THE ONLY ONE

Autrice: Sarakkkkk

Disclaimer: I personaggi di Btvs e Ats appartengono a Joss Whedon

Timeline: da Not Fade Away in poi...

Pairing: Buffy/Spike

Raiting: NC-17

Feedback: bluvert@hotmail.com

 

 

 

 

 

 

1. FADE AWAY

 

 

Spike chiuse gli occhi ancora una volta.

Respirò a fondo e poi li riaprì di nuovo.

Sbatté le palpebre a lungo, ma la vista era ancora appannata.

Era come essere avvolti da una strana foschia.

A tentoni, trovò un appoggio alle sue spalle e tentò di rimettersi in piedi con fatica.

Il dolore era troppo forte e le sue ginocchia cedettero, facendolo cadere rovinosamente a terra.

Cosa stava succedendo?

La battaglia era iniziata.

Quattro contro un milione di demoni urlanti e incazzati.

Persino un dannato drago!

Avevano davvero fatto contrariare i Senior Partners…erano riusciti a rompere le scatole al Male come una zanzara fastidiosa…e adesso stavano per essere schiacciati…proprio come una zanzara.

Il vampiro strizzò nuovamente gli occhi.

E qualcosa fu più chiaro.

Era rimasto da solo.

Si guardò le mani, completamene insanguinate.

Era il sangue dei demoni uccisi?

Era il suo sangue?

Poi come un flash, lo colpì la certezza.

Il sangue di Charles.

Aveva provato a portarlo via dal campo di battaglia, trascinandolo nonostante la spalla lussata.

Si lamentava Charlie boy…

I grandi occhi sbarrati, la bocca semi aperta, gocce di sudore ad imperlargli la pelle d’ebano.

E il rantolo continuo e roco che fuoriusciva dal suo corpo come una preghiera.

Stava chiedendo perdono dei suoi peccati?

Spike sapeva che era in fin di vita, lo aveva sentito nell’aria.

Ma lo portava via comunque da li, combattendo con una mano e con l’altra sorreggendolo.

Sembrava che non avessero mai fine quei maledetti mostri…

Continuavano a fuoriuscire, vomitati da chissà dove.

Vomitati dall’inferno…

Spike rise amaramente…

Alla sua destra stava il corpo senza vita dell’avvocato Gunn.

Spirato senza dire una parola…

Il volto contratto in un’amara smorfia di stupore per essersi lasciato sfuggire via l’ultimo alito di vita.

Si…sei andato Charlie boy…

Cos’erano, lacrime?

La nebbia che lo avvolgeva erano forse lacrime?

Spike si asciugò il viso col dorso della mano.

Non era quello il tempo per stare a piangere i caduti.

Sarebbe venuto il momento per piangere Gunn…e Wes…e Fred…sempre se fosse rimasto vivo tanto a lungo…

Con uno sforzo immane, riuscì a tirarsi in piedi.

Appoggiandosi al muro, riuscì a guadagnare l’uscita del vicolo.

L’Apocalisse non era ancora finita.

Squadroni di demoni continuavano la loro avanzata, camminando sui cadaveri dei loro compagni caduti.

E in mezzo a quelle bestie immonde stava Illyria, bellissima e terribile come una delle Erinni.

Che li fronteggiava e li uccideva senza espressione.

Una perfetta macchina da guerra che straziava e spezzava schiene.

Senza batter ciglio in quel suo sguardo ghiacciato come la morte.

Forse una speranza ancora c’era.

E lui dov’era?

Spike alzò gli occhi verso l’alto.

Il drago volava ancora tetramente in cielo, concentrando la sua attenzione sul tetto dell’Hyperion.

Scorse Angel ergersi maestoso, la lunga giacca di pelle che svolazzava ad ogni battito d’ali del nemico.

I suoi profondi occhi neri brillare d’eccitazione…era come se lo stesse guardando in faccia.

Forse una speranza c’era davvero.

Spike si sentì animato da una nuova forza.

Lui era un eroe.

Loro erano eroi.

E se era necessario, se ne sarebbe andato così…combattendo.

Non ci sarebbe stato il suo volto incantevole a dirgli ti amo questa volta…

Né amuleti, né raggi di luce pronti a incenerire i cattivi.

Stavolta avrebbe ballato.

Si accese una sigaretta e ne tirò una lunga boccata.

L’ultimo desiderio del condannato a morte, pensò sarcastico.

No…l’ultimo desiderio è un altro…ma non c’è tempo…

Ironia del destino, era tornato per correre incontro alla fine…a braccia aperte.

Buttò a terra il mozzicone e lo schiacciò sotto l’anfibio consumato.

Era ora di andare.

Era inutile e da codardi starsene nascosti a fumare mentre gli altri fanno il lavoro sporco.

Cercò di farsi coraggio…durante l’ultima Apocalisse che aveva affrontato era morto…peggio di così non sarebbe potuta andare…

Indossò il volto della caccia, passando la lingua sui canini affilati.

E poi si lanciò nella battaglia.

 

 

Si trovò Illyria accanto ad un certo punto.

Era preoccupato per Angel.

Forse aveva bisogno di aiuto.

- Hey Blu…pensi di riuscire a cavartela qua sotto da sola?- chiese spezzando il collo ad un demone.

La donna gli lanciò uno sguardo che non lasciava tradire emozioni.

- Io me la cavo sempre…- rispose alzando una mano davanti a lei e creando un onda d’energia che spazzò via tre nemici.

- Allora coprimi…non permettere a nessuno di entrare nell’Hyperion…- ordinò il biondo correndo via.

Illyria lo osservò allontanarsi.

Non sapeva se l’avrebbe rivisto, o se avrebbe rivisto Angel.

Non le importava.

Combatteva solo perché sapeva che non ci sarebbe stato spazio nemmeno per un demone primordiale come lei in un mondo dominato da Wolf, Ram e Hart.

Ma forse non era nemmeno per quello…

La morte di Wes l’aveva scossa.

L’aveva scossa anche mettere per lui i panni dell’umana che la ospitava.

Il piccolo, fragile corpo di Fred Burkle.

A volte si chiedeva cosa sarebbe successo se ad aprire il suo sarcofago fosse stato Angel…o Spike…

Avrebbe potuto dominare il mondo…cancellare la razza umana dalla faccia della terra.

Adesso invece si batteva anche per la sopravvivenza di quelle insulse formiche.

Eppure aveva sentito una strana sensazione quando Wes aveva smesso di respirare.

Non avrebbe saputo definirla.

Come un grande calore al centro del suo petto.

Forse era stata colpa di quell’inutile liquido trasparente che le era caduto dagli occhi.

Lacrime.

Era la prima volta che le succedeva.

Per un momento aveva sentito fluire in lei la coscienza e i sentimenti di Fred.

Com’era stato possibile?

Era quello ciò che gli esseri umani chiamavano dolore?

Come potevano continuare a vivere con quella sensazione di malessere, dopo?

Ma era stato un attimo…e lei era tornata ad essere Illyria.

L’insinuante vocetta di Cyvus Vail stava prendendosi gioco di lei.

Ancora sopraffatta dalle emozioni provate, si era fatta incontro al vecchio stregone.

- Avanti ragazzina…colpiscimi più forte che puoi…ti lascerò fare…- le aveva detto con un sorriso falso fino alla nausea.

Si era accorta di essere ancora Fred Burkle.

Lo aveva fissato e aveva ben impresso il suo ghigno in volto.

Poi gli aveva trapassato la testa con un pugno senza dire parola.

Era tornata accanto a Wes. Lo aveva guardato a lungo.

L’unica creatura che gli aveva mostrato un po’ di benevolenza…Illyria non capiva perché…lei aveva ucciso la donna che amava, eppure lui non l’aveva abbandonata…

E alla fine se n’era andata.

Adesso si ritrovava a guardare le spalle a Spike e a combattere come una furia.

L’unica cosa che avrebbe potuto darle sollievo sarebbe stato tornare nel suo sarcofago, nel Well.

Desiderava non essere mai stata riportata in vita, ma ormai era troppo tardi…non sapeva nemmeno se, dopo la morte di Drogyn, il Well esistesse ancora…

Uccise un altro paio di demoni.

Adesso si erano tutti fermati e non osavano avvicinarsi a lei.

La studiavano mentre lei si era posta a difesa della porta.

Il suo sguardo volò verso l’alto.

Si chiese se i due vampiri fossero ancora vivi.

 

 

Spike aprì la porta del tetto con fare circospetto.

Quella notte sembrava ancora più scura adesso.

Il drago si era posato e sbuffava nuvole di fumo grigio dalle narici.

I suoi occhi ferini erano fissi su Angel, che lo fronteggiava senza timore.

Nonostante i loro dissapori, adesso il biondo si ritrovava ad aver paura per le sorti del suo Sire.

Aveva desiderato per anni, se non secoli, che Angel sparisse dalla faccia del pianeta, ma ora che se ne presentava l’opportunità, non ne era poi così allettato.

Cosa avrebbe fatto senza di lui?

La sua esistenza, volente o nolente, ruotava intorno al vampiro moro.

Era sempre stato così.

Alla fine, nonostante le loro strade si fossero divise, non aveva fatto altro che rincorrersi…prima a Sunnydale…poi a Los Angeles…

L’essere avversari in amore era stato ciò che aveva alimentato l’odio tra di loro…e Angel era sempre stato il prediletto dalle loro donne…per Drusilla ciò che contava era poter intrecciare le sue lunghe gambe bianche con entrambi durante il riposo…ma i suoi occhi violetti brillavano di una luce particolare quando incontravano quelli di Angel…

Dio, come ne era stato geloso!

Ed era completamente inutile nominare la sua dea bionda…per lei l’unico, vero, grande amore era stato Angel…soprattutto perché impossibile…e Spike si era dovuto accontentare delle briciole…se fosse stato possibile riavere quei brevi momenti con lei…

Ma Buffy, lo avevano visto entrambi, si era rifatta una vita…cosa che loro avevano evitato come la peste, continuando a vivere nel ricordo del suo viso.

Erano stati sconfitti entrambi da un essere che per quanto ricordava il biondo c’era sempre stato…e sempre col vizietto di lasciarsi andare un po’ troppo con donne che non gli appartenevano.

Rammentava ancora quando era andato a far visita a Darla e a Dru…si proibì di immaginare l’effetto che l’Immortale aveva su Buffy…

Si chiese se la Cacciatrice sapesse di tutto il caos che si stava abbattendo su LA…probabilmente no…altrimenti, ne era certo, sarebbe corsa ad aiutare Angel…

O forse semplicemente se né fregava…non era più la Prescelta…

- Angel!- chiamò bisbigliando.

Il drago sembrò non sentire.

Il moro rispose senza distogliere lo sguardo dalla creatura.

- Vattene Spike! Lui era per me, ricordi?

Il biondo sbuffò.

Detestava quando cercava di mettersi al centro dell’attenzione.

- Andiamo! Se pensi che ti lascerò fare l’eroe tragico che si sacrifica per la salvezza del mondo, ti sbagli! Vuoi togliermi il primato anche per quello??- esclamò.

Stavolta il drago si accorse della sua presenza e si voltò ad osservare il nuovo arrivato.

I suoi occhi si chiusero a fessura mentre scrutava Spike.

- Ti avevo detto di sparire!- disse Angel stizzito.

Doveva immaginarlo che sarebbe successo…che quel testardo lo avrebbe raggiunto…

Ma non potevano permetterselo…lui lo sapeva bene…

- Forse gli piaccio…magari è un drago femmina…- commentò Spike rimanendo immobile.

La creatura trasse un lungo respiro.

Angel gridò con tutte le sue forze.

- Via da li!

Il biondo si lanciò sulla sinistra, mentre una lingua di fuoco frustò l’asfalto nell’esatto punto in cui era pochi istanti prima.

Spike trovò riparo dietro un comignolo, mentre Angel attaccava il drago per far guadagnare a Spike una via di fuga.

- Adesso, idiota! Scappa!- urlò ancora il vampiro.

Ma il biondo non si mosse e attaccò a sua volta il mostro, attaccandosi al suo collo e cercando di soffocarlo.

Entrambi i vampiri furono sbattuti a terra con violenza, poi il drago spiegò le sue ali e riprese a disegnare grandi cerchi in cielo.

Come un avvoltoio che aspetta.

Non aveva nessuna fretta.

Angel si rialzò con fatica.

- Tutto bene?- chiese porgendo la mano a Spike.

Il biondo la rifiutò.

- Non ho bisogno del tuo aiuto! Ce la faccio…- borbottò tirandosi a sedere e appoggiando la schiena contro il muro.

- Perché sei qui? Dovresti essere là sotto, con Gunn e Illyria…- cominciò Angel.

- Gunn è morto…- disse secco Spike accendendosi una sigaretta.

Il moro serrò la mascella, deglutendo.

Spike lo fissò, con gli occhi azzurri velati di malinconia.

- Ho cercato di portarlo via…ma era tardi…

Angel abbassò lo sguardo.

Un altro di loro che se ne era andato.

- Illyria?- chiese ancora.

Spike sorrise.

- L’ho lasciata di sotto a macellare demoni…se nessuno di quei cosi arriva quassù significa che Blu sta bene…

Entrambi osservarono il cielo.

Il drago era ancora là, pronto a scagliarsi su di loro da un momento all’altro.

- Pensi che ce la caveremo stavolta?- chiese Spike.

Dei due, era lui quello che aveva sempre le risposte.

- No…non credo…- disse tranquillamente.

- Bene! Era questo che volevo sentirti dire!- esclamò il biondo con finto entusiasmo.

Angel gli sorrise.

- Mi fa piacere che la butti sul ridere…

Il biondo alzò le spalle.

- Che importa ormai? Il mondo sta per finire e tutti i nostri amici sono morti…ah…Buffy è innamorata dell’Immortale…c’è qualcosa di peggio?

- Stiamo per lasciarci le penne…- aggiunse Angel pensieroso.

Entrambi ridacchiarono.

- Ormai non ha più importanza…ma…ami ancora Buffy?- chiese poi Spike osservando i resti del suo smalto nero sull’unghia dell’indice.

Cercò di toglierlo, ma non venne via.

Un po’ come il suo amore per la Cacciatrice…

- Non ci sarà nessun’altra come lei per me…ma…no…non l’amo più…- ammise Angel.

Il biondo accettò la risposta.

Sapeva che Angel non stava mentendo.

- A te non lo chiederò neanche…- disse poi il moro.

Spike sorrise.

Era come se fosse un libro aperto per Angel.

Poi si alzò in piedi.

- Cerca di rimanere vivo, ok? Voglio avere io il privilegio di farti fuori…- disse Spike porgendo la mano a Angel.

Il vampiro moro annuì e la strinse.

- Oh…andiamo!- esclamò poi abbracciando Spike.

Il biondo rimase sorpreso in un primo momento, ma poi ricambiò la stretta.

Angel era tutta la sua famiglia.

- Andiamo a fare gli eroi allora…- disse poi con una pacca sulle spalle al suo Sire.

