SHE WILL BE LOVED

AUTRICE:SARA

CAPITOLO 1  - Somebody help me –

 

“...I've been trapped inside this moment, I'm not a victim, I'm not a freak...”

 

Ballava e la musica entrava dentro di lei impadronendosi di ogni sua cellula; ogni inibizione cadeva, c’era solo la musica e il suo corpo che si muoveva senza sosta sotto il ritmo demoniaco dell’estasi delle note. Era un scontro tra lei e la melodia che risuonava in ogni antro e nell’aria si sprigionavano passione e desiderio.

Tutti la desideravano in quella stanza; mentre lei ballava ogni uomo o donna presente in sala traboccava di desiderio.

E lei questo lo sentiva ed era una sensazione impagabile che niente e nessuno riusciva a darle. Lei, in quel momento, solo in quel momento, solo così, sentiva. Sentiva la vita scorrerle dentro; la sua linea di sentimenti smetteva di correre piatta e iniziava a compiere picchi vertiginosi verso l’alto.

La musica finì e lei fuggì nel suo camerino. Si stava cambiando pensando ai compiti che ancora doveva fare per il giorno dopo quando il padrone del locale entrò nello stanzino:

- Buffy c’è un cliente che ti vuole nel privè –

- Uff… gliel’hai detto che ballo soltanto e se mi mette le mani addosso gliele taglio? –

- Sì e ha detto che va bene. Vuole solo che balli per lui. –

- Ma domani ho scuola! –

- Zitta! Vuoi che ti sentano? – disse scuotendola per un braccio – Vuoi che arrivi tutta la polizia dello Stato a farmi chiudere e a mettermi al fresco perché faccio esibire una minorenne? –

- Ok ok scusa! Lasciami! – disse spingendo via l’uomo, divincolandosi dalla stretta – E comunque devo tornare a casa, devo studiare! –

- Piccola capricciosa! Ti tengo qui solo perché mi fai guadagnare un mucchio di soldi e vale il rischio. La gente impazzisce quando balli. A domani sera piccoletta. – disse tornando tra la folla.

 

Buffy rientrò nel suo piccolo appartamento. Riattaccò il telefono che dopo appena due minuti iniziò a suonare.

- Pronto? –

- Buffy ma era sempre occupato! Sono le 2! Con chi hai parlato fino a quest’ora? –

- Con Willow mamma! E tu perché mi chiami alle 2 di notte? –

- Ho iniziato a chiamarti alle undici perché volevo dirti che i lavori al tuo appartamento inizieranno non prima di una settimana. –

- Ok. –

- Non so quanto sia stata una buona idea permetterti di vivere nel vecchio appartamento della zia. –

- Buonanotte mamma! – rispose Buffy sospirando e alzando gli occhi al cielo.

Si tolse l’abitino succinto, si infilò nel suo caldo letto e si lasciò cullare dalle note della musica che ancora aleggiava nella sua mente fino ad addormentarsi.

 

La sveglia suonò e come ogni mattina dovette impegnarsi per alzarsi dal letto ed affrontare un’altra giornata scolastica.

‘Evviva, un’altra giornata da brava scolaretta per far contenta mamma e il mondo intero. Caliamoci nella nostra parte e iniziamo a recitare’ e così dicendo uscì dal portone e si diresse velocemente verso la scuola.

- Ehi passerotto come al solito in ritardo? – la stessa voce ogni mattina.

- Spike non mi scocciare –

- Sempre di pessimo umore. Metti allegria sai? –

- Ti prego non è giornata. Non possiamo semplicemente stare in silenzio mentre camminiamo? –

- Come vuoi – rispose lui rimanendo qualche passo indietro

- E non camminarmi dietro, mi scoccia! –

- Hai paura che fisso troppo a lungo il tuo bel fondoschiena tesoro? –

Lei si fermò di scatto e si girò digrignando i denti. Lui le sorrise facendo sporgere leggermente la lingua in mezzo ai denti. Lei non riuscì a dire nulla di più intelligente di un sonoro ‘uffa!’ sbattendo un piede a terra.

- Riprendiamo a camminare? – chiese lui in tono pacato.

- Mi vuoi spiegare perché ti ostini a venire a scuola a piedi tutte le mattine facendo la mia stessa strada se nemmeno ci vieni più a scuola? –

- Vengo a salutare Dru prima dell’inizio delle lezioni, lo sai –

- Sì. E poi ci sei di nuovo all’intervallo, alla pausa pranzo e ogni secondo della dannata giornata! Ma perché non vai a seguire le lezioni all’università invece di ciondolare al tuo vecchio liceo? –

- Non ho bisogno di seguire i corsi, studio da solo. E poi mi piace romperti le scatole amore –

- Raccontala a qualcun altro. Tu vieni per vedere la tua ex. Fingi di essere suo amico ma sei ancora cotto. –

- Che ne sai tu? Sei una mocciosa scontrosa e saccente! –

- Non sono una mocciosa! Ho diciotto anni! Ne hai solo cinque più di me. –

- Sono maggiorenne. Tu no! Hai bisogno di essere protetta piccolo passerotto! –

A quelle parole Buffy esplose:

- Io non ho bisogno di nessuno, tantomeno di essere protetta capito? –

- Ah già, dimenticavo! Tu sei la famosa ‘ragazza di nessuno’. Ti chiamano così a scuola vero? –

- Sì. Idioti. – continuò camminando a testa bassa

- E come mai? –

- Perché io non sono di nessuno. – disse con voce cupa.

Spike la fissò intensamente e rimase in silenzio fino all’ingresso della scuola.

Davanti al portone Spike si limitò a farle un cenno con la testa e le sorrise.

Lei ricambiò con un sorriso appena accennato ed entrò.

 

La campana suonò la fine dell’ultima ora e Buffy si diresse verso il cortile sollevata raggiungendo i suoi amici:

- Ciao ragazzi – disse lasciandosi cadere sulla sedia

- Tutto bene Buff? – chiese Willow – Hai un’aria abbattuta –

- Un modo gentile per dirmi che sono orrenda? Grazie Will – borbottò Buffy lasciando cadere la testa sul tavolo.

- Sei sempre bella passerotto, solo un po’ sbiadita – disse Spike raggiungendoli al tavolo.

- Ma tu non hai nient’altro da fare che rovinarmi l’esistenza? – chiese Buffy senza alzare la testa.

- Sempre la solita esagerata! – si intromise Faith ammiccando al ragazzo.

- Già la piccola Buffy è sempre di pessimo umore. Faith mi accompagni alla fontanella? – chiese Spike alzandosi e facendo un cenno all’amica.

 

- Mi accompagni alla fontanella??? Che scusa idiota è per rimorchiare una ragazza? Che fantasia quell’uomo! – borbottò Buffy sollevando la testa e cercando un’altra posizione comoda sulla panca.

- E che uomo! – aggiunse Anya scrutando attentamente le sagome dei due ragazzi vicino alla fontana.

- Anya per favore! – rispose Buffy facendo una smorfia.

- Non dirmi che non lo trovi sexy! Va bene che lo conosci da quando eri una poppante ma non dirmi che non riesci ad andare oltre e vedere il suo fascino! –

- Eccome se lo conosce da piccoli si sono pure bacia… - Willow si tappò la bocca con una mano quando vide lo sguardo minaccioso di Buffy avvicinarsi a lei.

- Dannata boccaccia! – mugugnò Buffy mentre Anya esordiva con un sonoro ‘Cosa????’

- E’ stato parecchio tempo fa. Lui era al liceo, io alla scuola inferiore. Sai il fascino dei liceali, ero ingenua e sognante…-

- Ma mica è successo solo una volta! – aggiunse Xander – Tu eri cotta. Ti ha baciata, il tuo primo bacio e poi hai scoperto che stava con quella ragazza… poi un po’ di tempo dopo sei riuscita a farti ribaciare, lui voleva stare con te ma tu ti sei presa la rivincita dicendogli di no! Ed ecco che ritorna la ‘ragazza di nessuno’! –

- Senti ‘notiziario gossip di mezzogiorno’ hai finito di raccontare vecchie storie senza significato? – chiese Buffy irritata.

- Mi sono persa qualcosa? Oltre all’imbecille che è corso scodinzolando dalla sua Dru? – chiese Faith raggiungendo gli amici

- No, un mucchio di chiacchiere inutili – rispose Buffy

- Ancora che sta dietro a quella? Non deve avere le rotelle a posto. E’ stata via due anni e ha perso la scuola per non si sa quale motivo. Dovrebbe essere già all’università. – informò Xander.

- Di nuovo grazie mille al nostro ‘notiziario gossip’ di fiducia! – esclamò Buffy scimmiottando un tono allegro e continuò: – Ragazzi io vado a casa prima che Spike si liberi così mi faccio la strada tranquilla –

Infilandosi gli auricolari del lettore mp3 si incamminò verso casa sentendosi riempire dalle note di una canzone. E per la prima volta in quella giornata sorrise.

 

“...the weight of the world's is on my soul, these imagines burn my eyes, they're burning me up inside...”

 

Buffy era sdraiata sul suo letto, una musica lenta di sottofondo tentando disperatamente di concentrarsi sul testo della canzone per non permettere ai suoi pensieri di farle male.

Non sapeva quando di preciso aveva iniziato ad essere così cupa, così scontrosa con tutti… prima era così allegra, piena di vita, si emozionava per ogni cosa… poi d’un tratto aveva iniziato a perdere vitalità, faticava sempre più a trovare qualcosa in grado di stimolare i suoi sensi e così si era rintanata nel suo mondo lugubre. Era rimasta solo la musica e un qualcosa dentro l’aveva spinta a rispondere all’inserzione del locale notturno. Era insolito per una come lei fare una cosa del genere; era abbastanza timida in genere, eppure un qualcosa che partiva da dentro l’aveva spinta a ballare sul banco sotto le luci e davanti a sconosciuti. In principio si era stupita di quel suo lato ‘oscuro’… a volte aveva paura di non riuscire a controllarlo… e poi i sensi di colpa… era giusto quello che faceva? Era giusto nascondere una parte di sé, l’unica in grado di darle emozioni? Chi decideva cosa era giusto e cosa no? Perché era così complicata? Perché era così tormentata?

Lo squillo del telefono la strappò dalle sue dolorose riflessioni.

- Pronto? –

- Passerotto ti va di fare un giro? –

- No Spike, non mi va. Sono stanca. –

- Dai! Devo comprare una cosa per Dru e vorrei il consiglio di una ragazza. –

- E non conosci altre ragazze? Solo me? Faith? Anya? Le tue compagne di università? –

- Voglio te. Sono sotto casa tua. Se ti affacci alla finestra mi vedi! Scendi, ti aspetto. – E senza aspettare risposta riattaccò.

Sbuffando si cambiò e dopo alcuni minuti raggiunse il ragazzo.

- Dai facciamo in fretta! – disse lei

- Ciao anche a te amore! Felice di rivederti! Ti va di passare per il parco? –

- E parco sia! –

Passeggiarono nel parco in silenzio, Buffy che camminava avanti e Spike leggermente dietro di lei.

- Vuoi un gelato? –

- Mmm no. Ho dimenticato i soldi a casa. –

- Quindi è un ‘mmm sì se me lo offri’? –

Lei lo guardò inclinando la testa con un’espressione indecifrabile.

- Un gelato per la signorina! – ordinò all’uomo vestito di bianco che dopo pochi minuti porse a Buffy un enorme cono.

L’espressione di Buffy si tramutò in un graziosissimo sorriso e Spike gioì a quella visione così dolce. Gli era sempre piaciuto vederla sorridere.

- Andiamo bambina felice, sediamoci su una panchina – propose lui tirandola per un braccio dato che lei era troppo impegnata a rimirare il suo gelato per prestargli attenzione.

Il sole era alto.

Si sistemarono sulla panchina e mentre Buffy mangiava il suo gelato Spike le raccontò le sue pene d’amore e i suoi impegni universitari.

Buffy si sforzò di non ascoltare mentre parlava di Dru ma la curiosità e l’autolesionismo presero il sopravvento e quando lo sentì sospirare dopo aver ripetuto per la millesima volta quell’insulso nome scoppiò:

- Sei una noia! Non sai parlare d’altro? Ma per te esiste solo quella mezza pazza? Non pensi mai ad altro? –

- Non sei mai stata innamorata. Tu sei ‘la ragazza di nessuno’ no? Non puoi capire –

Quelle parole la ferirono profondamente. Era vero? Forse lei non era capace di amare. Forse un po’ invidiava la capacità di Spike di perdersi nei sentimenti per Dru. Forse lei era solo un’insensibile ragazza di ghiaccio. No! Lei aveva sentito! Se lo ricordava bene. Era perfettamente in grado di amare. L’aveva fatto in passato. Eppure ora non riusciva più. Questa consapevolezza fece cadere sul suo viso una lacrima dopo l’altra.

Cercò di voltarsi per non fargli vedere le sue debolezze ma lui si accorse di averla ferita e la prese per un braccio costringendola ad avvicinarsi a lui e a voltarsi.

- Mi dispiace. Non volevo farti piangere. Ti prego smetti – lui era visibilmente turbato e lei si chiese perché era rimasto così sconvolto dal suo pianto.

Si asciugò le lacrime cercando di divincolarsi dalla sua presa quando sentì la sua stessa voce dire:

- Hai ragione. – non voleva lasciarsi andare a momenti di sincerità proprio con lui ma una forza strana la spingeva ad aprirgli un po’ il suo cuore.

- E questo ti fa piangere? Il fatto di non esserti mai innamorata? –

Lei scosse la testa prima mimando un sì poi un no.

- Forse ti fa piangere il fatto di essere un tantino confusa? – disse lui in tono canzonatorio ma dolce, sorridendole.

Lei sorrise asciugandosi le lacrime:

- No. Anche. Uff. E’ difficile da spiegare! E non ne ho voglia. –

- Come vuoi. Basta che non piangi più. Odio le donne piagnucolose – disse lui sforzandosi di riportare la conversazione sui soliti toni sarcastici.

- Non sono piagnucolosa! Grrr mi fai imbestialire! – disse lei riprendendo pienamente il suo ruolo:

- Allora questo regalo per la tua pazzoide? –

- Già andiamo. E non chiamarla così! –

I due si incamminarono verso l’uscita del parco continuando i loro soliti battibecchi.

 

Passarono il pomeriggio insieme e al tramonto Spike la accompagnò a casa. Arrivarono al portone e lei si fiondò sulla serratura.

- Ehi passerotto nemmeno mi saluti? –

- Ciao – disse lei litigando con la chiave che non voleva girare.

Lui la prese per un braccio e l’attirò a sé baciandole lievemente una guancia.

- Ciao anche a te! A domani. – disse voltandosi e incamminandosi verso il marciapiede opposto.

Buffy vide nel riflesso del portone il suo volto arrossire violentemente e nella foga riuscì a vincere la battaglia con la serratura e corse verso il suo appartamento.

 

CAPITOLO 2  - My happy ending -

 

Dopo essersi costretta a studiare Buffy si preparò per la serata al locale. Il ‘Fire’s Hell’ era la sua libertà e la sua vergogna. Sentimenti contrastanti si agitavano in lei e tutto ruotava intorno al senso di colpa e al senso di potere che le dava quel luogo perverso ed eccitante.

- Prima o poi troverò pace – si promise sistemandosi gli stivali e guardandosi compiaciuta allo specchio.

Arrivò al locale e prese posto in camerino aspettando il suo turno e scrutando dallo spiraglio della porta la gente del locale. C’erano parecchi ragazzi e si premurò di controllare che non fosse nessuno di conosciuto. Ogni volta, mentre attendeva il suo momento, sentiva brividi caldi percorrerle il corpo. Ad occhi chiusi si stava godendo l’emozione quando sentì una voce squillante:

- Ehi Buffy fra poco tocca a te pronta? –

- Hey Harm… sì sì prontissima. –

- Sei così piccola! Qual è la tua storia? Perché sei qui? Per pagarti la droga? Gli studi? Non hai una famiglia? Vivi per strada? –

- Ehi! No! Che dici? Sono qui perché mi piace. – disse Buffy a bassa voce guardando a terra.

La formosa bionda la guardò con aria interrogativa e tornò in sala.

Arrivò il suo momento.

Le luci erano spente. Camminava lentamente verso il centro del palco.

La musica una melodia distante che in pochi secondi esplose. E con lei anche Buffy. Le sue angosce non esistevano più. Solo lei e la musica. Ancora una volta l’estasi. ‘Mi sento’ pensò ‘Sono viva’.

Fece un balletto privato per un ragazzo e la serata finì costringendola a tornare alla sua realtà.

 

Entrò in casa e si lasciò cadere sul letto esausta.

Pensò alla giornata… Spike… perché le veniva in mente lui? Doveva dormire, non pensare! Nel dormiveglia che precede il sonno vecchie immagini si susseguivano nella sua mente facendo riemergere ricordi di anni volutamente dimenticati….

 

“...You were all the things I thought I knew, And I thought we could be. You were everything, everything that I wanted...”

 

-Se ti piace vai lì e glielo dici! – incitò Willow

- Si mi piace tantissimo ma io non piacerò di sicuro a lui! Guarda com’è bello! E guarda me! – disse Buffy ormai rassegnata.

- Ehi passerotto! – disse il ragazzo avvicinandosi – Come siamo belle oggi. Vieni con me? –

- Dove? – esclamò Buffy arrossendo vistosamente.

Lui si limitò a porgergli la mano e la portò all’ombra di un albero secolare che li nascondeva dagli occhi degli amici di lui e di lei.

- Sei nervosa? – le chiese posizionandosi davanti a lei dopo averle fatto appoggiare le spalle contro l’albero.

Lei abbassò lo sguardo e mormorò: - No! –

Lui le alzò il viso e si avvicinò per baciarla ma lei scostò la testa leggermente.

- Hai paura di me? – chiese lui

- No! – rispose la ragazzina bionda

- Dimostramelo – e avvicinandosi a lei unì le loro labbra in un bacio dolce e sensuale.

Mentre le loro lingue si accarezzavano Buffy non riusciva a smettere di pensare ‘il mio primo bacio, il mio primo bacio’.

 

La sua volontà riuscì a farla uscire dal dormiveglia liberandosi di quelle immagini. Si alzò e si diresse in cucina per prepararsi una camomilla che l’aiutasse a prendere sonno.

 

La mattina dopo era uno straccio e Spike non tardò ad accorgersene.

L’aspettava sotto casa e quando la vide esclamò:

- Sembra ti sia passato sopra un tir! –

- E’ una cosa bellissima da dire a una ragazza! Grazie sono commossa! – rispose lei incamminandosi.

- Pomeriggio usciamo? – azzardò lui.

- Hai preso il vizio? Cerca di smettere perché fa male – ironizzò lei.

Lui le tirò lo zaino e la costrinse a fermarsi.

- Dico sul serio. Ci siamo divertiti ieri no? Ci facciamo un giro. Ti compro un altro gelato se vuoi. –

- Allora se c’è il gelato va bene! – rispose lei sarcastica – Basta che non mi assilli con Dru -

- Passo da te più tardi passerotto! –

 

Come al solito Buffy si fermò nel cortile con gli amici dopo le lezioni.

- Ragazzi come va? –

- Hey Buffy vieni al Bronze stasera? – domandò Faith

- Non lo so. Vi faccio sapere dopo. –

- E dai, non vieni mai! Sei sempre rintanata nel tuo appartamento! Stai diventando un’asociale! – esclamò Willow

- Ho detto che ci penso! E poi devo preparare le cose per trasferirmi da mia madre. Settimana prossima faranno i lavori a casa mia e devo tornare con mamma e sorellina per qualche tempo. Che tortura! –

- Passerotto andiamo a casa? – una voce familiare arrivò da dietro di lei e sentì una mano prenderle la testa e tirargliela indietro.

- Spezzami l’osso del collo! – inveì lei spostandosi per non essere toccata.

- Nervosetta amore? – la beffeggiò lui.

- Andiamocene e zitto! Taci per tutto il tragitto. - e rivolta agli amici – Vi faccio sapere per stasera –

Camminarono in silenzio e lei si stupì che per una volta le avesse dato ascolto.

Arrivarono a casa di Buffy e lei lo salutò distrattamente cercando di aprire il portone. Si accorse che lui non se n’era andato ed era proprio dietro di lei.

- Che vuoi? – gli chiese mentre trafficava con la solita serratura semi arrugginita

- Mangiare –

- Oh no no no! Non salirai a casa mia! – esclamò lei risoluta

- Perché no? –

- Perché…. Perché è casa mia! – riuscì a dire lei senza molta convinzione ma vedendo il suo sorriso e la sua solita espressione canzonatoria acconsentì a ospitarlo e gli fece cenno di entrare.

Non riusciva mai a dirgli di no. Sbagliato. Una volta l’aveva fatto. Con enorme fatica, con tutta la sua rabbia, con tutto il suo dolore. Quei pensieri lontani erano tornati a tormentarla. Eppure ora provava tenerezza a ripensare a quei piccoli grandi dolori. Si rese conto che Spike da quel no in poi era comunque sempre stato nella sua quotidianità. Era sempre lì. Quando era stata male lui le aveva camminato dietro in silenzio, quando aveva avuto bisogno di sfogarsi lui aveva ammortizzato i colpi delle sue parole velenose.

Entrarono e Buffy si stese sul letto accendendo lo stereo.

- Ti nutri di musica amore? Io muoio di fame. Se non vuoi che ti divori è meglio che mi offri qualcosa di gustoso. –

- Prenditi i panini che sono sul tavolo e taci – rispose acida lei.

Lui mangiò osservandola. Era sdraiata sul letto ad occhi chiusi e sembrava persa in un mondo tutto suo. La sua espressione era serena come poche volte lui aveva visto. Era bella. Lo era sempre stata. Era sempre sulla difensiva, pronta ad attaccare chiunque le si avvicinasse troppo. Tirava fuori le unghie, scalciava e lottava come una piccola guerriera impavida. Ma lui vedeva oltre. Lui vedeva una gattina spaventata che si nascondeva dietro ad una maschera da tigre. Non voleva essere presuntuoso ma a volte aveva il timore che era diventata così apparentemente aggressiva anche per colpa sua, per averla ferita, delusa quando erano piccoli. Si sentiva un po’ in colpa. Forse era per questo che continuava a girarle intorno, per alleviare il suo senso di colpa, per assicurarsi che stesse bene. O forse erano solo castelli fantastici che si costruiva la sua folle mente. Che Drusilla gli avesse attaccato una punta di follia???

Dopo averla osservata a lungo si distese accanto a lei sul letto.

- Sei impazzito? – urlò lei mettendosi a sedere

- Non fare la mocciosa acida e ascoltiamo in pace questa canzone – disse lui in tono calmo chiudendo gli occhi

Lei, dapprima titubante, si stese e cercò di rilassarsi, invano. La sua vicinanza, il contatto delle loro braccia la faceva distrarre.

- No, Spike, non ci riesco! – disse tornando a sedersi ed incrociando braccia e gambe.

- Perché? – chiese lui con aria corrucciata voltandosi di lato verso di lei sostenendosi la testa con una mano.

- Non lo so.  E’ che… tu… io…. Beh…-

- Posso farti una domanda? – chiese lui all’improvviso togliendola dall’imbarazzo.

Lei fece un cenno d’assenso.

- Sembrerà stupido ma… c’entra magari quella vecchia questione di quando eravamo ‘piccoli’? Cioè influisce sul nostro rapporto, su di te, su questa cosa? – domandò con aria seria.

Buffy deglutì vistosamente ma negli occhi di lui trovò interesse e comprensione e così, non senza sforzo, iniziò:

- Beh… è difficile da spiegare. E non ho capito molto la tua domanda. Però… beh ecco, a volte ci penso. –

- Mi dispiace per quella storia – disse lui guardandola intensamente negli occhi: - Mi sono comportato male e non te lo meritavi –

Entrambi tacquero e vecchie immagini invasero i loro occhi…

 

“...Let's talk this over, It's not like we're dead, Was it something I did? Was it something You said?
Don't leave me hanging...”

 

- Ormai siete fidanzati no? E’ un mese che andiamo al parco, lo incontri, andate dietro l’albero e ricompari solo ore dopo – affermò Willow con una dose di disappunto nella voce

- Mmm… sì, credo di sì – rispose Buffy arrossendo per essersi finalmente abbandonata alle emozioni.

Poi lo vide. Erano seduti ad un tavolo…Spike, i suoi amici e… una ragazza alta, mora, sensuale… e… baciava Spike. Lui la teneva in braccio e la baciava.

La fitta al cuore non le impedì di avvicinarsi. Si mise accanto alla sedia e lì fissò.

Spike sobbalzò, la ragazza la guardò con aria interrogativa e gli amici non trattennero delle risatine e qualche commento: - Oh oh ti ha scoperto, hai perso il tuo giochino Spike… -

Le lacrime riempirono gli occhi di Buffy e prima di andarsene lo fissò e disse solo:

- Perché mi fai questo? – poi senza aspettare risposta scappò via.

 

- Ehi – disse Spike sfiorandole la mano.

Lei si svegliò dal suo trance. Le lacrime erano tornate a bagnarle gli occhi rendendoli ancora più verdi. Ritrasse la mano e ricacciò indietro le lacrime evitando che cadessero sulle sue guance arrossate.

Rimasero in silenzio. Lui le accarezzava la mano cercando il suo sguardo; lei teneva gli occhi bassi per non incontrarlo.

- Guardami – chiese lui prendendole la piccola mano e stringendola teneramente nella sua.

Lei incrociò in suo sguardo per pochi secondi.

- Era solo il momento sbagliato. Ho sbagliato e non ho giustificazioni. Ti chiedo scusa. Chissà… forse un giorno avremo il nostro momento giusto. – disse lui con voce calda.

Lei si morse il labbro. Fu invasa dall’esigenza di scappare via da quella situazione che la turbava. Non riusciva a sostenere quella carica emotiva, la sua usuale razionalità non collaborava.

Si alzò di scatto dal letto e dirigendosi verso la cucina chiese:

- Hai sete? –

Lui capì il suo imbarazzo e sorridendo rispose:

- Certo! Era giusto quello che stavo pensando: sto morendo di sete! –

Lei rimase in cucina tanto a lungo che quando tornò lo trovò addormentato.

Sospirò per il sollievo e si mise accanto a lui chiudendo a sua volta gli occhi e addormentandosi profondamente.

 

Si risvegliò e la prima cosa che vide furono due occhi blu che la fissavano con una strana espressione. Si girò dalla parte opposta e il suo sguardo si posò sull’orologio:

- Cosaaaaaa? E’ sera! Abbiamo dormito tutto il pomeriggio! Devi andartene! Io… io… Vai! – disse tirandolo per un braccio per farlo scendere dal letto.

Lui si lasciò trascinare giù e velocemente la strinse a sé avvolgendola con le braccia.

- Mi dai un bacio? – le sussurrò fissandola col suo sguardo magnetico.

Lei iniziò a respirare affannosamente e riuscì a balbettare:

- Ho… già… visto…questa scena… - poi si mise in punta di piedi e gli appoggiò delicatamente le labbra sulla guancia.

- Ora lasciami –

Lui le sorrise e la lasciò andare.

Mentre lei metteva a posto il letto lui la fissava sorridendo.

- Allora cosa hai preso a Dru come regalo? –

- Dru? … Ah… fiori. – rispose distrattamente lui

- Wow che originalità. Effimeri fiori che appassiscono. Ci si potrebbe leggere una metafora poco rassicurante. – internamente gioì per aver ripreso controllo di sé: - E ora fuori Romeo… vai a rompere le scatole alla tua Giulietta! –

- A domani passerotto, grazie per aver condiviso il letto! – disse uscendo dall’appartamento.

- Dillo in giro e sei morto! -  le urlò lei chiudendo la porta.

 

Si preparò velocemente e corse al locale.

Dopo la ramanzina per il ritardo salì sul palco.

Quella sera ballò sfogando tutte le emozioni provate quel pomeriggio.

Gli spettatori erano in estasi.

Nella sua mente una sola immagine.

Lui.

 

CAPITOLO 3  - Going Under –

 

“...Don't want your hand this time I'll save myself...”

 

La stava aspettando da mezz’ora. Ebbe il presentimento che il loro non incontrarsi quella mattina non fosse casuale. Il giorno prima aveva letto nei suoi occhi il terrore per quello che stava accadendo. Anche lui era rimasto sorpreso dalle sue stesse parole, dalle sue emozioni. Quella ragazzina non era mai veramente uscita dalla sua vita. Non sapeva cosa sarebbe successo tra loro ma non aveva intenzione di perdersi la possibilità di scoprirlo.

 

- Buffy in netto anticipo? – esclamò Willow sorpresa

- Mi sono svegliata presto e non avevo voglia di stare a casa. – si giustificò lei.

Le due ragazze si sistemarono nel cortile della scuola.

- Buffy sicura che vada tutto bene? Sei più strana del solito. C’entra Spike? – domandò l’amica.

Buffy sgranò gli occhi:

- Perché pensi c’entri Spike? No no! Cosa c’entra Spike? Niente Spike! –

- Non sei brava a mentire sai? Hai ripetuto il suo nome 3 volte in una frase di 11 parole. Avanti dimmi che succede tra voi. –

Buffy si rassegnò.

- Si sta avvicinando troppo. E io non voglio. –

- Capisco… - disse la rossa. Poi d’un tratto aggiunse: - Anzi no! Non capisco. Non vuoi che si avvicini a te perché non ti piace e non vuoi ferirlo respingendolo? –

Buffy non rispose e la rossa continuò:

- So che non è così. Penso piuttosto che ti piaccia, ti è sempre piaciuto, ma hai paura –

Buffy annuì sospirando e appoggiando la testa sulla spalla dell’amica in uno dei suoi rari gesti di ricerca di contatto fisico.

Willow giocchicchiava con i suoi capelli biondi cercando di convincerla che non doveva avere paura dei suoi sentimenti, di soffrire o farsi influenzare dal passato.

- Non è solo questo Will. Sono tante cose. Non so cosa voglia da me ma io non me la sento di stare con qualcuno… non sono pronta… non sono capace… -

- Non si tratta di essere capaci… devi solo lasciarti andare. –

La bionda scattò in piedi:

- No. Ora basta. Andiamo in classe. –

Willow sbuffò; non era riuscita a convincerla ma almeno si era aperta con lei ed era una cosa rara.

 

Per evitare di incontrarlo dopo la scuola andò direttamente a pranzo da sua madre.

- Buffy che sorpresa! Entra! –

- Buffyyyyyyyy – urlò Dawn, la sorellina undicenne travolgendola nel tentativo di abbracciarla.

Dopo averla spinta via in malo modo Buffy si accomodò nella sua vecchia casa.

- Allora tesoro come va? – le chiese la madre accarezzandole i capelli.

Spostandosi per evitare il tocco Buffy rispose laconicamente e si accomodò svogliatamente sul divano.

Joyce tornò in cucina sospirando.

- Sarà l’età. Diventa sempre più scontrosa – mormorò preparando il pranzo.

Buffy pranzò in silenzio cercando di non pensare a un certo ragazzo che perseguitava la sua mente.

- Tesoro mi hai sentita? –

- Cosa mamma? –

- Ho detto che i lavori al tuo appartamento saranno posticipati ancora di qualche giorno. –

- Ok, non importa. Dimmi solo quando devo portare le mie cose qui. Ora devo scappare. Ho un mucchio di compiti. –

Salutò velocemente la sua appiccicosa sorellina e la mamma e camminò velocemente verso casa.

 

- Buongiorno passerotto – la salutò lui. Era appoggiato al portone di casa sua e stava tranquillamente fumando una sigaretta.

Buffy sospirò. Sapeva che non sarebbe stato così semplice sfuggirgli.

- Spostati e fammi entrare. Poi puoi anche andartene a casa – disse lei cercando di avvicinarsi alla serratura senza sfiorarlo.

Lui la afferrò per il polso e l’attirò verso di sé intrappolandola tra le sue braccia. Lei cercò di divincolarsi per un attimo poi, sempre tenendo la testa bassa e scostata da un lato, gli chiese di lasciarla andare.

