TUTTO IN UNA NOTTE

AUTRICE:ROSY

 

 

Sai com'è, quando si è soli e si ha bisogno di soldi, poi magari non si è nemmeno particolarmente svegli o istruiti, un giorno qualcuno arriva e ti sventola un po’ di banconote davanti al naso dicendoti che puoi guadagnarli anche tu. E tu? Che fai? Hai fame, le bollette da pagare ed uno straccio di vita da mandare avanti e allora? Allora accetti dicendoti che sarà per poco sino a che… insomma, sino a che non pagherai il tuo debito, sino a che non troverai un nuovo lavoro e poi… e poi passano i mesi, gli anni e tu sei ancora lì, sotto il tuo lampione…

 

 

Buio. L’aria fredda della notte ferisce il viso della giovane ragazza che se ne sta appoggiata ad un lampione, stretta nelle proprie spalle intanto che cerca di riscaldarsi le mani con frequenti alitate. Si ferma una macchina scura, se non fosse per i fari che tagliano l’oscurità, si confonderebbe in essa. Il finestrino si abbassa ed un uomo di mezza età sorride ed ammicca alla giovane che nello stesso momento si avvicina, facendo scivolare sinuosamente la giacca dalle spalle, lungo le braccia. Si appoggia, facendo uno smagliante sorriso, alla portiera della macchina.

 

- Allora piccolo, vuoi compagnia? – domanda con fare sensuale, anche se gli occhi tradiscono le sue reali emozioni. L’uomo sorride, senza fare caso alla velo di tristezza che ricopre il viso di lei.

 

 

Capitolo 1 – Un nuovo lavoro

 

La sveglia suona insistentemente da qualche minuto senza che William si decida ad alzarsi. A tentoni la cerca sul comodino, ma la sera prima, sapendo che avrebbe cercato di spegnerla, l’ha spostata lontana in modo da essere sicuro di arrivare puntuale al lavoro. È il suo primo giorno di lavoro a San Diego. Si è trasferito da Londra dove lavorava come agente per l’Interpool. Ora avrebbe ricoperto una carica simile, stranamente gli era stato assegnato il turno di notte, ma quella mattina doveva recarsi alla Stazione di polizia per presentarsi al direttore e prendere il suo distintivo, la divisa e le altre cose necessarie alla sua ronda notturna. Si alza di malavoglia, di mattina non è mai di buon umore, soprattutto quella mattina. Il suono della sveglia l’ha scattivato parecchio ed in questo momento, infatti, la sta scaraventando contro il muro. Il fastidioso rumore cessa all’istante, facendo piombare il piccolo appartamento nel silenzio totale. William tira un sospiro di sollievo, finalmente i suoi timpani non soffrono più. Si porta una mano alla testa e passa le dita tra i capelli arruffati. Sono di un biondo platino davvero esagerato, ma gli donano comunque. I begli occhi blu e profondi, gli zigomi scolpiti ed il viso magro lo fanno apparire affascinante, se non fosse per i capelli, appunto, arruffati e ribelli che gli fanno avere un aspetto buffo nonostante l’aria truce dovuta al risveglio forzato. Barcollante, in quanto deve ancora smaltire il fuso orario e perché ha bevuto un po’ troppo la sera prima, va in bagno e si lava il viso con l’acqua gelata per cercare di scacciare le ultime tracce di bourbon che gli circolano nel sangue. Si guarda nello specchio e quello che vede lo soddisfa comunque, il suo sorriso arrogante lo rende sempre sicuro di se. Si passa una mano sulle guance e sul mento: non ha bisogno di radersi. Si veste in fretta con gli abiti scuri che tanto gli piacciono: un paio di jeans neri sdruciti, una t-shirt, nera anch’essa, anfibi e un lungo spolverino di pelle nera, che non ricorda più dove ha trovato. Un’occhiata all’orologio rivela che, nonostante i buoni propositi della sera prima, arriverà in ritardo all’appuntamento. Maledice la sveglia, ignorando il fatto di essere stato lui a non alzarsi, ed esce di corsa. Come al solito si è dimenticato di fare colazione e questo porterà il suo stomaco ad un brontolio in crescente aumento, che comincerà verso le dieci del mattino e si protrarrà fino alla pausa pranzo.

 

Dopo pochi minuti arriva alla Centrale, ha preso un taxi perché a piedi avrebbe accumulato maggior ritardo e maggiore irritazione. L’ingresso non è molto grande e non è affollato come quello di Londra. Ci sono un paio di poliziotti davanti all’ingresso che rispecchiano il tipo di agente che viene presentato nei film: mangiano ciambelle e bevono caffè. William affretta il passo e s’insinua tra di loro spintonandoli un poco, il cattivo umore non gli è passato, e si fa strada fino ad arrivare al banco dove una poliziotta comincia a squadrarlo. In effetti quella mattina, vestito in quel modo, sembra uno dei tanti ladri o spacciatori che frequentano abitualmente il posto di polizia, non si direbbe certo che lui sarà presto uno dei suoi colleghi. William stringe la mascella e si rivolge, poco educatamente, alla donna che non ha cessato un attimo di studiarlo. Annuncia che sta cercando il Direttore, un certo Giles, perché ha un appuntamento con lui. In quell’istante la porta dell’ufficio, posto in fondo al grande atrio, si apre ed un uomo sui quaranta - quarantacinque anni, abbastanza alto, con degli occhiali calcati sul naso, lo fissa.

 

- Finalmente ragazzo! Ti stavo aspettando… Complimenti! In ritardo già dal primo giorno! Sarà un primato non facile da superare per quelli che verranno dopo di te! – esordisce con tono allegro, poi scoppia in una risata. William si irrita, se possibile, ancora di più, non ama essere preso in giro. Si avvicina all’uomo camminando con sicurezza e gli porge la mano, non vuole sembrare maleducato.

 

- Piacere, sono William Archer. Nella mia vecchia squadra mi chiamavano Spike quindi, se le fa piacere, può chiamarmi così – ha teso la mano, Giles gliela sta stringendo e gli fa un sorriso, che William non ricambia. Spariscono nell’ufficio, dopo che Giles gli fa cenno di seguirlo.

 

Qualche ora più tardi, William è disteso sul letto, nel suo appartamento, a fissare il soffitto. Buttati su una sedia ci sono la divisa, la pistola d’ordinanza, il distintivo e le chiavi della macchina. Giles gli ha appena comunicato che il suo incarico, per i primi mesi, sarà quello di pattugliare le strade di San Diego di notte, in abiti civili, per arrestare prostitute, protettori, trafficanti di droga e rapinatori. Sbuffa e si tira su, non riesce a dormire, ha la testa che gli scoppia. Gli capita sempre da quando la sua donna lo ha lasciato. È stato fidanzato con Drusilla per molti anni e credeva che si sarebbero sposati invece, di punto in bianco, lei se n’era andata con un altro, senza spiegazioni. Da quel momento quei mal di testa allucinanti lo accompagnavano nel suo lavoro; per questo beve, per dimenticare il dolore, non del tutto fisico, che lo attanaglia quotidianamente. Va in bagno a rinfrescarsi un po’, il viso è già stanco e tirato. Alle volte pensa sia meglio mettere fine a quella vita schifosa che conduce, ma non ne ha mai il coraggio: qualcosa gli dice che vale la pena vivere, basta solo aspettare di sapere esattamente per cosa. Prende la pistola ed indossa il suo spolverino per coprirla, afferra il distintivo e lo ficca in tasca con noncuranza. Prende le chiavi ed esce, pronto ad affrontare il suo primo giorno di lavoro.

 

Capitolo 2 – Una strana notte

 

Scende le scale che lo conducono all’entrata della palazzina dove abita. Considera l’appartamento che ha il peggiore dei tanti avuti nella sua vita, gli sembra piccolo e pidocchioso, ma è giusto per lui: rispecchia esattamente come si sente.

 

La macchina che gli hanno dato è parcheggiata proprio davanti al portone, anche se gli avessero dato la multa, lui avrebbe sempre potuto farsela annullare. Ha scelto una Desoto Dodge FireFlite, modello 1958, nera con gli interni chiari. È una delle sue macchine preferite e, per pattugliare le strade, ha pensato di farlo in un’auto che gli piaccia. Sono le dieci ed è già buio, è inverno e William è sempre più infastidito. Sente già la mancanza di Londra, ma non vuole tornare là, ha troppi ricordi da gestire e ora non ce la farebbe. Si avvia verso la macchina, il primo sorriso dopo tanto tempo nel guardarla, è proprio come piace a lui. Apre lo sportello ed entra, naturalmente all’interno c’è anche la sirena da attaccare al tettuccio, ma a lui non piace fare tutto quel rumore, il suo mal di testa ne risentirebbe parecchio. Spera di passare una notte tranquilla nonostante si trovi in una grande città. Accende il motore e si avvia verso le stradine periferiche, la zona che gli è stata assegnata infatti è quella più frequentata, quella che costeggia il mare. Mentre guida con la mente è lontano miglia e miglia, è ritornato a Londra, qualche mese prima, e rivede la sua Drusilla che con le valigie in mano lo lascia.

 

- Perché piccola? Se ho fatto qualcosa posso rimediare! –

 

- No, non hai fatto niente… Sono io che ho bisogno di cambiare aria. Addio William, spero che tu riesca ad essere felice –

 

Scuote il capo debolmente ed una fitta di dolore lancinante gli trapassa il cervello. Accosta vicino ad un marciapiede e dal vano portaoggetti tira fuori una fiaschetta: è piena di bourbon. Ne trae un sorso generoso e poggia la testa al sedile della macchina, cerca di scacciare il dolore. Quando riapre gli occhi nota, dall’altro lato della strada, una ragazza che si stringe nel suo cappotto rosso acceso. È posizionata sotto un lampione e quindi Spike la vede bene. È bionda ed i capelli sono raccolti anche se alcune ciocche sono sfuggite al fermaglio grazie al vento che tira quella notte. Nonostante il freddo indossa una minigonna con delle scarpe stringate con un lungo tacco. La gonna e gli stivali sono neri. La corporatura è minuta ma, anche se è lontano, Spike può distinguerne perfettamente i contorni. Sembra una bella ragazza. In quel momento una macchina si ferma davanti a lei e, stranamente, Spike prova fastidio. Si rizza sul sedile e fissa la scena attentamente. Vede la ragazza spostarsi con fare sinuoso vicino alla macchina, con un sorriso, che però sembra falso. A William non sfugge il velo di tristezza che le attraversa il viso, gli sembra familiare quello sconforto. La giovane donna si sfila il cappotto facendolo scivolare con fare sensuale dalle spalle, scoprendo così la pelle candida stretta in un top nero anch’esso. La ragazza parla al conducente della macchina e, quasi subito, si avvia per entrare dall’altro lato. Spike in un attimo è fuori dalla Desoto e attraversa la strada. Estrae il suo distintivo e, contemporaneamente, afferra il braccio della ragazza che si volta spaventata.

 

- Polizia di San Diego – annuncia, mostrando il distintivo ad entrambi. Il conducente, un ragazzo giovane che pare abbia bevuto un po’ troppo, accende il motore e fugge via. La ragazza, invece, con ancora il braccio bloccato, fissa Spike senza dire una parola. Spike la fissa, è molto giovane, non avrà più di diciotto-diciannove anni. Lei comincia a tremare dal freddo e William, con gentilezza, le rimette a posto il cappotto. Lei lo guarda confusa.

 

- Prenderai freddo… - le dice educatamente. Negli stupendi occhi verdi della ragazza si accende un guizzo d’ira.

 

- Che t’importa? Tanto mi stai arrestando! Anche in cella avrò freddo! – risponde arrabbiata, ma Spike non si scompone. Ancora non ha lasciato la presa sulla ragazza che, anche se coperta, trema ancora. Lei gli chiede se possono tornare sotto il lampione che, anche se debolmente, la riscalda un po’. Spike acconsente. Sotto la luce la osserva meglio, è davvero una bellissima ragazza. Ora ha il viso imbronciato ed è adorabile.

 

- Senti, non possiamo metterci d’accordo? Sai, sono brava a letto… - cerca di dirgli lei. Spike stringe la mascella, è infastidito da quella frase. Pensa un attimo e poi decide.

 

- Andiamo… - le dice un po’ bruscamente, arrabbiato per aver pensato che lei è adorabile.

 

- Non dovresti leggermi i miei diritti? – gli chiede lei, intanto che lui l’accompagna verso la Desoto.

 

- Non ho voglia di leggere ora… - dice lui addolcendo il tono e rivolgendole un piccolo sorriso. La ragazza attonita trattiene una risata, sarebbe fuori luogo ridere in quel momento, ma è rimasta spiazzata dalla risposta di lui. È davvero uno strano poliziotto…

Raggiungono la Desoto e Spike le apre la portiera con fare elegante, la ragazza sgrana gli occhi, nessuno l’ha mai fatto per lei. Entra in macchina e si posiziona vicino alla portiera chiusa, il più lontana possibile dall’altro sedile perché non vuole che lui la veda così, sconfitta e sconsolata. William entra in fretta in macchina e si posiziona al posto di guida. Senza guardarla, accende il motore e parte. Percorrono le strade di San Diego che di notte ha un qualcosa di attrattivo, ma quando la ragazza vede che oltrepassano la Centrale, senza che lui si fermi, non può far a meno di pensare a dove la stia portando. In quel momento lo guarda di sfuggita, è un tipo affascinante anche se il viso è pallido e stanco, nei suoi occhi di un blu intenso nota un velo di malinconia. Spike, inaspettatamente, si volta verso di lei che arrossisce, ha visto che lo stava fissando e le rivolge la parola.

 

- Come ti chiami? – le chiede gentile. Buffy è confusa, a nessuno è mai importato, e si stringe ancora più nelle spalle, diventando più piccola. William pensa che sembra ancora più fragile di prima, scaccia via subito quel pensiero non accorgendosi che il suo mal di testa, nel frattempo, è diminuito notevolmente.

 

- A nessuno è mai importato… - gli sussurra lei con tono triste, guardando distrattamente fuori dal finestrino.

 

- Beh, se te l’ho chiesto vuol dire che a me importa, non trovi? – risponde lui con un sorriso. Quella notte sta sorridendo un po’ troppo, non è da lui e pensa che gli verrà presto un crampo. La ragazza gli restituisce un sorriso un po’ timido ed in un sussurro pronuncia il suo nome.

 

- Buffy… -

 

William è soddisfatto e, distogliendo lo sguardo, continua a guidare. Buffy ammette a se stessa che quando lui le sorride a quel modo, le fa provare uno strano calore dentro, si obbliga a non pensarci, non sarebbe professionale. Intanto si sono fermati davanti ad una palazzina, non è affatto signorile anzi, sembra piuttosto il tipo di palazzo dove vivono spacciatori, rapinatori e, Buffy fa un sospiro, prostitute…

Spike spegne il motore della Desoto e scende, apre lo sportello a Buffy e gli porge la mano per aiutarla a scendere. Lei la guarda sbigottita, non riesce a capire come mai lui la tratti così gentilmente anche se ha capito per quale motivo l’ha portata lì. In tutti i modi non si lamenta, d’altra parte l’ha proposto lei per evitare il carcere, deve però ammettere che ha una punta di rimorso, le sembra strano ma con lui non avrebbe voluto finisse così. Titubante fa scivolare le sue piccole dita nel palmo di Spike che le stringe lievemente e l’aiuta ad uscire dal veicolo. Buffy guarda meglio la palazzina, è proprio decadente, e nello stesso tempo cerca di sottrarre la sua mano da quella del ragazzo. Lui non sembra della stessa opinione e, per risposta, gliela prende meglio e, mano nella mano, cominciano a camminare verso il portone. Spike lo apre e, da gentiluomo, cede il passo alla ragazza che continua a guardarsi attorno curiosa e un po’ timorosa. Subito le riprende la mano e comincia a salire le scale, sempre in rigoroso silenzio. Dapprima non voleva accettare la proposta della ragazza, ma ora aveva proprio voglia di non pensare a nulla e lei lo avrebbe aiutato, in cambio non l’avrebbe arrestata. Apre la porta del suo appartamento e le fa segno di entrare.

 

- Prego, accomodati pure… - le dice, poggiandole una mano sulla schiena e accompagnandola dentro. Buffy si guarda ancora attorno, l’appartamento è piccolo. È composto da tre stanze: la camera da letto, la minuscola sala da pranzo con la cucina ed il bagno. Entrando si è subito nella sala da pranzo che è arredata solo con un tavolo, due sedie, un piccolo frigorifero in un angolo ed una piccola cucina con accanto un lavello. Per essere un ragazzo Spike è molto ordinato pensa lei, intanto che continua il suo giro.

 

- Vuoi qualcosa da bere? – le chiede lui, ricordandosi poi che ha solo alcool in casa.

 

- Ho solo alcolici però… - dice stupito e si passa una mano nei capelli, stranamente è a disagio, non gli capita mai. Si maledice per averla portata lì anche se ha voglia di non pensare a nulla, vuole distrarsi a tutti i costi. La ragazza bionda scuote debolmente il capo mentre continua a guardarsi in giro. William si dirige ad uno degli armadietti e ne tira fuori una bottiglia di whisky, ma poi decide di lasciarla lì: non ha voglia di bere. Buffy se ne sta, invece, dritta in piedi, smarrita in quell’appartamento che non conosce. Dovrebbe esserci abituata eppure c’è qualcosa che non va, quella notte è troppo strana e lei si sente insolitamente vulnerabile. Spike si toglie lo spolverino e l’appoggia su una sedia con cura, lo tratta sempre con cura per paura che si rovini. Lei freme impercettibilmente: è arrivato il momento. Con movimenti morbidi, come quelli di un predatore, e con occhi magnetici ed indefinibili, si avvicina a lei, non sa spiegarsene il motivo ma è attirato incredibilmente da lei. Le afferra le braccia, all’altezza delle spalle, e la bacia con passione. Le gambe di lei si piegano quasi dall’intensità del bacio, le labbra di lui la stanno divorando e diventano sempre più esigenti. Lei però non cede, lo allontana con forza premendogli le mani sul petto.

 

- No! – si asciuga le labbra con il dorso della mano. Spike la fissa stordito, non è mai stato rifiutato da una donna, soprattutto da una prostituta.

 

- No? – chiede stupito cercando di calmare l’ondata di eccitazione che l’ha invaso.

 

- Io… scusa… Non bacio mai i clienti sulla bocca, quindi se non ti dispiace… - balbetta confusa, cercando di dargli una spiegazione logica anche se non sa spiegarsi perché tutto sia così difficile con lui.

 

- Ok, non c’è problema: niente baci… - risponde ancora frastornato.

 

Buffy intanto si porta una mano sulla fronte leggermente imperlata di sudore e la stanza inizia ad essere troppo piccola, le manca l’aria e desidera fuggire lontana da lì, qualcosa le dice che è pericoloso restare lì. William, vedendola in quello stato, l’abbraccia protettivo e lei resta immobile. Cerca di allontanare la voglia di andarsene, anche perché sa perfettamente che lui la metterebbe dentro e lei non può permetterselo, così comincia ad armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni. Ingoia il nodo che ha in gola e cerca di sorridergli mentre si inginocchia davanti a lui.

 

- Rilassati piccolo… Ora penso io a te… - gli dice con voce che vorrebbe essere sensuale, ma che in realtà risulta lievemente tremante. Tira fuori dalla tasca del mantello un profilattico e glielo infila velocemente.

 

- Buffy… - sussurra, ma è già perso in lei, nella sua bocca calda che lo avvolge e gli fa provare un piacere che per lui è stato, fino a quel momento, un lontano ricordo. I movimenti della ragazza si fanno più veloci, è davvero brava e William sta perdendo il controllo su di se.

 

- Buffy… - continua a mormorare incapace di dire altro. Le accarezza i morbidi capelli accompagnando i movimenti della sua testa, che va avanti ed indietro, misurando il suo membro.

 

- Andiamo… a … letto… ti prego… - le dice, senza però fermare il suo movimento. Buffy non accenna a fermarsi e William, dopo qualche minuto, viene quando è ancora avvolto dal calore di lei. Buffy si allontana, si alza e gli chiede se va tutto bene. William fa cenno di sì con il capo e lei gli chiede dove sia il bagno, vuole rinfrescarsi un po’ prima di continuare. Lui glielo indica e le dice che l’aspetterà in camera da letto. Steso sul letto l’attende e pensa a quanto sia riuscito a rilassarsi in quella strana notte. Ammette a se stesso che mai l’avrebbe portata in Centrale e che, ancora meno, l’avrebbe scopata se non fosse stata così carina. Buffy appare in quel momento sulla porta, è rimasta in slip e reggiseno, sono di pizzo azzurro e le donano molto. Se non fosse per la fioca luce che illumina la stanza, giurerebbe che l’ha vista arrossire. Lui è già nudo sotto le coperte e lei, con fare sensuale, sale sul letto, partendo dal fondo, e gattonando si posiziona su di lui. Si fissano a lungo, senza dire nulla. William si sporge in avanti, punta quelle labbra morbide che ha assaggiato poco prima, ma poi si ricorda di quello che lei ha detto e cambia bersaglio finendo sul collo profumato di Buffy. Comincia a posarvi infiniti baci armeggiando nello stesso tempo con il suo reggiseno. Riesce a sfilarglielo e Buffy lo aiuta nei movimenti. Una volta libera comincia ad abbassarsi e a baciargli il torace soffermandosi sui capezzoli, Spike però la ferma, le scioglie i lunghi capelli che gli ricadono, solleticandogli la pelle, sul petto liscio.

 

- Lasciami fare passerotto… non te ne pentirai… - le sussurra con voce bassa e sensuale, nota che gli occhi di Buffy sono accesi di desiderio quanto i suoi e ne è contento. L’adagia sotto di lui e comincia ad accarezzarle e baciarle ogni centimetro di pelle, Buffy è sempre più confusa, quello è il suo ruolo, è lei che deve dare piacere, non riceverlo. Eppure lui glielo sta dando, le sembra di essere caduta in un vortice da cui difficilmente riuscirà ad emergere. Lui le massaggia i seni, glieli bacia e poi scende lungo il suo ventre piatto, lasciandole una scia di baci lungo la via. Arriva all’orlo dei suoi slip e Buffy, non sa il perché, s’irrigidisce un po’: è emozionata.

 

- Rilassati piccola… - le mormora fievolmente, sfilandole lentamente gli slip. Ogni tocco del ragazzo è lieve, paziente, attento, piacevole e infinitamente sensuale… Buffy ansima e sospira sotto di lui, le sembra di non essere con un cliente… e sa che tutto è sbagliato, ma in quella strana notte sente che può lasciarsi andare, che non deve pensare a nulla, che può essere la Buffy che ha sempre desiderato essere: spensierata e amata. Vorrebbe sentire di nuovo quelle labbra avide sulle sue, ma non può, deve impedirselo. Il ragazzo le allarga delicatamente le gambe quanto basta e si adagia dolcemente sopra di lei.

 

- Il preservativo… - sussurra lei, ricordandosi improvvisamente che lui non ne indossa nessuno. Spike si guarda attorno e Buffy gli indica il cappotto rosso.

 

- Nella tasca interna… -

 

Spike scende velocemente dal letto, prende un profilattico e se lo infila velocemente. Torna nella sua posizione iniziale adagiandosi sopra di lei e pronto a perdersi insieme a lei.

 

Buffy si aggrappa a lui quando con un’unica spinta scivola in lei, lentamente ma sicuro. Il ritmo che impone è dolce come le onde del mare calmo della sera che s’infrangono sul bagnasciuga. Man mano che va avanti però prende il ritmo delle onde agitate dal vento durante le tempeste e Buffy si sente impotente, non riesce a sottrarsi a quella forza, a quel piacere che l’avvolge ed esalta la sua femminilità. Il ragazzo, di cui ignora il nome, è in lei, attorno a lei, con lei come mai nessuno prima di allora e lei sente male, un male dentro che non sa descrivere. Buffy piange sommessamente. Spike subito se ne accorge e si solleva quanto basta per guardarla. Nuda, sotto di lui, con i capelli sparpagliati sul cuscino sembra proprio la Venere di Botticelli simbolo della bellezza che, nata dal mare, è giunta fino a lui. Si scuote da quella visione e si concentra sulle lacrime della ragazza.

 

- Piccola, ti ho fatto male? – le dice scostandole una ciocca di capelli dal viso e spostandosi in modo da spostare il suo peso sul fianco.

 

- No… è tutto a posto, scusami… - cerca di sorridergli asciugandosi alla bell’e meglio le lacrime che però non accennano a smettere. Spike si volta supino e con un braccio l’attira a se, carezzandole i capelli blandamente e cullandola.

 

- Shht, va tutto bene… - stranamente è dolce e si chiede come mai lo sia proprio con una donna che non conosce e che, per di più, è una prostituta. Una donna che potrà riavere solo pagando… lo sguardo s’incupisce ed il suo corpo s’irrigidisce. Buffy lo percepisce e si stacca da lui, i pochi minuti che è rimasta tra le sue braccia le hanno fatto bene ed è contenta che fra di loro non ci siano molte parole. Si posiziona a cavalcioni sopra di lui e, sedendosi sul suo membro semi-duro, comincia a muoversi con lentezza vagando con le mani sul petto di Spike che intanto ha chiuso gli occhi assaporando le sensazioni che lei gli fa provare. Il profumo di lei, i suoi capelli che gli accarezzano la pelle mentre si muove su di lui, gli stanno facendo rapidamente perdere la ragione. Per lui il ritmo è troppo lento, sente il bisogno di velocizzare il movimento, ma nello stesso tempo vorrebbe stare così il più a lungo possibile. Spike raggiunge i seni di lei e, con estrema delicatezza, le massaggia i capezzoli inturgiditi facendola sospirare. Il fiato caldo di Buffy che gli accarezza il volto ed soffice suono del suo affanno lo stanno facendo impazzire. Le prende i fianchi ed inverte le posizioni stando attento a non farle male, non resiste più, deve venire in lei. Il pensiero corre al profilattico che indossa, quanto vorrebbe non averlo, quanto vorrebbe sentirla adattare attorno a lui, fremere con lui, venire con lui… Sa di non poterlo fare e così inizia ad imporre un nuovo ritmo, decisamente più veloce. Buffy senza accorgersene geme di piacere, anche lei non sarebbe riuscita a mantenere quello tranquillo di poco prima per molto tempo. Entrambi sentono il bisogno di raggiungere l’apice del piacere insieme e così succede. Dapprima viene Buffy graffiando la schiena di Spike nella quale carne aveva affondato le unghie, poi William alcuni minuti dopo si accascia su di lei appagato e piacevolmente stanco. La tiene contro di se e le carezza la schiena, intanto che Buffy fa la stessa cosa sul suo petto. Evitano stranamente di guardarsi negli occhi: il sogno è finito e la realtà si ripresenterà con un conto salato.