- Certo…- rispose Angel consegnando una delle due spade che aveva con se al suo Childe.

Il drago li vide immediatamente quando uscirono allo scoperto e si preparò a scendere in picchiata contro quelle due nullità che osavano sfidare la sua potenza.

- Cerca di colpirlo alla testa…- suggerì Angel alzando la spada.

Spike non ebbe il tempo di rispondere perché il drago era planato tra di loro, separandoli e facendoli volare ai due lati dell’edificio, per poi librarsi di nuovo minaccioso nel cielo.

Dall’alto controllava la situazione.

Adesso che non erano più insieme li avrebbe distrutti uno ad uno…a cominciare dal vampiro dai capelli psichedelici…

Angel notò l’interesse della creatura per Spike.

Non potevano permettersi di perderlo…

In una frazione di secondo, cominciò ad urlare e a dimenarsi.

- Ehy, mostro! Sono qui!- urlò agitando le braccia.

Ciò che accadde dopo avvenne molto velocemente.

Spike la visse come una di quelle scene al rallentatore che non hanno mai fine.

Vide il drago voltare il muso verso Angel e scagliarsi contro di lui.

Vide il grande corno al centro della fronte della bestia abbassarsi verso il petto del vampiro.

Vide il terrore dipingersi sul suo bel volto.

Vide i suoi occhi neri cercare i suoi in una muta richiesta d’aiuto.

Vide un sorriso apparire sulle sue labbra.

Vide un addio trasformarsi in polvere.

Vide polvere volare via sostenuta dal vento.

Il suo grido di dolore squarciò la notte.

Si lanciò contro il drago con violenza, tagliando il suo collo con un unico colpo secco.

Così, madido e grondante di sangue, si accasciò a terra tenendo il volto fra le mani.

Raccolse l’anello che era stato di Angel.

Il dolore gli annebbiava i sensi e la vista.

Non percepì i demoni che lo accerchiavano.

Sentì solo due braccia afferrarlo e portarlo via.

Illyria camminava rapida sorreggendo Spike.

Il vampiro era incosciente, ma la donna non sembrava far caso al peso del corpo abbandonato su di lei.

Mentre controllava l’entrata dell’Hyperion aveva sentito un urlo terrificante provenire dal tetto.

Allora aveva sbarrato la porta ed era corsa più velocemente possibile attraverso le rampe di scale.

Dietro di lei i demoni, che non avevano trovato difficoltà nello sfondare la barricata.

Sapeva che era successo qualcosa di grave…per la loro battaglia non poteva permettersi di perdere sia Angel che Spike…

I Senior Partners l’avrebbero spazzata via come l’ultima delle nullità.

Lei, destinata a dominare ogni essere vivente, adesso si ritrovava a correre per salvare la vita a due vampiri…

Davvero ironica l’esistenza.

Spalancò con forza la porta.

Vide Spike accanto al corpo senza testa del drago che fino a qualche momento prima volava nel cielo nero…

Ma non vide Angel…da nessuna parte…

Era morto anche lui?

La sua attenzione fu catturata da alcuni movimenti alle spalle di Spike.

Evidentemente l’esercito di demoni aveva trovato il modo di arrivare lassù anche senza scale, arrampicandosi lungo i muri esterni dell’Hyperion.

E quelli dietro di lei stavano arrivando.

Doveva sbrigarsi.

Corse verso Spike e lo sollevò di peso.

Era davvero il momento giusto per svenire…

In pochi istanti, realizzò di essere accerchiata. Non poteva lasciare il biondo indifeso mentre lei combatteva…avrebbe significato il suicidio per entrambi…

Si guardò alle spalle…prese una breve rincorsa e saltò sul tetto del palazzo a fianco.

Si voltò e osservò i demoni provare a seguire il suo esempio.

Quando qualcuno di loro si schiantò sull’asfalto sottostante, gli altri decisero di scendere nuovamente le scale.

Brutti sì, ma mica tanto stupidi…

Illyria decise di depistarli saltando di tetto in tetto…era l’unico modo per riuscire a seminarli e guadagnare un po’ di tempo.

Il piano aveva funzionato, e adesso si trovavano abbastanza lontani dal campo di battaglia…ma dovevano trovare un posto sicuro…

A questo punto Illyria si ritrovò senza idee.

Tutti quelli che potevano dargli una mano erano morti nei modi peggiori.

A chi chiedere aiuto?

Posò Spike ancora esanime a terra.

La donna lo osservò. Guardare un vampiro svenuto o addormentato era davvero impressionante.

Sembrava davvero morto. Cioè, tecnicamente lo era, ma non a tutti gli effetti.

Nella sua vita millenaria non si era mai trovata di fronte a questi strani esseri.

Sapeva della loro esistenza, ma non aveva mai avuto l’occasione di vederne uno da vicino.

In un certo senso ne era affascinata.

In più aveva trovato anche dei vampiri atipici, i vampiri con l’anima.

Si chiese cosa comportasse avere un’anima.

Cosa avrebbe significato per Illyria avere un’anima?

Forse provare dolore.

Finora aveva letto soltanto dolore negli occhi di Angel e di Spike, così come in quelli di Wes e di tutte le persone che aveva conosciuto fino ad ora.

E poi c’era una luce nei loro occhi che ancora non era riuscita a decifrare…uno strano sguardo, caldo, ricco di qualcosa che non aveva compreso.

Guardò ancora il volto di Spike, così pallido eppure bellissimo.

Aveva visto quella luce particolare soprattutto negli occhi azzurri del vampiro, quando era distratto e pensava di essere da solo.

Le era spesso capitato di trovarlo seduto al davanzale di una finestra di notte, intento a scrutare la luna, assorto in chissà quali pensieri ed ogni volta con quella strana espressione.

Le sue riflessioni furono interrotte da un’esplosione.

Non ci volle molto a capire che l’Hyperion non esisteva più.

Doveva muoversi, e anche alla svelta.

E Spike era ancora svenuto.

Lo caricò nuovamente in spalla.

Serviva un aiuto.

Illyria si sforzò di pensare. Chi poteva essere così matto da mettersi contro la Wolfram&Hart?

Negli occhi color del ghiaccio del demone apparve una strana sfumatura.

 

 

Un enorme fuoco crepitava al centro di una stanza completamente immersa nel buio.

Intorno alle fiamme stavano degli individui incappucciati, ognuno di loro con una candela color porpora in mano, anch’essa accesa.

Le luci disegnavano delle inquietanti ombre danzanti alle pareti, accompagnate da una spettrale litania appena sussurrata.

Un bisbiglio incessante, arcano, in una lingua quasi dimenticata.

Fino a quando una voce non interruppe il mistico canto, catturando l’attenzione dei presenti.

Un demone con armatura aveva parlato.

Tutti capirono all’istante che tornava dall’Hyperion.

Un silenzio pesante e carico d’attesa riempì la grande sala.

- Il membro traditore del Circolo del Rovo Nero è stato sconfitto. Angel è morto.

Un grande applauso liberatorio si levò dalle mani di ogni partecipante alla riunione.

Il Flagello era stato eliminato.

Il gruppo smise improvvisamente di festeggiare, aprendosi a metà.

Quasi con timore.

Camminando lentamente nello spazio lasciato dagli adepti, avanzava una figura esile.

Il suo portamento era elegante e aggraziato.

Arrivata al centro del cerchio, la misteriosa creatura tolse il cappuccio, rivelando alla luce fioca delle candele due fieri occhi color dell’oro.

Il mantello cadde ai suoi piedi, liberando le fattezze di donna che celava.

- Dov’è Lyonos?

La sua voce era ferma e decisa, ma sfacciatamente dolce.

Il demone che aveva portato l’annuncio esitò.

Lei lo carezzò con la piccola mano bianca.

- Rispondi…dov’è mio fratello?

Sorrise, ma l’unica sensazione che incuteva la vista del suo viso era terrore.

Il terrore più nero.

- Mia signora…Lyonos…

Il demone le porse una sacca.

Lei aprì, guardo dentro e chiuse gli occhi per un attimo.

Il mostro fece un passo indietro.

Gli occhi dorati e fiammeggianti della donna erano puntati su di lui, colmi d’ira e dolore.

Le bastò un cenno della mano per squarciarlo a metà.

Tutti i presenti rimasero immobili, tranne uno, che avanzò sicuro verso la temibile creatura.

Le prese la mano e la condusse via.

- Suvvia Nerea…evitiamo scene così…come dire…coreografiche…il Circolo non ha bisogno di tutto questo…

Nerea si sottrasse alla sua presa.

- Non osare dirmi ciò che devo fare…potrei cancellarti dalla faccia del pianeta con un solo gesto, Adrien…- lo ammonì poi.

L’uomo alzò le braccia in segno di resa.

- Non devi essere arrabbiata con me, Nerea…tuo fratello ha sottovalutato i due vampiri con l’anima…e uccidendo Angel sappiamo bene entrambi che ha commesso un grave errore…non era lui il suo obbiettivo…

Nerea alzò lo sguardo verso Adrien, furibonda.

- Lyonos è morto…e l’ha ucciso uno stupido mezzo demone…lui era una creatura infernale…lui era un dio! Pagherà caro il suo affronto…

Adrien controllò il contenuto del sacco.

- Non ricordavo questo enorme corno al centro della fronte del tuo adorato fratello…prendere le sembianze di un drago…banale…

L’uomo chiuse la bocca.

Aveva capito che era giunto il momento di stare zitto.

Nerea era molto suscettibile…molto arrabbiata…e non lo stava guardando con occhi amichevoli…

Lui non aveva nessuna intenzione di finire come il demone di qualche minuto prima.

- E comunque…per adesso non potrai fare niente…- continuò Adrien pulendosi la mano con un fazzolettino di seta cercando di raggiungere la dea, che aveva ripreso a camminare.

Lei non rispose.

- Questa è una dimensione intermedia tra l’Inferno e la superficie terrestre…non hai alcun potere fuori da qui…finché non sarai ascesa, dovrai riversare la tua rabbia altrove…quando riusciremo a portare a termine il nostro piano, stai certa che avrai la tua vendetta…

Nerea sedette sul suo trono, lisciandosi i lunghi capelli setosi, neri e lucenti.

Adrien aveva ragione, e nonostante il suo modo di fare da damerino, era piuttosto intelligente per essere uno stupido demone.

Creature inferiori…

- Abbiamo da fare adesso…dobbiamo ancora scegliere altri tre membri per il nuovo Circolo del Rovo Nero…noi due da soli non bastiamo…e Lyonos…beh…è in quel sacco…

Nerea guardò ancora quello che era stato suo fratello.

Decise di seguire il consiglio di Adrian per il momento.

- Chi hai selezionato?- chiese giocando con una piccola sfera di luce.

Adrien rabbrividì.

Nonostante lui fosse uno dei demoni più antichi e potenti del mondo, si sentiva quasi una nullità in confronto a lei.

Riusciva a percepire l’odore inebriante della sua potenza nell’aria.

- La Wolfram&Hart li farà arrivare qui quanto prima…per ora limitiamoci a trovare il vampiro e Illyria…

Nerea alzò lo sguardo ferino verso l’uomo, con la pupilla ridotta a poco più di una falce.

- Illyria?

Adrien annuì con un sorriso.

- Proprio lei…è tornata…e questo potrebbe giocare a nostro favore…

La donna rise con gusto.

- La cosa si fa interessante!

- Ho già provveduto a mandare alcuni…”messaggeri”agli amici del vampiro…o almeno quelli ancora vivi…- disse Adrien soddisfatto.

Nerea gli fece cenno di avvicinarsi e lui, seppur con un po’ di timore, obbedì.

- Bravo piccolo…sono davvero orgogliosa di te…

Le sue labbra perlacee sfioravano la gota dell’uomo.

- Peccato che tu sia un semplice demone…

La sua lingua vellutata gli carezzo la pelle.

- Saresti stato un compagno perfetto per me…

Adrien, ipnotizzato, seguiva ammaliato la sua voce piacevole.

Poi Nerea lo allontanò bruscamente.

- Vai ora…hai un compito importante da portare a termine…vai a strisciare come le altre nullità per guadagnarti il tuo posto al sole!- esclamò ridendo.

L’uomo mandò giù l’amaro boccone.

Il suo smisurato ego era stato sbeffeggiato e deriso.

S’inchinò leggermente e attraversò il portale dimensionale apertosi alle sue spalle.

Finalmente era a casa.

Si accorse di tremare dalla rabbia.

Si riavviò i capelli castani sulle spalle e si riaggiustò lo smoking.

Prese un calice e si versò del vino rosso.

Si avvicinò al suo vecchio giradischi e mentre partiva un’aria della Traviata, si lasciò cadere su una poltrona.

I suoi occhi penetranti brillarono osservando i riflessi della sua bevanda…deliziose sfumature rosso sangue…

Nerea avrebbe saputo molto presto con chi aveva a che fare…e se ne sarebbe pentita amaramente…

Una voce dolce e melodiosa chiamò il suo nome.

- Sì…sono a casa, amore…- rispose Adrien dimenticando come per incanto tutta la sua frustrazione.

Solo lei aveva quello straordinario potere su di lui.

2. IN THE DARK

 

 

Stavolta ci sarebbe riuscito.

Avrebbe ammazzato il drago in tempo.

Prima che quell’essere lo avesse trafitto…

Spike corse con tutte le sue forze, brandendo la spada.

La creatura si ritrovò senza testa, prima che potesse raggiungere Angel.

Il biondo si lanciò verso il suo Sire, aiutandolo a tirarsi su da terra.

Il vampiro era debole, con gli occhi socchiusi.

Lo sollevò leggermente, sostenendolo con il braccio dietro la testa.

Con enorme fatica, Angel parlò.

- Sei un testone…avresti potuto farti male…

Spike sorrise, con gli occhi brillanti per la commozione.

- Non farlo mai più…sai bene che devo farti fuori io…

Angel rispose al suo sorriso.

Poi i suoi occhi si spalancarono, neri come la morte e divenne polvere tra le sue dita.

Il biondo osservò il paletto che stringeva in mano.

- Povero, Spikey…

Avrebbe riconosciuto il suo richiamo in mezzo ad un milione di persone.

Così carezzevole e incantatrice.

Un’illusione di serenità…proprio come la notte in cui gli fece conoscere il suo lato oscuro…

La notte in cui William morì e Spike vide la luce…o meglio…le tenebre…

Il vampiro si voltò lentamente.

Gli occhi violetti di Dru luccicavano.

- Perché hai fatto questo alla tua regina nera? Hai ucciso il mio papino…perché?

Spike la guardava senza espressione.

Lei si limitava ad ondeggiare leggermente da destra a sinistra…come un cobra che strega la sua preda prima di dilaniarla.

- Il mio cucciolo non ha più i dentini…ha solo quel rifulgente guinzaglio che brucia dentro di lui…

Si portò un dito tra le labbra rosse e poi sorrise leggermente.

- Tu non sei ciò che vuoi far credere…il male vive in te…con o senza anima…

Poi aprì le braccia.