Lui la tenne stretta senza parlare finchè lei non lo guardo. Si guardarono negli occhi poi lui si chinò in avanti e le sfiorò le labbra con le sue. Rimase qualche secondo fermo assaporando il contatto e aspettando la sua reazione. Poi iniziò a prendere il suo morbido labbro inferiore tra le sue labbra sfiorandolo leggermente con la lingua. Sentì la sua bocca socchiudersi e le loro lingue si trovarono e si toccarono come tante volte in passato avevano già fatto.

Alla fine di quel lungo bacio Buffy si scosto e abbassando la testa mormorò:

- Devo andare a casa –

- Posso venire con te? – osò lui.

- No – la sua risposta fu talmente decisa che Spike decise che non era utile insistere. L’avrebbe lasciata sola per riflettere su quello che aveva provato. E così avrebbe avuto tempo anche lui per capire cosa significava quel bacio dato a quella ragazzina così strana.

 

‘Finalmente a casa’ pensò Buffy. Era ancora scossa per quel bacio. Era come se lo ricordava. La sua lingua così morbida, il suo modo di sfiorarla così sensuale.

 

“...I'm going under. Drowning in you. I'm falling forever. I've got to break through. I'm going under.
Blurring and stirring the truth and the lies so I don't know what's real and what's not, always confusing the thoughts in my head... so I can't trust myself anymore. I'm dying again...”

 

Cercò invano di studiare. Si affacciò alla finestra per osservare il suo amato tramonto. Le luci, l’aria, i suoni di quel momento della giornata le infondevano una mistica sensazione di quiete. Respirò profondamente ad occhi chiusi poi si mise ad osservare le persone in mezzo alla strada.

Lo vide subito.

Era seduto sulla panchina dall’altro lato della strada. La osservava. Le fece un cenno con la testa. Era rimasto lì tutto quel tempo? Perché?

Rispose al cenno poi chiuse la finestra e tornò sui libri.

Fissava le pagine stampate ma la sua mente vagava in cerca di un po’ di razionale stabilità.

 

- Ragazzo stai bene? Sei qui da ore ormai! Eri qui anche stamattina! Non hai una casa? –

Lui rispose un atono ‘sì’ senza mai spostare il suo sguardo.

L’anziana signora guardò nella direzione del ragazzo e sedendosi accanto a lui domandò:

- Una donna? –

- Già – rispose lui continuando a osservare la finestra ormai chiusa

- Rincorrila sempre! Non lasciarla scappare ma nello stesso tempo non soffocarla. Lasciale sempre pensare di avere la possibilità di fuggire. –

Si voltò per chiederle spiegazioni su quella frase ma la vide in lontananza salire un su autobus facendogli un cenno di saluto con la mano.

 

Buffy continuava a sbirciare fuori dalla finestra. Lui era sempre lì. Doveva andare al locale ma sicuramente lui l’avrebbe seguita e l’ultima cosa che voleva era Spike come spettatore.

Decise di scendere per convincerlo a tornare a casa.

 

La vide uscire dal portone e dirigersi verso di lui. Si sedette sulla panchina accanto a lui e gli domandò con voce incerta:

- Perché non vai a casa? –

- Volevo stare un po’ con te –

- Se starò qui con te un po’ poi andrai a casa e mi lascerai in pace? –

- Andrò a casa – rispose lui.

Si appoggiò allo schienale della panca e rimase in silenzio.

Lui le circondò le spalle con il suo braccio e si avvicinò a lei.

- Sei una corda di violino passerotto! Rilassati, non ti bacerò di nuovo… - affermò e poi aggiunse:

- …stasera –

- Sarebbe meglio se tu non mi baciassi più. – disse lei ostentando un tono risoluto mentre si fissava intensamente le punte dei piedi.

Lui non rispose.

 

Dopo un silenzio che a Buffy parve durare secoli lui si alzò e sorridendole le disse solo:

- A domani passerotto. Buonanotte! –

- Buonanotte – rispose lei.

Tornò a casa e si preparò per la serata. Quando salì sul taxi si accertò che lui fosse realmente andato via.

Al locale aveva il numero di apertura.

La sala era colma di gente. Uomini e donne di tutte le età. Sbirciò dal camerino e il panico si impossessò di lei.

- Harm non ci riesco. C’è troppa gente. –

- Ma dai! L’hai fatto tante volte! E poi non ti devi nemmeno spogliare come noi! Tu devi solo ballare. Vai e fai quello che sai fare meglio: balla! –

Respirò a fondo, salì sul palco e ballò. In testa solo la musica, lungo il corpo i brividi dei loro sguardi, nell’anima la sensazione di onnipotenza e libertà.

 

“...So go on and scream. Scream at me I’m so far away. I won't be broken again. I've got to breathe. I can't keep going under...”

 

Tornò a casa.

Era esausta ma la sua mente non ne voleva sapere di addormentarsi. Ripensava a quel bacio. Era stato così dolce, così intenso. Mille domande si sovrapponevano: perché l’ha fatto? Prova qualcosa per me? Vuole solo una ruota di scorta visto che Dru non lo vuole?...

E poi sempre lei, quella domanda così insistente che ogni volta scacciava via ma che tornava sempre più insistente a esigere una risposta: cosa provo io?

Era notte.

Forse per la prima volta da quando si era trasferita sentiva uno strano senso di solitudine. Quella libertà tanto agognata non sembrava più così invitante.

Si addormentò persa tra i pensieri e le domande.

 

- Spike sei cerebralmente presente? – domandò Oz sventolando una mano davanti agli occhi dell’amico

- Si. Pensavo… -

- Sempre la folle Dru? – indagò l’amico.

- No. Ti ricordi quella ragazzina bionda che ho frequentato mentre Dru mi aveva chiesto quella specie di pausa al liceo… -

- Buffy! Quella a cui poi ti sei ‘dimenticato’ di dire che eri tornato con la pazza… me la ricordo! Era adorabile. –

- Lo è ancora…-

- Nooooo… amico non mi dirai che dopo anni una ragazza è riuscita a farti dimenticare Dru? –

- Non scherzare! Dru è sempre Dru. Però lei… ha qualcosa… -

- Basta che non la fai soffrire di nuovo o mi toccherà salvarti dalle sue grinfie. Le donne deluse sanno essere diaboliche. Ti ricordi la sua amica…la rossa? –

Spike lo osservò con aria interrogativa.

- Un appuntamento in quattro… magari… - tentò l’amico.

- Chiedo a Buffy di presentarti la sua amica. Ma non credo che lei voglia uscire con me. Soprattutto dopo gli ultimi sviluppi –

- Sviluppi? Racconta! –

- Ora non posso. Domattina mi devo alzare presto – e così dicendo si infilò sotto le coperte lasciandosi cullare dal pensiero del suo piccolo passerotto imbronciato.  

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 4  - Bring me to life –

 

La sveglia suonava ma Buffy era talmente stanca che decise che non sarebbe andata a scuola. Si era appena riaddormentata quando il telefono suonò. Borbottando incomprensibili imprecazioni rispose e all’altro lato del telefono sentì una voce fin troppo familiare:

- Passerotto non vai a scuola oggi? –

- Sono già a scuola – mentì lei – quindi tornatene a casa –

- Piccola bugiarda! Tu sei a casa. Fammi salire! –

- Oh povera me mi hai scoperto! Bravo Sherlock. Ma la risposta è no! –

- Non fare la bambina. Apri. –

Lui sapeva sempre quali corde toccare per farla cedere. Aveva imparato il trucco osservandola, era semplice: bastava rendere tutto una sfida dandole della bambina o della paurosa… e Buffy non resisteva alla tentazione di raccogliere una sfida!

Così nemmeno dieci minuti dopo Spike fece il suo ingresso nell’appartamento di Buffy trovandola sotto le coperte intenta a recuperare il sonno perduto.

- Avvicinati al mio letto e sei morto – sentì una voce provenire da sotto le coperte

Lui girò un po’ per la stanza osservando l’incredibile collezione di cd e i suoi libri sistemati ordinatamente sugli scaffali. Una parete era ricoperta di fotografie di Buffy ad ogni età. ‘Era bellissima anche da piccolina’ pensò osservando una foto di una biondina che tentava di muovere i primi passi. Poi il suo sguardo fu attirato da un volto familiare…era lui! Sembrava essere stata scattata di nascosto almeno quattro anni prima.

- Che fai?- chiese lei mettendo solo occhi e naso fuori dalle coperte

- Osservo il tuo smisurato egocentrismo… qui sono tutte tue foto passerotto… tranne una… -

- Sono ricordi. Non significano nulla. E chi sarebbe l’egocentrica? Credi sempre di essere al centro del mondo! –

Lui si avvicinò con movimenti lenti e si accomodò sul letto scostandole il piumone dal viso:

- Io sono al centro del tuo mondo ora – disse fissandola intensamente

 

“How can you see into my eyes like open doors. Leading you down into my core where I’ve become so numb. Without a soul my spirit’s sleeping somewhere cold until you find it there and lead it back home...”

 

Lei scostò lo sguardo e cerco di fuggire da quella posizione. Lui la trattenne tenendole i polsi:

- Rimani qui con me. Parliamo un po’ ok? Fammi spazio – disse insinuandosi tra le coperte.

Sorrise nel vedere l’espressione impaurita e imbarazzata di lei e il suo sguardo cadde sul suo corpicino raggomitolato. Aveva un completino bordeaux, pantaloncini corti e maglietta che le cadevano morbidi sulla pelle chiara.

Lei si affrettò a tirarsi le coperte fin sopra la testa e si voltò dandogli le spalle. Lo sentì posizionarsi dietro di lei. Sentiva il suo respiro caldo scivolarle sul collo e scendere lungo la schiena.

Lui respirava profondamente l’odore della sua pelle immaginando quanto dovesse essere morbida.

Le posò una mano sulla spalla nuda giocando con la spallina della sua maglietta.

La sentì irrigidirsi e schiacciarsi contro la parete per sfuggire al contatto.

Posò le sue labbra sulla spalla e con la mano percorse il suo braccio e scivolò sul fianco. Scostò la maglietta e iniziò a disegnare con le dita dei piccoli cerchi sul suo fianco.

Lei non si mosse. Nessuna parola. Solo il suo respiro che cresceva.

- Ehi… Buffy…- la chiamò come per chiedere il permesso per continuare a esplorarla.

Lei non rispose troppo impegnata a sentire quello che lui le faceva provare con il suo tocco.

Continuò a baciarla risalendo lungo il collo. La sentì gemere leggermente.

Appoggiandole una mano sulla pancia nuda la tirò per farla girare.

Lei si strinse ancora più contro la parete ma alla fine si lasciò scivolare sulla schiena.

Erano pericolosamente vicini.

Nei suoi profondi occhi verdi Spike lesse tutto il terrore che stava provando. Le sorrise e le scostò un ciuffo di capelli dal viso.

 

“Wake me up inside, call my name e save me from the dark. Bid my blood to run before I come undone. Save me from the nothing I’ve become. Bring me to life...”

 

Le loro bocche si toccarono e le loro lingue si cercarono disperatamente. Buffy avvolse le braccia intorno al suo collo. Si baciavano e i loro corpi si sfregavano tra loro cercandosi. Lei serrò le gambe intorno a lui e sentì la sua erezione spingere contro i jeans.

Lui rapidamente invertì le posizioni e fece scorrere le mani lungo la sua piccola schiena, sotto la maglietta.

Poi il telefono squillò e interruppe la danza dei loro corpi.

Buffy si alzò e corse verso il telefono sistemandosi la maglietta in evidente imbarazzo.

- Willow! Ehm no è che non mi sento molto bene…..no no! Non vorrei attaccartela!... No, davvero non serve!.... Ok. A fra poco.-

Dopo aver terminato la conversazione rimase qualche istante ferma accanto al telefono fissando la parete.

- Ehi passerotto tutto bene? – domandò lui intuendo i suoi pensieri.

- Sì. Ora devi andare. Willow tra poco sarà qui. – rispose evitando il suo sguardo e cercando dei vestiti nell’armadio.

Lui si avvicinò e l’abbracciò:

- Un bacio e me ne vado. – le sussurrò soffiandole nell’orecchio il suo respiro.

Lei si strinse nelle spalle per reprimere il brivido caldo che la stava attraversando.

Si girò e si sentì mancare. Trovò i suoi occhi così intensi e sentì uno strano calore in viso.

Un altro bacio, lento e dolce.

Poi lui la prese per mano e la trascinò alla porta.

- Ora vado. Ci vediamo più tardi? –

- D…d…domani – riuscì a balbettare lei.

Lo vide sparire e rimase sulla porta finchè non sentì sbattere il portone d’ingresso.

Poi, ancora frastornata dalle emozioni, si fece un doccia e si preparò per l’arrivo dell’amica.

 

“I've been sleeping a 1000 years it seems. I've got to open my eyes to everything. Without a thought. Without a voice. Without a soul...”

 

***

Willow la trovò seduta sul suo letto con le ginocchia strette al petto e un’espressione persa.

- Ehi Buffy ti senti male? –

L’amica si limitò a mugugnare.

- Mmmm non hai la febbre – affermò posandole una mano sulla fronte: - Allora qual è il problema? – chiese accomodandosi accanto a lei.

In quel momento il telefono squillò.

- Rispondi tu. Sarà mia madre. Dille che non ci sono. – disse Buffy sdraiandosi svogliatamente sul letto.

- Ma Buffy…come faccio a dirle che non ci sei? – chiese Willow mentre rispondeva: - Spike? Ciao! –

Buffy saltò giù dal letto spalancando gli occhi.

- Sì… ah… sì ho capito chi è. Ehm…sì carino… ok per me va bene. Ah ok. Ciao! – La rossa si girò verso l’amica ed esordì: - Usciremo in quattro!.... Ma William come sapeva che ero qui? Buffy mi devi dire qualcosa? –

Buffy affondò la testa nel cuscino e iniziò a bofonchiare parole incomprensibili. Poi si alzò e con aria interrogativa chiese:

- Un uscita in quattro? –

- Sì! Tu, William, Oz ed io! Tu e William verrete solo per toglierci dall’imbarazzo ha detto. Ti ricordi Oz? Quel suo amico? E’ carino non trovi? –

Ma Buffy era già persa nei suoi pensieri… una appuntamento… lui aveva fatto capire a Willow che non era un vero appuntamento ma… quello che era successo… e ora?... cosa doveva fare? ….

- Oddio impazzisco! – esplose d’un tratto.

- Santo cielo Buffy mi fai morire d’infarto! – esclamò l’amica sobbalzando: - Allora mi vuoi spiegare che succede? –

- Niente Willow. E’ solo che William mi confonde. Ma non succede nulla. Ora dammi gli appunti delle lezioni di oggi e studiamo un po’ –

 

CAPITOLO 5 – Dancing –

 

“Time is gonna take my mind and carry it far away where I can fly. The depth of life will dim the temptation to live for you...”

 

Lo stava aspettando. Aspettava la sua telefonata o il suono del campanello. O qualsiasi altro segno che le facesse capire che lui era ancora lì per lei.

Aveva saltato nuovamente la scuola.

Era a casa, a letto. Esattamente come il giorno precedente.

Erano passate le otto. Avrebbe dovuto già essersi accorto della sua assenza!

Più passava il tempo più il nervosismo e la rabbia si impossessavano di lei.

Quando suonò il campanello aprì la porta e lo fulminò con aria minacciosa.

- Ehi passerotto a casa anche oggi? – disse lui entrando e seguendola in camera: - Sei di cattivo umore? –

Lui si accomodò sul letto e la osservò mentre metteva in ordine la stanza.

Si piegò per raccogliere un cd e Spike non poté fare a meno di intravedere la sua pelle candida notando che non portava nulla sotto la maglietta.

Con un balzo fu davanti a lei e la fece indietreggiare fino a che le sue spalle non furono contro il muro.

Fissava con desiderio la maglietta immaginando le sue morbide forme nude sotto di essa.

Buffy avvampò cercando una via di fuga.

Ma lui fu più veloce e intrappolò le sue labbra nel suo bacio mentre con le mani le percorreva il corpo fremente.

E lei si lasciò avvolgere dalle emozioni e rispose al bacio gettandogli le braccia al collo e attirandolo ancor più verso di sé.

 

“So I put my arms around you around you and I know that I'll be living soon. My eyes are on you they're on you and you see that I can't stop shaking...”

 

Quando sentì le mani calde di lui tra le sue cosce lo scostò violentemente.

- Ehi che ti prende? – chiese lui pur sapendo quello che stava accadendo.

- Devo farmi la doccia – disse lei correndo in bagno.

Si chiuse la porta alle spalle e il suo respiro lentamente decelerò.

Cosa gli stava lasciando fare? Si stava di nuovo lasciando andare. Gli stava permettendo di entrare nel suo mondo e di distruggerlo un’altra volta. In fondo fino a due giorni prima lui parlava ancora di Dru con adorazione. No! Non sarebbe stata ancora la sua ruota di scorta. Non un’altra volta.

 

“No, I won't step back but I'll look down to hide from your eyes  'cause what I feel is so sweet and I'm scared that even my own breath. Oh could burst it if it were a bubble. And I'd better dream if I have to struggle...”

 

Uscì dal bagno avvolta solo nel suo accappatoio bianco e con i capelli bagnati che le colavano sulle spalle. Si avvicinò all’armadio per prendere i vestiti e con la coda dell’occhio lo vide seduto sul letto che non le toglieva gli occhi di dosso. Prese jeans e maglietta e tentò di tornare in bagno ma lui si era astutamente appoggiato alla porta e la fissava.

- Dai lasciami passare – chiese lei con voce bassa evitando il suo sguardo.

- Rimani qui – la invitò lui: - Vestiti qui –

- Non ci penso nemmeno! Spostati e fammi passare – il suo tono era un misto di rabbia, frustrazione e paura.

- No – disse lui sorridendo e prendendole la manica dell’accappatoio per attirarla a sé.

- Smettila! Lasciami stare! – si liberò e Spike vide i suoi occhi riempirsi di lacrime. Lentamente si spostò e la lasciò entrare nel bagno sfiorandole i capelli umidi.

 

Quando Buffy uscì dal bagno lui se n’era andato.

Non sapeva se provare sollievo o tristezza.

Notò un foglietto appoggiato sul tavolo: ‘Passerotto non piangere. Ci vediamo domani. W.’

W.? Si sforzò di ricordare e d’un tratto esclamò: -William!- Era il suo vero nome! Se l’era quasi dimenticato. Sotto l’albero quell’estate di tanti anni prima lei aveva tanto insistito per sapere il suo vero nome e lui gliel’aveva detto e gli aveva dato il permesso di chiamarlo così ma solo quando erano soli. William…. un sorriso le illuminò il viso.

 

***

 

L’aveva sentita piangere in bagno e aveva capito che doveva andarsene.

Doveva avvicinarsi a lei cautamente o l’avrebbe fatta scappare. Ma non sempre riusciva ad essere cauto. Quel pomeriggio era stato il suo istinto a dominare. Era così bella e lui aveva così tanta voglia di lei che non riusciva a controllarsi.

‘Buffy ma cosa mi stai facendo?’ pensò camminando a testa bassa.

D’un tratto si scontrò con una personcina molto più bassa di lui.

- Ehi attento a dove vai stupido! –

Una ragazzina mora lo stava fissando con aria minacciosa.

- Scusami – disse lui alzando le braccia mimando il gesto di arrendersi.

- Dawn! Lascia stare il ragaz… William! Sei tu? Come sei cresciuto! –

- Spike! E lei è? – quella donna gli era familiare ma la memoria non lo aiutava.

- Ah già, Spike. Sono la mamma di Buffy. Te la ricordi? Giocavate insieme da piccoli nel vecchio quartiere prima che ci trasferissimo qui –

‘Non ci credo’ pensò ‘Neanche me la fossi cercata!’

- Certo che me la ricordo! E tu quindi sei la sua sorellina? Caspita quanto sei cresciuta! –

- Sei capace di giocare a basket? –

- Certo – rispose lui stupito.

- Allora ti sfido! –

- Dawn lascialo stare! Avrà da fare! – la rimproverò la madre.

- Gioco volentieri! – esclamò lui rubandole di mano il pallone e dirigendosi verso il canestro attaccato al muro del garage.

 

- Ragazzi! State giocando da due ore! Sarete stanchi! Venite a bere un the freddo! – chiamò Joyce.

Spike accettò l’invito.

 

***

 

Finalmente sera!

Sarebbe andata al locale e avrebbe ballato come un tempo: senza pensieri per la testa. Avrebbe ballato per sé stessa e per la musica. E il tempo si sarebbe fermato intorno a lei. Voleva riempirsi di musica, solo di musica. Svuotare la mente da ogni paura, da ogni incertezza.

Arrivò al locale, si cambiò e la sua anima iniziò a ballare scuotendole tutto il corpo.

 

“I'm dancing in the room as if I was in the woods with you. No need for anything but music. Music's the reason why I know time still exists... time still exists... time still exists...”

 

 

CAPITOLO 6  - Heaven out of hell -

 

- Oddio Buffy sono così tesa! Dove ci porteranno? – esclamò Willow saltellando intorno all’amica.

- Immagino a mangiare qualcosa e poi non so. E smettila di girarmi intorno e siediti. –

- Non sembri euforica quanto me di questo appuntamento. -

- Non è un appuntamento per me – puntualizzò Buffy – E ora vado a casa mia a prepararmi. William passa a prendermi e Oz viene qui. Ci troviamo qui davanti a casa tua. A dopo. –

 

Stava camminando a testa bassa pensando a cosa indossare quella sera quando si scontrò con qualcuno.

- Ehi allora è un vizio di famiglia! – sempre la solita voce. Calda, sensuale e avvolgente.

- Se mi ostacoli non arriverò mai a casa, non potrò cambiarmi e sfortunatamente non potrò… -

Le labbra calde sulle sue le impedirono di continuare la frase. La passione di quel bacio la travolse. Lo prese per mano e senza dire una parola camminò velocemente verso casa.

Aprì la porta con foga mentre lui le baciava il collo e la stringeva a sé facendole sentire la sua eccitazione.

Sempre tenendolo per mano lo trascinò fino a letto, si sdraiò e lo tirò sopra di lei.

Lui le prese le braccia e gliele fermò sopra la testa ed iniziò a passarle la sua lingua sul collo. Buffy iniziò a gemere e a muovere il bacino verso di lui.

Le sfilò la maglietta a metà lasciando le sue piccole braccia imprigionate in essa.

- Questa lasciala qui e non ti muovere – le sussurrò. Le sfilò i jeans baciandole la pancia e poi scendendo sulle cosce. Lei si contorceva spingendo su e giù il bacino e respirando sempre più affannosamente.

Rimase qualche secondo a osservarla: era sotto di lui, con indosso solo un reggiseno e degli slip di pizzo color rubino. La sua pelle era chiara e liscia e profumava di mandorla.

Le scostò il reggiseno e iniziò a pizzicarle i capezzoli già tesi con la lingua. Buffy si divincolò dalla maglietta e mise una mano sulla nuca di lui spingendolo ancora di più contro i suoi seni.

Mentre torturava un capezzolo prendendolo tra le labbra la sua mano scese lentamente lungo il suo ventre piatto e si infilò negli slip raggiungendo la sua femminilità già eccitata.

- Oh sìììì – disse lei inarcando la schiena e alzando il bacino, cercando il contatto con le sue dita.

Lui la penetrò con un dito e iniziò a muoverlo dentro di lei dapprima lentamente poi sempre più velocemente fino a che delle piccole contrazioni e un forte gemito gli fecero capire che lei aveva raggiunto l’apice del piacere.

Osservò la sua espressione estasiata mentre si godeva gli ultimi secondi dell’orgasmo che lui le aveva procurato.

Poi lei riaprì gli occhi ancora un po’ stordita e incontrò quelli di lui.

 

Driiiiiiiiiiiiiiiiin.

 

Si guardarono un istante ed entrambi si voltarono verso l’orologio.

- Oddio è tardissimo! Saranno Oz e Willow. – disse lei con la voce rotta dal respiro ancora affannato.

Prese dall’armadio i vestiti che intendeva indossare e si infilò in bagno dicendogli:

- Sistema e apri tu. E inventati qualcosa per non far capire nulla! –

 

- Willow, Oz che ci fate qui? – chiese Spike cercando di prendere tempo pensando a una scusa plausibile.

- Abbiamo aspettato mezz’ora ma non vedendovi arrivare abbiamo pensato di venirvi incontro. Ed eccoci qui. Che è successo? – chiese Willow guardandosi intorno alla ricerca dell’amica.

- Oh nulla, sai com’è la tua amica. E’ un’ora che è chiusa in bagno. Le donne ci mettono sempre delle ore per prepararsi. – disse in tono poco convincente.

In quel momento Buffy uscì dal bagno.

- Eccomi, sono pronta. Andiamo. –

Spike la fissò intensamente e lei arrossì. Era bellissima: aveva un abitino lilla graziosissimo e i capelli raccolti con qualche ciocca lasciata libera che le ricadeva sulle spalle.

 

Willow e Oz camminavano più avanti tenendosi per mano e chiacchierando di musica.

Spike e Buffy erano qualche metro più indietro. Lei camminava in silenzio guardando a terra.

Lui si avvicinò e le offrì il braccio:

- Sei bellissima stasera sai? –

Lei non disse nulla. Guardò il suo braccio titubante, indecisa se accettare o meno.

- Avanti passerotto! Nessuno intuirà nulla! E’ solo un braccio! –

Lei si attaccò a lui e proseguirono la passeggiata in silenzio.

Poco prima di entrare nel ristorante lei gli sussurrò:

- Nessuno deve sapere e non deve più succedere. –

Lui scosse la testa. Sapeva che sarebbe successo di nuovo, che sarebbe stato ancora più travolgente e che alla fine lei si sarebbe pentita di nuovo e gli avrebbe detto ancora una volta quella frase.

 

“So are you turning around your mind? Do you think the sun won't shine this time? Are you breathing only half of the air? Are you giving only half of a chance? Don't you wanna shake because you love, cry because you care, feel 'cause you're alive, sleep because you're tired...”

 

 

I ragazzi andarono al bancone a ordinare da mangiare mentre le ragazze attendevano al tavolo.

- Allora amico che succede tra te e la bionda? Un ritorno di fiamma? –

- Prima o poi mi farà impazzire – rispose guardando la ragazza al tavolo con l’amica.

- Quindi finalmente ti sei tolto Dru dalla testa? –

Spike lo fissò e dopo qualche secondo tornò a guardare Buffy mormorando:

- Sì. Direi proprio di sì. Non so come ci sia riuscita ma non riesco a pensare ad altro che a lei. –

- Amico bisogna festeggiare. Offro io! – esclamò Oz dandogli una pacca sulla spalla.

 

- Credi che stiano parlando di noi? – chiese Willow osservando i due ragazzi.

- Non lo so. –

- Che hai Buffy? Non gradisci il tuo accompagnatore? Andiamo so benissimo che non sei immune al suo fascino. –

- Willow non mi va di parlarne. E comunque noi dopo aver mangiato ce ne andiamo. Tu e Oz non avete problemi di imbarazzo e io sono stanca e non mi sento molto bene. –

 

- Ragazze ecco a voi – disse in tono allegro Oz appoggiando i vassoi sul tavolo: - Allora dopo che si fa? –

- Buffy ha detto che vuole tornare a casa perché è stanca e non si sente bene. – informò la rossa.

Spike osservò Buffy e le sfiorò il ginocchio sotto il tavolo ma lei si ritrasse.

- Beh noi potremmo andare al Bronze. Suona una band che conosco. Spike, dopo averla accompagnata ci raggiungi? –

Il biondo fece un cenno di assenso con la testa e continuò a mangiare.

 

- L’accompagno e vengo al Bronze. – disse Spike incamminandosi – Andiamo – aggiunse rivolto a Buffy.

Camminarono per un po’ in silenzio. Questa volta era Spike che camminava davanti e Buffy che lo seguiva arrancando.

- Ehi aspettami! Dobbiamo correre? Hai fretta di andare al Bronze dai tuoi amici? Magari da Drusilla? –

Spike si bloccò e si voltò. La sua espressione era glaciale. Si avvicinò minacciosamente a lei e le disse:

- Sei solo una sciocca ragazzina che non sa quello che vuole –

Lei lo guardò fisso negli occhi mentre quelle parole la colpivano nel profondo. Quando sentì le lacrime inumidirle gli occhi scostò lo sguardo e si incamminò verso casa con fare risoluto.

Lui si accorse di aver sbagliato un secondo dopo aver pronunciato quella frase. L’istinto e l’orgoglio gli avevano fatto sputare veleno e si rese conto di averla ferita.

Vide la sua piccola tigre tirare fuori le unghie sfidandolo con i suoi intensi occhi verdi. Quegli occhioni pieni di lacrime gli fecero maledire le sue parole. La vide allontanarsi camminando velocemente. La seguì mantenendo le distanze per tutto il tragitto poi quando raggiunsero il portone si avvicinò.

Lei trafficava con le chiavi.

- Scusa, non volevo. – le sussurrò accarezzandole i capelli.

- Buonanotte Spike –

- Buonanotte amore – le rispose abbastanza forte affinché lei potesse sentire.

 

“...hiding in that place you don't wanna be; you push happiness so far away but it comes back to give you all that you've given before, to love you the way that you do, like a mirror...”
 

***

 

Mentre ballava pianse tutte le sue lacrime. Lacrime di gioia, di dolore, di paura e di rabbia.

Si sentiva al centro di un enorme incrocio con mille possibili strade da percorrere ma solo una esatta, solo una diretta alla felicità. Qual era quella strada? E se avesse sbagliato? E se non vi fosse possibilità di ritorno?

Continuava a ballare sotto gli occhi eccitati del suo pubblico.

Smise di piangere e si concentrò sul ritmo della musica. Quello era il suo momento, dedicato a sé stessa e alla sua libertà.

 

“...make heaven, heaven out of hell now ...”

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 7  - She will be loved -

 

- Tesoro ti sei ricordata di imballare tutto? Ora che sei in vacanza hai tutto il tempo! –

- Sì mamma ho quasi finito di raccogliere tutta le mie cose. Domani sarò da te per un lunga settimana! – disse Buffy simulando un tono allegro.

Spike stanco di aspettare sul letto la fine della telefonata si avvicinò a Buffy e la abbracciò da dietro infilandole le mani sotto la maglietta.

- M…mmamma… o..ra devo an…dare –

- Si certo tesoro, solo una cosa: tu sarai a casa la sera? –

- No mamma. Non mi chiedere di tenere Dawn. Ho un compito importante il mese prossimo e andrò da Willow per studiare la sera. –

- Ok. Allora dovrò prendere qualcuno che badi a Dawn mentre io sono fuori –

- Ok ok - tagliò corto Buffy riagganciando.

- Spike! Ero al telefono –

- Ho visto passerotto e ora non ci sei più – la trascinò sul divano baciandola sempre più appassionatamente.

- Aspetta un momento! – disse lei scostandolo – Mia madre ha detto che deve trovare qualcuno che badi a Dawn mentre lei è fuori… ma dove deve andare di sera??? – ragionò ad alta voce.

- Possiamo pensarci dopo amore? – chiese Spike tornando a baciarla ma Buffy si divincolò e si avvicinò al telefono.

Spike fu più veloce e con un balzo la sollevò e la riportò sdraiata su di lui.

- Lasciami… - disse lei ma il suo ordine si trasformò in un gemito sotto il tocco di lui.

Le sue grandi mani esploravano il minuto corpo liscio.

I respiri erano sempre più affannosi.

Spike la spogliò freneticamente lasciandole solo gli slip.

La sua erezione spingeva dolorosamente contro i jeans; se li slacciò.

Buffy avvampò intravedendo il suo membro duro sotto i boxer aderenti.

Lui sorrise e lasciando scivolare leggermente i jeans si strofinò contro la sua femminilità.

Buffy sussultò per il contatto e i suoi gemiti diventarono ancora più forti.

D’un tratto si scostò:

- Basta! – raccolse i suoi vestiti e se li infilò velocemente.

- Eh no passerotto! Mi fai andare su di giri e poi mi lasci così? –

- Vuoi del ghiaccio? – rispose lei distrattamente mentre ricominciava a mettere a posto gli oggetti per il trasferimento.

