Autrice: io, ovvero spike4e, ovvero miky

Disclaimer: è tt qnt d jossaccio... ke lo possino ammazzà...

Timeline: AU

Spoiler: nessuno, angel nn l'ho visto... -.-

Raiting: nc17

 

avviso: verso la fine c saranno scene piuttosto violente, ma avvertirò all'inizio dl post in questione qnd c saranno.

 

ciao a tt!! eccomi qui a postare.. c'ho messo 1 pò a convincermi... ma poi 1 sissa mooooolto speciale m ha dato la spinta finale.... sxo ke la mia umile ff v possa piacere....in caso v facesse particolarmente skifo nn siete obbligate a continuare! wink.gif

 

Buffy scese dalla sua lussuosa decappottabile, i lunghi ricci biondi le incorniciavano il viso sollevati ogni tanto da una folata di vento. Chiuse la macchina con l’antifurto e entrò nel palazzo.

Era uno di quei palazzi altissimi e pieni di uffici. Lei entrò a passo sicuro ostentando la sua bellezza, sicura di sé come non mai. Davanti a lei si stagliava l’alto bancone della reception , dietro di esso la minuta segretaria scriveva velocemente e solo quando Buffy si appoggiò al bancone alzò gli occhi e chiese:

_Desidera?

_Sono la signorina Buffy Summers, sono qui per parlare con il signor Wood.

_Ha un appuntamento?

_Certo._ la segretaria cominciò a sfogliare le pagine della sua agenda con foga, si fermò sul giorno e fece scorrere il dito mormorando:

_Summers... Summers... Ah! Eccola qui! Aspetti solo un attimo che controllo se il signor Wood la può ricevere... _digitò un numero sul telefono e sistemò il microfono della sua cuffia_ C’è qui la signorina Summers, posso farla salire?.... Bene signorina, salga pure, ultimo piano, seconda porta a destra._ l’impiegata le fece un sorriso addirittura più falso del suo seno siliconato.

Buffy raggiunse l’ascensore, ultimo piano, seconda porta a destra, entrò e trovò colui che cercava: il signor Wood. Appena entrò nell’ufficio lui si alzò e le andò incontro.

_Salve signorina, finalmente la vedo di persona, in carne e ossa._ e le strinse la mano.

_Finalmente ci conosciamo._ disse facendo un largo sorriso.

_Prego, si accomodi_ disse indicando con un gesto della mano una delle due poltrone davanti alla scrivania. Lei si sedette e lui in faccia a lei, dietro alla scrivania.

_Non le nascondo che io sono un suo grande fan ed è per me un grandissimo onore averla qui, nel mio studio. Come lei saprà io sono un produttore televisivo e volevo parlarle del mio nuovo progetto. Sempre se le interessa.

_Oh, sì, certo e sono lusingata che tra tanti abbia scelto me.

_Il nuovo programma che voglio produrre si chiamerà “Talent contest” e sarà una competizione tra diverse band ma si svilupperà su diverse settimane e i concorrenti dovranno vivere tutti nello stesso albergo. Canteranno canzoni scritte da noi e durante il programma serale avverranno delle sfide. Gliene parlo in generale perché prima dovrà accettare per sapere tutti i dettagli.

_Il premio qual è?

_Un contratto con una prestigiosa casa discografica, il nome a tempo debito.

_La sua proposta mi ha colpito ma come sa noi siamo una band e dovrò prima parlarne con le mie compagne.

_Saprò attendere. Grazie della visita e per essere venuta di persona._ si alzò e si avvicinò alla porta aprendogliela._ A presto.

_Arrivederci._ Uscì dalla porta e prese l’ascensore. Scese, stava per uscire dalla porta quando la segretaria le disse un:

_Arrivederci_ Buffy si voltò per rispondere mentre camminava e urtò qualcosa di largo e possente che la fece cadere a terra battendo il fondoschiena.

_Ahio!_ disse massaggiandosi la parte lesa. Alzò lo sguardo e i due uomini più belli che avesse mai visto le si stagliavano davanti con aria divertita, cos’aveva lei di così buffo? Uno era biondo, alto con due occhi di un blu molto intenso che incantarono Buffy che notò la sua aria estremamente sexy. L’altro invece era moro con due occhi marroni molto profondi ed era alto come il primo circa, anzi, forse un po’ di più.

_Ti sei fatta male passerotto?_ disse il biondo porgendole la mano. Il moro lo guardò e scosse la testa ghignando.

_Passerotto?_ disse alzandosi da sola_ Temo che non ci conosciamo..

_Perdoni la scortesia del mio amico, sono sicuro che è molto dispiaciuto. Su andiamo Spike._ disse poi rivolto all’amico e dandogli una leggera spinta. Mentre si allontanavano Buffy li seguì con lo sguardo, Spike se ne accorse, si girò e le sorrise. Lei si girò di scatto e uscì velocemente. Ma chi si credeva quell’ossigenato per chiamarla passerotto? Pensava. Brutto antipatico. Anche se era davvero carino... Ma sempre un antipatico... Entrò nell’auto, abbassò la capotte e si diresse verso casa sua, dove le sue amiche e compagne stavano provando.

 

Buffy aprì la porta di casa e subito capì che erano ancora in corso le prove visto che dal seminterrato provenivano strani rumori sconnessi. Appoggiò le chiavi sul tavolino e scese le scale. All’inizio nessuno la notò finchè non disse:

_Non ci siete ancora riuscite?

_No, Willow è un disastro e Cordelia pure, sembra che non abbiano mai toccato uno strumento in vita loro! Fanno proprio schifo._ disse Anya

_Ehi!_ dissero all’unisuono le due ragazze.

_Beh... Non ha tutti i torti... Forse dovreste fare una pausa. Anche perché devo riferirvi il risultato del mio colloquio.

_Wow è vero! Me n’ero completamente dimenticata, allora? Abbiamo vinto un milione di dollari?_ chiese Faith.

_Non credo proprio_ intervenne Tara.

_Beh, potremmo vincere un contratto._ così raccontò tutto alle sue amiche tralasciando il suo incontro scontro.

_ Beh, cosa aspettiamo? Io sono d’accordissimo!_ disse Cordelia.

_Sì ma la privacy? Non ho nessuna intenzione di venire monitorata giorno e notte_ disse Willow.

_Non ti preoccupare tanto tu non hai niente da nascondere._ disse Faith.

_Perché tu sì? Vi ricordo che quella con la vita sessuale più attiva sono io._ disse Anya. A quel punto la conversazione non poteva più andare avanti, aveva raggiunto un livello assurdo e così si misero tutte a ridere tranne Anya._Ehi! Cosa ridete?

Non appena Buffy si fu ripresa chiese:

_Allora chi è sfavorevole?_ attese. _Bene allora siamo tutte d’accordo, più tardi chiamerò Down per farle fissare i termini del contratto. Sperando che si sia ripresa.

_Già, è vero, chissà come sta la nostra piccola manager?_ Chiese Tara.

_Non l’ho più sentita. Magari la chiamo più tardi. Ora che ne dite di riprendere le prove? Non mi sembra che siamo proprio avanti...

Si misero tutte al loro posto, Buffy dietro al microfono, Willow alla batteria, Cordelia alla tastiera, Faith alla chitarra e Anya e Tara al violino ma facevano anche le coriste, e ripresero le lunghe e estenuanti prove.

 

Erano ormai passati due giorni dal colloquio con il signor Wood e Down si era ripresa dalla malattia, così aveva telefonato per mettersi d’accordo sulla firma del contratto che aveva già recuperato e stava appunto portando a casa di Buffy. Guidava distratta, era troppo depressa per concentrarsi, la sua vita stava andando a rotoli: la chiamavano a orari assurdi per proporre ingaggi con le “Fighters”, il gruppo di Buffy, i vicini erano chiassosi e non la lasciavano dormire, il lavoro la impegnava dalla mattina alla sera e, cosa peggiore, la sua storia con Andrew stava andando a rotoli. Lei manager di un gruppo e lui tastierista di un altro. Così non si vedevano mai. Frenò bruscamente e parcheggiò. Stancamente si trascinò fino alla porta, prese un grosso respiro e sfoderò il suo miglior sorriso. Entrò chiudendo la porta dietro di sé.

_Buffy? Ci sei?_ attese risposta ma invano._ Faith? Cordelia? Insomma, c’è qualcuno?? Bene, io avviso e nessuno mi aspetta. Fantastico._ disse allargando le braccia. Stava per andarsene quando dalla sala saltarono fuori Faith e Anya con stelle filanti e trombette e dietro di loro tutte le altre che la riempirono di coriandoli.

_Che diavolo sta succedendo?_ chiese Down.

_Niente, sono i nostri auguri per la tua guarigione._ disse Tara che si avvicinò e l’abbracciò. _Bentornata tra noi.

_Sì, ci sei mancata tanto_ disse Willow avvicinandosi e abbracciando anche lei Down scatenando una vera e propria epidemia tra le altre ragazze che la imitarono.

_Ehi, ragazze, sono contenta di esservi mancata ma sto per soffocare._ si staccarono tutte e Cordelia disse:

_Vieni, ti abbiamo fatto pure una torta.

_Abbiamo? Non mi sembra che tu abbia messo piede in cucina, l’abbiamo fatta io e Will con le nostre dolci manine._ disse Buffy.

_Devo avere paura?

_Faresti bene, è andato a fuoco il forno un paio di volte._ disse Faith.

_Brutta spiona! _disse scherzando Buffy. Poi tutte insieme si diressero in cucina. Buffy tagliò la torta e la distribuì e si sedette insieme alle altre per mangiare.

_Allora, come va con Andrew?_ chiese Anya _Mi ha sempre dato l’idea di uno scarsamente dotato o sbaglio?

_Anya!!_ disse Cordelia.

_Che c’è? Se è vero...

_No, Andrew è ben dotato._ disse arrossendo. _Però le cose tra noi non vanno tanto bene.

_Oh tesoro, mi dispiace._ disse Buffy.

_No, no è tutto a posto._ disse cercando di mascherare la sua tristezza. _Pensate che ora fa pure il tastierista in una band di cui non mi ha neppure detto il nome. Non mi chiama mai e è super impegnato...

_Bé ma lo sei anche tu. Devi pensare che anche lui si sente così, magari non te lo dice ma è così._ disse Faith.

_Non ci avevo mai pensato, eppure non si è mai lamentato del mio lavoro.

_Forse non te lo vuole far pesare, in fondo la sa bene anche lui che non ti può chiedere di scegliere tra il lavoro e lui._ disse Willow.

_Eppure mi sembra strano che possa fare dei pensieri così profondi, stiamo parlando di Andrew!_ disse Cordelia.

_Conoscendo il soggetto è possibile che la sua band si ispiri a Stars Wars._ disse acidamente Faith.

_Magari si è pure fatto le orecchie a punta._ disse Anya. Down però era ancora triste e teneva lo sguardo basso. Ad un certo punto intervenne:

_Vi ho portato il contratto, ce l’ho qui. _sollevò la sua 24 ore e rovistò tra i mille documenti che aveva, infine tirò fuori un pacco di almeno dieci fogli e lo piazzò sul tavolo appoggiando una penna a fianco. _Prima di firmare c’è però una cosa che dovete sapere, non potrete avere contatti con l’esterno, nemmeno con me, potremo vederci durante gli spettacoli e parlare ma per poco. E poi il programma durerà tre mesi. Allora? Siete disposte?

_Sì, decisamente sì, il modo migliore per stare un po’ in pace, senza più scocciatori. _disse Faith.

_Mi associo. _disse Willow.

_Con una riserva di caccia come quella piena di bei maschioni come rifiutare? _disse Anya.

_Niente shopping? Vabbè, saprò resistere però è una gran perdita. _disse Cordelia.

_Io sono d’accordo. _disse Tara.

_Buffy? _chiese Down

_Ma sì, ci sto anche io. _ bei maschioni... pensava, se avesse trovato quello che diceva lei. Oddio, che stava dicendo? Lo aveva visto solo una volta! Questo non era da lei e cominciava a preoccuparsi.

_Bene, visto che siete tutte d’accordo firmate. Ah, dimenticavo, il programma inizierà tra una settimana. Precisamente lunedì prossimo.

_Ma potremo avere la tv? _chiese Faith.

_No, niente contatti con l’esterno.

_Fantastico, ci sarà da annoiarsi.

Ma ancora non sapeva che si sbagliava e di grosso.

 

I giorni passavano veloci in casa Summers, tra prove e shopping il lunedì arrivò in un baleno e anche le “Fighters” erano pronte con la musica. Il gran giorno era arrivato e le uniche due impazienti, Tara e Willow, erano già davanti alla porta di casa con le loro valigie.

_Sbrigatevi o faremo tardi! Qui fuori ci sono già i taxi! _urlò Tara.

_Ho idea che non riusciremo a essere puntuali nemmeno questa volta...

_Senza dubbio. Ricordi forse una volta in cui siamo state puntuali?

_No e non credo che mai lo saremo. _Buffy scese dalle scale con la sua valigia.

_Finalmente ce l’ho fatta! Neanche vi immaginate il traffico che c’è al piano di sopra. Io vado a caricare i bagagli, tanto per far capire ai tassisti che ce la possiamo fare.

_Oh, scende pure Anya, che lusso, forse possiamo cavarcela con mezz’ora di ritardo. _disse Willow

_Anya, tesoro, non avevi un’altra valigia? E’ troppo.... appariscente la tua. _in effetti la sua valigia era molto appariscente, di un fucsia acceso.

_Perché? Io la trovo molto carina. Vado a mettere il carico sul taxi.

Faith invece scese con un borsone leggero al contrario di Cordelia che aveva un borsone, una valigia, un trolley e un beauty abbinati. Voleva essere attrezzata per tutto Cordy e a nulla erano servite le prediche delle amiche. Come Willow aveva predetto arrivarono con mezz’ora di ritardo. Gli vennero consegnate le chiavi di due stanze da tre e si divisero così: Buffy, Willow e Cordelia in una stanza e Tara Anya e Faith nell’altra. Il cocktail di benvenuto era tra un’ora, lì avrebbero ricevuto altre istruzioni e maggiori chiarimenti. Così le ragazze si prepararono e per una volta si avvicinarono alla puntualità.

 

La festa di benvenuto era ben organizzata e c’erano cantanti famosi nell’ambiente, insomma niente a che vedere con i grandi della musica ma non erano nemmeno degli sconosciuti. Buffy vagava per la sala con il suo bicchiere in cerca di una faccia amica o forse della SUA faccia, che tanto amichevole non era. Stava guardando Cordelia destreggiarsi tra i ragazzi che la circondavano e contemporaneamente camminava senza fare attenzione, così urtò una vecchia conoscenza rovesciandogli addosso il contenuto del suo bicchiere.

_Ops, mi scusi, non l’ho fatto apposta. _dopo alzò gli occhi e si accorse che quello era l’amico di Spike e sgranò gli occhi.

_Non fa niente, si figuri, pensi che questa giacca non mi piaceva neanche. Non ci siamo ancora presentati, ed è un vero peccato. Io sono Angel. Che ne dici di darci del tu? _e le porse la sua mano. Lei era affascinata era così posato, così dolce che non poteva credere che fosse amico di quel brutto maleducato.

_Io sono Buffy. _disse porgendo la mano e facendo un largo sorriso. _E mi farebbe molto piacere se ci dessimo del tu. Beh, mi sento in colpa per la giacca, potremmo prendere un caffé insieme, ovviamente te lo offro io, per farmi perdonare, sempre se ti va. _e gli fece un altro sorriso, poi abbassò lo sguardo imbarazzata.

_Certo, sarebbe fantastico. _da lontano Spike guardava la scena e decise che c’erano troppi sorrisi e che era ora di rompere l’idillio amoroso. Si avvicinò ai due, lei lo guardò con due occhioni verdi, stupiti, e lui notò che erano molto profondi.

_Ciao passerotto, come sei sbadata, è già il secondo incidente.

_Chi ti ha dato il permesso di chiamarmi passerotto?? _s’infuriò lei.

_Sei ancora più bella quando ti arrabbi. _quest’ultima affermazione la fece arrossire e per un attimo si calmò.

_Mi sembra che tu non ti sia ancora presentato, non ti hanno insegnato l’educazione?

_Tagliente come un rasoio, amore. Comunque io sono William ma tutti mi chiamano Spike e anche tu sei pregata di farlo.

_Io sono Buffy. In caso non te ne fossi accorto io stavo parlando, sei pregato di andartene. _Angel soffocò una risata.

_Bel nome.

_Banale. Sarai il centesimo che me lo dice.

_Non essere acida amore. _Lei stava per urlargli dietro qualcosa e lui capì, prima che potesse dire qualcosa le tirò indietro una ciocca di capelli e le sussurrò all’orecchio:

_Sei dolcissima quando sei goffa. A presto tesoro.

E se ne andò. Angel, che era stato a guardare con aria divertita tutto il tempo, disse:

_Fa sempre così. E’ incorreggibile. Quando gli piace una ragazza spesso la tratta così, la prende in giro, gioca con lei. E alla fine ci cascano tutte.

_Oh, ma io non ci casco, nossignore, un tipo del genere non fa per me. Preferisco gli uomini più educati e affascinanti. _disse facendo un chiaro riferimento a lui. _E’ tanto che siete amici?

_In effetti sì. E tu? Sei qui tutta sola?

_No, figurati, noi siamo un gruppo, siamo addirittura in sei. Voi?

_Noi pure. Buffy, è stato un vero piacere conoscerti. Ci si vede. _le fece un cenno con la mano. Lei ricambiò il gesto. Quando se ne fu andato Faith, che aveva seguito la scena, si avvicinò e le chiese:

_Chi era quel bellissimo ragazzo?

_Chi? Spike? E’ solo uno stupido ossigenato.

_Guarda che io mi riferivo al moro.

_Ah... Lui invece è Angel.

_E’ molto affascinante. L’hai puntato?

_Sì... Cioè, boh, non lo so... Mi piace davvero ma…

_Dì la verità, hai messo gli occhi sul biondo vero?

_No, che idea assurda.

_Ma ci posso provare?

_Con chi? Con Spike?

_No! Con Angel, possibile che pensi solo a Spike?

_Non è assolutamente vero. Comunque sì, provaci, vedrai che ti darà un bel due di picche. E poi è la MIA preda.

_Lo vedremo. _Anya stava correndo loro incontro con delle scottanti notizie.

_Ragazze! Non immaginerete mai chi ho visto!

_Chi? _chiesero all’unisono.

_Andrew!

_Come?? _ancora all’unisono.

_Guardatelo, è là. Sta parlando con il rosso. _e lo indicò con un dito che prontamente Buffy abbassò.

_Anya! L’abbiamo visto! Non si indica la gente!

_Secondo voi cosa ci fa qui? E come avvertiamo Down? _chiese l’accusata.

_Questo sì che è un bel problema, se lo vede stasera le prende un infarto. Però prima cerchiamo di scoprire cosa ci fa qui. _disse Buffy.

_Ma quello non è Oz? _chiese Faith.

_Oz?? _chiese Anya _E chi diavolo è?

_Ma sì, Willow lo conosce. Dovrebbe essere un suo amico d’infanzia.

_Ancora meglio, ci parlo io con Will, le chiederò di informarsi. _disse Buffy.

 

Cinque minuti dopo un’imbarazzatissima Willow si trovava a dover affrontare il ragazzo che le aveva spezzato il cuore tutta sola nei panni dell’agente 007. Aspettò che Andrew si fosse allontanato e poi toccò leggermente la spalla di Oz che si girò stupito di trovarsi davanti la sua amica d’infanzia.

_Willow? Cosa ci fai qui?

_Ciao. _alzò la mano imbarazzata. Lui l’abbracciò forte e lei dopo un primo minuto di smarrimento ricambiò la stretta. Quando si staccarono lui le chiese:

_Cosa ci fai da queste parti?

_Oh, niente di speciale, partecipo al programma con il mio gruppo, tu?

_Idem. _sorrise. _Ne hai fatta di strada...

_Idem. _che stupida, perché aveva ripetuto la stessa cosa, si domandava. _Allora, come si chiama il tuo gruppo?

_Siamo gli ”Absolutes”, e voi?

_Siamo le “Fighters”, toglimi una curiosità, ma il ragazzo biondo che prima parlava con te fa parte della band?

_Sì, è il nostro tastierista.

_E tu sei ancora chitarrista?

_No ora sono batterista, tu?

_No, dai, pure io, i casi della vita!

_Senti Will io vorrei dirti che mi dispiace di averti ferita e che..

_No, non ti preoccupare, è tutto a posto, mi è passata.

_Sono contento. Buona fortuna per il programma perché vinceremo noi.

_Non credo proprio. Vinceremo noi. Modestie a parte, siamo troppo brave per voi.

_Ti va una bella scommessa?

_Ci sto.

_Se vinceremo noi uscirai con me e mi darai un’altra possibilità, ok?

_Ok e se vinceremo noi sarai il mio facchino per una settimana, ok?

_Ci sto, affare fatto. Ci vediamo allora.

_Sì, ci vediamo. _ e se ne andò. Willow era shockata, non pensava che l’impatto con il suo vecchio amico sarebbe stato così doloroso. Si era liberata del dolore tanto tempo fa ma, ora che lui era tornato, pure il dolore era tornato e nonostante cercasse di pensare a qualcos’altro la sua mente tornava sempre a farle vedere Oz e tutti i momenti meravigliosi passati con lui. Ad un certo punto le luci si spensero e distolsero la ragazza dai suoi pensieri.

 

Cordelia camminava velocemente per seminare il suo inseguitore, tra tutti i ragazzi carini della sala proprio quello sfigato la doveva seguire, pensava infuriata. Avrebbe voluto girarsi e dirgliene quattro ma non poteva fare scandalo litigando e poi poteva anche essere un pazzo per quanto ne sapeva. Aveva giusto visto Buffy e Faith che stavano parlando e si sentì finalmente salva. Stava per raggiungerle quando le luci si spensero e lei si fermò nel buio assoluto. Poi le luci illuminarono il palco e lei corse subito dalle amiche.

_Cordy, da quando corri? _chiese Faith.

_Non vi immaginerete mai che cos’è successo!_ disse col fiatone ignorando l’amica.

_Ti si è rotta un’unghia? _chiese Buffy.

_No. _disse roteando gli occhi. _Mi inseguono!

_E chi?

_Non lo so ma è sempre dietro di me e se mi giro sta sempre facendo qualcosa, prima ad esempio si stava allacciando una scarpa. Non lo sopporto più, è snervante. _Mentre loro chiacchieravano il signor Wood era salito sul palco e aveva cominciato la sua dettagliata spiegazione del suo progetto.

_Hey, ma quando ha cominciato a parlare? _chiese Buffy indicando l’uomo di colore.

_Forse eravamo troppo impegnate… Forse ci conviene ascoltare… _disse Cordelia.

 

Il discorso fu lungo e dettagliato e chiarì tutti i dubbi dei partecipanti. Faith era poi sgattaiolata fuori per avvertire Down di Andrew, aveva accusato il colpo e non era proprio felicissima soprattutto perché non ne sapeva niente.

Stavano per cominciare la messa in diretta del programma e dietro le quinte l’agitazione era a mille. Erano tutti in fibrillazione e affaccendati, truccatrici, tecnici, direttori e altri correvano avanti indietro per lo studio tutti con una fretta del diavolo. Le Fighters erano anche loro molto agitate, soprattutto Anya. Ormai era questione di minuti e i riflettori si sarebbero accesi..

_Dannazione, quando si comincia? _disse Anya istericamente. Camminava avanti e indietro facendo venire il mal di mare a Willow che sbiancava sempre di più. Buffy sentiva che le mancava il respiro, Tara si mordicchiava le unghie. Faith e Cordelia erano molto tranquille invece. Un assistente arrivò di corsa e disse:

_Tra cinque minuti si comincia.

_Cavolocavolocavolocavolocavolocavolocavolo! Non ce la faccio! _disse Willow facendosi aria con le mani.

_Calma, non c’è niente di cui aver paura, manteniamo la calma, andrà tutto bene. _disse Tara cercando più di convincere sé stessa. Un uomo alto di mezz’età si diresse a passo veloce verso il palco.

_Uh, quello deve essere il conduttore… O così almeno mi hanno detto… Si chiama Giles, Rupert Giles. _Giles prese in mano la sua cartellina e la sfogliò sotto lo sguardo di tutte le componenti della band che lo stavano valutando mentalmente.

Spike si avvicinò a passo lento e rilassato, non sembrava per niente agitato per l’imminente esibizione. Si fermò a poca distanza da loro e si appoggiò alla parete. Sapeva che lei sarebbe venuta. E avrebbero potuto parlare soli. Buffy si accorse della sua presenza e immediatamente si girò dall’altra parte.

_Eccolo, è il mio tormento. _disse riferita a lui. _Torno subito, vado a vedere cosa vuole che così magari mi lascia in pace.

Appena si fu allontanata Cordelia disse:

_Anche a me piacerebbe essere tormentata da uno così. _sospirò. _Invece mi devo accontentare di quel buzzurro. _disse indicando con la testa il ragazzo moro che, a pochi metri, fingeva di leggere qualcosa.

 

_Ciao amore, pensavo che mi avresti ignorato.

_Mai, sei troppo irritante per essere ignorato. Non credo che sia possibile vista la tua insistenza.

_Wow, acida come al solito. Comunque volevo solo farti gli auguri per l’esibizione, credo che ne avrai bisogno.

_Noi ce la caviamo benissimo sul palco senza che uno stupido ossigenato venga a insegnarci il nostro mestiere.

_Amore se continui a essere così acida rimarrai zitella a vita. Già ora di ragazzi non ne vedi molti.

_TU, BRUTTO STRIMPELLATORE DA STRAPAZZO, INVECE CHE OCCUPARTI DI ME PENSA A UN COLORE DECENTE PER I TUOI CAPELLI CHE COSI’ SEI DAVVERO RIDICOLO. E VEDI DI GIRARMI ALLA LARGA D’ORA IN POI. _Buffy aveva urlato davvero tanto e a pensarci ora era tranquilla e aveva scaricato la tensione. Girò i tacchi sotto lo sguardo divertito di Spike che stava cercando di trattenere le risate. La trovava davvero divertente quando si infuriava. Lei, così posata e fredda, si accendeva per un nonnulla, per una parola. Spike si diresse nella direzione opposta e sghignazzò pure un poco pensando alla scena di prima.

 

_Diretta tra 3, 2, 1, in onda! _disse il cameraman.

_Buonasera a tutti e benvenuti. _esordì Giles sprizzando una sorta di vitalità moderata, tipicamente inglese. _Questa sera avrete modo di vedere la gara di talenti musicali più spietata mai esistita ovvero Talent Contest. Bene, ora inizieremo subito presentando le band in gara, ma prima chiamo la mia splendida assistente ad aiutarmi in questo importante compito. Signore e signori ecco a voi Harmony. _una bellissima ragazza bionda ben dotata scese la scala che si trovava in fondo al set con un lungo vestito rosso. Raggiunse il conduttore e si limitò a dire:

_Buona sera a tutti. _e poi sorrise in modo idiota, un sorriso che tenne per tutta la sera, come se fosse una paralisi. Insieme cominciarono a chiamare i vari gruppi che dopo un breve cenno di saluto al pubblico si sedevano sui 13 divanetti che erano stati piazzati lì apposta. 13 divanetti per 13 gruppi. Quando toccò a loro entrare accadde il miracolo: erano calme. Dopo tante angosce avevano finalmente trovato la tranquillità. Disgraziatamente gli Absolutes erano piuttosto vicini alle Fighters e così Buffy era ancora molto agitata, perché sentiva lo sguardo di Spike puntato su di lei che la trafiggeva e le toglieva il respiro.

_Questa sera avremo molte esibizioni e al termine della serata potrete votare la vostra band preferita e le ultime due si sfideranno nella prossima puntata. La band che vincerà il programma avrà un contratto con la warner.

_Per questa sera i partecipanti canteranno le loro canzoni, i loro successi, ma dalla settimana prossima canteranno dei brani composti da noi e li proveranno durante la settimana.

_Bene, io direi che possiamo aprire le esibizioni, tu che ne dici Harmony?

_Sono pienamente d’accordo. Quindi ecco a voi la prima band: i Crush. _fece un largo gesto con il braccio indicando il palco dietro, dietro ai divanetti, dove la band era già pronta a suonare il pezzo.

Passarono diversi gruppi e poi venne il turno delle Fighters. Buffy, che era nervosa, dal momento in cui prese in mano il microfono sentì svanire il mondo intorno a sé, era come se fosse sola su quel palco a cantare, la sua bellissima voce si spandeva per la sala e faceva quasi tremare le pareti. La sua mente vagava libera per lo spazio infinito dell’immaginazione. Alla fine della canzone Giles le presentò al pubblico per chi non le conosceva, come faceva con tutti i gruppi. Poi tornarono a sedersi sul loro divanetto. L’ultimo turno fu degli Absolutes, le ragazze studiarono bene i loro più temibili avversari, gli unici davvero pericolosi. Con grande sorpresa di Buffy era Spike il vocalist e suonava pure la chitarra insieme a Angel, Andrew era il tastierista, Oz il batterista, poi c’erano un ragazzo biondo e uno moro che erano rispettivamente il bassista e il corista che suonava pure una specie di flauto traverso che dava sempre un tocco di non so che alle canzoni.

_Ragazze, è lui il mio persecutore! Il maniaco... _disse Cordelia a bassa voce durante l’esibizione. Il maniaco aveva un nome, Xander, come disse dopo il presentatore e il bassista si chiamava Riley.

 

Dopo il tele voto le ragazze erano risultate al terzo posto precedute dagli Absolutes e al primo c’erano un gruppo di dementi, carini, ma pur sempre dementi. Andarono tutti a cambiarsi e nella follia generale che seguiva una serata coi fiocchi decisero di andare al piano bar. Il casino era davvero forte e c’erano tutti, o quasi.

Buffy attraversava la folla in cerca di una faccia amica e invece trovò quella di Spike che stava seduto al bancone del bar a bere. Silenziosamente si sedette vicino a lui e ordinò qualcosa di pesante. Buffy si aspettava qualche critica, qualche commento, ma niente, lui non disse una parola.

_Come mai sei così silenzioso?

_Pensavo che fosse questo che volessi amore.

_No.. Io... Cioè... Boh... Non lo so neppure io... _e abbassò lo sguardo.

_Bene amore, quando lo saprai fammi un fischio. _finì di bere con un sorso e, appoggiato il bicchiere, si alzò e se ne andò. La sua strategia era cambiata.

Anya si stava scatenando sulla pista da ballo e qualcosa attrasse la sua attenzione: Andrew. Stava seduto tutto solo al bancone del bar e tutto faceva presumere che fosse ubriaco. Era circondato da bicchieri vuoti e continuava a ridere da solo, si vedeva lontano un miglio che aveva un problema. Anya si sedette di fianco a lui. Lui la guardò come se fosse un’allucinazione, chiuse gli occhi, si concentrò e poi li riaprì cercando di mettere a fuoco. Poi chiese stupito:

_Anya?

_Esatto, sono io. Vinci un premio per l’ubriaco più intuitivo della sala.

_Non sono ubriaco. _disse con una voce tremolante.

_Ah no? Quante sono queste? _alzò la mano mostrando tre dita.

_Aspetta, lo so... Sono cinque vero? O sei?

_Sei conciato peggio di quanto pensassi. Comunque erano tre. _disse abbassando la mano.

_Ci ero quasi arrivato. _rise e appoggiò la testa sul bancone.

_Allora, perché te ne stai qui a bere?

_Perché sono molto, molto depresso. _e rise di nuovo.

_Non sembrerebbe a vederti così... Barista, mi porti qualcosa di forte. _poi a voce più bassa mormorò: _Ne avrò bisogno.

Stettero un attimo in silenzio. Anya prese il suo alcolico e lo buttò giù tutto d’un fiato.

_ Perché sei depresso?

_Down non è innamorata di me. Non mi chiama mai, non ci vediamo mai ed è sempre super impegnata.

_Tu di ragazze non capisci proprio niente. Non lo sai che a una ragazza piace farsi desiderare? E che le piace che sia il suo uomo a chiamarla? _disse in tono di rimprovero.

_Non è solo questo il problema. Quando la chiamo io non esce mai con me. Temo che sia finita.

_Io sono sicura che lei ti ama davvero. _disse dandogli una pacca sulla spalla. _Non pensarci stasera e divertiti. _si fece portare il secondo bicchiere e lo buttò giù tutto d’un fiato. La stanza cominciò a girarle intorno. Ora erano in due a essere ubriachi.

 

Angel aveva seguito la scena di Buffy e Spike, quello era un suo vizio: guardare in disparte le vite degli altri, ambizione quasi impossibile viverne una sua. Ora la donna che gli piaceva stava seduta al bancone del bar tutta sola e imbronciata. Angel si affiancò a lei e le chiese:

_Ciao, ti va di ballare?

_Perché no? _si alzò prese la mano di lui e lo trascinò in mezzo alla pista. Proprio in quel momento partì un lento. Buffy lo abbracciò e appoggiò la testa sulla sua spalla. Vide tutto annebbiarsi e una profonda tristezza la assalì. Una lacrima scivolò lungo la sua guancia. Più ci pensava più non riusciva a capirne il motivo. Il suo cavaliere in un primo momento non se ne accorse ma visto che era molto silenziosa capì che c’era qualcosa che non andava.

_Buffy? _ lei tornò col pensiero vicino a lui e alzò il viso guardandolo negli occhi. Si accorse che stava piangendo. _Cosa c’è che non va? _lei scosse la testa.

_Niente, è tutto a posto ora. _con un dito lui le asciugò le lacrime e non potette resistere ai suoi dolci occhioni. Lentamente fece scivolare la sua mano dietro la sua nuca e lentamente la baciò, un bacio lungo e delicato, candido.

 

Spike, che stava osservando la scena da lontano, uscì infuriato e tirò fuori una sigaretta. Era sicuro che lei sarebbe corsa da lui come tutte le altre. Evidentemente non era uguale alle altre. Tirò fuori l’accendino dalla tasca e una sigaretta. Provò ad accendere ma niente, l’accendino era scarico. Lo buttò a terra incazzato.

_Bisogno di accendere? _Faith uscì dall’angolo buio in cui era appostata. Tirò fuori un accendino e accese la sigaretta a Spike e poi ne accese una per sé.

_Fumi? Strano non hai l’aspetto di una fumatrice...

_Infatti fumo solo una volta ogni tanto, quando sono nervosa. Tu?

_Costantemente, è un vizio che non riesco a togliermi.

_Tu sei quello interessato alla mia amica Buffy giusto?

_Sì.

_Bene, ho pensato che potremmo fare un patto io e te, vantaggioso per entrambi.

 

_Ho vinto! Su, togliti la camicia. _urlò Anya a Andrew. Stavano giocando a strip poker nella camera di lui ormai da più di un’ora. Erano ubriachi fradici e era più come giocare a cercare di riconoscere le carte. Ormai Andrew era rimasto in mutante, Anya lo aveva stracciato. _Direi che ho vinto. Bene, ora mi alzo, piano e vado in camera mia. _Si alzò piano, le gambe cedettero e cadette sul letto con la testa che le girava.

_E adesso? Dormi qui?

_Sì, sono troppo stanca per alzarmi. Ma guai a te se ti approfitti di me mentre dormo.

Si spogliarono e si infilarono sotto le coperte in silenzio, stanchi, e si addormentarono subito e di botto.

 

Angel si staccò da Buffy e la guardò negli occhi. Lei si portò una mano sulla bocca, lo guardò con stupore e corse via. Corse come una scheggia e si diresse fuori, in cortile per respirare un po’. Si appoggiò alla parete e riprese fiato. C’era qualcosa che non andava, pensava, o forse era lei che non andava. Eppure aveva sempre desiderato un ragazzo dolce e sensibile come Angel ma aveva paura di ricascarci, come era successo tanto tempo fa... Era rimasta scossa da quel bacio, era da tanto tempo che non accadeva... Non si era mai accorta di quanto si sentisse sola in realtà e forse era quello che l’aveva colpita, nonostante avesse tanti amici con l’amore non era mai andata bene. Una vocina dentro di lei, però, aveva le idee ben chiare e gridava forte.

Angel uscì in giardino e la trovò lì, piccola indifesa, appoggiata contro la parete. Il suo primo istinto fu quello di stringerla a sé ma vista la precedente reazione non gli sembrò una grande idea. Si avvicinò piano, lei lo guardò, confusa, glielo poteva leggere dentro. E lui voleva districare quella confusione a tutti i costi.

_Buffy, io... Volevo solo... _in quel momento un pensiero guizzò nella testa di Buffy: perché no? In fondo lei aveva sempre desiderato un ragazzo dolce gentile e sensibile come Angel.

_No, non mi devi spiegare niente, è mia la colpa, era da tanto che non accadeva. Voglio la tua stessa cosa, stare insieme a te. E’ solo che sono un po’ nervosa. _sorrise, forzatamente, perché l’unica cosa che voleva fare era piangere. Angel si avvicinò a lei e la abbracciò.

_Rientriamo? _disse Buffy. Quando rientrarono la scena che videro colpì Buffy come un fulmine a ciel sereno: Faith e Spike ballavano insieme e lei gli si strusciava contro come una gatta in calore. Ora era certa che quello non era l’uomo per lei, però perché faceva così male? Per un troglodita poi...

_Angel, balliamo? _chiese lei.

_Certo. _la prese per mano e la portò in mezzo alla pista e ballarono. Lei teneva gli occhi incollati sul troglodita e gli lanciava occhiate di fuoco. Pure Faith si accorse che li stava guardando e si sentì un po’ in colpa. Sussurrò qualcosa all’orecchio di Spike, sorrise maliziosamente e uscirono dal bar.

Buffy e Angel ballarono ancora un po’ e poi lui la riportò in camera, da perfetto gentiluomo le diede solo un bacio e la salutò.

 

Il mattino seguente Anya si svegliò con un cerchio alla testa fortissimo, si guardò intorno e non riconobbe la camera. Poi, orrore degli orrori, vide Andrew sdraiato di fianco a lei che dormiva. Si guardò: era seminuda. Lo guardò: era seminudo. Lei non ricordava niente della sera precedente e il panico si impossessò di lei. Non poteva essere andata a letto con il ragazzo della sua amica, non se lo sarebbe mai perdonato! Nel caos totale cominciò a sbraitare e svegliò Andrei. Si alzò di scatto e disse:

_Andrew, sveglia! _non faceva una piega. Allora lo scosse. Lui per tutta risposta, continuando a dormire disse:

_Io ti sconfiggerò Darth Fenner, perché io sono Luke Skywalker!

_Svegliati! Ma che razza di sogni fai? _visto che non riprendeva i sensi Anya perse le staffe, lo afferrò per la maglia e cominciò a scuoterlo violentemente urlando: _Svegliati immediatamente razza di incosciente! Te ne rendi conto che forse hai tradito la tua donna?! Come fai a dormire così?!? _poi lo mollò e lo scaraventò sul letto. Lui aprì gli occhi e si stiracchiò. Anche lui aveva un bel cerchio alla testa e ci mise un po’ a riprendere coscienza.

_Finalmente!

_Anya? _disse stropicciandosi gli occhi. _Che ci fai qui?

_E’ quello che ti chiedo da ore, ma no, tu dormi pure se urlo!

_Che diavolo è successo?

_Indovina... _disse sarcastica lei. Lui afferrò la situazione, spalancò gli occhi e il panico si impossessò pure di lui.

_No!!! Non può essere! Non possiamo averlo fatto davvero! Cosa racconto a Down?

_Tu... Ricordi qualcosa? _disse Anya stavolta più gentile.

_Ricordo solo che eravamo ubriachi fradici, il resto è buio.

_Tu sai che siamo nei guai vero?

_Fin troppo bene... Cosa facciamo?

_Semplice, non diciamo niente a nessuno. In fondo potrebbe anche non essere successo niente... _poi lo guardò negli occhi, forse alla ricerca di una risposta ma appena i loro sguardi si incontrarono cambiarono subito direzione imbarazzati.

_Credi che...

_Penso proprio di sì. _Anya si alzò e cominciò a rivestirsi. _Ehi, girati! _Andrew fu obbediente. _Non diremo niente a nessuno e faremo finta di niente. Ora io scappo. Magari non mi vedono... Ciao! _uscì dalla porta. Il senso di colpa era per tutt’e due pesante e quasi opprimente. Anya si infilò in camera sua dove trovò solo Tara profondamente addormentata.

 

Giovedì sera. Buffy passeggiava inquieta per il bar. Angel non si era ancora fatto vedere e lei non sapeva cosa fare. Dalla porta a vetri scorse Spike che stava fumando. Si stava avvicinando a lui ma si bloccò, forse non era la cosa più saggia da fare... E lei l’avrebbe fatta lo stesso, perché voleva un chiarimento.

Lui era avvolto dal suo immancabile spolverino nero e le dava le spalle. Si avvicinò piano, forse anche per un po’ di classica paura del rifiuto visto che il loro ultimo incontro non era stato proprio pacifico... Si affiancò a lui e disse guardando il cielo:

_Bella serata limpida non trovi?

_Sei venuta qui per darmi il bollettino meteorologico? _disse voltandosi verso di lei.

_No... Aspetti qualcuno? _lui sorrise.

_Beh.. Una persona ci sarebbe...

_Faith?

_Non sarebbe male...

_Non mi sembra il tuo tipo...

_Perché? E’ bella e eccitante... E chi sarebbe il mio tipo? Tu?

_No... _possibile che stava facendo di tutto per metterla in difficoltà?

_E allora cosa sei venuta qui a fare? Volevi darmi il bollettino meteorologico?

_Ho pensato che, visto che staremo chiusi qui in questo albergo per tre mesi ho pensato che sarebbe meglio se fossimo stati in buoni rapporti... O almeno sopportarci... E ieri sera non mi sembrava...

_Dove vuoi arrivare? Ti sei sentita a disagio ieri sera?

_Certo, hai cambiato tutto d’un botto comportamento... Poi visto che ora sto con Angel e tu sei il suo migliore amico forse dovremmo essere più... uniti... _lui buttò la sigaretta terra e la spense.

_Mmmh... Vuoi che torni a comportarmi come prima? Eppure non sembravi gradire...

_Forse non voglio nemmeno che ti comporti così...

_E come vuoi che mi comporti? In fondo noi due non siamo nemmeno amici. _Buffy abbassò lo sguardo e si limitò a non rispondere. _Prima, cosa intendevi con “più uniti”? _si avvicinò a lei che indietreggiò e si trovò con le spalle al muro. _Per uniti intendi questo? _le prese la mano e gliela baciò. Lei scosse la testa. _Forse questo? _e la abbracciò. Ormai era alla sua mercé, era ipnotizzata, scosse di nuovo la testa e attese. Lui con un dito le accarezzò la guancia e lei chiuse gli occhi ancora tra le sue braccia. La stava per baciare quando uscì Angel.

_Che diavolo sta succedendo? _Buffy riprese coscienza e si sciolse dal suo abbraccio.

_Assolutamente niente, Spike mi stava aiutando a...

_Toglierle una ciglia dall’occhio. _disse prontamente Spike venendole in soccorso. Angel gli lanciò un’occhiata torva e disse:

_Buffy, vieni qui. _era piuttosto incazzato e lei non osò contraddirlo. Si piazzò dietro di lui nervosa. Pronta a un episodio di mezzogiorno di fuoco. _Ti avverto, non so bene quale strano effetto tu abbia su Buffy, ma lei è la MIA donna e se la toccherai ancora una volta io ti spaccherò la faccia.

_Bene, non vedo l’ora perché se non sbaglio anche tu facesti così con Drusilla e è da quel momento che non vedo l’ora di suonartele.

_Ora basta! _urlò Buffy, si piazzò in mezzo ai due. _Tu, _disse indicando Spike. _non fare tanto il gradasso che hai torto. _Angel fece un sorrisetto. Lei si girò e lo incenerì con lo sguardo. _Ce n’è anche per te, non ti preoccupare. Il tuo possedimento ringrazia ma non pensi che sia una persona pure io? Non sono un oggetto, tienilo bene presente. Ora se volete litigare fate pure ma io me ne vado. _detto quello corse in camera. Angel la rincorse e continuò a bussare ma lei non aprì.

 

I giorni passavano veloci, le ragazze avevano da provare dal mattino alla sera e l’unico momento di svago era la sera. Buffy continuava a vedersi con Angel dopo aver fatto pace ma non era ancora andato in “seconda base”, lei non glielo aveva permesso, Faith e Spike continuavano a sparire insieme, Anya e Andrew non avevano neanche il coraggio di guardarsi in faccia, Willow evitava Oz, Cordelia era sempre pedinata e Tara si guardava intorno, e così arrivò la domenica.

 

Buffy stava scendendo per cenare, sola, le sue amiche la aspettavano giù. Chiuse la porta e camminò nel corridoio. Aveva la strana sensazione di essere seguita, si girò e non vide nessuno, quando poi guardò avanti si trovò faccia a faccia con Spike e cacciò un urlo.

_Sssh passerotto, vuoi che ci scoprano? Non ti sarai spaventata per così poco? _lui le mise un dito sulle labbra per farle cenno di stare zitta e si avvicinava sempre di più a lei che indietreggiava sempre di più fino a trovarsi con le spalle al muro. Avrebbe voluto dire qualcosa ma non riusciva a pensare, l’unica cosa a cui riusciva a pensare era a quanto fosse sexy. Lui appoggiò le mani sulle sue spalle nude e le fece scorrere fino ad arrivare alle sue mani che portò dietro di lui all’altezza dei fianchi, prese il viso di lei tra le sue mani per baciarla. Lei chiuse gli occhi e le passarono per la testa Faith e Angel. Si staccò, lo spinse via e si spostò dal muro per avere una via di fuga.

_Non possiamo. Non è giusto. Dobbiamo pensare a Angel e Faith. E poi tu sei uno stupido troglodita, sei pericoloso. Dobbiamo stare lontani.

_Ammettilo, c’è attrazione.

_Ma non c’è amore. Tu non mi piaci. A me piace Angel, sappilo. _disse abbassando lo sguardo e la sua voce si fece flebile. Lui la prese, dolcemente, non oppose resistenza lei, la tirò a sé, le spostò un ciuffo di capelli che non voleva stare al suo posto e le disse:

_Non potrai resistermi a lungo, io farò cadere le tue difese una ad una, ti renderò pazza di me, diventerò l’aria che respiri e alla fine ti farò morire di piacere e tu mi supplicherai di farlo ancora e ancora. _alla fine sorrise maliziosamente. Lei lo spinse via e lo incenerì con lo sguardo e poi corse via. Spike le urlò:

_Divertiti con il musone, passerotto, tanto non mi sfuggirai.

