ANGELI

AUTORE: Siranna

GENERE: AU spuffy. Fantasy/Dark/Vampirico e direi un pochino blasfemo.

RATING: NC17 per il tema trattato e per qualche scena

CANZONI UTILIZZATE: Lucifer’s Angel e No Fear dei The Rasmus(grande gruppo) appartenenti al nuovo album Hide From the Sun. Consiglio vivamente di ascoltarle perché sono stupende

DISCLAIMER: a parte 3 personaggi e i diritti di Joss Whedon, UPN WB e ENEMY(e chi per essi) il resto è tutto di mia invenzione; ho scritto non a scopo di lucro ma per diletto personale e con la seguente ff non intendo offendere nessuno, le affermazioni e allusioni a temi religiosi sono di pura invenzione e non hanno lo scopo di mettere in dubbio precetti, insegnamenti ecc..

ORGANIZZAZIONE: è divisa in sei capitoli(se non sbaglio) nei quali la vicenda è raccontata dal punto di vista dei tre personaggi principali. Alla fine di alcuni pezzi ci sono ricordi di Buffy che tornano in mente a causa di una determinata situazione; in altri la parte in corsivo è il codice divino. Essendo abbastanza corta dovrei postarla entro il 24, per questo ff di Natale, anche se non garantisco nulla, essendo ancora in ritardo con i regali^_^...

RINGRAZIAMENTI SPECIALI: a Corinne per la gentile traduzione senza la quale non avrei potuto andare avanti. A tutti quelli che la leggeranno.

RIASSUNTO: se lo faccio non vi resta poi molto da leggere...

ATTENZIONE: La mia Buffy ha i capelli neri, per il semplice fatto che adoro Sarah con i capelli di quel colore!!! Ah e non disperate, è previsto una sorta di Happyending. Chi odia Riley giungerà ad un livello di disprezzo inimmaginabile...

 

Angeli

 

La cattura.

Ed era notte, così come ogni altra notte lui stava lì a guardare, a fissare quel punto impreciso del muro che lo collegava al suo paradiso. Non sapeva bene ne perché ne come riuscisse a capire che il suo destino fosse quello, ma lui lo guardava a si sentiva bene, lui guardava quel punto dove ogni notte passava un ombra, la sua, ombra che lui venerava e ammirava. Non perché fosse Satana, non perché fosse profondamente legato all'angelo che in ogni sogno appariva, semplicemente perché il Diavolo vuole, brama , desidera con ogni fibra del suo essere le cose pure e quella lo era, più di ogni altro. Il suo sogno? trasformarla, renderla l'oggetto più disgustoso e immondo di tutti gli universi, tanto che anche Dio l'avrebbe rifiutato. E qual era il modo migliore di farlo?

 

Ma camminare non era abbastanza, correre certo si poteva ma i passi erano mostri rumorosi che ti inseguivano, erano come cani sempre più vicini e lei era decisamente terrorizzata dall'alito di quei bestioni, esseri così grandi... ma camminava a lungo e senza fermarsi, perché come poteva fuggire altrimenti? non poteva volare, non era ancora maturata abbastanza per farlo e quei monconi neri attaccati alla schiena erano solo di peso. Sapeva che cosa sarebbe accaduto se l'avessero presa e non voleva, non doveva sottoporsi a quel trattamento così umiliante e degradante per ogni angelo che esista al mondo, se poi era come lei...ma non avrebbe ceduto lo stesso, piuttosto uccidersi ma a Lui mai! nemmeno una piuma dei suoi moncherini fumosi.

"Ricordati Buffy, nessuno vuole essere così, nessuno vuole diventarlo, è Lui che lo impone."

 

Doveva proteggerla a tutti i costi, doveva raggiungere quegli esseri e distruggerli, anche se questo avrebbe esatto la sua energia. Ma cos'era quella in confronto allo sconfinato desiderio di proteggerla? Nulla se non una vena di egoismo. Fendeva le nuvole velocemente, lasciando dietro di sé cirri allungati e setosi, le ali sbattevano con grazia e decisione, lo facevano correre per la distesa blu senza sosta. Se solo fosse accaduto tutto dopo, se solo avesse atteso e dominato il Suo perverso desiderio allora anche lei avrebbe potuto volare e sarebbe sfuggita alle loro grinfie, magari insieme a lui...

e invece era accaduto ora, Lui non aveva retto, non aveva saputo aspettare e c'era da essere contenti che non avesse scoperto tutto, altrimenti sarebbe accaduto molto prima. Riley aveva ricevuto il compito di proteggerla e lo aveva svolto fin dalla prima infanzia. Era nata dal pianto elle stelle, nella notte del dieci agosto, l'anno non aveva importanza e mai l'avrebbe avuta. Una lacrima dell'astro era caduta in mezzo al nero lago e il fuoco aveva bruciato, un altro angelo era sceso sulla terra.

Gli angeli sono gli esseri che meglio si adattano al volere di Dio, sono coloro la cui purezza si distingue per essere innata, mai creata e mai perduta.

 

"Voglio che sia tutto perfetto" "Sì mio Signore, stanno già provvedendo." "Avete seguito le mie disposizioni alla lettera?" "Certo, il colore predomina su tutti gli altri, la droga è stata inserita e la musica..." "Non voglio musica, sarà lei la mia musica"

 

Un fiume! Se solo l'avesse raggiunto allora sarebbe stata salva. L'acqua l'aveva creata e l'acqua la proteggeva. Il fuoco l'aveva modellata e al fuoco apparteneva. Le stelle l'avevano formata e le stelle la rigeneravano. Lei era l'angelo del sonno, vegliava i bambini nelle notti più brutte, faceva parte della schiera dei protettori del sonno dei pargoli perfetti. Non era ne migliore ne peggiore di altri, svolgeva il suo lavoro con dedizione e cura perché lei amava le creature appena nate. Sentiva uno strano attaccamento alla notte e agli astri, sentiva una strana attrazione verso la terra e verso il centro di essa. Non era presuntuosa, però le sembrava che in lei si celasse qualcosa di diverso e di speciale, un destino inaccessibile a qualcun altro ma allo stesso tempo indesiderabile. Poi però c'era lui, la proteggeva e la accudiva, le insegnava il codice divino e a mantenere la purezza sempre intatta. Non le permetteva di avvicinarsi a tutto quello che non era perfetto e la rassicurava talvolta di essere tanto dolce e bella da abbagliare la luna. Gli voleva bene, in modo profondo ed incondizionato. Si era sempre preso cura di lei fin da quando era uscita bambina da quelle acque scure, i capelli ne avevano preso il colore d'ebano a parte l'unica ciocca d'argento che ogni angelo aveva, il simbolo, un dono di Dio.

Un violento colpo alla nuca e l'acqua che quasi le lambiva i piedi sparì, insieme a tutto il resto.

"Rammenta Buffy, non importa ciò che noi vogliamo ma ciò che possiamo fare. Se si vuole di più si cede a Lui ed dannazione, eterna."

 

"Si!"

 

"Noo!" un urlo echeggiato nel cielo e raccolto come tutti gli altri dal vento. Era stato così vicino a prenderla, così sicuro che l'avrebbe salvata.

La teneva tra le sue dita azzurre, la toccava in un modo che lo faceva impazzire e avrebbe fatto impazzire anche Lui ma per fortuna dell'essere non c'era. Se la caricava sulle spalle con non curanza e la trasportava via. Un impulso di morte gli attraversò la mente e immediatamente chiese perdono. Il suo cuore sanguinava, gli occhi azzurri e profondi davano solo lacrime e un profondo dolore misto alla vergogna per aver fallito lo straziavano. Guardò un'ultima volta la striscia argentata ondeggiare tra i capelli corvini e poi si voltò, volando via.

IGli angeli sono gli esseri che meglio si adattano al volere di Dio, sono coloro la cui purezza si distingue per essere innata, mai creata e mai perduta. Non possono essere toccati, il male che sfiora la loro pelle li contamina e li rende le creature più abbiette agli occhi del loro Signore, perché un angelo caduto non si può salvare, un angelo toccato da un demone non può essere aiutato.

 

"Baltasar!" "Sì mio Padrone." "Sei pronto a brindare per la nostra vittoria?" "Con vera gioia." "Bene caro Baltasar, fai preparare tutto perché questa notte un angelo cadrà e si perderà, in me e con me." "Che piacevole notizia. Che desiderate mio Signore?" "Nettare e ambrosia, voglio sentirmi Dio."

 

Il demone giunse presso una zona d'ombra, non c'era quasi visibilità in quel punto ed era semplicemente perfetto.

Si tolse il peso dalle spalle e osservò il corpo minuto e aggraziato, era così piccola ed innocente! Non aveva nemmeno le ali. Era bellissima, qualcosa di diverso dai demoni, era pura ma non per molto ancora. Cominciò a passare un dito azzurro intorno alle gote pallide, sfiorò le labbra, scese sinuoso lungo il collo e giunse al petto. Erano secoli che lo faceva, non lo avevano mai scoperto. Cominciò a tagliare in modo rozzo il vestito di lino color del cielo, avrebbe sempre potuto dire che se l'era strappato correndo, non c'erano testimoni. Si fece strada tra le pieghe morbide finché non urtò con l'unghia la pelle bianca. Sorrise compiaciuto e l'accasciò a terra.

Una lingua di fuoco gli ustionò il volto sfigurandolo, si girò di scatto e urlò di dolore. Non c'era nessuno intorno a lui, solo il tacito respiro della notte, l'oscurità era palpabile ma allora cosa? Con una smorfia ritornò a fissare il corpo sotto di lui, l'avevano fatto infuriare e questo non poteva che essere a sfavore del povero innocente angelo.

Mille spilli comparsi dal nulla si conficcarono nella carne bruciata e negli occhi, strappandogli altre urla raccapriccianti. Si era stancato, con una mossa fulminea si alzò in piedi e caricò la tenebra nel palmo sinistro, una piccola fiammella viola bruciò. "Chi sei! Ti sbudellerò con i miei denti se non rispondi!" urlò rivolto al vuoto.

Poi una sensazione di freddo lo avvolse e una voce profonda rimbombò da ogni parte intorno a lui.

"Cram, non avresti dovuto farlo." la fiammella morì improvvisamente e il demone azzurro sbiancò. "Mio Signore! Non stavo facendo nulla di..." "Silenzio!" eseguì e si inginocchiò al nulla, prostrandosi in mille inchini. "Ti ho sempre perdonato, dopotutto anche un demone azzurro ha diritto a un po' di svago." un lieve sorriso di speranza solcò il viso della creatura. "Grazie! Vi giuro che non farò nulla." "Credi sia tanto sciocco da fidarmi di un giuramento di un demone? e poi...giurare è peccato." la paura tornò a impossessarsi di ogni tratto di Cram. "Ma io non capisco...voi siete il..." gli spilli si conficcarono di più nella carne, interrompendo la frase in un grido di dolore.