 

Capitolo 3 – Quando la realtà fa male

 

Quando Buffy si sveglia, e le prime luci dell’alba filtrano dalle pesanti tende che coprono le finestre illuminando debolmente la stanza, è ancora tra le braccia del ragazzo che dorme beatamente. Il viso è disteso ed è affascinante. Un raggio di sole glielo illumina e Buffy può, finalmente, osservarlo bene. Avrà una trentina d’anni ed i tratti del viso, anche se spigolosi, lo rendono dolce. Osserva le sue labbra piene e se ne sente attratta, vorrebbe riassaporarle in quanto la sera prima è stata presa alla sprovvista e non ha un ricordo definito del bacio, sa solo che le ha fatto tremare le ginocchia. Alza il capo e si avvicina al viso di lui, vuole assaggiarle, ma senza svegliarlo. Arrivata a pochi centimetri però si pente e scivola via dalla presa di lui. Si sta rivestendo quando William si sveglia e si stiracchia pigramente, per la prima volta da quando è stato lasciato è di buon umore e non sente il solito dolore alla testa. Si accorge che lei è seduta sul bordo del letto così le passa un braccio attorno alla vita, attirandola di nuovo a se. Buffy però rimane impassibile, pensa alla debolezza che stava mostrando prima e questo non è per nulla professionale. Lui vista la reazione sa già che non è più sua, che non lo è mai stata e che non lo sarà mai: il loro tempo è finito. Desiderava tuttavia tenerla tra le braccia ancora un’ultima volta.

 

- Lasciami, devo andare – il tono di lei è freddo mentre tenta di allontanarlo, lui quasi stenta a riconoscervi la ragazza della sera prima. Spike, anche se di malavoglia, lascia la presa e Buffy, infilandosi il cappotto ed alzandosi dal letto, si volta verso di lui ed incontra quei meravigliosi occhi blu dove potrebbe perdersi. Deve sfuggire subito a quello sguardo indagatore. Raccoglie tutto il coraggio che ha e si rivolge al ragazzo, evitando accuratamente di incrociare ancora il suo sguardo.

 

- Sono cento dollari tesoro… - dice con voce atona. Spike sgrana gli occhi per lo stupore, subito però si riprende.

 

- Cento dollari?! Se non sbaglio è stato uno scambio… - risponde con sguardo eloquente che sottolinea la situazione in cui si erano trovati la notte precedente. Buffy stringe i pugni, ma non lo guarda.

 

- Ti ho fatto uno sconto… di solito faccio 150 dollari a botta. Con te sono stata quasi tutta la notte, quindi il prezzo è ragionevole. Su, non fare storie e dammi i miei soldi! – esclama porgendogli la mano aperta, con la coda dell’occhio vede il viso di Spike diventare triste e, subito dopo, furioso.

 

- Agli ordini principessa! – afferma con tono arrogante. Si alza dal letto ed ancora è nudo, ma senza pudore cammina per l’appartamento. Raggiunge i suoi jeans, abbandonati sul fondo del letto, ed estrae due banconote da cento dollari. Le butta a Buffy.

 

- Ora vattene! – ringhia ed i suoi occhi le fanno male, quello sguardo carico di sdegno la ferisce profondamente. Lei si volta ed esce dall’appartamento poggiando la testa alla porta; Spike invece si lascia cadere sul letto e si copre gli occhi con un braccio: il mal di testa è tornato prepotentemente a spaccargli il cranio. Per la prima volta Buffy si disprezza, prova disgusto per quello che fa e per quello che è diventata. Quei duecento dollari bruciano nel suo palmo, decide di gettarli non appena arriverà in strada. Scende le scale, sa che sta per piangere, ma cerca di trattenersi. Quando apre il portone il freddo pungente della mattina le ferisce il volto, respira a fondo l’aria fresca ed appallottola le banconote che ancora stringe nella mano. Sta per gettarle via però cambia idea quando vede due bambini poveri, seduti vicino all’entrata del palazzo vicino. Si avvicina a loro e consegna loro il denaro. I bambini li guardano increduli e Buffy fa loro un sorriso.

 

- Compratevi da mangiare e qualcosa di caldo… Fa così freddo. Ciao – fa un sorriso ed un cenno con la mano, poi se ne va a capo chino, odiandosi per aver ferito quel dolce ragazzo di proposito per fuggire dalle sensazioni che le ha regalato la notte precedente. Così è certa, però, che lui non la cercherà per questioni private e sa che, quando lo rivedrà, sarà solo per essere arrestata. Lentamente cammina per la via tentando di non ricordare le emozioni provate la sera prima, tra le braccia di quel ragazzo di cui ancora ignora il nome… Pensa però che sia meglio così, non avere informazioni l’aiuterà a dimenticare in fretta in modo da poter affrontare una nuova notte di lavoro.

 

Capitolo 4 – Quando penso a te

 

È passata una settimana e Spike è ancora assegnato al turno di notte, lo odia ed i suoi mal di testa non gli danno tregua. Dopo il turno è solito ubriacarsi e tornare a casa completamente sbronzo, lo aiuta a non pensare, a non pensare a quel corpo minuto e caldo che è stato suo per una sola notte soltanto, ma che non riesce a dimenticare. La ferita che lei gli ha inferto la mattina dopo comunque è ancora aperta, nessuno era riuscito a farlo sentire così inferiore in tutta la sua vita. Non riesce a spiegarsi il motivo per il quale sta così male, con Drusilla aveva avuto una lunga storia ed era stato normale ridursi come uno straccio, ma con lei… Con Buffy, perché succedeva la stessa cosa? Dentro di lui si agitano emozioni contrastanti, da una parte l’odia ed è furioso con lei, dall’altra invece vorrebbe ancora stare in lei, rivedere i suoi grandi occhi verdi puliti nei quali riesce a specchiarsi. Non sa perché l’aveva trattata così gentilmente da subito, non sa perché aveva fatto l’amore con lei… No, non amore: sesso. Sesso e basta! Questo continua a ripetersi all’infinito intanto che guida sulla strada buia, illuminata solo, di tanto in tanto, da qualche lampione e dalle insegne al neon di qualche locale. Anche quella sarebbe stata una lunga notte.

 

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Buffy, con il volto ancora leggermente gonfio, cammina su e giù sul nuovo “posto di lavoro”. Una settimana fa è stata picchiata dal suo protettore perché non ha guadagnato a sufficienza ed è stata a letto per cinque giorni. Il suo viso era troppo gonfio e dolorante per poter uscire e nessuno in tutti i modi si sarebbe avvicinato a lei, ora fortunatamente le escoriazioni ed il gonfiore sono migliorati e così ha deciso di tornare sulla strada. Ha scambiato la via con un’altra ragazza così spera di non incontrare lui. Non ha smesso di pensarlo, l’unico che sia stato così dolce e gentile con lei. Lui che allo stesso tempo l’ha fatta sentire così sporca dentro. No, decisamente non lo vuole rivedere.

Finalmente trova un lampione e vi si posiziona sotto per scaldarsi con la debole luce che emana, anche se il suo cuore è freddo ed è impossibile dargli calore. Guarda sconsolata le poche macchine che passano, quel quartiere non è molto frequentato, ma a lei non dispiace anche se sa che, quando tornerà a casa, verrà picchiata di nuovo. Quella notte non vuole essere toccata da nessuno. Fissa il vuoto davanti a lei ed il suo cuore all’improvviso si mette a battere all’impazzata, una macchina lunga e nera è appena passata di lì, assomiglia tanto alla Desoto del poliziotto… Probabilmente non si tratta di lui, pensa Buffy, poggiandosi al freddo palo di ferro che regge il lampione in attesa che la notte passi. Anche se sarà picchiata non le importa, quando chiuderà gli occhi lo potrà rivedere.

 

****

 

Ora la vedo ovunque…’ pensa William, mentre sfreccia sul quel lungo viale. Le sembra di averla vista sotto un lampione ma sa che quella non è la sua “zona”, si da quasi del pazzo e scuote la testa. Deve affrettarsi, c’è una colluttazione tra spacciatori e lui deve recarsi sul luogo. L’emicrania pulsa sordidamente, quasi lasciandolo incapace di pensare ad altro… pensa solo a Buffy… Colpisce con violenza il volante, non vuole pensare a lei e si odia perché lo fa, da cinque giorni, in ogni momento. Giunge sul luogo indicato dalla Centrale e scende dall’auto. Finalmente avrà un po’ di sano movimento, menare le mani gli farà bene.

 

Dopo qualche istante, davanti al parco dove è avvenuta la colluttazione, sono riunite diverse macchine della polizia e Spike, che si massaggia la mascella ancora dolorante per il pugno ricevuto da uno degli uomini, si rimette in macchina dando l’ordine di portare i malviventi arrestati in Centrale. Ha già interrogato tutti i testimoni e fotografato i volti tumefatti degli uomini che si sono azzuffati. Accende il motore e si allontana da quel luogo, le sirene delle automobili lo fanno impazzire, le sue tempie pulsano ed un dolore lancinante gli attraversa la testa annebbiandogli la vista. Man mano che si allontana il dolore diminuisce un poco facendolo rilassare lievemente. Il suo turno è terminato e si avvia a casa, dimenticando però la radio, collegata alla Stazione di polizia, accesa. Inaspettatamente la voce della collega, che si occupa delle segnalazioni, interrompe il silenzio che ha regnato finora nell’abitacolo della vettura.

 

- Segnalata aggressione nella zona 2 della 62a strada. Giovane donna ferita, ambulanza in arrivo. Una pattuglia si rechi subito lì

 

Una brutta sensazione trapassa Spike, quella è la zona dove ha visto la ragazza che, per pochi secondi, le era sembrata Buffy. Decide, senza soffermarsi troppo, di intervenire nonostante il suo turno sia finito. Prende la radio e risponde.

 

- Qui pattuglia 35, mi sto recando sul luogo, passo –

 

- Ricevuto pattuglia 35

 

Capitolo 5 – Non ti lascio…

 

William accelera e attraversa velocemente il viale, scende dalla macchina ed arriva fino al lampione dove aveva visto la ragazza. Per terra nota delle macchie di sangue che si susseguono fino a dietro il vicolo, probabilmente qualcuno è stato trascinato da lì fino a dietro agli scatoloni accatastati dietro il vicolo. Si avvicina guardingo, stringendo il calcio della pistola tra le dita. Intravede nel buio un’ombra stesa a terra, dalla sua posizione vede solo i piedi sui quali risplendono delle calzature con brillantini. Una scarpa è slacciata e i brillantini risplendono alla luce della luna. Spike, con il cuore stranamente in tumulto, si avvicina ancora di più. Ora nota le macchie di sangue attorno al corpo della giovane donna. Quando i fari di una macchina che sta passando lì vicino illuminano per un attimo il volto della donna, il suo cuore perde un colpo: è Buffy. Ha la schiena poggiata al muro di mattoni della costruzione ed è incosciente, ha il viso e le mani ricoperti di sangue. William non ha quasi il coraggio di avvicinarsi a lei, ma cerca di radunare tutto il suo coraggio e si inginocchia. La chiama sottovoce, dolcemente, come se avesse paura di farle del male.

 

- Buffy… - sussurra e subito percepisce il debole respiro di lei, è lieve ma abbastanza regolare.

 

- Buffy… Sono io, mi senti? – domanda gentilmente anche se è preoccupato da morire.

 

Nella mente confusa di lei riecheggia la voce gentile di un uomo… Ma non uno qualunque, è la sua voce. Fa un’enorme fatica a ridestarsi dal torpore nel quale è caduta e, quando lo fa, tutto il suo corpo le manda segnali di dolore ovunque. Piano apre gli occhi, ma non riesce a vedere quasi nulla, ha un occhio gonfio e nell’altro ha la vista appannata così riesce a distinguere solo delle ombre indefinite. Tossisce e un fiotto di sangue esce dalla sua bocca, sta malissimo. Di nuovo la voce.

 

- Buffy… Mi senti? –

 

Una mano calda le si poggia sul viso, ma lei si scosta: tutto le fa male. Un debole gemito fa capire a Spike che la ragazza è rinvenuta.

 

- Tesoro… Dove ti fa male? – chiede apprensivo, stando attento a non toccarla. Lei cerca di aprire la bocca, ma tutto quello che esce è un sussurro talmente lieve che Spike non riesce ad afferrare nemmeno una parola. Capisce che per lei ogni movimento, persino respirare, è difficoltoso e le procura dolore, però deve capire fino a che punto è cosciente e fino a che punto sta male e, soprattutto, chi è stato a ridurla così.

 

- Piccola, sai chi sono? – domanda fissandola insistentemente. Un movimento quasi impercettibile del capo di lei gli fa capire che lo sa.

 

- L’ambulanza sta arrivando, presto ti faranno stare meglio… -

 

Buffy muove di nuovo le labbra, ma lui non riesce ancora a capire che cosa dice. Avvicina il viso a quello di lei e le mette l’orecchio vicino alle labbra.

 

- Non… te ne… andare… - ecco quello che gli sta dicendo già da prima. Spike la guarda e scuote il capo.

 

- Non vado da nessuna parte. Resto con te, non ti preoccupare –

 

Finalmente le sirene dell’ambulanza si sentono in lontananza e, dopo pochi minuti, i paramedici stanno trasportando Buffy all’ospedale, William è seduto al suo fianco e le tiene la mano tra le sue maledicendo chi le ha fatto del male.

William è seduto nella sala d’aspetto, stanno visitando e medicando Buffy. Dopo un tempo infinito appare un medico.

 

- È lei responsabile per la signorina Summers? – chiede guardandolo male, forse sospetta che sia stato lui a picchiarla.

 

- Sì, sono l’agente Archer e… un amico – dice sicuro.

 

Il medico si rilassa e scruta la cartella intanto che Spike rimane in piedi in attesa della sentenza. Ora sa il cognome di lei: Summers, è proprio giusto per lei, per lei che l’ha riscaldato come il sole d’estate. Si scuote da quel pensiero, ora ci sono cose più importanti che pensare a stupide associazioni.

 

- La signorina ha un braccio rotto, alcune costole incrinate che, fortunatamente non hanno lesionato nessun organo interno, e diverse escoriazioni e tagli su tutto il corpo. Dev’essere stata picchiata con qualche cosa. Inoltre ha ematomi che risalgono a circa una settimana fa… stanno guarendo ma posso dirle che quella povera ragazza viene picchiata regolarmente. Spero che prendiate il colpevole! – finisce così il medico, con il volto indignato e furioso. È stufo di vedere donne picchiate e incapaci di difendersi.

 

- Lo prenderò senz’altro! – William è ancora più furibondo del medico, stringe i pugni talmente tanto da ferirsi quasi i palmi con le unghie.

 

- Posso vederla ora? –

 

- Va bene… ma solo cinque minuti – gli permette il dottore, poi gli mostra una porta in fondo al corridoio, sulla destra.

 

- Fra poco la porteranno in reparto, poi potrà visitarla durante gli orari di visita. Chieda informazioni alla ricezione. Arrivederci – e con questo si congeda. William a passo spedito si dirige alla camera indicata. Apre la porta e la vede, c’è ancora un’infermiera con lei che le sta applicando gli ultimi cerotti sul viso. Su ogni parte visibile del corpo ha garze e cerotti, nonché il gesso sul braccio ed una fasciatura che le blocca il busto. Sembra così piccola ed indifesa, chi è stato a farle questo? Spike si avvicina al letto, lei è sveglia e fissa il vuoto. L’infermiera finisce e poi li lascia soli. Spike prende lo sgabello che è lì vicino e si siede accanto a lei, che però non lo guarda.

 

- Buffy… Cosa ti è successo? – il tono è dolce, se riuscirà a prendere informazioni forse potrà trovare il responsabile. Purtroppo lei non collabora, se ne sta a fissare il vuoto ostentatamente e dire che, poco fa, è lei che l’ha voluto vicino a se.

 

- Buffy, so che è difficile parlarne, ma se mi dici cosa è succ… -

 

- No! – la voce è debole ma dal tono sicuro, di quelli che non ammettono repliche. William distoglie lo sguardo per un attimo, vederla piangere gli fa male. Lei si pente subito di avergli risposto in malo modo e si asciuga le lacrime con la mano incerottata.

 

- Grazie per non avermi lasciata – dice un po’ stentata, le hanno dato degli antidolorifici e si sta quasi addormentando.

 

- Non avrei potuto lasciarti – risponde lui sincero, sorprendendosi di quella confessione. Buffy si volta per guardarlo, è sempre bello come lo ricordava. Se non fosse lì con lei penserebbe che la notte passata assieme a lui sia stata solo un sogno.

 

- Come ti chiami? – se l’è domandato per una settimana intera. Spike le sorride.

 

- William Archer al tuo servizio milady. Alcuni però mi chiamano Spike. Scegli quello che preferisci – e le sorride di nuovo, apertamente. Buffy prova a sorridere, ma una fitta di dolore glielo impedisce e così il risultato è solo una smorfia.

 

- Ora riposati, verrò a trovarti domani – si congeda da lei.

 

Si alza e si avvia verso la porta.

 

- William… - la sua voce lieve gli carezza le orecchie, è dolce sentire il suo nome pronunciato da lei. Torna indietro e le si mette a fianco.

 

- Dimmi –

 

Per un attimo si fissano negli occhi ed il ricordo di quella strana notte passata assieme si ripresenta prepotentemente, obbligandoli a distogliere lo sguardo. È Buffy a parlare per prima.

 

- Grazie William – sussurra.

 

In quel momento Spike si abbassa e le posa un bacio leggero sulle labbra, non riusciva più a trattenersi, aveva bisogno di sentirle sulle sue. Buffy s’irrigidisce, ma questa volta si rilassa e le socchiude leggermente, vuole essere baciata da lui… Solo da lui…

L’attimo è breve, ma intenso e li lascia quasi senza fiato, sono attratti inesorabilmente l’uno dall’altra, anche se non ne conoscono il motivo. Buffy, che è stata con molti uomini, sa di non aver mai provato quell’attrazione per nessuno e Spike, che è stato innamorato solo una volta nella sua vita, ha paura di perdere la testa per lei o, nel peggiore dei casi, di averla già persa.

 

- O-ora devo andare… - balbetta confuso.

 

- S-si, certo… - è confusa anche lei.

 

Hanno bisogno di allontanarsi.

 

- A domani – dice lui e poi esce e lascia Buffy da sola che, pochi minuti dopo, senza pensieri scivola nel sonno artificiale provocato dai farmaci.

 

Capitolo 6 – Ho bisogno di te!

 

Sono passate due settimane e Buffy è ancora stesa a letto che sconsolata guarda fuori dalla finestra della sua camera d’ospedale il cielo è grigio e l’aria è impregnata dall’odore della pioggia, lo può sentire dallo spiraglio aperto in cima alla finestra. William non ha mantenuto la sua promessa, non l’ha più visto dal suo ricovero e lei… Beh, lei è caduta in depressione. Si sente sola, prigioniera in quella struttura, ma nello stesso tempo sa di non avere nessun altro posto dove andare, dove rifugiarsi quando verrà dimessa, ha deciso di non tornare dal suo protettore, lui la picchierebbe come sempre. Le ferite del corpo guariranno presto, ma quelle del cuore e dell’anima, segnate da tanta sofferenza che lui senza saperlo aveva cominciato a lenire e curare, non guariranno più: lui, con il suo comportamento, le ha riaperte e rese più profonde. Una lacrima solitaria scende sulla sua guancia e lei la cancella con un gesto rapido e infastidito, non vuole piangere per lui perché odia quella debolezza che dimostra nei suoi confronti. Fino ad ora era stata una donna forte che, nonostante il lavoro scelto, non si era lasciata sconfiggere dalla vita ingiusta che le aveva fatto perdere il rispetto per se stessa. Non poteva sapere però che, in realtà, Spike si recava in ospedale tutti i giorni, ma senza farle visita, solo per chiedere al medico come stava.

 

- Dovrebbe andarla a trovare… è molto triste e questo non le fa bene – lo informa il dottore con tono grave. Spike distoglie lo sguardo da lui e si mette davanti alla finestra, fuori ha appena cominciato a piovere e le gocce sul vetro si trasformano rapidamente in rigagnoli d’acqua che scorrono davanti ai suoi occhi tristi.

 

- Io non la conosco dottore, l’ho portata qui solo perché fa parte del mio lavoro – mente spudoratamente ed il medico lo intuisce dal tono indeciso che usa.

 

- Beh, dovrà andare ad interrogarla no? Ora è perfettamente in grado di parlare, quindi… - il dottore lascia la frase in sospeso, come invito a Spike, che però si rifiuta di incontrarla.

 

- Non si preoccupi, darò l’incarico ad uno dei miei colleghi. Tra qualche giorno verrà qualcuno per porle le domande di rito – si volta e nel mentre il telefono del medico suona. Lui risponde e ascolta la voce concitata dall’altro lato, guarda Spike con sguardo carico di rimprovero e appende la cornetta violentemente. William lo fissa.

 

- Che c’è? Perché mi guarda così? – domanda seccato. Il medico lo fissa ancora e poi gli risponde con disdegno nella voce.

 

- La ragazza alla 306 si è tagliata le vene! –

 

Spike sgrana gli occhi, si tratta di Buffy. Il medico non lo guarda più e corre fuori dal suo ufficio, William è dietro di lui. Corrono per il lungo corridoio che a Spike pare infinito e poi giungono fino alla stanza dove fuori attende un’infermiera. Un’altra è dentro che cerca di medicare Buffy che urla e si agita come può anche se immobilizzata a letto, con il busto ed il braccio fasciati, e indebolita dall’enorme perdita di sangue. Spike rimane sulla porta, nascosto dietro un armadio e osserva la scena.

 

- Signorina Summers, si calmi! – la invita il dottore, mentre si avvicina a lei.

 

- Come ha fatto? – chiede all’infermiera che è lì vicino.

 

- Con il coltello che c’era nel vassoio della colazione, probabilmente l’ha tenuto con se e, quando è rimasta da sola, l’ha fatto – risponde dispiaciuta, guardando la ragazza. Il letto, da una parte, è abbondantemente sporco di sangue, fortunatamente l’altro polso non l’ha tagliato perché coperto dal gesso. Buffy è pallidissima e piange sommessamente. Il medico guarda Spike e gli fa cenno di farsi vedere, ma lui se ne resta lì, in piedi, dietro il mobile combattendo con la voglia di andarle vicino e di rassicurarla.

 

Cazzo Spike! Lei è una puttana, non è come Drusilla!’ gli sussurra la fastidiosa vocina dentro la sua mente. Lui stringe la mascella e sibila tra i denti.

 

- No, non è come Dru! – e finalmente si avvicina al letto spinto da una forza che non sapeva di riuscire a trovare. Lei si agita ancora ed il medico sta per farle un’iniezione quando lo vede, in piedi, in fondo al letto. Subito si calma e le lacrime, se possibile, escono più copiose. Il medico posa la siringa, ora non ne ha più bisogno.

 

- Will… - sospira allungando le braccia, poi sviene, troppo indebolita dalla perdita di sangue. L’infermiera finalmente riesce ad attaccarle l’ago per la trasfusione e a farle un bendaggio migliore di quello che ha effettuato prima con lei che si muoveva continuamente. Il dottore lancia uno sguardo eloquente a William poi da gli ordini alle infermiere ed esce invitandolo a seguirlo. Una volta in corridoio si para davanti a Spike.

 

- Per fortuna si è calmata… Mi scusi se mi intrometto, ma non potrebbe cercare di aiutarla fino a quando non verrà dimessa? Non appena l’ha vista –

 

- Le ho detto che non è possibile! – il nervosismo sta crescendo in lui ed il mal di testa aumenta sensibilmente. Si porta una mano sulla tempia e la massaggia, chiudendo gli occhi, sul viso una smorfia di dolore. Il dottore si allarma e si avvicina a Spike che lo allontana.

 

- NON MI TOCCHI, STO BENE! – urla e sente subito il bisogno di andare via così si mette a correre e guadagna l’uscita, lasciando il medico senza parole. Il dottore lo guarda ancora mentre se ne va e pensa che forse quel ragazzo dovrebbe farsi visitare per quei mal di testa, scuote la testa e fa spallucce tornando al suo ufficio.

 

Buffy, a tarda notte si sveglia e, fissando la falce di luna che splende sulla città, pensa a William.

 

- Ho bisogno di te… - sussurra spezzando il silenzio della stanza e chiude gli occhi per rivederlo davanti a lei, non sa se lui era lì davvero o se è stato il frutto della sua mente, ma si è rilassata lo stesso e per un attimo, un brevissimo attimo, è stata felice. Pensa che forse quel bacio che lui le ha dato quella notte è stato fatale, non aveva mai commesso errori con i clienti, ma da lui si è lasciata coinvolgere e adesso non riesce più ad essere una puttana professionista, non riesce a farsi toccare da nessuno, scopare da nessuno… Nessuno è stato dolce con lei, gentile con lei… mai… solo lui. E si odia per essere stata debole, per essersi fatta baciare una seconda volta mettendo così la parola fine alla sua “carriera”. Cosa deve fare adesso? Dove andrà? Come farà a vivere? Buffy se lo chiede intanto che le lacrime scendono nuovamente sul suo viso e ripensa alla morte.

 

Capitolo 7 – Senza te

 

Dopo vari combattimenti con se stesso, Spike decide di andarla finalmente a trovare anche per porle le domande in merito alla sua aggressione. È passata una settimana dall’ultima volta che l’ha vista anche se è andato tutti i giorni in ospedale a chiedere sue notizie. Si veste con i soliti abiti scuri e si avvia sulla fidata Desoto che sfreccia verso l’Ospedale. Arrivato davanti alle porte scorrevoli una strana agitazione gli fa battere il cuore all’impazzata. Le varca e, mentre cammina verso la camera di Buffy, incontra il medico che questa volta gli fa un sorriso compiaciuto.

 

Ora è davanti alla stanza 306 e fissa la porta chiusa, non trova il coraggio di aprirla. Cosa le dirà? Perché lui si trova lì? Una miriade di domande senza risposta gli invadono la testa, lui cerca di scuotersi e bussa lievemente. Senza attendere risposta entra e rimane di sasso. Il letto è vuoto. Buffy non c’è più, è rimasto solo il suo dolce profumo che debolmente invade ancora la stanza. Un’infermiera lo tocca sulla spalla e lui si volta agitato.

 

- Dov’è la ragazza che stava in questa stanza? – la paura nella sua voce. L’infermiera diventa scura in volto, le dispiace dargli quella risposta.

 

- Stamattina è venuto un ragazzo molto gentile e l’ha fatta dimettere, ha detto che se ne prenderà cura lui – lo informa la ragazza, tormentandosi l’orlo della divisa. Gli occhi di Spike si accendono d’ira e di preoccupazione, chi è quel tizio? Quello che l’ha picchiata?