Spike mosse qualche passo verso di lei, ma poi si fermò.

- Ho smesso da un pezzo di credere ai tuoi vaneggiamenti, Dru…- sibilò voltandosi e facendo per andarsene.

La sua voce lo paralizzò.

- Non credi neanche a me?

Il suo sguardo era dolce, e il suo viso angelico illuminato da una luce chiara, incorniciato dai capelli biondissimi.

Spike si sentì mancare le forze…e si lasciò cullare dal suo abbraccio confortante.

Buffy gli accarezzava i capelli, e il vampiro sentì di potersi lasciar andare.

- L’ho ucciso…l’ho ucciso io…- disse con un sussurro.

Lei sorrise.

- Non ne avevo dubbi…

Spike si scansò bruscamente.

- Chi diavolo sei tu?- chiese sospettoso.

Quello che mancava era un altro maledetto nemico che giocava con la sua mente.

Ma stavolta non sarebbe riuscito a farlo impazzire.

Buffy lo guardava con occhi tristi.

- Io appartengo alle tenebre…come te…me lo dicesti tu…mentre mi donavo completamente a te…ricordi?

Il vampiro chiuse gli occhi.

Lo ricordava…benissimo…

L’aveva presa lì, nell’oscurità del Bronze, davanti agli occhi di tutti.

Davanti ai suoi amici.

- Non chiudere gli occhi…- disse Buffy tendendogli la mano.

Lui allungò la sua.

- Quello non è il tuo mondo…- sussurrò la bionda sfiorandogli le dita.

 

 

Spike scattò a sedere sul letto con un grido soffocato.

Si guardò intorno, angosciato.

Era in uno scantinato, steso su una brandina.

Tanto finiva sempre in un posto umido e sottoterra…

Si tocco la spalla lussata.

Adesso non faceva più tanto male…qualcuno gli aveva medicato tutte le ferite, che ora erano bendate.

Si passò una mano sulla fronte madida di sudore.

Uno stupido e orribile sogno.

Ma che gli aveva fatto rivivere ciò che era realmente accaduto.

Angel era morto.

E per di più per salvargli la vita.

Perché?

Perché era stato così idiota?

Sentiva opprimente su di lui il peso del senso di colpa, mentre le lacrime gli bruciavano negli occhi.

Frugò nella tasca del suo spolverino, che giaceva poggiato su una sedia accanto a lui.

Strinse forte nel palmo l’anello di Angel, prima di metterlo al dito.

E adesso? Cosa avrebbe fatto?

Era il suo Sire che sapeva cosa fare…prima di lui Buffy…

Spike non era mai stato lo stratega della situazione…e quando lo aveva fatto, i risultati erano sempre stati pessimi…

Prima Buffy, ora Angel…

Alla fine, si ritrovava sempre da solo…

Tutte le persone più importanti della sua vita se ne erano andate, chi per un verso e chi per l’altro.

Il vampiro sentì scattare la maniglia della porta, e velocemente si asciugò gli occhi umidi col dorso della mano.

Una flebile vocina dentro di lui gli disse che forse poteva essere Angel…maledetta e ingannevole speranza…

- Ti sei ripreso, finalmente.

Illyria.

Almeno lei ce l’aveva fatta.

Una semplice constatazione.

Nessuna domanda su come stesse.

Era come essere stati abbandonati da soli su un iceberg…

Spike la salutò con un grugnito di dolore mal trattenuto.

Le ferite dolevano ancora…e non solo quelle…

Non aveva voglia di parlare…sperò che Illyria non gli facesse domande.

Il demone lo accontentò.

Non che Spike dubitasse del contrario.

- Sono riuscita a trovare un posto sicuro…almeno per ora…- disse la donna ergendosi di fronte a lui.

Il biondo si massaggiò le tempie.

- Dove siamo?

Uno strano e fastidioso accostamento di colori vivaci apparve alle spalle di Illyria.

Il vampiro sentì il suo stomaco attorcigliarsi su se stesso.

- Nella mia nuova dimora, zuccherino…- disse Lorne, sedendosi sulla branda.

Spike lo guardò con sospetto.

Il pyleano li aveva abbandonati prima della battaglia…perché avrebbe dovuto aiutarli adesso?

- Leggo il disappunto nei tuoi occhi, vampy-boy…ma non nego un aiuto ai miei amici…anche se hanno preso parte ad una guerra che secondo me era un suicidio…e la matematica mi da ragione, visto che siamo ridotti a metà…

Illyria sembrava non seguire la discussione.

Si limitava a fissare Spike e Lorne, senza intervenire.

Non le interessava dare la sua opinione.

- Vado a dare un’occhiata di sopra…potrebbero trovarci…- disse con voce atona uscendo dalla stanza.

I due rimasero qualche secondo in silenzio, per studiarsi.

Poi il demone verde parlò.

- Illyria mi ha detto che Angel è morto…mi dispiace molto…

Spike ridacchiò.

- Certo…ma a chi vuoi darla a bere? I miei occhi hanno potuto vedere che tu non c’eri quando abbiamo affrontato l’esercito dei Senior Partners…

Lo sguardo di Lorne s’incupì.

- Non osare darmi del codardo…sai bene che non lo sono…

Spike rise ancora, prendendo chiaramente in giro il pyleano.

- E allora perché te ne sei andato? Non volevi macchiare il tuo nuovo completo Armani?

Lorne si alzò.

Fece qualche passo e poi si fermò.

- Ho sempre combattuto fianco a fianco con Angel…trovavo fantastico il motivo delle sue battaglie…”Help the helpless”…ma il tuo amico non lo ha rispettato fino in fondo…e questo mi ha reso un assassino…del tutto consapevole di esserlo…ma ciò non mi ha impedito di uccidere un uomo che aveva davvero bisogno d’aiuto…perché era quello il compito che mi aveva affidato Angel quando diede a tutti voi un membro del Circolo da uccidere…

Spike scosse la testa, incredulo.

- Ma che stai dicendo??

Non riusciva ad accostare le parole Angel e assassino…quell’aggettivo era riservato esclusivamente ad Angelus nel suo vocabolario.

- Non ti sei chiesto che fine avesse fatto Lindsey?- chiese Lorne con una semplicità disarmante.

Il texano…

Lo aveva completamente rimosso.

- L’ho ucciso io…gli ho sparato dopo aver ucciso con lui tutti i demoni Sahrvin…

- Sappiamo entrambi che Lindsey era un uomo spregevole, pronto a vendersi al miglior offerente…- sibilò Spike.

Nessuno poteva infangare la memoria di Angel.

Lorne sospirò.

Il vampiro non poté fare a meno di percepire un flebile singhiozzo.

- L’ho fatto perché mi fidavo ciecamente di Angel…ma qualcosa dentro di me mi dice che se lo avessi fatto cantare…io avrei saputo che era sbagliato…Lindsey era un innocente…

Poi si voltò verso il biondo.

- Vedo ogni notte i suoi occhi, Spike…e dentro ci vedo solo una richiesta d’aiuto…non immagini quanto vorrei sbagliarmi…

Spike non ribatté, quasi persuaso dallo sguardo disperato di Lorne.

Sentirsi in colpa era terribile.

Spike fissava serio l’anello che portava al dito.

Perché Angel avrebbe dovuto volere morto un uomo che stava cercando di ravvedersi?

Lui stesso si era pentito dei suoi crimini ed era diventato migliore…aveva visto del buono persino in quella pazza di Faith…e in Darla…e in lui…

Perché non dare una possibilità a Lindsey?

Era confuso.

Doveva esserci una spiegazione al suo comportamento.

- Vi aiuterò…tutti a Los Angel sono a conoscenza del mio tradimento…e nessuno vi cercherà qui…- disse infine il pyleano tornando verso il vampiro.

Il biondo si alzò, infilando nuovamente lo spolverino.

- Staremo qui solo il tempo per raccogliere le idee e organizzarci…

- Come hai convinto Illyria a stare dalla tua parte?- chiese Lorne seguendolo.

Spike si voltò, con gli occhi azzurri fissi sul demone.

- Che altro le rimane?

Si zittì e poi mormorò ancora.

- Che altro ci rimane?

 

 

Illyria era seduta sulle scale che portavano alla porta d’ingresso della nuova casa di Lorne.

Chi l’avesse vista, l’avrebbe scambiata per una qualsiasi ragazza spaventata.

Infatti, senza rendersene conto, aveva preso le fattezze di Fred.

Non capiva cosa stava succedendo dentro di lei, cosa fossero tutto quel fiume di sensazioni sconosciute.

Forse vivendo per un po’ i ricordi della ragazza che aveva spodestato dal suo corpo avrebbe potuto comprendere.

Chiuse gli occhi, cominciando a percorrere un’impervia strada dentro di sé.

Angel e i suoi amici non avevano mai capito che in realtà la piccola Fred non era morta…almeno, non del tutto.

La coscienza, i sentimenti e le sensazioni dell’esile ragazza del sud erano ben celati dentro il demone millenario.

Ed ultimamente stavano riemergendo un po’ troppo in fretta, senza che Illyria lo volesse.

Come quando Wes era morto.

Se lui non le avesse chiesto di fingere, Fred sarebbe in ogni caso riaffiorata, facendo comportare e “sentire” il demone proprio come un essere umano.

Nel momento esatto in cui Wes aveva smesso di vivere, Illyria aveva sentito un dolore profondo dentro di lei…un dolore fisico e mentale…ancora adesso non era riuscita a capire chi fosse delle due che stava soffrendo, se lei o Fred…o tutte e due.

- Che stai facendo con le sembianze di Fred?

Spike era apparso dietro di lei.

La sua voce era dura.

Illyria si alzò e si voltò verso il vampiro.

Quando lui la vide in viso, la sua espressione si addolcì.

Allungò una mano per toccarle delicatamente una gota.

- E’ un bene che tu non ci sia più…che tu non abbia visto tutto questo…

Ancora una volta il demone non riusciva a controllare i sentimenti che cominciavano a prendere il controllo su di lei.

La ragazza poggiò la sua mano su quella di Spike, piegando leggermente la testa di lato.

Poi chiuse gli occhi, cercando di non piangere.

Gli sorrise, allontanando la mano dal suo viso e stringendola tra le sue.

Illyria riuscì con un enorme sforzo a riprendere il controllo e le sue fattezze.

I suoi occhi di ghiaccio fissavano uno Spike visibilmente commosso.

- E’ stato piacevole per te?- chiese.

Non capiva il perché di quella reazione.

Il biondo annuì.

- Si…lei ha sempre avuto il potere di far sembrare che tutto andasse bene…bastava guardarla sorridere…

- Posso diventare lei di nuovo se vuoi.

Spike la fissò.

- No, Blu…preferirei di no…non si può vivere per sempre nell’illusione…

Come faceva lui col ricordo della sua dea bionda…che ora apparteneva ad un altro.

Anche Lorne era uscito fuori con loro.

- Ragazzi…credo sarebbe più prudente rientrare…ho sentito dire in giro che vi cercano dei veri e propri eserciti…- disse guardandosi intorno.

Illyria entrò, mentre Spike rimase immobile.

- No. Devo andare…tornerò in un paio d’ore…e se non lo faccio, aiuta Blu a raggiungere Rupert Giles.

Lorne fece per controbattere, ma poi annuì.

Discutere con il biondo non era possibile.

- Dove vai?- chiese infine.

Il vampiro si allontanò a grandi falcate.

- Affari di famiglia…- disse enigmatico sparendo nell’oscurità.

 

 

Nerea sedeva sprofondata tra grandi cuscini di raso rosso.

Stava cominciando a spazientirsi.

Adrien era in ritardo clamoroso.

Lui e i nuovi membri del Circolo.

Si alzò leggiadra e tirò fuori da uno scrigno la testa di suo fratello, sorreggendola per il corno.

I suoi occhi brillarono, e Lyonos riacquistò la sua forma originaria.

La donna si posò il macabro resto in grembo e cominciò ad accarezzare i capelli nerissimi del suo gemello.

La loro forza era nell’essere in due.

Adesso in ogni dimensione infernale si era saputo che i Gemelli erano stati annientati.

Ed era stato un vampiro a riuscire nell’impresa.

Nerea ammise con se stessa che avevano sottovalutato davvero Spike e Angel.

Sarebbe dovuta andare anche lei.

A questo punto sarebbero stati i padroni incontrastati d’ogni mondo.

Invece il maledetto vampiro si era salvato, ed era lui dei due che rappresentava il vero pericolo per la riuscita del suo piano.

Si alzò in piedi e ripose con cura la testa di Lyonos nello scrigno e lo chiuse.

Si pose una mano sul petto e abbassò la testa, mentre una leggera lacrima scivolava sul suo volto.

Lo scrigno prese fuoco, incenerendosi in qualche secondo.

Anche senza di lui, i suoi poteri restavano comunque enormi.

Ma non più illimitati.

Si lasciò cadere tra i cuscini, accarezzandosi una ciocca di capelli corvini, spazientita.

Adrien comparve al centro della stanza.

Nerea non lo degnò di uno sguardo.

- Perdonami…ho avuto qualche problema…

Lei gli lanciò uno sguardo di finta compassione.

- Non m’interessa…sei in ritardo…dove sono i nostri nuovi amici?

Lo sguardo di Adrien divenne torbido.

- Non ci sono nuovi membri…

Adesso Nerea lo seguiva con attenzione.

- E per quale motivo, di grazia? Il Circolo del Rovo Nero ha sempre avuto cinque membri dominanti…e io vedo solo noi due…abbiamo reclutato fantasmi o uomini invisibili?

L’uomo passò sopra al tono derisorio della dea.

Per il momento l’avrebbe lasciata prendersi gioco di lui.

Per ora…

Andò dietro di lei e le poggiò le mani sulle spalle.

- Pensaci…perché dividere con altri il potere? Io e te siamo più che sufficienti…

Nerea si lasciò accarezzare.

Non le dispiaceva il suo tocco.

Ma non doveva nemmeno prendersi troppe libertà.

- Metti le mani in tasca, Adrien…

Lui si ritrasse. Doveva restare calmo.

- Devo ammettere che comunque la tua idea non mi dispiace…- continuò poi con voce dolce.

I Senior Partners avevano solo ordinato di far trionfare il male, ma non avevano precisato in quanti dovevano farlo.

Adrien sorrise.

- Così si parla, mia signora…

Nerea gli andò accanto.

Le loro bocche potevano quasi sfiorarsi.

- Ti apprezzo ogni giorno di più…

Lui non osò avvicinarsi di più, anche se sentiva impellente il bisogno di baciarla.

Forse la colpa era di quei suoi occhi dorati e ammalianti.

Lei ridacchiò.

- Sapevo che non ne avresti avuto il fegato…- esclamò allontanandosi.

Adrien strinse forte i pugni.

Quella puttana se ne sarebbe pentita.

- Come sta la tua ospite?- chiese poi cambiando argomento.

Nerea si era accorta dell’umore non proprio condiscendente di Adrien quel giorno e decise di lasciar perdere.

