensieri, da tutti i suoi problemi... dal suo maledetto dovere, dalle responsabilità per Dawn... dal suo cuore che ,a dispetto di quello che le diceva la testa, le ricordava sempre più spesso Angel, da quando l’aveva baciato dopo il funerale di sua madre.

Angel. Tormenta di passione.

Angel. Pensiero che non può annegare.

*Resterò fino a quando avrai bisogno di me... Sempre, sempre va bene?!*

Ricordò vagamente il colloquio che avevano avuto seduti per tutta la notte sotto quell’albero.

Una lacrima ribelle le punse gli occhi.

Li chiuse imprigionando fra le ciglia quell’unica lacrima. Perla opalescente di dolore.

Portò di nuovo alle labbra il bicchiere.

Un’altra onda che la portò più lontano...

Anche da lui... e dal suo ricordo... Lontano... solo il rumore del mare. Solo la spuma impazzita sulla cresta delle onde.

Spike si guardò distrattamente in giro.

Un’altra interminabile, noiosa serata come tante gli si prospettava.

Niente colli succulenti da succhiare, niente umani da malmenare... niente Buffy...

Ma sull’ultima affermazione si dovette ricredere.

La vide subito, individuandola fra la folla vociante e colorata.

In quell’angolo buio sembrava risplendere di luce propria. Sola fra tutti.

Bellissima Buffy. Lontana, inavvicinabile, Buffy....

Si avvicinò non sapendo bene come comportarsi.

La cacciatrice. Pungolo di fuoco nel suo cuore.

Ma lei neppure lo vide.

Stava letteralmente ingoiando un bicchiere di... di whisky?

Spike annusò l’aria e riconobbe l’inconfondibile aroma dell’alcool... e di una bella sbronza.

Si avvicinò di più, appoggiandosi al bancone accanto a lei.

Con un cenno della testa fece portare via al barista la bottiglia.

Le lanciò un’occhiata... vetro trasparente macchiato di gocce di giada. Inutile farla portare via, ormai era praticamente vuota.

Ma quanto aveva bevuto?

Buffy alzò su di lui uno sguardo indispettito.

Ehi, quello è il MIO whisky!!”

Mmm... il tuo whisky? Credo che tu ne abbia già bevuto abbastanza per i prossimi vent’anni.”

Lei lo osservò da dietro il velo che le copriva gli occhi un pò arrossati.

Ridammi il mio whisky!!”

Spike scosse la testa, l’alito della cacciatrice non profumava esattamente di petali di rose...

Da brava Buffy, per stasera ti sei sbronzata abbastanza...”

Lei lo guardò indignata.

Si alzò, un pò malferma sulle gambe, e lo scrutò corrucciata in volto.

Io non sono sbronza!!!!! Spike? Oh, sei solo tu! Lasciami in pace! Non sono in vena dei tuoi giochetti stasera! Ehi barista? Ridammi quella bottiglia.”

Spike intercettò ,con grande stizza della ragazza, la bottiglia in questione.

Dai retta a uno che di sbronze ne ha prese tante! Sei davvero molto ma molto sbronza. E ,detto fra noi, non mi sembra che tu lo regga un gran bene l’alcool...”

Buffy abbatté il pugno sul tavolo, facendolo tramare pericolosamente.

Io non sono sbronza!!!!!”

Aveva l’aria molto offesa. Bambina stizzita. Occhi di cerbiatto puntati addosso a lui.

O.k. bellezza, se preferisci... sei ubriaca. E adesso è meglio che ti riporti a casa.”

La prese per un braccio cercando di condurla fuori.

Buffy si divincolò inviperita. Violenta. Cupa. diversa da se stessa quella notte Buffy.

Tu non puoi dirmi quello che devo fare! Io non voglio andare a casa! Sto benissimo qui!”

Da brava Buffy.... adesso ce ne andiamo, ti metti nel tuo letto e cominci a prendere mezzo flacone di aspirine in previsione del colossale mal di testa che avrai domani... Forza, andiamo!”

Io non vengo da nessuna parte! Non prendo ordini da nessuno, tanto meno da te!! Tutti che vogliono comandarmi, decidere per me. Il Consiglio, Giles... Angel!! Già, lui è uno specialista quando si parla di decisioni prese senza il mio parere!!”

Spike la guardò preoccupato, ma non era il momento di lasciarsi prendere dal panico.

Però doveva portarla via da lì... adesso era nella fase delle recriminazioni... presto sarebbe entrata in quella lacrimosa... e poi sarebbe crollata... Una cacciatrice fuori controllo poteva cacciarsi in grosi guai, ed essere una facile preda....

Va bene Buffy, come vuoi... Che ne dici se andiamo a berci un pò di whisky in un posto un pò meno incasinato... sii ragionevole...”

L’avesse mai detto.

Lei tremò di rabbia. Tormenta di vento. incontrollabile.

Ragionevole!!! Oh, certo!! Maledizione Angel, io non voglio essere ragionevole, alla mia età non si è ragionevoli. Io voglio stare insieme a te, e non vedo perché dobbiamo farci tutti questi problemi... Tu mi hai mollata e basta! Tanti saluti e via, poi ti presenti al funerale di mia madre, sei così... così.... e poi sparisci di nuovo!! Non puoi...”

Spike la guardò esasperato.. perfetto adesso era pure convinta che lui fosse Angel... ma quanto gliene avevano lasciato bere?!

Puntandogli un dito contro gli si avvicinò molto. Pericolosamente. Gatta sinuosa. Troppo vicina.

Sai qual è la cosa che mi fa impazzire?! E’ che sono ancora innamorata di te, maledizione!! Maledizione... nel nostro caso è davvero azzeccata come esclamazione...!”

Rise sguaiatamente. Non era da lei. Diversa da se stessa quella notte. Amara. Sferzante.

Doveva zittirla.

Non aveva nessuna intenzione di sorbirsi una lunga, spassionata scenata o forse un dichiarazione per Angel...

-In vino veritas- ma sinceramente lui non era ponto a sentirsi sbattere in faccia che lei amava ancora quel gran bastardo del sire di Drusilla...

La prese delicatamente per le spalle.

Contatto elettrico per entrambi. Scarica inaspettata.

Adesso smettila cacciatrice!! Non sono Angel...”

Buffy lo baciò con trasporto, facendogli scivolare le braccia attorno al collo, infilandogli le dita fra i capelli.

Per un istante Spike pensò di respingerla. Ma non si può feramre il vento.

Fu solo un istante di follia.

Quando la lingua di Buffy sfiorò le sue labbra, disegnandone il contorno e massaggiandole in piccoli cerchi concentrici, mandò al diavolo tutto e rispose con foga alla ragazza. Argento vivo fra le braccia.

Si divorarono ,letteralmente, in un avvinghiarsi di labbra, lingue, quasi morendosi, per alcuni interminabili minuti.

Si divorarono, consumando il tempo.

Poi lei gli sussurrò quelle parole a fior di labbra, seppure senza smettere di baciarlo. A fior di labbra. Solo un sussurro. Solo un respiro.“Ti amo Angel... ci ho provato a non amarti... ma non ci riesco...”

La voce era vagamente impastata, ma chiarissima.

Lui sbarrò gli occhi, fissando quelli chiari e lontani di lei. Verde mare. Uragano in cui perdersi. E lui era già al largo. Non poteva tornare indietro. Solo verde mare.

Non stava baciando lui... non era lì con lui... o per lui...

Non stava baciando lui. Urlo di tenebre.

Si staccò con violenza da lei. Fuoco di rabbia nelle vene. Gelosia. Ma lei stessa era fuoco ,inarrestabile, e l'avrebbe bruciato, consumato, divorato.

IO. NON. SONO. ANGEL!! Smettila di comportarti come se lo fossi. Sei ubriaca, ti riporto a casa!”

Ma lei pestò i piedi, nel gesto impaziente di una bambina contrariata. Occhi lontani. Fuoco verde.

Ma tu sei freddo... e sei un vampiro... ma sei buono... e sei innamorato di me... come Angel...” socchiuse gli occhi guardandolo meglio.... “Non sei Angel?”

Spike avrebbe voluto voglia di prenderla a schiaffi. Farle male... aprirle il petto per strapparle quel nome doloroso, bruciante, dal cuore.

Sapeva che quel ragionamento infantile dietro cui si nascondeva era dovuto semplicemente alla sbornia....

Appunto mentale, mai capitare a tiro di una cacciatrice ubriaca...

Quella notte.... Buffy avrebbe potuto strappargli il cuore, defintivamente... fargli male, più di sempre... dolore ancora più profondo che amarla

Sono Spike, Buffy. E tu sei brilla! Andiamo.”

Controllo imposto.

Il suo fuoco ancora sulle labbra.

Spike...?”

Adrenalina. Follia e fuoco nelle vene. Al posto di sangue che non circola più.

Per un attimo sembrò quasi che non si ricordasse di lui.

Ma poi sorrise e gli si avvicinò con l’aria sinuosa di una gatta.

Oh, Spike certo.... Bè, in fondo è meglio così.”

Sorrise maliziosa. Artigli nascosti.

E lui lo sapeva

Angel mi ha piantata in tronco!! E io sono ancora molto arrabbiata con lui... ma stasera mi voglio divertire... e credo che la cosa lo farà morire di gelosia... ma in fondo se lo merita.... no?! Lui ha avuto centinaia di donne... non si aspetterà mica che passi la mia vita in castità nel suo ricordo.... Fa differenza per te se non provo assolutamente niente nei tuoi riguardi..?”

Spike era assolutamente spiazzato.

Buffy. dolce veleno. Droga di miele. Ebbrezza senza vino.

Poteva sentire i suoi artigli affilati entrargli nel cuore, ed affondare senza pietà.

Una parte di lui gli urlava di andarsene di corsa da lì...

Ma non si mosse.

E in attimo lei lo baciava di nuovo con passione travolgente.

Droga. Nettare. Veleno.

E il suo corpo caldo e palpitate era così vicino, così premuto contro il suo....

E quelle braccia così dolci lo avvinghiavano in un abbraccio irresistibile...

Occhi verdi, Circe. occhi stregati. Mari senza pace.

Gettò al diavolo tutte le remore... ubriaca o meno era lì con lui... e non gli importava che pensasse a un altro... era con lui. Baciava lui.

Come arrivarono fino alla sua cripta restò sempre un mistero anche per Spike. Ricordava solo lei. Fuoco fra le braccia. Le sue labbra sulle labbra, respiro di lava che bruciava la sua pelle fredda.

Ma si ritrovò lì, con lei ,calda e palpitante, fra le sue braccia.

Lei... lei... fremente di eccitazione, morbida, calda, sensuale... terribilmente ubriaca gli ricordò una parte molto remota del suo cervello, ma il vampiro scacciò l’idea in un istante.

Si strapparono i vestiti di dosso, affamati di pelle.

I loro corpi erano uno solo.

E i suoi capelli, così profumati, così setosi... aveva i suoi capelli dappertutto e il loro profumo lo stordiva violentemente.

Cap.II Solitudine



La testa le scoppiava.

Come se un intero reggimento di cavalleria le avesse attraversato il cervello.

Appoggiò il capo sulle mani, sostenendosi coi gomiti sul tavolino del bar, premendo forte gli occhi chiusi sulle palme raccolte a pugno.

Impulsi dolorosi sottilissimi, rapidi, le attraversavano i nervi partendo dagli occhi e irradiandosi in tutta la testa.

Il movimento brusco e l’improvvisa riapertura degli occhi a cui la costrinsero l’arrivo della cameriera con l’ordinazione, le provocarono una fitta tremenda e lanciante. Lampi di dolore.

Si reinfilò gli occhiali da sole.

La luce le feriva gli iridi violentemente anche attraverso le lenti scure, saettando come schegge appuntite che le si conficcavano nelle tempie pulsanti.

Ogni rumore le rimbombava sinistro e insopportabile in testa.

Fissò la superficie scura e fumante del caffè che aveva davanti.

Il terzo da quando era lì seduta.

Non sapeva di preciso quanto tempo fosse passato, ma era arrivata poco dopo l’alba.

Si sentiva uno straccio, e il dopo-sbornia era la nota più felice della sua situazione.

Non poteva ancora credere di avere fatto una cosa del genere.

Per quanto fosse ubriaca... o disperata...

Quando si era svegliata nella cripta di Spike, aveva creduto fosse solo un incubo.

Ma era tutto orribilmente vero. Schiaffo di realtà-

I vestiti sparsi per terra, il letto disfatto, il vampiro che dormiva poco distante da lei....

E i ricordi nebbiosi e confusi di quello che era successo... poco più che flesch nella sua mente.

Si era rivestita in tutta fretta ed era scappata come un ladra, prima che lui si svegliasse.

Scappare. Inseguire l'alba per cancellare le ragnatele di notte che le erano rimaste addosso, incollate. Seconda pelle. Rifugiarsi in un bar fuori portata dalla zona frequentata dai suoi amici. Calderone di dubbi, Buffy. Oceano di incertezze.

Il liquido amaro e bollente le ustionò la bocca, ma lei neppure se ne accorse.

Ingoiò il caffè ricacciando indietro anche alcune inutili lacrime. Piangere non poteva cambiare le cose.

Era andata a letto con Spike.

Solo il pensarlo la faceva rabbrividire.

Il suo stomaco si rivoltò quando l’odore di uova fritte e bacon che l’uomo seduto al tavolo accanto al suo aveva preso le solleticò le narici.

Le veniva da vomitare ogni tre minuti e doveva controllarsi notevolmente per arginare i conati che la afferravano.

Si passò una mano fra i capelli, scostandoli dal volto e spostò lo sguardo fuori, oltre la vetrina.

Bene Buffy, adesso il fondo l’hai davvero toccato... non ti resta che cominciare a scavare...”

Rise sommessamente di se stessa, sfidando il pianto che a ondate cercava di sopraffarla. Disperato sarcasmo.

Cercò di riprendere fiato, ma quel pensiero era sempre in agguato nella sua testa.

Sono andata a letto con Spike....

Giurò a se stessa che non avrebbe mai più toccato altro che acqua e succo di frutta nella sua vita.

Scosse la testa, non si ricordava neppure cosa era successo...

Solo immagini sfuocate e confuse.

La sua ricostruzione della serata si fermava al quarto o al quinto bicchiere di whisky... poi... poi... il buio... Come il vuoto che aveva dentro: solo buio.

Si sentiva sola, arrabbiata... a un certo punto aveva creduto che ci fosse Angel a discutere con lei al Bronze e l’aveva baciato... ma quello non era Angel... e quando se n’era accorta era troppo tardi... e fermarsi non le sembrava più così importante....

Lasciò i soldi sul tavolo ed uscì alla spicciolata dal locale.

Scappare di nuovo. Senza poter fuggire da se stessa.

Quando infilò le chiavi nella toppa della porta un groppo alla gola la costrinse a fermarsi.

Non ci sarebbe stato nessuno in casa ad aspettarla... nessuno a chiederle dove fosse stata tutta la notte... nessuno si sarebbe preoccupato per lei... nessuno le avrebbe fatto trovare la colazione pronta e le avrebbe ricordato che era in ritardo o che doveva accompagnare Dawn a scuola...

Nessuno... perché sua madre era morta... e lei era rimasta sola...

Solitudine. Vuoto. Buio. Smarrita Buffy.

Estrasse con un gesto contratto della mano le chiavi.

Guardò l’orologio nervosamente.

Dawn doveva già essere a scuola.

Fece lentamente il giro della casa e si arrampicò fino alla finestra della sua camera, evitando così di passare davanti alla cucina o alla porta della camera di sua madre e di doversi impedire di voltare lo sguardo sperando inconsciamente di trovarla lì che sorrideva.

Si diresse di filato in bagno ed aprì l’acqua della doccia. Lavare via tutto. Dimenticanza. Purificazione. Rinascita. Solo acqua sulla pelle.

Si spogliò lentamente, abbandonando i vestiti nella cesta delle cose da lavare.

Rabbrividì, mentre il vapore la avvolgeva, coprendole la pelle di piccole goccioline trasparenti. Abito fresco di rugiada. Primavera dimenticata.

Brividi interminabili le percorsero tutti i nervi, raggiungendole le terminazioni del cervello e trasmettendosi lentamente lungo il filo della schiena.

Si appoggiò entrambe le mani sul collo, massaggiandosi poi lentamente le spalle e i muscoli indolenziti.

Si infilò nella doccia e sentì con sollievo l’acqua che le scorreva sulla pelle.

Espose il viso al getto che la investì quasi violentemente.

Si scostò i capelli gocciolanti dalla fronte e restò così, immobile sotto l’acqua, come se potesse lavare via anche tutto quello che era successo quella notte. Tempo senza tempo. Tempo cristallizzato.

La pelle di tutto il corpo era arrossata, quasi scottata dall’acqua bollente, ma Buffy non si mosse di un millimetro, né modificò la temperatura.

Lasciò che insieme all’acqua che le scivolava addosso slittassero via anche i pensieri.

Annullò tutto a parte il rumore delle gocce che si abbattevano sulle mattonelle e su di lei, un rumore più secco e martellante il primo, più morbido e ovattato il secondo.

I minuti scorrevano insieme all’acqua, quasi come se anche il tempo potesse scivolarle addosso senza coinvolgerla nel suo flusso. Niente ricordi. Solo acqua. Vapore di dimenticanza.

Era passata più di un’ora quando spense il getto.

Il bagno si era trasformato in una specie di sauna.

Il vapore aleggiava dappertutto, posandosi su tutti gli oggetti, aderendo ai muri, e si addensava in nuvole spesse nell’aria.

Lo specchio era completamente appannato.

Buffy restò immobile osservando il suo riflesso sformato, confuso, con i contorni sfrangiati.

Non si distinguevano il viso o i lineamenti, era poco più di un’ombra tremolante.

Buffy pensò che in quel momento le pareva di assomigliare di più a quel riflesso indistinto che a uno vero.

Si sentiva solo un’accozzaglia confusa di sentimenti e di pensieri. Riflesso indistino e scomposto di se stessa.

Allungò molto lentamente un braccio e con il dito ripulì una strisciolina dello specchio dalla patina luccicante di condensa.

Il vetro era liscio e freddo.

Freddo. Come la pelle di Spike.

Si sorprese a guardare degli occhi chiari visibili solo in parte.

Occhi di mare. Spuma di tempesta.

Sembravano riempire tutto lo spazio dello specchio, ed adesso erano l’unica cosa ben delineata di quel volto che la riguardava.

Si rese conto che una lenta processione di lacrime scendeva lungo le guance fino a lambire le labbra soffici e appena socchiuse.

Non si era neppure accorta di stare piangendo.

Si lasciò scivolare a terra, appoggiando la schiena alle mattonelle umide e fredde.

Il contatto con la superficie gelida ,ancor più fredda a causa del contrasto con l’ambiente saturo e caldissimo, le fece venire la pelle d’oca, e i peli chiari sulla sua pelle si rizzarono con una sensazione spiacevole.

Si avvolse le ginocchia con le braccia e appoggiò una guancia su di esse.

Si dondolava leggermente.

Restò così, con i capelli bagnati che le gocciolavano lungo la schiena e sul petto.

Cominciava ad avere freddo, ma non importava.

Si sentiva del tutto svuotata.

Ma quella sensazione di essere sporca non era passata.

Quella sensazione di essere sbagliata. Vuota. Sola.

Si passò la lingua sulle labbra, assaporando le lacrime salate.

Piangere era del tutto inutile... Solo altro dolore. Disperata ribellione di quel corpo che non poteva contenere tutta la sua sofferenza.

Ma non era un pianto vero e proprio erano solo lacrime.. lacrime.

In fondo era andata a letto con Parker senza amarlo...

Amore. Odio. Dolore. Restava solo rabbia. E lacrime.

Poteva raccontarsi quello che voleva... ma si sentiva così in colpa...

Come se avesse tradito se stessa... e quello che era...

E quel pensiero come una spina nel cuore.

Sono andata a letto con Spike.


Evitò con cura sua sorella e tutti i suoi amici.

Solitudine di ghiaccio. Rifugio opprimente.

Evitò con ancor maggior cura il cimitero “di” Spike.

Si diresse un pò fuori città verso un cimitero poco frequentato, almeno da essere umani...

Fece fori con molto impegno tutti i vampiri che incontrò.

Sembrava che fosse tutto apposto.

Il suo corpo combatteva senza bisogno che il cervello gli mandasse degli ordini.

Colpiva, schivava, saltava, pugnalava, impalettava.

Perfetta macchina per uccidere.

Ma lei non era lì.

Lei sentiva solo quella spina nel cuore.

Quel pensiero come una litania nella testa.

La concretezza di quello che era successo che le rodeva lentamente l’anima.

Perché? Perché stava così male?

Come se... come se avesse tradito qualcuno...

Ma lei era perfettamente, assolutamente libera.

Tre ragazzi e tutti e tre l’avevano piantata in asso.

E poi Spike. Sensazioni fuori controllo. Spike. Cielo azzurro dentro la sua mente.

Non era così terribile in fondo quello che successo.

C’era di peggio.

Una voce consolante dentro di lei cercava di rincuorarla, inutile..

Era ubriaca ed ,per caso, per puro caso, era finita nel letto di uno dei suoi più mortali nemici...

O almeno quello che era rimasto del suo mortale nemico.

Ormai non più mortale e ben poco nemico, a pensarci bene.

Sesso.

Era stato solo sesso, di cui per altro non si ricordava neppure.

Capita, a volte.

Si è molto giù di morale e ci si butta via... quasi un altro modo di ubriacarsi... ubriacarsi di lui...

Solo sesso. Paura di quello che sentiva. Di quello che aveva cercato in lui.

La spada le lacerò la giacca.

Arrivando quasi alla carne, sfiorando appena la pelle.

Un graffio sottile da cui uscì una sottile goccia di sangue, seguita subito da alcune altre.

Buffy trasalì.

Si voltò di scatto a fronteggiare il suo assalitore.

Si trovò circondata da un gruppo di uomini.

I cavalieri di Bisanzio.

L’avevano accerchiata.

Ne contò cinque, ma nell’ombra se ne celavano ancora. Profili di oscurità.

Era disarmata, a parte il paletto.

Non era mai stato un problema per lei, ma quella sera era diverso.

Rapido assalto. Combattimento serrato.

Sanguinava copiosamente da un braccio, la manica che le pendeva lacerata dalla spalla era imbevuta del suo sangue.

Era ferita anche a una tempia.

I cavalieri sembravano particolarmente agguerriti quella sera, o forse era lei a non essere al suo meglio...

E non poteva accanirsi contro degli esseri umani.

Tratteneva la rabbia a stento, ma sapeva di doverselo imporre. Istinto furioso sotto la superficie.

Doveva controllare il suo corpo il suo istinto.

Quel bisogno di colpire e di uccidere. Sangue. Lotta. Adrenalina.

Per dimenticare se stessa.

Per dissetare una sete di morte che era nella sua natura.

Per mettere a tacere i pensieri, le paure, le emozioni.

Perché nel momento della caccia niente più esisteva.

Solo la sensazione di appagamento infinito che la pervadeva.

La tensione si annullava, l’ansia dell’attesa si scioglieva.

E lei sapeva, sentiva, di stare facendo quello per cui era nata. se stessa. Finalmente.

Ma non si poteva lasciar andare adesso, nonostante quel disperato bisogno.

Perché ti ostini a proteggere la chiave?”

Uno dei cavalieri la colpì con lo scudo al petto, facendola cadere all’indietro. Aria che sfugge. Dolore sordo.

Noi non vogliamo te. Dacci la chiave e noi ce ne andremo. Deve essere distrutta, non capisci?! Se la bestia immonda dovesse trovarla, per il mondo che conosciamo sarebbe la fine.”

Buffy si ritrovò a terra, le mani affondate nell’erba umida.

Maledizione!

Nessuno che si preoccupasse mai di lei.

Il mondo è in pericolo!!

Lei era in pericolo tutte le sacrosante notti ma nessuno si preoccupava per lei.

Nessuno si preoccupava del fatto che il mondo che Lei come lei lo conosceva era finito. Finito per sempre. Andando in pezzi. Vetro che si infrange. Frantumi di dolore.

E si era ritrovata in una dimensione ostile e aliena!

Ma nessuno che si preoccupasse di lei... lei che era forte... lei che poteva farcela da sola...

Si rialzò e colpì con rabbia l’uomo davanti a lei. Rabbia per tutta una vita. Rabbia covata troppo a lungo.

Con una gomitata gli ruppe di netto il setto nasale. Ossa in frantumi. Respiro mozzato.

Si ritrasse di scatto, guardando inorridita il volto deformato dell’uomo che le era caduto in ginocchio dinanzi.

I suoi occhi erano pieni d’orrore.

Sentì un applauso scrosciante alle sue spalle.

Si girò ancora sconvolta.

E la vide.

Bella, e come poteva non esserlo... Bella. Come l'oblio che la morte concede. Bella.

Vestita di rosso fuoco, le lunghissime gambe appena coperte da una mini da urlo, tacchi così alti da essere impossibile camminarci per una comune mortale...

Ondeggiava appena la testa, al ritmo dell’applauso, e sorrideva.

Nonostante la bellezza c’era qualcosa di volgare in lei, qualcosa di sgradevole. Di stonato. Nota imperfetta.

Forse il rossetto troppo pesante, o il trucco, o quell’ostentazione del suo corpo perfetto.

Scosse i riccioli biondi che le ricadevano in un perfetti trucioli fino a sfiorarle le spalle.

Glory!”

Fu più un pensiero che un’affermazione.

Brava la mia cacciatrice, brava! Molto cruento, un bello spettacolino. Se solo non fossi così noiosa forse potrei anche farti l’onore di ammetterti fra i miei servi.”

Buffy si mise sulla difensiva.

Che fai qui, -divintià che ha perso la chiave di casa-???”

La sua voce era dura e imperturbabile, mentre si rendeva conto che la dea aveva succhiato il cervello di tutti gli altri cavalieri di Bisanzio.

Si era distratta ancora una volta, una volta di troppo.

Il sangue, la rabbia... e non si era accorta di Glory. Paura addosso. Vulnerabilità.

Un passo aggraziato verso di lei.

Un impercettibile passo indietro della cacciatrice.

Le due donne si studiavano a vicenda, silenziose, micidiali.

E’ strano come la bellezza possa celare una forza distruttiva e devastante.

Lo chiamate umorismo, vero? Non ti salverà questa vota Buffy. Sai, sono stanca di restare in questo sudicio mondo... e voglio la mia chiave.” Sorrise con disarmante leggerezza “Se mi dirai subito dov’è, ti farò morire in fretta.”

Quanto sei buona!! Fammi pensare... no, credo che non ti dirò dov’è la... cos’è che cerchi?”

Anche Buffy sorrise.

E Glory si infuriò, andò in escandescenza. Folle Glory.

Con falcate troppo lunghe e marziali per la sua strettissima gonna e per i suoi altissimi tacchi si avventò sulla cacciatrice.

Buffy colpì la sua nemica.

Un calcio al torace dato con tutta la sua forza.

Glory non si scompose neppure. Roccia in scalfibile. Nero diamante.

Sollevò la cacciatrice da terra e la scagliò lontano da sé contro un albero.

Buffy sbatté sul tronco come una bambola di pezza.

L’aria le uscì dai polmoni di colpo, provocandole un dolore acuto allo sterno.

Insieme all’ossigeno espirò anche sangue. Salato. Acre. Allappante.

Dolore che la mandò in pezzi.

Cadde a terra pesantemente.

Si rialzò sulle ginocchia, sputando il suo sangue sull’erba. Sangue e rugiada. Erba rossa.

Adesso vedeva tutto molto annebbiato.

Perché non la facciamo finita?” La voce di Glory era gentile e allegra, come se l’accesso di nervi le fosse passato “Perdere tempo a spezzare tutte le ossa del tuo inutile corpo, frantumandole una per una sotto le mie dita, non mi diverte molto. E poi lo scricchiolio che producono è così snervante! Da brava dimmi dov’è la mia chiave...”

Sei solo una matta furiosa.”

Glory strillò come una gallina a cui avessero tirato il collo.

Il suo tono acuto e tagliente feriva le orecchie.

IO. VOGLIO.LA.MIA.CHIAVE. E la troverò, che tu mi aiuti o no, ma se non mi dici quello che voglio, moriranno molte persone che ti stanno a cuore, dolorosamente.”

Il suo sorriso cordiale aveva connotazioni diaboliche. Bella da far paura. Terribile.

Buffy cercò di nuovo di colpirla.

Era come attaccare una montagna salda nelle sue fondamenta, nulla la scuoteva.

Nulla.

Buffy colpì ancora e ancora, ma Glory la scacciò infastidita come da una mosca.

Con un’aria indispettita la divinità afferrò la ragazza per un braccio e glielo torse dietro la schiena.

Lentamente torse anche il polso, facendogli fare un giro di centottanta gradi.

Buffy sentì la spalla scroccare.

Urlò, senza potersi contenere. Dolore. Lampi di oscurità.

Vedi fa male?! Perché vuoi che ti faccia male?”

Glory piegò di più il suo braccio.

Cominciava a scenderle un velo nero davanti agli occhi.

Poi sentì che la presa cessava, e le ondate pulsanti di dolore si facevano meno intense.

Glory si ritrovò inspiegabilmente a gambe all’aria.

Il suo bel vestito di seta si era sporcato di erba e lo spacco si era strappato.

Un tacco le si era incastrato nella terra soffice.

Buffy si sentì sollevare da terra e potare via, mentre la spalla pulsava di un dolore sordo e costante.

Quando la bionda in rosso si fu rialzata, assolutamente indignata per il trattamento ricevuto, il suo misterioso assalitore era scomparso.

Inghiottito dalla notte come se ne facesse parte, e si era portato via anche la sua cacciatrice.

Rapido, silenzioso, mortale... Glory pestò a terra i piedi indispettita, urlante, come si era permesso di fermarla?!


Cap.III Sei tornato da me?


Lentamente Buffy ritornò a un livello di coscienza normale.

E la prima cosa di cui si rese conto fu il dolore.

Che le attraversava tutto il corpo come un coltello affilato.

Che si irradiava da più punti in ondate regolari e soffocanti. Senza respiro. Aria bruciante.

Mosse prudentemente la testa.

E aprì con circospezione gli occhi.

Ben tornata Buff.”

La voce che la accolse le mise i brividi.

Molto più di qualsiasi minaccia che Glory avrebbe potuto farle.

Mosse piano una mano, esplorando la superficie su cui era adagiata.

Il suo letto.

Riprese a respirare lentamente, visto le fitte di dolore che la cosa le provocava.

Mentre i suoi occhi si abituavano all’oscurità lo cercò nel buio della stanza.

Era seduto ai piedi del suo letto, un po’ discostato, le gambe accavallate, e il lungo cappotto che sfiorava i piedi della sedia.

Fece per parlare, ma si accorse di avere la bocca secca e impastata di sangue.

Deglutì alcune volte.

Angel....?”

Residuo di sogno, Angel. Ricordo proiettato in quella notte.

Ciao, tesoro.”

Perché la sua voce le metteva i brividi a quel modo?

Come ti senti?”

Io... starò bene. Grazie... di quello che hai fatto... Hai fermato tu Glory?”

Bionda, permanente eccessiva, trucco pesante, vestita di seta rossa, tropo alta per i tacchi che portava? Sì.”

Mmm..”

Non ti credevo tanto sciocca da affrontare una simile nemica da sola.”

Io... devo proteggere Dawn...”

Molto nobile. Non sei cambiata.”

Perché parli così?”

Hai fatto una sciocchezza che ha messo in pericolo la tua vita.”

Io... non pensavo di incontrare Glory questa notte...”

Non ho detto che si trattasse di questo...”

Solo un sussurro che Buffy non udì. voce tagliente, dura, sferzante. Eppure solo un sussurro.

Sforzandosi di sollevarsi verso di lui per osservarlo meglio fu costretta a ricadere con un gemito sul letto.

Hai detto qualcosa Angel?”

Niente di importante. Sono qui per impedirti di fare altre sciocchezze.”

Non credevo che saresti tornato per me...”

Lui sorrise, un sorriso freddo, mentre una luce glaciale gli accendeva i bellissimi occhi castani.

Ma il suo volto era nascosto dalle ombre.

Oh ,Buffy, non lo credevo neppure io. Ma adesso devi riposare.”

Si alzò piano e la raggiunse.

Si sedette sul bordo del letto, facendo attenzione a non muoverla.

Le scostò i capelli umidi e sporchi di sangue dalla fronte.

La spalla è slogata. Credo che tu abbia una costola rotta, ma si rimetterà a posto in breve, le tue capacità rigenerative sono eccezionali.”

Le dita fresche e il tocco leggero di Angel sulla fronte le sembravano fatati, lentamente le parve che la testa le facesse meno male, che le tempie battessero meno dolorosamente.

Chiuse gli occhi. Tregua. Sogno.

Non voglio andare in ospedale... Giles e gli altri si preoccuperebbero troppo... ma dobbiamo ridurre la slogatura della spalla...”

Lui annuì.

Come vuoi.”

La sollevò delicatamente dal letto.

Buffy si aggrappò con forza a lui, serrando le labbra per non urlare.

Aggrapparsi a lui. Come un tempo. Brividi lungo la schiena. Fuoco ed esplosivo. Troppo vicini.

Con un movimento secco Angel ridusse la slogatura, rimettendo a posto la spalla.

Il rumore sordo prodotto dall’articolazione risuonò sinistro nella stanza immersa nella penombra.

Lei gli affondò le unghie nella schiena, reclinando la testa all’indietro e inarcandosi leggermente, ma non emise un suono, solo un gemito soffocato. Loro due. Sempre dolore.

Poi si lasciò andare distrutta fra le sue braccia.

Una lacrima solitaria le aveva rigato il viso. Sangue di luna.

Lui la adagiò con garbo sui cuscini.

Dormi adesso.”

Si chinò a baciarla sulla fronte.

Si sollevò leggermente, guardandola negli occhi per un istante e sorrise.

Le sfiorò le labbra gentilmente, piano, appena una carezza.

Poi cominciò a baciarla dolcemente, con infinita lentezza.

Buffy socchiuse le palpebre, persa in quella dolcezza quasi dolorosa, un dolore ben più profondo di quello che le pervadeva il fisico.

Il bacio si fece più intenso, profondo, quasi violento.

Buffy sussultò leggermente al contatto della lingua di Angel con le sue labbra.

Immediatamente si rilassò, abbandonandosi alla sua dolce invasione.

All’improvviso lui si ritrasse. Smarrimento. Ancora solitudine.

Lasciandola sbalordita e delusa allo stesso tempo.

Quella separazione non le fu gradita.

Lui la lasciò sola, dicendole di riposare. Eterno addio. Separazione lacerante, ogni volta.

Uscì dalla stanza come un’ombra, senza fare il minimo rumore.

Lei rimase sola, nel silenzio pesante della stanza.

La camera era così vuota che Buffy si ritrovò a chiedersi se lui non fosse stato solo un sogno... o un’allucinazione.

Gustò il sapore di quel bacio.

Metallico, vagamente salato... sapeva del suo sangue.


Stanchezza, troppa per pensare.

Troppa per reagire.

Troppa per farsi domande.

Dormire e annullare il dolore in tutto il corpo, il dolore che attraverso le terminazioni nervose vibranti, scoppiava nella testa e batteva dietro le palpebre.

Dimenticare i problemi, dimenticare Glory... adesso c’era Angel... e tutto sarebbe andato meglio...

Adesso c’era Angel.

Angel nel suo petto. Angel, incantesimo d'amore.

Buffy si lasciò finalmente andare, smettendo di combattere il sonno che la avvolgeva in bende pesanti e vischiose.

Cadde profondamente addormentata, scivolando in un abisso buio e profondo, senza sogni.

Il vampiro si scostò dalla porta chiusa della sua camera.

Adesso dormiva.

Aveva sentito il respiro farsi sempre più regolare e leggero, il battito cardiaco diminuire, rallentare, stabilizzarsi, poteva perfino sentire che il dolore aveva lentamente abbandonato il suo corpo che si concedeva al sonno.

Sorrise appena, mentre le luci della strada illuminavano a tratti il suo volto e cominciò a camminare silenziosamente nel corridoio.

Si fermò davanti alla camera di Dawn.

Ascoltò.

Anche la piccola di casa dormiva.

Un sonno agitato, si rivoltava nel letto di continuo.

Socchiuse piano la porta.

La finestra era aperta e la luce che proveniva da un lampione lì di fronte illuminò in pieno il suo viso.

Fattezze perfette, angeliche.

Sguardo di ghiaccio, acceso da un fuoco profondo e sinistro che gli guizzava a tratti negli occhi lambendo la superficie castana con le sue fiamme e lasciando intravedere per un attimo ,solo per un attimo, la bruciante crudeltà che era assopita in lui.

Sguardo che ti taglia in due, che ti consuma, impossibile sostenerlo.

Sorriso freddo, tagliente, appena accennato, che sembra prendersi gioco del mondo intero.

I suoi occhi si posarono su Dawn, non badò all’ambiente, ai rumori della strada.

I suoi sensi affinati coglievano ogni minimo movimento, ogni respiro.

La ragazza si voltò di nuovo, poi si accoccolò mentre il suo viso si rasserenava.

Probabilmente non sognava più.

Così addormentata sembrava una bambola di porcellana.

Il visetto ovale con le guance rosse, le lunghe ciglia marroni che ombreggiavano gli occhi dolcemente chiusi, i capelli morbidamente sparsi attorno a lei sul cuscino.

Angel sorrise richiudendo la porta.

Le donne di casa Summers erano davvero belle quando dormivano, così dolci., indifese, abbandonate.

Il vampiro scese le scale senza fare il minimo rumore e si avviò alla porta.

Buffy e sua sorella non correvano nessun pericolo per quella notte e lui deveva ancora fare delle cose.

Le strade si Sunnydale erano vuote, le une uguali alle altre.

Angel le ricordava bene, quante volte le aveva percorse, quante volte cercando lei.

Percorrendole non aveva quasi bisogno di orientarsi, di badare a dove andava.

Quella cittadina non cambiava mai.

Quel posto mistico di cui il mondo sembra non accorgersi.

Gli uomini fingono di non vedere quello che scuote il loro precario intelletto, e così finiscono per non vederlo davvero.

Il mondo è molto di più di quello che loro pensano, di quello che loro credono, di quello che loro vogliono.

Un intrico di trame sottili, sensazioni, attimi, percezioni.

Il tempo non è quello che loro vivono.

Il tempo si può dilatare o restringere, può rallentare o accelerare il suo cammino.

E i confini non esistono.

Fra il “loro” mondo e la dimensione demoniaca, nessuna linea di demarcazione, nessun netto distacco.

Solo realtà che convivono e si contaminano a vicenda, piani diversi dell’esistenza.

Niente è quello che sembra, questa è la prima regola, la prima lezione.

Ma nessun umano la imparerà mai...

Angel sorrise.

Né Buffy né i suoi amici, lo impareranno mai...

Il vampiro alzò lo sguardo, interrompendo il filo dei suoi pensieri: era arrivato a destinazione.


Davanti a lui si ergeva un palazzo raffinato, fortemente illuminato.

Lo sguardo del vampiro si rivolse verso l’alto, verso l’ultimo piano.

Sapeva che la donna era là.

E sapeva che non era solo una donna.

Ma non era neppure una divinità, e lui sapeva anche questo.

Divinità... bel concetto da rifilare agli uomini.

Facile, veloce, risolutivo.

Qualcosa che non puoi capire, non puoi combattere, non puoi prevedere: e nasce l’idea di dio...

Scosse piano la testa, disgustato.

Angel tornò a fissare la sua sensibile attenzione verso le altissime finestre, mentre le riflessioni sul concetto di divinità gli scivolavano via dalla mente, perché fosse completamente libero di concentrare la sua attenzione su quello che aveva davanti.

Adesso era lei il suo problema.

Almeno quello più imminente.

Una volta sistemata lei, avrebbe potuto pensare al resto.

Ma era un dato di fatto, prima doveva liberarsi di Glory.

Non poteva permettere che quella pazza isterica distruggesse il mondo.

Non se non era LUI a deciderlo.

E non aveva intenzione di permettere che uccidesse Buffy, tanto meno Dawn.

Si concesse una rapida digressione sulla sorellina della cacciatrice.

La chiave... gran bella sorpresa... forse la sua reale identità sarebbe potuta essergli utile, in futuro.

Glory era nel suo territorio, e non avrebbe ottenuto quello che voleva.

Questo era un dato di fatto.

Lui non perdeva.

Un movimento veloce dietro le tende, un’ombra che si proiettò rapida contro la luce che proveniva da quelle stanze.

Glory.

La bestia immonda.

Sorrise leggermente: nomignolo grazioso, non c’è che dire.

Osservare, spiare, studiare, sorvegliare il tuo nemico.

Nell’ombra, nel silenzio, fino a entrare nella sua testa, fino a pensare come lui, fino a capire la sua logica, fino a prevedere le sue azioni, i suoi pensieri, le sue mosse, fino a sapere quello che farà ancora prima di lui, fino a sentire le sue idee.

Diventare il tuo nemico, spiare la sua vita, ascoltare la sua voce, strisciare nella sua ombra, braccarlo, ancor prima che lui sappia chi sei.

Questa era la seconda regola.

Buffy e i suoi amici non capivano, non si immedesimavano nei loro nemici.

E per questo sconfiggerli sarebbe stato sempre più difficile per loro.

Impossibile in questo caso.

Glory... Glory...”

Ripeté quel nome, tenendolo in bocca quasi fosse una caramella, memorizzandone il suono.

Glory... cosa vuoi?”

Sorrise.

Sapeva cosa voleva la donna, e sapeva come stava cercando di ottenerlo.

Provò quasi pena per lei, tutto quel potere... ma era così ingenua!

Non avrebbe ottenuto mai nulla da Buffy affrontandola direttamente.


L’abito rosso le accarezzava la pelle, la seta la coccolava dolcemente.

Il corpetto attillatissimo, sosteneva il seno perfetto e lo ostentava in una scollatura quadrata molto profonda.

Era una rivisitazione degli stilisti italiani dei bustini in voga nell’ottocento.

La gonna era di un rosso più scuro, lunga fino alle caviglie, con due lunghi spacchi sui lati che le scoprivano le lunghe gambe e parte delle cosce.

La donna davanti all’immenso specchio, scosse la testa e gettò dietro le spalle un paio di sandali dorati, colpendo e riducendo in pezzi un quadro e una collezione di vasi di porcellana risalenti ai primi del settecento inglese.

Infilò graziosamente un altro paio di sandali ,rossi questa volta, e contemplò soddisfatta il risalto.

Alle sue spalle stavano strisciando due patetiche creature, le cui carni butterate erano in parte coperte da sai monacali.

Vostra graziosità, vostra magnificenza, splendida gloria lucente....”

Una delle creaturine strascicava le parole piena di timore, prostrata a terra.

Angel sentiva chiaramente l’odore pungente della paura che invadeva quei miserabili esseri, che li avvolgeva completamente.

Adorabile...”

Con un gesto lei li zittì infastidita.

Continuava a contemplarsi nello specchio, sorridendo compiaciuta.

Avete trovato la mia cacciatrice e quel tipo che ha osato intralciarmi?!”

La sua voce era dolce, carezzevole, ma categorica e velata di mille terribili minacce.

Vede vostra Magnificenza, graziosa malvagità, bellissima, no, eccelsa, dea...”

Lei si voltò di scatto, scagliando loro contro tutto quello che riuscì a trovare su un tavolo stile Luigi accanto a lei.

Gli esseri si prostrarono ancora di più, toccando terra con le fronti disgustose.

So già, uff...” Si interruppe per poi riprendere, perché aveva cominciato con una nota troppo alta “So già quello che sono io!! Voglio sapere chi è quel nuovo amico della cacciatrice!!”

Urlava adesso, ed era percorsa da un tremito violento.

Loro non vogliono darmi la mia chiave!!!! Ma io ne ho bisogno!! IO VOGLIO LA MIA CHIAVE!”

Ecco ,vostra delizia, noi non abbiamo... non abbiamo trovato nessuno... quell’uomo ,se era un uomo, è come.... è come sparito..”

Parlando aveva rivolto gli occhi verso di lei, ma ora li aveva di nuovo fissi sui suoi piedi.

Lei urlò di stizza, rompendo con un pugno il tavolino accanto allo specchio.

Sparito??! Sparito???! Non può essere sparito!!! Piccoli esseri inutili! Miserabili fannulloni!!”

Prese a calci i due piccoli mostriciattoli accovacciati ai suoi piedi.

Poi parve calmarsi.

Sorrise, sorrise e cercò di modulare la voce melodiosamente.

Va bene... cercherò di perdonarvi...”

I suoi occhi erano fissi sulle due persone che altri piccoli esseri stavano introducendo nella stanza.

Il portiere dell’edificio e il proprietario.

Glory aveva la fronte imperlata di sudore, gli occhi accesi da una fiamma di follia, la mascella contratta nel trattenere uno spasmo di dolore alla testa.

Si avvicinò famelica ai due malcapitati, scostando a tentoni i suoi servi che le impedivano il cammino prostrati com’erano a baciarle i piedi.

Affondò le mani nella testa del primo uomo.

Le dita penetrarono la carne e le ossa del cranio come se fossero state di soffice gelatina, entrando a fondo con un movimento fluido.

Cacciò le dite sempre più all’interno, mentre la testa si deformava e perdeva consistenza.

Poi le estrasse lasciandosi cadere ai piedi l’uomo inebetito.

Si preparava a ripetere l’operazione quando una folata di vento improvvisa mosse leggermente una tenda.