"Non nominare il nome di Dio invano e per inciso, io sono il tuo Dio!" una risata cruda inondò l'oscurità. "Sai qual è un altro peccato Cram? La lussuria." il demone non rispose, rifletté per lungo tempo e disse quello che aveva trovato più convincente. "Ma tutte le altre volte voi non siete intervenuto...voi sapevate..." "Lei non è una sporca puttana, per lo meno non la tua! Hai peccato demone, il peccato va punito." "NO! Signore vi imploro..." una vampata di fuoco lo avvolse per intero, fiamme viola e nere che consumarono la carne, in una poltiglia si sciolse il corpo del demone lascivo.

"Ricorda Buffy, Lui lì può tutto perché il suo regno è il male e lì vi vive, nutrendosi di coloro che lo servono."

 

Salì compitamente le scale nonostante l'istinto gli suggerisse di correre a più non posso, negli anni aveva imparato a dominarsi soprattutto ora che si trovava al Suo cospetto. Il marmo bianco e freddo gli scottava la pelle candida, stava soffrendo, se pur in minima parte si stava epurando dai piccoli peccatucci commessi, cose assai irrilevanti a dir la verità ma per essere al Suo cospetto ci voleva anche questo.

Non era un luogo di gioie e beatitudini, non c'erano soffici nuvolette bianche e setosi sentieri di cirri ne ridicoli cancelli dorati e luci abbaglianti provenienti da chissà quale luogo di gaiezza. Gli stereotipi umani erano stati tramandati nel tempo, cosa assai ridicola dato che nessuno aveva potuto informarli di come fosse esattamente quel luogo. I putti paffutelli con soffici alucce bianche erano cose così ridicole che il solo pensarci faceva sbellicare dalle risate tutto l'entourage. Lui poi non era un vecchio decrepito avvolto in vesti bianche setose, con ali lunghe e di morbide e una graziosa aureola. Era un uomo d'età indefinita, mai nato e mai morto. Saggio come i più vecchi profeti del mondo e buono in maniera quasi disgustosa. La giustizia del Paradiso è leggendaria, il suo mondo lo è ma è appunto leggenda e nulla più.

Un regno sconfinato e dalle mille sfumature, ognuno lo vede a modo proprio, come dovrebbe essere per sé e poiché vi abitano solo animi gentili e puri non ci sono eccessi di nessun tipo. Ma Lui è uguale per tutti, alto e moro, con occhi verde acqua che nessun altra creatura possiede, capaci di vedere tutto in tutti, capaci di fendere le spesse barriere costituite dalle menzogne degli uomini e trovare la pura scintilla di grazia che ha amorevolmente donato: l'anima. Non ha ali perché non è un angelo, Lui non ha bisogno di mezzi per spostarsi perché Lui è dovunque e in nessun luogo, è qualcosa di effimero ed improbabile, grande e ineccepibile. Non esistono libroni e archivi, non esiste una chiave del Paradiso, chiunque sia destinato ad andarci la possiede dentro di sé.

"Luce Divina, sono venuto per raccontarvi la sfortunata vicenda." la voce che rimbomba in ogni anfratto, si perde in mille giochi di luce che l'angelo vede e infine muore inghiottita dalla sua stessa scintillante tristezza.

"Conosco tutto e tu figlio mio conosci le regole. Nessuno angelo può essere salvato."

"Ma lei è speciale, sappiamo tutti noi qui che cosa rappresenta e che cosa significherebbe la sua perdita. Non potete lasciarla nelle Sue mani."

"Tu non dovevi farlo Riley, la colpa non è di nessuno fuorché tua."

"Sì Mia Luce, chiedo perdono. Ma non potete lasciarla nelle sue mani."

"Io non posso ma non mi hai lasciato scelta."

"Lei è speciale! Conoscete la profezia!" "L'ho fatta io stesso." "E allora non possiamo non salvarla!"

"Sai il codice, un angelo caduto non può essere salvato." "Ma la profezia...sarà la fine!"

"Non importa, tutte le cose hanno una fine. La sua purezza anche, se sarà intaccata sarà per sempre."

"Lei è la mia metà!! Mi completa e mi appartiene! è parte di me ed è solo mia! è nata per essere mia!" "Non più."

Gli angeli sono gli esseri che meglio si adattano al volere di Dio, sono coloro la cui purezza si distingue per essere innata, mai creata e mai perduta. Non possono essere toccati, il male che sfiora la loro pelle li contamina e li rende le creature più abbiette agli occhi del loro Signore, perché un angelo caduto non si può salvare, un angelo toccato da un demone non può essere aiutato. All'alba di una triste notte, nell'attimo fuggenti di un battito di ciglia, su morbide distese di ebano, la luce si unirà con la tenebra e darà nuova vita alla nebbia oscura, creata dal male e concepita dal bene.

           

La Prigionia

Buio, ovattato e spesso. Rotto solo dal timido raggio di luna che penetrava da un'enorme finestra di cristallo, chiusa da una tenda di velluto nero. Il silenzio profondo era fatto di mille voci bisbiglianti che narravano la loro storia di atroci morti e torture, abusi e terribili giochi. L'avvolgevano quasi a proteggerla, pregavano perché lei fosse risparmiata dall'infausto destino che a tutte le creature di Dio era capitato. Leggero come una libellula il sonno stava svanendo dal corpo minuto, scivolava via dalla pelle come acqua sul cristallo, la sua anima era ancora bella, tutta bianca, impeccabile se non per un piccolo puntino, grande quanto un granello di polvere, di colore nero. Una scalfittura nello specchio.

Un caldo sonnacchioso si impregnava nell'aria, la faceva sentire a proprio agio. I capelli neri erano baciati dalle gocce di sangue scarlatto che imperlava simile ad un velo delicato la morbida capigliatura. Muri di colore viola scuro, inondati di lunghe forme eleganti appese a bracci di metallo finemente lavorato come lingue di fuoco. Il vestito color notte tagliato malamente, le scopriva la pelle come i petali di una rosa fanno appena aperti con il loro cuore. Tappeti di seta cinese con motivi asiatici ricoprivano il freddo pavimento di mattonelle scure. Le tonalità delle fine stoffe erano varianti dal blu al viola molto scuro.

La pelle bianca dei polsi e delle caviglie era screziata dalle scaglie di rubino sanguigne, corrosa dalle catene arrugginite che la legavano al muro crudelmente. Le mattonelle gelide le premevano sulla schiena facendola rabbrividire. Era una stanza circolare, quella che si trovava giusto in cima alla cupola arrotondata di un'altissima torre, senza tempo e senza ubicazione, persa nei sogni più fantastici di un Angelo. Una vetrata occupava esattamente metà delle pareti.

Le mani affusolate erano strette, le dita dalle unghie perfette piegate in una muta richiesta di soccorso, era svenuta e senza la minima coscienza di dove si trovasse.

Un debole rumore si fece strada molto lentamente nella grande stanza. Era simile allo strusciare di topi sul pavimento, al rumore del velluto contro le piastrelle.

Lui si fece avanti con passi leggeri ed aggraziati e le andò vicino, tanto vicino da poter udire il rumore del suo cuore che cantava lento.

Alzò una mano bianchissima e dalle dita sottili, estremamente aggraziate. La portò quasi sopra l'organo pulsante di vita ma non tocco il corpo, lasciò solo che una profonda concentrazione si impossessasse di sé e cercò dentro quel groviglio straordinario di innocenza e rettitudine, esplorò a fondo il meraviglioso specchio di cristallo perfetto e con accecante soddisfazione vi trovò una lieve incrinatura.

Aprì gli occhi di scatto e lo trovò davanti a sé, un uomo dall'età apparente di venticinque anni ma il Suo era un volto senza tempo. Osservò stupita i capelli biondissimi che formavano piccoli riccioli ribelli, gli occhi che erano impossibilmente blu come l'oceano di tempesta. Rimase colpita dai lineamenti scavati e sensuali e dagli zigomi sporgenti che gli donavano un'espressione di provocante perfidia. Il corpo perfetto senza nemmeno una cellula in brutto stato, le gambe atletiche e le braccia sottili e ben delineate, tutto sembrava semplicemente troppo perfetto. Portava uno spolverino di pelle nera lungo fino ai polpacci, una camicia rossa sbottonata e pantaloni neri, così come gli anfibi.

Lo guardò per un secondo soltanto e le bastò quello, sentì crescere in sé una sensazione purissima di genuina paura, perché lei sapeva cos'era quella cosa, aveva un nome e anche un'importanza ben precisa.

E senza poter più sopportare il Suo sguardo impertinente su di sè gridò, con tutta la voce che aveva in corpo e in quel rumore Lui poté sentire tutta la paura che suscitava nell'angelo.

Nessuno poteva udirla e se ne rendeva conto perfettamente, cercò di allontanarsi più che poteva e si scoprì legata al muro freddo, l'unica cosa che restava da fare era appiattirsi contro esso e non era poi così una buona idea. Pregò intensamente il suo Dio, gli chiese di essere risparmiata dal suo tocco. Non appena cominciò il secondo Padre Nostro l’uomo la colpì al viso con un rosario che teneva attraverso un guanto nero.

Le agitò il dito davanti agli occhi in segno di diniego, non si potevano portare parole sacre in quel luogo, non se non si voleva finire annientati in pochi secondi. Ma anche volendo non avrebbe potuto...

"No angelo, qui non puoi dire o fare quel che vuoi, specialmente non devi nominare queste stupide tiritere!" la ragazza cercò di parlare ma lui la colpì forte al viso con il rosario, ora la pelle recava i segni delle perle di vetro e sulla guancia una traccia della croce. Lui sorrise beffardo e si voltò, andandosene.

"Qualcosa mi dice che tra un po' non amerai più quest'oggetto." chiuse la porta con violenza e lasciò la stanza dietro di sé. L'angelo rimase ancora una volta nel nulla, nel buio più assoluto.

"Lui sa sempre come corrompere i suoi nemici e come conservare i suoi amici, non rinnegare ciò che ti è caro Buffy, non rinnegare la luce di Dio."

 

Era scioccato, completamente perso in quel verde mela e assetato del nero profondo, nero...il suo colore preferito.

Si chiedeva, mentre passeggiava per le grandi stanze inferiori, come avrebbe fatto ad attendere la data stabilita.

Raggiunse una camera illuminata con luci calde ed invitanti, al centro c'era la sua poltrona e a fianco un tavolino di legno lucido e ricoperto di macchie di sangue. Afferrò la bottiglia di liquore che vi teneva sempre e ne bevve il contenuto con un'espressione assorta che si fece via via più rilassata e pericolosa, man mano che il liquido ambrato scendeva nella gola.