In fondo rimaneva pur sempre un demone davvero potente.

Adrien si sedette.

- Lei sta benissimo…ha trovato la mia casa molto accogliente…e io la trovo un passatempo davvero piacevole…- disse passandosi la lingua sulle labbra.

La donna sorrise compiaciuta.

- Il vampiro avrà molte sorprese prima di morire atrocemente…

Lui la guardò senza capire.

- Lei è già sulle sue tracce…- rispose Nerea fissandolo.

Spike camminava silenziosamente per le vie di Los Angeles.

Sapeva perfettamente dove andare.

Gli era bastato fiutare l’aria per qualche secondo per avere la certezza della sua presenza.

Lei era nascosta da qualche parte, nell’ombra, aspettando il momento adatto per lasciare la città.

E consapevole del fatto che il suo angelo nero non era più su questa terra.

Non sapeva bene perché la cercava.

Forse lei avrebbe potuto svelargli la strada con una delle sue enigmatiche visioni…

Drusilla aveva sempre ragione…

Si diresse verso la periferia della città, a passo sicuro.

Quando il silenzio e l’oscurità lo sovrastarono seppe di essere arrivato.

- Miss Edith…hai visto chi è tornato dalla sua mammina?- disse una voce delicata e infantile alle sue spalle.

Spike si fermò.

- Senti il mio odore da giorni, eppure vieni a cercarmi solo ora…cattivo Spikey!! Miss Edith è molto arrabbiata con te…- continuò emergendo lentamente dall’ombra.

I capelli le scendevano morbidi sulle spalle, pettinati all’indietro.

Niente più boccoli o pettinature raffinate.

La sua pelle marmorea risaltava con le labbra dipinte di rosso.

Si era nutrita da poco.

Guardando dietro di lei, Spike scorse una sagoma…probabilmente il suo ultimo pasto.

- Sai che dovrei ucciderti per quello?- chiese il biondo fissandola.

Dru sorrise.

Entrambi sapevano che non l’avrebbe mai fatto.

- Cosa vuoi da noi, cucciolo?

Spike guardò l’anello al suo dito.

Lacrime cominciarono a solcare il volto della vampira.

- Se sei venuto a dirci che il nostro angelo non c’è più, puoi tornartene da dove sei venuto…lo so…l’ho sentito…e brucia da morire…come l’Inferno…ma a te deve fare molto più male…tu hai la scintilla…vattene…

Strinse forte la sua bambola al petto.

- Lo so, Dru…ero preoccupato…per te…- ammise il biondo senza guardarla.

Un sorriso appena accennato solcò le labbra di Drusilla.

- Angel è morto…e sei tu tutto ciò che rimane della nostra famiglia…

La vampira si mosse verso di lui.

- Io e Angelus ti abbiamo fatto come sei…io ti ho donato il mio bacio di morte, lui il suo delizioso sangue…e adesso perché non torni da me? Che ti rimane ormai?- disse dolce aprendo le sue braccia.

Spike scrutò nei suoi occhi violetti.

- L’ultima volta che ci siamo visti mi hai detto che per me non c’era più speranzai…- disse avanzando verso di lei.

-…e tu hai cercato di ammazzarmi…- rispose lei accogliendolo tra le sue braccia.

Il biondo appoggiò la testa sul petto di Dru, singhiozzando sommessamente.

- Tu mi appartieni…sei mio…- gli sussurrò sul collo.

Era rassicurante rifugiarsi nel suo abbraccio, come aveva fatto per più di un secolo, e piangere, con la sua mano che gli accarezzava la testa.

Ma anche quei tempi erano finiti.

Sepolti.

Spike alzò il volto verso di lei e la baciò.

Un bacio profondo e disperato.

Un ultimo bacio.

Dru si separò da lui, fissandolo con sguardo addolorato.

- Riesco a sentirlo, amore mio…il suo nome è ancora inciso a fuoco sul tuo cuore e scritto indelebile sulla tua anima…la Cacciatrice…- disse poi accarezzandogli la testa con dolcezza.

Il biondo annuì, prendendo la mano della vampira tra le sue.

- Unisciti a me…- le chiese.

La vampira scosse la testa.

Qualcosa dentro di lei cantava.

- Devi stare attendo alla signora delle tenebre…lei ti aspetta…tu sei l’unico ormai…e lei vuole ucciderti…- disse stringendosi la testa tra le mani.

- Che vuoi dire?- chiese lui sorreggendola.

Drusilla si lasciò andare tra le sue braccia.

- Lei voleva che io ti uccidessi…ma come posso uccidere te, Spike?

Il biondo la strinse.

- Sai…a volte vorrei anche io indietro la mia scintilla…ma non posso…l’Inferno mi aspetta…e tu…sarai con me?

Spike non rispose.

Drusilla lo guardava con gli occhi pieni di lacrime.

- Ti ho perso, amore mio…ti ho perso già da prima che decidemmo di andare a Sunnydale…le stelle me lo dissero e io risi…tu non mi avresti mai abbandonato…

- E infatti non lo farò…vieni via con me…

La vampira gli accarezzò il volto.

- Il raggio di sole…si è affievolito…qualcuno lo sta oscurando…presto si spegnerà…

Voci di demoni li interruppero.

Spike afferrò la sua mano, cercando di portarla via, ma Dru la lasciò.

- Vai…- gli sussurrò.

Il biondo esitò qualche secondo.

- Vai…e fai attenzione alla signora…- continuò lei con un sorriso.

- Addio Dru…- rispose lui serrando la mascella e cominciando a correre.

Non sapeva se l’avrebbe rivista ancora.

Il solo pensiero lo riempiva di dolore.

 

 

- Mia signora…Drusilla è scomparsa nel nulla…- disse titubante un demone inchinandosi.

Memori della fine che si faceva se si deludeva Nerea, tutti i suoi servitori vivevano nell’ansia di tradire le aspettative della loro padrona.

Un bagliore d’ira attraversò lo sguardo della temibile dea.

- E non ha ucciso il vampiro…giusto?

La sua voce tremava.

Per la seconda volta Spike scampava alla morte.

E per la seconda volta lei l’aveva sottovalutato.

Come le era venuto in mente d’incaricare la sua ex amante di ucciderlo??

Persuaderla era stato facile…le era apparsa in sogno, sottoforma di Angel.

Le aveva detto che lui non c’era più e che rivoleva Spike con sé, e solo lei poteva aiutarlo.

Sembrava convinta, ma a quanto pare non fino in fondo.

Pur senz’anima, Dru non era stata in grado di torcergli un capello…

- Siamo sicuri che l’incontro con lei è avvenuto…alcuni nostri guerrieri hanno trovato una brutta fine per mano sua, e l’unico superstite ha affermato che la vampira gridava di lasciare in pace il suo Spikey…- spiegò un altro demone.

Nerea si fece pensierosa.

Doveva escogitare qualcosa di più subdolo se voleva eliminare Spike.

Intanto sapeva che era ancora a Los Angeles…ma per quanto?

E cosa gli aveva detto la vampira pazza?

- Via! Lasciatemi sola…meritereste di essere spazzati via per come vi siete lasciai sfuggire Spike e Drusilla…sapevate bene quali erano gli ordini, e che fine avrebbe dovuto fare quella vampira…e invece quei due scorrazzano ancora allegri e felici per le vie di questa schifosa città…

Si alzò leggiadra dal suo trono, puntando il dito contro i tremanti demoni prostrati ai suoi piedi.

- Oggi però mi sento buona…vi risparmierò…ma non tornate senza aver eliminato i due vampiri…- disse con un sorriso.

I servitori si ritirarono ringraziando sommessamente.

Rimasta da sola, la donna si diresse verso una parete della grande sala e vi poggiò una mano.

Il muro svanì, e al suo posto comparve una bottiglietta scintillante, che fluttuava a mezz’aria.

La sfiorò appena, ma una scarica elettrica le fece indietreggiare la mano.

- Darei non so che per poter godere di quest’energia mistica…- sussurrò fissando rapita la luce.

Lo Shanshu a cui Angel aveva rinunciato…e che spettava a Spike…

L’essenza vitale che apparteneva ai vampiri con l’anima…ma che una volta eliminati, rimaneva libera e soprattutto, sua.

Un brivido le attraverso la schiena.

Con l’energia dello Shanshu avrebbe colmato il vuoto di potere lasciato dalla morte di suo fratello…sarebbe diventata il dio più potente della terra.

Allora tutte le divinità infernali avrebbero dovuto inchinarsi al suo cospetto e lei avrebbe riportato il caos sulla Terra.

I tempi in cui Nerea veniva considerata una dea di secondo piano stavano per finire.

Ricordava ancora con rabbia quando Glorificus, allora signora degli Inferi, l’aveva schernita con una risata quando lei e suo fratello le avevano giurato fedeltà.

Alla fine l’avevano derisa i Gemelli quando la lanciarono nel portale dimensionale che l’avrebbe spedita sulla Terra.

E Nerea aveva pensato bene di lanciarle contro quella piccola maledizione che la rendeva mezza umana.

Poi al resto avevano pensato i Monaci che custodivano la Chiave e quei pazzi dell’Ordine di Bisanzio.

Non ci si metteva contro di lei.

Inclinò la testa da un lato e chiuse gli occhi per godere meglio della magica luce.

Mancava solo la morte di Spike.

Dopo di che con lo Shanshu non avrebbe avuto bisogno di ascendere per uscire dalla dimensione in cui si trovava adesso.

Le sarebbe bastato schioccare le dita per distruggere ogni cosa.

Nerea indietreggiò qualche passo, e la parete riprese il suo posto.

Non c’era modo che il vampiro scoprisse dove era celata la bottiglia, ma esisteva il pericolo che essa andasse da lui.

Il suo timore era che Drusilla lo avesse messo sulla buona strada.

Le sue visioni potevano indicargli chi erano i suoi nemici e quale il loro scopo.

Ed era per questo che la vampira doveva sparire.

Nerea si accomodò sul trono.

Spike non ce l’avrebbe mai fatta.

I suoi amici erano tutti morti.

Era solo.

E avrebbe presto avuto modo di avere un amichevole scambio d’opinioni con Illyria.

Poteva rilassarsi.

Con un sorriso chiuse gli occhi, mentre la mano le scivolava tra le gambe.

Spike rientrò quando stava quasi per albeggiare.

Illyria si mise subito in posizione di difesa, mentre Lorne si nascose dietro le sue spalle.

- Tranquilli…sono io…- disse il vampiro chiudendo la porta alle sue spalle.

- Dio, Spike…mi hai fatto venire un infarto…pensavo fossero quelle orribili creature che girano a frotte per la città…- esclamò Lorne sedendosi e sventolandosi col suo fazzoletto viola.

Il biondo ridacchiò.

- No…quelli li ho seminati girando per tutta la notte…sono tenaci, i bastardi…- disse poi accendendo una sigaretta.

- Qual è il piano?- chiese Illyria, fissando Spike con i suoi occhi di ghiaccio.

Non una domanda su cosa fosse andato a fare, né una nota di preoccupazione sul suo volto.

Solo…Illyria.

- Lorne troverà un modo per faci lasciare il Paese…dobbiamo andare a Londra, da Giles…lui avvertirà la Cacciatrice e i suoi amici…è l’unica speranza che abbiamo per uscirne vivi…- disse Spike contrito.

Il pyleano notò subito l’espressione seria del vampiro.

- Ma così dovrai farle sapere che sei vivo…voglio dire…Buffy non sa che tu sei tornato…

Il biondo serrò la mascella.

- Lei è l’unica che può tirarci fuori dai guai.

- Sempre che riusciamo ad arrivare in Inghilterra senza essere fatti a pezzi…ma perché non telefoniamo?- si lamentò Lorne in preda al panico.

- Amico…stiamo parlando della Wolfram&Hart…sai cosa significa? Che tutti i telefoni della dannata città saranno sotto controllo…in meno di cinque minuti ci piomberebbe addosso l’esercito di demoni più numeroso che tu abbia mai visto…- esclamò Spike.

Finalmente parlò anche Illyria.

- Allora muoviamoci. Io starò di guardia. Tra sei ore mi darai il cambio…- disse atona in direzione del vampiro.

- Io vado a rimediare il nostro passaggio per Londra…tornerò presto…credo che potremo partire non appena calerà il sole…- disse Lorne uscendo dalla casa.

Spike rimase da solo.

Avrebbe rivisto Buffy.

E avrebbe dovuto dirle che Angel non c’era più.

Non era sicuro se fosse giusto coinvolgerla, ora che aveva una vita…

Ora che aveva l’Immortale…

Non sapevano affatto chi ci fosse fisicamente a capo di questa Apocalisse, salvo il fatto che chiunque fosse, godeva dell’appoggio della W&H…era davvero deciso a farle rischiare di nuovo la vita?

Che effetto gli avrebbe fatto rivederla?

Ma tanto era inutile…lei era sempre nei suoi pensieri, bella come il sole che lui non poteva più vedere…

Gli mancava come il battito del suo cuore.

Quante notti, dopo aver fatto l’amore con lei, si era fermato in silenzio a seguire il suo respiro regolare, ad ascoltare quei battiti di vita che squarciavano il silenzio mortale della sua cripta.

Si addormentò, rimandando la decisione di rivederla a dopo aver parlato con Giles.

Sapeva che come ogni notte l’avrebbe sognata…

Era consolante abbandonarsi nell’abbraccio della sua dea bionda.

 

 

Adrien si alzò, ancora nudo e sudato.

Coprì il suo corpo snello e muscoloso con una vestaglia di seta rossa.

Si versò un bicchiere di Chianti e si sedette sulla poltrona di lato al grande letto baldacchino.

- Sei splendida, amore mio…- sussurrò sorseggiando il vino.

Avvolta dalle lenzuola candide, una giovane ragazza dormiva profondamente.

Adrien la osservò ammaliato, lasciando scorrere lo sguardo lungo la sua schiena.

- Nerea crede di averti in pugno…ma io so che non potrò mai domarti del tutto…sei tu che stai domando me…- continuò ancora.

L’uomo continuò a guardare la sua amante addormentata.

Sentiva ovunque il suo profumo inebriante.

Nerea gli aveva ordinato di tenerla d’occhio.

Non era una sprovveduta dopotutto…la dea sapeva bene quanto poteva essere pericolosa la sua esile ospite.

Lui aveva accettato di buon grado, soprattutto una volta che l’ebbe vista.

E più passava il tempo, più era penoso pensare che presto quella dolce creatura sarebbe morta.

Niente più passi felpati e leggeri la mattina, quando coperta solo da una sottoveste di seta gli portava la colazione a letto con un bacio.

I suoi occhi…i suoi incredibili occhi…

Non avrebbe più potuto vivere senza sentire le sue gambe stringersi intorno alla sua vita, senza i suoi gemiti di piacere, senza il suo sguardo innamorato mentre lui la prendeva.

E la sua vita era destinata a durare fino alla fine dei tempi, accanto a Nerea, se lei glielo avesse concesso.