 

Buffy correva veloce, più veloce che poteva, per paura che il troglodita la inseguisse. Come si era permesso? Lei mai e poi mai si sarebbe fatta abbindolare da un donnaiolo del genere. Poi c’erano Faith e Angel, una delle sue amiche più care, non voleva che soffrisse e Angel, che doveva fare con lui? Di sicuro non era giusto che lo tradisse, era così dolce, sì, aveva fatto bene a rifiutare la corte del troglodita.

Tara stava in camera sua, dietro alle tende della finestra fissava il mondo scorrere e lei rimaneva sempre ferma. Mentre le sue amiche si divertivano tutte quante lei non aveva trovato uno straccio di ragazzo, rimorchiavano tutte e lei, che era la più bruttina, passava sempre inosservata, si sentiva insignificante davanti a quell’esercito di bellezze, piccola come non mai. Aveva pranzato e era scappata in camera accusando un malore per nascondersi, sparire. Spesso desiderava non essere, quanto sarebbe stato facile smettere di vivere, non dover più portare quel carico di delusioni, speranze infrante e amarezza. Si sentiva un essere incompleto e, se per ognuno c’era un’anima gemella, la sua era sparita oppure il creatore aveva pensato fosse inutile spendere tempo e energie per farne una per lei. Bussarono alla porta interrompendo il filo dei suoi pensieri.

_Chi è? _chiese lei. Nessuna risposta. _Chi diavolo è? _ancora niente. Spazientita aprì la porta. Non c’era nessuno ma qualcosa attrasse la sua attenzione, giù, in basso. Era un mazzo di rose blu. Uscì, lo raccolse ma non c’era traccia di chi poteva averlo lasciato. Rientrò e chiuse la porta dietro di sé. Portò le rose vicino al naso e trasse un profondo respiro, emanavano un profumo incredibile, meraviglioso e intenso ma allo stesso tempo delicato. Si accorse che c’era pure un biglietto, diceva:

Alla donna più bella che io abbia mai visto. Per la tua straordinaria bellezza, così sfavillante ma silenziosa.

Il tuo fan più sfegatato.

Tara sorrise, un raggio di sole aveva squarciato le tenebre del suo cuore.

 

Dopo l’episodio di domenica Buffy era riuscita a evitare accuratamente sia Spike che Angel. Il primo continuava a spassarsela con Faith e il secondo a cercarla, probabilmente per il sesso che non avevano ancora fatto. Era ormai lunedì e Angel non aveva neanche osato nominare la parola sesso ma Buffy sapeva ma non si sentiva ancora pronta. Era tutta in tiro e aspettava la diretta insieme alle sue compagne. Stavolta era meglio, non erano più così nervose come prima ma c’era ancora un po’ di tensione. Ad un certo punto Buffy si sentì improvvisamente nervosa, puntellata da uno sguardo che la faceva sentire strana, come mai si era sentita prima. Ancora prima di girarsi sapeva chi si sarebbe ritrovata davanti: il troglodita. Infatti era lì, a pochi metri di distanza, lei disse con aria scocciata:

_Torno subito. _si avvicinò a grandi passi a lui, stranamente nervosa. _Allora? Che vuoi stavolta?

_Quello che ho sempre voluto: te. _la prese per un braccio e la trascinò in un corridoio, dove non potevano essere visti. Buffy lanciò un’ultima occhiata a Faith, che fece finta di non vedere, prima di sparire con lui.

_Che diavolo... _disse lei quando lui la tirò a sé.

_Sssh, amore, non ti agitare. _lei lo guardò perplessa, lui le tirò indietro un ciocca di capelli. _Sei bellissima stasera. _cominciò ad accarezzarle una guancia e a guardarla teneramente. _Mi vuoi? Vuoi stare insieme a me?

_Io... Non posso...

_Sfidi la sorte passerotto, è pericoloso stare qui tutta sola con me... Potrei approfittarmene...

_Non lo faresti mai.

_Sicura? _portò le mani alla sua vita, vicino all’allacciatura dei pantaloni. Lei diventò seria e guardandolo negli occhi disse:

_Sì.

_Per ora mi basta. _mollò la presa e se ne andò, Buffy lo seguì con lo sguardo e quando fu sicura che non la poteva vedere si appoggiò al muro con la schiena per stare in piedi. Non riusciva a respirare e le gambe erano molli, si sentiva bollire e in più era stanca per la lunga settimana di prove. Riprese fiato e tornò dalle amiche.

 

_3...2...1... In onda!

_Buonasera telespettatori e buonasera a voi, pubblico! _cominciò Giles. _Questa sera avremo una serata ricca, tante esibizioni e una sfida. Stasera gli ultimi che erano in classifica sceglieranno il gruppo da sfidare e il giudizio verrà espresso dai nostri giudici, decideranno loro chi passerà il turno. Ora è però il momento di chiamare la mia bellissima assistente. Signore e signori Harmony! _la ragazza scese la scala tenendosi il lungo vestito per non inciampare ma verso la fine incespicò un po’ però non cadde, con sommo dispiacere di Cordelia e Buffy. Giles tese il braccio a Harmony e lei gli porse la sua mano che lui baciò da perfetto gentiluomo. Harmony si avvicinò a lui e disse:

_Buonasera pubblico e buonasera Rupert. _paresi. _Allora siete pronti? Stasera sarà una serata molto più viva.

_Direi che è il caso di cominciare. Facciamo entrare i gruppi. _li chiamarono uno per uno e li fecero sedere sui soliti divanetti. Essendo gli stessi posti dell’ultima volta gli Absolutes e le Fighters erano ancora piuttosto vicini. Così per tutta la serata Faith e Spike si scambiarono sguardi pieni di passione e Xander non smetteva di fissare Cordelia che era molto innervosita da quello sguardo.

_E’ stata una settimana molto dura per i concorrenti, per la prima volta si sono dovuti rapportare con canzoni mai sentite prima e con intere giornate di prove e lo stress della sfida. _disse Giles.

_E stasera sarà proprio con la sfida che apriremo la serata. _disse Harmony sfoderando un altro sorriso identico a tutti gli altri. Cordelia disse a Anya nell’orecchio:

_Ma non smette mai di sorridere? E’ fastidiosa. _e a momenti Anya non scoppiava a ridere, poi per fortuna riuscì a trattenersi.

_Bene, e ora facciamo entrare il gruppo degli sfidanti, signore e signori ecco a voi _disse Giles. _i Giants! _il gruppo entrò accolto da un applauso. La faccenda era questa, come spiegò appunto Giles, loro potevano sfidare un gruppo a loro scelta e chi perdeva se ne andava. Quello fu il momento di maggior tensione perché le ragazze avevano paura di non essere ancora pronte a sostenere una sfida e fortunatamente non toccò a loro. Gli sfidanti persero e fu il momento delle esibizioni. Le Fighters furono perfette, soprattutto Buffy che cominciò ad andarsi andare e a “volare”, nella sala non c’era il minimo rumore e erano tutti incantati dalla sua melodiosa voce, così potente ma anche un po’ nasale, una voce insolita ma bellissima che sapeva farsi sentire forte e che lasciava sempre senza parole quando si levava alta nell’aria. Pure gli Absolutes furono bravi ma meno della puntata precedente e arrivarono terzi, dopo le ragazze, e per primi c’erano sempre quelli dell’altra volta che non sapevano cantare.

 

La puntata si era conclusa e stavano tutti andando in albergo per rinfrescarsi. Buffy camminava con le ragazze e parlavano della serata e all’improvviso Buffy si bloccò, davanti a lei, pochi metri più avanti, c’erano Spike e Faith che si baciavano, non avevano pensato di perdere neanche un secondo quegli scostumati pensava Buffy. Stava per andare da loro quando sentì una strana sensazione allo stomaco e non riuscì più a respirare, la vista cominciò ad annebbiarsi e cadde a terra. Spike si staccò subito da Faith e corse da lei. Le sue amiche erano tutte intorno a lei che la chiamavano cercando di farla tornare in sé. Spike si avvicinò, si inginocchiò e la prese tra le braccia. Sentì il polso e disse:

_Non è niente di grave. _disse rassicurando le amiche. _Allontanatevi, lasciatela respirare. _poi si girò verso Faith e le disse: _Portiamola in camera sua. _la sollevò di peso e poi rivolto alle altre: _Lasciatela riposare in camera, ci pensiamo io e Faith a lei. _Arrivarono in camera Faith aprì la porta e indicò il letto di Buffy, Spike la adagiò sopra di esso e la mise sotto le coperte. Si fermò un attimo a osservarla. Le accarezzò la guancia con una mano. Lei aprì gli occhi.

_Spike? Che cosa succede? Dove sono?

_Sssh, non ti agitare amore, sei solo svenuta, hai bisogno di riposo. _le posò un bacio sulla fronte. _Dormi, vedrai che dopo starai molto meglio. _lei rassicurata da quelle parole si addormentò.

 

Quando Buffy riaprì gli occhi trovò Angel seduto a terra, appoggiato al suo letto, che dormiva. Inavvertitamente lei sorrise, si alzò, gli prese una coperta e gli coprì le spalle. Chissà quanto tempo aveva dormito… E chissà dov’era Spike… Non avrebbe mai potuto legarsi a un uomo del genere, troppo misterioso, troppo strano per lei… Per non parlare di Faith e Angel….

Aprì la porta della stanza e trovò tutte le sue amiche, lì fuori, appoggiate al muro, sedute a terra, profondamente addormentate. Mancava Faith. E immediatamente seppe. Lei la aspettava. Salì le scale che potavano alla terrazza sul tetto e la trovò lì, appoggiata al parapetto, che le dava le spalle. Osservava il sole che sorgeva, l’alba, il momento più bello secondo la brunetta. Buffy chiuse la porta dietro di sé e si appoggiò al parapetto vicino a lei. Fu Faith a cominciare:

_Credi di amarlo?

_Chi? Spike?

_No… Come al solito hai frainteso, intendevo Angel, sai che soffre? Puoi immaginare cosa sta provando?

_Mi dispiace davvero, io posso capire il suo dolore ma io sono confusa…

_Non se lo merita… E’ così dolce con te…

_Lo so ma non so cosa fare…

_Chiarisci i tuoi sentimenti…

_Tu cosa pensi?

_Io non sono te ma…

_Ma?

_Ma credo che tu sia innamorata di Spike… Hai solo paura di lasciarti andare… Per come la vedo io hai due possibilità: riprovarci con Angelo metterti con Spike e mollare Angel.

_E tu?

_Io… _rise. _Io gli voglio davvero bene ma non sono innamorata. Tu, cosa saresti disposta a fare per lui?

_Io… Non sono domande da fare… Sono…

_Lo so, sei confusa. Non è forse il caso di pensarci? O vuoi continuare a ferire tutti? _Buffy non rispose, Faith capì che la conversazione era finita, prese le scale e se ne andò.

 

Quando Buffy scese andò verso camera sua e trovò le sue amiche sveglie tutte in piedi che confabulavano tutte strette, vicine una all’altra. Nessuna si era accorta di lei finché Anya non disse: _Eccola là! E’ tornata! _corsero tutte subito vicino a lei. Willow le prese le mani e le chiese:

_Buffy? Sei sicura di stare bene?

_Sì, è tutto a posto. Ora và meglio.

_Dov’eri sparita prima? Ti abbiamo cercato ovunque ma non ti abbiamo trovata... _disse Cordelia.

_Oh, ero con Faith...

_Non dovresti andare a riposarti? _chiese Tara.

_No, è tutto a posto, davvero... Vado a svegliare il bell’addormentato e quasi quasi una bella dormitina fino alle otto me la faccio... E anche voi dovreste farla. _Anya sbadigliò e disse:

_Sì, sarebbe l’ideale anche per noi...

_Forza, tutte a letto! _disse Willow. Salutarono tutte Buffy e andarono tutte nell’unica camera libera a dormire. Buffy si girò verso la porta della sua stanza. Sapeva cosa doveva fare, il problema ora era il come.

Buffy chiuse piano la porta dietro di lei. Angel dormiva, ancora come lo aveva lasciato lei. Appena chiuse la porta cominciò a svegliarsi, evidentemente le sue precauzioni non erano servite. Si stropicciò gli occhi e trovò Buffy davanti alla porta.

_Cosa ci fai lì? Non dovresti riposarti?

_E’ tutto a posto, credo di essere abbastanza riposata... Angel.... Dovrei dirti una cosa...

_Pure io.

_E allora prima tu...

_D’accordo. Si può sapere che diavolo stiamo facendo? Dici che vuoi stare insieme a me ma quando stiamo insieme tu non ci stai con la testa e io sinceramente mi sono stufato di questa situazione.

_Lo so ma....

_Non c’è nessun ma Buffy, è tutto così semplice e chiaro: ti sei innamorata di Spike.

_Il fatto è che io non so se sono innamorata di lui ma una cosa la so per certo, io non sono innamorata di te, c’ho provato, davvero, ma io e te non siamo fatti per stare insieme.

_Lo so. _Angel poté avvertire il suo cuore andare in mille pezzi ma non voleva farlo capire a Buffy, abbozzò un mezzo sorriso, si avvicinò a lei e le diede un bacio sulla testa poi tornò a guardarla. _Però rimaniamo amici, non vorrei perdere i contatti con te.

_Senza dubbio. _lei abbassò lo sguardo imbarazzata senza sapere né cosa fare né cosa dire.

_Allora ci si vede. _Buffy fece cenno di sì con la testa e Angel uscì da camera sua e dalla sua vita. Ora l’unico passo che le rimaneva da fare era cercare di evitare il biondo il più possibile. Nonostante tutto Buffy era un po’ triste, si sentiva in colpa per come aveva trattato Angel. Si stese sul letto a pensare finché la stanchezza non ebbe il sopravvento su di lei.

 

Mercoledì sera. Willow stava scendendo al bar, che era l’unico posto in quell’albergo in cui ci si poteva divertire un po’. All’improvviso si bloccò. C’era Oz. Seduto di spalle. Ora sì che non sapeva che fare. Le altre sere era sempre riuscita a scendere prima di lui, il che le dava un bel vantaggio poteva fuggire appena lo vedeva. Ma ora? Poteva fare retro front e chiudersi tutta sera in camera. Poteva andare là e come una persona matura, salutarlo, ma al solo pensiero le tremavano le gambe, non era ancora pronta per essergli amica. Rimaneva la terza possibilità, sedersi vicino alle sue amiche sperando di non attirare la sua attenzione e non dover dare spiegazioni.

_Si può sapere cosa stai facendo? _domandò Cordelia che era scesa con Tara. Willow sobbalzò. Subito si appoggiò alla parete per non essere vista in caso Oz si fosse girato.

_Non fare rumore per favore.

_Perché? _Willow si mise a bisbigliare:

_Non lo vedi? C’è Oz seduto al bar.

_E avevi intenzione di stare qui ferma in piedi tutta la sera? _disse Cordy scuotendo la testa.

_Dai, vieni con noi, prendi e ti siedi facendo finta di non averlo visto. Al massimo vai a salutarlo più tardi. Anche se non credo che tu voglia farlo... _disse Tara che aveva capito al volo la situazione.

_Grazie Tara, sei un angelo. Cosa farei senza di te... _e lanciò un’occhiataccia a Cordelia. Poi si accorse del ragazzo moro fermo con aria non curante qualche metro più indietro. Si avvicinò a Cordelia e le disse a bassa voce vicino all’orecchio:

_Chi è quello dietro di noi? Aspetta... Era il tuo pedinatore? _Cordy alzò gli occhi al cielo.

_Sì è proprio lui. Dovrebbe chiamarsi Xander e credo che non parli la nostra lingua, finora non ha spiccicato neanche una parola. State a guardare. _Cordelia andò verso di lui e si piazzò davanti a lui che fingeva di allacciarsi una scarpa.

_Si può sapere perché continui a seguirmi? _nessuna risposta. Si girò verso le amiche e urlò. _Beh, potrebbe anche essere muto... _Poi ancora rivolta a lui. _Parli la nostra lingua? _Niente. Andò dalle amiche. _E’ come un cane, ti segue e non comunica. Sta diventando insopportabile. _Tara e Willow si scambiarono uno sguardo d’intesa e poi andarono tutte insieme al bar.

 

Buffy era per l’ennesima volta in ritardo e percorreva il maledetto corridoio con una certa inquietudine. Sapeva che quello era il posto preferito da Spike per tampinarla. Se lo sentiva che da qualche parte sarebbe saltato fuori. Si girò per controllare che non fosse dietro di lei e si prese un colpo quando se lo ritrovò lì davanti.

_Buona sera passerotto.

_Dev’essere un dono il tuo. _Spike la guardò interrogativamente.

_A cosa ti riferisci?

_Alla tua innata capacità di saltare fuori all’improvviso spaventando la gente. Sei una specie di ombra. _lui sentiva l’agitazione di lei e tese una mano verso di lei per accarezzarle una guancia. Lei si spostò e disse:

_Stavolta non mi freghi, ho capito da dove viene la tua influenza su di me, non ti permetterò più di toccarmi neanche con un dito.

_Ma come sei acida oggi, amore. Dovresti provare con le tisane.

_Molto divertente... Mi lasci passare?

_Neanche per sogno. C’hai mai riflettuto? _con un dito le sfiorò la spalla e lei si ritrasse. _Ci sarà un motivo per cui il mio tocco ti fa letteralmente sciogliere, per cui io ti tengo sulla punta di un mio dito. Prova a pensare a cosa succederebbe se usassi una mano intera. _sorrise maliziosamente.

_Succederebbe che te la staccherei.

_La caccia è finita amore. Mi sono stancato di questo giochetto. _si avvicinò pericolosamente a lei che cominciò a indietreggiare.

_Non vorrai.... _non fece in tempo a finire la frase che lui la prese per le spalle e la tirò a sé. Ci fu un istante, durato un’eternità per Buffy, in cui si guardarono negli occhi, in cui lei capì che avrebbe potuto continuare così per sempre, in cui capì che avrebbe potuto continuare a vagare nei suoi occhi per l’eternità e poi ci fu un bacio. Spike la baciò appassionatamente, divorando le sue labbra voracemente. Fece scivolare la sua lingua dentro la bocca di lei approfondendo il bacio. Buffy all’inizio era ferma immobile con gli occhi aperti, rigida, poi chiuse gli occhi e ricambiò il bacio. Quando si staccarono Spike si leccò le labbra e disse:

_Mmmmh... Tesoro hai proprio un buon sapore. _lei era scioccata, si sentiva bruciare dentro, mai era stata baciata in quel modo, che la sconvolgeva dentro. Si portò una mano alla bocca e corse via. Spike la lasciò andare, sapeva che sarebbe tornata da sola, ne aveva la certezza.

 

Willow, Tara e Cordelia erano sedute a un tavolo del bar. Willow dava le spalle a Oz, non avrebbe retto il contatto visivo, Cordelia aveva dietro di sé, seduto, Xander, che era al tavolo con il biondino della band, Riley.

Stavano chiacchierando e prendendo in giro Cordelia quando il barista si avvicinò al loro con un Bloody Mary, guardò Tara e disse:

_E’ lei la signorina Tara vero?

_Sì... _Tara guardò perplessa le sue amiche. _Ma io non l’ho ordinato...

_Glielo offre un signore di questa sala.

_Chi?

_Mi dispiace, questo non glielo posso dire. _disse appoggiando il bicchiere davanti a lei.

_Grazie... _il barista tornò dietro al bancone.

_Wow, chi sarà il misterioso ammiratore? _chiese Cordy.

_Lo stesso del biglietto....

_Quale biglietto? Non ci avevi detto nulla...

_Eh, sì... A Tara piace fare la misteriosa.... _disse Willow.

_Non vi ho detto niente perché non c’era niente da dire...

_Come no, ora vogliamo sapere tutto! _disse Cordy.

_Nei minimi particolari.

_C’è poco da dire, un giorno stavo in camera, hanno bussato e mi hanno lasciato un biglietto con delle rose.

_Rosse? _chiese Cordelia

_No, blu. _disse Tara sorseggiando il suo drink.

_Beh, quelle rosse sarebbero state banali ma... Il biglietto? _chiese Willow.

_Diceva le solite cose.... Piuttosto, Willow, lo sai che tra pochi secondi ti troverai sola con Oz? _il ragazzo infatti si stava avvicinando.

_Cosa?? _Tara e Cordelia si scambiarono uno sguardo di intesa e si alzarono.

_Dove andate?? _Oz arrivò dalle sue spalle e le chiese:

_Ciao, aspetti qualcuno? Anche se posso immaginare il motivo per cui Tara Cordelia se la sono data a gambe.

 

Buffy era sul tetto dell’albergo. C’era molto vento quella sera e i suoi capelli volavano all’indietro. Per un attimo chiuse gli occhi e le tornò alla mente la scena di prima, oddio l’aveva baciata sul serio, l’aveva realizzato solo ora. Si sentiva scombussolata, il suo corpo era bollente, il respiro affannoso e il cuore batteva a mille. Quell’uomo aveva uno strano potere su di lei, pensava, però lei non voleva cedere, non voleva lasciarsi andare, l’aveva fatto una volta e era finita malissimo. Una volta, tanti anni fa, con il suo primo vero amore: Parker. Lui l’aveva usata e gettata via come un fazzoletto vecchio. A distanza di cinque anni faceva aancora male... Assurdo. Si sentiva stupida a pensare ancora a un tale rifiuto umano come lui ma purtroppo aveva lasciato il segno. E ora, con Spike, aveva paura che succedesse la stessa cosa. Già ora lui stava con un’altra, chissà che sarebbe successo dopo... Avrebbe tanto voluto fidarsi ma non poteva, non riusciva. Una lacrima le sfiorò una guancia e lei chiuse gli occhi per evitare di piangere, non questa volta. Però poi un pensiero passò nella sua mente: se avesse aspettato ancora sarebbe rimasta sola per tutta la vita, e allora perché non provare? In fondo Spike la faceva sentire speciale... Forse se avesse aspettato che lasciasse Faith... Avrebbe potuto tentare con lui... E con un po’ di fortuna essere felice...

 

Spike aspettava Faith fuori dalla sua camera. La poverina non si era sentita molto bene e lui stava aspettando che stesse meglio. Dopo qualche minuto una pallidissima Faith uscì dalla camera e abbozzando un mezzo sorriso disse:

_Possiamo andare.

_Sei sicura di stare bene?

_Sì, va meglio ora.

_Bene perché tra noi è finita. Volevo essere sicuro che stessi bene prima di darti una simile mazzata morale. _Faith rise.

_Sono profondamente addolorata.... Però ci siamo divertiti...

_Sì, è stato un piacere essere il tuo fidanzato fantoccio.

_Lo stesso vale per me. E stasera allora? Facciamo finta di litigare?

_Per me va bene. _lei fece una smorfia di dolore e si appoggiò al muro inspirando profondamente. _Che succede? _Spike era realmente preoccupato, nonostante non provasse niente per lei, in quelle settimane era diventata la sua amica più cara e la sentiva molto vicina ai suoi modi di fare e di essere.

_Le solite fitte... La cucina dell’albergo non mi fa molto bene...

_Non ti sei ancora fatta vedere da un medico?

_No, ormai sono abituata... Mi capita ogni tanto.

_E anche settimana scorsa ti è capitato...

_Va tutto bene, MAMMA. _il dolore all’addome era passato. Lei sapeva benissimo cos’aveva, ed era lì per quello. Per risolvere il suo piccolo problemino. _Ci sono abituata ormai. E ora scendiamo e chiudiamo questa storia. _Faith prese a braccetto Spike e scesero al bar.

 

_N..no, non aspetto nessuno. Si..siediti. _Willow cominciò a balbettare come ai vecchi tempi, era proprio vero che alcune cose non cambiano mai e che alcune ferite non si rimarginano mai. Oz si sedette. Al contrario lui era calmo.

_Senti, a me sembra che tu mi stia evitando. Se c’è qualche problema me lo puoi dire direttamente, lo sai che puoi parlare liberamente con me...

_Evitando? Chi? Io? Noooo, ti sbagli, non eviterei mai nessuno.

_Niente vecchi rancori? Perché è stata proprio quella la mia prima impressione...

_Assolutamente no. _solo un po’ di imbarazzo, pensò lei.

_Bene perché vorrei che ci riprovassimo, Willow, vorrei che diventassi la mia donna.

_Cosa? Io.. Non so se sono pronta.

_Ti potrai fidare questa volta, non commetterò lo stesso errore una seconda volta.

_Posso pensarci?

_Certo, hai tutto il tempo che vuoi... Ma non troppo... Ma guardati, ora sei pure diventata saggia. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli ma mi sembra di vederti per la prima volta. _Willow sorrise, tanto tempo fa avrebbe pagato per sentire quella frase da Oz e ora gliela stava dicendo davvero. _Bene... Ora è il caso che io vada... Pensaci, io intanto penserò a te. _Oz si alzò e uscì dal bar, si voltò pure indietro una volta e le sorrise e lei ricambiò il sorriso.

 

Più tardi Faith e Spike litigarono furiosamente e si lasciarono ma con un po’ di dispiacere. L’accaduto venne poi riferito a Buffy che ne fu felice ma subito si odiò per la sua felicità derivante dalle sventure di un’amica.

 

Il giorno seguente Buffy vide Spike ma i due si guardarono per un istante e capirono al volo chi dei due aveva bisogno di un po’ di tempo. Così lui glielo concesse senza neanche cercare di avvicinarla. Venerdì mattina, dopo colazione, Buffy uscì dalla sala e trovò Spike nella hall che stava aspettando, o così le sembrava. Stavolta lei si sentiva diversa, l’aveva superata e tutto questo grazie a Spike, se lui non l’avesse spinta a riflettere (certo, in modo un po’ inusuale) lei sarebbe stata ancora lì a pensare a quel cretino di Parker, lui l’aveva aiutata ad andare avanti. Consapevole del suo stato d’animo voleva fare qualcosa per ringraziare Spike.

Lui le dava le spalle e era appoggiato a una colonna, girato verso le scale. Lei arrivò da dietro, gli toccò una spalla e lui si girò, non gli diede neanche il tempo di parlare, lo afferrò per il bavero del suo solito e immancabile spolverino nero e lo tirò a sé. Soggiogati da una strana magia si guardarono per un attimo, così vicini, corpo e anima, come non mai. Buffy prese l’iniziativa e gli diede un bacio, lungo, appassionato e fece anche scivolare la lingua nella sua bocca, cosa che stupì piacevolmente Spike. Quando si staccarono lui chiese:

_Cos’era? _ancora la teneva tra le braccia e non ci poteva ancora credere.

_Un grazie.

_Prego allora. _ lei sorrise, stava così bene lì con lui, avrebbe potuto stare così tutto il tempo ma ad un certo punto si ricordò di una certa cosa chiamata prove.

_Devo andare... _disse abbassando lo sguardo. Se lui gliel’avesse chiesto avrebbe potuto anche saltarle, anche se sarebbe stato scorretto.

_No, aspetta... _la diede un altro bacio. _Ecco ora puoi andare. Ci vediamo stasera.

_D’accordo. _si staccò da lui e andò verso le scale per salire dalle sue compagne.

 

La sera arrivò veloce e le ragazze erano stanche, come tutte le volte, le prove erano davvero massacranti. La sera Anya si fece una doccia veloce, si vestì e aprì la porta per scendere. Sentì di aver urtato qualcosa che subito emesse un:

_”Ahio!” _lei guardò dietro per vedere lo sfortunato tizio che si era beccato una portata e vide Andrew che si massaggiava la fronte ferita.

_Andrew! _disse stupita Anya.

_Anya?!

_In persona. _si avvicinò a lui un po’ preoccupata. _Va tutto bene?

_No, certo che no. Mi hai colpito in pieno! _per una volta i gesti di lei furono dolci e delicati. Gli spostò piano la mano dalla fronte per vedere cosa si era fatto, lui la lasciò fare. Sfiorò appena il grosso livido viola e lui disse:

_Stai ammirando il tuo capolavoro? Oppure vuoi finirmi del tutto?

_Entra, dai. Te la medico. Sai, _disse entrando nella stanza. _un po’ mi sento in colpa, davvero strano. E dire che al mio ex è andata molto peggio...

_Allora sei proprio un pericolo pubblico. _disse lui entrando.

_Siediti pure sul letto di Tara, l’unico libero. _lui si sedette e lei tirò fuori la cassetta del pronto soccorso. Poi si sedette di fianco a lui e cominciò a medicarlo. Andrew non alzava lo sguardo imbarazzato e Anya era tutta concentrata nel medicamento per evitare di guardare lui.

_Fatto!

_Beh... Allora grazie....

_Di cosa? Della portata?

_No, della medicazione...

_Era il minimo. Se vuoi domani verso le sette ripassa di qui che possiamo ripetere l’esperienza se ti è piaciuto tanto... _risero e poi ci fu un lungo silenzio imbarazzante. _Non ne abbiamo più parlato... _cominciò Anya.

_Forse è meglio così, anche perché non c’era niente da chiarire, non sappiamo neanche cosa è successo.

_O forse non vogliamo ammetterlo...

_Io, amo Down e niente potrà farmi cambiare idea.

_Lo so che non dovremmo ma.... Qualcosa è cambiato, lo so io, lo sai tu. Possiamo fare finta di niente come dei ragazzini o accettarlo.

_Io voto per la prima.

_Mi dispiace, ho già scelto la seconda. _aveva pensato così tanto a loro in quel periodo, da quando si erano svegliati insieme e quel lungo periodo fatto di imbarazzanti silenzi le era servito a capire che Andrew poteva essere davvero il suo compagno ideale e non poteva lasciarselo sfuggire, nemmeno per rispetto all’amicizia.

Andò verso la porta e la chiuse a chiave. Si girò verso di lui e si avvicinò piano.

_C..che vuoi fare? _chiese lui.

_Ssssh... _disse piano lei. Appoggiò un ginocchio sul letto di fianco alle sue gambe, poi anche l’altro, appoggiò il suo sedere sulle ginocchia e portando le mani sul suo viso lo baciò a lungo, con trasporto. Andrew non oppose resistenza, anzi, collaborò, e fu alla sua mercé per tutta la notte.

 

Buffy uscì dalla sua stanza e trovò Spike appoggiato alla parete del corridoio proprio davanti alla sua porta. Sorrise sorpresa chiudendo la porta della sua stanza.

_Che ci fai qui?

_Che accoglienza, se vuoi vado. _disse lui scherzando.

_Non era quello che volevo dire, seriamente, come mai sei qui?

_Passerotto non sarai un po’ confusa? Prima mi baci e poi non vuoi scendere con me a cena, mi ritengo molto offeso. _fece una finta smorfia di stizza.

_Non pensavo che.... Non credevo che ti saresti presentato qui, tutto lì....

_Ma non è così che fanno le normali coppie?

_Sì ma...

_E noi siamo una coppia giusto? _la interruppe lui.

_Io non so, credo di sì. _lui si avvicinò a lei e con due dita le alzò il viso, i loro occhi si incontrarono.

_Lo siamo o no? Devi avere le idee chiare una volta per tutte. _lei chiuse gli occhi e a fatica riuscì a dire:

_Sì. _a quel punto Spike la baciò a lungo. _Bene allora, vieni in camera mia, ti voglio far vedere una cosa.

 

A cena Anya e Buffy non scesero e le amiche, dopo aver finito di mangiare, andarono a controllare che stessero bene e davanti a alla porta della camera di Anya, Faith e Tara trovarono il cartello “non disturbare” e capirono subito che doveva aver fatto conquiste, invece Buffy era scomparsa senza lasciare segni. Faith rassicurò le amiche, lei sapeva tutto, infatti il pomeriggio aveva parlato con Spike, ma non disse una parola e fece interrompere le ricerche dell’amica scomparsa. Poi scesero tutte al bar per divertirsi.

 

_Prego, entra. _Spike dopo aver aperto la porta fece passare prima Buffy. _Ti avviso, questa è camera anche di Oz, l’ordine è suo. _lei entrò e cominciò a guardarsi intorno mentre lui richiuse la porta.

_Non mi avrai mica portato qui per sedurmi?

_No, siediti pure sul mio letto, quello vicino alla finestra.

_Peccato, non mi sarebbe dispiaciuto.... _disse sedendosi.

_Non tentarmi, per stasera ho in mente qualcosa di molto più entusiasmante.

_Sono proprio curiosa... _Spike si avvicinò alla finestra. La finestra aveva una tapparella e di conseguenza un “cassettone” in alto per nasconderla. Lui aprì il pannello del cassettone e ne tirò fuori un borsone che buttò su letto, vicino a Buffy. Poi si sedette anche lui. Lei lo guardò preoccupata, non sapeva cosa poteva nascondersi nel borsone e aspettava una spiegazione illuminante.

_Cosa aspetti? Aprilo.

_Devo aver paura?

_Non troppa... _disse lui. Lentamente Buffy aprì il borsone, infilò la mano dentro e ne estrasse delle parrucche.

_Che diavolo....

_Non è finita, prosegui. _continuando a cercare trovò pure dei piccoli contenitori per lenti a contatto con relative lenti.

_Cosa significa tutto questo? _chiese lei sempre più confusa.

_Che stasera ce la svigniamo.

_Intendi uscire dall’albergo?

_Sì... Sempre che ti vada... Io l’ho già fatto diverse volte, sono un mago nella fuga.

_Non sarebbe scorretto?

_E allora? Insomma, ti va sì o no?

_Certo! E me lo chiedi pure?

_E ora è il momento di pensare al mascheramento.

 

Dawn quella sera voleva uscire. Si era già depressa abbastanza da quando aveva visto Andrew a Talent Contest. Era stata lì a rimuginare per troppo tempo sul fatto che lui fosse andato avanti, sulla loro relazione ci aveva messo una pietra sopra? Bene, l’avrebbe fatto pure lei. Lo odiava. Si odiava. Perché pure ora stava lì a pensare a lui. E soprattutto odiava non poter parlare con lui, non poter chiarire.

Alzò la cornetta e chiamò un paio di amiche per andare a una festa e poi si preparò. Prima di uscire prese un paio delle sue pillole bianche, quelle che la facevano sballare, le aveva comprate apposta per dimenticarlo. E quando ebbe in mano il flacone le tornò in mente Andrew. Fu come l’ennesima coltellata al cuore. Le tornò in mente quando si erano conosciuti, nel modo più inusuale possibile. Lui le aveva salvato la vita quella volta. Come poteva essere finita? Una lacrima le scivolò sulla guancia e le cadde sulla mano risvegliandola dai ricordi. Ne prese due, le buttò giù con un po’ di acqua e uscì di casa.

 

Buffy si diede una sistemata alla parrucca e uscì dalla stanza per tornare in quella di Spike. Era andata in camera sua per cambiarsi i vestiti e sistemarsi, non voleva rovinare l’effetto sorpresa. Aveva optato per una parrucca rosso mogano che le donava molto, liscia e lunga fino alle spalle, le lenti erano azzurre, un azzurro ghiaccio. Il trucco era invisibile, aveva giusto un po’ di lucidalabbra che si notava e per il resto sembrava struccata. Indossava un paio di pinocchietto in jeans e una canottiera che si annodava al collo color pastello. Per sembrare un po’ più sportiva portava un paio di All Star (le scarpe, nn so cm si scrive.... n.d.a.) dello stesso colore della canottiera.

Buffy bussò alla porta e Spike le aprì. Rimasero pietrificati entrambi. Lui era molto sexy, camicia nera aperta fino a metà che faceva vedere il suo fisico scolpito e pantaloni neri. La parrucca se l’era scelta castano scuro e gli donava molto, per le lenti a contatto aveva scelto un marrone che dava ai suoi occhi grande profondità. Per qualche secondo rimasero lì a fissarsi come incantati. Quando Spike riprese il controllo del suo cervello disse:

_Passerotto sei totalmente diversa. Sei bellissima. _lei arrossì un poco e le tremarono le gambe.

_Anche tu. Sei diverso. Strano. Ma uno strano bello. Uno strano intrigante. E io sto cominciando a dire cavolate e vorrei sotterrarmi. _così, all’improvviso, lui la baciò. Era irresistibile così, un po’ imbarazzata. Ora che la donna di ghiaccio se n’era andata era il momento di fare festa.

_Cosa...? _chiese lei stupita.

_Ti bacio... _disse lui con un’alzata di spalle.

_Perché?

_Sicura di stare bene? Ci deve essere per forza un motivo?

_Niente, scusa, è solo che non sono ancora abituata. _lui le accarezzò una guancia.

_Non ti scusare, non hai niente per cui sentirti in colpa... E ora evadiamo da questo posto!

 

Dawn era alla festa di un certo Warren con le sue amiche. Nessuna lo conosceva e in realtà si erano imbucate e, facendo un paio di domande, avevano scoperto di chi era la festa. Dawn era davvero su di giri grazie alle sue pastiglie e aveva pure bevuto. Stava ballando al centro del salotto insieme a tre ragazzi e si sentiva libera. Non ricordava quale fosse il pensiero che l’aveva fatta deprimere prima ma era acqua passata. Ora non c’era pensiero che passasse per la sua testa, era vuota, leggera, libera. Fece una pausa per bere qualcosa di forte e mentre era lì un ragazzo moro non molto alto le si piazzò davanti.

_Ciao. _disse lui.

_Ciaaao. _Down rise, senza motivo.

_Non mi sembra di averti mai vista. Non ci siamo ancora conosciuti giusto?

_Non credo ma tanto non lo ricorderei, come tutti gli altri ragazzi che si sono presentati. _la sua voce andava un po’ su e giù e ogni tanto aveva bisogno di appoggiarsi al muro per reggersi.

_Beh, visto che questa è la mia festa, credo che sia di dovere presentarmi. Io sono Warren.

_Piacere, io sono... Ah, sì! Ora ricordo, io sono Down, quella che fa fuggire gli uomini.

_Non credo proprio, come vedi io sono ancora qui.

_Ti do cinque minuti di tempo per fuggire a gambe levate.

_Senti... Ti interesserebbe della roba forte?

_Io non la uso.

_Dai, non dire palle. Ti ho visto quando sei arrivata, eri su di giri come una... Una che fa uso di droghe.

_Forte quanto?

_Devi provarla, è davvero eccezionale, ti fa stare in aria per delle ore.

_E dove sarebbe questa droga miracolosa? _disse lei allargando le braccia.

_Sssh, abbassa la voce. Non ce ne ho per tutti, solo per due persone. Seguimi, ora ti porto dove la tengo. _le prese la mano e la trascinò fino alla camera da letto e la fece entrare chiudendosi poi la porta alle spalle a chiave.

 

_Ora seguimi a distanza e quando ti faccio cenno raggiungimi. Se ci muoviamo in due rischiamo di essere scoperti. _Buffy fece cenno di sì con la testa, questa storia della fuga la intrigava parecchio. Di sicuro quel musone di Angel non avrebbe mai pensato a una cosa così avventurosa. Spike chiuse la porta della stanza e si avvicinarono all’uscita d’emergenza.

_Fermati qui, vado a vedere se fuori c’è via libera. _si avvicinò alla porta, l’aprì e sbirciò fuori. Sgattaiolò fuori e diede un’occhiata intorno. Via libera. Fece cenno a Buffy di andar lì.

_Sai correre veloce?

_Credo di sì.

_Bene. Cerca di essere il più veloce possibile. _lui le prese la mano, diede un’occhiata fugace e corse giù dalle scale antincendio tirandosela dietro. Corsero fuori dal cancella velocemente e si misero al riparo.

_Ce l’abbiamo fatta! _disse lei saltandogli al collo. Lui la strinse a sé. Si staccarono e lei chiese: _E ora?

_Ti va di andare al cinema?

_Sì, è da un pezzo che non vedo un film. Anche se, a pensarci bene, forse sono solo due settimane...

 

_Warren che cosa stai facendo?

_Sta tranquilla, ho chiuso la porta per non far entrare altra gente. Ce n’è abbastanza solo per noi due. _detto questo lui aprì un cassetto. Ne tirò fuori una polverina bianca. La dispose come una lunga striscia su tutta la lunghezza del comodino. Con un largo gesto disse a Down:

_Prego, prima le signore, ma cerca di lasciarmene un po’.

_Sarà fatto capo. _Down fece il saluto militare e poi scoppiò a ridere. Quando si riprese aspirò la maggior parte della polvere che stava sul comodino e dopo fu il turno di Warren. Si distesero uno di fianco all’altro sul letto presi da una grande confusione in testa e una strana sensazione, piacevole. Ad un certo punto lei, di scatto, si mise a cavalcioni sulla pancia di lui e, tenendogli le braccia ferme cominciò a mordicchiargli l’orecchio. Lui, era incosciente, o quasi.

_Voglio averti dentro di me, mentre sono in aria. Voglio scoparti tutta la notte, non uscirai vivo da questa camera. _gli disse lei sussurrandolo al suo orecchio. Lui emise una specie di mugolio e disse:

_Sì, piccola, fammi sognare. _cominciarono a spogliarsi a vicenda e iniziarono la loro “danza”.

 

Buffy e Spike erano soli al cinema. Lei era un po’ imbarazzata, non sapeva come comportarsi e lui si stava godendo lo spettacolo della sua indecisione. Dopo qualche minuto Spike decise di interrompere il silenzio.

_Ti piace il film amore?

_Mmmh, sì, è carino. _avvicinò la testa al suo orecchio e sussurrò:

_Non vorresti fare qualcosa di più interessante?

_Interessante tipo? _si girò verso di lui e i loro sguardi si toccarono. Senza neanche accorgersi iniziarono a baciarsi. Spike fece scorrere le sue mani su tutto il corpo di lei per fermarsi alla vita. La tirò verso di sé ma il bracciolo intralciava. Buffy, senza staccarsi da lui, si alzò e si sedette sulle sue ginocchia. Lui infilò le mani sotto la canottiera e stava per slacciarle il reggiseno ma lei con una mano lo fermò. Le loro bocche trovarono un attimo di pace e, con le fronti appoggiate l’un l’altra, lei disse:

_Non mi sembra il caso. _il suo respiro era affannoso e si sentiva tremare tutta. Si stava inzuppando le mutandine e sperava proprio che lui non lo sentisse perché se l’avesse voluto fare lì non sapeva se sarebbe riuscita a dirgli di no.

_Rilassati, ci siamo solo io e te. Chiudi gli occhi tesoro e preparati a entrare in paradiso. _riprese a baciarla e a sganciare il reggiseno. Le sue dita lunghe e sottili andarono sui capezzoli giocandoci un po’, subito risposero al suo tocco e diventarono duri. Staccò le mani dal suo seno e poté sentire un mugolio di protesta da parte di lei. Andò all’allacciatura della sua canottiera sul collo e gliela slacciò. Separò le loro bocche e andò a tuffarsi nei capezzoli di lei. Cominciò a leccare le punte e a disegnare un cerchio intorno con la lingua. Passava da uno all’altro indeciso su quale concentrarsi. Buffy intanto cercava di controllarsi, per il momento gemeva e basta ma avrebbe voluto urlare di piacere. Aveva le mani sui capelli di lui e si stava mordendo il labbro inferiore quando lui si staccò senza preavviso da lei.

_Così presto? _chiese lei delusa.

_Ti dice niente la parola fine sullo schermo?

_Cavoli! Devo sbrigarmi a rivestirmi! _si allacciò il reggiseno velocissimamente. Stava per richiudersi la canottiera ma lui la fermò. Prese i due laccetti e li tirò su piano, facendo scorrere le sue mani sul corpo di lei.

_Dobbiamo sbrigarci. _disse, ma la sua voce tremava di piacere a quel contatto.

_Shhh. Calma passerotto. _le sistemò la canottiera e le diede un bacio sulla bocca.

Si alzarono e uscirono dal cinema.

_E ora dove mi porti? _chiese lei.

_Hai fame?

_Un po’...

_Allora andiamo a mangiare. Conosco un posticino che fa al caso nostro.

 

Cordelia era in giardino a prendere una boccata d’aria quando Xander arrivò dietro di lei. Quella sera lei voleva farlo parlare, non era normale che un ragazzo non aprisse mai bocca. Forse aveva una voce orribile ma lo escludeva. Lo sentì arrivare da dietro di lei e immediatamente si girò. Lui si bloccò.

_Non stare lì impalato, siediti. _scostò una sedia da un tavolo e si sedette. Lui fece lo stesso. Rivolse lo sguardo al cielo e gli disse: _Hai visto quante stelle? E’ davvero una notte magica. _lui rimase in silenzio e si limitò a osservare lei e le stelle. Lei puntò i suoi occhi in quelli di lui sperando di indurlo a dire qualcosa. Ma niente. Nessun suono uscì dalla sua bocca.

_Si può sapere perché non parli?? Hai paura che ti mangi? _ok, si disse Cordy, non funzionava, avrebbe cambiato tattica allora. Si alzò in piedi e si avvicinò piano a lui.

_Senti, so cosa vorresti da me. _disse con voce sensuale. _Potrei anche volere la stessa cosa ma il problema è che non ti conosco. _ormai era al suo fianco. Cominciò a far scorrere la sua mano sul braccio di lui. Lui aveva i brividi ma rimase impassibile e la guardò e basta. Cordelia allora allargò le gambe e si sedette sulle sue ginocchia mettendogli il seno praticamente sotto il naso. Sotto la sua figa poteva sentire l’eccitazione di lui premerle addosso.

_Io... _disse in un sussurro. _Vorrei essere tua ma tu non me ne dai l’occasione. Potremmo passare dei bei momenti insieme ma tu non parli. Dì solo una parola e potrai fare di me tutto quello che vorrai. _Quest’ultima frase fece vacillare Xander. Riuscì a essere forte, la guardò con aria di sfida negli occhi e lei fu sorpresa. Si alzò in piedi e, stizzita, gli disse:

_Fai come vuoi. _e se ne andò in camera lasciandolo lì, ebete, sospeso tra sogno e realtà.

Buffy e Spike camminavano per strada parlando del più e del meno. Erano molto vicini e nel muovere la braccia ad un certo punto le mani picchiarono l’una contro l’altra. Lei si irrigidì. La mano di lui invece la cercò e intrecciò le sue dita con quelle di lei. Buffy abbassò gli occhi.

_Guardami, passerotto. _disse dolcemente, lei obbedì. _Puoi dire che non ti va in qualsiasi momento, non ti devi sentire in obbligo, fallo solo se ti senti.

_Non ti preoccupare, il problema non è quello.... _lui non ebbe bisogno di altre spiegazioni perché capì al volo. Lei cercò di cambiare discorso. _Allora? Dove mi porti?

_E’ un bel ristorante, vedrai, ti piacerà. Ci sono stato anche con Faith...... _lei staccò la mano e gli prese la pelle del braccio tra due dita iniziando a girare.

_Come prego?