Dietro il vetro balenò per un istante un volto avvolto dalle ombre.

Ma Glory non ci fece caso.

Angel si voltò, aveva visto abbastanza per quella notte.

Si concesse per un momento il panorama che si godeva da lassù.

Che Glory avesse dei gusti raffinati era innegabile. Ostentati, eccessivi, ma pur sempre raffinati.

Si allontanò, sprofondando nella notte che lo accoglieva amorevolmente.

Aveva avuto a che fare con molte donne pazze in vita sua.

Drusilla era folle per colpa sua, e ,a dirla tutta, neppure Darla era un esempio perfetto di sanità mentale.

Ma ,parola d’onore, non aveva mai incontrato una più fuori di testa di quella bionda ossigenata.

Sarebbe stata una battaglia interessante.



Cap.IV Sensi di colpa



Dawn decise che avrebbe fatto prima ad andare a scuola da sola.

Sua sorella non dava segni di vita neppure quella mattina.

La ragazzina cominciava ad essere arrabbiata.

Cos’era quell’atteggiamento che Buffy aveva messo su negli ultimi giorni??

Era diventata inavvicinabile, raminga, solitaria.

Rientrava solo a tarda notte o non rientrava per niente... sempre a caccia di vampiri... sempre taciturna e arrabbiata...

Scese in cucina tutta imbronciata, ma alla vista del tavolo imbandito le si fece strada un sorriso smagliante sul visetto.

In fondo non era poi così arrabbiata con Buffy... che carina sua sorella a prepararle la colazione...

C’erano brioche calde e pane tostato, e la spremuta, e il cappuccino...

Dawn mangiò di gusto: o Buffy si era iscritta a un corso di cucina, o quella colazione non l’aveva cucinata lei.

Però in casa non c’era nessun altro, quindi... bò, magari aveva comprato tutto fatto, prima di rientrare dalla caccia.

Dawn si infilò lo zainetto e corse di filato a scuola, era in ritardo: tanto per cambiare!!


Buffy si svegliò lentamente, riprendendo coscienza di sé più attraverso il dolore e l’indolenzimento dei suoi muscoli che attraverso i ricordi.

Si stiracchiò cautamente, saggiando l’entità dei danni che il suo corpo aveva subito nell’ultima battaglia.

Il sole che filtrava dalle tende la colpì in viso, accecandola per un istante.

Strinse gli occhi gonfi di sonno, poi se li stropicciò con le mani.

La luce era tiepida, piacevole sulla pelle. Carezza di vita.

Osservò le nocche della mano destra, gonfie e livide, a tratti scorticate.

Prendere a pugni Glory non era una passeggiata.

Provò a muoversi con poca convinzione.

Spinse le gambe oltre il bordo del letto e appoggiò i piedi a terra.

Si tirò a sedere, ignorando il dolore all’arcata costale, ingoiando le fitte da tutto l resto del corpo.

Stava per alzarsi in piedi quando vide la sedia in fondo al suo letto.

E in un lampo ricordò.

Piombò di nuovo a sedere.

Angel... Angel... non poteva essere stato un sogno.

Angel. Troppi battiti in petto per quel nome.

Era a Sunnydale, per lei.

Per salvarla... come al solito come sempre.

Dopo il funerale di sua madre, dopo la notte passata sotto quell’albero, aveva desiderato che se ne fosse andato per sempre.

Che fosse uscito dalla sua vita e si fosse portato via anche tutta la sofferenza che le aveva ,più o meno volontariamente, causato.

Aveva creduto di non volere più il suo conforto, il suo aiuto, il suo appoggio... i suoi baci.

Ma aveva solo mentito a se stessa, come al solito, come sempre da quando lui l’aveva lasciata.

Lui si portava via il suo cuore, ogni volta.

Dov’era adesso?

Se n’era già andato?

Ascoltò il silenzio della casa, e i rumori che venivano dall’esterno.

Non c’era nessuno.

Dawn doveva essere già uscita.

Si alzò, un passo incerto dopo l’atro.

Ed arrivò alla porta, la aprì, raggiunse le scale.

Sapeva che lui non era lì.

L’avrebbe sentito in caso contrario.

Come un richiamo dentro, come una voce nella testa, come... una spina nel cuore.

Inghiottì più volte.

Nella sua mente sfilarono chiare le immagini di qualche notte prima.

La sbornia, quella voglia di piangere senza fermarsi più... e Spike... occhi troppo azzurri nei suoi ricordi.

Inghiottì di nuovo.

Mentre ,di nuovo, quella sensazione di essere sbagliata, di essere sporca.

Non ricordava, ma sentiva quei baci, quelle mani sulla pelle. Paura... di quello che sentiva.

Angel...? Sei in casa?”

La sua voce tremante si perse nelle stanza vuote. Eco di silenzio.

La ragazza si aggrappò spasmodicamente alla ringhiera, le mancava l’aria.

La pelle tesa sulle nocche era sbiancata, ma lei continuava a stringere, fino a che il legno non si scalfì, quasi sgretolandosi fra le sue mani.

Lasciò la presa, e si sedette cautamente sui gradini.

I lividi e le ferite non le facevano più male.

Aveva nella testa solo Angel.

Non sarebbe più riuscita guardarlo negli occhi.

Cosa gli avrebbe detto?

Come avrebbe reagito?

Doveva dirglielo?

Nuovamente lacrime inutili le punsero gli occhi.

Mentre le ricacciava indietro, si alzò ed andò a chiudersi in bagno.

Si buttò di nuovo dotto la doccia.

Per togliersi di dosso Glory, per lavare via anche i pensieri.

Aveva ancora dei fili d’erba impigliati nei capelli.

Meccanicamente prese lo shampoo e cominciò a massaggiarsi il capo.

La schiuma le scendeva lungo la curva del collo e sulla fronte, inciampando nelle ciglia.

Dietro le palpebre chiuse i ricordi le invadevano la testa, lottando con le emozioni.

Quelle domande che aveva affogato nella caccia tornavano a squassarle il cuore, destinate a rimanere senza una risposta.

Come ho potuto farlo? Spike.... Spike..... Io... Come ho potuto? Come ho potuto fare una cosa del genere...... ad Angel?

Finalmente quel nome le esplose nella testa.

Era lui che aveva tradito andando con Spike.

Non se stessa, non quello che era lui.

E l’aveva saputo dall’inizio, solo.... solo aveva troppa paura di ammetterlo.

Perché ammetterlo avrebbe significato di amarlo ancora.

E lei non poteva permettersi una simile ammissione... una simile debolezza... non adesso... non di nuovo...

Angel... ho tradito Angel...

Esplose in una cascata di singhiozzi incontenibili, accasciandosi sotto il getto di acqua calda.

Lacrime. Amore. ricordi. E in mezzo ,stonato, Spike. Che affiorava dietro il muro di dolore dei suoi sentimenti. Spike, senza un perché nella sua testa. Spike. Emozioni soffocate. Senza nome.


Quando Willow arrivò a casa di Buffy, la trovò sprofondata nel divano, i capelli bagnati che ricadevano sulle spalle e macchiavano lo schienale.

La strega deglutì, Buffy aveva lo sguardo vuoto e sconvolto.

Era mal concia: un livido scuro e gonfio sullo zigomo, un segno sul collo come l’impronta rossa di una mano.

Buffy? Che è successo?”

Nulla... solo Glory.”

O mio Dio!! Stai bene? E Dawn?”

La rossa corse dall’amica, accovacciandosi ai suoi piedi, prendendole cautamente il volto fra le mani, come per controllare non ci fossero altri lividi.

Sto bene Will... ma mi stava massacrando... mi avrebbe uccisa...”

Willow le sfiorò il braccio sedendosi accanto a lei e vide il suo volto attraversato da una smorfia di dolore.

E’ solo molto ecco... invulnerabile?! Ma vedrai che lo troviamo un modo per sconfiggerla. E dai sorridi... non è mica una tragedia se ti ha messa k.o. per una volta...”

Willow cercò inutilmente di sdrammatizzare.

Non ero pronta... ero... mi avrebbe uccisa Will... ma non è importante adesso”

Will saltò leggermente sul divano.

Non è importante?! Ma stai bene?!”

Annuì, lentamente, sapendo di mentire.

Angel..”

Angel?”

Mi ha salvata.”

Angel è a Sunnydale?”

Non credevo sarebbe tornato dopo il funerale di mia madre.”

Tornato... tornato implica che fosse venuto per il funerale... ma io non l’ho visto...”

E’ ancora qui.”

Oh. Non mi avevi detto che ero venuto quando tua madre... bè immagino che non siano proprio fatti miei. Sei arrabbiata con lui?”

Buffy sorrise amara.

Arrabbiata? Non avrei saputo come passare la notte del funerale se non mi fosse stato accanto. E adesso sarei morta se ieri notte non fosse arrivato. Arrabbiata non è il termine giusto....”

Mmm, ok. Sei contenta che sia qui?”

Io... ecco... io...”

Non vuoi parlarne... se vuoi cambiano argomento..”

E’ solo che è difficile... come al solito.... quando lui è con me...”

Dawn irruppe dalla porta, con una ventata d’allegria.

Oh, eccovi lì a confabulare... voi due!!”

Volò su per le scale.

Poi ci ripensò e si affacciò dal pianerottolo.

Oh, la colazione di stamattina era eccezionale!!”

Buffy alzò appena gli occhi, reagiva lo stretto indispensabile perché non capissero che non era lì con loro...

Colazione?”

Quella che mi hai fatto stamattina!! Ma hai fatto un corso di cucina senza adirmelo?! O l’ha fatta Willow? Dì la verità... non l’avevi preparata tu vero???”

Il telefono squillò e la ragazzina si precipitò a rispondere.

Buffy sentì il cuore in gola.

Che batteva tanto forte da scoppiarle in petto.

E brividi freddi lungo la schiena.

Non si mosse, non un muscolo, non respirò neppure.

Aspettando solo che lui parlasse. Tempo infinito. Solo pochi secondi.

Non credo che Buffy abbia fatto un corso di cucina. In questo periodo è un pò presa...Te l’ho lasciata io la colazione...”

Angel sorrise.

Un sorriso mellifluo e obliquo.

Un sorriso da gatto.

E movimenti da gatto.

Silenzioso, così terribilmente silenzioso... più del silenzio stesso.

Willow sobbalzò, ricadendo sul cuscino e tenendosi una mano sul cuore che le batteva per lo spavento.

Angel! Oh, ma mi vuoi far morire?!!!”

Ciao Willow.”

Quella voce calma e profonda, carezzevole come un cioccolatino che si scioglie in bocca.

Buffy evitò accuratamente il suo sguardo, il cuore a mille.

Credevo te ne fossi andato....”

Lui si sedette, in silenzio.

Di fronte a loro due.

Non stavolta. E lo sapevi.”

Cuore in gola. Tu-tum Tu-tum.

Lei arrossì, evitò ancora il suo sguardo.

Avrebbe voluto morire, affogare, annullarsi... solo dimenticare.... cancellare quello che era successo.

Il vampiro riprese dopo una pausa, gli occhi scuri appoggiati su di lei, come una carezza gentile. Carezza di fuoco.

Ma quegli occhi le affondavano dentro, palmo dopo palmo, ogni istante di più.

Denudavano i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue emozioni.

Penetravano nella sua anima, scoprivano i suoi segreti.

Le mancava il fiato, le mancava l’aria.

Non dopo quello che è successo.”

Indugiò sull’ultima parola, sottolineandola lettera per lettera, fermando lo sguardo più a lungo su di lei, con più insistenza.

Quello che è successo.

Se solo sapessi quello che è successo... Angel... Angel... mi dispiace...

Willow interruppe quel flusso di pensieri.

Allora resterai per aiutarci con Glory.....?”

Guardò di sfuggita Buffy, aspettandosi una reazione.

Aspettandosi che dicesse che quell’aiuto non lo voleva... che lui se n’era andato e adesso Sunnydale non era più un problema suo...

Ma la cacciatrice fissava un punto sul pavimento.

E non disse niente.

Sì, vi aiuterò con Glory.”

Willow trasse un sospiro di sollievo, cercando inutilmente di nasconderlo ai sensi troppo affinati dei suoi due amici.

Oh... bè ecco... ti dobbiamo un po’ aggiornare. Glory è molto potente...”

Willow attaccò a parlare.

Angel la ascoltava gentilmente, facendole domande rapide e precise.

Era un interlocutore attento e piacevole.

Dawn all’improvviso li interruppe.

Era al telefono, quando lui era arrivato e all’inizio non aveva capito chi fosse... aveva pensato a Xander.

Si precipitò dalle scale, e gli saltò al collo.

Angel!! Ma non mi hai neanche salutato!! Sei qui da molto?? Ti fermi??”

Il vampiro sorrise, soffocato da tutte le attenzioni della ragazzina.

Dawn aveva sempre adorato Angel.

Lui la ascoltava, lui parlava con lei.

La consolava, la faceva ridere.

E Dawn impazziva per le storie che le raccontava.

Ehi, così mi soffochi.... una domanda alla volta!”

Dawn si sedette accanto a lui raggiante, raccontandogli della scuola, delle novità.

Sommergendolo di parole.

Dopo parecchio tempo Willow riuscì a inserirsi nel discorso.

Sorrideva, era davvero incredibile vedere quei due insieme.

Per come andavano d’accordo, sembrava che Dawn fosse la sorellina di Angel , e non quella di Buffy!!

La strega era intenzionata a riprendere il discorso su Glory, ma ridendo per qualcosa che aveva detto Dawn si rese conto che per una sera potevano anche divertirsi e basta! Sembrava tutto come tanto tempo prima...quando tutto andava meglio... Sembravano passati secoli. Un'altra vita... quando tutto era più facile.. quando il dolore non avvelenava ogni cosa... quando si fidavano del vampiro che amava la cacciatrice.

Xander e Anya arrivarono all’improvviso con Tara.

Un’allegra riunione.

Solo Xander fu un po’ scostante, diffidente con il vampiro.

Come al solito. come un tempo.

Le ragazze erano tutte prese dalla conversazione.

Anche Anya era contenta, qualche demone la faceva sentire un po’ meno fuori posto...

Era così facile dimenticarsi che Angel era un vampiro, che era stato cattivo...

Quando voleva sapeva essere così assolutamente affascinante, gentile, piacevole.

Chiacchierarono del più e del meno e risero.

E si dimenticarono del mondo da salvare e di Glory.

Negli occhi di Dawn c’era una scintilla di felicità che non era vi risiedeva da molto.... da dopo il funerale.

Fu una bella serata, come non ne passavano da molto.

Ma non per Buffy.

Sentiva i suoi occhi sulla pelle, e non trovava il coraggio di incontrarli.

Sentiva la sua presenza, la sua voce, e non riusciva più a muovere un muscolo.

Mentre il cuore le impazziva nel petto, battendo da far male contro le costole ammaccate.

E le lacrime pungevano amare e brucianti dietro agli occhi.

Angel distolse lo sguardo da Willow.

Non gli sfuggì la trasparenza sospetta degli occhi di Buffy.

Erano lucidi e tremolanti. Trasparenti.

E sentiva il suo cuore battere disperatamente.

Sorrise appena, riportando la sua attenzione a Dawn che gli chiedeva qualcosa.


Cap.V In fuga da se stessi


Notte nuvolosa, nebbiosa, umida.

Angel lasciò la casa di Buffy insieme ai suoi amici.

Si dileguò nella notte un attimo prima che avessero il tempo di chiedergli dove andava.

Buffy evitava i suoi occhi, evitava di toccarlo, di stargli vicino.

Era rimasta in silenzio tutta la serata.

Uscendo lui le aveva sfiorato un braccio, un tocco leggero, appena accennato.

Riposati, non ti sei ancora ripresa. Buonanotte.”

Le aveva sorriso.

La cacciatrice aveva abbassato lo sguardo di colpo.

Sentendo il sangue che affluiva di colpo al volto, il cuore che accelerava troppo i battiti e si infrangeva dolorosamente sulle costole.

Cacciò indietro le lacrime, quel senso di vergogna.

Cercò di riprendere il controllo.

Respirò a fondo, ignorando il dolore e alzò la testa.

Sicura, decisa, solo lo sguardo timido di una ragazzina.

Ma lui era già sparito nella notte.

Si chiuse la porta alle spalle, appoggiandosi pesantemente contro di essa, serrando la maniglia.

Gli occhi chiusi, il respiro contratto.

Fino a quando non si fu calmata.

Il vampiro sentì la chiave girare nella toppa, e i passi della cacciatrice allontanarsi verso le scale.

Quando la luce del piano di sopra si accese, si incamminò lentamente, avvolto dalla nebbia acquosa.

Il cimitero era un’isola nella notte fumosa.

Angel camminò fra le lapidi, con calma, passi lunghi e sicuri, cadenzati.

Ebbe solo un attimo di esitazione davanti all’albero vicino alla tomba di Joyce.

Ma ad un osservatore più che attento quel secondo di incertezza sarebbe potuto sfuggire.

Accelerò appena il passo quando fu in vista della cripta.

Non si fermò alla porta.

La aprì con un gesto rapido e sicuro, spalancandola con un solo movimento.

Entrò e la richiuse.

Si sedette sulla poltrona, al buio. Aspettando.


Una zaffata di alcool e di fumo gli assalì i sensi quando la porta di fronte a lui si aprì di nuovo.

Aspettò che Spike accendesse la luce.

E si accorgesse di lui.

Il vampiro biondo barcollò verso una lampada ad olio, imprecando follemente, le diede fuoco.

Si bloccò, avvertì la presenza alle sue spalle.

E seppe chi era.

Angel sorrise, piegando lentamente le labbra, con indolenza.

Spike.”

Non si usa più telefonare prima di far visita ai vecchi amici???!”

La voce impastata era aspra e acuta, ostile.

Il vampiro si girò verso il sire di Drusilla, sfidandolo con gli occhi di ghiaccio.

Non siamo amici.”

Oh, ma non mi dire. Sei venuto fino qui per informarmi di questo.”

Altro sorriso.

Spike deglutì.

Per la prima volta in 126 anni indietreggiò di un passo davanti ad Angel, e sentì una paura vischiosa avvolgergli i sensi fiaccati dall’alcool.

Come se l’avesse beccato con le mani in pasta, come si sentiva quando da bambino combinava una marachella...

E gli occhi freddi del suo interlocutore lo turbavano, incrinando la maschera di cinismo dietro cui si trincerava.

Fu facile per i suoi pensieri volare fino a Buffy.

A quella notte incredibile.

E ricordare quelle parole più dolorose di un paletto nel cuore.

Prima di addormentarsi accanto a lui, già con gli occhi chiusi e la testa affondata nel cuscino Buffy aveva parlato, per la prima volta da quando erano entrati nella sua cripta. Sussurro di vento. Voce impastata di sonno.

La voce era solo un sussurro morbido e lontano.

Ti amo Angel.

E un sorriso così dolce da straziargli il cuore le si era dipinto sul volto bellissimo mentre si addormentava.

Non l’aveva più rivista.

Lontananza inesorabile.

Vigliacco, si sentiva un vigliacco.

Ma aveva paura, paura che lei lo respingesse.

Paura di stare male ancora di più.

La voce di Angel lo riportò alla realtà.

Sono venuto a comunicarti che lascerai Sunnydale. Stanotte.”

COSA??? TU SEI MATTO!! QUELLA STRAMALEDETTA ANIMA TI HA FOTTUTO IL CERVELLO!!!”

Angel si alzò e Spike si rese conto di quanto fossero vicini e che il corpo di Angel si frapponeva fra lui e la porta.

Non è un consiglio Spike. Tu partirai.”

Il vampiro ossigenato fece per protestare.

Gli occhi di Angel lo trapassarono da parte a parte.

Facendolo incredibilmente rabbrividire.

Non l’aveva mai visto così. Mai.

Non una parola. O ti assicuro che rimpiangerai di non essere già lontano. Ascoltami bene Spike, perché lo dirò una volta sola.”

Spike aprì la bocca per parlare.

Ma Angel fu più veloce, veloce e invisibile.

Lo prese per un braccio e glielo torse dietro la schiena.

Senza scomporsi minimamente.

Stai lontano da lei. Toccala solo un’altra volta, sfiorala per caso se vi incontrate per strada, appoggia lo sguardo su di lei se la vedi in un cimitero, e sei morto. Non è una minaccia. Lo farò Spike e tu lo sai.”

Spike strinse i denti, un rigurgito di orgoglio gli accese lo sguardo.

LEI non è TUA! L’hai lasciata ricordi?? E io ho tutto il diritto..”

Angel spezzò il braccio del child di Drusilla.

Di netto, senza una parola, senza che la sua espressione si alterasse.

Spike cadde sulle ginocchia soffocando un gemito.

Angel appoggiò un ginocchio sulla spalla del vampiro, e tirò il braccio all’indietro facendo leva.

Continuò a tirare verso di sé il braccio disteso fino a quando non sentì il rumore secco delle ossa che si spezzavano.

Anche la spalla era rotta.

La scapola perforò la pelle pallida e fredda.

Passando attraverso i muscoli, i tessuti epidermici, la camicia e il cappotto.

Frammenti di osso si conficcarono nella carne circostante la ferita.

Un filo di sangue usciva lentamente dalla frattura esporta.

Il liquido vischioso colava a terra, macchiava e impregnava i vestiti di Spike

Spike urlò. Adrenalina di dolore.

Si rivoltò, attaccò Angel.

Un rapido scambio di colpi.

Uno scontro impari.

Angel colpì l’altro al viso, facendolo cedere a terra.

Non voglio combattere Spike. Non voglio ucciderti, non se non mi costringi. Va via, prima che io possa cambiare idea e decidere di non perdonarti.”

Spike boccheggiò, rialzandosi sulle ginocchia.

Maledetto bastardo! Mi hai rotto il braccio....”

Angel gli passò accanto , diretto alla porta.

Manca poco all’alba, ti conviene metterti in marcia se non vuoi finire in cenere sull’autostrada sotto il sole di mezzogiorno.”

Stronzo! .........Quanto sei gentile a preoccuparti per me!!!”

Spike sputò e un poco di sangue schizzò sul pavimento.

Angel si fermò sulla soglia, voltando solo la testa.

Eravamo una famiglia.... mi sembra il minimo.”

Rise brevemente.

Vaffanculo.”

Spike sputò di nuovo.

Sparisci Spike. Entro domattina.”

Se ne andò, il cappotto che oscillava al ritmo dei suoi passi, la nebbia che sembrava aprirgli un varco.

Spike restò in ginocchio a lungo.

Poi , finalmente si rialzò.

Angel sapeva quello che era successo.

L’aveva capito dal fuoco che gli bruciava lo sguardo.

Dal rogo gelido che accendeva la sua voce.

Se ne sarebbe andato.

Non aveva mai visto Angel veramente furioso, non aveva mia visto neppure Angelus furioso.

Perché ad Angelus non era mai importato davvero di nulla, era superiore a tutto.

Il mondo era solo un giocattolo per ingannare la noia.

Ma questa volta era diverso.

Questa volta non c’era di mezzo nessun giocattolo.

C’era di mezzo l’unica persona che avesse intaccato il suo cinismo.

Questa volta c’era di mezzo LEI. Fuoco. Vita. Passione. Uragano di emozioni. Occhi di mare.... Buffy.

E lei era sua... totalmente...

Si ricordò del segno sul collo di Buffy, di come lo avesse fissato per tutta la notte prima di crollare addormentato.

Spike guardò l’orologio, non aveva più molto tempo.

Vigliacco, ma vivo....

Non voleva incorrere nelle ire di Angelus... non con un chip nella testa almeno...

Angelus. Scusa facile. Palliativo. Voleva solo sfuggire a quel dolore. Scappare via da lei. Dal ricordo intossicante del suo profumo, del sapore della sua pelle. Scappare. Illudersi che lasciandola avrebbe potuto dimenticare i suoi baci, il suo sguardo. Lontano. Da quei sentimenti mai cercati, mai voluti. Scappare da tutto. Lontano da lei. Usare la minaccia di Angelus come scusa. Preferiva fuggire dal suo sire che da lei... lei che gli sarebbe rimasta annidata nelle viscere. Lei che apparteneva ad Angelus... nonostante tutto.

Si bloccò sulla porta.... ma quello non poteva essere Angelus, giusto?


Cap.VI Nella notte, nell’oscurità


Notte.

Umida e nebbiosa.

Scossa e percossa da un vento carico di pioggia.

Attraversata dai raggi freddi di una luna quasi invisibile dietro le nubi.

Scura, buia, impenetrabile, densa.

Notte.

Dentro di lui, in ogni fibra del suo essere.

Nella sua mente, nella sue viscere, in quel sangue che non scorreva.

Angel era in piedi sulla collina.

Immobile, più della notte che gli si agitava intorno.

Sunnydale si stendeva inerte ai suoi piedi.

Piccole case e piccole luci, piccole strade diritte.

Ma il vampiro non la vedeva.

Sentiva i rumori della piccola città e dei suoi ciechi abitanti, sentiva gli uomini che la abitavano, poteva quasi sentire i loro pensieri... sentiva il formicolio della vita che si svolgeva là sotto. Sterminata riserva di caccia. Normalità che giaceva sulle porte dell'inferno stesso.

Ma non ascoltava.

Gli occhi fissi in quella notte cupa e fumosa.

Su quelle nuvole sfilacciate e rarefatte che si estendevano nel cielo ed erano trapassate dai pochi raggi freddi e opachi della luna.

Il vento sferzava il suo corpo eretto e immobile nel buio.

Il lungo cappotto si agitava attorno alla sua figura solitaria, sbattendogli contro i piedi. Fiamme nere attorno al suo corpo di ghiaccio.

Il volto del vampiro era contratto, la mascella fortemente serrata.

Le mani che gli ricadevano lungo i fianchi erano strette all’inverosimile a pugno, le unghie che si conficcavano nella carne.

L’espressione impenetrabile e lontana era tradita solo da quegli occhi che sembravano poter accendere e incendiare e devastare l’intera notte.

Occhi di brace ardenti e profonde, magnetici, terribili.

Combatteva ,il vampiro.

Una battaglia immota e invisibile.

Combatteva l’oscurità che dilagava in lui.

La rabbia che lo sopraffaceva come un mare in tempesta.

L’ira che lo divorava fin nel profondo.

Il furore assoluto che lo invadeva e dettava legge nella sua mente.

Combatteva, il vampiro.

Più forte perfino di sé stesso.

Mentre il vento si abbatteva sempre più forte su di lui, quasi volesse spezzarlo, sradicarlo, scuoterlo, abbatterlo, trascinarlo.

Ma lui restava fermo, senza neppure accorgersi di quella tempesta.

L’ennesima folata lo investì.

Angel girò la testa, fissando gli occhi nel punto da cui il vento proveniva, osservando il suo turbinare scomposto e prepotentemente irrazionale.

I lineamenti del suo volto si distesero lentamente, i muscoli contratti tornarono a rilassarsi.

Il fuoco vivo e vibrante negli occhi si attenuò un poco, quasi bruciasse più nel profondo, lontano dalla superficie. Quasi fosse sceso a consumare le sue viscere.

Si mosse finalmente.

Camminando per incamminarsi passi lenti verso la città.

Controllo.

Su sé stesso, sugli altri, sulla situazione.

Non poteva permettersi di perdere il controllo proprio in quel momento.

Troppe cose era in gioco, cose troppo importanti.

Ci sarebbero stati un tempo per la rabbia, un tempo per la vendetta, un tempo per gli istinti.

Non ancora, non adesso.

Aveva un problema impellente.

Glory.

Prima doveva risolvere la faccenda di quella pazza furiosa, poi avrebbe avuto tempo.

Tempo di divertirsi. Di sfogare la rabbia.

Un sorriso inquietante gli saettò sul volto, solo un attimo, il tempo di balenare e sparire.

Un guizzo doloroso attraversò il suo sguardo.

L’anima.... quell’anima maledetta... la sua anima... si contorse e si dibatté sfinita.

Angel chiuse gli occhi per un istante, riprendendo il controllo.

Annullando tutte le sensazioni, tutti i sentimenti.

Se avesse potuto annullare i pensieri....

Cominciò a camminare, frustando la notte con il ritmo dei suoi passi.

Allontanandosi velocemente, mentre perfino la notte sembrava cedergli il passo, scostandosi da lui intimorita.

Tempo.

E un modo per sconfiggere Glory.

Tutto il resto sarebbe venuto dopo.


Il divano volò contro la parete, infrangendosi rumorosamente, con il legno che strideva e cigolava e le piume dei cuscini che volteggiavano riempiendo l’aria.

Le urla della donna coprivano il rumore degli schianti.

Era un voce potente e stridula, alta e acuta, molesta.

A tratti smetteva di urlare, riprendeva fiato, poi cominciava tutto daccapo.

Mobili infranti, urla, furia.

Gli occhi blu erano accesi e dilatati da una vampa di pura follia.

Glory si lasciò cadere in mezzo alla stanza, fra i resti che la sua rabbia aveva lasciato.

Prendendosi la bella testa fra le mani cominciò a mugolare rumorosamente, lamentandosi.

I ricci scomposti iniziavano ad essere umidi di sudore che li scuriva tramutando il loro biondo in toni più caldi.

Sudore le colava pure lungo la fonte e le ricopriva tutta le pelle bianchissima.

Minuscole gocce traslucide di sudore freddo.

Il dolore che le attraversava la testa si stava facendo insopportabile.

La percuoteva tutta, scuotendola in piccoli brividi.

Quelle fitte lancinanti si facevano sempre più frequenti, più ravvicinate, più lancinanti.

Era pericolosamente sull’orlo dell’annichilimento.

Quel corpo non avrebbe retto ancora a lungo... non avrebbe potuto contenere ancora per molto la sua essenza demoniaca.

Bere, aveva bisogno di bere, di cibarsi: di prosciugare vite e di saziare la sua fame ancestrale.

Improvvisamente davanti ai suoi occhi gonfi si materializzarono le sue vittime.

E la salvezza fu di nuovo vicina, raggiungibile, facile.

Mentre l’energia fluiva di nuovo in lei e i suoi miseri servi la osservavano incantati nutrirsi di quelli che le avevano portato, cominciava a sentirsi sempre più forte e a riprendere il controllo di sé.

Sapeva che non sarebbe durato molto.

Ogni volta durava di meno, ogni volta l’energia era meno sufficiente, meno soddisfacente.

Ogni volta il piacere scemava, sostituito dalla necessità e dall’impellenza.

Doveva fare presto.

Doveva trovare la chiave.

La sua bella, bellissima chiave. Sfera di energia.

Donna, divinità e demonio, voleva solo la chiave.

Ed era folle di quel desiderio, di quell’imposizione, di quella ricerca.

Era invasa e cieca per quel desiderio.

Non vedeva, non sentiva, non pensava, se non la Chiave.

Donna, divinità, demonio, era sicura del suo potere.

Grande, terribile, invulnerabile.

Il suo potere troppo forte per essere relegato in quella dimensione.

IL suo potere che la rendeva sprezzante e superiore.

Il suo potere che l’avrebbe tradita e abbandonata, che l’avrebbe persa.

Perché in quel potere si crogiolava e si adagiava e lo dava per scontato.

E si nascondeva in esso, e lasciava che gli eventi corressero perché era convinta di poterli arginare, controllare.

Ma non sapeva che qualcuno nella notte la osservava.

E sorrideva.

Sorrideva della sua debolezza.

Di quella debolezza che lei neppure considerava possibile in sé.


Angel guardò Giles agitarsi oltre il bancone.

Osservò i clienti che aveva liquidato uscire in fila indiana, con la coda fra le gambe, imbronciati per gli acquisti non fatti.

Il locale avvolto nella penombra era silenzioso, nell’aria aleggiavano gli aromi leggeri e penetranti delle spezie, dei filtri, dei fiori essiccati e degli incensi. Profumo di magia.

Scrutò l’osservatore, sorridendo di lui dentro di sé.

Sapeva che il suo sguardo fisso lo metteva a disagio.

Sentiva quel disagio crescere nell’uomo che aveva davanti.

Mentre il battito cardiaco aumentava impercettibilmente e uno strato sottilissimo di sudore gli copriva la fronte.

Non distolse lo sguardo, non disse nulla per mettere più a suo agio Giles, si limitò ad aspettare che avesse finito, continuando a indagarlo, frugarlo con gli occhi, puntandoglieli prepotentemente addosso.

Giles si tolse gli occhiali e li pulì nel fazzoletto bianco che si era tolto di tasca.

Un gesto quasi meccanico e involontario, ma Angel vide che le sue mani tramavano appena.

Era nervoso, molto nervoso.

Angel gli faceva ancora questo effetto, anche se l’uomo non se ne rendeva del tutto conto.

E non l’avrebbe mai ammesso, in ogni caso.

Finalmente l’osservatore aggirò il bancone e si avvicinò al tavolo.

Si versò una tazza di tè e automaticamente ne offrì una anche ad Angel.

Il vampiro rifiutò con un cenno, dissipando con un gesto della mano l’attimo di empace che si era creato. Lui non era un uomo. E non era facile dimenticarlo, non più. Anche se a volte succedeva.

Allora Giles si lasciò andare su una sedia, invitandolo a fare altrettanto.

Ma Angel rimase in piedi, appoggiato al bancone.

Sul volto di Giles traspariva la stanchezza.

Glory è molto forte. Credo che Willow ti abbia già detto tutto quello che sappiamo.”

Mi ha già detto tutto. Ma non è tutto quello che si deve sapere prima di affrontare un nemico così potente.”

Giles si lasciò sfuggire un profondo sospiro.

Lo so. Ma cosa vuoi sapere su una divinità infernale? E’ praticamente invulnerabile. Potrebbe fari Buffy a pezzi, letteralmente.”

Angel lanciò uno sguardo obliquo alla porta che conduceva alla palestra, quasi per assicurarsi che lei non fosse là ad ascoltarli. Non là. ma dentro di lui. Sempre.

Molti altri avrebbero potuto fare Buffy a pezzi. Erano abbastanza forti, abbastanza ,malvagi, abbastanza potenti. Ma di fatto loro sono morti e lei è qui.” Molti altri. Anche lui.

Mmm... e questo in che modo ci può aiutare.”

Tutti hanno un punto debole Giles. Adesso sarebbe un può complicato star qui a spiegare che la definizione divinità è solo un parola vuota di significato. Un concetto buon da dare in pasto agli uomini perché ci credano ed abbiano paura. Perché in realtà dovrei mettere in gioco anche tutta una prospettiva della realtà che voi non siete disposti o pronti a concepire.”

Legami, intrecci, sfaldature nella realtà...Qualcosa che solo i demoni possono percepire? e vedere?”

Giles alzò il suo sguardo dentro quello di Angel e per un momento i due si fronteggiarono.

Quella frase, parole precise, nessuna insinuazione evidente.

Quella frase avrebbe ferito Angel, avrebbe sparso sale sulle ferite della sua anima.

Perché per un attimo negli occhi di Giles ,un attimo di cui Giles stesso non si era accorto, aveva rivisto il volto di Jenny Calendar.

Ma non adesso.

Non lui.

Non era il momento di lasciare che quell’anima distrutta governasse il suo corpo.

Sorrise impercettibilmente. “Sì.”

Lo sguardo stupito i Giles s a quella risposta data senza esitazione, senza dolore, lo divertì.

Riprese velocemente.

Glory ha un punto debole. E noi attaccheremo quello.”

Piano interessante... ma noi conosciamo QUEL punto debole?”

Angel si rigirò fra le mani uno stiletto mesopotanico. Affilato. Sottile. Elegante. Mortale.

..... ci sto lavorando....”

Non abbiamo molto tempo. Presto lei scoprirà chi è la chiave e allora...”

Non torcerà un solo capello a Dawn, Giles. Non lo permetterei mai.”

Aveva alzato la voce.

L’osservatore gli rivolse un’espressione stanca e provata, sembrava molto più vecchio di quello che era quella notte.

Lo spero Angel.... Buffy è così... vulnerabile in questo periodo e dopo che sua madre...”

Non si preoccupi per Buffy. Penserò io a lei.”

Il vampiro si girò e si diresse verso la porta, quella conversazione era durata anche troppo.

Angel?”

Raduni la -banda- e spieghi loro la situazione. Il lavoro di squadra non è mai stato il mio forte.”

Fece un pausa.

Devo verificare alcune cose, poi sarò...” “..saremo pronti a affrontare quella pazza che crede di essere una dea.”

Giles si alzò in piedi per prendere un volume di magia.

Come hai intenzione di fare per...”

Ma quando rivolse lo sguardo verso il punto in cui fino ad un momento prima c’era il vampiro, non vide più nessuno.

L’unico segno del suo passaggio era una sottile ventata di aria più fredda entrata dalla porta che si era ormai richiusa.

Giles fissò la notte fuori.

E sperò che il vampiro avesse ragione.


Cap.VII Vi amerete e vi odierete fino a distruggervi…


Un’altra notte insonne.

Senza riuscire a chiudere occhio, con il suo sguardo ancora addosso che le corrodeva la pelle, lava bollente addosso.

Un altro giorno di attesa estenuante, di domande, di sensi di colpa.

Mentre i segni sul suo corpo sembravano non voler sparire, così come quelli ben più profondi incisi nella sua anima. Trascinarsi per le stanze vuote come un fantasma, sobbalzare ad ogni minimo rumore, evitare gli specchi perché i suoi occhi le avrebbero sbattuto in faccia la verità, il mare in tempesta della sua anima.

Si sentiva così male, come se un morbo la invadesse, come se quella piccola spina che le si era conficcata nel cuore le infettasse di un veleno mortale il sangue, e il corpo e la mente e le viscere.

Quel giorno ,come quello che l’aveva preceduto, sembrava non dovesse passare mai, con i minuti che colavano lenti in altri minuti, dando l’impressione di non accumularsi mai nei fardelli delle ore, ma scorrendo in una lenta processione circolare che non la sollevava mai dall’oppressione di quelle ore odiose che la separavano dal tramonto.

E da lui. Lui. Notte ne cuore. Fuoco di tenebre nelle vene.

Lui, che le invadeva ogni pensiero, ogni sensazione, ogni percezione, ogni azione, ogni respiro.

Lui che aveva paura di incontrare, lui da cui avrebbe voluto fuggire.

Ma l’ansia di rivederlo, di averlo ancora accanto la distruggeva, la divorava a piccoli bocconi.

Come se lui la attirasse come una calamita, e per lei fosse impossibile opporsi, e la sua forza di volontà fosse annullata, anzi non esistesse più, perché esisteva solo lui.

Lui con quegli occhi profondi e roventi che le esplodevano nella testa.

Avrebbe voluto annullare il fuoco del suo sguardo sulla pelle, e l’incendio delle sue labbra sulla bocca.

Non riusciva a togliersi di dosso la sensazione dei suoi occhi che la trapassavano, dei suoi sguardi rubati e troppo intensi, delle sue parole non dette.

Ed era in balia di ogni sua gesto, di ogni sua frase, di ogni sua occhiata, perfino della sua assenza.

Soprattutto della sua assenza.

Fuggevole la sensazione che qualcosa le sfuggisse le sfiorava i pensieri, come l’ultimo tassello di un puzzle già composto davanti ai suoi occhi.

Qualcosa che le dava i brividi e le artigliava il cuore in una morsa di ghiaccio.

Ma quell’ansia, quell’angoscia tremende le impedivano di pensare, di ragionare.

C’erano solo i suoi occhi sulla pelle, che le consumavano l’anima, e le forze.

Era rosa da una fame nervosa e snervante, ma aveva una terribile nausea e un accanito mal di testa.

Quasi che dopo quella sbornia non le fosse più potuto passare.

Ansia, ancora, solo ansia.

E attesa. Desiderio.... inestinguibile.

Doveva vederlo, parlargli, solo sapere che era lì.

Doveva dirgli la verità e sapeva di non potere, sapeva che non avrebbe mai trovato il coraggio.

Brividi, di nuovo, profondi, incontrollabili.

Che le salivano lungo la schiena e arrivavano al cervello.

Pensieri confusi, e quel bacio sopra ogni cosa, e lui dentro ogni pensiero.

Completamente persa, e avvinta nelle catene dei suoi sentimenti e di quel terrificante senso di colpa.

Colpa che le sembrava quasi imposta, dovuta....

Si riscosse all’improvviso, violentemente risvegliata dai suoi pensieri.

Era già notte e non se n’era neppure resa conto.

Il cuore le batteva freneticamente in petto, battiti sconnessi troppo veloci, battiti furiosi e incredibilmente rumorosi, battiti che le toglievano il fiato, così come lui, la sua presenza.

Buffy guardò con aria interrogativa la giacca che lui le aveva lasciato cadere davanti.

Neppure una parola o un saluto per troppo tempo.

Imbarazzo, ansia, tensione. Scosse elettriche attraverso l'aria.

Non mi hai sentito arrivare: Avresti dovuto.”

Io... ero soprappensiero...”

Non mi sembra un gran ché come risposta. Devi essere all’erta Buffy. Ogni istante del giorno e della notte. Perfino quando dormi. Devi essere pronta, i sensi tesi come corde, affilati come lame.”

Si chinò verso di lei, quasi ipnotizzata dal suo sguardo, fino a portare i suoi occhi all’altezza di quelli angelici della donna, il suo viso tanto vicino da sentire il respiro caldo e affrettato della cacciatrice sul suo viso.

I bellissimi occhi scuri, profondi e impenetrabili, freddi come ghiaccio, incandescenti come carboni.

Ricorda Buff. E’ un gioco mortale. La tua morte o quella del tuo nemico. La vita, la tua vita può dipendere da un gesto, da una mossa sbagliata, da un rumore non udito. Muoviti come un gatto e ragiona come un predatore, perché tu vai a caccia, ed è questo che fai: tu predi, tu uccidi. E’ una storia antica, è un gioco semplice. O vivi o muori. O cacci o sei cacciato. E un predatore non ha amici, un predatore dorme con un occhio aperto. Preda e ricorda che nella caccia non esiste pietà, non esiste debolezza. Un attimo di cedimento e sarai morta Buff. NON. ABBASSARE. MAI. LA. GUARDIA.”

I suoi occhi erano ancora più vicini.

Più inesorabili, più spietati.

E le impedivano di pensare o di ascoltare. I suoi occhi le entravano nella mente. Bruciavano nella sua anima.

Era troppo vicino, e il ricordo di quel bacio era tropo vivo.

E il suo corpo non rispondeva alla sua volontà.

Il suo corpo sentiva quello di lui vicino, e lo voleva più vicino.

Le sue labbra sentivano quelle labbra vicine e le volevano sulle sue.

Pensò che l’avrebbe baciata. Brividi bollenti lungo la schinea. Respiro corto.

Attimi, lunghissimi attimi di silenzio.

Attimi lunghissimi affogati in un sguardo assoluto, più forte di qualsiasi emozione.

Tortura dolcissima, essere così tremendamente vicini, quasi sfiorarsi, ma non toccarsi.

Studiarsi immobili mentre il desiderio si faceva concreto e doloroso, angosciante, pungente.

Poi lui, improvviso, repentino, si allontanò, dandole le spalle, dirigendosi alla porta.

Loro. Eterna separazione

Per Buffy fu come risvegliarsi da un sogno, da una catarsi. Brusco risveglio. Tagliente realtà.

Si riscosse, si lisciò nervosamente i capelli, si alzò, fece un passo verso di lui, si fermò.

Te ne vai già?”

Lui non la guardò neppure. Dolore sordo.

Andiamo.”

Andiamo dove?”

Ma lui non le rispose, continuò a camminare, sulla strada buia affollata dalla notte.

Buffy afferrò la giacca e lo rincorse.

Pensieri vaghi le si affacciavano nella testa per poi confondersi nel ritmo dei suoi passi e nell’ondeggiare regolare del cappotto nero davanti a lei.

Strano, in altre situazioni quell’atteggiamento l’avrebbe fatta infuriare.

Quell’aria di superiorità e di noncuranza....

Ma non adesso.

Non dopo....

Era come se potesse ingoiare tutto il suo stupido orgoglio.

Voleva che lui la ferisse, che si vendicasse senza neppure saperne il motivo. e così dimenticare occhi di ghiaccio azzurro, ghiaccio rovente, nella sua anima.

Voleva bere il suo veleno, quasi per lavarsi da quello che aveva fatto.

E voleva dimenticarsi di tutto, perché lui era lì... perché ingoiare il suo orgoglio era facile e rendersi conto di amarlo ancora era anche più facile, troppo facile....


Palestra del Magic Shop, deserta.

Silenzio pesante.

Lui aveva le chiavi.

Buffy lo seguiva, faticando a tenere il passo troppo veloce del vampiro.

Non osava parlare, il suo sguardo gelido le faceva morire le parole in gola, mentre il cuore la soffocava...

Si tolse la giacca, osservandolo trafficare nell’armeria.

Angel estrasse un involto di velluto viola, scuro e cangiante.

Svolse piano le pieghe morbide della stoffa.

Buffy udì il crepitio dell’acciaio, ne intuì il baluginante luccichio alla scarsa luce della stanza e della luna.

Spade....

Lui continuava a lavorare attorno a quelle spade, estraendole con cura, osservandone compiaciuto la lama e il taglio.

Buffy incantata osservava i suoi gesti, mentre il suo cuore accelerava ancora i battiti. Attrazione fatale. Più forte di lei. Infinitamente più forte.

Caldo, faceva troppo caldo, le tremavano le mani, avvampò.

Distolse lo sguardo da lui, per frenare le emozioni troppo intense.

Vide la spada davanti a lei.

E lo guardò con aria interrogativa.

Un movimento fluido e preciso.