Andò a piedi del letto e si sdraio di nuovo accanto alla ragazza, accarezzandole il viso.

Si sentiva terribilmente vulnerabile in quel momento.

Terribilmente umano.

Era colpa sua?

Eppure sapeva bene che se l’incantesimo che la teneva avvinta a lui fosse stato spezzato, sarebbe tutto finito.

Nerea l’aveva stregata nel sonno, permettendo ad Adrien di possederla in sogno.

Da quella notte, si era come ammalata di una strana febbre d’amore, convinta che lui fosse l’uomo della sua vita.

“L’unico modo per rompere il sortilegio è che lei passi una notte d’amore con l’uomo che ama veramente…ma non ha occhi che per te…l’incantesimo è praticamente indissolubile…”.

Queste erano state le parole di Nerea.

Adrien non sapeva niente della vita della sua donna, prima che s’incontrassero.

E viveva nel terrore di non poter fermare quell’uomo…di non sapere chi fosse.

- Chi è?- chiese piano baciandole le labbra.

La ragazza si strinse a lui con un sospiro.

- Chi è il tuo amore?- continuò baciandole il collo.

Lei aprì gli occhi.

- Adrien…che stai facendo?- mormorò sorridendo.

Lui la strinse a se.

- Perdonami se ti ho svegliata…ma era impossibile resisterti…- rispose Adrien facendola mettere a cavalcioni sopra di lui.

Lei ridacchiò divertita.

- Sono stanca amore…- disse alzandosi dal letto e andando verso il bagno.

- Vado a fare una doccia…- continuò sparendo dalla sua vista.

Lui sbuffò.

- Non vuoi che venga con te?

Lei rise.

- Dieci minuti e sarò tutta tua!- esclamò aprendo l’acqua.

Adrien si sentì felice per la prima volta in vita sua.

Avrebbe cercato di convincere la dea a risparmiarla, senza farle capire quanto fosse innamorato di lei.

Altrimenti era sicuro che Nerea li avrebbe ammazzati entrambi.

Era piuttosto suscettibile per certe cose.

E appena avrebbe avuto l’opportunità di far suo il potere dello Shanshu, tanti saluti a Nerea e alle sue manie di grandezza.

Avrebbero dominato solo lui e la sua regina.

3. OLD MEMORIES

 

 

Quando arrivarono ad Heatrow una luna pallida e grande faceva capolino da alcune nubi.

Il viaggio era stato tranquillo, a parte Lorne, che aveva avuto le pretese di un divo del cinema, chiedendo caviale fino a morirne soffocato.

- Adesso non dobbiamo far altro che cercare Giles…- disse Spike con una certa emozione mentre calpestava dopo più di un secolo la sua terra natia.

- C’è qualcosa di più facile, vampy-boy?- esclamò Lorne trasportando tre valige e un baule.

Illyria lo scrutò indifferente.

- Basta prendere l’elenco telefonico, cercare “signor Giles, Osservatore”, segnarci l’indirizzo e il gioco è fatto! Un gioco da ragazzi!!- gridò isterico.

Illyria lo afferrò per il collo della giacca.

- Calmati sciocco…stai attirando l’attenzione di tutti…- gli intimò strattonandolo leggermente.

- Lascialo…- ordinò Spike perentorio.

L’ultima cosa che voleva era che cominciassero a litigare tra loro.

Finalmente capiva quanto fosse difficile e prezioso il lavoro di Angel e di Buffy.

Il ruolo del Capo.

S’incamminarono verso l’area dei taxi.

- Ripetimi perché lo abbiamo portato con noi…- disse Illyria camminando al fianco del vampiro biondo.

Lui lanciò uno sguardo alle sue spalle, e poi tornò a concentrarsi sulla ricerca del mezzo di trasporto.

- Più siamo e più probabilità avremo di non morire trucidati…

Lo strano trio avanzava velocemente, nonostante non avesse una meta precisa.

- Adesso ci divideremo…il primo che trova informazioni utili, chiamerà gli altri due al cellulare. Cercate di non dare nell’occhio…- concluse Spike rendendosi conto di quanto aveva appena detto.

Sarebbe stato un miracolo se qualcuno non avesse notato una donna blu e un uomo verde a spasso per Londra…

Nessuno aveva fatto resistenza quando lui aveva detto che avrebbe perlustrato la zona vecchia della città. Illyria non aveva pronunciato verbo e si era diretta verso la zona industriale, mentre Lorne, tutto infervorato, aveva preso un taxi diretto a Notthing Hill.

Annusò l’aria.

Era diversa da quella della Londra ottocentesca che gli aveva dato i natali.

Ma era pur sempre inebriante.

Il suo pensiero volò quasi senza volerlo a Dru, Angel e Darla.

Ne erano passate di notti su quelle strade dove avevano seminato morte e dolore.

Eppure anche ora gli pareva sentirne il sangue e l’odore.

Si diresse a passi lenti ma sicuri verso la zona di Hyde Park.

Ricordava come se fosse ieri le signore imbellettate in tulle e nastrini passeggiare sotto gli alberi con i mariti in tuba e bastone da passeggio.

Aveva camminato anche lui molte volte su questa strada.

Forse era arrivato il momento di tornare davvero a casa.

Percorse velocemente alcune vie, per trovarsi poi di fronte ad un palazzo signorile del 1700.

Le persiane erano chiuse e di una brutta tinta verde.

Inclinò la testa di lato, fissandole. Le ricordava marroni scure e aperte anche di sera.

Chi passava lì sotto a quell’ora, verso le nove, poteva scorgere il caminetto acceso e crepitante, la signora Anne intenta a ricamare e il suo adorato figlio William che le leggeva un libro.

Provò a chiudere gli occhi.

Se ascoltava con attenzione, poteva sentirla cantare.

I loro visi erano allegri e sereni.

Voleva entrare a tutti i costi.

Forse il palazzo era rimasto disabitato dopo la loro misteriosa scomparsa.

Non avevano altri parenti e la casa era di proprietà della loro famiglia fin dalla sua costruzione.

Scavalcò il cancello e attraversò rapidamente il giardino.

Fece un rapido giro e trovò la finestra del seminterrato aperta.

Sapeva che rimaneva sempre aperta.

Chiuse gli occhi mentre provava a far passare all’interno una mano, sperando silenziosamente che non vi fossero barriere ad impedirlo.

C’era un’Apocalisse da fermare, ma…aveva davvero bisogno di entrare e vivere per qualche istante quell’atmosfera così familiare.

La sua mano entrò senza fatica e tirò un sospiro di sollievo.

Superò senza fatica la serratura che divideva lo scantinato dalla casa vera e propria.

Lentamente, aprì la porta, quasi con timore.

Si guardò intorno. Era rimasto tutto come allora.

I mobili, la loro disposizione…tutto immutato.

Fu attirato da una targhetta posta all’ingresso, nel tinello, sopra una scrivania che non ricordava.

Lesse ad alta voce.

- “Orario visite: dal Lunedì al Venerdì, dalle 9 alle 16.”

Ne avevano fatto una specie di museo.

Cosa positiva, visto che era rimasto tutto come allora.

Volle sincerarsene fin in fondo, correndo su per le scale fino a quella che era stata la sua stanza.

Davvero non avevano toccato nulla.

Le sue carte arano ancora ammassate sullo scrittoio, il calamaio era mezzo vuoto e la candela consumata fino alla fine. Quante notti insonni sopra a quelle maledette poesie.

La sua attenzione fu attirata dal letto, dalla sua coperta di lana.

Sua madre gliela aveva regalata appena dopo la morte di suo padre.

Ricordava bene che era impregnata della sua colonia e lui, William, che aveva appena sei anni, si sentiva onorato di portarla sopra. Quella era la coperta che suo padre metteva sulle gambe ogni sera, nel suo studio, mentre riceveva i signori più importanti di Londra.

Nella sua innocenza disarmante, aveva chiesto a sua madre se il papà, sotto terra, non avrebbe sentito freddo senza la sua trapunta.

Anne l’aveva accarezzato dolcemente.

- Non preoccuparti Will…il papà mi ha detto che la coperta è tua. Sei tu l’uomo di casa ora…

Toccò la coperta.

Quella notte l’aveva stretta con forza nel piccolo pugno, mentre cercava di non piangere.

Ora era un uomo.

Si diresse alla porta. Chissà se suo padre era orgoglio so del tipo d’uomo che era diventato…almeno negli ultimi anni…

Tornò nel salotto, dove trascorreva le serate in compagnia di sua madre, e dove alla fine l’aveva uccisa.

La sua mamma non aveva avuto nemmeno una degna sepoltura a causa sua…

Ma che altro avrebbe potuto fare?

Vampirizzarla era stato l’ultimo gesto d’amore di un figlio che sapeva che sua madre non aveva più molto tempo da vivere.

Ovunque lei fosse, era certo che lo aveva capito.

La vibrazione del cellulare lo riportò alla realtà.

Un messaggio di Lorne. Aveva scovato Giles.

Quel demone aveva più conoscenze di un pr!

Si asciugò gli occhi lucidi. Per ora poteva bastare.

Doveva parlare con Giles alla svelta.

Uscì e lanciò un ultimo sguardo alla sua casa, cavando di tasca il cellulare per avvertire Illyria.

- Sono io. Ci vediamo tra venti minuti al ponte.

Poi sparì nella folla che popolava le strade di Londra.

 

 

- Ok, dolcezza…come pensi di agire? Saluti tutti con un “Hey, sono tornato!” e li lasci morire di spavento?

Spike si voltò verso Lorne squadrandolo.

- La tua ironia non è per niente d’aiuto…- disse poi tornando a guardare all’interno della finestra.

Erano nascosti dietro una grande buganville che si arrampicava lungo tutta la facciata dell’antico palazzo dove aveva trovato dimora il nuovo Consiglio degli Osservatori dopo l’attentato ordito da Caleb.

Superare la sorveglianza era stato semplice.

Spike non si stupiva del fatto che l’ultima volta fossero saltati tutti in aria.

Dentro l’atmosfera sembrava alquanto tesa.

Rupert e la rossa erano di fronte ad un camino scoppiettante e dai loro gesti sembravano molto agitati.

Forse avevano già saputo del vento di tempesta che spirava tetro da Los Angeles.

- Allora spiegami che senso ha tutto questo…è più di mezz’ora che li stiamo spiando…e io e Illyria siamo stanchi…vero?- sbuffò il pyleano rivolto alla donna.

Illyria non si voltò nemmeno.

Sembrava rapita da ciò che succedeva dall’altra parte del vetro.

Percepiva una grande forza provenire dalla ragazza dai capelli rossi.

Sentiva di conoscerla già in qualche modo…

Forse faceva parte dei ricordi di Fred.

- Non ti ha nemmeno sentito…- disse Spike assorto.

- E non sembra l’unica…- commentò Lorne rassegnato.

Il vampiro sembrava molto indeciso sul da farsi.

E adesso si ritrovava nascosto in un cespuglio a spiare la strega e l’Osservatore.

Forse sarebbe stato meglio far arrivare la soffiata a Rupert e poi sparire da qualche parte, in Europa o in Asia.

Ridacchiò sommessamente.

Avere questi pensieri da codardi non era da lui.

Angel avrebbe detto che non era vigliaccheria, ma semplicemente prudenza.

Prudenza…!

Che enorme cazzata!

Inoltre, per strappare il cuore a chi aveva ordinato la morte del suo sire doveva rimanere in ballo.

Anche se questo avrebbe comportato rivedere una certa ragazza…

Decise di parlare con Rupert di persona.

Per l’argomento Buffy ci sarebbe stato tempo.

- Allora ragazzi…direi che è arrivato il momento di entrare…- mormorò Spike rivolto ai suoi compagni.

Ma non ebbe risposta.

Si guardò intorno e si accorse di essere da solo.

Nessuna traccia di Lorne e di Illyria.

Possibile che qualcuno li avesse portati via mentre lui era assorto nei suoi pensieri?

Scattò in piedi, rendendosi conto che la pesante tenda di velluto della stanza era stata tirata, impedendogli di vedere cosa accadeva dall’altra parte.

Ma cosa diavolo stava succedendo?

Era decisamente arrivato il momento di incontrare Rupert.

Senza fatica, forzò la finestra che dava sul corridoio.

Arrivò davanti alla porta che lo divideva dal suo passato e attese qualche istante.

Sentiva voci che parlavano turbate…forse erano in pericolo!

Con una spallata, cercò di sfondare la porta, ma venne respinto con violenza all’indietro.

- Maledetto invito…- disse a denti stretti rialzandosi.

Evidentemente quello era l’appartamento privato di Rupert.

Non gli rimaneva che bussare, sperando che all’interno non fosse successo nulla di grave.

Che idiozia…bussare per essere uccisi…

Attese.

Dopo qualche secondo, sentì la serratura scattare.

Anche se non ne aveva bisogno, trattenne il respiro.

- Ancora té?- chiese Willow sistemando i pasticcini al centro del tavolo.

Spike era ancora incredulo della scena che gli si stava presentando davanti agli occhi.

Lorne accettò con entusiasmo una seconda tazza di infuso alle erbe e assaggiò una ciambellina alla ciliegia.

Illyria si era sistemata accanto alla finestra, a braccia conserte.

- Entra pure, Spike…

La voce di Rupert lo fece voltare di scatto.

Non sembrava molto stupito di rivederlo.

Il volto dell’Osservatore era teso, ma incredibile a dirsi, quasi felice della sua presenza.

E se Rupert era sollevato del fatto che fosse vivo, la situazione era davvero grave.

Il vampiro entrò lentamente.

- Sono contenta che tu stia bene!- esclamò la rossa facendolo accomodare.

Dopo qualche secondo, finalmente il biondo parlò.

- E io che pensavo di farvi venire un infarto…- disse serio. Poi si rivolse ai suoi compagni.

- E voi come siete entrati?

Lorne farfugliò qualche incomprensibile parola a bocca piena.

- Abbiamo bussato…- disse semplicemente Illyria.

- Tu eri tutto assorto in chissà quali riflessioni…ti abbiamo chiamato, ma niente…- spiegò il pyleano agguantando un altro biscotto.

Spike scosse il capo e si concentrò sull’Osservatore e la strega.

I minuti seguenti sarebbe stati carichi di tensione.

Tutti lo sapevano in quella stanza.

- Da quanto tempo sapete che sono tornato?

Willow e Giles si guardarono qualche secondo.

- Angel ci ha contattati qualche giorno fa, avvisandoci che la situazione stava precipitando…e ci ha detto che eri vivo…aspettavamo una sua telefonata, ma non è mai arrivata…- spiegò Giles grave.

Il biondo ascoltava in silenzio.

- L’altra notte ho sentito distintamente che la forza di Angel è sparita…l’unica spiegazione a questo fenomeno è che gli sia capitato qualcosa, ma dato che questo è impossibile…- disse Willow un po’ nervosa.

Spike abbassò il capo.

- E’ morto. L’hanno ucciso…- spiegò semplicemente.

Così come aveva informato Angel che Gunn non c’era più.