_Ahia, ahia, scherzavo, molla l’osso. _lei mollò e lui si massaggiò il punto ferito. _Sei un animale, non mi sento più il braccio. _disse scherzando. Poi tirò su la manica della camicia scoprendo il bicipite, forte e muscoloso, bordeaux nel punto in cui lei l’aveva pizzicato. _Visto cos’hai fatto?

_Scuuusa, amore. _disse lei prendendolo in giro e sghignazzando. _La prossima volta misurerai meglio le parole.

_No, no, tesoro. Non te la cavi così. Fa davvero male e... Forse tu potresti fare qualcosa per alleviare il dolore....

_Tipo?

_Posa la tua boccuccia sul mio braccio.

_No, potrebbero vederci.

_Su, devi farti perdonare. _disse scherzando. Lei si guardò intorno. Non c’era nessuno, si poteva fare. Gli lanciò uno sguardo seccato e appoggiò la bocca sul punto da lei martoriato. Cominciò a baciare, leccare e succhiare il suo bicipite mentre lui si eccitava sempre di più. Alzò la testa e disse:

_Meglio ora?

_Decisamente, ora possiamo andare. _si srotolò la manica della camicia e prese la sua mano. Si guardarono e si baciarono presi dal solito incantesimo che ogni volta si impossessava dei loro corpi e delle loro menti.

 

Il ristorante che Spike aveva scelto era piccolo, molto intimo e romantico. Stavolta furono casti e si limitarono a tenersi la mano. Fu proprio in quel momento che si accorse che avrebbe potuto innamorarsi di Spike. I suoi occhi la fissavano come se fosse la cosa più importante della sua vita, sembravano così blu, così profondi e sinceri... Avrebbe potuto lasciarsi andare? Forse stavolta sì...

 

Tara e Faith si ritrovavano davanti alla porta chiusa della loro stanza. Avevano provato ad aprirla ma era chiusa a chiave. Provò di nuovo Tara a cercare di aprirla ma niente... Ad un certo punto notò qualcosa di bianco che spuntava da sotto la porta, un angolino bianco di carta. Lo tirò con le dita e scoprì che era una busta. Sentì un tuffo al cuore, forse era il suo ammiratore segreto. Cercò di nascondere la busta nella tasca dei pantaloni in modo che Faith non la vedesse ma lei fu più rapida.

_Che nascondi?

_Niente...

_Ti ho vista, cos’è una lettera del tuo ammiratore?

_No niente. Assolutamente niente.

_Dai, fammi leggere....

_No, ti ha mai detto nessuno che la corrispondenza è privata?

_Ma tra amiche....

_No, te lo puoi scordare.

_Ok, fai come credi... Piuttosto, dove dormiamo stanotte??

_Non abbiamo scelta, dovremo fare un’invasione in camera delle altre...

_No, non voglio. Ti ricordi come russa forte Cordy?

_Guarda che è l’unica alternativa possibile a un pisolino in corridoio.

_Allora facciamoci coraggio, perché stanotte non chiuderemo occhio. _Faith mise un braccio sulla spalla di Tara e insieme si diressero verso la camera delle loro compagne.

 

Pagato il conto la coppia di biondi uscì dal locale. Buffy prese per mano Spike, cosa che lo stupì piacevolmente.

_Allora principessa, cosa vuoi fare ora?

_Mmmh... Vediamo, io avrei ancora un buchetto nello stomaco, e se andassimo a mangiarci un gelatino?

_Ottima idea. _camminarono piano, in silenzio, per godersi il momento e non spezzare la magia. Alla prima gelateria che incontrarono presero due coni. Mentre mangiava il gelato lui si sporcò il naso. Buffy rise.

_Hai il naso sporco. Aspetta, vieni qui, ti pulisco. Come i bambini... _Spike si avvicinò fingendo di essere seccato. Lei gli mise una mano dietro il collo e appoggiò la bocca sul punto sporco. Con la lingua lo pulì dal gelato e poi si staccò da lui. Abbassò lo sguardo imbarazzata.

_Non ho saputo resistere... Era pure buono... _lui la baciò, era così dolce che non poteva resistere.

_Nemmeno io. _disse quando si staccò da lei. Finirono il gelato in silenzio. Spike guardò l’orologio e disse:

_Abbiamo ancora un’oretta circa. Cosa vuoi fare?

_Una cosa che non si può fare per strada. Torniamo in albergo?

_Speravo che l’avresti detto... Non ce la facevo più... _sorrise maliziosamente. La prese per mano e tornarono insieme in albergo.

 

Faith aprì la porta irrompendo letteralmente nella stanza.

_Toc, toc. Possiamo entrare? _Tara invece entrò timidamente chiudendo la porta dietro di lei. Lo spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi era alquanto bizzarro: Cordelia stava sdraiata sul letto con il busto all’indietro, la testa all’ingiù e le mani poggiate a terra, Willow invece sembrava addormentata, dava la schiena alle altre e era rannicchiata su sé stessa. Appena entrarono Cordy guardò Faith e disse:

_Fai pure, tanto questa è camera tua. Perché non torni nella tua? Questo è il MIO spazio.

_Nervosetta eh? _disse l’altra rivolta a Tara.

_Hai ragione, scusami, è solo che sono un po’ nervosa.

_Che fai in quella posizione? Cerchi di far arrivare ossigeno al cervello?

_Molto spiritosa... Cerco di scaricare il nervoso.

_In quel modo? Io saprei cosa fare... _disse con un sorriso malizioso.

_Faith! _la rimproverò Tara.

_Sì, me l’ha consigliato il mio maestro di yoga.

_E funziona?

_Sì fino a che non sei entrata tu...

_Non mi sembra, miss acidezza.

_Ok! Stop! Fine primo round. Cordy, noi siamo venute qui per chiedere se potete farci dormire qui, c’è posto?

_E la vostra stanza? Non è un albergo...

_Sì che lo è... _disse Faith.

_E’ occupata, _disse Tara ignorando Faith. _crediamo che Anya sia chiusa dentro.

_E chi se no?

_Faith! Vuoi stare un attimo zitta? Sto cercando un posto dove dormire! _Tara lanciò un’occhiata alla sua compagna di stanza che parlava da sola. Cordelia si risollevò e tornò in una posizione normale.

_Come vedete qui ci sono tre letti, ne manca uno.

_Io posso dormire con Willow, se per lei non ci sono problemi. A proposito, perché non parla? Dorme?

_Credo di sì, povera piccola, prima piangeva.

_Come mai?

_Non lo so, con me non ha voluto parlare. _Tara si avvicinò piano a lei, si sedette sul letto e le accarezzò la testa. Con il suo tocco delicato spostò i capelli di Will e scoprì le sue lacrime, che scendevano lentamente dai suoi occhi chiusi.

_Willow? Tesoro, lo so che sei sveglia, ti conosco fin troppo bene. _Willow aprì gli occhi e la guardò. Il cuore di Tara si riempì di dolore nel vedere la sua sofferenza, non avrebbe mai voluto vederla così e l’unica cosa che voleva era alleviare la sua pena. _Cos’è successo?

_I..io.. non posso, non riesco... Lo amo con tutta me stessa, sarà sempre suo il mio cuore ma io non posso davvero. _la sua voce era rotta dalle lacrime. A Tara bastarono quelle poche parole per capire tutta la situazione. Doveva intervenire, era l’unica soluzione. _Non ci pensare ora, dormi. _le accarezzò la testa delicatamente e lei nel giro di qualche minuto si addormentò.

 

Spike si avvicinò alla porta di sicurezza, controllò che non ci fosse nessuno e poi fece cenno a Buffy di avvicinarsi. Le aprì la porta e fece passare lei per prima poi richiuse dietro di sé.

_Dobbiamo essere veloci se non vogliamo essere scoperti. Ci butterebbero fuori a calci. _disse lui. _Camera mia o camera tua? _rispose lei sorridendo maliziosamente.

_Camera mia. Se siamo fortunati chiudiamo pure fuori Oz.

_E dove dorme?

_Andrà da Angel e Andrew, non ci saranno problemi, vedrai. _si accostò alla parete del corridoio e tirò Buffy dietro di sé. I corridoi erano deserti così in un lampo i due biondi furono in camera di lui. Spike richiuse velocemente la porta dietro di sé.

_L’abbiamo fatta franca! _esultò lei.

_E ora....Che ne dici di toglierci tutti questi impicci?

_Ottima idea. _Buffy andò verso lo specchio e si sfilò la parrucca lasciando ricadere i suoi morbidi ricci sulle spalle. Lui fece lo stesso. Poi si avvicinò a lei e prendendola per un polso la tirò a tra le sue braccia. Buffy alzò lo sguardo e in meno di un attimo si baciarono. Spike le slacciò la canottiera mentre la baciava e la sfilò staccandosi per un attimo per poi tornare subito alla sua bocca. Le sue mani scivolarono dalla schiena nuda al suo seno per accarezzarlo. Le mani di lei si muovevano sui bottoni della camicia per poi toglierla. Senza staccarsi per un secondo andarono verso il letto e lei ci si sdraiò con lui sopra. La bocca di Spike scivolò sui suoi seni e cominciò a leccare e mordicchiare le sue punte. Buffy affondò le mani nei capelli di lui e spinse ancora di più la testa di lui contro il suo petto. Lui cominciò a scendere dandole piccoli baci sulla pancia per arrivare al bottone dei suoi jeans, alzò lo sguardo per vedere la sua espressione e in quel preciso istante qualcuno bussò alla porta. Spike fece una smorfia seccata, tornò su per darle un bacio sulla fronte e disse:

_Non ti muovere che dopo riprendiamo da dove abbiamo cominciato.

_E chi si muove? _lui andò ad aprire e lei calciò via le scarpe.

Spike andò ad aprire, a torso nudo, e si trovò davanti Oz.

_Ciao.... Mi fai entrare?

_No, _disse lui appoggiandosi allo stipite. _ho compagnia. Per stanotte fatti ospitare.

_Ah......... Bene.... Vado da Angel allora. _Oz si allontanò e Spike richiuse la porta a chiave.

Tornò da lei, con un calcio si tolse gli anfibi. La trovò come l’aveva lasciata. Lui si mise sopra di lei e la baciò famelicamente. Quando si staccarono appoggiò la fronte alla sua e disse:

_Dove eravamo rimasti? _fece una pausa ad effetto. _Ah, sì, ora ricordo.... _Buffy stava per dire qualcosa ma lui le mise un dito sulle labbra per farla tacere. Pian piano fece scivolare quel dito lungo il suo corpo fino al bottone dei jeans. Lo aprì e le sfilò i pantaloni scoprendo le sue mutandine di finissimo pizzo bianco. Tolse pure quelle lanciandole dietro di sé. Con una mano cominciò a solleticarle il clitoride e con la bocca a leccare i bordi del suo canale, lei iniziò a gemere e con le mani strinse le lenzuola per non urlare. Spike introdusse la sua lingua all’interno della sua femminilità e la spinse dentro e fuori dando un ritmo sempre più veloce. Lei aveva il respiro affannoso e non resisteva più, venne lasciando i suoi umori in abbondanza. Lui li leccò tutti e le disse:

_Passerotto hai un sapore squisito, mi fai perdere la testa. _lei si era appena rilassata e lui approfittò della sua distrazione e infilò due dita dentro di lei.

_Aaaah. _urlò lei cercando comunque di tenere un tono di non urlare, ma era tutta fatica sprecata. Lui girò le dita orizzontalmente e aprendole le allargò il canale per poi soffiarci dentro facendo inarcare e gemere Buffy. Poi iniziò a pompare aumentando sempre di più il ritmo e le dita fino ad arrivare a quattro. Tolse la mano e si leccò tutte le dita una per una. Si distese di fianco a lei e con la mano tirò il suo viso vicino e la baciò.

Mentre si baciavano lei si sedette a gambe larghe sulla sua pancia. Fece scivolare le mani fino al bottone dei pantaloni di lui.

_E ora apro il MIO regalino. _si abbassò e gli tolse sia pantaloni che boxer.

 

Willow si era appena addormentata sotto il leggero tocco di Tara.

_E ora che si fa? _chiese Faith a bassa voce.

_Si dorme. _rispose Tara con un’alzata di spalle. Cordelia e Faith si scambiarono un’occhiata di intesa e all’unisono dissero:

_Naaaa.

_Piuttosto, _disse Faith rivolta a Tara. _come va con il tuo ammiratore?

_Non c’è niente da dire perché non c’è niente da sapere.

_E la lettera?

_Quale lettera? Io non sapevo niente...

_Te lo spiego io. Prima quando siamo andate in camera abbiamo trovato 1 lettera davanti alla porta, Tara l’ha raccolta pensando che io non la vedessi e ora non vuole né leggerla né farmela leggere.

_Wow.... E sei riuscita a non aprirla fino ad adesso?

_La apro da sola, insomma, è una cosa privata. Piuttosto, Cordy, come va con il tuo uomo barboncino? Mi sembrava che si chiamasse Xander....

_Mi fa venire un nervoso! Non parla, non vuole parlare, io ce la metto tutta ma lui non apre bocca...

_E la cosa ti piace, vero? _disse maliziosamente Faith.

_Sì... Lo devo ammettere. Le chiacchiere degli uomini sono sempre così noiose e averne trovato uno che non parla è una vera manna dal cielo. Gli uomini non sono fatti per parlare come noi donne, servono solo a scopo ricreativo. Tutto lì.

_Sono d’accordo.

_Mamma mia quanto siete ciniche. _intervenne Tara. _Io con il mio ragazzo voglio anche parlare, fare solo sesso dopo un po’ non ti basta più. E non è molto più bello farlo con una persona che ami con tutto il cuore? _Faith e Cordelia si guardarono e risposero con un ‘alzata di spalle. _Ok, mi arrendo, siete irrecuperabili.... _disse scuotendo la testa.

_E con Spike? E’ finita con lui?

_Sì, Cordy, non c’è mai stato niente.

_Ma ti piaceva?

_Era carino ma la nostra era solo una recita. Mi dispiace solo che ora Buffy possa stare male. Ma alla fine la conosco, verrà da me.

_Glielo dirai?

_Sì. Si merita un po’ di felicità... E poi lui la ama davvero.

_E hai già una nuova vittima sacrificale?

_Questa è una cosa che vedrete a tempo debito...

_Io dico di sì... Ha l’occhio furbetto la nostra Faity.... _disse Tara.

_Ne riparleremo..... _rispose la mora.

Le ragazze andarono avanti a parlare e scherzare tutta la notte e Willow a dormire, finalmente tranquilla.

 

Buffy fece scivolare la mano sul membro duro come la roccia di lui.

_Qui qualcuno vuole un po’ di attenzioni.... _disse con fare sensuale. Cominciò a muovere la mano su e giù, piano, facendolo godere a tal punto da fargli buttare la testa all’indietro.

_Buffy non ti fermare, se ti fermi io muoio qui. _mentre con la mano toccava il suo uccello con la bocca scese piano piano lungo il suo petto leccando i suoi addominali scolpiti. Spostò le mani sui fianchi di lui e appoggiò la bocca sulla punta del suo lungo cazzo cominciando a leccare come se fosse un grosso cono gelato. Lentamente risalì fino alla base succhiando forte. Spike stava cercando di trattenersi per non venire nella sua bocca, spesso alle sue partner non piaceva inghiottire il suo sperma. Lei intuì la sua gentilezza e decise che lo avrebbe fatto crollare. Con le mani iniziò a massaggiargli i testicoli.

_Oddio... Sto per venire, staccati amore... _al contrario lei cominciò a leccare la punta da dove usciva il viscoso liquido bianco e a ingoiarlo. Lui mise una mano sulla nuca di lei e spinse leggermente. Quando la fuoriuscita di sperma terminò lei staccò la sua bocca e fece scorrere per l’ultima volta la lingua sul suo cazzo. Tornò all’altezza della sua faccia e gli mise le braccia al collo. Con voce sottile, quasi sibilando gli disse all’orecchio:

_Ho bisogno di sentirti dentro di me, adesso. Non so se reggerei ancora.

A quella dolce richiesta l’uccello di lui tornò subito duro e stavolta fu lui a stare sopra. Lei aprì le gambe e lui sfregò il suo uccello contro la sua femminilità bagnata per lui. Delicatamente cominciò ad entrare dentro di lei, con le mani invece giocava allegramente con i suoi seni. Appoggiò la bocca nell’incavo tra la spalla e il collo, schiuse le labbra e iniziò a leccare e succhiare la spalla, cosa che fece eccitare ancora di più Buffy. Poi strinse i coi denti, senza farle male ma lasciandole un segno del suo passaggio. Quando il suo pene fu penetrato tutto cominciò a spingere dentro e fuori sempre più forte. Vennero insieme tra urla e gemiti.

Continuarono così a fare l’amore per tutta la notte, senza conoscere stanchezza.

La mattina dopo Buffy si risvegliò avvolta dall’abbraccio di Spike. Era stata la notte più bella della sua vita ma questo la spaventava anche. Forse era successo tutto troppo in fretta. In fondo lei non sapeva nulla di lui, lo conosceva da troppo poco tempo, come Parker. Però dentro di lui poteva leggere, nonostante sentisse tutto l’amore che provava per lei, che c’era qualcosa che non andava. Una piccola porta chiusa nel suo cuore. Qualcosa che lei avvertiva ma di cui non era sicura. Presa da un impulso irrefrenabile scivolò fuori dall’abbraccio di lui. Gli diede un leggero bacio sulle labbra che risposero automaticamente nonostante fosse profondamente addormentato. Tutto troppo perfetto. Si vestì. Si sentiva sporca, aveva rubato il ragazzo alla sua migliore amica e era felice. Che razza di persona era, si chiedeva. E poi la perfezione. La paralizzava. Aveva paura che prima o poi si sarebbe schiantata contro un muro fatto di dolore e che la sua gentilezza sarebbe sparita di colpo. Mise la mano sulla maniglia della porta. Si girò indietro, era così bello mentre dormiva, ma non voleva avere ripensamenti. Uscì piano e richiuse la porta dietro di sé.

 

Anya si svegliò sola. Si guardò intorno e non vide Andrew. Sul cuscino dove aveva dormito lui c’era un biglietto che diceva:

Sono sceso a prendere la colazione. Non ti muovere.

E chi si muoveva? Pensò lei. Tornò sdraiata e pensò alla notte appena passata con Andrew. Era stata meno magica di quello che si aspettava. Cercava i fuochi artificiali ma non li aveva trovati. Era stato comunque bellissimo ma non magico. Ed ecco che il suo peggiore incubo le tornò alla memoria. Non ci voleva pensare però. Così la scacciò dalla sua mente. Consapevole però di doverla affrontare prima o poi. Mentre stava ancora riflettendo Andrew entrò in camera con caffè e brioches.

_Buon giorno. _disse lui.

_’Giorno. _sbadigliò. _Hai portato i viveri?

_Certo. Ho due caffè e quattro brioches. Non sapevo se ti piacevano al cioccolato o alla marmellata e allora te le ho prese entrambe. _Si sedette sul letto con lei e fecero colazione in silenzio.

L’imbarazzo aleggiava nella stanza. Fu Andrew a cominciare il discorso.

_Come stai?

_In che senso? _disse Anya non capendo.

_Fisicamente intendo.... Sai, io non sono molto esperto...

_Sembrerebbe tutto a posto, per il momento niente nausea.

_Ti è piaciuto?

_Sì..... Ma sono convinta che potevi fare di più. Per esempio quando...

_Anya! Non mi sembra il caso! Consigli per il sesso dalla mia partner..... Assurdo!

_Sì ma mi sembrava carino avvertirti che.... _subito si bloccò vedendo lo sguardo assassino di lui e allora cambiò discorso. _E a te?

_Non lo so. E’ stato molto strano. E mi sento pure in colpa.

_Che ne dici di affidarci solo all’istinto d’ora in poi?

_Non mi sembra una cattiva idea.... _Andrew avvicinò il suo viso a quello di lei e la baciò.

 

Dawn si svegliò la mattina dopo in una stanza che non riconosceva, diversa da quella in cui si era addormentata la sera prima. Anche se ricordava solo che stava facendo sesso con un perfetto sconosciuto e poi nulla, il buio totale.

_Finalmente ti sei svegliata... _Dawn ci mise un po’ a mettere a fuoco e riconobbe Warren. L’occhio le cadde sull’ago che aveva infilzato nel braccio, una flebo, ma non ricordava di essere stata portata all’ospedale.

_Che cosa è successo? _disse con voce ancora impastata dal sonno.

_Ma guardatela, sembra che si è appena svegliata dal pisolino... _disse ridendo e scuotendo la testa. _Sei stata ricoverata, overdose, ti hanno acciuffata per un pelo.

Se prima era leggermente addormentata ora si era svegliata di un botto. Sbiancò di colpo.

_Vuoi dire che.... stavo per morire? _disse assumendo un’espressione tra l’incredulo e il preoccupato.

_Sì. _le accarezzò la testa per darle conforto ma lei girò la testa di alto per sfuggire al tocco dello sconosciuto. Era scioccata. Qualche volta le era capitato di rischiare grosso ma non era mai finita all’ospedale. Provò ribrezzo per quel ragazzo che sedeva lì al suo capezzale. Lei a momenti ci rimaneva secca per colpa sua. Come aveva potuto darle delle pasticche quando era già abbastanza sballata così? Certo, lei le aveva accettate ma in quei momenti non era in lei, non lo era mai.

_Vattene. _disse freddamente lei.

_Perché? Voglio solo starti un po’ vicino, hai bisogno di me e del mio conforto. _mise uno strano accento su conforto, cosa che inquietò la ragazza.

_Io non ho bisogno di nessuno, tanto meno di un carnefice.

_Oh no, tesoro, io ti voglio bene. _stavolta il suo tono di voce sembrava quello di uno psicopatico. Dawn lo fissò dritto negli occhi e gli sputò addosso tutto il suo disprezzo.

_Se sono qui ora è colpa tua e ora sparisci se non vuoi che ti denunci per possesso di droga. _vedendo la sua fermezza Warren decise che per il momento era meglio battere in ritirata.

_Come vuoi... Ma sappi che io sono il tuo unico amico qui....

_Sparisci!

_D’accordo... Ah, quando hai tempo passa da casa mia, ho una cosa che ti appartiene....

Disse questo e uscì dalla porta.

 

Faith aveva parlato sia con Spike, che non riusciva a rintracciare Buffy, che con Buffy che diceva che non era successo niente. Era seccata questa volta. Doveva intervenire di nuovo. E non le andava giù quanto due persone potessero essere stupide e orgogliose. Lei, che avrebbe dovuto fare i salti mortali per farsi notare dal ragazzo che le piaceva, avrebbe voluto picchiare quei due stupidi che si facevano mille problemi quando quasi non respiravano senza l’altro. Certe persone proprio non capivano le loro fortune. Però sapeva anche che se non sarebbe intervenuta la sua amica si sarebbe rovinata la vita, stavolta per sempre e questo la preoccupava più di tutto.

Durante l’ora di pranzo, finito di mangiare, Faith prese in disparte Buffy per farle l’ultimo discorsetto e raccontarle quello che ancora non sapeva della storia tra lei e Spike. Dopo non sarebbe più intervenuta, se lo era promesso. Stavolta scelse camera sua come luogo per parlare. Chiamò lì Buffy con una scusa e iniziò il discorso.

_Ehi B, non mi hai più detto come va con Spike...

_E’ tutto a posto... Non succede un bel niente...

_Strano.... Oggi ti cercava. _Buffy, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo basso lo alzò di colpo, risvegliata da quel nome.

_Ti ha detto cosa voleva?

_No. Però credo di sapere cosa è successo...

_Cosa? _fece finta di non sapere.

_Di cosa hai paura ora? Di essere felice? Della perfezione? O di infrangere i sentimenti di un’amica? _la incalzò Faith. La conosceva bene e sapeva che quello era l’unico modo di arrivare dove voleva.

_Sì, ho paura di tutte queste cose, tutte, dalla prima all’ultima le hai azzeccate...

_E sentiamo, perché avresti paura di ferirmi?

_E’ il tuo ex... Ne eri innamorata...

_C’è una cosa che tu non sai... E forse è finalmente il caso di dirtela. Io e Spike non siamo mai stati insieme, è stata tutta una finzione, lui voleva arrivare a te e io l’ho aiutato. Tutto lì.

_E quindi mi avete preso in giro sin dall’inizio?

_No, non presa in giro. Tu eri attratta da lui come una farfalla dalla luce, ti ho solo dato una spinta. Senza non saresti mai uscita allo scoperto. Buffy tu non hai paura di ferire i miei sentimenti, mi conosci, sapevi che non sarebbe stato quello a farmi male, tu hai solo paura di amare.

_No, non è vero.

_Prendi stamattina per esempio, hai visto che tutto era perfetto e hai realizzato che eri innamorata di lui e allora te la sei data a gambe. Hai paura di amare perché questo dà agli altri un vantaggio su di te: il potere di farti soffrire. E allora pensi che non amando risolverai il problema ma non è così. Fino a quando pensi di andare avanti così? La vita te la lasci scorrere addosso.... E, QUESTO, mi fa davvero male. Vederti in un vicolo cieco. Una scia di dolore che non avrà mai fine. _la biondina incrociò le braccia e si avvicinò alla finestra, scostò la tendina e guardò fuori, senza un motivo preciso.

_Quando Parker mi ha mollata dopo essere stato a letto con me io ho giurato che nessuno mi avrebbe più ferita in quel modo. Anche se questo avrebbe significato non amare più. Spike ha demolito le mie difese e stamattina mi sono sentita così vulnerabile, così indifesa... E poi era tutto così perfetto e fragile... Come una bolla di sapone pronta a scoppiare da un momento all’altro... Non voglio più ripetere l’errore di fidarmi dell’uomo sbagliato.

_No, scusa un attimo, ma l’hai guardato bene?? Trabocca di amore per te, non vede l’ora di renderti felice e per te si butterebbe anche in mezzo alle fiamme. E’ il sogno di qualsiasi donna! Dimentica il passato, Spike è totalmente diverso da quella merda di Parker, era un bastardo, hai sbagliato ma ora è il momento di rimontare in sella e di riprovarci.

_Io c’ho provato ma non riesco... __chiuse gli occhi ma una lacrima scivolò furtiva sul suo viso ugualmente. _Faith si avvicinò piano all’amica e nel modo più dolce del mondo le appoggiò la mano sulla spalla e le disse:

_Tutti sbagliamo ma ad un certo punto devi tirare fuori la forza per reagire e buttarti tutto alle spalle. E’ un po’ una scelta obbligata se non vuoi vivere in un incubo fatto di paure.

_Non credo di essere abbastanza forte.

_No, tesoro, tu sei fortissima, sei una roccia, so che lo sei. Mi prometti che andrai avanti e ti lascerai andare?

Nonostante sapeva che sarebbe stato difficile annuì e si asciugò le lacrime decisa a non farsi spaventare dalle cose brutte, incoraggiata dalle parole dell’amica. Come al solito Faith l’aveva rimessa in carreggiata.

 

Tara era stata marcata stretta per tutto il giorno da Cordelia, sempre seguita dal suo cagnolino. Doveva leggere QUELLA lettera ma l’amica l’aveva intuito e allora non l’aveva mollata per un secondo, nemmeno per andare al bagno. Non resisteva più. Però non voleva fare leggere a Cordy. Non perché non si fidasse di lei ma per il semplice fatto che era una cosa personale. Prima stavano camminando per il corridoio, lei Cordelia e l’immancabile Xander, e ad un certo punto la brunetta si era girata per vedere se erano ancora seguite e Tara era fuggita. Certo, in quel momento non si sentiva proprio un’amica ma quando ci si metteva Cordelia era davvero insopportabile. Così alla prima svolta del corridoio ci si era infilata dentro e aveva corso fino a un punto ben nascosto. Col fiatone, anche per l’emozione, estrasse la lettera e iniziò a leggere.

 

Cordelia era stata lasciata sola con Xander. Sospirò. Ancora sola con il muto. Come aveva detto anche a Faith non le dispiaceva affatto che non parlasse ma si sarebbe accontentata di sapere il suo nome dalla sua bocca. Invece aveva dovuto dedurlo dalla presentazione di Giles. Si girò verso Xander. Appena fece per aprire bocca Xander la afferrò per le braccia e la tirò a sé. La guardò dritta negli occhi. Lei invece era entrata nel panico e non riusciva a parlare anche se lo avrebbe tanto voluto. Le mise una mano sulla vita e la strinse ancora di più a lui e la baciò. Sempre più a lungo e più approfonditamente. Fece scivolare la sua lingua nella bocca di lei giocando con quella di lei. Quando si separarono Cordelia portò una mano alla bocca, stupita. Nella sua bocca poteva sentire ancora il sapore di lui. Xander, approfittando di quell’attimo di momentanea confusione, prese Cordelia e la caricò sulla sua spalla.

_Mettimi giù!!! _si mise a sbraitare e a sbattere i pugni sulla schiena di lui ma non serviva a nulla. Venne portata di peso nella camera di lui e posata delicatamente sul letto. Chiuse la porta a chiave per precauzione e Cordelia si spaventò sentendosi in trappola.

_Cosa vuoi farmi? _indietreggiò sul letto mentre lui si avvicinava piano. Si sedette sul letto e le prese la mano, gliela baciò e la appoggiò sul suo collo. Con l’altra mano la tirò a sé con una dolcezza infinita. Lei si tranquillizzò, capì che poteva fidarsi dai suoi gesti, così veri e gentili. Xander la baciò e la fece sua con dolcezza.

 

A volte penso che potrei avvicinarmi a te, toccarti anche con un solo dito e sentire l’energia che emani solo così. Tutto quello che sei e che fai è bellissimo, magico, dal modo in cui scivoli silenziosa sullo sfondo di una scena che in realtà è tua di diritto al modo in cui scherzi e ridi con le amiche. Se dovessi usare una parola per descriverti quella sarebbe radiosa, perché è così che tu sei e se nessuno l’ha notato è perché nessuno ti guarda come lo faccio io. Chissà se mi noteresti se io mi avvicinassi a te, io credo di no ed è per questo che te lo scrivo. Io vorrei scuoterti in ogni fibra del tuo essere, farti tremare quando mi vedi e emozionarti quando ti parlo ma così non sarebbe se ci provassi. Sarebbe così squallido... E io vorrei darti solo la purezza. La purezza di un’emozione vera e non dettata dall’occasione. Vorrei che tu solo vedendomi ti innamorassi di me come è successo a me. Ma non è possibile purtroppo. Tu sei indispensabile come il sole, o l’aria, o l’acqua, per me e io vorrei chiederti solo una cosa: non allontanarti mai dalla perfezione a cui sei solita.

Tara aveva appena finito di leggere e le mani le tremavano. Il respiro era diventato irregolare. Poteva avvertire il suo cuore battere a mille. Nessun uomo l’aveva mai fatta sentire così, nessuno le aveva mai detto quelle cose. La sua curiosità ora era aumentata e voleva incontrarlo. Voleva vedere il volto di uno degli ultimi uomini poetici rimasti sulla Terra, ormai in via d’estinzione. Stavolta avrebbe lasciato lei un biglietto.

 

La sera stessa Buffy prese il coraggio a due mani e si lasciò trovare da Spike. Non aveva idea di cosa gli avrebbe detto ma sperava di riuscire a dirgli cosa provava davvero.

Lei era seduta in terra nel corridoio, davanti alla sua camera. Era lì che lui l’aveva insidiata nei giorni precedenti e era lì che voleva stare lei. Non ci avrebbe messo molto a trovarla e lei intanto si divertiva a ricordare quanto era stata stupida a resistergli quando in realtà non poteva fare niente per allontanarlo.

_Buffy! _Spike l’aveva trovata, si alzò in piedi, automaticamente. Lui si avvicinò a lei, che teneva lo sguardo basso. La prese per le spalle e la costrinse a guardarlo negli occhi. _Perché sei scappata stamattina? _lei stava per aprire bocca per spiegare ma Spike la fermò con un gesto. _Anzi, non mi importa perché sei fuggita, voglio solo sentirti dire che tornerai con me. _si fermò un attimo per trovare il coraggio di dirle quello che pensava davvero. _Quello che è successo è stato pura magia, poesia, e pensavo che anche tu la pensassi come me... Peccato che quando mi sono svegliato non c’eri più... Sono stato tutto il giorno a cercarti ma evidentemente tu non volevi farti trovare... Buffy, non capisci che per me sei importante tanto quanto l’aria che respiro? _le tirò indietro una ciocca di capelli e le accarezzò la guancia. Lei non sapeva cosa dire e si limitava a non guardarlo negli occhi. Lui ad un certo punto si bloccò, la sua riccioli d’oro non reagiva, che fosse davvero finita? No, non l’avrebbe permesso. _Non ti lascerò andare ancora, so che tu provi la stessa cosa che provo io per te e lotterò per tenerti stretta. Cazzo, guardami almeno negli occhi, lo vuoi capire che per me non è stata solo una scopata?! _la sua mano scivolò sul colletto della camicia di lei per scostarlo di lato e scoprire il segno che le aveva lasciato quella notte. _Lo vedi questo? Considerala come la mia firma. Ce l’ho messa per testimoniare che sarei tornato, che ti ho amato quella notte e che voglio che ce ne siano tante altre come quella. _a ogni parola il cuore di lei si stringeva, la gola si seccava e il diventava sempre più difficile stare in piedi. _Io ho potuto sentirla la tua anima ieri sera, sì, l’ho sentita che si agitava sotto di me e la potevo pure toccare ma ora tu neghi tutto questo. _lei alzò gli occhi e questo era un buon segno. La voce di lui diventò allora più dolce. _Passerotto, io voglio svegliarmi ogni mattina con te a fianco, stringerti ogni volta che sei triste, illuminare ogni giorno della tua vita e starti vicino sempre. Tu sei l’unica donna che ha significato così tanto per me, e non ti lascerò andare. _

Buffy si sentiva leggermente sciocca, come aveva potuto non capirlo prima? La sua vista era annebbiata da gocce, piccole gocce di felicità che venivano dal suo cuore, scivolavano giù piano, lente, lungo le sue guance per poi cadere giù, in basso. Lui gliele asciugò e le baciò la fronte. Lei avrebbe voluto dire o fare qualcosa ma il suo corpo era come paralizzato, soggiogato da una strana magia che le impediva di parlare. Spike aveva intuito il motivo del suo silenzio e prese ancora una volta lui l’iniziativa.

_Buffy, ma tu vuoi stare con me? Sei sicura?

 

Cordelia era appoggiata al petto nudo di Xander e, sdraiata tra le sue braccia, faceva scorrere un dito su e giù giocherellando. Si sentiva un po’ a disagio. E anche sciocca. Era andata a letto con uno di cui non aveva sentito neanche la voce. Lui la strinse ancora di più e con la mano le accarezzò il braccio. Cordelia alzò il viso verso di lui e lo baciò. Prima di dover rompere la magia parlando.

_Ora posso sentirti parlare? _lui ci pensò un attimo, e pensò che forse la sua strategia poteva essere modificata.

_Accontentata.

_Non ci posso credere..... Allora sai parlare davvero. Perché non hai mai spiccicato una parola?

_Le parole sono inutili. Sono false. Possono ferire. Riempiono. La vera magia sta nel trovare la giusta atmosfera senza di esse, capirsi senza fiatare. E la cosa più bella che possa accadere è innamorarsi solo dei gesti. Quello, è amore vero.

_Incredibile....

_Cosa?

_Sai parlare. Sono rimasta di sasso.

_Basta prendermi in giro. _disse fingendo di essere offeso. Le diede un bacio sulla testa. Rimasero lì, a parlare, scherzare e amarsi per tutta la notte, fino all’alba, senza accorgersi del tempo che scorreva.

 

_Si, con tutta me stessa. _Spike sorrise e Buffy gli mise le braccia intorno al collo, chiuse gli occhi e lo baciò. Le loro lingue si congiunsero e iniziarono la loro danza sinuosa e lenta. Lui infilò le mani sotto la camicetta di lei e iniziò a accarezzarle la schiena. Con uno sforzo immane Buffy si staccò.

_No, aspetta, non qui. _disse con il fiatone.

_Da me o da te?

_Forse ho un’idea migliore.... _diede un leggero bacio sulle labbra a Spike, gli sorrise e iniziò a tirarlo prendendogli la mano.

 

Lunga e estenuante fu la ricerca di Tara ma alla fine trovò la persona che stava cercando: Oz. Era con Riley. Tara lo prese in disparte lasciando il biondo ad solo.

_Immagino che tu abbia intuito di chi ti voglio parlare...

_Già...

_Sta soffrendo tantissimo, sai.... Che intenzioni hai con lei?

_Serie, anzi, serissime... L’ho capito troppo tardi, quando ormai l’avevo persa, che era lei quella giusta... Non è un caso se ci siamo incontrati qui...

_Capisco... Personalmente io penso che non possa farle altro che bene tornare con te, non l’ha mai chiusa del tutto la storia con te e non ha mai dimenticato... Ecco perché ci sta così male... Ma attento, se la farai soffrire ancora io ti verrò a cercare e ti torturerò finché non le chiederai scusa strisciando, e poi forse ti mutilerò pure qualche arto.... Capito?? _Oz sorrise, era dolcissima Tara.

_Sì, non ti preoccupare.

_Ok... Allora ci si vede... Ricorda: atroci sofferenze... _gli strizzò l’occhio e lo salutò con un cenno.

Lui scosse la testa divertito.

 

Buffy stava rovistando nella fila di bucato, nella lavanderia, in cerca di lenzuola stirate. Spike faceva la guardia fuori, appoggiato allo stipite della porta.

_Non era meglio camera mia? _urlò dentro alla bionda.

_Taci, uomo di poca fede, vedrai che ti piacerà... _disse scherzando.

_Non lo metto in dubbio ma la lavanderia non mi eccita...

_Trovate!!! _urlò vittoriosa Buffy: finalmente aveva trovato l’armadio delle lenzuola stirate. Ne prese un paio con le relative coperte e uscì chiudendo bene la porta.

_E cosa ce ne dovremmo fare di quelle? _disse lui indicando il bottino di lei.

_Aspetta e vedrai. Seguimi e basta fare domande. _disse con un tono di finto rimprovero.

Lui allora smise di chiedere. Buffy lo portò in cima, sul tetto, dove c’era la terrazza che le piaceva tanto. Spalancò la porta e facendo un largo gesto verso l’esterno disse:

_Tadan! Che te ne pare? _lui sgranò gli occhi e uscì all’esterno. Fece un giro su sé stesso per vedere il panorama e fece un fischio in segno di approvazione.

_Bellissimo.... Ma non mi è ancora chiaro cosa ci dovremmo fare con le lenzuola.

_Uff... Attendi curiosone!! _uscì anche lei sulla terrazza e gli piantò le lenzuola in mano. _Intanto reggi queste! _chiuse la porta a chiave e andò a prendere la scopa dal magazzino degli attrezzi che c’era lì e con quella bloccò la porta. _Ora mi servirebbe una mano.... Seguimi... _lui la seguì senza fare storie. Girarono intorno al magazzino e trovarono un vecchio dondolo in legno. _Mi aiuti a portarlo di là?

_Wow, hai avuto un’idea fantastica. _disse mentre trascinavano il dondolo fino all’altra parte del terrazzo. Scelsero il lato con il panorama più bello e orientarono il dondolo verso di quello.

Spike si sedette per primo e batté le mani sulle ginocchia per fare sdraiare Buffy. Lei si accoccolò tra le sue braccia. Spike la strinse a sé e si avvolsero insieme nelle coperte. Lui le diede un bacio sulla bocca. Buffy approfondì il bacio e infilò le mani sotto la maglia di lui ma venne fermata.

_Possiamo solo riposare stasera? Ho bisogno solo di tenerti stretta.... _le disse lui.

_E’ quello di cui ho bisogno anch’io. _Spike l’accarezzò e lei chiuse gli occhi.

E così si addormentarono, tra coccole e baci, teneramente abbracciati.

I giorni passarono veloci poi, Buffy e Spike erano felici, Xand e Cordy stavano insieme in segreto, per il momento, e così anche Andrew e Anya. Willow, Faith e Tara erano sole ma insieme si tenevano buona compagnia. E così in un attimo fu lunedì e erano tutte pronte per la prima serata. Buffy e Spike si erano appartati in un angolo e nonostante il desiderio di “sentirsi” era forte dovettero resistere per rovinare il make-up. Si tenevano la mano, quella sera se avessero dovuto sfidarsi non avrebbero potuto vedersi per un bel po’, e questo sarebbe stato insostenibile per entrambi. Spike mise anche l’altra mano su quella di lei e le baciò la mano.

_Che succederà se dovessimo essere eliminati? _chiese lei con una nota di tristezza nella voce.

_Non succederà, vedrai... Per quanto riguarda noi, non verremo eliminati, ora ho un motivo in più per voler restare a tutti i costi. Però non posso garantire per voi... _disse scherzando.

_Senti senti il presuntuoso. _mise le mani sui fianchi. _Noi non verremo sicuramente eliminate, perché stracceremo chiunque osi sfidarci. Non permetteremo a nessuno di buttarci fuori.

Vennero interrotti da un assistente alla regia che urlò a tutti:

_Si comincia tra cinque minuti! Tutti pronti!

_Vado dalle altre... In bocca al lupo!

_Crepi... Buona fortuna anche a voi... _un ultimo sguardo e Buffy se ne andò.

 

_Dove diavolo è Harmony?? _tuonò Giles. _Mancano pochi minuti e lei non è ancora qui. Si può sapere chi l’ha assunta?? _Harmony fece il suo ingresso proprio in quel momento correndo. Era già stata truccata e acconciata per la serata. Raggiunse Giles con il fiatone.

_Scusami.... Rupert...... _riuscì a dire tra un respiro affannoso e l’altro. _Scusatemi.... tutti quanti... Per il ritardo... _appoggiò una mano sul petto e prese un grosso respiro.

_Non importa ma cerca di non farlo mai più. Non li sopporto proprio i ritardatari.

_Sì ma ci terrei a dire che non è stata colpa mia. _ora non aveva più il fiatone. Giles si tolse gli occhiali e appoggiò una mano alla base de naso e borbottò:

_Stupida oca... _la biondina però non lo sentì.

 

Dopo poco il programma iniziò con la solita frase detta dall’aiuto regista, che ormai era come un porta fortuna:

_In onda tra 3, 2, 1....

_Buona sera a tutti, pubblico e spettatori. Eccoci pronti ad affrontare una nuova puntata di Talent Contest ma prima di tutto vorrei chiamare la mia meravigliosa _mentre lo diceva a Giles passarono in mente pensieri violenti, tutto avrebbe voluto tranne che farle i complimenti. _assistente Harmony.

Stavolta la bionda entrò di lato, dietro le spalle del conduttore che si girò per prenderle la mano e tenendola alta farla camminare accompagnandola con quel gesto davanti a sé e tenerle ancora la mano alta mentre faceva un piccolo inchino. Poi le loro mani si divisero e Harmony iniziò a parlare:

_Buonasera! Buonasera a tutti i nostri telespettatori e al nostro caloroso pubblico! _la ragazza sfoderò una delle sue più sfavillanti paresi e il pubblico applaudì forse per lo zelo che metteva nel fingere il sorriso. Si girò leggermente verso Rupert. _Rupert, _iniziò con aria di finto rimprovero _ti sei dimenticato di fare una cosa molto importante stasera.

_Cosa? _chiese perplesso lui.

_Hai dimenticato di ringraziare tutti quelli che ci seguono _si girò verso il pubblico mentre lo diceva. _soprattutto perché durante la scorsa puntata abbiamo battuto il record degli ascolti! Grazie a tutti!

_Già, grazie a tutti. _Giles proprio non le sopportava tutte quelle moine. La sua assistente assunse un’aria corrucciata e sempre in tono di finto rimprovero disse:

_Cattivo presentatore! _dicendo questo provocò l’ilarità generale, soprattutto per il modo innocente in cui l’aveva detto, e strappò un sorriso al collega.

_Ma ora proseguiamo e cominciamo col far entrare i nostri gruppi.

A turno Giles e Harmony chiamavano i gruppi e si sedevano sui loro divanetti. Le Fighters vennero chiamate dopo gli Absolutes e Buffy lanciò un’occhiata a Spike mentre passava che voleva solo dire matticela tutta e lui afferrò al volo il messaggio. Cordelia invece sorrise timidamente a Xander che ricambiò.

_La settimana scorsa eravamo rimasti con le Destiny all’ultimo posto, in questa lunga settimana di prove estenuanti le ragazze hanno avuto modo di prepararsi per la sfida. E ora sono pronte ad affrontare la loro “battaglia”.

_Ma ora chiamiamole qui con noi, signore e signori, le Destiny!

Dopo qualche minuto di chiacchierata ci fu la fatidica domanda: chi avete deciso di sfidare, alla quale le ragazze risposero: le Fighters. A tutto il gruppo venne un colpo al cuore e pure a Spike, Oz, Andrew e Xander erano molto nervosi.

 

La sfida fu lunga e si articolava in sei brani a testa, intervallati dal cambio di gruppo. Le avversarie erano ben preparate ma le Fighters avevano un motivo in più per restare e nonostante Buffy avesse incespicato un po’ sulla prima canzone si riscattò nell’ultima. Quello fu davvero un momento magico. Aveva dato tutta sé stessa e il suo unico pensiero era Spike, non voleva lasciarlo solo, voleva solo continuare a vederlo tutti i giorni come aveva sempre fatto fino a quel momento e allora aveva fatto l’impossibile. E mentre cantava il tempo sembrava essersi fermato per dare spazio alla sua voce, per farla spandere nell’aria melodiosa, toccando il cielo e il cuore di chiunque la sentisse. Era un grande dono quello di Buffy ma forse non era quello che voleva.

 

Quando venne il momento di avere il risultato le Fighters vinsero, tutti i giudici avevano votato per loro, tranne uno, che poi le ragazze avrebbero definito sordo. Si abbracciarono tutte, felici, e poi strinsero la mano alle avversarie.

Andarono a sedersi sul loro solito divanetto, stavolta conquistato, e iniziò il giro delle esibizioni. Niente di particolarmente eccezionale per le Fighters, invece gli Absolutes furono brillanti. Questa settimana furono le Fighters a conquistare il primo posto lasciando gli Absolutes al terzo.

 

La puntata finì e le ragazze si ritrovarono tutte dietro alle quinte per parlare un po’.

_Ce l’abbiamo fatta!! _urlò Willow gettandosi al collo di Buffy.

_Ehi, Will, non esultare troppo, siamo solo all’inizio, e poi le nostre avversarie non erano proprio quello che si definisce una minaccia... _disse Faith.

_Ma sono il nostro primo passo verso la vittoria, arriveremo fino alla fine, vedrete. _disse Buffy.