- No voglio te! – una nota di rabbia si insinuò suo malgrado nella sua voce.

Lei non rispose.

- Buffy! Dannazione vieni qui! –

Lei si voltò e lo colpì con uno sguardo glaciale:

- Non prendo ordini da nessuno capito? E non parlarmi con quel tono! –

Era una Buffy diversa; era sempre un po’ irascibile e lunatica. Ma quello che Spike ora leggeva nei suoi occhi era qualcosa di più. I loro sguardi si sfidarono, nell’aria la tacita lotta carica di tensione.

E caddero di nuovo l’uno dentro l’altro non riuscendo a resistere alla vibrazione dei loro corpi e delle loro anime.

Di nuovo baci, di nuovo due corpi desiderosi di incontrarsi.

Ogni volta meno vestiti tra loro, ogni volta un po’ più vicini.

Solo due leggeri strati di cotone separavano il pieno contatto.

Lei toccò le sue ampie spalle e gli sussurrò:

- Forse è meglio… beh… rivestirci… - questa volta con un tono dolce ma sempre deciso.

Spike sorrise pensando che piano piano il suo ghiaccio si stava sciogliendo.

- Certo passerotto –

 

Buffy tornò ai suoi imballaggi e lui fu nuovamente rapito dalle foto appese alla parete.

- Renditi utile uomo-pensatore: stacca quelle foto con delicatezza e mettile in uno scatolone. Metto l’accento su ‘delicatezza’ –

- Delicatezza non ha l’accento.– la osservò – Ok mi rimangio la freddura… sai che eri bellissima da piccola? –

Non ottenne risposta. Staccò accuratamente le foto e le sparse sul letto.

- Guarda qui – rise – Il gelato al cioccolato su tutto il tuo visino! –

- Che hai da ridere? Ero una bambina! E’ normale! – disse lei sedendosi accanto a lui e osservando la foto.

- Le bambine mangiano il gelato con naso, orecchie e mento? – chiese lui continuando a ridere.

Lei iniziò a fargli il solletico:

- Almeno ridi per qualcosa! –

Lui si dimenò attirandola a sé e finirono per terra uno sopra l’altra.

Lui gli posò un lieve bacio sulle labbra poi le disse:

- Ora vado, ho un impegno. Deve vedere una persona. –

L’espressione di Buffy si incupì. Si divincolò e ostentando indifferenza lo saluto con un atono ‘ciao’.

- Ehi amore tutto bene? –

- Sì. Ci rivediamo fra una settimana –

- Ok! A dopo. –

 

***

 

Buffy impacchettava le ultime cose sbuffando.

William aveva un appuntamento con qualcuno! Quasi sicuramente era Drusilla e lui non si era sentito nemmeno in dovere di informarla se non all’ultimo momento!

- Buffy posso entrare? La porta è aperta! –

- Entra Willow –

- Ahia il tuo tono mi dice che qualcosa non va! –

Buffy sbottò:

- Certo che non va! D’accordo io sono scostante ma non è il modo di fare! Non puoi stare con me ogni giorno a fare quello che facciamo e poi uscire con un’altra come se niente fosse! … O forse sì… sì ok può ma almeno poteva dirmelo con un po’ di anticipo! E poi –

- Stop, stop, stop…. STOP! – intervenne l’amica in tono crescente: - Andiamo con ordine: di chi parli? –

- Spike –

- Bene. Cosa fate ogni giorno??? – chiese curiosa la rossa.

- Beh ecco noi… ci baciamo – ammise Buffy abbassando la testa.

- Bene! Che bello! Sapevo che c’era qualcosa! Allora sei la sua ragazza? –

- No! Non lo sono! E poi lui esce con un’altra… di nuovo –

Willow non sapeva come comportarsi. Il suo sesto senso le diceva che Spike questa volta era davvero cotto ma il passato era a suo sfavore.

Abbracciò l’amica e pensò di indagare con Oz circa le intenzioni di Spike.

Le ragazze imballarono tutto ascoltando la radio e canticchiando le canzoni trasmesse.

Buffy non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero di Spike con un’altra mentre la baciava, mentre la toccava proprio come faceva con lei, con quelle sue mani così calde ed esperte. Immaginava Drusilla gemere sotto di lui e andare ben oltre il punto in cui Buffy l’aveva fermato.

La sua fervida immaginazione galoppava verso particolari per lei raccapriccianti e alla fine si mise a cantare a squarciagola per coprire i pensieri con le sue parole.

- Buffy ho i timpani sensibili! E tu non sei la Callas quindi… fammi ascoltare la radio! –

- Non riesco Willow! Non riesco a smettere di pensare a lui con un’altra! –

- Ne sei innamorata di nuovo? –

Buffy non rispose.

Non voleva guardare dentro di sé per trovare risposta a quella domanda. Temeva che una volta presa coscienza dei suoi sentimenti sarebbe stato ancora più doloroso, ancora più difficile uscirne.

Tutto quello che si era creata con tanti sforzi, la sua corazza, rischiava di essere distrutta da sentimenti incerti.

Ma in quel momento la paura fu superata dalla rabbia di quel martellante pensiero di Spike e Drusilla insieme

- Accidenti che fastidio! –

- Tu sei gelosa. – sentenziò la rossa: - Chiediti come mai. Ora vado, mia madre mi aspetta. Ci vediamo. –

Non voleva chiedersi come mai.

No, non era gelosa! Rivendicava solo un po’ di senso di correttezza in fondo! Era chiedere troppo? Si mise seduta in un angolo ormai vuoto di fronte alla porta e mormorò tra sé e sé:

- Lo aspetto qui. E gliela faccio pagare! –

 

***

 

Spike camminava pensieroso.

Questo tira e molla era estenuante ma almeno poteva tenerla fra le sue braccia, perdersi in lei per qualche istante.

Doveva darle tempo, lo sapeva e cercava di farlo.

Arrivò davanti alla graziosa abitazione.

Forse questo, però, non doveva farlo. Non era corretto agire in questo modo alle sue spalle.

- Al diavolo! – disse suonando il campanello.

- Sei arrivato!!! Giochiamo? – esclamò la ragazzina mora aprendogli la porta.

- No Dawnie. Spike verrà qui da domani sera a tenerti compagnia mentre io sarò alle riunioni del libro. –

- Ma non c’è Buffy? – chiese la ragazzina alla madre.

- No lei ha altri impegni. Spike accomodati! –

A quelle parole Spike sussultò. Che impegni? Doveva indagare. Entrò in casa accogliendo l’invito della mamma della sua biondina.

- Allora Spike sei sicuro di voler fare compagnia al mio terremoto? – chiese Joyce facendolo accomodare in cucina mentre preparava un thè.

- Certo! Dawn è adorabile –

- Oh no! Sappiamo che non è così. Ha fatto scappare tutte le baby sitter! Nessuno vuole più venire a badare a lei! Speriamo non faccia scappare anche te! –

- Oh non si preoccupi. E… ho sentito che ci sarà anche Buffy… - indagò lui.

- No, Buffy mi ha detto che andrà a studiare da Willow la sera. La riaccompagnerà a casa la madre. Hanno un compito molto importante a breve e devono studiare duramente. –

“Strano, non mi ha parlato di nessun compito importante” pensò Spike.

Ma Joyce lo distrasse dai suoi pensieri.

- Allora puoi venire domani sera alle 7. Io andrò all’incontro e poi alla cena con il gruppo del libro. Tornerò per mezzanotte. Se per te è troppo tardi tornare a casa puoi fermarti qui nella stanza degli ospiti a dormire. Come preferisci. Puoi cenare con le mie figlie. Vi lascio qualcosa di pronto! –

- Grazie mille Joyce lei è molto gentile. –

- Oh dammi del tu! Io e il tuo caro papà eravamo amici al liceo lo sai? –

- Davvero? – si mostrò interessato all’argomento. E in parte lo era. Joyce era una persona veramente piacevole. Pensò che Buffy doveva aver preso dal padre.

Trascorse due ore ascoltando i racconti di Joyce poi con la scusa di dover studiare si congedò e si incamminò nuovamente verso l’appartamento della sua adorabile lunatica.

***

- E’ permesso amore? Ehi che ci fai lì seduta? –

Era rannicchiata a terra con le ginocchia strette al petto e un’espressione che non prometteva nulla di buono.

- Cosa fai qui? Ti ho detto per caso che potevi tornare? –

Lui si sistemò accanto a lei e rimase in silenzio.

La vide che lo guardava con la coda dell’occhio e l’espressione volutamente imbronciata.

- Vuoi dirmi che ti succede o vuoi passare direttamente ai baci? – chiese lui per provocarla.

- Non ne hai avuti abbastanza di baci oggi pomeriggio al tuo ‘incontro’? –

Ora tornava tutto! Era gelosa! Pensava fosse uscito con una ragazza! Sorrise e le accarezzò una guancia. Lei si ritrasse indispettita.

- Gli unici baci che voglio sono i tuoi miss gelosia –

- Gelosa? E di chi? Di uno di cui non me ne frega nulla? – si pentì subito di quella menzogna detta per difendersi dall’accusa di gelosia.

Lui serrò la mascella. Dapprima pensò di stare zitto e sorvolare ma la rabbia e l’orgoglio si ribellarono:

- Eh no tesoro così no! Se non te ne frega niente di me perché staresti tutti i pomeriggi tra le mie braccia? Se non significo nulla per te mandami via. Ora. –

Lui tremò negli istanti di silenzio che precedettero la risposta. Temeva che avrebbe risposto spinta dalla paura. E invece sentì parole inattese:

- Scusa –

Le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse a sé baciandole delicatamente una tempia.

- Metti un po’ di musica amore? –

- Cosa metto? –

- She will be loved – rispose lui guardandola negli occhi.

Lei inserì il cd e torno accanto a lui. Lui la strinse a sé e le sussurrò: - ascoltala con me. -

 

Beauty queen of only eighteen
She had some trouble with herself
He was always there to help her
She always belonged to someone else

I drove for miles and miles
And wound up at your door
I've had you so many times but somehow
I want more

I don't mind spending everyday
Out on your corner in the pouring rain
Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay awhile
And she will be loved
And she will be loved

Tap on my window knock on my door
I want to make you feel beautiful
I know I tend to get so insecure
It doesn't matter anymore

It's not always rainbows and butterflies
It's compromise that moves us along
My heart is full and my door's always open
You can come anytime you want

I don't mind spending everyday
Out on your corner in the pouring rain
Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay awhile
And she will be loved
And she will be loved
And she will be loved
And she will be loved

I know where you hide
Alone in your car
Know all of the things that make you who you are
I know that goodbye means nothing at all
Comes back and begs me to catch her every time she falls

Tap on my window knock on my door
I want to make you feel beautiful

I don't mind spending everyday
Out on your corner in the pouring rain
Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay awhile
And she will be loved
And she will be loved
And she will be loved
And she will be loved

I don't mind spending everyday
Out on your corner in the pouring rain…

 

 

CAPITOLO 8  - The waves -

 

- E questo è l’ultimo scatolone mamma! – disse Buffy massaggiandosi le braccia affaticate.

- Oh bambina mia che bello averti a casa! – disse la madre abbracciandola.

Buffy rimase rigida. Non amava le manifestazioni d’affetto esplicite.

Si rintanò nella sua vecchia camera sistemando le sue cose.

- Posso entrare? – chiese Dawn irrompendo in camera di Buffy.

- L’hai già fatto –

- Non penserai di tornare e comandare vero? E poi non devo obbedire a te ma al nuovo baby sitter!-

- Povero ragazzo sfortunato! – disse ironicamente Buffy.

- Ragazze scendete! Venite a salutarmi! –

Le ragazze raggiunsero la madre.

- Mamma dove vai? – indagò la maggiore.

- Ho degli incontri seguiti da cene con il circolo del libro questa settimana! Sai, è la settimana nazionale della lettura e…. –

- Sì sì ok ho capito! Ricordati che io vado da Willow. Torno per mezzanotte o un po’ più tardi –

- Va bene. Ma non uscire finché non arriva il baby sitter di Dawnie. Dovrebbe essere qui a minuti –

***

Buffy stava controllando la cena lasciata dalla madre quando suonò il campanello. Dawnie si fiondò giù dalle scale ma Buffy fu più rapida. Aprì la porta e lo vide.

In evidente imbarazzo sussurrò:

- Che ci fai qui? Non sono sola c’è… - non riuscì a terminare la frase sentendo la sorella esclamare:

- Il mio baby sitter! Bene Spike ora giochiamo? –

Buffy mosse le labbra ma non uscì nessun suono.

Spike la guardava divertito.

- Passerotto mi fai entrare? Ho un lavoro da svolgere! – disse senza smettere di sorridere osservando l’espressione attonita della biondina.

Buffy lo fece entrare e chiuse la porta senza ancora riuscire a comporre una frase di senso compiuto. Andò in silenzio in cucina mentre Spike fu trascinato in salotto da Dawn.

Quando Buffy rielaborò l’accaduto irruppe in salotto strillando:

- Dannato bugiardo! Cosa credi di fare???? –

I due la guardarono stupiti e Dawn esclamò:

- Non le badare, non è normale. –

- Tu taci! E tu – disse indicando Spike – vieni con me – ordinò.

Spike si alzò e fece per seguirla:

- Dawn tu intanto sistema le pedine e distribuisci le carte –

 

La seguì in cucina.

Lei incrociò le braccia in attesa di spiegazioni.

- Prima dammi un bacio amore. Mi sei mancata in queste ore! – disse Spike avvicinandosi a lei.

- Toccami e sei morto! E dimmi cosa diavolo ci fai qui! –

- Il baby sitter –

- Questo mi era già abbastanza chiaro. Perché? Dove vuoi arrivare? –

- E’ stato un caso. Passavo qui davanti, mi sono scontrato con Dawn e mi ha costretto a giocare con lei. Poi tua madre mi ha invitato a bere un thè ed è venuta fuori la necessità di un baby sitter. Briciola è così carina. Sua sorella ancora di più. E la paga è buona. Così staremo tutte le sere di questa settimana insieme! Non sei contenta? –

Buffy lo osservò titubante. Sembrava sincero.

- Ok farò finta di crederti. Però mi spiace per te ma non sarò qui la sera. Dopo cena esco…. vado da Willow –

- Ah già… ti aiuto io a studiare… che compito hai? –

Buffy tentennò un attimo di troppo poi rispose:

- Matematica. Ma no, grazie. Vado da Will. -  

 

Spike e Dawn sembravano divertirsi un mondo.

Buffy li osservava dalla cucina mentre riscaldava la cena.

Ora non solo doveva mentire a sua madre per andare a ballare ma anche a Spike! Aveva contemplato l’idea di raccontargli tutto ma poi la paura di una reazione negativa l’aveva fatta desistere.

Spike sembrava davvero andare d’accordo con Dawn e sua sorella stranamente sembrava non odiare un baby sitter.

- Venite a tavola – chiamò preparando i piatti.

Dawn corse a lavarsi le mani e Spike raggiunse Buffy in cucina.

La abbracciò da dietro mentre lei trafficava con le pentole. Iniziò a baciarla sul collo e a premere il corpo contro il suo.

- Piantala prima che ci veda mia sorella! –

- Così insegniamo a briciola come si fa – le sussurrò lui mordicchiandole l’orecchio.

Sentendo i passi di Dawn i due si allontanarono.

Durante la cena Dawn non smise un attimo di parlare.

Buffy era di fronte a Spike e lo osservava mentre era completamente assorto dai racconti della sorella.

D’un tratto sentì un solletico sul ginocchio che risalì rapidamente verso le sue cosce.

Osservò Spike che ascoltava attentamente Dawn. Guardò sotto il tavolo e vide il piede di Spike massaggiarle le gambe. Lei divaricò leggermente le cosce e lui vi si insinuò.

Per un attimo Spike la guardò e le fece un sorriso d’intesa.

Buffy benedì il tavolo lungo e stretto comprato da sua madre e che lei tanto aveva odiato.

Il piede di lui si spinse sempre più vicino alla sua femminilità.

Quando sentì di non riuscire più a trattenere i gemiti si alzò velocemente e iniziò a sparecchiare.

Era tutta rossa in viso e Spike ne approfittò per stuzzicarla:

- Buffy ti senti bene? Sembri accaldata. Magari hai la febbre, forse dovresti rimanere a casa –

- Sto benissimo. Ora mi preparo e vado! –

 

Salì le scale per andare in camera sua a cambiarsi e vide Spike e Dawn intenti a guardare un film; la sua sorellina era praticamente addormentata sul divano.

Si cambiò per prepararsi per la serata. Si guardò allo specchio: gonna cortissima, calze color carne e stivali neri al ginocchio…. – cosa posso mettere sopra? –

- Credo che Willow apprezzerebbe una maglietta trasparente – Spike era sulla porta. La osservava con disappunto e il tono della sua voce le faceva capire che aveva intuito le sue bugie.

- Spike io… -

- Tu cosa? Tu mi hai mentito? –

- Sì ma… -

- Non c’è bisogno che mi spieghi nulla. Buona serata – disse con tono secco uscendo dalla stanza.

Buffy finì di prepararsi, si infilò il cappotto lungo per coprire l’abbigliamento e scese le scale.

Dawn dormiva e Spike cambiava freneticamente i canali della tv.

- Spike… - lo chiamò lei.

Lui si alzò, le passò davanti senza nemmeno guardarla e andò in cucina.

Buffy lo seguì.

- Stai tranquilla non dirò nulla a tua madre. – disse mentre si versava un bicchiere di succo senza nemmeno guardarla.

- Spike… - ripeté lei avvicinandosi e toccandogli un braccio.

- Non mi devi spiegazioni. Sei libera di fare ciò che vuoi. –

Si girò a guardarla. Il cappotto aperto lasciava intravedere il vestito provocante e Spike fu travolto da un’ondata di rabbia e passione.

La attirò a sé con forza e premette le labbra sulle sue baciandola come se volesse divorarla. La sollevò e la fece sedere sul tavolo senza mai smettere di baciarla. Iniziò a spogliarla: le scostò il top scoprendole un seno per poterlo circondare con una mano mentre con l’altra si insinuava sotto la gonna.

Buffy si stava perdendo in lui quando il taxi suonò il clacson interrompendo l’atmosfera.

Si guardarono un po’ frastornati.

Spike si scostò tornando al suo bicchiere di succo mentre con la coda dell’occhio osservava Buffy che si ricomponeva.

- Non torno tardi – sussurrò prima di uscire.

Spike la osservò dalla finestra salire sul taxi diretta chissà dove e chissà con chi.

 

Nemmeno una partita di calcio in televisione riuscì a distrarlo dai pensieri che lo tormentavano.

Portò Dawn a letto ed entrò in camera di Buffy.

La stanza era sottosopra, piena di scatoloni e oggetti sparsi ovunque.

Per passare il tempo si mise a sistemare i cd e i libri sugli scaffali.

Poi fu la volta dei vestiti.

Cercando un cassetto libero per sistemare le calze si imbatté nella biancheria intima.

Il suo corpo reagì alla vista degli slip minuscoli e dei reggiseni che avevano la fortuna di sfiorare ogni giorno le sue morbide rotondità.

Ripensò a quante volte era stato a un passo dall’averla totalmente. Chiuse gli occhi e rivide la scena di qualche minuto prima: lei semisvestita sul tavolo della cucina con quei vestiti provocanti…

La sua mano era lentamente scivolata nei jeans e mentre pensava a lei ondeggiava su e giù sul suo membro duro sempre più velocemente. Prese dei fazzoletti dal comodino e mentre pensava di affondare in lei venne gemendo il suo nome:

- Buffy… -

 

“...And all I see is your face...”

 

***

 

- Buffy vieni qui – quando il proprietario la chiamava erano guai in vista: - Hai ballato molto bene oggi. Ci sarebbe quel ragazzo che vuole che balli per lui nel privè –

- Oh no! Non posso! Sono tornata a casa da mia madre per una settimana. Non posso giustificarle un rientro dopo l’una mi spiace! –

- Ma insomma Buffy! Quelli sono un mucchio di soldi extra sia per te che per me! E poi è anche un bel ragazzo. Credo si sia preso una cotta per te. –

- Ma che cotta! Non dire stupidate! Comunque digli che stasera non posso. Vedo se riesco ad inventarmi qualcosa per i prossimi giorni ma non prometto nulla. –

Vide Jake andare verso di lui e parlargli. Il ragazzo annuì e la guardò.

Lei sorrise imbarazzata e andò a bere al bancone per rinfrescarsi un po’.

- Ciao –

Il ragazzo moro era accanto a lei.

- Ciao. Mi dispiace ma oggi non posso. Devo tornare a casa. – si giustificò lei.

- Sì me l’ha detto Jake. Mi farebbe piacere offrirti da bere. –

- Grazie ma io bevo gratis qui! –

- Ah già. Beh allora posso sperare di vederti ballare per me domani? –

- Forse. Ora devo andare! Ciao! –

 

Mentre tornava a casa ripensò alle parole di Jake; in effetti era un ragazzo giovane, sui 26 anni circa, molto bello e sicuramente benestante… perché ci teneva tanto ai suoi balletti? Avrebbe potuto stare nel privé con una ragazza che non si limitava a ballare, una come Harmony. E invece ogni volta se ne stava seduto e la osservava ballare in silenzio fino alla fine, poi la ringraziava e usciva.

 

Il taxì si fermò davanti a casa e Buffy si affrettò a rientrare per evitare di incontrare la madre.

Aprì la porta e si trovò davanti Spike.

- Bentornata –

- Grazie. – rispose lei correndo su per le scale e infilandosi in camera sua.

Si stava spogliando di fretta quando Spike entrò nella sua stanza.

- Esci per favore – gli intimò lei. Si voltò e lo guardò: nei suoi occhi leggeva la pretesa di averla. Indietreggiò mormorando: - No Spike per favore –

- Perché? Questa sera hai già dato? – la provocò lui in tono aspro.

- Fuori di qui – reagì lei con rabbia.

Lui uscì sbattendo la porta e si rintanò nella camera degli ospiti.

 

Qualcuno bussò alla sua porta.

- Tesoro sono la mamma sei ancora sveglia? –

- Entra mamma –

- Tutto a posto? Volevo avvisarti che Spike dormirà qui nella camera degli ospiti. Ti ricordavi di lui?–

- Sì mamma. Ora sono stanca. Buonanotte. –

 

Buffy si rigirava nel letto. Non riusciva a dormire.

E poi Spike era nella stanza di fronte, arrabbiato con lei e questo la faceva sentire triste.

Si alzò e in punta di piedi uscì dalla sua stanza, la chiuse ed entrò nella stanza degli ospiti.

La finestra era aperta e la luce della luna filtrava permettendole di vedere nel buio.

Spike la vide in piedi accanto al suo letto. Sembrava una bambina avvolta in quel pigiama color panna troppo grande per lei, con quegli occhi verdi che lo guardavano chiedendo rifugio.

Alzò le coperte invitandola ad entrare.

Lei sorrise e si infilò accanto a lui raggomitolandosi su un fianco dandogli le spalle.

Lui le si strinse intorno accarezzandole i capelli finché entrambi si addormentarono.

 

“Some comfort in the night cause I didn’t find what I’ve lost.

And all I see is your face. So I come back home to you.
I bleed but I’m choosing you again...”

 

CAPITOLO 9   - Magnolia -

 

Spike la guardò mentre dormiva.

Gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta in un’espressione quasi imbronciata la rendevano la creatura più bella che avesse mai visto.

In quell’esatto momento si rese conto che era totalmente, perdutamente ed irrimediabilmente innamorato di lei, della sua tenerezza, della sua sensualità e anche del suo essere lunatica e scostante.

Le accarezzò una guancia e le baciò lievemente le palpebre per farla risvegliare.

Lei mugugnò e infine, lentamente, aprì gli occhi e incontrò quelli di lui, sorridenti e rassicuranti.

Sorrise e gli si rannicchiò contro.

- Amore è mattina, devi tornare nella tua stanza prima che Joyce venga a svegliarti – le disse baciandola.

Lei mise il broncio e sgattaiolò di fretta fuori dalla stanza lasciando Spike a chiedersi cosa avesse detto di sbagliato quella volta.

- Quella ragazza mi farà impazzire! –

 

Appena il tempo infilarsi sotto le coperte e Joyce bussò alla sua porta:

- Tesoro è mattina! Scendi a fare colazione con noi! –

- Arrivo mamma! –

 

Buffy si preparò scegliendo con cura gli abiti e truccandosi leggermente.

Poi scese e trovò sua madre, sua sorella e Spike che conversavano allegramente mentre facevano colazione.

- Buongiorno tesoro! –

- Ciao Buffy – le disse lui sorridendole cercando di toglierla dall’imbarazzo.

- Allora Spike – intervenne sua madre – sei ancora fidanzato con quella Drusilla? L’ultima volta che ho incontrato tuo padre mi ha raccontato di lei, di quanto eravate innamorati –

Buffy ebbe un sussulto e a Spike andò di traverso il thé.

- Mamma! Fatti gli affari tuoi! – intervenne Buffy

- Volevo solo fare conversazione. E l’amore è uno dei migliori argomenti di conversazione bambina mia! –

Buffy si alzò di scatto:

- Non ho più fame. Vado in camera mia a studiare – e corse di sopra.

Spike avrebbe voluto seguirla ma rimase con Joyce.

- Buffy è in fase di crescita e ogni tanto reagisce male – spiegò Joyce – Non ti preoccupare. Io ora accompagno Dawn a scuola, lei non è in vacanza come Buffy. Tu fai con calma. Ci rivediamo stasera alla solita ora. –

 

Appena sentì la porta chiudersi corse al piano di sopra.

- Buffy posso entrare? – chiese dalla porta

- No! – gli urlò lei da sotto le coperte. Poi non sentendo più nessun rumore tirò fuori la testa e lo vide ancora in piedi sullo stipite della porta: - Ok entra – e rinascose la testa sotto il piumone.

Lui le si avvicinò:

- Mi ospiti tu questa volta nel tuo letto? –

Lei scoprì solo gli occhi e lo guardò:

- Tu la ami ancora? – chiese in tono incerto

Lui sorrise e le posò una mano sul viso:

- No amore mio –

Anche se non le vedeva la bocca nascosta dalle coperte vide che stava ridendo dai suoi occhi.

- Ora posso entrare? –

Lei annuì facendogli posto nel letto.

Lui iniziò a baciarla, prima dolcemente poi sempre più appassionatamente.

E di nuovo i vestiti lentamente lasciarono i loro corpi.

Buffy lo fermò prendendogli la testa tra le mani e spostandogli la bocca dal suo seno:

- Mia madre tornerà tra poco –

- Vieni al mio alloggio – azzardò lui.

La sentì irrigidirsi ma alla fine rispose:

- Ok. Tu intanto vai. Ci vediamo fra mezz’ora all’ingrasso del parco dell’università ok? –

- Va bene passerotto. A dopo. –

 

 

Era passata quasi un’ora e Buffy non si vedeva.

Passeggiava avanti e indietro con fare sempre più nervoso.

D’un tratto da dietro un grosso albero provenne una voce:

- E’ mezz’ora che cammini avanti e indietro: farai il buco! –

Buffy ridendo sbucò da dietro l’enorme quercia.

- E tu come lo sai? –

- Ti sto guardando da mezz’ora! E’ stato divertente vedere come cresceva il tuo nervosismo – disse lei tra una risata e l’altra.

Lui le prese i polsi, la spinse contro l’albero e tenendole le braccia imprigionate dietro la schiena la baciò sussurrandole:

- Adesso in camera mia pagherai questo dispetto. –

Lei sentì brividi caldi percorrerle la schiena e gemette:

- Sì…. –

 

Si incamminarono verso l’alloggio che Spike divideva con Oz.

D’improvviso Buffy si bloccò.

- Che c’è passerotto? –

- Non ci saranno i tuoi amici vero? –

- No, al massimo ci sarà Oz ma andrà via non preoccuparti -

Riprese a camminare ma Buffy non si mosse.

- Ora che c’è? –

- Hai… hai… -

- Ho? Cosa? –

Lei si mise in punta di piedi e gli sussurrò:

- Hai preso quei cosi… cioè nel caso… non è detto ma… -

Lui le appoggiò un dito sulle labbra sorridendo:

- Stai tranquilla. –

 

Entrarono nella stanza e…

- Willow!!!!! O mio dio! –

Buffy si coprì gli occhi e Spike richiuse immediatamente la porta.

- Puoi scoprirti gli occhi tesoro, ho richiuso la porta –

- Era… era… era… -

- Willow che stava facendo sesso con Oz – rispose lui tranquillamente.

- O mio dio… o mio dio… -

- Buffy calmati. Sediamoci su quelle poltroncine –

Si sistemarono su un divano posto nel corridoio.

- Cosa ti sconvolge tanto? –

- Loro…. Loro…. –

- Respira e cerca di formulare una frase intera di senso compiuto –

- Stavano facendo sesso… Willow… -

- Questo punto l’avevamo già trattato prima. Ora fammi capire cosa ti sconvolge tanto. –

Buffy pensò un attimo poi rispose:

- Non lo so – e continuò: - E ora? –

- Ora credo staranno finendo, poi si laveranno, vestiranno e usciranno presumo –

- Ma no!!! Non in quel senso! Ora che facciamo? –

- Parliamo un po’ – propose lui.

- Di cosa? –

- Ad esempio di dove sei andata ieri sera –

Buffy si irrigidì e non rispose.

- Ok. Come non detto. – disse lui in tono irritato.

Rimasero in silenzio finché Oz e Willow uscirono dalla stanza.

Willow era visibilmente imbarazzata.

- Ciao ragazzi –

- Ehi Oz! Tutto bene? – chiese Spike

Willow stritolò la mano di Oz il quale si affrettò a dire:

- Noi dobbiamo andare a studiare in biblioteca. Ci vediamo più tardi magari. –

E Willow all’amica:

- Ti chiamo dopo –

Spike rise.

- Che hai da ridere? –

- Credi davvero che andranno a studiare? –

E così dicendo si alzò e si avviò verso la porta della stanza.

Buffy lo seguì.

- Benvenuta a casa mia! Accomodati –

Buffy si accomodò sul bordo del letto. Era seduta rigidamente e si attorcigliava le dita delle mani. Spike la osservò pensando al metodo migliore per farla rilassare.

- Un po’ di musica passerotto? –

Al suono della musica si rilassò e si stese sul letto chiudendo gli occhi.

Lui, accecato dalla passione, le fu sopra e iniziò a baciarla con foga. Lei rispose al bacio e le sue mani scivolarono sotto i vestiti esplorandogli la schiena e le spalle.

I vestiti caddero lasciando i loro corpi finalmente liberi di assaporarsi.

Buffy fremette sentendo il membro duro di lui premere sulla sua femminilità.

D’istinto serrò le gambe. Lui sorrise sussurrandole:

- Ora vedrai che le farò aprire senza che le mie mani ti tocchino –

Con la lingua le attraverso il corpo soffermandosi sui capezzoli tesi e scendendo lentamente lungo il ventre piatto.

Buffy si contorceva gemendo e aggrappandosi alla testiera del letto.

Trattenne il fiato quando sentì il suo respiro caldo sui suoi riccioli biondi.

La lingua di lui si insinuò tra le sue cosce e il desiderio dei suoi baci le fece allargare le gambe.

- Visto? – esclamò lui prima di approfondire il contatto con la sua femminilità umida.

Iniziò a stuzzicarla leggermente con la punta della lingua eccitandosi nel sentirla emettere piccoli urli di piacere.

Con un dito si introdusse in lei; era stretta, calda e bagnata. Pronta per lui.

La guardò e nei suoi occhi vide la voglia di godere.

Tornò a baciarle il collo e posizionò la sua erezione sull’apertura premendo leggermente.

La penetrò sentendola stretta intorno al suo membro pulsante.

Lei gemette chiudendo gli occhi e serrando la mascella, attaccandosi alle sue spalle con forza.

- Ma tu…. –

- Continua – le ordinò lei cercando di dissimulare la smorfia di dolore.

Lui si spinse completamente in lei e lentamente iniziò a dare piccole spinte.

La sentì rilassarsi e i suoi lamenti si trasformarono in sospiri di piacere.