Con la punta della lama che reggeva sollevò l’impugnatura dell’altra, facendola volare in aria, diretta alla ragazza.

Buffy afferrò la spada con un scatto. Grazia impeccabile.

Ancora quello sguardo interrogativo che cominciava ad irritarlo.

Silenzio.

Lui si mosse in un attimo.

Veloce, felino, terribile.

Poi il rumore secco e chiaro del metallo che si scontra, come un campanello nell’aria rarefatta attorno a loro.

Lei parò meccanicamente il colpo.

Ancora una domanda negli occhi.

Vediamo cosa sai fare dolcezza.... Se vuoi battere Glory dovrai esibirti in una performance molto migliore dell’ultima volta....”

Ricordi di tuono.

Sorrise sinistro.

Glory...? Con una spada? Hai scoperto qualcosa?”

Non voglio parlare adesso.”


Il silenzio della stanza era percorso da scariche elettriche.

I due contendenti si studiavano attentamente, gli occhi fissi negli occhi, le lame che si sfiorano appena nei primi approcci... un invito... un legamento, e improvviso, rapido con il fulmine, un affondo proiettò Angel verso di lei, in una tensione spasmodica e insieme elegantissima di tutto il corpo. Si sarebbe detto che una scarica elettrica partita dai talloni corresse come un brivido lungo tutto il suo corpo, per scaricarsi sulla punta della lama.

La cacciatrice eseguì una rapida parata di arresto, saggiò l’avversario con alcune finte, indietreggiò di un paio di passi.

Buffy era in difficoltà.

Un’altra parata, Buffy tentò una botta diritta senza perdere il contatto con la lama avversaria.

Angel si stava evidentemente divertendo, evitò una frecciata della ragazza con una sparizione di corpo.

Una stoccata vibrata con troppa forza, Buffy rischiò di perdere l’equilibrio, per un soffio non gli cadde addosso.

Il suo cuore perse un battito.

Troppo vicini. Distanza stabilita solo dalle spade. Adrenalina. Combattimento. Eccitazione crescente.

Assalti rapidi e precisi, una schermaglia fitta e stridente, l’aria crepitava frustata dai ferri.

Il rumoreggiare delle spade si diffondeva nitido e cristallino con un’eco sorda e concentrica.

I due ferri stridevano e vibravano, fendevano l’aria, si abbattevano inesorabili e scintillavano sinistri nel vuoto.

Lampi sottili e improvvisi rifulgevano accecanti sul filo affilato delle lame.

Ad ogni affondo l’aria elettrica si accendeva di scintille minuscole e baluginanti.

Lui non le dava tregua un istante.

Buffy aveva il respiro corto, faticava a tenere il ritmo.

Evitava gli attacchi, parava i colpi, indietreggiava. Cuore in gola.

Angel la incalzava dappresso, attaccando con crudele precisione, con forza straordinaria.

Era decisamente un formidabile duellante, molto più esperto di lei che non aveva mai apprezzato quella disciplina.

Ma Buffy non aveva il tempo di fermarsi a rimpiangere di non aver prestato più attenzione alle lezioni di Giles su tecnica e stile della scherma, con lui sembrava tutto facile, scontato.

Con Angel no.

Non le lasciava un attimo di respiro, non le concedeva un solo errore, attaccava ogni sua minima debolezza, ogni punto scoperto, ogni accenno di errore.

La lama le arrivò a pochi centimetri dal viso, parò a stento, di piatto, impugnando con entrambe le mani, costretta a piegare le braccia sotto la forza dell’impeto del colpo.

Situazione di stallo, lui non dava segno di voler lasciar perdere. Tenace. Implacabile.

La lama si avvicinava sempre di più al suo collo, il freddo magnetico dell’acciaio le fece venire la pelle d’oca.

Respiro affannato, battito cardiaco accelerato e affamato di ossigeno, occhi fissi in quelli di lui, nonostante si sentisse invadere e bruciare dal suo sguardo.

Il respiro si fece sempre più affrettato, e non per il combattimento.

Lui sorrideva appena, di traverso.

Si stava divertendo.

Un guizzo di fuoco negli occhi profondi, crudeltà solo sopita.

Lei retrocesse ancora di un passo.

Dejà veau.

Spade.

Duello.

Angelus.

Non aveva tempo per pensare, per capire.

Chi si ferma a pensare è già morto.

Glielo aveva insegnato lui.

Istanti di immobilità plastica, scanditi dal suo respiro.

Lui ancora più vicino, che sfiorava con il suo corpo quello di lei.

Brividi sfuggiti al controllo.

Il suo viso troppo vicino.

Angel, droga. Adrenalina nel sangue.

Pensò che l’avrebbe baciata, di nuovo.

Solo uno sguardo sferzante, vagamente irridente, sfrontato.

Angel allentò la pressione di poco.

Lei si disimpegnò a fatica, cozzare di spade nell’aria vibrante.

Lui le sorrise, allontanandosi senza voltarle le spalle.

Accennò una ristata, portandosi la spada davanti al volto e poi facendole compiere un ampio semicerchio nell’aria, puntandogliela contro.

Invito.

Sfida.

Duello, di nuovo.

Lontani, ai capi opposti della stanza, studiandosi con occhiate calme e calibrate.

Passi lenti, movimenti circolari che non avvicinavano o allontanavano i due contendenti.

Buffy respirava con violenza ,cercando affannosamente aria per i polmoni contratti, troppo affaticata per uno scontro breve come quello.

Il suo corpo le ricordava che aveva appena affrontato Glory, e ne portava ancora i segni.

Ogni singolo muscolo intorpidito e convulso le urlava nella testa, ricordandole il suo sfinimento fisico.

Stanca, poco padrona del suo corpo.

I lividi e le ferite di Glory che pulsavano rabbiosamente, legandole i movimenti e allentando i suoi riflessi.

Lui la guardava divertito, tranquillo, sicuro di sé, aspettando che fosse pronta.

Calmo, impassibile Angel.

Ma assolutamente pronto a scattare, ogni senso concentrato su di lei, su ogni sua mossa.

Predatore pronto a gremire la sua vittima.

Forte, formidabile avversario.

Quasi se n’era dimenticata.... di quanto fosse temibile... eppure lei era migliorata dall’ultima volta...

Gatto che gioca col topo.

Furia appena imbrigliata.

Un attimo, uno sguardo reciproco, un cenno.

E di nuovo le spade si incrociarono, acciaio contro acciaio.

Di nuovo cozzare di spade, l’una contro l’altra in un rumoreggiare di tuono.

Luce che saetta sui metalli affilati.

Movimenti rapidi e precisi, aggraziati: una danza mortale.

I pensieri e i dubbi che si annullano, restano solo l’istinto e la consapevolezza dell’avversario.

Gioco letale.

Scontro antico: la preda e il predatore.

Ma non sono forse entrambi predatori?

Nature opposte, disgiunte.

Sensi così affinati, così tesi a prevedere le mosse dell’altro, da far male.

E il respiro affannato della cacciatrice che riempie il silenzio della notte e scandisce il tempo del loro combattimento.

Attacchi veloci, fulminei.

Colpi parati nel momento in cui la lama già sfiorava la pelle scoperta.

Spade che roteano nell’aria e si sfuggono e si allontanano scontrandosi.

Le lame luccicavano sinistre, riflettendo distorta la realtà che le circonda.

Bagliori di fuoco freddo che si riflettevano sulle lame, guizzi di fiamma che brillavano minacciosi negli occhi dei due contendenti.

Attorno solo il silenzio percosso dalle lame vibranti, carico di attesa.

Buffy affondò con troppo impeto, sbilanciandosi verso di lui che evitò facilmente il colpo.

La respinse violentemente, annullando la sua guardia in un paio di rapide mosse.

La cacciatrice si trovò disarmata, la spada che premeva di punta contro il suo petto, e stabiliva la distanza fra loro.

Ad ogni respiro ansante sentiva il filo della lama pungerle la pelle.

Alzò gli occhi accesi di sfida verso di lui.

E lui sorrise.

Attimi troppo lunghi.

Sentiva il sudore correrle lungo la schiena, seguendo il filo della spina dorsale.

L’aria fredda che soffiava dalle finestre aperte e si insinuava sotto la camicetta leggera, sfiorando la pelle umida, le dava i brividi. O forse era lui a darle i brividi.

La spalla, le ferite della notte precedente, pulsavano dolorosamente.

MA tutte le altre sensazioni erano messe in secondo piano dal freddo pungente di quella lama contro la pelle, e dai suoi occhi glaciali puntati su di lei.

Con un movimento rapido, fluido e deciso di un braccio, Angel allontanò la spada.

Il rumore secco e netto della stoffa che si lacerava si diffuse rumorosamente nella stanza come un eco, quasi che con essa fosse stato lacerato anche il silenzio perfetto di quello scontro.

Il battito del cuore della ragazza accelerò violentemente, mentre la tensione si allentava appena.

Diede un’occhiata di traverso al taglio preciso della camicetta esattamente all’altezza del cuore.

Quando rialzò gli occhi lui era a meno di un palmo dal suo viso.

Il braccio che reggeva la spada abbandonato lungo il fianco, la punta dell’arma rivolta al pavimento, mentre con l’altro le circondava la vita attirandola con forza verso di sé e strappandole un mormorio di sorpresa.

Attenta Buff.”

Chinò la testa su di lei, avvicinandole le labbra all’orecchio, le ondate calde e violente del suo respiro che gli invadevano il viso.

Così proprio non va. E’ troppo facile prevedere le tue mosse. Avrei potuto ucciderti. Non pensare a quello che devi fare, combatti e basta. Il tuo corpo sa come deva agire, come muoversi, non è necessario che anche la mente lo sappia. Istinto, amore. Istinto di sopravvivenza, istinto di caccia: ne hai da vendere: usalo Buff!!”

La sua voce era gelida e sferzante, mentre il tono era basso e quasi carezzevole.

La lasciò andare, dandole le spalle e chinandosi a raccogliere la sua spada.

Lei rimase ad osservarlo in silenzio un istante, tremendo impercettibilmente.

Non chiamarmi così, mi da i brividi.”

Lui si rialzò con calma, girandosi verso di lei.

Dipinta sul volto un’espressione assolutamente innocente e stupita.

Oh, scusa. Non me n’ero accorto. Dev’essermi sfuggito di mente, Elisabeth.”

Non l’aveva mai chiamata così, un brivido violento le corse lungo la schiena. Brividi. Caldi, gelidi.... Irrazionalità.

Lui le rifilò un altro sorriso compiaciuto e disarmante.

Le ricordava un gatto che mentre ti fa le fusa è pronto a tirare fuori dalle soffici zampe gli artigli per graffiarti a sangue.

Il vampiro finse di non accorgersi del suo turbamento e ,impassibile, le tirò la spada.

Quello non era l’Angel che conosceva lei.

Le fiamme oscure che ardevano dietro la superficie calma dei suoi occhi scuri le facevano paura.

E le sue parole... così crude, ironiche, sferzanti...

Troppo.

Eppure... eppure era lì per aiutarla contro Glory; e le aveva salvato la vita; e scherzava con Dawn e la coccolava esattamente come un tempo, le aveva perfino preparato la colazione; e discuteva di magia e di testi antichi con Willow; e ascoltava pazientemente le lunghe dissertazioni di Giles...

Non aveva tempo di pensare adesso.

Le spade di nuovo incrociate stridevano pericolose e mortali.

E lui. Che le rubava il fiato. Che le svuotava la mente.

I ferri riempivano l’aria del loro sibilo sinistro, e il ritmo dei colpi le entrava nel cuore, colmandole la mente.

Vampiro e cacciatrice, soli, uno di fronte all’altra.

Lotta atavica.

Ma i pensieri erano troppo forti per annegare, e presto si ritrovò a cercare nelle profondità impenetrabili dei bellissimi occhi di Angel delle risposte alle mille domande che le gravavano l’anima.

Deconcentrata e distratta, in breve tempo fu in svantaggio, sommersa dai colpi inesorabili del vampiro, che non mostrava alcun segno di cedimento.

E di nuovo le affiorò in testa quell’idea: forte.

Troppo forte.

E implacabile.

Lo guardava, lo affrontava, ed era come se non si fosse mai trovata di fronte a lui.

Quell’accanimento, quella decisione.

Era diverso.

Perfino da Angelus.

Angelus.... ricordo di tenebra.

Forse perché allora aveva cercato di convincersi che fosse solo un nemico come tanti, un altro vampiro da battere, e non Angel, il suo Angel.

Forse perché era sempre rimasta sprofondata nella totale sicurezza della dicotomia fra i due.

Ma adesso non aveva più certezze, né scuse dietro cui nascondersi.

Aveva davanti Angel, e per la prima volta si rendeva conto che poteva essere un nemico formidabile.

Aveva davanti Angel, e tremava, perché si rendeva conto che un’anima non poteva renderlo diverso da quello che era.

Sopraffatta: dai suoi pensieri e dal suo avversario.

Angel oppose un rapido semicerchio del polso e la lama della cacciatrice di spezzò nel mezzo.

Respiro mozzato Buffy. Sguardo acceso. Bellissima. Da far male. Da entrargli dentro.

Le fu addosso in un istante.

Si trovò schiacciata contro una parete, immobilizzata dal peso di lui, disarmata, i polsi imprigionati dalle sue mani, bloccati ai lati della testa.

Si fissarono a lungo negli occhi, mari in tempesta che si scontrano.

Pessima mossa, amore! Hai dimenticato le due regole fondamentali di questa disciplina: 1) Mai scoprirsi del tutto 2) MAI fidarsi di un vampiro.”

Il respiro di Buffy era sempre più affannato, il battito cardiaco fuori controllo.

Il cuore le scoppiava in petto, abbattendosi violentemente sulle costole, quasi volesse uscire dalla gabbia toracica.

Le mancava il respiro, oppressa e schiacciata dal corpo del vampiro contro il suo.

Che ti succede, Angel? Te l’ho già detto... mi dai i brividi...”

La cosa dovrebbe dispiacermi?”

Buffy era certa che stesse sorridendo, ma non poteva vederlo in volto perché aveva chinato la testa sul suo collo, lo sentiva annusare la sua pelle. Irriconoscibile Angel.

Corpo fuori controllo. Sensazioni al galoppo.

Non riuscì a impedirsi di rabbrividire, il corpo scosso da sensazioni troppo violente per essere arginate.

Il suo corpo voleva lui... disperatamente.

E naturalmente lui se ne accorse.

Al tuo corpo non dispiace...”

Cominciò a baciarla lentamente, esplorando con la bocca ogni centimetro di pelle, risalendo lungo la curva del collo e arrivando fino all’orecchio.

Le mordicchiò il lobo.

Buffy represse il gemito di piacere che le stava sfuggendo e raccogliendo tutte le sue forze cercò di riprendere il controllo.

Opponendosi debolmente alla pressione di quel corpo contro il suo, voltò la testa, cercando gli occhi di lui.

In realtà non voleva riprendere il controllo.... voleva solo perdersi in quegli occhi scuri, vorticanti, profondi, magnetici.

Angel.... ti prego Angel... dobbiamo parlare...” un sospiro profondo, nel vano tentativo di saziare d’ossigeno i polmoni “Sono successe delle cose, tante cose... e io... noi... oh, dio...” Intossicata da lui. Non esistevano più parole... solo fuoco nelle vene.

Il vampiro sapeva che non era il momento.

Una parte di lui era perfettamente consapevole che poteva buttare tutto all’aria.

Ma nessun pensiero razionale poteva spegnere il desiderio covato per anni di lei.

Il suo profumo, l’odore della sua pelle, il suo corpo caldo e vibrante premuto contro di sé, gli offuscavano la ragione.

Era un deliro, una follia.

La voleva, da sempre, annientato da un bisogno disperato e prepotente, arso da una sete inestinguibile.

Voleva annegare in lei, perdersi in lei, annullarsi in quelle labbra.

Voleva baciarla fino a toglierle il respiro.

Voleva rubare ogni respiro, ogni tremito di vita, voleva bruciare di quel calore.

Shh...shh... abbiamo tutto il tempo per parlare...”

Le coprì le labbra con le sue, in un bacio appassionato e travolgente.

Tenebra di fuoco.

E per Buffy cedere fu troppo facile.

Mentre scariche elettriche le percuotevano tutto il corpo al contatto con la lingua di lui, si abbandonò completamente, lasciandosi andare contro di lui.

Ogni suo pensiero si annullò, persa nel piacere intenso e avvolgente di quelle sensazioni finalmente ritrovate.

Da troppo tempo lo sognava senza mai poterlo avere, da troppo tempo desiderava quelle labbra sulle sue, quel corpo stretto al suo.

Da troppo tempo si svegliava in piena notte, coperta di sudore, e scoppiava a piangere scoprendo di essere sola, mentre la sua lontananza le scavava solchi nel profondo.

Da troppo tempo sola e confusa, combatteva contro quella passione che la divorava, quella stessa passione da cui adesso si lasciava travolgere, persa in lui e nei suoi occhi.

Lui le liberò i polsi, circondandole la vita con braccio per attirarla più contro di sé, mentre con l’altra mano seguiva dolcemente il contorno dei suoi fianchi e si insinuava sotto la camicetta, sulla pelle nuda.

Lei gli cinse il collo con entrambe le braccia, passandogli dolcemente le mani fra i capelli, aggrappandosi a lui anche con le gambe, quasi come se il mondo attorno a loro si stesse sgretolando, cadesse rovinosamente in pezzi e l’unica cosa vera che rimaneva fossero il loro amore e quella vicinanza spasmodica e sofferta.

Buffy reclinò la testa all’indietro, porgendogli più agevolmente il collo che lui continuava a baciare, scendendo lentamente verso la scollatura della sua camicetta.

Senza staccarsi da lei, senza smettere di baciarla, Angel gliela sfilò.

Caddero a terra ancora avvinghiati, completamente storditi dal reciproco desiderio.

Gli occhi di Angel scintillavano stranamente.

Improvvisamente sentì le lacrime pungerle le palpebre chiuse, inciampando nelle ciglia morbide.

Non potevano... fermarsi... dovevano fermarsi... l’anima di Angel.... dovevano fermarsi....

Ma la cacciatrice non riusciva a trovare la forza neppure per parlare, totalmente avvinta e persa in quelle sensazioni, in quelle emozioni devastanti che da tanto tempo non provava ma che il suo corpo non aveva mai dimenticato.

Gli apparteneva, e ogni fibra del suo essere ne era dolorosamente consapevole.

Sentì le labbra del vampiro scivolare lentamente lungo il suo ventre e le mani allentare la chiusura dei pantaloni, litigare brevemente con i bottoni e vincerne rapidamente la resistenza.

Silenziosa un lacrima le solcò piano la guancia.

Non l’avrebbe fermato.

Forse era solo egoismo, ma non poteva.

Voleva disperatamente, totalmente, angosciosamente, furiosamente... voleva fare l’amore con lui.. e perdersi in lui.... e annullare il dolore e la sofferenza... e dimenticarsi di sé stessa....per sentirsi di nuovo viva, completa, felice... perché solo lui esisteva... perché lui era con lei, lì, adesso... e lei lo amava troppo. Troppo. Oltre ogni limite.

Angel si rese spaventosamente conto di amarla.

Anima e demone, indistintamente.

La voleva totalmente ,senza controllo, aveva bisogno di lei, come di una droga.

Riprendere possesso di ciò che gli apparteneva, di ciò che era suo da sempre...

Non gli importava più di Spike, o di Riley.... o di chiunque altro ci poteva essere stato nella sua vita, nel suo letto: lei era sua, anima e corpo, e niente contava più.... nessun altro contava.

Il suo profumo.... il sangue che scorreva prepotentemente nelle vene... l’odore della sua eccitazione che gli pungeva le narici... e quella pelle così soffice sotto le sue mani... quel corpo abbandonato fra le sue braccia... i capelli morbidi che gli invadevano il volto... il suo respiro caldo sulla pelle....

Smise di pensare... smise di volere... esisteva solo lei...



Un palpito disperato e fugace di quell’anima soggiogata che albergava in lui gli impedì di morderla.

Si staccò violentemente da lei, quasi potesse restare scottato dalla fiamma ardente della sua vita e del suo amore.

Pericolosa Buffy, come non era mai stata.

Pericoloso quello che sentiva per lei.

Incontrollabile. Indomabile... amore. Terribile segno di debolezza.... Passione. Lei fuoco nelle vene.

Buffy rimase un attimo abbandonata sul pavimento freddo e duro della palestra, ansimante e sconvolta.

Gli occhi chiusi, i pensieri che naufragavano nel mare in tempesta delle sue emozioni.

L’aria fresca e invadente che entrava dalle finestre le sferzava crudelmente la pelle sudata.

La scomodità del pavimento e la temperatura la fecero bruscamente tornare alla realtà.

Adesso le lacrime le allagavano abbondanti gli occhi, annebbiandole la vista, ma rimanevano prigioniere dietro le sbarre delle ciglia.

La paura le attanagliò la gola, artigliandole il cuore, mentre scariche di adrenalina pura le schizzavano in circolo.

Aprì gli occhi, sollevandosi a sedere e cercando il suo compagno in giro per la stanza.

Angel era ad alcuni metri di distanza da lei, non la guardava, si stava infilando i pantaloni.

Angel...” la voce le moriva in gola “Angel... io... oh, dio Angel, cosa ho fatto? Angel rispondimi, ti prego, sei ancora tu? Io... mi dispiace... io... ho perso il controllo... noi non... adesso non importa... dobbiamo andare da Giles... e Willow e forse loro... oh, dio la tua anima! Io...”

Sopraffatta dalla paura e dalla terribile agitazione, che le faceva tremare le mani, si fermò un attimo.

Angel non le diede il tempo di proseguire.

La voce calma e controllata.

Un sorriso leggero che gli piegava le labbra.

Non mi sembrava che ti facessi tutti questi scrupoli per la mia preziosa anima fino a qualche minuto fa!”

Buffy accusò il colpo, piegandosi su se stessa.

Il mondo le crollò addosso, aveva appena ritrovato l’unico uomo della sua vita, e l’aveva perso, per colpa sua!

Era solo colpa sua!

Di nuovo.

Le lacrime le si seccarono negli occhi, il cuore agghiacciato in una morsa di gelo.

Chiuse gli occhi solo per un istante e quando li riaprì erano asciutti e sicuri.

Fredda Buffy. Sicura. Ferita a morte. Costruirsi una torre di distacco in cui nascondersi per arginare il dolore.

Allungò una mano verso la camicia di lui a pochi passi da lei e se la infilò.

Alla sua si erano strappati i bottoni quando gliel’aveva tolta.

Gesto meccanico, inseguendo una calma che non era possibile.

Angelus.”

Lui la guardò fissa negli occhi, inchiodandola a terra con quello sguardo.

E le sorrise.

No, amore. Mi spiace deluderti. Avresti preferito?”

Veleno contro di lei. Dentro di lei.

Per parlare la ragazza dovette domare il fremito violento che le scuoteva le labbra.

Si avvicinò a lui di un passo.

Angel?... Cosa sta succedendo? La maledizione, tu non....?”

Capire. parole razionali, semplici, che potessero spiegarle.

Mettere a tacere l'anima che le urlava dentro. Frenare le emozioni che la squassavano violentissime.

Lui non le diede particolare ascolto.

Si aggirava nervoso per la palestra, come se stesse cercando qualcosa.

Possibile che non ci sia neanche un pacchetto di sigarette qui in giro??!”

Lei lo guardò stranita.

Angel...?”

La sua voce solo un sussurro in udibile.

Il vampiro si voltò di scatto verso di lei, una furia appena contenuta che gli accendeva lo sguardo.

Ma la sua voce era modulata, tranquilla.

E’ tutto a posto Buff. La mia anima è esattamente dove deve essere. Stai tranquilla. Wes ha trovato un rituale per annullare la clausola della maledizione, adesso la mia anima è -come dire- fissa.”

Altro colpo.

Buffy si dovette sostenere alla parete per non cadere.

Oh... io non... avresti potuto dirmelo...”

Appoggiò anche la schiena al muro e si lasciò scivolare a terra, di nuovo.

Aria che sfuggiva ai suoi respiri. Certezze in frantumi.

Era tutto così assurdo.

Angel aveva la sua anima senza nessuna clausola e.... e non le aveva detto nulla...

Loro... loro adesso potevano stare insieme...

Avevano la possibilità di avere un futuro insieme...

Si potevano amare liberamente....

Ed era successo tutto così, con furia, con disperazione...

Aveva sognato tante di quelle volte che lui le annunciasse che la maledizione non aveva più alcun valore... aveva sognato tante volte di poter stare con lui... e adesso si erano amati così.... sul pavimento della palestra, con la paura di poterlo perdere per sempre che le avvelenava il cuore...

Di certo nei suoi sogni era tutto molto più romantico...

Di certo nei suoi sogni non restavano immersi in quel silenzio carico di tensione, divisi da tutte quelle parole non dette più che dalla distanza fisica che lui aveva frapposto tra loro.

Da quanto?”

Domanda stupida.

Informarsi. Razionalizzare. Imbrigliare i sentimenti. Arginare il dolore, lo sbigottimento.

I sogni non esistono. E quella era la realtà.

Lontano Angel. irraggiungibile. Muro di freddezza e rabbia.

Mh? Oh, da un paio di mesi circa. Non pensavo di dirtelo.... non volevo sconvolgerti di nuovo la vita....”

Sconvolgermi la vita? Perché così pensi di non avermela sconvolta? Questo non è niente per te?? Noi non siamo più niente per te??”

Ma lui non le rispose

Frammenti dei dolcissimi momenti appena trascorsi le scorrevano nella memoria e il suo cuore perdeva un battito dopo l’altro, mentre la ragazza si lasciava cadere nello sbigottimento dell’attuale situazione.

Alzò gli occhi su di lui che si era silenziosamente appoggiato al muro, la testa reclinata all’indietro, apparentemente perso nei suoi pensieri.

Lui così diverso da pochi minuti prima, lui lontano e scostante.

Deglutì le lacrime.

Concentrandosi solo sul battito ritmico del suo cuore.

Tutum- tutum- tutum.

Inutile.

Il suo cuore batteva per lui.

E niente avrebbe potuto cambiare quella realtà.

Ora più che mai.

Angel... quello era Angel... lei lo sapeva... ne era certa... perché l’aveva amata... perché lei aveva amato lui.... perché lo sentiva dentro ogni fibra del suo essere... perché sentiva il suo richiamo... perché non aveva bisogno di conferme per sapere che la sua anima era ancora là, forse più nera del solito.... ma quello era Angel.

Possessivo, passionale, dolcissimo Angel...

Il silenzio era sempre più pesante, feriva le orecchie, graffiava il cuore.

La cacciatrice si alzò lentamente, quasi temesse di poter ricadere a terra.

Angel sentiva che lei si muoveva nella stanza.

Ma continuò a fissare il soffitto.

Cercando invano di calmare la tormenta che si agitava in lui.

Buffy si avvicinò piano, un passo - un altro ancora-

Tremava.

Si fermò davanti a lui.

Respirò a fondo.

Angel. Per favore, di qualcosa... io... non capisco.... sei così... così strano...”

Lui le rivolse uno sguardo freddo, carico di risentimento.

Rabbia. Fiume su di lei.

Cosa vuoi che ti dica Buffy? Davvero ,amore, questa volta non suoneranno le campane e non ci sarà nessun coro di passerotti canterini... e poi perché mai dovrebbe essere speciale, o importante?! Non è che andare a letto con un vampiro sia una gran novità per te, tesoro. Un passatempo come un altro. Un buon modo per scaricare la tensione.”

Buffy sgranò gli occhi, avrebbe preferito la colpisse.

Angel... io..”

Non fare la santarellina con me Buff, non attacca.”

Lei indietreggiò di un passo, lo sguardo minaccioso del vampiro le bruciava sulla pelle come sale su di una ferita aperta.

Angel... cosa... cosa vuoi dire?”

Il dolore... in fondo a quegli occhi scuri... dietro il fuoco, oltre la rabbia.... le scavava un oceano di sofferenza dentro.

Andiamo Buff! Una cacciatrice che si scopa un vampiro è una cosa che fa piuttosto notizia, mai cara. Almeno fra i demoni e i non morti. Specialmente se il vampiro in questione ha la fama di averne uccise due, di cacciatrici. Naturalmente la cosa non ha giovato alla sua reputazione, ammesso che ne avesse ancora una... Ma non credo che ti interessi. E sinceramente non interessa particolarmente neppure me. Anche se pagherei per vedere la faccia di Giles e di Xander quando lo verranno a sapere Invece mi interessa molto di più la parte in cui tu finisci nel letto di Spike. Perché, davvero, non capisco come sia potuto succedere. Due minuti prima sei il modello della perfetta paladina della bene, spergiuri che l’unico tuo desiderio è una vita normale - con un ragazzo normale - e poi..”

Stava urlando adesso, si era rapidamente avventato su di lei, il viso vicinissimo al suo.

"E poi... ti scopi un vampiro."

Angel... ti prego... lasciami spiegare...”

Lui aveva rapidamente ripreso il controllo.

La voce tagliente e sferzante, bassa, calmissima, il tono imperturbabile, perentorio di sempre, ma che non lei non aveva mai usato, prima.

Non voglio sentire le tue spiegazioni, Buff!!! Maledizione, sei andata a letto con Spike! Con un vampiro!!! Io ti ho lasciato perché potessi avere una vita normale, perché TUA MADRE voleva che tu avessi un ragazzo normale, e tu... e tu butti tutto all’aria e vai... e vai con, con... con Spike! Spike! Dannazione! E poi davano della puttana a Darla...”

Buffy chiuse gli occhi, le lacrime la soffocavano. Non negli occhi. Non nella gola. Più in profondo. Dentro. Nell'anima. Nel cuore.

La sua voce era poco più che un sussurro in udibile, tremante. Eco di sofferenza.

Io... io ero ubriaca... davvero molto ubriaca... e... disperata... mi avevano lasciato tutti da sola... tutti se ne vanno lasciandomi sola... mio padre, tu, Riley.... e perfino la mamma. E io non sapevo come fare... c’è Dawn da proteggere.... e io mi sentivo così indifesa e disperata... e volevo solo dimenticare.... dimenticare chi ero... e il mio destino.... dio, Angel.... mi dispiace... mi dispiace... che altro vuoi che ti dica? Che mi sono sentita morire quando mi sono resa conto di quello che era successo? Che sentivo di averti tradito, e sapevo che in fondo non era vero... perché noi non stiamo più insieme da tanto... troppo tempo... Che mi dispiace perché ti amo ancora, perché non ho mai smesso di amarti? Che vorrei poter cancellare tutto e tornare indietro ma non posso? Che non dormo più, e no mangio, e non trovo il coraggio di incontrare il tuo sguardo?.....”

Angel alzò la mano per darle uno schiaffo, ma si fermò di colpo, allontanandosi da lei.

Prese il cappotto che aveva appoggiato sulla spalliera quando avevano cominciato ad allenarsi con le spade.

Se lo infilò senza rimettersi la camicia, che Buffy indossava ancora.

Non si voltò verso di lei.

Non la guardò negli occhi.

Troppe cose che non le poteva dire. Fra loro, sempre dolore. Ferite mai chiuse.

Quando parlò la sua voce sembrava quella di un altro.

Giles e gli altri ci aspettano a casa tua. Abbiamo una divinità infernale da uccidere, ti ricordi? Arriveremo in ritardo.”

Voltò solo la testa, per scoccarle un’occhiata in tralice, senza mai incontrare i suoi occhi.

Cinismo per nascondere se stesso.

Non credo sia il caso che tu venga con solo quella addosso.”

Di nuovo Buffy avrebbe preferito che lui le avesse tirato quello schiaffo.

O che avesse continuato a urlarle contro.

Invece in lui vedeva solo quella calma fredda e agghiacciante.

Come se niente potesse più toccarlo.

Lo osservò uscire, la visione annebbiata dalle lacrime che non riusciva a piangere.

Salate, amare, brucianti.

Se le asciugò con le mani, cancellando dalla pelle quel sale che non c'era, passandosele sugli occhi gonfi e rossi.

Riprese a respirare, placando gli spasmi del petto. Violenti. Dolorosi.

Nel più assoluto silenzio, si rivestì.

I pantaloni, le scarpe.

Infilò la camicia di Angel ,che aveva ancora incollato addosso quel profumo che le stordiva i sensi, nei calzoni e sopra mise la giacca di pelle che si era portata.

Richiuse meticolosamente il Magic Shop: qualcosa da fare per non pensare, per non annegare nel dolore.

L’aria della notte la ritemprò vagamente.

Restò a fissare il buio per un lungo momento, poi si incamminò, con il vento che le arruffava i capelli già scompigliati.


Cap.VIII Il cuore di una donna, non di una cacciatrice


Sguardi incerti, curiosi, indagatori, stupiti....

Occhi sgranati immersi in un silenzio imbarazzante.

Solo Angel sembrava essere a suo agio.

Freddo Angel. Lontano.

Gli altri si erano tutti alzati in piedi, ballavano nervosamente da un a gamba all’altra e a tratti fissavano con interesse le punte delle loro scarpe.

E Buffy evitava con ogni cura i loro sguardi, le guance tinte di un rosa accesso, il fiato corto.

Naturalmente l’attenzione di tutti era puntata sulla camicia di Angel: addosso a Buffy.

Willow sfoderò un sorriso nervoso e poco convincente, mentre Xander pensa che l’ultima cosa di cui avevano bisogno era una scaramuccia con Angelus....

Tutto bene, ragazzi.......?” La rossa guardò i due amici, cercando di capire dalle loro espressioni cosa fosse successo.

Buffy ed Angel stavano accuratamente lontani fra loro, attenti a non sfiorarsi neppure. Forze che si respingono.

Buffy si schiarì la voce, un sorriso tirato che le increspava le labbra.

Sì, certo. Ci siamo allenati con le spade. Avrei dovuto prestare più attenzione alle sue lezioni sulle armi bianche, Giles.... ma Glory dovrà accontentarsi di una mediocre spadaccina....” Allegria forzata. finta disinvoltura.

Sfiorò con la mano la camicia “Mi ero strappata la maglietta, così Angel mi ha dato la sua camicia...” Buttò là con la più totale non curanza.

In realtà aveva duecento battiti al minuto.

Calma apparente.

Una tempesta nell’animo.

E ogni volta che Angel evitava il suo sguardo una spina che le si conficcava nel cuore.

Chiuse gli occhi, respirò.

Solo un attimo di pace.

Glory, Dawn da proteggere, il mondo da salvare.

Non c’era tempo per i suoi sentimenti.

Dopo. Dopo avrebbe cercato di capire. Riordinare i pezzi del puzzle.

Bene, visto che ci siamo tutti....”

Angel pronunciò la frase come se fosse una condanna....

Glory è invulnerabile, non possiamo ucciderla. In questo il Consiglio ha ragione.”

Giles annuì, tutte cose che sapeva già.

Ma la totale sicurezza del vampiro lo confortò in parte, forse Angel aveva davvero una soluzione.

Odio che quei musoni in giacca e cravatta abbiano ragione....”

Commento stonato. Inutile.

Xander fu zittio con uno sguardo di fuoco.

Tutti si sedettero, evidentemente sulle spine.

Xander con Anya in braccio su una poltrona, Giles con Willow e Dawn sul divano, Tara sull’altra poltrona, Buffy sul bracciolo del divano vicino alla strega.

Angel rimase in piedi.

Quello che aveva intorno non era esattamente un manipolo di eroi.... non avrebbe affidato la sicurezza di un vaso di cristallo nelle loro mani, figuriamoci quella del mondo.

Sospirare avrebbe di sicuro aiutato in quel momento, ma non potendo farlo, il vampiro rinunciò rapidamente, riprendendo a parlare.

In fondo avevano già protetto l’umanità più di una volta.

E Buffy era una cacciatrice formidabile, se solo avesse pensato come un predatore e non con il cuore.

Glory ha il suo punto debole: un corpo. Tanta forza demoniaca imprigionata in un corpo simile a quello di un mortale. E quindi un cervello. Il corpo che contiene Glory è sul punto di colassare. La bionda è sull’orlo dell’annichilimento. Sta impazzendo... non che adesso sia molto equilibrata, ma rischia di perdersi nei labirinti spazio-temporali della realtà sui quali la sua mente si affaccia. Ovvero la nostra realtà. E il segno di questo suo stato è sempre più evidente: deve nutrirsi sempre più spesso, e ormai il benessere e la forza che le derivano dalle sue vittime durano ben poco. Dobbiamo portarla sull’orlo di una di queste sue crisi, quando è maggiormente vulnerabile. E’ necessario che sia distratta, che non capisca quello che in realtà vogliamo fare.”

E cosa dobbiamo fare?..... Ehi, non guardatemi così, è solo per avere un’idea... se devo morire così giovane voglio almeno sapere come morirò...”

Anya si agitò sulle ginocchia di Xander, vagamente a disagio.

Noi non moriremo Anya, almeno cercherò di evitare che succeda. Posso continuare?”

La sua non era una domanda.

Glory non mette in conto di poter essere sconfitta. Non concepisce nemmeno l’idea. Questo la rende avventata e vulnerabile. La affronteremo in uno scontro a viso aperto. Un combattimento normale, con i mezzi che avete usato fino adesso. Armi e magia. Un BUON combattimento, possibilmente. Che la stanchi. A questo penseremo io e Buffy.... Anya, avremo bisogno di te...” pronunciò le ultime parole a malincuore.

Di me?”

La ragazza balzò in pedi.

Hm... sì. Dovresti provare un qualche incantesimo su Glory.”

Willow fece per protestare.

Tu e Tara sarete occupata a far altro nel frattempo.”

La rossa annuì poco convinta, sprofondandosi nei cuscini e guardando da sotto in su Buffy, chiedendosi cosa stesse succedendo.

Io non sono una strega!!! Ero un demone della vendetta io, è molto più complicato. I miei incantesimi erano di tipo diverso da quelli di Willow.... ed erano molto potenti! Ma non ho più i miei poteri.”

Non ho detto che l’incantesimo deve riuscire, ma Glory deve pensare che stiamo facendo sul serio, si deve impegnare contro di noi. E voglio che sia impegnata nel tentativo di annullare un incantesimo di tele trasporto. Sa che siamo in grado di eseguirlo.”

Ma IO non sono in grado di eseguirlo.”

Angel la guardò esasperato.

Non devi eseguirlo! E’ solo un’esca, Anya, qualcosa per tenerla occupata mentre Willow e Tara si preparano.”

Un’esca?”

Anya adesso si sentiva decisamente sminuita d’importanza rispetto alle due streghe, mentre Willow gongolava in silenzio e Tara si chiedeva come degli occhi così belli come quelli di Angel potessero mettere i brividi, e concentrava la sua attenzione sulla battaglia che si affacciava in quello sguardo freddo.

Esattamente. Non mi sembra difficile.”

Oh, certo, se escludiamo che Glory mi farà a pezzi.... non voglio fare l’esca.”

Se Glory vince finirai a pezzi comunque, fa differenza se succede qualche ora prima?!”

Anya tornò a rifugiarsi da Xander mentre Angel continuava.

Non possiamo ucciderla. Possiamo liberarci di lei. Esistono milioni di realtà parallele a questa, di dimensioni alternative, dobbiamo solo mandarla in una di quelle. Preferibilmente in uno spazio, di vuoto eterno.”

Vuoto eterno?”

L’osservatore si sporse in avanti verso Angel, la sua attenzione totalmente catturata.

E’ lo spazio che esiste fra le dimensioni, più esattamente è una sorta di linea di confine fra questa dimensione e quella demoniaca. Un buco nero, se vederlo così vi può aiutare a capire. Un luogo in cui la luce non esiste perché è assorbita dalle tenebre, un vortice che attira e annulla tutto ciò con cui viene in contatto. Un nulla incolmabile. Una dimensione che neppure la mente di Glory può contenere o in cui può orientarsi. Una dimensione di annichilimento totale.”

Il silenzio carico di attesa che lo circondava era inframmezzato dai battiti irregolari del cuore di Buffy.

Noi manderemo lì Glory. Il punto ora è aprire un passaggio che la fagociti e chi richiuda su di lei, senza intaccare la trama della nostra realtà. Noi abbiamo la chiave.”

Sentì Buffy tendersi come una corda, il battito cardiaco aumentare.

Per la prima volta lo guardò fisso negli occhi.

Pozze di cielo in cui brillava la luce accecante della risoluzione e della forza.

Dawn resterà fuori da questa storia.”

Sì... sarebbe meglio non coinvolgerla...”

Dawn morirà se noi non affrontiamo Glory. E se non la sconfiggiamo.”

Buffy si era alzata.

Non permetterò che le torcano un solo capello. Dovessi passare in fuga da quella maledetta donna tutta la vita, dovessi nascondermi nell’angolo più remoto di questa terra, morirò per salvarla. Lei avrà un vita normale, lei è solo una bambina. NON. E’. UNA. CHIAVE.”

Gli occhi accesi da un fuoco intenso e inestinguibile, i modi risoluti e guerrieri.

Angel sorrise lentamente, quella era la Buffy che conosceva lui.

Come preferisci, vorrà dire che la sostituirai tu.”

Ma Buffy....”

Sono sangue dello stesso sangue. Ed il sangue è la chiave.”

Ma in questo modo faremo il gioco di Glory, lei vuole aprire la porta della dimensione demoniaca.”

Noi non infileremo la chiave nella sua porta. Apriremo due porte, per l’esattezza. E l’una arginerà e al tempo stesso alimenterà l’altra e contemporaneamente creeranno una sorta di vuoto, di vicendevole annullamento. E il vortice che creeranno condurrà alla dimensione in cui vogliamo imprigionare Glory. Ora viene la parte difficile. Willow dovrà riuscire a condizionare la mente di Glory per indurla a saltare nella porta. Per farlo avrai bisogno di venire a contatto con la sua essenza, cioè con il suo sangue. Io e Buffy cercheremo di ferirla con delle spade consacrate. Basta una sola goccia. Pensi di essere all’altezza di eseguire un incantesimo di questo tipo Willow?”

Io.... ecco, io... certo, posso provare.”

E’ un piano azzardato.”

Se ha qualcosa di meglio da proporre, Giles...”

No, niente.”

Appunto.”

Una delle due porte sarà quella aperta da Buffy, ma l’altra?”

L’altra.... Bene, Giles credo che dovremo fare un giro al museo degli orrori di Sunnydale. Non l’ha buttata vero la statua di Achatla?!”

Silenzio di ghiaccio.

Minuti rumorosi come frustate.

Voi dire che...?”

Che l’altra porta sarò io ad aprirla.”

E’ troppo pericoloso per richiuderla io dovrei...”

No, NO, no! Fatemi capire, tu vorresti..?”

Sì, Xander, non c’è alcun bisogno di urlare. Naturalmente se qualcuno di voi ha un’idea migliore... vi ascolto!”

Noi non faremo niente del genere!”

Buffy avanzò di un passo verso di lui, negli occhi la paura che combatteva con la determinazione.

Per richiudere il passaggio aperto dalle fauci di Acathla io dovrei...”

Uccidermi.” Lui ,impietoso, concluse per lei la frase.

Gli occhi scuri fissi in quelli della cacciatrice.

Buffy scosse piano la testa, come risvegliandosi da uno stato di trance.

No... io non posso farlo... non puoi chiedermi di ... non di nuovo...”

Un altro passo verso di lui.

La stanza impregnata di silenzio pesante e fitto, gli occhi di tutti puntati su di loro.

Non c’è altra scelta, Buffy. O Dawn o me. Non credo ci siano dubbi su chi meriti di vivere.”

Sembrava che la stesse sfidando, le labbra appena piegate in un sorriso tagliente.

Buffy respirò più volte, come se le mancasse il fiato.

Ci dev’essere..”

Non abbiamo tempo per cercare un’altra soluzione, Buffy. Ammesso che esista.”

Si avvicinò di un passo alla ragazza, lei non lo guardava più in viso.

Abbassò la voce, il tono improvvisamente dolce.

Glory troverà Dawn se non facciamo qualcosa per fermarla. E distruggerà il mondo solo per tornare -a casa- Non possiamo permettere che usi Dawn, che la uccida. Lo sai Buffy, che se aprisse il portale nessuno ne uscirebbe vivo. Morirei in ogni caso, moriremmo tutti. E se le cose non andassero bene, se l’incantesimo non dovesse funzionare...”

Lei alzò di scatto gli occhi per incontrare quelli del vampiro.

Nello specchio di lacrime che appannava quegli occhi chiari si riflettevano le luci della notte.

Allora niente potrà più salvarci. Io non voglio una salvezza il cui prezzo sia la tua vita.”

C’è sempre un prezzo, Buffy.”

Non tu, non di nuovo. Non le persone che amo.”

Non sei tu a stabilire il prezzo.”

Non te lo lascerò fare, Angel.”

LE lacrime presero a scorrere ribelli, processione di stelle che le rigava il viso. Rabbia e dolore. Veleno sulla pelle bianca delle sue guance.

Lui scosse la testa, asciugandole lentamente la guancia con un dito.

Dobbiamo farlo, Buffy. E lo sai. Non piangeresti altrimenti. Mi dispiace... ma non ho trovato nessun altro modo.”

Giles si riscosse lentamente dallo shock della notizia, e si alzò titubante.

Nella sua mente cominciava a delinearsi la possibilità di riuscita di quel folle piano, gli elementi si fondevano, le varie parti collimavano, e ,insperata, una possibilità di vittoria si affacciava all’orizzonte.

Buffy, so che è terribile. Ma forse Angel ha ragione..”