Willow si staccò da lei e rispose:

_Sicuramente, siamo le più forti!

_Certo, con me nella band chiunque vincerebbe.. _scherzò Cordelia. _E se stasera facciamo una serata di sole donne? Così festeggiamo la nostra prima sfida vinta.

_Ci sto, è proprio quello che mi serve per tirarmi su il morale. _disse Willow.

_Se proprio dobbiamo........ _rispose Faith.

_Antipatica.... Per me va bene, datemi solo un attimo per avvisare Spike e sono tutta vostra stasera.

_Sei proprio presa, eh? _disse Tara stuzzicando Buffy che arrossì leggermente, punta sul vivo._Beh, io non ho impegni come al solito...

_Niente sesso? _disse Anya con aria triste. _Uffi.... _sospirò. _Fa niente... Passerò

una serata diversa dalle altre.

_Ok, allora è deciso, _disse infine Cordelia. _ci vediamo tra mezz’ora al bar, così avvertiamo tutti e ci diamo una rinfrescata.

 

Spike aveva visto che Buffy si era fermata a parlare con le amiche e allora, per non darle l’impressione di starle sempre col fiato sul collo e lasciarle un po’ di privacy, era andato nella hall. Si era piazzato su una poltrona, e aveva atteso la bionda, sicuro che l’attesa non sarebbe durata a lungo. Infatti, dopo poco tempo, la sua Buffy era arrivata, dalle spalle, l’aveva avvolto in un abbraccio e lui si era girato per darle un lungo bacio. Lei si staccò, si sedette sul bracciolo della poltrona e si fece scivolare sulle gambe di lui. Si riavvicinò e gli mise la braccia al collo dandogli un bacio sulla guancia.

_Allora, cosa vuoi fare stasera? _chiese Spike.

_E’ proprio per questo che ti ho cercato... Vedi, abbiamo vinto la nostra prima sfida stasera e volevamo festeggiare. _lui le accarezzò i capelli e disse semplicemente:

_Mi mancherai da morire.

_Anche tu... _lo baciò di nuovo.

_Però stasera dormi da me.

_E Oz?

_Sfrattato di nuovo.

_Sei senza cuore... _scherzò lei.

_Lo so amore, è per questo che ti piaccio. _le loro labbra si ricongiunsero di nuovo, avevano bisogno solo di quello loro, sentirsi, e solo così si sentivano completi.

 

Mezz’ora dopo erano tutte al bar. Cordelia aveva avvertito Xander e si erano salutati, in ogni caso si potevano comunque vedere perché anche lui era lì con i suoi amici e compagni. Da quando avevano passato la notte insieme nulla apparentemente era cambiato, Xand continuava a seguire Cordy senza proferir parola ma, appena non erano visti, scoppiava il fuoco della passione. Nessuno sapeva di loro perché lei non voleva, non si vergognava di lui ma di sé stessa. Non si era mai reputata una ragazza facile ma alla prima occasione era andata a letto col primo che passava. Per altre ragazze questo poteva non significare nulla ma non per Cordelia Chase. Però lei sapeva che un giorno o l’altro lui avrebbe voluto amarla davanti a tutti e che lei non avrebbe potuto dire di no.

Anya e Andrew avevano lo stesso problema, dovevano nascondere la loro relazione ma qualcuno già sospettava.

Buffy e Spike invece erano molto coinvolti e, nonostante Buffy non avesse fatto un annuncio ufficiale, tutte sapevano di loro.

Le ragazze avevano preso un tavolo e avevano ordinato da bere, champagne, per festeggiare.

_Allora, io, proporrei un brindisi, a noi e alle nostre vittorie, sul mondo e sui comuni mortali! _disse Anya, e poi ci fu uno sbattere di bicchieri a destra e a sinistra per poi buttare giù tutto d’un fiato il contenuto del bicchiere.

Stavano ridendo e scherzando quando Faith sentì un brivido correrle per tutta la schiena, si girò e vide la sua preda, ovvero il ragazzo che aveva adocchiato da tempo.

_Scusate ma io devo scappare, è tempo di caccia per me! Ci vediamo più tardi. _fece un cenno con la mano e andò verso il suo obbiettivo.

_Ehi!! Aspetta!! Così non vale! _urlò Anya ma la mora non si girò.

B _Lasciala andare, le farà bene.

T _Già.... Non sta per niente bene... Sono preoccupata...

A _A me sembra che stia fin troppo bene....

T _Non te ne sei accorta? Faith la notte vomita spesso, e a volte la vedo con le mani sulla pancia, come se le facesse male. Sono preoccupata, soprattutto perché lei non lo è.

B _Non gliene hai mai parlato?

T _No, non so se è la cosa giusta...

C _Tanto non lo direbbe a nessuno. Conoscendola...

W _In effetti. Comunque io credo che dovresti chiederle cos’ha. _disse la rossa rivolta a Tara.

B _Sono d’accordo. Devi chiedere. Non ti nascondo che pure io sono preoccupata... E se fosse incinta? _e mentalmente aggiunse: magari di Spike.....

C _Non saltiamo alle conclusioni, prima accertiamoci.

T _Avete ragione, è la cosa migliore da fare.

 

Angel era rimasto scottato dopo esser stato mollato da Buffy, aveva fatto un po’ di giorni chiuso in camera con la sua fidata bottiglia di scotch e ne era uscito solo domenica, dopo diverse orazioni degli amici, sì, delle vere e proprie orazioni di ore che avevano tutte più o meno come teoria fondamentale “non è la fine del mondo essere lasciati”. Spike, nonostante fosse amico, in un modo particolare, di Angel si era astenuto. L’amico di sicuro non avrebbe voluto la morale dall’uomo che gli aveva portato via quello che per lui era l’amore della vita. Ma d’altronde lui aveva fatto così con Drusilla, era stato semplicemente ripagato con la stessa moneta. Solo che lui amava davvero Buffy, sebbene fosse ancora presto per esserne certo.

Ora le cose si erano praticamente sistemate: era uscito dalla depressione post rottura e era riuscito a fare lo show indenne. Doveva solo parlare con il suo amico biondo. Angel sapeva che questo momento, prima o poi, sarebbe arrivato, e lui si ripeteva in continuazione che era meglio poi che prima.

Nel suo “fantastico” lunedì sera Angel stava al bancone del bar e beveva. Si era ripromesso di non farlo più ma vedere Buffy che rideva e scherzava con le sue amiche era davvero troppo. Lei non lo aveva pensato nemmeno un secondo dopo la loro rottura, mentre lui l’aveva pensata sempre. E quello gli bruciava. Anche se avrebbe dovuto imparare a conviverci prima o dopo.

Mentre osservava le ragazze al tavolo una di loro si alzò e si avvicinò a lui. Era alta, snella e mora. Angel rimase colpito dal suo viso da cerbiatta. La mora si sedette vicino a lui e ordinò anche lei uno scotch.

_Ciao, bella serata eh? _iniziò lei.

_Già... Soprattutto la mia...

_Scommetto che non ti ricordi di me.

_Già... E invece dovrei. Sicura che ci siamo già conosciuti?

_Sì. E’ normale che non ricordi, non eri proprio al cento per cento quando ci siamo presentati. Comunque io sono Faith.

_E io...

_Angel. _lo anticipò lei. Lui la guardò meglio, la studiò, cercando di ricordare quando potesse averla vista, ma niente, buio assoluto.

_E tu sei sicura che ci conosciamo... Beh, devo cominciare a registrarmi le mie serate perché per non ricordare una ragazza carina come te dovevo essere proprio sbronzo.

_Sì, lo eri. _disse lei con un mezzo sorriso e una sincerità disarmante. Lui notò i suoi occhi tristi perché identici ai suoi, privi della scintilla. Quella cosa che lui chiamava scintilla se l’era portata via Buffy e per Faith, invece, un altro ragazzo, molto tempo fa, un certo Wesley, il suo primo amore. Da allora le storie di Faith erano solo di sesso senza alcun coinvolgimento sentimentale ma stavolta c’era in ballo molto di più del semplice sesso o sentimento.

_Che ci fa una ragazza come te sola al bar? Dovresti essere a divertirti e non a deprimerti con me... _lei rise, era la prima volta che un ragazzo le diceva che lei non doveva essere lì e l’effetto che le fece quella frase fu strano.

_Lo faccio già troppo spesso, stasera mi va di cambiare.

Angel voleva starsene da solo, per i suoi gusti la conversazione era durata fin troppo, così la troncò:

_Bene, Faith, è stato un piacere rivederti. Ora però vado. Ci si vede. _lasciò i soldi sul bancone e fece un cenno al barista per fargli capire che pagava anche il conto di lei e se ne andò.

_Si... Ci vediamo... _disse lei, quando lui era ormai lontano, con amarezza.

 

_Ma cosa fa?? Se ne va?? Non capisce proprio una mazza Angel!! _disse Anya. Lei e le ragazze avevano seguito tutta la scena da quando Faith si era alzata, insomma, lei era una che ci andava forte con i ragazzi, prima li stendeva e poi spariva, stavolta non era stata proprio brillante ma di solito era uno spettacolo da non perdere.

C _Si, è proprio un cretino. _Cordy prese un’altra manciata di pop corn. _Scusa Buff ma di donne non capisce proprio niente...

B _Figurati....

W _O forse capisce fin troppo....

A _Cosa vorresti dire? Che Faith non si merita Angel?

W _No, dico solo che probabilmente la nostra amica prima lo avrebbe fatto innamorare di lei e dopo sarebbe sparita, ferendolo di nuovo.

B _Io non credo. _la rossa le lanciò uno sguardo interrogativo. _Quello che intendo dire è che credo che Faith si stia stancando di questo mordi e fuggi, secondo me sta cercando qualcuno con cui “sistemarsi”. Vedrete, se la conosco come credo questo rifiuto la spingerà a continuare magari con più impegno.

A _Forza signore!! Sono aperte le scommesse! Chi scommette su Faith vincente?

T –W _Anya!!

B _Hanno ragione loro... Non è carino... _Buffy scosse la testa e buttò giù un altro bicchiere di champagne.

 

Intanto dall’altra parte del bar Faith diede un’occhiata intorno in cerca di altre possibili prede, nonostante fosse sicura di non volerne altre. Era abituata a considerarsi una cacciatrice con i ragazzi, era convinta di esserne la vera essenza fino a stasera, quando si era trovata faccia a faccia con lui. Lui, che non poteva essere considerato una preda, troppo diverso per esserlo, e che aveva qualcosa di così simile a lei, ma cosa? Era qualcosa che lei doveva aver perduto da diverso tempo se non ne ricordava neanche il nome. Una lacuna comune che Faith non riusciva a interpretare. Ci stava ancora pensando quando sentì scorrere degli sguardi su di lei. Alzò gli occhi e vide le sue amiche che la fissavano. Scosse la testa e sbuffò ma poi fece loro un cenno di saluto e andò a sedersi con loro.

F _Sera.... Che avevate da fissare?

A _Guardavamo te. _disse tranquillamente la bionda. Faith aggrottò le sopracciglia e chiese:

_Perché?

A _Oh, niente, guardavamo la tua “caccia”. Non mi sembra che sia andata molto bene stasera... _Tara le lanciò un’occhiataccia per la mancanza di tatto ma Anya non la notò.

F _E’ solo questione di tempo, ci devo lavorare. _disse con un’alzata di spalle. _Piuttosto che guardare me, alimentiamo il gossip.

C _In che senso?

F _Io so cose su ognuna di voi che le altre non sanno. Forza, chiedete, è il momento di divertirsi. _alzò il sopracciglio in modo sinistro.

B _Uh, inizio io! Che mi dici di Anya?

F _Eh eh eh, la nostra biondina se la spassa con una vecchia conoscenza. Il caro vecchio Andrew.

TUTTE _No!!

F _Sì, e scommetto che la nostra Down non lo sa, sbaglio? _Anya aveva lo sguardo basso e colpevole.

A _No, non sbagli. _disse piano.

C _Perché non ci hai raccontato niente?

A _Prova a indovinare.... Mi sentivo colpevole, e lo sono. Cavoli, il senso di colpa è davvero terribile!!

T _Ti stai cacciando in un guaio...

A _Lo so ma non posso farne a meno, è un’attrazione fatale la nostra... Ma cambiamo argomento! _disse tornando allegra. _Che si racconti di Buffy? _lanciò uno sguardo di sfida all’amica che scosse la testa disapprovando.

B _Su di me non c’è niente da raccontare.

F _Sbagli. Allora, B sta frequentando assiduamente Spike e l’altra sera, a dire il vero non ricordo bene di preciso la sera, ma ricordo bene che si sono barricati sul tetto a fare sesso... E credo che sia proprio innamorata...

B _Non abbiamo fatto sesso!! E non sono innamorata... _la sua voce si addolcì. _Non ancora perlomeno...

C _Uuuuuh, e allora che avete fatto? _Buffy arrossì leggermente.

B _Niente, abbiamo solo dormito insieme sotto le stelle.

W _Aaaaah... Romantico... E Tara?

F _Ha un ammiratore segreto!

W _Ehi, anch’io ne voglio uno!

T _N-non è niente di particolare.....

F _E’ inutile che fai la fredda, lo so che non ti lascia indifferente, so che ti scrive pure...

T _E-e Cordelia? _disse balbettando.

F _Su di lei potrei scrivere un romanzo... Ha un ragazzo segreto....

B _No! Anche lei come Anya? Non è possibile! Si può sapere perché nessuno racconta mai nulla? E chi è quest’uomo del mistero?

F _Tenetevi forte, Xander-cagnolino-Harris.

W _Cosa? E da quando? Perché? _Cordelia teneva lo sguardo basso e le mani sulle ginocchia stringendo forte i pugni.

C _Perché mi piace! Tutto lì. E niente commenti, non lo sopporterei.

W _E perché non hai raccontato niente pure tu?

C _Oh, andiamo, lo sai benissimo il perché... E se potessimo cambiare argomento sarebbe molto meglio... Per esempio, Willow? Che ci dici di lei?

F _E’ stranamente tranquilla, ma tutte sappiamo che vuole tornare con Oz, e dovrebbe....

W _Perché dovrei? Datemi il vostro parere, lui mi ha mentito ingannato e tradita, perché dovrei fidarmi?

T _Perché ti ama, tanto, nessuno ti amerà mai come lui, e tu lo ami nello stesso modo, hai solo paura. Lo sai, l’hai sempre saputo dentro di te e prima lo ammetti meglio è.

B _Will, io sono d’accordo con Tara, riflettici bene. Stavolta potresti perderlo per sempre.

C _Credo che sia inutile dire che qui la pensiamo tutte allo stesso modo. _fece una pausa ad effetto. _Però stiamo trascurando un dettaglio importante, che non riguarda te ma Faith, tesoro, _disse rivolta alla mora _ti conosco troppo bene, hai tirato fuori tutto questo per distogliere l’attenzione dalla vera persona su cui si potrebbe scrivere un romanzo, ovvero te. Che ci nascondi? Sputa il rospo.

T _A partire dai tuoi strani malori.

F _Non sono niente... Saprete tutto quando avrò sistemato le cose. Intanto portate pazienza.

B _Devono essere qualcosa, non puoi aver tirato fuori tutto questo per un niente. Questa sera non sei stata il massimo della correttezza e se avessi sputato tutto questo veleno per niente.... Beh, allora ammetterei di non conoscerti per niente.

F _E va bene! Per un attimo ci avevo sperato... Ma se proprio lo volete sapere sono incinta...

TUTTE _Cosa??

B _E, soprattutto, di chi?

F _Per il momento posso dirti solo di chi NON sono incinta, tranquillizzati perché non è Spike il padre. E’ stato un gentiluomo, non mi ha mai toccata neanche con un dito. Anche perché altrimenti si trovava con un testicolo in meno....

 

Buffy guardò l’orologio: l’una, poi si guardò intorno e vide che praticamente nella sala non c’era più nessuno, quale occasione migliore per andare in camera da Spike?

B _Direi che è abbastanza tardi, possiamo andare a dormire.

C _Si, si, come no, dormire..... Non è che hai in mente qualcos’altro?

B _Non capisco a cosa ti riferisci... _disse con finta innocenza.

A _Oh, che sollievo... Così potrò andare a fare sesso con Andrew... _tutte la guardarono male e lei alzò gli occhi al cielo. Si salutarono e si divisero.

 

Buffy fece finta di niente con le amiche ma appena si distrassero un attimo lei sgattaiolò verso la camera di Spike. Voleva fargli una sorpresa e così non bussò. C’era una cravatta sulla maniglia, notò la bionda quando appoggiò la mano sul pomello, ma non se ne curò e aprì la porta, poi la richiuse cautamente dietro di sé. Dal punto in cui era non poteva vedere i letti e allora avanzò un poco. Aveva paura che stessero dormendo entrambi, in quel momento si maledisse mentalmente e si ripromise di non fare mai più una cosa del genere. Le luci erano soffuse e Buffy si tranquillizzò un po’. Un passo. Scorse il letto di Oz: vuoto. Tirò un sospiro di sollievo. Un altro passo. Il letto di Spike: lui era lì, sdraiato di schiena e probabilmente dormiva. Il cuore di Buffy iniziò a battere forte, urlava un solo nome, voleva solo un’altra anima e chiedeva un solo corpo. Avrebbe voluto lasciarlo dormire ma il suo bisogno era troppo forte, l’avrebbe svegliato con un bacio. Andò vicino al suo letto e per un attimo rimase incantata da lui, era così bello mentre dormiva... Svegliatasi dal suo incantamento appoggiò le mani piano sul materasso, chiuse gli occhi e cercò le labbra di lui chinandosi piano. Quelle invece le vennero incontro, le mani di lui arrivarono sul suo corpo facendola tremare. Lui la tirò a lei e lei non poté far altro che assecondarlo. Si staccarono solo quando l’ossigeno venne a mancare. I loro occhi si incrociarono e Buffy si sentì bruciare dentro.

_Ma... Tu non dormivi?

_Alla fine la sorpresa te l’ho fatta io.... Sapevo che non avresti bussato.

_E come facevi?

_Nemmeno io l’avrei fatto quindi.... _Buffy gli mise le braccia intorno al collo e scherzando disse:

_Ah, bene, quindi tu ti saresti intrufolato in camera mia, la camera di una signora, senza dire niente?

_Esatto. Verrò punito? _lei lo baciò a lungo.

_Esatto, la tua sarà una punizione esemplare, e, ora che conosco tutti i tuoi punti deboli, sarà ancora peggio. _gli sorrise maliziosamente e riprese a baciarlo.

 

Down aspettava sulla scalinata dell’ospedale, l’avevano dimessa ma le serviva un passaggio per tornare a casa, dato che l’aveva portata lì Warren, allora lei aveva chiamato Jonathan, il fratello di Andrew. Down era praticamente sola, sua madre era morta in un incidente d’auto e suo padre.... Beh, suo padre se n’era andato quando lei aveva solo tre anni e non si era più fatto sentire. Non aveva né fratelli né sorelle però, nonostante tutto non sentiva la mancanza di una famiglia perché lei ce l’aveva già: le sue amiche, Andrew e tutta la famiglia di lui. Infatti, due anni fa, quando decisero di fare sul serio, lui le presentò tutta la sua famiglia, che la accolse a braccia aperte. Jonathan era perfino diventato il suo migliore amico, Down lo trovava eccezionale e i suoi consigli pure. Andrew era la cosa più bella che a Down potesse capitare, a parer suo era una persona fantastica e ancora ricordava come se fosse ieri il giorno in cui si erano conosciuti.

Accadde quattro anni fa, a una di quelle feste dove tutti vanno e non conoscono nessuno. Quella sera Down aveva preso per la prima volta le sue “pillole magiche”, era stanca, depressa e spenta. Allora un’amica le aveva consigliato “una buona cura”. Cosa sia successo durante la serata quello Down non lo ricorda più, ma ricorda la fine della serata, ovvero lei sul tetto in procinto di gettarsi giù. Fredda, indifferente, non era un gesto dettato dalla disperazione ma dal vuoto totale che esisteva nella sua vita. Stava già per aprire le braccia e gettarsi quando un ragazzo dietro di lei l’afferrò per un polso e la trascinò in camera. All’inizio lei si arrabbiò ma, dopo aver parlato un po’ con lui, i suoi problemi non sembravano così neri. Quel ragazzo era Andrew. Lui la tirò fuori dal suo nero abisso e la portò con sé alla luce del sole. Dopo un paio di mesi Down e Andrew iniziarono a uscire insieme per poi innamorarsi e, grazie al coraggio che il ragazzo le infondeva Down iniziò ad aprirsi agli altri e fu così che conobbe Buffy e le altre, ma questa è un’altra storia. Fatto sta che la vita ora felice di Down lei la attribuisce solo a Andrew. Solo che la storia tra Down e Andrew non è una di quelle a lieto fine come lei aveva sperato, ora lei lo sente così lontano e è costretta a combattere con la dura realtà che tutti imparano presto: la vita non è un film a lieto fine. Una jeep nera si fermò davanti a lei, il finestrino si abbassò e Down vide Jonathan.

_Ciao piccola! Che fai? Sali? _Down si alzò e sorrise, felice di vederlo.

_Ciao, è da un po’ che non ci si vede, eh? _aprì la portiera e salì in macchina.

_Già, mi sei mancata, lo ammetto...

_Anche tu. Allora, quando la smetterai di chiamarmi piccola? Ti ricordo che sono più grande di te di due anni...

_Mai, mi piace troppo farti arrabbiare. _Down scosse la testa divertita e fece un mezzo sorriso. _Allora dove ti porto?

_A casa di Warren, dove c’è la mia macchina.

_Tu conosci Warren??

_Sì, ma è una lunga storia. Spero solo che non sia in casa...

Jonathan ingranò la prima e si diresse verso la casa di Warren.

 

Buffy iniziò a spogliare Spike, velocemente, era come se avesse fame di lui, e il bisogno di sentirlo era insopportabile. Quando furono sul punto di iniziare la loro danza lui la fermò.

_Ti fidi di me? _le disse lui.

_Certo. _lui le sorrise maliziosamente e si allungò verso il comodino, aprì il cassetto e ne estrasse un paio di manette e un fazzoletto nero. _Che vuoi fare?

_Sdraiati. Fidati, non ti accadrà niente che non vogliamo entrambi. _Buffy obbedì e Spike la ammanettò alla testata del letto, lei non era preoccupata, sapeva che poteva fidarsi e mettersi ciecamente nelle mani di lui. Con il fazzoletto nero Spike arrotolandolo ne fece una benda e coprì gli occhi di lei, legandogliela non troppo stretta sulla nuca.

_Ti da fastidio? E’ troppo stretta? _lei scosse la testa negativamente. _Inizia la festa...

_Posso sapere almeno perché mi hai bendata?

_Lo scoprirai presto......

Iniziò a riempirla di piccoli baci ovunque e si fermò con la bocca sul suo ombelico. Iniziò a solleticarlo con la lingua, uno dei suoi giochetti preferiti, mentre il respiro di Buffy si faceva sempre più intenso. Lei strinse i pugni e capì il motivo della benda: tutti i suoi sensi si erano acuiti e così poteva sentire maggiormente la farfalla che Spike le stava facendo. Allungò una mano sulla femminilità di lei e iniziò a massaggiarle il clitoride. Il tocco di lui era meraviglioso, questo solo riusciva a pensare lei mentre veniva copiosamente sulla mano di lui. Si staccò da lei e si leccò le dita sporche dei liquidi di lei. Mise la sua bocca sul clitoride di lei ancora bisognoso delle sue attenzioni e iniziò a leccarlo, lentamente.

_Oddio, Spike, mi farai morire così. Più veloce. Ti prego.

_Sssssst. Lascia fare a me amore. _passò i denti sul suo clitoride e lei si arcuò verso di lui, per incontrare la sua bocca. Buffy venne sulla sua bocca e lui la ripulì dei suoi umori. Poi si impossessò delle sue labbra per fare sentire anche a lei quel sapore meraviglioso. Le loro lingue si toccarono mentre lui faceva scivolare un dito sul corpo morbido di lei, si fermò sull’addome e quando lei meno se l’aspettava infilò un dito nel suo canale bagnato per lui, Buffy si spinse ancora più contro di lui e in quel momento la doppia tortura diventò ancora più difficile da sopportare. Spike iniziò ad aumentare sia ritmo che numero delle dita mentre la sua partner stava per venire ancora.

 

Jonathan si fermò davanti alla casa di Warren. Down rimase un attimo a guardare quella casa, dove si era donata a un perfetto sconosciuto tradendo il fidanzato che tanto amava, poi disse:

_Torno subito, faccio in un attimo.

_Vuoi che ti accompagni? _disse lui notando la sua aria preoccupata.

_No, non ce n’è bisogno.

_Sicura?

_Sì, se vuoi puoi anche andare... Grazie di tutto. _stava per scendere dalla macchina ma lui l’afferrò per un braccio.

_Aspetta, non così in fretta. Senti, _le lasciò il braccio. _io ti aspetto qui lo stesso. Che di quello non mi fido...

_Okay, grazie.

Ora che aveva un alleato in giardino si sentiva molto più sicura. Scese dall’auto e andò decisa verso la porta. Bussò. Nulla. Bene, pensò, così almeno non avrebbe dovuto incontrarlo e subire altre umiliazioni. Aprì la porta cautamente e, prima di entrare, diede un’occhiata intorno per assicurarsi che non ci fosse veramente nessuno. Tutto taceva. Allora Down entrò richiudendo la porta dietro di sé. Non aveva proprio idea di dove potessero essere le chiavi della sua auto quindi non le rimaneva altro che perlustrare la casa. Fece mente locale. Lei le chiavi le aveva infilate in tasca quindi doveva averle perse in casa. O almeno così le sembrava... E, sempre sulla linea teorica dei suoi ricordi, era stata in sala e in camera. Guardò in sala. Dappertutto. Nessuna traccia di quello che cercava. Le rimaneva solo la camera da controllare. Disgraziatamente doveva proprio entrarci, mai avrebbe voluto ritornarci ma, se rivoleva la sua auto, doveva.

Aprì la porta di quel nefasto luogo e subito alcune immagini disgustose e confuse le tornarono alla mente. Mano a mano si affacciavano nuovi particolari cercava più in fretta, voleva uscire subito, e sentiva l’angoscia salirle. Gli occhi le si annebbiarono e piccole gocce incandescenti di dolore le scivolarono sul viso. Quanto bruciavano quelle lacrime... Si sfogò e pianse un po’, non seppe dire per quanto, forse cinque minuti, e quando andò vicino allo specchio per ricomporsi e cancellare i segni del pianto notò qualcosa che spuntava da sotto il letto: il suo portachiavi e le sue tanto agognate chiavi. Si gettò quasi, sotto il letto, afferrò le chiavi e uscì in fretta da quella maledettissima casa in cui sperava di non tornare mai più. Uscendo, sbatté pure la porta. Agitò le chiavi in segno di vittoria in modo che Jonathan potesse vederle e gli fece cenno di partire. Lui partì sollevato e anche lei lo era: niente Warren.

Salì sulla sua auto, che in quei giorni in ospedale le era mancata un po’, e cercò il buco per infilare la chiave. Sentì dietro di sé un fruscio inquietante, si voltò e per lo spavento si mise a urlare, un urlo agghiacciante, che forse era stato udito pure al polo nord.

 

Spike tolse le mani da Buffy e le portò sui suoi seni, iniziò a giocare con quelle punte già dure al suo tocco. Lei, che si era rilassata un poco, strinse di nuovo i pugni. Il suo unico pensiero era il tocco di Spike, che secondo lei era fantastico, meraviglioso, esperto e ogni volta riusciva a sconvolgerla sin nel profondo e farle provare nuove sensazioni ogni volta. Lui la possedeva, era sua, tutta, corpo e anima, non riusciva, non poteva pensare a altro, lui era il suo primo pensiero la mattina e l’ultimo la sera quando, dopo una nottata di sesso, si addormentavano abbracciati.

Con una mano lui le aprì dolcemente lo cosce e si staccò dai suo seni, interrompendo i suoi pensieri la penetrò piano, lentamente. Lei si morse il labbro inferiore, lui lo notò e sorrise, era adorabile quando lo faceva. Mentre ancora spingeva piano per penetrarla fino in fondo le posò un bacio sulla fronte, scese sul naso e poi passò alla bocca, dove le loro lingue si scontrarono di nuovo. Si staccò dalla sua bocca per gettare la testa indietro e venire insieme a lei. Uscì da lei di malavoglia e le disse:

_Accompagna le mie mani e girati passerotto. _con le mani infatti l’aiutò a girarsi a pancia in giù. Il suo sedere lo provocava sfacciatamente levandosi sodo e sexy verso di lui. Con le mani le aprì le natiche e iniziò a entrare piano per non farle male. Era così stretta e calda che non poté più trattenersi e venne riversando il suo sperma dentro di lei. Lei si morse ancora più forte il labbro inferiore e venne con lui. Spike si sdraiò di fianco a lei un po’ stanco e si strinse a quel corpo che trovava divino. La girò di nuovo a pancia in su e le diede un bacio.

_Allora, come va con le manette?

_Benissimo ma bendata mi sento un po’ scema... Preferirei vedere...

_E rovinare l’effetto sorpresa? Neanche per sogno!

_Beh, ora puoi anche liberarmi...

_E perché mai? Non penserai che la tua tortura finisca qui? _iniziò a far scorrere un dito lungo il suo fianco facendole venire la pelle d’oca.

_Ma stasera dovevo punirti io!

_Mi spiace, ormai è il MIO turno e tu rimarrai mia prigioniera probabilmente fino a domattina e, se sarò buono, forse ti libererò... Ma non prometto nulla...

_Io di sicuro non ho fretta di andare e fare le prove quindi.....potresti imprigionarmi per l’eternità, in fondo io non chiedo di meglio....

_Non mi tentare... _disse con voce roca.

Ripresero a fare l’amore, per tutta la notte, senza mai fermarsi.

 

Down appoggiò una mano sul petto e riprese fiato dopo il lunghissimo urlo. Warren sorrise maliziosamente e le disse:

_Ti avrò mica spaventata?

_No, figurati, ringrazio solo il cielo di non avere problemi cardiaci, anche se, da questo momento li avrò... Ma si può sapere che ci facevi appostato nella mia auto?

_Ti aspettavo.

_Bene, sono arrivata, ora scendi. _disse fredda.

_Mi ferisci, _disse in tono canzonatorio. _con tutto quello che c’è stato tra noi...

_E’ stata solo una cosa da una notte e basta. Tra noi non ci può essere niente. Tu... mi fai schifo e non so come io possa essere venuta a letto con te. Dovevo essere proprio fatta.....

_Vacci piano con le parole. Ricordi quando dicevo che avevo qualcosa di tuo? Beh, non mi riferivo di certo all’auto.

_Di cosa parli? _Warren le porse una busta gialla che prima lei non aveva notato ma era appoggiata di fianco a lui, sul sedile posteriore.

_Cos’è? _chiese senza nemmeno toccarla.

_Aprila. _Down lo guardò per un attimo, diffidente, e poi prese il misterioso pacchetto, l’aprì senza molta cura, rompendo l’involucro. Quello che trovò fu sconcertante e la scioccò profondamente: foto di lei nuda sdraiata sul letto di quella dannata camera.

_Che diavolo... _iniziò a biascicare lei sconvolta, poi fu un attimo: recuperò la lucidità e gli urlò contro. _Che diavolo hai fatto?!?! Sapevo di avere a che fare con un malato di mente ma questa proprio non me l’aspettavo!!

_Bene, diciamo che mentre tu eri svenuta io ho fatto qualche scatto “artistico”...

_Come ti sei permesso?? Sai cosa ne faccio io di queste?! _le strappò davanti al suo naso. I suoi occhi erano fiammeggianti, gli lanciò uno sguardo assassino e gli disse: _E ora vattene, immediatamente.

_Non ci penso neanche. D’ora in poi mi porterai rispetto, credi forse che io non abbia i negativi di quelle foto? Sarei pazzo.

_Che vuoi da me?

_Te, tutte le volte che vorrò farmi una scopata tu correrai come un cagnolino e aprirai le gambe ubbidiente altrimenti....

_Altrimenti? _disse sfidandolo lei.

_Ma come? Non l’hai ancora capito? Queste belle foto le passo prima al tuo fidanzatino, poi ai tuoi amici e infine alla stampa. Già mi immagino i titoli sui giornali....

_Smettila!

_Per le Fighters sarebbe davvero la fine, e noi non vogliamo questo vero?

_No. _aveva lo sguardo fisso su un punto e la voce bassa. Come diavolo aveva fatto a ficcarsi in quel pasticcio? Una lacrima le scivolò lungo il viso.

_Su, non fare così, tanto lo so che ti piace. Sei una troia, altrimenti non ci saresti stata subito con me...

_Non è vero! Tu.... non sai niente di me! _disse con voce rotta dal pianto.

_Vogliamo vedere? _in un attimo fu davanti, a fianco a lei, le sollevò la gonna con una mano mentre con l’altra la teneva ferma intanto che lei cercava di divincolarsi. Le infilò una mano nelle mutande e subito lei si bagnò. _Visto? _disse lui vittorioso sfilando la mano e lasciandola andare. Down si sentì malissimo, si fece schifo da sola. Warren l’aveva distrutta, fisicamente e moralmente.

_Per stasera sarò buono, ti lascerò tornare a casa, sei appena stata dimessa dall’ospedale, hai bisogno di riposo. _lei non lo guardava fissava il vuoto mentre le sue lacrime scendevano ininterrottamente. Lui le alzò il viso con un dito e la costrinse a guardarlo. _Su, non fare così, mi sento in colpa se no. _scoppiò a ridere come se il rimorso fosse una cosa totalmente estranea a lui. _Domani sera vieni qui per le sette, senza broncio, voglio la mia troietta sorridente e vedi di ficcarti una dannata spirale perché non ho nessuna intenzione di metterti incinta. Ricordati le foto... Aspetta, ti ho già detto che ho anche un filmato? Beh, stasera mi masturberò con quello. _lei si portò un amano alla bocca inorridita e lui rise. _Notte puttana.

Uscì dall’auto e entrò in casa sua lasciandola attonita. Lei rimase lì un po’ a piangere e poi decise di tornare a casa con una triste consapevolezza: la sera dopo sarebbe stata di nuovo sua, di quell’essere abominevole, che nulla aveva di umano se non la forma, purtroppo non aveva scelta.

 

La sera dopo Down stava uscendo di casa, mestamente, avrebbe dovuti farlo: gettarsi in pasto all’uomo che più la repelleva. Stava giusto uscendo quando il telefono squillò. Istintivamente rispose, era Jonathan. Voleva cenare con lei quella sera, aveva bisogno di consigli. Lei fu evasiva e reclinò l’invito senza dare spiegazioni. Come fare a spiegare al suo migliore amico quanto poteva essere stata stupida e facile? Non voleva anche il disprezzo di Jonathan, il suo bastava e avanzava.

Poco tempo dopo fu da Warren. Suonò il campanello. Lui le aprì in mutande e con una bottiglia di birra in mano.

_Entra. _le disse semplicemente, con un tono che avrebbe potuto congelare il deserto del Sahara. Non era né felice né seccato di vederla, totalmente indifferente. Down richiuse la porta cautamente. Lui si sedette di nuovo sul divano a guardare la tv e lei rimase in piedi di fianco alla porta, non voleva avvicinarsi. _Hai intenzione di stare lì tutta sera? _le chiese lui.

_E cosa dovrei fare?! _chiese con una punta di rabbia.

_Prima di tutto la carina, se non vuoi che tutti scoprano il tuo piccolo sporco segreto. Secondo, il mio cazzo ti reclama, vuole che lo succhi come solo tu sai fare. Datti da fare troietta.

_Voglio rispetto. IO non sono la tua troia, voglio almeno essere trattata con il rispetto che si deve a un essere umano. Tu non hai il diritto di trattarmi così.

_Certo che ce l’ho, da quando sei venuta a letto con me, un perfetto sconosciuto tradendo così il tuo amato fidanzato.

_Tu non sai niente di lui.

_Ma presto lui saprà tutto di noi se non ti muovi.

_Ok, hai vinto. _si mostrava docile ma dentro di sé covava pensieri di vendetta, compresa la morte lenta e atroce. Lei era una combattente. Una guerriera. Gliel’aveva trasmesso Andrew, era un altro dei suoi preziosi insegnamenti, combattere per ciò che si ritiene giusto. Con riluttanza si sedette sul divano di fianco a lui. Ancora indugiava e allora Warren prese il comando.

_Tiralo fuori. _le disse. Down eseguì, con disgusto e repulsione lo sentì diventare duro tra le sue dita. Sapeva che dopo ci sarebbe stato il passo più difficile. _E ora appoggia la tua boccuccia di rosa sul mio uccello. _ancora una volta la ragazza eseguì il comando, ma appoggiò solo le labbra. _Bene, brava, ora fallo scivolare nella tua bocca e inizia a succhiare. _lei fece come gli era stato detto. Cercando di non pensarci. I suoi pensieri si concentravano sul modo in cui avrebbe ucciso Warren, il dannato bastardo che le sedeva a fianco e che in quel momento godeva delle sue disgrazie. Lui iniziò a ansimare e gemere, mise una mano sulla sua testa e la spinse ancora più verso di lui, per fargliene prendere di più. Quando venne Down si trovò il suo sperma in bocca, subito si staccò da lui e lo sputò di lato tossendo. Warren rise.

_Tu non ti arrendi mai, eh? Ti piace giocare con il fuoco.... Se vuoi guai... beh, li hai trovati.

_Io non voglio guai, voglio solo che tu crepi nel peggiore dei modi.

_Puttana! _le urlò e le tirò un ceffone che la fece volare a terra. Lui si alzò e i sedette sopra di lei. Down cercava di divincolarsi ma lui la teneva ben stretta e le disse: _Un altro movimento e la tua bella carriera è finita. _allora lei si abbandonò a terra, come morta, chiuse gli occhi e attese il peggio. _Guardami. Voglio che mi guardi mentre ti scopo. _lei alzò piano gli occhi su lui come se avesse paura di quello che poteva vedere. Warren si abbassò le mutande e con un colpo solo la penetrò, Down strizzò gli occhi per il dolore ma dopo arrivò il piacere e così si ritrovò bagnata. Lui sorrise con un sorriso perverso e le disse: _Brava la mia troietta.

 

Anya guardava la pioggia cadere dal cielo e posarsi su ogni cosa, le piaceva, di solito portava via tutti i suoi pensieri negativi. Questa volte le sarebbe servito molto più di un acquazzone per lavare colpe e pessimismo e lei lo sapeva.

Aspettava Andrew e intanto pensava. Anya si era un po’ pentita di Andrew, questo pensava, nella loro relazione esisteva solo il sesso, pensava che con il tempo le cose si sarebbero sistemate e sarebbero venute da sole ma così non era stato: sesso e solo sesso. Valeva il tradimento di Down? No di certo. C’era comunque qualcosa che la legava al biondino, che le impediva di rimandarlo da dov’era venuto.

Andrew entrò nella stanza e vide Anya alla finestra e immaginò che fosse immersa in uno dei suoi soliti strani ragionamenti, le andò vicino e l’abbracciò da dietro. Lei urlò e si divincolò, prese il suo braccio e facendo leva sulla sua schiena lo scaraventò davanti a lei.

_Oh, scusa, non ti avevo riconosciuto. _disse portandosi una mano alla bocca e chinandosi per verificare le sue condizioni.

_Lo spero bene! Ahio! Dannazione, ma perché le davi dare sempre a me? _mise una mano sulla costola e iniziò a massaggiarsela.

_Beh... Stavo pensando... Ti ho sentito arrivare all’improvviso e non pensavo che fossi tu e il mipo primo istinto è stato...

_Quello di scaraventarmi a terra... _disse completando la frase al posto di lei.

_Scusami, mi dispiace. _gli porse la mano e lo aiutò a rialzarsi. _Tutto a posto?

_Così parrebbe.. Ho solo la schiena un po’ ammaccata. Sai credo che tu ti diverta a infierire su di me...

_No, cioè, non troppo.

_Lo sai vero che stanotte me la paghi?

_Immaginavo... E cosa intendi fare? _lui l’afferrò per un braccio e la tirò a sé.

_Tu cosa pensi? _iniziarono a baciarsi per poi finire sul letto come tutte le notti.

 

Down aveva aspettato che Warren si addormentasse, dopo averla scopata infatti era successo. Si mise almeno la biancheria intima e si mise a rovistare in casa cercando di non fare rumore. Cercava i rullini delle foto maledette, i negativi o anche il dannato filmato. Fece passare la cucina e la sala ma nulla. Stava per addentrarsi in camera quando vide Warren muoversi, entrò in panico, non sapeva che fare. Optò allora per una finto rivestimento, prese i suoi vestiti e iniziò a vestirsi piano. Quando Warren riprese conoscenza Down era già sulla porta e stava per uscire.

_Dove vai? _chiese lui con la voce ancora impastata dal sonno.

_A lavorare.

_Bene, puoi andare, ti richiamerò io quando avrò... bisogno. _sottolineò l’ultima parola in modo evidente. Down fece appello a tutto il suo autocontrollo per non correre in cucina e piantargli un coltello nel cuore. Si limitò a uscire senza dire altro.

 

Quanto poteva essere odiosa la psiche umana? Questo si chiedeva Willow venerdì sera. Da quando aveva parlato con le amiche era riuscita a dissipare un po’ la nebbia del suo cuore ma, nonostante tutto, non riusciva a prendere una decisione. O forse l’aveva già presa ma aveva paura di portarla a termine. Chiudeva gli occhi e tornava a tanto tempo fa, quando Oz la tradì con Baruka, fu solo una notte ma non glielo perdonò mai. D’altro canto nemmeno lui se lo perdonò mai e, per lenire il dolore di Willow e non costringerla a vederlo tutti i giorni, se ne andò, via dalla città, via da tutto e da tutti. Non fu facile per nessuno dei due. Forse lei l’avrebbe perdonato pur di averlo lì, con lei, ma lui non volle, voleva pagare per il suo errore e lei morì per la seconda volta. Si sentiva come se fosse spaccata in due e l’altra sua parte se ne fosse andata. Lo conosceva da quando era piccola e quando se ne andò fu la prima volta in cui dovette vivere senza di lui. Lo superò dopo un annetto e non ebbe più storie serie, mai più avrebbe permesso a qualcun’altro di ferirla in quel modo così doloroso. Probabilmente Faith le avrebbe dato della codarda, Buffy e Tara l’avrebbero sostenuta, Cordelia avrebbe detto qualcosa su sé stessa e Anya avrebbe chiesto se le piaceva fare sesso con lui. Forse era davvero una codarda. Aveva bisogno di rischiare stavolta, di mettersi in gioco. Forse per troppo tempo si era nascosta, pensava. Però aveva bisogno di sapere se poteva rischiare, e poteva chiederlo solo al diretto interessato.

 

Buffy entrò in camera sua per prendere la giacca e i vestiti di ricambio, stava per svignarsela di nuovo con Spike, che l’aspettava in camera sua. Sentì un rumore di serratura dietro di lei, sorrise, probabilmente era Spike che non riusciva a resistere fino alla fine della serata per saltarle addosso.

_Non potevi proprio aspettare, eh? _disse ridacchiando. _Sei incorreggibile.

Si girò e sobbalzò: davanti a lei c’era Angel.

_No, non potevo. _disse lui.

_Ch-che cosa vuoi? _era ubriaco, ora aveva paura. Sperava solo che non si trasformasse in uno psicopatico.

_Te. Oltre a delle convincenti spiegazioni. _la voce era un tremolio e barcollò un poco mentre avanzava verso di lei. Buffy indietreggiò.

_Ti dirò quello che vuoi, ma non possiamo uscire da qui?

_No, mi piace qui. Chissà quante volte l’avrai fatto con Spike qui, qual è la tua posizione preferita?

_Non credo che siano affari tuoi.

_Tanto lo scoprirò stanotte...

_Che cosa diavolo stai dicendo?

_Buffy... _ora era vicinissimo a lei che era schiacciata contro la parete. Allungò una mano verso il suo viso per toccarla ma lei si ritrasse. _Perché mi hai lasciato?

_Perché noi non stavamo bene insieme...

_Bugiarda! _tirò un pugno al muro, molto vicino al suo viso, lei chiuse gli occhi. _TU non stavi bene con me, volevi Spike... _disse il nome con un accento di disgusto.

Un impeto di rabbia la investì.

_Vuoi sapere perché ti ho lasciato?? Perché per te non provavo nulla, c’ho provato ma non ci sono riuscita. Non riesco nemmeno a disprezzarti, nemmeno ora che mi stai facendo questa ridicola scenata.

_Non ci credo. E ora te lo dimostro. _la prese con forza mentre lei si divincolava. Con una mano le tenne fermi i polsi in alto mentre l’altra vagava sulla su schiena. La sua bocca si posò sul collo di lei e iniziò a baciarla.

_Smettila!!! Lasciami! Mi fai schifo!! _urlò lei. _Spik... _fu il suo grido disperato ma lui le coprì la bocca con la sua. Le labbra di lei rimasero serrate, cercava di girare la testa per sfuggirgli ma con scarso risultato. Quando riuscì a liberare la bocca urlò di nuovo il suo nome. _Spike!!! Angel lasciami. Mi fai schifo, sei ubriaco. _cercava di liberare i polsi ma nulla mentre lui faceva scorrere le sue mani freneticamente su di lei, ovunque.

_Buffy? Va tutto bene? _un impeto di gioia si diffuse in Buffy: era Spike e era venuto a salvarla. _Ho sentito degli schiamazzi e....

Angel mise un dito sulle labbra di lei prima che potesse parlare e le sussurrò:

_Se emetti un solo fiato sei morta.

_Buffy? Ci sei? _chiese ancora il biondo.

Buffy lo guardò con aria di sfida e con disprezzo, non le importava cosa avrebbe potuto farle peggio di quello?

_Si!!!! Sono qui! Aiutami! _gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.

Willow trovò Oz al bar ma si fermò in un punto del bancone lontano da lui, dove facesse fatica a scorgerla. Le tremavano le mani e lo stomaco era una morsa che si contorceva. Ancora una volta non trovava il coraggio e per questo si disprezzava una volta di più. Stava lì, tutta rigida, seduta a torturarsi le mani. Ogni tanto lanciava qualche occhiata a Oz per controllare che non sparisse. Poi improvvisamente sentì una mano sulla spalla e una sulla bocca. Mani che conosceva bene, mani amiche. Guardò in alto e vide che non aveva sbagliato.

 

Angel le tirò uno schiaffo che la fece volare a terra e le disse:

_Ti avevo avvertito.... _si mise su di lei e iniziò a svestirla mentre lei lottava con tutte le sue forze e piangeva. Spike sentì la voce di Angel e con un calcio buttò giù la porta. Angel si fermò e guardò Spike.