La morte era scioccante, ma inspiegabilmente semplice da comunicare.

Willow e Giles apparvero dapprima increduli.

Quando nessuno smentì l’accaduto, sul loro volto si dipinse una smorfia di dolore e angoscia.

- Cosa sta succedendo di preciso a Los Angeles?- chiese Giles sedendosi.

Spike fece spallucce.

- Per quel che ne so io, la città è sotto il controllo della Wolfram&Hart e dei loro demoni. Non ho idea di chi possa esserci a tirare le fila, perché il Circolo del Rovo Nero è stato annientato…però deve essere qualcuno di molto potente, visto che ci ha scagliato contro persino un drago, oltre ad un esercito infinito…

Il vampiro si alzò e accostò una mano al fuoco, fissandolo con occhi malinconici.

- Rupert…tu non puoi neanche lontanamente immaginare quant’era grosso quel coso…non ho mai visto creature simili in vita mia…e quel drago ha ucciso Angel…

Serrò la mascella nel pronunciare il nome del suo Sire.

E non disse nemmeno che era morto per salvare lui. Si sentiva già abbastanza male per ascoltare anche i giudizi di Giles.

Willow gli posò una mano sulla spalla.

- Coraggio…non è stata colpa tua…e poi sei riuscito ad ucciderlo, non è vero?- disse con dolcezza cercando di consolarlo.

Spike scosse la testa.

- Ho ucciso quel drago perché ero accecato dalla rabbia…ma se ce ne fossero altri? Non so se riuscirei a farcela una seconda volta…e non ho intenzione di perdere nessun altro.

- Forse possiamo identificare quella bestia facendo qualche ricerca…ricordi com’era fatto, no?- chiese Giles improvvisamente animato da speranza.

- Certo…ogni sua squama…- rispose il biondo.

Forse Rupert non aveva sbagliato strada.

- Potrei chiedere in giro…la comunità dei demoni è sempre molto informata quando sta per succedere una catastrofe…- disse Lorne pensieroso.

- Vengo con te…- disse Illyria dirigendosi verso la porta.

- Torneremo presto…speriamo con qualche novità…- salutò Lorne seguendo la donna.

Spike, Willow e Giles rimasero soli.

Tutti e tre avevano un’espressione tesa.

- Credete che…sia il caso di avvertirla?- chiese il vampiro quasi con un sussurro.

Non c’era alcun dubbio a chi si riferisse Spike.

Giles abbassò il capo e cominciò a pulirsi gli occhiali.

- Sai…forse sarebbe meglio contattare Faith…comporterebbe meno implicazioni…come dire…sentimentali…

Spike piegò la testa con un sorriso amaro.

- Se credi che tra me e Buffy riprenderà da dove abbiamo lasciato, ti sbagli di grosso Rupert…forse hai perso gli ultimi sviluppi, ma la Cacciatrice è felicemente fidanzata…

Giles guardò interrogativo Willow, sorpreso dalla rivelazione.

- Mi aveva chiesto di non dirglielo…- si giustificò la rossa con aria colpevole.

- Chi sarebbe il fortunato?- continuò l’Osservatore, deciso ad andare fino in fondo.

La strega cercò lo sguardo di Spike in cerca d’aiuto, ma il biondo non glielo concesse. Era curioso di vedere di quale colore diventano gli esseri umani con un colpo apoplettico…e Rupert ci sarebbe andato davvero vicino non appena gli sarebbe stata rivelata l’identità del nuovo compagno della Cacciatrice.

- Avanti, Willow…è già grave il fatto che Buffy abbia voluto nascondermi una cosa del genere…e perché poi? Sarei stato felice per lei!- esclamò Giles scattando in piedi.

Spike ridacchiò divertito.

- Ma non è una cosa così importante come la vuole far sembrare! Io e Xander non gliel’abbiamo detto solo perchè…

- Tu e Xander?- chiese Giles fermando la sua camminata avanti e indietro per la stanza.

Willow si morse il labbro inferiore.

- Chi altri lo sapeva?

La rossa trasse un lungo respiro.

- Solo io…Xander…Dawn…e…Andrew…

- Anche tutto il mio gruppo a Los Angeles sapeva questa storia…- s’intromise Spike.

Giles si sedette boccheggiando.

- Lo sapeva anche Andrew…- ripeté ad alta voce.

Willow gli andò accanto.

- Andiamo, Giles! Sia felice per lei! Non l’ho mai vista così innamorata di qualcuno…

La ragazza si pentì immediatamente di quanto aveva detto.

Si capiva lontano da un miglio che Spike provava ancora un sentimento molto forte per Buffy.

Ma il vampiro non vi aveva prestato attenzione.

Anche se stava con un altro, questo non poteva impedirgli di amarla e desiderarla con tutte le sue forze.

Sapeva che quando Buffy gli aveva detto “ti amo” era sincera, e se solo avesse potuto starle vicino…

Scosse la testa. Era inutile rimpiangere il passato.

In ogni caso avrebbe dato la sua vita, di nuovo se necessario, per proteggerla. Non avrebbe mai permesso che succedesse qualcosa di brutto alla sua dea bionda.

Willow e Giles continuavano a discutere.

- E’ un bravo ragazzo Giles! Buffy non si metterebbe mai con un cattivo…

L’osservatore e Spike guardarono la rossa.

- Va bene…E’ stata con Angel, con Spike e con Parker, che secondo me era il più perfido tra i tre…però si sono ravveduti! Tranne Parker, ovvio…Ma Riley era buono!- spiegò Willow gesticolando.

- Stiamo parlando dell’Immortale…demone millenario, molto potente…- insistette Giles.

- Ma adesso non è più in affari col male! Si occupa di investimenti!

- Basta così Willow…non voglio sentire altro! La vita sentimentale di Buffy non è importante in questo momento, anche se avete evitato accuratamente d’informarmi…la chiamerò subito e le dirò che è importante che ci raggiunga…abbiamo bisogno di lei…- concluse Giles attizzando il fuoco con violenza.

- Non dovevi chiamare Faith?- chiese innocentemente Spike.

Adorava far innervosire Rupert quanto punzecchiare Angel.

- Non ti ci mettere anche tu…le dirò di non dire al suo…fidanzato del perché viene qui…è pur sempre un demone e dobbiamo prendere delle precauzioni…vado nel mio studio a fare qualche ricerca…riposate perché domani ci aspetta una lunga giornata…

Giles li lasciò senza aggiungere altro.

Willow e Spike si guardarono a lungo.

- Mi rendo conto solo ora che non ti ho mai ringraziato…ci hai letteralmente salvato il sedere da Sunnydale…- disse infine la strega interrompendo l’imbarazzante silenzio.

- Per quella storia del Primo? Figurati…- scherzò Spike.

- Grazie…davvero.

Spike fissava le fiamme, che disegnavano strani giochi nell’azzurro del suo sguardo.

- Era parte del mio cammino di redenzione. Credimi se ti dico che quel giorno ho perso molto di più che la mia stupida vita.

Perché gli aveva detto di amarlo? Perché proprio quando sapeva che lui sarebbe morto?

Sarebbe stato sufficiente che glielo avesse confessato la notte prima.

Così anche lui avrebbe potuto dirle la verità.

- E così rivedrai Buffy…ti senti pronto?- chiese la rossa andandosi a scaldare accanto al camino e distogliendolo dai suoi pensieri.

- Pronto dici? Lei non sa che sono tornato…però non si è disperata più di tanto mi pare…non sarò mai pronto…- ammise alla fine il vampiro lasciandosi andare all’indietro sullo schienale della poltrona.

- Soprattutto…con quali parole le dirò che Angel è morto? Lui era il suo grande e impossibile amore, quello che non potrà mai scordare. Io in tutto questo ci entro come una scheggia su un dito…si è accorta di me solo perché le ho causato fastidio e dolore…

Willow scosse la testa.

- Sono convinta che non è così…anche se tra voi è finita, lei ti ha amato. E tanto, Spike…Buffy ha visto il buono che c’era in te, e aveva ragione.

- Si ma non è servito a niente…sta con un altro adesso, è innamorata di quell’essere che non meriterebbe neanche di baciare la terra su cui lei cammina…lo conosco da secoli, rossa, e ha sempre avuto il vizietto di prendersi le donne degli altri, soprattutto le mie…e poi di scaricarle senza tanti complimenti. Buffy non deve soffrire ancora, specialmente per colpa sua, e se succederà gli caverò quell’arida pietra che ha al posto del cuore con le mie stesse mani. Garantito. Anche se non è più mia, la amo e farò di tutto per proteggerla…

La strega sentì il suo cuore battere forte.

Non aveva mai sentito una dichiarazione d’amore più infuocata di quella. Si chiese se davvero fosse l’Immortale l’uomo giusto per l’amica.

Stava per incitare Spike a non mollare, quando si accorse che si era addormentato sulla poltrona. Doveva essere esausto. Lo coprì con un plaid e chiuse con cura le tende per impedire che il sole all’alba entrasse.

Poi andò a dormire anche lei.

Forse quella era l’ultima notte che avrebbe potuto farlo.

 

 

Buffy guardò l’orologio al suo polso.

Erano le otto e mezza.

Aumentò il passo. Era in ritardo clamoroso.

Il dottor Marini la stava già aspettando da un quarto d’ora.

Aveva appena accompagnato il suo uomo all’aeroporto.

Detestava quando partiva per i suoi noiosi viaggi d’affari, e stavolta non sapeva nemmeno quando sarebbe tornato.

Non le piaceva dormire da sola nel grande letto della loro camera. Era così fredda e lunga la notte senza di lui che l’abbracciava.

Attraversò rapida piazza Navona, che già brulicava di vita notturna.

I grandi occhiali da sole neri, che indossava nonostante fosse notte da qualche ora, nascondevano il suo viso ai passanti, che di lei vedevano solo i bei lineamenti e le labbra imbronciate, con i lunghi capelli color del grano che le scendevano morbidi sulle spalle e lungo la schiena.

Sembrava una dea.

Ma nessuno poteva accorgersi che i suoi occhi smeraldo erano lucidi e che le lacrime stavano inumidendo le lunghe ciglia.

Era davvero preoccupata.

Non aveva avuto il coraggio di parlarne col suo ragazzo, ma le emicranie di cui soffriva da qualche tempo stavano diventando sempre più frequenti. E dolorose.

Sapeva bene cosa potevano significare. Anche sua madre aveva avuto gli stessi disturbi prima di…

Scosse la testa energicamente.

No…non sarebbe successo anche a lei.

Forse era solo lo stress. Ma la vita che conduceva era tutto fuorché stressante.

Adrien si occupava di lei in tutto e per tutto, esaudendo ogni suo più piccolo desiderio.

Non aveva mai amato nessuno come lui…nemmeno Angel.

La trattava come una regina.

Si sentì di colpo stupida: soltanto a pensare a lui le veniva da sorridere.

Il cellulare squillò nella sua tasca.

Forse era Adrien che le diceva che non sarebbe più partito.

Il display indicava un numero sconosciuto.

Privato.

Sbuffò leggermente prima di rispondere. Il passato tornava a farle visita.

- Si? Salve Giles! Che si dice nella vecchia Inghilterra?- esclamò tutto d’un fiato.

La voce seria del suo ex Osservatore le fece intuire subito che c’era qualcosa di storto nell’aria.

- Ciao Buffy…Mi dispiace disturbarti, ma c’è bisogno di te…siamo in grande pericolo…

L’espressione della ragazza si fece cupa.

- Chissà perché, ma non mi aspettavo davvero che chiamasse per fare quattro chiacchiere…

- Sono davvero mortificato…dovresti raggiungermi il prima possibile a Londra, ti spiegherò tutto una volta che sarai qui…è più sicuro…e ti prego di non dire niente al tuo ragazzo…

La bionda si morse il labbro inferiore.

- Ah…gliel’hanno detto? Mi spiace…non avrei dovuto tenerlo nascosto…è la cosa più bella che mi sia mai capitata…

- Avremo modo di parlarne quando sarai qui…tuttavia devo metterti in guardia: è pur sempre l’Immortale prima che l’uomo di cui ti sei innamorata, e sarebbe meglio che non gli dicessi che vieni a trovarmi.

- Giles, io non voglio mentirgli! Ci possiamo fidare di lui, e sarà un valido alleato!- rispose Buffy contrariata.

- Considerala una bugia a fin di bene…e poi ci sarà sicuramente qualcosa che non gli hai confidato…

La bionda abbassò gli occhi, portandosi una mano alla fronte.

- Ok…faremo come vuole lei per il momento…partirò per Londra stasera stessa…le farò sapere più tardi a che ora arriverò di preciso.

Quando riattaccò il cellulare si trovò di fronte allo studio del neurologo a cui si era rivolta.

Fece un enorme respiro ed entrò.

Questo non sarebbe stato peggio dell’Apocalisse che avrebbe affrontato a breve.

- Buongiorno miss Summers. Il dottor Marini la sta aspettando.

Buffy ringraziò la segreteria ed entrò.

Marini era seduto dietro la scrivania e la invitò a sedersi.

- Allora, Buffy…cominci a parlarmi in dettaglio del suo disturbo…non tralasci niente, neanche la cosa più insignificante…

La ragazza annuì, tranquillizzata dalla voce incoraggiante del medico.

- Vede, soffro di terribili emicranie. Sono iniziate a peggiorare da un paio di mesi. Se prima capitava che avessi un forte mal di testa una volta ogni quindici giorni, adesso non mi lasciano vivere…mi alzo la mattina e incomincia a girarmi la testa, e nel pomeriggio sono costretta a mettermi a letto. Non riesco a tenermi in piedi…e sento voci, vedo immagini confuse a cui non so dare spiegazioni…è terribile…

Buffy si asciugò una lacrima sfuggita al suo controllo.

- Potrebbero essere sogni?- chiese il dottore.

La ragazza scosse decisa la testa.

- Non potrei mai addormentarmi con la sofferenza che provo.

- Potrebbe trattarsi di allucinazioni?- azzardò ancora l’uomo.

Lei non rispose e abbassò lo sguardo, torcendosi in grembo le mani.

- Non sono pazza…

Marini si affrettò a spiegarsi.

- Potrebbero essere conseguenze del suo disturbo. Nessuno qui sta dicendo che è pazza…

Buffy sollevò di nuovo il viso.

- In passato sono stata in una di quelle cliniche…ma solo per un giorno…

- Stia tranquilla…devo solo farle queste domande per riuscire a capire…adesso vado a dare disposizioni per farle una TAC…

- Crede che ci sia qualcosa…di grave? Nella mia famiglia c’è stato un episodio…- disse con voce tremante.

- Non posso escluderlo senza effettuare degli esami approfonditi…torno tra qualche minuto. Intanto rifletta su qualche altro particolare che potrebbe aver omesso…

Marini uscì dalla stanza e Buffy si ritrovò da sola.

Allucinazioni?

Sembrava tutto così reale…quelle voci che si rincorrevano dentro la sua testa, ripetendole frasi che le lasciavano solo un senso di familiarità, di già sentito, ma che non avrebbe saputo ripetere.

