TUTTO QUELLO CHE MI RIMANE DI TE

Prologo


Un gruppo sorridente e spensierato di amici stava facendo ingresso all’hotel Hyperion.

Erano di ritorno da Pylea, un’altra dimensione patria di Lorne.

La compagnia composta da Angel, Gunn, Cordelia, Fred si stava scambiando battute dirigendosi nella hall dell’albergo.

Un Angel particolarmente allegro era davanti agli altri e stava aprendo le porte.

- Ok. Posso dirlo? Voglio dirlo. -

- Dire cosa? –

- Non c’è nessun posto come… -

Si bloccò guardando seduta sui divanetti una Willow dall’aria afflitta, si vedeva benissimo che aveva pianto da poco.

Cordelia stupita – Cosa c’è? –

Il vampiro e la strega si scambiavano degli sguardi pieni di dolore e lui capì subito che cosa c’era che non andava.

-…Buffy… -

- Buffy chi? –

- Scusa, Fred Buffy è una nostra amica – fece una pausa – Will le è successo qualcosa? –

- Lei è…- ma si bloccò, non riusciva a dire che la sua migliore amica non c’era più, e iniziò a piangere. Finì la frase un Angel con gli occhi bassi e con il cuore sanguinante.

- …morta.-

La sua non era una domanda, ma una semplice affermazione. Aveva capito che c’era qualcosa che non andava appena era tornato da Pylea, ma non era riuscito a dare un nome, capire cosa gli provocava quella sensazione, ma appena vide Willow capì. Lei non c’era più. La sua Buffy non c’era più. L’altra metà della sua anima era…non riusciva neanche a pensare quella parola che nei 250 anni della sua non-vita era stata una costante. La morte, compagna della notte che lo accompagnava dovunque lui andasse. Ma come poteva collegare quella parola che a tutti incuteva timore e rispetto alla persona più solare, gentile e dolce che avesse mai incontrato? Ma doveva perché quella era la nuda e cruda realtà. Una realtà che faceva più male ogni secondo che passava.

- No, non può essere! Non può! Non lei! –

- Cordelia! –

- Scusate…io…io…-

Si avvicinò a Willow e la abbracciò. Rimasero così a piangere scosse dai singhiozzi. Anche la ex Queen C aveva capito di aver sbagliato a trattare male Buffy durante quegli anni, lei in fondo aveva sempre cercato di aiutarla e di esserle amica. Però allora era troppo acida e snob per capirlo.

Anche Fred e Gunn capirono che quella era davvero una persona speciale per i loro amici e per la prima volta videro Angel piangere. Era caduto in ginocchio e teneva la testa fra le mani.

L’ex-osservatore si avvicinò al suo capo per cercare di consolarlo, anche se nessuna parola poteva riportare in vita Buffy.

- Hey. Uomo. Dai tirati su.-

- Sì, hai ragione –

Si avvicinò a Willow e cercò di chiederle ciò la domanda che continuava a porsi nella sua mente, ma la sua bocca era secca e non emetteva alcun suono. Dopo un po’ prese coraggio e parlò tutto d’un fiato.

- Come?...Come è successo? –

- C’è stata una lotta con una dea di una dimensione infernale, Glory che…- il racconto era spesso interrotto dai singhiozzi- …che voleva tornare da dove veniva…ma aprendo il portale avrebbe portato un infinità di demoni in questa realtà…per aprirlo le serviva il sangue di Dawn perché lei è la chiave…alla fine il rituale era iniziato…così…così…per chiudere il portale Dawn doveva morire…ma…ma avendo lo stesso sangue…Buffy ha deciso di sacrificarsi al suo posto…e per tutti noi…- Alla fine non ce la fece più e scoppiò di nuovo in lacrime.

Quando si calmò si avvicinò ad Angel e gli disse:

- Lei mi ha detto di darti questa - e gli porse una lettera.

Willow se ne andò, ma per Angel da allora non sarebbe mai stato mai più lo stesso, come quando c’era lei a illuminare le sue notti e scaldare quel cuore che non batteva più ormai da tempo. Per lui ormai nulla aveva più senso perché l’unica persona che aveva amato se ne era andata e le ferite del suo cuore non si sarebbero mai rimarginate. Aveva ancora la lettera in mano e decise di andare nella sua stanza a leggerla.

La strinse al petto e ormai con le lacrime agli occhi aspirò un profumo che non avrebbe mai più potuto sentire. Iniziò silenziosamente a piangere.

Aprendola notò subito una calligrafia a lui nota, la calligrafia della sua Buffy.