_Che diavolo stai facendo? _disse il biondo.

_Niente che la tua sciacquetta non voglia.... _Spike vide in che stato era Buffy e capì cosa stava succedendo. Si avvicinò a grandi falcate e spostò Angel, dandogli una spinta di lato. Gli si stringeva il cuore a vedere la sua piccola Buffy ridotta così. Le tese una mano, lei si rialzò e lui la tirò a sé. La strinse forte al suo petto, le diede un piccolo bacio sulla bocca e mentre le accarezzava la testa le sussurrò all’orecchio:

_E’ finita. Ci sono qui io ora. _una lacrima scivolò furtiva sul volto di lei che si strinse ancora di più a lui.

Angel si rialzò a fatica, barcollando, aveva proprio una bella sbronza, pensò Spike.

_Stai bene? _chiese il biondo. Buffy annuì. _Ti dispiace uscire un attimo? Non vorrei che tu vedessi cosa sto per fare a capelli a punta.

_Ok.... _disse lei, piano, spenta.

_Aspettami qui fuori, non ci metterò molto. _le sorrise. Lei si limitò ad abbassare lo sguardo e uscire.

_Siete proprio una bella coppietta... _disse in tono ironico il moro.

_Si può sapere che cazzo ti è saltato in mente? _disse il biondo cercando di mantenere la calma, nonostante fosse molto difficile.

_Non ce la facevo più. E inoltre sono così sbronzo da non sapere neanche dove sono. _l’ultima frase la disse quasi ridendo, con un sorrisetto idiota sulla faccia. A quel punto Spike non ci vide più, era così calmo e sereno dopo aver quasi violentato la SUA donna, la sua piccola e dolce Buffy, che non meritava di essere risparmiato. In un attimo gli fu sopra e iniziò a colpirlo con una furia ceca, sempre di più, sempre più veloce e più forte.

_Bastardo, mi fai schifo. _sibilò mentre lo picchiava. Si fermò quando si fu calmato. Era stato attento però a non fargli uscire troppo sangue, in modo che i segni della lotta non fossero troppo evidenti. Avrebbe anche potuto essere cacciato, insieme a Angel, per un’azione del genere.

Lo lasciò lì, riverso sul pavimento, pieno di dolori.

_Hai cinque minuti per uscire di qui. Intanto io porto via Buffy. E comunque non pensare che finisca qui. Ne dobbiamo parlare. Ma non stasera. Potrei anche ucciderti stasera.

Angel si alzò a fatica, pure lui si faceva schifo. Sentiva dolori ovunque ma se l’era meritato.

Spike uscì e si guardò intorno: niente Buffy.

 

A Willow venne lasciata libera la bocca. Lanciò un’occhiataccia al suo aggressore: Faith.

_C’era proprio bisogno di tapparmi la bocca?

_Sì... Altrimenti avresti urlato, conoscendoti... _si sedette di fianco a lei e poi chiese: _E’ libero questo posto?

_Tanto ormai ti ci sei già seduta....

_Aspetti il rosso? _disse indicando con la testa Oz.

_Vorrei parlargli ma come al solito non ci riesco. Quanto sono scema...

_Non sei scema. Sei solo spaventata. Devi porti una sola domanda: vuoi veramente parlare con Oz?

_Sì ma...

_No, _la interruppe l’amica. _non esiste nessun ma se lo vuoi davvero. Devi prendere il coraggio a due mani e andare da lui. In fondo è Oz...... Cosa vuoi che ti faccia il caro vecchio Oz?

_Lo so ma è più forte di me.

_Niente è più forte di te, non esiste. Se sei determinata a parlargli alzati e vai. La vita è troppo corta per indugiare, scorre via tra le mani. E se non lo facessi te ne pentiresti. Non vorrai mica perdere l’opportunità?

_Certo che no. Ok, _disse più a sé stessa che all’amica. _ce la posso fare. Sono forte. Io sono forte. Niente collassi. Ce la faccio. _e poi rivolta a Faith: _Grazie dei consigli, ora credo di riuscire a cavarmela da sola.

_Non c’è di che. _le diede una pacca sulla spalla e si allontanò. Willow ripassò mentalmente il discorso che si era preparata e andò da Oz.

 

Spike cercò Buffy ovunque e non la trovò, gli rimanevo però ancora un unico posto in cui guardare: il tetto. Aveva la certezza matematica che fosse lì e si sentì stupido per non averci pensato prima. Corse. Più veloce che poteva. Doveva trovarla. Era più importante della sua stessa vita. Era la cosa più bella che fosse mai capitata nella sua vita. Non poteva aver rovinato tutto. Se solo fosse arrivato un paio di minuti prima... Spalancò la porta che dava sul tetto e la vide immediatamente. Era appoggiata alla balaustra e gli dava le spalle. Non lo sentì neanche arrivare talmente era immersa nei suoi pensieri.

_Buffy. _la chiamò dolcemente lui. Fu come un richiamo alla vita, Buffy si scosse immediatamente dai suoi pensieri seguendo il suono della sua voce, la voce che riusciva a scaldarle il cuore anche solo pronunciando il suo nome, la voce che la faceva vibrare dentro e che le toglieva il fiato ogni volta. Lo amava? Si chiese lei. Certo, ma la sua relazione con lui trascendeva il semplice sentimento o passione. Era una cosa che sentiva giusta in ogni fibra del suo essere, per lei lui era il pezzo mancante del suo puzzle e ogni volta che lo baciava poteva sentire le loro anime toccarsi, accarezzarsi e incastrarsi perfettamente.

Buffy si girò e lo vide. Preoccupato come non mai. Si avvicinò a lei e la strinse nella calda morsa delle sue braccia.

_Va tutto bene passerotto?

_Ora che ci sei tu si. _si lasciò andare appoggiata al suo petto, chiuse gli occhi per poter assaporare meglio le sensazioni che la attraversavano. _Mi fa paura.

_Cosa?

_Tutto questo. È così... Così intenso, bello, non mi era mai successo prima. Non riesco più nemmeno a capire dove finisco io e dove inizi tu tanto siamo uniti. Sei entrato in me in pochissimo tempo, e non parlo di sesso, ti posso sentire sin dentro le ossa. Mi tocchi e per me non esiste nient’altro, il mondo si sgretola e ci sei solo tu. È così importante tutto questo per me, ho paura di rovinare tutto, ho paura che un giorno tu non sarai più qui per me e io non potrò più vivere. Perché io vivo di te... Non ho bisogno d’altro.

Spike le accarezzò la guancia col pollice e poi, mettendo una mano sulla sua nuca la baciò: un bacio disperato, che aveva in sé tutte le paure di lui, le stesse di Buffy, e che voleva anche rassicurarla.

_Noi ci apparteniamo, _disse Spike quando si staccarono. _ci apparterremo fino alla morte. Non ti lascerò mai, e non ti lascerò nemmeno andare. Anche io ho bisogno di te. Provo esattamente le tue stesse sensazioni, le stesse paure, ma finché saremo insieme potremo affrontare tutto.

Cosa dire all’uomo più dolce del mondo? Questo si chiedeva Buffy, non trovando risposta lo baciò semplicemente. I loro sguardi si incontrarono quando le loro labbra si staccarono, sguardi carichi di passione. Le mani si congiunsero, senza controllo, e insieme andarono nella camera di lui, non per fare sesso ma per stare insieme, vicini anima e corpo.

 

Willow andò da Oz, gli toccò leggermente la spalla, lui fu notevolmente sorpreso di vederla e le fece comunque un largo sorriso. Sapeva già che Willow doveva parlargli, la conosceva fin troppo bene.

_Ci troviamo un posticino più intimo? _disse lui. La rossa annuì. _Ti piace il giardino? _le chiese cercando di sdrammatizzare.

_Oh, è fantastico, è una vita che sogno di essere portata in giardino. _disse in tono ironico. Oz le mise una mano sulla schiena per dirigerla verso il giardino. Lei non ci fece quasi caso, era abituata a questo genere di atteggiamenti da parte di lui. Si sedettero su un paio di sedie lontane dalla confusione del bar e stettero un attimo senza parlare. Poi fu Oz a prendere l’iniziativa.

_Di cosa volevi parlarmi?

_Beh... Lo sai... Dannazione, mi ero già preparata un discorso da farti ma ora non ricordo una parola. Sono una frana...

_Se ti può consolare è tipico di te, l’hai sempre fatto e credo che sempre lo farai. Hai pensato alla proposta che ti ho fatto?

_Sì, tanto. È stata davvero dura prendere una decisione, credo che tu capisca....

_Sì, ti conosco Will, stai tranquilla che ti capisco perfettamente.

_Però prima ho bisogno di un chiarimento, è da tanto che lo voglio.

_Certo. Sapevo che prima o poi avresti voluto spiegazioni, ed è anche giunto il momento di dartele.

_Quando mi hai tradita con Baruka io non ho voluto più parlarti, alla fine non ci siamo più chiariti a causa mia e poi tu te ne sei andato dalla città. E ora, a distanza di anni, vorrei sapere: perché?

_È stato davvero strano. Non pensavo di poter anche solo toccare un’altra donna oltre te, ti amavo davvero tantissimo, _lei trasalì a sentirlo passare al passato, era allora tutto finito? La proposta non era più valida? _e invece è successo. Non pensavo nemmeno io di essere capace di farti una cosa del genere ma a quanto pare l’ho fatta... È stata solo l’attrazione di una notte, non aveva niente a che vedere con te, e ti giuro che se potessi tornare indietro non rifarei più quello che è stato l’errore più grosso della mia vita. Tu sei stata una fidanzata perfetta e io ho tradito la tua fiducia. Ancora non mi sembra vero...

_Perché poi te ne sei andato? Mi ha fatto molto più male quello, è stato il periodo più duro e brutto della mia vita. Insomma, io e te siamo cresciuti insieme, e non vederti più dall’oggi al domani è stato uno shock per me.

_L’ho fatto per non farti soffrire, pensavo che se me ne fossi andato tu non avresti sofferto, che avresti voltato pagina. È stato brutto anche per me, te l’assicuro. Non sono più riuscito ad avere una storia, perché io sapevo già quello che volevo: te. _prese la mano di lei tra le sue e iniziò ad accarezzarla. _Una Baruka, una Ashley o una Lauren non mi avrebbero fatto provare niente perché io non potrò mai avere quello che ho avuto con te con nessun’altra. Sei tu il mio pezzo mancante, tu e solo tu.

Willow arrossì e per l’ennesima volta si trovò senza parole. Sapeva solo una cosa: se per tanto tempo non aveva smesso di amare il dolce ragazzo che le stava davanti, doveva esserci un motivo. E forse quel motivo era che non poteva vivere senza di lui. Già ci aveva provato ma con scarsi risultati. Forse inconsciamente l’aveva già perdonato.

_Ti amo. _le parole uscirono spontaneamente dalla sua bocca, senza che Willow le avesse pensate. Erano parole spontanee che venivano direttamente dal suo cuore. Una specie di riscatto per essere stato sempre dominato dal cervello in quegli ultimi anni, pensò lei.

_Ti amo anch’io.

Oz tirò Willow sulla sedia, in braccio a lui. La guardò per un lungo e istante e poi disse:

_Dio, quanto sei bella. _iniziò a baciarla dolcemente, una lacrima scivolò lentamente sulla guancia di lei, lui la notò e si staccò da lei.

_Che succede?

_Niente, _disse tirando su con il naso. _sono felice. Non mi sembra vero.

Oz le sorrise e ripresero a baciarsi.

 

Tara aveva scritto il messaggio per il suo ammiratore segreto, finalmente. Prima non aveva potuto, tutta coinvolta dalla faccenda di Willow e Oz, per non parlare di Faith incinta. La prima questione era sistemata ma la seconda era ancora in sospeso. L’idea di Faith mamma, immersa tra biberon e pannolini, la faceva sorridere, proprio non la vedeva in quel ruolo. Però una cosa bisognava riconoscergliela: era maturata molto in quel periodo. Ancora più divertita si chiedeva quando sarebbe stato il turno di Cordelia e Anya, i ritratti dell’immaturità e spensieratezza, però, nonostante fossero entrambe immature credeva fermamente nelle loro decisioni, nel loro istinto. Sapeva che tutto si sarebbe aggiustato. Conoscendole sapeva già cosa sarebbe successo con i rispettivi partner e prevedeva ogni loro mossa. Si considerava un po’ patetica ma lei non aveva praticamente mai avuto una sua vita sentimentale, pensava, e allora si occupava dei problemi altrui. Le piaceva farlo ma si chiedeva quando sarebbe stato il suo turno. Così aveva deciso di cogliere al volo l’occasione e di scrivere un messaggio al suo ammiratore segreto. Voleva almeno incontrarlo. In fondo poteva essere amore, conoscendosi meglio. Così gli aveva scritto.

Prese la sua busta e qualche petalo blu, delle rose che lui le aveva regalato, uscì e chiuse la porta. Infilò la lettera sotto la porta lasciando uscire un angolo. Per metterlo in evidenza e allo stesso tempo nasconderlo lo avrebbe ricoperto con qualche petalo delle sue rose blu, lui avrebbe sicuramente capito. Poi scese al bar per fare qualcosa durante la sfiancante attesa.

 

Quando Tara tornò in camera tornò un altro biglietto sotto i petali. Diceva solo:

Non so se è il caso che tu mi veda, cambieresti idea. Mai io potrei sperare che una creatura così leggiadra come te possa amare uno scherzo della natura come me. Amo da lontano, soffrendo, ma mi accontento di questo.

Non si sarebbe arresa, ora era questa la sua sfida personale.

 

Faith era furibonda, non ci poteva credere, da voci di corridoio aveva saputo che Angel aveva cercato di stuprare Buffy. L’amica era in camera tranquilla, sul suo letto a poltrire quella sera, non se la sentiva ancora di uscire libera e spensierata, le servivano solo un paio di giorni per riprendersi, tutto lì. Faith entrò come una furia spalancando la porta.

_È vero?!?! _urlò la mora.

_Cosa? _rispose confusa la sua amica.

_Angel.. Lui... lui ha... _le parole le morirono in gola. Si passò una mano nei capelli, nervosa. Non poteva essere successo davvero. Non Angel.

_Sì... _rispose l’amica abbassando lo sguardo. _L’ha fatto. Per fortuna Spike l’ha fermato in tempo.

_È...è terribile Buffy, perché diavolo non l’hai detto a nessuno? Avresti potuto sputtanarlo ma non l’hai fatto... Perché?

_Per dargli un’ultima possibilità, sia a te che a lui di essere felici...

_Tu non dovevi... Perché non ti sei confidata? È un peso troppo grande da portarsi dentro.

_Faith, ascolta, in questi anni ti sei sempre fatta da parte e hai aiutato tutte noi con le nostre relazioni, nonostante tu stessi lentamente affondando non hai mai chiesto aiuto e poi, ciliegina sulla torta, c’è quello che hai fatto con me e Spike. Sei stata semplicemente meravigliosa, l’amica migliore che io abbia mai avuto, ma ora tocca a me. Devo fare io la mia parte. Hai davanti a te uno spiraglio di felicità, prendilo al volo. In fondo, quello che mi ha fatto Angel non è così grave... Spike l’ha fermato...

_Ma avrebbe potuto...

_No, niente ma. È il momento che tu pensi un po’ a te stessa. _Buffy si bloccò. L’ira sul suo volto. Intuì cosa voleva fare la sua amica. _No, Faith, no. È una cosa che riguarda me! Stanne fuori. _la mora guardò un’altra volta la bionda e disse:

_Io quello lo rompo. _e corse fuori a tutta velocità.

 

Trovò Angel al bar e si mise di fianco a lui, con le mani sui fianchi.

_Dobbiamo parlare.

_Tutto quello che vuoi, dolcezza.

_Non qui, _disse guardandosi intorno, troppa gente. _fuori.

_Lasciamo almeno finire il mio drink. _magnifico, pensò lei, era pure brillo.

_No, ADESSO. _disse lei con un tono che non ammetteva repliche. Angel si alzò, con un po’ di fatica ma era lo stesso in piedi.

_Dove?

_Sul tetto, seguimi.

_Così tanta strada? _Faith gli lanciò un’occhiata di fuoco che lo ammutolì. Lui la seguì docilmente fino al tetto. Lei lo fece passare avanti e poi chiuse bene la porta.

_Vuoi sapere una cosa Angel? _disse facendosi scrocchiare le dita. _Tu hai dei problemi, dei GROSSI problemi.

_Sentiamo, quali sarebbero.

_Tanto per cominciare il primo sono io.

_Cosa pensi di fare?

_Darti una lezione. _detto quello gli sferrò un pugno sul naso che lo fece indietreggiare. Si massaggiò il naso dolorante e scoprì che sanguinava.

_Ahia! _disse lui.

_Credimi, fa più male a me che a te. Vedi Angel, il tuo secondo problema è l’alcool. _gli diede un calcio nello stomaco che lo piegò in due, cadde in ginocchio con le mani strette alla parte lesa. _Sei sempre ubriaco.. Ma non ti fai schifo? Non lo capisci che così stai buttando via la tua vita? Su, rialzati. Fammi almeno vedere che sei uomo.

_Tu... Non sai niente di me... _riuscì a esalare. Lentamente si rimise in piedi. _E poi io non ho una vita da rovinare.

_Eh, no, caro. Io so molto più di quello che tu credi. So anche tutto quello che non vuoi ammettere a te stesso. E smettila di fare la vittima, ce l’hai eccome una vita. Oh, _disse con un tono per prenderlo per i fondelli. _il povero Angel è stato mollato da Buffy! Che perdita! Ma ti rendi almeno conto delle tue assurdità? Era una donna come tante e non la amavi nemmeno.

_E tu come fai a saperlo?

_Perché io sono tua moglie.

_Che cosa??

__Si... Lo sono... Forse sei troppo sbronzo per ricordare, ma io sono tua moglie. E sono anche incinta, di te. _Angel era ammutolito. Troppo scosso per parlare. _Dannazione... _disse lei massaggiandosi la base del naso per allontanare la forte emicrania che le stava arrivando. _Non volevo dirtelo così... Io...Avevo bisogno di dirlo...

_Raccontamelo.

_Cosa?

_Come ci siamo conosciuti... Quando soprattutto...

_Due anni fa... È stato a Chicago. Io ero lì per un provino e ci siamo incontrati-scontrati, insomma, ci scannavamo, tu eri il costumista e mi ricordo che facevi sempre strane battutine sulla mia taglia di reggiseno. Non venni presa ma tu mi chiedesti di uscire e fu amore. _Faith si appoggiò alla ringhiera e Angel fece lo stesso. _Quello con la A maiuscola. Quello che ti sconvolge sin dall’interno. Ci sposammo in gran segreto. Dopo sei mesi. Ci amavamo davvero. _disse ridendo amaramente lei. _Dopo un anno esatto dal momento in cui ti incontrai per la prima volta tu sparisti. Non ebbi più tue tracce. Ti cercai da amici e parenti ma tutti mi dicevano di non cercarti. Dovetti arrendermi. Troppo grande era il mondo per setacciarlo. Tornai a casa. Dalle mie amiche. Non sapevano niente di noi, non avevo raccontato niente. Non volevo che pensassero che avessi fatto una cazzata, non volevo che me lo dicessero. Ma loro avevano in mente tutt’altro che il mio passato. Volevano mettere in piedi un gruppo. Accettai. In fondo non avevo niente di meglio da fare. In un anno diventammo piuttosto famose. Tre mesi fa andai a una festa, ormai avevo dimenticato, il matrimonio, tutto, ma inaspettatamente ti trovai lì. Immagino che non ricordi nemmeno questo. _disse lei sconsolata, lui scosse la testa. _Beh, non parlammo molto, anche perché tu eri ubriaco e tra noi c’era sempre stata molta alchimia e...Facemmo l’amore, mi illusi un’altra volta. Infatti la mattina dopo non trovai al mio fianco. Non ero sorpresa, ero solo delusa e arrabbiata con me stessa per averci creduto per l’ennesima volta e per averti lasciato andare senza una spiegazione. Non sono sicura che tu ti ricordassi di me però. Me ne sono pentita sai... Di non averti chiesto nulla. Ora mi rimarrà per sempre il dubbio. _fece una piccola pausa per deglutire il groppo che aveva in gola. _Un mesetto dopo feci la “fantastica” scoperta di aspettare un figlio da un marito fantasma. Decisi di tenerlo. In fondo era l’unica cosa che mi legava a te. Nonostante tutto continuai la mia carriera, questo programma doveva essere l’ultimo pezzo della mia carriera, gli ultimi mesi. Poi avrei partorito e mi sarei dedicata a mio figlio. Invece entro e...boom! Ti ritrovo qui. L’ho capito subito che non mi hai riconosciuto. Per te ero trasparente. Il vecchio Angel mi avrebbe scrutata, avrei sentito il suo sguardo sin nelle viscere... E ora guardati, sei l’ombra di quello che eri una volta. Io continuo a chiedermi perché...Perché non ricordi...Perché sei fuggito... Ma non trovo risposta... Non mi do pace... _Faith fece una pausa, era stanca di parlare e di ricordare cose che invece avrebbe voluto dimenticare. Angel non osava parlare, si sentiva in colpa. Per tutto quello che aveva fatto ma soprattutto perché non ricordava una sola cosa. _Ecco.. Ora sai tutto... Io invece sono sempre allo stesso punto di prima...

_Se ti consola nemmeno io so nulla... Non ricordo nulla... Se penso a due anni fa ho un vuoto incolmabile... Non ricordo né Chicago né nient’altro... E non so perché...

_E questo lo ricordi? _disse lei tirando fuori una cosa dalla tasca e dandola in mano a lui. Angel lo esaminò cercando di sforzarsi, era un anello, forse era la fede che lui aveva donato alla sua presunta moglie.

_No, nulla, buio totale. _disse restituendolo a lei.

_Fantastico...Cosa facciamo ora?

_Dammi tempo... Per assimilare tutto... Ti cercherò io quando sarò pronto... C’è solo una cosa che vorrei chiederti, c’è un nome che mi ronza nella testa: Nikki. Chi è? _lei sgranò gli occhi, non poteva crederci.

_Nikki sono io! _Esclamò felice. _Era il mio nome d’arte a Chicago, è così che mi sono presentata. Aspetta, c’è poco da essere contenti.. Come la mettiamo con Buffy?

_Ero accecato dalla gelosia. Non volevo farle del male e se l’avessi fatto me ne sarei pentito per tutta la vita.

_Ti credo. Però devi scusarti, prostrarti ai suoi piedi. Quello che hai fatto è terribile. _disse sospirando esasperata.

_Grazie, lo farò... Beh... Io ora torno giù. Ti cercherò io se scoprirò qualcosa, in questo momento c’è una sola persona che mi può aiutare. _si alzò e le fece un cenno con la mano che lei imitò, tristemente.

 

La sera dopo l’aggressione, come Spike aveva pianificato, Angel era al bar. Il suo primo istinto fu quello di saltare addosso a capelli a punta, gonfiargli la faccia e spezzargli qualche costola. Purtroppo non poteva per il regolamento interno e perché comunque lui era un suo amico. Aveva bisogno di aiuto, non di cazzotti, nonostante la tentazione fosse forte, insomma, non poteva lasciarlo andare in giro a stuprare le ragazze in base a come gli girava! Allora per questa sera Spike si sarebbe trasformato nel signor Freud e avrebbe fatto il suo psicanalista. Certo, forse non era la persona più adatta, però chi l’avrebbe fatto se non lui? Ennesimo respiro per calmarsi poi si sedette vicino al moro.

_Che ci fai qui William? _disse sottolineando il suo nome. Dal tono di voce il biondo capì che era già ubriaco.

_Non lo sono più da un pezzo.

_William il sanguinario... Lo sei, e sempre lo sarai, è il tuo marchio.

_E abbassa la voce! Comunque non sono qui per litigare, Angelus, _disse restituendo la cortesia. _ma in nome della nostra vecchia amicizia. Io voglio solo CAPIRE cosa ti sta succedendo, qual’è il problema?? _Angel rise, di gusto.

_Il problema ha un nome e un volto, quello della donna che entrambi amiamo, Buffy. Ah, dimenticavo, ho appena scoperto di aver perso un anno della mia vita, se non di più.

_Che entrambi amiamo?? E questo tu lo chiami amore? E cos’è questa storia dell’anno?

_Di quello ne parliamo dopo... E sì, io la amo, e tu me l’hai portata via. Impazzisco solo a vederla, la voglio possedere, voglio che sia mia. Voglio stringerla tra le mie braccia e non lasciarla più andare.

_No, questo non è amore. Tu non conosci la vera Buffy, conosci solo la facciata di perfezione che lei mostra, in fondo siete usciti insieme solo un paio di volte. A te piace solo il suo aspetto fisico, la tua è ossessione, non amore. Se tu l’amassi veramente, di un amore puro, di quelli che fanno male, che ti piegano in due e ti spogliano di tutte le resistenze, allora la lasceresti andare, vorresti la sua felicità e non la sua prigionia. Tu hai solo bisogno di un oggetto sessuale.

_Tu me l’hai rubata, e questo fa ancora più male fatto da un amico.

_Angel, _la voce un rimprovero, lo sguardo scrutatore. _parliamoci chiaro, da quanto hai smesso di essere mio amico? Da quando mi hai rubato Dru? O da quando desideri tutto quello che ho io?

_Alla fine è tornata da te però.

_Non è questo che importa, tu hai voluto spezzarmi il cuore, sapevi che ero innamorato di lei, è stata la mia maestra, ma poi per colpa tua è finito tutto.

_Eravamo giovani... Io non credevo...

_Cosa non credevi? Non credevi che mi dispiacesse che tu ti scopassi la mia donna?

_È molto semplice da spiegare, io la volevo e me la sono presa. Tutto lì. Niente amore o sentimento. Era pura fisicità.

_L’ho sempre saputo. Tu non sei capace di amare. SAI quello che ti manca ma non lo vuoi ammettere. _a quel punto ci fu un lungo silenzio, Spike voleva che fosse Angel a dirgli cosa gli mancava.

_La scintilla... _disse piano, come se avesse fatto la scoperta più grande della sua vita e avesse paura che gli sfuggisse. _Che scemo che sono stato... Avevo bisogno di una donna che mi accendesse dentro e non che accendesse il mio desiderio. _disse mormorando tra sé e sé.

_Vedo che ce l’hai fatta....

_Io.. non so cosa dire.. Con te sono stato un vero stronzo, scusa Spike. Ho fatto delle cose orribili.

_Me n’ero accorto anch’io... _disse scherzando. _Ora è tutto a posto, a parte per una cosa, che non potrò mai perdonarti, cercherò solo di dimenticare. In ogni caso devi fare ancora una cosa per riscattarti.

_Lo so, _disse sapendo già cosa doveva fare. _e lo farò.

_Cos’è questa storia dell’anno che hai perso?

_Tieniti forte perché io sono un uomo sposato.

_Cosa?!

_Sì... Ho appena scoperto di avere una moglie, di cui ricordo solo lo pseudonimo. Tu non lo sapevi?

_No, sono sorpreso almeno quanto te. Qual è l’ultima cosa che ricordi?

_Hai presente quel lavoretto che dovevamo fare per la V.A.S.?

_Sì... Ricordo di aver rifiutato.

_Io invece non lo so, non so cosa ho fatto. L’ultima cosa che ricordo è la busta rossa. Il resto è buio.

_E dopo la busta? Qual è il primo ricordo?

_Un aereo... Io che vengo da te... Noi che mettiamo insieme un gruppo...

_Devono essere stati loro, sapevamo che era pericoloso se succedeva ancora...

_Devo averlo fatto... Non c’è altra spiegazione. Magnifico. Beh, senti, non ci voglio pensare, quando sarò fuori di qui prenderò il primo volo per Londra e andrò a chiarire tutto ma ora non ne voglio proprio sapere. C’è un’altra cosa che ha la massima importanza ora. _si alzò e si allontanò. Poi si bloccò e si voltò. _Grazie Spike.

_Di niente... _disse lui con un mezzo sorriso mentre osservava l’amico sparire nei corridoi.

 

Buffy era ancora in camera, sola, voleva solo riflettere un po’. Ancora non aveva realizzato ciò che Angel le aveva fatto. Ringraziava il cielo ogni secondo per averle mandato Spike in tempo, dio solo sa cosa avrebbe potuto farle il suo aggressore se non fosse arrivato in tempo. Ad un certo punto sentì un senso di vuoto, freddo, sapeva bene cosa significava, aveva bisogno di Spike. Era pazzesco come non potesse stargli lontano più di poche ore. Quando se ne andava Buffy sentiva sempre quell’opprimente senso di vuoto che ti schiaccia la bocca dello stomaco e non ti lascia quasi respirare, parallelamente, quando Spike era con lei, non riusciva ugualmente a respirare e in quel caso era l’emozione, o meglio, l’amore che la piegava, scacciava ogni sua resistenza e la lasciava nuda con le sue emozioni.

Un leggero bussare alla porta interruppe il filo dei suoi pensieri. Lei volò alla porta, finalmente Spike era tornato, ma quando aprì la porta la persona che si trovava davanti era solo Angel. Rimase letteralmente paralizzata dalla paura.

_Buffy, io... _iniziò lui e per la biondina fu come la sirena di un allarme. Gli sbatté la porta in faccia e la chiuse a chiave. Perché era tornato? Si chiedeva. Appoggiò la schiena alla porta e lentamente scivolò giù. Non se ne sarebbe mai liberata, era come una piaga. Voleva solo che sparisse dalla sua vita, nient’altro.

_Buffy, ascoltami, non voglio farti del male, vorrei solo parlarti e non voglio farlo a una porta chiusa. Ti prego, apri.

_Bel tentativo ma te lo puoi anche scordare. Non sarò così stupida, non una seconda volta.

_Ti supplico... Lo so che ho sbagliato, lascia che io rimedi.

_No. Con che coraggio ti presenti qui? Con quale faccia?

_E va bene, l’hai voluto tu.

Un brivido di terrore corse su per la schiena di lei. Prese l’estintore in mano, era una vera fortuna averne uno per stanza, e attese Angel. Sentì degli strani rumori venire dalla scala antincendio e lentamente si avvicinò. La prima cosa che comparve fu una mano, sul suo davanzale, che cercava di issare il resto del corpo, poi un’altra, Buffy iniziò a piangere e a invocare il nome di Spike, aveva paura, sembrava la realizzazione del suo peggior incubo, era come trovarsi in un film horror, dopo fu la volta della gamba e Angel finalmente riuscì a issarsi sul davanzale. Poi fu un flash. Buffy scoprì la forza della combattente in lei, sentì una grinta scorrerle dentro di una tale intensità che non credeva fosse possibile. Con tutta la forza che aveva tirò l’estintore addosso a Angel che con un rapido movimento lo schivò e saltò nella camera di lei. Lei indietreggiò.

_Che cosa vuoi? _disse lei tra i singhiozzi.

_Stai calma, non voglio farti nulla, guarda, mi siedo sul letto. Se hai paura mettiti vicino alla porta ma ti prego, lasciami spiegare. _il pianto di lei cessò, lentamente, qualcosa le diceva che lui non le avrebbe fatto del male ma prese comunque le sue precauzioni mettendosi vicino alla porta.

_Che cosa vorresti spiegare? In che modo volevi violentarmi??

_No, non è quello. Io non ti chiedo niente, solo di ascoltare.

_E allora parla..

_Il motivo per cui io ho fatto quello che ho fatto è semplice, io sono ossessionato da te. Ti vorrei per me e ieri ho letteralmente perso la testa. Ti giuro che non accadrà più. Ti chiedo umilmente perdono anche se so che non servirà a riparare al danno.

_Infatti... Io non ho nessuna intenzione di perdonarti.

_Non ti chiedo quello. Voglio solo che superi quello che ti ho fatto passare e che dimentichi. D’ora in poi, in ogni caso, non dovrai più preoccuparti i me perché io non ti nocerò più in alcun modo.

_Dannazione, cosa ti aspetti che faccia? Che faccia finta che non sia successo niente?

_No ma... Ti prego d accettare le mie più umili scuse. So che non ho scuse ma sono qui perché sono pentito.

_Senti, ho capito il senso del discorso. Ora puoi anche andartene. _incrociò le braccia al petto e si discostò dalla porta per lasciarlo andare. Angel uscì mesto e Buffy richiuse bene la porta. Il suo sguardo andò al vetro rotto. _Grandioso... _disse mormorando tra sé e sé.

 

Lunedì. Lo show stava nuovamente per iniziare e ancora una volta le ragazze erano molto tese, stavolta avevano tutte qualcosa da perdere e l’ultima volta avevano realizzato che anche loro potevano entrare in sfida. Prima non avevano mai concretamente pensato a quell’eventualità ma dalla scorsa puntata avevano ben afferrato lo spietato meccanismo dell’eliminazione che poteva colpire tutti, nessuno escluso. I ragazzi invece erano quasi tutti imperturbabili, eccetto Andrew, che camminava nervosamente su e giù, mordendosi le unghie.

_Ti vuoi fermare??!! _sbottò ad un certo punto Angel.

_Non ci riesco, sono terrorizzato.

_Ma non è la prima puntata, ne abbiamo affrontate altre e ce la siamo cavata egregiamente.

_Si ma stavolta è diverso! Il cerchio si sta stringendo!

_Andrew, siediti, _intervenne a quel punto Riley. _se non vuoi che ti metta a sedere io. Mi stai facendo saltare i nervi.

_Non posso! Sono nervoso! Ho bisogno di fare qualcosa!!!

_Ci penso io. _disse Xander sbuffando e alzando gli occhi al cielo. _Vieni Andrew. _Lo prese e lo portò a fare un giro insieme a lui, fuori. Passando dall’uscita di sicurezza si accedeva a un piccolo cortiletto, recintato anche quello, il cancello aveva un maniglione antipanico in modo da poter uscire in caso di incendio ma la zona era sorvegliatissima per non far uscire nessuno. Xander si mosse verso il cancello. Il paesaggio era stupendo e lui ne rimaneva sempre ipnotizzato. Tirò fuori dal giubbetto la sua fiaschetta contenente whisky. Era il suo piccolo rituale prima del programma per dargli un po’ di coraggio, ne beveva un paio di sorsi e si sentiva un leone. Andrew invece stava impalato sulla porta, l’amico se ne accorse e fece un mezzo sorriso, tipico di lui, pensava.

_Ne vuoi un po’? _chiese agitando il contenitore.

_No, grazie. Da un po’ di tempo a questa parte cerco di evitare... _più precisamente dalla notte con Anya, pensò lui.

_Scioglie pure i nervi, sai...

_Non reggo molto bene l’alcool..

_Ti manca?

_Chi?

_Down, chi se no? _già, la piccola e dolce Down, si che gli mancava, ma non era la donna giusta, non secondo lui. Alla prima difficoltà la loro storia era andata in pezzi. E anche se non aveva avuto il coraggio di lasciarla sapeva che lei aveva capito, non si entra in un programma di nascosto senza una ragione precisa. Andrew pensava che fosse come una specie di prova del nove, poteva uscirne ancora innamorato di Dawn o odiarla a morte. Per ora la seconda parte non si era ancora verificata ma pian piano stava cercando di dimenticarla, grazie anche all’aiuto della bellissima Anya, che rappresentava una notevole distrazione. Nemmeno lei era la donna giusta, ancora meno di Dawn forse, ma era comunque affascinante, gli piaceva sul serio e forse un giorno avrebbe potuto dire di amarla.

_Andrew?? Ci sei?! _chiese spazientito Xander, distogliendo l’amico dai suoi pensieri.

_Si... Mi manca, vorrei che le cose tornassero a posto ma non si può. Forse non era lei quella giusta. _disse con una nota di tristezza nella voce.

_E poi tu ora ti sei messo con Anya, non che sia proprio una cosa onesta ma... contento tu!

_Già...Anya...Lei è fantastica, però nemmeno lei è quella giusta...Lo so, sono un verme.

_No, peggio. Senza offesa ma quella povera ragazza non se lo meritava! E nemmeno Anya se è per questo...

_Lo so, mi sento già abbastanza male da solo, non ho bisogno di altro disprezzo oltre al mio.

_Me la togli una curiosità?

_Se non sarà troppo traumatico volentieri...

_Tu stai con Anya e ti manca Down. Ti sembra normale tutto questo?

_Beh, tralasciando la questione morale del fatto che sto tradendo Down senza ritegno, si, mi sembra normale.

_Mentre stai con la tua nuova ragazza ti manca la tua ex, che, tra parentesi, è convinta di essere ancora la tua fidanzata. E questo è normale. _fece una pausa ad effetto. _Amico, _disse poi dandogli una pacca sulla spalla. _tu sei in un mare di guai. _Andrew sospirò e aprì la bocca per dire qualcosa quando la porta si spalancò e Riley si affacciò per dire:

_Ragazzi, si comincia!

 

Nel frattempo Buffy e Spike erano nascosti dietro a un pannello intenti a baciarsi. Le mani di lui scorrevano sulla schiena lasciata nuda dall’audace vestitino verde, come i suoi occhi, che indossava. Buffy aveva le mani intrecciate nei suoi capelli e francamente non le importava se il lucidalabbra fosse andato via, in quel momento c’era solo lui e il suo disperato bisogno di sentirlo. Si premette ancora di più a lui e sentì la sua eccitazione premerle sulla gamba, Spike fece scivolare una mano sotto il vestito di lei, per accarezzarle lascivamente il bordo delle mutandine. Con grande forza di volontà Buffy riuscì a scostare quelle mani che desiderava ardentemente dentro di lei, ma quello non era il momento. Si staccò di pochi centimetri dalla bocca vorace di lui e riuscì ad articolare qualcosa di sconnesso.

_Noi n-non possiamo... Dobbiamo andare... _disse in un soffio.

_Sta diventando seccante questo programma. _disse cingendole le braccia intorno alla vita.

_A chi lo dici. Basterà aspettare solo un poco. Stasera faremo grandi cose.

_Esatto, stasera non potrai sfuggirmi. _il viso di lei si rabbuiò per un attimo, non sapeva se sarebbero sopravvissuti entrambi i loro gruppi e questo la terrorizzava. Lui capì al volo cosa le stava passando per la testa e la strinse ancora di più a sé. _Non pensarci nemmeno. Stasera saremo entrambi qui. Capito? _le sfiorò affettuosamente il naso e le prese le mano tra le sue per baciarla. Lei chiuse gli occhi sporgendosi verso di lui per baciarlo un’altra volta, le mani si lasciarono e corsero liberamente sui loro corpi desiderosi di contatto.

_Ehm ehm... _l’improvviso schiarirsi di una voce li bloccò. Oz era infatti davanti a loro, imbarazzatissimo, con Willow al seguito, e cercava di non guardarli mentre trovava la forza di dirgli quello che doveva. La sua compagna lo graziò e disse semplicemente:

_È ora...

_Arriviamo subito.. _disse la bionda. Willow e Oz sparirono e Buffy e Spike presero a sistemarsi freneticamente l’un l’altra. Appena ebbero un aspetto decente Spike disse solo:

_A stasera. _lei sorrise e andarono rispettivamente dai loro gruppi.

 

Giles mai avrebbe pensato di odiare la sua assistente ma ora ne era certo, non la poteva proprio vedere, sempre in ritardo e con una stupida paresi stampata sulla faccia. Sicuramente lui era il più sfortunato dei conduttori, Harmony oltre a essere poco intelligente non aveva rispetto per il suo lavoro, tanta fortuna e così tanta incoscienza a calpestarla. Giles si trovò a pensare di darle una botta sulla testa e sostituirla con una delle concorrenti, di sicuro nessuno avrebbe notato la differenza. Si stupì dei suoi pensieri, lui, così calmo e razionale, come tutti gli inglesi, aveva pensieri omicidi. Pazzesco, se gliel’avessero raccontato non ci avrebbe creduto.

Ora il povero e esasperato conduttore si trovava ad aspettare la sua assistente seduto sul palco, con le gambe penzoloni, fissando il vuoto.

_Signor Giles, è arrivata Harmony... _disse il piccolo ragazzetto che era l’aiuto regista.

_Grazie al cielo. _disse tra se e se Giles.

Dopo qualche minuto passato in sala trucco la bionda e pettoruta ragazza fece il suo ingresso sul palcoscenico.

_Dove diavolo eri finita? _furono le esatte parole del vecchio conduttore appena la vide.

_Scusami Rupy, problemi di...famiglia.... _Giles le lanciò un’occhiataccia quando sentì l’ignobile soprannome che lei gli aveva appioppato.

_Alla prossima ti faccio buttare fuori.

_È una minaccia Rupy? _disse lei in un larga paresi che in quel momento sembrava molto inquietante.

_No, non lo è, è solo un avvertimento. Cerca di non calpestare le fortuna.

In quel momento un voce urlò:

_Ci siamo quasi! In onda tra: 3... _ultima occhiata acida tra i due. _2... _Harmony si mise in posizione e Rupert fece un lungo respiro per entrare in “modalità presentatore”. _1!

Giles iniziò il programma, salutando gli spettatori.

 

Dietro alle quinte intanto le ragazze si angosciavano più del solito. Cordelia e Anya erano vicine, si guardavano in silenzio, avvertendo chiaramente la tensione e scambiando di tanto in tanto qualche sorriso nervoso. Le parole di Xander continuavano a risuonare nella testa della mora: non finirà mai, non tra noi, sei troppo importante per me. Ed ecco che a quelle parole il campanello di allarme di Cordelia Chase aveva iniziato a suonare e urlava: “IMPEGNO! SCAPPA!”. Dannazione, pensava, perché gliel’aveva detto? Così ora diventava una cosa seria. Rassegnata, sospirò.

Buffy e Willow conversavano per ingannare il tempo ma in realtà sudavano freddo.

Faith e Tara erano tranquille, in silenzio ma tranquille. Quello era il momento peggiore, la calma prima della tempesta, il silenzio tagliente più di mille parole per poi essere investite da una miriade di emozioni, speranze e desideri.

Dopo qualche minuto passato a ingannare l’attesa venne il momento degli ingressi, prima di loro entrarono gli Absolutes. Mentre passavano davanti a loro Spike strizzò l’occhio a Buffy, Xander spostò una ciocca di capelli dietro al viso di Cordelia che sorrise dolcemente, il sorriso più dolce della sua vita, constatò Tara, Oz strinse forte la mano di Willow per poi passare oltre dopo un’occhiata di intesa. Poi venne il loro momento e avvenne la solita strana magia post-ingresso che le coglieva: il coraggio. Smettevano di tremare e raccoglievano tutta la loro grinta.

 

Fu una puntata moscia per loro, niente sfide, e nemmeno per gli Absolutes, con somma gioia di tutti. Anche le esibizioni andarono bene. Durante quella degli Absolutes, una bellissima canzone d’amore, Spike lanciò un paio di occhiate molto significate a Buffy. I suoi bellissimi occhioni azzurri dicevano alla ragazza che la canzone era per lei e sul finale una lacrima furtiva scivolò sul viso di lei che velocemente la raccolse. Nessuno sembrava aver notato quel gioco di sguardi che c’era tra loro durante tutta la puntata. Meglio, pensarono entrambi.

In classifica furono gli Absolutes a piazzarsi al primo posto con, al seguito le Fighters.

Passò veloce questa puntata, con somma felicità di tutti.

Le Fighters camminavano cianciando verso le loro camere. Willow sprizzava felicità da tutti i pori e le amiche sapevano che non poteva essere per la serata trascorsa davanti alle telecamere.

_Che c’è Will? Mi sembri raggiante... _chiese con fare noncurante Buffy.

_Niente, ci deve per forza un motivo per essere felici e sorridere alla vita?

_Quello è essere scemi... _disse Anya roteando gli occhi, Willow per tutta risposta le lanciò un’occhiata che avrebbe potuto ucciderla, se solo gli sguardi avessero potuto uccidere.

_Non vuoi renderci partecipi della tua vita? _disse in tono di rimprovero Faith.

_È solo scaramanzia... _disse arrossendo lei.

_Ma a noi puoi dirlo, saremo molto discrete. _disse Anya.

_Discreta....Tu... Siete due concetti totalmente opposti.

_Ummm.. Su quello non ci sono dubbi... In ogni caso non ci vuole un genio, fammi tirare a indovinare... Vediamo.. _disse Cordelia fingendo di pensare. _Ti sei rimessa con Oz? _Willow arrossì senza rispondere e la mora alzò le braccia al cielo in segno di vittoria. _Colpita e affondata!

_E perché non lo volevi dire? _chiese a quel punto Buffy curiosa.

_Mi sentivo in imbarazzo...

_Pure con noi?

_Già... E non è una bella sensazione...

_E perché mai? _ormai erano solo Buffy e Willow a parlare, le altre se ne stavano in silenzio cercando di far parlare la sua amica del suo più grande problema.

_Io... Io sono così, nonostante ci conosciamo da un sacco di tempo, una vita oserei dire, quando si parla di me mi sento sempre a disagio. Non so neanche io perché ma sento lo stomaco e le guance che mi bruciano e io so che non lo posso controllare, posso provare ma è inutile. Io sono come sono, dubito che cambierò mai.

_Oh, Will, io non volevo dire quello...

_No, fa niente Buffy, _disse interrompendola la rossa. _ho capito quello che volevi fare. È tutto a posto, sul serio. _calò un pesante silenzio che durò qualche secondo prima che la nocetta stridula di Anya urlasse un:

_Dannazione! Ho dimenticato la borsa nei camerini. Faccio una corsa, voi aspettatemi pure in camera. _e corsa fu. Aveva paura di non trovare più la sua bellissima borsetta firmata, cinque negozi per trovarla e pagata a peso d’oro. Ci mise poco ad arrivare, passò per le quinte e, voltando l’angolo sbatté violentemente contro un qualcosa di duro che la fece volare all’indietro e sbattere il fondoschiena a terra.

_Ahio! _mormorò massaggiandosi la parte ammaccata. Aprì gli occhi e vide il suo ostacolo: Rupert Giles, il presentatore.

_Va tutto bene? Nulla di rotto? Non so se qui l’assicurazione mi copre... _disse ironicamente in un largo sorriso.

_Ommioddio!!! _urlò Anya. _Ma lei è Giles!!! Il presentatore!! Ommioddio! Io sono una sua fan! E-e avrei voluto parlarle ma non c’è mai stata l’occasione e.. mio dio io la ammiro da morire, con quel suo charme, sempre calmo e elegante! _iniziò a balbettare lei investendolo con un fiume di parole. Lui le fece un altro sorriso e si grattò la testa leggermente imbarazzato.