 

- Che aspetto aveva? – ormai l’angoscia ha raggiunto livelli alti ed il suo solito dolore alla testa non lo aiuta a ragionare lucidamente.

 

- Era alto, capelli castano chiaro, muscoloso ma dal fisico asciutto. Era molto bello e gentile – conclude lei, senza guardare William negli occhi.

 

- Sa dove sono andati? – c’è una nota di disperazione nella voce di lui.

 

- No, non hanno lasciato detto niente… Mi dispiace… - risponde sincera la giovane infermiera. Spike non la sta più guardando, continua a fissare il letto vuoto dove prima giaceva il corpo esile e fragile di Buffy. Rivede i suoi occhi tristi, tristi forse anche per causa sua e si odia, si odia per averle fatto del male, per averla abbandonata e ora non può nemmeno più dirglielo…

 

La rivedrà?

 

Ringrazia rapidamente l’infermiera e si congeda. Si sente sconfitto ed il dolore alla testa è lancinante tanto da farlo barcollare mentre cammina. S’infila un paio di occhiali scuri, la luce gli da fastidio, e si avvia verso la Desoto. Intanto che guida pensa che forse è meglio così, in fondo lei era ed è una puttana che si concede a tutti per soldi, anche da lui gli ha voluti in fondo. Forse anche con gli altri è dolce e remissiva come lo è stata con lui, perché avrebbe dovuto esserci qualcosa di speciale tra loro? E perché diavolo continua a pensarla?! D’ora in avanti decide di non mescolare più lavoro con vita privata, decide di andare avanti a vivere come ha sempre fatto finora, prima del suo incontro con lei. Prima di essersi perso in lei… No, questo non va bene, pensa, deve cercare di non pensarla e non la penserà! La Desoto si ferma davanti alla sua palazzina che, per la prima volta, odia. Odia il suo appartamento, odia il suo letto, odia averla fatta sua e odia continuare a pensarla. Qualunque cosa pensa si congiunge a lei. Lei che è entrata nella sua vita e ne è uscita come un colpo di vento alzatosi improvvisamente e quietatosi subito dopo. Lei che però ha lasciato un evidente segno in lui. Spike tira un pugno alla parete e si ferisce la mano.

 

- Maledizione! – urla – Io vi odio! Che cosa mi fate? Perché mi fate stare sempre male! – ce l’ha con le donne – IO VI ODIOOOOOOOOOO, SIATE MALEDETTEEEEEEEEEE! – grida a squarciagola, ma si accascia subito sul pavimento. Urlare in quel modo gli ha fatto venire un dolore indescrivibile alla testa. Steso sul tappeto cerca di calmarsi in modo che, lo spera, il male cali un poco. Non si accorge che calde lacrime gli stanno bagnando il viso. Decide che non appena si alzerà affogherà il dolore nell’alcol, in fondo la sua vita è sempre stata scandita dal bere e dal dolore alla testa, nulla è cambiato… si sforza di pensarlo almeno. Un sorriso amaro gli increspa le labbra e continua a piangere.

 

****

 

Buffy ha paura. Seduta a fianco di quell’uomo, che nella maggior parte dei casi l’ha picchiata, sente che forse l’idea di morire non era poi stata così malvagia. Aveva sperato che lui non la cercasse, che la lasciasse stare ed invece quella mattina si era presentato in ospedale. Nessuno poteva immaginare, visto il suo aspetto e la sua gentilezza, quanto potesse essere violento, invece lei lo sa bene. La notte del ricovero era stata picchiata da lui perché gli era stato riportato da altre ragazze che lei non era salita su nessuna macchina, che non aveva ammiccato ai potenziali clienti, che se ne stava in disparte apposta per non farsi vedere. Lui era arrivato lì, l’aveva schiaffeggiata diverse volte facendole perdere sangue dal naso e dalla bocca e poi l’aveva trascinata dietro il vicolo e l’aveva riempita di calci e pugni. Fortunatamente era arrivato Spike e l’aveva trattata con dolcezza… poi l’aveva fatta ripiombare nel buio.

 

- Allora tesoro, sei stata bene in ospedale? – domanda curioso, lei trema al suono della voce che la strappa dai suoi pensieri. Percepisce la nota sarcastica nella domanda e sa cosa l’aspetta. Si stringe di più nel sedile della lussuosa Mercedes, quasi a voler sparire dentro la stoffa del suo posto. Le viene in mente anche di buttarsi fuori dall’auto, ma morirebbe sicuramente vista la velocità con cui viaggia. L’uomo si volta verso di lei e legge negli occhi della ragazza la paura.

 

- Oh, rilassati Buffy, non ho intenzione di picchiarti oggi, anche se sei stata una bambina cattiva… Spero che la lezione che ti ho dato l’ultima volta serva a farti ragionare e ora… - la guarda con lascivia - … vieni qui e fammi un bel servizio come sai fare tu – le mette una mano dietro la nuca e la spinge verso il suo inguine già rigonfio. Buffy tenta di fare resistenza, ma lui è più forte. Si apre la cerniera e lo tira fuori intanto che sta ancora guidando.

 

- Non farmi arrabbiare ragazzina! Fa’ quello che ti ho detto o giuro che questa volta t’ammazzo! – il tono è mutato immediatamente, ora è minaccioso e lei sa che non scherza quando dice che l’ammazzerebbe, anche se ora pensa che non sia poi così brutta la morte, eppure non vuole cedere alla Nera Signora perché in realtà la teme. Riluttante e con gli occhi pieni di lacrime si avvicina quindi a quel membro semi-duro che tanto la disgusta e lo prende in bocca, cominciando a pomparlo.

 

- Brava piccola… tu sì che sai come farmi godere! – bisbiglia l’uomo con voce eccitata.

 

Buffy piange, ma tanto a lui non importa, a nessuno importa… nemmeno a William. Ripensa ai suoi immensi occhi blu che le carezzavano la pelle, alle sue labbra che scivolavano sinuose lungo il suo corpo regalandole sensazioni e piacere mai provati prima. Scaccia quei pensieri e tenta di concentrarsi su quello che sta facendo in questo modo, almeno si augura, per una volta non verrà picchiata. Riley, così si chiama il suo protettore, viene nella sua bocca e la tiene giù sul suo membro in modo da riempirgliela tutta.

 

- E ora ingoia… puttana… - ansima. Nel mentre ha fermato l’auto vicino alla palazzina dove Buffy abita, se così si può dire. Lei esegue meccanicamente anche se deve reprimere i conati di vomito che violenti le scuotono lo stomaco, scende dall’auto e Riley la fissa.

 

- Stasera alla tua vecchia strada, lì c’è più gente e cerca di recuperare i guadagni delle tre settimane in cui non hai lavorato! –

 

Buffy si guarda attorno smarrita e poi si rivolge a lui con voce tremante.

 

- Ma, ma ho ancora il gesso… - cerca di giustificarsi, di trovare una scappatoia.

 

Riley ride sguaiatamente.

 

- E allora? Bocca e figa sono a posto mi pare no? E hai ancora una mano funzionante, quindi datti da fare e non cercare scuse signorina! -

 

Buffy è titubante e Riley, che la osserva dall’auto, le rivolge ancora la parola.

 

- Vuoi forse che ti procuri io i clienti? – chiede con falsa gentilezza. Buffy sa come sono i clienti che procura lui di solito. Alcune volte sono addirittura dei gruppi di due o tre uomini, solitamente ricchi, che su benestare di Riley fanno sesso con la ragazza di turno, certe volte usando anche parecchia violenza e strani attrezzi. Una volta una sua amica era tornata a casa con bruciature di sigari e sigarette su tutto il corpo, altre volte le ragazze arrivavano a casa con tagli e segni di frustate sulla schiena o sanguinanti davanti e dietro, con profonde lacerazioni che stentavano poi a guarire. Decisamente preferiva scegliere lei i clienti.

 

- No, no Riley… - balbetta – faccio da sola… -

 

- Brava la mia ragazza! Ci vediamo domani piccola, buon lavoro! – e riparte subito dopo, lasciandola in piedi sul marciapiede. Piange. Sarebbe facile buttarsi sotto una delle macchine che sfrecciano davanti a lei, ma vuole essere forte quindi si volta ed entra in casa.

 

Capitolo 8 – Cercando te

 

Come ogni notte, da due mesi, sta cercando di condurre una vita normale. Non è più passato da quella via. Ora ce la fa a non pensare a lei, ma quando si rende conto di non stare pensando a lei è come se lo facesse. Insomma nella sua mente c’è una gran confusione che non riesce a mettere in ordine. Mentre percorre le strade il suo sguardo passa da una ragazza all’altra disobbedendogli, in ogni volto di donna cerca qualcosa di lei. Nessuna di loro possiede i suoi meravigliosi occhi, nessuna di loro sembra un fiore delicato e selvaggio che cresce sfidando il freddo inverno. Nessuna di loro ha il suo volto dolce. Purtroppo comincia a ricordarla. La rivede mentre si muoveva sopra di lui, mentre i suoi lunghi capelli gli carezzavano il torace, mentre le sue dita piccole ed affusolate scorrevano sulla sua pelle accaldata. Ricorda il suo respiro affannato che gli solleticava il viso, il suo profumo dolce che gli riempiva le narici, i suoi occhi profondi e luccicanti di desiderio che si specchiavano nei suoi, in modo dolce ed arrendevole. Ecco, ora era perso nei suoi pensieri che, caso strano, erano rivolti a lei.

 

Passa vicino a donne, tante, troppe, ma nessuna è quella che cerca. Molte di loro ammiccano invitanti, altre gli mostrano la “merce” aprendosi i mantelli o le giacche leggere ma William non ha voglia di una scopata, non ha voglia di niente… se non di lei… Non sa spiegarsi perché ha voglia di sentire ancora la sua voce che sussurra il suo nome, i suoi occhi che lo guardano dolcemente ed il suo sorriso, già, perché in quella loro notte lei gli ha sorriso. Un sorriso splendido che le aveva illuminato il viso e forse lui si era smarrito proprio in quel preciso istante. L’attimo dopo però lei se ne era andata e gli aveva gettato addosso il fatto che lui era stato uno dei tanti, gli aveva chiesto del denaro e lui non riusciva a crederci. Gli aveva fatto male, l’aveva fatto sentire inferiore. L’aveva ferito più di Drusilla anche se non riusciva a capirne il motivo, eppure Dru l’aveva lasciato senza una spiegazione logica dopo anni di vita insieme.

 

- Basta… - si ordina e decide di tornare a casa per quella notte, ha anche cominciato a nevicare e lui sente tanto freddo anche se non sa dire se è per il tempo o perché è triste o, probabilmente la ragione più logica, per via della sua emicrania.

 

Ferma la Desoto, come al solito, davanti al palazzo. Scende e si stringe nel suo spolverino, fa davvero freddo. È molto tardi ma riesce ad intravedere due sagome che si avvicinano: sono i bambini che vivono lì intorno. Indossano giacche nuove, sciarpe, berretti e guanti ed il loro viso è meno pallido. Spike è curioso, quei bambini solitamente sono coperti solo da vestiti stracciati e sa che non mangiano tutti i giorni. Li ferma e si inginocchia nella fredda neve che si sta ricoprendo silenziosamente la città.

 

- Ehi, dove avete preso questi bei vestiti? – la voce è gentile. Spike ha il terrore che qualche pedofilo si sia fiondato su di loro ricoprendoli di regali in cambio di prestazioni sessuali.

 

- Una bella signora ci ha regalato dei soldi tanti giorni fa e li abbiamo portati alla mamma. È lei che ha comprato i vestiti nuovi e taaaanto da mangiare così – risponde il più piccolo dei due, allarga anche le braccia per mimare la quantità di cibo che la madre ha comprato. Spike sorride ai due bambini.

 

- Quella signora aveva i capelli biondi e lunghi? E un cappotto rosso fuoco? – domanda con il cuore che batte all’impazzata.

 

- Siiiiiiiiiii, la conosci? – risponde entusiasta il bambino più piccolo, l’altro non è molto socievole.

 

- Si, è la mia… - lascia la frase in sospeso, non sa definirla. I bambini lo fissano curiosi in attesa, ma lui non continua.

 

- Ehm… andate a casa ora, è molto tardi – esclama mettendo una mano sulla testa del bambino e sorridendo ad entrambi. I piccoli si allontanano e li segue con lo sguardo finché non entrano nella loro palazzina. Spike, rimasto da solo, è in piedi e respira a pieni polmoni l’aria rinfrescata e ripulita dalla neve di quella notte. Adesso che sa che Buffy ha regalato i soldi si sente meglio anche se rifiuta di rivelare a se stesso il motivo per il quale lo è.

 

La rivedrà?

 

Sale rapidamente sulla Desoto e accende il motore, sparisce subito dopo sfrecciando per le strade che ormai conosce perfettamente. Ancora scorre i volti delle ragazze che ammiccano sui cigli delle strade, quelli che riempiono le vetrine dei locali, non trova quello che cerca. Naturalmente rifiuta di ammettere che sta cercando lei anche quando svolta in quella via. Un rosso familiare, illuminato dalla fioca luce di un lampione, attira la sua attenzione. Il cuore manca un paio di colpi intanto che si avvicina. Scorge alcune ciocche di capelli che fuggono al cappello di pelle nera che indossa: biondi. Ferma la macchina a pochi passi da lei che, ritta sotto la luce, si avvicina. Ora non la vede benissimo ma è certo che il cappotto sia proprio il suo. Abbassa il finestrino e la donna, di cui non riesce a vedere il volto, si appoggia incrociando le braccia sotto il mento.

 

- Bisogno di compagnia in questa notte fredda, cucciolo? – mormora la donna.

 

Non è la sua voce. Non è lei. Stavolta lascia perdere tutti i suoi pensieri.

 

- Dov’è Buffy? – chiede diretto.

 

- Buffy? Non la conosco tesoro, ma ci sono io che –

 

- Ti ho chiesto: dov’è Buffy? – ribadisce con tono irato, quella sera non è di buon umore anche perché l’emicrania è più forte del solito, magari perché non è ancora del tutto sbronzo. La ragazza freme impercettibilmente, ma questo particolare non sfugge alla vista acuta di Spike.

 

- Amore, se non vuoi fare roba ti conviene sparire! Non ho tempo da perdere! – fa per allontanarsi, ma Spike esce dalla macchina e mostra il distintivo.

 

- Vediamo se così ti è venuta voglia di non prendermi per il culo raccontandomi cazzate – esclama ironico.

 

- Fanculo! Proprio uno sbirro doveva capitarmi… - borbotta la ragazza, non è giovane come Buffy, avrà più o meno una trentina d’anni ed è truccata pesantemente. Lui la trova quasi volgare.

 

- Esatto, se non sbaglio quello è il cappotto di Buffy – inarca un sopracciglio indicandolo. La ragazza si arrende.

 

- Non è di Buffy, è mio. Tempo fa gliel’avevo prestato ma quando l’ha riportato pieno di sangue non gliel’ho più dato, contento adesso? – il tono è sarcastico.

 

- Non proprio… La domanda rimane: dov’è Buffy? – dice risoluto.

 

- Non te lo posso dire… - la ragazza si stringe nelle spalle.

 

- Beh vorrà dire che ti farai un bel giretto nella mia macchina e puoi immaginare dove ti porterò – è arrogante e sfacciato ora, sa di esercitare il potere che ha su quella donna.

 

- E va bene! Mamma mia, mai visto un cliente più insistente! Buffy è a casa, è una palazzina sulla 23a strada, appartamento al terzo piano, sulla sinistra! Ora posso andare? – chiede esasperata.

 

Spike è soddisfatto.

 

- Sì, ora puoi andare –

 

Torna velocemente alla Desoto e riparte a gran velocità. In pochi minuti raggiunge la palazzina indicata dalla ragazza. Parcheggia e, per un attimo, rimane seduto nel veicolo. Prende la fiaschetta di bourbon nel cruscotto, la fissa e subito la ripone. La neve ha quasi ricoperto il parabrezza dell’auto e lui ancora non si muove. Alzando lo sguardo vede la luce nell’appartamento che dovrebbe essere quello di Buffy, non ha il coraggio di salire. Soprattutto non sa spiegarsi perché dovrebbe farlo. Improvvisamente un’ombra passa davanti alla finestra e lui è già fuori, il cuore batte all’impazzata intanto che attraversa la strada sotto la neve.

 

Capitolo 9 – Moneta di scambio

 

Dopo un interminabile numero di scalini è davanti alla porta e bussa con urgenza. Dall’altra parte silenzio, bussa di nuovo con più energia. Ora sente dei passi che ovattati si avvicinano alla porta. La porta si apre solo lasciando uno spiraglio e, finalmente, vede gli occhi stupendi di Buffy sbirciare attraverso l’apertura.

 

- Sono io… - e sorride sentendosi subito stupido, è passato così tanto tempo dall’ultima volta che l’ha vista e lui si ripresenta dicendole “sono io” con un sorriso idiota stampato sulla faccia. Abbassa gli occhi e si guarda i piedi, intimidito dallo sguardo indagatore di lei.

 

- Che-che cosa fai qui? Chi ti ha detto dove abito? – la voce trema, era l’ultima persona che si aspettava di trovare davanti alla sua porta. Ha staccato da poco e si stava per mettere a letto.

 

- Posso entrare per favore? – chiede ignorando le domande che lei gli ha posto.

 

- No William, devi andare via! Non puoi stare qui… - cerca di assumere un tono deciso ma questo vacilla un po’ tradendo l’emozione che sta provando.

 

- Ho bisogno solo di un minuto, avanti… - tenta di convincerla con un sorriso disarmante.

 

- No! Addio William – dichiara risoluta.

 

Cerca di chiudere la porta, ma Spike è più veloce, insinua un piede nella fessura e, stando attendo a non farle male, apre l’uscio ed entra, richiudendolo dietro di se. Guarda Buffy, avvolta in un pigiama di flanella rosa pallido, che indietreggia spaventata. È adorabile con i capelli sciolti che le ricadono sulle spalle e lui non riesce a resistere oltre, si avvicina a lei ed allarga le braccia.

 

- Buffy… - sussurra e l’abbraccia, ma subito lei lo stacca da se in malo modo.

 

- Ma come ti permetti? Ho staccato mezz’ora fa! Se vuoi farti una scopata trovatene un’altra, tesoro. Io per stasera ho finito! Ho sonno, sono stanca! Vattene! Mi hai sentita? – lo denigra in modo che lui se ne vada alla svelta. Spike non si scompone e avanza di nuovo verso di lei, che nel frattempo si è allontanata. Nello sguardo di lui vede qualcosa che, in quella famosa notte, non aveva visto. Buffy è sconvolta, non può essere amore quello che sta leggendo. Se lo fosse lei sarebbe nei guai seri perché ha capito già da tempo di essersene innamorata. È successo subito, nell’attimo in cui lui le ha rimesso il cappotto sulle spalle, nell’attimo in cui le ha aperto la portiera, nell’attimo in cui le ha chiesto il nome, quel nome che a nessuno era mai interessato. Spike ora le sta dinnanzi e la fissa con dolcezza, alza una mano e con le dita le sfiora una guancia.

 

- Qualsiasi cosa tu dica o faccia Buffy, questa notte ti porterò via con me, sono disposto a pagare qualsiasi cifra… - le mormora con quella voce calda ed avvolgente capace di farle abbassare le difese.

 

- Ti ho detto di no William! Trovatene un’altra da sbattere a tuo piacimento! – sta tentando di ferirlo ancora sperando che lui se ne vada.

 

- Non voglio un’altra… - le sussurra sensualmente. Ormai è certo che lei provi qualcosa per lui, lo percepisce.

 

Lei si allontana ancora ma questa volta dietro di lei trova la parete, non può più scappare, così tenta un altro approccio.

 

- No-non hai abbastanza soldi per pagarmi una notte intera! Ti conviene andartene! –

 

- Mmmh, soldi? Non ti ho detto che ti pagherò con del denaro… o sbaglio? – risponde ammiccando.

 

Si avvicina ancora e stavolta si piega verso il viso spaventato di lei, si sposta sulla destra e le sussurra all’orecchio.

 

- E se ti pagassi con il mio amore? – le dice e poi si scosta, ha bisogno di guardarla negli occhi. E legge quello che anche lui prova: amore. Buffy è arrossita violentemente e apre e chiude la bocca senza che le parole escano, così William si china e la bacia, non ha bisogno di sentire nulla se non le sue labbra morbide, è certo che lì troverà la risposta alla quale Buffy non riesce a dare voce. Il profumo di lei lo avvolge come sempre, è fresco e dolce come la sua pelle. Ansimano e si staccano quel tanto per riprendere fiato, perdendosi l’uno negli occhi dell’altra.

 

- Allora Buffy, andiamo a casa? – le domanda subito, non vuole lasciarle il tempo di pensare perché forse non lo seguirebbe, ma non sa che lei non ha nessun’intenzione di sottrarsi a quell’invito.

 

- A casa, sì… - sussurra, accorgendosi solo in quel momento di essere in pigiama.

 

- Oh, cambiarmi… devo cambiarmi… - si guarda attorno smarrita, come se i suoi abiti fossero sparsi nel piccolo salotto. Spike allora si toglie lo spolverino e l’avvolge amorevolmente.

 

- Andiamo amore… -

 

Buffy è confusa, il suo odore è ovunque ed è così familiare da farle quasi scendere le lacrime sul viso. Con il suo braccio attorno alle spalle si avviano alla porta dove lei s’infila rapidamente le scarpe, poi escono. Quando arrivano da basso lo spettacolo a cui assistono è fantastico, la neve ha ricoperto qualunque cosa e continua la sua caduta silenziosa e morbida, accompagnando i due amanti fino al loro nido d’amore.

 

Capitolo 10 – La nostra notte…

 

Durante il tragitto fino a casa Buffy gli tiene la mano, sono in silenzio perché non hanno bisogno di parole. La vicinanza dell’altro è sufficiente per farli sentire bene. Piano lei gli si accoccola vicino, è ancora coperta con lo spolverino, Spike le avvolge un braccio attorno alle spalle e la stringe. La neve candida fa da cornice al loro amore appena sbocciato, la neve… che tutto cancella e tutto purifica…

 

Spike, dopo aver parcheggiato la macchina e spento il motore davanti alla sua palazzina, da un bacio a Buffy sulla punta del naso, le rimbocca lo spolverino ed esce dalla vettura. Gira attorno a quest’ultima e poi, arrivato dalla parte della ragazza, le apre lo sportello e l’aiuta a scendere prendendola subito tra le braccia.

 

- Entriamo William o ti prenderai un raffreddore – gli dice dolcemente carezzandogli il volto. Lui la stringe ancora di più e avvicina il suo viso in modo che la sua guancia tocchi quella di Buffy.

 

- Mi farai da infermiera? – scherza.

 

Buffy contenta si stringe alle sue spalle e allontana un poco il viso in modo da guardarlo negli occhi.

 

- Tutto quello che vuoi amore… - gli sussurra prima di baciarlo.

 

Spike le prende una mano e piano, godendo della reciproca vicinanza, si avvicinano al portone. Lui lo apre e fa entrare Buffy che, per tutta risposta, sale in fretta le scale inseguita da lui. Arriva davanti alla sua porta, lui subito la apre e spariscono all’interno dell’appartamento.

È tutto come Buffy ricordava tranne per le numerose bottiglie di whisky e bourbon che sono poggiate sul tavolo della cucina. Buffy pensa che doveva essere triste come lo era lei per aver bevuto così. Senza che lei se ne accorgesse Spike è scivolato alle sue spalle e le sta sfilando lo spolverino baciandole l’incavo del collo. Buffy chiude gli occhi e si abbandona al tocco di quelle labbra roventi. Lei gli passa una mano dietro la nuca e sposta la testa di lato in modo da donargli una miglior visuale della sua pelle, quella che lui continua a divorare con passione sempre più crescente.

 

- William… - sussurra lei persa in quei baci. Le mani di lui si sono serrate attorno alla sua vita, ma sono immobili, non le fa scorrere sul suo corpo come la loro prima notte. Buffy si volta allora verso di lui, stando attenta a non interrompere il contatto tra i loro corpi e lo fissa. Spike le sorride e le prende il viso tra le mani. Inizia baciarle la fronte, scendendo sulle sue palpebre, disegna una scia di baci lungo le guance e sotto il mento stando attento ad evitare accuratamente le labbra, vuole che sia lei a chiedere di essere baciata.

 

Le sembra impossibile che William possa essere ancora più dolce della volta precedente, eppure ad ogni bacio sente quello che l’anima di lui le sussurra. Lui continua a baciarle gli angoli della bocca e comincia a scendere verso il collo, lei schiude le labbra in un invito inequivocabile, eppure lui la ignora.

 

- Will… - sussurra lei, sporgendole. Sente che lui sorride contro la sua pelle intanto che la sta ancora baciando, ma non si sposta.

 

- Wiiill, per favore… - lo prega. Lui alza il viso e la fissa con un’aria sfacciata.

 

- Per favore cosa, tesoro? – e alza il sopracciglio sfregiato invitante. Finalmente Buffy capisce il suo gioco e non si tira indietro, lei lo vuole disperatamente.

 

- Baciami stupido! – gli ordina sorridendogli. Spike ridacchia ma subito torna serio, si avvicina a lei e le sfiora le labbra con le sue. Con la punta della lingua le inumidisce e poi comincia a mordicchiarle e tormentarle con le sue diventando sempre più esigente. Buffy gli avvolge le braccia attorno al collo e lo attira più vicino, nello stesso tempo lui le percorre la schiena con le mani, sollevandola per i glutei. Buffy ora gli cinge i fianchi con le gambe e Spike, senza interrompere il bacio che nel frattempo si è fatto via via più profondo, la porta in camera da letto. Lei geme e sospira di già dentro la bocca di lui che dolcemente l’appoggia sul letto e s’inginocchia davanti a lei. Si perde un attimo nei suoi immensi occhi verdi che lo guardano amorevoli. Buffy tende le braccia e gli massaggia le tempie, la fronte, scende ad accarezzargli le guance ed il collo. Scende ancora ed arriva a scorrergli il petto attraverso la maglia che indossa ancora. Lui si abbandona e chiude gli occhi, lei gli percorre le braccia con le mani fino ad arrivare alle sue, le stringe e le accompagna in alto. William si lascia guidare e, una volta che le sue mani arrivano sopra la sua testa Buffy le lascia, lui le tiene tese quando sente che lei gli sta sfilando la maglia dai jeans e sensualmente la fa salire fino a sfilargliela.