Buffy scattò come una belva ferita verso l’osservatore, gli occhi lucidi accesi di rabbia e offuscati di dolore.

Certo, che importa di come sto io!! Salviamo il mondo! E’ il mio dovere, non posso fare altro! E devo farlo con un bel sorriso stampato sulle labbra!! A chi vuoi che importi se mi sento morire dentro! La sa una cosa, Giles? Ci provi lei! Lo salvi lei questo maledettissimo mondo! Prenda una spada e me la conficchi nelle viscere e poi resti lì a guardare mentre l’inferno intero si apre per inghiottirmi.” Urlava, agitando le mani e le braccia. Le lacrime che le inondavano il viso, e scendevano lungo il collo , bagnando la camicia, le mani. Si voltò verso i suoi amici, fissandoli disperata. “Volete che salvi il mondo? Bè, provateci voi! E poi fatemi sapere come ci si sente. Avanti ,Willow, prendi una bella spada appuntita e falla levitare dritta nel petto di Tara! Xander ,coraggio, infilza Anya, dopotutto è per il bene dell’umanità!! Ma no, no certo. Voi siete tutti tanto innocenti. Sacrifichiamo il cuore di Buffy, lei non soffrirà troppo! Lei è forte! Oh, sì, lei non ha bisogno di aiuto, di conforto! IO ho solo vent’anni! E sono rimasta sola con una sorellina da proteggere da... da una divinità infernale. E naturalmente nel frattempo devo anche salvare il mondo! Io sono sempre stata sola, con sulle spalle il peso di tutte le persone buone di questo mondo, di tutti gli innocenti da salvare!! L’umanità indifesa! E a nessuno importa quanta paura io abbia, o come mi senta, perché sono la cacciatrice, ed è il mio dovere! A nessuno importa cosa debba sacrificare! Mi dispiace deludervi, ma io sono anche una persona. E non...”

Angel la prese per le spalle, scotendola appena.

Buffy, basta. Smettila adesso. Non parliamo dell’umanità indifesa. Stiamo parlando di tua sorella.”

Lei lo fissò negli occhi ,in silenzio, soffocata dal pianto.

Non sentì. Parole senza suono, senza senso. Restava solo il dolore.

Si divincolò, allontanandolo con violenza.

Come se il solo contatto con lui potesse scottarla, bruciarla, arderla.

Uscì dal negozio, senza dar retta ai richiami dei suoi amici.

Correre via, lontano.

Fuori pioveva.

L’acqua si abbatteva rabbiosamente dal cielo, rovesciandosi a secchiate impetuose sulla terra frustata dal vento.

In un attimo fu zuppa.

I vestiti appiccicati al corpo, i capelli incollati al viso e sugli occhi che ,insieme alle lacrime, le impedivano di vedere dove andava.

Allontanarsi da loro come da degli aguzzini, vagare come un animale ferito mentre il dolore misto alla consapevolezza le esplodeva nella testa, invadendole il corpo.

Fuggire da tutto, dalla vita, da lui e da quell’amore che la stava distruggendo.

Inciampò.

Cadde sulle ginocchia e sulle mani, graffiandosele.

Restò così, ferma ad osservare il sangue che strisciava fuori da sotto i palmi delle sue mani, che si mescolava all’acqua e serpeggiava fra le dita aperte a ventaglio prima di essere trascinato via dalla pioggia.

Non sapeva quanto tempo fosse passato, o se si fosse allontanata di molto.

Sentiva solo l’acqua addosso e la terra fredda e fangosa sotto di sé.

Ogni respiro una battaglia faticosa, una disperata ricerca, una lotta contro se stessa.

E la notte che le scivolava intorno, portata via dalla pioggia.

La testa reclinata in avanti con i capelli fradici che le coprivano il volto e le lacrime che si mischiavano alla pioggia.

Gli pareva quasi di poterle distinguere dall’acqua, gocce lucenti e argentee che si staccavano dai suoi occhi di mare e scivolavano in un volo silenzioso fino a terra, stemprandosi nel fango, fuggendo lontano nei rivoli che scorrevano lungo la strada.

Si fermò dietro di lei, l’anima che gli si torceva nel petto, che gli urlava nelle orecchie di raccoglierla da terra, e consolarla, e asciugare le sue lacrime, e confortarla, rassicurarla, e cullarla come una bambina, e baciarla dolcemente fino a dissipare le sue paure, perdendosi nei suoi occhi, nel suo cuore.

Ma non fece niente di tutto questo.

Strinse appena la mano, le nocche che sbiancavano bagnate di pioggia.

Buffy.... Buffy.... ancora una volta lei.... ancora quell’anima che credeva di aver vinto che riaffiorava prepotente in lui....

Amore... anima... come se per amare occorresse un’anima...

Amarla, volerla, averla, perderla, ritrovarla.... in un vortice di emozioni che lo travolgeva, nei suoi occhi che lo sconvolgevano, in un cuore che non ricordava più di avere e che all’improvviso poteva battere di nuovo.

Buffy... Buffy...

E quella folle paura di amarla.

Ma quel bisogno ancestrale di amarla.

Quella passione che non poteva capire e che solo la sua anima poteva comprendere... ma lui no...

Lui no... lui no... eppure era lì... era pronto a dare la sua vita per lei... eppure era più vicino che mai a quell’anima che aveva tanto odiato...

Entrambi persi in lei, entrambi dannati per lei, entrambi avvelenati e drogati di lei.

Buffy.. amarla.... distruggerla... distruggersi...

Amarla... nonostante la rabbia, la furia, l’orgoglio... nonostante la sua natura.... nonostante la ragione e la logica....

Amarla... e per questo odiarla appassionatamente....

Ma amarla, ancora e ancora... ogni istante di più e più ferocemente... ogni attimo volerla di più e con più forza....

Amarla ancora e ancora... sempre di più... con intensità devastante...

E morire in ogni parola non detta, in ogni carezza mancata, in ogni bacio non dato.

Pensi di aver risolto qualcosa con questa scenata? Ti senti meglio adesso?”

Va via....”

La voce rotta che si perdeva nello scroscio della pioggia.

Gocce sul fango. Eco infinito di quel sussurro. Via. Dal suo cuore. Dalla sua vita. dal suo dolore.

Inutile dirti che non lo farò. Si può sapere cosa credevi di fare? Pensi che scaricare loro addosso i tuoi problemi, la tua sofferenza, ti farà stare meno male? Bè, non è così Buffy. E’ ora di crescere. La vita è dura, Buffy, è sofferenza. E se fino adesso ha fatto male puoi stare certa che te ne farà di più. Che sarà più crudele, e più meschina, e più dolorosa. Che ti dilanierà il petto, che ti strapperà la speranza. Ma non per questo tu avrai il diritto di arrenderti. Siamo costretti a fare delle scelte, ad affrontare la realtà. Ed ad andare avanti, comunque. Sempre. Non ho voglia di morire. Ma se sarà necessario, lo farò. Tu lo farai. E non importa quanto male tu possa stare. Ci sono cose più importanti di te, di me - di noi - Willow e Giles stanno facendo delle ricerche. Forse non sarà necessario che.... forse Glory chiuderà entrambi i passaggi dietro di sé e basterà solo un pò del mio sangue ,e del tuo. Ma il punto non è questo. Smetti di piangerti addosso perché sei la cacciatrice. Non hai neanche idea di cosa voglia dire essere soli, davvero. Adesso basta piangere, e comportarti come una ragazzina viziata. Alzati, i tuoi amici sono preoccupati per te, ti aspettano.”

Buffy ,a terra, ansimava, lottando con le lacrime.

Lottando con il suo cuore che si spezzava, con la sua anima che si lacerava.

Sapeva che Angel aveva ragione.

Sapeva che non avevano altri mezzi per affrontare Glory.

Ma lo rifiutava.

Angel ,inondato di pioggia, si voltò per andarsene.

I suoi passi risuonavano ovattati nel silenzio bagnato di temporale.

Buffy strinse a pugno le mani, afferrando la terra umida fra le dita.

Inghiottì una lacrima dopo l’altra, amare, brucianti, salate.

Si rialzò a fatica, prima sulle ginocchia poi in piedi.

Angel....”

Ma quando si voltò nella notte annebbiata dalla pioggia lui era sparito.

Come al solito.

Sparito nel silenzio, come se fosse stato solo un sogno.

Lasciandola a domandarsi se fosse davvero stato lì con lei fino a pochi istanti prima.

Lentamente ritornò sui suoi passi.

Camminò fino al Magic Shop.

Con gli occhi bassi e i pugni serrati entrò silenziosamente.

Chiese scusa in un soffio, senza che riuscissero a capire se il suo volto fosse rigato di pioggia o di lacrime.


Cap.IX Verità


Casa.

Un rifugio sicuro.

L’apparenza di cose vere, concrete.

Chiudere fuori dalla porta le paure e le decisioni.

Trovarsi di nuovo sotto la doccia, con l’acqua bollente che scottava la pelle e il vapore che galleggiava nell’aria.

Senza accorgersi di piangere di nuovo, ancora, sempre più copiosamente.

Lasciare che fosse l’acqua ad asciugare quelle lacrime.

Ascoltare il tempo rotolare via nella notte e lasciare che i ricordi la colpissero con la loro vivida violenza.

Accorgersi che il tempo non smette di morire, indefinitamente.

Un attimo dopo l’altro.

Portandosi via pezzetti di lei.

Un attimo e la vita che fluiva, cambiava, finiva.

E ricordi, ancora, più forti del tempo e della morte,

Baciarlo, dirgli che l’amava, che l’avrebbe sempre amato, guardarlo solo un attimo, un’ultima volta ancora per riempirsi il cuore di lui, e poi trafiggerlo in silenzio ,un dolore troppo grande per tramutarsi in lacrime, restare a guardare l’inferno trascinarlo via, chiudersi su di lui. E morire, morire delle mille lacrime che non poteva versare, del dolore che non poteva urlare, della mancanza di lui che la soffocava. Ma dover vivere, e respirare e affrontare l’inferno di ogni giorno e il tormento di ogni notte.

Ricordi, ancora, che la sommergevano come un fiume in piena, che la annegavano come un mare in tempesta.

Perderlo, di nuovo, senza averlo mai ritrovato davvero.

Angel... Angel.... nella sua vita, nel suo cuore, nella sua anima.

Quel nome tatuato a fuoco in ogni suo muscolo, in ogni fibra del suo essere.

Spense la doccia, appoggiandosi con le palme aperte sulle mattonelle umide.

Restò immobile a lungo, fino a quando il tremito che la percorreva dalla testa ai piedi si fu calmato.

Si avvicinò allo specchio e lo ripulì con le mani.

Osservò l’immagine riflessa.

Il volto stravolto, gli occhi cerchiati, una guancia bluastra e un poco gonfia, alcuni segni violacei sul corpo.

Guardò quegli occhi chiari, chiedendosi dove fosse finita la ragazzina di un tempo.

Qualcosa in quel volto che quasi non riconosceva come suo le ricordò improvvisamente di sua sorella.

Dawn.

Dolce, piccola, indifesa Dawn.

Dawn che adesso veniva prima di tutto.

Dawn da proteggere, da salvare.

Sapeva cosa doveva fare.

Sapeva che non era più il momento di piangere.

E sapeva che Angel aveva ragione.

Sacrificarsi, la sua missione... perderlo di nuovo... ancora una volta...

Si asciugò ed uscì dal bagno.

Si rivestì lentamente.

Un paio di pantaloni, un maglione.

Si legò i capelli in una coda.

Andò in cucina a prepararsi un caffè, provò a mangiare qualcosa.

Non aveva più lacrime da piangere.

Ed era stranamente calma.

Una volta accettata la realtà le cose sembravano essere meno difficili.

Se esisteva una soluzione Willow l’avrebbe trovata, in caso contrario... in caso contrario....

La tazza che aveva in mano andò in frantumi.

Il caffè schizzò un pò dappertutto.

Se solo fosse stato un incubo, infinito...

Se solo avesse potuto cambiare le cose....

Di nuovo sentì la paura sommergerla e impossessarsi di lei, sentì il suo sapore acido e allappato in bocca.

Si abbassò a raccogliere i cocci della tazza e si tagliò involontariamente la mano.

Sobbalzò appena, tamponando alla bell’e meglio la ferita.

Sangue. A terra. Macchia scura. Ricordo di appartenenza.

Violento, un contato di vomito la prese, facendole girare la testa.

Corse in bagno.

Non ricordava di essere mai stata così male.

Piegato in due, vomitò fino a non riuscire più a stare in piedi.

Si lasciò sedere in terrà, sfinita e sudata.

Sudore freddo incollato alla pelle.

Mordendosi le labbra per non piangere di nuovo cercò invano di riprendere un pò il controllo.

Della vita che le sfuggiva di mano, di se stessa.

Si rialzò con cautela, scese di nuovo al piano di sotto.

Sollevò il ricevitore e compose un numero di Los Angles.

Forse Wesley poteva aiutarli... forse poteva trovare una soluzione... un'idea che non mettesse in gioco la vita di Angel.

Istinto infallibile e ignaro che cerca la verità. Mani cieche che si imbattono nel pezzo mancante..... Wesley, passato che tornava.

La voce di Cordelia dall’altro capo del telefono.

Parole sconclusionate, frasi prive di senso, accuse assurde.

Buffy non riusciva a fermare l’impeto della ragazza, e non riusciva a capire.

Finalmente Wesley riuscì ad impossessarsi della cornetta.

Buffy...?”

Wesley, ciao. Io non capisco... Cordelia è stata così....”

Lo so, mi dispiace, lei è ancora un pò sconvolta.”

Sconvolta?”

Bè, sai dopo quello che è successo.”

Quello che è successo...?”

Sì, Angel ha...”

Intendi dire l’incantesimo con cui hai neutralizzato la maledizione?”

Sono io a non capire adesso, Buffy.”

Paura.

Di nuovo, un ondata irresistibile, come l’acqua che irrompe da una diga che sfasciata e travolge gli argini, le terre circostanti, le case, sommerge la vita..

Paura che le invase rapidissima la mente e il cuore. Strisciante. Vischiosa. Paralizzante.

Angel mi ha detto...”

La voce di Wesley tradì la sua preoccupazione.

Angel è lì?”

Voi... voi non lo sapevate?”

Non sapevamo cosa?”

Angel è venuto a darci una mano con Glory...”

Io.. Buffy... vedi, Angel è... bè lui se n’è andato senza dire dove , ma cerca di capire lui è...”

Lui è cosa, Wesley?”

La ragazza stava urlando mentre stringeva pericolosamente forte il ricevitore del telefono.

Nervi troppo scossi. paura, ancora.

Buffy, non sai niente? Non l’hai capito? Dio, avrei dovuto avvisarti, solo.... sono stato un ingenuo... ho pensato che se ne sarebbe andato... ma era logico che sarebbe venuto da te... Stupido, stupido... aveva accennato qualcosa per farmi capire che sarebbe tornato in Europa, in Irlanda forse... Stupido. Lui è sempre stato bravo a manipolare le menti, e io mi sono fatto mettere nel sacco come...”

Wesley... così mi fai paura... spiegati meglio...”

Buffy, non so cosa ti abbia detto ma io non ho fatto nessun incantesimo.”

Un pungo nello stomaco, che le svuotò i polmoni d’aria.

Appoggiò la schiena al muro per non cadere.

La stanza girava intorno, le gambe non la reggevano.

Non.... non può essere... noi... io credevo...”

Deglutì a fatica, mentre le parole dell’ex osservatore delineavano lentamente la situazione davanti ai suoi occhi.

E’ successo tutto meno di una settimana fa. Vedi giravano delle voci... Di una cosa così se ne parla parecchio fra i demoni... Nei locali che frequentano, nei loro ritrovi... Non so da dove sia partita questa voce... Angel ha parecchi informatori nei quartieri poco raccomandabili e ,bè lo sai, nel nostro lavoro si vede un pò di tutto. Insomma, lui è venuto a sapere che tu e Spike.... Puoi immaginarlo Buffy. Ed è quasi impazzito, dico sul serio.... non l’avevo mai visto così. Distrutto. In realtà non so bene come tutto questo abbia agito sulla sua maledizione. Ma in un certo senso il demone si è liberato. Vedi, la sua anima si è come ritirata, arresa, annichilita dal dolore... Ed è bastato un solo attimo di annientamento perché il demone riprendesse il sopravvento. E’ bastato che abbassasse la guardia un attimo soltanto. Ma tecnicamente non ha perso la sua anima, perché la maledizione non è stata spezzata, si è come annullata in un certo senso. Forse ha solo perso la voglia di combattere. Adesso lui è libero, pur avendo la sua anima. So che è complicato, ma adesso in lui convivono alla pari demone e anima. E non è facile, anche se noi possiamo solo immaginarlo. Vedi, il demone non è più vincolato, l’anima non gli è più imposta, resta per pura forza di volontà, ed è una lotta ardua. L’anima non è costretta a rimanere nel suo corpo. Lui è cambiato, Buffy. Non so quanto ancora possa essere definito -buono- Non so se sia il caso di fidarsi di lui....”

Dall’atra parte solo silenzio, Wesley era consapevole della presenza della cacciatrice solo perché a tratti poteva sentire il suo respiro affrettato.

Odio.... avrei dovuto capirlo.."

Scusami, è stata colpa mia, dovevo avvisarti. Cosa hai intenzione di fare?”

Non lo so... parlargli.. credo...”

Non so se servirà....”

Proverò. Glielo devo.”

Se hai bisogno di aiuto... io... noi potremmo venire a Sunnydale...”

Grazie, Wesley, ma non adesso. Io... ti farò chiamare da Giles. Ciao.”

Ciao.”

Ma dall’altra parte avevano già riagganciato.

Respirò fino a quando il suo cuore non riprese a battere normalmente.

Solo allora trovò la forza di staccarsi dal muro.

E di uscire.

Decisa e sicura, mentre la notte lentamente sfumava nell’alba.

Sapeva dove andare.

E sapeva che l’avrebbe trovato là.


Cap.X Contro il destino, contro il mondo…


La strada era buia e silenziosa come non lo era mai stata prima.

E non le era mai sembrata così lunga, interminabile.

Pioveva ancora, a dirotto.

Ma il rumore furioso del suo cuore che batteva tanto forte da dolerle nel petto, le rimbombava nelle orecchie, nella testa, annullando tutti gli altri rumori ed anche quello della pioggia.

La notte era ancora tanto fitta da inghiottire ogni cosa nelle sue tenebre.

L’alba avrebbe tardato a venire.

Bagnata, fradicia e infreddolita, di nuovo.

Con la pioggia addosso, contro la pelle, come un nemico insidioso.

Sobbalzò involontariamente mentre un lampo squarciava il cielo.

Il vento la investiva, e la figura sottile della ragazza si stagliava fragile contro l’oscurità, erta nella bufera.

Camminava decisa ,un passo dopo l’altro, la morte nel cuore, sorretta solo dalla pura forza di volontà.

Notte: solo notte, attorno a lei come una prigione, dentro di lei con il profumo acre della morte.

Notte troppo fitta.

Una notte che nessun alba avrebbe mai potuto rischiarare, né dissipare.

Perché lui era notte. E niente avrebbe mai potuto cancellarlo dalla sua anima, dal suo corpo.

Temette di essersi persa, il paesaggio celato da un muro di acqua, umido e uniforme.

Sobbalzò di nuovo quando la magione le si parò davanti, emergendo dalla notte massiccia e inquietante.

Si fermò, solo il tempo di respirare.

Lui era lì, lo sentiva.

Istintivamente portò una mano alla tasca dei pantaloni: nessun paletto.

Il respiro si fece più affannato.

Era uscita senza riflettere, senza pensare, spinta solo dal bisogno irrazionale di vederlo, di sapere che era ancora lì, di arginare la paura, di parlargli, di perdersi nei suoi occhi e sapere che sarebbe stata al sicuro abbandonata nella profondità di quello sguardo.

Ma non era al sicuro.

La mano scivolò fino al collo: nessuna croce, solo il segno di una cicatrice.

Il ricordo di quella notte la investì così violentemente che rischiò di cadere a terra.

Sfiorò lentamente la cicatrice, seguendo con la punta delle dita il contorno del morso.

Angelus.

Chiuse gli occhi.

Respirò.

E brandelli di antichi combattimenti le tornarono in mente.

Nemici.

Il vampiro e la cacciatrice.

Lo sapeva, l’aveva sempre saputo.

Ma non poteva impedirsi di amarlo, così come non poteva impedirsi di respirare.

Poteva solo trattenere il fiato per qualche minuto, così come solo per qualche minuto poteva durare l’illusione di averlo dimenticato.

Lui tornava sempre.

Nei suoi pensieri, nella sua vita, nel suo cuore, nel suo tempo.

Non poteva avere pace lontano da lui, non poteva trovare pace in lui.

Niente più era come prima.

Niente sarebbe mai più stato come prima.

Entrò, lentamente, i piedi pesanti.

Passi faticosi come se avesse dovuto percorrere distanze infinite.

La stanza era immensa e buia, più di come la ricordava.

Solo la luce del fuoco acceso dipingeva le pareti di arazzi mutevoli di ombra e di fiamma.

L’odore della resina che scoppiettava fra le brace le punse le narici.

Il fuoco proiettava ombre lunghe e volubili, accese d’oro liquido e di ceneri scure, che si distendevano e si ritiravano contraendosi e contorcendosi imprevedibili su se stesse come animali feriti.

Il crepitio inesorabile delle fiamme allontanava la notte, il rumore della pioggia e del vento.

Silenzio accogliente in cui lei tremava di freddo.

Si avvicinò incerta al caminetto.

Dappertutto il profumo dei ricordi.

Lui stava leggendo un libro, seduto con le spalle al fuoco.

Sembrava non l’avesse ancora sentita.

E lei si fermò, il respiro affannato come se avesse corso e gli occhi lucidi della brillantezza delle stelle.

Pioggia imbrigliata fra le ciglia, prigioniera dei capelli.

Angel si alzò, voltandosi verso la ragazza, uno sguardo vagamente interrogativo-

Le fiamme guizzavano sinistre nei suoi occhi scuri, che sembravano ora rifletterle ora assorbirle.

........Angel?”

Quasi una preghiera.

La voce tremò involontariamente.

Lui si avvicinò preoccupato, lei sembrava distrutta..

Glory? E’ successo qualcosa a Dawn?”

Lei scosse la testa.

No. Non è successo niente.”

Il volto del vampiro si distese.

Gli occhi di lei baluginavano al pari delle fiamme.

Sei fradicia. Tremi di freddo. E’ meglio che tu ti metta qualcosa di asciutto. Di là ci sono dei vestiti.”

Ma lei non si mosse lo sguardo fisso a terra, per allontanare i ricordi troppo dolci che le ferivano il cuore, per trovare il coraggio di parlargli.

Parlargli adesso che l’aveva davanti, adesso che la paura di averlo perso si era fatta concreta e insostenibile, adesso che i suoi occhi le bruciavano la pelle, adesso che la sua presenza le accendeva il corpo e il sangue, adesso che lui era così vicino da impedirle di pensare.

Poi, trovò il fiato.

Le parole come macigni che cadevano nel silenzio fra loro.

Ho telefonato a Wesley.”

Il motivo della telefonata, le spiegazioni, non erano importanti.

Angel si bloccò.

Il silenzio diventò un’entità palpabile, tanto denso da poter essere tagliato a fette, tanto profondo da dividerli e da scuoterli.

Solo il fuoco continuava a bruciare, a consumare il tempo e le loro anime.

E il silenzio sempre più totale, penetrante.

Buffy ,faticosamente, alzò lo sguardo per incontrare quello del vampiro.

Lui mi ha detto....”

Immagino quello che ti ha detto.”

Secco, conciso, tagliente.

Lei chiuse gli occhi solo un secondo le gambe molli non la reggevano, la realtà le si sgretolava attorno.

Avrebbe voluto aggrapparsi, si sentiva tirare inesorabilmente verso il basso come se centinaia di mani invisibili la volessero trascinare in un abisso senza fondo, il senso di vertigine che diventava insostenibile.

E’ vero.....................?”

Sembrava più una supplica che una domanda.

Non ti riguarda.”

Gli occhi di Angel brillavano di rabbia.

Sì, che mi riguarda. Certo, che mi riguarda. Io.... ti amo.”

Urlava era sul punto di piangere, o di soffocare in quelle lacrime trattenute.

Oh, davvero? Non si direbbe. Ami me ma vai a letto con chi ti capita. Un sport come un altro, non ho nulla in contrario. Anzi. In realtà è un ottimo modo per scaricare la tensione. Il sesso è solo sesso. Tu o un’altra non fa differenza. Immagino anche per te. Va pure a letto con chi vuoi. Ma non con i vampiri, amore. Quando ho detto -ragazzo normale- era esattamente quello che intendevo. Non ti ho lasciata libera perché Spike o un qualunque altro non morto se la spassasse con te.”

Sentì un dolore pungente nel petto, come se l’avesse trafitta con una spada.

La lama gelida che affondava nella carne.

Ho il diritto di sapere cosa... cosa ti è successo....”

La voce del vampiro era fredda e tagliente, accompagnata da una risata breve e sottile, da brivido.

Niente, tesoro. Assolutamente niente. Mi sono solo svegliato da un sonno della ragione che mi ottenebrava sensi, la mente, il giudizio. E mi sono accorto che non eri esattamente il modello di virtù che tutti credono, che io credevo tu fossi. E’ stato ,diciamo, interessante. Immagino di doverti ringraziare per avermi aperto gli occhi. O forse dovrei ringraziare Spike? Mmm...avrei dovuto ricordarmene prima di spezzargli il braccio.... E’ successo ,bambina, non facciamone una tragedia. Ed effettivamente è di nuovo colpa tua. Ma questa situazione non mi dispiace affatto. Per il resto: Sono venuto a letto con te. Mi sono divertito e la cosa finisce qui. Non ti aspetterai che ti giuri amore eterno, o che debba renderti conto di quello che faccio. Sai, forse dovrei riconsiderare la proposta che Darla mi ha fatto. Oltre che essere notevolmente migliore di te -bè puoi immaginare in quale campo-, è decisamente meno noiosa. Tutte queste lacrime, quell’espressione da cucciolo ferito. Sai, la parte della verginella tradita non va molto d’accordo con il tuo comportamento. Rischi di diventare ridicola- oltre che patetica.”

Buffy ingoiava tutte le sue lacrime, amare più del fiele.

Annuì lentamente con la testa.

Sei un bastardo, Angelus. Tutte quelle scene, il grande ritorno, salvarmi la vita, e vezzeggiare Dawn, rassicurare Giles e gli altri. Arrivare qui e fingere di salvare la situazione. Vuoi solo distruggere il mondo -di nuovo- Vuoi Acathla, il tuo gran finale, il tuo trionfo. Vuoi la tua vendetta. Farla pagare a me, ai miei amici. Farmela pagare perfino per il fatto che nonostante tutto ,in un modo strano e contorto, tu mi ami. E non lo puoi sopportare.”

Angel avanzò minaccioso verso di lei, coprendo in un balzo la distanza che li separava.

Angel. Anima e demone. Nel suo nome, racchiuso l'intero mondo. Diverso Angel, troppo cambiato.

L'agguantò per le spalle, facendole male, perché voleva farle male, e la sollevò da terra scotendola con violenza.

"Senti ragazzina. te l'ho già detto e non intendo ripetertelo. Qui non di tratta di noi, non parliamo di te."

Voce dura, crudele, implacabile.

"E di cosa parliamo Angel? Per cosa sei venuto fin qui?! Per difendere gli innocenti da Glory?? Per difendere Dawn?"

Una macabra risata si mescolava alle sue troppe lacrime.

Lacrime che non voleva piangere. Non davanti a lui. Non per lui.

E lui che non smetteva di scuoterla.

Sconvolto, come e più di lei.

Sconvolto, mentre in lui l'anima si dibatteva.

Anima sconfitta. Anima alimentata da lei.

Angel non smetteva di scuoterla. Sempre più forte. Sempre più sconvolto.

Sconvolto perché amarla andava oltre la ragione, il calcolo, la logica.

Sconvolto: perché lei era tutto.

"Mi hai di nuovo giocata, raggirata. Tu vuoi il mondo. TU..... stupida ragazzina ingenua.... mi sono fidata di te, di nuovo. Ho di nuovo messo il mio cuore e la tua vita nelle tue mani... Fiducia... Tradimento... ancora. Che commedia logora fra noi. Mille volte ci siamo traditi, ci siamo spaccati il cuore... Mille volte ti ho perso senza rendermene conto. Angelus...sono stata solo un'ingenua!"

Voce dura. Niente più lacrime. Cuore impietrito Buffy. Cuore in polvere.

All'improvviso lui la lasciò, allontanandosi da lei di scatto, dandole le spalle.

Fuga inutile.

Lei gli si era scavata un posto dentro.

Nessun posto in quella terra o all'inferno sarebbe mai stato abbastanza lontano per dimenticarla...

Angel mise distanza fra loro, scostandosi come se potesse scottarlo.

Forze opposte che si respingono. Poli opposti che si attraggono.

Bene e male, ancora una volta. Confronto atavico. Non importava, non quella notte.

Solo lei contava in quel momento... sempre. Solo lei: centro di gravità, irresistibile attrazione.

Eppure voleva solo starle lontano. Lontano dalla sua devastante vicinanza, che gli faceva perdere il controllo e la volontà.

Lei, che metteva in crisi tutto ciò che il vampiro era sempre stato.

Lei, che semplicemente voleva essere amata. E non si rendeva conto della battaglia travolgente che questo scatenava in lui.

Buffy, presenza che non poteva essere dimenticata in quella stanza, bambola di pezza fra le sue mani.

Volerla, amarla, era una negazione di sé.

Indimenticabile ossessione Buffy. Tornava sempre da lei: impossibile starle lontano. Impossibile smettere di volerla, di cercarla, di trovarla, di odiarsi per questo....

Fuoco Buffy, e l'aveva bruciato.

Dolore, dubbio, tormento, lei era questo. Ma non poteva fare altro che desiderarla.

Lei era luce. I vampiri odiavano la luce del sole, ne erano repulsi e distrutti. Lei non era nient'altro che questo: luce che gli fluiva nelle vene. Che lo disintegrava da dentro.

Amarla: conflitto mai risolto. Lui che non aveva mai amato.

Sentimento incontrollabile, più forte di lui, troppo forte.

Avrebbe voluto poterla semplicemente cancellare dalla sua anima. E trovare di nuovo la pace.

Distruggerla. Per distruggere anche il turbamento, la passione, il desiderio, che solo quella donna era capace di suscitare in lui.

Sapeva che non sarebbe servito. Sapeva che Buffy sarebbe rimasta in lui, dentro di lui ,a fondo, per sempre. Al di là del tempo e dello spazio, lei sarebbe rimasta. Questa consapevolezza lo spaventava, e lo faceva infuriare.

Tornò a girarsi verso di lei.

Morderla. Bere da lei. Spegnere quella vita che lo bruciava. Mettere finalmente a tacere tutto.

Solo l'infinito appagamento del suo sangue.... e l'eternità sarebbe sbiadita.

Poi, sarebbe rimasta solo oscurità.

Angel sapeva anche questo.

Si ritirò di nuovo fra le ombre, il suo elemento naturale.

"Va via da qui. Stammi lontana. Vattene prima che perda il controllo."

La voce era cupa a arrochita, quasi irriconoscibile.

Ma la donna non si mosse.

Semplicemente, non poteva andare via.

Non aveva importanza che Angel fosse un demone o un uomo. Se amarlo era una colpa, un peccato, un tradimento, allora lei era colpevole. E ne era fiera.

Lui era la sua lettera scarlatta cucita sul petto... cucito nella sua pelle, nella sua anima.

Il mondo poteva ingozzarsi di indignazione e soffocarsi di critiche... non le importava più.

Si avvicinò a lui. Uscendo dalla luce irradiata dal fuoco, sporcandosi e avvolgendosi di ombre... ombre che avevano il suo sapore.

Forse non si fidava ancora di lui.... ma lo amava. Non sarebbe di nuovo scappata dai propri sentimenti.

Era facile catalogare qualcosa come sbagliato e cercare di rimuoverlo dal proprio cuore. Vivere i sentimenti era molto più difficile che sognarli, ed era doloroso, ed arduo, duro.

"E' sempre tutto così difficile Angel.... posso fidarmi di te?"

In un istante lui le fu di nuovo addosso, il viso a un millimetro dal suo, la voce che tremava di rabbia repressa.

Ferito Angel. Dolore e rabbia, Angel.

"E' un rischio Buff. Forse sei abbastanza audace da correrlo. Fidarsi è sempre un rischio. Forse voglio solo il mondo. Aprire le porte dell'inferno. Achatla. Restare a guardare mentre venite annientati, dilaniati, uccisi. E godermi il sapore dolcissimo della vendetta. Già, forse è solo questo. Puoi fidarti? Non ti renderò le cose più facili, decidi Buff. Decidi. Mi ami davvero abbastanza da correre il rischio, da accettarmi, da fidarti? No, bambina, no. Non abbastanza da affidare la vita di Dawn e delle persone che ami nelle mie mani, le mani di un mostro. Perchè è questo quello che sono un mostro, non è vero? Io resterei a guardare mentre Dawn viene uccisa senza muovere un dito. .. o forse la ucciderei io stesso. Non puoi fidarti Dawn, non ne hai il coraggio. Sei solo...."

Non finì mai quella frase.

*Sei solo.... una ragazzina viziata, una bambina, una mortale, un fugace attimo di vita.... Sei solo amore. Il mio amore.... sei vita, passione, luce, sole, aria, anelito, speranza. Sei in me... e non posso cancellarti, strapparti dal mio cuore, annullare il mistero dei tuoi occhi. Sei in me e mi cambi, mi fai vivere. E ti odio per questo. E vorrei distruggerti per questo. Strapparti ogni brandello di vita, e di luce. Ma senza di te nulla avrebbe mai più senso. Sei il perché della mia eternità. Sei quello che ho sempre cercato. Sei tutto quello che non sono, che non ho... e per questo ti voglio in ogni attimo, e in ogni attimo muoio perché non ti posso avere. Sei la mia anima. Sei la negazione di tutto quello a cui ho sempre creduto di aspirare.... sei la negazione di me, ma ti amo....*

Angel aveva paura. Paura di lei. Che teneva il suo cuore in un palmo di mano e poteva mandarlo in pezzi solo stringendo le dita. Paura di lei, solo una donna, mortale, spesso egoista, a volte terribilmente immatura. Perché lei era la sua anima. Lei. Nessuna maledizione, nessuna clausola, nessun incantesimo. Solo lei era la sua anima. E lo vincolava a sé, lo avvolgeva, lo fagocitava. Cambiava quello che era.

Aveva paura di amarla. Perché lui era oscurità. Lui che non aveva mai amato.... e ora era ai piedi di quella ragazza. che l'aveva annientato tante volte, che lo faceva vivere. Lei che era fuoco. Fuoco che consumava la sua notte.

Fragile farfalla fra le mani Buffy. Avrebbe potuto schiacciarla. Annientare lei, e se stesso. Ma il fuoco che gli aveva acceso dentro non avrebbe smesso di bruciare, mai. Forza indomita Buffy. Che ancora aveva il coraggio di affrontarlo, di offrirsi a lui? dopo tutto quello che era stato.

Amarla. Realtà che ancora non poteva accettare. Lei, luce. Lei, angelo. Paradiso. Lei solo una donna....

Scavò nei suoi occhi lucidi di sale, cercando risposte che non avrebbe mai potuto avere. Quella bambina si rendeva davvero conto di cosa voleva dire stare con lui? Era solo l'ennesimo capriccio di una ragazza innamorata più dell'idea del loro amore impossibile che di lui?

Insicurezza. Ancora, che si insinuava nella sua ostentazione d'arroganza, che screziava la rabbia. Come mille altre volte in quei pozzi trasparenti di luna cercava accettazione, consapevolezza.

Scegliere, ancora. Se andarsene da lei o restare. E lasciare che facesse a brandelli il suo cuore. Senza neppure rendersene conto. Lei, eterno centro di gravità. Non poteva starele lontano, non poteva trovare pace accanto a lei. Forse non c'era pace, né fine. Ma solo quell'eterna battaglia. Solo quell'inestinguibile sete.

Rimasero immobili per un lunghissimo secondo. Ansanti, sfiniti, distrutti.

Le dita di Angel che le segnavano ancora la carne, lasciando lividi bluastri.

Il vampiro si chinò su Buffy e la baciò, invadendo la sua bocca.

Senza dolcezza, perché non era più una bambina.

La baciò con violenza, con rabbia, rubandole il fiato, impedendole di respirare, bruciandola con la forza di quella passione.

Un bacio antico di secoli, un bacio distruttivo.

La baciò per cancellare i suoi occhi troppo verdi puntati dentro la sua anima, per disfare la perfezione della sua bellezza, per azzittire la lotta che lo dilaniava.

La baciò e basta, perché i pensieri morirono fra le loro labbra.

Non furono più né vampiro né cacciatrice, mentre tutto il resto si frantumava nella passione di quel contatto.

Nello sconvolgimento di quel bacio, perdendo se stessa, l'infinitesima parte ancora consapevole di Buffy realizzò con lacerante certezza di amarlo oltre i limiti, oltre tutto, oltre la fiducia, il sentimento, la ragione.

Rimasero fermi in quell'attimo, così vicini, e l'alba era lontanissima.

Notte invasa dal loro amore. Veleno intossicante. Droga. Nettare.

Il loro amore, realtà che li costringeva a farsi accettare. Un tempo era stato solo l'illusione di una purezza incancellabile. Ora era reale, concreto, completo, commistione di luce ed ombra. Ora era fuoco che divorava ogni cosa, che purificava, che cancellava le ferite, che faceva vivere.

Infine il tempo riprese a consumare la loro realtà.

I loro sguardi si incrociarono, e non c'erano più segreti da nascondere, verità da celare.

Per la prima volta uno di fronte all'altra.

Nulla in mezzo, nulla fra loro.

Un vampiro che amava la luce. Un demone che amava.

Senza tregua. Senza vie d'uscita. L'unica scelta possibile era accettarsi reciprocamente.

Uniti oltre il destino. Amanti, per sempre. Non più vampiro e cacciatrice. Mai più.

Amarsi, negando se stessi. Rinnegando il mondo intero.

Adesso Buffy nei suoi occhi non cercava più il riflesso di un'anima.... la certezza che lui fosse in primo luogo un uomo. Adesso cercava solo il suo sguardo.... limpidezza. Occhi negli occhi.... e sapeva di amarlo. Senza spiegazioni.

I loro sguardi, oceani che si incontrano, si scontrano ,si perdono l'uno nell'altro. Come loro erano persi.

Angel le stava ancora stringendo le spalle, segni sulla pelle, dolore senza importanza.

La lasciò andare lentamente, le dita ancora contratte nella presa. Frammenti cristallizzati di tempo.

Esisteva solo quel momento.

"Io mi fido Angel..... mi sono sempre fidata."

Un sussurro. Foglie che crepitano dolcemente nel vento. Voce che riemerge da infinti respiri rubati.

Il tempo tornò a scorrere.

Non rimanevano parole fra loro.

Una notte senza confini. Anime sfumate. Infinita ricerca di bocche.

Baciarsi ancora, antica conferma di un patto suggellato anni prima in una notte di nebbia e di pioggia su un molo deserto.

Angel le fece scivolare le mani sul collo, risalendo fra i capelli. Allontanò il viso dal suo, guardandola a lungo negli occhi. Poi appoggiò la fronte contro la sua. Respiro caldo e umido contro la pelle fredda. Anche lui era senza fiato, lui che non respirava da due secoli.

"Io ti amo Buffy."

Il silenzio andò in frantumi. Come il suo cuore. Come la sua vita, lei stessa. Rinascita di dolore... e di gioia.

Gli prese il viso fra le mani.

"Anche io ti amo.... e non mi importa nulla di maledizioni, anime e tutto il resto..."

Furia atavica di un demone che si placa. La sua voce come acqua che scorreva dentro di lui.

"L'amore non può bastare Buffy... sai che non accetteranno che io sia..."

"Non voglio sentire, Angel..... basterà. Questa volta basterà. dovessi rinnegare il mondo intero, e bandire la luce dalla mia vita. Dovessi combattere i mie amici, sconfiggere il destino. Non devo più nulla a nessuno, neppure alla mia missione. Hanno già avuto la mia vita una volta, hanno già avuto il mio cuore quando ti ho ucciso. Farò il mio dovere. Niente di più Ricorda che da questo momento io ho solo te.... mi resti solo tu."

"Non possiamo cancellare il mondo, la tua vita...."

Estremo gesto d'amore. Nonostante tutto, rinunciare ad averla, per salvarla. Per regalarle ancora una volta quella vita che in fondo amava..... per lasciarla alle persone che la amavano. Perché a lasciarla libera ,quella notte dei diplomi, non era stato solo l'uomo.... Perché in fondo aveva ancora paura che lei non capisse fino in fondo.... che non capisse lui, la sua natura...

Avrebbe potuto portarla via. In quel momento l'avrebbe seguito ovunque. Chiederle di rinunciare a tutto.

Eppure non sarebbe servito. Ancora una volta, non l'avrebbe avuta. Perché Glory avrebbe distrutto il mondo....

Sapeva cosa doveva fare, e l'avrebbe fatto. Avrebbe lottato fino alla fine.

Occhi di smeraldo dentro ai suoi, persi in pensieri che lei non riusciva a scrutare....

"Non voglio perderti Angel, non posso perderti ancora.... non puoi chiedermi di mettere in gioco di nuovo la tua vita."

"Faremo quello che va fatto. Sai che dobbiamo."

La sua voce era dura.

Lei deglutì. Dolore muto che le strappava la carne dal petto ed arrivava al cuore.

"Non so come finirà, non voglio morire Buffy. Ma potrebbe accadere. Cercherò di trovare un modo..... non pensiamoci adesso. Sei distrutta..:"

Lei sorrise debolmente, i vestiti bagnati incollati addosso che la facevano tremare.

"Anche tu...."

"Devi metterti qualcosa di asciutto e riposarti."

Lei era troppo stanca per ribadire.

Quella notte una battaglia era stata vinta. O forse era stata la battaglia stessa a vincere loro.

Sapeva solo che erano insieme, nonostante tutto.

Si infilò nel maglione, grandissimo per lei, quasi un vestito, e si lasciò cadere sul letto.

Voleva solo addormentarsi fra le sue braccia e dimenticare tutto per un po’...

Voleva solo assopirsi fra i suoi baci e le sue carezze. E dormire una notte senza incubi.... per una volta.

Angel per un po’ vegliò il suo sonno.

Abbandono totale, fiducia senza condizioni...in quel corpo riverso accanto a lui.

La vendetta era sfumata lontano.... la rabbia era sopita nel sapore delle sue labbra.

Lei restava sua.... parte di lui.

Spike... Glory... si dissolsero lentamente in una nebbia leggera.

E ,dopo tanto tempo, anche il vampiro cadde addormentato.

Sapeva che il girono dopo niente sarebbe apparso così facile.... che fra loro sarebbe rimasto sempre un po’ di veleno.... ma l'alba era lontana e lei dormiva fra le sue braccia


Cap.XI Achatla, fiducia infranta


Achatla.

Vaso di Pandora che nessuno di loro avrebbe voluto mai dover riaprire.

Crogiuolo di sensi di colpa messi a tacere per troppo tempo.

Fuori la tempesta infuriava. Pioggia spessa e violenta che trasformava il mondo nella favola di un’Atlantide sommersa dalle acque in un giorno senza tempo.

Si poteva sentire solo lo scroscio ininterrotto delle gocce sulla strada, respiro del cielo.

Loro rimanevano tutti in silenzio, ognuno prigioniero dei suoi pensieri, di troppe parole mai confessate.

Ricordi che tutti avevano sommerso, ricordi che tutti avrebbero preferito dimenticare.

C’erano ancora rabbia, paura, odio, inquietudine…. Silenzio.

Danza di sentimenti privati, ognuno solo di fronte a un passato scomodo.

Il magazzino era un crogiuolo di polvere. Il tetto gemeva sotto l’impeto della pioggia e le assi di legno dei muri scricchiolavano incessantemente. La notte sembrava poter penetrare in quel vecchio edificio dalle troppe crepe. Le luci tremolanti e fioche delle poche lampade non potevano servire a scacciarla. Né dalla stanza, né dai loro cuori.

Anya e Tara rimanevano in disparte, escluse da quel macabro rituale di ricordo, senza osare rivolgere la parola agli altri. Loro non c'erano state in quei giorni di tenebra, di lotta, di sangue, di dolore. Solo Giles, Xander e Willow ricordavano. e quei ricordi contaminavano i loro spiriti.

Passato mai risolto, passato annegato nel silenzio.

Volti tirati, sguardi lontani, nessuno che osava incontrare gli occhi degli altri.

Silenzio, dall’inizio del breve viaggio che portava in periferia.

Silenzio mentre Giles si dirigeva ad una grande cassaforte posizionata in un angolo buio. Armeggiò con alcuni lucchetti e con delle combinazioni.

Xander si schiarì la voce. Era inquieto, rabbioso.

Questo posto cade a pezzi…. Non mi sembra un gran nascondiglio…”

Nessuno sarebbe così pazzo da cercare di nuovo Achatla…. E poi quando ho firmato il contratto, l’affitto lo pagava il consiglio: volevano un posto economico.”

La conversazione era forzata, nessuno aveva voglia di parlare. Il discorso cadde di nuovo nel vuoto.

Giles finì di aprire la cassaforte a parete.

Dentro c’era un grande involto bianco. Teli impolverati strettamente legati attorno a una figura indistinta che ricordavano sgradevolmente un sudario.