Sapeva perfettamente come ingannare il tempo in attesa che lei fosse matura. Prese un coltello e si tagliò in mezzo all'ultima falange dell'indice sinistro. Una goccia di sangue cadde sulla superficie marrone e scoppiettò come fosse stata acido. Con voce roca e impastata d'alcool gridò: "Ofelia" e un demone si materializzò seduto di fronte a lui sul tavolino. "Muoviti e vedi di distrarmi, non voglio pensare!" le intimò.

 

Le lacrime gli scendevano dagli occhi azzurri e lo bagnavano senza sosta. Come aveva potuto? Sentiva il dolore che il suo angelo aveva provato, lo sentiva fremere sulla pelle e inondargli le vene. L'angoscia per la sua sorte lo attanagliava come un lupo affamato e sentiva un profondo senso di pericolo scorrere vicino alla sua protetta.

Come se avesse potuto fare qualcosa! La legge era uguale per tutti, anche per lui e le profezie erano così odiose, così stupide, così vincolanti!

Aveva avvertito la sua paura, aveva sentito in lei il timore di qualcosa di ben superiore a quanto avesse mai imparato a conoscere e di questo lui aveva tutta la colpa. Proteggerla da tutto ciò che non era puro era stata la sua prerogativa più importante in quei secoli. Aveva sbagliato a non insegnarle i fatti della vita, almeno i più innocenti.

Ma come fare a parlare delle debolezze umane, con una giovane fanciulla che ascoltava le parabole e leggeva con fervido interesse il Vangelo? Le debolezze umane non sono conosciute dagli angeli, essi nascono per volere della fede e del destino, non per altre vie.

Lui si era attenuto a regole ferree così come molti prima di lui ed era stato forse il più rigoroso, ma nessuno doveva convivere costantemente con il peso del destino della propria protetta.

Lui amava profondamente il suo angelo, era la sua metà. Gli angeli hanno una propria parte che li compensa e spesso accade che sia tra protettore ed allievo, si colmano con essa e vivono il resto dell'esistenza insieme, proprio perché sentono di essere felici solo in quel modo. Lui l'aveva persa ma non aveva abbastanza coraggio da violare quelle leggi e correre a riappropriarsi di colei che gli apparteneva. Era semplicemente troppo devoto al suo Dio e neppure per lei avrebbe disobbedito, questo non significava che lui non soffrisse.

Gli angeli sono gli esseri che meglio si adattano al volere di Dio, sono coloro la cui purezza si distingue per essere innata, mai creata e mai perduta. Non possono essere toccati, il male che sfiora la loro pelle li contamina e li rende le creature più abbiette agli occhi del loro Signore, perché un angelo caduto non si può salvare, un angelo toccato da un demone non può essere aiutato. All'alba di una triste notte, nell'attimo fuggente di un battito di ciglia, su morbide distese di ebano, la luce si unirà con la tenebra e darà nuova vita alla nebbia oscura, creata dal male e concepita dal bene. Quando ciò accadrà il regno del giusto si spezzerà e nulla rimarrà immutato, perché Lui avrà provato amore.

 

Entrò nella grande stanza completamente ubriaco e sfinito. Non avrebbe dovuto farlo, non conosceva le conseguenze di quel gesto, ne sapeva se avrebbe resistito.

Nell'incoscienza più totale le scoccò un occhiata che nulla aveva di buono, ma non ci furono reazioni. Rise fragorosamente e si avviò verso il centro della stanza dove troneggiava il letto. Si spogliò con un sospiro di sollievo e si infilò al riparo della seta, addormentandosi placidamente e progettando, qualcosa di oscuro di certo.

 

Non appena aprì gli occhi sentì dolore dalle parti della bocca dello stomaco. Non l'aveva nemmeno sentito rientrare e ora...che Dio la perdonasse per quello che era costretta ad assistere. Il modo in cui dormiva, senza pudore alcuno, abbracciato ad una bottiglia di alcool e con il corpo pieno di segni di cui non sapeva indicare la provenienza, avvolto scompostamente dalle indecenti coperte nere che lo coprivano in modo strategico...no non riusciva nemmeno ad arrossire...

Quanto le sarebbe stato d'aiuto pregare, il rosario gliel'avevano levato e usato a modi frusta. Ora era appeso alla parete con la croce rivolta verso il basso. Il suo simbolo di pace e il suo conforto ridotto ad un volgare emblema satanico! Voleva assolutamente pregare, doveva trovare conforto in qualcosa ma non poteva, Lui l'avrebbe sentita e non voleva incappare nella sua ira, non voleva essere di nuovo picchiata. Odiava quella catenina, da quando se n'era andato qualcuno aveva passato la serata a sferzarla.

Un'altra lieve incrinatura attraversò il suo specchio, questa volta più profondamente.

Si mosse nel vano tentativo di sfuggire alla presa di quelle catene ma fu inutile, ovviamente erano state costruite per durare. Il sole stava sorgendo, anche da quel luogo sconosciuto appariva bello, illuminava un'enorme distesa verde di colline intervallate da folti boschi. Questo era ciò che poteva scorgere dalle tende semi tirate.

Quanto aveva bisogno di pregare! Le avevano tolto la cosa più importante che possedeva, il diritto che il suo Creatore aveva concesso ad ogni suo figlio, persino agli umani!

Non era giusto assolutamente, non poteva privare un essere vivente e puro del conforto conferito da una preghiera, voleva rivolgersi al suo Padre e cercare conforto in Lui, desiderava in qualche modo mettersi in contatto con la cosa più preziosa che conosceva e alleviare le pene.

"Signore..." un tremito scosse il corpo che giaceva nel letto, inutile avrebbe udito e si sarebbe svegliato, probabilmente l'avrebbe punita in un modo atroce.

Sospirò sconsolata e desiderò di dormire, almeno in quel modo non avrebbe dovuto pensare e sarebbe fuggita dall'orribile situazione in cui si trovava.

Aveva già chiuso gli occhi da qualche minuto quando una strana sensazione di malessere la costrinse a riaprirli. Se lo trovò davanti perfettamente vestito e con quel ghigno impertinente, malefico quasi quanto la luce degli occhi. Come potevano esistere al mondo occhi così blu? Andava contro ogni legge della natura.

"Buongiorno angelo." sussurrò stiracchiandosi pigramente. Non gli rispose e lo guardò con paura, era l'unica cosa che suscitava in lei.

"Non sei obbligata a rispondermi passerotto." sorrise ancora piacevolmetne rilassato, si sarebbe detto che fosse estremamente felice.

Lo osservò percorrere l'enorme stanza circolare a passo ozioso, indugiando spesso con gli occhi su di lei, come se volesse accertarsi che non svanisse. Arrivato vicino alla tenda tirò una lieve cordicella argentata e le coltri nere scorsero via, liberando l'immensa vetrata che offrì una visuale perfetta sul mondo circostante. Solo prati si stendevano a perdita d'occhio, adagiati su morbide colline e in lontananza il luccichio dell'oceano blu. Il sole entrò giocoso e prepotente, incendiando i capelli biondi dell'Angelo e illuminando i suoi lineamenti duri e marmorei.

Lei fu colpita dalla luce come da una sferzata, chiuse gli occhi per qualche secondo poi li riaprì delicatamente e familiarizzò con quel chiarore che riusciva a vedere solo di rado e mai così splendente, proprio nel momento della sua nascita. I capelli neri come la pece ne raccolsero ogni frammento e sembrarono ancora più belli e morbidi. Il sole sorgeva e salutava i suoi sudditi più belli.

Lui osservò a lungo fuori e poi la ragazza incatenata. "Bellissimo.." disse chiaramente, lasciando in dubbio la frase.

Notò che la stanza sembrava trasformata, l'oscurità dei colori non era che una parvenza di malvagità, qualcosa la rendeva accogliente e calda. Le candele e i candelabri non erano più fantasmi taglienti ma solo ornamenti aggraziati e pieni di gusto, i tappeti portavano tutta la magia della loro terra. Anche il grande letto posto piuttosto vicino al vetro era meno tetro, semplicemente un mobile con drappeggi di seta lucida.

"Ti piace? Io adoro questo luogo, è il mio angolo di mondo preferito." non gli rivolse che un'occhiata fugace ma fu come riceve una frustata, quelle iridi blu erano così terribili...

Ammirò in silenzio ciò che la natura le offriva e dovette ammettere con sé stessa che era bello. Come poteva succedere che proprio a Lui fosse concesso tutto quello?

Fu colpita dall'altezza a cui si trovavano, nemmeno volendo avrebbe potuto arrivare lì, il suo maestro non poteva resistere a quelle altitudini.

"Sì nessuno verrà a liberarti, non colui a cui stai pensando per lo meno. Le ali non sono adatte a questo luogo." si chiese se avesse la facoltà di leggere nel pensiero.

"Per rispondere alla tua faccia scioccata ti dirò che sono facilmente intuibili i tuoi dubbi Il tuo viso è così bello ed innocente che non è difficile leggerlo, passerotto." la Sua voce era così fredda e malvagia! Avrebbe gelato le sabbie del deserto. Aveva molta paura, ma anche rabbia, non le piaceva essere trattata così e poi i terribili crampi che l'assalivano alle gambe e alle braccia erano così dolorosi. Alimentavano il senso di malessere e di rancore verso colui che l'aveva portata lì.

Le lanciò uno sguardo che la trapassò da parte a parte, ispezionò ogni parte del suo angelo e inorridì all'improvviso.

Le corse vicino, così vicino da farla soffrire di dolore mentre lo schermo di bontà che l'avvolgeva faceva di tutto per resistere. "Chi ti ha fatto questi?!" urlò indicando i segni del rosario.

Un'espressione d'incredulità le sbocciò in viso. "Credevo che tu avessi dato ordine di farlo!" Ecco. Aveva parlato, la sua voce...quella voce...come poteva essere così? Nessuno l'aveva preparato, nessuno l'aveva avvertito di quanto potesse essere pungente e bella. Aveva usato un tono frustrato all'inverosimile.

"Io piccola stupida? Quell'immondo oggetto mi reca solo disgusto, non ho dato a nessuno la libertà di usarlo contro di te!" esclamò adirato.

"Tu sei un essere senza anima e senza scopo, sei il peccato! Per me potresti anche averlo fatto tu!" urlò in preda alla rabbia, ad un orgoglio ritrovato. Si scosse dalle catene con veemenza. "Guarda! Mi tieni incatenata come una bestia e intanto ti diverti! C'è crudeltà in te, parli degli oggetti del Signore come se fossero rifiuti, qui l'unico rifiuto che vedo sei tu!" La fissò con rancore ma poi allargò la bocca in un sadico sorriso. Come lo stupiva quell'angelo.

"Sì sì, lo so. Mi dispiace tesoro ma rimarrai qui finché non avrò ciò che voglio. Insultarmi non servirà a nulla." la collera contrasse i suoi lineamenti angelici e sentì il rancore correre veloce e vibrare nelle sue vene. Che meraviglioso angelo di vendetta sarebbe stata...

"Sei...sei...Ti odio!"