 

- Vieni qui tesoro – gli dice prendendogli le mani e attirandolo sul letto, lei si stende e lui le sale sopra. La bacia di nuovo e, mentre lo fa, le apre pian piano i bottoni della giacca del pigiama, lasciandola semi-nuda davanti a lui. Quando la giacca è totalmente aperta Spike si solleva sorreggendosi con le braccia e la guarda, percorre con lo sguardo tutto il suo corpo e poi si ferma sul viso di lei leggermente arrossato.

 

- Sei bellissima Buffy, la donna più bella che io abbia mai visto… - le mormora adorante. E lei sa che lui non sta mentendo, si sente la donna più bella e desiderabile della Terra tra le sue braccia, dimentica anche per qualche attimo il lavoro che fa e le umiliazioni subite. L’urgenza di sentire il calore dell’altro si fa subito insostenibile così si liberano velocemente degli ultimi indumenti. Spike, che ha continuato a ricoprirla di baci e carezze, è adagiato su di lei che ansima e geme sotto ogni suo tocco. La sta portando velocemente all’apice del piacere e quando raggiunge la sua femminilità già pronta per accoglierlo, Buffy geme più forte.

 

- William… - sussurra tra un sospiro e l’altro.

 

- Spike, chiamami Spike – le chiede dolcemente, non sa perché ma odia sentirla sussurrare William, Drusilla lo faceva sempre. Buffy però non è d’accordo, non le piace il nome Spike. Scuote debolmente il capo e sussurra di nuovo il suo nome: William. Spike si arrende, non può rimproverarla quando lo guarda in quel modo dolce e sincero, così scivola in lei. Stabilisce un ritmo dolce, vuole perdersi completamente in lei, con lei. Buffy è aggrappata dapprima alle sue spalle, ma quando il bisogno di lui diventa impellente, gli stringe i glutei spingendolo più a fondo, nel chiaro invito di accelerare il ritmo. Spike, che ha bisogno di venire in lei, accoglie l’invito. Il ritmo si fa selvaggio e incalzante e Buffy trema sotto di lui, è così intenso il piacere che le sta regalando che non si accorge quasi di aver raggiunto l’orgasmo già due volte. Spike, la seconda volta, la riempie con il suo seme caldo e si accascia su di lei, ancora senza fiato. Buffy gli accarezza debolmente i capelli e la schiena, nello stesso tempo lui la bacia ancora ed ancora. Nessuno dei due ha coraggio di confessare all’altro i propri sentimenti, le proprie emozioni, eppure il contatto tra i loro corpi, le loro anime, i loro occhi, parlano per loro. Sarà una lunga notte d’amore.

 

Capitolo 11 – La realtà fa male

 

Il sole è appena sorto e fa capolino tra le pesanti tende che ricoprono le finestre del piccolo appartamento di Spike. Buffy è sveglia e sta fissando il viso disteso ed addormentato di Spike. La notte è finita e, come la volta precedente, lei sente di dover andare. Questa volta però ha le lacrime agli occhi mentre tocca per l’ultima volta il volto sereno di lui. Scivola via dal letto silenziosamente trattenendo i singhiozzi. Comincia a vestirsi, ma al posto della camicia del pigiama prende una camicia di William, almeno avrà qualcosa che glielo ricorderà. La porta al viso e la stringe tra le piccole mani, ne assapora l’odore, è quello familiare di lui. Le lacrime cominciano a rigarle il volto. Continua a vestirsi, finisce di mettersi le scarpe ed una voce calda la fa sobbalzare.

 

- Stai andando via? – è triste il suo tono. Buffy rimane rigida e non risponde, ma Spike percepisce i movimenti del pianto che le scuotono le spalle. Come la mattina dopo, della loro prima volta, le passa un braccio attorno alla vita e l’attira a se, questa volta lei non si sottrae, nasconde il suo viso bagnato nel petto di lui, come se cercasse protezione.

 

- Buffy, piccola… - le sussurra tra i capelli, baciandole la fronte. Lei continua a piangere, sembra incapace di smettere e Spike la culla dolcemente. Ad un tratto Buffy alza il capo e cerca gli occhi di lui. Anche mentre piange è stupenda pensa Spike.

 

- William… io non voglio lasciarti. Io… mi sono innamorata di te… - gli sussurra lievemente arrossendo, quasi pentendosi della sua confessione. In realtà ha paura di essere respinta, in fondo è solo una prostituta, quante possibilità ha di essere amata? Di essere amata da lui? Eppure sente che è giusto dirglielo, è giusto che lui sappia e che decida per entrambi. Non sa che lui, in quel momento, è l’uomo più felice del mondo. La stringe tra le braccia con forza, quasi a farle male ma a Buffy non importa, quelle sono le braccia del suo uomo, dell’uomo che lei ama. Spike l’allontana quel tanto per fissarla negli occhi e poi, finalmente, ammette a se stesso e a lei:

 

- Io credo di amarti Buffy… - scuote la testa – No, non credo, io ti amo! Non so dirti perché, non so spiegarti… – un dito di Buffy, premuto sulle labbra, lo zittisce. Gli sorride. Lo desidera di nuovo e la mattina passa velocemente mentre fanno l’amore.

 

- Tesoro, il mio turno inizia tra poco, devo andare anche se vorrei stare qui… - le dice scendendo con malavoglia dal letto e cominciando a raccogliere i suoi vestiti sparsi sul pavimento. Buffy segue ogni suo movimento, le piace vedere i muscoli di Spike contrarsi sotto i suoi movimenti. Lo trova sexy e affascinante.

 

- Amore… so che ti piace quello che vedi, ma se continui a guardarmi così mi farai arrivare in ritardo – le dice lui avvicinandosi, ancora mezzo nudo, e sfiorandole le labbra con un bacio. Buffy lo attira a se immediatamente, ma lui rapidamente si divincola dalla sua presa.

 

- No tesoro, davvero non posso. Ci vediamo domattina! – finisce di vestirsi ed esce dalla porta. Buffy è seduta in mezzo al letto che improvvisamente è diventato troppo grande, è imbronciata ed è stanca. A quell’ora, solitamente, comincia anche lei il lavoro e ora? Non ha fatto in tempo a parlare con Spike del suo lavoro. E se Riley la trovasse e la portasse via? La porta improvvisamente si spalanca, è Spike che con un balzo sale sul letto e la travolge, baciandola con passione. Non appena lei comincia a ricambiare le effusioni, lui ansimante si solleva.

 

- Non ho fatto nemmeno in tempo ad arrivare di sotto che già mi mancavi – e la ricopre di nuovo di baci, Buffy ride felice, con quel gesto ha spazzato via tutti i suoi brutti pensieri. In quel preciso istante decide di non prostituirsi più, farà l’amore solo con William, desidera essere toccata solo da lui.

 

E Riley? Beh, che vada a farsi fottere… da qualcun’altra!’ pensa mentre Spike la tira fuori dal letto.

 

- Dai, accompagnami nella ronda! – le dice entusiasta, ma Buffy ritrae le mani.

 

- No… io, non ho dei vestiti… - cerca di dire, ma a Spike suona come scusa. Decide che andrà con lui volente o nolente e, per questo, la solleva facilmente dal letto, se la mette in spalla dandole una pacca sul sedere e si avvia verso la porta, lei si divincola per il primo momento, poi si arrende.

 

- E va bene, verrò con te. Però fammi mettere almeno i pantaloni del pigiama e, hai per caso una giacca da prestarmi? – gli dice con vocina flebile, si vergogna di quella tenuta. Spike la fa scendere, le sorride e la sua testa ossigenata sparisce dentro l’armadio. Tira fuori un paio di pantaloni blu ed un maglione di lana bianco, a collo alto. Li porge a Buffy.

 

- Mettiti questi, io intanto provo a cercare una cintura e una giacca nell’altro armadio – esclama e sparisce nel piccolo atrio. Buffy stringe a se gli abiti che William le ha dato, è talmente commossa da quel gesto che non sa fuggire al magone che le chiude la gola. Comincia ad infilarsi i vestiti e, quanto Spike rientra, la trova già pronta. Gli abiti sono larghi, ma con quel maglione è davvero un amore, pensa lui. Le porge una cintura, una giacca a vento ed una sciarpa di colore blu scuro.

 

- Se i buchi della cintura non bastano, ne possiamo fare degli altri ok? –

 

- Grazie – sussurra lei, iniziando ad infilare velocemente la cinta nei passanti.

 

Una volta pronti Buffy e Spike si dirigono verso la fidata Desoto, avvicinandosi all’auto Spike si porta una mano alla testa e Buffy, preoccupata, gli fa una carezza al volto.

 

- Tutto bene? – la voce è preoccupata, è impallidito all’improvviso e piccole gocce di sudore gli imperlano la fronte. Spike non sente nulla attorno a lui, sono il freddo pungente dell’aria sulla sua pelle ed una voce ovattata giunge nelle sue orecchie. Il dolore che gli sta passando attraverso il cranio è accecante, s’inginocchia a terra e non si rende conto di urlare. Buffy è spaventata e chiama aiuto senza che, nella notte, qualcuno si avvicini loro. Dopo qualche minuto Spike cessa di urlare, il dolore è passato e torna a guardarla, più preoccupato per lei che per lui.

 

- Scusa se ti ho fatto spaventare passerotto… - dice a fatica, alzandosi. Buffy lo aiuta a tirarsi su e ancora lo fissa sconvolta.

 

- Che cosa ti è successo? – chiede apprensiva. Spike la guarda e le sorride, baciandole la fronte.

 

- Niente, è tutto a posto. Ora entriamo in macchina, sei gelata – e la spinge dolcemente verso la Desoto. Buffy però non è tranquilla, ha paura che lui abbia qualcosa di grave, non ha mai visto una persona gridare in quel modo dal dolore… anzi… ripensandoci l’ha vista: era lei. Ma lei urlava così ogni volta che Riley la picchiava, ma Spike? Che cosa gli aveva provocato un tale dolore? Una volta in macchina uno strano silenzio scende tra di loro, pesante come un macigno e pregno di domande non poste. La ronda comincia e Buffy rivede alcune ragazze che conosce sul ciglio delle strade, anche lei, se non fosse lì con lui, sarebbe lì ad ammiccare ai clienti bavosi. Chiude gli occhi e Spike, accortosi che qualcosa non va, le carezza i capelli.

 

- Che c’è? – domanda preoccupato. Buffy scuote la testa e l’affonda nel braccio di lui, che subito la cinge e la riscalda.

 

- Niente… tutto ok. Non lasciarmi William, tienimi così –

 

Lui la bacia sulla fronte e asserisce.

 

- Non ho nessuna intenzione di lasciarti… ti ho appena trovata – poi la fissa – Ehi, non ti sarai già stancata vero? – e alza il sopracciglio stupito. Buffy finalmente si rilassa e ride dandogli uno schiaffetto sul petto. La ronda va avanti tranquilla per tutta la notte e, una volta sulla strada del ritorno, quando Spike la guarda, lei sta dormendo beatamente accoccolata sul suo sedile. Russa leggermente e gli strappa un sorriso, è così dolce il suo viso mentre dorme che lui non riesce ad impedirsi di accarezzarle una guancia. Guida, accompagnato dalle prime luci dell’alba, verso il suo appartamento con la sua ragazza al fianco.

 

Come al solito parcheggia la Desoto dove non deve, davanti al palazzo. Buffy ancora dorme e non vorrebbe svegliarla, però non può lasciarla in macchina.

 

- Buffy… - chiama leggermente – Amore, svegliati, siamo a casa… -

 

Lei apre debolmente gli occhi stropicciandoli subito dopo come una bambina piccola e poi gli sorride, quel sorriso che gli fa sciogliere sempre qualcosa dentro. La prende in braccio e, con un calcio, richiude lo sportello della macchina. La porta in casa dove sa gia che si ameranno e, in seguito, dormiranno abbracciati.

 

Capitolo 12 – Dentro me

 

Il giorno seguente Buffy si reca nel suo vecchio appartamento per prendere le sue poche cose e trasferirsi, definitivamente, da Spike. Appena entra Darla la accoglie furiosa.

 

- Dove sei stata? Riley ti ha cercata!! – l’aggredisce subito, ma Buffy, a testa alta, la scansa e si dirige nella camera che, fino a pochi giorni fa, era la sua. Apre gli armadi e ammucchia tutti gli abiti sul letto, le sue poche cose tra cui una foto di sua madre e suo padre, e butta tutto in uno smunto borsone violetto. Darla la raggiunge, ancora acida.

 

- Mi vuoi rispondere? Credevo ti avessero arrestata! – si agita.

 

Buffy si volta verso di lei, gli occhi le brillano ed ha un sorriso radioso. Darla non l’ha mai vista così e, d’un tratto, capisce.

 

- È quel poliziotto, vero? È con lui che te ne vai! – dice incredula, e l’attraversa una punta d’invidia. Buffy annuisce contenta.

 

- Buffy, ma davvero pensi che lui ti ami? Che riesca ad amare una puttana che è stata con centinaia di uomini? – esclama aspra. Buffy non si scompone, continua a pigiare le sue cose nel borsone, non curandosi delle parole di Darla che, però, le sono arrivate dritte al cuore come stilettate, da lei non si aspettava delle parole così dure.

 

- Lui… Lui mi ama per quella che sono, mi accetta. Accetta il mio passato ed ama il mio presente… - ma non è convinta nemmeno lei di questo. In fondo non hanno ancora affrontato l’argomento riguardante il suo passato.

 

- Buffy, il tuo passato, il tuo presente ed il tuo futuro saranno sempre quelli di una prostituta! Riley ti troverà, vedrai! Ti porterà di nuovo qui e, se riuscirai a rimanere in vita dopo le sue botte, dovrai tornare sulla strada… è un cerchio dal quale non si esce… Nessuno può… - conclude tristemente, calmandosi un po’. Darla appoggia una mano sullo stipite della porta e, con occhi lucidi, lo accarezza. Buffy le va incontro e l’abbraccia forte, è stata la sua migliore amica per tutti quegli anni, si sono fatte forza e si sono curate le ferite a vicenda quando erano ad un passo dalla morte per le troppe botte subite. Darla piange sommessamente, non sa se ce la farà a stare da sola in quell’appartamento che, senza la presenza di Buffy, le sembrerà ancora più vuoto. Stanno abbracciate per qualche minuto senza dirsi nulla, poi Buffy si allontana, deve finire di fare i bagagli perché lui è da basso che l’aspetta. Mette le ultime cose nella borsa e poi la chiude, si guarda attorno ed il suo sguardo cade su Darla che non si è spostata dalla porta. Si mette il borsone a tracolla e l’abbraccia di nuovo, posandole un bacio sulla guancia.

 

- Ciao tesoro! Vengo a trovarti presto! Ti voglio bene… -

 

- Ciao Buffy, buona fortuna. Te la meriti… - e le fa un debole sorriso pentendosi per averla ferita poco prima.

 

Buffy attraversa per l’ultima volta la porta del suo appartamentino e scende di sotto, dove la sua nuova vita l’aspetta. Spike, seduto nella fidata Desoto, le sorride e scende, prendendole il borsone dalla spalla. Lei gli salta al collo, facendogli quasi perdere l’equilibrio, e lo ricopre di baci.

 

****

 

Una settimana dopo

 

Un bussare violento alla porta e la ragazza si avvicina titubante, sa già chi c’è dietro. Apre e una mano le serra il collo, mentre la porta si spalanca.

 

- Dov’è la tua amichetta? – ringhia Riley, stringendo di più l’esile collo di Darla, che con fatica raggiunge le dita dell’uomo e cerca inutilmente di allontanarle. Riley la sbatte al muro e allenta la presa di poco, in modo da permetterle di rispondere.

 

- No-non lo so Riley, io non l’ho più vista… - balbetta e la paura la fa tremare. Riley la scruta e la lascia. Darla cade a terra e, massaggiandosi il collo, tossisce. Nel mentre l’uomo la supera e si dirige alla camera di Buffy, neanche due secondi dopo è di ritorno più furioso di prima. Prende Darla per i capelli e la alza di peso.

 

- Come osi prendermi per il culo! Se ne è andata, e tu lo sai bene! Esigo sapere dove si trova! – sbraita, gli occhi iniettati di sangue e fuori dalle orbite: ha lo sguardo da pazzo.

 

- Non lo so… - risponde piangendo. Un dolore acuto le attraversa il viso ed il suo sangue caldo comincia a sgorgare abbondantemente dal naso. La mano di Riley è di nuovo alzata, pronta a scendere ancora su di lei. Dopo un quarto d’ora le mani dell’uomo sono sporche di sangue, come la sua camicia ed i suo pantaloni, ricoperti di schizzi vermigli. Darla è a terra, ricoperta di sangue e tremante, semi cosciente.

 

- Ne vuoi ancora o hai deciso di dirmi dov’è ora? – le domanda, fissandolo con uno strano ghigno. Dalla bocca della donna esce un fiotto di sangue, tossisce e cerca di rannicchiarsi, le duole ovunque, sicuramente ha anche delle ossa rotte. Riley si abbassa e la obbliga a girare il volto verso di lui, gli occhi azzurri di Darla si allargano e vi si legge paura e disperazione.

 

- Ne vuoi ancora? – domanda con tono falsamente gentile. Lei scuote il capo e singhiozza, provocando fitte che attraversano tutto il suo corpo.

 

- Bene tesoro, allora, dov’è la tua amica? – le chiede, carezzandole i capelli e scostandoli dal suo viso sporco di sangue raffermo. Darla è ancora titubante, ma appena intravede il guizzo di pazzia negli occhi dell’uomo, che ancora le carezza i capelli, cede.

 

- Un poliziotto… è… venuto a… prenderla – sospira, cercando di non pensare al dolore alle costole.

 

- E dove sono andati? – domanda interessato.

 

- Non… me l’ha… detto… - risponde. Riley di nuovo le tira i capelli e la obbliga a guardarlo bene negli occhi.

 

- Giuro che t’ammazzo se mi hai raccontato una stronzata! – la minaccia.

 

- È la verità… è la verità… - singhiozza lei. Riley la lascia andare e, finalmente, cammina verso la porta.

 

- Se la vedi dille che non mi può sfuggire! Lei è mia! Ciao amore, ci vediamo presto! – le dice da sopra la spalla.

 

Lui esce e Darla, che si sente un verme per quello che ha appena fatto, continua a piangere, ancora stesa a terra, per un tempo infinito.

 

****

 

Due mesi dopo

 

Buffy passeggia, se così si può dire, nervosamente nel minuscolo bagno dell’appartamento, che condivide con Spike da due mesi ormai, misurandone la grandezza con brevi passi. Si sta tormentando un’unghia con i denti in attesa del verdetto di quel bastoncino di plastica che tiene in mano, quel verdetto che le cambierà di nuovo la vita. Spike è fuori, il suo turno è ancora quello notturno, ma lei non l’ha più seguito da quando ha cominciato a sentirsi strana, ad avere nausee e un’improvvisa sonnolenza. Di colpo le è venuto il dubbio e ora, dopo essere passata in farmacia, ecco che aspettava di avere la conferma di quello che già sospetta. Con William non hanno mai usato precauzioni da quando abitano assieme e forse, in un momento di distrazione, è potuto succedere. Come l’avrebbe presa lui? Sarebbe stato contento? L’avrebbe cacciata?

 

Scuote il capo per allontanare quei pensieri, prima deve esserne sicura, poi potrà cominciare a disperarsi. L’orologio suona e determina la fine dell’attesa, Buffy deglutisce faticosamente e pianissimo, come se si trattasse di una moviola, porta il bastoncino davanti ai suoi occhi. È rosa. Subito prende la scatola, non si ricorda più che vuol dire. Pochi secondi dopo sta stringendo la scatola tra le dita: è incinta.

 

Capitolo 13 – Confessioni ad un futuro padre

 

Come dirlo al futuro padre? Ecco il vero problema di Buffy. Decide di uscire, ha bisogno di rinfrescarsi le idee. Di una cosa è certa però, lei avrà questo bambino, che Spike lo voglia o meno. Sa che lui non arriverebbe mai a picchiarla nel caso in cui non lo desiderasse e per lei è già una sicurezza in più per tentare di dirglielo. Due mesi sono pochi per decidere di metter su famiglia, ma lei ama William e ama stare con lui, ama cucinare per lui, ama aspettarlo quando finisce il suo turno, ama svegliarsi prima di lui e fargli il caffé quando è ora che si alzi. Decisamente glielo deve dire, non vuole che tra loro ci siano bugie anche se, fino ad oggi, non hanno mai parlato dei loro rispettivi passati. L’unica cosa che ha notato è che lui non si lamenta più del dolore alla testa, non sa dire se però è lui che cerca di nasconderlo o se veramente se ne è andato. L’aria pungente le raffredda il viso, è avvolta in un cappotto pesante che lui le ha regalato e sta camminando in una viuzza. Inconsciamente si ferma davanti ad una vetrina, vi è esposto un completino per neonato, tutto a strisce bianche e nere, come le magliette dei carcerati, con scritto “Sleep Thief”, il completo ha un paio di babbucce, i pantaloncini, la magliettina ed il bavaglino dove c’è la scritta. Buffy sorride ed entra senza pensarci due volte, ha trovato un modo per annunciarlo al papà.

 

È quasi l’alba e Spike, stanco morto, entra nel suo appartamento. Fa piano per non svegliare Buffy anche se, la maggior parte delle volte, è in piedi che lo attende e gli salta al collo non appena varca la soglia di casa. Quella mattina però è tutto spento e silenzioso. Si sfila le scarpe e, accanto a quelle di Buffy, scorge un paio di babbucce bianche, piccolissime. Le prende e, cercando di aguzzare la vista utilizzando la fioca luce che entra dalle tende, le fissa curioso. Non sa che Buffy è nascosta in camera e sta studiando le sue reazioni, attenta ad ogni ruga che si forma sulla sua fronte. Le porta davanti agli occhi e le rigira in modo da guardarle bene, nella loro interezza. Non capisce come siano finite lì, sono morbide al tatto e sono, l’unica parola che gli viene in mente è “puffose", senza rendersene conto comincia a ridere. Buffy si rilassa un po’ e, finalmente, esce dalla stanza facendo apposta rumore in modo che lui si accorga della sua presenza, gli salta tra le braccia e lo ricopre di baci. Fortunatamente lei si era rivelata se no Spike non avrebbe fatto in tempo a prenderla e sarebbero finiti sul pavimento.

 

- Ciao amore, com’è andato il lavoro? – gli chiede tra un bacio e l’altro, è contentissima perché la prima reazione è stata positiva. L’indomani avrebbe pensato alla seconda. Spike ridacchia mentre, rimessosi incredibilmente dalla stanchezza, comincia a vagare con le mani sotto la maglia di Buffy. Lei ansima mentre lui le stringe i glutei obbligandola a cingergli la vita con le gambe. Buffy però vuole che lui risponda alla domanda, così si allontana un po’ e lo fissa.

 

- Hey, si risponde alle domande! – dice imbronciandosi. Spike le sorride e, ammiccando, le risponde con voce mielosa.

 

- È sempre meglio l’accoglienza casalinga… - e fa per baciarla di nuovo, ma Buffy si sposta, vuole sondare il terreno.

 

- Ti è piaciuto il regalo? – e fa segno alle scarpine che, purtroppo, sono cadute a terra quando lei gli è volata tra le braccia. Spike la posa a terra e le raccoglie, dando loro dei colpetti come a voler togliere lo sporco del pavimento, che in realtà non c’è.

 

- Mi sa che hai sbagliato la misura passerotto, non mi entreranno mai – dice infilando due dita, ciascuna in una delle due scarpine, e poi muovendole come facesse dei passi. Buffy s’infuria nel giro di pochi secondi e passa dall’allegria alla rabbia, così pianta Spike nel piccolo atrio e si chiude in camera urlandogli “stupido” da dietro la porta chiusa. Lui alza gli occhi al cielo sconfitto, sbuffa e pensa che le donne non le capirà mai. Prende una coperta dall’armadio e si prepara a dormire sul divano. Preferisce lasciarla sola e chiederle spiegazioni il giorno seguente, ora non ne ha la forza, è troppo stanco e non si accorge di andare a dormire con ancora le scarpine infilate nelle dita.

 

L’indomani si sveglia che, come al solito, è già pomeriggio inoltrato. Buffy come sempre gli ha preparato la colazione ed è già tutto pronto sul tavolo, lei è voltata ed è impegnata con le fette di pane da tostare. Lui si alza e va in bagno, ha la schiena a pezzi e pensa che, fortunatamente, non gli capita spesso di dormire sul divano anzi, ripensandoci, quella è la prima volta. Solo in quel momento, mentre si sta spogliando, nota le scarpine infilate alle sue dita e, sentendosi stupido, comincia a ridere.

 

Buffy, che lo sente chiaramente, si domanda se sia diventato matto e si chiede se sia per il fatto di: uno, averlo mandato in bianco; due, averlo fatto dormire sul divano. Non riuscirà mai a darsi una risposta finché lui non uscirà dal bagno. In quel momento lo scroscio dell’acqua le segnala che lui sta facendosi una doccia e deve combattere contro il desiderio di andarlo a trovare, prima vuole dirgli che è incinta e poi, beh, poi potrà concedersi dei bei momenti con lui.

 

Spike esce dalla stanza, intenzionalmente, con indosso solo un asciugamano attorno alla vita ed i capelli ancora bagnati e scomposti, sa che Buffy non può resistergli quando è così! Solitamente è lei che gli strappa l’unica cosa che indossa e abusa quasi di lui sul pavimento, non che lui si lamenti, sia ben chiaro, tutt’altro!

 

Buffy lo segue con la coda dell’occhio mentre si avvicina a lei. Quando lo vede così lei muore, nel senso buono s’intende, ma le viene voglia di mordicchiarlo tutto e di sentirlo gemere sotto di lei. Con i capelli scomposti e bagnati poi è così sexy, con le goccioline d’acqua che gli cadono sul petto e scendono… scendono giù… verso, verso… Cerca di concentrarsi sul pane che sta imburrando e di non guardarlo, ma lui continua ad avvicinarsi a lei e sente il suo sguardo che la spoglia. Lui scivola alle sue spalle, non è contento del fatto che lei non abbia reagito come al solito, così comincia a sospettare che ci sia qualcosa che non va. Si abbassa e le bacia il collo, ma Buffy cerca di farsi forza e di non arrendersi ai suoi baci e alle sue carezze. Spike sposta il viso in modo che la sua bocca sia all’altezza dell’orecchio sinistro di Buffy.

 

- Che c’è che non va, amore? – le sussurra, carezzandole le braccia dalle spalle fino alle mani e tormentandole il lobo con le labbra e con i denti.

 

- Ni-niente… va… va tutto bene… - risponde lei, cercando di farsi forza, ma l’assedio di Spike è appena iniziato. Le slaccia il grembiule e lo fa cadere a terra con un unico gesto elegante, poi la prende tra le braccia premendo il suo viso sull’incavo del collo di Buffy e ne inspira il profumo.