_Beh... Insomma.. Grazie... Lei se non sbaglio è una delle concorrenti...Anya vero? Delle Fighters se non mi confondo.

_Già... _disse lei arrossendo. _È incredibile che mi abbia notata, un segno del destino, non crede anche lei? _Giles rise divertito, mai aveva incontrato prima una ragazza più strana. Si tolse gli occhiali e iniziò a pulirli con l’orlo della camicia com’era solito fare quando era nervoso.

_Io non lo definirei proprio così...

_La prego, io vorrei tanto cenare con lei, ma devo prima recuperare la borsa, mi aspetta un attimo?

_Certo. _disse lui stupito lui stesso dalla risposta. Anya lo guardò ancora una volta per paura che scappasse e poi corse verso la sua borsetta. Era dove l’aveva lasciata. Mentre la recuperava sentì una squillante voce che parlava al telefono, l’ascoltò meglio e non ebbe più dubbi, era quella stupida oca di Harmony. Stette un attimo ad ascoltare onde evitare altri spiacevoli incontri-scontri.

_No, no, ti ho detto che non lo faccio. _che faceva ora, parlava da sola? Si chiese Anya. Sbirciò dalla porta e vide che invece era al telefono, non era ancora ammattita, purtroppo.

_Non ci pensare neanche, è contro le regole e contro la mia morale.... _attimo di silenzio, non appena avesse ripreso a parlare sarebbe scappata senza farsi vedere, non voleva certo rovinarsi la cena con il suo gentiluomo inglese parlando con quell’ochetta. _Non era nei patti! _Altra pausa. Dannazione, perché non parlava di più? Ora la fuggitiva era davvero scocciata. _Si so chi è. Va bene, lo farò. Ma sappi che mi dovrai un grosso favore. _quello era l’attimo giusto, Anya sgattaiolò nelle quinte senza farsi vedere da Harmony e trasse un sospiro di sollievo quando vide che Rupert non si era mosso.

_Vogliamo andare? _disse lei sorridendo.

_Certo. _le porse il braccio e la bionda ci si attaccò. _Non vorrei sbagliarmi ma non è contro le regole uscire? _Anya lo guardò e in un’alzata di spalle disse:

_Chi se ne frega. _Giles scosse la testa divertito e la scortò alla sua macchina. Ancora non sapeva perché aveva accettato l’invito della giovane sconosciuta, sapeva solo che il suo modo di fare gli piaceva. Eccome se gli piaceva.

 

Buffy si era cambiata, truccata e preparata di nuovo per stupire Spike e ora lo cercava disperatamente ma non trovava traccia di lui. Un braccio le si avvolse intorno alla vita e l’altro la strinse possessivamente.

_Giochiamo a rincorrerci? _le chiese lui all’orecchio. Lei fremette tutta, la sua pelle si alzò almeno di due centimetri e il suo cuore sembrava pronto a uscire dal suo petto da tanto batteva forte.

_Ero solo ansiosa di vederti. Ti ho cercato ovunque.

_Dillo al povero cretino che è arrivato due minuti dopo e ti ha cercato finora.

_Non stavo più nella pelle, sai com’è... _si rigirò nel suo abbraccio e lo guardò negli occhi.

_Per stavolta sei perdonata. Però devi pagare pegno. _la baciò appassionatamente e lasciò che la lingua di lei iniziasse a esplorare la sua bocca, ad accarezzare la sua di lingua sempre più sensualmente. Si staccarono solo per riprendere aria, per un paio di secondi che sembrarono ad entrambi un’eternità. Affannati dal desiderio e dal bisogno di ossigeno si guardarono negli occhi. Così tante cose si dicevano solo guardandosi, cose che nessuno di loro pensava di poter mai provare o che esistesse realmente. Ripresero la loro danza fatta di labbra bollenti e carezze sempre più languide quando una voce dietro di loro si schiarì.

_Ehm, signori... _disse il direttore visibilmente imbarazzato. La coppietta si staccò e si guardarono quasi ridendo, come due bambini che dopo aver fatto una marachella vengono sorpresi dalla mamma. Spike riprese un po’ di contegno e rivolto al direttore disse:

_Ci sono problemi?

_Si. Alcuni clienti si sono lamentati del vostro comportamento e...

_Ho capito, ce ne andiamo. _completò la frase il biondo al posto dell’altro.

_Mi scuso per i disagi. _il direttore fece un piccolo inchino e si dileguò.

_E ora dove andiamo? _chiese Buffy. _Il piano per la serata?

_La pazienza è la virtù dei forti. _disse lui ghignando. La prese per mano e la trascinò verso l’ala ovest.

_Ora si che ho paura... _disse lei pensando di provocare una qualche reazione di stizzimento nel ragazzo ma nulla. Si limitò a sorriderle con gli occhi che brillavano. Forse questo non era un buon segno...

 

Giles portò Anya in un piccolo ristorante, atmosfera intima, cibo ottimo e poco frequentato, il che era l’ideale per lei che non poteva farsi vedere in giro. Ancora non riusciva a realizzare, era a cena con il suo mito, il suo idolo. Non riusciva a spiccicare parola e per lungo tempo erano stati in silenzio, poi fu lei a rompere i ghiaccio nonostante fosse molto imbarazzata.

_Allora, Rupert, che mi racconti di te? Voglio sapere tutto di te, soprattutto quello che non so.

_Mmmmh, vediamo, cosa sai di me? _chiese interessato.

_Rupert Giles, anni 45, nato a Londra, laureato in storia antica e mitologia, hai iniziato la carriera a 21 anni facendo l’aiuto regista di uno sgangherato programma che si chiamava “Fortune Quest”, se non ricordo male un giorno il presentatore si ammalò e visto che il programma aveva all’incirca quattro spettatori, cinque era il picco, tu l’hai sostituito, l’idea fu del regista. Eri un vero talento naturale, lo posso testimoniare, ho tutte le cassette, _disse lievemente imbarazzata. _così alla fine diventasti tu il presentatore ufficiale. Eri davvero un bel ragazzo e così alzasti un po’ l’audience. Come capita spesso dopo un paio d’anni un famoso produttore ti notò e fece la tua fortuna. Come vado fin qui?

_Perfetta. Come fai a sapere tutte queste cose su di me?

_Te l’ho detto, sono la tua fan n° 1, ci sono poche cose che non so su di te. Per esempio, sei single?

_Sì, da tanti anni ormai, da quando è morta Jenny io non ho potuto più guardare altre donne. Tu sei la prima francamente.

_La prima che ti abborda? Non ci posso credere.

_No, _disse ridendo. _la prima che porto a cena. Di donne che volevano infastidirmi ce ne sono state un po’ ma sono state tutte costrette alla resa. _Anya arrossì, non poteva credere di essere la prima dopo così tanto tempo. _Parliamo un po’ di te invece. Non mi piace parlare di me, sono così...noioso. Anya...?

_Jenkins, Anya Jenkins.

_Che nome strano, da dove viene?

_Dal Canada, io sono nata lì ma mia madre era russa e mio padre tailandese. Non si può dire che avessero un gran gusto in fatto di nomi, infatti in realtà Anya è un diminutivo di Anyanka. Veramente orribile.

_Io lo trovo originale. Sicuramente migliore di tutti i nomi dozzinali che circolano in questo paese.

_Tu trovi? _la sua voce così calda e suadente la faceva tremare. Lui si portò alla bocca un’altra sorsata di vino.

_Hai sempre fatto questo lavoro?

_Oh, no, all’inizio ero una commessa in un negozio di vestiti ma non era il mio lavoro. Non ero tagliata.

_E perché mai?

_Dicevano tutti che avevo dei gusti un po’ troppo eccentrici e ero troppo insistente. Tanto che un giorno una cliente mi ha fatto licenziare. C’ho pensato per anni ma non ho ancora capito perché sono stata licenziata. Capisco la mia insistenza ma i miei gusti no! Quelli erano normalissimi. Insomma, chi negherebbe che il verde sta bene con rosso, verde acido e rosso brillante, non oso immaginare niente di meglio. _per poco Giles non sputò il boccone che aveva in bocca. Verde acido e rosso? Santo cielo ma che razza di gusti aveva quella ragazza?! Fu un attimo, perché tornò subito calmo e pacato.

_Come hai iniziato a suonare?

_Beh, io da piccola ho fatto anni e anni di corsi di violino e non me la cavo affatto male, modestie a parte.

_Come sei entrata nel gruppo?

_Quando sono stata licenziata poi, parlando con Buffy, ci è venuta questa idea. A quei tempi lei stava finendo il corso di canto e era fissata, e lo è tutt’ora, così ho scoperto che lei aveva questa mezza idea di mettere su un gruppo. Abbiamo contattato le altre nostre amiche e abbiamo scoperto che anche loro suonavano almeno uno strumento. Sono rimasta di sasso. Non credevo sul serio che le mie amiche sapessero suonare. Poi, con i contatti giusti ma soprattutto con tanto, tanto, taaanto esercizio siamo riuscite a farci notare.

Con un’ultima forchettata Anya finì la sua torta ma era triste, la cena stava per finire e, molto probabilmente lui l’avrebbe riportata in albergo dalle sue amiche. Senza neanche accorgersene fece una smorfia delusa. Lui intanto guardava divertito lo scorrere dei pensieri sul volto della sua intrigante ospite, non la conosceva nemmeno eppure sapeva esattamente cosa stava pensando. Fece lo stesso finta di niente.

_Va tutto bene?

_Oh, si... Si, tutto perfetto... _disse con una nota di malinconia.

 

Spike si fermò davanti alla cucina chiusa dell’albergo con Buffy al seguito. Lui la guardò e lei intuì le sue intenzioni.

_Non vorrai...? No, vero? Avevi solo fame giusto?

_Ho fame solo di te. _le labbra di lei lo chiamavano così Spike ci si attaccò senza ritegno, dissolvendo ogni dubbio di lei.

_E se ci scoprono?

_Non succederà, _disse con fare rassicurante lui. _a chi vuoi che venga in mente di venire in cucina a quest’ora?

_A parte noi? _lui scosse la testa. Poi guardandola dritta negli occhi aprì la porta della cucina, le prese la mano e la tirò dentro con lui richiudendo accuratamente la porta dietro di loro.

_Mmmmh, _disse lui guardando la cucina con occhio critico. _direi che non ci possiamo lamentare, grandi banconi e grande frigo.

_Decisamente non male... _disse Buffy accarezzando le superfici linde e metalliche dei banconi. Si avvicinò al frigo con Spike al seguito. Aprirono insieme il grande elettrodomestico a due ante scrutando con attenzione il contenuto. _Direi che prendiamo questo, questo, questo e questo. _disse arraffando un po’ di cibi.

_Per non dimenticarci di questi altri. _appoggiarono tutto sul bancone. _Bene, _disse lui soddisfatto. _abbiamo tutto quello che ci serve. L’hai mai fatto in una cucina?

_No, tu?

_Nemmeno io, preparati a essere divorata. _detto questo la prese per la vita e la issò su un bancone, lei si stese all’indietro e con un dito a uncino chiamò lui a sé.

_Allora vuoi la guerra eh? _chiese ghignando. Salì anche lui e prese posto sopra di lei, appoggiando le ginocchia vicino ai suoi fianchi. Le loro labbra tornarono a essere una cosa sola, le mani esploravano i rispettivi corpi con una frenesia unica. In pochi secondi si ritrovarono nudi, desiderosi di aversi completamente, carichi di eccitazione e sudati. La mano di lui scivolò in mezzo alle cosce di lei scovando la sua femminilità gonfia e bagnata fradicia per lui.

_Ma guarda cos’abbiamo qui.... _disse lui con un sorriso malizioso. Le sue dita scorrevano leggere intorno alle sue pieghe senza mai entrare, lei si morse le labbra in procinto di esplodere dal desiderio.

_Spike... _la voce affannata dall’eccitazione, ansimava cercando di mettere insieme qualche parola che avesse senso.

_Si....?

_Ne ho bisogno...

_Di cosa amore? _Buffy non riusciva a pensare con le mani di lui in mezzo alle cosce, allora buttò lì un:

_Dio, Spike, mi stai uccidendo così... Ho bisogno di te... Ora... _wow, la frase sembrava più sensata di quello che aveva sperato.

_Vediamo cosa posso fare.. _disse staccandosi da lei che subito emise un mugolo di disapprovazione. Lui strisciò verso le provviste rubate e decise di buttarsi sul classico: panna montata. Ne spruzzò un po’ dal tubetto ai capezzoli di lei. Disegnò una spirale, appoggiò il tubetto a fianco e iniziò a leccare partendo dall’esterno fino ad arrivare all’interno, poi passò all’altro seno. Buffy si inarcava per spingersi ancora di più contro la sua bocca e, proprio quando stava per venire lui si staccò non volendo che venisse così presto.

_Stiamo migliorando qui amore o mi sbaglio? _lei arrossì, stava per replicare quando le labbra di lui le tapparono la bocca facendo assaporare anche a lei il sapore dolcissimo della panna montata. Riagguantò la panna montata e piegò le gambe di lei allargandole. Spruzzò la panna sulla sua clitoride, sulle grandi labbra e all’interno del suo canale umido. Spike guardò Buffy prima di tuffarsi nella sua figa e vide il suo volto già contratto in una smorfia di piacere, gli occhi chiusi e la testa abbandonata di lato in attesa. Lui iniziò a leccare la clitoride come un gelato per ripulirla, la risucchiò all’interno della sua bocca e prese a succhiarla. Lei alzò i fianchi, fuori controllo, e li riappoggiò giù, sulla superficie fredda

_Oh Dio... _mormorò mentre il piacere si impossessava di lei. Lui liberò la clitoride, con grande disappunto di lei, e si concentrò sul suo cespuglio. La sua lingua esperta e attenta ripulì la panna all’esterno e poi si immerse nel canale di lei. Con delle spinte lente e accurate introduceva la lingua all’interno di lei per estrarre la panna e portarla nella sua bocca. Il respiro di Buffy accelerò sempre di più e finalmente venne, mischiando il sapore dolce della panna a quello delle sue secrezioni. Lui si risollevò e si pulì il mento bagnato con un dito che poi leccò.

_Davvero squisito, degno di un gourmet. _si sdraiò di fianco a lei e la baciò. _Piaciuto?

_È stato semplicemente divino, il miglior orgasmo che io ricordi. Per sapere com’è dovresti provare... _si alzò con un sorriso diabolico sulle labbra e si allungo verso il cioccolato. Anche quello era in una confezione spray, probabilmente ideato per torte o cose del genere lei lo utilizzò invece per ricoprire il cazzo del suo uomo.

_Mmmmh.. Mi piace il cioccolato. _disse a opera finita. Spike non poté fare a meno di sorridere maliziosamente a quell’affermazione così lasciva. Leccò via un po’ di cioccolato dalla punta e piano piano risalì fino alla base. La mano di Spike era intrecciata nei capelli di lei spingendole delicatamente la testa più avanti, la testa gettata all’indietro con gli occhi chiusi per godere appieno di ogni più piccolo spostamento della bocca di Buffy. Sotto la bocca sapiente della sua compagna presto venne raggiungendo il culmine e inondando la bocca della biondina del suo nettare. Lei ripulì il suo uccello dal rilascio leccandolo tutto. Lui riaprì gli occhi e l’occhiata che gli lanciò Buffy gli piacque molto. Era un’occhiata affamata. In quel momento seppe che la nottata sarebbe durata a lungo.

Lei si allungò ancora verso i barattoli delle meraviglie e stavolta prese il ketchup. Sempre tenendo lo sguardo su Spike iniziò ad agitarlo. Quando fu shakerato a sufficienza svitò il tappo e sollevando il braccio fece cadere un po’ di salsa nella sua bocca con fare sensuale. Con il dorso della mano poi si pulì la bocca.

_Ora vediamo come sta addosso a te. _Spike si fece guidare, affascinato dal piccolo demonietto che non riusciva proprio a credere che fosse la sua piccola e dolce Buffy, sulla schiena su cui lei spalmò un striscia di ketchup partendo dal collo verso il basso fino ad arrivare a un centimetro di distanza dalle natiche. Ripercorrendo la strada che aveva creato all’inizio partì dal collo e pian piano ripulì la sua schiena facendo risvegliare di nuovo il suo pene. Quando lo ebbe ripulito del tutto si ritrovò con la faccia praticamente sul suo sedere, la tentazione era fortissima e fu quella a vincere: diede un morsetto sul sedere del biondo che alzò la schiena stupito ma poi si riabbassò, girandosi di nuovo a pancia in su.

_Tu, piccola intrigante, _disse in tono di scherzo. _come hai osato mordermi il sedere? _per tutta risposta lei ridacchiò divertita, al che Spike la prese per un polso e la tirò sopra di sé. Le loro labbra affamate delle loro stesse anime si incontrarono di nuovo.

_Chi sei Buffy? _le chiese quando si furono staccati. _Sei la dolce ragazza di tutti i giorni o il piccolo demonio che ho visto ora all’opera?

_Forse sono tutt’e due. _disse con fare intrigante. Lo baciò a lungo lasciando che le lingue danzassero senza controllo. Sempre tenendo il contatto con le labbra allungò una mano verso la maionese e la spruzzò sul collo di lui, proprio sulla giugulare. Riprese fiato ansimando sulle labbra di lui, mantenendo la stretta vicinanza con la sua pelle scese nel punto sporco di maionese e ripulì pure quello.

_Sai... _disse lei con voce roca. _Qualsiasi cosa spalmo sul tuo corpo diventa sempre deliziosa addosso a te... _Spike rabbrividì, il respiro di lei sulla sua pelle era troppo per un comune mortale. Buffy scese alla base del collo, vicino alla spalla, e iniziò a fargli un succhiotto mentre lui si eccitava sempre di più e le spingeva la testa ancora più contro il suo corpo. Quando pensò che potesse bastare la bionda si discostò un poco per vedere la sua opera d’arte e ammirarla.

_Perfetto! _disse in un largo sorriso.

_Che hai fatto? Tanto danno? _chiese cercando di vedersi il collo.

_Ho messo la mia firma sul tuo corpo. Ora mi appartieni. _disse sdraiandosi a fianco a lui.

_Fino alla fine dei miei giorni. _disse baciandola.

_Divorami, ora.... _gli sussurrò all’orecchio lei e lui non se lo fece ripetere una seconda volta.

 

Giles da perfetto gentiluomo pagò il conto e scortò Anya alla sua auto aprendole la portiera. Salì poi dalla parte del guidatore e si bloccò. La sua amica era silenziosa.

_Anya, sei single? _diretto al punto. Aveva capito subito cosa andava. _Scusa, non avrei dovuto chiedertelo, non sono affari miei... _si pentì immediatamente.

_No, È affar tuo... è solo che non lo sono... cioè, si in un certo senso sì... però boh...Capisci?

_Solo una parte, mi stai dicendo che sei gia impegnata giusto?

_No... Il problema è che nemmeno io ne ho la più pallida idea. C’è un ragazzo con cui sono andata a letto un paio di volte ma... non lo so se si può dire che siamo impegnati... è solo il mio compagno di giochi diciamo...

_Beh... Forse prima di uscire con altri dovresti parlarne con lui allora...

_No, _disse di colpo lei. _io ti voglio, qui, ora, subito, sapessi come mi fai impazzire.... _disse mordendosi il labbro.

_Te ne pentiresti...

_Mi pentirei solo di averti lasciato andare... _lui arrossì leggermente e decise di fregarsene dei legami di lei, si avvicinò e le mise una mano dietro alla nuca, iniziò a baciarla lasciando che le loro lingue facessero conoscenza. Mantenendo il contatto con le sue labbra Anya scavalcò il cambio, l’unica cosa che li divideva, e si sedette sulle ginocchia. Il braccio di lei scivolò sulla leva del sedile per farlo abbassare.

_Come diavolo...? _chiese lei, separando finalmente le loro labbra, infastidita dalla maledetta levetta che non voleva spostarsi di un solo millimetro.

_No, _disse lui prendendo la mano che stava sulla leva nella sua. _fermiamoci a questo per stasera. Non voglio farlo in uno squallido parcheggio... _prima che lei potesse replicare lui le coprì le labbra con le sue. Stettero così a lungo e poi Giles riportò Anya in albergo riuscendo a non farla scoprire. Il bacio che si dettero per salutarsi fu carico di promesse malinconiche e silenziose. Internamente sperarono tutt’e due di poter rivedersi, per poter ripetere la magia di quella serata.

 

_Ti pentirai di averlo detto, stanotte ti farò impazzire... _disse Spike sibilandole all’orecchio di Buffy che rabbrividì per la sensazione del suo fiato addosso a lei. Scelse il burro, ne prese un po’ e se lo spalmò sul cazzo, avendo un piano ben preciso se lo spalmò anche sul dito che infilò con squisita lentezza nel canale umido e bollente di lei. Estrasse il dito, ancora più lentamente, Buffy, per provocarlo ancora di più, gli prese il dito tra le mani e lo portò alla bocca, succhiandolo e assaggiando sé stessa. Mentre compieva quel gesto così sensuale teneva lo sguardo allacciato a quello di lui. Come calamite le loro bocche si unirono di nuovo schiudendo ancora le labbra per far incontrare ancora le lingue bollenti. La mano di lui scivolò sull’anca di lei sfiorandola dolcemente. Appoggiò la punta dell’uccello all’entrata bagnata e anche imburrata del suo canale e disse quasi contro le sue labbra:

_Pronta?

_Sempre...

Ghignando con un’unica spinta la penetrò, aiutato dal burro e dalle secrezioni di lei, Buffy sgranò gli occhi lasciandosi poi andare alle ondate di piacere che la investivano e stringendo sempre di più i muscoli della fica contro il suo pene. Iniziò a spingere sempre di più imponendo un ritmo forte e rapido. Lei iniziò a muoversi con lui e a strofinare la sua clitoride contro la sua asta dura. Buffy venne urlando il nome di Spike e lui, nonostante volesse, attendeva, si conteneva, aspettando la frase che sperava di sentir dire dalla sua partner, se la conosceva come credeva. Buffy sentì che era pronto al rilascio e non deluse Spike.

_Esci, _disse affannosamente e sembrando anche un po’ sconnessa. Ma Spike capì e eseguì. Con un’agilità al limite dell’umano lei si tirò su e prese l’uccello di lui in bocca, percorrendo la sua asta con la lingua lo fece venire immediatamente e poté assaporare lo sperma mischiato al burro.

_Davvero delizioso. _disse poi lei staccandosi.

_Tu trovi?

_Già... Dovremmo ripeterlo... Ma magari a casa... E non nelle cucine altrui.

_Ma ti è piaciuto. _affermando più che domandando.

_Certo, è stata la notte più bella della mia vita, _disse con un leggero rossore che fece desiderare a Spike di baciarla ancora. _però la migliore resta sempre la notte del nostro primo “incontro”.

_Dannazione... _disse lui. Un rumore attrasse la sua attenzione. Saltò dietro al bancone nascondendosi e trascinando giù anche lei. Si posò l’indice alla bocca per fare cenno a lei di fare silenzio e di non emettere nemmeno un fiato. Accovacciati attesero.

Passi lenti percorsero la cucina.

_Che diavolo....? _disse una voce femminile. I vestiti erano tutti, o così sembrava, dalla loro parte, così li raccattarono velocemente e silenziosamente. I barattoli erano l’unica cosa che risultasse strana o fuori posto. Con gesti lenti iniziarono a vestirsi lasciando stare le zip, troppo rumorose, mentre i passi della donna misteriosa facevano avanti e indietro, forse per rimettere a posto quello che loro avevano lasciato fuori posto. La donna attese quando ebbe finito, come per assicurarsi che fosse tutto a posto, e poi si mosse. Forse avvertiva la presenza dei due intrusi o forse voleva solo controllare la cucina, fatto sta che fece il giro completo del bancone. Furono attimi di panico. Spike per fortuna anticipò le mosse della misteriosa donna e istintivamente trascinò Buffy con sé, portandola dall’altra parte del bancone. Fece un altro breve giro d’ispezione e se ne andò. Quando fu abbastanza lontana i due intrusi tirarono un sospiro di sollievo. Si alzarono in piedi con un sorriso di sollievo sulle labbra.

_L’abbiamo scampata bella.... _disse lei.

_Già... Io fuggirei... Non vorrei che a qualche altro membro del personale venisse la fantastica idea di controllare la cucina...

_Io proporrei un secondo round....... _disse con occhi maliziosi.

_Dove?

_Abbiamo già provato emozioni forti stasera, camera tua andrà benissimo.

_E non ti preoccupi più per il povero Oz? _scherzò lui.

_No, dorme con Will... è Tara a preoccuparmi, dove dormirà?

_Non ti preoccupare, troverà un posto. _le mise un braccio intorno alle spalle e si diressero insieme verso la camera di lui.

 

Anya andò in camera sua e quasi le venne un infarto quando vide Andrew seduto sul letto, al buio, che l’attendeva.

_Dove sei stata?

_Oh... Da nessuna parte... _rispose lei cercando di nascondere il panico. _Sono andata...a comprare i preservativi! Sai, erano quasi finiti... _mentì. Lui la guardò di sbieco, con una smorfia infantile sul viso. Poi il suo viso si rilassò, non sapeva se era la verità ma di sicuro non l’avrebbe saputo da Anya.

_Non potevi avvertirmi? E poi perché ci hai messo così tanto?

_Niente telefoni, ricordi? E poi c’ho messo un po’ perché sulla strada mi sono fermata a mangiare un gelato. Sono un po’ stanca... Possiamo dormire?

_Come vuoi tu...

Dormirono distanti, su due letti diversi avvertendo per la prima volta il distacco.

Pochi minuti dopo Tara cercò un posto per dormire, ma niente, le coppiette si stavano tutte dando da fare nelle camere. E lei non sapeva cosa fare. Faith non si era vista e non aveva la minima idea di dove fosse e di dove potesse essere andata a passare la notte. L’unico che le veniva in mente era Angel. Era pure salita a cercare nelle camere dei ragazzi, con sommo imbarazzo, ma nulla. Ormai si era arresa e si era seduta sul pavimento del corridoio, proprio davanti alle camere degli Absolutes, quando un biondino che conosceva di vista cercò di entrare in una camera con una chiave. Da quanto aveva sentito dire quello era Riley. La porta non si aprì e Riley realizzò di essere stato chiuso fuori.

_Grandioso... _mormorò tra sé e sé. Nemmeno si era accorto della ragazza dietro di lui ma poi improvvisamente si girò, sentendo i suoi occhi puntati addosso a lui.Rimase alquanto stupito di vederla lì, sola.

_Chiusa fuori anche tu? _ruppe il ghiaccio lui.

_Già... Quante camere avete? Scusa se sono indiscreta...

_Tre noi.. Voi?

_Due. Ehi! È un’ingiustizia! _Riley rise. _Allora tu hai qualche speranza... Secondo i miei calcoli avanza qualcuno.

_In che senso?

_Beh, se avete tre camere.... Anya e Andrew nella mia, Cordelia e Xander in quella di lui, Willow e Oz in quella di lei, Spike e Buffy in quella di lui. Avanza una camera...

_Angel!! Angel è solo! Grazie al cielo...

_No, grazie a Buffy... _disse ironicamente lei e risero insieme. _Beato te che hai trovato la soluzione a tutti i tuoi problemi...

_Aspetta a dirlo, Angel quando dorme non lo svegli nemmeno con una cannonata. _bussò ripetute volte ma non ottenne risposta. Allargò le braccia in segno di resa e si sedette di fianco a Tara.

_E adesso? _chiese lei. _Qualche idea?

_No... Aspetta... Fammi pensare.. Forse... Seguimi. _lei alzò le spalle, in fondo non aveva niente di meglio da fare.

Riley la portò all’ultimo piano, dove c’erano le camere vuote, quelle che avanzavano. Tara si bloccò.

_Non vorrai scassinarne una vero?

_Perché no? _chiese lui facendo spallucce.

_Perché non possiamo, non siamo scassinatori, siamo cantanti, musicisti, artisti comunque...

_Parla per te... _disse ridendo lui. Lei appoggiò una mano sulle sue che già armeggiavano con la serratura.

_Riley... No...

_Conosci il mio nome? _chiese lui confuso.

_Sì... _disse arrossendo e abbassando lo sguardo. _L’ho sentito dire in giro.

_Sono lusingato. Tu dovresti essere Tara giusto?

_Sì....

_Senti, Tara, vuoi dormire qui in corridoio o in un comodo letto?

_E se ci beccano?

_Sopravvivremo... _le mani abili scivolarono sulla serratura e la fecero scattare con facilità. Tara scosse la testa preoccupata. Lui aprì la porta e diede un’occhiata dentro, era tutto a posto. Tenendo aperta la porta fece passare prima lei chiudendo la porta alle loro spalle. Anche lei diede un’occhiata in giro ma sembrava tutto a posto. La camera era perfettamente in ordine dotata di tutti i comfort che anche le stanze dei due ragazzi, quelle al piano di sotto, avevano. C’era un solo dettaglio che terrorizzava entrambi: il letto era matrimoniale.

_Sembrerebbe tutto a posto... _disse lei titubante.

_Già... Beh... Ora potremmo dormire... _disse imbarazzato lui.

_Si... Dormiamo... _ma tutt’e due stavano lì impalati. _Tu... Tu da che parte preferisci stare? Destra o sinistra?

_Oh... Per me è assolutamente uguale. Tu?

_Anche per me. Allora se non ti dispiace prendo la sinistra... Ok?

_Sì, va benissimo, _disse annuendo. _io la destra allora.

Avanzarono lentamente verso il letto e si sedettero. Tolsero scarpe e calzini e si infilarono sotto le coperte vestiti. Si voltarono dandosi la schiena a vicenda, entrambi imbarazzati come non mai.

_A te non da fastidio dormire con me vero? Perché se vuoi posso..... _disse Riley girandosi a pancia in su.

_No, va benissimo, sul serio... _lo interruppe lei girandosi anche lei nello stesso modo di lui.

_Per me è un po’ strano. È la prima volta che mi capita....una situazione del genere.

_Anche per me è la stessa cosa... _disse sorridendo lei.

_Non credo che stanotte riusciremo a prendere sonno.

_Chissà perché ho la stessa sensazione!

_Raccontami la tua storia. Vedrai che parlando il sonno ci verrà.

_Non c’è molto da dire, Buffy era una mia amica e così anche Willow, quando hanno pensato di metter su questo gruppo hanno chiamato anche me. Fine della lunghissima storia. Tu invece?

_Sono capitato per caso. Non conoscevo nessuno di loro. Prima facevo parte di un’altra band, ci esibivamo sempre a un locale che si chiama Bronze, non so se l’hai mai sentito nominare, comunque le cose non ci andavano molto bene ma una sera la fortuna girò dalla mia parte. Spike e Xander erano lì. Stavano cercando un bassista e dicevano che io avevo del talento. Mi hanno proposto di unirmi a loro. L’ho fatto.

_E la vecchia band?

_Ci siamo sciolti. Non andavamo più d’accordo e gli affari andavano male, perché continuare? Non saremmo andati da nessuna parte così... Ma ora basta parlare di me. Voglio sapere tutto di te.

Parlarono per tutta la notte, o quasi, prendendo finalmente confidenza. Con la confidenza arrivò anche la tranquillità e, infine, anche il sonno.

 

La mattina dopo, a colazione, le ragazze si accorsero che Faith e Tara mancavano all’appello. I ragazzi notarono invece la mancanza di Riley. Si riunirono tutti insieme sui divanetti del salotto per il relax per fare il punto della situazione, sia Fighters che Absolutes, e cercare di capire che fine potevano aver fatto i loro compagni.

_Dove possono essere andati? _chiese una Willow preoccupata al gruppo in generale. Oz le teneva la mano e questo le impediva di esplodere in una crisi d’isteria mista ansia.

O _Stai tranquilla, _disse accarezzandole la mano. _saranno qui in albergo.

C _Secondo voi Faith è veramente rimasta in albergo? _chiese ironicamente facendo anche una piccola risatina. _Siete dei poveri illusi...

Willow notò che Angel era un po’ pallido, non aveva per niente una bella cera.

W _Angel? Va tutto bene?

Ang _Sì, è tutto a posto... Sono solo un po’... scioccato. Ecco, tutto lì.

X _Ragazzi qui si sta perdendo di vista l’obbiettivo principale: che fine hanno fatto i nostri amici?

B _Se conosco bene Faith come credo, non sarà uscita dall’albergo. Potrebbe essere più vicina di quanto crediamo. Lei è una tosta. Avrà trovato un posto senza dubbio, e senza ficcarsi nei guai. Sono Tara e Riley che mi preoccupano, soprattutto perché non conosco Riley.

S _Riley è a posto. Il carciofone avrà trovato una soluzione...

B _Carciofone? _lo interruppe lei.

S _Sì, è 1 soprannome che gli abbiamo appioppato.

Ang _Abbiamo? Spike, sei solo tu a chiamarlo così.

S _Che ci vuoi fare? Ho una fantasia sfrenata...

B _In effetti ora che ci penso c’è una certa somiglianza...

O _Io propongo di lasciare perdere la questione carciofo e di dividerci. Cerchiamoli in albergo tanto per iniziare. Se non li troviamo....

W _...Vedremo il da farsi. _completò lei la frase.

_Chi cercate? _chiese Faith apparendo dal nulla. Saltò sullo schienale del divano e si lasciò scivolare giù. Aveva una manciata di patatine che mangiava con tutta calma, senza rendersi conto delle occhiatacce che tutti le stavano lanciando.

B _Faith! Dov’eri finita?! Eravamo preoccupati per te!!

F _In camera di Angel. _disse innocentemente.

Ang _EH?!

Anya _Sesso bollente?

F _Ehi, ehi, calmi tutti. Una domanda alla volta. Angel?

Ang _Cosa ci facevi in camera mia?! E perché io non ti ho vista?

F _Dormivo... _disse scrollando le spalle. _E me ne sono andata prima che tu potessi vedermi, russavi come un trombone, come al solito, e sapevo che non ti avrei svegliato. Sono fuggita prima che tu potessi fare domande. Anya? _disse liquidando il moro.

Anya _Avete fatto sesso?

F _No. Qualcun altro che vuole farsi i fatti miei? _ci fu un attimo di silenzio in cui i presenti abbassarono lo sguardo sentendosi colpevoli. _Bene. Chi cercavate? Se non sbaglio mancano Tara e il carciofo all’appello.

B _Esatto... Ehi, tu come lo sai? _ Faith indicò Spike e Buffy lo guardò immediatamente. _Lei lo sapeva e io no?

S _Tesoro, non è questo il momento per le scenate di gelosia e poi è solo uno stupido soprannome!

W _Allora andiamo a cercarli??

B _Sì, faremo così: io e Spike il primo piano, Cordelia e Xander il secondo, Willow e Oz il terzo, Anya e Andrew il quarto e Faith e Angel il quinto, l’ultimo. Ci ritroviamo qui tra mezz’ora circa. Se non li troviamo si scende. Domande? _nessuno ne aveva. _Bene, buona fortuna.

Si divisero come aveva detto Buffy e iniziarono le ricerche.

 

_Non sarai gelosa di Faith? _chiese ad un certo punto Spike mentre apriva qualche porta qua e là.

_Affatto, chi? Io? Non mi interessa, la cosa non mi riguarda. È storia passata, chiusa.

_Mi fa piacere che tu capisca... _disse ironicamente.

_Cosa dovrei fare? _disse dal fondo del corridoio. _In fondo lei è come se fosse una tua ex, non c’è stato nulla ma c’è stata comunque una grande intesa e complicità. _Spike stava per aprire bocca ma Buffy alzò un dito per bloccarlo. _Non provare a negarlo!

_Non lo nego, dico solo che lei è solo una mia amica, una grande amica.

_Il “grande” non ti mette in una posizione migliore...

_Dai, passerotto, non scherzare, sei tu la mia donna non lei. Perché starei con te se volessi lei?

_Perché è innamorata di Angel?

_Dettagli. Se voglio una donna la conquisto. Ce la metto tutta. Lotto, per lei. Tu non sei solo un passatempo capito? _disse avvicinandosi ee prendendole il viso tra le mani.

_Messaggio ricevuto. _si baciarono con passione ma poi la ragione prese il sopravvento in Buffy e si staccò da lui. _Amore, tu sai vero quanto io vorrei sfondare una di queste porte e lasciarmi andare con te su un letto?

_Sì, anche io lo vorrei.

_Ma dobbiamo cercare i nostri amici.

_In ogni caso qui non c’è nulla.

_Tu credi?

_Non c’è nessun posto in cui si possono essere appartati per la notte. Queste camere sono tutte occupate.

_Allora scendiamo. Non sono tranquilla.

_Come vuoi tu. _disse posandole un bacio sulla fronte. Scesero insieme trovando già Cordelia, Willow, Oz e Xander che non avevano trovato nulla nemmeno loro.

 

_Anya, tu sei innamorata di me?

_Perché? E poi perché ora?

_Perché a volte penso che stiamo sbagliando tutto. _disse richiudendo lo sgabuzzino. _Sto iniziando a pensare che non sia stata una buona idea fare tutto alle spalle di Down.

_Si chiamano sensi di colpa... Ce li ho anche io... Tranquillo, sono umana. _disse alzandosi dopo aver sbirciato sotto la porta di una camera che non era affatto sua.

_Ti ho vista molto assente ieri sera. È per questo che mi è venuto il dubbio...

_Oh... Già... Mi ero scordata di ieri sera. _bugia. Ci aveva pensato eccome! Non era riuscita ad allontanare l’immagine delle mani di Rupert sul suo viso nemmeno per un secondo. La sua pelle bruciava ancora dove l’aveva toccata lui. Ancora pensava alle cose che le aveva detto e le sue parole risuonavano continuamente nella sua testa. _Cosa siamo noi? Fidanzati? Amanti?

_Credo più la seconda.

_Andrew...È finita...Forse non è mai nemmeno iniziata.

_Mi scarichi in un momento come questo?

_Sì, mi voglio liberare da questo peso e lasciare sfogare la mia coscienza.

_Sai, forse hai ragione tu, _disse alterandosi un poco. _non è mai iniziata! Tra noi c’è stato solo sesso.

_Bene! _disse lei di rimando.

_Bene! _abbassarono lo sguardo entrambi per un attimo, era triste lasciarsi così e loor lo sentivano. _Qui non c’è nulla, scendiamo.

Scesero anche loro con gli altri portando la notizia del loro fallimento.

 

Anche Faith e Angel si stavano impegnando nelle ricerche. Il silenzio assoluto aleggiava su quel piano, completamente vuoto. Lei rabbrividì, l’atmosfera era alquanto spettrale.

_Speriamo che siano qui...

_Sì, speriamo, in effetti è l’unico posto logico dove potrebbero essere. _il silenzio li avvolse di nuovo. _Posso farti una domanda?

_Certo...

_Perché stanotte sei venuta da me?

_Oh, per favore, anche se tu non lo ricordi siamo stati sposati, abbiamo dormito tante volte insieme, non c’ho trovato nulla di strano, io. Poi eravamo anche in letti diversi.

_Come hai fatto ad entrare?

_La finestra, la lasci sempre aperta.

_Come facevi a... Lasciamo perdere, dimentico sempre che tu mi conosci meglio di quanto io stesso mi conosca. Però perché sei scappata alla mattina?

_Non volevo metterti in imbarazzo. Tutto lì. _altri attimi di silenzio interrotti solo dallo sbattere ritmico delle porte che si aprivano e si chiudevano. _Ti ricordi qualcosa di nuovo? _chiese incerta.

_No, però ogni momento che passa mi sembra di sentirti sempre più vicina, di sentire sensazioni lontane...

_Beh, fai progressi... _le porte delle camere erano tutte chiuse tranne una. Faith la scovò. All’inizio non sapeva che era l’unica a essere aperta, poi, facendo scorrere la mano sulla maniglia lo capì. Fece cenno ad Angel di avvicinarsi e di fare silenzio. Aprì piano la porta. Lui le stava alle spalle. La scena che videro toccò i loro cuori: Tara e Riley dormivano, lui abbracciava la schiena di lei facendole passare un braccio sul fianco che lei stringeva con una mano. La finestra era leggermente socchiusa e faceva entrare una brezza leggera che sollevava aritmicamente le tendine. Nonostante il sole accarezzasse i loro volti, loro continuavano a dormire beatamente. Notarono che erano vestiti e questo li rendeva ancora più teneri e ingenui.

_Che facciamo? Li svegliamo? _bisbigliò Angel.

_Sì, è già molto tardi, dovremmo essere in sala prove tra dieci minuti. _Faith si avvicinò al letto e iniziò:

_Tara, Tara, svegliati, _dapprima piano poi alzando la voce sempre di più fino a tono normale. Lei reagiva ma continuava a dormire lo stesso. Lei le diede una leggera scossa e Tara aprì gli occhi. Ci mise un attimo a mettere a fuoco.

_Faith? Che ci fai qui?

_Vi stavamo cercando.

_Che ore sono?

_Tardi, molto tardi. Avete esattamente dieci minuti.

_Riley? Riley, svegliati... _lo scosse un poco e anche lui si svegliò

_Buongiorno. _disse sbadigliando e stiracchiandosi. Poi guardando meglio si accorse di Faith e Angel. _E voi che ci fate qui?

_Vi cercavamo. _disse stavolta Angel. _Forza pelandroni, datevi una rinfrescata. Noi vi aspettiamo giù insieme agli altri. _fece un cenno con la testa a Faith e li lasciarono soli e imbarazzati.

_Così abbiamo dormito insieme... _iniziò lui.

_Già... Così pare.

_Credo che sarà l’ultima volta che...

_Potrebbe anche non esserlo. _disse lei senza trovare il coraggio di guardarlo.

_Ti confesso un segreto: a me è piaciuto.

_Anche a me... _disse arrossendo. I loro occhi si evitavano di proposito, erano entrambi molto imbarazzati. _Ma ora dobbiamo andare. _disse di colpo dopo qualche attimo di silenzio. Non si dissero più una parola e scesero in silenzio dopo essersi dati una rinfrescata.

Al piano terra vennero accolti con applausi e fischi che li fecero bloccare lì, ancora in procinto di scendere gli ultimi gradini, mentre si guardavano intorno cercando di capire il motivo di tanta euforia. Si guardarono negli occhi cercando risposta l’uno nell’altra, me nessuno dei due ne aveva idea.

R _Che succede? Mi sono perso qualcosa? _chiese lui dubbioso. Xander gli andò incontro e gli diede una pacca sulla spalla.

X _Era ora che ti trovassi una donna!! _disse con un gran sorriso sulle labbra. _Francamente iniziavo a pensare che fossi gay! _a quest’ultima affermazione Riley spalancò gli occhi incredulo.

R _Xander io non sono gay. E Tara non è la mia donna?

Anya _Chiedo scusa.... _disse la bionda alzando un braccio. _Allora è solo una cosa occasionale?

T _Anya!! Prima di tutto non è una lezione sulla mia vita sentimentale e poi io e Riley abbiamo solo dormito, non c’è niente tra noi. Assolutamente.

R _Già, _disse abbozzando un sorriso. _ha ragione lei. E ora sarà meglio presentarci in sala prove prima che ci diano per dispersi.

Dopo diversi mugolii di protesta tutta la troupe si diresse alle rispettive postazioni. Iniziò così la lunga giornata di prove.

 

La fragile Down era arrivata al capolinea quel giovedì. Stringeva con rabbia una lametta mentre le immagini di tutti gli stupri di Warren le scorrevano nella testa come un film, ma uno di quelli disgustosi, che ti rimestano lo stomaco sin dal primo fotogramma. Quante volte lui si era approfittato di lei? Quante volte l’aveva costretta a fare ciò che non voleva? Come poteva essere così mostro da non accorgersi della sua sofferenza? Da non sentirsi in colpa? Ma quello che faceva più male era il suo piacere. Mentre lo facevano la testa di Down cercava scampo, si rifugiava in altri pensieri sperando che finisse presto, ma il suo corpo la richiamava bruscamente in quella stanza con ondate di piacere che si intensificavano sempre di più. Spesso veniva. Ed era quella la cosa che le faceva più male, venire sotto il tocco di un mostro. Non che a lui importasse qualcosa di lei, lo faceva solo per prendersi gioco di lei, per farla soffrire ancora di più e spingrla sempre più vicina al punto del “non-ritorno”. Senza accorgersi aveva iniziato a far scorrere la lametta sul braccio, provocandosi dei leggeri tagli. La facevano stare bene, la facevano sentire più normale e meno sbagliata. Certo, sentiva anche il dolore, ma dopo le prime volte si era abituata. I suoi occhi si riempirono di lacrime, quel giorno l’avrebbe fatta finita. Si sarebbe tagliata le vene e l’avrebbe fatta finalmente finita. Il sangue iniziava a sgorgare dai tagli, sempre più profondi, copiosamente. Lo guardò un attimo ipnotizzata. Le dava un senso di benessere tale... Nello stesso modo inconscio in cui aveva iniziato, continuò. Sentiva le forze abbandonarla. Ormai la mano le tremava, faticava a stringere la lametta. Sui suoi occhi calò una nebbia e una pesantezza forte, impossibile da combattere. Chiuse gli occhi e si abbandonò a terra.

 

Venerdì. Ormai Tara e Riley avevano raggiunto l’intesa perfetta. Erano passati diversi giorni da quando avevano dormito insieme e da quel momento avevano passato quasi tutte le serate insieme. Ridevano, scherzavano e avevano superato del tutto l’imbarazzo iniziale. Della notte in cui avevano dormito insieme non ne avevano più parlato, anche perché non era più successo. Con la rottura di Anya e Andrew lei si erano entrambi trasformati in lupi solitari. Forse era Andrew quello che soffriva di più, ma entrambi in cuor loro sapevano di aver fatto la scelta giusta e anche tutti i loro amici erano d’accordo.

Quella sera Riley e Tara si erano dati appuntamento al bar. Era il posto migliore per il loro hobby preferito: il gossip. Infatti al bar ogni sera si intrecciavano storie tra i concorrenti, e pure tra i loro amici, e a loro piaceva fare pronostici, cercare di indovinare cosa si stavano dicendo e se avrebbe funzionato. Per un motivo o per l’altro vivevano entrambi delle vite degli altri, come se fosse un’ambizione troppo alta cercare di vivere la propria di vita. Forse era per quello che avevano legato subito, perché entrambi erano personaggi di sfondo nelle vite di persone che ne avevano una molto più interessante e attiva della loro.

Quel giovedì sera comunque fu Riley ad arrivare per primo e ad attendere Tara. Ormai avevano il loro tavolo, perfetto per spiare. Mentre l’aspettava si scoprì stupito a pensare a quanto era dolce l’amica che stava aspettando. Si scoprì stupito di pensarla più di un’amica ma era sicuro che non fosse il contrario, lei non l’avrebbe mai guardato con occhi diversi da quelli di un’amica.