"Naturale"

"Sei disgustoso!!"

"Mhm...riparliamone tra una settimana."

"Crepa!!"

"Non posso e per tua sfortuna nemmeno tu."

Rimasero a lungo in silenzio, uno di fronte all'altra fronteggiandosi con lo sguardo, lanciandosi insulti silenziosi e non perdendosi mai di vista.

Quando si fu stancato si andò nuovamente a stendere sul letto, poggiò il capo sotto le braccia incrociate sul cuscino e sospirò, chiudendo gli occhi cercò di immaginarsi il suo angelo, una volta svezzato.

"Perché non c'è nulla di più brutto che una caricatura di sé stessi volta alla soddisfazione altrui, Buffy."

Il Cambiamento

Era caduta con lentezza esasperante in un altro sonno senza sogni, popolato da stanchezza e oppressione mentre oscure ombre grigie le tenevano ferme le braccia e le gambe e la soffocavano. Stava cadendo inesorabilmente verso un baratro di piacere che presto avrebbe imparato a conoscere. E allora chi l'avrebbe aiutata ad uscirne? Ma soprattutto si sarebbe fatta aiutare?

Poi all'improvviso il pianto di un bambino, una voce scarna che aveva il timbro di mille demoni e dei fiati dei loro cavalli, era una voce ambigua e dolorosa allo steso tempo, le stringeva il cuore con insistenza e le faceva sentire dell'amore nonostante tutto. Era una creatura immonda agli occhi di Dio ma non ai suoi, era un essere piccolo e maledetto che presto avrebbe sopraffatto angeli e demoni e li avrebbe posti sotto la stessa spada, uniti dalla stessa parte e finalmente uccisi. Ma perché lei riusciva ad udirlo se vegliava il sonno dei giusti? Perché poteva amarlo dopotutto e il suo Signore no? Era una bella figura con occhi blu inquisitori, sprezzanti e purtroppo famigliari. E lei sapeva che cosa avrebbe sentito se solo lo avesse toccato.

E poi il dolore che le attanagliava le gambe e le braccia era cessato lasciando il posto a un circolare movimento di vento che la faceva rilassare e perdere nell'armonia della delicatezza dell'aria che le sfiorava la schiena, il bambino non piangeva più e la luna splendeva alta nel cielo, illuminava la sua pelle, la nutriva e rigenerava, il buio le inondava i capelli del suo colore e li allungava all'inverosimile, la freschezza dell'aria notturna le accendeva i sensi e le stelle le parlavano, trasformando con le loro parole il suo viso...c'era solo pace e potere per lei lì, c'era la sua creatrice, c'era la notte.

Si alzò di scatto ringhiando come una lince, con il volto trasformato e i lineamenti più marcati, i canini sporgenti come le zanne di un giaguaro e gli zigomi pronunciati, mentre le orecchie si erano allungate e gli occhi erano diventati pozzi di un verde cupo. I capelli erano arrivati ad allungarsi fino ai piedi e ondeggiavano al vento come un'onda nera, coprendo il suo corpo dal ventre i giù, il vestito blu si era trasformato in pelliccia morbida e molto corta che la ricopriva dal petto mentre il pallore della schiena risaltava alla luce della luna, essendo scoperta e solo pelle. Focalizzò l'immagine e mise a fuoco la figura davanti a sé, osservando ancora quegli occhi blu zaffiro. Sentì male e il suo scudo di bontà diventare sempre più incrinato e cedere, cedere lentamente mentre lui la guardava intensamente e le accarezzava la schiena, tenendola accanto a sé, tra le braccia...

Ringhiò di più e scattò in piedi, via dal letto nero, correndo verso la finestra aperta che l'aveva fatta trasformare e spiccando un salto di cui non si rese conto. Lui si precipitò al davanzale disperato e iracondo, vedendola librarsi stupita poco distante dalla torre, con le enormi ali nere di cartilagine, simili a quelle dei draghi, che sbattevano.

"Torna dentro passerotto!" le intimò con voce profonda ed autoritaria, guardandola mentre la luna piangeva i suoi raggi sui capelli neri, osservando il corpo celato dalla capigliatura e con quella sfumatura blu scuro di morbidissimo pelo. Lei non si mosse e scoccò un'occhiata sotto di sé, mentre le ali sbattevano più convinte.

"Non ci pensare nemmeno, torna dentro angelo!" urlò più sostenuto, allungando una mano come a volergliela porgere ed aiutare. Lei sorrise beffarda e si lanciò in basso.

"Non. Puoi. Andare." gridò e chiudendo la mano la scaraventò dentro la stanza, inchiodandola al muro nelle sue catene, mentre lei si dimenava e ringhiava con rabbia. Le ali si piegarono da sole, sparendo e rientrando nella carne.

"Ed una volta che ti sarai rivelata non ci saranno più difese per te perché la tua essenza esploderà e lo colpirà informandolo che sei cresciuta, che sei pronta, Buffy."

 

"E sei così!" sussurrò andandole vicino e guardando i suoi lineamenti tornare normali e riapparire la giovane fanciulla che aveva fatto rapire. Ne era rimasto folgorato, come se in quel momento una devastante certezza lo avesse invaso, facendogli comprendere che non c’era dannazione abbastanza grande per amare quella creatura. Colui che la teneva prigioniera e se mai fosse stata soggiogata, allora si sarebbe tolta la vita piuttosto che servirLo.

“Piccolo incantevole angelo…cosa sei, che potere hai per farmi questo? Sei bellissimo angelo, sei come io ti voglio, sei come erano i primi e più antichi di noi. Sei la mia luce splendente, sei la mia porta al regno dei Cieli, il mio…passepartout.” Sussurrò raggiungendola nei più profondi recessi del suo cuore puro, facendo vibrare come corde di un violino le sue vene, sconvolgendo il suo animo quieto. In quel momento volle assolutamente averLo ancora vicino, in quel preciso istante desiderò possedere la pelle di quell’individuo dannato, in eterno.

Avvicinò la mano al suo viso e combatté dolcemente contro la sua resistenza di bontà, finché non toccò la pelle candida e vellutata, godendo della levigatezza marmorea e immaginando di toccarla per sempre, averla sempre vicino a lui. E una volta dannata sarebbe stata sua, stupenda ed ineguagliabile.

L’angelo, disperato per l’onta che si era appena abbattuta su di lui, cercò di ritrarsi, di combattere la sensazione di essere avviluppata in una rete di nera stoffa, che avvolgeva i sensi e turbava l’animo. Non era ancora sconfitta, non era ancora in suo completo potere. Si era mostrata, rinnegando i consigli di Riley, disubbidendo all’ordine del suo Padre, ma non tutto era ancora perduto. Aveva ancora la volontà di vivere per il bene, aveva ancora la volontà di resistere a

una riga profondissima attraverso il suo specchio, una spaccatura insanabile che aveva fatto tremare le pareti della torre, le pareti del suo corpo, le pareti della sua anima, le pareti del Paradiso. In quell’istante Riley si era piegato dal dolore su una nuvola e vi aveva affondato, piangendo, dilagando in un male senza fine.

“Chi sei tu, per farmi questo, che cosa hai provocato in me?” domandò la donna, sporgendosi dalla parete, verso il suo aguzzino, come una falena attratta dalla luce. Raggiunse uno spicchio di raggio lunare e il buio della notte, il fuoco delle stelle, il languore del vento la inondarono. Per un istante sul suo volto riapparvero i lineamenti felini e gli occhi ritornarono densi come la tempera.

Lui la spinse contro la parete in un gesto impetuoso e le si pressò addosso, infrangendo lo scudo del bene e sconfiggendo le barriere naturali dell’angelo. Un’altra frattura attraversò lo specchio di bontà e Riley agonizzò al suolo.

“Smettila Elizabeth, se non vuoi che venga meno ai miei piani e ti condanni ora, smettila. Non posso resistere quando sei così!” lei rise con voce roca, scuotendo le membra dell’Angelo che faticava.

“E perché dovrei obbedirti, tu sei un...” “Shh…non pronunciare quel nome.” Ribatté Lui accarezzando con una mano, improvvisamente guantata, la sua bella guancia bianca. Le sorrise in modo ambiguo e Buffy si sentì come divisa in due. Correnti contrastanti l’attraversavano con violenza e le imponevano una direzione da seguire. Da una parte la luce, dall’altra la tenebra. Devastata decise che per il momento poteva permettersi di non seguire ne una ne l’altra, era in grado di sostare nel mezzo e valutare quale fosse la più conveniente. Altre due fratture intaccarono il suo specchio, la sua anima era sempre più martoriata e lei, infatti, non lo percepiva ma sentiva una specie di leggerezza interiore. La sua anima la stava lentamente abbandonando, la confondeva e non le dava un metro su cui basarsi. Il suo giudizio era annebbiato.

“Cosa potrebbe farmi? Lo conosciamo tutti, lassù.” Riprese audace. Si spinse di più contro la sua mano vellutata e si godette il contatto, mentre lo guardava con occhi penetranti e di sfida. Le catene ancora la stringevano ai polsi ma ora non erano poi così dure, sembravano più leggere.

“È proibito quaggiù amore, nessuno può chiamarmi in quel modo. Lo sai come si dice? Non nominare il nome di Dio in vano.” Le rispose con garbo. Riusciva a controllarsi meglio, gradualmente il suo corpo si stava abituando alla nuova Lei e ora starle troppo vicino non lo disturbava.

“Sei blasfemo.” Lui rise sonoramente, un suono così inusuale per quella bocca, un suono che si udiva poco nell’alta torre. Grato per la sua dolcezza, grato per la sua semplicità, grato per il suo animo che diventava oscuro le accarezzò di nuovo il volto, immaginandoselo ancora trasformato in una maschera felina.

“Sono Lucifero, l’angelo caduto.”

Il Portatore di Luce

Un dolce sguardo permeò gli occhi verdi di Buffy, ella provò curiosità per la vita del suo carceriere, no, del suo… nuovo mentore. Una profondissima frattura squarciò una metà del suo specchio e Riley vomitò al suolo bile e sangue, ora lei non poteva più sentirlo, ora non poteva più sperare di salvarla.

Ne era convinta, ormai Lui era una prova, un nuovo maestro che con la sua… non cattiveria, col suo atteggiamento scorretto, le avrebbe insegnato a dimenticare la mediocrità e a sconfiggere il male. A dimostrazione di questo c’era il fatto che avvertiva ormai una sorta di pace con Lui, un individuo perverso non avrebbe potuto mai darle quello.

 

Riley sapeva, Riley capiva che ormai lei era assuefatta ed irrecuperabile, il solo fatto che non associasse più il concetto di Diavolo con l’idea del male ne era una prova, Lui soggiogava, Lui stava portando a termine il suo piano. Ebbene decise che se era questo il destino della sua protetta, allora lui l’avrebbe aiutata a superarlo, nell’unico modo possibile.