 

- Sai di buono… - le mormora con la voce roca e bassa che a lei fa sempre tremare le gambe, fortuna che lui la tiene stretta e non rischia di cadere. Lei cerca di divincolarsi dandogli una gomitata scherzosa, ma quello che preme sulle sue natiche non ha nulla di scherzoso, è ben consapevole di dove Spike voglia arrivare e lei non è del tutto sicura di volergli sfuggire. Cerca un ultimo pretesto per tentare di salvarsi e di scivolare via dalla sua presa.

 

- Oh, non hai sentito il campanello? Aspetta che vado ad aprire – gli dice convinta, ma lui non si muove, la stringe di più.

 

- Buffy… - le soffia nell’orecchio il suo nome – non abbiamo il campanello… - ride.

 

Il suo cervello, che le ha mandato segnali di “SOS” per tutto il tempo, era appena passato al “DANGER” quando, sentendo il fiato caldo di lui sul suo orecchio lampeggia in modo allarmante su “TILT”. Percependo il “via libera” che arriva da Buffy, Spike la fa voltare e la guarda negli occhi, profondamente, in cerca di quello che, secondo lui, dovrebbe essere cambiato. Per fortuna non trova niente, solo amore e voglia di lui, ne è contento e sollevato, aveva temuto il peggio la notte scorsa. Si abbassa su di lei e la bacia con passione ed evidente urgenza, ha faticato a trattenersi e ora è arrivato al limite. Buffy gli cinge il collo con le braccia e lo porta più vicino a lei, tra i loro corpi non c’è più nessuno spiraglio, e lei, finalmente, gli strappa l’asciugamano facendolo, senza saperlo, felice, Buffy lo sente sorridere sulle sue labbra. Dandogli quell’ulteriore prova che nulla è cambiato tra loro, Spike la solleva e, allontanando le stoviglie dalla tavola, la poggia sopra insinuandosi tra le gambe aperte di lei. Buffy geme nella sua bocca, quando lui le scosta gli slip e avvicina il bacino, pronto a penetrarla. Prima di farlo però, vuole sentire la sua pelle, così le sfila la maglietta che ha indosso, per un istante nota che c’è disegnato un panda, poi in un attimo il disegno sparisce da davanti ai suoi occhi, lasciandogli una vista molto più piacevole: la pelle candida di lei ed i suoi seni sodi, pronti per lui.

 

- Buffy… - le sussurra, intanto che inizia a massaggiarglieli e a baciarle ogni angolo di pelle, a seguire con la lingua il tratto dal collo fino ad un seno, e poi all’altro, prestando la stessa attenzione ad entrambi.

 

- William… Oh, William… - sono le uniche parole che Buffy riesce a dire, ormai persa in quella danza.

 

Lentamente scivola in lei, il ritmo è incalzante, è al limite e non ce la fa più ad essere dolce, ha bisogno di lasciarsi andare. Buffy gli fa scivolare una mano sulla nuca e lo bacia con passione, avvicinandolo di più in modo da sentire il battito accelerato del suo cuore ed il suo fiato corto sulla pelle. In pochi minuti raggiungono l’apice del piacere e Buffy si abbandona sul petto di Spike che, a sua volta, poggia il capo sulla spalla di lei.

 

- Dio Buffy, cosa mi fai? – ansima, lei non risponde, ascolta in silenzio il battito di lui che piano torna normale e restano abbracciati per un po’.

 

Dopo essersi rimessa un po’ in ordine, intanto che Spike si veste, ripensa al suo piano. Forse sarebbe più facile dirglielo e basta, ma poi ci ripensa: è divertente vedere quanto tempo ci metterà a capirlo. Spike esce dalla camera da letto e si dirige in cucina facendole un sorriso.

 

- Che fame! Cosa mi hai preparato di buo… - lascia la frase in sospeso vedendo un biberon poggiato sul tavolo. Allunga il braccio e lo prende in mano, lo sguardo va da Buffy, che però è voltata, alla bottiglietta che ha anche un orsetto stampato sopra. Sorride e si alza, l’abbraccia da dietro e l’attira a se, facendole vedere il biberon.

 

- Mmmh, che cosa ha in mente la mia bambina cattiva? – le dice con fare sensuale. Buffy esasperata, volta gli occhi al cielo e si arrende all’evidenza: lui non ce la farà mai a capire. Si scioglie dall’abbraccio di Spike e gli dice di aspettare, poi sparisce in camera. Lui è rimasto impalato in cucina, attonito per il comportamento strano della sua donna, decisamente non la capirà mai. Lei riappare subito dopo con qualcosa in mano, gli si para davanti e lo spiega, è un vestitino da neonato, un completino a strisce nere e bianche con la scritta “Sleep Thief” sul bavaglino. Spike inclina il capo da un lato e lo osserva stupito.

 

- Avanti, prendilo – gli dice lei, porgendogli l’abitino. Spike lo prende, è dello stesso materiale delle scarpette della sera prima, Buffy intanto ha preso il biberon in mano e lo scuote davanti al suo naso.

 

- Vediamo quanto ci metti a capire… futuro papà! – esclama allegra, scoppiando in una risata, dopo che la faccia di Spike è passata dallo scettico alla gioia.

 

- Stai dicendo davvero?! Avremo un bambino? – è raggiante, e non riesce più a parlare, la troppa emozione lo sta sconvolgendo. Prende Buffy in braccio e la fa volteggiare, poi la posa a terra e la fissa negli occhi.

 

- Oh, amore… ti amo tanto! Vedrai, sarò un buon padre! Come lo chiameremo? Chissà se sarà un maschio o una femmina! Spero che sia bello come te! – continua a parlare a raffica e Buffy non riesce a dire nulla, ma il suo cuore scoppia di felicità.

 

Capitolo 14 – Felicità

 

Sei mesi dopo

 

Buffy è stesa sul divano, ha la schiena distrutta, il peso del pancione comincia a farsi sentire, ma è una donna felice. Spike la ricopre di premure ed è eccitatissimo perché ormai mancano pochi mesi e poi potrà stringere suo figlio tra le braccia. Ha già comprato tutto il necessario per il nascituro, non ha voluto sapere il sesso perché dice che per lui è uguale. Buffy si guarda attorno, la loro casa è diventata accogliente e calda. Anche se piccolo, l’appartamento andrà bene ancora per un annetto circa e a lei dispiacerà sicuramente doverlo cambiare. Quando ci pensa diventa un po’ triste, lì è nato il loro amore, si sono donati l’uno all’altro e lì è cominciata la sua vera vita. L’amore di William è stato come una spugna che, con un colpo, ha cancellato il suo passato e l’ha resa una donna migliore, forte, amata e capace di amare come mai avrebbe immaginato. Da dietro la porta sente i passi che ormai conosce perfettamente, Spike entra in casa e la sua espressione è quella di un uomo felice.

 

- Ciao tesoro – esclama e subito si avvicina preoccupato a lei, che è ancora sul divano.

 

- Stai bene? Hai male da qualche parte? – è premuroso come sempre. Buffy gli sorride e gli poggia una mano sul braccio.

 

- Stai tranquillo, riposavo solo un po’, sono uscita a fare la spesa e mi è venuto un po’ di mal di schiena… - risponde dolcemente, Spike scuote la testa.

 

- Te l’avevo detto di non sforzarti, sarei andato io a farla… - le ricorda preciso.

 

- Lo so, ma non puoi fare tutto tu Will, insomma tu lavori, cucini, fai i lavori di casa… io mi sento inutile… - mette il broncio lei. Spike le si mette accanto e le fa appoggiare il capo sul suo petto, le carezza i capelli. Da un po’ di mesi gli piace passare il tempo così, solo a contatto con lei. Con una mano raggiunge il pancione di Buffy e prende ad accarezzarlo dolcemente. Lei chiude gli occhi e si rilassa sotto il tocco gentile del futuro papà.

 

- Non sei inutile Buffy… - dice riprendendo il discorso – Tu sei impegnata a far crescere nostro figlio, quello che faccio io è il minimo. Davvero non mi pesa, tu mi renderai padre ed è… semplicemente meraviglioso – e le posa un bacio sulla tempia. Buffy si accoccola meglio contro di lui.

 

- Mi manchi quando non ci sei… - confessa, strusciando il viso contro la t-shirt che lui indossa. Spike è felice, non ricorda di esserlo mai stato così tanto. La stringe di più e rimangono così per buona parte del tempo.

 

****

 

Finalmente l’ha trovato, può vedere la sua testa ossigenata all’altro lato della strada, gli sembra che stia arrestando uno degli spacciatori che conosce. Lo osserva meglio e la descrizione di Darla corrisponde: capelli corti ossigenati, vestiti prevalentemente scuri, un lungo spolverino di pelle nera e, ultimo indizio, una Desoto anch’essa nera. Ha deciso che lo seguirà fino a scoprire dove si trova il suo appartamento. Lei non potrà sfuggirgli, sono sei mesi che la cerca senza interruzione e ora, se la ritroverà, le darà una lezione che non si dimenticherà più per il resto dei suoi giorni e che, lo spera, le farà capire che lei gli appartiene, in tutto e per tutto. Ora l’agente è salito in macchina ed ha acceso il motore, Riley fa lo stesso e, senza dare troppo nell’occhio, comincia a seguirlo. Si ferma poco distante dalla centrale di polizia dove l’uomo sta entrando strattonando lo spacciatore che ha arrestato poco prima.

 

Dopo una ventina di minuti l’uomo ricompare, è quasi l’alba ed il turno di lavoro è terminato. Sale sulla Desoto e si allontana velocemente, Riley lo segue. Poco dopo l’auto si ferma sotto una palazzina diroccata e l’uomo scende, rapidamente si avvicina al portone che si richiude dietro di lui. Quando Riley alza lo sguardo la vede, è lei! È appoggiata alla ringhiera del minuscolo balcone e, con un sorriso sul volto, rientra, probabilmente il poliziotto è arrivato. Il sangue gli ribolle nelle vene, ma cerca di restare calmo, domani le farà una bella visitina mentre il suo caro convivente sarà occupato con il lavoro. Sogghigna e si allontana.

 

****

 

- Come sta la mia principessa? – esclama Spike entrando dalla porta, Buffy, come al solito gli salta al collo, almeno per quello che l’addome pronunciato le permette di fare. Il suo raggio di azione è molto limitato ormai. Spike ride e, dopo averle sfiorato le labbra con un bacio, amorevolmente le poggia una mano sul ventre accarezzandolo.

 

- E come sta il nostro piccolo? – domanda senza staccare lo sguardo da lei.

 

- Stiamo tutti e due bene, tu? –

 

- Stanco… Ora mi faccio una doccia e mi metto a letto, mi fai compagnia? – sorride incoraggiante.

 

- William… io vorrei, ma… - arrossisce guardando il suo pancione. Spike le carezza una guancia.

 

- Intendevo dormire… - la guarda con dolcezza e lei gli sorride annuendo.

 

La notte passa tranquilla mentre dormono, la sua donna e suo figlio, adagiati contro il suo petto e stretti tra le sue braccia, staranno sempre vicino a lui.

 

Capitolo 15 – Conto da saldare…

 

La mattinata passa velocemente e, dopo che Spike è andato al lavoro, Buffy si stende sul letto. Ha un po’ di contrazioni e, qualche giorno prima, il medico le ha detto di stare stesa e tranquilla quando le sente. Chiude gli occhi e si addormenta. Quando si sveglia non sa dire che ore siano, ma sente chiaramente dei passi dietro la porta d’entrata. C’è qualcosa di strano però, quello non è il rumore dei passi di Spike, così si rimette tranquilla, non si alzerà anche se bussano alla porta. Chiude gli occhi e prova a rilassarsi. Non si accorge che la porta d’entrata, lentamente, si apre.

 

Apre gli occhi quando sente la porta della sua stanza sbattere e la chiave girare due volte nella toppa.

 

- Ciao bambolina… Finalmente ti ho trovata, ti sono mancato? –

 

A quella voce Buffy balza fuori dal letto, il cuore le batte all’impazzata e trema: è Riley. L’uomo cammina tranquillamente nella stanza e si va a sedere sulla scrivania di Spike, la guarda e le sorride.

 

- Allora, non sei contenta di vedermi? – chiede allegramente, poi lo sguardo s’incupisce di colpo ed i suoi occhi diventano due fessure oscure – Vedo che qualcuno non ha usato i contraccettivi… male! Molto male – osserva allusivo indicando il pancione della ragazza che ora lo guarda con occhi sgranati e d’istinto si copre il ventre con le braccia, come a volerlo proteggere. Riley si alza e comincia a camminare verso di lei che indietreggia terrorizzata.

 

- Sei stata una bambina cattiva Buffy e sai cosa succede alle bambine cattive, vero? Non è colpa mia, è solo colpa tua se ora sono costretto a punirti… - continua avanzando sempre più, Buffy non ha via d’uscita, nell’indietreggiare, infatti, ha trovato la fredda parete dietro di lei e Riley, ora, le è davanti.

 

- Riley… È mio figlio… - lo prega e nel mentre calde lacrime le rigano le guance pallide. Riley però non si ferma, la sua mano si alza e, potentemente, finisce sul viso di Buffy che, barcollando cade sul letto. Il dolore è sordo e le attraversa tutto il volto, un rivolo di sangue le scende a lato del labbro inferiore. Inchiodata dalla paura ed incapace quasi di articolare altre parole si raggomitola sul letto tentando di proteggere il suo bambino. Riley si scaglia contro di lei con violenza e la picchia, la trascina giù dal letto e le assesta un paio di calci al ventre. Buffy si accascia al suolo in preda a dolori lancinanti. In quel momento la maniglia della porta della stanza di abbassa ed una voce, attutita dal legno di quest’ultima, la chiama gentilmente.

 

- Amore? Tutto bene? Perché è chiuso? –

 

È Spike che, tornato a prendere il distintivo, che dimentica quasi sempre, vuole salutarla e vedere come sta. Riley tira su Buffy strattonandola per i capelli e le bisbiglia, in modo che Spike non possa sentire, in un orecchio gli ordini.

 

- Digli che va tutto bene o giuro che ti ammazzo qui e subito! – le sibila. Buffy singhiozza e fa un lieve cenno affermativo con il capo.

 

- Tutto… tutto bene Spike

 

- Oh, va bene tesoro, ci vediamo domattina – e sente i suoi passi che si allontanano. Buffy ormai si arrende, lui non ha capito il messaggio. Riley alza di nuovo la mano, mentre l’altra si serra attorno al suo collo minuto e lo stringe. La porta della stanza cade a terra e va a colpire il pavimento rumorosamente attirando l’attenzione dei due. Spike è ancora lì, con la gamba alzata nel gesto di abbattere la porta, cosa che gli è riuscita magnificamente. Con un rapido movimento estrae la pistola.

 

- Allontanati immediatamente da lei o ti ammazzo – gli intima. Riley, per tutta risposta, stringe il collo di Buffy che, debolmente, porta le mani su quelle dell’uomo e cerca di scostarle.

 

- Oh, vediamo se lei muore prima che tu spari… Potrei sempre farmi da scudo, che ne dici? – scherza, ma Spike non ride. Afferra uno dei vasetti di crema di Buffy e lo lancia rapidamente in faccia a Riley che perde l’equilibrio e lascia la presa su di lei che si porta le mani al collo sul quale ci sono evidenti segni blu. Il viso è gonfio e perde sangue dal naso e dal labbro ferito. La rabbia folle monta in Spike che si avventa su Riley e comincia a colpirlo, lo colpisce con violenza, con forza mettendoci tutto l’odio e la rabbia che prova in quel momento. Ormai è accecato dalla collera e dal dolore alla testa, davanti ai suoi occhi vede solo il volto tumefatto di Buffy.

 

- William! – l’urlo di Buffy lo riporta alla realtà, tra le sue gambe una macchia rossa scura si sta allargando sulla stoffa della gonna. Il dolore al ventre è talmente forte che la fa quasi svenire e non sa dire dove abbia trovato la forza di urlare. Spike da un ultimo pugno a Riley e lo ammanetta al pesante letto. È certo che non riuscirà a muoversi per un bel po’ di tempo visto lo stato in cui l’ha ridotto. Si avvicina a Buffy che si è stesa sul letto, pallida e sudata.

 

- Will… Ospedale… - sussurra aggrappandosi al braccio di lui. Spike non ci pensa due volte, la prende in braccio e, dopo averla avvolta in una coperta, la porta di sotto. Apre lo sportello della Desoto, ma Buffy lo ferma.

 

- Si… sporca… -

 

Spike la fissa sgomento.

 

- Ma che diavolo vuoi che m’importi? Ora sta calma, andiamo all’ospedale! – esclama preoccupato. L’adagia con attenzione sul sedile e parte a tutta velocità, con la sirena che suona. Buffy è zuppa di sangue, è pallidissima e ha perso conoscenza nel frattempo, l’emorragia non accenna a fermarsi. Spike, dopo averla presa in braccio, entra nel Pronto Soccorso.

 

- AIUTO! HO BISOGNO D’AIUTO! – grida guardandosi attorno. Due infermieri arrivano con una barella ed un medico sopraggiunge subito dopo.

 

- Si allontani ora – dice il medico sgarbatamente e poi sparisce dietro una porta con i portantini e Buffy. Spike in lacrime è rimasto lì, in piedi, nel grande atrio bianco pregno dell’odore di disinfettante. Solo.

 

Il tempo passa e dopo quasi tre ore il medico riappare, è vestito di verde segno che ha appena finito di operare. Raggiunge Spike e con aria grave gli si avvicina.

 

- Buongiorno, sono il dottor Liam O’Connel. Lei è il marito della signora Summers? –

 

- Non siamo sposati, ma è la mia compagna. Sono il padre del bambino – si presenta Spike, alzandosi dalla sedia e porgendo la mano al medico, che non ricambia.

 

- Signore, devo farle una domanda prima di darle informazioni sulla signorina… - sospira - Lei e la sua ragazza avete litigato? – il tono è severo ed accusatorio. Spike lo fissa stupito, apre e chiude la bocca senza dire nulla, ma poi capisce quello a cui il medico sta alludendo.

 

- Lei sta insinuando che io abbia picchiato Buffy? Ma è pazzo? Io la amo, come potrei mai farle del male? – dice aggredendo il dottore che perplesso scuote la testa.

 

- La signorina Summers ha perso il bambino a seguito di violente percosse, ha avuto un’emorragia molto grave e le abbiamo dovuto fare due trasfusioni mentre cercavamo di arrestarla. Le acque si erano rotte già da parecchi minuti così il bambino è rimasto senza ossigeno, abbiamo provato a rianimarlo ma senza successo… –

 

William si siede su una delle poltrone asettiche della sala d’aspetto e comincia a sciogliersi in lacrime.

 

- Dio, il mio bambino… nostro figlio non c’è più… - mormora tra un singhiozzo e l’altro.

 

Il dottore inspiegabilmente, vedendo la disperazione dell’uomo, capisce che non è stato lui a farle del male e gli mette una mano sulla spalla.

 

- Signore, mi dispiace molto per la perdita. Se vuole può sporgere denuncia, so che non è consolante, ma… – ora il tono è gentile e comprensivo.

 

- No, nessuna denuncia. Quel porco è ammanettato in casa mia… e l’ho conciato peggio di Buffy, glielo assicuro – ringhia senza nemmeno rendersi conto di parlare ad alta voce. Il medico è turbato e non sa che cosa fare.

 

- Signore… uhm… lei ha sequestrato un uomo? – domanda perplesso. Spike si rende conto di quello che ha appena detto e fissa il medico.

 

- Non si preoccupi, sono un agente di polizia – dice e mostra il distintivo. Il dottore si rilassa e gli sorride.

 

- Vuole vedere la signorina Summers? Credo che nel frattempo l’abbiano già portata in camera – lo informa. Spike annuisce e segue il medico.

 

Capitolo 16 – Perdite

 

Davanti alla porta Spike tentenna, non sa cosa dire a Buffy, sospira e, facendosi coraggio, abbassa la maniglia ed entra. La camera è piccola, ha due letti, ma uno è vuoto. C’è solo Buffy che tristemente guarda fuori dalla finestra il sole che lentamente sparisce lasciando il posto alla notte, il suo sguardo è spento e nemmeno si volta sentendo Spike che si avvicina a lei. Sul viso ha diverse medicazioni, ma la ferita più grande non potrà essere curata con un semplice cerotto. Gli avvenimenti di quel pomeriggio saranno sempre impressi in lei e in Spike. Lui si siede su una poltroncina accanto al letto e le prende una mano, Buffy però la ritrae senza nemmeno guardarlo.

 

- Buffy, Buffy… guardami ti prego… - la prega, ma lei non dice nulla anche se ha cominciato a piangere in silenzio. Spike allora si sposta sul letto e le si siede accanto, cingendole le spalle con un braccio e cercando di attirarla a se. Buffy scuote debolmente il capo, continuando a singhiozzare, ora un pochino più forte.

 

- Amore… vieni qui, piangi, ti farà bene – la invita lui, cercando di vincere le proprie lacrime che spingono per fuoriuscire. Ora è lei la più fragile e lui deve proteggerla, deve essere forte per entrambi. Buffy lo allontana e finalmente parla, anche se le parole che dice feriscono Spike.

 

- Vattene per favore… - gli dice nascondendosi il volto nelle mani.

 

- Perché mi allontani Buffy? Non farlo, non posso sopportarlo… - replica lui cercando di essere dolce anche se in realtà è disperato. Lei continua a piangere così lui, sconfitto, decide di lasciarla sola.

 

- Come vuoi, torno domani… - dice tristemente. Si alza, le posa un bacio sulla tempia e si allontana. Quando sta per aprire la porta la voce flebile di Buffy lo raggiunge.

 

- Mio figlio non c’è più… me l’hanno strappato via… - mormora.

 

Spike si volta e la vede mentre si massaggia il ventre che ormai è solo un ricordo di quello gonfio di qualche ora prima, adesso è molto meno pronunciato. Torna sui suoi passi e si siede accanto a lei, sul letto. Le copre le mani con la sua e la guarda con tenerezza.

 

- Buffy, io non so cosa dire in questa situazione, so solo che ti amo e vorrei poter alleviare il dolore che proviamo, ma non posso se tu non mi aiuti… - le lacrime cominciano a scendere sul bel viso di William – Ti chiedo solo di non allontanarmi, non tagliarmi fuori, ti prego… - ora Spike è scosso dai singhiozzi e Buffy, finalmente, si volta verso di lui. Non l’ha mai visto piangere, non ha mai visto nessun uomo piangere fino a quel momento, le sembra strano vedere le lacrime scorrere su quel viso che, solitamente, le trasmette sicurezza e tranquillità. Senza dire nulla si volta di nuovo e fissa la sua pancia, prima lì c’era la nuova vita che lei e William avevano creato, ora non c’era più nulla, solo il dolore per la perdita di quel figlio che desideravano tanto. Non era stata la natura a portarlo via, era stato un uomo, anzi una bestia senza cuore a farlo. Ripensandoci Buffy avrebbe voluto morire in quel momento, insieme a suo figlio per non dover affrontare tutto questo. Non sa nemmeno il motivo per il quale non riesce a guardare William in faccia, forse perché prova solo ribrezzo per se stessa e inspiegabilmente anche nei confronti dell’uomo che sta piangendo accanto a lei. Eppure sa che lui non ne ha colpa… è solo lei la responsabile di tutto, lei che si era illusa di poter avere una vita normale, di potersi buttare il passato alle spalle senza conseguenze. Il passato però è tornato e le ha presentato il conto che lei ha pagato con la vita del suo bambino, questo non potrà mai perdonarselo. Una strana voglia di fuggire lontana l’assale, vorrebbe trovarsi a chilometri di distanza e invece non può muoversi. Stranamente non prova nemmeno pena per il ragazzo biondo che singhiozza sommessamente aspettando una sua reazione, un suo gesto di conforto o una parola gentile, sta ancora tenendo le sue mani. Spike si asciuga le lacrime con il dorso della mano cercando di ricomporsi un minimo, è ancora più ferito di prima, lei non da segni di volerlo, è come se lo ripudiasse e non ne capisce il motivo. Si alza e lei nemmeno ci fa caso, guarda ancora fuori dalla finestra, ormai la notte è scesa sulla città e solo le sue luci artificiali la illuminano debolmente. Tutto sembra lontano e freddo, quel freddo che entra nelle ossa ed è difficile da scaldare. Per quella notte si separeranno, i loro cuori feriti non si uniranno per piangere insieme ed i loro corpi non proveranno a scaldarsi l’un l’altro, cercando di scacciare il freddo.

 

- Buffy, io vado… Devo sistemare ancora… – pensa all’uomo ammanettato nella sua stanza da letto - … alcune cose… - le dice. Le prende una mano e le bacia le nocche lievemente, la pelle di lei è calda e morbida sotto le sue labbra e quanto vorrebbe sentire la sua voce che gli dice che lo ama, che tutto andrà bene, ma lei tace pur non ritirando la mano. Spike si alza e se ne va lanciando un ultimo sguardo triste alla ragazza bionda, con lo sguardo perso chissà dove, seduta in quel letto bianco.

 

- Ciao – saluta ancora e poi richiude la porta dietro di se, purtroppo sa bene che non riceverà nessuna risposta da lei.

 

Quando arriva di sotto ed attraversa le grandi porte scorrevoli dell’ospedale l’oscurità lo accoglie e lo consola come fosse uno dei suoi figli, l’aria fredda della notte asciuga le ultime lacrime che ancora gli bagnano il viso. L’emicrania quella sera lo sta uccidendo, ma sa bene come sfogarsi, deve solo arrivare a casa. Un sorriso spaventoso gli incurva le labbra e lo sguardo si fa di ghiaccio: Riley gliela pagherà e cara. La Desoto parte a gran velocità diretta a casa.

 

Capitolo 17 – Disperata ricerca

 

Spalanca la porta di casa e si dirige subito in camera.

 

- Merda! – esclama guardandosi attorno. Ci sono macchie di sangue per tutto l’appartamento e Riley non c’è più. Spike era convinto che non avrebbe mai avuto la forza di fuggire, eppure l’aveva trovata ed era riuscito anche a togliersi la manetta, c’era una forcina accanto a questa, probabilmente l’aveva trovata per terra. Nel giro di due secondi Spike modifica il piano, si cambia gli abiti sporchi del sangue di Buffy, e sapendo a chi rivolgersi per trovarlo riparte. Quella sarà la notte della vendetta.

 

****

 

Spike colpisce ripetutamente con il pugno la porta di legno, poi resta in attesa. Dall’altra parte nessuna reazione.