Solo un pensiero riempiva la sua mente.

Questa lettera è tutto quello che mi rimane di te…”



Capitolo 1


ROMA – DICEMBRE 2004

Natale era alle porte e le strade erano affollate da persone che si davano allo shopping. Nell’aria si sentiva la gioia e la felicità che si espandevano ovunque. Dalle vetrine provenivano luci calde e colorate e musiche tipicamente natalizie.

In fondo non era molto diverso da casa mia, pensava una Buffy piuttosto infreddolita che si stringeva nel suo cappotto.

La temperatura era molto più fredda di quella della sua California, tranne un unico Natale in cui aveva nevicato.

Camminava a passo lento tra la folla intenta ad ammirare le vetrine.

Lei però non sentiva tutta quella felicità, era triste. Triste perché tutti i suoi amici erano a passare le vacanze insieme senza di lei. Triste perché sua sorella non era con lei. Triste per tutte le cose che non andavano nella sua vita. Triste perché doveva passare un tempo che le sembrava infinito con qualcuno con cui non voleva essere.

Il suo cuore sapeva benissimo dove avrebbe voluto trovarsi in quel momento, anzi sempre.

Tra le braccia di un angelo. Un angelo che era volato lontano da lei. Un angelo che la continuava a proteggere. Un angelo, la cui luce il tempo non avrebbe mai potuto offuscare. Un angelo con un’anima. Un’anima stupenda che poteva illuminare le tenebre. Lui era un angelo della notte.

Buffy venne interrotta dai suo pensieri da una bambina che le andò a sbattere contro cadendo a terra

- Ahia –

- Scusami piccola. Non ti avevo visto – le porge una mano per aiutarla a rialzarsi

- Niente. Ciao bella signora. – poi continua cammina lontano e si gira senza farsi vedere e sentire – Anche a te Babbo Natale porterà un regalo…-

E la piccola corre via.

Quella bambina le ricordava se stessa parecchi anni prima, quando tutto nella sua vita era facile e dato per scontato, quando aveva una famiglia, quando non c’era il soprannaturale a occupare le sue notti, quando non c’era il male da sconfiggere e il mondo da salvare.

Perché era quello che faceva sempre.

Anche adesso.

Anche se uno sconosciuto poteva scambiarla per una semplice ragazza in cerca di regali, lei sapeva che stava semplicemente facendo il suo dovere.

Sbuffò sconsolata.

Doveva passare dell’altro tempo con l’Immortale, un demone che faceva finta di frequentare, ma che in realtà voleva capire come poterlo sconfiggere.

Nessuno in quella città sapeva chi era, la sua vera natura.

Dawn era andata con tutti gli altri a passare le vacanze in Inghilterra dal signor Giles.

Lei no. Non poteva.

Si sentiva sola. Sempre più sola. Si sentiva sempre più sola e il freddo che sentiva fuori sentiva anche dentro. Dentro il suo cuore. Un cuore che ormai poteva più essere riscaldato e che aveva smesso di battere.

L’ultima volta in cui si era sciolto il ghiaccio che lo circondava era stato un anno e mezzo prima.

Quando quell’angelo l’aveva riscaldata e protetta con le sue ali, anche se per poco tempo. Quando aveva sentito quella labbra fredde contro le sue. Quelle labbra che erano la sua salvezza. La sua ancora di salvezza in un mondo ostile.

Quando c’era lui nel suo cuore. Per orgoglio però aveva detto che quel cuore era occupato da un altro. E lui ci aveva creduto. Come poteva il suo cuore appartenere a qualcuno che non fosse lui se se l’era portato con sé nella nebbia tanti anni prima? Però non avevano smesso di sperare. Allora c’era ancora una possibilità per il domani. Una possibilità fatta di discorsi senza senso sui biscotti.

Sì, però mi sa che il tuo biscotto si sta congelando. Altro che cuocersi…”

E affrettò il passo sparendo tra la folla.


Capitolo 2


Era già calata la notte e lei come al solito era in ritardo.

Era talmente rimasta ammaliata dal vedere le altre persone ridere e scherzare in quell’atmosfera tipica natalizia che aveva perso la concezione del tempo.

Stava affrettando il passo per raggiungere la dimora dell’immortale quando le si presentò una sensazione famigliare.

Un formicolio conosciuto che non sentiva più da tanto tempo, da quella notte di un anno e mezzo prima in cui l’aveva visto per l’ultima volta.

Ma non poteva essere Lui. Non l’aveva più visto né sentito.