E’ appoggiato su un carrello, dobbiamo trascinarlo fuori. Poi caricarlo sul furgone. Non dovrebbe essere troppo difficile.”

No, peserà solo qualche tonnellata.”

Pungente Xander. Arrabbiato, furioso.

Davanti a lui lo spettro di un passato che odiava, ricordi che ancora lo bruciavano di bile. E ,come sempre, nessuno che volesse dargli ascolto. Perché tutti obbedivano agli ordini di Angel. Giusto Angel… Angel che si sacrificava sempre per tutti. Solo un grandissimo bastardo. Peccato che nessuno se ne accorgesse…..

Naturalmente nessuno gli prestò particolare attenzione… ognuno in fuga da qualche particolare fantasma che sembrava essere racchiuso in quella cassaforte, insieme a quella statua.

Xander voleva solo farla finita in fretta. E tornare a dimenticarsi di tutta quella storia e di Angel. Gelosia infantile che ancora non poteva cancellare… invidia profonda per quel vampiro di cui non poteva comprendere la natura. Per lui l’unica scelta era quella di odiarlo, perché troppo diverso da lui. Si diresse a passo di carica sulla statua, per scoprirla dai teli e cominciare a trasportarla.

Non la toccare.”

Troppo acuta la voce di Willow. Contaminata di paura.

Il ragazzo si girò verso la strega con aria interrogativa.

Ci sono dei sigilli magici, formule di protezione. Non la toccare prima che io e Giles li neutralizziamo. Finirai in polvere, altrimenti."

Si ricordava di quando avevano avvolto Achatla. Le prime magie. Le prime vittorie. Sentirsi finalmente qualcuno…potente. Ricordava la magia degli zingari che fluiva in lei. Il calore, il sangue che ribolle, la mente che esplode. Niente altro esiste più, solo la magia che ti invade, tremendo orgasmo di potere… era stato il suo primo grande incantesimo: la maledizione di Angel. Da allora in lei si era accesa un’inestinguibile sete di magia nera. Sublime desiderio di potenza….

Willow si morse il labbro, tornado alla realtà.

Cercò gli occhi di Giles con imbarazzo, e insieme cominciarono lentamente ,sussurrando parole incomprensibili, a svolgere le bende della statua.

Il tempo non aveva particolare importanza. Tutti avevano qualcosa a cui pensare.

Poi ,finalmente, la statua fu libera. Pietra scura, una spada conficcata nel petto.

Incantesimo di silenzio su di loro.

Si gelarono tutti. Passato che ritorna. Paura in gola.

Ricordi che fanno male, graffiano e feriscono. Ombre di terrore negli occhi. Dolore, soprattutto.

Giles abbassò lo sguardo, le mani strette a pugno lasciate cadere lungo i fianchi. Per un momento fu invaso da una marea terribile di rancore. Angelus. Jenny Calendar. Menzogne, intrighi, ancora dolore. Tornò a guardare la statua, e si sentì solo un uomo stupido ed egoista. Ferito da un freddo di ghiaccio non sciolto. Aveva sofferto. E si era rivoltato contro persone innocenti che non avevano colpe. Si era ritirato nella sua sofferenza e non aveva protetto Buffy, si era dimenticato di lei. Voleva giustizia…. Voleva che le ultime volontà di Jenny fossero rispettate. Non aveva mai pensato a lei. Né al dolore che combattere Angel doveva provocarle, né alle conseguenze che cercare di ridargli l’anima avrebbe scatenato. Si era preoccupato solo dei suoi preziosi sentimenti. Ottuso come non mai. Per lei non aveva mai fatto niente, aveva fatto tutto per mettere a tacere il dolore che aveva dentro. Tutto semplicemente per se stesso. Di Buffy ,in realtà, non si era mai preoccupato…. Lei era la cacciatrice, semplicemente. Anche se le voleva bene.

Willow fissò gli occhi in quelli vuoti, impersonali, della statua. Ripensò ancora una volta alla magia degli zingari. Al potere che le aveva fatto sperimentare… Ridare l’anima ad Angel non era mai stato il suo obbiettivo principale… lei voleva castare quell’incantesimo. Un po’ per sentirsi come sempre la prima della classe, un po’ per essere ringraziata, un po’ per competere in qualche modo con Buffy. Buffy salvava il mondo…. Ma lei avrebbe salvato il suo ragazzo. Sorrise mestamente. Era stata una ragazzina egoista in fondo…. Di Buffy ed Angel non le importava molto in quella circostanza…. Solo l’incantesimo aveva importanza. Calamita irresistibile, fascino della magia, oscurità intrisa di luminosa potenza che la fagocitava irrimediabilmente. Solo il suo istinto di strega l'aveva guidata. Sapeva che non c'era stato nessun buon sentimento, nessun atto di generosità alla base di quell'incantesimo.

Xander guardò la statua con rabbia. Angel non sarebbe mai dovuto tornare. Meritava di morire. Il perché non gli era chiaro…. Distingueva chiaramente solo la rabbia…. Anche tanti anni dopo, restavano la rabbia e la gelosia. Ingiusto come sempre, Xander. Chiuso in una ristretta, umanissima, visione del mondo. Ricordò l’alba prima della battaglia finale. Ricordò la determinazione negli occhi di Buffy, e il dolore, la disperazione, ricordò il suo silenzio. E non se ne pentì.

Tara poteva avvertire nell’aria le vibrazioni negative che pervadevano i suoi amici. Dolore torbido. E sapeva di non poter fare nulla per mettere le cose a posto. Troppi segreti, troppe bugie, troppo orgoglio in quei cuori.

Rimase ferma accanto ad Anya, impaurita da quello che sarebbe potuto succedere se tutti quei sentimenti fossero mai venuti a galla nelle anime delle persone riunite in quel vecchio magazzino. Persone che si credevano amiche, unite, leali... ma che erano separate da muri di ambizione, di egoismi, di segreti, d'orgoglio.

Anya ,senza capire il motivo, era irrequieta.

Non lo dovremmo fare. E’ sbagliato e lo sapete tutti.”

Voce dura, colma di rancore.

Xander, sai che è l’unica soluzione!”

Solo perché l’ha detto Angel?? Datemi un buon motivo per credergli? Perché dovrebbe meritarsi la mia fiducia, la nostra fiducia?? L’ha tradita molte volte. Questo non conta niente per voi? Buffy pende dalle sue labbra esattamente come anni fa, semplicemente perché ne è ancora innamorata. Noi abbiamo il dovere di essere razionali al posto suo!!”

Io mi fido di Angel!! Mi ha salvato la vita…. L’ha salvata a tutti noi almeno una volta…”

Oh, certamente Will!!! Per te è sufficiente avere la possibilità di effettuare un incantesimo e tutto il resto perde d’importanza. Correresti qualsiasi rischio. Ti importa solo della magia, e prima o poi questo ti porterà alla perdizione!!!”

Come ti permetti di accusarmi di una cosa simile??! Proprio tu che sei preoccupato solo di mettere in cattiva luce Angel!!! Non vuoi tentare questo piano per sconfiggere Glory solo perché l’ha proposto lui!!! E’ talmente assurdo che tu ne sia ancora geloso!! E pensare che dovresti ormai aver capito che Buffy non ti si filerà mai!”

Io geloso?? Non essere ridicola strega!!! Sei talmente occupata con la magia che non ti rendi conto di quello che ti succede intorno: io e Buffy siamo amici! E io voglio di aiutarla. Angel è un vampiro, e ha cercato di ucciderci tutti, ecco perché non mi fido di lui, e non mi fiderò mai! Non avresti mai dovuto fare la maledizione Will…”

E poi dici di non essere geloso!!! Avanti, ammettilo, non volevi che Angel riavesse la sua anima semplicemente perché Buffy sarebbe tornata da lui…. Io volevo aiutarli quando ho fatto la maledizione, e se tu fossi arrivato in tempo e avessi avvisto Buffy, forse le cose non sarebbero andate così male poi…”

Xander rimase immobile un attimo… solo il tempo di riprendere fiato per risponderle…. Ma Giles fu più veloce. Si era riscosso in un attimo dai ricordi e dai sensi di colpa, ed adesso guardava il ragazzo fisso negli occhi.

Tu sei arrivato in tempo. Ho sempre creduto fossi venuto con Buffy.... senza aver visto prima Willow. Sapevi che stava tentando di nuovo la maledizione?"

Adesso tutti gli occhi erano puntati su Xander. Senza eccezioni. Anya non fiatava.

Silenzio di piombo.

"Io... veramente..."

"Tu cosa?? Ti avevo detto che ci avrei riprovato.... lo sapvi... perché... Xander, l'hai detto a Buffy?!"

La strega non ottenne nessuna risposta. Solo ancora silenzio. Silenzio che faceva male adesso. Silenzio che li divideva tutti. Non erano più amici, ma sconosciuti.

"Io... non mi ricordo. E' successo tutto molto in fretta." Ancora una volta menzogne. Ancora bugie.

In quel silenzio finì un'età delle loro vite. finì la gioventù senza pensieri. Finì il tempo della fiducia cieca negli amici.

Vigliacco Xander..... che fino alla fine non era in grado di accettare le conseguenze delle sue azioni.

Giles gli si avvicinò piano, costringendolo a non sfuggire il suo sguardo.

"Spero solo che Buffy non lo debba mai sapere. Ti considera un amico."

"No, no, io lo voglio sapere!!! Ti conosco da quando siamo nati, non credevo che avresti potuto fare una cosa del genere solo per gelosia! Non le hai mai detto....?"

Le mancò la voce. Ancora rabbia e dolore. Come allora.

Più di allora.

"Meritava di morire. Aveva ucciso Jenny. Aveva ucciso centinaia di persone innocenti. E' un vampiro. Meritava di morire come tutti gli altri. Buffy doveva fare la cosa giusta"

"Anche io merito di morire allora." Voce piatta Anya, dolore malamente celato. Anima senza tempo di redenzione.

"Anya io non volevo dire che.."

Cercò di avvicinarsi alla sua ragazza, di toccarla.

Lei sfuggì il contatto rabbrividendo. Era stato come se il mondo le fosse crollato addosso.

Di chi era innamorata? Xander era ancora gelosa di Buffy. Amore adolescenziale mai risolto.

Non aveva mai visto Xander in quella luce fino a quella notte. Intollerante, intrigante, infantile. Mentalità ristretta ed egoista. Anya si sentiva male. Le mancava l'aria ed aveva la nausea.

"Non mi toccare mai più. Mi fai schifo. Non ti importa nulla dei sentimenti degli altri! Odi tutto quello che non puoi capire.... Nessuno sceglie di diventare un demone. Nessuno sceglie di vivere l'eternità per uccidere. E ricordarlo fa male ogni volta."

"Anya, tu non c'entri nulla amore. Tu adesso sei umana, lui è.... solo un mostro."

Parole che servirono solo a peggiorare la situazione.

"Non farti mai più vedere da me Harris, mai più."

La ragazza si tirò il cappuccio dell'impermeabile sopra la testa ed uscì. Senza fretta, dirigendosi la pioggia con calma. restò sotto l'acqua con le braccia spalancate e il viso rivolto verso l'alto, quasi volesse che la pioggia le lavasse di dosso ogni sensazione.

Troppa consapevolezza tutta insieme. La certezza di essere infinitamente diversa da tutti quelli riuniti in quel magazzino. I suoi mille anni le pesarono addosso come una corazza di ferro, come mai prima. E si sentì sola... Corse via, il cappuccio che le era scivolato sul collo, e la pioggia fredda sulla faccia, lacrime non sue.

Il disprezzo nella voce di Anya ,che rimbombava ancora in quell'ambiente disadorno, teneva ancora inchiodato a terra quello che era stato il suo fidanzato.

Giles era tornato sul furgone con Tara, trascinandosi dietro Achatla.

Rimaneva solo Willow con lui. Occhi troppo lucidi e una morsa allo stomaco.

"Lei lo amava. E ucciderlo l'ha distrutta. Forse non sarebbe cambiato nulla se avesse saputo. Non sarebbe riuscita a impedirgli di aprire il portale e io avrei fatto la maledizione in ritardo e Buffy avrebbe comunque dovuto trafiggerlo. E guardarlo trascinare via. Forse non sarebbe cambiato nulla. Tu saresti solo stato leale. Con lei, e con tutti noi. Chi sei tu per sapere quel è la cosa giusta? Angel sconta le sue colpe ogni giorno. E tu non hai diritto di giudicare. Tu che sai solo ingannare le persone che ti vogliono bene. La cosa giusta era salvare il mondo. Se fosse risuscita a salvare anche la vita di Angel non ci sarebbe stato nulla di male." La strega tremava. Non credeva che quel ragazzo dagli occhi scuri e buoni le avrebbe mai potuto fare così male. Più male che vederlo baciare Cordelia.... non aveva lacrime da piangere. Solo il cuore indurito come ghiaccio. "Aveva solo 17 anni ed era tua amica. Hai lasciato che le si rompesse il cuore senza fare nulla. Da allora niente è più stato come prima...."

Willow si voltò per uscire, per tornare da Giles e Tara.

"Will, per favore..."

"Non chiamarmi mai più così, anzi non pronunciare mai più il mio nome. Noi non siamo più amici. E mi fa schifo pensare che lo siamo stati, che sono stata innamorata di te."

"Ero solo un ragazzo...."

"Adesso non lo sei più. e ci hai mentito per 4 anni. Addio Xander."

La porta si chiuse pesantemente alle spalle della strega, senza che lei l'avesse toccata.

La corrente d'aria sollevò turbini di polvere che gli seccarono i polmoni.

Si ritrovò a tossire fra le lacrime.

Solo, come non era mai stato.

Il passato era tornato con le sembianze di una statua demoniaca, ed aveva richiesto il suo pedaggio.

Dio, come faceva male. Adesso sapeva cosa voleva dire essere soli, emarginati, ripudiati. E ne era distrutto anche se erano passati solo pochi minuti. Adesso poteva immaginare come si doveva essersi sentito Angel per secoli. Ma non poteva ancora perdonarlo, accettarlo, rispettarlo... nemmeno provare compassione per lui.


Nel furgone il silenzio sapeva di sale. E di rimpianti.

La presenza della statua incombeva tetramente su di loro.

Erano rimasti solo in tre da cinque che erano partiti.

Pezzi di giovinezza perduti per sempre.

Giles guidava con la testa eretta, tutti i muscoli contratti.

Willow rimaneva sprofondata nel sedile, gli occhi bagnati di lacrime non piante, inavvicinabile.

E Tara non aveva modo di lenire il dolore di nessuno, mentre provava pietà per Xander, nonostante tutto.

Sfiorò la spalla della sua ragazza, cercando di trasmetterle conforto, ma non c'erano molte parole che potessero dissipare quel momento. Solo il tempo avrebbe potuto attutire l'indignazione del tradimento e la rabbia.

Tornarono in silenzio al Magic Shop e scaricarono la statua nel retro, coprendola con un lenzuolo azzurro polvere.

Willow sussurrò un incantesimo di protezione mentre Giles chiudeva a chiave le porte.

Nessuno parlava, ancora.

Sistemarono con meticolosità ogni cosa: gli ingredienti necessari per gli incantesimi, i pochi libri di magia con le formule più importanti.

Giles preparò alcune armi particolarmente preziose affilandole e lucidandole.

Willow preparò un talismano per Dawn.

E Tara del thé per tutti.

Il liquido bollente bruciò le loro gole.

Seduti attorno a un tavolo fin troppo grande per tre persone rimasero a lungo ad aspettare che la notte e la pioggia si consumassero, senza niente da dirsi, persi nei loro pensieri.

Quella notte non fu una notte di pace per nessuno....

All'improvviso qualcuno bussò alla porta principale. Willow sobbalzò sulla sedie e Giles andò ad aprire.

Anya. Fradicia e con il volto pallidissimo. Occhiaie profonde. E il suo volto ,per la prima volta, intravedere tutti i secoli che quella ragazza in apparenza così fragile aveva vissuto.

"Io... posso ancora aiutarvi in qualcosa?"

Giles le sorrise.

"Sì, entra ed asciugati prima di prenderti una polmonite..."

"La accompagniamo a casa noi, Giles... stanotte non abbiamo più niente da fare."

Erano le prime parole della strega rossa da quando era uscita dal magazzino.

"Anzi puoi dormire da noi...."

"Sì, grazie..."

Giles annuì, aprendo la porta alle tre ragazze che se ne andavano, e fermandosi solo il tempo di richiudere prima di andare a sua volta a casa.

Era stata una lunga notte.

Una notte senza cuore.

Per tutti loro.

E l'alba sembrava lontanissima.



Fori c'era odore d'alba e di sole. Luce bagnata, ancora trasparente per la pioggia della notte precedente.

Sarebbe potuto essere passato un secolo da quella notte.

Invece erano trascorse solo poche ore in cui entrambi avevano dormito un sonno tranquillo dopo molto tempo.

Fuoco accoccolato sotto la cenere.

Due angeli caduti che avevano trovato una strada.

Il silenzio era pace fra loro.... e sapevano che le parole avrebbero riportato i dubbi di sempre, le mille incomprensioni, le paure, le gelosie, le ripicche, il veleno, il dolore.

Ma non ne avevano più così paura. Non come prima.

Adesso avevano trovato un precario equilibrio. Confini che si sciolgono, tempo rubato alla luce, tempo rubato alle tenebre. Tempo che si erano costruiti.

Vampiro e cacciatrice, ancora una volta insieme. Insieme senza menzogne e false illusioni per una volta. Non potevano cambiare quello che erano, non avrebbero mai potuto.

Lui sarebbe sempre rimasto un vampiro ,commistione umana e demoniaca, e una parte di lui avrebbe sempre odiato la cacciatrice e sempre avrebbe avuto sete del suo sangue. Ma la sete di lei ,semplicemente lei, overdose infinita di vita, era più forte....

Lei sarebbe sempre rimasta la cacciatrice, e una parte di lei avrebbe sempre dovuto combattere con l'istinto di cacciarlo.... di non fidarsi di lui. Ma l'amore era più forte dell'istinto, e della sua natura di predatrice.

Adesso che ne erano entrambi consapevoli.... forse fra loro sarebbe potuto funzionare.

Angel sapeva che la donna fra le sue braccia era sveglia, e lo stesso valeva per lei.

Ancora un attimo soltanto. Ancora solo un poco di pace. Solo un'altro respiro tiepido che si infrangeva sulla pelle del vampiro.

C'era tutta l'eternità per tornare al mondo reale....

Buffy alzò la testa verso di lui, delizioso intrico d'oro e di seta.

Occhi di fuoco verde che si illuminarono dentro quelli del vampiro.

Non era ancora il tempo per la realtà. Era tempo solo per loro. Presto la notte avrebbe reclamato la sua battaglia, che il sangue di qualcuno fosse versato.... ma non ancora.

"Sei qui...."

Lui accennò un sorriso, scostandole lunghe ciocche dal viso.

"Non ti ho trovato molto spesso al mio risveglio....."

Angel si chinò su di lei.

"Lo so...."

E la baciò. Scariche elettriche che si spargevano nel suo corpo, risvegliandone ogni fibra. Vita che riprendeva a scorrere anche troppo freneticamente.

Il cuore di Buffy cominciò a perdere un battito dopo l'altro, accelerando oltre l'immaginabile, togliendole il respiro, rubandole la ragione. L'unica cosa concreta che restava nel suo mondo erano le labbra di Angel, la sua bocca, mentre la realtà si dissolveva in un turbine di sensazioni.

Angel, fuoco che le invadeva lentamente le vene... e opporsi era assolutamente impensabile.

"Non hai neppure idea di quello a cui vuoi andare incontro Buffy... E non sai chi sono io...." Le parole di Angel erano sussurrate sulle sue labbra, mentre lei riprendeva fiato, e lui scendeva a baciarle il collo e la gola, disegnando piccoli cerchi sulla sua pelle con le labbra e la lingua.

Lei si lasciò sfuggire un sorriso, passandogli dolcemente le mani fra i capelli.

"So perfettamente a cosa vado incontro... che tu sia Angel, Angelus o entrambi, non importa chi sei... così come so che ti amo..."

Non ebbe più respiri per parlare dopo.... le loro labbra intrecciate, le dita che riscoprivano con dolce, deliberata lentezza ogni millimetro di pelle.

Niente furia, niente rabbia, niente disperazione, niente bisogno spasomdicamente doloroso di trovarsi, di aversi questa volta. Solo passione che si consuma lentamente, come per gustare ogni goccia di miele, come per rubare un pezzo di cielo.

Nel calore del suo corpo sotto il suo ritrovava dopo secoli il calore del sole sulla pelle, nel sapore della sua bocca il sapore della vita, nel profumo della sua pelle, l'odore del mare che si abbatte contro gli scogli.

Lei era il veleno più dolce che fosse mai stato distillato. Lei era droga ed estasi.

Si amarono senza fretta, gesti antichi eppure nuovi ogni volta, scoprendosi, ritrovandosi, ricordandosi.

Dolcezza infinita, passione bruciante.

Si amarono, cacciatrice e vampiro, sospesi sul filo di un rasoio fin troppo affilato.

Senza parole, solo sussurri, solo sospiri senza fine.

Si amarono consumando il tempo e il fuoco che li aveva divorati per troppo tempo, consumando loro stessi, annullando ogni sentimento se non la perfezione di quell'unione.

Luce ed ombra. Insieme. In quei momenti, per sempre. Patto inscindibile. Frammento d'infinito.

In lei, dentro di lei, dimenticò l'eternità senza senso, dimenticò se stesso.

Si amarono, fame senza fine di pelle, di respiri, di carezze.

Dimentichi delle ore che scorrevano inesorabili fuori da quell'antica magione, fuori dal loro letto, minuti di sole che scivolavano in altri minuti di sole, mentre loro erano persi negli abissi d'infinito delle braccia dell'altro.

Dopo, avvolta nel suo abbraccio, ancora dolcemente schiacciata contro il materasso dal peso del corpo di lui e sommersa da piccoli baci sul viso e sul collo, ritrovò una pace infinita che non provava più da anni. L'irrequieta cacciatrice, finalmente, non sentiva più l'affascinate richiamo della morte, e il vuoto oscuro dentro di lei non aveva più la forza di risucchiarla.

Rimasero a letto ancora a lungo, abbracciati, i capelli biondi di Buffy sparsi sul petto del vampiro. Semplicemente coccole, baci leggeri, carezze. Senza molte parole.

Angel smise di accarezzarle i capelli, e le alzò il viso con un dito.

Rimase a guardarla, scrutando i suoi occhi, ogni più piccolo tratto del volto. Lei gli sorrideva assorta, cercando di capire i suoi pensieri.

Che incantesimo era quella donna che stringeva fra le braccia? Che antica, potente magia? Ancora più forte, più incancellabile della maledizione degli zingari....

Quella donna che lo teneva incatenato a sé anche senza un'anima. Quella donna che era stata tormento, e poi delirio, ossessione, odio.... infine solo amore.

Lei da cui era tornato ancora, non più completamente uomo, non più completamente demone....

Lei, come sempre, al centro della sua esistenza.

"Mi hai stregato Buff.? Con la bellezza commuovente della notte.... con lo splendore del sole....?"

Lei rise. Cristallo che si infrange. Mille campanelli d'oriente.

"No. Ti ho amato. Semplicemente..."

Lui sorrise. La sua voce cancellava la notte dentro di lui. Cancellava le tenebre, in lui.... lui che apparteneva all'inferno.

"Ami il pericolo ragazzina..."

"E tu ami me... è così difficile ammetterlo...?"

"Delizia... ossessione..." la baciò. Lunghissimo, lento, bacio. Sublime, piccola tortura di piacere. "Ti amo Buffy.... ma resto un vampiro..."

"Si.... e io una cacciatrice. E sai che non mi importa cosa siamo.... ho passato troppo tempo a fare finta che fossimo qualcosa che non potremo mai essere... io amo quello che sei, non l'immagine di te che mi ero creata quando ero una ragazzina..."

La baciò ancora. Sente insaziabile delle sua labbra, della vita racchiusa in esse.

"Dobbiamo tornare dai tuoi amici.... e preparare l'attacco a Glory."

Il volto della donna si rabbuiò. Mare in tempesta che si agitava dietro le sue ciglia spesse.

Si alzò a sedere sul letto, il lenzuolo che le scivolava in un fruscio soffuso sulla pelle.

"Non ho intenzione di farlo Angel. Non rischiare la tua vita...."

Lui abbandonò con rimpianto il calore della sua vicinanza, per alzarsi dal letto e rivestirsi.

Di nuovo silenzio fra loro. Di nuovo silenzio teso e pesante.

"Sai che non c'è altra scelta. Farai quello che devi."

La voce del vampiro era dura. Risoluta.

Non c'era tempo per consolarla, cercare di convincerla.

"Quello che devo. Come ogni volta. E il mio cuore andrà in frantumi...."

La sua voce era sottile. Ma non c'era odore di lacrime nelle sue parole. Il suo dolore, ormai, era disseccato.

Lui non incontrò il suo sguardo.

Sapeva che l'avrebbe persa di nuovo. E non era certo di poterlo accettare.

"Mi spiace Buffy......."

Lei deglutì a vuoto.

Si infilò un suo maglione sopra i jeans che aveva addosso la notte prima. Inutile cercare uno specchio, sapeva che non ce n'erano lì. Si ravviò i capelli con le dita, passandosi le mani fra le ciocche scompigliate fino a quando non ebbe sciolto tutti i nodi.

Angel rimase appoggiato a una parete, nell'angolo, la camicia ancora sbottonata, ad osservarla in silenzio. C'erano stati troppo adii fra loro. Non servivano altre parole.

Infine, lei si girò per guardarlo negli occhi. Lungo sguardo di mare verde azzurro che annega in un fuoco dorato.

"Angel... non so se avremo tempo per parlare dopo. Ci sono delle cose che dovremmo... insomma con Spike è stato..."

La mascella del vampiro si irrigidì. Non ci sarebbe stato tempo per la vendetta... né per la rabbia.... forse, non ci sarebbe più stato tempo per nulla.

La fermò con un gesto.

"Credo di sapere perché l'hai fatto.... lo stesso motivo per cui un vampiro affonda i denti in un collo palpitante: pace. Ma non l'hai trovata... così come io non l'ho trovata."

Lei abbassò lo sguardo.La pace era lui....

La voce di Angel si fece meno graffiante, meno indifferente, meno fredda.

"Non abbiamo tempo adesso Buffy..."

"Lo so."

Fuori il sole non era ancora tramontato, nuvole pesanti fuggivano nel vento.

Si alzò e si avvicinò al vampiro.

Un altro lungo bacio.

"Alla palestra del macig shop dopo che il sole sarà calato. Giles avrà recuperato la statua..." Non riuscì neppure a dire il nome. Ma i suoi occhi gli trasmisero tutto il dolore.

Annuì e lei si diresse rapidamente fuori, senza voltarsi indietro.


Al negozio di magia c'era solo Giles.

Buffy non aveva intenzione di spiegare nulla a nessuno. Doveva già affrontare i suoi demoni personali e la statua nel retro, non voleva altri problemi.

Nei suoi occhi verdi era accesa una scintilla di sfida.

Ma Giles sembrava troppo occupato o troppo sconvolto per occuparsi di lei. Del suo maglione troppo grande.. delle sue occhiaie e dei suoi occhi luminosi come non erano da molto tempo.

Buffy si dedicò alle armi. Anche se erano già affilate, e lucidate, e se potevano tagliare un capello in due.

Colpì con furia il sacco di sabbia fino a spaccarlo. E ,infine, quando non le era rimasto più nulla da fare, affrontò la statua.

Ricordi che la sommergevano come ondate di dolore, come veleno che la soffocava.

Ricordi. Una spada piantata nel petto. E il cuore che le si spaccava, che si frantumava. Nessuna lacrima da piangere mai più. Nessun dolore più lacerante. Giovinezza perduta, innocenza perduta, speranza perduta. Non era rimasto più niente, se non la polvere del suo cuore.

Non avrebbe mai potuto rifarlo. Non uccidere Angel. Sarebbe morta piuttosto. Lei, che era sempre stata in lotta con tutto.... per lui, sarebbe morta.

Deglutì lacrime amare come fiele, pericolose come arsenico.

Lei che amava un vampiro con l'anima di un uomo... un immortale con le passioni di un mortale. Per questo aveva creduto di essere invaghita di Spike... perché gli somigliava.... pace che non avrebbe mai raggiunto.... destinata a perderlo nel momento stesso in cui lo ritrovava.

Si avvicinò alla statua, e sfiorò con le dita l'impugnatura dell'elsa della spada.

Per un istante, credette di poter morire ancora. Come allora. Quando aveva ucciso il suo cuore. Cuore in polvere. Solo dolore.

La voce di Giles era stanca, roca.

"Buffy... stai bene?"

"Sì Giles sto bene.... è solo troppo difficile."

"Vorrei poter far qualcosa...."

"Mi prometta che cercherà di aiutarmi. Io.... non posso farlo un'altra volta."

Giles si avvicinò e la abbracciò forte.

"Va bene Buffy.... va bene."

Arrivarono Willow e Tara e Anya.

Tutte stanche, provate.

Ancora una volta riuniti attorno a quella statua maledetta.

"Angel arriverà dopo il tramonto..... che si fa nel frattempo? Ah, ma Xander dov'è finito?"

La domanda cadde nel silenzio più assoluto.

Così spesso che si poteva tagliare a fette.

La voce di Xander rimbombò nella stanza.... strana, insolita in quell'assenza di rumore.

Impastata, sporca di alcool e fumo.

"Sono qui..."

Poi tornò il silenzio.

Silenzio di ghiaccio.

Buffy lo fissò negli occhi, senza capire.

Senza voler capire quello che era successo. Non altro dolore. Non ancora la sua fiducia spezzata, calpestata, tradita.

Tenace Xander... li lasciarono soli. Lui si spiegò con parole strascicanti e tentò ancora di dissuaderla dal fidarsi di Angel....

Nella palestra dietro il negozio l'aria era diventata gelida.

Buffy ascoltò senza muovere un solo muscolo. Racconto frammentato, sconnesso. Comunque doloroso, lacerante. La cacciatrice ringraziò di non poter rimuovere la spada conficcata nella statua a pochi centimetri da lei.

Desiderò colpirlo, ferirlo.

Niente forza di cacciatrice, niente poteri speciali... solo conficcargli le unghie nella carne, graffiarlo fino a toglierli la pelle.... e colpirlo e rendergli tutta la sofferenza.....

Lacrime di rabbia pungevano i suoi occhi verdi.

Alzò una mano per colpirlo. Un pungo che si abbatté senza forza, che si trasformò in uno schiaffo bruciante.

"Vattene... va via.... non farti vedere mai più.... mi fai solo schifo..... mi fai solo schifo!!! Io mi sono fidata di te!!!!!!! Non siamo più amici...Ti odio.... vattene, e ringraziami perché Angel non lo saprà mai...:"

Rimase immobile e tremante a guardarlo andare via...

Immobile, accanto alla statua di Achatla, mentre il dolore si mescolava alla rabbia, e i ricordi tornavano ad invaderla, marea che non si infrange mai sulla sabbia di nessun lido.


Anya aspettò di sentirlo uscire. Non l'aveva neppure cercata.

Lo seguì nel pomeriggio umido e già quasi buio di quel giorno così difficile per lei.

Pochi passi fino a un lampione sotto cui lui si era fermato per vomitare.

Era ubriaco. Lei rimase a guardarlo senza fare niente. Avrebbe preferito evitare quel confronto, fare finta che nulla fosse successo. Ma non poteva. Era strano sentirsi così grande, matura, all'improvviso. Eppure aveva bisogno di risposte, di chiarire punti lasciati in ombra troppo a lungo... non poteva illudersi per sempre di essere una ragazzina...

Lui era aggrappato al lampione, ansimante. Le faceva pena. "Xander?"

Occhi annebbiati dall'alcool si alzarono su di lei interrogativi, turbati.

Anya pensò che era bastato davvero poco per annientarlo, per prostrarlo. E lui non aveva neppure combattuto.

"Anya, tesoro, mi dispiace tanto..."

Lei deglutì, stava male. Combatteva contro troppi sentimenti in contrasto. Aveva dimenticato quanto fosse difficile essere umani in momenti come quello.

"Per cosa ti dispiace Xander?"

"Non avrei voluto che tu fossi coinvolta in questa storia, tu non c'entri nulla..."

Non erano le parole che avrebbe voluto sentire. "Solo questo allora. Questa storia riguarda anche me invece Xander."

"No... no, tu non puoi capir. Non hai idea di quello che Angel ci ha fatto..."

Non voleva ascoltare un'altra requisitoria contro il ragazzo di Buffy. Non capiva il motivo di tanto odio. Solo perché era un vampiro? Lei era la dimostrazione che anche i demoni possono cambiare molto... Perché tutta quell'intransigenza? Personalmente Anya non conosceva molto bene Angel, ma sapeva che aveva fatto del bene, che si era riscattato... Perché allora tutto quell'odio? Xander la spaventava. I suoi sentimenti così violenti, gretti, la spaventavano.

"Neppure tu sai quello che io ho fatto... bè, non tutto almeno."

"E' diverso amore...."

"Non chiamarmi amore. Non so se vorrò ancora avere a che fare con te. Non è poi così diverso Xander. Io ero un demone."

"Lui lo è ancora...."

"Adesso è dalla nostra parte. Perché lo odi tanto? E' ancora per via di Buffy?"

"Io... io non lo so..." Abbassò la testa sconfitto. Commiserando se stesso.... come sempre.

"Xandre, tu sei ancora innamorato di lei?"

Voleva capire. Voleva sapere. Ma lui sembrava volerglielo impedire. Erigeva un muro fra loro. Odio e basta. Per tutto ciò che non riusciva a capire. Per tutto ciò che era diverso da lui.

"NO."

"no... e allora perché Xander? Quando si tratta di Angel sia comportarti in modo ignobile... Perché? Io non capisco..."

L'uomo parlò lentamente, con fatica. "E' un vampiro. E' sbagliato, sporco accettarlo fra noi. Lui è solo male, e non merita la nostra fiducia."

Anya abbassò gli occhi. Faceva male scoprire quanto fosse piccolo e limitato e bigotto quel ragazzo. Il ragazzo che amava.

Lei era stata capace di essere molto egoista... ma mai meschina, mai ipocrita. e in ogni caso adesso stava re imparando ad essere una donna, ad amare ad essere compassionevole.... ad essere una persona degna di rispetto perché rispetta la vita altrui. Era un cammino difficile.... di certo non comportava una visione così ristretta della vita. esistevamo molte cose incomprensibili, infinitamente diverse da lei, ma non per questo le disprezzava. Forse era perché sapeva cosa volesse dire essere diversi....

"Odi tutto quello che non puoi capire Xander? Tutto quello che non rientra nei tuoi parametri? Ci sono talmente tante cose in cielo ed in terra che tu non puoi neanche immaginare... cose terribili, cose splendide... se le conoscessi disprezzeresti anche quelle, non è vero?"

Lui non rispose, e del resto Anya non se lo aspettava.

Sentiva lo stomaco torcersi in una morsa di freddo. Faceva così male ammetterlo... ma erano troppo diversi. Incompatibili. Non poteva più funzionare fra loro. Certo, gli voleva molto bene. Ma non lo rispettava più. Aveva pietà di lui, e della sua piccineria.

"Mi dispiace Xander... mi dispiace tanto"

Alcune lacrime brillavano sulla sua pelle chiara. Si girò per andarsene.

"Anya.... è finita?"

"Sì, Xander, sì. Siamo troppo diversi."

Tornò verso il negozio. Era ora di crescere... era tempo di riflettere su ciò che era e sulla nuova vita che le era stata offerta.

Avere un cuore faceva anche più male di quanto ricordasse...


Nella palestra del Magic Shop era penetrata la notte. Umida, fresca, opalescente come le sue stelle.

Buffy era ancora accanto alla statua di Achatla.

Il suo peggiore incubo.

Rimorso, dubbio, disperazione, colpa. Troppi sentimenti da affrontare in una sola notte. Troppi fantasmi di un passato che voleva annullare, dimenticare, cancellare.

La sua mano destra era inconsciamente stretta attorno all'elsa della spada pietrificata. Le nocche erano sbiancate nella presa e la pietra dura, freddissima, lacerava la pelle sottile del suo palmo.

Ma la cacciatrice era completamente sopraffatta dai ricordi, e nulla in quel presente di incertezza poteva riscuoterla.

Aveva ancora paura, la stessa di quella notte maledetta. Quella notte in cui aveva perso tutto.

Quella notte in cui era cambiata per sempre. Non più giovane, non più innocente, non più felice, non più innamorata. Solo polvere. Solo una macchina che respira e cammina... senza provare più nulla.

Quella notte le aveva rubato il cuore, l'anima, i sentimenti. Era rimasto solo un involucro vuoto, ancorata a un dolore senza fine.

Quella notte aveva tradito se stessa e il suo amore.

Sentì la spada penetrare nel petto di Angel. E si sentì morire ancora una volta. Incubo mai cancellato.

Non di nuovo. Non di nuovo. Non poteva farlo. Non poteva.

Paura, rabbia, impotenza, ancora, ondate sempre più forti, che la sommergevano, che le strappavano il fiato.

Non di nuovo... lacrime sottili scivolarono lungo il suo viso di bambola. Il viso di una ragazzina, gli occhi di chi ha troppo sofferto. Occhi senz'anima, perché la sua anima era lui.

Il soffice impercettibile tonfo di una goccia sul pavimento confermò ad Angel che stava piangendo.

"La spada conficcata nel demone è la mia... a te l'altra!"

Lei sobbalzò appena. Non l'aveva sentito arrivare... come sempre.

Asciugò con un gesto casuale le poche lacrime sul volto, e cercò gli occhi del vampiro nel buio.

"Quella notte.... ho tradito la tua fiducia. Non ho avuto il coraggio di spiegarti...." sorrise dolorosamente di se stessa. "Fiducia. Che fragile castello di carte... farfalla di cristallo. Se solo la sfiori, la condanni a morte. Quanti tradimenti, fughe fra noi... cosa rimane Angel?"

In silenzio lui si avvicinò, sciolse la sua presa dall'impugnatura della spada e asciugò il sangue con un fazzoletto.

La guardò negli occhi a lungo, prima di allontanarsi e fare un lento giro della statua.

Achatla. Promessa di potere infinito.

I suoi occhi lampeggiarono nel buio.

Ma nella sua voce non c'era segno di piacere.

"Oh, Buffy.... parli a me di fiducia. Si quella notte ci siamo traditi molte volte. Inganno, menzogne, solo sofferenza. Non è rimasto molto. Siamo di nuovo qui, al punto di partenza amore. Vampiro e cacciatrice... e un apocalisse da fermare. Non è mai stata la mia fiducia ad essere messa in discussione.... Buff, non la mia."

Lei deglutì lentamente, un po’ di sale sulle sue ferite aperte. Si, era sempre stata lei a negargli la sua fiducia, la sua comprensione, il suo perdono.....

"Io mi fido Buff." Le sorrise di traverso.

Irresistibile, affascinate sorriso. Sorriso freddo, tagliente.... un brivido sottile alla schiena.

"Resto la cacciatrice Angel.... amore o missione, la scelta di sempre. La scelta che tutti mi hanno imposto in ogni minuto della mia vita. Mentre io mi ribellavo come un cavallo ai finimenti.... alla fine ho sempre fatto quello che dovevo, quello che loro volevano. Che loro fossero il Consiglio, i miei amici, Giles o mia madre... perché ti fidi di me Angel? ti ho ucciso già una volta...."

Parole fatte di dolore, intessute di sofferenza. Occhi adulti, invecchiati troppo in fretta quei fuochi verdi che lo scrutavano.

"Non lo rifaresti. Controllo io il gioco amore. E la mia fiducia viene dalla certezza che mi ami... forse non abbastanza da fidarti di me, ma di certo a sufficienza da non avere il coraggio di uccidermi. Lo so perché quella notte ho visto dentro ai tuoi occhi, fino alla tua anima che si spezzava. Se morirò sarà una mia scelta, non una tua decisione."

Diverso da come lo ricordava Angel... sicuro di sé. Tagliente a volte.... a volte arrogante... come Angelus.

"La cosa è davvero tranquillizzante!!! Vogliamo anche disquisire sul come morirai?? O sul modo in cui il mio cuore si spezzerà?? Che razza di discorsi, Angel!!! Io non...." Non c'era traccia di lacrime nella sua voce. Era furiosa. Arrabbiata. Solo lui era in grado di farle perdere il controllo in quel modo. "Dio, quando decidi di fare l'eroe a tutti i costi mi fai impazzire!!! sei qui per dare una mano o per farmi perdere il controllo??!"

Lui si avvicinò. Passi misurati, silenziosi. La grazia letale di una pantera. Un lieve sorriso di traverso.

"Perdere il controllo.... argomento interessante amore..."

Lei lo guardò irritata, ma comunque incapace di controllare i brividi che si diffondevano come adrenalina in tutto il suo corpo mentre lui si avvicinava.

"Non chimarmi così.... sai che non lo sopporto.."

"Come preferisci... Dicevamo. Perdere il controllo in che senso, Buffy?"

La sua voce era carezzevole, suadente. Piacevole brivido gelato.

Le fece scorrere una mano lungo il fianco ,con calma, risalendo lentamente ,molto lentamente, fino alla scollatura del maglione. Lei trattenne il respiro, lo sguardo imprigionato in quegli occhi senza fondo. Si chinò a baciarle il collo. Il contatto fresco della sua lingua le fece sfuggire un sospirò. Angel le morse leggermente il lobo di un orecchio.

"Non stuzzicarmi Buff.... Credimi quando ti dico che sacrificarmi per l'umanità bisognosa non è fra le mie priorità. Non ti conviene suggerirmi altre possibilità..."

Buffy si scostò da lui bruscamente. Improvvisamente consapevole che non era un gioco sottile. Niente lunghissimi minuti di seduzione. Niente atmosfera. Nessuna schermaglia di sguardi.

Le loro notti sarebbero state solo sangue e battaglia.... le loro notti sarebbero state brevissime. Troppo brevi. Ancora il tempo di un sospiro. Ancora il tempo di spaccarle il cuore. Ancora il tempo di perdere l'anima nei suoi occhi un'ultima volta.... e poi l'avrebbe perso. Di nuovo.

Paura lacerante. Che le strappava ogni respiro. Che la annegava di dubbi.

"Io non voglio perderti, a nessun costo!"

"Mmm. Io, te, l'inferno. Vuoi essere l'oscura, bellissima, potente regina di un regno di morte e di terrore? Accanto a me? Perché è questo che ti posso offrire se il mondo finisce Buff. Non saresti mai felice. Non saresti più tu... ed io ti avrei perso comunque..." La voce di Angel era sfumata su quelle parole, i suoi occhi si erano fatti foschi, lontani. Ma in un istante riprese il controllo. Buffy si rese conto che era incredibilmente vicino -troppo-. Il viso chinato sul suo, gli occhi scuri che le bruciavano addosso come fuoco, che le entravano dentro. "Non tentarmi Buff. Tu resti la cacciatrice ma io resto un vampiro...."

I suoi occhi brillavano pericolosamente nel buio. Oscuri, minacciosi, irresistibilmente affascinati. Oscurità che la fagocitavano. Sfida mai finita. Eterno contrasto. Scintilla sulla paglia.

E Buffy raccolse la sfida. Troppo eccitante per lasciarla cadere nel vuoto di quella stanza fredda.

Sorrise dolcemente di una calda innocenza simulata.

"Oh, si naturalmente.... un vampiro. Siamo eterni nemici, giusto?" Gli passò lentamente una mano attorno al collo, alzandosi sulle punte per poterlo guardare negli occhi. "E i vampiri mordono... giusto?!"

Lo baciò, sfiorandogli le labbra con le sue senza smettere di fissarlo negli occhi.

Angel rispose al bacio, invito irrinunciabile, e le morse appena un labbro.

"Non giocare con me, Buff. E' molto più pericoloso di quanto pensi."

Continuavano a baciarsi, passione divorante. Le labbra, la bocca, il viso, il collo.... il fiato già corto. Lui le parlava sulle labbra. Il suo tono le trasmetteva brividi di fuoco lungo la spina dorsale, tanto quanto la sua bocca sulla pelle.

Angel si chinò, baciandole lentamente il seno attraverso la stoffa sottile del suo maglione. Buffy inarcò leggermente la schiena contro di lui, passandogli le mani fra i capelli.

Tempo sospeso fra le fiamme. Attimi di vuoto.

Si ritrovò incollata contro il muro, occhi scuri che bruciavano dentro ai suoi.

"Ogni attimo, Buffy. Ogni volta che ti ho fra le braccia, che il tuo profumo mi invade le narici, ogni volta una parte di me vorrebbe solo morderti. Bere da te. Ritrovare il calore, la pace, il senso di appagamento e di potenza che il tuo sangue mi ha dato. Fuoco nelle vene, il tuo cuore che batte al posto del mio. Ed è un desiderio divorante, struggente. Ma.... sarebbe solo un attimo. Non giocare con me, ragazzina.... potrebbe costarti molto più di quello che sei disposta a dare."

Lei lo fissò in silenzio per alcuni istanti.

Il suo respiro, caldo, affannato, che si infrangeva sul volto perfetto di un angelo caduto.

Oscuro angelo.... infinito anelito di vita, e d'amore.

"Sei così sicuro di sapere quanto io sia disposta a dare?"

Lui rimase a guardarla, senza parole.