 

- HEY! Apri la porta immediatamente o la butto giù! – urla continuando a colpire la porta. Dei passi affrettati si fermano dietro questa e la serratura scatta. La porta si apre e gli occhi indagatori di Darla lo scrutano.

 

- Che vuoi? – domanda infastidita, vederlo le ricorda le botte che ha preso per colpa sua e di Buffy.

 

- Dove sta il tuo protettore? Dove abita quel porco? Rispondimi perché non ho molto tempo e soprattutto non ho molta pazienza – il dolore gli pulsa nella testa accecandolo quasi. Darla è indecisa sul da farsi, sa che lui è un poliziotto ma sa anche che Riley la picchierebbe di nuovo e, forse, questa volta non se la caverebbe con costole incrinate, il setto nasale ed una gamba rotti.

 

- Non lo so – e fa per richiudere la porta, ma Spike è più veloce e insinua un piede nella fessura prima che questa si chiuda, proprio come ha fatto quella volta, tanto tempo fa, con Buffy.

 

- Dimmelo o ti giuro che ti strattono per i capelli giù dalle scale e ti porto in centrale con un’accusa ben peggiore di quella per prostituzione – l’aggredisce. Darla trema al solo pensiero di finire in galera, ma ha paura di Riley.

 

- No, chiedi a Buffy se vuoi sapere dove sta… Lasciami in pace ti prego –

 

- Buffy ha appena perso nostro figlio per le botte di quello stronzo, io devo trovarlo. Devo finire il lavoro che ho iniziato… lo devo ammazzare con le mie mani… - la voce di Spike è terribilmente atona, fredda e distaccata come i suoi occhi. Davanti a lui vede solo il volto dell’uomo che ha ucciso suo figlio e fatto del male alla sua Buffy.

 

Quando i suoi occhi gelidi incontrano quelli impauriti di Darla, capisce che anche lei ha subito gli stessi trattamenti di Buffy e se ne addolora. Odia profondamente gli uomini che, con le loro frustrazioni, si sfogano sulle donne indifese.

 

- Ascolta… ti prometto che quell’uomo non ti farà più nulla, ma devi aiutarmi a trovarlo – la invita cercando di essere più gentile. Darla lo fissa, indecisa sul da farsi, però forse può fidarsi e poi… Buffy ha appena perso il loro bambino per colpa sua e Spike è pronto a fare qualsiasi cosa.

 

- Mi dispiace per la vostra perdita… voglio bene a Buffy… - pensa ancora un istante, pensa a come si sentirebbe lei dopo aver perso un figlio – Riley di solito è al Chacha Club, ha una stanza al piano superiore – confessa tutto d’un fiato. Spike le sorride ed i suoi occhi, per un attimo, diventano dolci.

 

- Grazie… - cerca il nome e realizza di non saperlo.

 

- Darla… - gli viene in aiuto lei, sorridendogli.

 

- Grazie Darla – si volta e comincia a scendere le scale, ma la voce della ragazza lo fa fermare.

 

- Posso andare a trovare Buffy? –

 

- Le farà bene vederti… - le risponde senza voltarsi e poi ricomincia a scendere.

 

****

 

Il neon rosa e blu dell’insegna si riflette in una pozzanghera ai piedi di Spike. Una fila di persone sta attendendo di entrare al Club e alcune ridono e scherzano nell’attesa. Spike raggiunge i due tipi davanti alle porte, sente le lamentele e gli insulti delle persone che lo esortano a mettersi in fila, ma lui estrae il distintivo e lo mostra ai due energumeni.

 

- Ispezione – li informa.

 

I due, dopo averlo squadrato, fanno un cenno affermativo con il capo e lo fanno entrare. Il locale è pieno di gente che balla, beve e fuma. La musica a tutto volume che lo riempie non permette a Spike di sentire nient’altro se non il trambusto e l’odore di tabacco misto a marijuana. Sta cercando l’accesso al piano superiore, ma non notandolo decide di chiedere informazioni al bar. Una donna sta versando da bere, ha i capelli castani e lunghi, labbra piene, occhi grandi e castani, insomma una tipa affascinante. Spike si avvicina e incrocia le braccia sul bancone, lei gli sorride.

 

- Ciao biondo! Che cosa ti posso dare? – chiede allegra, pensando che è proprio un bel tipo. Con lo spolverino di pelle nera e i vestiti scuri ammette di non sembrare propriamente un poliziotto, ma non gli interessa.

 

- Che ne dici di qualche informazione? – le suggerisce.

 

- Hey tesoro, io faccio la barista, non sto all’ufficio informazioni – ride mentre alza le mani in segno di arresa. Spike però rimane serio.

 

- Io credo che tu sia in grado di darmele ugualmente – risponde spazientito, tira fuori il distintivo e, senza farsi vedere dagli altri, lo mostra alla ragazza. Lei cambia immediatamente atteggiamento, con il capo gli indica un posto appartato e Spike si avvia verso quest’ultimo.

 

- Joe, faccio una pausa – esclama verso l’uomo ben piazzato che sta all’altro lato del bancone.

 

- Allora tesoro, che cosa hai bisogno di sapere? La tua Faith è qui per servirti –  dice sedendosi sulla poltroncina color fucsia accendendosi una sigaretta. Spike gliela sfila dalle dita e ne prende una boccata.

 

- Sto cercando Riley, mi hanno detto che abita qui sopra ed io ho bisogno di trovarlo – fissa la reazione della ragazza, questa è ammutolita immediatamente. ‘Sarà un’altra vittima della “gentilezza” di Riley?’ pensa continuando ad osservarla.

 

- Non l’ho visto… - è nervosa e si accende un’altra sigaretta aspirandola abbondantemente.

 

- Capisco… e quella non è una macchia del suo sangue, giusto? – dice indicando l’orlo della maglietta bianca della ragazza. Faith abbassa lo sguardo e lo sposta sulla sinistra in modo che indichi una porta nascosta da un telone, che ora è leggermente spostato.

 

- Beh, allora grazie della chiacchierata –

 

- Non dirgli che… - comincia lei, senza finire la frase.

 

- Non dirò nulla, andrà tutto bene – dice fiducioso e poi si avvia verso la porta. S’insinua tra la gente che balla, il suo obiettivo è quasi raggiunto quando un energumeno gli afferra un braccio.

 

- Dove stai andando? – chiede poco gentile.

 

- Lasciami subito se non vuoi che ti spezzi il braccio – ringhia al gorilla, ma questo non molla la presa, così Spike fa spallucce e, come promesso, con una mossa veloce, gli porta il braccio dietro la schiena e, con uno strattone, lo spezza. Il tipo si accascia a terra, ma il rumore assordante copre le sue urla di dolore.

 

- Ti avevo avvertito… - e se ne va.

 

Apre la porta e sale le scale, quando arriva nel corridoio nota, a parte un magazzino aperto, una porta sull’altro lato: la stanza di Riley. Ci sono macchie di sangue sul muro che terminano proprio sulla maniglia. Spike si avvicina e bussa, trattenendo il nervosismo. Bussando avrà la possibilità di valutare rapidamente i pericoli che ci sono dietro la porta.

 

Capitolo 18 – Espiazioni e vendette

 

Una voce rabbiosa giunge da dietro lo spesso metallo.

 

- ERA ORA TROIA! ENTRA E DAMMI QUELLE CAZZO DI MEDICINE! –

 

Spike sorride: è solo. Entra e Riley sbianca di colpo vedendolo. È pieno di cerotti, di bende ed ha un braccio ed una gamba fasciati, difficile che riesca a muoversi rapidamente, quindi Spike ha tutto il tempo per girargli intorno, attendendo il momento giusto per intervenire.

 

- Tranquillo, le pastiglie non ti serviranno… Sono fiero di me, ti ho conciato per le feste eh! Io non ho bisogno di pestare le donne per sentirmi forte, non amo usare neanche le armi, mi fanno sentire meno virile – dice mentre si passa una mano lungo il petto fino ad appena sopra l’inguine, poi si siede davanti a Riley.

 

- Dove cazzo è il mio gorilla? – sibila velenoso.

 

- Oh, credo si stia ancora rotolando sul pavimento, gli ho spezzato un braccio… Wow, sono davvero forte, non trovi? – dice ironico mostrandogli il braccio piegato. È stranamente tranquillo e Riley sente un brivido freddo che gli attraversa la schiena, gli occhi gelidi e senza emozioni dell’uomo che gli sta di fronte gli fanno paura. In fretta afferra un coltello a serramanico e lo stringe tra le dita, Spike ride.

 

- Ma per favore! Vorresti farmi del male con quello? Sai che sei davvero patetico? Forse dovrei chiuderti in una stanza con tutte le ragazze che hai seviziato, penso che non faresti una bella fine… - s’incupisce un attimo e poi si rivolge di nuovo a Riley – Ma non lo farò! E sai perché? – domanda. Riley inconsciamente scuote il capo negativamente, è talmente impaurito che non ha nessun controllo sul suo corpo. Spike si avvicina pericolosamente, la mascella è serrata e con una mano gli afferra il collo.

 

- Perché questo mi toglierebbe la gioia di finire quello che io ho iniziato – dichiara, il tono è aggressivo e le dita si serrano ancora di più sul collo di Riley, che lotta debolmente, e lo solleva di qualche centimetro.

 

- Oh, povero Riley, ti fa male vero? Anche a Buffy faceva male! Anche a mio figlio faceva male, ma a te non è importato vero? Perché tu sei potente, perché tu sei importante, tutti hanno paura di te. Ora però è finita, nessuno urlerà più sotto i tuoi colpi, tocca a te gridare e giuro che griderai, oh, se griderai… Sarebbe una morte troppo bella se ti spezzassi il collo. Non soffriresti abbastanza… - la voce di Spike è tagliente e distaccata, Riley ascolta e trema ad ogni parola, ora nei suoi occhi c’è la paura pura. Spike allenta la presa sul collo di Riley e questo inizia a tossire, mentre Spike lo ributta sul divano. Qualcosa di caldo gli sta scivolando lungo il fianco, guarda in basso ed ha il coltello piantato nella carne. Ride istericamente e se lo toglie, il sangue sgorga ancora più generoso, ma lui non sente il dolore.

 

- Pensavi di fermarmi con questo? Però… potrei conciarti ben bene con questo, che ne dici? – chiede. Riley si pente subito del gesto fatto e scuote il capo.

 

- Io non volevo, mi dispiace per Buffy e per tuo figlio – sussurra. Spike esplode in una risata fragorosa che ha qualcosa di sadico.

 

- Questa è bella! Davvero bella! Ti dispiace? TI DISPIACE? Ora basta giocare! Ora… mio caro amico… ora faremo sul serio! – getta il coltello lontano e si avventa su Riley. Lo colpisce forte tanto che anche le sue mani cominciano a sanguinare, gli prende la maglia e lo alza di peso, lo sbatte contro il muro e continua a pestarlo. Quando vede Riley respirare appena lo lascia cadere a terra. È un poliziotto e purtroppo non riesce ad andare oltre, lo poterà in carcere perché quello è il suo dovere. Riley vomita sangue e tossisce, poi si rivolge a Spike, la voce è bassa e roca.

 

- Bravo cagnolino… portami dentro… tra qualche mese uscirò… e mi sbatterò… la tua donna… la farò urlare… come una cagna in calore… Ti hanno educato bene… mio caro poliziottino… - tossisce e ridacchia nello stesso tempo. Il sangue ribolle nelle vene di Spike che si volta di scatto e si abbassa flettendo le gambe. Estrae il distintivo dalla tasca dello spolverino e lo mostra a Riley. Spike ci sputa sopra e lo getta lontano, in un angolo della stanza.

 

- Ora non lo sono – e riprende a picchiarlo. Lì vicino nota dei lunghi aghi, probabilmente servono per cuocere gli spiedini sul caminetto che c’è in fondo alla stanza. Spike si alza e ne prende un paio.

 

- Sai da dove viene il nome Spike? – Riley lo fissa sconvolto – Quando lavoravo a Londra, nella polizia segreta, mi piaceva torturare i boss con dei bei chiodi di ferro roventi… Ahhh, bei tempi! Ma ora lo posso fare di nuovo, tu che dici? In fondo ti ho promesso che urlerai e fino ad ora non ho sentito nulla se non mugolii da checca – dice mostrandogli gli aghi. L’uomo sanguinante scuote il capo e Spike, anche se non ne è sicuro, crede che stia piangendo.

 

- Non stai piangendo vero? Io odio quelli che piangono cercando di impietosire gli altri. Non so perché ma mi fanno innervosire parecchio – la voce piatta del ragazzo mette paura, è talmente calma e tranquilla che preannuncia qualcosa di davvero spaventoso, è sull’orlo della pazzia.

 

Ora Spike ha acceso il fuoco usando la benzina del suo zippo in modo che le fiamme facciano presa subito sulla legna. Quando il fuoco è abbastanza vivo e le fiamme arancioni e rosse danzano davanti ai suoi occhi, mette gli aghi sul bordo, con la punta infilata nei tizzoni ardenti e poi si volta verso Riley.

 

- Vedrai, ci vorrà solo un attimo –

 

- No… no… - mugugna l’altro sempre a terra.

 

La porta dell’appartamento si apre e Faith rimane lì, ferma, a guardare la scena. Riley alza una mano verso di lei chiedendole aiuto. Lo sguardo della ragazza passa dal suo “capo” a Spike e viceversa. L’uomo con lo spolverino non si è nemmeno mosso, continua a rigirare gli aghi con attenzione, come stesse cucinando, in modo che si arroventino bene.

 

- Aiuto… - la debole voce del ragazzo a terra è rivolta verso Faith, che però resta immobile. Davanti ai suoi occhi passano tutte le immagini delle maltrattamenti che Riley le ha fatto subire, poi passano quelli di altre cento, mille ragazze. Si volta verso Spike che ora la sta fissando.

 

- Fa’ quello che vuoi… - le dice gentilmente. Faith si avvicina a Riley e si accovaccia mettendogli una mano sulla spalla lussata. Negli occhi dell’uomo si riaccende la speranza, ma dura solo un attimo.

 

- Crepa stronzo! – gli augura lei, stringendogli la spalla e facendolo urlare.

 

- Questa sì che è musica, ragazza! – si complimenta Spike che si avvicina con il ferro rovente.

 

- Vuoi assistere? – le chiede, ma lei scuote il capo.

 

- No, grazie. Mi basta sapere che creperà. A te l’onore biondo, sicuramente avrai anche tu una buona ragione – gli da una pacca sul braccio e gli sorride. Faith esce e richiude la porta dietro di lei. Mentre si allontana, sente chiaramente Riley urlare di dolore, sospira e scende con il sorriso sulle labbra. È libera.

 

Con gli aghi roventi conficcati nella carne sanguinante Riley fissa il suo carnefice, ora capisce che lui gli farà espiare tutte le sue colpe, purtroppo dovrà pagare con la sua vita, ma ora capisce che è inevitabile. Uno degli aghi è conficcato nel suo stomaco e, una volta tolto, la bile uscirà lentamente ed avvelenerà tutto il suo organismo. Una morte lenta e dolorosa lo attende. Spike lo guarda e con un unico gesto sfila l’ago.

 

- Con questo credo che io abbia finito il mio lavoro… Buona morte Riley, mentre crepi prova a ripensare a tutti quelli a cui hai fatto del male e chiedi perdono – getta a terra l’ago e se ne va.

 

Dopo un paio d’ore Faith trova il cadavere di Riley riverso a terra in una pozza di sangue.

 

Spike esce dal locale ed assapora l’aria della notte, ormai è uno dei suoi figli, appartiene all’oscurità… il cuore è freddo, le emozioni non fanno parte del suo essere e la vendetta non è stata sufficiente a scacciare il dolore. Piange intanto che sparisce inghiottito dalle ombre.

 

Capitolo 19 – Non abbandonarmi

 

Spike entra nella camera d’ospedale, Buffy è seduta nel letto, oggi ha un po’ più di colore sul volto e questo lo rassicura. Avanza ma lei non si volta nemmeno, lui ormai ci è abituato, sono tre giorni che fa così. Le ha detto cosa ha fatto a Riley, senza però ottenere nessuna reazione da parte sua e comunque nemmeno lui è soddisfatto di averlo ucciso, la vendetta non è un’azione che potrà riportare loro figlio in vita. Le ha portato un mazzo di rose rosse e gliele poggia sulle gambe.

 

- Ciao amore, come ti senti oggi? – le chiede gentile, baciandole una guancia. Lei non risponde, ma osserva i fiori, con una mano li carezza, ma poi prende il bouquet e lo lancia contro la parete.

 

- VATTENE, VATTENE VIA! SMETTILA DI ESSERE GENTILE! SMETTILA! SMETTILA! – urla contro Spike che allibito assiste alla scena. Si avvicina a lei e le blocca i polsi cercando di farla calmare.

 

- Buffy. Buffy, calmati ti prego… - l’abbraccia e lei scoppia in un pianto dirotto, però questa volta, come reazione, ottiene che lei si aggrappi a lui con forza.

 

- Il nostro bambino… - singhiozza – non c’è più… è tutta colpa mia – e continua a piangere contro il petto di Spike che dolcemente le accarezza la schiena, anche se prova un po’ di dolore dal taglio sul fianco che ancora non è guarito.

 

- No Buffy, non è colpa tua… Io non lo penso e non devi pensarlo nemmeno tu, neanche per un attimo. Nostro figlio è morto perché un bastardo se l’è presa con te e con lui, eravate indifesi ed io non ero… - anche Spike comincia a piangere – non ero lì per proteggervi… -

 

Restano abbracciati stretti per un po’, poi Buffy si allontana e si asciuga il viso con i dorsi delle mani. Spike le prende il viso tra le mani e si china su di lei, ha bisogno di sentire il suo calore, ha bisogno di avere la conferma che lei lo ami ancora, ma quando è a pochi centimetri dalle sue labbra, lei si volta.

 

- Perché Buffy? – chiede ferito, i suoi occhi blu sono arrossati, sia per le lacrime sia per la mancanza di sonno, ed ora anche infinitamente tristi.

 

- Oltre mio figlio non voglio perdere anche te, perché continui ad allontanarmi? – le chiede sconfortato.

 

- Ora sono stanca… Lasciami sola per favore – risponde con voce vuota, senza emozioni così come i suoi occhi. Spike la prende per le spalle e la obbliga a guardarlo.

 

- No Buffy! Ora voglio sapere perché mi rifiuti! Cosa ti ho fatto io? Perché non pensi anche un po’ al mio dolore? Non sei solo tu ad aver perso il nostro bambino, anche io l’ho perso! E ora non posso accettare di perdere anche te senza conoscerne il motivo! Dammi una spiegazione logica e poi, se mi convincerai, ti lascerò stare – piange in preda allo sconforto intanto che aspetta la risposta dalla donna che ama disperatamente, ha paura di conoscere la risposta, vorrebbe fuggire per non dover sentire le parole che sicuramente gli porteranno via una parte di anima. Buffy si divincola dalla presa.

 

- Lasciami! Lasciami brutto stronzo! –

 

Spike la lascia immediatamente e si allontana di qualche passo.

 

- Buffy… Io non sono Riley… perché mi tratti così? Io ti amo e non merito questo… - è sconvolto, Buffy si porta una mano alla bocca, rendendosi forse conto di quello che gli ha detto, purtroppo però parole ben peggiori escono dalle sue labbra.

 

- È colpa tua, tu mi hai costretta a stare con te, tu mi hai fatta restare incinta… È stata tutta colpa tua, ora lo so. Vattene, io ti odio! – confessa. Spike non sa più che dire, è talmente frastornato che gli sembra di parlare con un’altra persona e non con la ragazza dolce che gli saltava al collo quando lui tornava a casa, con quella che di notte lo amava con passione, che lo guardava con affetto, che gli sussurrava il suo amore. Abbassa la testa e si porta una mano sugli occhi, piange sommessamente davanti a lei, si sente impotente ed ora è di nuovo solo. Anche lei l’ha lasciato senza una spiegazione, proprio come Drusilla. Buffy ha ripreso a guardare fuori dalla finestra, senza più curarsi di lui, chiudendosi definitivamente nel suo dolore. Lo vuole allontanare, l’ha ferito di proposito perché sa che non riuscirà più a tornare la stessa ragazza che lui ha amato. Spera solo che se ne vada presto perché tutto le costa fatica, si sente terribilmente in colpa per la morte del loro figlio e sa che non riuscirà a superarla.

 

- Buffy… io non ti lascio… Ti porterò a casa con me, fosse l’ultima cosa che faccio… - questo le dice prima di andarsene. Buffy comincia a piangere sommessamente pregando che lui non torni.

 

****

 

Mentre Spike percorre i corridoi dell’ospedale incontra il dottor O’Connel che gli si avvicina.

 

- Allora, come ha trovato Buffy? Domani, se vuole, la possiamo dimettere. Non ha più perdite ed il suo ambiente l’aiuterà di certo – osserva il medico. Spike però lo guarda tristemente, un sorriso malinconico sulle sue labbra fanno capire al medico che qualcosa non va.

 

- Che cosa è successo signor Archer? –

 

- Buffy… Buffy rifiuta ogni contatto con me, mi ha detto di andarmene, di lasciarla in pace. Quando entro nella stanza non mi guarda nemmeno, non fa che guardare fuori dalla finestra o piangere. Io non ce la faccio dottore, non ce la faccio a vederla così. Mi chiedo se lasciandola potrebbe stare davvero meglio. Magari non volendo ho fatto qualcosa che la fa star male – il tono di Spike è quello di un uomo distrutto e disperato. Il medico gli mette una mano sulla spalla.

 

- Non la lasci, lei ha bisogno del suo amore, più di qualunque altra cosa. In questo momento probabilmente lei si odia, odia se stessa per la morte di vostro figlio. Tra madre e bambino s’instaura un rapporto speciale e quando questo viene interrotto bruscamente è facile che la madre cada in depressione. Le stia vicino e vedrà che tutto tornerà pian piano come prima. La porti a casa e vedrà che già cambierà qualcosa –

 

- Grazie dottore, lei mi da una speranza che credevo di non avere. Domani passerò a prenderla in mattinata –

 

- Bene, l’aspetto. Arrivederci – gli porge la mano e Spike la stringe.

 

- Arrivederci -

 

Capitolo 20 – Bisogno d’amore

 

Spike scorta Buffy fino alla porta d’ingresso, l’apre e poi la spinge gentilmente dentro l’appartamento. Ha accuratamente nascosto tutto quello che avevano comprato per loro figlio in modo da non turbarla.

 

- Bentornata a casa tesoro – le sussurra baciandole una guancia, senza però ottenere nessun risultato. Dopo la perdita si è chiusa in un ostentato silenzio e sembra quasi provare repulsione nei suoi confronti, cosa che lo ferisce profondamente anche se cerca di non darlo a vedere. Le prende una mano e la guida, come fosse una bambola inanimata, verso il divano facendola sedere.

 

- Vuoi che ti porti qualcosa? Un po’ d’acqua? – domanda premuroso, ma Buffy non lo guarda, il suo sguardo è perso, lontano, distante mille miglia da lì. Le carezza una guancia e si china in modo da guardarla in volto. La chiama dolcemente, tentando invano di riportarla lì, accanto a lui, perché ha bisogno di lei. In quei terribili giorni nei quali è stato solo ha capito quanto lei sia importante per lui, quanto lui abbia bisogno di lei per vivere, lei è il suo mondo, è tutto. Sente però che per lei non è più così, scaccia quel pensiero come ha fatto per giorni interi, quella vocina nella sua mente però non vuole tacere, continua a ripeterglielo sempre, con tono maligno, quasi canzonatorio, come se godesse nel vederlo soffrire: “lei non ti ama più”. Finalmente Buffy si volta verso di lui e lo guarda, gli occhi sono vitrei, senza gioia, spenti, denotano solo dolore e malinconia.

 

- Amore, hai bisogno di qualcosa? – chiede ancora. Sa che Buffy lo fissa ma in realtà non lo vede, eppure per il solo fatto che lei è voltata verso di lui, è contento. Dopo qualche minuto, vedendo che Buffy non accenna a muoversi o a dire niente, si alza e si sposta in cucina dove prende un bicchiere e lo riempie d’acqua fresca. Torna da lei e glielo porge.

 

- Tieni, ti farà bene – sussurra. Lei lo prende in mano e subito lo rilascia, rompendolo in mille pezzi e facendo spargere l’acqua sotto i suoi piedi e sul tappeto. Spike, cerca di restare calmo e di alza per andare a prendere uno strofinaccio per asciugare l’acqua, poi raccoglierà i cocci del bicchiere. Quando è in cucina sente le lacrime premere per uscire, si tampona gli occhi con la manica della camicia e inspira profondamente per scacciare la voglia di buttarsi a terra e piangere a dirotto. Nei giorni passati l’ha già fatto troppe volte e ora non vuole ripetere, non ora che c’è lei. Deve essere forte per entrambi. Torna nella stanza e nota che Buffy si è spostata, ora è davanti alla finestra e accarezza inconsciamente la tenda, poi la stringe tra le dita talmente forte che la sua pelle diventa bianca. Spike la lascia fare, si inginocchia e comincia ad asciugare l’acqua.

 

- Ahi! – esclama ad alta voce, destando l’interesse della ragazza che subito si è voltata verso di lui. Il sangue scende copiosamente dal taglio che si è procurato sull’indice, le piccole gocce purpuree cadono a terra e si mescolano all’acqua creando uno strano gioco di colori.

 

- Merda! – dice alzandosi e dirigendosi in bagno, seguito da Buffy che, stranamente, è rimasta affascinata dall’incidente. Spike mette il dito sotto l’acqua e con la mano libera cerca il disinfettante nell’armadietto sopra il lavandino. Non si accorge che Buffy ha preso la confezione prima di lui e la fissa, lui si volta e la guarda disarmato, non sa cosa dirle e cosa fare. Tenta di non spaventarla e gliela sfila dalle dita, le sorride e poi comincia a disinfettarsi il taglio che, tra l’altro, è abbastanza profondo. Buffy intanto, dopo averlo osservato, si abbassa e, come fosse una bambina, osserva tutto quello che lui fa. Spike è devastato, un dolore forte gli comprime il petto, davanti a lui capisce che non c’è più la “sua” Buffy, c’è un’altra persona, una persona che non lo ama più e che, probabilmente, ha perso la testa. Dopo essersi messo un cerotto si allontana dal bagno velocemente, non ce la fa più a vederla così, e fugge sul piccolo balcone, ha bisogno di prendere aria e di pensare, ma pensare a cosa? Per un attimo la vocina di prima gli sussurra che deve sbarazzarsi di lei, ma subito la scaccia anche se, in cuor suo, per un secondo ha pensato che sia la soluzione migliore. Buffy l’ha raggiunto anche se è rimasta all’interno dell’appartamento, lo fissa con sguardo triste come se avesse potuto leggere i suoi pensieri, quelli profondi che cerca di soffocare. Spike si volta e capisce che, anche se non sarà più la stessa, lui non smetterà mai di amarla, di desiderarla, di volerla proteggere. Sì, proteggerla, ecco cosa deve fare. Entra e l’abbraccia, la stringe a se dando un addio silenzioso alla “sua” Buffy e accettando quella nuova, giurando che non farà mai nulla per farla soffrire come ha sofferto fino a quel momento. Buffy cerca di divincolarsi dal soffocante abbraccio, ma poi poggia il capo sul suo petto e si fa cullare da lui che, nello stesso momento, piange per la perdita della sua donna.