- Urla per me… fammi sentire che ti piace… lasciati andare… -

Lei perse il controllo e ansimò e gemette fino a raggiungere il piacere.

Lui la seguì e dopo averla riempita del suo seme si accasciò su di lei.

Appena fu in grado di respirare regolarmente la guardò.

In quel momento si sentì parte di lei. Erano una cosa sola, uniti nei corpi e nelle anime per aver condiviso quel momento di estremo piacere insieme.

Lei sorrise arrossendo.

 

Spike si tolse da lei e si rese conto di aver dimenticato qualcosa:

- Il preservativo! –

- Prendo la pillola –

- Vieni, facciamo una doccia ti va? – propose lui ammiccando.

Si avvolse nel lenzuolo e lo seguì in bagno arrossendo vedendolo completamente nudo.

- Passerotto non penserai di entrare in doccia tutta avvolta da questo lenzuolo vero? – tentò di toglierlo ma lei lo tenne saldamente.

Lui iniziò a baciarla le spalle soffiandole il suo respiro caldo sul collo.

Lentamente, intenta a godere delle sensazioni che lui le dava, lasciò scivolare a terra il tessuto che la copriva.

Soddisfatto lui la osservò nuda.

- Sei così bella… -

Lei sfuggì dal tocco dei suoi occhi entrando nella doccia.

- Vieni! E’ caldissima! –

Lui la raggiunse.

Le sue mani scivolavano ancora meglio sul corpicino bagnato di lei.

Era dietro di lei e le insaponava la schiena con tocchi sensuali. Scese a massaggiarle le natiche sode e lei gemette spingendosi contro di lui.

- Piegati e appoggia le mani al muro –

Lei obbedì.

Cercò la sua entrata e scivolò in lei, questa volta con molta più facilità.

La teneva per i fianchi e si spingeva in lei con forza facendola sobbalzare ad ogni spinta.

- Sì ancora… non ti fermare mai… -

Vennero ancora una volta.

“Lentamente scivola la mia mano su di te quel tanto che basta per trasformare ogni carezza in un gemito. Ti guardo accaldata contorcerti tra le lenzuola umide, golosa ed implacabile… Forza fammi male finché vuoi…”

 

 

Ancora umidi si sistemarono sotto le coperte.

Buffy si addormento subito.

Lui, invece, rimase sveglio a osservarla.

Si chiedeva quanto ancora ci volesse prima che lei scappasse da lui, spaventata dalla situazione.

Sapeva che sarebbe successo anche se sperava di riuscire a trattenerla.

Intanto godeva di quegli attimi di quiete dopo la tempesta del loro amore ripensando alle emozioni uniche che aveva provato dentro di lei.

Non era stato solo piacere fisico come tante altre volte.

Era dentro di lei e la sentiva sua.

E la sua soddisfazione non era più al primo posto; il suo obiettivo era lei, farla godere, sentirla gridare sotto di lui.

Il suo membro chiese attenzione risvegliato da quei pensieri.

Chiuse gli occhi e si mise a dormire accanto a lei.

 

“Pioggia io sarò per toglierti la sete… e sole salirò per asciugarti bene… vento arriverò per poterti accarezzare… ma se vuoi, se tu vuoi tra fango e neve, fango e neve impazzirò….”

 

CAPITOLO 10  - My immortal -

 

Aprì gli occhi e la vide intenta a rivestirsi cercando di non fare rumore.

Li richiuse sperando che fosse solo un’allucinazione dovuta al sonno.

E invece era reale.

Stava scappando.

- Non te ne andare – le disse mentre apriva piano la porta cercando di non farsi sentire.

Lei sussultò e si fermò per un istante.

Poi senza voltarsi sussurrò:

- Devo – e uscì.

 

“I'm so tired of being here... Suppressed by all my childish fears”

 

Corse fuori dal campus e si rintanò al locale.

Non poteva spiegargli un’altra uscita serale senza dovergli raccontare la verità.

Così decise di evitare la cena con lui e la sorellina.

- Ehi piccolina che ci fai qui? – Harmony era una presenza fissa al locale. Faceva ogni cosa pur di guadagnare soldi.

- Ceno qui con voi –

- Problemi a casa? –

- E’ un ragazzo – si stupì della sua franchezza

Harmony rise dandogli un buffetto:

- La piccola ribelle si sta facendo ingabbiare da un uomo? –

Quelle parole non fecero che accrescere le sue paure.

Si esibì per prima per poter essere a casa prima di sua madre.

 

Esitò prima di entrare.

Non sapeva in che modo l’avrebbe affrontato né cosa gli avrebbe detto.

Entrò in punta di piedi.

Una voce la raggiunse:

- Ti muovi come una ladra. Cos’hai da nascondere? –

Lui era seduto sulle scale proprio di fronte a lei. La fissava con uno sguardo freddo e distante.

- Io e te ora parliamo. Tua sorella dorme e tua madre non sarà a casa prima di un’ora –

- Sono stanca Spike –

- Mi è concesso sapere il motivo della tua stanchezza e della tua fuga o ti servo solo per la scopata quotidiana? –

L’aveva colpita e duramente, ma non si sarebbe fatta affondare. Reagì come un leone inferocito senza dosare le parole.

- Non ti ho mai chiesto nulla, sei venuto da me e hai avuto quello che volevi no? Non ti devo nessuna spiegazione. O ti scoccia perché questa volta non puoi ferirmi giocando con me come hai fatto in passato? –

- Non meriti risposta. Non sai nemmeno tu cosa vuoi. Pensi di essere tanto forte ma non riesci nemmeno a guardare in faccia le tue paure. Ti ho teso più volte la mano ma l’hai sempre rifiutata. Ora cavatela da sola. –

Si alzò e si diresse nella camera degli ospiti.

Lei raggiunse la sua camera piena di amarezza e rabbia.

 

“And if you have to leave I wish that you would just leave 'Cause your presence still lingers here And it won't leave me alone. These wounds won't seem to heal. This pain is just too real. There's just too much that time cannot erase”

 

La mattina dopo lo cercò ma era già andato via.

- Nessun ospite? – indagò cercando di non destare sospetti.

- No tesoro. Spike è andato via presto, non ha fatto colazione con noi –

 

Camminò per il parco sperando di vederlo passare.

Si sedette sotto un albero e si mise a studiare.

- Sei proprio tu? – una voce la distolse dalle sue formule matematiche.

Era il ragazzo bruno del locale.

- Beh dipende. Se quel ‘tu’ sta per ‘la ragazza che balla al locale’… sì sono io –

- Sei molto diversa senza tutto quel trucco e quei vestiti provocanti –

- Non suona come un complimento – osservò lei.

- Lo è invece. Sei ancora più carina così. –

Buffy arrossì. Non riusciva mai a ricevere un complimento senza sentirsi in imbarazzo. E il rossore sulle sue guance era inevitabile.

Il ragazzo continuò:

- Stasera ci sarai? –

- Penso di sì –

- Bene allora ti aspetto…. il tuo nome? –

- Buffy –

- Io sono Angel. A stasera. –

Buffy lo guardò allontanarsi. Mentre con lo sguardo seguiva il ragazzo moro, i suoi occhi si intrecciarono con quelli blu di Spike.

Il ragazzo distolse lo sguardo e continuò a camminare.

Lei si alzò e gli camminò dietro, a poca distanza, in silenzio.

Era ormai certa che non si sarebbe mai voltato a parlarle. Camminava come un automa osservandosi le punte dei piedi quando si scontrò con la sua schiena.

- Ouch! –

- Devi guardare dove vai. – disse lui. – Dimmi quello che devi dirmi così smetterai di seguirmi –

Il suo tono era molto diverso da quello che aveva sempre usato con lei.

Sembrava stesse parlando ad un estraneo.

Buffy tentennò:

- Io… beh… ieri sera… -

Non si era preparata un discorso e il suo sguardo glaciale la confuse ancora di più.

Alla fine concluse:

- Niente. Non devo dirti niente! –

- Allora tornatene a casa –

Lui si voltò e continuò a camminare.

Buffy rimase ferma con gli occhi gonfi di lacrime e lo vide allontanarsi da lei.

 

Entrò in camera e chiuse la porta facendola sbattere sonoramente.

- Brutta giornata amico? Eppure pensavo che con la biondina…-

- Taci Oz. Non nominarla! –

- Ma se ieri eravate… -

- Ieri esatto. –

- Ehi non ti ho mai visto così giù nemmeno per Dru… che ti succede? –

- E’ che… credo di esserne innamorato –

In quel momento Willow fece il suo ingresso nella camera e captò le ultime parole:

- Innamorato? Di Buffy? – chiese salutando con un bacio Oz e sistemandosi sul letto pronta ad ascoltare.

Spike annuì ma non sembrava propenso a confidarsi.

- Ascolta Spike… so com’è fatta Buffy… e so che è difficile stare dietro ai suoi umori altalenanti. Ma credo che anche lei provi qualcosa per te –

- Ne dubito…. - e iniziò a raccontare le uscite serali di Buffy e il loro litigio mentre Oz alzò gli occhi al cielo pensando che la sua ‘idea’ sarebbe saltata.

 

Quando sentì bussare alla porta il cuore perse un battito.

Corse ad aprire sperando fosse lui.

- Willow – la voce e l’espressione del suo viso mostravano una palese delusione.

- Capisco che speravi fosse lui ma potresti almeno fingere! E ora vieni con me. Noi due dobbiamo parlare. –

La prese per un braccio e la trascinò in soggiorno.

- Che diavolo ti prende Buffy? –

- Non capisco di che parli –

- Di Spike. So tutto. –

- Tutto tutto? –

- Che intendi per tutto tutto? –

- Tu che intendi? –

- Della litigata. Tu invece intendevi qualcos’altro vero? Oddio… non sarà… l’altro giorno… -

- Sì – rispose Buffy torcendosi le dita delle mani.

- Poco dopo di me! In quella stessa stanza!!!! – Willow si dimenava sul divano in evidente stato confusionale.

Buffy attese che l’euforia della rossa svanisse.

- Ok. Beh a me sembrava una cosa grandiosa… comunque… e poi? Perché esci da sola la sera? Dove vai? Perché gli nascondi le cose? –

Buffy respirò lentamente.

Forse era arrivato il momento di condividere con qualcuno i suoi segreti.

- E’ da un po’ che lo faccio. Da quando vivo da sola. Io… beh… la sera ballo al Fire’s Hell –

- Cosa??? Non scherzare dai! – Willow osservò l’amica chinare il capo e capì che non stava scherzando: - Ah –

Rimasero un po’ in silenzio poi Willow parlò:

- Non c’è nulla di male in questo. Solo… forse dovresti parlargliene. –

- Non posso. Non riesco. –

- E lasceresti che tra voi finisca così solo perché non riesci ad affrontarlo dicendogli la verità? –

- Potrei smettere di ballare… forse… -

- Ormai è tardi. Ti ha visto uscire e vuole sapere dove andavi. Anche se tu smettessi le cose non cambierebbero… Ma… davvero smetteresti di ballare per lui? –

- Mmm no, forse no. –

Buffy appoggiò la testa sul grembo dell’amica e Willow prese ad accarezzarle i morbidi capelli biondi.

- Ehi com’è stato? – chiese d’un tratto la rossa interrompendo il silenzio.

- Indescrivibile –

 

“But you still have all of me”

 

CAPITOLO 11 – It must have been love –

 

Appena il campanello suonò si tuffò sulla porta. Poi attese un attimo ricomponendosi per non dare a vedere la sua agitazione.

La salutò con un laconico ‘ciao’ e si sistemò accanto a Dawn per una delle loro partite a monopoli.

Buffy rimase seduta sul divano accanto a loro osservandoli giocare e pensando a cosa avrebbe potuto fare per migliorare la situazione.

Ma ogni attimo che passava saturo di indifferenza la convinceva sempre più che qualcosa si era irrimediabilmente rotto e che lui avesse perso interesse per lei.

Cenarono tutti insieme ma Buffy si sentiva invisibile; Spike e sua sorella conversavano allegramente senza mai interpellarla o renderla partecipe.

Frustrata dalla serata andò in camera, si cambiò e uscì dalla porta sul retro senza nemmeno salutare.

 

Il locale era pieno nonostante fossero solo le nove.

Vide il ragazzo moro tra il pubblico. Angel… Si ricordò della promessa fattagli ma non ne fu dispiaciuta: ballare l’avrebbe distratta per un po’ dai suoi pensieri.

La musica iniziò e il suo corpo ondeggiò sulle note; l’aria vibrava di eccitazione e lei ne percepiva l’intensità. Ballare e sentire la musica esplodere con lei era un orgasmo dei sensi. Socchiudere gli occhi e vedere uomini e donne che si riempivano dei suoi movimenti le faceva scorrere lungo la schiena un brivido di potenza.

Raccolse gli applausi ed entrò nel privè per continuare lo spettacolo. Il ragazzo era già lì come al solito che l’aspettava. Questa volta le parlò:

- Sei splendida. Balla per me. –

Avrebbe voluto rispondergli che lei non ballava per lui, che ballava per sé stessa, per sentire… ma non gli importava cosa pensasse.

Riprese a dimenarsi lasciandosi trasportare dal ritmo davanti a quel paio di occhi che sembravano volersela mangiare.

Finì, ringraziò e fece per uscire ma lui la chiamò:

- Buffy!... è così che ti chiami vero? Possiamo parlare un po’? – sembrava quasi una supplica.

- Ora non posso. Devo andare a casa. Un’altra volta –

Era di nuovo immersa nel pensiero di quegli occhi blu e voleva correre a casa per godere della sua presenza.

 

Rientrò cercando di non fare rumore ma come al solito lui era all’erta dietro la porta. La osservò e senza dire una parola si sistemò in salotto.

Lei lo raggiunse:

- Dawnie è a letto? – era l’unica frase che le era venuta in mente per sbloccare il mutismo.

- Sì, dorme già da un po’ –

Sempre quel tono freddo, quello sguardo lontano.

Si adagiò accanto a lui appoggiandogli la testa sulla spalla.

Lui rimase immobile.

Si girò ad osservarla.

Lei alzò il capo e le loro bocche si ritrovarono a pochi centimetri di distanza.

Lui fece per allontanarsi ma lei cercò la sua bocca e la trovò, attaccandosi a lui in un bacio doloroso.

Buffy lo spinse leggermente e i due scivolarono sul divano, lei sopra di lui.

Il bacio diventava sempre più caldo.

D’un tratto lui la prese per le spalle e la spostò sollevandola e ricomponendosi.

Lei lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e corse in camera sua.

 

“It must have been love but it's over now. It must have been love but I lost it somehow. It must have been love but it's over now...”

 

***

 

Sapeva benissimo che l’aveva ferita e la rabbia non riusciva a distoglierlo dal senso di dolore che provava nel saperla triste.

Era uscita anche quella sera.

Per lui era la prova che non era pronta ad impegnarsi, a fidarsi di lui.

Camminò avanti e indietro in salotto finchè decise di andare a letto.

 

***

 

Le lacrime erano scese abbondanti sulle sue guance. Ma poi aveva deciso che non poteva piangere per lui.

Non la voleva? Non importava, poteva stare bene anche senza di lui.

Si rintanò sotto le coperte e i pensieri tornarono ai pomeriggi a casa sua, i loro primi caldi baci… fino ad arrivare a quel giorno all’alloggio e sotto la doccia.

Quasi senza accorgersene fece scivolare la sua mano lungo il ventre fino agli slip per andare a ritrovare quel piacere di cui sentiva la mancanza.

 

“Touch me now, I close my eyes and dream away...”

 

***

 

Spike salì le scale. Stava entrando nella camera degli ospiti quando sentì dei gemiti sommessi. Si avvicinò alla porta appena accostata della camera di Buffy e capì che quei respiri affannosi provenivano da camera sua. Scostò leggermente la porta; i gemiti si fecero più acuti e la vide contorcersi sotto le coperte agitando la mano fra le sue cosce.

Spike portò una mano sul suo membro già incredibilmente eccitato.

La passione accecò la sua mente e frantumò i suoi buoni propositi.

Entrò in camera e chiuse a chiave la porta dietro di lui.

Buffy sobbalzò ritraendo la mano di scatto.

- No, non smettere – la sua voce era cupa, i suoi occhi crepati di lussuria mentre si spogliava avvicinandosi a lei.

Buffy indugiò poi infilò di nuovo la mano negli slip.

Completamente nudo Spike si mise su di lei.

La spogliò completamente e la osservò fermandole le braccia sul cuscino.

- Cosa ti farei… adesso facciamo a modo mio –

Sfilò la cintura dai suoi jeans e la legò attorno ai suoi polsi agganciandola alla testiera del letto. Buffy lo guardava un po’ intimorita ma quel ‘gioco’ iniziava ad eccitarla e quando sentì la sua mano calda scivolare sul suo corpo si lasciò andare in preda al piacere.

Spike stuzzicò i suoi capezzoli mentre con le dita le disegnava dei piccoli cerchi sulle cosce.

Buffy si dimenava cercando di portare la sua femminilità più vicina a quelle dita.

Spike sorrise nel vederla gemere implorando il suo tocco.

Infilò un dito in lei sentendola sospirare soddisfatta ma subito dopo lo estrasse continuando a giocare con le cosce.

Buffy gemette di frustrazione.

Lui ripeté la sua tortura finché lei esplose:

- Ti prego mettimelo dentro – era una supplica intrisa di desiderio.

- Dimmi che farai tutto quello che voglio –

- Sì… si ti prego… farò tutto quello che vuoi –

- Girati –

Lei obbedì.

Sentì la sua lingua calda percorrerle la schiena provocandole dei brividi finchè non scivolò sulle natiche.

- Non urlare o sveglierai tua sorella – le sussurrò tornando verso il suo volto.

Lei sentiva spingere il suo membro duro ed inarcò la schiena sollevando il bacino per invitarlo ad entrare.

- Slegami – mormorò

- No – rifiutò lui e approfittò della sua distrazione per penetrarla energicamente.

Lei affondò la testa nel cuscino urlando di piacere.

Spike iniziò a spingere in lei mentre con la bocca le mordicchiava l’incavo tra in collo e la spalla facendola perdere nell’estasi dei sensi.

Il loro piacere esplose castigando le loro urla nel cuscino.

Rimasero incastrati in quella posizione, lei legata e a pancia in giù, lui sopra di lei con il viso immerso nei capelli profumati di vaniglia.

Spike si ritrasse.

La slegò e si rivesti in silenzio. Lei si accoccolò sotto le coperte osservandolo.

- Non avrei dovuto. Scusa. – disse lui uscendo dalla camera.

Buffy si accucciò tra le coperte sentendo ancora tra le gambe la sensazione di lui.

Piangendo ascoltò i suoi passi allontanarsi da lei.

 

“From the moment we touched, 'til the time had run out. Make-believing we're together that I'm sheltered by your heart...”

 

***

 

‘Che diavolo mi è saltato in mente!’

Scese in cucina e si preparò un caffè.

Joyce tornò un’ora dopo e trovò Spike in cucina davanti a una caraffa di caffè.

- Ehi è l’una, cosa ci fai sveglio a quest’ora bevendo caffè? Guai? –

- Già – rispose lui

- Donne? –

Lui lo guardò un po’ imbarazzato e lei proseguì:

- Non ti devi imbarazzare, potrei essere tua madre, con me puoi parlarne se vuoi –

- E’ una ragazza… non prende una decisione… non vuole lasciare la sua libertà credo… o non lo so…-

- Capisco… forse ha solo paura. Dalle tempo. Fai in modo che capisca, dentro di sé, che l’amore non è privazione della propria libertà –

- Già… ci sto provando… Ora vado a casa, è meglio – si diresse verso la porta.

Joyce lo seguì e salendo le scale gli disse:

- E Spike… non ferirmela –

Lui fece un cenno con la testa e uscì.

 

***

 

Buffy continuava a piangere in camera sua ripetendosi le parole di una vecchia canzone…

 

“It must have been love but it's over now. It's all that I wanted, now I'm living without. It must have been love but it's over now, it's where the water flows, it's where the wind blows...”

 

 

CAPITOLO 12  - Nobody’s wife -

 

Anche quella mattina non lo trovò.

Era stanca di aspettare.

Sarebbe andata a cercarlo in camera sua.

Attraversava il parco del campus un po’ intimorita; si sentiva osservata da quella massa di studenti che le sembravano così diversi da lei.

‘E’ solo una tua impressione, non ti stanno guardando’ si ripeteva mentalmente cercando di scacciare il senso di inadeguatezza.

- Ehi ragazzina – un ragazzo si fermò davanti a lei ammiccando e mostrando tutti i suoi denti.

‘Che hai da ridere imbecille!’ pensò.

Rimase zitta e gli girò intorno proseguendo verso la sua meta.

Ma il giovane non sembrava essere d’accordo con l’iniziativa e gli si parò nuovamente davanti questa volta incastrandola tra sé e un albero.

- Sei nuova? –

- No. Vorrei andare ora. –

- Facciamo due chiacchiere ti va? E forse potremmo anche divertirci un po’ – disse sistemandole una ciocca di capelli e sfiorandole il viso.

‘Viscido’

- No grazie. Ora vado –

- No dai non andare – disse prendendola per un braccio e costringendola a riappoggiarsi al tronco con la schiena.

- Secondo me è il caso che le dai ascolto e la lasci andare –

‘La sua voce!’

- Spike! Amico non ti immischiare. L’ho vista prima io! –

- Parker ti ho detto di lasciarla. Lei è mia. –

Buffy lo guardò attonita. Il suo tono era calmo e deciso ma le sue parole così maledettamente dolci e sensuali.

Parker le lasciò il braccio e se ne andò alzando le braccia in segno di resa.

I due rimasero soli.

Buffy lo stava ancora fissando con aria sognante.

- Andiamo ti riaccompagno a casa – disse lui incamminandosi.

Buffy si ridestò dal suo trance e replicò:

- Veramente io stavo venendo da te –

- Questo l’avevo capito. Ma è meglio che torni a casa. E ti riaccompagno prima che ti cacci nei guai un’altra volta –

Anche se il suo tono era ancora distaccato Buffy si sentì piacevolmente protetta; si avvicinò a lui e gli prese la mano con fare un po’ timoroso.

Lui la guardò e non riuscì a trattenere un sorriso.

- Muoviti lumaca! – e la trascinò accelerando il passo.

 

Rimasero in silenzio per tutto il tragitto.

Arrivati davanti al portone Spike la spinse verso la porta lasciandole la mano.

- Ci vediamo stasera –

Buffy mise il broncio.

- Non fare quella faccia ed entra in casa. –

Sentiva che stava per cedere. Era troppo bella e sapeva i tasti da premere per farlo ammorbidire. E lui non doveva ammorbidirsi! Doveva portarla ad arrendersi a lui del tutto.

Fissava il labbro inferiore sporgente ed ebbe l’istinto di baciarla. Si costrinse a voltarsi per non divorarla e prenderla lì nel portico.

- Rientra – le disse percorrendo il vialetto – A stasera! –

Buffy rimase sulla porta a guardarlo scomparire in fondo alla via.

 

Rientrò in casa sbattendo la porta.

- Tesoro tutto bene? –

Sbuffò sentendo la voce di sua madre.

- No! Niente va bene – si sedette al tavolo della cucina appoggiando la testa sul tavolo.

- Hai un problema? Trova la soluzione e risolvilo! –

- Voglio una cosa… - Buffy si fermò cercando una metafora adatta alla situazione. Joyce intervenne:

- Vuoi una cosa? Prenditela bambina mia. –

- Vado… ciao mamma – uscì e percorse tutto il tragitto di corsa, quasi avesse paura di non arrivare in tempo ad un appuntamento.

 

“I'm sorry for the times that I made you scream
for the times that I killed your dreams
for the times that I made your whole world rumbe...”

 

Varcò i cancelli del campus e puntò dritto alla camera di Spike.

Irruppe nella stanza e si fermò solo dopo essersi chiusa la porta alle spalle.

Lui era sdraiato sul letto con una rivista in mano.

Buffy non gli diede nemmeno il tempo di parlare; scivolò su di lui, gli alzò la maglietta e iniziò a baciargli il petto mentre con le mani slacciava i jeans e si ‘preparava il terreno’.

Spike non si rese nemmeno conto di quello che era accaduto… sapeva solo che ora lei lo stava baciando avvicinandosi pericolosamente alla sua erezione.

Si rilassò sotto i baci caldi di lei e la lasciò fare.

Buffy scivolò sempre più in basso finchè la sua lingua non sfiorò la punta del suo membro. Spike gemette e Buffy si fermò a guardarlo.

- Prendilo in bocca – le disse in tono basso.

Lei non si fece pregare e iniziò a leccarlo e a succhiarlo muovendosi su e giù dapprima lentamente poi sempre più velocemente.

Spike affondò le mani tra i capelli di lei dettando il ritmo.

- Sto venendo… - le disse con la voce strozzata.

Buffy proseguì finchè non sentì piccoli getti caldi sbatterle sulle guance. Deglutì stupendosi della gradevolezza di quell’esperienza e rimase a guardarlo mentre si godeva gli ultimi attimi di beatitudine.

Sospirò forte riprendendo il controllo di sé e con in gesto la invitò ad accoccolarsi tra le sue braccia.

Lei appoggiò la testa sul suo petto. Rimasero in silenzio. Bufy era concentrata sull’osservazione del membro semi-rilassato di lui. Spinta dalla curiosità iniziò a toccarlo e lo vide gonfiarsi tra le sue mani.

- Sì Buffy…. Continua… -

D’un tratto lui le bloccò la mano prendendole il polso. La prese per i fianchi e la fece sdraiare su di lui facendole appoggiare la schiena al suo petto. La spogliò.

Sentiva le loro pelli toccarsi e i morbidi capelli biondi di lei ricadevano sul suo viso inebriandolo.

Lei sentiva il ritmo del suo respiro.

Spike fece scivolare una mano sulla sua femminilità esplorandola mentre con l’altra le avvolgeva il seno.

Buffy iniziò a muovere il bacino su e giù per invitarlo ad approfondire il contatto con la mano; ogni volta che ricadeva in basso sentiva il membro duro premerle tra le natiche.

Quando si sentì vicina all’orgasmo si spostò e si mise su di lui spingendosi l’erezione nella femminilità ormai bagnata.

Spike gemette, piacevolmente stupito da tanta intraprendenza.

Lei iniziò a cavalcarlo.

Venne quasi subito e fece cadere la testa all’indietro rallentando un po’ il ritmo. Spike la prese per i fianchi e la guidò su e giù ancora qualche secondo fino a raggiungere il piacere.

L’ultimo getto del suo liquido fu accompagnato da una forte spinta e Buffy gemette nel sentirlo così a fondo in lei.  

Si accasciò su di lui chiudendo gli occhi.

Spike la strinse a sé e la coprì affinché non prendesse freddo.

 

***

 

Quando Buffy si svegliò trovò accanto a sé solo un biglietto:

“Sono andato via per non vedere te farlo. Cosa stiamo facendo? Voglio più di questo. Voglio che tu sia mia sempre.”

La paura bussò alla sua porta. Si rivestì velocemente e scappò dalla stanza portandosi via il biglietto.

 

“It's too bad, but that's me
what goes around comes around, you'll see
that I can carry the burden of pain
'cause it ain't the first time that a man goes insane...”

 

***

 

Lui l’aspettava all’uscita dell’edificio.

Buffy camminava velocemente con fare trafelato.

- Hai tutta l’aria di una che scappa –

‘Beccata’ pensò sentendo la voce alle sue spalle. Si fermò senza voltarsi. Sentì i suoi passi sordi allontanarsi da lei. Si voltò di scatto, lo rincorse e lo bloccò:

- Guarda che sei tu che sei scappato! – la sua voce tremava e i suoi occhi tradivano la rabbia e la paura.

- Passerotto non giocare con me, non funziona. Il mio messaggio era chiaro. E la tua fuga anche. –

Lei si morse il labbro inferiore e sostenne il suo sguardo pur sapendo di essere stata colpita.

- Adesso mi rispondi, una volta per tutte… – disse lui in tono deciso.

Buffy non gli diede il tempo di continuare:

- Non chiedermelo ti prego –

Lui la guardò scuotendo la testa in segno di rassegnazione. Fece per entrare in camera ma l’istinto lo dominò, si voltò, la prese per un braccio e la trascinò dentro la stanza sbattendo la porta dietro di sé.

- Adesso mi spieghi cosa diavolo sei venuta qui a fare oggi e mi definisci la situazione! –

Buffy sussultò nel sentirlo parlare con quel tono cupo, a denti stretti, come se stesse impiegando ogni muscolo del suo corpo per evitare di esplodere.

- Io…. Io …. Io…. – il suo cervello non collaborava.

- Tu cosa? – il tono ora era più alto, una sorta di urlo contenuto: - Tu avevi solo voglia di farti scopare? –

Buffy sussultò; era un argomento che non voleva trattare. Si girò per andarsene ma lui la trattenne.

- Non te ne andare – era quasi una supplica; il tono era diventato più dolce.

Lei si voltò mostrandogli il suo volto rigato dalle lacrime.

- Non sarò mai tua. –

Si divincolò dalla prese e corse via.

Spike colpì la porta con un pugno che crepò il legno color ciliegio:

- Bugiarda –

 

“I'll never be nobody's wife...”

 

***

 

Arrivò a casa sua al solito orario. La tensione tra loro era visibile tanto che Dawn a tavola interruppe il silenzio:

- Non avete ancora fatto pace? –

I due la guardarono con aria interrogativa e la ragazzina continuò:

- Fra due settime ho 12 anni. So come vanno certe cose. Pensate che io sia cieca o stupida? –

Buffy avvampò e reagì bruscamente:

- Sei solo una bambina idiota. Stai zitta e mangia. –

Spike tentò di intervenire ma Dawn si tuffò sulla sorella afferrandola per i capelli e colpendola con le ginocchia sul fianco fino a farla cadere dalla sedia. Buffy si mise a urlare prendendola per il collo.

Spike rimase fermo a osservarle incredulo; solo quando le vide rotolare a terra fortemente intenzionate ad uccidersi intervenne dividendole.

Riuscì a separarle.

- Briciola vai a lavarti e fila a letto. La tua serata finisce qui. Vengo su dopo a parlare un po’ -

Dawn guardò minacciosa la sorella e andò in camera sua.

Spike guardò Buffy che si massaggiava il fianco con aria imbronciata.

Sorrise e si avvicinò a lei.

- Fammi vedere – le disse alzandole la maglietta: - Mettiamo un po’ di ghiaccio. Vieni con me. –

Le preparò la sacca col ghiaccio e gliela posò sulla pelle nuda.

Buffy sussultò al contatto con la stoffa gelata.

- Stai buona e tieniti il ghiaccio. La prossima volta impari a insultare la tua agguerrita sorellina – disse con tono di scherno.

- Mi prendi anche in giro! E poi è lei che ha iniziato! –

- Lei non ha iniziato! Ha solo detto la verità. E dato che a te fa male l’hai aggredita. Lo fai con tutti. Ma lei è solo una bambina e la ferisci comportandoti così. Dovresti chiederle scusa. –

Buffy ci pensò un po’ poi si diresse verso la camera della sorellina seguita da Spike.

- Dawnie posso entrare? –

- No! –

Buffy entrò e si sedette sul letto.

- Scusami, ho sbagliato a dirti quelle cose. –

Dawn continuò a leggere il suo libro facendo solo un lieve cenno con il capo.

Spike, appoggiato allo stipite della porta, tossì volontariamente attirando l’attenzione della ragazzina.

- Ok, ok! Scuse accettate! –

Di nuovo il colpo di tosse.

- E va bene! Scusa anche tu! –

 

Entrambi i biondi uscirono dalla stanza.

- Ora uscirai vero? – sapeva già cosa le avrebbe risposto.

- Sì –

- Bene. –

Le loro strade si separarono. Buffy entrò in camera sua per cambiarsi mentre Spike tornò da Dawn.

 

***

 

Aveva ballato come al solito.

Si stava vestendo per tornare a casa quando Jake la informò che il ragazzo la richiedeva nel privè.

Non era proprio giornata.

Andò da lui decisa a fargli capire che non poteva ‘pretenderla’.