Non ricordava mai cosa le dicessero.

Era come cadere in uno stato di trance, e quando ritornava in sé si sentiva come se qualcosa mancasse da dentro la sua testa.

- Venga Buffy, è tutto pronto…- disse Marini porgendole un camice verde.

La ragazza andò nello spogliatoio e lo indossò velocemente.

Poi si sdraiò sul lettino.

- Cerchi di stare ferma il più possibile e per qualsiasi problema, spinga il pulsante rosso sotto la sua mano destra…- spiegò l’infermiera.

Buffy annuì e il lettino cominciò ad entrare nella macchina.

Chiuse gli occhi, cercando di non pensare a niente.

Nerea aspettava impaziente l’arrivo di Adrien.

Posato sul suo grembo, un antico testo tibetano, aperto sulla pagina che mostrava la figura di un anello.

Quello era il suo lasciapassare per la dimensione terrestre.

Ripensò al giorno della morte di Lyonos. Se fosse stata anche lei sulla Terra, la sua scomparsa l’avrebbe condannata a rimanere bloccata lì per sempre. E adesso era imprigionata in una dimensione intermedia.

Quando suo fratello era con lei potevano varcare le dimensioni come gli pareva e piaceva.

Si massaggiò la fronte, stanca.

Il potere immenso che aveva la stava abbandonando. Tra qualche tempo Adrien avrebbe potuto prendere il comando, se solo avesse voluto. Non doveva mostrare alcun segno di cedimento.

Lo Shanshu e un corpo forte in cui incarnarsi avrebbero fatto il resto.

Nerea sarebbe stata grande anche senza Lyonos.

Dei passi rapidi la avvertirono che Adrien stava arrivando.

Riacquistò immediatamente il suo sguardo fiero e freddo.

- Scusa il ritardo…ha voluto per forza accompagnarmi all’aeroporto. Sono tornato a casa di nascosto ed eccomi qui…è assurdo che non riusciamo a trovare qualcosa per aprire il portale dimensionale che conduce a te in qualsiasi luogo, e non solo nel mio salotto…- si lamentò l’Immortale.

La dea ignorò le proteste del suo alleato, lo sguardo perso nel vuoto.

Adrien si avvicinò lentamente e osservò il libro che teneva tra le mani.

- Ti sei data all’antiquariato?- chiese sarcastico prendendole il libro e osservando meglio la pagina.

Nerea continuava a non ascoltare.

Non le importava nulla di cosa Adrien avesse da dirle.

- Devi trovarmi assolutamente quest’anello. Mi serve per uscire di qui…- mormorò infine interrompendo il suo monologo.

Adrien la guardò stupito.

- Sei impazzita? Vuoi che vada fino in Nepal a cercarti chissà dove quell’affare che magari nemmeno esiste? Scordatelo.

La donna lo squadrò con occhio gelido.

- Forse tu hai dimenticato quali sono le gerarchie qua dentro…se potessi andare nella dimensione terrestre non ti spedirei laggiù.

Adrien sospirò, l’espressione che si addolciva lievemente.

- So che ti senti in trappola…finché tuo fratello era in vita potevate uscire da questo limbo, come e quando volevate…sarebbe stato meglio che fossi andata anche tu quel giorno…

Nerea annuì.

- Almeno sarei rimasta bloccata sulla Terra e non in questa maledetta dimensione…o forse Lyonos non sarebbe morto…

Una sfumatura di malinconia le riempì l’iride dorata.

- Ho bisogno di quest’anello…e di un corpo potente con cui unirmi…

L’Immortale si sedette accanto a lei.

- Qualche idea? L’unica cosa interessante degli esseri umani è che sono di ogni forma e genere…hai l’imbarazzo della scelta, mia cara.

Nerea sorrise impercettibilmente.

- Non posso servirmi di una donna qualsiasi. Deve essere potente, forte…

Guardò Adrien in silenzio. E Adrien capì al volo dove voleva arrivare.

Buffy.

Il corpo che le serviva era quello della sua Buffy.

Serrò le labbra e continuò a fissare Nerea.

- La tua amichetta è l’ideale…è per questo che ti ho ordinato di tenerla sotto controllo. Altrimenti l’avrei già eliminata da tempo.

La dea rise di gusto.

- Cos’è quella faccia? Pensavi che te l’avessi donata? Come segno di amicizia e rispetto?

Poi si fece improvvisamente seria.

- Se non ti conoscessi, direi che ti stai affezionando un po’ troppo alla Cacciatrice…- disse sospettosamente alzandosi.

Adrien non riusciva a rispondere.

Il suo pensiero era solo uno. Trovare un modo per salvare la donna che amava.

E l’importante era cercare di dissuadere Nerea dall’idea di un suo interessamento per Buffy.

- Per me puoi farne ciò che vuoi. Certo, avresti potuto parlarmene prima visto che lavoriamo insieme per portare l’Inferno sulla Terra…

L’Immortale si spostò i capelli dal viso, mentre osservava Nerea camminare avanti e indietro attraverso la grande sala.

- Non era importante ai fini del piano…- disse lei con un sorriso metallico.

Adrien sentì un brivido gelido corrergli lungo la schiena.

Quella donna gli faceva gelare il sangue nelle vene.

Tuttavia sembrava essersi dimenticata di Buffy.

- Parlami di quella pietruzza…a cosa ti serve?- chiese Adrien sfogliando il libro.

Una luce strana animò gli occhi di Nerea, ma Adrien non se ne accorse, impegnato a leggere dell’anello.

- Non so bene ancora che uso farne, ma ci sarà sicuramente utile…

L’Immortale sbarrò gli occhi, incredulo, girando velocemente un’altra pagina.

Nerea sorrise ancora.

- Non posso crederci…questo è il pendaglio che ha fatto chiudere la Bocca dell’Inferno a Sunnydale…

- Già…e il mio anello è il gioiello che faceva pendant con quella collana…immagina cosa potrei fare con quello al dito. Su quel testo si dice che sia quell’anello il vero depositario del potere, e non la collana…

Adrien chiuse il libro.

- Ma la collana ha perso ogni potere, lo sai bene…

Nerea cominciò a volteggiare con grazia.

-…ed è stato convogliato tutto lì…hai visto cosa è successo quando quel potere è stato utilizzato dalle forze del Bene…ma se fosse al servizio di…Nerea?

La dea smise di muoversi e si girò ancora verso Adrien.

- Voglio che trovi quell’anello. Io mi occuperò di riorganizzare il Circolo del Rovo Nero per dare la caccia al nostro fuggiasco. Prima che tu ritorni dal Tibet col mio gioiello, Spike deve essere scomparso dalla faccia di questo insulso pianeta. Non possiamo permettergli di metterci i bastoni tra le ruote. Sai meglio di me che l’unico ostacolo alla riuscita del piano è quel vampiro…

L’uomo annuì.

- E il tuo corpo nuovo?

- Quello può aspettare…non è la mia priorità, per ora…- disse Nerea sedendosi.

Adrien le fu immediatamente dietro, le appoggiò le mani sulle spalle e cominciò un lento massaggio.

- Sei sicura che sia proprio lei la persona adatta? Voglio dire…è una Cacciatrice, va bene…ma non è più l’unica…e poi c’è anche l’altra ragazzina mora, la teppistella…credo si chiami Faith…

La voce di Adrien tremava leggermente.

Era consapevole che si stava giocando le sue chance per salvare Buffy.

- Faith conosce già il sapore del male…- cercò di convincerla l’Immortale.

- Proprio per questo motivo voglio Buffy…lei è pura, incorruttibile, forte…quando godrà del potere che le offrirò non potrà più farne a meno…- commentò Nerea chiudendo gli occhi sotto il suo tocco.

Ma poi si sottrasse.

Adrien capì che poteva bastare. Per il momento, la Cacciatrice era al sicuro.

- Adesso vai. Ho già predisposto tutto per la tua spedizione. Il jet privato della Wolfram&Hart è a tua disposizione…tienimi informata…- disse Nerea facendo cenno di andare.

L’Immortale si diresse verso il portale dimensionale che lo avrebbe condotto al palazzo nel centro di Los Angeles.

- Ho sempre desiderato avere il potere del teletrasporto…odio i portali…

La sua voce si perse nel silenzio del salone.

Nerea sorrise.

Aveva fatto bene a non dire ad Adrien che l’anello le serviva per ottenere il corpo di Buffy.

Quel suo attaccamento morboso alla Cacciatrice stava diventando rischioso, ma non avrebbe fatto in tempo a diventare un pericolo per lei.

Nerea aveva assoluto bisogno di Buffy.

Prima che le forze l’avessero abbandonata.

 

 

- E’ permesso?

Willow aveva dato due piccoli colpetti sulla porta di Giles prima di aprirla.

- Vieni pure…

L’uomo era ancora chino su alcuni libri. Dagli occhi sembrava che fosse rimasto sveglio tutta la notte.

- Sono riuscito a restringere il campo d’indagine ad una decina di volumi di circa tremila pagine ognuno…ci sono raffigurati ogni sorta di draghi…

L’Osservatore sbuffò, buttandosi all’indietro sullo schienale della sedia.

- E’ come cercare un ago in un pagliaio…

Willow gli andò accanto.

- Non sembra molto riposato…avrebbe dovuto dormire almeno un paio d’ore…

Il tono premuroso della ragazza lo fece sorridere.

- Non preoccuparti…non sono ancora così vecchio da non poter reggere una notte in bianco…

La rossa gli sorrise di rimando, un po’ imbarazzata.

- Non volevo dire questo…

Giles sospirò ancora.

- Per fortuna che Buffy sarà qui in tarda mattinata…non è riuscita a prendere un volo ieri sera…mi ha detto che aveva delle cose da sbrigare e che sarebbero andate per le lunghe…sai di che si tratta?

La strega scosse il capo.

- Non ne so niente…perché?

Giles si tolse gli occhiali e cominciò a pulirli con meticolosità.

Quello non era mai un buon segno.

- La sua voce sembrava strana. Non vorrei che…

Willow annuì, capendo al volo cosa intendesse l’Osservatore.

- Il ritorno di Spike complicherà decisamente le cose, ma finalmente sapremo…e prima di tutto dovremo parlare con lui…ieri sera ho provato ad accennargli qualcosa, ma non ci sono riuscita…

Giles si alzò dalla sedia e andò alla finestra.

Un pallido sole faceva capolino da un cielo grigio piombo.

- Dov’è ora?

- E’ andato bofonchiando nella stanza degli ospiti…ho pensato che sarebbe stato meglio che Buffy non lo trovasse collassato in salotto. Sta dormendo come un sasso ora. Sembra che non dorma da mesi…- disse pensierosa Willow.

- Te la senti di provare ancora a parlargli del problema di Buffy?- chiese Giles voltandosi.

La ragazza annuì.

- Non sarà semplice, ma cercherò di farlo ragionare…è ancora innamorato di lei, e sono sicura che per il suo bene, capirà…

I due rimasero in silenzio per qualche minuto.

Poi Giles guardò l’orologio.

- Bene. Vado a prendere Buffy. Mi raccomando Will…conto su di te…

Willow sospirò.

- Che il cielo me la mandi buona…

 

Giles era uscito già da tre quarti d’ora, ma Willow passeggiava ancora nervosamente per il salotto, provando il discorso da fare a Spike.

Era un po’ agitata.

L’umore del vampiro sarebbe stato pessimo già dopo aver interrotto il suo riposo. Figurarsi dopo.

E poi, anche se con l’anima, era pur sempre un vampiro!

Chi le garantiva che non l’avrebbe bevuta fino all’ultima goccia di sangue?

L’ora segnata dal pendolo la convinse ad armarsi di coraggio, altrimenti Buffy e Giles sarebbero tornati prima che lei avesse spiegato a Spike la situazione.

Si diresse decisa verso la porta del biondo, bussando con forza.

Una voce decisamente assonnata e scocciata le disse di entrare.

- Spike?- chiamò facendo capolino dalla porta.

- Spero ci sia un buon motivo per svegliarmi all’alba, rossa…

Quando i suoi occhi si abituarono all’oscurità, vide Spike disteso sul letto, con le braccia incrociate sul petto nudo.

Il suo volto era eloquente.

- Allora?- la esortò il vampiro.

Willow si avvicinò, ma non troppo.

- Dovrei parlarti di una cosa…davvero importante…

- Vieni, - le disse battendo una mano sul letto – non mordo mica, sai?

Poi le sorrise con aria impertinente.

Maledetto umorismo da vampiro…

La strega si sedette cautamente e poi gli chiese di non interromperla fino alla fine.

Spike annuì.

- E ricorda che io sono solo un ambasciatore! Allora…Buffy sarà qui a minuti…

Lo sguardo del vampiro cambiò immediatamente.

- Minuti? E me lo dici così? Devo vestirmi e…

Willow gli posò il dito indice sulle labbra.

- Ti avevo detto che non dovevi interrompere. E’ una cosa seria, altrimenti non sarei qui…

- Scusa…ti ascolto.

La rossa trasse un lungo respiro e iniziò a parlare.

- Vorrei che tu non ti trovassi impreparato quando la rivedrai. Lei…lei…non ti riconoscerà…

Spike spalancò gli occhi, tra il serio e il divertito.

- Ma cosa hai bevuto, rossa?

Tuttavia Willow rimase tremendamente seria.

- Da quando siamo venuti in Europa, Buffy sembra aver dimenticato qualsiasi legame con Sunnydale…

- Credo sia normale che voglia lasciarsi alle spalle un posto come Sunnyhell…- commentò Spike con una nota di sarcasmo.

- Io e Giles le abbiamo proposto subito di venire con noi a Londra, ma lei non ha voluto. Disse che Roma sarebbe stata la città migliore in cui trasferirsi, sia per lei che per Dawn. Io invece credo che abbia semplicemente voluto allontanarci da lei…- mormorò la strega con un velo di amarezza.

- Non puoi biasimarla…l’avete tradita…come pretendevate di poter tornare ad essere legati come prima dopo una cosa simile?- chiese il vampiro.

Willow non rispose e abbassò il capo, sentendosi terribilmente colpevole.

Tutto ciò che Spike stava dicendole era la pura verità.

- Lascia stare i miei commenti…ancora non mi hai detto qual è il problema con Buffy…- la esortò a continuare.

- Sentivo Dawn tutti i giorni al telefono per sapere come stesse, e Dawn non faceva altro che ripetere le stesse cose: non faceva altro che piangere, quando credeva che sua sorella non la vedesse.

Spike sentì una morsa al cuore.

- Per…me? Piangeva…per me?

Willow annuì.

- Poi, da un giorno all’altro, sembrò esserle passato tutto. Dawn mi diceva che non parlava mai del suo passato negli Stati Uniti. E non parlava nemmeno di te…da quando Sunnydale è stata distrutta, io l’ho sentita nominarti solo ed esclusivamente un’unica volta, quando ci ha detto che tutto quel disastro era stata opera tua. A quel punto ci ho visto del marcio. Non poteva essere possibile un cambiamento così repentino. L’andai a trovare e, sotto consiglio di Giles e con l’aiuto di Dawn, le ho fatto un incantesimo…per capire cosa stesse succedendo dentro di lei, visto che non ne parlava con nessuno…

Spike rise con amarezza.