 

****

 

- Dottore, io non riesco davvero a capire che cosa succede a Buffy. Non è più lei, sembra… sembra… - non voleva dirlo, ma era inevitabile – pazza… - bisbiglia. Il dottor O’Connel sta consultando la cartella però, quando Spike pronuncia quell’ultima parola, alza il capo e lo fissa incredulo.

 

- Pazza? – ripete ad alta voce, cosa che a Spike da fastidio anche se annuisce debolmente. Il medico scuote la testa e richiude la cartella.

 

- Non è pazza signor Archer, si è solo chiusa in se stessa, lei deve aiutarla a riaprirsi, a tornare a vivere. La perdita che ha subito è stata grave ed è stata provocata da violenza. Le perdite causate dalla natura fanno male, ma si riesce con il tempo ad accettarle mentre così, quando il responsabile è un essere “umano” – mima le virgolette mentre lo dice – è più dura da superare. L’aiuti, le stia accanto –

 

Spike da un pugno sul tavolo, violentemente, il viso è rigato dalle lacrime.

 

- Lei non mi vuole accanto… - mormora tra i singhiozzi – lei non è lì con me… -

 

Il medico si alza e gli mette una mano sulla spalla in segno di conforto.

 

- Vedrà che con la pazienza riuscirà a svegliare la parte di lei che ora è nascosta, Buffy l’ha fatto per non soffrire, per cancellare il dolore senza doverlo affrontare veramente. Cerchi di comprenderla, cerchi di consolarla e vedrà che presto potrete affrontarlo insieme – esclama il dottore. Spike scuote il capo.

 

- E come diavolo faccio a starle vicino quando io la desidero e la amo con tutto me stesso? Dio, io vorrei aiutarla, ma in realtà tutto ciò che voglio è che lei mi abbracci, che mi baci, che mi dica che mi ama… Sono io il debole Liam, sono io che ho bisogno d’aiuto… - dice sommessamente prendendosi il capo tra le mani, continuando a singhiozzare. Il medico gli si siede accanto.

 

- William, lei non è debole, è un uomo innamorato che ha perso un figlio e ora pensa di aver perso anche la donna che ama, ma non è così. Torni a casa e stia con Buffy, la coccoli, la ami e vedrà che tutto andrà bene –

 

- Ma lei non mi vuole, rifiuta il contatto, lei… -

 

- Vedrà che pian piano l’accetterà, la faccia innamorare nuovamente di lei – gli sorride. Spike alza il capo e lo fissa. Farla innamorare di nuovo, ecco cosa deve fare! Un sorriso appena accennato gli incurva le labbra, sorride al giovane medico e, dopo averlo ringraziato, si dirige a casa.

 

****

 

Quando entra trova Darla che chiacchiera con Buffy, beh, chiacchiera da sola davanti a Buffy perché lei evidentemente non risponde. Quando lo vede Darla sospira e si avvicina a lui, scuote il capo.

 

- Non reagisce nemmeno con te? – domanda. Darla sospira di nuovo.

 

- No, come se parlassi al muro… mi dispiace Spike… - risponde sincera. Lui la ringrazia e le dice che ora può andare a casa e che, se ci saranno novità, l’avvertirà. Darla annuisce e, prendendo il cappotto e la borsetta, torna a casa.

 

Spike si avvicina a Buffy che, come sempre, ha lo sguardo perso nel vuoto. Le prende le mani tra le sue e comincia a baciarle, lei le ritrae e lui non insiste.

 

- Hai mangiato tesoro? Ti va di uscire un po’ con me, così prendiamo qualcosa? – chiede sperando in una risposta, che però non arriva. Non si perde d’animo e, prendendo le mani di Buffy, la fa alzare e l’accompagna in camera da letto. La fa sedere sul letto e apre l’armadio in cerca di un abito da farle indossare per uscire. Trova una gonna lunga color pastello ed una maglia di cotone bianca. Li accosta e li mostra a Buffy.

 

- Che ne dici? Ti piacciono? – domanda, ma come sempre la sua richiesta rimane senza risposta.

 

- Beh, chi tace acconsente, vero? – esclama facendo spallucce. Buffy sposta lo sguardo sui vestiti. Spike si avvicina e la fa alzare, prende i vestiti e glieli mette in mano.

 

- Adesso ti vesti e poi usciamo… - ordina, ma Buffy rimane immobile con gli abiti tra le braccia. Spike la osserva e vede che nei suoi occhi c’è una muta domanda.

 

- No Buffy, ti vestirai da sola! Non sei una bambina, sei una donna! Hai capito? UNA DONNA! – la sgrida severo, ma si scioglie quando i suoi occhi verdi si riempiono di lacrime. Sospira e le prende i vestiti dalle mani, poggiandoli nuovamente sul letto. Le sbottona la giacca del pigiama, indumento che non ha quasi mai abbandonato da quando è tornata a casa tre giorni prima, e la fa scivolare lungo le sue braccia, buttandola a terra. Subito seguono i pantaloni che, dopo aver allentato il cordino, scivolano sinuosamente lungo le gambe della ragazza. Vedendola così, davanti a lui, solo in biancheria intima, un fremito gli attraversa la schiena. Le poggia le mani sulle spalle, mosso da una forza più forte della sua volontà, e le percorre le braccia lentamente. Quando arriva alle mani gliele prende e l’afferra portandola più vicina al suo corpo, Buffy lotta, ma lui non lascia la presa. Comincia a baciarle il collo scendendo sempre di più lungo la linea tra i seni ancora coperti dal reggiseno, risalendo poi di nuovo fino al suo orecchio.

 

- Dio Buffy, quanto ti voglio… - le sussurra con voce roca, Buffy ha un tremito che non sfugge a Spike che lo prende come invito a continuare. Mentre le bacia e le morde di nuovo la pelle sensibile del collo e della spalla le slaccia il reggiseno, prende le spalline tra le dita e le allarga per farle scendere. In quel momento Buffy incrocia le braccia sul petto e si divincola furiosamente.

 

- NO! NO! – urla rifugiandosi in un angolo della stanza con il respiro affannato. Spike è contento, almeno ha sentito di nuovo la sua voce, ma questa è una magra consolazione, in fondo gli sta urlando di stare lontano da lei, lo sta ripudiando e questo lo ferisce. Abbassa il capo e stringe i pugni.

 

- Scusami Buffy… - sussurra e poi lascia la stanza, chiude la porta dietro di se e poggia il capo sul duro legno. Stringe la mascella e da un pugno al muro davanti a lui, le nocche sanguinano un poco.

 

- CAZZO! – dice ad alta voce, poi va in bagno: ha bisogno di una doccia fredda per impedirsi di tornare nella stanza e fare l’amore con lei, anche contro la sua volontà. Quando esce dal bagno la porta della stanza è ancora chiusa, avvicina l’orecchio e sente Buffy che singhiozza, deve averle fatto davvero paura. Non sa che fare, se entrare o meno ma, alla fine, opta per la seconda possibilità. Va in soggiorno e inizia a preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Quando il profumo del cibo aleggia nell’appartamento, la porta della stanza si apre piano e Buffy esce: indossa la gonna ed il golfino. Spike la ignora, troppo preso da una pentola che fuma decisamente troppo, la prende e la butta nel lavandino, scottandosi.

 

- Ma porca miseria! – esclama agitando la mano che si è scottato e che prima si era anche ferito, in quell’istante nota Buffy in piedi davanti a lui. Inconsciamente sta ancora agitando lentamente la mano in aria, quando Buffy fa qualche passo verso di lui. Si gira verso il lavandino e apre l’acqua, lo scroscio dell’acqua fredda sul metallo della pentola riempie per un attimo la stanza, poi un po’ di fumo sale verso il soffitto, ma è solo un attimo. Buffy si gira ancora verso di lui e gentilmente gli prende la mano, Spike è pietrificato e non trova niente da dire, così si lascia guidare da lei che, sempre stando attenta a non fargli male, gli mette la mano sotto il getto dell’acqua fresca, in seguito la lascia, se ne va in salotto e si siede sul divano allontanandosi da uno Spike interdetto, ma felice. Quello è il primo segnale che gli dice che non è ancora tutto perduto.

 

Capitolo 21 – I ricordi del cuore

 

Spike si rigira sul divano dove ora è solito dormire da ormai quasi tre mesi, la luce sta entrando prepotentemente dalle finestre costringendolo a svegliarsi. Sente dei rumori in cucina e subito si desta, i sensi tesi mentre si avvicina. Si rilassa vedendo Buffy che sta trafficando con una tazza e che si guarda intorno smarrita. Da qualche giorno, infatti, si prepara la colazione da sola. Lo rifiuta sempre e non sopporta quando lui è lì con lei, specialmente dopo quel giorno. Non gli parla nemmeno ma vederla intanto che prepara la colazione è una piccola vittoria che lo rende felice, anche se, a dire la verità, la colazione che prepara è sempre per una sola persona.

 

- Buongiorno Buffy – la saluta, ha smesso di chiamarla “amore”e “tesoro” per non darle fastidio e ora la chiama unicamente con il suo nome. Lei si volta e la tazza le scappa dalle mani andando a finire sul pavimento, fortunatamente non si è rotta. Spike si avvicina di qualche passo, è ancora insonnolito, ha i capelli arruffati ed indossa solo un paio di pantaloni di una tuta color grigio scuro, si china per prendere la tazza che poi le porge. Lei lo fissa e Spike, se lei non fosse in quello stato, giurerebbe che lo guarda con lascivia. Titubante lei prende la tazza e si volta di nuovo intanto che lui si mette davanti al frigo sfregandosi la pancia nuda, si china e scruta in fondo al frigo non vedendo che Buffy lo fissa con insistenza.

 

- Oh, non c’è più latte… - osserva Spike con un po’ di delusione nella voce. Quando si tira su però se lo vede davanti agli occhi, Buffy l’ha in mano e glielo sta tendendo. Gli occhi del ragazzo brillano di felicità, ogni piccolo gesto di Buffy lo rende contento, si raddrizza e lo prende con entrambe le mani, lo fa apposta per sfiorarle le dita. Se non fosse stato rapido il latte sarebbe caduto a terra perché lei ha allontanato subito la mano. La felicità di Spike si tramuta in un sorriso triste.

 

- Grazie – dice prendendo una tazza dall’armadietto, senza più guardarla. Lei invece lo sta ancora fissando, ha lo sguardo inchiodato sul suo corpo e non sa spiegarsi perché si sente così scombussolata, in fondo lui dovrebbe farle schifo come nei giorni, nei mesi precedenti… dovrebbe… Spike si volta e lei rapidamente distoglie lo sguardo arrossendo violentemente, lui ha una faccia un po’ stralunata, ma non dice niente, si limita a sedersi al tavolo e prende in mano il giornale, rigorosamente del giorno prima, e comincia a sfogliarlo. Buffy fa lo stesso dopo essersi versata del latte nella tazza che lui le ha raccolto, è accanto a lui e, già che sta leggendo, ha tutto il tempo per guardarlo di sottecchi. Mille emozioni scoppiano nel suo petto, le si stringe lo stomaco ma non è repulsione, è attrazione quella che sta provando. Forse perché lui ha assecondato tutti i suoi capricci, ha tollerato i suoi silenzi, le sue fughe quando le era accanto. Sa perfettamente che prima avevano una storia, ma ora non si ricorda più il motivo per il quale tutto è cambiato, la sua mente è un pozzo profondo e scuro dove gli avvenimenti di un certo lasso di tempo si sono rifugiati, forse troppo dolorosi per venire a galla. Spike intanto poggia il giornale e, sorseggiando il suo latte, la fissa. Appoggia la tazza e sospira.

 

- Buffy, ascolta – esclama, Buffy s’irrigidisce di colpo sentendo il tono serio di lui – Penso che tornerò al lavoro, sono tre mesi che manco ormai e, diciamoci la verità, i soldi scarseggiano e tu non è che abbia bisogno molto della mia presenza, anzi, tutt’altro… - il tono si è fatto triste e Buffy sente il petto stringersi a quelle parole, tuttavia non parla, si limita a fissarlo. Lui distoglie lo sguardo e si alza portando la tazza nel lavandino, la debole voce di lei lo raggiunge facendogli mancare un paio di battiti.

 

- Quando? – domanda con voce flebile. Lui stringe i bordi del piano di lavoro e sospira.

 

- Domani – risponde sconsolato, Buffy però non parla più così lui si dirige in quella che era la loro camera da letto, intenzionato a vestirsi. Buffy pensa alle parole di lui, è davvero pronta a non averlo più in casa? Ammette di essere stata crudele con lui, ma i sentimenti che provava prima si stanno affacciando nuovamente ed è tutto così improvviso che non sa come fare. Quando lui la toccava provava disgusto, ma adesso è certa che non sarebbe così. Lui è sempre stato gentile, paziente, dolce con lei e lei invece è stata crudele, fredda, insofferente, eppure lui l’ha tenuta con se. Il ritorno di Spike nella stanza la strappa dai suoi pensieri, prende lo spolverino da vicino alla porta e lo indossa. Sta per uscire.

 

- Vado a fare un po’ di spesa, torno tra poco – la informa. Quando prende le chiavi però Buffy è accanto a lui che gli stringe una mano con occhi imploranti. Spike è disorientato, non è mai successo dal giorno in cui il loro bambino è morto. La stretta di lei è ferma, decisa, anche se trema un poco. Spike però è talmente sbalordito che non la ricambia, infine Buffy lascia la presa e abbassa il capo raccogliendosi le mani in grembo. Lui sbatte un paio di volte le palpebre come a volersi riprendere, come a voler capire se quello che è appena successo è vero o l’ha solo immaginato. Lei è lì, che attende un suo cenno.

 

- Vuoi venire? – si azzarda a dire, anche se sa che la domanda rimarrà, al solito, senza risposta.

 

- Sì –

 

Intanto che Buffy si reca in camera, Spike cerca di non piangere dalla gioia, se potesse salterebbe per l’appartamento, se potesse l’abbraccerebbe, la bacerebbe, farebbe l’amore con lei fino all’alba, ma non può perché sa che in fondo lei non lo ama più, non lo desidera più.

Buffy riappare, completamente vestita per uscire, pochi minuti dopo. Si è leggermente truccata, ha raccolto i capelli in una comoda coda e si sta infilando un paio di scarpe comode, nonché il suo cardigan preferito. Spike senza accorgersene la sta guardando con dolcezza, lei lo nota e vergognandosi, arrossisce. Spike apre la porta e la fa passare per prima, per un attimo i loro corpi si sfiorano leggermente, un tocco impalpabile che però è sufficiente per accendere in loro quel fuoco che in realtà mai si è spento. Entrambi tentano di atteggiarsi normalmente, eppure quando escono sono turbati, confusi. Più Buffy che Spike anche se lui ha sentito che c’era qualcosa di diverso, che quando i loro occhi si sono incontrati per quel brevissimo istante ed i loro corpi si sono sfiorati… No, decide di non pensarci o starà male di nuovo. Silenziosamente camminano vicini, bisognosi di sentire l’aria sui loro visi, eppure bisognosi di sentire la vicinanza dell’altro, cosa che stupisce Buffy. Il supermercato è abbastanza lontano, ma nessuno dei due propone di usare la fidata Desoto, camminano semplicemente vicini. Buffy guarda in basso la mano di Spike abbandonata lungo il fianco che va avanti ed indietro seguendo il movimento del ragazzo, vorrebbe sentire il calore di lui, del suo tocco. Si scuote da quei pensieri e si obbliga a guardare avanti.

 

Al supermercato ognuno è assorto nei propri pensieri e, sempre silenziosamente, una volta finiti gli acquisti, si dirigono a casa. Ormai il Natale si avvicina e la città è piena di luci e colori, i meteorologi pensano che nevicherà presto. Il pensiero di Spike vola ad un anno prima, quando la sua vita con Buffy era appena cominciata, quando avevano appena iniziato ad amarsi e nulla sembrava scalfire il loro sentimento, tutto da allora è cambiato. I loro cuori feriti non riescono a rimarginarsi e il dolore, dietro il quale Buffy si è chiusa, ormai è insormontabile. Spike sospira mentre continua a camminare con la ragazza al suo fianco. Lei fissa la mano di lui, quella mano che l’ha tolta dalla strada quasi un anno prima, in quella notte magica che è stata la loro, quella notte dove le loro anime si sono trovate e fuse. Da un mese non riesce a non pensare a quello che è successo, a cosa li abbia separati, il motivo per il quale lei ha provato disgusto per lui, il motivo per il quale ha smesso di colpo di amarlo e di parlargli, d’altra parte non sa spiegarsi nemmeno il motivo per il quale non l’ha lasciato. Osserva ancora quella mano e senza volerlo la sua si muove verso questa, ne vuole assaporare il calore per scaldare quel freddo che le stringe il petto. Non appena se ne rende conto però la ritira, Spike la fissa interrogativamente.

 

- Va tutto bene? Se vuoi la borsa la porto io, te l’avevo detto di non portare pesi – le dice aggirandola per prendere il sacchetto della spesa che lei porta stretto in mano.

 

- No, lo porto io… - risponde sommessamente, vergognandosi ancora per quello che voleva fare. Sul viso di lui passa un velo di malinconia, ma prova comunque a sorriderle.

 

- Come vuoi… affrettiamoci, fa freddino oggi… - puntualizza, stringendosi nello spolverino e affrettando il passo lasciando volutamente Buffy qualche passo indietro. La voglia che ha di lei è talmente grande che il solo guardarla gli fa male, ha bisogno di allontanarsi velocemente, il silenzio tra loro è diventato terribile e serpeggia la consapevolezza che nulla tornerà mai come prima. Gli attimi di felicità che aveva provato pochi mesi prima nel vederla compiere qualche gesto quotidiano, come prepararsi la colazione e vestirsi, e che gli avevano suggerito che forse con il tempo lei sarebbe stata di nuovo la Buffy che amava, sono scemati lasciando solo solitudine e tristezza. Adesso, quando la guarda, prova solo malinconia e rivive i loro giorni felici. Ogni notte, su quello scomodo divano, sogna di lei, sogna della “sua” Buffy e nei suoi sogni lei ha sempre un gesto gentile per di lui, un sorriso per lui, parole dolci per lui, amore per lui… ogni notte fa l’amore con lei e la mattina, quando il sole lo sveglia, il calore provato si affievolisce sempre più intanto che torna alla dura realtà dove un ostentato mutismo e la tristezza la fanno da padrone. Ogni mattina è sempre più dura aprire gli occhi, se potesse vivrebbe chiuso nei suoi sogni, dove è amato e protetto dall’affetto della “sua” Buffy, la Buffy che non tornerà mai più nella sua realtà… Mentre cammina davanti a lei una lacrima solitaria scende sulla sua guancia, si asciuga subito ma lascia una scia fredda e pungente dietro di se.

 

Capitolo 22 – Richiesta d’aiuto

 

Quella notte Spike non riesce a dormire, ha dolori dappertutto e l’indomani ricomincia il suo lavoro. Deve fare qualcosa o la sua schiena, prima o poi, si spezzerà in tanti piccoli pezzi. Si alza abbastanza infastidito e nervoso, ha bisogno di una notte di sonno comoda e calda. In salotto fa freddo, il riscaldamento non funziona molto bene e ha brividi che gli percorrono tutto il corpo così si dirige in quella che era la sua stanza da letto. Apre piano la porta e con passi decisi si reca sull’altro lato del letto, quello non occupato da Buffy che dorme, e con un gesto stizzoso si butta le coperte addosso e vi si raggomitola in cerca di calore. Buffy si sveglia di soprassalto sentendo il materasso che ballonzola sotto di lei, apre gli occhi che ci mettono qualche minuto ad abituarsi al buio, ma poi scorge una sagoma accanto a lei, voltata di schiena.

 

- S… Spike? – chiede titubante. Sente uno sbuffo provenire dall’ombra che si agita un po’ e poi si volta a guardarla.

 

- Ho freddo di là e ho la schiena a pezzi, quindi dormo qui! Se non ti va, arrangiati! – esclama nervoso e poi si rigira di nuovo. Buffy rimane senza parole, ma è meglio che sia così, è troppo irritabile per potergli dire qualsiasi cosa, così si volta dall’altra parte, tentando di stare sul bordo del letto, tesa ed impaurita, e se lui le saltasse addosso? Pochi minuti dopo però si rilassa sentendo il respiro regolare di lui ed un lieve russare, si è addormentato e può farlo anche lei, un sorriso le incurva le labbra, ammette di essere contenta che lui sia lì con lei. Le ore notturne passano velocemente e quando Buffy riapre gli occhi sente un peso sul fianco ed un calore che l’avvolge tutta. Si guarda attorno e grazie alla luce che entra dalle tende può vedere che il peso sul fianco è dovuto al braccio di Spike avvolto attorno a lei, mentre il calore deriva dal corpo di lui che è proprio sotto il suo. Durante la notte l’ha attirata a se e l’ha abbracciata stretta, forse senza rendersene conto. Buffy fissa il viso di lui e nota che è rigato dalle lacrime, nel sonno sussurra infinitamente una sola parola: Buffy. Il suo abbraccio nello stesso tempo si fa più stretto, soffocante. Lei intenerita gli carezza una guancia lievemente, cancellando quelle lacrime che fanno male anche a lei.

 

- Shht, va tutto bene… - gli bisbiglia e subito sente il corpo di lui rilassarsi al suono della sua voce. Spike evidentemente sta ancora sognando, prigioniero di uno dei suoi miraggi fantastici nei quali Buffy lo ama, non sa che la Buffy reale, quella che sta tra le sue braccia, lo sta guardando commossa, commossa per tutto quell’amore che lui riesce a trasmetterle.

 

- Spike… quanto vorrei… quanto vorrei che tu sapessi quanto mi manchi… - sussurra al ragazzo addormentato al suo fianco. Buffy si sposta di qualche centimetro e gli posa le labbra leggermente sulle sue, il calore di Spike l’avvolge, la morbidezza delle sue labbra la riporta indietro nel tempo, al tempo del loro amore, tutto è meraviglioso, ma un’ombra passa su quelle immagini ed il cuore di lei si ferma per un attimo e si stacca da lui, una sensazione di gelo l’ha pietrificata, si scioglie dall’abbraccio divincolandosi e svegliandolo.

 

- Lasciami! – gli ordina minacciosa, Spike non capisce subito perché lei sia così arrabbiata, ma quando vede il suo braccio avvolto saldamente attorno al suo corpo, lo allontana subito.

 

- Scusami Buffy… Non l’ho fatto apposta… - si scusa sincero, però qualcosa negli occhi di lei lo fa adirare, quando lei lo fissa così come stesse guardando un sacco di rifiuti lui… è stanco di quello sguardo, stanco di quella situazione che si protrae da mesi, stanco di amare l’ombra di una persona che non esiste più. Sente una rabbia cieca che gli sale al cervello offuscandogli la vista e, purtroppo, non solo quella. Come un animale si avventa su Buffy e le blocca i polsi, li raccoglie sopra la sua testa e li tiene fermi con una mano. Buffy si divincola e cerca di scacciarlo scalciando con le gambe, ma lui la ricopre con il suo corpo inchiodandola al materasso. Comincia a divorarle le labbra con baci roventi ed esigenti, con forza riesce ad entrare nella sua bocca che subito esplora con voracità. Dondolando sopra di lei le fa sentire la sua crescente eccitazione e con violenza le apre la giacca del pigiama scoprendo i suoi seni. Con la lingua traccia un percorso che va dalle labbra, gonfie dei suoi baci, fino ad uno dei suoi capezzoli, il suo membro è duro e gonfio per l’attesa, ma non è ancora giunto il suo momento. Spike morde la punta rosea e turgida di lei forte, facendole male e sanguinare un poco.

 

- NO SPIKE! Ti prego… basta… - lo implora, la voce di lei è rotta dal pianto, ma lui continua a baciarla e ad accarezzarla sempre più profondamente, più intimamente.

 

- No Buffy… Almeno così avrai un motivo per guardarmi in quel modo! – le ringhia, la sua voce è roca e profonda, rotta dall’eccitazione.

 

È quando la mano di lui va ad insinuarsi nei pantaloni e, successivamente, nelle mutandine che Buffy si arrende, smette di lottare e di opporsi. Le lacrime cominciano a scendere sul suo viso triste. Spike continua ad accarezzarla, comincia a far scendere i pantaloni e gli slip, ma qualcosa lo distrae e lo disorienta, lei è immobile, non si divincola più, lo sta lasciando fare. Solo in quel momento lui alza il viso ed incontra gli occhi lucidi di lei. Due immensi pozzi verdi come lande inesplorate di qualche isola mai raggiunta prima. I lineamenti di Buffy sono tesi, gli occhi sono vuoti, spenti fissano un punto indefinito oltre le sue spalle, la mente di lei è lontana da quel luogo miglia e miglia, le lacrime hanno smesso di scenderle sul viso nello stesso momento in cui ha rinunciato a lottare. Spike sgrana gli occhi prendendo coscienza di quello che sta facendo, fa una smorfia disgustata verso se stesso e lascia la presa sui polsi di lei immediatamente, poi si sposta e si mette seduto sul bordo del letto, il viso disperato tra le mani. Buffy è rimasta distesa, mezza nuda e ricomincia a piangere anche se capisce perfettamente le motivazioni che l’hanno portato a tanto, in cuor suo per questo l’ha già perdonato anche se sa che continuare così è impossibile. Spike è scosso dai singhiozzi e, tra un singulto e l’altro, continua a pregarla di perdonarlo.

 

- Buffy… io non posso andare avanti così, devo andarmene o impazzirò… - le confessa dandole sempre le spalle, nella voce la nota della sconfitta. Lei chiude gli occhi, sa che con il suo comportamento lo sta uccidendo lentamente, giorno dopo giorno, ma è davvero pronta a non averlo più vicino? Purtroppo non riesce a trovare nessuna risposta e Spike, dopo un attesa interminabile durante la quale sperava in un suo cenno, si alza dal letto. Si avvicina a lei che subito s’irrigidisce, ma l’unica cosa che fa è prendere una delle coperte e mettergliela addosso.

 

- Perdonami se puoi… - sussurra ed esce dalla stanza. Successivamente Buffy sente anche la porta d’entrata che sbatte violentemente: se ne è andato.