"Correrò il rischio Angel.... ma ti assicuro, non mi morderai. Mi vuoi troppo per farlo... e mi vuoi viva. Se mi uccidessi perderesti la tua ossessione..... Ok, mi hai spaventata a sufficienza per stasera? Possiamo pensare a cose più serie adesso?"

La tensione si sciolse di colpo.

Lui rise.

"Tu ami il pericolo Buffy!!! Che io sia maledetto.... hai molto più coraggio di quello che pensassi tesoro! Ami il pericolo... non solo me...."

Lei sorrise a sua volta.

"Ricordi? Resto una cacciatrice.... il pericolo è il mio mestiere.... però... però ti assicuro, ti amo molto di più del pericolo... il pericolo non bacia come te!"

"Oh... tou chet, Buffy...." Lo sguardo del vampiro di rabbuiò nuovamente "Ma il punto resta. Mi ami abbastanza da fidarti? Ti fiderai quando affronteremo Glory?"

"Mi sembra di aver detto che correrò il rischio Angel.."

"L'hai detto adesso, ma quando sarà il moneto Buff? Non ti sei fidata molte volte, amore. Quando hai saputo che ero un vampiro... e hai creduto avessi morso tua madre. Quando mi hai chiesto di passare al nemico per avere informazioni e poi hai voluto tempo per ,com'era, riflettere? Quando sei venuta a casa mia e mi hai trovato con Faith.... Domani notte, sarà più forte l'istinto o la fiducia? Fiducia, Buff. Assoluta, totale, incondizionata. Non solo la tua vita nelle mie mani, ma quella di tua sorella, del mondo intero. Ti fiderai? Nel secondo in cui il mondo sarà nelle mie mani, la tua determinazione, il tuo amore se preferisci, non tremerà? Se non ti fidi, sarà inutile. E avremo perso. E' meglio tu lo dica prima."

Lui non la stava toccando, e fra loro adesso c'era una distanza incolmabile.

Ti fiderai? Domanda che era sospesa fra loro da troppo tempo. Dall'inizio. Dubbi, ombre, paure, incertezze. Nature diverse che si scontrano.

Fiducia, amore, il coraggio di vivere fino alla fine i propri sentimenti.... non ci poteva essere nessuna fuga.

Il silenzio si frantumò fra loro, sorprendendoli.

Crollo di tensione. Una domanda che volteggiava ancora nei loro occhi.

Glies, rimase incerto un attimo sulla soglia, dopo essere irrotto sbattendo la porta.

Non aveva tempo di domandarsi cosa fosse successo fra loro.

Poteva solo sperare che tutto andasse per il meglio....

Non c'era più tempo.

Gli occhi scuri del vampiro gli strapparono un tremito.

Non si fidava di lui. Non si era mai fidato, in fondo.... rimaneva un osservatore e certe convinzione il Consiglio le aveva radicate in lui fin dal profondo. Ma avrebbe dovuto combattere al fianco del vampiro. Combattere per salvare il mondo. Combattere accanto a lui, e a tutti gli altri, quelli che erano rimasti almeno. Fianco a fianco, adesso che la fiducia si era sgretolata, che la realtà dei loro piccoli egoismi e delle loro paure si era incarnata in una statua di pietra scura, dividendoli, facendoli tornare ad essere universi chiusi su sé stessi. Diffidenti, soli, a volte meschini. Ma non c'era tempo per ricostruire la fiducia persa, non c'era tempo per riparare agli errori. Avrebbero dovuto restare uniti.... e dimenticare il resto.

"Non c'è più tempo. Dobbiamo agire adesso, al più presto. Glory sta per attaccare.... sembra che stia per ottenere o abbia già delle informazioni sulla chiave..."


Cap.XII Nuove alleanze


Il cielo era di un nero perfetto. Infinita distesa di seta. Le stelle non turbavano la sua perfezione.

Nero assoluto. Seta nera come erano stati i suoi capelli.

Oscurità, dentro e fuori. E nessuna domanda. Sembrava passata una vita da allora. Da quando la sua regina nera era l'unico punto fisso nella sua vita. da quando sapeva ancora chi era e cosa voleva.

Poi. Poi era arrivata la luce. Luce chel'aveva scorticato, strappando ogni velo, ogni protezione, cancellando il passato, cancellando tutto. Poi era arrivata lei. Luce che lo bruciava, lo scottava, lo feriva, lo dilaniava. Lo attraeva senza scampo.

Lei che gli aveva ricordato che vivere vuol dire mettersi in gioco, cambiare, riscoprire se stessi in ogni momento. Lei che gli era entrata dentro. Lei, la vita che gli era stata strappata. Indimenticabile Buffy.

Per quanti chilometri cercasse di mettere tra loro. Per quanto lontano fuggisse da lei e dal suo ricordo.

Niente poteva cancellarla. Nè il sangue nè l'acool. Nè il tempo.

Restava sempre il suo sapore in bocca. Restava sempre il ricordo chiarissimo dei suoi occhi. E la certezza che amava un altro.

Rise di se stesso, e dei suoi pensieri, gli occhi azzurri scuriti dal riflesso della notte.

Una ragazza che stava scendendo dalla macchina e direigendosi al bar dell'autogrill si voltò a guardarlo. Era bella: occhi viola da gatta, e un corpo perfetto. Odorava di vita. E di cena.

Spike aveva fame. Non ricordava neppure l'ultima volta in cui aveva mangiato.

I suoi occhi beffardi catturarono quelli della donna.

I lineamenti perfetti, scolpiti, quel suo eterno mezzo sorriso che non raggiungeva mai lo sguardo, la affascinarono. Tentazione fatale.

Prima del pensiero lui le fu addosso.

I denti che laceravano la pelle sottile del collo e bucavano la giugulare. Il sangue arterioso schizzò nella bocca del vampiro, pompato dal cuore impazzito della ragazza.

Nessun dolore, nessun impedimento.

Si era stufato di nascondersi dietro a un dito. Si era stufato del chip. Palliativo per poterle restare vicino, ora non gli serviva più.

Qualcosa, o qualcuno, può condizionare la tua volontà solo se gli permetti di farlo. Se sei abbastanza debole, abbastanza stanco, abbastanza spaventato, abbastanza disperato da lasciarglelo fare.

Il suo periodo di crisi era finito. Niente più piagnistei. Sarebbe semplicemente tornato a prendersi ciò che voleva. Senza bisogno di chiedere.

Vita e calore che fluivano in lui. Attimi di potere illimitato. L'universo fra le mani.

La donna gemette sommessamente, reclinadono il capo all'indietro. Il nodo dei suoi capelli si sciolse e un'omogena cascata dorata ricadde lungo la sua schiena.

Spike si bloccò. Improvvisa tempesta di ricrordi non cercati.

I suoi capelli fra le dita, i suoi capelli sulla pelle, il suo viso fra le mani, il suo copro contro il proprio.

Si staccò con violenza dalla ragazza, lascianola ricadere a terra. E implorare aiuto.Non era morta. Salvata da dei capelli biondi.L'avrebbero trovata e soccorsa. Spike non aveva avuto tempo di bere molto.

Il suo volto tornò normale e il vampiro salì in macchina di voltata, sgommando via.

Perfetto. Non riusciva neppure a uccidere una stupida ragazza. E non era di certo colpa del chip. Le mani affusolate stringevano spasomodicamente il volnate. Rabbia di fuoco nelle vene.

Allungò un braccio per afferrare la bottiglia di scotch che aveva sul sedile accanto. Bevve una lunga, frenetica sorsata. Poi accese una sigaretta.

Naturalemtne non servì a calmarlo.

"Cazzo cacciatrice!!! Me ne sono andato, sono uscito dalla tua vita. Che altro devo fare perchè tu esca dalla mia?? Farmi uccidere da quel bastardo di Angelus? Al diavolo tutto Buffy..... maledizione, non avrei mai dovuto tornare a Sunnydale! MAI! Tu e i tuoi maledetti amici.... tutti così disgustosamente buoni.... bleah, mi avete intossicato."

La freccia del tachimetro saliva troppo velocemente. Centoventi, centocinquanta, duecento....

Spike staccò di colpo il piede dall'acceleratore. Schiacciò a fondo il pedale del freno.

Le ruote stridettero sull'asfalto, la macchina sbandò.

Invertì direzione. Era stanco di fuggire. Era stanco di non avere rispsote.

E Sunnydale non era poi così lontana.

Buttò il mozzicone dal finestrino e si accese un'altra sigaretta.

"Sei un cretino, lo sai vero?!"

Rise di nuovo di se stesso. Ninte allegria, solo amarezza.

Mentre accelerava di nuovo finì la bottiglia di liquore e gettò anche quella dal finestrino.

Se ne sarebbe pentito, o quanto se ne sarebbe pentito... e lo sapeva già da adesso. Avrebbe imprecato e maldetto il moneto in cui aveva deciso di tornare indietro.... ma non importava... forse era solo già ubiraco. Ma neppure questo importava.


"Devi andare via. Subito! Portarla in un posto dove non vi possa trovare subito. Puoi andare a casa mia, o bè ,non importa dove. Ho bisogno solo di poco tempo, un paio di giorni forse..."

Angel le tirò le chiavi della sua macchina e sollevò il borsone di Dawn.

Ma la donna rimase ferma dov'era.

"Io non vado da nessuna parte se non mi spieghi che hai in mente."

Lui la guardò esasperato.

"Il tempo non è esattamente a nostro favore... andiamo!"

"Angel!"

"Devo trovare un libro di incantesimi per Willow e Tara. E trovare il modo di portare Glory nel punto in cui apriremo il portale. Non possiamo affronatarla stanotte."

Lei cercò di obbiettare ancora.

"Non un altra parola, Buffy. Per favore. Adesso dovente andare."

La spinse verso la porta.

Ma lei recalcitava, gli occhi colmi di dubbi.

Eterna paura di perderlo.

Lui cercò di sorridere.

"Prometto che non mi farò uccidere, Buffy. Non prima di aver reincontrato Achatla.... inoltre i tuoi amici saranno al sicuro con voi lontante. E per il resto non ti preoccupare, non è il mio tipo: troppo vistosa..."

Lei lo colpì al petto con poca convinzione, mentre la portava giù dalle scale praticamente di peso.

"Non è il momento di scherzare."

"No. E nanche di perdere tempo."

"Lei non ti lascerà in pace.... impazzirà quando si renderà conto che non siamo più a Sunnydale.... non avrai la possibilità di trovare il libro e il resto... Forse dovremmo scappare tutti... o affrontaarla adesso, niente portali..."

"Troverò il modo di ingannare il suo tempo. Andrà bene, Buffy."

Si chinò a darle un rapido, affamto, bacio sulle labbra prima di aprire la porta di casa.

Dawn era già in macchina.

"Ti perderò di nuovo....?"

"Farò del mio meglio"

Lui richiuse la portiera....

Buffy inserì incerta le chiavi.

"E' una pessima idea, non sono neppura mai stata un gran chè a guidare."

Il vampiro la fissò negli occhi. Trasmettendole la sua forza. Doveva essere forte. Non poteva permettersi nessuna debolezza.

"Andrà bene, Buffy."

La cacciatrice annuì, delglutendo. Sapore di sale in bocca. Un ultimo sguardo per imprimersi il suo volto nella testa, nel cuore, nell'anima.

Tuoni lontani: Presagi di sventura.

Angel fece ilgiro e si abbassò per salutare Dawn dal finestrino.

"Ehi, tranquilla Dawnie. Presto sarà tutto finito.... e ci potremo ridere sopra."

Le accarezzò dolcemente il viso.

Poi si riqalzò e fece segno a Buffy di partire.

Aspettò che la macchina fosse sparita dietro l'angolo.

Solo un istante per dirle addio.

Poi si voltò e tornò a immergersi nella notte, mare di liquida oscurità che lo avvolgeva con la carezza di un amante.

C'era una nuova allenanza da stringere..... e delle streghe da istruire.


Il suo stile nel vestire non era migliorato dall'ultima volta che l'aveva vista.

Un abito così rosso fa ferire gli occhi, così stretto da impacciarle i movimenti.

Rimase sulla porta, attendedo che si accorgesse di lui.

Ai suoi piedi giacevano le piccole creature che la servivano.

"Glory..."

Si schiarì la voce, lasciando trasparire un filo di impazienza. Ma la sua espressione rimase immutata, la bocca piegata in un leggero sorriso sardonico.

La dea si voltò verso di lui. Infasitdita. Irritarta.

"Chi diavolo saresti tu? E come osi interrompermi?!"

Si pulì un piccolo schizzo di sangue dal volto.

Lo sguardo le cadde sui suoi servitori, morti.

In un istante si infuriò, cercò di afferrare lo sconoscito per il collo.

Angel la schivò.

"Come hai osato? Come hai osato? Solo io posso ucciderli...."

Lui fece sapllucce. "Non volevano lasciarmi entrare."

I suoi occhi scuri brillavano, accesi da una luce profonda. Un bagliore freddo e inquietante, completamente privo di umanità, solo intrigante crudeltà.

Un sorriso accennato, in tralice, perverso, gli illuminava il viso.

I suoi occhi, la sua totale sicurezza, attirarono Glory.

La donna rise. Una risata stonata, sguaiata, che non aveva nulla a che fare con la gaiezza.

Lui la osservava.

In attesa, come se fosse lei ad essere la preda. E lui il predatore. gioco di sempre.

"E tu sei abiutato ad ottenere sempre quello che vuoi, uomo?"

La fissò negli occhi. Vuote pozze blu cobalto, nessuna emozione. Senza interropmere il contatto per un solo attimo, come se potesse penetrare nel suo cervello con lo sgguardo così come lei conficcava le dita nella testa delle sue vittime.

Fuoco nero, profondo, penetrante. Glory si agitò nervosamente. Quegli occhi.... la misero quasi a disagio. Come se lui fosse a conoscenza di segreti che le erano preclusi.

"Ho fatto una domanda uomo! Rispodndimi, te lo ordino!! Non hai nepppure idea quale ira tu stia sfidando!!!!!!!!"

Aveva un tono di voce troppo acuto, incontrollato. Fastidioso.

Lo sconosciuto si portò una mano al viso, il pollice sotto il mento, l'indice appoggiato su una guancia e il medio appena sotto il naso. La sua calma imperturbabile la faceva andare in bestia.... ancora più del solito.

"Vediamo.... credo di avere un'idea. Hai molti nomi. Per la congregazione di frati eri innominabile. Sei temuta da tutti.... una dea. Ma il nome che preferisco è bestia immonda. E, qual'era l'altra domanda...? Oh, sì.... prendo sempre quello che volgio."

Sorrise. Un sorriso tagliente come uno stiletto.

Glory gli si avvicinò minacciosa. Falcate lunghe, militari.

"Credi di poter essere così presuntuoso ancora a lungo, uomo? Sei un morto che cammina...."

"Mm. Preferisco immortale, ma tecincamente, si lo sono. Di certo non sono un insignificante -uomo-! Un semplice, insignificante, disgustoso uomo. Bè in realtà, non tanto disgustosi... quando sono giovani hanno un sapore discreto."

Glory rise di nuovo.

"Sei un vampiro, oh solo un vampiro!"

"Demone superiore, Glory, demone superiore."

"E che cosa fai qui, vampiro? Sei venuto a onorare il mio nome e ad inchinarti ai miei piedi?"

"Pensavo a qualcosa di più interessante..." Fece alcuni passi verso di lei "Sei diventata piuttosto famosa da quando dai la caccia alla cacciatrice. curioso gioco di parole, non credi?"

Glory aveva perso la pazienza. Lo inchiodò al muro, sollevandolo per il collo.

"Che cosa vuoi, vampiro?"

Dal volto perfetto non era spairo quel mezzo sorriso

"Ucciderla, farla soffrire, torurarla a morte, distruggerla, bere il suo sangue."

Glory lo lasciò andare. Si allontanò di un paio di passi, lisciandosi la minogonna rossa sulle cosce chilometriche.

"E cosa ti fa crede che te lo lascerò fare? Quella piccola stupida, quell'insettino, mi ha dato più fastidio di qualisasi altra entità in tutte le ere che ho attraversato, non mi priverei mai del piacere di stritolare il cranio!"

"Non l'hai ancora fatto però..."

Il sorriso del vampiro era diabolico adesso.

"Tu, tu, irritante creatura!!!"

"Oh sì... non l'hai fatto perchè lei ha qualcosa che tu vuoi... che tu vuoi più di qualsaisi altra cosa.... ma non riesci a farti dire dove sia la tua chiave, non è vero?!"

La dea era paonazza di rabbia e indignazione.

"Penso che me la lascierai uccidere perchè a me lo dirà...."

"Che cosa vuoi dire? E bada bene, non osare prendermi in giro perchè altrimenti...."

"Altrimetni....?" Il sorriso sul volto del vampiro era perverso, raggelante. Sussurrò qualcosa all'orecchio della dea, e rise sommessamente della sua espressione stupita.... aveva immagianto che quella brutta copia di Barbie non avesse molta fantasia riguardo all'arte della tortura.

"Dicevo. Io e Buffy abbiamo dei conti in sospeso. Molti conti in sospeso.... ed io ho un certo ascendente su di lei..."

"Conti in sospeso? Un certo ascendete? Non otterrai nulla da lei.... ho miacciato lei, ho minacciato la sua familgia.... ma..:"

"Non è quella la strada." Lui rise "Per sconfiggere quella ragazza bisogna averla amata!!"

Glory lo fissò senza capire.

"E' una sotria lunga, dea. Me la sono portata a letto. Mi ha spedito all'inferno per qualche secolo. Credi sia un motivo sufficiente per volerla morta?"

"Si.... ma chi mi assicura che non ti limiteri a ucciderla, senza trovare prima la mia chiave?"

Gli occhi del demone si accesero di guizzi spettrali di fiamma. Oro fuso e ambra in un sguardo che si era fatto ferino.

"La tua chiave aprirà una porta.... che risucchierà il mondo. E io non partecipo a un apocalisse da secoli!!!!!!!"

Adesso fu lui a ridere. Una risata che infrangeva l'aria.

Glory contrasse le lunghe dita. Poteva già sentire stretta fra le sue unghie laccate di rosso la chiave. La sua spledida, bellissima, chiave. Fremeva d'impazienza.

"Forse non ti ucciderò vampiro.... trovala e portamela prima dell'alba."

"No, non prima di qualche giorno.... avrò bisogno di tempo per ,ehm, lavorarmela. Far impazzire una persona senza l'aiuto di..." Fece un cenno verso le lunghissimi unghie della donna. "Bé, è un'arte sottile. E ci vuole tempo..."

"Io non ho più tempo! Sono disgustata da questo modno, voglio solo tornare a casa!!!! Adesso, presto!"

"Sarà presto. e poi, non mi sembra tu abbia molte altre scelte...

"Non cercare di giocarmi, ricorda....."

Il vampiro si stava già dirigendo fuori. Le fece un cenno con il braccio, per rassicurarla.

Ma si fermò, come se avesse cambiato idea. Inclinò la testa verso la dea.

"Ah, Glory? Niente interferenze nel mio lavoro: chiaro?"

"Chi pensi di essere per potermi dare ordini?"

"Mi chiamano Angel. Ma puoi chiamarmi maestro."

Glory gli tirò addosso un imponente anfora greca.

Angel l'afferrò al volo, ridendo di scherno.

"Sono la tua ultima chance, Glory... ti conviene accettare le mei condizioni. In fondo che hai da perdere, sei una dea giusto?"

I suoi occhi penetranti sembravano poterla tagliere in due mentre le fissava. E la sfidava in silenzio.

Glory non era intenzionata a mettere in discussione la sua assoluta divinità....

"Posso semrpe ucciderti dopo.... va adesso, prima che cambi idea!"

Angel le fece un cenno e si diresse di nuovo verso la porta.

"Oh, un'ultima cosa...."

Il vampiro fece un giro su se stesso, ed indicò con totale non curanza un prigioniero incantenato sul fondo della stanza. Era imbavagliato e aveva un'cchio nero, una fertia su uno zigomo. Ma non sembrava messo particolarmente male, non ancora.

"Dammi lui."

Spike incontrò gli occhi del suo sire.

Stava disperatametne cercando di liberarsi del bavaglio per poterlo coprire di insulti. Se doveva morire per mano di quella dea, voleva almeno togliersi lo sfizio!!

"Non tirare troppo la corda vampiro. La cacciatrice si è data alla fuga. Lui mi serve, è un'amichetto della tua cacciatrice... e mi dirà dov'è, ha ancora il suo odore addosso."

Per un lunghissimo istante Angel fu tentato di lasciarlo nelle sue mani... l'aveva avvertito di stare alla larga.

"Non hai più bisogno di lui per torvarla. Adesso il campo è mio, e si gioca con i miei metodi. Lui mi appartiene. Io l'ho creato, io decido di distruggerlo. Non ti serve più, Glory.... Considerarlo un anticipo sul pagamento del mio lavoro...."

Lei non sembrava intenzionata a lasciarlo andare.

"Di là, c'è ancora la tua cena che ti aspetta.... i tuoi servitori ti avevano portato due spuntini..."

La donna distolse dal vampro la sua attenzione e si precipitò a nutrirsi.

In una sola falcata Angel fu dal suo child. Recise rapidamente le corde.

"Non una sola parole, Spike, o nessuno di noi due uscirà vivo da qui."

Fu solo un sussurro sferzante. Come quello di Spike "figlio di puttana..."

Furono di nuovo nella notte prima che Glory cominciasse a cibarsi dei due.

Spike sputò un pò di sangue e si rimise in piedi.

Angel camminava alcuni passi anvanti a lui. Come se fosse di fretta...

Spike rise sommessamente. Di sè, del suo sire. Di tutta quella situazione.

Un suono basso e pieno di scherno.... di rabbia, di dolore, di disgusto.

"Te la sei portata di nuovo a letto!!! E sei di nuovo qui!!! Non è un piacere rivederti, sire.... non più di quanto lo sia quando hai l'anima! Resti sempre uno stronzo!"

"Non farmi venire voglia di finire quello che Glory aveva cominciato."

Spike lo fronteggiò.

"Perchè non ne hai già voglia?! Andiamo, vedi di prendertela con me fingendo di essere così incazzato per l'affronto subito dalla tua autorità invece di ammettere che sei semplicemente geloso...."

Angel gli lanciò un'occhiata che avrebbe potuto incenerire un'iceberg.

Rimasero immobili, l'uno di fronte all'altro. Gli occhi puntati dentro gli occhio in una sfida accesa di odio. I corpi tesi allo spasmo, prnti a scattare.

"Non ho tempo adesso, Spike!"

"Oh, cetro!!! Mi attacchi solo quando sono ubriaco?!"

"Spike...." La voce di Angel vibrava d'ira, crepitio di fuoco fra la legna secca.

"Sentiamo, sono davvero curioso, che devi andare a fare? In che modo tradirai Buffy?!"

"Sai, prima o poi finirò per ucciderti Spike."

"E' la stessa cosa che penso io su di te Angel."

Silenzio d'adrenalina.

"Bene, chissà che prima o poi non ci capiti l'occasione. Prendi la macchina e vai da Buffy, è partita qualceh ora fa. Vedi di fare in modo che lei e Dawn non si caccino nei guai. Devo trovare il libro degli incantesimi delle tre lune e portarlo a Willow."

"Non credo di aver afferrato."

"Non ho tempo di farti un disegnino, Spike!! Va!"

"Da Buffy? A proteggerla. Ma non volevi..."

"Vuoi tornare da Glory? Perchè se continui così non sei di nessuna utilità. Avevamo bisogno di tempo per mettere a punto un piano per sconfiggere miss isteria, e visto che non la posso combattere, divento suo alleato. Strategie di combattimento, Spike. ti dice niente?!"

"Hai l'anima quindi?! E vuoi che vada da Buffy a proteggerla. E sei lo stesso che mi ha intimato di non camminare neppure sulla stessa terra che calpesta lei. Sai una cosa amico, quella maledettissima anima ti deve aver fottuto il cervello!!!!!!"

Angel serrò la mascella. Calma. Controllo. Doveva trattenersi almeno fino a quando Glory non fosse stata neutralizzata. Poi.. pi avrebbe potuto anche pestare Spike e ... squartare Xander Harris? No, questo probabilmente no... peccato però.

"Se ti aspetti delle scuse formali per quelloc he è successo nella tua cripta, cadi male. Puoi mettere le radici nell'attesa, io di certo non verrò ad innaffiarti!! Ho bisogno di una mano. Sei disponibile?!"

Spike gongolò, gustando quel momento fin nei minimi dettagli, assaporando ogni millesimo di secondo. Il grande Angelus che chiedeva aiuto! Avrebbe voluto ridere di gusto per ore, ma scrutando l'espressione feroce dell'altro decise che non era il caso di tirare troppo la corda. Soprattutto se Buffy e Briciola avevano bisogno di lui.

I suoi occhi azzurrissimi ,che contrastavano nettamente con il pallore del suo volto e con il nero della notte, tornarono a brillare della loro sempiterna luce ironica e canzonatoria.

"Stai chidendo il mio aiuto se non sbaglio.... il MIO aiuto! Che succede?? Non vorrai mica far nevicare rosso, e per di più in California!!"

Angel trattenne l'inutile desiderio di sospirare. E naturalmente anche quello di cancellare il ghigno di Spike con un pugno.

Spike era un combattente. Era veloca, potente, letale. Affiatato nella battaglia si a con lui che con Buffy. Ed era ciò di cui lui aveva bisogno. Non del patetico gruppo che lo attendeva al magic shop... non erano combattenti, non lo sarebbero mai stati. Al massimo se la cavavano con la magia... ma per il resto.

Ok, avrebbe di nuovo lottato al fianco di Spike. Non era poi così terribile... non più che collaborare con un ex osservatore reintegrato, due streghe che non avevano ancora superato la fase della crisi adolescenziale, un ex demone svampito.... e bè, Xander Harris!!!

"Va, Spike. E vedi di fare in modo che non le succeda nulla.... Ah, un'altra cosa: vedi di guidare tu, sarà più sicuro per tutti e tre, il chè è tutto dire....."

"E come la trovo?!"

Angel si stava già allontanando.

"Sono sicuro che ti ricordi il numero del suo cellulare...."


Era quasi l'alba, ma faceva straordinariamente freddo. Al Magic Shop erano ancora accese le luci, e tazze di thè o caffè fumavano sul tavolo.

Nessuno si accorse dell'arrivo di Angel, silenziosa ombra strappata alla notte.

Il vampiro depositò con cautela l'imonente libro che teneva fra le mani sul tavolo rotondo. La polvere che rilasciò fece starnutire tutti: era densa, tanto da rendere l'aria quasi tangibile, aveva un colore fra il begie e il giallo spento ed un odore acre, pungente, una mescolanza di muffa, acido e chiuso. Il ibro sembrò fluttuare in essa fino a quando non si depositò tutt'attorno a lui sul tavolo.

Il silenzio sembrava essere diventato la costante dei loro incontri. Forse perchè non erano rimaste cose paicevoli, o per lo meno neutre da dirsi.

Giles allungò il collo per poter vedere meglio il volume che Anel stava svolgendo da un liso involto di seta grezza con ricami argentei e rossi. Pareva incredibilmente antico. La rilegatura era preziosa e ricordava quella di un messale da cerimonie, c'erano intarsi in oro e pietre dure, simboli che l'osservatore non aveva mai visto prima.

Angel inserì nella serratura arrugginita una sottile chiave di filigrana che all'estremità superiore era guarnita con tre falci di diverso colore: una nera, una rossa e una bianca.

Il vampiro aprì il libro. Le pagine erano attraversate da una fitta rete di crepe, come se fossero sul punto di sgretolarsi, ed erano scuri dal tempo, quasi annerite. Nella prima era rappresentato lo stesso dimbolo della chiave, poi tre cerchi ,uno nero, uno bianco e uno rosso, e pochi simboli.

"E' un libro din incantesimi molto antico. Ci serve per condizionare la volontà di glory e spingerla nel vuoto che si creerà fra i due portali."

"Oh, molto interesante. Magia nera? Non mi sembra di consocere i simboli sulla copertina. E' celtico o forse la lingua dei testi sacri dei bramini.....?"

Giles si era avvciniato al vampiro ed osservava con meticolosità ogni carattere chinandosi sul libro.

"Con cura Giles, le pagine sono protette da un incantesimo che impedisce loro di sgretoalrsi, am vanno comunque trattate con i guanti. In tutti i sensi."

Allungò un paio di sottili guanti neri all'osservatore. Giles li infilò con cura. Accanto a loro Willow salpitava per l'impazienza di poter studiare gli incantesimi racchiusi in quel libro!

Giles fece scorrere con reverenza alcune apgine, l'espressione concentrata a corrucciata.

Il vampiro lo lasciò fare, sapendo che non sarebbe risucito a decifrare una sola parola. Dopo alcuni minuti l'uomo gli rivolse uno sguardo interrogativo, sistemandosi gli occhiali sul naso.

"Non riesco a capire in ch elingua sia scritt. Alcuni ,pochissimi a dir la verità, simboli mi sono familiari, ma su tutto il resto è buio più totale. Potrebbero essere ideogrammi, però non sono convinto..."

Angel si concesse un breve, discreto sorriso.

"Quando dico molto antico Giles, intendo davvero molto antico. In una scala tamporale in cui i millenni non sono che una piccola unità di misura. Questo libro è stato scritto molto prima ch el'età degli uomini avesse inizio."

"Non credo di seguirti. Età degli uomini? Non ne ho mai sentito parlare nei libri del consiglio."

"Ne sono sicuro. Il consigli è composto da... uomini! Prima delle era che voi conoscete ce en furonomolte altre: l'età dei draghi, l'età degli dei, l'età degli eroi... Tutto molto prima che gli uomini cominciassero a contare questo tempo. Un passato così remoto che l'umanità ne ha perso ogni traccia, goni più piccolo ricordo. Epoche prima della vostra sotria e dei vostri libri. Perdute, dimenticate. Ma non da tutti. Una confraternita di demoni e di alcuni vampiri, ha custodito attraverso i millenni i pochi frammenti superstiti di quei tempi antichi. E' l'ordine del Drago e della Fiamma. Conservano libri, documenti, e quando non è più possibile mantenerli integri, li copiano."

Glies lo stava ascoltando con gli occhi sbarrati. Angel provò un moto di stizza. La ristrettezza mentale della maggior parte degli uomini lo faceva infuriare. Erao così piccoli e meschini.. e ppure così pieni di oroglio, di pretese di onniscenza.... eppure si sentivano superiori a tutto e in grado di giudicare tutto.

"Cosa succede Giles? Ti sconvolge che anche dei demoni ,creatura infami, possano dedicarsi allo studio ed alla ricerca? Ti sorprende che rispettino e conservino la storia molto più di voi? O forse sei tstupito dal fatto che non usino le loro smisurate consocenze per distruggere il mondo o dominarlo?"

La voce di Angel vibrava. Rabbia e disprezzo. Per troppo tempo aveva alsciato che quelle persone così grette, così ristrette, influenzassero la sua vita, lo facessero sentire sbagliato, sporco. Semplicemente non erano in grado di accettare,c apire tutto ciò che era diverso da loro.

"No. Tutto fa parte dell'equilibiro di questo mondo, Giles, anche noi. E voi non siete l'anello all'apice della catena. Solo i folli vogliono davvero la fine del mondo... perchè ,per quanto misero e crudele, è l'unico possibile per tutti noi. E il potere.... il desiderio di potere è insito in tutte le razze, ma in poche è a livelli tanto alti quanto negli uomini."

Giles fronteggiò il vampiro, deciso ad affrontarlo. Nessuna sfida sotterranea, basta con i giochi di parole.

"E tu Angel? Tu volevi distruggerlo, questo mondo..."

Il vampiro sembrò non accusare il colpo. Così sicuro di sè da far venire voglia di colpirlo. Anche solo per canellare quell'espressione insacalfibile dal suo volto perfetto... anche solo per intaccare l'eterna giovinezza dei suoi lineamenti.

"Io non volevo accettare che... non ero esattamente quello che volevo credere di essere.... "

"Tutti hanno avuto dei momenti di debolezza e di disperazione, tutti sono stati sull'orlo della follia. Ma stiamo perdendo tempo, e la dea segue il nostro odore."

La voce sembrò gingere dal nulla. Un tono risonante, pacato, profondo.... eterno.

Dalle ombre più fitte, che sembravano essersi condenstate in un angolo, uscì una figura sottile, longilinea, completamente vestita di bianco. Sembrava giovane, poco più che un ragazzo. Ma era chiaro che non fosse un mortale. I capelli che gli arrivavano fino alle spelle, erano grigio azzurri, le pelle tirata sugli zigomi fin troppo pronunciati era diafana, quasi trasparente, e gli occhi ,che avevano il colore dello zaffiro, erano privi di pupille.

Angel accennò a Giles ed ai ragazzi. "Lui è Talin. Il custode del libro delle tre lune."

Il demone chinò leggermente il capo come in segno di presentazione e tutti si resero conto che sulla sua fronte brillava un tatuaggio. Era traslucido, tracciato con sottili linee argentee e rappresentava un drago avvolto dalle fiamme.

Nel negozio tornò il silenzio più assoluto, mentre tutti gli occhi erano puntati sul nuovo arrivato che aveva fissato il suo sguardo trasparente su Giles.

"Noi non cerchiamo nè il potere nè la dsitruzione, umano. Il nostro ordine accoglie i rappresentanti delle razze più diverse, uniti nel comune intento di preservare l'ecosistema di tutte le esistenze. Conserviamo il passato, perchè senza di esso il futuro non può essere. E' trascorso molto tempo dall'ultima volta in cui abbiamo deciso di aiutare il gener eumano. Ma è una causa giusta, e ci fidamo di Angel. Ora ,uomo, il punto èè solo uno: sei pronto a capire e a fidarti di noi?"

Giles rimase senza parole per un tempo che parve infinito, gli occhi fissi in quelli color zaffiro del demone. Infine annuì lentamente, come se gli costasse un notevole sforzo fisico.

"Sì, io cercherò." Non riuscì a trovare niente altro da dire.

Talin assentì col capo, e riprese a parlare.

"Questo libro fu scritto dai maestri degli ordini delle Tre Lune in un momento di grande difficoltà, quando unirono le loro forze per fronteggiare una terribile minaccia. Tutti i maghi contribuirono, quelli fedeli alla Luna Nera ed al suo oscuro dio, quelli fedeli alla Luna Rossa ed al suo folle dio, quelli fedeli alla Luna Bianca ed alla sua diafana dea. Unirono tre diversi tipi di magia. la nera, la bianca e la rossa che non è più conosciuta presso i mortali e che è il ponte fra le altre due, la via per giungere all magia nera dalla bianca. Il volume è stato redatto nella lingua dei maghi di quel tempo, che erano una razza a se stante. Per tradurre l'incantesimo che ti serve dovrai usare questo codice." Porse a Giles un codice con due alfabeti comparati e la spiegazione di alcuni ideaogrammi. "Ma bada bene di tradurre ed usare solo ciò che vi servirà per combattere la dea."

Non fece mianccie, ma i suoi occhi si accesero di una fiamma dorata, guizzante, che sembrava essere stata strappata dall'inferno stesso. Durò pochi secondi, poi i suoi occhi tornarono trasparenti come cristallo e luminosi come zaffiro.

Talin si ritrasse di nuovo fra le ombre, ed Angel lo ringraziò tacitamente. Sembrava che fra i due ci fosse molta intesa.

"Credi di risucire a tradurlo per domani notte? Poi restarebbe circa una ltro giorno e mezzo per impararlo a Will e Tara."

Giles si era già messo al lavoro, il naso sprofondato nel libro, e un blocco di appunti a portata di mano.

"Ci proverò, ma non sono sicuro di poterti garantire nulla..."

"Devi riuscirci Giles."

"Il tuo amico ,là, non può darmi una mano?"

"No, non è permesso. Cercherò di tornare il più presto possibile per aiutarti."

Giles riporttò il suo sguardo sul vampiro.

"Perchè, vai via?!"

"Devo trovare del sangue di drago."

"Spero che tu stia scherzando."

"No, per nulla."

"Accidenti io non ci capisco più niente!!! Zero al quoto! Epoche prima del tempo, draghi.... Prima del nonstro mondo, l'inferno era sulla terra. Quando vennero ricacciati nelle profondità da cui erano usciti, il diavolo e i suoi fedeli contaminarono alcuni uomini con il loro sangue. Così naquero i vamprir e i demoni. Tutto quello che ho sentito fino adesso non ha senso..."

Angel si rassegnò a perdere tempo prezioso per dare delle spiegazioni all'osservatore, sapeva che in quello stato di confusione non gli sarebbe stato di nessun aiuto."

Cercò Talin con lo sguardo, per ottenere un silenzioso assenso. Sospirò e si versò un barboun. Accese una sigaretta e ne allungò una a Giles che la prese senza batter ciglio.

"La storiella che hai appena raccontato è buona da dare in pasto agli uomini ed alle cacciatrici perchè non si facciano troppe domande. L'ha inventata il consiglio, chi lo sa, magari loro ci credevano davvero! Non c'è stato nessun inferno sulla terra, non nel senso che dai tu al termine almeno. Solo guerre che hanno devastato tutto e infiniti sconvolgimenti dell'ordine delle cose, che hanno segnato il passaggio a questa era. Ma prima si erano susseguite molte ere e molte rezze. Gli uomini sono sopravvissiuti, e sono diventati sempre più potenti, prendendo il sopravvento sulle altre rezze che andavano indebolendosi e diminundo, mentre loro continuavano a crescere e a prosperare in ogni situazione. Gli uomini avevano un nuovo spirito, un nuovo sneso di libertà, stavano diventato lo spirito di questa epoca.Gli uomini hanno prevalso e col passare del tempo hanno rimosso la lotta, la magia, e il ricorod della altre razze, perchè ricordare voleva dire mettere in gioco la propria supremazia... è più facile vivere col paraocchi.

I nomi che usi tu, come diavolo, demoni, o divinità o angelo, sono solo etichette affibbiate dagli uomini a tutto quello che non potevano spiegare. Razze diverse dalle loro, più potenti o più evolute, che non avevano nella teconolgia il loro progresso e la loro forza. Non esistono nè un male assoluto nè un bene assoluto che giocano un'eterna partita a scacchi, semplicemente ogni -popolo- lotta per la propria sopravvivenza. Non ci sono nè buoni nè cattivi, è tutto realtivo al punto di vista. Ogni razza può essere considerata come un sistema inierziale, viste fuori da esso le cose sono molto diverse che viste dall'interno. " Angel si fermò un momento, quasi dovesse riprendere fiato "Spero di essere stato esauriente Giles.... ma arrovellati su tutto questo dopo aver tradotto l'incantesimo. Se Glory non ci ucciderà tutti, avrai molto tempo per pensarci. Concentrati sul codice insieme alle streghe...."

"Va bene..... Angel , di grazia, a che ci serve il sangue di drago? Se è per la tua merenda, ti prego, risparmiami."

"L'humor inglese cominciava a mancarmi..... ci serve per castare l'incantesimo della tredicesima ora."

"Naturale. E io che ero convinto di conoscere tutto lo scibile sulla magia..."

"Per quanti anni vi fanno studaire al Consiglio?"

"E questo che c'entra?? Almeno una decina, poi ci sono le specializzaioni..:"

"Hai reso l'idea... immagino che a qualcosa dovrà pur servire. Ma il cosa mi resta oscuro.... La tredicesima ora sta sparendo dal nostro mondo. E' l'ora per eccelenza della magia, in cui i confini fra le dimensioni sono sfuocati, labili, sfilacciati, facilmente violabili e manipolabili. E' l'ora segreta in cui è più facile varcare i confini. Afforonteremo Glory in quell'ora rubata. se adesso mi vuoi scusare.... non lo vendono in macellaria il sangue di drago!!"


La radio trasmetteva vecchie canzoni rock....

Una dopo l'altra... avrebbero potuto essere tutte uguali, così come la lunga strada nera che si stendeva davanti a loro.

Dawn dormiva sul sedile posterire, coperta dallo spolverino di Spike, mentre il vampiro guidava in silenzio.

Accanto a lui, c'era la cacciatrice chiusa in una torre di silenzio e di indifferenza. Immobile, raggomitolata sul sedile e avvolta in un ampio maglione azzurro fissava la notte fuori dal finestrino.

Non c'erano stelle, solo aria fredda e pungente, e oscurità fitta, spessa, nerissima.

La musica della radio era solo un corollario al silenzio fra loro due. Tanto spesso che poteva essere tagliato con un coltello, così incredibilmente tangibile che sembrava essere in grado di dare consistenza all'aria che li circondava.

La donna si agitò leggermente sul sedile. Non riusciva neppure a pensare, era come se quella situazione la imprigionasse in un limbo. Era preoccupata per Dawn, aveva paura di non rivedere Angel.... eppure non riusciva a concentrarsi sulla battaglia. Era così tesa che temeva di potersi spezzare in due.

Spike guidava. E il silenzio gli feriva le orecchie. Se non fosse stato per Dawn avrebbe alzato la musica fino a spaccarsi i timpani pur di non sentire il rumore del suo respiro.... del suo cuore che batteva. Pur di non essere così maledettamente consapevole, con ogni fibra del suo essere, di lei e della sua presenza. Non poteva neppure fumare.

Era come se fossero tutti prigionieri di quella maledetta macchina. Prigionieri di quella fuga. Non potevano scappare, nè allontanarsi. Vicinanza di fuoco, elettricità statica.

"E' quasi l'alba: dobbiamo fermarci. Abbiamo circa due ore. Credo ci sia un motel poco distante."

Lei si limitò ad annuire.

Non si erano più parlati dopo che lui l'aveva raggiunta e l'aveva informata del suo incontro con Angel.

Buffy sapeva di aver bisogno di tutto l'aiuto possibile, anche sel suo aiuto, ma era difficile accettarlo, e restare così vicina a lui. Tanto vicina che aveva l'impressione i suoi occhi azzurri potessero trapassarle la pelle. E leggerle dentro, rubarle i pensieri. Capire la sua anima.

Al motel presero due camere attigue. Dawn continuava a dormire, sfinita.

La cacciatrice ,invece, non poteva trovare pace. Forse perchè non c'era mai stata pace, non nella sua vita.

Uscì sul portico, il cielo stava già tingendosi di violetto. Nuvole di tutte le tonalità di grigio fagocitavano la luce, l'azzurro diventava antracite. C'era ancora pioggia nell'aria.

Sarebbe andata al bar, forse poteva mangiare qualcosa.

"Fuggi al sole, Buffy, dove non posso segurti? Dove non sei costratta a rimanere vicino a me?"

La voce di Spike la fece sobbalzare. Tagliente come una lama afflitata sulla sua pelle sottile.

Non si era accorta di lui. Stava fumando appoggiato al muro, la solita espressione indecifrabile, che si prendeva gioco del mondo intero, impressa sul volto. Gli occhi chiari, chiari come non lo era il cielo gravido di tempesta, attraversati da un'espressione amara, stanca.

"Io non... io avevo fame." Non riusciva a incontrare direttamente il suo sguardo "E' quasi l'alba cosa fai fuori?"

"Penso, fumo.... dentro c'è l'alalrme anti incendio."

Lei non si mosse, calamitata dai suoi occhi, eppure senza il coraggio di incontrarli direttamente.

"ah"

Strana sensazione. Come essere sotto esame.... come avere ancora la sua bocca sulla pelle. Aveva sempre mille domande in testa, e nessuna risposta. Spike.... avrebbe voltuo capire che ruolo aveva nella sua vita, avrebbe voluto stabilire in che parte del su cuore si era annidato.... avrebbe voluto sapere se lui ,dentro di lei, c'era. Ma poteva solo restare a guardare i suoi occhi azzurri, in cui balenavano riflessi dell'oscurità della notte che si stava diradando. Non c'erano risposte.

Il vampiro spense la sigaretta e rimase a guardalra, gli occhi fissi su di lei che sfuggiva il suo sguardo. Avrebbe voluto leggerle dentro. Aveva paura di leggerle dentro, e di non trovare neppure traccia di sè. Lei restava un attraente mistero. Lei restava fuoco che Spike aveva respirato a pieni polomini. Maledettamente bella, maledettamente dentro di lui, maledettamente incanecellabile.

"Ti amo."

Apnea. Come se stesse soffocando da ore. Alzò di scatto lo sguardo e si trovò persa dentro il ghiaccio irriverente degli occhi di un vampiro senz'anima. E le sembrò di poter annegare in quegli occhi troppo profondi, troppo penetranti, troppo schietti.

"Mi sei entrata dentro. Sei una droga, un morbo. Sei la luce che non posso avere. Sei fuoco e non smetti un attimo di bruciarmi. Non ti ho cercata, non ti ho sognata... sei solo entrata a forza nella mia esistenza. Ed hai cambiato tutto. Il destino ,se esiste, le carte sul tavolo di gioco. E non mi piace, ma ti amo dannatamente."

La voce di Buffy fu solo un sussurro praticamente inudibile. Sospesa sull'orlo di un baratro, persa in un abisso di confusione.

"Mi dispaice...."

Anche se non le era chiaro perchè. Anche se i suoi occhi addosso le facevano terribilmente male, come la stretta di ferro con cui le afferrò le braccia, all'improvviso vicinissimo.