_Hey! _disse sedendosi a fianco a lui e interrompendo le sue macchinazioni.

_Hey, _disse rispondendo al saluto. _come va? Tutto bene su in camera?

_Sì, decisamente sì. Anya sta molto meglio, sembra totalmente concentrata su un'altra persona, è solo una mia sensazione però io credo che abbia dimenticato totalmente Andrew.

_Altro uomo?

_Non l’ha esplicitamente detto ma dal suo comportamento credo proprio di sì. _disse tamburellando con l’indice sul labbro inferiore.

_Chi potrebbe essere? Hai sospetti?

_So che non è qui dentro. Non presta un minimo d’attenzione ai presenti. Vedrò di scoprire qualcos’altro. Angel?

_Sempre più cupo, triste e solo. Anche se buona parte di questo atteggiamento è nel suo carattere. Io ci spero proprio che si metta con Faith.

_Anche io. Ma dovrò indagare anche su di lei, non sarà facile però.

_Perché?

_Mi, anzi, ci nasconde qualcosa. Secondo te potrebbe essere Angel il padre di suo figlio? _in una delle loro chiacchierate Tara gli aveva riferito la storia di Faith nei minimi dettagli.

_Io dico di sì.

_Non so, mi fa strano. Insomma, vedo che c’è attrazione tra loro ma non si sono mai guardati. Forse un paio di volte ma niente di intenso.

_Io non ci scommetterei.

_Cosa intendi?

_Secondo me ci manca qualcosa per risolvere il puzzle. Lei sembra sentirsi a suo agio, come se si conoscessero da tanto ma per lui non è la stessa cosa. Io non conosco Faith bene come la conosci tu, ma di solito fa così? È mai successo che desse così tanta confidenza?

_In effetti no...

_Ecco, dovresti indagare... Ci manca qualcosa, non abbiamo tutti i dati.

_Sarà fatto... _disse sorridendo divertita da quella strana situazione che da pochi giorni era diventata la sua occupazione principale.

 

Faith era decisamente stufa della situazione. Non ne poteva più. Lei amava Angel, era una tortura vederlo tutti i giorni, ma la cosa peggiore era che lui non si ricordasse di lei. Il passato, che pensava di avere ormai dimenticato, tornava a galla tutte le notti. Non riusciva mai ad addormentarsi e quando riusciva faceva degli incubi, sognava sempre la stessa cosa: la mattina in cui Angel se n’era andato. Nel suo incubo si svegliava alla mattina nel suo vecchio letto, con la mano cercava suo marito e invece trovava un biglietto, scritto da lui. Dopo avere letto le poche righe che la accusavano un buco nero si apriva e la inghiottiva, sentiva addosso un senso di disperazione e non riusciva a respirare, poi, di solito, si svegliava di soprassalto, tutta sudata, stringendo le lenzuola. Ora era il momento del tutto per tutto. Le cose così non potevano andare avanti e lei avrebbe fatto un ultimo tentativo prima di gettare la spugna. Di solito non era una che mollava alla prima difficoltà ma questa storia di Angel e del bambino superava di gran lunga la soglia della sua pazienza. In fondo, lei cosa ci poteva fare se suo marito non si ricordava di lei? Così avrebbe provato ad attuare il suo semplice piano. Lei sapeva cosa avrebbe fatto il SUO Angel in quel caso. Se avesse avuto torto avrebbe lasciato perdere tutto e sarebbe scomparsa dalla sua vita.

Tanto per cambiare, quella sera Angel era al bar, stavolta per affogare altri dispiaceri. Andò da lui. Gli si piazzò a fianco.

_Ho bisogno di parlarti. _disse seria.

_Non è necessario che io sia lucido vero?

_No, devo solo fare il mio annuncio. Seguimi. _lui obbedì. Scelse ancora il tetto. Faith si mise contro la ringhiera, ci appoggiò il fondoschiena e si issò su di essa, lasciando le gambe penzoloni. Lui si mise di fianco a lei, in piedi. La tensione si poteva tagliare con un coltello e, nonostante tutte le buone intenzioni, Faith non riusciva a trovare il coraggio di parlare. Fece un grosso respiro e si fece coraggio: era il momento di “spaccare” l’obbiettivo senza indugiare.

_È finita, Angel... _disse tristemente. Lui fece una faccia perplessa cercando di afferrare il senso del discorso ma proprio non riusciva.

_Non ti seguo... Sono un po’ tanto ubriaco... _disse sghignazzando nonostante non ci fosse nulla di divertente. _Cosa intendi?

_Tra noi. Mollo. Getto la spugna. Non voglio più saperne niente. Non so perché non ti ricordi di me ma questo vuol dire che per te non sono stata così importante, non come Buffy comunque...

Poi fu come una reazione a catena. Il cervello di lui non assimilò subito il tutto ma, mano a mano che le cose diventavano più chiare, la sua faccia si contorceva in una smorfia. Confusione, preoccupazione, stupore, dolore, paura, tristezza e rimorso passarono tutte sul suo volto una dopo l’altra. Ma vinsero lo stupore e la paura.

_P-perché? _disse sforzandosi di parlare senza balbettare.

_Angel, dai, per favore... _disse allargando le braccia. _Mi sembra chiaro agli occhi di tutti che di me non te ne importa nulla... Non solo non ti ricordi nulla della donna che hai sposato ma non sapevi nemmeno di avermi incrociata in passato.

_Faith, ci sono cose di me che neanche tu sai, cose che nessuno dovrebbe sapere, cose... cattive. Credo di sapere il motivo per cui non ricordo nulla: loro non vogliono che io ricordi.

_Loro chi? _ora cominciava seriamente a pensare che suo marito fosse pazzo.

_Ascolta, io non ti posso dire più di quello che ti ho detto. Potresti essere in pericolo anche tu se te lo raccontassi. Per ora ti posso dire che sono stati loro a cancellare quell’anno, nulla di più. _abbassò lo sguardo, si sentiva colpevole e bastardo. Lei invece era confusa e voleva sapere di più ma sapeva che da lui non avrebbe cavato una sola parola in più. In un certo senso pensava che avesse il complesso dell’eroe, in altre situazioni si era sacrificato per il bene altrui e lei, da egoista quale era, non riusciva proprio a comprenderlo. Era la sua natura quella, si vergognava ad ammetterlo, ma era così, lei era un’egoista, nulla le importava tranne di lei stessa. Ce la stava mettendo tutta per cambiare ma con scarsi risultati.

Rimasero un attimo in silenzio, riflettendo sulle precedenti rivelazioni. È il momento, pensò lei, o la va o la spacca!

_Allora... Ci si vede... _disse sforzandosi di fare un sorriso. Poi saltò giù dalla ringhiera e gli voltò le spalle per andarsene.

_No!! Aspetta!! _Faith si bloccò. Forse... Forse stava succedendo davvero. Si voltò piano, quasi aveva paura.

_Che c’è? _disse piano.

_Non voglio che tu esca dalla mia vita.

_Cosa vuoi che faccia? Che viva aspettando che ti ritorni la memoria.

_No... _disse avvicinandosi e prendendo la sua mano. _Voglio che azzeri la tua. Fingi di non avermi mai incontrato.

_Devo fingere anche di non essere incinta e fingere di non avere le nausee mattutine? _ironizzò.

_No, quelle le puoi anche avere... _disse sorridendo divertito. _Io non voglio che mi cancelli dalla tua vita Faith. Voglio solo provare a uscire con te partendo da zero. Se è vero che ti ho amata ti amerò anche questa volta. E un giorno, quando andrò a riprendermi i miei ricordi con la forza, tutto tornerà come prima. Tu vuoi provare? Vuoi darmi fiducia anche questa volta? _avrebbe voluto saltare, avrebbe voluto abbracciarlo forte, avrebbe voluto gridare “si”, ma si limitò ad annuire ricacciando le lacrime indietro. Poi però sorse la gelosia.

_E con Buffy come la mettiamo? _disse cercando di usare il tono più calmo che aveva.

_Buffy? Buffy, Buffy... Chi è Buffy? Non conosco nessuna Buffy io. _scherzò.

_Allora... Ci si vede.... _suonava più come una domanda che un’affermazione la sua.

_Sì... _confermò lui. _Ci si vede.

Questa volta se ne andò davvero, sorridendo, ma lui non l’avrebbe mai saputo. Eppure, nonostante tutto non poté fare a meno di chiedersi se era tutto vero o se stava sognando.

Per la prima volta dopo tanto tempo Faith dormì come una benissimo e questo le bastò a rassicurarla.

 

Doveva dirglielo, pensò Riley, voleva dirglielo, ma come? Aveva paura di un netto rifiuto, in fondo lei lo conosceva da così poco tempo e lui....era sempre stato insicuro. In tutta la sua vita. Per di più le donne non erano proprio il suo campo.

Tara notò che il suo amico aveva lo sguardo perso nel vuoto, pensieroso.

_C’è qualcosa che non va? _disse destandolo.

_No... Cioè sì... Insomma... _prese tempo. _Io... C’è una cosa che vorrei dirti.

_Spara! Sono tutta orecchie.

_Tara, tu usciresti con me?

_Non è quello che sto facendo ora? Certo, non è proprio uscire, ma noi, in teoria, siamo bloccati qua dentro...

_Intendo.. _prese un grosso respiro e lo disse tutto d’un fiato. _Come più che amici....

_Oh... _disse lei. In effetti non aveva mai pensato a Riley in quel senso, d’altro canto non aveva mai avuto così confidenza quindi....perché non provare? _Beh, immagino di si... Se tu me lo chiedessi. _ironizzò.

_Te lo sto chiedendo. Vuoi tu, Tara Mc Clay, uscire con me domani sera? _disse scherzando. Aveva preso un po’ più di sicurezza dopo la risposta di lei. Tara rise.

_Sì, lo voglio. _rise ancora. Non stava ridendo di Riley ma per la formula così seria con cui gliel’aveva chiesto.

_Qui alle nove e mezza?

_Ok, perfetto. _lanciò uno sguardò all’orologio e inorridì. _Cavoli!! È tardissimo!! Devo scappare, altrimenti chi mi sveglia domani?? Ci vediamo domani sera. _non gli diede il tempo di rispondere, scappò subito via. Riley scosse la testa divertito e tornò in camera sua pure lui.

 

Down aprì gli occhi piano, accecata dal neon. Quando i suoi occhi si furono abituati all’intensità della luce, scorse un soffitto che conosceva già: quello dell’ospedale. Di fianco a lei, su una scomoda sedia come solo quelle dell’ospedale riescono a essere, Johnathan dormiva beatamente, doveva essere veramente stanco per dormire su una di quelle cose. Mentre questi pensieri frivoli passavano per la sua testa, un altro, ben peggiore, decise di affacciarsi nella sua testa, un ricordo triste, di una cosa di cui non andava fiera: il suo tentato suicidio. Si rese conto solo in quel momento di quanto stupido era stato il suo gesto, dettato dalla disperazione. La si poteva forse biasimare per essere stata così avventata e disperata? Grazie al cielo Johnathan l’aveva trovata in tempo... Dio solo sa come sarebbe finita se non ci fosse stato il suo provvidenziale amico a tirarla fuori dai guai... In così poco tempo aveva toccato la morte già due volte, doveva essere proprio una miracolata, pensò. Aveva paura ora. Johnathan più tardi avrebbe voluto delle spiegazioni e lei...lei non voleva cadere così in basso ai suoi occhi, non voleva essere odiata dall’unico amico che le rimaneva. Lui iniziò ad aprire gli occhi, anche lui accecato dal neon, se li stropicciò un poco e si stiracchiò. Spalancò gli occhi quando vide Down sveglia che lo fissava.

_Down! _urlò quasi, di gioia, precipitandosi di fianco a lei. Si inginocchiò al suo capezzale. Le prese la mano. Non voleva piangere ma sentiva le lacrime spingere prepotentemente agli angoli dei suoi occhi. Lei invece non sapeva cosa dire, qualsiasi cosa le sembrava stupida e senza senso. Johnathan portò mano di lei sulla sua guancia e si lasciò andare a un pianto silenzioso, senza singhiozzi, cercando di darsi più contegno possibile. _Cosa pensavi di fare? _disse con la voce alterata dalle lacrime. _Dove credevi di andare senza di me?

Lei chiuse gli occhi, quella scena le faceva più male di mille lamette conficcate nel suo braccio.

_Io...

_No, _disse lui interrompendola. _mi spiegherai più avanti, quando starai meglio. Rimandiamo le spiegazioni a un momento migliore, ok? _si sforzò di sorridere mentre le lacrime scorrevano ancora sul suo volto. Baciò la piccola mano di lei e la rimise al suo posto. _Accidenti a te, mi hai fatto prendere un bello spavento! _si asciugò le lacrime con il fondo della manica. _Pensavo che non ti svegliassi più... _quest’ultima frase gli fece tornare gli occhi lucidi.

_Quanto sono stata... qui? Addormentata insomma...

_Due giorni. I medici pensavano che le trasfusioni non avessero avuto effetto.

_Trasfusioni?

_Già.. Trasfusioni... Hanno dovuto trasfonderti un sacco di sangue. Ora, il mio sangue ti scorre nelle vene, quindi non hai più il diritto di sprecarlo. _lei sorrise. Era come un fratello per lei, e sapeva che lo stesso valeva per lui, le dispiaceva tanto che non fosse davvero suo fratello.

_Grazie...

_E di cosa? Non ho fatto nulla di speciale.

_Non è vero, mi hai ridato la vita due volte. Sono contenta di averti nella mia vita. Sei il mio angelo custode. _lui le accarezzò il viso teneramente.

_Dormi ora, devi riposarti. Io sarò qui, a vegliare su di te. _lei annuì e chiuse gli occhi sprofondando in un sonno profondo e senza incubi.

 

La serata era finita e le sue compagne erano già tornate in stanza, si stupì di essere l’ultima ma, d’altronde, quando era con Riley il tempo volava nel vero senso della parola. Infilò distrattamente la tessera magnetica nella fessura e raccolse la solita lettera dell’ammiratore segreto. Ultimamente ne aveva ricevute tante e moriva dalla voglia di sapere chi fosse quella persona che ogni volta riusciva a toccarle il cuore con poche righe. Richiuse la porta il più piano possibile dietro di sé e si fiondò in bagno per leggere in santa pace.

 

Mio bellissimo astro splendente, la tua luce ha sempre inondato e rischiarato il mio cammino ma ora non riesco più a vedere bene, perché un po’ della tua luce è sparita, inghiottita da quel buco nero quale è Riley Finn. Non fraintendere, mia dolcissima, non voglio dirti come vivere la tua vita, ma vicino a quel carciofo (come altro definirlo?) non riesco a vederti. Per cui vorrei incontrarti, riportarti sulla retta via. Domani sera alle nove e mezza ti aspetterò sul tetto con una rosa blu tra le mani, resterò lì dieci minuti esatti, se non verrai scomparirò completamente dalla tua vita. Se non verrai capirò comunque... In ogni caso questa sarà l’ultima lettera che ti scrivo.

A presto (forse), mia bellissima.

 

Bene, pensò Tara, dovrò scegliere o farmi regalare il dono dell’ubiquità. Mise la lettera nel cofanetto dove teneva tutte le altre, nascosto dalle grinfie delle sue amiche impiccione, e andò a dormire rimandando la decisione a un futuro molto prossimo.

 

Un bussare intenso fece svegliare Willow e Oz, che dormivano teneramente abbracciati.

_Buongiorno. _disse lui tirandole indietro una ciocca di capelli.

_Buongiorno. _si baciarono brevemente.

_Sarà meglio andare a vedere chi è... _si alzò e si mise i pantaloni del pigiama, poi andò ad aprire. _Oh, _disse al misterioso disturbatore della quiete. _immagino che sei qui per vedere Willow, entra pure. _Oz fece accomodare Tara. La ragazza era mortificata per averli disturbati e teneva lo sguardo basso.

_Tara... _disse la rossa alzandosi a sedere. _È successo qualcosa?

_No, io avevo solo bisogno di un consiglio e non sapevo proprio da chi andare.

_Tranquilla. Non c’è problema. _Willow e Oz si scambiarono un’occhiata d’intesa.

_Se avete bisogno di me io sono qui fuori. _arraffò una maglietta e andò fuori chiudendo la porta per lasciarle nella completa privacy.

_Che succede?

_Ti ricordi di Riley vero?

_Sì... Cosa ha fatto?? _disse alterandosi.

_No, no, non ha fatto niente. E ti ricordi anche del mio ammiratore segreto vero?

_Sì... Inizio a preoccuparmi...

_Ecco, domani sera vogliono vedermi. Tutt’e due. Alla stessa ora ma in posti diversi.

_E tu chi vuoi vedere?

_Non lo so... è questo il problema. Con Riley ho un’intesa perfetta, potremmo benissimo essere più che amici, non mi sono mai sentita così per nessun’altro ragazzo. D’altro canto il mio “ammiratore segreto” mi intriga molto, insomma, le sue lettere mi... emozionano molto. Però ho paura di rovinare quello che abbiamo avuto, non che abbiamo avuto molto ma...

_Hai paura di rimanere delusa giusto?

_Sì... Will, dammi un consiglio, cosa devo fare?

_A me sembra che tu abbia già le idee abbastanza chiare. Riley, è reale. L’altro non lo è. Perché si sarebbe nascosto dietro alle lettere? O è estremamente timido o è uno squilibrato.

_Ma io vorrei sapere chi è... Però non voglio perdere l’occasione con Riley...

_Non potete proprio rimandare?

_Ci rimarrebbe male. È la prima volta che usciamo come più che amici. Penserebbe che ho avuto paura. Sembra.. Sembra una specie di rompicapo!! _disse la bionda in preda all’agitazione.

_Tara, calma. Quando io sono confusa faccio così: chiudo gli occhi e così ne vengo a capo. Ora, prova a chiudere gli occhi e a liberare la mente. _fece come le era stato detto.

_Ci sono.

_Bene, ora prendi un lungo respiro. _Tara eseguì. _Sei calma ora? _annuì con la testa. _Ok, ora pensa a stasera... Cerca di focalizzare la tua serata... _Tara ci mise qualche minuto ma alla fine ci riuscì. _Con chi sei? _l’amica aprì gli occhi.

_Riley. _disse semplicemente.

_Bene, ora sai cosa devi fare. Devi solo avere il coraggio di ascoltare la voce del tuo cuore.

_Ci proverò... Grazie Will... Mi sei stata davvero d’aiuto. Beh, io scendo, ci vediamo a colazione e scusa se ti ho disturbato!

_Figurati. A dopo!

Tara uscì e entrò Oz.

_Tutto a posto? _chiese lui sedendosi a fianco a lei e abbracciandola.

_Credo di sì... _Willow si abbandonò nelle braccia di Oz e si lasciò andare.

 

La sera stessa Cordelia e Xander si erano appartati in un angolo del prato molto intimo. L’hotel aveva una forma irregolare e in quel tratto il muro faceva un improbabile angolo che però li nascondeva perfettamente. Tanta gente parlava a pochi centimetri da loro e nessuno sospettava della loro presenza. La notte era limpida e le stelle ammiccavano dall’alto in tutto il loro splendore, così la giovane coppietta ne aveva approfittato per stendersi a guardare le stelle. Immancabile era il telo, Cordelia aveva commentato con un “non vorrai mica che io mi sdrai in tutta quella sporcizia piena di insetti???” il desiderio di Xan di sdraiarsi nell’erba. Lui era sdraiato a pancia in su, con lei raggomitolata sulla pancia di lui. Guardavano incantati il meraviglioso spettacolo di luci che gli si presentava davanti, sentendosi piccoli e insignificanti. Istintivamente le loro mani si erano unite, come se quell’unione li facesse sentire più imponenti di quello che erano da soli.

Stettero così, abbracciati per un bel pezzo, in silenzio, quel silenzio che lei aveva stranamente iniziato ad apprezzare da quando stava con lui. Era un bel progresso per la chiassosa e petulante Cordelia tenere la bocca chiusa. Ma quando stava con Xander era così... Non aveva bisogno di parole, tutto quello che voleva esprimergli fluiva direttamente dal suo corpo, con i gesti.

_Inizio ad avere freddo... _proclamò lei.

_Aspetta.. _si tolse la giacca e gliela appoggiò sulle spalle, cingendola ancora di più nel suo abbraccio. Le posò un dolce bacio sulla testa. _Va meglio ora?

_Decisamente sì.. _chiuse gli occhi, godendosi quell’atmosfera così magica.

_Ti amo, Cordelia Chase, sei la donna più straordinaria della mia vita. _disse con il tono più dolce che aveva. Gli occhi di lei si spalancarono. Si rizzò a sedere quasi di colpo facendo scivolare la giacca dalle sue spalle.

_N-no, tu.. non puoi dire sul serio, tu non mi ami... _una vena di panico traspariva dalla sua voce. Anche lui si rizzò a sedere.

_Sì che ti amo. _disse guardandola negli occhi.

_Ma non mi conosci ancora molto bene!

_So tutto quello che mi serve sapere, mi basta guardarti negli occhi per trovare lì la donna che amo. _normalmente questo avrebbe fatto sciogliere qualsiasi ragazza ma la morettina che gli stava davanti era un osso duro. Entrambi, lo sapevano.

_Beh, allora sono io che non ti amo. Stiamo correndo troppo. _la sua voce era insicura e Xander sorrise.

_Eeeeh Cordelia, Cordelia... _disse rimproverandola per scherzo. Il suo indice tamburellava giocosamente sulla punta del naso di lei. _Cosa devo fare con te? Sei una pessima bugiarda, sia con me che con te stessa.

_Ma no, dico sul serio io... _lui la baciò.

_Sei ancora così convinta? _lei annuì, stavolta con ancora meno convinzione di prima. Le loro labbra si toccarono ancora. _Chi aveva ragione?

_Io.. _disse flebilmente. Niente convinzione nelle sue parole, solo la debolezza di un desiderio che voleva soddisfare.

_Mi sarò sbagliato.... Vorrà dire che dovrò andarmene... _disse scherzando. Appoggiò le mani sulle ginocchia e si alzò.

_Aspetta!! _Cordelia lo prese per la mano e lo tirò di nuovo giù con lei. _Hai vinto, Xander Harris, io ti amo.... So così poco di te eppure... _lui le accarezzò il viso.

_Abbiamo tutta la vita per rimediare. _si baciarono di nuovo, con ancora più passione di prima.

 

Dopo diverse ore di training autogeno, Tara si costrinse ad ascoltare la voce del suo cuore. Certo, era un’occasione ghiotta quella di vedere il suo ammiratore segreto ma Riley aveva quel qualcosa in più che Willow le aveva già fatto notare: lui era reale. Così si era fatta bella e era scesa dal suo principe azzurro. Mentre lo cercava con lo sguardo si ripromise una cosa: niente rimpianti, la scelta era stata fatta. Riley non c’era, stranamente. Si diresse verso al bancone per ordinare qualcosa con cui alleviare l’attesa. Non fece in tempo a sedersi che una mano le toccò la spalla. Si voltò e trovò Riley davanti a lei. Un sorriso le illuminò il volto. Poi i suoi occhi caddero su quello che le sue mani stringevano: una rosa blu. Lui evitava di guardarla direttamente negli occhi, un po’ imbarazzato.

_Una rosa blu? Per me? Curioso...

_Sì... Per te... _la annusò e la diede a lei. _Non immagini cosa significa?

_No, non può essere... _disse confusa. _Tu sei...?

_Già... _si grattò la testa imbarazzato.

_Perché?

_Non sarei mai riuscito a venire lì e parlarti....

_Ma perché non me l’hai detto sin dall’inizio?

_Volevo piacerti io e non le mie lettere... Le parole colpiscono più della persona.

_Quindi io avrei dovuto scegliere e se fossi salita? Ti saresti eclissato dalla mia vita?

_Il piano era quello.

_Allora ho fatto la scelta giusta... _disse arrossendo e tirandosi indietro una ciocca di capelli. Lui sorrise.

Quella sera fu indimenticabile per entrambi. Fu la sera in cui entrambi si amarono davvero, in cui si aprirono completamente l’un l’altra. Tara riuscì a vedere in Riley il poeta misterioso che le scriveva e Riley invece capì fino in fondo quanto era fortunato ad avere una donna così meravigliosa. Ci fu anche un bacio, che suggellò tante promesse per entrambi.

 

Sabato. Down era stata dimessa dall’ospedale, aveva reagito bene alle cure e così i medici erano stati clementi e le aveva concesso di tornare a casa. Johnathan era il suo passaggio. Avevano fatto tutta la strada in silenzio. L’aria era carica di tensione e il viaggio non fu molto piacevole. Lei fece fatica a trattenere un sospiro di sollievo quando l’auto dell’amico inchiodò davanti a casa sua. Parcheggiò sul marciapiedi proprio davanti a casa sua. Lei si costrinse a sorridere.

_Allora grazie del passaggio. _stava già per aprire la portiera ma lui la fermò. Gli bastò un solo sguardo.

_Vorrei parlarti... È arrivato il momento delle spiegazioni... _lei era terrorizzata. Non voleva raccontargli tutto. _E mi racconterai tutto. _sembrava quasi averle letto nel pensiero.

_Non c’è molto da dire, _scrollò le spalle, per farla sembrare meno grave di quanto era. _un po’ di tempo fa sono andata a una festa... Ero davvero fatta... Avevo bisogno di conforto dopo che Andrew era andato a Talent senza dirmi niente, avevo bisogno di evadere dalla realtà... Beh, ho calcato un po’ troppo la mano. Risultato? Sono finita a letto con Warren. _si interruppe, non trovava la forza di continuare.

_Non mi sembra poi così grave... Hai sbagliato ma inconsciamente...

_Quello è ancora il meno, _disse trovando la forza. _il bastardo mi ha filmato mentre io....facevo quelle cose... Così ha iniziato a ricattarmi: se io non fossi stata la sua puttana il video, con relative foto, avrebbe fatto il giro di tutti i giornali e televisioni. Sarebbe stata la fine per le Fighters. Ho accettato. _stava per piangere, non voleva, non doveva piangere. Si fece coraggio. Lui invece era sempre più scioccato e il suo volto era una maschera di stupore misto a collera. _Mi ha usata. Gli ho lasciato fare quello che voleva... Dio, _disse passandosi una mano nei capelli. _quanto sono caduta in basso in queste poche settimane... E quando me ne sono resa conto ho cercato di... _la voce le morì in gola. Tutta la forza che aveva dimostrato era sparita e aveva lasciato posto alle lacrime. Scoppiò a piangere, come una fontana. Johnathan si allungò verso di lei e la strinse tra le braccia.

_Ssssssssh, non piangere, è tutto a posto ora. Ci sono qui io... Vedrai, gli daremo una lezione coi fiocchi. Si pentirà di averci incontrato. _Quando lei si calmò lui la sciolse dall’abbraccio e le asciugò le lacrime.

_Grazie... _disse tirando su con il naso.

_Se vuoi stasera posso dormire da te... Il divano andrà benissimo.

_No, non ti scomodare, ce la faccio da sola... _lui le lanciò un’occhiata significativa.

_E se richiama? Non se ne parla nemmeno! Non ti lascio da sola da affrontare quel... maniaco.

_Ancora mille grazie.

_Non ti preoccupare...

Johnathan l’accompagnò in casa. Il “maniaco” non richiamò ma la sola presenza di Johnathan in casa tranquillizzò Down, che riuscì finalmente a farsi una dormita decente.

 

Domenica sera. Oz era un po’ nervoso, quella era la loro serata speciale e lui aveva curato tutto nei minimi dettagli, sperava solo che a Willow sarebbe piaciuto. Lei era totalmente all’oscuro di tutto, sapeva solo di dover essere lì in camera di lui tra pochi minuti.

Un leggero bussare alla porta lo distrasse dai suoi pensieri.

_Oz? Posso entrare? _disse la rossa aprendo leggermente la porta.

_Vieni... _lui accese lo stereo e una soave musica si diffuse per la stanza, leggera e dolce. A Oz ricordava un po’ la loro storia anche se non ne sapeva il motivo. Willow entrò e restò senza fiato. La camera era stata trasformata in una distesa di candele, 100 per la precisione, Oz le aveva contate, esse creavano un gioco di luci e ombre invidiabile e romantico. Il letto in particolare era circondato da tantissime candele. Sul comodino era stata distrattamente appoggiata una bottiglia di champagne.

_Wow... _disse lei ancora a bocca aperta. _È davvero bellissimo.

Lui le prese la mano e gliela baciò, poi la tirò a sé.

_Mi concede questo ballo?

_Tutti quelli che vuole, mio dolce cavaliere. _l’impresa non fu delle più facili. Ballare in mezzo alle candele poteva considerarsi piuttosto pericoloso. Ondeggiarono insieme al suono delle dolci note della melodia poi Oz la fece sedere sul letto, e lui accanto a lei. Will notò che era un po’ nervoso.

_Ti amo. _le disse piano.

_Anche io ti amo, tu non sai quanto. _Si baciarono con passione ma lui rimaneva ancora teso. Le prese le mani e si inginocchiò di fronte a lei.

_Willow Rosenberg, mi vuoi sposare? _estrasse la scatolina blu che teneva in tasca e la aprì davanti a lei. L’anello era un bellissimo diamante, semplice, ma a Willow piaceva davvero. _Lo so che non è molto ma questa è una tradizione di famiglia. Mio nonno lo diede a mia nonna, mio padre a mia madre e così tantissimi miei parenti prima di loro. _lei si portò una mano alla bocca, stupita, e qualche lacrima scivolò dai suoi occhi.

_Oz, ma è bellissimo! _la risposta secondo lei era scontata ma il povero Oz era ancora sulle spine. _Sì, lo voglio... _le sue guance s’imporporarono un poco mentre lui le metteva l’anello al dito. Lui l’abbracciò felice.

Entrambi erano sicuri della loro scelta, nessun rimpianto, e questo per Willow era davvero un buon segno.

Lunedì. Come al solito Spike e Buffy aspettavano l’inizio dello show insieme, per ammortizzare la paura di doversene andare. Stavano giusto per baciarsi quando una vocina acuta urlò:

_Orsetto biooooooondo!! Finalmente ti ho trovato!! _la giunonica conduttrice prese la rincorsa e si gettò tra le braccia di Spike, che rimase fermo, attonito.

_Harmony?? Che ci fai qui? _disse quando la bionda si fu staccata e lui ebbe riprese la padronanza di sé stesso.

_Oh, è una lunga storia! Non sei felice di vedermi??

_Sì, _disse poco convinto e cercando di abbozzare un sorriso. _è solo che bionda non ti avevo riconosciuta...

_Visto? _disse facendo un gesto con la mano che fece sollevare i suoi lunghi capelli biondi. _Come mi stanno?

_Meglio, sicuramente. _lui era alquanto infastidito, francamente non gli interessava nulla dei capelli di Harmony. Buffy stava lì a braccia incrociate chiedendosi quando sarebbe stata presentata e perché quella stupida oca aveva così tanta confidenza con il SUO ragazzo. Finalmente lui ci fece caso. _Ah, Harm lei è Buffy, Buffy lei è Harmony, una mia vecchia fiamma. Ma credo che vi conosciate già, almeno di fama.

_Già. _disse tagliente Buffy. L’altra invece alzò gli occhi al cielo mentre parlava e intanto con la bocca mimava “bla bla bla”.

_Davvero molto interessante... _commentò la conduttrice. Buffy si chiese quanto era infantile quella ragazza ma non riuscì a stabilirlo con certezza, su una scala da uno a dieci pure i numeri con sei zeri sembravano riduttivi.

_Interessante? Lo è anche il fatto che stai violando le regole, tu non puoi stare qui. Io sì.

_Nessuno mi dà ordini!

_Davvero? _Buffy poggiò le mani sui fianchi in segno di sfida avvicinandosi di più. Certo, per Harmony non era molto minacciosa, lei era un bel pezzo più alta, ma la cantante era sicura che se fossero passate alle mani avrebbe vinto lei. Eppure si sbagliava.

_Ragazze, calma. _disse lui mettendosi in mezzo e spingendole più lontane possibile l’una dall’altra. Lanciò un’occhiataccia alla sua vecchia fiamma. Non sperava che in nel lasso di tempo, in cui si erano lasciati a ora, fosse cresciuta ma si aspettava almeno che evitasse di infastidire la sua nuova ragazza.

Harmony si lanciò i capelli dietro alle spalle, indispettita.

_Beh, William, _disse guardando il biondo. _vedo che i tuoi gusti in fatto di donne sono davvero peggiorati.

_Ehi! _disse Buffy. _Non ti permettere! _la pettoruta conduttrice ci passò sopra, evitando commenti.

_Comunque io devo andare, ho un programma da presentare, IO.

_No, noi. E ricordati che sei solo una valletta... _disse Giles che si trovava a passare di lì proprio in quel momento.

_R-rupy, cosa ci fai qui?

_Ti cercavo, ti vogliono in sala trucco. Ti cercano da una mezz’oretta abbondante quindi se non ti dispiace.....

_Sì, sì, vado, vado... _disse con un gesto di stizza e si dileguò, non senza prima lanciare un’occhiata a William. L’attenzione di Giles venne attratta invece da un’altra persona.

_Scusate, devo proprio andare. _si congedò e sparì pure lui.

_William...? _disse Buffy dopo un attimo di silenzio.

_È il mio vero nome. _fece spallucce.

_Lo sapevo, ma perché lei ti chiama così e tutti gli altri Spike?

_Semplice. Perché lei mi ha conosciuto prima che iniziassi a farmi chiamare Spike. Vedi, io SONO Spike, per me è molto più di un soprannome, è un modo di essere, uno stile di vita.

_Però non riesco a capire... Perché gli altri non lo possono usare?

_Me lo sono lasciato alle spalle quel periodo e il solo sentire pronunciare il mio vero nome me lo fa ricordare....Francamente preferirei dimenticare.... _lui si rabbuiò e lei si sentì in colpa.

_Ehi, _disse circondandogli il collo con le braccia. _scusa, è tutta colpa della mia stupida gelosia..

_Non ti preoccupare, è tutto a posto... È stato tanto tempo fa... Entrambe le cose... _disse intuendo la domanda che lei stava per fargli.

_Allora mi assicuri che non ci sarà un ritorno di fiamma?

_Promesso. _disse ridacchiando. Lei cinse la vita e la strinse forte a sé. In quel momento avrebbero voluto confessarsi quello che davvero provavano ma non ci riuscirono. Avrebbero voluto far fluire le due paroline magiche che a volte possono cambiarti la vita libere, senza paura, ma così non fu. Ci fu solo il conforto di un abbraccio.

 

Anya aveva seguito Giles con lo sguardo tutto il tempo. Sperava vivamente che lui non se ne fosse accorto, e così era stato, almeno fino al momento in cui era andato a parlare con Buffy, Spike e Harmony. Inutile nascondere che spesso aveva pensato a lui. Dopo quella magica serata però tutto le era sembrato strano e irreale, lontano quasi. Rimaneva comunque il fatto che aveva cenato con il suo mito, il che la rendeva estremamente felice.

Finito il breve colloquio con la sua valletta, l’occhio del conduttore venne attratto dalla biondina che se ne stava appoggiata al muro tutta sola. Gli sguardi si incrociarono ma lei lo distolse subito, beccata sul fatto, e andò a rifugiarsi dietro, nel cortile posteriore. Doveva fingere di non conoscerlo, in fondo lei non avrebbe dovuto uscire con lui, regole del programma, ma l’aveva fatto quindi....doveva solo cercare di scampare alle conseguenze.

Sperava di tutto cuore di essere stata seguita e le sue speranze non furono deluse: con una calma del tutto inglese, Giles le venne dietro. Si guardarono senza dirsi nulla, non ne avevano bisogno, si avvicinarono e, dopo un attimo di incertezza, Anya gli saltò al collo e lui la strinse forte.

_Mi sei mancato... _disse in un soffio.

_Anche tu... Avrei voluto chiamarti ma...Le circostanze me lo hanno impedito. E ora che sei qui avrei davvero tante cose da dirti ma il tempo stringe. Vorrei non doverti mai lasciare andare però ancora una volta le circostanze ci sono avverse. Però, quando saremo fuori di qui, potremo vederci liberamente e questa strana angoscia che ci avviluppa scomparirà per sempre. _le accarezzò i capelli.

_Sì... Però quanto dovremo aspettare?

_Lo so... Prima che finisca il programma manca ancora un po’ ma... tutto dipende da voi. Se verrete eliminate potremo finalmente venire allo scoperto. Non fraintendermi, _si affrettò vedendo il corrugamento della fronte di lei. _non voglio che molliate tutto... Voglio solo te, e la tua felicità. Anche se francamente spero che questa tortura finisca presto.

_Lo spero anche io, davvero.... _Giles la sciolse dall’abbraccio.

_È il momento. Dobbiamo andare. E essere forti. _le diede un bacio sulla bocca, lungo, carico di desiderio e passione. Poi finì tutto. E lei si sentì pervadere dalla tristezza. _Si va in scena. Ricordati di aspettare un attimo prima di uscire.... _lei annuì. Lui sparì dietro alla porta. Decisamente angosciante, pensò lei ricordando le parole di lui. Poi, dopo aver aspettato un paio di minuti, aprì la porta. La persona che si trovò davanti non era proprio chi sperava, in fondo però sapeva che quel momento sarebbe arrivato.

 

Faith era sola. Attendeva l’inizio dello show da sola. In fondo era conosciuta tra le sue amiche come una solitaria. Peccato, non era vero. C’era una sola persona che l’aveva capito, ma non era il caso di abbattersi proprio nel momento in cui stavano per migliorare. Era quello il gran giorno. Quella sera lei e Angel sarebbero usciti. Si sarebbe messa il cuore in pace se avesse scoperto che quello non era più il suo uomo. Ora che lo spettro di Buffy sembrava essersi tolto di mezzo le cose potevano davvero andare meglio. Ci sperava davvero. Era agitata comunque. E doveva partecipare a uno stupidissimo show. Aveva altre cose ben più importanti a cui pensare! Sperava solo di non sbagliare a suonare, ci mancava solo quello... Sbuffò. Poi i suoi occhi caddero sulla sua pancia, il suo sguardo si addolcì e l’accarezzò. Così poco tempo e così tanto da sistemare... Ma ce l’avrebbe fatta, avrebbe dato a suo figlio, o figlia, una famiglia, fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto. Sbuffò di nuovo. Quanti dannati pensieri si potevano avere a soli 23 anni?

_Ti vedo pensierosa... _le venne un colpo, sussultò e basta, riuscì a non urlare per fortuna.

_Dannazione!! Angel, che diavolo ti è venuto in mente?? Mi hai fatto prendere un accidente! _lui trattenne a stento una risatina.

_Scusa, sul serio, mi spiace, non pensavo che ti saresti spaventata...

_Lasciamo perdere... _disse roteando gli occhi. _Ti serviva qualcosa?

_Non esattamente... Ti ricordi di stasera vero? _era leggermente preoccupato. Non sembrava vero a Faith.

_Sì, la mia agenda è decisamente vuota.

_Perfetto. Undici e mezza alla scala antincendio?

_Ok, fantastico...

_Se non vuoi essere cercata a “chi l’ha visto?” un’altra volta ti conviene avvisare... Potrebbe anche arrivare l’esercito a cercarci stavolta....

_Scemo... Me ne ricorderò. Anche se credo che l’aviazione sia la più probabile. _lui sorrise.

_A dopo allora! _alzò la mano per salutarla e lei lo imitò.

 

Andrew stava davanti a Anya con la faccia di chi avesse scoperto il mistero della vita. Aveva visto tutto, lei lo capì subito. Era dispiaciuta che l’avesse scoperto così. La bocca di lui si aprì per formulare qualcosa ma subito si richiuse. In fondo non erano affari suoi.

_Andrew, mi dispiace io non volevo...

_Da quanto va avanti? _disse interrompendola.

_Una settimana... Dalla sera in cui mi hai detto che ero strana. Avevi ragione.

_Perché non me l’hai detto? _la voce era bassissima e in volto era scuro.

_Le donne che si fanno l’amante non lo vanno a raccontare al proprio compagnio. _disse aggrottando le sopracciglia.

_E dire che stavo per fare una pazzia per te.... Ma il fatto è che io so a chi appartengo, e quella non sei di sicuro tu. Sei stata davvero meschina in tutta questa storia. Ma alla mattina riesci a guardarti allo specchio?? Hai tradito un’amica per un ragazzo che poi hai tu stessa tradito.

_I-io non volevo, è cominciato tutto come una cena innocente... _le voce le tremava e stava per scoppiare a piangere, doveva essere forte, lo voleva. _Non eravamo innamorati, lo so io, lo sai tu. E poi anche tu hai la tua parte di colpa! Non ho fatto tutto da sola!

_Non ti sei mai sentita in colpa?? _l’aggredì di nuovo lui.

_Sì!! _disse scoppiando a piangere. Il trucco le stava colando ma non le importava. _Ogni secondo, non potevo più vivere così!! Ogni istante della mia vita la faccia di Down mi tornava alla mente, mi rodevo il fegato con i rimorsi! Non ce la facevo più!! Lo capisci questo?! _alla fine il suo pianto si era trasformato in un pianto con grida e singhiozzi. Anche gli occhi di lui stavano diventando lucidi. La prese e la strinse a sé, dove lei si lasciò andare, piangendo a dirotto.

_È tutto a posto Anya... _le baciò la testa. _È tutta colpa mia. IO dovevo essere fedele, non tu. E per la storia di Giles ti credo, non volevi farmi del male. Scusami se ti ho aggredita, è solo che al mattino quello che non riesce a guardarsi allo specchio sono io. Allora ho incolpato te. Perdonami. Non credevo che stessi così male...

_Abbiamo iniziato insieme, questa è la verità.. _disse più calma staccandosi. _La colpa è di entrambi.

_Non parliamone più, ci siamo fatti abbastanza male in questo periodo. _lei annuì. _Ti va di parlarmi di Giles?

_Ok... Beh, di lui non c’è molto da dire... Ci siamo scontrati lunedì, lui è sempre stato il mio mito. Il mio idolo. L’occasione era troppo ghiotta. L’ho invitato a cena e poi...sai com’è...da cosa nasce cosa...

_Lo ami?

_Non lo so ancora. Lo conosco da troppo poco. Ci sono buone possibilità però.

_Di nuovo amici?

_Sì... _disse lei asciugandosi le guance ancora umide. _Ora è meglio che vada dalla truccatrice. Il mio viso deve essere un disastro...

_Ti accompagno? _lei scrollò le spalle, per lei era uguale. Lui l’accompagnò, forse solo per togliersi il rimorso che aveva nei suoi confronti. O solo per aiutare un’amica. Di sicuro lui non lo sapeva.

 

Dopo la crisi di panico della truccatrice, tutto era filato liscio per i due gruppi, solo per quel momento, rivali. Tutti si erano salutati felici, come una grande famiglia, e forse lo erano davvero. La puntata era andata davvero bene. Prima gli Absolutes erano stati sfidati e avevano vinto con facilità. All’ultima canzone però Spike aveva annunciato al microfono:

_Questa canzone la dedico all’unica persona che fa battere il mio cuore e che mi fa vivere. Passerotto, questa è per te.... _disse con un largo sorriso diretto a Buffy. Poi le note leggiadre di “Here with me” di Dido si diffusero per la sala. L’interpretazione di lui era suprema, toccante, così tanto che Buffy non poté fare a meno di piangere. Willow se ne accorse e fu furba: la coprì in modo che le telecamere non la vedessero. Ancora una volta il loro piccolo segreto era salvo.

Giustamente erano gli Absolutes a essere in cima quella settimana, seguiti da molto vicino dalle Fighters, al secondo posto. Un altro gruppo venne eliminato. Il cerchio si stringeva, ma, al momento, tutte le tensioni per la competizione sembravano essere scomparse.

 

_Ce l’abbiamo fatta!! _disse Buffy prima di lanciarsi tra le braccia di Spike. La puntata era ormai finita e loro festeggiavano nel corridoio, davanti alla camera di lui.

_Sì, _disse scostandole una ciocca di capelli. _siamo imbattibili. D’altronde...è destino, noi dobbiamo stare insieme.

_Non ne sarei così sicura, William.... _disse in tono di rimprovero. Stranamente il suo nome detto da lei non rievocava nulla, niente fantasmi del passato e atroci dolori come lui aveva pensato, solo la sua Buffy che lo chiamava.

_Eh dai! Pensavo che mi avessi perdonato! _disse cingendole ancora di più la vita.

_Uhmmmm.... Vediamo... Non lo so ancora...Ero convinta di sì ma.... Sta a te convincermi...

_Si può fare.... Però ti devi cambiare...

_Perché?

_Per farmi perdonare! Corri su a cambiarti ora!

_Aspetta, cosa mi devo mettere?

_Un costume, possibilmente con qualcosa sopra per coprirlo... Io ti aspetto qui.

_D’accordo, sono proprio curiosa di vedere quale sorpresa mi hai preparato stasera... Faccio in un attimo! _gli strizzò l’occhio e lui in risposta le lanciò un bacio con la mano.

Buffy corse verso la sua camera e vi entrò. Chiuse la porta alle spalle. Poi notò la finestra. Era ancora rotta, da quando era entrato Angel non l’avevano più riparata, ma lei si ricordava perfettamente di averla chiusa. Si guardò intorno allarmata ma nella camera non sembravano esserci tracce di intrusi. Si tranquillizzò e andò a richiuderla. La stava giusto bloccando quando sentì qualcosa di appuntito sulla sua schiena.

_Buona sera Buffy... Ci si rivede... Ora fai la brava, alza le mani e girati lentamente. _lei l’aveva riconosciuta subito, non aveva nemmeno bisogno di guardarla in faccia. Fece come le aveva detto. Quando si girò non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Una Harmony vestita con una tutina nera di vernice attillatissima, con tanto di stivaletti coordinati, le stava davanti reggendo una lunga e affilata spada.

_Non mi ero accorta che fosse già carnevale! _disse tra le lacrime per il tanto ridere. La bionda però sapeva il fatto suo, fece scivolare la lama sotto il mento della cantante e, con voce roca, disse:

_Stai attenta Buffy... Non stiamo più giocando. Questa è molto affilata. Non costringermi a ucciderti prima del tempo. Hai davanti l’altra Harmony, quella bella, pericolosa e spietata. Tienilo bene a mente. _cessò all’istante di ridere e divenne seria.

_Devo dire che la nascondevi bene....

_Sì, in effetti me lo dicono tutti che sono una brava attrice...

_Che vuoi farmi? _chiese con una leggera punta di paura.