 

“Parlami di chi ti creò, parlami di chi ti fece cadere.” Sussurrò così vicino al Suo viso che egli poté contare le belle ciglia scure che ornavano gli occhi.

“Non hai paura di sentire?” chiese per la prima volta titubante. Starle vicino, ora era difficile. Non perché soffrisse o provasse disgusto della sua bontà, oramai non ne esisteva più tanta da schifarlo. Si sentiva piuttosto in pericolo, perché non le resisteva, doveva attendere che lei fosse veramente pronta, che non potesse più sottrarsi. Tutto aveva uno scopo finché avveniva con consenso, obbligarla portava al fallimento, ecco perché aspettare. Ma più tempo passava, più qualcosa nasceva in Lui, un desiderio ambiguo, una frizzante aria che aveva scosso le sue membra solo e soltanto una volta, millenni prima. Al momento della Creazione.

“Non ho paura di capire. Quanto all’ascoltare, dipende da come narrerai.” La risposta lo soddisfece, si apprestò a parlare ma un suo cenno lo interruppe.

Ella si sporse avanti, toccandolo con il suo corpo e soffiando, con il volto felino di nuovo vivo, creato dallo spiraglio di luce incontrato.

“Scioglimi.” Disse ferma, desiderando avere le mani libere per poterlo toccare, per accarezzare il Suo volto cesellato e capire cosa si provasse a sentire un demone.

“Non credo che sia il caso…” mormorò per la prima volta incerto. Non le poteva stare lontano, non poteva non agire, facendolo avrebbe rovinosamente mandato all’aria un piano che aveva preparato da anni.

“Giuro che non farò nulla, starò semplicemente seduta davanti a te.” Sarebbe bastato questo, pensò Lui.

“Giurare è peccato Elizabeth.”

“Correrò il rischio.” Il suo specchio si fratturò ancora un poco, dando la conferma all’Angelo che sì, lei era pronta.

Batté le mani e le catene che la stringevano si dissolsero lentamente in fumo grigio, lasciandole la possibilità anche di fuggire. Lei massaggiò i polsi martoriati, scoccò uno sguardo vibrante e penetrante al carceriere e cominciò a camminare, più leggera dell’aria, più aggraziata di una ballerina, più flessuosa di un gatto.

Giunse d’innanzi alla finestra che era ancora aperta. Lui non si mosse, consapevole che se lei fosse fuggita, non avrebbe più potuto riprenderla, troppa distanza li separava per agire tempestivamente. Buffy lo guardò ancora, poi con un gesto deciso scostò i pesanti tendaggi, liberano il languido pallore lunare. I suoi elementi la invasero, fondendosi in una goccia nero brillante che la inglobò, trasformandola definitivamente in un angelo completo.

Le lunghe ali cartilaginee si spiegarono, stiracchiandosi con uno strano fruscio colloso, un breve ringhio uscì dalla bocca mentre le candide zanne rilucevano. Il morbido pelo blu che la ricopriva modellava alla perfezione il suo corpo, lasciando poco all’immaginazione.

Tornò lieve di fronte a Lui e si sedette, a gambe incrociate, imitandolo. All’Angelo era occorsa una notevole dose di autocontrollo. Deglutendo rumorosamente riportò la concentrazione su sé stesso, cominciando il suo racconto.

“Io fui il primo, nacqui in un mattino di sole, da esso presi il colore dei miei capelli, emersi da una pozza d’acqua blu perfetto che donò la sua tinta ai miei occhi e i gigli bianchi che crescevano sulla sua sponda dipinsero la mia pelle. I miei elementi sono per ciò il blu delle acque, il biancore dei fiori e la luce del sole. Per questo Lui mi chiamò così, Lucifero, il Portatore di Luce.” Le belle iridi di Elizabeth si allargarono in muto stupore, intenso e dolcissimo, brillando increduli ed estasiati.

“Il tuo nome è giusto, porta sul serio luce nel cuore di chi ti ascolta.” Lui storse il naso, in collera.

“Il mio nome porta vergogna e oscurità nell’anima! Io sono il male e non darò mai gioia, mai più!!” gridò. Non impressionò affatto la sua ascoltatrice che si limitò ad osservarlo in silenzio, attendendo.

“Mi hanno chiamato in tanti nomi, sono Satana, sono Belzebù, sono un Diavolo, sono Demonio, sono il Tentatore, il Rinnegato, il Caduto. Sono anche Lucifero, ma non ho mai avuto un nome mio. Ho lasciato sempre che gli altri mi dessero nomi da odiare e temere, nomi da disprezzare, nomi carichi di insulti. Mi sono scelto IO un nome vero, che non è ne peggiore ne migliore di altri e che non vuole incutere null’altro che normalità, un nome usato da tanti, un nome che non vuole condannare coloro che si chiameranno così. Nessuno lo conosce, solo tu lo saprai, perché tu saprai TUTTO. Io sono William.” Un’ombra d’orgoglio e tristezza adombrò il bel viso scavato.

“È bello.”

“È normale ed è soprattutto MIO.”

Buffy annuì dolcemente, curiosa di come potesse essere tutto il suo mondo all’inizio, molte volte aveva fatto pressioni perché Riley le raccontasse e altrettanto frequentemente lui aveva fuggito la domanda. La paura si era impossessata dei suoi dolci occhi azzurri, il volto si era fatto duro. Era giunto il momento di scoprire cosa turbasse il cuore puro di tutti gli angeli, cosa il suo Creatore temesse. Oramai Buffy non vedeva più con amore cieco il suo Dio, rappresentava sempre più una figura simbolica, ma non l’amato Padre di una volta. Lui l’aveva plagiata, assoggettata, perché lei era debole e perché l’amore per il suo Dio non era veramente grande, perché il tocco del male non poteva più essere lavato.

Gli angeli sono gli esseri che meglio si adattano al volere di Dio, sono coloro la cui purezza si distingue per essere innata, mai creata e mai perduta. Non possono essere toccati, il male che sfiora la loro pelle li contamina e li rende le creature più abbiette agli occhi del loro Signore, perché un angelo caduto non si può salvare, un angelo toccato da un demone non può essere aiutato. All'alba di una triste notte, nell'attimo fuggente di un battito di ciglia, su morbide distese di ebano, la luce si unirà con la tenebra e darà nuova vita alla nebbia oscura, creata dal male e concepita dal bene. Quando ciò accadrà il regno del giusto si spezzerà e nulla rimarrà immutato, perché Lui avrà provato amore.

L’angelo rifiuterà il Padre ed accoglierà il Figlio, nel grembo accetterà il Prediletto e il Rinnegato.

 

“Che dobbiamo fare, mio buon amico?” Riley si scostò una ciocca scura dalla fronte, oh lui sapeva alla perfezione cosa andava fatto. Epurare. Prepararsi per cancellare dal mondo l’abominio che sarebbe cresciuto, e cancellare dal mondo anche l’unica persona a cui teneva veramente.

“In tutta sincerità Wesley, commetteremo un’azione tanto scorretta quanto giusta. Il Padre non deve esserne a conoscenza, non prima che tutto sia già iniziato.” Replicò. Il dolore che lo dilaniava aveva sciupato la sua bella carnagione, ora non appariva altro che l’ombra di una grande magnificenza. Occhi infossati e spenti, spalle cascanti e sorriso avvizzito. Un relitto dello splendido angelo protettore di Elizabeth. Fu forse questo che spinse Wesley, il suo caro amico, ad aiutarlo senza conosce lo scopo della missione. Notizie distorte di un angelo catturato gli erano giunte, capì che in qualche modo dovevano riguardare direttamente Riley. Non pensò a Buffy, non pensò affatto. Consacrò la sua vita a quella missione.

“Devo radunare i nostri fedeli compagni?” chiese risoluto, pronto a riceve qualsiasi ordine gli fosse stato dato.

Riley alzò il capo, un nuovo conato lo aveva scosso, qualcosa era di nuovo successo. La vista era ormai sparita, Buffy era completamente in balia del male.

“Tutti coloro di cui posso fidarmi, stiamo andando a spegnere una Luce.”

“Ricorda Buffy, io sarò sempre lì con te, qualunque cosa ti accada, io ti vendicherò e ti aiuterò, in OGNI modo possibile.”

 

“Fui il primo, mi creò Lui stesso personalmente, plasmandomi con la luce mischiata all’acqua e al colore, ero il suo prediletto. Lui stesso mi insegnò i principi di bontà e purezza, lui fu il mio maestro, la mia metà. Ci amavamo come se non potessimo esistere l’uno senza l’altro. La nostra vita era felice, come quella di ogni angelo col suo maestro. Lo aiutai personalmente nel vegliare sul mondo appena creato, mi fu concesso tutto, mi fu dato potere e libertà. Poco dopo me furono creati altri angeli, che Lo servivano altrettanto bene. Ma io restavo l’Eletto e il più potente. Finché un giorno non sbagliai. Lui impose ad Adamo e ad Eva di non nutrirsi del frutto proibito. Io sapevo perché, era un frutto divino, riservato solo agli angeli. Ma nonostante questo, decisi di indurre la donna a cibarsi di esso. Una prima vena di cattiveria mi ricoprì, sai perché? Perché il male esisteva già, perché fu creato insieme al bene, perché senza l’uno l’altro non esiste. Sta alle persone scegliere, come giustamente Lui insegnava. Io scelsi, anche se forse inconsapevole. Scelsi di far del male a quelle persone. Così indussi le creature di Dio a mangiare, perché ero geloso, era corroso dalla gelosia, non capivo come lui potesse aver creato qualcun altro, plasmarlo dalla terra e costituirlo a sua immagine e somiglianza. Bastavo io! Volli renderli abbietti, per riavere l’antico amore che ci aveva avvolto, senza capire che non era mai diminuito.” Una lacrima scese dalla guancia di William, che ancora amava, che era dilaniato da un conflitto interiore, che era divorato dalla sete di vendetta e dal desiderio di tornare come prima.

Buffy gli si avvicinò senza che lui se ne accorgesse, con un dolce bacio asciugò la lacrima che aveva raggiunto le labbra. Il contatto risvegliò l’Angelo, che rimase scioccato e privo di parole. Non l’aveva giudicato, forse l’aveva compreso, ma di certo aveva provato pietà e dolcezza, verso di Lui, Lui che era sempre stato odiato.

Lei lo baciò ancora, sentendo distintamente dentro di sé l’ultima crepa vibrare, dopo quella il suo specchio non avrebbe retto più. Ma la cosa non le importò, perché lei amava, amava l’animo tormentato di quell’Angelo, perché aveva trovato, paradossalmente, la sua metà, la parte mancante di sé. William ricambiò, non capendone il perché, non era lussuria, era...era..quella vecchia brezza...quella che già prima aveva sentito. Cosa gli ricordava? Cosa rammentava al suo cuore straziato ed incapace di amare di nuovo?