"E per cosa ti dispaice, bambolina? Per cosa? Dannazione Buffy.... ho praticamente strisciato ai tuoi piedi. E tu mi hai odiato, disprezzato. Più di quando ero tuo nemico. Hai fatto a pezzi ogni parte di me, e io non risucivo a smettere di cercarti. Vedevo la tua disperazione, il tuo dolore, e volevo solo blandirli, ma non me l'hai permesso. Poi mi sono ritrovato con te nel letto. E se tu l'hai ritenuta una scopata e via, mi spiace sciokkarti ma per me non è così. E' stato avvelenante. E' stato come la vita che ho perso, maledizione, tu sei vita! Non riesco a fare a meno di te. Dimmi che non è stato niente. Dimmi che mi odi, che ti faccio schifo. Ripetilo fino a convincermi, fino a uccidermi. Dimmi che non conto niente per te.... dillo. Sii convincente.... dammi una buona ragione per rinunciare a te!!! Non mi importa a chi pensavi quella notte, Buffy, amavi me!!! Me, mi hai sentito??"

Le stava facendo male. Le stringeva le braccia, tenendola sollevata da terra, e le sue dita affusolate, eleganti, lasciavano segni scuri sulla pelle della cacciatrice. suoi occhi ardevano di una rabbia piena di dolore, ardeano dentro di lei bruciandola. Ma non riuscì ancora a trovare parole....

"Mi dispiace Spike...."

Lui serrò la presa con più forza, con più durezza. La sua voce era un soffio d'ira.

"Amavi me..."

Si chinò sulle labbra umide della donna e la baciò con violenza.

Fu un lungo bacio, senza respiro, e lei non si sottrasse.

Alla fine, assurdamente lui aveva il fiato corto,affannato, mentre lei solo altre lacrime non piante.

E un dolore sordo nel petto. Deglutì, mentre una tristezza infinita si impossessava di lei. Faceva solo del male alle persone che la circondavano. Riusciva a rovinare, a far avvizzire ogni cosa che toccava.

"Mi dispaice...."

Spike la socosse con forza. Pieno di rabbia. Folle.

"Di cosa?? Di cosa? Cosa provi per me Buffy? cose c'è fra noi??"

Deglutì ancora.

"Mi dispace di essere venuta con te quella notte solo per annegare il dolore nelle tue braccia. Solo per sentirmi amata e potermi illudere di non essere così tarribilmente sola. Mi dispace di essere stata con te perchè avevo paura, e un vuoto dentro incolmabile. Mi dispace di essere scappata, e di aver pensato di aver commesso chissà che tremenda azione solo perchè eri un vampiro. Mi dispace di essere stata così crudele e bigotta...."

Lui cercava, frugava nei suoi occhi ludici all'inseguimento di qualcosa di più, qalcosa che non voleva dirgli a parole...

"Non m'importa di questo Buffy...."

"Non vuoi sentirmelo dire Spike.... io non ti amo....."

La baciò ancora, una bacio amaro. Un addio.

"No, non mi ami..."

"Fra noi... io non lo so... tu mi capisci meglio di molti altri, e probabilmente ero , e forse sono, attratta da te..."

Lui la lasciò andare, facendo alcuni passi all'indietro, quasi sgomento di quello scoppio d'ira.

"Mi dispiace... non volevo..."

Buffy annuì con la testa, quasi per rassicurarlo.

Nessuno dei due si muoveva ancora.

Gli occhi di Spike toranrono ad alzarsi su di lei. Ma non sarebbe annegata in quel cielo.

"Perchè.... lui? E' il destino, o.... se non l'avessi incontrato prima, se non avesse avuto un'anima, se io..."

"Non ci sono se e tu lo sai meglio di me. Così come sai che non c'entra il destino e tutte quelle altre ,ehm, cazzate sul mio lato oscuro che è attratto dall'oascurità che c'è in lui. Forse lo amo proprio perchè non era scritto nel destino... Ma ,in fondo, ho smesso di crederci da tanto tempo al destino. In realtà.... non lo vuoi sapere veramente giusto?"

Lui scosse il capo. Voleva solo un modo per strapparsela da dentro. Voleva solo annegare di dimenticanza il fuoco che lei gli faceva bruciare nelle vene.

Accese un'altra sigaretta e ne tirò lunghe boccate. Il fumo nascondeva i suoi occhi chiarissimi dietro un tremolante sipario.

"No, non voglio. Va' a mangiare adesso.... è ora di colazione...."

"E tu?"

Lui inclinò leggermente la testa, guardandola con uno sguardo che in quel momento assomigliava a quello di un gatto. Sornione, beffardo, ironico.

"Non credo che servano cappuccio e sangue di manzo là dentro...."

"Io intendevo tu che farai..."

Lui agitò in aria la sigaretta.

"Fumerò un pò... poi mi metterò sul letto a fissare il soffito cercando di dormire."

"Resti....?"

"Non ho mai detto il contrario?"

"Perchè te l'ha detto Angel?"

"Perchè mi va di restare. Ed è giusto."

Aveva sempre avuto il coraggio dei suoi sentimenti, delle sue passioni, delle sue azioni. E per qeusto lei lo ammirava. Spike non fuggiva mai, neppure dal dolore.

Buffy annuì, e gli rivolse un'espressione che poteva assomigliare a un sorriso. Gli voltò le saplle e si diresse al bar, mentre il vampiro restava ad osservare la sua schiena avvolta in un maglione azzurro di almeno un paio di taglie troppo grande. Quando gettò a terra il mozzicone sul suo volto c'era la vaga ombra di un sorrio, o forse era solo consapevolezza. Non serve nessun globo di Thesula per ridarti un'anima. Un'anima può tornare da te sotto le forme più inimmaginabili, e lungo le vie più impensabili. Un'anima può avere occhi verde mare e il profumo di una giornata di sole.... e nulla può imprigionarla. Nessun incantesimo, nessuna maledizione. Si domandò se Angel se ne fosse mai reso conto....


Cap.XIII La tua anima, per sempre



La pioggia inondava un mondo sommerso di silenzio. Era violenta, incessante, spessa, gelida, battente.

Era ovunque, sopra ogni cosa, e ogni cosa inghiottiva in un limbo di ottundimento. Sembrava che piovesse da sempre e per sempre dovesse piovere, tutto il del tempo era relegato in un lontano dimenticatoio macchiato di sole e di aria pulita.

Ogni vita si era fatta timorosamente taciturna e immota, confusa in quel mare sterminato di gocce indistinte le une dalle altre. C'era solo pioggia. E stasi.

La pioggia era stata preludio, scena, e sipario su quel grottesco paradosso di battaglia.

Paradosso... farsa... commedia grottesca, non battaglia.... Glory era stata una grandiosa, parodica, isterica, assurda prima attrice. Clown dalle fattezze perfette, anche se stonate. Bella, intoccabile, bestiale. Come un burattinaio folle aveva giocato con loro, li aveva rivoltati come bambole di pezza, li aveva rotti come vecchie marionette.

L'odore del sangue impregnava l'aria, la rendeva soffocante, quasi irrespirabile. Sangue caldo, sangue che bruciava. Sangue che si mischiava ad acqua, all'inferno di pioggia che si era scatenato su di loro.

Come se il cielo combattesse una guerra ancestrale, terribile, contro tonanti dei; come se potesse piangere le lacrime di tutto il dolore del mondo.

La pioggia si era trasformata nell'ennesimo nemico, oceano infinito in cui i movimenti diventavano faticosi, rallentati, in cui orizzontarsi era quasi impossibile: tutto era ugualmente grigio, indistinto, intrappolato in una prigione acquatica. Combattere era stato arduo, duro, ancora più del normale, quasi che anche la natura fosse stata scatenata contro di loro

Una scommessa, come sempre, loro soli contro il destino che già li aveva dichiarati perdenti.

Glory era forte, era furiosa, era terribile, era folle, era intoccabile. Affrontarla aveva prosciugato le loro risorse, li aveva spinti sull'orlo dello sfinimento e della fine. Avevano arrancato contro la sua invincibilità , impacciati da un bozzolo di dolore: era stata una lotta all'ultimo sangue, il loro sangue.

Ma il peggio era passato adesso.

Restava solo l'odore acre, bruciante del sangue. Di tutti loro, sparso a terra come un macabro fertilizzante. Un odore che la pioggia non poteva né cancellare, né attenuare.

I suoi sensi provati erano ancora frustati da quell'odore. Non l'aroma del sangue in generale, no, quello del suo sangue...... sangue di cacciatrice. Gli entrava dentro, lo chiamava con una violenza disperante. Un ruggito in lui che l'aveva spinto a trovare forza oltre il possibile, oltre la sopportazione. Che l'aveva tentato, risvegliando in lui i più foschi, ambigui, crudeli istinti e desideri.

Ma il peggio era passato adesso.

Adesso che quell'odore era solo un richiamo dentro nelle sue vene, nella sua mente, che gli ricordava che erano indissolubilmente legati: lei era nella sua anima e non solo nel suo sangue, che lei era la sua anima. Parte di lui.

La pioggia continuava a frustarli senza sosta, senza pace, senza pietà. Cadeva su quel campo di battaglia devastato, sui loro corpi devastati, immobili nella valanga d'acqua che li travolgeva.

Il tempo scorreva diluito in quell'acqua, sciolto, stemprato.... quasi immobilizzato, immortalato nell'istante in cui non erano morti. In cui l'inferno non si era aperto sulla terra. Nel momento in cui Angel aveva scelto.... e li aveva salvati. L'inferno si era richiuso su se stesso, baratro oscuro e urlante, promessa infranta di un potere incontrollabile. Solo a quel punto erano crollati tutti, neppure sufficiente forza in corpo per controllare che fosse davvero tutto finito, che l'umanità fosse salva.

Erano abbandonati a terra. Giles, Willow, Tara, Anya, Spike, Buffy ed Angel. Ogni forza prosciugata. Ogni movimento troppo doloroso. Ma ancora vivi. Ancora vivi. Perché l'aria dentro ai polmoni ardeva di un fuoco tormentoso, perché il cuore spaccava le costole, perché le ossa rotte laceravano la pelle.... perché il fango in bocca toglieva il respiro, perché l'acqua addosso era gelida.

Angel strinse lentamente le dita di una mano, strappando l'erba rorida e graffiando profondamente la terra impregnata. Dentro di lui urlava ancora il demone, mentre la scelta che aveva fatto si scavava un solco incancellabile in lui e in quello che era.


Aveva avuto il mondo fra le mani. Aveva sentito l'oscuro fluido del potere scorrere dentro di lui, chiamarlo, lusingarlo. Poteva avere tutto. Delizioso, estremo egoismo.

L'odore del sangue della cacciatrice gli aveva fatto perdere la ragione, così come il combattimento, eccitandolo, stimolando il suo istinto. L'istinto di un predatore, istinto di cacciatore, sete di potenza. L'inferno l'attraeva irresistibilmente, affascinante gola di terrore senza fine. Fra le sue labbra la vendetta aveva il sapore inebriante del sangue di un infante.

Aveva incontrato gli occhi profondi, vuoti, di un blu screziato, della dea. Solo ira, follia, sbigottimento. Il suo potere l'aveva portata sulla soglia dell'annichilimento. La sua volontà era imbrigliata dall'incantesimo. Ormai la sua bellezza ,sempre così perfetta, così finta, era sgretolata: gli abiti lacerati, macchiati, i capelli fradici di sudore, un braccio ferito, da cui colava un lungo e sottile rivolo di sangue. In quel momento il vampiro aveva avuto la folgorante consapevolezza di poter aver tutto. Non la dea, ma lui soltanto, aveva il potere di controllare il gioco. Lui era la chiave di tutto. Un solo gesto e il mondo sarebbe stato per sempre ai suoi piedi.

Ma l'aveva rifiutato. Avrebbe potuto avere tutto.... perdendo lei. Aveva posato lo sguardo di giada sulla donna riversa a poca distanza da lui, sangue che le sporcava la pelle bianchissima. I lunghi capelli biondi erano fradici di pioggia, inzaccherati di fango. Era distrutta. Ferita. Aveva combattuto fino all'ultimo soffio di fiato. I suoi occhi verdi, adesso offuscati, gli bruciavano nel petto. La loro luce, la loro fiamma vitale, la loro determinazione, il loro amore.... Bruciavano più forte di qualsiasi fiamma, spegnendo ogni sete se non quella di lei. Ancora una volta i suoi occhi.... prima della fine del mondo... ancora una volta le sue labbra.

Si rese conto di come non ci fosse nessuna scelta, né ci fosse mai stata. Nient'altro contava. Nessun potere, nessun dominio, o vendetta,o istinto potevano avere lei come prezzo.

Né fiducia, né tradimento. Solo lei... la sua anima. Solo lei, senza una ragione.

Angel si piegò sulla spada consacrata. La lama baluginava stranamente nella notte, riflettendo la pioggia, specchio distorto, specchio del suo destino. Glory sembrava non capire. Non poteva più capire ormai.... era prigioniera dell'incantesimo.... anche se il prezzo ,forse sarebbe stato altissimo: le due streghe. Ormai la sua mente era devastata, intrappolata.

Le lunghe dita del vampiro si strinsero attorno all'elsa scivolosa. Poco distante da essa giaceva Buffy che sollevò faticosamente il capo per guardarlo. Un'ultima volta. Il suo sguardo era straziato dal dolore e non era un dolore fisico, nonostante il suo corpo fosse massacrato, era dolore per lui, per quello che insieme non sarebbero mai potuti essere. Dolore per tutto quello che avevano perso, dolore perché non poteva accettare di rinunciare a lui ma era consapevole che Angel stava per uccidere Glory e se stesso. Sul suo viso pallido, tirato, restava solo la pioggia al posto delle lacrime che non aveva più.... cuore in polvere, Buffy. Non aveva la forza di parlare, il sangue le appesantiva il respiro e una viscosa striscia rosso cupo le colava dall'angolo della bocca. Nel buio, nell'incantamento grigio di quella pioggia, i suoi occhi ardevano di smeraldo e lo supplicavano di non dirle addio. In silenzio lei lo pregò di non farlo.... di non farlo. Di non lasciarla di nuovo. In quel momento per lei il destino dell'umanità non aveva significato, sapeva solo che il suo amore stava per morire.

Ma Angel ignorò la silenziosa preghiera sul suo volto e brandì la spada. La sollevò, gli suoi occhi inchiodati dentro quelli di lei. Le sue labbra mimarono le parole, nessun suono attraversò l'aria e l'acqua che li divideva. "Ti amo, niente potrà cambiarlo.Oltre il tempo e lo spazio, io ti amerò."

La spada era una sottile lama di luce nel mare a temporale di quei momenti.

Buffy alzò una mano per fermarlo, senza riuscire a muoversi, senza riuscire a urlare. Il tempo le si pietrificava nelle viscere. Infiniti frammenti di ricordi taglienti come scaglie di vetro la trapassavano. L'inferno si chiudeva su Angel... infinite volte... e lei moriva, infinite volte con lui. I ricordi le si spezzavano dentro, rompendo anche la sua anima, annullando il dolore delle costole che le si conficcavano nei polmoni. Nulla aveva più realtà, o consistenza, solo un vortice di passato che la risucchiava, annegandola di sofferenza. Quella notte ammantata di pioggia stava di nuovo per perdere tutto. Se stessa prima di ogni altra cosa.... perdere la speranza, e il futuro. Un destino senza senso, un dovere assurdo, le avrebbero di nuovo strappato il suo amore, il suo cuore, la sua anima.... facendo di lei solo una scatola orribilmente vuota, solo un contenitore di odio e disperazione. Si sentì soffocare, la pioggia dentro di lei, nella sua aria, nei suoi polmoni congesti, era come un veleno asfissiante. Stava per perdere tutto, di nuovo.... non riusciva neppure a respirare mentre quella consapevolezza le squarciava il petto, paralizzandola come se quell'istante non potesse mai finire.Si strinse spasmodicamente la gola con una mano, lasciando dei segni con le unghie, mentre cercava la cicatrice che aveva sul collo. Tempo di ghiaccio e cristallo. Il dolore la frantumava, non poteva pensare.

Spike guardò il suo sire procedere verso la dea, bella e sbigottita. Furia inconsapevole. Devastazione senza nome. Il vampiro biondo non poteva alzarsi, aveva le gambe spezzate. Rimase solo a guardare quella scena che sembrava svolgersi in un acquario... terribile lentezza.

Angel puntò i suoi occhi dentro quel blu freddo, recitando piano le ultime parole dell'incantesimo.... incantesimo infinitamente pericoloso, infatti il vampiro rischiava di perdersi nelle labirintiche profondità della mente che si affacciava in quello sguardo fisso. Ma ormai non aveva importanza. Lui non sarebbe tornato indietro. L'avrebbe portata con sé....

La voce dal vampiro scivolò nell'aria con una strana flemma... come rallentata. Le antiche parole risuonavano come sonagli. La volontà della dea si dibatté ancora per un attimo, poi capitolò fra le sue mani. Piegata, nuovamente forgiata, assoggettata agli ordini dell'angelo caduto.

Il silenzio era fatto di pioggia, infernale chiasso d'acqua scrosciante.

La spada continuava a brillare sinistra. Unica luce contro il buio assoluto delle porte dell'inferno.

Dietro di loro ruggiva un immenso vortice, pregno di un silenzio fatto di gemiti e dolore. Era sempre più grande e fagocitava lo spazio.

Il vampiro afferrò per la vita la dea, stringendola con forza a sè. Stringendola in una morsa di ferro.

La spada ancora nella sua mano. Per un attimo il blocco di tempo che lo divideva dal passato si frantumò, e poté amare la cacciatrice in ogni frammento di ricordo, senza i vincoli della temporaneità. Ultimo straziante addio. Poi fu pronto.

Buffy sentì la paura morderle la gola, annullando il dolore di tutte le ferite, scavando dentro di lei per far emergere una forza che non poteva più avere. Prosciugata e sfinita. Non di nuovo.... il suo cuore in pezzi urlava nella sua anima. Non poteva perderlo. Lui era tutto.... le avevano già strappato la speranza una volta, e il cuore, e la giovinezza e l'innocenza.... non lui, non ancora. Credette di impazzire. Non l'avrebbe permesso, non di nuovo.... nessuno aveva il diritto di portarle via la vita un altra volta. E senza di lui non sarebbe mai stata vita.... lui era tutto. Sentì la rabbia crescerle dentro in una marea distruttiva. Aveva già sacrificato ogni cosa alla propria missione una volta, non sarebbe successo ancora. L'avrebbe impedito. Nulla aveva più importanza, né il destino, né i suoi amici. Non doveva più nulla a nessuno. Stavolta avrebbe agito solo per se stessa. Avrebbe strappato al destino il suo piccolo brandello di felicità.... ad ogni costo. Anche a quello della vita. L'avrebbe seguito fino alla fine, fino all'inferno se necessario. Un solo ultimo istante con lui valeva più di tutta una vita di solitudine. Solo un ultimo sguardo, sarebbe valso di più della vita.

Angel alzò la spada e avanzò verso il vortice. Il suo sangue l'avrebbe chiuso, il sangue di Buffy dentro di lui avrebbe chiuso quello aperto per Glory. E ,ancora una volta, il mondo sarebbe stato salvo.

La lama penetrò nella schiena della dea, facilmente, quasi dolcemente, un coltello che scivola nel burro sciolto. E poi penetrò dentro di lui. Freddo che gli spaccava le viscere. Oscurità che li risucchiava. Nei suoi pensieri c'erano solo profondissimi occhi verdi, mari senza fine.... ancora una volta addio a lei. Le urla dell'inferno, di nuovo imprigionato, ingabbiato, gli spaccavano le orecchie, gli entravano nella testa portandolo fino all'orlo della follia. Promettendogli tormento e vendetta per quell'affronto, per quel tradimento. Ma nel suo cuore.... anche all'inferno... anche nell'oscurità più totale, nel suo cuore sarebbero rimasti occhi verdi, luce di capelli biondi.... e il sapore di miele delle labbra di una donna. Una mortale, una nemica.... la sua anima.

Ma poi finì tutto. Tutto fu cambiato dall'amore di una donna. Di una cacciatrice ribelle perfino a se stessa. E dalla sua anima.

Angel si sentì tirare indietro, via dalle fiamme gelide che lo stavano avviluppando.

La dea, trafitta, continuava ad essere risucchiata, il vortice che si chiudeva su di lei, in un claustrofobico avvilupparsi di lingue di fuoco freddo. Le sue viscere erano attraversate da una spada, una spada consacrata e grondante il sangue del vampiro con l'anima.

Angel ricadde a terra, sopra l'esile, soffice corpo di chi l'aveva strappato all'inferno. Incrollabile volontà: Buffy. Disperazione che si era fatta forza e determinazione. Disperazione che si era fatta beffe del destino.

Rimasero entrambi immobili, svuotati, distrutti.

"Sono io la tua anima..."

La voce tremante della donna fu soffocata della pioggia, anche se sul suo viso, protetto dal corpo del vampiro, le gocce non cadevano più. Ma lui sentì. E si abbandonò contro di lei. Rimasero fermi nella pioggia. Estremo, spasmodico abbraccio.

Era tutto finito. Angel lottò per divincolarsi dal delirio frenetico dei ricordi della battaglia che si era appena conclusa. Era davvero finita. Anche se l'odore del sangue di Buffy gli bruciava ancora le narici. Era tutto finito.

Il dolore lancinante unica testimonianza che ogni cosa non aveva fatto parte di un orrido, infinito incubo.

La pioggia continuava a cadere, fitta, spessa, densa, freddissima. Cadeva sopra di loro come un sipario impenetrabile, cadeva deridendo la loro sofferenza, e la loro vittoria, o forse solo ignorandole. Cadeva entrando nelle ferite, sciogliendo sangue, lenendo fronti che scottavano di febbre, creando un mondo distorto, fatto solo di acqua e di lentezza immobile.

Nessuno ancora si muoveva. Calma terrificante. Calma mortale.

Angel continuò ad artigliare la terra, il fango, fino a quando non riuscì a sostenersi su un braccio, e a rotolare su un fianco e poi di schiena, portando con sé la cacciatrice.

Le prese il volto fra le mani, scostando i capelli roridi e incollati alla pelle.

"Buffy...."

Lei tossì lievemente, il suo respiro era gelato. Annuì piano con le testa, ogni movimento le causava fitte di dolore che pulsavano dietro agli occhi. Si puntò con le mani sul petto di lui, sollevandosi di pochi centimetri.

"Sto be.... bene, Angel. Starò bene...."

Il vampiro rimase a fissare dentro a quei profondi occhi verdi, gli ricordavano il colore del mare in Irlanda, quando sbatteva contro scogliere bianchissime. Si rese conto che il suo volto non ricordava più quello di una bambola.... era una donna, era cresciuta. Quasi senza che lui se ne rendesse conto, perché lui era lontano. Perché lui era fuggito da tutto quello che la donna sopra di lui rappresentava, dalla follia di sentimenti che scatenava in lui.

Lentamente fece scorrere le dita sulla pelle delle sue guance, che erano bagnate. Non era pioggia, poteva chiaramente avvertire l'odore morbido e salato delle lacrime.

Buffy si lasciò andare contro di lui, nascondendo il viso nell'incavo del collo del vampiro. Le lacrime cominciarono a cadere libere delle sue ciglia.

"Sei qui.... dimmi che è vero... che non è un sogno... non voglio svegliarmi e scoprire che sei stato risucchiato dalle porte dell'inferno.... dio, mi dispiace.... mi dispiace non volevo farlo, non volevo farlo..." Prese a singhiozzare convulsamente. All'improvviso si era resa conto di non averglielo mai detto. Che le dispiaceva.... che mandarlo all'inferno era stato peggio che morire, che con lui aveva perso tutto.... I singhiozzi si fecero sempre più acuti, le squassavano le spalle e il petto.

Non le importava della pioggia torrenziale che li investiva, non le importava dei suoi amici stesi a terra da qualche parte vicino a loro. Adesso che l'adrenalina era sparita dal suo corpo, era consapevole solo della terribile paura di perderlo di nuovo, e del sollievo. Il sollievo di poterlo ancora stringere fra le braccia, e sentire il suo odore, e toccare la sua pelle, e sapere che non era un incubo. Che lui era con lei.

Quella notte, la paura, l'ansia, la battaglia.... erano troppo anche per la cacciatrice. Buffy era finalmente crollata. Dopo anni. Dopo averlo ucciso, dopo averlo riavuto. Dopo che lui se n'era andato. Dopo altre guerre devastanti. Adesso era crollata. E il pianto scioglieva ogni cosa dentro lei, e cancellava tutto.....

Angel la strinse a sé, accarezzando i capelli bagnati, aspirando il suo profumo e lasciando che si sfogasse. Lacrime, dolore, sollievo....

"E' tutto a posto Buffy.... tutto a posto. Mi hai salvato....."

La pioggia continuò a coprire i loro corpi, a scrosciare dal cielo trascinando con sé il tempo, allagandolo, dissolvendolo. Lentamente i singhiozzi di Buffy si calmarono. E lei ritrovò le ultime energie. Cercò gli occhi dell'uomo che amava e si accorse solo in quel momento che Angel aveva ancora il volto mutato in quello del demone, il combattimento e il sangue l'avevano scatenato in tutta la sua furia.

Provò a sorridere, sperando di riuscire a prodursi in qualcosa di meglio che una smorfia di dolore.

"Non ho salvato solo te..... ho salvato me stessa. Senza di te non ci sarebbe senso. Solo un esistenza di cenere..."

Gli posò un dito sulle labbra, seguendone il contorno.

"Ti amo Angel.... così intensamente che non mi resta neppure la forza di respirare. Ti amo....."

Come lentamente si era calmato il pianto della cacciatrice, lentamente le fattezze del vampiro tornarono quelle umane.

"Ti amo così tanto che null'altro ha senso. Ti amo in ogni istante della mia vita. E niente può cambiarlo. Puoi fuggire dall'altra parte del mondo... ma io non potrò mai smettere di amarti. Per nessuna ragione. Potrò annullarmi, e cercare di dimenticare.... potrai annullarti e rinnegare te stesso e me.... ma io continuerò ad amarti. Fa parte di quello che sono. Se per te dovessi rinunciare al mondo, lo farei ora. Io ti amo....."

La baciò piano sulla bocca. Un bacio leggero, salato.

"Lo so.... sono tornato dall'inferno per questo.... per te...."

La pioggia sembrava essere diventata meno violenta, meno intensa, ma era pur sempre fitta.

Si baciarono ancora, più a lungo, più a fondo. Acqua e sale che si mescolavano.

I due si rialzarono.

Willow e Tara giacevano fra le foglie cadute dei platani, insolito letto giallo oro nella notte scurissima. Erano assolutamente immobili, riverse una sull'altra, i loro corpi che coprivano l'antico libro dell'ordine del drago e del fuoco.Dal naso della strega rossa colava un sottile rivolo rosso che aggirava la bocca e scendeva sul mento, quasi uno strano serpeggiante tatuaggio.

Buffy incespicò fino alle due ragazze, la paura che si faceva di nuovo strada dentro lei. Erano così terribilmente fredde, la pelle gelida e bagnata dalla pioggia ancor più fredda. Buffy si chinò su di loro. I movimenti le costavano ancora molto dolore, quest'ultimo però non la accecava più. Tara respirava, anche se soffiando solo un'esile soffio di fiato, emetteva radi sommessi rantoli. Ma non rispondeva a nessun richiamo, anche se le ossa del suo corpo sembravano tutte intere, e non c'erano segni evidenti ematomi. Del resto lei e Will non avevano combattuto fisicamente contro la dea. Willow era ancora più grave. Non respirava, e Buffy non riuscì a trovarle il battito. A stento non si lasciò sommergere dal panico.

Respirando a fatica, l'acqua che le riempiva la bocca al posto dell'aria, Buffy si alzò per chiamare Angel. "Io.... credo che stiano molto male. Will non respira dobbiamo portarle in ospedale!!!"

Il vampiro , accosciato accanto all'osservatore ed a Anya, le rivolse un cenno d'assenso.

Aveva spento la sottile fiamma grigia e verde che il sangue di drago non ancora del tutto consumato emanava. La notte aveva tramato leggermente, come percossa da un lungo brivido. E il tempo era ripreso a scorrere placidamente, la pioggia immutata. La loro tredicesima ora era terminata. Nella realtà era ancora mezzanotte.

Angel aiutò Giles a rialzarsi, l'osservatore aveva un braccio rotto, e un ematoma celebrale comprometteva la sua vista. Anya era meno grave degli altri, ma era coperta di graffi, perché Glory l'aveva violentemente sbattuta lì vicino, a terra su della ghiaia. Forse una caviglia slogata, molto gonfia.

Buffy abbandonò solo per un attimo le sue esangui amiche. Spike si era trascinato vicino per vedere le streghe. Buffy si chinò su di lui, controllando le sue ferite sommariamente.

"Mi fa piacere tu ti sia ricordata che anche io fossi ferito.E' quasi commuovente la tua preoccupazione per me...."

"Io.... oh, al diavolo Spike! Non morirai!"

"No. Nemmeno stavolta. Immagino tu sia dispiaciuta..... Come sta la rossa...?"

"Io, io non lo so.... dio, è così fredda e pallida..."

"Si metterà tutto apposto, cacciatrice. Adesso hai il tuo angelo."

Lei gli sorrise e incontrò i suoi occhi azzurrissimi. Un sottile miscuglio di ghiaccio e cielo estivo, trasparenti come acque marine. Non avrebbe mai potuto dimenticare i suoi occhi. I loro sguardi rimasero intrecciati per alcuni secondi annacquati. Né un addio, né un arrivederci. Rimasero semplicemente vicinissimi, gli occhi negli occhi, per alcuni istanti.

"Grazie Spike... mi hai salvato la vita prima... io volevo solo dirti che....grazie." I loro sguardi rimasero intrecciati per un momento. "Le tue gambe, si rimetteranno?"

Lui annuì sorridendole. Le ferite del corpo guarivano sempre, rapidamente. Era qualcosa dentro di lui che non sarebbe guarito tanto facilmente. Che non sarebbe guarito mai. Quegli occhi verdi, quelle labbra, quella pelle chiara.... il profumo dei suoi capelli, gli avrebbero sempre straziato il cuore.

"Guarirò. Ma non posso alzarmi..."

"Lo prendo io..." Gli occhi dei due vampiri si incontrarono, e non ci furono né odio né rancore. Dopo quella battaglia, dopo quella notte, tutti i conti erano stati pareggiati. E ,in fondo, erano entrambi abbastanza cresciuti per dimenticare che erano stati rivali in tutto.

"Accompagno Spike in un posto dove si possa riprendere, lontano dal sole. Ho chiamato l'ambulanza, sta per arrivare.... vai tu in ospedale con gli altri? ce la fai?"

La donna annuì stremata, gli occhi che lampeggiavano sui corpi straziati dei suoi amici, l'ansia che le serrava la gola.

Solo la battaglia era finita.... adesso veniva la parte più difficile: rimettere insieme i pezzi. Il suo sguardo si appoggiò un attimo su Angel, che si allontanava sostenendo l'altro vampiro. Sì, adesso rimanevano i frammenti della sua vita da riordinare...

Capitolo XIV "L'alba torna sempre"


Il tempo le si consumò dentro.


Una notte e un giorno lunghissimi.


Non si mosse mai dall'ospedale. E non ebbe nessuna notizia da lui.


Rimase accanto ai suoi amici, la paura che si stemprava in tristezza, mentre il suo corpo guariva rapidamente. Come sempre... lasciandola un po' più consapevole, un po' più grande, un po' più forte....


Era stata arrabbiata per così tanto tempo. Arrabbiata col mondo intero. Quasi senza rendersene conto.La rabbia l'aveva consumata lentamente, logorandola, svuotandola, distruggendola. Senza di lui. Arrabbiata con tutto ciò che gliel'aveva portata via.... arrabbiata con la sofferenza inestinguibile che l'assenza di lui le accendeva dentro... arrabbiata per tutto il dolore di quell'amore... arrabbiata con se stessa per il semplice fatto di amarlo....


Ora non c'era più rabbia.... o forse, semplicemente, lei adesso era cosciente di quello che provava e poteva controllarlo. O arginarlo, o accettarlo forse... e impedirgli di succhiarle via la vita.


Ed era così stanca.... stanca di fuggire. Stanca di fingere. Voleva fermarsi... voleva solo restare dentro al suo petto... e lasciare che tutto il resto le scorresse intorno, senza poterla toccare, perché lui era insieme a lei.


Non aveva più certezze, ma adesso aveva ritrovato lui. Si rendeva conto di essere molto cambiata.... tutto era cambiato. Lui era cambiato. Non vivevano più in una favola. In realtà non era mai stata una favola. Ma lei era troppo giovane, e troppo ingenua, o forse solo troppo sola e disperata e innamorata per rendersene conto.


Ora, la realtà faceva paura.... anche se era l'unica via possibile.


Nella realtà lei era cresciuta, era cambiata. Ed anche lui.


Nella realtà non esisteva nessun cavaliere dall'armatura abbagliante che giungeva a salvare la principessa rinchiusa nella torre. Lei non era indifesa.... lui non era senza macchia.


Era solo un uomo.... splendidamente imperfetto. Reale, vero, fallace, meraviglioso, complesso... e lei lo amava. Amava i suoi errori e le sue cadute. Amava la sua forza e le sue vittorie.


Era parte di lui. E accettarlo, arrendersi, era l'unico modo di ritrovare se stessa, e la pace.


Pace che non significava cessazione del dolore, della sofferenza, dell'attesa, dei dubbi, persino della solitudine, degli sbagli.... ma che scaturiva dalla consapevolezza che tutto ciò avesse un senso, che nulla fosse invano.


Amava Angel. L'unica certezza che le fosse rimasta mentre il mondo si contorceva come riflesso nello specchio di un luna-park. E quell'amore aveva avuto la forza di restituirla a se stessa.


Fuori dalle rigide finestre dell'ospedale il mondo era immerso in una morbida, soffice, densa nebbiolina. Non era nebbia vera e propria si sorprese a pensare Buffy fissando la luce stellata, insolitamente pastosa, un po' attutita di un lampione. Era come se l'aria fosse stata filata in una cortina di leggero tulle bianco, che avvolgeva ogni singolo oggetto in un soffice bozzolo traslucido, opaco, eppure quasi trasparente.


Il silenzio intransigente, fin quasi ostile, dell'ospedale faceva da risonanza a quello delicato, naturalmente armonioso che sembrava essere calato sul mondo esterno dopo la pioggia.


Lasciò vagare il suo sguardo in quella terra di confine fra pomeriggio e sera che le si presentata davanti. Un grigio-azzurro che si stava rapidamente facendo scuro, intangibile. I suoi pensieri vagavano insieme ai suoi occhi verde-azzurri. Non le piaceva la nebbia, ricordò. Anche se quella che gliel'aveva portato via era stata assai diversa. Erano più che altro fumo e vapore quelli in cui Angel era sparito la notte dell'ascensione. Ma quel ricordo per lei era rimasto indissolubilmente legato alla nebbia, alla sua vaghezza.... contorni che perdono di spessore, spazi fagocitati, tempo rallentato. Scenario di irreale silenzio mentre il mondo perdeva di significato.... e il suo cuore cadeva con fragore in mille minuscoli frammenti di cristallo infranto.


Eppure era così bella la sera che le si mostrava fuori dalla finestra.... avvolta nel suo lezioso abito di tulle.


Chiuse gli occhi e respirò a fondo, a dispetto delle costole che avrebbero ancora dovuto essere rotte. Se fosse stata una mortale... Il silenzio era bello. Riposante. Non lo trovava da tanto tempo. Non c'era mai silenzio dentro di lei... la sua anima le urlava in continuazione, senza che lei volesse ascoltarla; e il rumore del proprio cuore che andava in frantumi era diventato un'eco infinita nella sua mente. Ora, invece, c'era silenzio. Ora c'erano profondi occhi nocciola che le trasmettevano sicurezza, e il battito del suo cuore era troppo veloce perché lo potesse udire. Sorrise. Forse, semplicemente, non lo poteva udire perché non batteva nel suo petto, ma in quello di Angel....


Avrebbe voluto sapere dov'era in quel momento. Come stava.... avrebbe voluto vederlo, sentire la sua voce, leggere il suo sguardo. Si morse leggermente un labbro. Una parte di lei temeva che lui non tornasse. In fondo, era una sua paura, da sempre, da quando l'aveva avuto accanto.... Dalla prima volta in cui aveva incrociato i suoi begli occhi scuri, affascinanti, sfuggenti, era stata avvelenata dal timore che la notte potesse inghiottirlo, senza restituirglielo mai più. Quella notte di cui lui faceva parte, ma che a lei era preclusa, perfino nemica... e le troppe cose che li dividevano... tutto. anche i suoi amici, la sua famiglia, la sua vita, avevano sempre cercato di strapparglielo. Di strapparle il cuore, di toglierle il respiro, di rubarle l'anima, di spegnere ogni entusiasmo, ogni speranza.


La cacciatrice deglutì un paio di volte, e scandagliò la notte alla ricerca di un'ombra familiare, di un brivido nell'anima che le avrebbe detto che lui era lì. Ma il buio rimase vuoto.


Le mancava con il peso degli anni che erano rimasti separati. E di quelli che sarebbero venuti.


Sapeva che il confronto fra loro non sarebbe stato semplice... così come il futuro. In un certo senso quello che si sarebbero detti la spaventava. Qualcosa negli occhi del vampiro, le aveva fatto capire che non sarebbe rimasto. Provò a scacciare quell'impressione, ma cambiò idea in pochi attimi. Niente più illusioni, niente più favole da bambina.... possono solo fare infinitamente più male della verità.


Angel era il suo eterno addio. Anche questo faceva parte della loro storia. Mille volte si erano separati, si erano detti addio. E mille volte si erano ritrovati, scontrati.... attratti l'uno dall'altra come magneti, come falene dalle fiamme.


Sentì i passi rapidi di un'infermiera scivolarle alle spalle, strappandola definitivamente ai suoi pensieri.


Si girò e tornò sulla soglia della stanza di Willow.


La strega non poteva più muovere le gambe. E non avrebbe più potuto. L'incantesimo aveva prosciugato le sue forze, e avvelenato il suo corpo.


Aveva la spina dorsale spezzata.


Buffy strinse le labbra pensando al futuro dell'amica. Accanto a lei, addormentata, c'era Tara. Era pallidissima e aveva il volto segnato da occhiaie profonde come solchi. Era anche lei molto provata. Spossata. Ma si era ripresa relativamente in fretta. E non sembrava aver subito danni permanenti.


La strega bionda aveva il capo appoggiato accanto alla pallida mano di Willow. Le era stata accanto fin da quando era riuscita a reggersi di nuovo in piedi. Fedele, dolcissima Tara. Forza placida e serena, inscalfibile che sosteneva in ogni istante la rossa. Anima della sua anima.


La cacciatrice sentì una morsa allo stomaco. Il suo corpo risentiva così poco delle ferite... mentre Willow sarebbe per sempre rimasta menomata da quella battaglia. Lei era la cacciatrice... ma a pagare il prezzo della sua lotta erano troppo spesso le persone che più amava.


Si strinse addosso l'ampio maglione azzurro che faceva risaltare il colore dei suoi capelli e camminò lontano dalla stanza. Ancora una volta, lontano dalla sua vita, lontano dal dolore che sembrava non potesse avere fine...


Uscì nella notte che avanzava a respirare la nebbia morbida.


Il freddo era pungente, e la assalì con subitanea violenza, frustandole il corpo con piccole lingue gelate.


Quel clima era così insolito per Sunnydale.... pioggia, vento, freddo... si adattava di più alla sua anima prostrata e alla furia demiurgica degli ultimi eventi che alla California.


Lasciò che l'aria ghiacciata le penetrasse nelle narici, raggiungendo i polmoni, come una fiamma purificante. Avrebbe voluto poter svuotare la mente dai pensieri.


Ma lui continuava a bruciarle dentro, rubando ogni suo respiro, ogni battito del suo cuore.


Chiuse gli occhi. E rimase in attesa. Sapeva che dalle ombre dietro di lei, il vampiro si sarebbe deciso a parlare.


Il suo corpo tremava lievemente, non solo per il clima rigido e umido di quella notte.


Lo sguardo profondo di Angel le penetrava la schiena come una lama precisa, fiammante, arrivandole dentro, nel profondo, fino a toccare il suo essere. Come se lui potesse vederle dentro... e leggerla come un libro aperto, come una poesia a lungo dimenticata.


"Buffy..."


Lei tremò. Un lungo brivido che si diffuse dalla nuca, scendendo lungo la spina dorsale, e trasmettendosi alle sue gambe, trasformandole in gelatina. Come ogni volta in cui lui pronunciava il suo nome.


Così terribilmente vicino. Così dolcemente vicino. Un sussurro che le arrivava all'anima e le accarezzava il cuore. Un sussurro struggente, tanto impercettibile che le fece dubitare di averlo realmente udito. Forse era stata semplicemente la sua mente ad udire la voce di Angel.


Lei assaporò il suono del proprio nome con calma, sentendo un inspiegabile sapore di lacrime in bocca.


Non si voltò ancora.


"Ciao.... sono stata preoccupata... stai bene."


"Le ferite guariscono sempre... e tu?"


"Anche le mie, lo sai. Willow.... invece non starà più bene. le sue gambe...." La voce le si spezzò fra le labbra.


"Mi dispiace."


Buffy annuì lentamente.


"Siamo tutti salvi, in fondo. Forse non sarebbe andata così se tu non fossi stato al mio fianco questa volta. Il prezzo è sempre alto. E non sono io a stabilirlo...." Ripeté le parole che lui le aveva detto poco tempo prima. Erano ancora più amare di quanto le ricordasse.


Il vento danzò fra la nebbia.


Buffy rabbrividì ancora.


Il vampiro si avvicinò e le coprì le spalle con il proprio cappotto. La strinse per un momento.


Ma lei non lo guardò ancora negli occhi. Si appoggiò al corpo saldo di lui e assorbì la forza che le aveva sempre trasmesso.


*Non dirmi ancora addio... non rompere l'incanto... non dirmi ancora addio amore*


"Sei fredda. E' meglio andare dentro, o vuoi che ti porti a casa?"


Lei scosse la testa e finalmente alzò lo sguardo ad incontrare gli occhi scuri del vampiro. Quel verde fiammante colpì Angel con una forza quasi fisica. Nella notte di velluto scuro, gli occhi verde-azzurri rimasero l'unica luce che lui fosse in grado di percepire. L'unica luce nella sua esistenza. Fiamma dentro di lui.


"No.... preferisco che tu mi dica adesso quello che devi..."


Nella voce di Buffy non c'erano risentimento, né astio, non aveva alzato barriere fra loro. C'era solo un'infinita tristezza in cui perdersi.


Rimasero immobili per lunghissimi istanti, gli sguardi avviluppati strettamente.


Infine fu il vampiro ad abbassare gli occhi. E ad allontanarsi di un passo.


*Invece me lo dirai, non è vero amore mio? Di addio Angel... ma fallo in fretta... prima che io muoia nei tuoi occhi. Presto, prima che io anneghi in te.*


Lei abbozzò un triste sorriso. Un poco sarcastico, amaro... infinitamente delicato.


"Almeno questa volta non siamo nelle fogne..."


"Buffy io non...."


Il dolore della donna aveva il potere di aumentare, centuplicare, il suo strazio. Mai il peso dei secoli era stato così carico di sofferenza come quel momento.... Il vampiro fissò un punto imprecisato nella notte che lo chiamava, desiderando si poter annullare il tempo. Perché? Perché lasciarla era così straziante...? Era solo una donna. Era solo una cacciatrice. Era... la sua anima. La sua vita. Il suo perché. Aveva attraversato il tempo per trovarlo, aveva combattuto perfino contro se stesso per amarla... ed ora stava lasciandola di nuovo. Perdendo tutto. Per lei aveva affrontato l'inferno due volte... ed ora stava abbandonando il fuoco del suo amore. Strinse le mani a pugno, conficcando le unghie nella carne.


*Vorrei solo amarti... anche se è assurdo, illogico. Vorrei solo tenerti stretta a me, chiusa nel mio cuore, ma finirei per soffocarti, per spegnere la tua luce. E perdendo te, perderei definitivamente me stesso...*


"Non stai per lasciarmi....?"


Angel trasse un breve, inutile sospiro.


Cercando di allontanare senza possibilità il momento di dirle addio.


Allungò una mano a sfiorarle il volto.


"Io ti amo...."


La sua voce era così bassa, così sommessa che quasi lei non riuscì a percepirla.


Deglutì ancora, e stavolta erano lacrime velenose. Si sentì come una farfalla inchiodata. Fragile Buffy.


"Anche io ti amo, Angel.... e non dirmi che questo non può bastare... che il mondo non è fatto per noi... perché sai che sono solo scuse. Combatterei fino all'ultimo respiro, fino a non avere più forza, rinuncerei alla vita stessa per noi, se solo me lo chiedessi... ti seguirei fino alla fine del mondo, se solo me lo chiedessi...."


"Buffy.... ascoltami per favore. E non rendere tutto più difficile."


"E' mai stato facile? credi che sarà facile.....?"


Lui scosse la testa.


"No. Ma devo andarmene."


Rimase in silenzio, guardando dentro ai suoi occhi fino a quando non credette di annegare in quel verde mare.


"Da quando ti ho conosciuto.... da quando sei entrata nella mia esistenza, sei stata il centro di tutto. Luce e tenebra. Il motore di ogni mia azione. Tu mi hai cambiato, hai forgiato nuovamente quello che sono, mi hai determinato molto più di quanto io stesso non avessi mai fatto in due secoli. Ho respirato nel tuo respiro, ho vissuto del battito del tuo cuore. Nel bene e nel male, nella redenzione e nella perdizione più totale, il motivo sei sempre stata tu. Sei entrata in ogni cosa che faccio. Sei così profondamente parte di me che non riesco più a distinguere dove comincio e dove finisco senza mescolarmi a te. Non posso più accettarlo, e continuare così. Non so più chi sono. Sei l'unico pensiero. Ogni tua azione, ogni tuo battito di ciglia possono cambiarmi e segnarmi più di quanto sia giusto, più di quanto io possa permettere... possono portarmi oltre il limite. Paradiso o inferno, Buffy. Ma non c'è mai un equilibrio. Hai troppo potere su di me..."