 

Capitolo 23 – Un tuffo nel passato…

 

Quando Spike esce il freddo dell’inverno lo investe, ma tanto tutto è gelido anche dentro di lui, così si stringe nel suo spolverino, certo che questo non aiuterà comunque, e cammina senza una meta precisa, ripensa a quello che ha tentato di fare, ha sempre disprezzato quelli che lo facevano e stava quasi per diventare uno di loro. Eppure il suo cuore traboccava d’amore per lei, come è arrivato a tanto? La risposta la conosce, ma cerca d’ignorarla, non ha più la forza di lottare… forse ha smesso di volerlo quando l’ha sentita chiamarlo “Spike”, non ci sarà mai più il dolce “William” pronunciato dalle sue labbra, non ci sarà più nulla… lui si sente il nulla… Un piccolo uomo impotente di fronte a tanto dolore, troppo da poter affrontare da solo…

 

Intanto in casa Buffy si è alzata e si è messa sotto la doccia, vuole cancellare quello che è successo quella mattina, si sente male, male per non averlo potuto fermare, per non aver trovato la forza necessaria dentro di lei. Troppo sconvolta per l’accaduto è riuscita a perderlo definitivamente, il rumore della porta sbattuta ha chiuso per sempre la loro storia e lei non ricorda nemmeno il motivo per il quale sono arrivati fino a lì. Ogni volta che cerca di farlo sente che la sua mente rifiuta di tornare indietro, una nuvola nera avvolge il passato eppure c’è qualcosa in casa… c’è quell’anta dell’armadio chiusa a chiave nella loro camera da letto. Qualcosa le suggerisce che se aprirà quell’anta, troverà le risposte che ha sempre cercato. Ha bisogno di sapere quello che Spike ha tentato di seppellirvi all’interno, quel qualcosa le dice anche che se girerà quella chiave, soffrirà e molto. Lei è determinata, vuole sapere, vuole ricordare, una volta fatto questo potrà capire meglio Spike, magari se stessa. Esce dal bagno avvolta in un accappatoio e subito va in camera, pronta ad affrontare il passato. Purtroppo non sa dove Spike ha nascosto la chiave, quando gli ha chiesto perché l’anta era chiusa, tanto tempo fa, ricorda che lui le aveva risposto che v’erano rinchiuse cose sue, legate al suo passato, quello precedente il loro incontro e che ne era molto geloso. Buffy cerca per tutto l’appartamento, ma senza successo. Decide di vestirsi e di provare a sfogliare i pochi libri che Spike possiede, la chiave dovrebbe essere abbastanza piccola da poterla infilare anche tra le pagine di qualche volume. Appena pronta ritorna alla caccia, dopo circa quattro ore non ha trovato nulla. L’ultimo passo è sfondarla, le dispiace ma deve farlo per lei, per lui, soprattutto per loro. Esce sul pianerottolo e prende la piccola ascia dal vano per gli strumenti antincendio, poi rientra in casa e con forza inizia a colpire l’armadio, mentre lo fa piange, la testa le fa male come a volerle impedire di farlo ma ce la deve fare, colpisce ancora ed ancora e finalmente il legno cede e si rompe, l’anta cade a terra, ormai scardinata rivelando uno scatolone di cartone, foderato con una carta con disegnati dei palloncini colorati. Con mani tremanti la prende, è abbastanza pesante, l’appoggia a terra e si siede davanti ad essa, la fissa, immobile. Non sa cosa contiene e tutto ad un tratto si pente quasi di averla trovata. Per quasi un’ora resta lì a guardarla, il corpo e la mente sono bloccati, poi prende la decisione e allunga le mani, afferra il coperchio e lo apre. Appena vede il contenuto i ricordi tornano prepotentemente, il passato la investe quando le sue dita tremanti raccolgono dalla scatola il vestitino rigato con la scritta “Sleep Thief”, il primo indumento comprato per suo figlio. Tutti i ricordi sono tornati: la felicità nell’annunciare la gravidanza a lui che non voleva capirlo, le serate passate stesa sul divano a farsi coccolare da lui che le accarezzava il ventre via via sempre più pronunciato, le discussioni per il corredo del nascituro, la decisione dei nomi e poi la violenza di Riley, l’intervento di Spike e da ultimo… la morte del loro bambino, tutto si collega in un macabro cerchio. Buffy finalmente ha il quadro completo di quello che è accaduto a lei, al loro bambino e al loro amore, capisce che l’unica responsabile di tutto quello che è accaduto è lei, solo lei. Rivede Spike addolorato, mentre piange, mentre la prega di non allontanarlo e si rivede mentre gli risponde di lasciarla in pace, si rivede mentre lo ferisce ancora ed ancora. È stata egoista ed ora lo sa, ha preferito dimenticare che affrontare il dolore, ha lasciato che Spike facesse tutto da solo, affrontasse tutto da solo non solo la morte del loro bambino, ma anche la fine del loro amore, l’allontanamento della donna che amava… già: amava. Lei sente il suo cuore che scoppia di dolore, ma nello stesso tempo di amore per quell’uomo che le è rimasto sempre accanto sopportando il suo egoismo ed il suo silenzio. Quella mano tesa che un anno prima lei aveva accettato non l’aveva mai lasciata, non si era mai allontanata, aveva continuato a scaldare la sua anche in lontananza, una presenza silenziosa che la proteggeva dal male. Il solo fatto che Spike ha nascosto tutto è una prova d’amore talmente grande per lei che non riesce a smettere di piangere. Tira fuori anche altre cose: un paio di scarpine, il biberon con l’orsetto disegnato sopra, qualche bavaglino. Le lacrime continuano a scendere copiosamente.

 

La porta d’ingresso si apre piano, talmente piano che Buffy non la sente quasi. Spike entra silenzioso, dopo aver camminato incessantemente per cinque ore senza una meta precisa, ha frugato nelle tasche e ha realizzato di aver dimenticato al solito il distintivo in stanza. Il suo turno comincia tra poco e quindi deve forzatamente tornare in quella camera anche se gli duole doverlo fare. La porta della stanza è aperta così entra mestamente.

 

- Mi dispiace, ma ho dimenticato… - si scusa, ma appena vede quello che Buffy ha davanti si blocca sulla porta, mille schiaffi avrebbero fatto meno male.

 

- Oddio Buffy tu… - riesce a dirle, ma Buffy lo interrompe.

 

- Così tanto dolore… con me che… Tutto da solo… - esclama mentre singhiozza, si volta piano con le scarpine ed il vestitino stretti tra le mani.

 

- Nostro figlio… se ne è andato e tu… tu… hai nascosto tutto… per me… e io… io sono stata così cieca… - sposta lo sguardo a terra, incapace di sostenere quello di lui – Sono stata così egoista… e tu… mi sei stato vicino ugualmente… - non riesce a terminare, abbraccia le piccole cose del loro figlio mai nato e scoppia in un pianto affranto. Spike subito s’inginocchia davanti a lei e l’abbraccia forte, cerca di calmarla. Lei si aggrappa a lui, con forza, con disperazione.

 

- William… perdonami William… - mormora sul suo orecchio, quella è come musica per Spike, il dolce “William” pronunciato dalle sue labbra è tornato, quella che stringe tra le braccia è la “sua” Buffy, l’altra è sparita sconfitta dai ricordi del passato. Il cuore di Spike scoppia di felicità, sono mesi che aspetta il momento di poter aprire il suo cuore e finalmente è giunto, sente che è giusto farlo. L’allontana un poco, quel tanto che basta per guardala negli occhi.

 

- Buffy… abbiamo sofferto tanto, ma io… non ho mai smesso di amarti. Ti amo tanto Buffy, sei l’unica per me – le dice con emozione, ora calde lacrime bagnano anche il suo viso magro e stanco, gli occhi però luccicano accesi dall’amore. Buffy si sporge e lo bacia, un bacio lungo, intenso e voluto con tutta l’anima. Le parole ormai non servono più.

 

Epilogo – Un anno e qualche mese dopo

 

- Signor Archer, vuole tagliare lei il cordone? – chiede l’infermiera all’uomo stregato alla vista del piccolo appena nato. Gentilmente lo richiama.

 

- Signor Archer? – lo scuote, lui si riprende e le sorride prendendo le forbici che gli vengono porte. Taglia il cordone e l’infermiera gli fa cenno di seguirla per il rituale bagnetto. Spike guarda Buffy che gli sorride, sudata ed esausta, ma raggiante. Quando Spike si riavvicina, qualche minuto dopo, ha in braccio il piccolo avvolto in una copertina azzurra, dorme pacifico tra le braccia di suo padre. Si abbassa e lo posiziona sul petto di Buffy che accarezzandolo ride e piange nello stesso momento.

 

- È così piccolo… - sussurra emozionata intanto che coccola il suo bambino. Per un attimo apre gli occhietti e la osserva, apre e chiude la bocca ciucciandosi una delle manine con voracità, chiaro segno di fame. Spike gli carezza la testolina è piena di capelli scuri, presi sicuramente da lui, gli occhi sono ancora grigi e si chiede se prenderà quelli verdi, splendidi della madre o quelli blu scuro, suoi.

 

- Signora, vuole riposare un po’ prima della prima poppata? – chiede l’infermiera avvicinandosi ai due. Buffy fa cenno di sì con il capo, l’infermiera sorride e si allontana dopo averle detto che la porteranno presto in camera. Un’altra infermiera arriva e le prende il bambino per andarlo a vestire, glielo ridaranno quando sarà ora del primo pasto.

 

Poco dopo Spike e Buffy sono nella stanza d’ospedale, in attesa del loro bambino. Lui le accarezza blandamente una mano, i loro sguardi sono incatenati ed i sorrisi fanno apparire i loro visi felici e rilassati.

 

- Nostro figlio, ma ci pensi Will? – gli dice eccitata lei. Il pensiero non può far a meno di tornare al loro primo figlio, quello mai nato e per un attimo i loro sguardi s’incupiscono. Lui farà sempre parte di loro, ma non possono soffermarsi sul passato, ora l’hanno capito, vivranno ricordandolo sempre, ma non in funzione della sua morte. Si destano dai pensieri e Spike la guarda dolcemente.

 

- Già… - sospira, poi lo sguardo cambia, diventa scuro e Buffy sente un fremito.

 

- Che c’è? – domanda spaventata, ma lui alza il sopracciglio sfregiato ed un ghigno gli si dipinge sul viso.

 

- Pensavo… che la misura del tuo seno è così… lievitata, sono quasi invidioso del nostro piccolo… - poi scoppia a ridere vedendo lei che alza gli occhi al cielo e poi sorride.

 

- Sei scemo, lo sai? – osserva lei. Lui annuisce convinto.

 

- Si, ne sono consapevole, ma è per questo che mi ami, no? – si alza e comincia a ricoprirle il volto di baci, Buffy ride e poi gli prende il viso tra le mani, fissando lo sguardo in quello di lui, specchiandosi nelle profondità di quegli occhi blu che sempre l’hanno guardata con amore.

 

- Ti amo William – avvicina il viso al suo e le loro labbra s’incontrano, il bacio diventa appassionato, ma subito s’interrompono vedendo l’infermiera che entra con il loro bambino in braccio. Buffy allarga le braccia per riceverlo e l’infermiera le spiega come allattarlo, sotto lo sguardo attento del padre che non perde una virgola. L’infermiera li lascia e Buffy comincia ad aprirsi la camicia da notte, scoprendo così un seno gonfio e prosperoso, Spike inclina il capo e la osserva, lei arrossisce un poco ma cerca di fare come le ha detto l’infermiera. Quando il piccolo comincia a succhiare famelico, lei si rilassa e rivolge lo sguardo all’uomo che le sta accanto che però ha gli occhi inchiodati sul bambino o…

 

- William? La vuoi smettere di guardarmi il seno? – lo apostrofa, lui si ridesta e sogghigna.

 

- Ma è ipnotico… è così grande… sono invidioso, non ci posso fare niente! – dichiara serio, Buffy scuote il capo.

 

- Sei scemo, lo sai? – ribadisce.

 

- Questo punto l’avevamo già chiarito mi pare – risponde lui mentre si mette a sedere accanto a lei ed abbraccia le due persone più importanti della sua vita. Si china e bacia suo figlio sulla testolina, poi bacia Buffy sulle labbra e poggia una guancia sul suo capo, cullandola dolcemente.

 

****

 

I mal di testa di Spike sono spariti così come i suoi pensieri verso Drusilla. Erano provocati dallo stress, dall’odio verso se stesso per non aver saputo tenere vivo l’amore per la sua donna e dalla paura di rimanere solo, ma ora queste paure le superate con Buffy al suo fianco. Ogni tanto il suo pensiero va a Drusilla, ma prova solo pena per lei, per lei che non ha mai tentato di trovare quelle qualità in lui che Buffy al contrario ha visto ed è riuscita ad esaltare. Come uomo ora si sente completo e la famiglia che si è creato, e che ha faticato così tanto per avere, è la cosa più cara che ha al mondo, non permetterà più a niente e a nessuno di turbarla. I suoi pensieri si rivolgono alla donna che dorme pacificamente accanto a lui, da pochi giorni è tornata a casa con il loro piccolo che ora si agita nella culla. Spike cerca di non svegliare la neo mamma e si dirige sicuro verso suo figlio, lo prende tra le braccia e lo culla dolcemente mentre cerca di tornare verso il letto, il bimbo però si mette a piangere.

 

- Piccolo, così svegli la mamma… Si è appena addormentata, ma vedo che tu non hai le stesse intenzioni eh! Adesso tu ed il tuo papà andrete di là, la mamma ha lasciato pronto un biberon tutto per te… Ahhhh, quanto t’invidio… - ripensa ai seni gonfi della sua Buffy - Tutto quel ben di Dio solo per te e tu nemmeno te ne rendi conto, per te non è altro che un pasto vero? Invece per il tuo papà è… uhm… ma… ehm… lasciamo perdere… – ride facendo il solletico alla pancia del bambino che si agita e fa le boccacce.

 

- Oh, adesso mi fai anche la linguaccia? Ma sei proprio una peste! – scherza intanto che fa scaldare il biberon. Sulla soglia della cucina appare Buffy assonnata.

 

- Tesoro, dovevi chiamarmi… - dice stropicciandosi gli occhi, Spike si volta verso di lei sorridente.

 

- Non ti preoccupare, io e lui ce la stiamo cavando egregiamente e poi mi piace dargli da mangiare, non è vero? Dillo alla mamma che con il tuo papà stai benone anche se non ha quel seno enorme! – lo esorta facendogli strane smorfie, il bimbo lo fissa come fosse uno strano essere. Buffy sospira, consapevole del fatto che lui non si toglierà mai più il pensiero dei suoi seni enormi dalla testa, si avvicina e gli mette una mano sulla spalla nuda, percorrendogli poi la schiena con la punta delle dita, Spike prova un brivido. Lei poggia poi il capo contro la sua spalla baciandogliela e cingendogli la vita con le braccia.

 

- Buffy, se inizi a fare così non so dove andremo a finire… - osserva ammiccando, lei però si limita a mugugnare contro la sua pelle strofinandovi il viso. Spike intanto cerca di controllare quello che sta facendo e comincia a nutrire il piccolo che avidamente succhia dal biberon il latte, rilassandosi e chiudendo gli occhi. Come sempre quello è il metodo migliore per farlo addormentare.

 

- Amore, torna a letto… Lo metto io a dormire, stai tranquilla. Sei esausta – prova a convincerla baciandole la fronte, ma lei lo stringe di più a se.

 

- No, preferisco stare con voi, di là mi sento sola… - confessa nascondendo il viso dall’altra parte in modo che lui non lo veda.

 

- Siamo timide adesso? – sussurra dolcemente alla ragazza, strofinando la guancia sui suoi morbidi capelli. Il piccolo nel frattempo si è addormentato, Spike gli toglie il biberon dalla bocca e fa segno a Buffy indicando il piccolo e la loro stanza. Lui inizia a camminare con lei sempre al fianco, attaccata al suo braccio. Mette il loro bambino nella culla e Buffy, finalmente, può prendere possesso del posto che occupava lui, tra le sue braccia che subito le cingono le spalle.

 

- Che hai stasera? Sei un po’ strana… - le chiede gentile, Buffy sfrega la punta del naso sul suo petto liscio, inebriandosi del suo odore.

 

- Niente… mi mancavi, ti dispiace tenermi un po’ così? -

 

- Tutto quello che vuoi amore… - e la stringe di più, Buffy ha un tremito così la guida verso il letto.

 

- Andiamo sotto le coperte, questo appartamento è davvero freddo di notte… fortuna che per il piccolo abbiamo preso un bel piumone –

 

- Mmmhh – è l’unica risposta che gli da Buffy ancora attaccata a lui. Lui la solleva da terra e la poggia sul letto, rimboccandole le coperte e poi la segue, lei allunga le braccia e lui si posiziona sopra il suo petto poggiando il capo tra i suoi seni morbidi.

 

- Ahhh Buffy, questo sì che è il Paradiso… potrei stare così fino alla fine dei miei giorni… - le mormora alzando il viso e puntando il mento contro la pelle morbida di lei che lo osserva con occhi amorevoli.

 

- La smetti di pensare solo al mio petto? – gli da uno schiaffetto sulla spalla e lui ridacchia adagiandovisi più comodamente intanto che lei lo abbraccia e affonda le sue dita nei capelli leggermente arruffati di lui.

 

- William? – domanda.

 

- Dimmi… - risponde lui con voce assonnata, sta rapidamente scivolando nel sonno con lei che lo coccola così.

 

- Prima o poi ti deciderai a chiedermi di sposarti? – gli suggerisce lei baciandogli la fronte, il materasso ballonzola un po’ grazie alle risate sommesse di lui.

 

- Se mi fai stare così ogni notte ti sposo domani… - risponde alla sua non-molto-velata richiesta alzando di nuovo il capo per guardarla, lei sorride ma poi s’imbroncia.

 

- Guarda che i miei seni torneranno come prima… - lo informa puntando il labbro inferiore verso l’esterno, sa che lui non resiste quando fa così. Infatti lui si sposta e glielo prende tra le labbra mordicchiandolo e succhiandolo, poi si ritrae, il battito di Buffy è accelerato brevemente.

 

- Lo so... ma cercherò di amarti lo stesso… - poi scoppia a ridere vedendo gli occhi di lei allargarsi per lo stupore e la bocca aprirsi.

 

- Sei davvero insopportabile! – puntualizza, con una nota stridula nella voce e si arrabbia ancora di più vedendo che lui si diverte moltissimo a prenderla in giro. Lo spinge via e lo fa finire supino sull’altro lato del letto, lo sente sbuffare e ne è felice. Nel mentre si gira dall’altra parte, offesa. Sente lui, esaurita la risata, che si sposta vicino a lei e preme il suo petto contro la sua schiena.

 

- Buffy? – la chiama dolcemente, senza ottenere risposta. Le mette una mano sulla spalla e l’accarezza.

 

- Buffy? – chiama ancora, ma lei è decisa a non dargliela vinta.

 

- Buffy, per favore… Stavo scherzando ma ti prego di non voltarmi le spalle, non sopporto di non vederti… - la prega, ora lo sguardo è preoccupato, le posa un paio di baci sulla spalla dopo averle scostato la spallina della camicia da notte. Lei, chiude gli occhi assaporando il tocco delle labbra calde di lui, poi si volta con un ghigno beffardo dipinto sul viso.

 

- Te l’ho fatta! – e ride intanto che lui la guarda sorpreso, si desta subito e in un attimo le si mette sopra schiacciandola con il suo corpo sul materasso e strappandole un gemito sommesso.

 

- Buffy Summers! – dice perentorio, lo sguardo è serio e pieno d’amore – Per punizione sarai obbligata a sposarmi prestissimo e non si accettano rifiuti! – ordina, per un attimo lei è disorientata, non riesce a capire se ha udito veramente quelle parole, si porta una mano alla bocca intanto che gli occhi le diventano lucidi.

 

- Me l’hai chiesto… Me l’hai chiesto davvero? – mormora incredula, Spike le fa uno dei suoi sorrisi disarmanti ed annuisce senza staccare gli occhi da lei, non vuole perdersi le mille emozioni che le attraversano il viso. In un attimo si trova schiacciato al corpo di lei che l’ha catturato con le braccia e con le gambe.

 

- Ti amo, ti amo, ti amo William… Oddio, ancora non ci credo! – esulta commossa intanto che lui sta quasi per soffocare, ha la faccia premuta sul cuscino e non riesce a districarsi, diciamo che non vorrebbe, ma veramente l’aria non riesce ad entrargli nei polmoni. Con forza si tira su, inspirando forte per la mancanza d’ossigeno e poi scoppia a ridere, lei mette il broncio.

 

- E ora perché ridi? Io sono qui che ti dico che ti amo, sono la donna più felice della Terra e tu ridi? Esigo di sapere perché! – s’imbroncia e nel mentre lui ride ancora più forte, due lacrimucce gli spuntano persino ai lati degli occhi.

 

- Oh tesoro, stavi quasi per perdere il tuo futuro marito… - continua a sghignazzare e Buffy, contagiata da lui anche se non ha afferrato il motivo, comincia a ridere. Subito però gli sguardi si fanno intensi e Spike si china su di lei per riappropriarsi della sua donna prima che l’altro uomo della sua vita ne reclami la presenza.

 

- Ti amo Buffy Summers, vorresti sposarmi? – stavolta la richiesta è seria.

 

- Sì William “Spike” Archer, io ti sposo – risponde emozionata Buffy e poi non hanno più bisogno di parole.

 

****

 

Un mese dopo

 

Buffy fa la sua entrata nella piccola Chiesa, il suo abito color avorio l’avvolge come una seconda pelle esaltandone le forme, il busto è ricamato e le lascia scoperte le spalle, velate da un leggero foulard bianco, la gonna è abbastanza ampia e conferisce grazia ed eleganza ai suoi movimenti, ad ogni passo oscilla composta sulle sue gambe creando armoniose onde nel tessuto. I lunghi capelli sono raccolti in un’elaborata acconciatura, risultato dell’estenuante lavoro di Darla, sua damigella e testimone. Purtroppo nessuno l’accompagna all’altare, suo padre l’ha ripudiata anni fa, quando lei ha cominciato a prostituirsi, così come sua madre. Nessun amico a porgerle il braccio eppure non ha nessun rimpianto, le basta guardare l’uomo che l’attende, nervosissimo, alla fine della strada che sta percorrendo, una volta che gli sarà arrivata vicino, la strada la percorreranno in due. Stringe il bouquet fatto di rose bianche e margherite colorate, sente le farfalle nello stomaco intanto che incrocia lo sguardo con quello di lui, rimasto a bocca aperta a fissarla, sul suo viso subito nasce un largo sorriso e gli occhi blu, intensi, brillano di gioia. Un’altro sguardo di quelli e Buffy potrebbe morire, le sue ginocchia tremano. Si guarda attorno per cercare di contenere l’emozione, non c’è molta gente, solo alcuni colleghi di William e due sue amiche, Darla e… un’altra che spera stia tranquilla almeno per quel giorno. I genitori di William, che abitano ancora a Londra, hanno mandato i loro sinceri auguri e li hanno invitati ad andarli a trovare, non se la sentivano di fare un viaggio così lungo ma hanno scritto che saranno felici di ripetere la cerimonia anche in Europa. Buffy sorride, finalmente è arrivata accanto a lui che le porge il braccio e si china a baciarle una guancia.

 

- Sei stupenda… da togliere il fiato… - le bisbiglia mentre allontana il viso e lei arrossisce lievemente a quelle parole, la sua voce ha sempre qualcosa di magico quando le accarezza la pelle dietro l’orecchio. Da un’occhiata al loro bambino, che sta in braccio ad una zia di William, dorme rilassato, ignaro di quello che i suoi genitori stanno facendo. Il prete si schiarisce la voce per attirare l’attenzione dei presenti. Dopo il discorso di rito finalmente è giunto alla parte che Spike anelava di più.

 

- Lo sposo può baciare la sposa – pronuncia con serietà facendo un gesto a Spike nel chiaro invito, che lui non aveva assolutamente bisogno.

 

Si china su Buffy, dopo averle preso le mani, con estenuante lentezza assaporando lo sguardo innamorato di lei ed il tremolio leggero delle labbra, ansiose d’incontrare le sue. Dapprima le accarezza leggermente, poi le preme con più forza passandole le mani attorno alla vita, portandola più vicina a se. Buffy gli accarezza i capelli e, una volta arrivata dietro la nuca, lo accompagna ancora più vicino a lei.

 

In quel momento, dalle panchine davanti, arrivano dei fischi esagerati ed un battito di mani.

 

- Yuhuuuu, vai biondo! Così si fa! – ulula Faith continuando ad applaudire e facendoli staccare. Buffy si porta una mano alla fronte.

 

- Scusala se puoi… per lei è impossibile stare cinque minuti ferma e zitta – bisbiglia a suo marito che però non se la prende minimamente e ride. Darla invece sta cercando di far sedere Faith senza troppo successo. Buffy prende la mano al suo William e lo esorta a correre fuori dalla Chiesa.

 

Una volta all'esterno lui la solleva e la fa volteggiare.

 

- Alla fine ti ho catturata Buffy Ann Summers! – afferma allegro.

 

- Se non te lo chiedevo io però… - puntualizza lei, ma lui è rapido e le chiude la bocca con un bacio famelico.

 

Mai più sulle strade, mai più si sentirà sporca, mai più sarà usata dagli altri, la sua vita ora le appartiene e stare accanto a William e al loro bambino per tutta la vita è il suo unico desiderio.

 

Sai com'è, quando si è soli e si ha bisogno di soldi, poi magari non si è nemmeno particolarmente svegli o istruiti, un giorno qualcuno arriva e ti sventola un po’ di banconote davanti al naso dicendoti che puoi guadagnarli anche tu. E tu? Che fai? Hai fame, le bollette da pagare ed uno straccio di vita da mandare avanti e allora? Allora accetti dicendoti che sarà per poco sino a che… insomma, sino a che non pagherai il tuo debito, sino a che non troverai un nuovo lavoro e poi… e poi passano i mesi, gli anni e tu sei ancora lì, sotto il tuo lampione… Sei lì finché una mano gentile non si apre sotto i tuoi occhi. È calda, è sicura e tu, un pochino titubante e cauta, l’afferri e inaspettatamente incontri l’amore. Sai che quella mano non ti abbandonerà mai, qualunque cosa succeda e finalmente… sì, finalmente abbandoni quel lampione certa che l’unica luce che illuminerà la tua strada, da quel momento in poi, sarà quella dell’amore e che non dovrai percorrerla da sola ma accanto a quel uomo che un giorno ha deciso di innamorarsi di te…

 

 

FINE