“Lui...fu terribile. Mi scacciò, mi rinnegò, mi fece precipitare all’inferno, avvolto in un mondo di fiamme, ipotetico re di un regno che invece mi possiede e mi consuma, mi avvilisce. Spezzò il suo amore, spezzò il mio. Mi distrusse, mi rese incapace di amare di nuovo, perché ormai il dolore si nutriva di me e albergava nella mia anima marcia. Fui il primo Angelo e il primo Demone.” Si interruppe ancora, mentre il ricordo dell’antico dolore lo straziava. Elizabeth lo baciò ancora, profondamente venne ricambiata. Gli infuse coraggio e amore, tutto quello che stava provando e lui l bevve avido, senza però riconoscerlo, non ancora.

“Giurai di vendicarmi, sono millenni che lo faccio, devastato dal dolore e dalla gioia per ogni mia azione. Tu Buffy sei...sei l’ultima. La mia ultima vendetta, dopo che avrò...agito, lui sarà ferito e uno scempio nascerà. Ma devo attendere.” Giacevano appoggiati al muro l’uno tra le braccia dell’altro. Lei alzò il viso, baciando di nuovo le sue labbra.

“Cosa?” domandò. Ricevette un intenso sguardo, così oscuro che il suo cuore vibrò spaventato.

“Che tu sia pronta.” Rispose.

Elizabeth si inginocchiò tra le sue gambe. Lo guardò seriamente e si abbassò fino a sfiorare le sue labbra carnose.

“Non lo sono mai stata come ora.”

Gli angeli sono gli esseri che meglio si adattano al volere di Dio, sono coloro la cui purezza si distingue per essere innata, mai creata e mai perduta. Non possono essere toccati, il male che sfiora la loro pelle li contamina e li rende le creature più abbiette agli occhi del loro Signore, perché un angelo caduto non si può salvare, un angelo toccato da un demone non può essere aiutato. All'alba di una triste notte, nell'attimo fuggente di un battito di ciglia, su morbide distese di ebano, la luce si unirà con la tenebra e darà nuova vita alla nebbia oscura, creata dal male e concepita dal bene. Quando ciò accadrà il regno del giusto si spezzerà e nulla rimarrà immutato, perché Lui avrà provato amore.

L’angelo rifiuterà il Padre ed accoglierà il Figlio, nel grembo accetterà il Prediletto e il Rinnegato. Sarà la luce stessa ad informare la tenebra che è pronta per essere ingoiata.

           

            La Profezia (parte1)

William guardò profondamente negli occhi verdi di Elizabeth, scavando in essi e perdendo il senso dell’orientamento mentre vi moriva, congelato e riscaldato dalla conferma di poter agire. Era spaventato, finalmente era giunto il momento tanto atteso e lui non sapeva più che fare. Non poteva concepire l’idea di usare quell’angelo, non lo meritava. Lasciarsi sfuggire l’occasione però era come perdere il sogno di una vita, sarebbe stato come gridare al cosmo di aver fallito. Continuò a guardare nel profondo verde. Lei lo aveva detto, lei aveva giurato di essere pronta. Non poteva rinunciare. Nessuno lo avrebbe più stimato.

Elizabeth lesse sulla azzurra carta delle sue iridi tutte le contraddizioni, le paure, ma vi vide scritta anche la voglia, l’eccitazione e la vendetta. Come poteva non sfamare una fame tanto grande, come poteva non saziare la propria curiosità?

Lentamente, come l’acqua che corrode il metallo, la bocca demoniaca dell’Angelo si chinò su quella umana di Elizabeth. Rimase fermo per quello che parve un secolo, suggendo il suo sapore rassicurante. Poi cominciò a muoversi con dolcezza, come se petali di rose lambissero la bocca della donna. Un buon gusto si diffuse rapido sulle papille di Elizabeth, mentre il bacio del demone pareva profumato come i gigli e non putrido come le carogne.

William assaporava i secondi come se fossero ambrosia, baciando veramente per la prima volta. Usando una sensazione strana che il suo cuore malvagio non sapeva ricordare, riversandovi interamente quel sentimento obliato.

Poi una strana urgenza si risveglio in Elizabeth, voleva conoscere il suo demone, interamente. Perché quel demone fu anche angelo, fu una creatura uguale a lei.

Chiese di più, spingendosi istintivamente contro il suo corpo, chiedendo con gli occhi di vederlo. E lui capì e stranamente ne fu felice, sentendo dentro di sé la sensazione che si scaldava, radiandosi per tutto il corpo.

Con un gesto delle braccia fece spalancare le tende della grande stanza. Fuori un sole splendente illuminava un mare blu cobalto, accanto, fondendosi con il colore del cielo che sfumava, stava la luna, piena, pallida, che tergeva candore su un mare nero pece, mentre le stelle cantavano e il sole bruciava. La notte e il giorno, un prodigio. La notte e il giorno, i due opposti. La notte e il giorno, avvinti senza una fine ed un inizio, come le due figure che stavano illuminando,

un Angelo e un Demone.

L’oscurità avvolgeva Elizabeth, mentre i suoi lineamenti si indurivano, gli si addensavano, le zanne adamantine scendevano, il pelo la ricopriva, le ali si liberarono con un sordo rumore.

La luce incendiava il suo portatore, mentre i lineamenti diventavano più marcati, gli zigomi se possibile più taglienti, rughe discontinue ferivano la sua fronte convergendo sul bel naso. Un paio di occhi gialli come lo zolfo fiorirono sul volto, i canini si allungavano lucenti e ali nere e cartilaginee si estesero nella loro immensa apertura. Ora erano completi, l’uno di fronte all’altra, estasiati.

Presero un momento per rimirarsi. Poi le loro labbra si riunirono in un bacio che solo due esseri eccelsi come loro potevano dare, lungo e senza fine, impetuoso come il mare, dolce come il caramello.

Mani frenetiche accarezzarono i corpi, occhi brucianti e torbidi si cercarono e si baciarono trovandosi. Per lungo tempo fu silenzio ovattato.

William senti di non poter resistere, capì che nonostante tutto era giusto, comprese che la sensazione che ramificava in lui andava assecondata. Prese delicatamente per la vita il suo angelo, con somma dolcezza lo trasportò attraverso la stanza e lo adagiò sul letto, dove distese d’ebano li attendevano. Con un ordine soffocato gli indumenti di entrambi sparirono, rimanevano corpi lucenti e freschi, ora di nuovo normali.

Nell’alba di una triste notte per entrambi, la tenebra di William si unì disperatamente con la luce di Elizabeth, in un battito di ciglia i due corpi si congiunsero.

 

In quell’attimo, a cavallo di un drago selvaggio, Riley scoppiò a piangere, gridava così forte che avrebbe fatto sanguinare il cielo. Un dolore sordo al petto gli impediva di respirare. Lei non era più sua, non lo sarebbe più stata e non sarebbe più stata pura. Era sporca.

“Ricorda Riley, tu la perderai per sempre.”

 

Un dolce calore si diffuse nel ventre di Buffy, lo sentì come incendiarsi e rinvigorirla, mentre il piacere e la gioia si nutrivano di lei e lei di loro. Lui la teneva stretta, teneramente avvolta in una abbraccio che nulla aveva di demoniaco. E mentre la guardava negli occhi si immergeva in lei, nel suo caldo cuore, provando un piacere infinito e rigenerante. Felice di darlo a sua volta, felice di scorgere le sue gote arrossate e gli occhi verdi vitrei di desiderio, luccicanti, quasi inumani.

Lunghi capelli neri che si spargevano sui cuscini di seta, amalgamandosi nello stesso colore.

I due astri li guardavano ancora, come due genitori che vegliano i loro figli nell’attimo più bello. Per William fu come la prima volta, perché diede sé stesso, riempì l’anima corrotta con tutto l’affetto di cui disponeva.

Poi ci fu l’attimo, quello che segue ogni atto d’amore, quello in cui due corpi implodono. Fu in quel momento che l’anima di Elizabeth si ruppe del tutto, mentre mille schegge si spandevano il suo specchio cessava di esistere. Provò un immenso calore, sentì che qualcosa le entrava dentro, sentì di non essere più sola ma di vivere due vite, una sua e una di qualcun altro, qualcuno di molto piccolo ed indifeso, qualcuno che avrebbe vissuto in lei per parecchi mesi e poi finalmente sarebbe venuto alla luce. William fu come travolto da un’ondata gelata e tiepida allo stesso tempo, ricordando, capendo qual era quella sensazione. William guardò Elizabeth negli occhi e provò amore.

Il mondo fu scosso da un terremoto di proporzioni sconvolgenti, il male e il bene si fusero e i due mondi furono vittime di qualcosa di inconcepibilmente grande. Poi calò l’oscurità ovunque e nulla fu più come prima.

 

Una piccola luce nacque tremula, illuminando la grande stanza. Fuori il nulla, le stelle, il cielo e niente più.

Gli occhi di Buffy si aprirono gradualmente, pesanti di un torpore nuovo ma piacevole. Trovò due tizzoni ardenti che la fissavano, erano blu, erano i suoi.

Gli si accoccolò vicino, rilassandosi contro il suo corpo profumato di amore, un amore nuovo eppure arcano, l’amore che sentì quando fu creato. Era bello stargli accanto, c’era una complicità sottile, una lieta certezza di non essere soli. Entrambi lo sentivano, entrambi capivano di amarsi più di chiunque altro. Sapevano che ora una nuova creatura cresceva, era loro e lo sarebbe stata per l’eternità

“Parlami degli angeli, di com’erano.” Chiese Elizabeth, facendosi cingere dalle sue braccia.

“Loro erano fieri, bellissimi, proprio come te piccola mia. Hai le loro antiche sembianze, sembianze che io reputo stupende.” Il complimento l’avvolse come una calda coperta, mentre i suoi baci piovevano lievi.

“Perché sono così? Riley è più anziano ma non ha la mia forma.” Chiese nuovamente. William però si irrigidì, quell’essere, quello che l’aveva cresciuta... non era più sua, no, ora era apparteneva esclusivamente ad un demone. Ghignò, soddisfatto.

“Tu sei destinata. Angeli uguali a te nascono solo in rarissime occasioni, passano millenni prima che un’altro venga creato. Tu sei speciale e potente, molto più potente di tutti loro.”

Elizabeth sorrise, compiaciuta.

“Mi piace l’idea...” sussurrò baciandolo. “Anche a me passerotto, saremo forti, saremo invincibili, saremo indivisibili”

 

“Riley...Riley credi sia prudente? Lui non ci punirà per il nostro gesto vero?” Riley sorrise amaramente, ormai era tardi per tornare indietro, per avere ripensamenti. La loro fuga doveva essere già trapelata anche al loro Padre, ma si trovavano ormai in un mondo che nulla aveva del precedente, non sapeva come la giurisdizione fosse, non sapeva quali poteri nuovi erano stati creati, non sapeva se il loro Signore poteva già vederli. Però era deciso ad andare avanti, per Buffy e per il bene. Quello che dopo sarebbe avvenuto non gli importava, l’avrebbe accettato.