I suoi occhi profondi puntati nell'anima le spaccavano il cuore. Le sue parole erano solo un'eco di quello che quegli occhi nocciola, spruzzati d'oro scuro, le stavano dicendo. Spaccandole il cuore, l'anima, facendola in pezzi. Un amore che le toglieva il respiro. Un dolore che la prosciugava.


"Io ho bisogno di sapere.... cosa sarei stato senza di te. Ho bisogno di trovare un equilibrio, nel quale non sia tu l'ago della bilancia.... Devo trovare la mia strada, senza di te. Lontano da te...."


Gli occhi le bruciavano terribilmente. E lo sguardo era appannato. Ogni cosa imbevuta di lacrime...


La voce le tremava, parole frammiste a respiri.


"Credevo che fosse quello che hai fatto in questi anni a L.A....."


Lui scosse ancora la testa.


"No, Buffy. Sai cosa voglio dire. Fino adesso.... quello che ho fatto è sempre stato in tua funzione. L.A. è stato ancora un modo per restarti vicino, per poter correre in tuo aiuto, per guadagnare la redenzione anche ai tuoi occhi. Ma adesso non sono più così, sono diverso Buffy, non credo di poter riuscire a spiegarti. Non cerco più nessuna redenzione, quello che sono non è di per sé una colpa. Io resto un vampiro, con le brame e le passioni di un demone, ma sono anche un uomo, con le debolezze e le emozioni di un mortale. Natura terribilmente dicotomica. E' a questo che voglio trovare un equilibrio. A me stesso. L'altra notte... ho desiderato annientare il mondo, Buffy. E' stato solo un attimo, ma.... Eppure non è quello che voglio, non è la mia strada. Il tempo del - flagello d'Europa - è davvero passato. Certo.... so che voglio te, dolcissima ossessione... Ma non è abbastanza. Devo trovare un equilibrio a quello che sono, su cui tu non possa influire.... non più di tanto, almeno. Lo devo a me stesso, e anche a te credo. Ho bisogno di tempo, e di risposte. Uomo, demone, vampiro.... devo trovare un perché. Cosa sono. Senza di te. Non posso restare... non sarebbe cambiato nulla, e le cose non funzionerebbero ancora. Finiremmo per distruggerci."


Lei annuì, deglutendo faticosamente.


"Andrai via...?"


"Sì, in Europa.... forse in Asia..."


"Non so se lo capisco.... né se lo accetto. Ma è inutile che cerchi di fermarti..."


Si morse le labbra.


"E' inutile, vero?"


Lui chiuse gli occhi.


"Si......"


"Già...."


Lei coprì il passo che li separava. Infinitamente vulnerabile, infinitamente bella.


"Non dire nulla..... o non potrò andare via...." Lei restava la sua unica debolezza...


"Non tentarmi..."


Gli appoggiò dolcemente il palmo sulla guancia, sfiorandogli la pelle con le dita.


"Io ti amo così tanto Angel... ricordalo. Ovunque tu vada...."


Angel chiuse gli occhi, appoggiandosi alla mano delicata di lei.


"Buffy, non so se..."


Lei strinse con forza le labbra. Impedendosi con violenza di scoppiare a piangere.


*Non sai se tornerai mai da me. Non lo dire, non uccidermi. Non dire ancora addio... Addio per sempre: per sempre fra noi è durato ogni volta così poco... Tu sei in me, sei quello che sono. Devi tornare da me. Non importa quando. Ti aspetterò per l'eternità intera... impedirò al tempo di scorrere... ma tu devi... tornare*


Gli mise un dito sulle labbra. Non voleva sentirglielo dire. Non voleva morire in quelle parole.


"L'alba torna sempre."


Parole semplici, precise. Eppure innegabilmente vere. E lui era sempre tornato da lei, nel bene e nel male. Sempre. Falena attratta da quella stessa luce che avrebbe potuto bruciarlo.


Lui aprì gli occhi quasi di scattò e incontrò quelli umidi di lei. E la amò ancora più intensamente.


Si chinò con lentezza sulle sue labbra , calde nella notte freddissima. La baciò a lungo, con passione divorante. Così a lungo che Buffy credette di morire in quel bacio.... dopo essere sopravvissuta a Glory.


Non dischiuse le ciglia quando lui si staccò dalla sua bocca. E si voltò. E se ne andò.


"E tu sei la mia alba..." un bisbiglio a fior di labbra. In udibile. *Sei la mia luce, la mia risposta, la mia ribellione, il mio tutto*


Rimase ad ascoltare i suoi passi, stretta nel cappotto troppo grande per lei. Sembravano quasi attutiti dalla neve, come se la nebbia potesse ottundere ogni suono.


Stava andando via.... nella nebbia, per la seconda volta. Lasciandola sola, strappandole il cuore.


Aprì di colpo gli occhi, come risvegliandosi da un terribile incubo. Rabbia e dolore e rimpianto come droga nelle vene.


Lui era una figura scura, di spalle, troppo lontano da lei.


Sentì le lacrime sommergerla come un mare.


Sentì l'aria sfuggirle.


"Angel!"


La voce scivolò dalle sue labbra mossa da una volontà propria. Non sarebbe rimasta a guardarlo andare via un'altra volta.... lo sguardo umido e il cuore in frantumi. combattere contro l'ineluttabile era inutile, ma questa volta almeno sarebbe stato un addio a modo suo.


Lui si fermò, si voltò. E perdersi nell'incantesimo dei suoi turbinanti occhi verdi, così limpidi, fu fin troppo facile, fin troppo dolce.


Buffy gli volò fra le braccia, aggrappandosi a lui con tutta la forza che le restava. Aggrappandosi a lui che era il suo mondo, la sua vita, tutto ciò che avesse mai voluto.


"Non lascerò che la nebbia ti inghiotta un'altra volta.... come un fantasma della mia mente, senza neppure avere detto addio. Ti amo Angel.... ti amo... ti amo..." Le parole si confusero con le lacrime e con i baci e con i sospiri.


Angel la strinse a sé come l'unica cosa preziosa nell'infinità del tempo.


"Sei tu la mia anima..."


Furono le ultime parole che si scambiarono quella notte. Sussurri leggeri come petali di un fiore.


Le ultime parole... mentre il dolore e la disperazione erano così forti da dissolversi in una spasmodica tensione, in una vicinanza esasperata, quasi i loro corpi potessero e volessero fondersi in uno solo.


Restava lo sgomento di fronte all'ineluttabilità di un amore che i loro cuori non avrebbero mai potuto negare. Restavano baratri di incolmabile silenzio fra loro. Ciò nonostante, non erano mai stati così vicini. Così tremendamente uniti.


La loro era una fame antica di secoli. Ingorda di baci, di pelle, di corpi, di sensazioni.


Passione che li consumava con la violenza cruda e arrogante del fuoco, della tempesta, del vento che si attorce in ciclone.


Spasmodico, insaziabile bisogno; urgenza famelica che non si sarebbe potuto placare nemmeno nella placida distesa dell'eternità.


Si amarono fino a sfinirsi, fino a quando ogni muscolo dei loro corpi non dolé indolenzito e palpitante. Fino a perdersi in abissi di oscurità vivida e accecante, eccitante, inebriante. Fino a perdersi ,inscindibilmente uniti, nelle profondità dell'altro senza più possibilità di tornare indietro, di trovare sé stessi separati dall'altro.


Fu diverso da sempre. Travolgente, totale. Piacere assoluto.


Fu un addio che le rimase impresso a fuoco nella carne, tatuato in ogni suo muscolo, e nella sua anima.


Amò Angel, e il suo demone, e il suo corpo, e lo accolse dentro di sé ricambiando quella frenesia che li consumava e li alimentava allo stesso modo.


Raggiunse l'estasi infinite volte e infinite volte la sentì ritirarsi come una marea, sfuggendole dolcemente fra le dita, fra le labbra insieme ai respiri.


Fu la loro ultima notte, fu la prima in cui si amarono per quello che erano, distruggendo tutto il resto, annullando tutto il resto... forse distruggendo perfino sé stessi. Ma del resto, amarsi fino a quel punto era sempre un po' distruggersi... e perdersi.


Buffy credette di poter perdere il senno. Si domandò se non fosse tutto solo sogno o follia mentre annegava nei suoi baci, mentre il suo cuore batteva nel petto del vampiro, mentre le loro bocche si divoravano e lei si dimenticava di respirare e la sua lingua accarezzava quella di lui nella danza calda e sensuale che Angel le stava insegnando.


Poi l'estasi tornò ad impossessarsi di lei, strappandole ogni pensiero cosciente, e lei la afferrò mentre Angel al mordeva e beveva da lei. I denti del vampiro affondarono con una strana sorta di dolcezza, con passione, nella pelle sottile e sensibile del suo collo candido e il sospiro di piacere che le sfuggì dalle labbra fu quasi un urlo. Fuoco liquido, lava incandescente che si diffondevano dentro di lei, divorandola fin nei più profondi recessi del suo essere e lei si aggrappò ad Angel con tutte le sue forze, stringendolo contro di sé per non cadere, per non precipitare oltre se stessa. L'unica cosa reale nel suo universo rimase l'uomo che amava dentro di lei. Ed Angel non la lasciò andare, non le permise di cadere.


Rimasero abbracciati strettamente, il peso del corpo di Angel contro di lei che la faceva sentire protetta, che le assicurava che non era solo un crudele sogno. Ancorati l'uno all'altra, le loro bocche che non potevano smettere di cercarsi, di accarezzarsi, di baciarsi. Lunghi baci appassionati e teneri, a volte velati di tristezza, colmi di struggimento. Baci infiniti per il tempo di morire uno nell'altra, senza respiro, senza ragione.


Non ci furono spiegazioni, o scuse, per quel morso. Né ce ne sarebbero dovute essere. Era tutto perfetto. Era tutto giusto. O forse sbagliato... perché loro si amavano ed erano un vampiro ed una cacciatrice... e questo nessuno l'avrebbe mai accettato né compreso. Ma a loro non importava. Si tennero stretti nella notte che era bruciata intorno a loro, tacito invito per un'alba grigia e lilla.


Quando Buffy chiuse gli occhi fra le braccia di Angel, fuori, dietro soffici cortine di nebbia e di nuvole, stava levandosi un sole pallidissimo.


Il vampiro rimase sveglio tenendola fra le braccia. La guardò dormire dolcemente abbandonata, bellissima. Il respiro leggero e profumato che le alzava il petto. Il battito del suo cuore era un rumore leggero contro il torace di Angel, inondato dai quei capelli biondi che sembravano aver imprigionato il riflesso del sole.


Avrebbe desiderato restare in quel momento ,guardandola dormire, per sempre. dolcezza infinita. Ma non l'avrebbe fatto. Non poteva. fuori, l'alba gli ricordava quanto poco tempo gli restasse per andarsene. Solo un altro secondo vicino a lei, solo svegliarsi una volta con lei accanto... e non avrebbe più avuto la forza di partire.


Le sfiorò appena la fronte con un delicatissimo bacio e poi la adagiò con dolcezza fra i cuscini, facendola scivolare via dalle sue braccia. Buffy sembrò non ridestarsi. Solo le sue lunghe ciglia si agitarono leggermente, poi la donna si raggomitolò fra le lenzuola, rannicchiandosi nell'impronta che il corpo del vampiro aveva lasciato sul materasso, e il suo respiro tornò calmo e regolare.


Angel si rivestì in silenzio.


Lei gli dava le spalle. Così lui non si accorse della sottile argentea lacrima che rigava il pallore del suo viso.


Il vampiro raggiunse la porta e rimase fermo sulla soglia per molto tempo. La soglie della stessa camera in cui l'aveva baciata per la prima volta.


Non si voltò a guardare l'unica donna che avesse mai amato. Uscì dal suo letto, dalla sua stanza, dalla sua vita. Senza voltarsi indietro, con ancora addosso l'odore della loro passione.


Pioveva di nuovo. Una pioggerellina fine e delicata come rugiada, argentea, cristallina tela di ragno. La luce era attenuata, filtrata dalle nuvole e dall'acqua, e non era abbastanza forte da poter rappresentare una minaccia per il vampiro.


Camminò velocemente fino al molo, dove sapeva avrebbe trovato un qualche mercantile che salpava per il vecchio continente. Sul suo volto perfetto si disegnò un accenno amaro di sorriso. Il vecchio mondo per una nuova vita, e per una ricerca. Di sé...


La pioggia cadeva sottilissima, appoggiandosi sul suo cappotto nero in minuscoli frammenti di cristallo.


Lentamente Angel si sfilò il proprio Claddagh dal dito. L'anello d'argento luccicava appena, la punta era ancora rivolta verso di lui.


Lo strinse fra le dita. Facendosi male, lasciando che i contorni duri gli segnassero la pelle. Il mare aveva lo stesso colore grigio cangiante del cielo e della pioggia. Angel fissò lo sguardo al largo, e gettò l'anello in acqua.


Il -ploff- del piccolo gioiello che sprofondava piano fu quasi impercettibile.


Il volto del vampiro era bagnato.


Nella camera penetrava una pallida luce, un po' opaca, un po' grigio azzurra. L'alba era passata da poco.


La donna raggomitolata nel letto sfatto rivolgeva le spalle alla porta, fissava la pioggia sottilissima fuori dai vetri della camera, e non dormiva.


Lacrime silenziose, morbide, bagnavano il suo viso, segnando d'argento la pelle bianchissima. Il suo respiro era leggero, si infrangeva nell'aria con regolarità, come le onde su di una spiaggia deserta.


Rimase ferma immobile così a lungo.


Fino a quando la luce grigia non diventò più forte, e più chiara, e poi si fece rosata e di nuovo soffusa. Allora si girò ed abbracciò il cuscino accanto al suo, su cui lui si era appoggiato, su cui era ancora impresso il suo profumo. Un singhiozzo le sfuggì dalle labbra.


Il tempo aveva costretto la vita a tornare a scorrere nei suoi argini. Aveva forzato nelle loro esistenze lo spettacolo assurdo di una normalità che non apparteneva più alle loro nature.


Eppure... sembrava che ogni ricordo, ogni memoria potessero essere seppelliti dal tempo. E ogni dolo re lenito, attenuato, lentamente lambito da una marea instancabile che con pazienza infinita lo scioglieva granello dopo granello.


La ragazza scosse lentamente la testa. No, oh no, il dolore non si lasciava corrompere dal tempo. Non si sarebbe lasciato scalfire neppure dall'eternità. Era entrato a far parte delle loro vite, della carne, dei respiri, si era annidato nelle viscere. Nelle vite di tutti loro, forse in misure diverse, ma si era radicato a fondo, era diventato parte di loro. Si nascondeva negli sguardi vuoti e lontani, nelle parole non dette, nelle confidenze dimenticate.


La donna allungò ostinatamente una mano verso la lettera caduta sul pavimento, tendendo le dita bianchissime per cercare di toccarla. Il bacino piegato sul bordo metallico della sedia, represse un sospiro di rassegnazione, e cercò di allungarsi ancora un poco. Ma la punta delle sue dita non raggiungeva la busta azzurrina che giaceva in terra, un poco dietro il divano. Infine, il braccio indolenzito e il bacio dolente, rinunciò all'impresa e tornò a sedere diritta. Sospirò frustrata mentre considerava che con al sedia a rotelle era impossibile avvicinarsi oltre. Avrebbe dovuto aspettare Tara.... già, ormai doveva farsi aiutare da qualcuno per compiere un'incredibile quantità di cose banali.... da quanto tempo ormai? Da quanto non camminava più? Troppo... troppo tempo. Sembrava una vita intera. Sembrava che i giorni e i minuti e le ore non si consumassero mai. Aveva l'impressione di non aver mai potuto passeggiare, correre, saltare... eppure non era poi passato molto da quei tempi. Forse quattro anni, mese più mese meno.


Di certo lei era diventata un'altra donna in quel periodo della sua vita. Della vita sua e di Tara. Molte cose erano cambiate, e non solo per loro.


Willow chiuse gli occhi per un attimo ripensando ai giorni successivi alla battaglia con Glory. Alla disperazione, alla rabbia furibonda, all'ira più oscura. Aveva rinnegato tutti. Aveva invocato la magia nera più potente che conoscesse.... per cercare di recuperare la forza di camminare. Ma nessuna magia aggiusta le vertebre rotte. Aveva solo rischiato di perdersi di nuovo. La strega ricordò il potere che le scorreva nelle vene, che le inebriava la mente, e la corrodeva. Era un fluido oscuro, una droga esaltante, fuoco nero bruciante nelle vene. Era bello.... e terrificante. L'aveva portata sin sull'orlo dell'abisso. E lei aveva rischiato di cadere. Ma Tara l'aveva tirata indietro. Tara... la sua speranza. E Willow aveva rinunciato per sempre alla magia. In effetti, non era più una strega.


A una parte di lei un poco dispiaceva....


Tornò a posare lo sguardo sulla lettera di Anya. Il francobollo era esotico come sempre. Chissà dove era approdata la loro amica quella volta.... in che impossibile missione di salvataggio. Anya aveva lasciato Sunnydale tre anni prima. Sosteneva che quel posto arrecasse solo dolore e disillusioni a chi ci abitava per troppo tempo. Forse aveva ragione. Era un luogo maledetto. Lo era per lei, e per Buffy.... e per molti altri. Per quelli che non fuggivano.


Sorrise mentre il bollitore la chiamava per un solitario tè. Anya non era fuggita.... era partita con Amnesty International. Faceva l'infermiera, principalmente pediatrica, e girava il mondo all'inseguimento delle guerre e delle carestie, aiutando le persone che soffrono, lenendo sofferenze.


La rossa versò silenziosamente il suo tè. Da quando Giles era partito alla ricerca dell'Ordine del Drago e della Fiamma, per chiedere di essere ammesso nella loro confraternita, il rito delle cinque di pomeriggio non le era più così caro... ma era rimasto una sana abitudine, una piacevole distrazione. L'osservatore le mancava. Era stato un amico indispensabile per ritrovare un po' di pace dopo "l'incidente"... come lui amava definire tutto il casino con Glory e tutta la successiva bufera che lei aveva scatenato. Il re degli eufemismi.... dopotutto era un inglese. Dopotutto a volte la realtà nuda e cruda fa troppo male per essere accettata e ricordata.


Una voce familiare la riscosse dai suoi pensieri. Non si disturbò neppure a sobbalzare sulla sedia. Ormai era abituata alle inaspettate apparizioni di Buffy. Su certe cose sembrava essere diventata sempre più simile a un vampiro. Silenziosa e invisibile come le ombre, come la notte.


"Ti dispiace se prendo anche io una tazza di tè...? Ero passata a salutare prima della caccia..."


Willow si ritrovò a sorridere alla sua amica di un tempo, invitandola a sedere ed indicandole la teiera.


Buffy era sempre incredibilmente bella. Anche più di quanto ricordasse. Fulgida. Affascinante.


Il suo viso era un po' più maturo adesso, quello di una donna, non di una bambina, o di una bambola. I lineamenti più sottili ed affilati, la pelle bianchissima e tesa sugli zigomi. Il suo corpo era sempre perfetto, mozzafiato. E i vestiti attillati non mancavano mai di metterlo in risalto. Era infinitamente diversa dalla Buffy di un tempo. Dalla ragazzina senza pensieri che prendeva a calci i vampiri fra una puntatina al Bronze e un salto al centro commerciale. Aveva sofferto. I suoi occhi erano la più vivida testimonianza del cambiamento. Ardevano incessantemente nel suo bel volto. Fuoco di smeraldo quasi accecante, freddo, bruciante. I suoi occhi erano spesso impenetrabili, lontani. Maschera dietro cui nascondere il dolore, la solitudine. I suoi occhi erano lucidi di sofferenza, e screziati dell'oscurità della notte. La rossa sapeva che quello sguardo, quegli occhi un poco tormentati, le leggere occhiaie violetto nel suo volto pallido, la rendevano ancora più affascinante, più misteriosa per i numerosi uomini che la corteggiavano e che la cacciatrice regolarmente respingeva, ma lei sapeva quanto dolore nascondessero... e ne era commossa.


Buffy si alzò per prendere dei biscotti dalla cucina, e lanciò alla sua amica di un tempo uno sguardo fra l'affettuoso e il colpevole.


Non erano più vicine come prima. Non lo sarebbero state mai più. Dopo Glory Buffy aveva allontanato tutti loro, chiudendosi in una torre d'avorio, rifugiandosi nella notte e nell'istinto di caccia.


Ma Willow sapeva che si riteneva responsabile per le sue gambe. Che in fondo considerava un po' una colpa la propria agilità, la propria forza, le capacità rigeneratrici del proprio corpo. Mentre la sua amica era costretta su una sedia a rotelle.


La rossa le sorrise, un sorriso caldo, non di circostanza, un sorriso che voleva riportare un po' in vita la confidenza e la fiducia di quando erano solo ragazzine innamorate.... Le sorrise per poter vedere dissipare l'ombra in quegli occhi verdi almeno alcuni istanti.


Nonostante tutto ,della loro amicizia, restava ancora molto.


Buffy appoggiò i biscotti sul tavolino, e si lasciò sprofondare nel morbido divano.


Sorseggiarono la prima tazza di tè quasi in silenzio, i biscotti intonsi nella loro scatola in latta dorata vecchio stile.


Willow guardò l'amica da sopra il borda della tazza piluccare un dolcetto, rigirandolo fra le mani dalle unghie lunghe, rosa chiarissimo, molto ben curate. Pensò che prima o poi avrebbe dovuto smettere di mangiarsi le sue.


"Tutto bene a Los Angeles...?"


Buffy appoggiò la sua tazza. Lo sguardo rimase vuoto per un lungo minuto. Quasi non riuscisse a focalizzare una risposta. Una qualsiasi.


"Mio padre è sempre.... molto finto. Ma Dawn gli vuole bene. E di certo lui è un genitore migliore di me... per lo meno non passa tutte le sue notti fuori casa. Per il resto, io e lui ci sopportiamo appena. E la cosa non dispiace a nessuno dei due. Dawnie mi manca però.... non sempre, ma mi manca..."


"Manca a tutti qui...:"


A tutti, ormai erano rimaste solo loro tre. Non c'era più nessuna gang, nessun gruppo di amici.


Buffy sorrise. Un sorriso che non le arrivo agli occhi.


Estrasse un grosso pacchetto dalla borsa da viaggio che aveva appoggiato ai piedi.


"Vi manda questo.... per le prossime vacanze verrà a trovarvi."


Willow prese il pacco, e la voluminosa lettera che la cacciatrice le porgeva. Trattenne le mani della bionda un secondo, scrutando i suoi occhi, cercando di leggere oltre il fuoco.


"Verrà a trovarCI...." Sottolineò.


Buffy annuì, come se fosse stata troppo stanca per ribattere.


Rimasero di nuovo in silenzio. Fuori non era ancora buio.


"Sei tornata in autobus...?"


L'altra abbozzò un sorriso sarcastico.


"Sì, la costosa macchina che mio padre mi ha regalato per non so più quale occasione sta ancora facendo polvere nel garage."


La conversazione era un po' forzata, ma non c'era astio fra loro, né un particolare disagio. Solo erano successe troppe cose, era passato troppo dolore nelle loro vite. E Buffy era così lontana... Buffy era diventata la cacciatrice. Al resto concedeva davvero poco spazio.


Willow provò a toccare un tasto non proprio piacevole.


"Lui ti ha più scritto.......?"


Buffy rabbrividì impercettibilmente, mentre uno sguardo azzurrissimo le scorticava l'anima.


Deglutì lentamente.


"No, non so più nulla di Spike da un anno...? L'ultima cartolina che mi ha spedito l'hai vista anche tu. Ma credo stia bene.... soprattutto lontano da me!"


"Buffy sai che non...."


"Non lo amavo, Will.... non so neppure se ci ho provato.... non lo amavo..."


"Lui questo lo sapeva, Buffy. Credo l'avesse messo in bilancio. Ed avesse deciso che ne valeva comunque da pena."


"Per cosa Will? Portarmi a letto una notte dopo l'altra per annegare il dolore??" Rise di se stessa. "Anzi ero io a portarmi a letto lui. E' diverso...."


"Continuerai a giudicarti e a condannarti per ogni singolo errore per tutta la vita...?"


Buffy sospirò, alzandosi lentamente. Si infilò una logora giacca di pelle nera. Una giacca troppo grande per lei che aveva da quando era arrivata a Sunnydale. Un regalo custodito con cura.


Era il segnale che stava andando a caccia. Indossava sempre quella giacca di notte.


"Non lo so Will.... è tanto tempo che non ho più risposte."


Si diresse alla porta. Predatore pronto a colpire. A uccidere, a sfinire il proprio istinto fino al limite, oltre il limite.


"Stai attenta..."


"Sto sempre attenta."


Non era vero, lo sapevano entrambe. Ma nessuna delle due aveva mai discusso in proposito.


Buffy sarebbe potuto morire ogni notte, non solo perchè era la cacciatrice, ma perchè sfidava la morte. La provocava, la chiamava, la stuzzicava. Ma era sempre lei a vincere. Notte dopo notte.


Willow rimase a guardare la porta chiudersi dietro la cacciatrice. Le sembrò di avvertire la notte che si apriva per accoglierla. Per avvolgerla... fagocitarla.


Non poté trattenere un involontario brivido. E una preghiera.


Il suo corpo era il suo istinto. La sua vita dipendeva dal suo istinto.


Si lasciò guidare dall'odore della caccia, del sangue, della battaglia.


Inseguì i suoi nemici, li braccò, giocò con loro. Li uccise.


Combatté con violenza, con forza, con precisa crudeltà. Combatté fino a quando le rimase fiato in gola, fino a quando riuscì a tenersi in piedi. Fino a quando il suo corpo non cominciò a rifiutare di ubbidirle, urlandole nella testa il dolore dei muscoli stremati, indolenziti, delle ossa ed anche delle ferite.


Infine cadde nell'erba già umida di rugiada, abbandonandosi sulla terra odorosa, così sfinita da non riuscire più a compiere un solo movimento.


Gli occhi spalancati nel cielo in cui l'oscuro manto della notte si stava ritirando come un drappo vecchio, lasciando il posto a mille sfumature di violetto, rimase immobile a lungo. Il respiro affrettato, famelico, e l'aria che le bruciava la gola ed i polmoni ogni volta in cui inspirava. Rimase ad ascoltare l'odore del suo sangue mischiato a quello dei demoni e all'odore fragrante della terra, e a quello impercettibile della rugiada e della brina.


Per alcuni lunghissimi minuti poté smettere di vivere, e di soffrire. Poté semplicemente lasciarsi esistere.


Ma non durò a lungo. I pensieri non affogavano mai a lungo. Per quanto si potesse sfinire.


Si rialzò faticosamente, ogni singolo livido o ferita che le pulsava nella carne e le ricordava quanto disperatamente, terribilmente fosse viva.


Camminò lungo le strade deserte dell'alba. Scivolò come un'ombra, un ricordo, fra le case in cui l'attività della giornata si stava risvegliando. Lei non faceva parte di quella realtà, di quella vita. Lei era una creatura sospesa al confine. Luce ed ombra insieme. Nulla di quel mondo che proteggeva le apparteneva veramente... così come lei non apparteneva ad esso.


Quella notte i pensieri non avevano taciuto mai dentro di lei. Non le avevano lasciato neppure uno sprazzo di silenzio.


Spike. Dentro di lei come un incendio di ghiaccio bollente. Non ricordava da quanto tempo fosse partito. Due anni, tre? Era troppo stanca per quei particolari.


Sapeva solo che anche lui l'aveva lasciata. Quando si era reso conto che non c'era nulla fra loro. Che il cuore di Buffy restava freddo, e vuoto, e dolorante, anche fra le sue braccia.


Non avrebbero mai potuto essere amici, non potevano più essere amanti. Così anche Spike era uscito dalla sua vita. Strappandole un altro pezzo di petto, a dispetto della sua indifferenza.


Era andato in Inghilterra con Wesley.... assurdo, vero? E stavano tentando di rimodernare il Consiglio. Anche se più che altro, Spike era diventato una sorta di giustiziere dei malvagi, e Wesley gli faceva da spalla, quando non era troppo occupato con il suo nuovo Consiglio "abusivo". Un gruppo di persone che volevano cambiare le cose, o almeno così sosteneva il giovane inglese l'ultima volta che l'aveva visto.


Pensare a Spike le faceva ancora male. Le torceva le viscere come se le stessero conficcando in pancia un pugnale arroventato. Faceva male, come i suoi occhi azzurrissimi sulla pelle.


Si sorprese quasi a sorridere, pensando che adesso il vampiro ossigenato aveva preso su di sé la missione che era stata di un altro.... un altro con il suo stesso sangue e un'anima.... Sperò che non fosse cambiato, Spike. Ma del resto, come sarebbe potuto succedere? Lui restava sempre uguale a se stesso.... un sorriso che non raggiungeva gli occhi azzurro ghiaccio e un'anima che non gli era mai stata restituita nel petto.


Spike... quanto male gli aveva fatto? Quanto male si erano fatti? ennesimo tentativo di perdersi, di dimenticare il proprio cuore, ed Angel.....


Ci aveva creduto all'inizio? Aveva davvero creduto di poter andare avanti.... e cancellare i ricordi? Di mettere a tacere la sua anima nel freddo, appassionato abbraccio di Spike?


Non aveva un risposta neppure per questo.


Rabbrividì stringendosi nella giacca di pelle, mentre il vento cercava di strappargliela di dosso, e le sembrava ancora di poter sentire le carezze di Spike che le bruciavano al pelle, le sue labbra che la consumavano, il suo corpo che la prendeva. Quella sorta di follia, di frenesia, di fame insaziabile. Il suo corpo che impazziva, che diventava creta fra le mani del vampiro.... la sua anima che non taceva mai il ricordo in un altro. Di un angelo oscuro.


E gli occhi di Spike. Dentro di lei ancora di più, ancora più profondamente del suo corpo. Quegli occhi azzurrissimi, come un cielo limpido che nessuno ha mai profanato con lo sguardo, come la neve quando è troppo bianca, che leggevano in lei, che erano rimasti in lei. Quegli occhi un po' tristi e un po' cinici che le avevano sempre detto che lui lo sapeva. Che sapeva che lei non lo amava, sapeva che nella sua anima c'era un altro. Che poteva vedere chiaramente in lei. Ma non gli importava. E allora quegli occhi di zaffiro sembravano prendersi gioco di loro stessi, ridere di loro stessi. Amari, tristi, un po' più cinici. Non gli importava. Voleva illudersi ancora un po'.... solo un'altra notte. Solo un'altra volta morire dentro di lei. Non gli importava, perché la amava. E voleva mentire a se stesso ancora un po'.... solo un'altra notte.


Buffy sorrise amaramente, mentre sentiva nei suoi occhi da troppo tempo asciutti ,aridi, pungere lacrime acide come veleno.


Spike le mancava, perché sapeva leggere con così crudele esattezza dentro di lei..... anche se la amava abbastanza per non sbatterle in faccia tutta la verità. Gliela lasciava semplicemente intravedere attraverso lo specchio dei propri occhi.


Non mentiva più a sé stessa ormai. Ci era ricaduta con Spike, e con quelli che erano venuti dopo, ed erano stati solo brevi avventure senza importanza. Ma da tempo ormai non mentiva più. Cercava solo di non pensare troppo. Si sfiniva nella caccia, fino il limite, oltre il limite... sperando che almeno la sua natura di cacciatrice potesse trovare pace, perché lei non poteva.


Si fermò in mezzo alla strada e chiuse gli occhi.


Non aveva pace, e non cercava neppure più di trovarla. Aveva smesso di ingannarsi, aveva smesso di cercare di prendersi gioco di se stessa.


Ripensò all'ultimo anno trascorso. E vide solo una lunga fila di notti di caccia, una dopo l'altra. Senza pace, senza sosta. Solo istinto e sangue. Solo il suo dovere... e qualcosa di più.


Respirò a fondo l'aria frizzante del mattino. Era stanca, aveva bisogno di dormire alcune ore prima di andare in redazione.


Provò a sorridere.... in fondo nella sua vita c'erano anche il lavoro ,si occupava di servizi fotografici e articoli di moda per un giornale di tendenza, e c'erano i tè con Willow e Tara.... le visite a Dawn....


Ma non c'era pace.... le mancava il suo cuore. Quello stesso cuore che un vampiro le aveva strappato dal petto, portandolo via con sé.


Arrivò a casa e crollò distrutta sul letto, i vestiti sporchi di terra e di cenere ancora addosso. Si addormentò subito, solo alcune ore di sonno agitato.... Un'altra notte era passata.


Il tempo.... ti può scavare dei solchi dentro... ma non può cancellare i ricordi.... non può lenire il dolore.


Il corpo che si muoveva aggraziatamente davanti a lei nello specchio era quello di una donna giovane e bella. Eppure si sentiva vecchia di secoli. Inaridita. Sola. Tremendamente sola. Privata della propria anima, del proprio cuore.


Continuò gli esercizi di tai-chi nella palestra deserta. Cercando invano di rilassarsi, di estraniare la mente.... di soffiare via l'energia negativa.


La notte stava calando pesante, fuori dalle grandi finestre a parete. E la chiamava. Sommessa, invitante, intrigante... stimolo per il suo insaziabile istinto.


Lanciò un ultimo sguardo colmo di dura tristezza ai suoi occhi verdissimi che la riguardarono dallo specchio. A volte le sembravano occhi freddi, vissuti. Gli occhi di una donna sicura di sé. Di una donna senza cuore. Solo a volte.... poi tornavano a bruciare di quell'indecifrabile fiamma verde in cui era riflessa l'anima di un uomo.


Si asciugò il sudore dalla fronte con un salvietta e cominciò a rovistare nella sacca cercando gli abiti per la caccia.


Aveva la pelle d'oca. Una strana sensazione. Indecifrabile. Come di troppo freddo e di troppo caldo insieme. Una morsa allo stomaco e un formicolio lungo la schiena, come la carezza inaspettata di un amante esperto.


Forse era solo particolarmente eccitata, i sensi tesi allo spasmo. Sarebbe stata una lunga notte di caccia.


Fuori, nelle ombre, nell'oscurità, una figura che si confondeva con le tenebre osservava attentamente la cacciatrice. Unica luce su di un cammino totalmente buio. Rimase celato nel suo elemento, a distanza dal chiarore diffuso dai neon della palestra.... a distanza dal profumo della pelle della donna.


Eppure non riusciva a staccare gli occhi da lei, come una falena attratta dalla stessa fiamma che la potrebbe bruciare.


Era bella da far male. Ogni suo movimento, ogni suo gesto, ogni suo respiro.... gli straziavano il petto, lo laceravano dal di dentro. E i suoi occhi..... avrebbe voluto perdersi per l'eternità nei suoi occhi, annegare nelle loro profondità. Ritrovare la pace. In lei, dentro di lei. Ritrovare la propria anima. In lei.


Aveva provato a cercarli lontano da lei, dall'altra parte della terra. Aveva provato a trovare un equilibrio, a trovare risposte a se stesso. Era tornato un demone, era tornato un uomo. Si era perso, si era dannato... redento.... ma ,in fondo, dentro di sé, non aveva trovato altro che lei. Parte di lui, avvinta al suo cuore, al suo essere.


Continuò ad accarezzare con lo sguardo quelle fattezze familiari. Il profilo perfetto, i lunghi capelli dorati.... Molte cose gli impedivano di tornare da lei, prenderla fra le braccia e cancellare tutto il resto sulle sue labbra. Cancellare il mondo intero dalle sue labbra.


Sentiva la sua anima chiamarlo. Richiamo incessante, imprescindibile. Non era riuscito a far tacere quel richiamo nelle profondità dell'inferno, negli abissi inebrianti del sangue, nella perdizione e nel cammino per la redenzione.


Eppure non era certo che lei volesse davvero rivederlo. Riaverlo nella sua vita. Lei, luce ed ombra...


Era passato troppo tempo? Erano successe troppe cose? Davvero l'avrebbe aspettato per l'eternità?


Angel rimase fermo, nell'oscurità, a spiarla come aveva fatto un tempo. Quando ancora non la conosceva. Quando già la amava ma gli era proibito averla.


Diviso da lei da tutto quello che era stato... da tutto quello che lui era e che aveva fatto per capirlo.


Il vampiro fu sul punto di girarsi e di andarsene. Lunghissimo attimo di perdizione totale. Senza di lei.... nulla aveva senso.


Le parole che Buffy gli aveva sussurrato sotto la pioggia scrosciante, gli tornarono vividissime alla mente, bruciandolo come fuoco *Sono io la tua anima*.


Tremò impercettibilmente, mentre la verità innegabile di quelle parole gli si riproponeva vividissima nella mente.


Averla così vicina non faceva che aumentare il tormento di quella lunga separazione.


Sarebbe potuto morire solo per sfiorarla....


Incontrò gli occhi della donna attraverso lo specchio. Che non lo rifletteva. C'erano solo quegli occhi verdissimi, che lui aveva custodito dentro di sé in tutti quegli anni. Amandoli e odiandoli.... perché dimenticarli era impossibile.


Tornare da lei.... e dirle tutto. Dirle che aveva cercato la pace ovunque, negli abissi più profondi e nelle più eccelse altezze.... che aveva cercato se stesso nell'uomo, nel vampiro e in entrambi ma che si era resto conto di potersi ritrovare solo in lei.


E ancora, nonostante tutto... nonostante il tempo, e l'amore, e le ferite, paura di essere rifiutato da quella creatura di luce. Da quella creatura da cui riteneva impossibile essere amato...


Avrebbe accettato e perdonato tutto? Forse no.... soprattutto perché lui non era disposto a chiederle scusa. Quello che aveva fatto in quegli anni gli era servito per capire... e per poter tornare finalmente da lei.


Lei.... Buffy. Avrebbe capito?


Era passato molto tempo. Perfino per lui che era immortale.... gli sembravano passati secoli dall'ultima volta in cui l'aveva stretta fra le braccia. Non solo anni.


E lui aveva di nuovo ucciso, cibandosi di esseri umani. Aveva interrogato gli Indovini dei Tempi senza ottenere risposte sensate. Aveva sfidato i Poteri che Sono.... ed era tornato a combattere per loro. E li aveva mandati all'inferno ,non letteralmente, rinunciando alla loro redenzione e alle loro assurde regole. Aveva rischiato e quasi perso la sua vita per salvare quella di altri,, di innocenti. Aveva combattuto il male, cercando tregua nella battaglia più furibonda. Aveva amato ,ammesso che quel termine si potesse in qualche modo adattare ad un altra creatura che non fosse la sua Buffy, altre donne.


Ma lei era rimasta dentro di lui, parte del suo essere. Fatta per lui.


Come un cerchio che non ha mai una fine, così la loro storia non poteva averne.


E infine era tornato da lei....


*L'alba torna sempre*


Ci credeva davvero a quelle parole quando gliele aveva dette?


Angel sospirò. Anche se era solo un vampiro. Sospirò.


Mentre lei si scostava i capelli dal volto in un gesto familiare che sapeva di pace, e li fermava sulla nuca con un puntale. Lui sorrise. Era finalmente tornato a casa.


Buffy si fermò, guardandosi circospetta in giro. Quella sensazione che continuava a percorrerle le membra. Brivido sottile, il cuore che aumentava quasi istericamente i battiti. Qualcosa non andava, non era solo la caccia... quell'eccitazione era fuori dal comune.


Quasi senza rendersene conto fissò gli occhi fuori dalle vetrate, nella notte.


Nella notte di velluto. Oscura, tenebrosa, affascinante.


E capì. In un lampo, mentre il suo cuore accelerava ancora il ritmo, saltandole in gola, togliendole il fiato.Battendo così forte da impedirle per un attimo di fare qualsiasi cosa.


Non poteva vederlo. Ma sapeva che era lì. Il suo corpo glielo stava urlando. La sua anima glielo stava urlando. Quella notte si sarebbe fatta chiara e calda e dolce.... perché l'alba era finalmente tornata.


Sorrise, e dopo molti anni, il suo sorriso salì a toccarle anche gli occhi.


Le sembrava di non poter neppure respirare.Tutto il dolore, la solitudine, gli errori, il passato, si sciolsero. Lui era tornato. Era tornato da lei.


Corse fuori dalla palestra immergendosi nella notte fredda con addosso solo il top che aveva usato per l'allenamento. Provò a cercarlo. Ma il suo istinto faceva immancabilmente cilecca. Stordito, confuso, disorientato. Lui era ovunque attorno a lei... era nell'aria che respirava.


Ma era troppo agitata per riuscire a trovarlo.


Sentiva gli occhi e la pelle bagnati di lacrime. Quasi senza rendersene conto.


"Angel.... oh, dio! Non può essere un sogno.... sei qui. Quella mattina.... quando sei partito, non hai detto addio. Non per sempre almeno...." Si sorprese a ridere dolcemente "L'alba ritorna sempre, ricordi? Ma se non hai intenzione di farti vedere ,ti giuro che proibirò al sole di sorgere.... e ti cercherò per tutto il tempo del mondo!!! E aspetterò che tu ti faccia trovare.... ho aspettato così tanto. Senza di te ogni minuto è più lungo dell'eternità intera...."


"Buffy...."


Solo il suo nome. L'universo intero racchiuso in esso. La sua anima racchiusa in esso.


La donna si voltò vero Angel, lacrime dolcissime che offuscavano la sua vista.


Gli sorrise con infinita tenerezza.


I loro occhi si incontrarono e lei prevenne le mille parole che lui le voleva dire.


Si perse nell'amore e nel bisogno che lesse in quei profondi occhi nocciola.


Angel la prese fra le braccia. Stringendola forte a sé, stringendola come se non l'avesse voluta mai più lasciar andare.


"Oh, Buffy...."


"Non mi importa nulla del passato. Tu sei qui adesso.... sei tornato da me."


Lei gli chiuse le labbra con un lunghissimo bacio. In cui morirono un po' entrambi.


Le loro bocche si riscoprirono lentamente, assaporandosi l'un l'altra, sfiorandosi. Lentamente il bacio si fece più profondo, più esigente, guidato dall'estrema necessità che si era accesa in loro in quegli anni di lontananza. C'erano stati molti altri baci.... ma nessuno aveva avuto importanza. Nessuno aveva sciolto in fuoco il loro sangue e le loro viscere, nessuno aveva lenito le loro anime. Le loro lingue giocarono e si sedussero reciprocamente in una danza antica, calda, inebriante, mai dimenticata. I loro corpi tremarono l'uno contro l'altro ed Angel la strinse contro di sé con più forza.... per annullare qualsiasi distanza li separasse.


"Ti amo Buffy.... ti amo da sempre."


Lei sorrise, sospirando, ritrovando fiato dopo quel bacio intossicante.


Gli accarezzò il volto senza fretta, quasi per ricordare alla punta delle proprie dita i suoi lineamenti.


"Ti amo Angel, più della vita stessa. Sei il mio tutto...."


Il vampiro le prese il volto fra le mani con tenerezza, coprendolo di baci leggeri. La fronte, gli occhi, le guance, le labbra, il collo.


"Mi dispiace....."


Lei si liberò dalla dolce stretta di lui per guardarlo negli occhi.


"E di cosa amore?"


Fu lui a sorridere. Un sorriso leggero, che le scaldò il cuore.


"Di aver impiegato così tanto tempo a capire una cosa che una parte di me ha sempre saputo...."


Lei lo guardava aspettando che continuasse, gli occhi verdi sgranati su di lui che avevano riguadagnato un po' della loro lucente innocenza e che brillavano di gioia.


"Non ho mai avuto bisogno di andare in nessun luogo per trovare me stesso... quello che sono o la mia strada. Io sono ovunque tu sia."


Lei gli sorrise e alcune lacrime tornarono a bagnarle il volto.


"Ti amo... e sono così felice che tu sia tornato...."


Angel le asciugò la pelle con un dito.


"Sono dovuto tornare... una parte di me è sempre rimasta qui. La mia anima........ tu."


"...... resterai vero?"


Lui annuì senza staccare gli occhi da quelli verdi di lei che continuava a sorridergli.


"Abbiamo molto tempo da recuperare. Mi sei mancato come l'aria!!!"


Angel la baciò di nuovo. Un altro lunghissimo bacio. Solo un po' più affamato, più appassionato. I loro corpi si cercavano, le mani che sfioravano ogni centimetro di pelle scoperta.


Il vampiro si staccò a malincuore dalle labbra della donna. Buffy si sentì quasi abbandonata, la notte fredda che le mordeva la pelle.


"Avremo tutto il tempo che vogliamo per recuperare Buffy... te lo prometto. Resterò... per sempre al tuo fianco. Per sempre. E questa volta durerà tutto il tempo che deve."


La avvolse gentilmente nel suo cappotto e la strinse a sé, mentre lei gli sorrideva appoggiandosi a lui.


"Andiamo a casa?"


Buffy sorrise maliziosamente.


"Hai idea di quanto sia lontana da qui casa...?!"


Lui si chinò a baciarla sul collo, per poi sussurrarle in un orecchio.


"Casa è ovunque sei tu..."


Angel la sollevò da terra, prendendola in braccio e dirigendosi dentro alla palestra, mentre catturava le sue labbra in un sensuale bacio.