- Senti non è stata una bella giornata e non ho proprio voglia di parlare. –

- Come vuoi. Hai sete? Mi offri da bere almeno visto che tu bevi gratis? – le disse facendole l’occhiolino.

Buffy ordinò 2 drink e li portò nel privè.

Si sedette sul bordo del palchetto della stanza e sorseggiò la sua coca cola guardandolo.

Lui la fissava con uno sguardo vitreo.

- Perché mi guardi così? – chiese lei

- Sei talmente bella che mi blocchi il respiro. Quando ti guardo entro in paradiso. –

Buffy avvampò e abbassò la testa. ‘Accidenti a me alle mie domande’.

- Non ti imbarazzare. Non voglio nulla. Prendo tutto quello che vuoi darmi. Anche solo un ballo ogni tanto. Niente di più.’

Quelle parole… ‘solo quello che voleva darle’… niente pressioni, niente pretese.

Aveva detto le parole giuste. L’aveva incuriosita.

Rimasero a chiacchierare.

Jake li interruppe:

- Buffy il tuo taxi ha aspettato mezz’ora poi se n’è andato! Sarà dura trovarne uno a quest’ora! –

- Oh no! E ora? Se prendo l’autobus arriverò dopo mia madre e mi ucciderà! –

- Niente mezzi è pericoloso. Ti accompagno io. –

Buffy titubò ma Jake le fece un cenno di assenso facendole capire che poteva fidarsi.

- Ok –

In auto continuarono a parlare.

Lui aveva 26 anni, era un avvocato, ‘ricco’ pensò Buffy vedendo la sua costosissima auto, e abitava a Los Angeles. Tutte le sere guidava per più di un’ora per andarla a vedere ballare.

Arrivarono sotto casa sua.

Buffy salutò e scese velocemente dalla sua auto.

 

***

Spike chiuse la tenda imprecando e giurò che non se la sarebbe fatta portare via da nessuno, nemmeno da quel riccone che l’aveva portata a casa.

Sarebbe stata sua anche a costo di dover compiere azioni al limite della correttezza.

 

 

CAPITOLO 13  - I belong to you -

 

Si svegliò tossendo.

Una nube di fumo aveva invaso la sua stanza. Si stropicciò gli occhi e lo vide alla finestra di camera sua che si godeva una sigaretta con lo sguardo perso verso l’esterno.

- Che diavolo fai! Spegni quella roba! Mi vuoi uccidere? –

- Beh sì, a volte vorrei farlo. Cmq ero venuto per avvisarti che tua madre è uscita e che è tardi, io me ne vado. Stasera non ci sono. Ci rivediamo domani passerotto – disse il tutto con estrema tranquillità e si diresse verso la porta.

- Ehi aspetta! – Buffy uscì di corsa dal letto: - Come non ci sei? E Dawn? –

- Non lo so. Forse la dovrai tenere tu. –

- Ma io non posso! – protestò lei.

- Ah già! La matematica da Willow ti impegna molto. Beh troverai una soluzione. Sei così piena di risorse! –

Gli lanciò il pupazzo che aveva sul letto.

Spike lo prese al volo sorridendo e avvicinandosi al suo letto.

Buffy indietreggiò.

Lui si avventò su di lei baciandola freneticamente e togliendole tutti i vestiti che aveva addosso.

- Oh Spike – mugugnò lei spingendogli la testa sui suoi seni nudi e tesi.

- Vuoi provare una cosa nuova? – il suo respiro le provocò un brivido lungo la schiena.

Titubante fece cenno di sì.

- Girati –

Lui si posizionò sopra di lei e iniziò a disegnare dei cerchi sulla sua schiena con la lingua.

D’un tratto sentì il suo membro duro spingere sull’entrata fra le sue natiche.

- Spike no! –

- Sht rilassati, vedrai ti piacerà – la voce calda di lui le faceva perdere ogni controllo.

Mentre le stuzzicava l’orecchio con la lingua si spinse leggermente in lei.

Buffy affondò la testa nel cuscino per soffocare le urla.

Spike si fermò aspettando che il suo corpo si abituasse a lui poi tornò a spingere.

Sentiva la mani di lei stringersi tra le sue ad ogni spinta.

Quando la sentì rilassarsi iniziò a dondolarsi in lei avanti e indietro.

Dopo qualche spinta la sentì ansimare e godere con lui.

Finirono la loro danza e si stesero sul letto appagati.

Buffy si era rannicchiata dandogli le spalle.

Lui azzardò:

- Ti è piaciuto? –

- Sì – la sua voce era un sussurro.

Lui la strinse a sé accarezzandole il corpo nudo e liscio.

 

“You are the flame in my heart
You light my way in the dark
You are the ultimate star...”

 

***

 

- Buffy! Ma dove andiamo? Willow dove stiamo andando? –

- Dawnie, tua sorella ha perso il cervello e lo stiamo andando a cercare –

Buffy camminata a passo spedito tenendo per mano la sorella.

- Il Bronze!!!!! – Dawn urlò vedendo la grande insegna dorata del locale più alla moda di Sunnydale.

- Willow tieni qui Dawn, entro a vedere. –

Noncurante delle proteste della sorellina entrò nel locale.

La musica era alta e le luci creavano strani giochi d’ombra sulle persone ma lei era abituata al tipo d’ambiente e si muoveva tra la folla senza difficoltà.

D’un tratto lo vide.

Era seduto sui divanetti rossi ai bordi della pista. Di fronte a lui… Drusilla.

- Bastardo. Ancora! –

Rimase nascosta dietro la colonna a osservarli per un po’; sembrava stessero solo parlando. Poi lui ricevette una telefonata e si allontanò.

 

- E tu chi sei? …. Buffy? Sei tu vero? – Drusilla la scrutava con i suoi occhi violetti, con una strana espressione in viso.

- Sì sono io. –

Buffy sfidava il suo sguardo.

Un colpo di tosse richiamo l’attenzione delle due donne.

Uno Spike sorridente era appoggiato al muro e le osservava.

- Passerotto che sorpresa! – il suo tono sarcastico la irritò ancora di più.

Si alzò di scatto e lo trascinò in un angolo prendendolo per un braccio.

- Ehi amore mi stai infilando le unghie nella carne! –

- Dovrei infilarti molto di più nella tua stupida carne! Che ci fai qui con lei? Allora la ami ancora! Mi hai mentito! –

Lui ghignò inarcando un sopracciglio.

- Tu mi usi a tuo piacimento! –

- Direi che il piacere è anche tuo… - il suo tono era caldo e il chiaro riferimento a quel pomeriggio le fece imporporare le guancie.

Lui si avvicinò e le sussurrò:

- Sei venuta a cercarmi per ripetere l’esperienza amore mio? – la sua mano le percorse velocemente la schiena e arrivò sulle sue natiche ricoperte dalla leggera stoffa dei pantaloni.

Lei stava già sospirando, persa sotto il suo tocco ed eccitata dalla sua voce suadente.

Di colpo lui si staccò:

- Spiacente passerotto, te l’ho detto che avevo un impegno. Se vuoi passo da te stanotte. Lascia la finestra aperta. –

E baciandola lievemente tornò a sedersi accanto a Drusilla.

Buffy rimase immobile mordendosi il labbro fino a farselo sanguinare.

Uscì dal locale cercando di trattenere i suoi istinti omicidi e le lacrime di rabbia che premevano per riversarsi sulle sue guance.

- Andiamo! – disse a Willow e alla sorella.

Le due si guardarono con aria d’intesa e seguirono Buffy lontano dal Bronze.

 

“I always loved you from the start
But I could not figure out
That I had to do it everyday
So I put away the fight...”

 

***

 

Buffy si accordò con la madre e riuscì ad ottenere il permesso di portare Dawn con sé da Willow con la scusa di non poter perdere nemmeno una sera di studio.

- Mi raccomando Dawn: ti raddoppio la paghetta che ti da la mamma se non dici nulla sul fatto che sono uscita. –

- Tripla paga –

- D’accordo mocciosa! Will passo a riprenderla dopo. –

 

Arrivò al locale piena di rabbia e con un’immensa voglia di ballare per sfogarsi.

Dopo l’esibizione Angel chiese di lei e gli concesse un drink insieme.

Chiacchierarono a lungo e lui la riempì di complimenti che la lusingarono e la fecero arrossire.

Quella sera aveva proprio bisogno di aumentare il suo livello di autostima ed Angel sembrava toccare le corde giuste.

Insistette per accompagnarla a casa ma Buffy rifiutò promettendogli un ballo privato al più presto.

Lei si alzò per andarsene ma lui la prese per un braccio, l’avvicinò a sé e le posò un lieve bacio sulla guancia.

Buffy avvampò e si scostò d’istinto.

- Buonanotte Buff –

Senza rispondere se ne andò.

 

Passò a prendere Dawn e tornò a casa.

Sua madre arrivò poco dopo e le trovò sedute in cucina a sorseggiare un thè.

- Bambine mie andata bene la serata? –

Buffy guardò Dawn con timore.

- Sì mamy, ho visto la tv mentre Willow e Buffy studiavano. C’era un bel film! –

Buffy tirò un sospiro di sollievo e ringraziò la sorellina con lo sguardo.

Appena Joyce si girò Dawn mosse le labbra silenziosamente mimando ‘tripla paga’.

Buffy alzò gli occhi al cielo e annuì.

- Forza ragazze andiamo tutte a letto! Sono stanca morta. –

 

Le luci di casa Summers si spensero.

Buffy si preparò infilando il suo completino bordeaux.

Prima di infilarsi sotto le coperte aprì leggermente la finestra.

Non avrebbe voluto farlo ma si lasciò dominare dall’istinto e dalla voglia di lui.

Stava per addormentarsi quando lo sentì arrampicarsi sull’albero del giardino ed intrufolarsi in camera sua.

Sentì uno strano calore invaderla.

Lui si infilò silenziosamente sotto le coperte.

- Allora hai proprio voglia… - le sussurrò lui.

Bastarono quelle parole e un lieve gemito sfuggì dalle sue labbra.

La sua testa le urlava ‘No! Non cedere! Stasera ti ha tradito’ ma il suo corpo cedeva sotto la mano esperta di lui che adesso stava scivolando tra le sue cosce.

Si lasciò esplorare dalle sue dita soffocando i gemiti sul suo petto.

Lui si posizionò sopra di lei appoggiando il suo membro duro e pulsante sulla sua femminilità bagnata.

Lei muoveva il bacino freneticamente per invitarlo a spingersi dentro lei.

Lui infilava leggermente la punta nella sua femminilità facendola gemere e poi usciva ascoltando entusiasta i suoi sussulti di frustrazione.

Continuò il suo giochetto per una decina di volte finchè lei lo prese per le natiche cercando di spingerlo a sé.

Lui oppose resistenza:

- Dimmi che mi ami –

Buffy sbarrò gli occhi.

- No – e cercò nuovamente di spingerlo in sé questa volta riuscendo. Lui spinse un paio di volte e poi uscì nuovamente.

- No… ti prego… - mugugnò tentando di avvicinarsi a lui.

- Dimmelo – si infilò leggermente in lei.

- Sì ti amo! Ti prego continua! –

Spike sorrise: ora aveva trovato la sua arma.

Iniziò a spingersi in lei sollevato; non sapeva quanto ancora sarebbe riuscito a resistere sentendo la sua apertura bagnata stretta attorno alla sua erezione.

Raggiunse l’orgasmo un attimo dopo di lei. Rimase dentro di lei immobile baciandola e accarezzandole i capelli.

Lei lo guardava sopraffatta dalle emozioni.

Ogni volta era sempre più bello, sempre più intenso…. Sempre più spaventoso.

Lui si tolse da lei e la tenne abbracciata finchè non si addormentò.

Quando il respiro di lei si fece profondo e regolare si rivestì.

Le diede un ultimo bacio e se ne andò mormorando:

- Ti amo anch’io passerotto –

 

“I belong to you… and you, you belong to me too…”

 

 

CAPITOLO 14  – Iris -

 

Buffy stava scaricando dalla macchina di sua madre gli ultimi scatoloni.

- Mamma dammi una mano! –

- Tesoro sono in ritardo devo accompagnare Dawnie a scuola. Guarda! C’è Spike! Fatti aiutare da lui! –

Buffy alzò gli occhi al cielo.

- No! Faccio da sola –

Finito di scaricare Joyce partì salutando il ragazzo con un cenno della mano.

Buffy arrancava su per le scale con gli scatoloni, troppo orgogliosa per chiedergli una mano.

Lui la osservava divertito.

Il suo istinto cavalleresco lo obbligò a sollevare gli ultimi due pacchi e a portarli nell’appartamento seguendola.

- Grazie. Ora fuori –

‘Ahia è arrabbiata’ pensò lui senza però obbedire.

- Il tuo corpo tradisce le tue parole. Tu mi vuoi. –

- Il mio corpo farà moltissimo male al tuo se non taci e te ne vai – era assolutamente determinata a non cedere questa volta. Dopo quello che le aveva fatto dire quella notte sotto ricatto non l’avrebbe più avuta… forse… gli stessi pensieri vacillavano ripercorrendo le immagini dei loro incontri bollenti.

- Chi è l’uomo che ti ha accompagnata a casa l’altra sera? –

Buffy rimase congelata da quelle parole.

Non sapeva cosa rispondere, temeva che avesse scoperto tutto.

- Ti ho vista dalla finestra –

Tirò un sospiro di sollievo; il suo segreto era salvo.

Ma ancora non aveva deciso cosa rispondere.

Lui la osservava con occhi vitrei e rabbiosi. Solo un attimo prima scherzava con lei e ora sembrava volesse ucciderla.

- Un… amico. –

Le sue parole erano incerte e per Spike fu un chiaro segnale di menzogna. La gelosia lo divorò.

- E cosa vendi a questo tuo ‘amico’? – sapeva essere davvero perfido se toccato nel vivo dei suoi sentimenti.

- Come ti permetti? – sentirsi appellare da lui in quel modo la faceva soffrire in un modo che non si sapeva spiegare.

Cercò nei suoi occhi un segno di pentimento per quello che le aveva detto ma trovò nuovamente solo ghiaccio.

Le lacrime le inumidirono gli occhi e si avventò su di lui spingendolo ripetutamente cercando di scacciarlo fuori dall’appartamento.

La lasciò sfogare poi la intrappolò tra le sue braccia e mentre lei scalciava e si lamentava la portò sul letto e la fece sedere tra le sue gambe accarezzandola e cullandola.

Lei si ribellò ancora per un po’ poi si rilassò sotto i suoi gesti dolci.

Lui la strinse a sé e le asciugò le lacrime calde.

Era estenuante continuare a lottare con lei ogni giorno. Dopo ogni momento di quiete la peggiore delle tempeste era in agguato. Non si poteva certo dire che fosse un rapporto dominato dalla noia!

 

“And I'd give up forever to touch you 'Cause I know that you feel me somehow
You're the closest to heaven that I'll ever be And I don't want to go home right now
And all I can taste is this moment And all I can breathe is your life 'Cause sooner or later it's over
I just don't want to miss you tonight...”

 

La tenne fra le sue braccia assaporando ogni secondo di quel tenero contatto. Stare con lei era una massacrante lotta a chi colpisce prima eppure l’amava in ogni più piccola sfumatura del suo carattere. L’amava quando faceva la sostenuta e tentava di tenerlo lontano e amava le sue debolezze che la facevano capitolare fra le sue braccia in cerca di conforto, come in quel momento.

A volte gli sembrava di essere finalmente riuscito a domarla; altre pensava che non sarebbe mai riuscito a farla diventare a tutti gli effetti la sua ragazza.

Ma non avrebbe mai smesso di lottare per lei.

 

Stretta tra le sue braccia si sentiva tranquilla. Il suo tocco delicato scacciava via i logoranti pensieri che insidiavano la sua mente.

Il leggero dondolio la fece quasi addormentare. Fissava il suo braccio forte stretto attorno alla sua vita e tenne lontano ogni pensiero.

Non poteva solamente godersi quei momenti con lui? Perché il pensiero di Dru, la paura e ora anche Angel e le sue parole si insinuavano nelle sue viscere creandole una dolorosa stretta allo stomaco e l’irrefrenabile desiderio di fuggire?

Questa volta fu lui a staccarsi da lei. La sollevò tenendola per le spalle e la baciò lievemente sulle labbra.

- Quando hai bisogno di me chiamami e io verrò ok? –

Lei annuì sentendo già la mancanza del suo morbido e rassicurante abbraccio.

 

***

 

- Willow? Grazie mille per ieri sera. Sì… diciamo che è andata bene … no, non ancora. Ma presto cederà. Oggi siamo al parco. –

Dall’altra parte del ricevitore Willow era preoccupata per l’amica:

- Non esagerare Spike, potrebbe prenderla molto male –

- Lo so. Tu stalle vicina. Punto sulla gelosia. Forse rendendosi conto di essere gelosa si rassegnerà a vivere quello che prova. –

- Già, speriamo –

- Will io devo averla. Lei è troppo importante per me. –

- Oddio così mi fai commuovere. Ti aiuterò come posso. Alla vecchia quercia per le quattro allora. A dopo –

 

***

 

- Ehi amica che fai lì rannicchiata sotto le coperte? E’ giorno! Forza! Andiamo a prendere un po’ di sole! –

Buffy mugugnò lottando per riprendersi le coperte che l’amica le stava tirando via.

- Come hanno ristrutturato bene qui! Sembra più ampio! Dai mettiamo in ordine e poi facciamoci un giro al parco. –

Sistemarono la stanza ascoltando la musica e canticchiando.

Willow la osservava con la coda dell’occhio.

Si sentiva un po’ in colpa per il fatto di complottare alle sue spalle e sperava che il piano di Spike sarebbe andato come previsto.

Buffy era un osso duro, lo era sempre stato.

- Buffy ti ricordi quando hai picchiato il bulletto dell’asilo perché mi aveva chiamata ‘stupida capelli di carota?’

Buffy si voltò stupita e scoppiò a ridere riportando alla mente quell’episodio ormai dimenticato.

- Perché ti battevi tanto per me, per noi e invece non hai mai reagito ai colpi diretti a te? –

Buffy sollevò le spalle e sistemò le ultime cose sullo scaffale.

- Dai andiamo che ho voglia di un bel gelato! –

Prese l’amica per mano e colta da un insolito sprizzo di gioia la trascinò correndo giù dalle scale rischiando di farla rovinosamente cadere di faccia sui gradini.

 

Camminavano nel parco.

Buffy mangiava con gusto il suo gelato ascoltando l’amica che le narrava le sue esperienze con Oz.

D’un tratto si bloccò e lasciò cadere il suo gelato.

Se la sera prima era riuscita a convincersi che Spike e Dru stavano solo chiacchierando come vecchi amici ora non poteva mentire ai suoi occhi: sotto la vecchia quercia spettatrice dei loro incontri adolescenziali i due erano distesi su una coperta. Lui seduto con la schiena appoggiato al tronco, lei sdraiata con la testa appoggiata sulle sue gambe. Spike giocava con i suoi capelli corvini.

Le sembrò di essere tornata indietro nel tempo.

Willow le batteva una mano sulla spalla mormorando qualcosa ma lei non sentiva. Lei vedeva solo quella scena.

Il dolore la invase completamente annebbiandole la mente.

- Will mi sento male, devo sedermi –

Quando si riprese la rabbia sostituì la sua pena. Immaginò che lui la notte precedente avesse fatto i suoi comodi con Dru prima di andare da lei e addirittura pretendere quelle parole.

Bevve d’un fiato l’acqua che Willow le aveva preso alla fontanella e con tono deciso disse all’amica:

- Andiamo, torniamo a casa. –

Diede un’ultima occhiata ai due e poi voltò loro le spalle.

 

“And you can't fight the tears that ain't coming
Or the moment of truth in your lies
When everything feels like the movies
Yeah you bleed just to know you're alive...”

 

Trascorsero il resto del pomeriggio a casa. Buffy non proferì parola. Ascoltava la musica distesa sul letto mentre Willow cercava di concentrarsi sui libri. Una suoneria squillò nelle tasche della rossa.

- Pronto? –

- Sono Spike –

- Sì –

- Sei con Buffy? –

- Sì –

- E’ arrabbiata? –

- Sì –

- Stalle vicino ok? –

- Sì –

- Ti richiamo dopo –

- Sì. Ciao –

Buffy si voltò verso l’amica:

- Ma chi era? –

- Oz – rispose l’amica annuendo per dar credito alla sua bugia.

- Mi sembra manchi un po’ di dialogo tra di voi. Hai detto solo ‘sì’ –

- Sì –

Buffy la guardò un po’ preoccupata ma Willow si affrettò a spiegare:

- Sai, mi diceva cose… ehm… ‘hard’ e…. sai com’è… -

- Oddio Will per carità zitta! Non voglio sapere queste cose! –

 

Si era fatto buio.

- Will io dovrei… beh ecco… -

- Vai a ballare? Posso venire? –

- No! Mai. E non vorrei parlarne per favore –

- Ok io torno a casa. A domani. Chiamami! –

 

Buffy si preparò.

Finalmente a casa sua, libera di star fuori tutta la notte, libera di ballare fino allo sfinimento per soffocare tutta la rabbia e il dolore.

 

Dopo l’esibizione passò direttamente nella stanza in cui Angel l’aspettava.

Ballo per lui in maniera molto provocante e fu soddisfatta nell’intravedere l’eccitazione gonfiarsi sotto i suoi pantaloni.

Rimasero a bere e a chiacchierare fino a tardi.

Angel le raccontò della donna che stava per sposare, Darla, che aveva perso tre anni prima in un incidente stradale. Le parlò di quanto e avesse sofferto e dell’uscita dal tunnel della disperazione grazie a lei, ai suoi balli.

Buffy provò un misto di compassione e tenerezza per quel ragazzo tenebroso che le apriva il suo cuore.

Gli accarezzò la mano per confortarlo vedendolo vicino alle lacrime e lui gliela strinse fissandola con insistenza.

Buffy sentì una strana morsa allo stomaco.

- Vuoi venire da me? Mi piacerebbe farti vedere le sue foto. Le assomigli molto –

- Io… io… -

- Tranquilla non sono un maniaco – le disse sorridendo leggendole il timore negli occhi – avvisa Jake che vieni con me e digli di mandare la polizia se non lo chiami domattina! –

Buffy sorrise e si fece trasportare dalla curiosità verso questo misterioso uomo e la sua storia.

 

A bordo della sua auto arrivarono a Los Angeles e varcarono i cancelli di una villa incantevole.

Buffy rimase a bocca aperta.

Non aveva mai visto tanto lusso in vita sua.

L’interno della casa era altrettanto bello.

Buffy passò un’ora a visitare tutte le stanze meravigliandosi ad ogni nuovo ingresso.

Angel sorrise nel vederla così stupita ed entusiasta.

Terminato il tour esplorativo si sistemarono nel salone e Buffy chiese di Darla.

Lui le mostrò le foto: era davvero una bellissima donna, con i capelli biondi e l’espressione intrigante.

- Tu le somigli un po’ sai? Quando eravamo piccoli era proprio come te: con quell’aria un po’ ingenua e triste e lo spirito ribelle. Raccontami di te ora: come mai sei così triste? –

 

Dopo aver conversato a lungo Angel le propose di rimanere a dormire da lui.

- Le mostrò la camera degli ospiti e la chiave con cui chiudersi dentro –

Buffy, dapprima titubante, accettò.

- Vado a prenderti una bottiglia d’acqua in cucina. Prendi pure confidenza con la stanza intanto –

Buffy stava osservando gli enormi arazzi disposti sulle pareti e il letto a baldacchino con le tende bianche.

Il suono del cellulare la distolse dai suoi pensieri architettonici.

- Pronto? –

- Dove sei? Sono le quattro del mattino e tu non sei a casa. –

- Spike! Io… io sono a casa! –

- No. Io sono a casa tua. Ho aperto con le chiavi che nascondi dentro il vaso. Ero preoccupato, non rispondevi. E tu non ci sei. Dove sei? –

- Sono… -

- Buffy allora ti piace il letto? Oh scusa sei al telefono? Torno dopo. – Angel irruppe nella stanza.

Buffy cercò di coprire con una mano il telefono ma arrivò in ritardo.

- Sei da lui? –

Silenzio.

- Rispondimi! Sei da lui? – il suo tono tradiva sempre più una rabbia furiosa.

- Spike… sì. Ma non è… -

Tu tu tu tu.

Aveva riattaccato.

Angel rientrò nella stanza, le lasciò la bottiglia d’acqua e le diede la buonanotte.

Sola nel suo letto Buffy allontanò i sensi di colpa pensando a lui e Drusilla insieme al parco. Si addormentò tra la rabbia, il dolore e qualche piccolo pensiero per questo bruno misterioso che stava imparando a conoscere.

 

“And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's made to be broken
I just want you to know who I am...”

 

 

CAPITOLO 15 – Broken -

 

La mattina dopo Angel l’aveva fatta accompagnare a casa da un autista.

Prima di entrare nel portone del suo appartamento lo cercò con gli occhi; sperava di trovarlo sotto casa per poterlo affrontare, per urlargli in faccia la sua rabbia.

Era stata una notte tormentata da strani sogni che le avevano lasciato dentro un senso di ansia e paura.

Ma lui non c’era.

Il suo cellulare era spento.

Si rifugiò in casa e fece una doccia purificante.

Canticchiava pettinandosi i lunghi capelli umidi. Andò in cucina per prepararsi il pranzo. Rimase appoggiata alla porta osservando la scena che le si presentava davanti: un mazzo di quelle che un tempo erano rose appoggiate sul tavolo e decine di petali rosso fuoco e bianchi sparsi ovunque.

Spike doveva proprio aver perso la testa dopo la telefonata.

Raccolse tutti i petali e li ripose minuziosamente tra le pagine dei suoi libri.

Era combattuta; da una parte si sentiva umiliata dal doppio gioco che conduceva con lei e Dru e dall’altra era dispiaciuta per averlo ferito.

- Oh dannazione cosa devo fare? –

Una vocina le rimbalzava nella testa suggerendole di andare a cercarlo ma appena infilava le scarpe per uscire un moto d’orgoglio la tratteneva.

 -Dru! Cercherò Dru e mi farò spiegare da lei cosa succede tra loro! –

Passò da Warren a chiedere dove potesse trovare la ragazza; lui le consigliò di cercarla da Cordelia, la sua migliore amica e le fornì l’indirizzo.

Dopo aver cambiato quattro autobus arrivò a casa della signorina Chase ma i maggiordomi la informarono che le due ragazze erano appena uscite dirette al centro commerciale.

Riattraversò la cittadina e finalmente arrivò ai negozi dopo aver accumulato stanchezza e nervosismo.

Girò tra i corridoi e alla fine le vide.

Erano sedute ad un tavolino.

Si avvicinò con passo sicuro.

Dru la vide arrivare e si irrigidì.

Mormorò qualcosa all’amica e questa squadrò Buffy e infine si allontanò.

La biondina si accomodò al tavolo.

- Siediti pure, sei la benvenuta – una nota di sarcasmo nella sua voce.

- State insieme? – la sua voce era pungente, diretta e i suoi occhi vitrei e sicuri non smettevano di fissarla.

- Accidenti ragazzina che caratterino! –

- Rispondimi! –

- Rilassati e ascolta. Ormai sei arrivata fin qui, è inutile nasconderti la verità. Spike è venuto da me qualche giorno fa chiedendomi di aiutarlo a conquistare una ragazza. Voleva usarmi per farti ingelosire e per farti finalmente capitolare. Ho accettato. Ti dirò, ho anche cercato di sedurlo ma non c’è stato nulla da fare. E’ innamorato come neanche di me è mai stato. –

Buffy non sapeva cosa dire.

Niente tradimento, niente doppio gioco, niente di niente… aveva inscenato tutto solo per farla ingelosire!

E lei era stata così stupida da reagire in modo totalmente sbagliato e ora lui pensava… oddio! Doveva assolutamente spiegargli l’equivoco!

- Dove lo posso trovare? –

- L’ho visto varcare i cancelli dell’università verso le sei di stamattina completamente ubriaco. Io uscivo dalla camera di un bello stallone universitario con cui sono uscita e l’ho intravisto barcollante entrare nel suo edificio. –

- Grazie. Ora devo andare. –

Non pensava che un giorno avrebbe ringraziato quella strana ragazza dagli occhi color indaco. Era stata a lungo la sua rivale, la ragazza al confronto della quale si sentiva una nullità.

Ed ora era lì a ringraziarla perché l’aveva aiutata a ricucire il rapporto tra lei e il ragazzo per cui un tempo tanto la odiava.

‘Che strana la vita!’.

Gli autobus sembravano essere più lenti del solito.

Aveva perso tutto il pomeriggio a cercare Dru e ora doveva trovare Spike.

‘E in più fra meno di due ore devo essere al locale!’

Finalmente arrivò all’università.

Corse fino alla stanza e irruppe senza bussare.

- Buffy! –

Willow si tirò il lenzuolo fin sopra la testa e Oz si coprì con il cuscino.

- Oddio di nuovo! –

Buffy aveva le mani sugli occhi e si era girata dando loro le spalle.

Oz sbloccò la situazione:

- Se esci noi ci rivestiamo. –

Buffy aspettò fuori.

Spike non era lì. Dove poteva cercarlo? Il tempo scorreva e lei non aveva la più pallida idea di dove cercarlo.

Finalmente Willow aprì la porta e la fece entrare.

- Oz devo sapere dov’è Spike –

- Non ne ho idea. E’ tornato dopo di me stanotte e quando io sono uscito lui dormiva. Al nostro ritorno non era più qui –

Buffy sbatté un piede a terra contrariata.

Ormai era tardi per cercarlo; doveva tornare a casa, cambiarsi e correre al locale.

Scrisse un biglietto: ‘ti devo parlare è importante. Chiamami ti prego’.

- Oz, se torna dagli questo biglietto. E’ importante. Ora devo scappare. Will ti racconto tutto domani –

 

***

 

Prese un taxi e si fece riportare a casa.

Corse nel suo appartamento e si cambiò di fretta poi scese, riprese il taxi e si fece accompagnare al locale.

In tutto quel correre non aveva notato il bel ragazzo biondo nascosto dall’oscurità dei vetri della sua auto.

La stava aspettando da ore con l’intenzione di affrontarla.

Vedendola salire su un taxi pensò che stesse andando dal riccone con cui aveva dormito la notte precedente. ‘Affronterò entrambi’ pensò e seguì il taxì.

Percorsero solo qualche chilometro.

Spike vide il taxi fermarsi e scaricare la ragazza. Poi riconobbe l’esile figura della sua biondina entrare in un portone con una grossa insegna luminosa che dalla sua posizione non riusciva a leggere.

Parcheggiò e si avvicinò a quello che doveva essere un locale, forse un pub o una piccola discoteca.

Si bloccò davanti all’insegna…. ‘Fire’s Hell’… quel nome gli era familiare… d’un tratto ricordo la voce di Parker che raccontava ‘Ragazzi sono stato in questo night club… un sacco di ragazze che ballano e si spogliano…’.

- Che diavolo ci fa Buffy in un posto come questo? Magari quel riccone si eccita portandola a vedere donne che si spogliano… Lo uccido! –

Entrò nel locale.

I suoi occhi faticarono ad abituarsi ai giochi di luce della sala.

La cercava con lo sguardo.

Partì una musica altissima e intravide una ragazza muoversi sul palco accanto a un palo nero lucido.

La osservò per un momento sbattendo le palpebre e cercando di mettere a fuoco.

- Buffy? … -

Era lei. Ballava su quel palco con un paio di pantaloncini cortissimi e un succinto top. Si muoveva come non l’aveva mai vista fare; era sexy e provocante.

E gli uomini in quella sala lo notavano.

Sui loro volti un’indecifrabile espressione libidinosa.

- Buffy… - mormorava il suo nome incapace di accettare quello che vedeva.

Un uomo gli mise una mano sulla spalla.

- Se vuoi prenotare un ballo da solo con lei nel privè chiedi pure a me. –

Era Jake, il proprietario del locale.

Spike si voltò e lo guardò inferocito.

L’uomo continuò:

- Questa sera è impegnata con quel ragazzo moro là in fondo ma se vuoi…. –

Non lo ascoltava più.