“No...vedrai andrà tutto bene.”

“Ma-ma Lui invece, il nostro nemico...insomma è ad un notevole livello e noi...non siamo al suo. Non gli ci vorrà niente per distruggerci.”

“Vedrai che troverò il modo di impedirglielo.”

 

Un rumore assordante si abbatté sulla coppia, ancora addormentata. Ebbe il potere di destarli.

Guardandosi intorno videro che i grandi vetri della torre erano esplosi e le scintillanti fauci di un enorme drago nero ancora sbuffavano fumo. Buffy vide chi lo cavalcava, vide chi lo accompagnava e vide la rabbia, il dolore la delusione. Lei non ne provò, lei non sentì nulla, avvertì solo che non doveva permettere loro di porre fine al suo paradiso.

William balzò in piedi iracondo, vestito improvvisamente di tutto punto, con abiti lunghi e neri, un mantello legato con fregi argentati raffiguranti fiamme. La potenza della sua rabbia stordì Elizabeth e stordì la bestia, che non attaccò.

Fiamme lanciavano i suoi occhi blu, fiamme di rancore e tristezza, perché sapeva che erano lì per lei, per portarla via. sapeva che il mondo sconvolto non rispondeva più alle antiche leggi e sapeva di non conoscere quali limiti avesse il suo potere.

Immediatamente Riley colse l’occasione, scese dal suo drago ed entrò come una furia nella stanza. William non riuscì a fermarlo, forse perché non se lo aspettava, forse perché non aveva avuto il coraggio di affrontarla.

Riley afferrò Buffy e la scaraventò fuori dal letto, disgustato quasi dal suo corpo nudo. Le prese il viso e lo fissò con bramosia, quasi curiosità.

Immediatamente Riley colse l’occasione, scese dal suo drago ed entrò come una furia nella stanza. William non riuscì a fermarlo, forse perché non se lo aspettava, forse perché non aveva avuto il coraggio di affrontarla.

Riley afferrò Buffy e la scaraventò fuori dal letto, disgustato quasi dal suo corpo nudo. Le prese il viso e lo fissò con bramosia, quasi curiosità.

 

Behind those eyes lies the truth and grief

Dietro a quegli occhi bugie di verità e di dolore

Behind those beautiful smiles I've seen tragedy

Dietro a quei bei sorrisi io ho visto la tragedia

The fallen skin hides the secrets within

Fra le righe della pelle nasconde i segreti

The silent forces that secretly ignite your sins

Le forze silenziose che segretamente infiammano i suoi peccati

 

Mentiva, era plagiata, ma lui poteva ancora scorgere i suoi tentativi di ribellione, c’era stato un tempo in cui aveva lottato, in cui aveva pianto e si era disperata per la sua sorte...oh ma come sembrava lontano. Solo peccati su di lei ora, il corpo martoriato dall’uso che Lui ne aveva fatto, una pelle immonda.

Elizabeth tentò di liberarsi, senza riuscirci. Riley la teneva stretta, Riley le faceva male, lei odiò Riley.

Minacciò William, gli disse chiaramente che se avesse fatto una mossa l’avrebbe uccisa, non gli costava nulla. Gli disse che doveva arrendersi, che se si fosse consegnato loro non avrebbero fatto nulla alla ragazza. William lo fece.

Rispose con sadica gioia che ormai non era più sua, che ora cresceva un figlio che avrebbe cambiato il destino dell’universo.

Riley inorridì, oh lui sapeva ma il disprezzo lo scosse comunque cogliendolo impreparato. William rise, rise con la cattiveria più genuina scuotendo le pareti della terra e del cielo.

I compagni dell’angelo gli intimarono di lasciarla, di liberarla dal legame che li univa e di lasciarla portare via.

William sorrise ancora, liberando con un lento gesto le zanne e le iridi gialle fiammeggianti, la sua bocca si storceva orrendamente trasfigurandosi in una smorfia ti totale perfidia e Elizabeth amò il suo Angelo, lo amò sempre di più.

Chiuse gli occhi ed abbassò il volto, stettero tutti immobili per lungo tempo, fiduciosi che lui ubbidisse. Ma come si può domare il Diavolo?

Riaprì di scatto quei pozzi infuocati, guardando in un lampo di amore lei e con un lampo di atroce cattiveria tutti gli altri. Uno sguardo quasi da belva, uno sguardo da lupo pronto all’attacco.

Un rapidissimo gesto della mano fece esplodere i vetri, le tende si incenerirono e i draghi furono scagliati lontano. La luna, il buio e le stelle inondarono Elizabeth. E lei si trasformò.

 

Fly away, fly away

Vola via, vola via

From the torch of blame

Dal tocco di biasimo

They haunt you

Loro ti cacciano

The Lucifer's Angel

The Lucifer's Angel

 

Lei sentiva ciò che doveva fare, lo avvertiva nell’animo, ma non voleva, perché avrebbe significato perdere tutto.

Lei temeva quei nuovi angeli, temeva che potessero nuocergli, non se la sentiva di fuggire, di andarsene via, per quanto lui la pregasse, per quanto suo figlio glielo imponesse, Elizabeth non lasciò la torre.

La battaglia ebbe inizio.

 

Never lived, you never died

Mai non visse, lei non morì mai

Your life has been denied

La sua vita gli è stata negata

They call you

Loro La chiamano

The Lucifer's Angel

The Lucifer's Angel

 

Aveva fatto una scelta, forse avventata, forse inutile, ma comunque si fosse comportata sapeva che qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto. Buffy sapeva di aver formato la sua condanna ancora prima di concederglisi, quando ancora lo odiava, quando ancora non sapeva chi fosse esattamente. Anche pentita, anche tornare con Riley nulla sarebbe servito, loro l’avrebbero ripudiata, torturata, annegata in un mare di immondizia e poi finalmente uccisa, nel modo più lento possibile. Sapeva il codice, sapeva tutto. Quello che non sapeva era che Riley non era lì sotto una richiesta del Padre, Riley aveva disobbedito.

Intanto i Suoi lamenti le rimbombavano in testa, la pregava di andarsene, di non lasciarsi catturare, di non cedere alla voglia di aiutarLo, Lui era forte e poteva resistere, nonostante il mondo fosse cambiato, nonostante nessuno conoscesse i nuovi limiti, nonostante nessuno fosse in grado di capire dove il male poteva trionfare.

 

Riley lottò, lottò con foga, per riparare il suo orgoglio e per portare a termine la missione suicida in cui si era imbarcato. Non dubitava di uscirne vivo, non dubitava di uscirne vincitore, ma temeva quel che sarebbe avvenuto dopo. Non la parte riguardante lei, oh no quella l’avrebbe portata a termine con diligenza maniacale. No temeva il suo Signore, cosa gli avrebbe fatto una volta saputo il suo gesto avventato e sconsiderato. Anche se ormai...non gli importava, l’importante era distruggere. Distruggere loro.

 

Beyond these clouds you can hide all your tears

Oltre queste nubi lei può nascondere tutte le sue lacrime

Beyond this world you'll be safe from their wicked fears

Oltre questo mondo lei sarà al sicuro dalle loro cattive paure

And in their hearts they fear your demands

E nei loro cuori loro temono le sue richieste

You know their minds won't accept you, they'll never understand

Lei sa che le loro menti non l'accetteranno, loro non capiranno mai

 

William si rendeva perfettamente conto di quanto fossero in pericolo, non era più forte come un tempo, non era nemmeno lontanamente uguale al suo vecchio IO. Tuttavia qualche possibilità c’era, ma doveva rimanere da solo. Elizabeth doveva sparire, doveva nascondersi nella notte, dove sarebbe stata protetta, continuava a ripeterglielo ma non sembrava importarle. La sua stupida voglia di proteggerlo li avrebbe fatti cadere, non poteva pensare anche a lei. Doveva capire, doveva comprendere che una volta sconfitti non avrebbero avuto più scampo. William sapeva cosa accadeva agli angeli impuri. E non era bello.

Nessuno li capiva, nessuno avrebbe mai potuto comprenderla. Erano tutti accecati, avevano paura di lei e di cosa portava in sé, temevano nei loro cuori che potesse costituire la fine di millenni di gloria. Non l’avrebbero mai accettata.

 

Evitò i colpi dei mediocri angeli che gli stavano davanti, non erano pericolosi, non troppo. Ma Riley, lui sembrava posseduto, accecato dalla furia e dall’umiliazione. Lo vide attaccare e si protesse. Poi qualcosa si immensamente caldo si abbatté su di lui, voltando il viso notò che il drago si era ripreso e ora dimostrava quanto valesse in battaglia. William lo guardò intensamente, frugando gli occhi intelligenti e scuri, protetti da incantesimi benigni.

Abbassò le palpebre e il drago morì.

 

Fly away, fly away

Voli via, voli via

From the torch of blame

Dal tocco di biasimo

They haunt you

Loro ti cacciano

The Lucifer's Angel

The Lucifer's Angel

 

Elizabeth osservava la scena come immobile, ma quando la bestia cadde dalla torre e il fragore prodotto dal corpo schiantato la raggiunse, tutto fu chiaro. Chiuse gli occhi, udendo le continue preghiere cariche d’amore che il suo Angelo le stava rivolgendo. Le ignorò, di nuovo.

La luna, bella e gonfia, nutriva il suo corpo. Le ali si allungarono, gli occhi si fecero pece e le zanne si affilarono. Elizabeth scattò, contro Riley, contro il suo maestro. Lo dilaniò, strappandogli la carne dalla spalla.

 

Never lived, you never died

Mai non visse, lei non morì mai

Your life has been denied

La sua vita gli è stata negata

They call you

Loro La chiamano

The Lucifer's Angel

The Lucifer's Angel

 

L’urlo disumano dell’angelo distrasse William, si voltò e stette immobile a guardare un corpo contorcersi tra spasmi di dolore, il corpo che sussultava come in preda ad una scossa violenta, la bile sgorgare dalla sua bocca, gli occhi velarsi di lacrime.

Vide Elizabeth alzarsi maestosa, più bestia che uomo, con sangue rosso che le colava dalla bocca e macchiava il mento, scendendo fino al collo morbido e spandendosi sul suo corpo nudo. Ansimava, con uno sguardo sconvolto. William non seppe resistere alla tentazione che quella vista gli offriva, le si avvicinò, incurante di tutto e le catturò la bocca, assaggiando il sangue di un angelo, suggendolo dalla lingua. Fu quello il suo errore.

Una pioggia d’acqua benedetta cadde sul suo corpo, corrodendolo. Si accasciò a terra, guardando Riley tramortire Elizabeth e portarla via, con le ultime forze che gli rimanevano.