- Siete sempre corretti voi altri…

Lo sguardo di Willow lo indusse a non andare oltre.

- Facemmo bene, invece…io ho una teoria in merito…credo che il dolore cha ha provato per la tua morte sia stato così forte, così insopportabile, da causarle una rimozione totale del tempo passato con te…vagando nella sua mente, ho scoperto che ha cancellato ogni ricordo che ti riguarda…

Spike la fissava incredulo.

Non era possibile.

Willow abbassò lo sguardo.

- Per lei, è come se tu non fossi mai esistito…non c’è traccia di te…

Il vampiro scosse la testa energicamente.

- No…no…tu mi stai prendendo in giro…questo è un altro piano di quell’Osservatore da strapazzo per tenermi lontano da lei…è una menzogna…un trucco…e tu stai cercando di farmi credere che sia la verità…Buffy non può avermi dimenticato…

La strega provò un’immensa compassione.

Comprendeva la disperazione di Spike. Poteva accettare che Buffy fosse innamorata di un altro uomo, ma non che lei non l’avesse mai conosciuto.

- E’ così, Spike…mi dispiace…quando la vedrai, te ne renderai conto…non saprà chi sei…- spiegò Willow cercando di calmarlo.

La voce di Giles che la chiamava fece precipitare del tutto la situazione.

- Non ti credo…visto che adori pasticciare con la magia, potresti averle fatto il lavaggio del cervello quando sei entrata nella sua mente, invece di rispettare il suo dolore e il suo desiderio di non parlarne…

Spike le lanciò un ultimo sguardo sprezzante e poi si precipitò fuori dalla stanza.

A grandi falcate, raggiunse il salotto.

Si fermò di colpo.

Buffy era lì, proprio di fronte a lui, e non più solo nei suoi sogni.

Lei era reale.

Solo allora si rese conto che non aveva fatto altro che mentire a sé stesso fino a quel momento.

Non sarebbe mai riuscito a sopportare di vedere Buffy con un altro, neanche se questo avesse significato vederla felice.

Era egoismo, ma che poteva farci?

Continuò a fissarla inebetito, senza riuscire a parlare.

Adesso Buffy gli sarebbe corsa incontro, dicendogli in lacrime di amarlo così tanto e…

- Da quand’è che tiene in casa vampiri mezzi nudi e con evidenti problemi di articolazione del linguaggio, Giles?

Una voce gelida.

Tagliente.

Era stata Buffy a parlare, Spike ne era cosciente. L’aveva sentita altre volte usare quel tono.

Lo fissava seria con i suoi magnifici occhi verdi, e solo allora lo vide stretto nella sua mano.

Un paletto.

Quello era il tono con cui si rivolgeva alle sue prede prima di ridurle in cenere.

4. WHO ARE YOU?

 

 

 

Il cielo cominciava a colorarsi delle sfumature chiare dell’aurora quando Illyria e Lorne stavano facendo ritorno verso l’appartamento di Giles.

- E’ stato un completo fallimento…non abbiamo cavato un ragno dal buco…- disse il pyleano sconsolato.

Illyria non rispose.

-…e sicuramente tu non sei la migliore delle compagnie…avrai detto sì e no due mezze frasi…

La donna si voltò scrutandolo.

- Ero troppo impegnata a salvare le tue chiappe verdi da quei due strani demoni che pareva le trovassero molto appetitose…

Lorne ridacchiò e fece un cenno di noncuranza con la mano.

- Figurati! Quei due non avrebbero fatto del male nemmeno ad un bambino! Erano…gay!

Illyria arrossì violentemente.

Si portò una mano sulla guancia.

Era la prima volta che le succedeva. Reazione fin troppo umana.

Che diavolo le stava succedendo?

- Cos’hai, tesoro? Non ti senti bene?- chiese un po’ preoccupato il pyleano.

La donna scosse la testa e si sottrasse repentinamente al suo tocco.

Lorne rimase fermo. Per la prima volta, vedeva Illyria impaurita.

- Il tuo potere è capire cosa succede alle persone ascoltandole cantare, vero?- chiese poi improvvisamente.

Lorne annuì.

- Potresti…farlo per me? Non ora, ma quando te lo chiederò…lo farai?- chiese ancora Illyria.

La sua voce non era fredda come al solito.

Aveva una leggera sfumatura di imbarazzo e gentilezza.

Il demone riconobbe immediatamente Fred in quel modo di parlare.

Gli pareva di vederla ancora gironzolare nel laboratorio con il camice bianco, gli occhiali, i capelli tirati su alla meglio e quell’aria professionale di chi sapeva benissimo cosa stava facendo.

E quel sorriso così dolce che riusciva a sciogliere persino un duro come Spike…

L’unica cosa di cui era felice era che lei e Wes si fossero rimessi insieme prima che…

Guardò Illyria, che ancora stava aspettando una sua risposta.

Era lei il motivo per cui Fred era morta, ma non riusciva ad odiarla.

Forse perché sotto tutte quelle sfumature blu e gli occhi color del ghiaccio, i lineamenti erano ancora quelli della piccola Burkle.

Lorne abbassò la testa.

- Lo farò. Quando ti sentirai pronta, ti aiuterò.

- Grazie. Davvero…- rispose Illyria poggiandogli per un momento la mano sulla spalla.

Poi riprese a camminare.

Il pyleano ricominciò a seguirla, pensieroso.

In effetti, era evidente che qualcosa stava cambiando in lei.

Comportamenti del genere, così umani, e questo suo aspetto di vulnerabilità, non appartenevano ad Illyria.

Per il momento l’avrebbe tenuta d’occhio.

Non appena avrebbe avuto delle certezze ne avrebbe parlato con Spike.

Adesso, ciò che era necessario per entrambi era una buona dose di riposo.

 

 

Non riusciva a fare a meno di guardarla.

Quegli occhi verdi in cui tante volte si era perso, ora lo stavano quasi uccidendo.

Pochi minuti prima sarebbe riuscito a dirle ogni cosa, ma adesso se ne stava lì immobile, come paralizzato.

Buffy riusciva a bloccare ogni sua reazione.

Era un codardo.

Altrimenti, quella notte a Roma, mentre lei ballava sensuale e selvaggia in quella discoteca, l’avrebbe raggiunta. Invece si era fatto scudo dell’enorme cazzata di volere la sua felicità e di lasciarla libera.

La Cacciatrice adesso gli era proprio di fronte, pronta a scagliarsi contro di lui.

- Allora? Che diavolo ci fa un vampiro qui?- chiese ancora Buffy senza staccare gli occhi da Spike e continuando a squadrarlo.

Spike serrò la mascella.

Sentì la mano di Willow posarsi sul suo braccio e stringerlo.

- Puoi farcela…- gli sussurrò la strega.

Era tutto vero.

Tutto, fottutamente vero.

- Tranquilla Buffy…Spike è a posto…è qui per aiutarci a fronteggiare il nuovo pericolo…- spiegò Giles frapponendosi tra i due ex amanti.

La ragazza abbassò il paletto e lo ripose nella tasca della sua giacca.

- Va bene, Giles. Cosa sta succedendo?- disse poi concentrandosi sull’Osservatore.

L’uomo la condusse nel suo studio e chiusero la porta alle loro spalle.

Finalmente Spike si mosse.

Si sedette sulla poltrona accanto al camino e si prese la testa fra le mani.

Willow gli fu subito accanto.

- Mi è passata accanto nell’indifferenza più totale…non sono altro che un comune vampiro che ha risparmiato solo perché Giles ha preso le mie difese. Non ha chiesto da dove uscissi fuori, né perché mi trovassi lì…

Alzò il bel volto, gli occhi azzurri lucidi verso Willow.

-…non le importava.

- Non è che non le importasse…è solo che non sa chi sei…

Si alzò di scatto dirigendosi verso la sua stanza e ne uscì qualche minuto dopo con la camicia e l’immancabile spolverino.

- Dove stai andando? Fuori è giorno!- esclamò la rossa.

Spike rispose secco.

- Sono affari miei.

Uscendo, incrociò Illyria e Lorne che rincasavano.

- Niente da fare, vampy-boy…- cominciò a spiegare il pyleano, ma Spike lo aveva già superato e sbattuto con forza la porta alle sue spalle.

Il demone sbuffò, un po’ offeso.

- A quanto pare qualcuno si è svegliato male stamattina…

Willow sorrise a fatica e annuì.

- Malissimo…

 

 

Buffy era seduta davanti a Giles.

La gamba accavallata si muoveva nervosamente avanti e indietro.

Sentiva un inizio di emicrania. Una di quelle davvero forti.

Fissò l’Osservatore.

Giles doveva essere impazzito per tenere un vampiro in casa, soprattutto un vampiro con quell’assurdo colore di capelli!

Stanca di aspettare e impaziente di concludere quella discussione che ancora non era iniziata, passò all’attacco.

- Chi era quello strano demone ossigenato?- chiese ridendo.

- Spike. E’ un amico di Angel e l’ha mandato qui per aiutarci…- spiegò Giles, un po’ titubante.

Conosceva già la domanda che sarebbe seguita.

- E perché non è venuto lui direttamente?- chiese Buffy sospettosa.

Giles, però, rispose prontamente. Sapeva bene che Spike era la persona più indicata per spiegarle cosa era successo ad Angel.

- Ha avuto un contrattempo, ma ha promesso di arrivare il prima possibile.

La bugia sembrò tranquillizzare la Cacciatrice, che andò direttamente al sodo.

- Qual è il problema? Apocalissi? Primi Mali? Cosa?

Giles esitò. Si alzò e andò alla finestra, dando le spalle a Buffy.

La ragazza tirò un sospiro di sollievo. Almeno non si sarebbe accorto che qualcosa in lei non andava.

- Non lo sappiamo. Ed è questo che mi preoccupa. Finora abbiamo sempre saputo chi fosse il nostro nemico. Questo invece preferisce agire nell’ombra e non rivelare la sua identità.

Buffy chiuse gli occhi per un istante, cercando di prendere il controllo sul dolore che andava crescendo.

Era quasi ora di prendere i medicinali che Marini le aveva prescritto.

- Senta Giles…io sono felice che mi consideri la migliore, ma ci sono anche altre Cacciatrici. Faith sarebbe qui in due secondi netti…lei non ha mai smesso di combattere, mentre io…diciamo che la caccia non è stata il mio primo pensiero durante l’ultimo anno…

- Già…l’Immortale…- la interruppe l’Osservatore con un sorriso ironico.

Buffy sentì una rabbia feroce crescere in lei.

- Come si permette? Adrien è un uomo fantastico e poi…sono stanca dei vostri giudizi!

La sua voce tremava.

- Secondo lei ho dimenticato che mi avete cacciata da casa mia? Anche se vi ho perdonati, non vuol dire che sia tornato tutto come prima…non si è chiesto il perché non sia venuta a stare con voi a Londra? Ho bisogno di una vita mia, senza nessuno che mi dica con chi stare o chi è meglio per me! L’avete fatto con Angel, e tutti voi sapevate quanto l’amassi…nemmeno Riley vi convinceva, perché era parte dell’Iniziativa…e come se non bastasse, avete sputato veleno dopo, con…

Buffy si fermò di colpo.

 

“Può essere un brav’uomo, Giles…”

“I tuoi sentimenti per lui stanno influenzando il tuo giudizio, Buffy.”

 

Le parole si confusero nella sua mente.

Giles le era accanto.

- Ti senti bene?- chiese aiutandola a sedersi.

Buffy era ancora frastornata dalla potenza del flash che aveva avuto e il dolore nella sua testa era insopportabile.

Cosa significavano quelle frasi?

A chi si riferivano?

Alcune lacrime furtive scesero lungo la sua guancia candida.

La sua mente si stava prendendo gioco di lei.

- Tutto bene…ho solo bisogno di stendermi per un po’…il viaggio deve avermi stressato più del dovuto.

- Cosa succede?- chiese Willow vedendo uscire Buffy appoggiata a Giles.

- Ho avuto un piccolo mancamento…- disse la bionda con un sorriso.

Poi parlò a Giles con tono più basso.

- Non voglio più tornare sull’argomento. Per il momento non dirò nulla ad Adrien. Adesso è all’estero per lavoro, ma quando tornerà, lui sarà al mio fianco. O così, o parto oggi pomeriggio stesso.

L’espressione di Buffy era dura.

Giles pensò che era la prima volta che aveva la sensazione di averla persa.

Abbassò il capo, annuendo.

- Come vuoi. Adesso riposati…Willow ti accompagnerà in camera sua.

L’Osservatore si versò dello cherry in un bicchiere e aspettò il ritorno di Willow.

- Le sta succedendo qualcosa. Evidentemente, aver rivisto Spike deve aver mosso qualcosa dentro di lei…sono sicuro che prima che si sentisse male, stava per nominare Spike…

- Forse la presenza di Spike l’aiuterà a ricordare…- rispose la strega.

- O forse potrebbe peggiorare le cose…l’ho vista molto scossa…

Willow lo guardò inquieta.

- Non è la sola ad essere sconvolta…Spike è praticamente scappato via in pieno giorno. Spero solo che questa situazione non li faccia stare male…

Giles posò una mano sulla spalla della rossa.

- Lo sapremo prima di quanto pensi…sono certo che avranno modo di parlare molto presto.

 

 

La notte era arrivata velocemente.

Buffy aveva deciso di uscire di pattuglia, ignorando Giles che le consigliava di riposarsi.

Le pastiglie di Marini avevano fatto il miracolo: il mal di testa le era passato ed ora si sentiva piena d’energia.

Ripensò alle parole della visione. Era la prima volta che le capitava di sentire le voci in quella situazione.

Di solito arrivavano mentre era da sola, al buio, a contorcersi sul letto dal dolore.

Continuava a chiedersi chi stava definendo un brav’uomo, qualcuno per cui aveva dei sentimenti forti evidentemente. Concluse che forse era una discussione che aveva avuto con Giles riguardo ad Angel.

Il fatto che non la ricordasse la terrorizzava.

Dei rumori la distolsero dai suoi pensieri, riportandola al motivo della sua uscita.

Qualcuno stava lottando.

Corse velocemente attraverso il parco e vide un grosso demone scagliarsi contro una figura scattante e felina.

Una ragazza piangeva legata a terra.

La liberò e le disse di andarsene.

Il rumore sordo di un collo spezzato la informò che il combattimento era finito.

Sotto la luce pallida della luna, un uomo dai capelli platinati si stava accendendo una sigaretta.

Indossava ancora il volto della caccia.

Alzò gli occhi verso di lei e, leccandosi le labbra, sorrise.

- Cacciatrice…

Buffy sostenne il suo sguardo, sorridendo a sua volta.

- Spike…

Tbc…