Sapeva solo che aveva avuto da combattere una difficile battaglia a Los Angeles e che aveva vinto. Aveva mandato le ex- SiT ad aiutarlo ma lei non era andata, doveva far finta di stare con l’Immortale per scoprire i suoi punti deboli, e poi non ci sarebbe riuscita comunque.

Faceva troppo male vederlo soffrire e magari vederlo morire senza poterlo aiutare. Il suo cuore però sapeva che questi non erano i veri motivi per i quali non era partita per la città degli angeli. L’avrebbe distrutta vederlo con un’altra. Lei non sapeva se stava con qualcuno, ma non voleva correre il rischio. Il suo cuore si sarebbe distrutto diventando polvere. Polvere che poi il vento avrebbe portato via con sé.

Venne riscossa dai suoi pensieri quando la sensazione divenne più forte.

Si guardò intorno per cercare di dare una spiegazione, ma non vedeva nulla. O meglio non vedeva nessuno. Chiuse gli occhi e si concentrò su quello che provava.

Il suo cuore stava ricominciando a battere. Il gelo che la avvolgeva se ne era andato.

Tutto d’un tratto lì aprì e si trovò di fronte un angelo.

Un angelo stupendo. Il Suo angelo. Ogni volta che c’era sapeva portarla con lui in paradiso.

Perché era in paradiso quando era con lui. Perché era lui il suo paradiso.

Li richiuse. Non poteva essere vero. Non poteva illudersi e poi scoprire di essersi immaginata tutto.

Li riaprì e Lui era ancora lì.

Sguardi. Sguardi che significavano tutto e niente. Iridi verdi in perse in quelle nocciola di lui. Iridi nocciola perse in quelle verdi di lei.

Stettero lì a guardarsi per degli attimi che sembrarono infiniti, poi si avvicinarono e si baciarono.

Un bacio stupendo e dolce che voleva dire tantissimo per loro. Mille parole non dette. Non serviva parlare, quel bacio chiariva tutto e faceva svanire tutta la paura, la gelosia e il dolore.

Intanto una bambina li guardava da lontano.

- Ecco il regalo che aspettavi. –

Come per magia si dissolse nella nebbia.


Capitolo 3


Anche se a malincuore si staccarono, ma rimasero abbracciati guardandosi negli occhi.

- Ciao -

- Cosa ci fai qui? – era felicissima che Lui si trovasse lì, ma non poteva darlo a vedere e poi non voleva illudersi di nuovo.

- Deduco che tu non sia felice di vedermi –

- No…cioè…sono molto felice che tu sia qui. è che non mi aspettavo di vederti. –

- Ti dovrei parlare –

- Su parla –

- Non qui –

- Va bene. Andiamo da me. Tanto Dawn e Andrew non ci sono. –

- E il tuo ragazzo? Non sarebbe felice di vedermi e di sapere che ti ho baciato –

- Io non ho un ragazzo –

- E…e l’Immortale?? – anche se poteva sembrare indifferente lo faceva solo per non farle capire quanto ancora tenesse a lei e quanto fosse geloso.

- Come fai a sapere di Lui? –

- Me l’ha detto Andrew –

- Deve imparare a tenere la bocca chiusa –

- Allora è vero? – La sua freddezza era andata a farsi benedire sostituita dalla rabbia. “Tutto quel discorso sui biscotti e poi si mette con quello là. Io che l’avevo lasciata per darle la possibilità di avere una vita normale, non per stare con il primo demone che avesse incontrato!”

- è una storia lunga. –

Si diressero a casa di Buffy, ma nessuno dei due aveva il coraggio di guardare l’altro negli occhi. Buffy guardava Angel solo quando lui era girato dall’altra parte e così faceva anche lui.

ROMA – Casa di Buffy

Erano seduti in cucina uno di fronte all’altro e stavano prendendo il the senza che nessuno dei due iniziasse a parlare.

- Mi dispiace –

- Di cosa? –

- Del bacio. –

-Ah –

- Non per il bacio in sé – Precisò subito. Perché, come sempre, i suoi baci erano stupendi, riuscivano a portarlo in paradiso. Lei era il suo pezzo di paradiso.

- Bene – Aveva una paura matta che si fosse pentito di averla baciata e questo le faceva un mal cane al cuore.

- Ecco…io…- Come poteva dirglielo?

- Dimmi Angel – Era in ansia, sentiva che c’era qualcosa di strano.