L’urlo lacerante di disperazione scoppiò tutt’intorno alla torre. Con la mente al raggiunse svenuta e le parlo:

 

“On your own I know you can make it

Da sola io so che puoi farlo

Truth or bone I know you can shake it

Verità o bugia io so che puoi scuoterle

Survive alone I know you can take it

Sopravvivere da sola io so che puoi prenderlo”

 

Fly away, fly away

Voli via, voli via

From the torch of blame

Dal tocco di biasimo

They haunt you

Loro ti cacciano

The Lucifer's Angel

The Lucifer's Angel

 

Never lived, you never died

Mai non visse, lei non morì mai

Your life has been denied

La sua vita gli è stata negata

They call you

Loro La chiamano

 

Fly away, fly away

Voli via, voli via

Run away, run away

Fuggi via, fuggi via

Hide away, hide away

Nasconditi, nasconditi

Lucifer's Angel

Lucifer's Angel"

 

Poi tutto fu buio. E nulla più.

Immediatamente Riley colse l’occasione, scese dal suo drago ed entrò come una furia nella stanza. William non riuscì a fermarlo, forse perché non se lo aspettava, forse perché non aveva avuto il coraggio di affrontarla.

Riley afferrò Buffy e la scaraventò fuori dal letto, disgustato quasi dal suo corpo nudo. Le prese il viso e lo fissò con bramosia, quasi curiosità.

 

Behind those eyes lies the truth and grief

Dietro a quegli occhi bugie di verità e di dolore

Behind those beautiful smiles I've seen tragedy

Dietro a quei bei sorrisi io ho visto la tragedia

The fallen skin hides the secrets within

Fra le righe della pelle nasconde i segreti

The silent forces that secretly ignite your sins

Le forze silenziose che segretamente infiammano i suoi peccati

 

Mentiva, era plagiata, ma lui poteva ancora scorgere i suoi tentativi di ribellione, c’era stato un tempo in cui aveva lottato, in cui aveva pianto e si era disperata per la sua sorte...oh ma come sembrava lontano. Solo peccati su di lei ora, il corpo martoriato dall’uso che Lui ne aveva fatto, una pelle immonda.

Elizabeth tentò di liberarsi, senza riuscirci. Riley la teneva stretta, Riley le faceva male, lei odiò Riley.

Minacciò William, gli disse chiaramente che se avesse fatto una mossa l’avrebbe uccisa, non gli costava nulla. Gli disse che doveva arrendersi, che se si fosse consegnato loro non avrebbero fatto nulla alla ragazza. William lo fece.

Rispose con sadica gioia che ormai non era più sua, che ora cresceva un figlio che avrebbe cambiato il destino dell’universo.

Riley inorridì, oh lui sapeva ma il disprezzo lo scosse comunque cogliendolo impreparato. William rise, rise con la cattiveria più genuina scuotendo le pareti della terra e del cielo.

I compagni dell’angelo gli intimarono di lasciarla, di liberarla dal legame che li univa e di lasciarla portare via.

William sorrise ancora, liberando con un lento gesto le zanne e le iridi gialle fiammeggianti, la sua bocca si storceva orrendamente trasfigurandosi in una smorfia ti totale perfidia e Elizabeth amò il suo Angelo, lo amò sempre di più.

Chiuse gli occhi ed abbassò il volto, stettero tutti immobili per lungo tempo, fiduciosi che lui ubbidisse. Ma come si può domare il Diavolo?

Riaprì di scatto quei pozzi infuocati, guardando in un lampo di amore lei e con un lampo di atroce cattiveria tutti gli altri. Uno sguardo quasi da belva, uno sguardo da lupo pronto all’attacco.

Un rapidissimo gesto della mano fece esplodere i vetri, le tende si incenerirono e i draghi furono scagliati lontano. La luna, il buio e le stelle inondarono Elizabeth. E lei si trasformò.

 

Fly away, fly away

Vola via, vola via

From the torch of blame

Dal tocco di biasimo

They haunt you

Loro ti cacciano

The Lucifer's Angel

The Lucifer's Angel

 

Lei sentiva ciò che doveva fare, lo avvertiva nell’animo, ma non voleva, perché avrebbe significato perdere tutto.

Lei temeva quei nuovi angeli, temeva che potessero nuocergli, non se la sentiva di fuggire, di andarsene via, per quanto lui la pregasse, per quanto suo figlio glielo imponesse, Elizabeth non lasciò la torre.

La battaglia ebbe inizio.

 

Never lived, you never died

Mai non visse, lei non morì mai

Your life has been denied

La sua vita gli è stata negata

They call you

Loro La chiamano

The Lucifer's Angel

The Lucifer's Angel

 

Aveva fatto una scelta, forse avventata, forse inutile, ma comunque si fosse comportata sapeva che qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto. Buffy sapeva di aver formato la sua condanna ancora prima di concederglisi, quando ancora lo odiava, quando ancora non sapeva chi fosse esattamente. Anche pentita, anche tornare con Riley nulla sarebbe servito, loro l’avrebbero ripudiata, torturata, annegata in un mare di immondizia e poi finalmente uccisa, nel modo più lento possibile. Sapeva il codice, sapeva tutto. Quello che non sapeva era che Riley non era lì sotto una richiesta del Padre, Riley aveva disobbedito.

Intanto i Suoi lamenti le rimbombavano in testa, la pregava di andarsene, di non lasciarsi catturare, di non cedere alla voglia di aiutarLo, Lui era forte e poteva resistere, nonostante il mondo fosse cambiato, nonostante nessuno conoscesse i nuovi limiti, nonostante nessuno fosse in grado di capire dove il male poteva trionfare.

 

Riley lottò, lottò con foga, per riparare il suo orgoglio e per portare a termine la missione suicida in cui si era imbarcato. Non dubitava di uscirne vivo, non dubitava di uscirne vincitore, ma temeva quel che sarebbe avvenuto dopo. Non la parte riguardante lei, oh no quella l’avrebbe portata a termine con diligenza maniacale. No temeva il suo Signore, cosa gli avrebbe fatto una volta saputo il suo gesto avventato e sconsiderato. Anche se ormai...non gli importava, l’importante era distruggere. Distruggere loro.

 

Beyond these clouds you can hide all your tears

Oltre queste nubi lei può nascondere tutte le sue lacrime

Beyond this world you'll be safe from their wicked fears

Oltre questo mondo lei sarà al sicuro dalle loro cattive paure

And in their hearts they fear your demands

E nei loro cuori loro temono le sue richieste

You know their minds won't accept you, they'll never understand

Lei sa che le loro menti non l'accetteranno, loro non capiranno mai

 

William si rendeva perfettamente conto di quanto fossero in pericolo, non era più forte come un tempo, non era nemmeno lontanamente uguale al suo vecchio IO. Tuttavia qualche possibilità c’era, ma doveva rimanere da solo. Elizabeth doveva sparire, doveva nascondersi nella notte, dove sarebbe stata protetta, continuava a ripeterglielo ma non sembrava importarle. La sua stupida voglia di proteggerlo li avrebbe fatti cadere, non poteva pensare anche a lei. Doveva capire, doveva comprendere che una volta sconfitti non avrebbero avuto più scampo. William sapeva cosa accadeva agli angeli impuri. E non era bello.

Nessuno li capiva, nessuno avrebbe mai potuto comprenderla. Erano tutti accecati, avevano paura di lei e di cosa portava in sé, temevano nei loro cuori che potesse costituire la fine di millenni di gloria. Non l’avrebbero mai accettata.

 

Evitò i colpi dei mediocri angeli che gli stavano davanti, non erano pericolosi, non troppo. Ma Riley, lui sembrava posseduto, accecato dalla furia e dall’umiliazione. Lo vide attaccare e si protesse. Poi qualcosa si immensamente caldo si abbatté su di lui, voltando il viso notò che il drago si era ripreso e ora dimostrava quanto valesse in battaglia. William lo guardò intensamente, frugando gli occhi intelligenti e scuri, protetti da incantesimi benigni.

Abbassò le palpebre e il drago morì.

 

Fly away, fly away

Voli via, voli via

From the torch of blame

Dal tocco di biasimo

They haunt you

Loro ti cacciano

The Lucifer's Angel

The Lucifer's Angel

 

Elizabeth osservava la scena come immobile, ma quando la bestia cadde dalla torre e il fragore prodotto dal corpo schiantato la raggiunse, tutto fu chiaro. Chiuse gli occhi, udendo le continue preghiere cariche d’amore che il suo Angelo le stava rivolgendo. Le ignorò, di nuovo.

La luna, bella e gonfia, nutriva il suo corpo. Le ali si allungarono, gli occhi si fecero pece e le zanne si affilarono. Elizabeth scattò, contro Riley, contro il suo maestro. Lo dilaniò, strappandogli la carne dalla spalla.

 

Never lived, you never died

Mai non visse, lei non morì mai

Your life has been denied

La sua vita gli è stata negata

They call you

Loro La chiamano

The Lucifer's Angel

The Lucifer's Angel

 

L’urlo disumano dell’angelo distrasse William, si voltò e stette immobile a guardare un corpo contorcersi tra spasmi di dolore, il corpo che sussultava come in preda ad una scossa violenta, la bile sgorgare dalla sua bocca, gli occhi velarsi di lacrime.

Vide Elizabeth alzarsi maestosa, più bestia che uomo, con sangue rosso che le colava dalla bocca e macchiava il mento, scendendo fino al collo morbido e spandendosi sul suo corpo nudo. Ansimava, con uno sguardo sconvolto. William non seppe resistere alla tentazione che quella vista gli offriva, le si avvicinò, incurante di tutto e le catturò la bocca, assaggiando il sangue di un angelo, suggendolo dalla lingua. Fu quello il suo errore.

Una pioggia d’acqua benedetta cadde sul suo corpo, corrodendolo. Si accasciò a terra, guardando Riley tramortire Elizabeth e portarla via, con le ultime forze che gli rimanevano.

L’urlo lacerante di disperazione scoppiò tutt’intorno alla torre. Con la mente al raggiunse svenuta e le parlo:

 

“On your own I know you can make it

Da sola io so che puoi farlo

Truth or bone I know you can shake it

Verità o bugia io so che puoi scuoterle

Survive alone I know you can take it

Sopravvivere da sola io so che puoi prenderlo”

 

Fly away, fly away

Voli via, voli via

From the torch of blame

Dal tocco di biasimo

They haunt you

Loro ti cacciano

The Lucifer's Angel

The Lucifer's Angel

 

Never lived, you never died

Mai non visse, lei non morì mai

Your life has been denied

La sua vita gli è stata negata

They call you

Loro La chiamano

 

Fly away, fly away

Voli via, voli via

Run away, run away

Fuggi via, fuggi via

Hide away, hide away

Nasconditi, nasconditi

Lucifer's Angel

Lucifer's Angel"

 

Poi tutto fu buio. E nulla più.