I suoi occhi stavano osservando… poteva essere… sì era lui! Era l’uomo che l’aveva riaccompagnata a casa… e dal quale aveva passato la notte… era un suo ‘cliente’.

Non riusciva nemmeno a pensare a cosa dovesse fare.

Tornò a guardare lei.

Stava ancora ballando in quel modo così conturbante. E il suo corpo reagiva a quella vista.

Immaginò che succedesse anche a tutti gli altri.

La sua Buffy che faceva eccitare gli uomini… nel privè…

Mentre i pensieri lo laceravano dentro si avvicinò sempre di più al palco.

Era praticamente sotto e la fissava.

 

“’cause it’s broken broken
Something got broken like stolen
Stolen, like if it was stolen
And hurting, hurting
I have been hurting and now
Only time will tell
Time will heal...”

 

Lei ballava facendosi trasportare dal ritmo quando i loro occhi si incrociarono.

Quasi si fermò… non poteva essere lui… E invece era lui… e la guardava attonito con un’espressione di dolore e incredulità.

Continuò a ballare mantenendo gli occhi fissi su di lui.

Sentì tutto il suo dolore invaderla.

Lo vide indietreggiare senza mai spostare lo sguardo.

Non doveva andare via… no… l’ho perso…

Una terribile consapevolezza la avvolse.

Smise di ballare, saltò giù dal palco e cercò di raggiungerlo.

Si precipitò in strada.

Troppo tardi.

Lui non c’era più.

Correva avanti e indietro sperando di vederlo emergere dall’oscurità per urlarle contro quanto fosse stupida… e invece nulla.

Jake uscì e fermò la sua frenetica corsa prendendola per un braccio.

Si spaventò nel vederla in quelle condizioni.

Sembrava avesse perso la ragione, le lacrime le avevano inondato il viso e tutto il trucco era colato disegnandole delle linee nere irregolari lungo le guance.

Jake l’abbracciò e lei si accasciò tra le sue braccia crollando in un pianto disperato.

Le sue urla di dolore rimbombavano nella strada vuota.

 

“So it’s broken broken
Something got broken like stolen
Stolen, like if it was stolen
And hurting hurting...”
I have been hurting and now
Only time will tell

 

CAPITOLO 16  - Again -

 

Aprì gli occhi e li richiuse accecata da una luce bianca filtrata tra le ciglia.

Lentamente ritentò e questa volta riuscì ad abituarsi alla luce.

Un soffitto bianco, una luce al neon, una finestra e lei… in un letto…

- Buffy, bambina mia… dottore si è svegliata! –

L’uomo vestito con un lungo camice bianco le si avvicinò:

- Sai dove sei? –

- In ospedale credo –

Aveva un gran mal di testa e un senso di confusione.

- Sì sei in ospedale. L’altra sera sei svenuta e ti hanno portata qui in stato di incoscienza. Sei stata sedata e hai dormito per quasi due giorni –

- Cosa… cosa mi è successo…? -

Il dottore guardò Joyce, le fece un cenno col capo e abbandonò la stanza.

- Tesoro… ecco vedi… l’altra sera eri in giro con la tua amica Harmony, è lei che ti ha portata qui. Ha raccontato che stavate passeggiando e ti sei sentita male. Tremavi e sei svenuta. Il medico dice che hai avuto una crisi nervosa. Cos’è successo quella sera? E chi è questa tua nuova amica? –

Buffy cercò nella sua mente delle risposte a quelle domande… Harmony? Cosa centrava lei? Non era una sua amica ma una sua collega del locale… il locale… Spike!

La sua espressione mutò all’istante e tentò di alzarsi strappandosi dalla mano l’ago con la flebo.

- No Buffy, non alzarti. Che succede? –

- Spike… mamma dov’è? –

- Spike? Cosa c’entra Spike? E’ successo qualcosa con lui? –

- Sì, ho litigato con lui. Devo vederlo, devo spiegargli delle cose. –

- Ora stai tranquilla e riposati. Quando ti sarai ripresa penseremo a Spike. –

 

***

 

- Come partito? Quando? –

- L’altra notte è tornato a casa in uno stato indefinibile. Ha fatto le valigie e se n’è andato. –

- Ma dov’è andato? –

- Non lo so Will. Non mi ha detto nulla. Era sconvolto. Ma non ho belle sensazioni… mi ha salutato come se dovesse stare via molto a lungo. –

Willow fece rapidamente due calcoli e capì tutto.

- Credo di sapere perché Spike sia partito… spero di non avere ragione ma se così fosse è meglio prepararsi a sostenere Buffy. –

- Perché? –

- Siediti, ti racconto tutta la storia dall’inizio –

 

Gli raccontò tutto.

Decisero di andare a trovare Buffy senza però dirle nulla riguardo a Spike.

Avrebbero inventato che non si sentiva molto bene.

Varcarono la soglia dell’ospedale e arrivarono alla camera della ragazza.

- Allora ti sei svegliata dormigliona! –

- Willow! – bofonchiò il nome dell’amica abbracciandola.

Vide Oz sulla porta.

- Oz… dov’è Spike? Devo parlargli! –

Intervenne Willow:

- Sta male. E’ a casa. Ha un po’ di febbre, sai nulla di grave, la solita influenza. Tu piuttosto, come ti senti? –

Una strana sensazione la attraversò.

- Stai mentendo. Dov’è? –

Oz guardò Willow scuotendo la testa; sapeva che non si sarebbe accontentata di una banale scusa.

Intervenne con la sua voce serafica e rassicurante:

- Credo sia partito per qualche giorno. Aveva bisogno di riflettere. –

- Devo parlargli Oz. Fallo venire da me ti prego! –

- Ora pensa a riposarti. Quando esci e ti riprendi risolveremo la situazione.

Buffy guardò il ragazzo e poi l’amica.

Le medicine attutivano le sue sensazioni e senza nemmeno accorgersene ricadde in un sonno profondo.

 

***

 

Joyce portò Buffy a casa sua per la convalescenza e la tenne sotto stretta sorveglianza imponendole assoluto i riposo e tranquillità.

Willow l’andava a trovare ogni giorno ma era sempre molto vaga riguardo a Spike.

Il suo cellulare era sempre spento.

I suoi pensieri tornavano costantemente a quella sera… il ballo, i suoi occhi… e poi il gelo, dentro e fuori.

Era passata una settimana.

L’attesa era diventata insostenibile.

Approfittando della distrazione della madre uscì diretta all’alloggio universitario.

Camminò lentamente per il parco.

Ogni angolo parlava di lui, delle loro passeggiate, del suo provvidenziale arrivo per smorzare l’assedio di Parker.

E finalmente la sua stanza.

Dopo le esperienze passate aveva imparato a bussare.

Oz le aprì. Con lui c’era Willow.

Uno sguardo alla stanza e le sue paure divennero realtà: si era portato via tutto.

- Ha mandato a prendere i mobili ieri… - disse Oz prendendola per un braccio e portandola a sedere sul letto.

- Dov’è andato? – la sua ultima speranza in quel filo di voce.

- Non lo so. Non ha lasciato nessun recapito. Nemmeno in segreteria. –

Anche l’ultima speranza svanì nel nulla.

 

“I heard a cry within my soul
I've never had a yearning quite like this before...”

 

E dopo fu solo un urlo silenzioso ogni giorno, un’innaturale sopravvivere tormentata da tutti gli sbagli commessi.

A volte malediceva i loro incontri, quel sentimento che l’aveva fatta riaprire… se avesse innalzato un muro contro di lui fin dall’inizio non si sarebbe mai trovata a piangere ogni notte.

Ma poi ricordava tutte le emozioni, le sensazioni che le facevano vibrare l’anima… e allora non le rimaneva che incolparsi di tutto e andare avanti sopportando il peso dei suoi errori.

I suoi occhi blu e le sue mani forti e rassicuranti la tormentavano ogni notte: nel dormiveglia le sembrava quasi di vederlo camminare verso di lei.

Poi d’un tratto scompariva in una nube di fumo e la lasciava tra le strazianti urla che quella notte erano uscite dalla sua gola facendo rabbrividire chiunque le avesse sentite.

Nonostante Willow le consigliasse di distrarsi, di uscire con lei e le compagne di scuola, Buffy passava tutti i pomeriggi al parco. Prendeva un gelato, si sedeva sulla panchina che li aveva visti insieme mesi prima e attendeva l’imbrunire.

Quel parco sapeva di lui, del suo sguardo innamorato, del suo sorriso divertito, del suo corpo meraviglioso e perfetto; e rimanere lì la faceva sentire più vicina a lui.

 

“All of my life
Where have you been
I wonder if I'll ever see you again
And if that day comes
I know we could win
I wonder if I'll ever see you again...”

 

 

I primi mesi furono solo ricordi e dolore.

Pianto e disperazione.

Urlo e silenzio dell’anima.

Era l’ombra di sé stessa.

Oramai la musica era solo un coltello che martoriava le sue ferite.

Il ballo un peccato scomparso nell’oblio del senso di colpa.

 

E trascinandosi avanti arrivò al diploma e all’inizio dell’università.

Trasferirsi in quel campus era stata una sua scelta.

Aveva esplicitamente chiesto che le fosse assegnata la stanza che l’aveva vista perdere la verginità e poi cavalcarlo fino a urlare di piacere.

La ottenne e vi si sistemò condividendola con Willow.

 

Passò il primo anno.

Camminava nel parco ormai rassegnata all’idea di non vederlo più.

Aveva cercato di scoprire dove fosse attraverso l’università ma non aveva lasciato recapiti. Suo padre si era trasferito in Inghilterra anni prima e non era riuscito a contattarlo per chiedergli di lui.

Lo immaginava in una grande città come Boston o New York, passeggiare tra la folla osservando le vetrine e pensando a lei.

Ci pensava?

Chissà se ogni tanto pensava ancora a lei.

Una lacrima triste e solitaria le attraversò la guancia e cadde sul colletto del maglioncino nero.

 

“At every time, I've always known
That you where there, upon your throne
A lonely queen, without her king
I longed for you, my love forever...”

 

Aveva scelto di studiare psicologia.

Conoscere la mente umana… una sfida per lei.

Il primo anno di università era passato ed erano arrivate le vacanze estive.

Aveva progettato di rimanere a casa come l’anno precedente.

Ogni giorno il tramonto e la notte erano per lui.

Guardava al cielo e ripensava al suo amore.

Era tornata a vivere, o almeno aveva imparato a fingere di farlo.

Era affacciata alla finestra; osservava il sole diventato una perfetta sfera infuocata che lentamente scompariva dietro le montagne in lontananza.

Lo squillo del telefono interruppe i suoi pensieri.

- Pronto? –

- Buffy preparati perché c’è la festa a sorpresa per il tuo compleanno! –

- Wow che sorpresa! – commentò ironica.

- So che odi le sorprese e non gradiresti l’effetto shock quindi te l’ho detto. Però devi venire, tua madre ci tiene tanto. E’ a casa tua fra due ore. Passo a prenderti. –

 

Sbuffando si preparò per il secondo anno consecutivo di festa a sorpresa non gradita.

Chissà se lui ricordava che era il suo compleanno.

 

CAPITOLO 17  - Che sarà di me -

 

- Sorpresaaaaaaaa!!!! – una ventina di persone sbucarono da ogni parte della stanza indossando ridicoli cappellini e soffiando a pieni polmoni nelle irritanti trombettine a lingua.

Buffy fece un respiro profondo e si sforzò di sorridere e sembrare sorpresa.

E poi fu il turno degli auguri di amici e parenti; la musica partì e la festa iniziò.

Buffy era appoggiata al muro e osservava i suoi amici divertirsi.

Willow e Oz, ormai coppia storica, ballavano con fare goffo ma tenero; Faith si dimenava strusciando il suo fondoschiena contro qualsiasi esemplare di sesso maschile le passasse accanto e Xander era intento ad ascoltare le lamentele di Anya.

Poi notò Tara dall’altra parte della stanza.

Era una nuova amica di Willow, frequentavano le stesse lezioni.

La conosceva appena e non aveva mai veramente fatto caso a lei.

Notò che osservava Willow e Oz e aveva un’espressione triste sul volto.

Aveva sviluppato una sorta di radar per la sofferenza altrui che ora le indicava che quella timida ragazza aveva bisogno di un’amica.

Si stava dirigendo verso di lei quando sua madre stoppò la musica:

- E’ il momento dell’apertura dei regali! –

Odiava quel momento.

Una borsa, qualche maglietta, trucchi, cd e… un biglietto aereo?

Sulla busta lesse ‘da parte di willow, oz, anya, xander, faith e tara con tanto affetto’.

Willow saltellava battendo le mani notando di aver fatto colpo sull’amica.

- Un biglietto per… un tour Francia e Inghilterra? –

- Sì! Andare il Europa è sempre stato il tuo sogno e ti abbiamo organizzato un soggiorno niente male! Tutta sola come piace a te! –

Buffy abbracciò l’amica sinceramente commossa e felice per quel regalo.

Avrebbe visitato l’Inghilterra e la Francia…. E da sola! Libera di godersi le meraviglie europee senza dover fingere stati d’animo che non le appartenevano!

 

Finalmente la festa finì ma sua madre la costrinse ad andare a passare la serata al suo vecchio appartamento in compagnia del suo gruppo di amici.

Così con Willow, Oz, Faith, Xander, Anya e Tara rientrò nella casa da cui era fuggita perché racchiudeva troppi ricordi.

 

“Certe sere lo sai
a casa non tornerei
una preghiera non c'è per non sentire il vuoto in me
ci si arrampica ai sogni, ma si cade giù
e con i lividi addosso poi non si vola più…

…il tuo profumo sul letto non vuole andare via
e certe sere ho paura di che sarà di me…”

Si accomodarono nella grande stanza e parlarono del viaggio.

Sarebbe partita la settimana seguente, prima tappa l’Inghilterra, alloggio in quello che Willow definiva ‘un delizioso vecchio castello immerso nel verde’ nel mezzo della campagna inglese.

Due settimane lì e poi di nuovo in volo verso Parigi per un’altra settimana europea.

Il viaggio l’allettava, voleva evadere da quel luogo che la opprimeva con i ricordi.

Si rilassò e trascorse una bella serata in compagnia dei suoi amici.

Loro erano sempre stati lì, non l’avevano mai lasciata sola.

Era fortunata.

Sì, doveva convincersi di essere fortunata in fondo

 

Decise di rimanere a dormire nell’appartamento.

Chiuse la porta e vi si appoggiò contro osservando la stanza.

Per un attimo lo vide sdraiato sul letto.

Chiuse gli occhi e li riaprì e scoprì che come al solito era la sua mente che si prendeva gioco della sua fragilità.

 

“E un altra notte e già qui
sulla mia cena a metà
sulle parole che tu avrai scordato ovunque sei
e questo freddo che ho dentro è già una malattia
in questo mondo sbagliato tu non sei più mio…”

 

Nonostante il tempo trascorso, i ripetuti tentativi di dimenticare e di andare avanti lui rimaneva sempre lì.

Era nascosto tra le pieghe della sua anima sempre pronto a pretendere attenzioni.

Cullava i suoi ricordi facendoli rivivere nella sua mente ogni sera.

Erano l’unica cosa che le era rimasta.

Di giorno era tornata ad essere la Buffy di sempre, un po’ imbronciata e ribelle, amante della libertà e del sarcasmo.

Aveva dovuto farlo.

Per sé e per chi l’amava.

Ma la sera… poteva finalmente rintanarsi nel suo mondo di pensieri e illusioni.

Erano il suo motore, la sua forza.

E il suo dolore.

 

“Non potrò scordarti mai mentre il mondo scorda me
ora che tu non ci sei
dimmi che sarà di me…”

 

 

CAPITOLO 18  - La rondine -

 

Il giorno della partenza era arrivato.

All’aeroporto tutti gli amici, sua madre e Dawn, la sua ormai non più piccola sorellina.

- Oh bambina mia stai attenta! –

Le braccia di Joyce le si strinsero attorno al collo stritolandola.

- Mamma! Sto via tre settimane non un anno! Guai a te se piangi! –

Salutò gli amici e si imbarcò senza mai voltarsi indietro.

 

- Avremo fatto bene ragazzi? – chiese Joyce osservando da dietro la vetrata l’aereo della sua bambina staccarsi dal suolo.

- Sì signora Summers. Vedrà che è la cosa giusta per farle almeno trovare pace con sé stessa – Willow si strinse a Oz sperando anche lei in quello che aveva appena detto.

- Il matrimonio sarà fra un mese… - la voce di Oz era titubante.

Sospirarono tutti osservando l’imponente aereo diventare un minuscolo puntino all’orizzonte.

 

***

 

- Eccomi finalmente –

sospirò appoggiando le valigie nella hall dell’accogliente albergo in cui avrebbe alloggiato.

Si avvicinò al bancone e suonò il campanellino vivacemente… aveva sempre amato quegli aggeggi rumorosi!

Una graziosa ragazza mora fu subito da lei interrompendo la gioiosa melodia scampanellante che stava componendo.

- Mi scusi… - arrossì leggermente sentendosi una bambina colta in flagrante.

- Oh tranquilla! Lo fanno tutti! Lei è la signora? –

- Ehm credo abbiano prenotato a nome Roosemberg anche se io mi chiamo Summers. –

- Sì, perfetto. Ora modifico i dati. Questa è la chiave della sua stanza. Le auguro una buona permanenza all’hotel. Questa sera la cena sarà servita alle 19 e alle 22 ci sarà un rinfresco nel parco. –

- Grazie mille! –

La stanza era grandissima, addobbata con tante roselline bianche.

C’era un’atmosfera calda e rilassante e aveva una meravigliosa vista sull’immenso parco.

Sistemò i bagli e si stese sul letto cadendo in un sonno stranamente rilassato.

 

Quando si svegliò la cena era già stata servita da un pezzo.

Erano le 22.

- Maledizione! Scenderò al rinfresco per vedere se c’è qualcosa da mettere sotto i denti! Muoio di fame! Maledetto fuso orario! –

 

Si mise un delizioso abitino color panna e scese nella hall.

Al bancone la signorina di quel pomeriggio.

- Ha perso la cena? –

- Sì, mi sono addormentata. Ora sto andando al rinfresco.–

-  L’uscita è da quella parte. Se dopo quando torna ha fame le faccio preparare qualcosa – le sorrise gentilmente indicandole la stradina che conduceva all’interno del meraviglioso giardino.

 

Si incamminò gustandosi la vista di tanta incantevole natura.

Sentiero dopo sentiero si ritrovò in un angolo deserto del parco e si guardò intorno tentando di scegliere la direzione che l’avrebbe riportata al punto di partenza.

Una voce alle sue spalle:

- Signorina si è persa? –

I suoi occhi si sbarrarono e si voltò di scatto.

Occhi negli occhi.

Nel silenzio solo i battiti del suo cuore impazzito.

Fu lui a parlare con voce tremante:

- Buffy… -

Lei aprì la bocca ma non uscì nessun suono.

Incapace di qualsiasi movimento.

E poi quel suo lieve sorriso e lei ricominciò a vivere.

Le lacrime scendevano dai suoi occhi una dietro l’altra senza sosta.

Lui le si avvicinò e la accolse nel suo abbraccio.

Erano passati due anni dal loro ultimo contatto.

 

 

Rimasero abbracciati un tempo infinito.

Appoggiando la sua testa contro il suo ampio petto poteva sentire il suo cuore battere velocemente.

Prese coraggio, alzò il capo e lo guardò.

- Sei tu… - furono le uniche parole che riuscì ad emettere mentre con una mano accarezzava il suo viso spigoloso, bello come se lo ricordava.

Lui le sorrise e le prese la mano.

- Sei cresciuta tanto – disse lui per smorzare la tensione, osservandola in tutta la sua bellezza.

Lei arrossì e gli sorrise aggrappandosi alla sua mano temendo fosse un altro dei suoi sogni destinati a dissolversi in fumo.

- Vieni, sediamoci, dobbiamo parlare – le disse lui portandola attraverso i sentieri fino ad arrivare ad una panchina in una piccola radura piena di rose.

Si sedettero.

Buffy cercava disperatamente un punto da cui iniziare; aveva tante cose da dirgli, spiegazioni, scuse, chiarimenti…

Iniziò lui, deciso, guardandola dritta negli occhi:

- Ti chiedo scusa per essermene andato in quel modo, senza averti lasciato un biglietto né un indirizzo. Beh, ora il mio indirizzo l’hai trovato! –

Le sorrise e lei pensò che avrebbe potuto anche morire in quell’istante.

- Abiti qui? –

- Benvenuta nel mio umile albergo, signorina! –

- Eri qui… -

- Sì, sono venuto qui, da mio padre. Aveva preso in gestione quest’albergo e io… beh ora tutto questo è mio. –

- Tutto questo appartiene a te? E’ tutto tuo? –

- Sì, mio e… di Fred. –

- Fred? La ragazza alla reception! –

- Esatto… lei… il mese prossimo diventerà mia moglie – lo disse tutto d’un fiato distogliendo lo sguardo da lei.

Buffy aprì la bocca tentando di respirare… non riusciva…

Rimase in silenzio fissando un punto indefinito.

Quando pensi di essere arrivata in fondo c’è sempre qualcosa che ti spinge un po’ più giù; ma quando tocchi realmente la fine, quando la senti scivolarti addosso… beh, puoi solo raccogliere l’ultima debole forza che ti è rimasta e risalire.

- Congratulazioni – la sua voce era un labile suono tremolante.

Spike tentò di parlare ma lei lo bloccò:

- No, fammi parlare. Lasciami almeno spiegare dall’inizio… ti ho amato dal primo momento… ma non sono mai riuscita a lasciarmi andare ai miei sentimenti… ballavo… ho sempre e solo ballato, senza mai spogliarmi, senza mai vendermi. Ballare mi ha tenuto viva, era il mio appiglio quando vivevo senza di te… era uno sfogo, una liberazione, l’urlo della mia anima inquieta… poi sei arrivato tu, il tuo amore mi ha travolto… e avevo paura… e non sono mai riuscita a farti capire quanto anche io ti amassi… mi sono attaccata al ballo nel tentativo di non lasciarmi travolgere dai sentimenti che mi terrorizzavano. Non ti ho mai tradito, né con Angel, il ragazzo dell’auto, né con nessun altro… ho sbagliato accecata dalla paura per un amore che pensavo di non meritare e di non riuscire a controllare… - 

Si voltò verso di lui.

La sua mascella era serrata, il suo volto era immerso nella penombra eppure le parve di vedere una lacrima solitaria scorrere sulla sua guancia.

Continuò:

- Volevo solo dirtelo. Sono contenta di averti incontrato per poterti spiegare… per correttezza. Spero che un giorno potrai perdonarmi. –

Finalmente parlò:

- Ti ho già perdonato, prima ancora di sapere la verità… Raccontami di te, di questi due anni… -

Una voce lontana li interruppe:

- William… dove sei? William… -

Buffy sussultò:

- William… –

- Sì. Qui si sono sempre rifiutati di chiamarmi Spike. –

- William eccoti! –

- Fred – le diede un bacio sulla guancia.

Buffy distolse lo sguardo.

- Lei è Buffy, una mia vecchia amica. L’ho incontrata che vagava per il parco! –

- Ah vi conoscete? Bene! Buffy giusto? Non hai mangiato vero? Ora vado a preparare qualcosa in cucina e te la faccio portare in camera da William! –

Buffy annuì mentre si dirigevano verso l’albergo.

 

***

 

Era stesa sul letto.

Ormai aveva finito le lacrime.

Cercò di accettare la situazione.

Ora almeno aveva potuto spiegargli la verità, ora l’aveva rivisto, sapeva che era felice, sapeva che aveva una nuova vita.

Doveva bastarle.

Se lo sarebbe fatta bastare.

 

Un lieve bussare e lui fu di nuovo davanti ai suoi occhi, bello da morire.

- Ti ho portato la cena! –

Le posò il vassoio sul tavolo.

- Posso farti compagnia se vuoi. Non è bello mangiare da soli.-

- Sì grazie! –

Buffy si lanciò sul cibo divorandolo; poi si accorse che lui stava ridendo:

- Perché ridi? –

- Perché sembra che non mangi da settimane! –

Lei si imbronciò.

Lo vide cambiare espressione e serrare nuovamente la mascella.

Qualcosa doveva averlo infastidito.

Continuò a mangiare.

- Raccontami cos’hai fatto in questi due anni – chiese lui.

- Beh, mi sono diplomata e mi sono iscritta all’università di Sunnydale. Ho terminato il primo anno di psicologia. Alloggio nel tuo vecchio appartamento… -

- Oh… - sospirò abbassando lo sguardo poi si scosse e continuò: - Oz e Willow? So che stanno ancora insieme! –

- Come lo sai? –

- Ho spedito l’invito per il matrimonio a Oz e mi ha confermato per due persone, lui e Willow. –

- Ah… -

Ora era chiaro! Avevano organizzato tutto! Ma erano pazzi? Volevano ucciderla? Potevano almeno prepararla!

Fu il suo turno di domande:

- E tu? Ti sei trasferito qui e…? –

- E ho aiutato mio padre nella gestione dell’albergo. Sono subentrato io e Fred è mia socia. Lei è cresciuta qui. Ci frequentiamo da un anno e… lei vuole sposarsi… - Poi d’un tratto il suo tono cambio e la guardò dritta negli occhi:

- Ma non devi pensare che sia stato facile per me. Ho dovuto lottare per riuscire ad andare avanti. Forse la rabbia per quello che pensavo fosse vero mi ha aiutato. Pensavo che mi avessi tradito, che ti vendevi, che ti spogliavi per loro, per lui.. e… dovevo voltare pagina, lo capisci? –

Deglutì cercando di trovare la forza di non crollare:

- Certo, lo capisco. Non ti devi giustificare, davvero. Il destino ha voluto così. –

Quanto le erano costate quelle parole!

Avrebbe voluto urlare che non era giusto, che il destino era stato crudele… che lei stessa era stata l’artefice di quel destino così doloroso.

Finì la cena e pose fine a quella tortura che erano i reciproci ricordi.

- Allora io vado. Domattina se vuoi ti porto a fare un giro qui intorno, è davvero un bel posto! –

- Ok, a domani –

- Ti aspetto alle dieci nella hall –

Gli sorrise facendogli un cenno con la testa.

Avrebbe voluto urlargli di rimanere con lei, di non lasciarla mai più.

 

“Ti vorrei,ti vorrei
come sempre ti vorrei
notte farà,mi penserai
ma tu che ne sai dei sogni
quelli son miei, non li vendo
Che ne sai,che ne sai
chissà che mi scriverai
forse un addio,o forse no
ma tu che ne sai dei sogni...
Nonostante tu sia la mia rondine
andata via,sei il mio volo a metà
sei il mio passo nel vuoto
Dove sei,dove sei
Dove sei,dove sei dove sei
Unico amore che...rivivrei
sai di vento del Nord
sai di buono ma non di noi
stessa luna a metà
sei nel cielo sbagliato...”

 

 

CAPITOLO 19  - Welcome to my truth -

 

Si svegliò alle otto e chiamò Willow.

- Pronto? –

- Ehi Willow! Accidenti a voi! –

- Buonasera Buffy! E’ mezzanotte! Stavo dormendo! –

- Oh qui invece sono le 8 del mattino e io sono già in piedi perché oggi faccio un’allegra gita con SPIKE!!!!! O William che sia! – la sua voce rivelava chiara ostilità.

- Ah ecco… -

- E’ inutile che cerchi le parole per farti perdonare! Mi avete mandato qui senza nemmeno avvisarmi! Potevo morire sul colpo lo sai? Da quanto lo sapete? –

- Solo da quando ci è arrivato l’invito. Volevamo che parlaste… -

Buffy si calmò. Capiva quello che aveva voluto fare l’amica. Solo che adesso era invischiata in una situazione a dir poco complicata.

- Buffy ci sei ancora? –

- Willow… io lo amo, voglio riprendermelo – lo disse tutto d’un fiato, guidata solo dal suo istinto. Era il cuore che parlava. Si stupì delle sue stesse parole.

Willow, in estasi, faceva versi incomprensibili dall’altro capo del telefono.

- Evviva Buff!!!! Vai riprenditelo –

- Sì… però… c’è un problema… lui ora ha la sua vita, il suo albergo e una futura sposa… con che diritto mi intrometto nella sua vita e gli capovolgo tutto? E poi se non mi vuole più? –

- Con che diritto? Con il diritto dell’amore, quello che ti esplode nel cuore e ti fa diventare egoista e volerlo tutto per te. E se non ti vorrà più non avrai rimpianti, avrai lottato per lui e potrai andare avanti a testa alta senza mai voltarti indietro. –

Buffy sentì uno strano calore avvolgerla.

- Come lo riconquisto? – chiese timida sentendosi ancora la ragazzina liceale inesperta.

- Con quello che sei. Con quello che lui ha sempre amato. Avvicinati a lui lentamente, ritrovatevi, riassaporate le vostre essenze, il vostro amore. Sono convinta che non ha mai smesso di amarti! –

- E allora Fred? –

- Ma Buffy cosa pensavi? Ha cercato di andare avanti, doveva farlo. Pensava che tu fossi una spogliarellista che lo tradiva. Ha sentito di non conoscerti più, di averti persa. E’ andato via per non doversi scontrare con quella che lui pensava fosse la realtà. Ma ora che sa che quella che lui amava non era solo una bugia, che sei tu, sei sempre stata tu, sei reale e sei lì… beh… staremo a vedere. –

- Sì ma il punto è che c’è Fred… -

- Ti si è incantato il disco? Tu lo rivuoi? –

- Sì. –

- E allora riprenditelo. Tira fuori le unghie. –

- Ok –

- Ora vado che Oz mi reclama. Fammi sapere! –

 

Si preparò con cura.

Era nervosa come una ragazzina al primo appuntamento.

‘Non è un appuntamento!’

Si ripeteva.

Sarebbe uscita con lui per parlare un po’. Tutto qui. Nient’altro.

E dopo tanto tempo ritrovò la gioia di mettere un cd nello stereo e ascoltarlo con l’anima, senza ripudiare le parole perché troppo dolorose.

 

Somebody bring up the lights
I want you to see
(Don't you feel sorry for me)
My life turned around
But I'm still living my dreams
(Yes it's true that I've been)
And through it all
I hit about a million walls
Welcome to my truth
I still love, love
Welcome to my truth
I still love

 

‘Sì, amo ancora, amo nonostante tutto’

Sicura di sé e fiduciosa nelle sue capacità scese nella hall.

La sua sicurezza vacillò quando vide entrambi dietro il banco della reception.

Si concentò su di lei.

Era una bella ragazza, mora, un bel fisico. Si ritrovò ad essere un tantino critica: ‘non è niente di speciale però.’ Cercava di autoconvincersene.

Lì osservò parlare, probabilmente di lavoro.

Forse cercava di sentirsi meno in colpa per quello che aveva intenzione di fare ma in quel momento non le sembrarono molto affiatati; la sera prima le aveva dato solo un bacio sulla guancia… e ora non si poteva certo dire che vibrasse passione tra di loro.

Bloccò quei pensieri che non l’avrebbero portata da nessuna parte maledicendo la sua innata tendenza a crearsi interi film mentali partendo da un semplice gesto.

Respirò a fondo e si avvicinò al banco.

Spike si illuminò vedendola.

- Ok. Prendo le chiavi e arrivo subito. Ti porterò a visitare tutta la campagna. E’ uno spettacolo –

Fred le sorrideva ma c’era qualcosa in lei di molto strano; non appena il biondo sparì sulle scale le si avvicinò e sempre sorridendo le sussurrò:

- So tutto di te. Prova a mettere gli occhi su di lui e dovrai vedertela con me. Ci ho messo un anno per convincerlo e non me lo farò portare via facilmente –

Buffy rimase impietrita.

C’era qualcosa di maligno in lei, le sue parole gelide le avevano trasmesso una strana sensazione.

Rimase in silenzio.

Non voleva sfidarla.

Spike torno, il solito freddo bacio sulla guancia e la invitò verso l’auto.

 

Il viaggio fu silenzioso.

Buffy guardava fuori dal finestrino.

Si stropicciava le mani e continuava a deglutire tentando di rimanere calma e sembrare rilassata.