- Non sapevo se venire o no. Poi ho lasciato che fosse il mio cuore a decidere. –

- Cos’è successo di tanto importante? –

- Sono tornato umano –

-…-

- Buffy? –

- Scusa, ma non mi aspettavo una notizia così –

- Così come? –

- Stupenda. –

- Davvero? –

- Sì. –

- Non sei delusa. –

- No. Non sai quante volte l’ho sognato. Ma come? Niente. Lasciami godere il momento. –

- Perciò ho fatto bene a venire da te? – Disse con fare malizioso e si alzò.

- Benissimo – e si avvicinò al suo amato.

Si presero le mani e si scambiarono un bacio che se inizialmente dolce divenne sempre più acceso. Alla fine la passione li prese, lui la sollevò e, buttando tutto quello che c’era sul tavolo a terra, ve la adagiò non potendo aspettare oltre.

Finalmente poterono dar sfogo ai loro istinti e dimostrare a vicenda quanto si amavano.


Capitolo 4


Buffy si svegliò di colpo e cercò di capire cosa l’avesse spaventata in tal modo. Però tutto intorno c’era solo il silenzio e la notte e accanto a lei dormiva beatamente l’unico uomo che avesse mai amato e che avrebbe amato per sempre.

Provò a calmarsi ma il suo cuore non ne voleva sapere e continuava a rimbalzarle nel petto.

Poi di colpo, in un flash, le affiorarono alla mente le immagini del sogno. Tuttavia, per essere semplicemente frutto della sua fantasia, anche se con tutte le stramberie che aveva visto dalla sua chiamata c’era più poco che potesse immaginare, era troppo realistico, anzi tattile, 3D-alta definizione. Ci mise qualche secondo a capire che non era un sogno, ma un ricordo. Un ricordo che parlava di speranza per un futuro felice, di angoscia e paura, ma soprattutto di rinuncia. Rinuncia all’umanità e ad un giorno mai esistito. Allora comprese: era tutto vero. Angel per lei aveva rinunciato alla sua umanità e alla redenzione.

Con il cuore a pezzi per la consapevolezza che Angel aveva sacrificato una vita felice per lei, decise di schiarirsi le idee andando a fare due passi.

Ma anche le stelle, come tutto ciò di cui era sicura fino al giorno prima, quella notte sembravano averla abbandonata, infatti persino il cielo preannunciava un pericolo imminente con le nubi cariche di pioggia. Non era un buon segno. Le prime luci del sole non potevano illuminare la città circostante e riscaldarla. Stanca di guardare quel paesaggio troppo triste decise che era ora di parlare con Angel, anche se il giorno prima era stato il più felice della sua vita grazie al suo ritorno, doveva sapere. Era tempo di conoscere la verità.

All’alba tornò in casa e lo trovò già in piedi.

- Hey -

- Hey – si avvicinò a lei e l’abbracciò da dietro.

- Dov’eri? Mi sono svegliato e non c’eri – dalla sua voce si capiva la tristezza non avendola trovata accanto a se.

- Scusa, sono uscita a fare due passi –

- Non ti preoccupare – si girò e si alzò sulle punte dei piedi per dargli un bacio, sicura che il futuro nonostante tutte le avversità ne sarebbe stato pieno.

Quel bacio le fece dimenticare tutte le preoccupazioni e i dubbi.

- Eh…cosa stavamo dicendo? –

- Mm…niente di importante –

- …-

- Cosa c’è? Sei strana. –

- Ho ricordato –

- Ricordato cosa?...Mi dispiace. Non dovevi sapere. Solo io dovevo. –

- Voglio sapere tutto. – - Va bene. è tempo che tu sappia. –così stava per iniziare a raccontargli le molte cose che erano cambiate

- Prima di tutto devo dirti che ho…-

Vennero interrotti dal ripetuto bussare alla porta.

- Vado io –

Aprì e si trovò davanti un ragazzo all’incirca dell’età di sua sorella.

- Ciao. Chi sei? Come ti posso aiutare? –

- Stavo cercando Angel. è qui? Non mi ha lasciato detto dove sarebbe andato, così ho pensato fosse qui. –

- Entra. Accomodati in salotto, vado subito a chiamarlo –

Angel aveva sentito la voce del figlio e si era vestito. Buffy stava per andarlo a chiamare quando l’ex-vampiro fece il suo ingresso nella stanza.

- Stavo per venirti a dire che c’era qualcuno che ti cercava, ma vedo che sei stato più veloce di me -. Angel però era intendo a guardare la figura che si stava alzando dal divano del salotto e che gli si stava avvicinando.

- Connor… –

- Papà…-


(wip)