‘Dov’è finita tutta la mia determinatezza di stamattina? E ora, e ora? E’ così bello…’

Lui la osservava con la coda dell’occhio.

Perché doveva essere così dannatamente bella, così tenera in ogni suo gesto, così sexy nella sua ingenuità…

Un rumore assordante e l’auto che sbandava nella corsia d’emergenza.

Spike riuscì ad accostare.

- Tutto bene? – le chiese accarezzandole i capelli

Lei si voltò imbronciata e spaventata, gli occhi sbarrati e un’espressione buffa; non poté trattenersi dal ridere.

- Cosa ridiiii??? –

Lui l’attirò a sé e l’abbracciò cullandola nonostante non riuscisse a smettere di ridere per la sua reazione.

Lei si rilassò tra le sue braccia.

Quel gesto era stato così naturale al momento ma ora che era passata l’ilarità e lo spavento si ritrovavano in una situazione un po’ imbarazzante.

Nessuno dei due si muoveva né parlava.

Poi un’auto, dalla strada, suonò il clacson e Buffy si spostò e scese dall’auto.

Spike la seguì e costatò che si era bucata una gomma.

- Ma perfetto! Ora mi si sciuperanno i capelli con il vento che fanno le auto che passano! – borbottò lei.

- Oh, l’acconciatura della principessina risente del clima… poveri noi… -

- Ho una certa immagine da difendere io! –

Lui la guardò alzando un sopracciglio.

- E che immagine sarebbe? –

- Beh… - si era incartata - … la mia! –

- Ah… - lui annuì divertito.

Cambiò la ruota e ripartirono.

Lui accese la radio e una canzone rock anni Ottanta iniziò a tuonare.

Buffy spense la radio:

- Che schifo di musica è? Un urlatore spaccatimpani! –

- Scherzi? Questa è musica! – e riaccese lo stereo.

Lei tornò a spegnerlo.

Lui lo riaccese.

Spento.

Acceso.

Spento.

Acceso.

Spento.

- Come vuoi. – si arrese all’insistenza della biondina: - Sempre testarda vedo –

- Sempre dispettoso vedo! –

- E con la lingua lunga! – ribadì lui.

- Quella serve più a te! – inorridì per la pessima battuta; ‘inopportuna e con vaghi riferimenti sessuali… ma brava Buffy sei un genio!’. Arrossì e abbassò il capo perdendosi nei suoi auto-ammonimenti.

Lui sorrise e si deliziò delle sue gote imporporate e della sua espressione colpevole.

E capì che l’aveva nuovamente stregato, che quella bellissima ragazzina lo faceva impazzire, che la sua anima era piena di lei, del suo sorriso, delle sue labbra…

Si concentrò sulla strada per distrarsi da quei pensieri.

Lei riaccese la radio… suonava una vecchia canzone… e una frase colpì entrambi:

…certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi ma poi ritornano…

 

 

CAPITOLO 20  - Amici mai –

 

“Certi amori non finiscono
fanno dei giri immensi e poi ritornano
amori indivisibili, indissolubili, inseparabili
Ma amici mai
per chi si cerca come noi
non e' possibile
odiarsi mai per chi si ama come noi
basta sorridere
No no non piangere
ma come faccio io a non piangere
Tu per me sei sempre l'unica
straordinaria, normalissima
vicina e irraggiungibile, inafferrabile, incomprensibile
Ma amici mai
per chi si cerca come noi
non e' possibile
odiarsi mai per chi si ama come noi
sarebbe inutile
Mai mai il tempo passerà
Mai mai il tempo vincerà
Il nostro non conoscersi
per poi riprendersi
e' una tortura da vivere…”

 

Ascoltarono la canzone in silenzio, entrambi assorti nelle sue parole così straordinariamente adatte.

L’auto si fermò in una radura con una bella vista sulla campagna verdeggiante.

Le ultime note si dispersero nell’aria.

Entrambi avvicinarono la mano allo stereo con l’intenzione di spegnerlo.

Le loro dita si sfiorarono.

Lui le prese la mano e se la portò vicino al viso. La baciò lentamente assaporando il suo profumo e il suo sapore.

Se la passò sulla guancia e tornò a baciarla delicatamente.

Buffy aveva totalmente smesso di respirare. Immobile al suo posto lo fissava incredula e attonita.

Lui si rese conto della sua espressione giustamente stupita e la lasciò andare.

- Scusa – mormorò posandole delicatamente la mano.

Rimasero in silenzio.

Lui parò per primo:

- Vieni scendiamo. Da qui si vede tutta la vallata, è bellissimo. –

Si sedette sul cofano dell’auto e lei lo raggiunse.

Era un incanto.

- Allora? Come procedono gli studi? –

- Mmmm non è che io abbia molta voglia di studiare –

- Ah! Lo ammetti anche! –

Lei gli sorrise.

Era una sensazione indescrivibile.

Loro due, la natura meravigliosa come contorno e una sensazione di calma, tranquillità e pace che era mancata a entrambi per troppo tempo.

 

***

 

Rimasero a osservare il panorama, ognuno immerso nei suoi pensieri.

Buffy lottava con sé stessa per ritrovare la forza e la determinazione di quella mattina; ma quando era con lui ogni sua certezza svaniva, era tutto vago, mosso da sentimenti e sensazioni.

E poi il pensiero di Fred la tormentava; da docile ragazzina si era trasformata in una piccola vipera… pensò che dovesse essere molto innamorata di lui… oppure della sua proprietà. Avrebbe indagato.

Spike spostava lo sguardo da lei all’orizzonte; la guardava e si sentiva impazzire dalla voglia di toccarla, di averla… lì incendiati dalla luce del tramonto avrebbero potuto unirsi in quella meravigliosa armonia che creavano i loro corpi legati… poi staccava lo sguardo da lei e tornava alla sua realtà: una realtà da cui voleva uscire procurando il minor danno possibile. E poi lei probabilmente non avrebbe nemmeno più voluto. Ma non gli importava… voleva essere libero di amarla, senza sensi di colpa e senza limitazioni…. l’avrebbe amata comunque, anche senza essere corrisposto…

Doveva solo pensare a fare, almeno questa volta, la cosa giusta. Già ma qual era?

Si fermò ad osservarla.

- A che stai pensando? – le chiese.

Buffy sussultò cercando di pensare velocemente a una risposta plausibile.

- Al paesaggio –

Spike la guardò dubbioso e lei continuò:

- Si…cioè al fatto che è molto bello e che magari… ci sono altri luoghi da visitare… non so…-

- C’è un laghetto bellissimo salendo su per quella montagna che vedi laggiù… potremmo andare a farci un bagno… -

- Ma fa freddo! E poi non ho il costume sotto. – disse arrossendo.

- Niente bagno se non vuoi. Però vale la pena vederlo. Andiamo. –

Le fece un cenno con la testa e salirono di nuovo sull’auto per riprendere la loro escursione.

Fu Spike a interrompere il silenzio carico di pensieri toccando un argomento ostico:

- Perché ballavi? –

Buffy deglutì.

- Mi faceva sentire bene. –

- E io? Io non ti facevo sentire bene? –

- Sì ma mi spaventavi anche. –

- Da quanto ballavi? –

- Da un anno. Ma ballavo solo. Era il mio modo di sfogarmi, di… -

- …sentirti libera? – chiese lui.

- Esatto – aveva colto il punto.

- Balli ancora? –

- No. Da quella sera ho smesso. – il suo tono era sempre più basso e il suo volto sempre più rosso.

Lui lo notò:

- Non ti devi vergognare – le disse: - Non facevi nulla di male. Ballavi. E se ti faceva stare bene era una cosa giusta. E poi… eri anche brava… -

Lei gli sorrise timidamente.

Lui continuò:

- Un giorno ballerai per me? –

- Ballerò per te. – gli rispose decisa. Per lui l’avrebbe fatto; avrebbe ballato per lui, non più solo per sé stessa.

Continuarono il viaggio in silenzio.

La prima barriera tra loro era tolta.

 

 

CAPITOLO 21  - Luce -

 

Si fermarono in un piccolo parcheggio.

Si incamminarono lungo un piccolo sentiero tra i boschi.

Vedendola in difficoltà Spike la prese per mano.

Finalmente arrivarono in quel piccolo angolo di paradiso.

Un fiumiciattolo sgorgava dalla montagna e precipitava lungo il suo fianco ripido buttandosi in un’incantevole laghetto. Tutt’intorno solo alberi.

Buffy si guardava intorno estasiata e Spike la informò:

- E’ inutile, non c’è mai nessuno qui. Credo che pochi conoscano questo posto! –

- Non stavo cercando gente! E comunque è ovvio che non ci viene nessuno! Mi hai fatto scalare l’intera montagna per arrivare fin qui!

Spike stese a terra l’asciugamano che aveva portato con sé e la invitò a sedervisi.

- Riposati qui. Io mi faccio un bagno –

Si spogliò rimanendo solo con un paio di boxer corti neri, incredibilmente stretti.

Buffy trattenne il respiro e si voltò di scatto.

Spike sorrise e si tuffò in acqua.

Poi iniziò a schizzarle addosso l’acqua costringendola ad alzarsi e spostarsi.

- Dai smettila! Non ho nulla poi per cambiarmi! –

- Allora togliti i vestiti. E tuffati, l’acqua è caldissima. –

Lo disse con naturalezza nascondendo tutto il suo desiderio di vedere ancora le sue morbide curve.

Buffy si sbirciò sotto il vestito scostando con un dito la scollatura.

Aveva un completino color panna: aggiungendo un’enorme dose di immaginazione poteva quasi sembrare un costume.

Indugiò un attimo poi si slacciò la lampo del vestito che scivolò sulle caviglie.

Spike sentì la sua erezione diventare dura come l’acciaio e pregarlo di metterlo a contatto con quel meraviglioso corpicino.

La vide entrare in acqua un po’ timorosa.

Mano a mano che gli slip le si bagnavano diventavano leggermente trasparenti; ma l’acqua gli impediva di mettere a fuoco le parti già sommerse.

Gli tese una mano.

Lei la prese e si avvicinò a lui immergendosi fino al collo. Fece un paio di passi nella sua direzione e si trovò con l’acqua fino al naso.

- Gl…non…glu… tocco – disse saltellando per riprendere fiato.

Lui la trascinò verso di sé.

- L’acqua è alta, attaccati a me – e le prese entrambe le braccia portandosele intorno al collo.

I loro corpi si strinsero.

Spike poteva sentire i suoi capezzoli induriti sfiorargli il petto.

Si guardarono negli occhi.

Spike le scostò una ciocca di capelli bagnati dal viso.

Lei gli avvolse le gambe intorno alla vita.

Sentendo il contatto con la sua femminilità Spike si avventò sulle sue labbra baciandola con desiderio e passione. Lei si lasciò trasportare.

Era un bacio carico di tanti sentimenti.

Il ritmo rallentò e Buffy si staccò dalle sue labbra affondando il viso sulla sua spalla e stringendolo forte.

Lui le accarezzava i capelli e la teneva stretta per la vita.

 

“Non ho difese ma
Ho scelto di essere libera
Adesso è la verità
L'unica cosa che conta
Dimmi se farai qualcosa
Se mi stai sentendo
Avrai cura di tutto quello che ti ho dato
Dimmi
Siamo nella stessa lacrima, come un sole e una stella
Luce che cade dagli occhi, sui tramonti della mia terra
Su nuovi giorni
Ascoltami
Ora so piangere
So che ho bisogno di te
Non ho mai saputo fingere
Ti sento vicino
Il respiro non mente
In tanto dolore
Niente di sbagliato
Niente, niente...”


Rimasero abbracciati facendosi cullare dal movimento dell’acqua finchè Spike non sentì il suo mento battere contro la sua spalla.

- Tremi? Hai freddo? –

Lei annuì.

Sempre tenendola stretta a sé uscì dall’acqua e la avvolse nell’asciugamano.

- Hai le labbra viola! Dovevi dirmi che avevi freddo –

- Stavo bene lì… - disse lei continuando a battere i denti.

Lui si sedette e la fece sedere tra le sue gambe e appoggiare al suo petto.

- Ora asciugati e poi infilati subito il vestito. –

Buffy chiuse gli occhi e si rilassò tra le sue braccia.

Era in paradiso.

Chiuse gli occhi e desiderò ardentemente che quel momento non finisse mai.

 

***

 

- Sta venendo freddo. E’ meglio se ti rivesti. –

Buffy si scosse.

- Ma ti addormenti proprio ovunque! –

- Non dormivo – disse lei alzandosi. Lasciò cadere l’asciugamano e si avvicinò al vestito pensando che aveva la biancheria ancora bagnata e che avrebbe bagnato il vestito.

- Dovresti toglierti il reggiseno – disse lui intuendo i suoi pensieri.

Lei si voltò e lo guardò storto.

Lui tentò di giustificarsi:

- Non è per vederti nuda! … Non che non mi piacerebbe… - disse alzandosi e avvicinandosi a lei. Era in piedi di fronte a lei. La fissava. Continuò: - Lo dico per te, altrimenti rovini il vestito – E così dicendo le slacciò il reggiseno lentamente e glielo sfilò.

Lei lo guardava, il cuore che le batteva in gola.

Le passò il palmo della mano sulla punta tesa del seno.

- Spike… - mugugnò lei – Potrebbe arrivare qualcuno… -

Lui annuì, si piegò per raccogliere il suo vestito da terra.

Aveva il viso davanti alla sua femminilità. Buffy poteva sentire il suo respiro caldo sulle cosce.

Si rialzò e le porse il vestito continuando a fissarla.

Buffy lo infilò velocemente.

- Spike… dobbiamo parlare… -

- Lo so. – rispose lui.

Si infilò jeans e maglietta e di nuovo per mano tornarono all’auto.

 

***

 

La loro escursione idilliaca stava finendo.

Stavano facendo ritorno alla realtà.

Una realtà in cui lui era fidanzato.

E in cui la sua promessa sposa era molto agguerrita.

Buffy decise di indagare su Fred:

- Spike… ma Fred è tua socia? –

- No. Lo diventerà sposandomi. I suoi erano i vecchi proprietari dell’albergo ma hanno dovuto venderlo a mio padre per problemi economici. –

Buffy annuì. …Fred poteva aver visto in lui l’unico modo per riprendersi l’albergo di famiglia… Azzardò una domanda:

- Pensi che lei ti ami? –

Spike alzò le spalle.

- Stai pensando che ha insistito tanto per sposarsi perché vuole riprendersi l’albergo? –

*Ma come diavolo fa a leggermi nella mente???*

Buffy balbettava cercando un modo indolore per uscire da quella situazione imbarazzante in cui si era andata a cacciare.

- Non preoccuparti. A volte ci ho pensato anche io. Può darsi. –

- Beh ma allora… -

- Perchè ho accettato? Non so, non è che pensassi molto prima. –

Era relativamente soddisfatta di quelle risposte.

Un sorriso le si dipinse sul volto: se l’intuito non la tradiva non era realmente innamorato di quella donna!

 

***

 

Arrivarono all’albergo.

Fred era davanti alla porta.

Buffy corse in camera salutando entrambi con un laconico ciao.

Si fece una doccia e si cambiò per la cena; non avevano pranzato e aveva una fame incredibile.

Era in una situazione strana e delicata. Ma forse quello più in difficoltà era lui.

Sarebbe stata a vedere l’evoluzione spontanea delle cose.

Certo non pretendeva che lui la lasciasse quella sera stessa ma comunque doveva essere lui ora ad agire.

Quella sera cenò da sola. Non vide né Spike né Fred.

 

 

CAPITOLO 22  - From Sarah with love – (*_*)

 

Cercò almeno uno di loro nella hall, i suoi occhi vagavano nella speranza di trovarli.

Nulla.

Tornò in camera sua.

Gironzolava avanti e indietro.

Si affacciava alla finestra, si sdraiava sul letto, si rialzava…

Alla fine si decise a scendere nella hall.

Era praticamente deserta.

Un uomo era seduto al bancone intento a leggere.

Si avvicinò cauta.

- Mi scusi… -

L’uomo la guardò stupito.

- Buffy? La figlia di Joyce Summers? –

- Ehm sì sono io… lei è il signor Giles? Il padre di Spike? –

- Se così si fa chiamare… Come mai qui? –

- Vacanza… Sa dov’è Spike? –

- Mi ha detto che sarebbe rimasto in camera sua con… - sospirò - … Fred –

Anche Buffy sospirò.

- Non piace nemmeno a te vero? – domandò l’uomo.

- Perché a lei non piace? – osò chiedere.

Il signor Giles la osservò un po’ poi la invitò a sedersi accanto a lui.

Le offrì da bere e iniziò a raccontargli la storia del figlio:

- William è arrivato qui due anni fa totalmente distrutto. Non era più mio figlio. Una donna gli aveva fatto perdere la testa. Ma se la becco…. –

Buffy sgranò gli occhi.

- Col tempo si è un po’ ripreso, impegnandosi nella gestione dell’albergo. Poi è arrivata Fred, la figlia dei vecchi proprietari. E gli si è buttata addosso. E ora cerca di incastrarlo sposandolo per ottenere parte della tenuta. E a Spike sembra non interessare. A lui non interessa nulla. Si lascia scivolare le cose addosso. Non è più lui, è il fantasma di mio figlio. Se trovo quella che l’ha ridotto così… -

Buffy, che stava sorseggiando la sua aranciata, iniziò a tossire.

Conversò con il signor Giles poi lo congedò e tornò in camera sua.

Nonostante ora le fosse chiara la situazione non riusciva a smettere di pensare al fatto che fosse con lei in quell’esatto momento.

Magari nello stesso letto.

Magari…

E il matrimonio?

Era tutto complicato e confuso.

Voleva vederlo, voleva parlargli.

Sentiva il bisogno di comunicare.

Accese la radio, prese carta e penna e iniziò a scrivere con una dolce musica come ispirazione…

 

For so many years we were friends
And yes I always knew what we could do
But so many tears in the rain
Felt the night you said
That love had come to you

 

And so you left
For someone new
And now that you're far and away
I'm sending a letter today

 

From Sarah with love
She'd got the lover she is dreaming of
She never found the words to say
But I know that today
She's gonna send her letter to you

 

From Sarah with love
She took your picture to the stars above
And they told her it is true
She could dare to fall in love with you
So don't make her blue when she writes to you
From Sarah with love

 

So maybe the chance for romance
Is like a train to catch before it's gone
And I'll keep on waiting and dreaming
You're strong enough
To understand
As long as you're so far away
I'm sending a letter each day

 

Gli scrisse la loro storia dal suo punto di vista in una lunga lettera.

Gli scrisse di una ragazzina e del suo primo amore, della prima cocente delusione adolescenziale che il tempo aveva lenito; gli scrisse degli anni di solitudine, il suo rifugio, il ballo e la disperata ricerca di libertà. E poi gli scrisse di un angelo arrivato a salvarla e della stupidità della ragazza e dei suoi errori mossi dalla paura. Paura di perdere la libertà, di perdere il controllo di sé stessa, di non meritarsi tutto l’amore che lui gli offriva… E poi il vuoto, gli anni di lontananza… E infine di nuovo un piccolo spiraglio di luce…

Finì la lunga lettera con una domanda: lei, alla fine, nonostante gli sbagli e il tempo, sarà amata?

 

***

 

La mattina seguente scese nella hall. Doveva vederlo, dargli la lettera, parlargli… il tutto senza Fred ovviamente.

E invece dietro al bancone c’era l’impeccabile Fred, in perfetto ordine, sicura di sé… e la stava guardando con occhi minacciosi.

Con lei il signor Giles sempre immerso nella lettura.

Si avvicinò per riconsegnare la chiave.

Fred la ignorò e andò nel retro.

Giles mise a posto la chiave borbottando:

- Io nemmeno ci lavoro più qui… - poi alzando gli occhi vide Buffy e le sorrise.

Lei a voce bassa azzardò:

- Spike? –

- Spike è uscito presto. Il mio ragazzo è tornato a vivere! –

Buffy esitò ma alla fine tirò fuori la lettera dalla tasca e la porse al signor Giles badando che Fred non fosse nei dintorni.

- La prego la dia a Spike, senza farsi vedere da Fred. E’ importante –

Giles la infilò nella tasca interna della sua giacca e annuì sorridendo.

Buffy si stava allontanando quando il signor Giles la richiamò.

- Ehi Buffy… non sarai mica tu la ragazza di Sunnydale che… - disse osservandola con occhi indagatori.

Buffy deglutì vistosamente e facendo grossi passi indietro balbettò:

- Io…devo… andare…riprenderemo il discorso! –

E sgattaiolò fuori dall’albergo.

Giles sorrise compiaciuto…William aveva veramente buon gusto!

 

***

 

Buffy decise di non farsi abbattere dalla momentanea assenza di Spike e dall’ostilità di Fred.

Si munì di cartina della zona e partecipò ad una bellissima escursione in un vecchio castello medievale.

La leggenda narrava che quel castello fosse infestato dai fantasmi. Erano i fantasmi di due amanti,  Ann e Billy; il destino aveva riservato loro il ruolo di cognati ma l’amore aveva valicato le norme sociali e gli obblighi coniugali. Avevano lottato e sofferto e quando infine avevano trovato la forza di ribellarsi a tutto e a tutti per vivere il loro amore erano stati uccisi dal marito di lei durante la loro prima notte insieme.  

Camminava per le stanze dell’immenso castello immaginando le scene di centinaia di anni prima… si vedeva nei panni di Ann, correre in quel castello per raggiungerlo nei sotterranei, testimoni dei lori baci rubati e degli sguardi infuocati dal desiderio. Vedeva davanti a sé il bellissimo Billy che la accarezzava dolcemente facendola fremere di un peccaminoso ardore mai provato prima.

Era così immersa nei suoi sogni ad occhi aperti che non si accorse di aver perso il gruppo.

Corse fuori ma il pullman era già partito.

- Accidenti! –

Fortunatamente aveva con sé il cellulare e il blocchetto con il numero di telefono dell’albergo.

Compose il numero sperando che rispondesse lui.

Una voce femminile.

- Pronto…sono Buffy posso parlare con Spik…William? –

- Oh Buffy. E come mai vorresti parlare con il mio futuro marito –

*Stronza*

- Fammi parlare con lui o con il signor Giles per favore – disse in tono secco.

- Se vuoi puoi dire a me. O ti accontenti o… ti accontenti! – una sciocca risata dall’altra parte del telefono.

Sospirò. Non avrebbe mai riferito il messaggio a Spike ma valeva la pena tentarci:

- Ho bisogno di un passaggio. Ho perso il pullman –

- E secondo te manderei William a prendere una puttanella mangiauomini come te? –

- Perché no? E’ impegnato con una stronzetta mangiasoldi come te? –

Tu tu tu tu tu.

Aveva riattaccato.

*Bella mossa Buffy ora te ne torni a casa a piedi ! Come minimo dovrò camminare per due ore!*

Trovò una gentile coppia di anziani che passeggiava mano nella mano e chiese loro come tornare indietro. Le indicarono un autobus di linea e poi la strada da percorrere a piedi fino all’albergo.

Si mise in marcia pensando alla voglia che aveva di prendere a calci il bel musetto di Fred.

 

***

 

Arrivò all’albergo che ormai era buio.

Entrò nella hall trascinandosi con fatica.

La voce di Fred le arrivò alle orecchie alimentando la sua voglia di stringerle le mani attorno al collo:

- Coooosa? Non puoi farlo!!!! Non pensarlo nemmeno! –

Il signor Giles che stava assistendo alla conversazione tra il figlio e la ragazza mora vide Buffy varcare la soglia:

- Ehi! Che ti è successo? –

Spike si voltò e la vide.

Lasciò Fred a blaterare e la raggiunse sostenendola per un braccio.

Il signor Giles dietro di lui.

- Buffy cos’è successo? –

- E’ successo che sono tornata a piedi dal castello di Hiddings – e fulminò con lo sguardo la brunetta che la guardava con un ghigno sulle labbra.

Spike intuì la situazione e sospirando chiese al padre di accompagnare Buffy in camera sua.

- Passo dopo. – gli sussurrò con voce calda e rassicurante accarezzandole dolcemente un braccio.

Sull’ascensore Giles sorrise soddisfatto e affermò:

- Ne vedremo delle belle! -

 

 

CAPITOLO 23  - I don’t want to miss a thing -

 

Buffy si fece una doccia e si sdraiò sul letto avvolta solo dal morbido accappatoio bianco con le iniziali dell’albergo. Si sentiva le gambe gonfie e indolenzite e i piedi erano entità estranee al suo corpo.

Si addormentò senza nemmeno accorgersene.

Toc Toc.

Nessuna risposta.

Con la chiave di scorta Spike aprì la porta.

- Buffy…-

Era sdraiata sul letto e riposava. Indossava solo l’accappatoio che le si era aperto leggermente mostrando buona parte della gamba.

Spike prese posto sedendosi accanto a lei.

Le accarezzò lievemente la guancia.

 

“I could stay awake just to hear you breathing
Watch you smile while you are sleeping
While you're far away and dreaming...”

 

Buffy aprì gli occhi e appena mise a fuoco la sua immagine sorrise stiracchiandosi.

- Non volevo svegliarti –

- Da quanto dormo? –

- Non saprei. Sono passate un paio d’ore da quando sei tornata. –

Buffy si sistemò l’accappatoio e si mise seduta massaggiandosi le gambe distese sul letto.

Spike la guardava sorridendo.

- Che hai da ridere? –

- Le hai dato della stronza mangiasoldi –

Buffy arrossì e abbassò lo sguardo cercando di giustificarsi:

- Beh lei mi aveva chiamato ‘puttanella mangiauomini’ –

Spike rise di gusto.

- Non ti devi giustificare passerotto – e continuò a ridere.

Buffy fu come fulminata da quella parola… quanto tempo era passato dall’ultima volta che si era sentita chiamare così da lui!

Continuava a massaggiarsi le gambe doloranti; Spike se ne accorse.

- Ti fanno male? –

- Sì – rispose imbronciata.

- Vieni qui ti massaggio un po’ –

Si posizionò sul letto, le prese le gambe e le appoggiò sopra le sue; scostò l’accappatoio scoprendola fino a metà coscia e iniziò a massaggiarla con entrambe le mani.

Buffy rimase rigida ed evidentemente imbarazzata.

- Rilassati. Ti ho visto molto meno vestita di così! – le sorrise malizioso.

Parlava di quelle cose con la massima naturalezza mentre lei era sempre tremendamente a disagio!

Chiuse gli occhi e lasciò che le sue mani esplorassero le sue gambe con tocchi morbidi e sensuali.

Mano a mano che saliva verso le sue cosce il respiro le diventava affannoso e incontrollabile.

Lui le staccò le mani dalla pelle per andare a slacciare la cintura che teneva uniti i due lembi dell’accappatoio.

Quando Buffy riaprì gli occhi lui la stava guardando con lussuria.

I suoi occhi toccavano il suo corpo completamente nudo.

Buffy lo guardò e i loro occhi, infine, si incontrarono e si parlarono per un istante che sembrò non finire mai.

E poi le loro bocche si reclamarono e si unirono in un bacio; le loro lingue si incontrarono e lottarono finchè lui non si staccò per scendere con le sue labbra ad accarezzarle tutto il corpo.

Buffy scivolò sotto di lui lasciandosi cullare da quel contatto infuocato.

Era passato troppo tempo dall’ultima volta che i loro corpi avevano ballato insieme.

Lo prese per le spalle e glì sfilò la maglietta invitandolo a liberarsi dei vestiti.

Rimase nudo.

Guardò ogni centimetro del suo corpo; era ancora più bello, ancora più scolpito… e ancora più grande. I suoi occhi furono intrappolati del membro duro e pulsante che supplicava attenzione.

E lei lo accontentò.

Se lo fece scivolare tra le mani e lo stuzzicò con la lingua.

Spike sospirò buttando indietro la testa. Lei lo avvolse tra le labbra e iniziò a muoversi ritmicamente sull’asta dura.

La fermò un attimo prima di raggiungere l’orgasmo e la fece stendere. Si posizionò sopra di lei.

Buffy poteva sentirlo sulla sua pancia.

Le diede piccoli baci sul collo e sulle labbra.

La penetrò lentamente godendosi il contatto con quell’apertura stretta e bagnata.

Si fermò dentro di lei e quando la sentì inarcarsi pretenziosa iniziò spingere e la danza iniziò.

Di nuovo i loro corpi uniti nel piacere, i loro respiri affannati, le loro anime perse in un luogo senza tempo.

Raggiunsero l’estremo piacere e rimasero fermi ad ascoltare i battiti dei loro cuori che lentamente deceleravano.

Lui scivolò fuori da lei. L’attirò tra le sue braccia e la coprì con il lenzuolo.

Lei appoggiò la testa sul suo petto e rimase immobile a farsi accarezzare.

Era in paradiso, ne era sicura. Chiuse gli occhi e desidero che quel momento fosse eterno, che il mondo attorno a loro si dissolvesse lasciandoli così legati in quella sublime emozione.

Fu lui a parlare mormorando due semplici parole attese da troppo tempo:

- Ti amo Buffy –

Lei alzò la testa e incontrò i suoi occhi.

- Ti amo anch’io. –

Lo baciò, gli sorrise e tornò ad appoggiarsi a lui.

 

“I could spend my life in this sweet surrender
I could stay lost in this moment forever
Every moment spent with you is a moment I treasure...”

 

Buffy si addormentò stremata dalle fatiche della giornata.

Spike rimase sveglio a coccolarla e a stringerla tra le sue braccia senza mai stancarsi di guardarla. Non c’erano parole per spiegare quanto era bella, quanto quella visione lo riempisse di una felicità estrema, quasi dolorosa.

 

“Laying close to you
Feeling your heart beating
And I'm wondering what you're dreaming
Wondering if it's me you're seeing
Then I kiss your eyes
And thank God we're together
I just want to stay with you in this moment forever
Forever and ever...”

 

Non l’avrebbe persa di nuovo. Avrebbe sacrificato tutto e tutti per lei. Solo per lei. Più la guardava più si sentiva avvolto di una strana consapevolezza: la certezza che sarebbe stata sua per sempre.

 

“I don't wanna miss one smile
I don't wanna miss one kiss
I just wanna be with you
Right here with you just like this
I just wanna hold you close
Feel your heart so close to mine
And just stay here in this moment for all the rest of time...”

 

***

 

Buffy si svegliò chiedendosi di chi fossero le braccia che la stringevano.

Poi ricordò tutto e un sorriso si affacciò sul suo volto.

Ma poi si infranse nei pensieri.

E ora cosa sarebbe successo?

Aveva passato la notte con un uomo che stava per sposarsi… forse…

O comunque che non aveva ancora sciolto il suo legame… sempre che quella fosse la sua intenzione.

Si sollevò sedendosi sul letto.

Spike fu svegliato da quei movimenti improvvisi.

- Buongiorno raggio di sole! – i suoi occhi si deliziarono alla vista del suo corpo nudo ed esposto.

- Non è giorno è notte! – disse lei coprendosi il seno con il lenzuolo.

*Ci risiamo* pensò lui *Crisi post-sesso*. Sospirò e tentò di scovare la causa del suo malumore:

- Cos’hai passerotto? –

- Fred –

- Continua –

- Primo: se sa che hai passato la notte qui mi ucciderà. Secondo: ti devi sposare con lei. –

- Ora capisco tutto – disse lui sorridendo: - Se vieni qui tra le mie braccia ti racconto una storia che ti piacerà… -

Spinta dalla curiosità si avvicinò a lui lasciandosi abbracciare:

- Racconta ora -

- Sempre la solita curiosa! – e tentò di scostarle il lenzuolo ma lei lo tenne stretto.

- E va bene… iniziò lui… potrei continuare il bellissimo racconto della tua lettera…. Avevamo lasciato quella bellissima fanciulla a chiedersi se sarà amata vero? Beh lei è amata alla follia da un uomo folle che giusto ieri ha venduto il suo meraviglioso albergo. –

Buffy spalancò gli occhi:

- Cosa? E perché mai? –

- Perché ora ho te, non ho bisogno di nient’altro –

- E Fred? –

- Beh ieri sera quando gliel’ho detto ha iniziato a strillare… se non è ancora impazzita credo che lo farà presto. Tutto il suo piano è andato in fumo. E i nuovi proprietari sono due allegri vecchietti… non potrà mettere le sue grinfie su nessuno! –

Buffy gli si buttò al collo riempiendolo di baci.

- Quindi ora se ne andrà? – chiese Buffy timorosa.

- Beh credo proprio di sì. O comunque la manderemo via noi. –

- Noi? –

- Io e te. Ora siamo un noi. –

- Noi… - sembrò esitare un attimo e Spike ebbe timore di aver affrettato le cose. E invece lei continuò:

- Noi… ok. Suona bene – Gli sorrise e si accoccolò su di lui.

- Ora dormi. Domattina ufficializzeremo la cosa. E ti presenterò a mio padre. –

- Oh immagino che tuo padre abbia già capito tutto! –

Cullata dai lievi baci che lui le posava sulla testa si addormentò pensando a quanto si sarebbe divertita il giorno seguente a vedere Fred sventolare bandiera bianca.

 

***

 

Buffy si stiracchiò tra le coperte e stese una mano cercando Spike.

Niente.

Il letto ero freddo.

Si alzò di scatto e si chiese se quella notte fosse stata solo un sogno. Oppure era tutto reale e lui si era pentito.

Il panico si stava impossessando di lei quando vide un biglietto a terra: probabilmente l’aveva fatto cadere alzandosi.

“Buongiorno pigrona! Il sole è alto nel cielo e i miei doveri di ancora-per-poco-padrone dell’albergo mi attendono. Quando sei pronta cercami nella hall o in ufficio. Un bacio amore mio”

Sospiro di sollievo.

Una doccia veloce e un bel vestito allegro che mandasse il messaggio ‘ben ti sta!’.

Sfoderò il suo migliore sorriso ed entrò nella hall.

Al bancone Fred.

Non fece in tempo ad avvicinarsi che la ragazza la assalì con uno sproloquio di parole:

- Tu, razza di rovina famiglie… ti sei spinta troppo in là. Non si gioca col fuoco, ci si brucia! –

E poi le si avvicinò e continuò a bassa voce:

- Ma se credi di esserti liberata di me ti sbagli… non avrò il castello ma avrò i soldi che prenderà dalla vendita… sarò comunque sua moglie… hai fatto male i tuoi calcoli cara la mia bambolina –

- Mi sa che sei tu ad aver sbagliato i tuoi calcoli –

Spike era dietro di lei.

Fred avvampò e il suo sguardo si riempì d’odio soprattutto alla vista di Giles che sorrideva compiaciuto dietro al figlio.

Spike continuò:

- Vai via da sola o ti devo cacciare io? –

- Me ne vado – disse voltandosi e dirigendosi verso la sua camera.

 

Spike fece cenno a Buffy di raggiungerlo.

In un attimo fu dietro il bancone tra le sue braccia.

- E così saresti tu il diavolo di donna per cui mio figlio aveva perso la testa… -

- Quella che se avesse avuto tra le mani avrebbe strozzato? Ehm sì, sono io… -

- Beh ragazzina, ti risparmio solo perchè mi hai tolto dai piedi quella vipera. –

Buffy sorrise e si strinse tra le braccia di Spike.

 

- E ora che faremo? – chiese Buffy rimasta sola con Spike in ufficio.

- Io avrei un’idea…. – disse avvicinandosi e alzandole leggermente la gonna.

- No! Dai seriamente! –

- Ero serissimo. –

- Dove andrai? Cosa farai? – insistette lei.

Spike si sedette e la fece accomodare sulle sue gambe.

- Io devo rimanere qui ancora un po’, devo sistemare le ultime cose per la vendita e occuparmi dell’annullamento del matrimonio. Ci vorranno un paio di mesi al massimo. Poi tornerò a Sunnydale. E magari riprenderò gli studi. –

- Posso rimanere qui con te? – azzardò lei.

- Passerotto perderesti la sessione d’esami e le lezioni! Non ti preoccupare, sarò da te appena avrò finito qui. Hai ancora una settimana da passare qui… e una a Parigi. Sai, sono un’ottima guida turistica per la capitale francese! –

- Verresti con me? Davvero? –

- Mi vuoi? –

- Ti voglio sempre – e si gettò tra le sue braccia.

- Anch’io… - le rispose lui: - Ora si può continuare il discorso serio che avevo iniziato all’inizio? –

Chiuse a chiave la porta e le sfilò il vestito.

 

 

CAPITOLO 24  - Say goodnight, not goodbye -

 

La settimana a Parigi era trascorsa velocemente.

Erano all’aeroporto in attesa dell’imbarco che li avrebbe separati per almeno due mesi.

Col passare del tempo Buffy si stringeva a Spike sempre più forte.

Lui cercava di rassicurarla con scarsi risultati.

La risposta della ragazza era sempre la stessa: ‘non voglio partire’.

- Su raggio di sole sorridi. Mancano ancora 3 ore al tuo imbarco. Facciamo tutto quello che vuoi in queste ore a patto che tu tolga il broncio –

Buffy sollevò la testa e gli sorrise maliziosa.

- Tutto tutto? –

- Tutto quello che desideri –

Si avvicinò al suo orecchio e gli prese il lobo tra le labbra facendo cadere distrattamente la mano appena sotto l’apertura dei jeans:

- E se desiderassi te? – gli mormorò mentre con la mano libera gli accarezzava il collo.

Spike la sollevò e la portò su di sé facendola sedere in modo che sentisse la sua erezione.

- Non scherzare col fuoco piccola o ti prendo qui davanti a tutti –

- In queste tre ore ho deciso che voglio farti capire cosa vuol dire desiderare tanto una cosa e non poterla avere. Così impari a rispedirmi a Sunnydale! –

- Ma io lo faccio per te, per l’univ… - non riuscì a finire la frase sentendo la mano di lei scivolargli lungo in ventre slacciando il primo bottone dei pantaloni.

- Buffy… -

- Cosa? – le chiese lei con assumendo un’espressione ingenua mentre, coperta dal suo corpo, infilava le dita nel bordo dei boxer andando a solleticare la punta della sua erezione.

Lui la strinse a sé per coprire i suoi movimenti.

- Fermati... –

- Posso tornare con te a Londra? –

- No… devi riprendere l’università –

- Non me ne frega niente dell’università! – rispose lei infilando la mano completamente fino a stringere il membro duro.

- Buffy... ti prego... –

- Che c’è? –

Quando lei cominciò a muovere leggermente la mano su e giù lui la fermò, la fece alzare e iniziò a camminare trascinandosela dietro.

- Ehi! Dove stiamo andando? –

Lui si voltò e la blocco alla parete:

- Dove ti pentirai di avermi sfidato –

Riprese a camminare tenendola per mano mentre Buffy ridacchiava e lo beffeggiava.

Entrò nel grande negozio d’abbigliamento, prese due capi al volo e la portò nei camerini. Si guardò intorno ed accertandosi di non essere osservato, entrò e chiuse a chiave.

Iniziò a baciarla con foga infilandole le mani sotto la maglietta ed accarezzando le sue morbide rotondità.

Le alzò la gonna e si insinuò sotto gli slip accarezzandole il centro del piacere.

- Spike.... – sussurrò lei chiudendo gli occhi.

- Shht. Ora sei tu quella che si deve trattenere…. Guardami. Visto che non posso sentire i tuoi gemiti voglio vedere che godi dai tuoi occhi. –

Mentre lei lo guardava chiedendo di più con lo sguardo lui si slacciò i pantaloni e dopo aver posizionato la sua erezione sull’ apertura bagnata la penetrò profondamente tappandole la bocca.

Lei gli serrò le gambe intorno alla vita e si lasciò guidare sulla sua asta dalle braccia forti di lui.

Terminarono la loro danza intrappolando i gemiti nei baci.

Rimasero abbracciati nel camerino.

Spike la riempì di leggeri baci silenziosi poi la aiutò a sistemarsi e uscirono.

Una signora li guardò curiosa.

- Non le andavano! – disse Spike sfidando ironicamente lo sguardo della signora rimettendo a posto i vesti.

Uscirono di corsa.

- Oddio questa è una cosa terribile! –

- Cosa passerotto? –

- E se qualcuno ci ha sentiti? –

- Sarà stato contento per noi! –

Risero e si baciarono non riuscendo a fare a meno l’uno del gusto dell’altra.

 

‘Chiamata d’imbarco per i passeggeri del volo AF 777 diretto a Los Angeles al cancello 4”

 

Buffy sussultò sentendo il numero del suo volo e lo abbracciò stretto.

- Amore mi vuoi stritolare? – cercava di smorzare la tensione per non rendere troppo triste la separazione.

La strinse a se accarezzandole la schiena e baciandole dolcemente i capelli respirando il suo profumo per poterlo portare con sé.

- Ora devi andare passerotto –

- Non voglio – mormorò lei con le lacrime agli occhi.

Lui le sfiorò il mento costringendola a guardarlo negli occhi:

- Passerà in fretta te lo prometto. E poi il mio amore sarà sempre con te. E il tuo con me. Sarà come stare insieme. Ti porto in ogni respiro. –

Buffy si tolse la collanina con la placchetta d’oro col suo nome e la data di nascita regalo dei suoi genitori per il battesimo.

- Questa è l’oggetto più caro che ho. Te lo lascio. Me lo ridarai quando tornerai da me. –

Si baciarono intensamente poi lei gli sorrise tra le lacrime, si voltò e salì sulla navetta che in pochi istanti la allontanò da lui.

Si fissarono finchè i loro occhi non furono altro che due piccoli punti all’orizzonte.

 

“Say goodnight not good-bye
You will never leave my heart behind
Like the path of a star
I'll be anywhere you are

In the spark that lies beneath the coals
In the secret place inside your soul
Keep my light in your eyes
Say goodnight not good-bye
 
You are everything you want to be
So just let your heart reach out to me
I'll be right by your side
Say goodnight not good-bye...”


 

 

CAPITOLO 25  - Due innamorati come noi -

 

Buffy e Willow erano sedute all’ombra della loro quercia preferita nel parco del campus.

La rossa era immersa nello studio di un libro di chimica mentre la Buffy sfogliava distrattamente una rivista.

- Non dovresti studiare? –

Quella voce maschile non le era sconosciuta.

Alzò la testa pronta ad aggredire chi aveva avuto la faccia tosta di intromettersi nel suo dolce far nulla.

- Angel? –

Fissava il ragazzo con aria interrogativa e sospettosa. Cosa voleva da lei?

Senza attendere l’invito il bel moro si sedette accanto a loro e ruppe il silenzio:

- Ti ho cercato tanto. Sei scomparsa da quella sera… -

Il suo tono era diventato cupo; le prese una mano l’accarezzò lentamente.

Buffy la scostò cercando di non essere troppo brusca per non ferire i suoi sentimenti.

- Perché non balli più? Mi manchi sai? –

Buffy arrossì violentemente e guardò l’amica invocando aiuto con lo sguardo. Quella situazione era davvero imbarazzante.

Si schiarì la voce e rispose:

- Non ballo più. –

- Peccato… posso almeno offrirti una cena? –

- Non è il caso Angel. –

Lui la guardò con un’aria da cane bastonato e Buffy si sentì stringere lo stomaco a vederlo così triste.

Guardò l’amica che tentava di rimproverarla con gli occhi per essere stata così meschina e sospirando tentò di rimediare:

- Se vuoi possiamo prenderci un caffè al bar –

Ma Willow aggiunse:

- Oppure puoi venire al Bronze con noi stasera –

- Volentieri! – esclamò lui tornando a sorridere.

- Ora dobbiamo proprio andare a quella lezione! – disse Buffy stritolando il braccio dell’amica invitandola ad alzarsi.

- Che lezione? Non abb… -

Buffy stinse la presa.

- Ah quella lezione. Sì abbiamo lezione. –

Le due amiche salutarono velocemente e si allontanarono.

Appena furono abbastanza distanti Buffy esplose:

- Ma che diavolo fai? Sei completamente rintronata???? –

- Calmati Buffy! Mi faceva pena. L’ho solo invitato al Bronze. E poi dev’essere un ragazzo molto solo e la storia che mi hai raccontato su di lui è molto triste. –

- Sì ma…. –

- Niente ma. Facciamo un’opera buona una volta tanto. E poi io lo vedrei bene insieme a Faith! –

- Dici? –

Si avviarono verso la stanza progettando un appuntamento al buio per i due.

 

***

 

Il telefono squillò.

- Amore mio! – rispose prontamente Buffy.

- Passerotto! Come sapevi che ero io? –

- Intuito femminile! –

- L’esame? –

- Passato!!!! –

- Bravissima piccola! –

- Avrò un regalo per questo? –

- Tutto quello che vuoi. –

- Mmmm voglio una cosa grande! –

- Credo di poterti accontentare! – rispose lui con tono malizioso: - Aspetta il mio ritorno e vedrai… -

 

“Una lacrima va giù
Dagli occhi nella gola
Se sei tu
Che mi lasci sola
Adesso che vorrei
Sentire il tuo respiro
Su di me
Brivido divino
Che mi dai
Quando sei
Un dolcissimo
Dolore dentro
Dentro me
Fino a che
Siamo al limite del mondo io e te…”

 

- Quando torni? –

- I preparativi del matrimonio sono annullati e dopodomani subentrano i nuovi proprietari. Il tempo di spiegar loro come funzionano le cose e al più tardi alla fine della prossima settimana sono da te. –

- Sono contentissima! Non vedo l’ora di riabbracciarti. Fred si è più fatta vedere? –

- Sì, è passata un paio di volte. Dovrebbe tornare stasera per prendere le ultime cose. –

Silenzio.

- Ehi passerotto? Ci sei ancora? –

- Sì… -

- Che hai? –

- Io non sono lì con te e tu la vedrai. –

- E quindi? –

- Niente –

Spike rise di gusto e Buffy si indispettì ancora di più:

- Che hai da ridere? Mi prendi in giro? –

- Ti adoro quando fai la gelosa –

- Non sono gelosa! – sbottò lei.

- No certo. E comunque esisti solo tu per me. Stai tranquilla. Stasera cosa fai tu? –

- Vado al Bronze. –

- Divertiti raggio di sole. Ora devo andare. Ti chiamo domani. Ti amo.

- Anch’io. Ciao. –

Quando la telefonata terminava Buffy si sentiva sempre un po’ vuota.

Ma mancavano solo una settimana e poi sarebbe stata di nuovo tra le sue braccia.

Aprì l’armadio per scegliere cosa indossare. Una gonna di jeans e una maglietta corta.

 

***

 

Inghilterra.

- Papà mi passi la cartelletta? –

Nessuna risposta.

- Papà? –

Seguì lo sguardo di suo padre e si ritrovò ad osservare uno spacco vertiginoso che mostrava due lunge gambe sode e snelle.

Risalì con gli occhi lungo quel corpo coperto solo da un sottile strato di raso rosso.

- Buonasera William –

- Fred – rispose lui facendo un cenno con il capo.

- Vado in camera a rinfrescarmi e poi ceno con te se non ti dispiace –

- Come vuoi –

La ragazza si diresse verso quella che un tempo era la loro camera con passo sinuoso, ondeggiando in fianchi in modo sensuale.

Giles scosse la testa contrariato:

- Quella è proprio una… -

- Papà! –

- … furbetta! Stavo dicendo ‘furbetta’! –

 

***

 

La musica alta, la folla, le luci soffuse e Buffy si sentiva rinascere.

Quello era il suo ambiente naturale.

Ora non ballava più, nemmeno in pista insieme ai suoi coetanei.

Rimaneva seduta al tavolino e osservava.

Le piaceva osservare i movimenti delle persone.

Si perdeva guardando tutti quei corpi che si muovevano a ritmo di musica.

Ogni tanto qualche canzone particolarmente coinvolgente le provocava un fremito, uno strano desiderio di muoversi che le partiva da dentro.

Ma non si sentiva ancora pronta a ballare.

Quella sera si sistemarono al solito tavolino.

Oz e Willow si lanciarono subito in pista per un lento.

Buffy rimase con Faith al tavolo.

- Ehi B. guarda quello schianto bruno. Ha l’aria smarrita… potrei fargli ritrovare la strada… -

Buffy si voltò.

- Quello è Angel! –

- Wow. E’ lui? Proprio un bel bocconcino! –

Angel scorse Buffy e si avvicinò al tavolo.

Dopo i saluti e le presentazioni Angel offrì alle ragazze un drink.

Al primo sorso Buffy fece un’espressione schifata:

- Questo è alcool allo stato puro –

- Buono – esclamò Faith continuando a succhiare il liquido dalla cannuccia gettando languidi sguardi al ragazzo.

Chiacchierarono tranquillamente tutta la sera. Angel ballò un paio di volte con Faith e Buffy si divertì ad osservare l’amica provocarlo senza ritegno.

Lo speaker annunciò l’ultima canzone della serata.

Angel allungò la mano per invitare Buffy.

- Non ballo grazie – rispose lei educatamente.

- Non balli? Tu? La regina del Fire’s Hell? –

Faith strabuzzò gli occhi:

- Lei cosa? –

Buffy arrossì e con voce ferma ribadì:

- Io non ballo –

 

***

 

- Oh William sei arrivato finalmente. Grazie dell’ottima cena. Ho notato che tutte le stanze sono piene. Ti scoccia se dormo qui questa notte? –

- Ok puoi dormire qui. –

- Grazie –

La sua voce era calda e la sua posizione sul letto piuttosto equivoca.

Era seduta sul letto con le gambe accavallate e lo spacco totalmente aperto e l’inclinazione della sua schiena permetteva di scorgere il seno dalla scollatura.

- Siediti un attimo – lo invitò.

Lui si sedette accanto a lei.

- Se vuoi posso dormire per terra… - disse lei facendogli scivolare la mano tra le gambe per slacciargli i bottoni dei pantaloni.

Spike le fermò la mano.

- Dai Will non dirmi che non ti manco in quel senso…. – e con l’altra mano gli accarezzò il petto.

- Fred. Non c’è bisogno di dormire per terra. Avrai tutto il letto a tua disposizione perché io andrò nella stanza di mio padre. E sono un gentiluomo e non amo respingere sgarbatamente una donna. Non costringermi a farlo. –

Le prese entrambi i polsi e li allontanò dal suo corpo.

Si alzò e uscì dalla stanza.

- Buonanotte Fred –

Lei lo guardò con odio e lanciò la borsetta verso la porta ormai chiusa.

 

***

 

- Buffy che fai? Sono le 2 di notte! Metti giù quel telefono!

- E da lui è mattino! Si sarà appena svegliato! Voglio dargli il buongiorno! – disse componendo i numeri.

- Pronto… chi è? – una voce assonnata e femminile… Fred?

- Spike… -

- Ti sembro William? Sei la sua dolce Buffy? William al momento è sotto la doccia, come saprai lui ama iniziare la giornata con una bella doccia soprattutto dopo una notte… stancante. –

Buffy deglutì e senza scomporsi le comunicò che avrebbe richiamato e riattaccò il telefono.

- Buffy che succede? – chiese Willow vedendola turbata.

- Ho chiamato nella sua camera. Ha risposto Fred. Ha insinuato… - si interruppe non riuscendo nemmeno a pronunciare quello che la sua mente si rifiutava di accettare.

- Devi parlare con Spike. Ci sarà una spiegazione. –

Buffy annuì poco convinta e scivolò sotto le coperte rimanendo a tu per tu con le sue paure.

 

“Perché sai
Due innamorati come noi
Non si arrenderanno mai
Nemmeno quando una bugia
Ci ruba i sogni e l'allegria…”

 

***

 

Spike bussò alla porta della sua stanza occupata da Fred.

La ragazza andò ad aprire avvolta solo da una succinta sottoveste semi-trasparente.

Lui alzò gli occhi al cielo e le comunicò freddamente che avrebbe trovato l’assegno della liquidazione nell’ufficio del padre.

- Non vuoi entrare? Non devi cambiarti?–

- No. I miei vestiti sono tutti nell’altra camera. Ora vado –

Lei gli afferrò il braccio tentando di portarlo dentro.

Lui sbuffò, si divincolò da lei e sbottò:

- E’ inutile che ci provi con me. Sono innamorato di Buffy non la tradirei mai. – E non riuscendo a trattenersi aggiunse: - E soprattutto MAI con te. E ora smettila di renderti ridicola. Addio Fred. –

Si allontanò lasciando la ragazza sulla porta.

 

***

Buffy si era addormentata solo all’alba quando la stanchezza l’aveva prepotentemente distolta dai suoi pessimi pensieri.

Si svegliò che era quasi mezzogiorno. Pensò che da lui dovevano essere le otto di sera e decise di chiamarlo.

Questa volta chiamò in reception.

- Pronto? Buongiorno vorrei parlare con Sp… William Giles. –

- Il signor Giles? Oh guardi sono tutti al party che si tiene nel parco. Se vuole può darmi il suo recapito e la faccio richiamare appena rientra. –

Buffy sospirò sconsolata:

- No grazie, richiamerò io più tardi. Se lo vede gli dica solo che ha chiamato Buffy –

 

Londra:

- Chi era? – il signor Giles si avvicinò al bancone.

- Una certa Buffy per lei. Ha detto che richiamerà –

- Oh… non era per me. Era per mio figlio. –

- Oh mi scusi. Suo figlio? –

- Sì… ma non si preoccupi. E’ tutto a posto. A postissimo direi! –

 

Sunnydale:

- Allora – chiese Willow curiosa

- Nulla. Non c’era. Era ad una festa nel parco. –

Willow si accomodò accanto all’amica e Buffy le si accoccolò sulla spalla.

- Stai tranquilla, lo sentirai presto. –

Buffy sbuffò pensierosa. Si fidava di lui. Ma l’attesa era snervante. Doveva sentirlo. Sentire la sua voce che la rassicurava.

E poi se pensava a quella vipera di Fred le saliva una furia omicida incontrollabile e sentiva il bisogno di urlare.

- AHHHHHHHHHHHHHHHH – urlò tentando di liberarsi dal peso dei pensieri.

Willow scattò in piedi e si attaccò alla parete con un’espressione terrorizzata.

- Scusa, dovevo sfogarmi – disse Buffy alzando le spalle in tono serafico.

- Potevi avvertirmi pazza furiosa! E ora vestiti che andiamo a lezione. –

- Ok. Oggi sfoggio la mia nuova borsa della F.l.o. ! –

- Bellissima! Comunque tu non sei normale! -  

Si prepararono e corsero in aula.

 

***

 

Dopo tre estenuanti ore di psicologia sociale Buffy salutò Willow e si diresse in camera sua.

- Ma come non vieni a psicologia giuridica? –

- No passo. Sono stanca morta. Vado a dormire un po’ –

Si trascinò in camera sua e trafficò mezz’ora davanti alla porta cercando le chiavi.

Finalmente riuscì a trovarle nell’indicibile disordine delle sue tasche e spalancò la porta esausta.

E lo vide.

Era seduto sul suo letto con un sorriso furbo sulle labbra, compiaciuto dell’ottima riuscita della sua sorpresa a giudicare dall’espressione di Buffy.

Lei rimase a fissarlo incredula. Era proprio lui, bello come nient’altro al mondo poteva essere.

Lui allargò le braccia e lei si chiuse la porta alle spalle tuffandosi nel suo abbraccio.

Poi si ricordò delle telefonate e di Fred e gli piantò due pugni sul petto divincolandosi dall’abbraccio.

- Ehi! Hai confuso baci e pugni? Da quando sei diventata così manesca? –

- Da quando passi le tue notti con Fred! –

- Sei diventata ancora più pazza amore mio? L’aria di Sunnydale ti fa male! Io non passo le notti con nessuno! Solo con te… - disse con tono allusivo allungando una mano sulle sue gambe e avvicinandosi per darle un bacio.

Lei lo scostò in malo modo.

- Non scherzare! Ho chiamato ieri e Fred era in camera tua. E mi ha detto che tu eri sotto la doccia dopo aver… aver… -

- Non dirlo neanche! Io non ho dormito con quella cagna! Le ho lasciato la stanza perché le altre erano occupate e ho dormito con mio padre! –

Buffy gli saltò al collo:

- Lo sapevo! – e lo baciò festosa.

- Lo sapevi? – lui la guardò perplesso poi rinunciò a capirla e le catturò le labbra tra le sue gustandosi quel buon sapore mai dimenticato.

- Profumi di buono… - le disse tra un bacio e l’altro.

I baci diventavano sempre più caldi, i respiri affannosi.

Si spogliarono vicendevolmente colti da un impeto di passione e in un attimo furono nudi uno sull’altro. I loro corpi si strofinarono assaporandosi finchè non si unirono nell’estrema ricerca di piacere.

 

“Stanotte voglio te
A consumarmi il cuore
Ridere
Poi ritrovarsi a far l'amore
Grido a Dio
Che sei mio
E in un attimo tu stai arrivando
Dentro me
Fino a che diventiamo un corpo solo
Io e te…”

 

***

 

- Buffy ma… Oddio!!!! -

Willow si tappò gli occhi.

- Un po’ per uno ad essere colti in flagrante no? – disse Buffy divertita.

Willow richiuse la porta.

- Allora passerotto? Sei stanca? –

- Io? Di te? Mai. –

Lui la baciò.

- Allora proporrei di ripetere l’esperienza… -

- Vediamo chi vince? – chiese lei maliziosa.

- Perde il primo che dice basta ok? – propose lui.

- Perfetto. Cosa ci giochiamo? – chiese Buffy ammicante.

- Un ballo –

Con voce ferma rispose:

- Ci sto. -

 

 

 

 

 

 

EPILOGO  - Un altro ballo -

 

Erano tutti intorno al tavolo del Bronze: Willow e Oz intenti a discutere su quale fosse il miglior gruppo del momento, Faith che tentava di sedurre spudoratamente un Angel ormai rassegnato a non poter avere l’oggetto del suo desiderio ma piacevolmente colpito da quella brunetta effervescente e infine loro due.

Buffy era seduta sulle gambe di Spike; appoggiata alla sua spalla gli stava posando piccoli e sensuali baci sul collo.

Spike serrava la mascella per resistere alla provocazione.

- Tu vuoi farti male stasera… - le sussurrò.

Lei rise divertita e continuò simulandogli dei gemiti all’orecchio mentre con una mano scendeva lentamente lungo il petto.

- Non capisco perché mi hai portata qui. Potevamo rimanere a casa… -

- Devo rammentarti che hai perso una scommessa e che ora devi pagare? –

- Non ho perso! – tentò di ribattere lei.

- Ah no? Devo aver capito male allora perché io ho sentito una Buffy stremata implorare ‘basta ti prego basta’… -

Lei gli diede un colpetto sul braccio e lui l’attirò a sé intrappolandole le labbra e baciandola con passione.

- Ti amo – le disse lui sulle sue labbra.

Lei gli sorrise e tornò a baciarlo con passione e dolcezza.

Rimasero abbracciati e Willow li osservò: non aveva mai visto la sua amica così felice. E lui era l’incarnazione dell’amore: la guardava sempre con quegli occhi…. Non si poteva spiegare cosa vi si leggesse dentro… erano gli occhi con cui un uomo guarda la donna che ama.

 

Poi suonarono due note… e altre due… Buffy alzò il capo di scatto, lo guardò negli occhi e disse:

- E’ il momento di pagare i miei debiti –

Si alzò e si mise davanti a lui lasciando che la musica le entrasse dentro ed iniziando a muoversi. Per lui. Solo per lui.

 

“Non ti aspettavo stasera,
questa volta è la sorte che Gioca le sue carte per me
E da quando sei arrivata

 Credimi mi piace guardare quanto sei sexy

Mentre muovi a tempo i tuoi fianchi e parli con gli occhi

 Senti si tratta già di sentimenti

… C'è che mi hai flashato con il tuo sexappeal innato

Chiedo soltanto un altro ballo con te

Poi sarà ciò che sarà, sarà il destino a scegliere…”

 

Lui la guardava estasiato. Se possibile era ancora più bella del solito. La musica la accendeva e pensò di poter quasi vedere la sua anima che lo invitava ad entrare e a conoscerla.

E quel ballo era solo per lui.

Al di là della scommessa.

Era il riscatto per tutti gli errori del passato, per tutti i malintesi e gli scherzi del destino.

Il mondo intorno a loro era scomparso; c’erano solo i loro occhi magneticamente intrecciati.

 

“Hey lady che ci fai laggiù?
Non vedi che sei solo tu che non ti muovi? So che se solo volessi mi ipnotizzeresti su, perché non provi?Dammi le mani bambina e stammi vicino fino a farmi perdere nel sapore del tuo respiro fino all'ultimo giro per poi domani svegliarmi al mattino col tuo profumo divino ancora sul cuscino sai non c'è molto da dire l'istinto parla da sé se chiama stallo a sentire e fidati di me Baby…”

 

 

Lei lo invitò ad alzarsi porgendogli la mano.

Lui esitando la afferrò e si lasciò trascinare e coinvolgere.

Lei gli prese le mani e se le posò sui fianchi e voltandogli le spalle iniziò ad ondeggiare agitandosi contro di lui in modo sensuale.

Spike poteva sentire i suoi fianchi spigolosi ondeggiargli tra le mani e quel meraviglioso fondoschiena sfregarsi pericolosamente contro la sua erezione che prontamente rispose.

Era un’estasi fatta di corpi, musica e desiderio.

Una perfetta metafora dell’amore.

 

“Vorrei un altro ballo con te Baby
vedrai saremo solo io e te in balia di un sogno
sfiorandoci
danzando
fino a non poterne più non fermarti ed io non smetterò mai…

Non so né da dove sei venuta
né perché sei qui
so che mi è bastato un ballo per conoscerti
uno sguardo solo per convincermi che
con te ballerei tutta la vita…”

La musica terminò e lei lo guardò con un sorriso malizioso.

- Ho pagato il mio debito? –

Lui annuì senza riuscire a smettere di guardarla:

- Il pagamento più bello della mia vita – riuscì a dire quando si scosse dal turbinio di emozioni che l’aveva intrappolato.

La prese per la mano e l’attirò a sé:

- Ora mi concedi un lento? –

Lei finse di pensarci un po’ poi, sentendo le note della canzone, annuì e si lasciò portare al centro della pista.

Si strinse a lui e le loro mani si unirono e si accarezzarono.

- Ogni volta che ascolto questa canzone penso a te – le mormorò lui stringendola ed iniziando ad ondeggiare.

 

“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
TI salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te.”

 

Buffy si fece riempire da quelle parole piene d’amore e i suoi occhi si inumidirono per la felicità; a volte era così forte da sembrare dolorosa.

Ma l’abbraccio in cui lui l’avvolgeva era così rassicurante che nulla le faceva più paura.

La canzone finì e lui le baciò il collo e le sussurrò dolcemente:

- Ti va di passare la notte nel tuo vecchio appartamento? –

Lei annuì e dopo aver salutato gli amici uscirono dal locale diretti al loro vecchio nido d’amore.

 

***

 

Quella casa racchiudeva tutta la loro lunga ascesa verso l’amore.

Gli estenuanti battibecchi e i dispetti reciproci e poi l’ avvicinamento, i primi baci rubati, le emozioni forti e terrificanti, un lento sfiorarsi e poi lasciarsi andare… e poi la travolgente passione, furiosa, incontrollabile e violenta. E la resa a questa forza che supera ogni barriera senza ritegno, senza preoccuparsi delle conseguenze. E infine l’amore. L’unico realmente in grado di valicare ogni ostacolo. Il motore della felicità e il compagno della serenità.

Ed erano di nuovo lì, insieme, ancora una volta.

Avevano fatto l’amore immersi nell’idillio di quella meravigliosa serata ed ora erano nudi e abbracciati nella tranquillità delle dolci carezze reciproche.

- Cosa c’è oltre al ti amo? – chiese lei con espressione crucciata.

- Ti adoro? Ti venero? Ti desidero? – disse lui posandole dei piccoli baci sulle labbra dopo ogni parola.

Lei sorrise e si accoccolò nuovamente su di lui tornando a pensare al suo quesito.

Lui la strinse dolcemente e accarezzandola mormorò:

- Per sempre. Per sempre è quella cosa in più. –

Lei lo guardò felice:

- Per sempre? –

- Ora e per sempre. –

 

 

***FINE***