_Ucciderti... Ma non ora, a tempo debito. A proposito, non cercare di scappare se no ti sgozzo qui, all’istante, come una capra. Chiaro il concetto? _Buffy annuì nervosamente. _E ora girati di nuovo... _obbedì di nuovo. Harmony le legò le mani con una corda che teneva appesa alla vita.

_E ora?

_Andiamo a trovare la mia amica Glory! Vedrai, sarà felice di fare la tua conoscenza. _detto questo con l’impugnatura della spada la colpì sulla schiena, in mezzo alle scapole. Lei svenne cadendo a terra. Poi frugò tra le cose di Buffy per cercare carta e penna. Su un foglio scrisse:

William, se rivuoi la tua adorata sgualdrina vieni al porto, magazzino 15. Niente polizia, o è morta.

Harm.

Col pugnale che teneva nello stivale inchiodò il biglietto alla porta che poi richiuse. Si mise la ragazza sulle spalle e si preparò a un bel salto dal secondo piano.

 

_Allora sei sicura di aver capito bene il piano? _chiese Johnathan a Down. Lei annuì. Era da un po’ che stavano preparando il piano. Finalmente era pronto e Down non vedeva l’ora di farla pagare a Warren.

_Ce la posso fare. In fondo non è difficile...

_Sei agitata?

_Un po’... e se non funzionasse?

_Farò in modo che funzioni. Ricordati sempre che sarò sempre lì, con te, non sei sola. E ora si va in scena! _le attaccò il microfono in modo che non si vedesse. Poi andarono sulla macchina di lei. Johnathan guidò fino a casa di Warren. Erano tesi, sull’auto non spiccicarono una parola. Solo quando si fermarono davanti alla casa dell’odiato ragazzo si parlarono.

_Ok... Ci siamo... Hai tutto?

_Sì.

_Bene, vai e stendilo!! Mi raccomando, temporeggia...

_Sì, sì, non ti preoccupare.

_Andrà tutto bene, vedrai...

_Grazie di tutto. _non gli diede il tempo di rispondere, scese diretta verso la casa di Warren, agguerrita come non mai. Dietro di sé sentì la sua macchina che partiva a razzo. Era il grande momento. Prese un lungo respiro e suonò il campanello.

 

Spike aveva aspettato Buffy già abbastanza per i suoi gusti, un quarto d’ora era più che sufficiente. Così andò verso la camera di lei. Il pugnale di Harmony attrasse subito la sua attenzione, sapeva che era suo, gliel’aveva visto maneggiare più volte. Staccò il foglio e il pugnale dalla porta. Appena ebbe letto il nervoso e la rabbia si impossessarono di lui. Harmony l’avrebbe pagata cara. Non doveva toccare Buffy, così aveva scatenato la sua ira più funesta. Ma sapeva che Harmony non lavorava da sola, non aveva le palle. E sapeva anche chi poteva esserci dietro. Ma non ci pensò, non voleva crederlo. Accartocciò il foglio e lo buttò via, nessuno doveva leggerlo. Poi andò in camera sua, gli servivano un paio di cosette per ricordare alla pettoruta bionda di che pasta era fatto.

 

Angel uscì sulla scala antincendio. Era in anticipo, lo sapeva. Ma non aveva voglia di parlare con nessuno dei suoi amici, sembrava che facessero a gara per chi lo infastidiva di più quando voleva stare solo. Ora voleva solo pensare in pace a quello che stava per fare. Si chiedeva se non fosse stata una mossa azzardata invitare fuori Faith, non tanto per i vari divieti dell’albergo ma perché nemmeno lui sapeva cosa voleva fare. Voleva uscire incondizionatamente con lei, senza pensare che fosse sua moglie o che fosse addirittura incinta di lui. Era abbastanza sicuro che se quello che aveva raccontato lei era vero, lui l’avrebbe amata di nuovo, non ci si dimentica completamente della persona amata, anche se lui l’aveva fatto. L’amore avrebbe risvegliato i ricordi, questa era la sua teoria, sebbene questi fossero stati deliberatamente cancellati. Se così non fosse stato, avrebbe fatto la prova del dna, così si sarebbe assicurato che quello fosse veramente suo figlio, avrebbe aiutato Faith a crescerlo, ma non sarebbe stato con lei. Doveva pensare anche alla sua felicità. Avrebbe fatto la cosa giusta, pensando anche a sé stesso. Faith fece la sua comparsa sulla scala, distogliendo Angel dalle sue macchinazioni. Appena lui la vide, i suoi occhi si illuminarono. Era bellissima. Era vestita semplicemente in jeans e maglietta, ma le donavano davvero tanto. Sembrava piuttosto sicura di sé me era normale, pensò lui, c’era già passata chissà quante volte.

_Sei bellissima...

_Grazie... _non se l’aspettava. Si tirò indietro dei ricci ribelli che le cascavano proprio davanti agli occhi, imbarazzata. _Allora, dove mi porti stasera di bello?

_Sorpresa! Dai, seguimi...

_Aspetta! Tu sei mai uscito dall’albergo?

_Sinceramente no...

_Ecco, _disse lei scuotendo la testa. _lo immaginavo e allora ho portato.... _disse frugando nella sua borsa. _Ta-dan! _tirò fuori dei cappelli e degli occhiali da sole. _Non possiamo farci riconoscere. Ti piacciono? _disse mostrando quelli che aveva portato per lui.

_Sei un portento, hai indovinato i miei gusti, oppure li conoscevi già...

_Metti in dubbio le mie doti di veggente?

_Non ancora...

_Ma tu pensa cosa devono sentire le mie orecchie! _disse schiaffeggiandogli giocosamente il braccio col cappello. Faith poi infilò il cappello a Angel, e lo stesso fece lei. Si munirono entrambi di occhiali da sole e scapparono insieme dall’albergo.

 

Warren aprì la porta a Down. Era piacevolmente sorpreso, compiaciuto di sé stesso.

_Che ci fa qui la mia puttanella? Hai tanta voglia di prenderlo in quel posto?

_Forse..... o forse no. Voglio fare un gioco Warren, allora, sei abbastanza uomo da accettare?

_Che tipo di gioco?

_Mortale... Allora, ce le hai le palle si o no?

_Ok, accetto. Dove andiamo?

_Non così in fretta. Lo saprai quando saremo arrivati. _tese la mano in avanti. _Le chiavi della tua auto. _lui frugò in tasca e gliele porse. Poi salirono insieme sull’auto di lui.

_Alziamo la posta in gioco... _disse lei mentre guidava. _Se vinci tu sarò la tua “puttanella” per 24 ore al giorno. Vivrò a casa tua e soddisferò ogni tuo...bisogno.

_Mi sta bene. E se vinci tu? Immagino che rivorrai il video.

_Esatto... E prega che non ti uccida.

Warren rise, di sicuro non si sarebbe fatto battere da una mezza cartuccia come Down.

Lei frenò bruscamente.

_Siamo arrivati. _lui guardò l’edificio che gli si presentava davanti: un grattacielo talmente alto da non riuscire nemmeno a scorgere la punta. Scesero entrambi. Down tenne le chiavi dell’auto, sapeva che avrebbe vinto, e lui cominciava a temere. Entrarono, presero l’ascensore e andarono all’ultimo piano: il tetto. Down si avvicinò alla ringhiera e guardò giù. Ringraziò il cielo per non soffrire di vertigini. Warren fece la stessa cosa.

_Altino... _disse lui.

_Non eccessivamente. _mentiva, 40 piani avrebbero fatto vacillare anche il più coraggioso degli uomini. Ma, d’altro canto, lei non aveva nulla da perdere.

_Qual’è il gioco?

_Ora a turno scavalcheremo la ringhiera e faremo un bel giro completo di questa terrazza. Bisogna però ammettere che è bella alta. _attimo di pausa. _Cazzi tuoi. _disse scrollando le spalle. Sapeva benissimo che lui soffriva di vertigini, si era informata, e non vedeva l’ora che si mettesse a piangere. _La ringhiera finisce esattamente là... _disse indicando il punto in cui c’era il muro. Era una bella porzione. Su tutta la superficie della terrazza, il muro, che corrispondeva all’ascensore, occupava la metà, abbondante. Quindi Warren avrebbe dovuto vacillare in cerca di un appiglio per diversi metri. All’incirca 60 metri...Ma chi li contava? Lei, ovviamente. _Dopodiché c’è solo il freddo muro ad accoglierti.

_T-tu sei pazza, io non farò mai una cosa del genere!

_Non eri mica un uomo con le palle?

_Soffro di vertigini, non mi puoi obbligare...

_Tu dici? _estrasse una pistola dalla borsa e gliela puntò addosso. _Scegli. Se fai il giro hai qualche possibilità di sopravvivenza. Altrimenti ti sparo. Qui. Subito. E a sangue freddo.

_Non mi sparerai. _disse vacillando.

_Al posto tuo non ne sarei così sicuro. Pensa a quello che mi hai fatto passare... _si fermò un attimo. _Sei ancora giovane per morire... _proseguì poi. Lui deglutì rumorosamente. Tremava di paura, proprio quello che voleva lei. Ma non era abbastanza. _Forza! Sul cornicione!

Si convinse, andare sul cornicione era la scelta migliore. Però tremava di paura. Le vertigini erano il suo punto debole. Scavalcò la ringhiera mentre una Down ghignante lo guardava divertita.

_Hai mezz’ora di tempo, dopodiché vengo lì e ti sparo.... Buon divertimento! _disse sorridendo sadicamente. Mezz’ora bastava a malapena, pensò soddisfatta, si sarebbe divertita in quella mezz’ora... Si sedette a terra, comodamente, e contemplò lo spettacolo.

 

Spike stava di fronte al deposito 15. Le sue uniche armi purtroppo erano il pugnale di Harmony e una frusta. Scarso equipaggiamento, ma era stato anche in situazioni peggiori. Spalancò le due porte scorrevoli con decisione. L’ambiente era buio, non si vedeva a un palmo dal naso.

_Harmony!! _urlò. _Brutta cagna!! Fatti vedere!! Lo so che sei qui!! _le luci si accesero. Al centro c’era un palo, a cui era stata legata Buffy, che era ancora priva di conoscenza. In alto, su una piccola balconata stavano le due bionde, Spike le riconobbe subito, erano Glory e Harm.

_Buona sera William. _disse Glory. _È sempre un piacere rivederti.

S _Dovevo immaginarlo che c’eri in mezzo anche tu. Fatemi indovinare... Ve l’ha ordinato Dru?

H _Esatto... _La sua compagna subito le tirò una gomitata. Non doveva fare nomi... _Diciamoglielo! Tanto sta per morire! _disse massaggiandosi il fianco. Glory alzò gli occhi al cielo e disse:

G _Fa’ come vuoi....

S _Si può sapere cosa state confabulando?

H _Will, Dru ti rivuole. Ci ha mandato qui apposta... Puoi decidere se seguirci con le buone, e salvare così la vita alla tua amata, o con le cattive... E in quel caso uccideremo la tua adorata Buffy.

S _Forse doveva pensarci due volte prima di scoparsi Angel. Per quale assurdo motivo dovrebbe rivolermi? Si sente sola? _disse schernendola. _Ora per di più ha un mucchio di potere. Non le piace essere il capo assoluto della V.A.S.? In ogni caso io non vengo proprio da nessuna parte. E se toccate anche con un solo dito Buffy, me la pagherete cara.

H _Dru ti ama, _disse ignorando la provocazione. _non le interessa il potere se non ha te. Si sente persa senza di te. Lei ti ama davvero.

S _Un amore capace solo di sfruttare non mi interessa.

G _Apri gli occhi stupido. Cosa può darti quell’insignificante bionda che lei non ti può dare?

S _Amore, calore, dolcezza, completezza e del sesso stupendo. _disse ironizzando un poco. _Ma voi non capirete mai. Voi siete vuote dentro, come lei. _le guardò con aria di sfida. Il tempo delle parole era finito.

Le due si scambiarono un’occhiata di intesa. Saltarono entrambe giù dalla balconata. Inaspettatamente, Spike corse verso di loro, aveva una sola possibilità: la seconda spada di Glory. Se ne portava sempre dietro due e poi ne usava solo una. Doveva prenderla se voleva avere qualche speranza di vittoria. Le due ragazze estrassero le spade e si prepararono a farlo a fettine.

Intanto Buffy iniziava a riprendersi. All’inizio le immagini erano sfocate, poi presero forma piano. Il corpo le doleva tutto. Si trovò legata, si chiese perché e si ricordò di Harmony nella sua stanza. Il resto era buio.

Intanto Spike si destreggiava tra i fendenti delle due bionde, estraendo la frusta riuscì a disarmare Harmony ma a quel punto Glory cercò di colpirlo, lui limitò il danno sacrificando il braccio, prima che Glory potesse cercare di colpirlo ancora lui si fece scudo con l’altra bionda. Poteva anche essere una mossa da vigliacchi, ma anche battersi due contro uno lo era. Aveva una sola possibilità e un braccio ferito. Lanciò Harmony addosso alla sua socia che la prese al volo spostandola immediatamente per cercare di capire cosa stesse per fare il suo avversario. Lui fu rapidissimo, sfilò il pugnale di Harm dallo stivale e lo lanciò nella gamba di Glory proprio mentre lei stava cercando di spostare Harmony per capire cosa stesse succedendo. Ebbe un cedimento improvviso per l’acuto e inaspettato dolore. Spike sfruttò quel momento per aggirarla e impossessarsi della sua spada di riserva.

_Dannazione... _imprecò lei mentre si estraeva il pugnale dalla gamba. Come aveva potuto essere così stupida? Gli aveva lasciato prendere la sua spada.

Un inquietante ghigno passò sul volto di lui mentre ammirava la spada che brandiva. Ora le due bionde sapevano di essere davvero nei guai.

Angel portò Faith sulla spiaggia dove, grazie a un complice, aveva fatto preparare una tovaglia con le candele, stesa vicino al mare. Degli eleganti piatti con posate e tovaglioli abbinati completavano il quadro. Lei si tolse gli occhiali stupita e ammirò il fantastico lavoro.

_Tutto questo... per me?? _disse incerta guardandolo dritto negli occhi.

_Beh, se dobbiamo ricominciare tutto da capo, allora facciamolo con stile.

_Grazie...

_No, grazie a te, per avere così tanta pazienza con me. Non credere, so che per te è difficile... _lei non sapeva cosa dire, era stupita, mai si sarebbe immaginata simili parole da Angel. _Ti ho lasciata di sasso? _disse notando l’imbarazzo che si era creato.

_Già...

_Allora sono riuscito nel mio intento... Hai fame?

_Un po’...

_Prego allora, dopo di lei.. _disse facendo un gesto con la mano. Lei seguì il suo gesto e andarono insieme a sedersi sulla tovaglia.

 

Riluttante, Warren scavalcò la ringhiera. Tenendosi ben stretto a essa, gettò un occhio oltre il sottile cornicione. Ebbe quasi un mancamento quando vide le centinaia di metri sotto di sé, da lì le auto si vedevano a malapena, erano dei puntini minuscoli che si muovevano sotto di lui. Se fosse caduto non sarebbe sopravvissuto. Si costrinse a muovere il primo passo. In fondo quello che Down aveva detto era vero, era ancora giovane per morire. Si trovò ben presto a dover arrancare senza alcun appiglio, se non la fredda pietra che offriva poco conforto. Un senso di atterramento lo colpì quando arrivò al primo angolo di muro, oltre al terrore. Bene o male riuscì a passarlo. Ma il secondo fu peggiore. Mise un piede in fallo e si sbilanciò all’indietro. La sua faccia si trasformò in una maschera di orrore, gli venne un improvviso colpo di caldo mentre le braccia si agitavano cercando di ritrovare l’appiglio con la pietra. Un miracolo lo salvò e ritrovò l’equilibrio. Il resto del giro lo finì senza troppe difficoltà, riabbracciando la sua amata ringhiera.

Intanto Down lo aspettava. Era stato davvero divertente osservarlo arrancare sullo stretto cornicione, era contenta che fosse sopravvissuto, francamente lei lo sperava, altrimenti non avrebbe potuto divertirsi dopo. Però la prospettiva che Warren morisse non le faceva né caldo né freddo, ormai non riusciva più nemmeno a odiarlo. All’inizio sì, lo aveva odiato con tutte le sue forze, ma poi l’odio aveva lasciato posto a un senso di disperazione e un desiderio di vendetta inimmaginabile. Prima l’aveva spiato affacciandosi fuori dalla ringhiera e aveva visto che stava quasi per cadere, il suo cuore non aveva vacillato nemmeno per un momento: nessuna emozione, solo compiacimento per aver trovato la vendetta perfetta.

Warren arrancava sul cornicione, era quasi arrivato alla fine, con suo grande sollievo, fece gli ultimi metri e scavalcò la ringhiera. Tirò un lungo sospiro di sollievo, nonostante l’incognita Down fosse un bel problema. Forse l’avrebbe lasciato vivere. Forse l’avrebbe ucciso. Era il momento della verità. Lei lo accolse con un ghigno.

_Mi sembri affaticato, allora come va? Vuoi fare un altro giro? Sai, sei arrivato proprio a pelo. Un altro paio di minuti e ti facevo fuori. _disse con voce inquietantemente cordiale.

_Vaffanculo... _riprese possesso di sé. _Ora tocca a te... E così vedremo come sei brava tu...

_Mmmmh...Fammi pensare... La donna con la pistola dice... no!

_Ma gli accordi erano diversi! _si lagnò.

_Ho mentito. _disse come se si trattasse della cosa più logica del mondo.

_Fottiti... Per che cavolo di motivo io avrei fatto questo assurdo gioco?

_Per il mio divertimento personale. Senti stronzetto, vedi di moderare i termini se non vuoi un bel buco in testa. O da qualche altra parte.... Chiaro? _lui annuì. _Fantastico. E ora possiamo andare nel secondo posto.

_Dove?

_Niente domande. Forza, andiamo. _così scesero e tornarono all’auto. Lei non lasciò mai la sua arma, sapeva che si trattava di vita o di morte. Così guidò con una mano sola.

Parcheggiarono l’auto vicino a un edificio di mattoni che ancora poco conservava del suo colore originario. L’insegna di un club di dubbia reputazione lampeggiava sulla porta d’entrata. Tutto era quel posto, fuorché invitante.

_Siamo arrivati a destinazione. Ora volta la schiena verso di me. _lui obbedì. Lei lo ammanettò con le manette che teneva nello zainetto ben stretto, in modo che non potesse sfilarsele. _È il momento della nostra entrata trionfale... _lui non commentò. Si limitò a seguire Down. Lei gli aprì la portiera e lo spinse nel club. Tenne la pistola nascosta dietro alla schiena di lui e così il buttafuori non si accorse che aveva un’arma.

Nonostante l’impressione che dava quel posto fosse orrenda e deprimente, era stranamente pieno di gente. Inutile dire che era uno dei quei club per gay, dove si esercitavano pratiche sessuali, e anche pesanti da quanto vedeva. Warren riuscì a deglutire a fatica, rabbrividendo al pensiero del suo futuro. Quella si che era una vendetta coi fiocchi, pensò lui.

 

Finalmente Spike impugnava la seconda spada di Glory, e non vedeva l’ora di vendicarsi. Intanto la piccola figuretta bionda legata al palo iniziava a muoversi. Lui la notò subito. E lei notò lui.

_Spike... _disse in un soffio non appena ebbe messo a fuoco. _Dove siamo?

_Non preoccuparti passerotto, è tutto ok. Ci penso io qui, tu non affaticarti. Vedrai, ti porterò fuori in un batter d’occhio.

_Mi fido di te.... _lui sorrise e poi tornò a occuparsi delle altre due bionde.

_Oh, ma che dolci... _ironizzò Harm. Lui non le diede il tempo di proseguire, con un movimento rapido del polso, le tagliò lo zigomo. La pelle si ruppe sanguinando un poco.

_La prossima volta stai attenta a quello che dici. Potrebbe toccare al tuo occhio...

_Non mi fai paura William. Ti farò pagare caro questo affronto...

_Sto già tremando di paura.... _le due bionde si scambiarono uno sguardo d’intesa e presero ad attaccarlo insieme. Ora che aveva la spada, lui si difendeva benissimo. Anzi, quelle in svantaggio erano proprio le due ragazze. Con un fendente velocissimo William ferì il braccio di Glory e nel contempo sfregiò la gamba di Harmony. Glory decise di farla finita, guardò la sua compare, che capì al volo, e si frappose tra loro permettendo all’altra di correre verso Buffy. Spike tentò di fermarla ma non ci riuscì, Harmony lo marcava troppo stretto.

Prendendo Buffy per i capelli le espose la gola.

_È finita William, rassegnati, hai perso. Dovrai tornare con noi, in Inghilterra, da Dru.

_Spike....... _invocò flebilmente Buffy.

_No, _disse calmo. _Harm ha perso. _affondò velocemente la spada nel ventre della bionda. Una smorfia di dolore passò sul suo volto, a fatica riuscì a dire:

_Perché? _disse ansimando. William le passò un braccio intorno alla vita.

_Lo sai. Non dovevi toccare Buffy. Lei non c’entrava. Riposa in pace ora Harmony. _sfilò la spada da lei e la appoggiò piano a terra. Lei chiuse gli occhi, la pesante cortina stava cadendo sui suoi occhi, ormai non c’era più niente da fare per lei, e lo sapeva. Spike si corrucciò per un attimo, in fondo gli dispiaceva, ma d’altro canto se l’era cercata. Subito tornò a fronteggiare Glory con lo sguardo.

_A quanto pare sei rimasta solo tu...

_Credi di farmi paura? Ti ricordo che la biondina qui ai miei piedi potrebbe morire da un momento all’altro.

_Non lo farai. _iniziò ad avanzare lentamente, cercando di guadagnare terreno. _Non ne avrai ilo coraggio. Arrenditi Glory. Sei rimasta sola. E per chi poi lo dovresti fare? Per Dru? _Spike rise. _Quella non sacrificherebbe nemmeno un’unghia per te.

_Ti sbagli, _ringhiò stringendo ancora più forte i capelli di Buffy. _è merito suo se sono ancora qui. Lei mi ha sempre protetta. Mi ha sempre guardato le spalle.

_Ti ha solo usata. Le servivi per i suoi scopi. _ormai erano molto vicini, a cinque metri circa di distanza. Poi successe tutto in un lampo. Glory levò la spada in alto per trafiggere Buffy, mentre la ragazza chiudeva gli occhi pregando che Spike la salvasse. Lui si gettò sull’assassina e le fermò i polsi in alto. Presa da uno scatto d’ira, lei fece roteare la spada e colpì lo zigomo e il sopracciglio di lui, fortunatamente l’occhio era salvo. Colto di sorpresa la lasciò istintivamente andare e si portò le mani al viso. Glory ne approfittò per trafiggere Buffy, grazie al cielo William le diede uno spintone e lei la colpì solo al fianco mentre volava a terra, sarebbe arrivata dritta al cuore se lui non fosse intervenuto. Buffy urlò di dolore e chiuse gli occhi, stordita.

_Buffy! _lui si inginocchiò subito a fianco a lei, prendendole la mano. Con la spada tranciò le corde che ancora la tenevano legata e l’accolse tra le sue braccia. _Buffy, ti prego, dimmi qualcosa. _la vista gli si appannava, non voleva piangere ma fu inevitabile. La strinse a sé singhiozzando, nel panico più totale. Glory si rialzò un po’ barcollando, segnata dalle precedenti ferite. Prese la spada e cercò di tagliare il collo di lui con un fendente netto, mandando al diavolo la sua missione. Lui abbassò la testa e, nello stesso momento, conficcò la spada nel petto di lei. Era finita ora. Improvvisamente tornò in sé, le controllò immediatamente il polso, batteva ancora per fortuna. Guardò la ferita: doveva fermare l’emorragia. Con la spada tagliò un pezzo della sua maglietta e la usò per tamponare la ferita. Senza staccare la mano dalla ferita di lei, raggiunse il corpo esanime di Glory e tirò fuori il cellulare. Chiamò l’ambulanza. Poi la prese di nuovo tra le sue braccia.

_Resisti amore mio, lo so che sei forte. Non mollare... _disse tra le lacrime. _Non mollare... _piccole gocce di dolore caddero sul volto di lei, che, a fatica, aprì gli occhi.

_Spike...... _la sua voce era debolissima e a lui si strinse ancora di più l cuore.

_Amore mio, sono qui, _prese la mano e gliela baciò. _Non ti affaticare, l’ambulanza sta arrivando.

_Sei f-ferito... Per me? _disse flebilmente guardando il suo sopracciglio.

_È solo un graffio, guarirò in fretta..

_P-per me non... non c’è più speranza... _esalò.

_Non dirlo nemmeno per scherzo! Tu vivrai! E morirai di vecchiaia, nel tuo letto, accanto a me. Non ti lascerò andare. Né ora né mai.

_Ti prego... Il tempo stringe, non voglio andarmene senza avertelo detto... Io... io ti amo, e solo ora mi rendo conto di quanto sono stata stupida a non dirtelo subito. Non ho mai amato nessuno come amo te.

_Non devi dirlo, non sei obbligata, perché tu NON STAI MORENDO! _disse tra i singhiozzi. La strinse ancora più forte a sé. _Oddio Buffy, anche io ti amo, da sempre. Non te ne andare, resta con me. Lotta per noi. Se tu muori... Muoio anch’io.

_Spike... _un colpo di tosse interruppe la sua frase.

_Basta, non parlare più non ti devi affaticare. Segui solo la mia voce. Non chiudere mai gli occhi. Pensa a quanto sarà bella la nostra vita quando sarai uscita dall’ospedale... Non ci lasceremo più... E lasceremo Talent... Andremo a vivere all’estero, in un posto dove non ci conoscerà nessuno, così potremo vivere in pace... Ci tireremo dietro tutti i nostri amici... A parte il carciofone.... _Buffy rise. _Lui proprio non ce lo voglio con noi... _scherzò lui. Parlava del più e del meno, faceva di tutto per tenerla sveglia, sapeva che se avesse chiuso gli occhi sarebbe stata la fine.

Li trovarono così, gli infermieri della croce rossa, abbracciati, a parlare, in mezzo a un bagno di sangue. Velocemente caricarono Buffy sull’ambulanza e controllarono lo stato delle altre due. Buffy venne portata d’urgenza all’ospedale.

Angel e Faith avevano quasi finito la cena. Era stata un serata parecchio divertente per entrambi, per di più erano brilli, troppo champagne, quindi sembrava tutto molto più divertente. Avevano riso insieme, parlato, Angel aveva scoperto altri particolari sul suo matrimonio e su di lei, ora lui si apprestava a tirare fuori il dolce: un semplicissimo budino al cioccolato.

_Ti piace il cioccolato? _le chiese mentre rovistava nel cestino da pic-nic.

_Lo adoro, soprattutto la nutella. Mi ricordo che ne mangiavamo a tonnellate. _disse con aria sognante.

_Allora complimenti per la linea!

_Faccio solo un po’ di movimento quando posso... E poi io sono così di costituzione. Anche tu non è che sei grasso, anzi... _lui si girò con i budini in mano e disse:

_Ta-dan! _gli occhi di lei si illuminarono.

_Mmmmh.. Mamma mia che meraviglia... Mi vizi così...

_Accidenti, mi hai scoperto. _disse ridacchiando. Le porse il piatto e mangiarono silenziosamente. Quando ebbero finito lei guardò lui e non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

_Angel.. _disse tra uno spasmo e l’altro. Intanto lui la guardava stranito, non riusciva a capire cosa ci trovasse di così buffo nella sua faccia. _Ma guarda come ti sei conciato.. Peggio di un bambino.. _riuscì a dire tra una risata e l’altra. La bocca di lui era tutta sporca di cacao agli angoli della bocca e sul labbro inferiore.

_Dove? _disse un po’ imbarazzato lui.

_Aspetta, faccio io. _prese in mano il tovagliolo e si avvicinò. Ma poi ebbe un’idea migliore. Gli prese il viso tra le mani e iniziò a leccargli sensualmente le labbra fino che non l’ebbe pulito. _Ecco, ora sei a posto. _disse tornando a sedersi. Lui si portò un mano alla bocca, bruciava, lo poteva avvertire. Senza dire nulla fu lui a allungarsi verso di lei, prenderle il viso tra le mani e baciarla. Lo fece quasi senza pensare, automaticamente e si stupì di quanto naturale potesse essere quel gesto. Il bacio si approfondì e finirono distesi a terra, lui sopra di lei. Faith sorrise dentro di sé, il suo Angel era quasi del tutto tornato.

 

Johnathan andò incontro a Warren e Down.

_Ciao ragazzi, vedo che ve la state spassando. Siete venuti a fare un giro nella grande metropoli del sesso gay?

_Esattamente.. Vorrei vendere il mio amico per questa notte. Ehi, hai fatto quella cosa?

_Tutto a posto, tranquilla.. _disse accarezzandole una spalla.

_Vendere?! _urlò Warren.

_Zitto schiavo... _disse lei aspra. _Allora, dove posso andare?

_L’ultima stanza là in fondo per venderlo. Ma aspetta, prima volevo dargli una passata io.

_Con piacere, è tutto tuo...

_Bastardi!! Cosa volete farmi???

_All’incirca quello che tu hai fatto a me. _disse lei con un sorriso freddo. Aumentò la pressione della pistola sulla sua schiena in modo da fargli ricordare chi comandava. _Saliamo?

_Certo. Seguitemi. _Johnathan portò Warren e Down al piano superiore, in una delle tante camere riservate ai clienti. La camera era costituita da un letto matrimoniale, una poltrona, un divanetto e una panca. Le pareti erano piene di strumenti di tortura: fruste, canne, bastoni, qualsiasi cosa potesse nuocere era appesa a quelle pareti. Il tutto dava sui toni del rosso e del giallo. Warren venne legato alla poltrona, nudo, lei invece si sedette sul divano di fronte a lui, per gustarsi la scena, con un bicchiere di vino in mano. Johnathan si avvicinò alla parete indeciso sullo strumento da utilizzare per primo. Warren intanto si dibatteva inutilmente. Optò per la canna. La fece crepitare nell’aria per provarla. Poi la fece schioccare su di lui. Il grido di dolore di lui fu di una potenza inaudita, il sangue iniziò a sgorgare dalla ferita che Johnathan gli aveva procurato. Lo stesso sorriso sadico passò sia sul viso di lui che su quello di lei, che si limitò a far girare il vino nel bicchiere e a gustarselo.

_Questa sì che è musica per le mie orecchie... _disse lei soavemente. _A proposito, è inutile che urli, qui nessuno ci farà caso. Non fai altro che estasiarmi. _il prigioniero non rispose e Down se ne compiacque, forse stava diventando mansueto, o forse lo stavano spingendo sullo stesso baratro su cui pure lei aveva gravitato per un po’, prima di capire che la vendetta è la migliore delle soddisfazioni.

Dopo averlo picchiato un po’, Johnathan cambiò arma, diverse volte. Il risultato finale era invidiabile: Warren era irriconoscibile. La pelle era coperta da graffi e lividi, in parecchi punti sanguinava, soprattutto il volto. Si era accanito maggiormente sul suo pene, dove la cavia aveva urlato parecchio, che era ormai un gigantesco livido unico. Il prigioniero ansimava, dal dolore, dalla fatica nel dibattersi e in quel momento riusciva solo a pensare a come si era pentito di aver trattato così la povera ragazza. Johnathan sorrise ammirando la sua opera.

_Ti ha mai chiesto di fargli un pompino? _chiese calmo lui.

_Diverse volte. _rispose lei abbassando lo sguardo.

_Ora tocca a te, Warren. Fammi un pompino, vediamo come sei bravo. _si slacciò i pantaloni e tirò fuori il suo membro, iniziando a prepararlo con le dita. _Ti avverto, se mordi ritorno a prendere la frusta di pelle di bufalo....

_Questo sì che è divertente... _disse lei sporgendosi in avanti per vedere meglio lo spettacolo. Lui spinse il suo membro sulle labbra dell’altro sulla poltrona che aprì le labbra accogliendo subito il cazzo nella sua bocca. Iniziò a leccare pigramente, facendo scorrere la lingua a casaccio.

_Su, impegnati... Qui è una noia mortale. _Warren iniziò a stimolare la punta del cazzo di lui, per poi risalire verso la base, prendendolo tutto, tornare sulla punta e di nuovo sulla base. L’altro intanto gli strattonava la testa guidandolo su e giù, mentre iniziava a venire. Con un ultimo spasmo spinse il suo pene in fondo, fino a raschiare la gola, e venne riempiendola. Si rivestì, poi, rivolto a Down disse:

_Non vuoi provare niente tu allora? Io te lo consiglierei caldamente. È parecchio divertente.

_Quasi quasi... _il suo sguardo cadde sul cazzo di Warren. _Vedo che ti piace succhiare uccelli, ti eccita molto eh? _lui non poté fare a meno di abbassare gli occhi imbarazzato. _Fai schifo.. _disse aspra. Posò il bicchiere e si avvicinò alla parete. Un rigido bastone in acciaio attrasse subito la sua attenzione, fu soprattutto la sua punta acuminata a tentarla. Lo prese in mano provandolo. _Mi sembra sufficientemente pesante... _si avvicinò alla poltrona e con un pesante movimento del braccio mandò il bastone a schiantarsi sul pene di lui, che urlò. _È ancora troppo poco... Questa notte tu morirai, te lo posso giurare, ma non parlo di morte fisica, parlo di quella interiore, che è molto peggio. Quando uscirai da questo posto tu non sarai più nessuno. _con un ringhio affondò di scatto la punta de bastone nel braccio di lui trapassandolo. Un altro grido si levò. Lei lo percosse ancora un po’ e poi andò a prendere il suo bicchiere di vino, lo riempì e rovesciò il contenuto addosso a Warren.

_Fa male? _chiese innocentemente vedendo le mani di lui stringersi spasmodicamente.

_No, è una gioia per il corpo e per lo spirito. _disse ironicamente. Con un’ultima bastonata gli fendette il volto. _Può bastare. Ora viene la fase tre. _disse rivolta al suo compare. Insieme lo rivestirono e gli misero un collare con guinzaglio al collo. Le mani erano ancora bloccate dalle manette.

Lo portarono in un’altra stanza, dove si facevano le aste. Lo vendettero per 5000 $ a un gruppo di omaccioni grandi e grossi che lo volevano per una sana inculata. Loro si assicurarono un posto in prima fila. Mentre lo seviziavano Down osservava ogni mutamento del suo viso, ogni gesto che lo spingeva un millimetro ancora più in là, sempre più vicino al punto di non ritorno. E proprio sull’orlo li fermò. Non voleva indurlo al suicidio, voleva che ogni notte non riuscisse più a chiudere gli occhi per il terrore, voleva che non facesse più a nessuna quello che aveva fatto a lei, ma di sicuro non voleva che s’uccidesse, sarebbe stato un sollievo più che una punizione.

Lo rivestirono e lo riportarono a casa sua. Lo scortarono fino all’interno.

_Allora, commenti sulla serata? _chiese lei. Lui non fece una piega, e lei ghignò soddisfatta. _Benissimo. In ogni caso, prima di togliere il disturbo, volevo dirti che mi sono molto divertita stasera. Ah, mi sono anche ripresa il nastro, li abbiamo trovati tutti. Anche le foto. Se verrai a cercarci potrai vedere le seconda edizione di questa serata, e tu non vuoi questo vero? _scosse la testa. _Addio Warren. _lanciò le chiavi delle manette sul tappeto, che si arrangiasse da solo. Lei e Johnathan uscirono da casa di lui. Subito Down gli saltò al collo.

_Grazie. _sussurrò. _Grazie mille davvero. Sei stato impagabile. Ora posso lasciarmi tutto questo alle spalle. _lui sorrise semplicemente. Si allontanarono insieme senza nemmeno voltarsi indietro. Ora finalmente Down poteva vivere libera.

 

La telefonata che Spike fece a Talent Contest mise in allarme tutti. Tanto per cominciare si fece passare Oz senza farsi riconoscere, siccome non potevano ricevere telefonate, dovette dire che era questione di vita o di morte. Il calmo e razionale Oz era sicuramente la scelta migliore, sicuramente lui avrebbe saputo far mantenere la calma agli altri. William gli raccontò tutto e il ragazzo promise che sarebbe arrivato presto con tutti al seguito. Dopo aver riagganciato il biondo continuò a camminare avanti e indietro per la sala d’aspetto: Buffy era in sala operatoria, sospesa tra la vita e la morte.

Oz intanto riuniva tutti e si preparavano a uscire. Notarono che Faith e Angel non erano ancora tornati, allora Xander e Cordelia si offrirono di andare cercarli, lui aveva già una mezza idea di dove potevano essere andati. Gli altri si diressero all’ospedale di gran fretta. Non si preoccuparono del divieto di uscire, un’amica era in pericolo e quello bastava per mandare a quel paese il mondo.

Si informarono e corsero da Spike. Il biondo fu sollevato ma allo stesso tempo spaventato di vederli tutti lì. Gli occhi lacrimosi di Willow spinsero William ad abbracciarla, per farsi forza a vicenda.

_Come sta Buffy? _chiese Tara non appena i due si furono staccati.

S _Purtroppo non lo sappiamo ancora, l’hanno portata in sala operatoria mezz’ora fa. E nessuno mi ha ancora detto niente.

Anya _Ma cosa le è successo? Si può sapere? _Spike e Oz si guardarono, il rosso non aveva raccontato nulla allora, era stato carino a mantenere la sua privacy, ma d’ora in poi basta segreti.

S _È tutta colpa mia. Harmony l’ha rapita a causa mia.

R _Rapimento? Addirittura?

S _Già, c’è mancato poco che non ci lasciasse la pelle.

W _Perché una conduttrice dovrebbe rapire una concorrente? _sempre acuta la rossa, pensò Spike.

S _Harmony non è solo una conduttrice. Lei viene dal mio passato. Ma non vi posso spiegare ora, vorrei che fosse Buffy la prima a saperlo, se l’è guadagnato. _disse con amarezza. Andrei si avvicinò a lui e gli diede una pacca sulla spalla.

Andrew _Vedrai Spike, si rimetterà tutto a posto. _un’altro gruppetto di quattro persone si stava avvicinando a gran velocità al resto del gruppo: erano Faith, Angel, Cordelia e Xander. Faith prese subito Spike per le spalle e scuotendolo chiese con grande preoccupazione:

_Come sta B?? Cosa le è successo??

S _Purtroppo non sappiamo ancora niente sulle sue condizioni, non mi hanno ancora riferito niente.

F _Chi è stato? Ti giuro che non vedrà l’alba di domani mattina.

S _Harmony e la sua compagna Glory, ma c’ho già pensato io, le ho passate a filo di spada. _Angel era visibilmente scosso di sentire quei nomi, ma il biondo gli fece cenno che era tutto a posto e lui si tranquillizzò. Faith stava per dire qualcos’altro ma non fece a tempo, Tara la bloccò.

Andrew _E Down? Qualcuno ha pensato a avvertirla?

S _Merda! Mi sono dimenticato.... Vado a chiamarla, torno tra un attimo...

Andrew _No, aspetta, vado io, tu mi sembri piuttosto provato... E poi sarà bello risentire Down. _William gli fece un cenno di ringraziamento e lui sparì verso i telefoni.

Dopo poco un dottore uscì dalla sala operatoria e gli furono subito tutti addosso. Nel groviglio di domande lui non capì più nulla e li zittì tutti.

_La vostra amica sta bene, però ci serve altro sangue, qualcuno di voi è 0 positivo?

S _Io! _disse quasi urlando.

T _Anche io... _disse avanzando timidamente.

_Bene, uno dei due ci dovrebbe donare due litri di sangue. _Spike guardò Tara.

S _Lo faccio io, se la mia amica è d’accordo.

T _Sei stanco, ti vedo debole, sei sicuro che sia una buona idea?

S _È il minimo che posso fare visto che è tutta colpa mia. _Tara annuì e lui venne portato via.

 

Down era ancora in macchina con Johnathan quando le suonò il cellulare.

_Pronto? _rispose.

_Down... Ciao... Come stai?

_Andrew!! _esclamò portandosi una mano alla bocca e cercando di ricacciare indietro le lacrime. _Io bene, è tutto posto? Come mai stai telefonando? Non era vietato?

_Non sembrerebbe dalle tua voce lacrimosa. Ne devo dedurre che non sei felice di sentirmi?

_Stai scherzando vero?! _tirò su con il naso e si asciugò gli occhi. _Sono felicissima di sentirti ma ci deve essere qualcosa sotto, se ti conosco come credo.

_In effetti... _ammise leggermente imbarazzato. _Buffy, beh, vedi, lei è qui all’ospedale, sta molto male. Ti spiegherò meglio quando arrivi. Spike ci ha chiamato e siamo corsi tutti qui, solo che si è dimenticato di te, era nel panico totale...

_Arriviamo subito. _disse guardando Johnathan. Poi coprì il ricevitore con la mano. _Mi dai uno strappo all’ospedale? _lui annuì. _Grazie mille.... Un’altra volta. _Poi si riportò il telefono all’orecchio. _Spike? Chi è? È il biondo?

_Esatto, proprio lui... Arriviamo? _chiese leggermente preoccupato.

_Ti porto una bella sorpresina. A tra poco allora.

_Chi?

_Da me non caverai una sola parola. Un bacio! _disse riagganciando. Andrew tornò con gli altri, ma non era tranquillo.

Pochi minuti dopo arrivarono Down e Johnathan. Andrei sorrise quando li vide arrivare, si era immaginato chissà chi, e invece, per fortuna, era suo fratello ad accompagnarla.

D _Allora, come sta? _chiese dopo aver abbracciato brevemente il suo fidanzato e salutato tutte le amiche.

F _Non lo sappiamo... Quei bastardi hanno portato via Spike per un prelievo, ma non ci hanno detto più nulla. _un silenzio pesante calò sui presenti, tutti angosciati per le sorti della loro amica.

S _Rieccomi. _disse Spike, quasi sbucato dal nulla. Era molto pallido ma felice di aver contribuito alla salvezza di Buffy e aver lenito quel senso di colpa che lo divorava.

W _Com’è andata?? Ti hanno detto qualcosa di più? _chiese speranzosa.

S _Niente. Ci avviseranno dopo. E temo che sarà una lunga attesa. _con quelle parole venne chiuso il discorso.

3 ORE DOPO

 

Tutti dormivano nella sala d’attesa, tranne William, non voleva dormire, l’altra parte di sé stesso stava lottando tra la vita e la morte nella stanza lì vicino e il minimo che lui potesse fare era starle vicino almeno con lo spirito. Willow, che era accoccolata tra le braccia di Oz, si svegliò e piano piano e vide Spike ancora sveglio, inquieto. Sgusciò vicino a lui, che stava seduto davanti alla porta. Avrebbe aspettato anche per tutta la vita se fosse stato necessario.

_Ancora niente? _gli chiese lei dolcemente.

_No, dannazione, pensavo che ci avrebbero fatto sapere qualcosa di qui a breve ma.. Niente, nemmeno l’ombra di un’informazione... _diede un pugno al muro, stringendo il pugno allo spasmo.

_Eppure avrebbero dovuto avvertirci almeno un’ora fa...

In quel momento un gruppo di medici uscì dalla sala operatorio, a quanto pare avevano finito. Spike corse da loro e quasi li investì.

_Allora?? Sta bene??? _Willow gli andò timidamente dietro.

_Sì, _disse uno sfilandosi la cuffietta e la mascherina. _ci sono state complicazioni ma ora sta bene.

_Possiamo vederla?

_Adesso sta riposando, però domani mattina potrete andare a trovarla.

_Ok, grazie... _disse lui fingendosi rassegnato. Loro non attesero altro e se ne andarono. Intanto qualcuno dietro iniziava a muoversi e a svegliarsi. Era Cordelia, aveva sempre avuto un sonno leggerissimo e il solo passaggio dei medici nel corridoio l’aveva svegliata. Spostò delicatamente Xander che durante il sonno le era crollato addosso e si accostò a Spike e Willow.

_Sta bene? _sul suo volto si poteva leggere la preoccupazione e l’angoscia per un’amica cara. William le fece cenno affermativo. _Possiamo vederla?

_In teoria no.... _disse con uno strano sorrisino.

 

Spike sgattaiolò nella stanza di Buffy cercando di fare il più piano possibile. Ancora non capiva come avevano fatto a trasportarla in quella stanza senza passare davanti a loro, ma l’importante ora era che l’avesse trovata. Nonostante le ragazze non fossero state d’accordo, lui si era intrufolato lo stesso. Avevano entrambi bisogno l’uno dell’altro. Sarebbero stati entrambi enormemente meglio passando la notte insieme. Guardò il suo passerotto e il suo cuore non poté fare a meno di stringersi, non aveva una bella cera, era...così pallida... Buffy era il colore della vita per William e vederla in quello stato lo faceva soffrire immensamente.

Si avvicinò a lei e le accarezzò una guancia, accarezzò i suoi capelli colore del grano, sfiorò le sue labbra rosee con la sua bocca e si portò la mano di lei alla bocca per baciarla. La strinse forte, voleva farglielo sentire che era lì. Al suo caldo abbraccio lei mugolò di piacere. Si fece spazio di fianco a lei e, attirandola tra le sue braccia, le posò un bacio sulla testa. Continuò ad accarezzarla all’infinito, finché il sonno non colse anche lui.

 

Buffy fece un sogno. Camminava in mezzo a quello che sembrava una specie di deserto, arido, secco, disabitato. Il sole picchiava forte, ma lei aveva sempre più freddo, si stringeva nelle braccia ma non riusciva a scaldarsi. Improvvisamente la scena cambiò, e lei si ritrovò ai piedi di una lunga scalinata in pietra. Una ragazza con dei lunghissimi capelli neri stava in cima e la guardava quasi con disprezzo.

_Che cosa cerchi? _le chiese. Buffy era confusa, non sapeva cosa rispondere.

_L’amore... _le scivolò quasi via dalle labbra.

_Pensi di averlo trovato? Il grande angelo biondo spezzerà le ali del passerotto nella sua mano, lo legherà a sé per sempre, e poi lo ferirà a morte.

_Cosa vuoi dirmi?

_Scappa... _sussurrò la strana ragazza spalancando gli occhi. Lei cercò di muoversi, ma non riusciva, più tentava di divincolarsi, più era immobilizzata. Due grandi occhi scuri si aprirono su di lei, incombenti, e la fissavano facendola sentire piccolissima.

_Non puoi scappare... _disse la voce della ragazza mora riecheggiando nell’aria. _Ti ritroverei sempre... _una lunga risata risuonò nell’aria vuota.

Buffy si alzò di colpo, sudata, stringendo i bordi delle lenzuola. Si chiedeva dove fosse, poi tutto le tornò in mente come un flashback che la lasciò un po’ stordita. Improvvisamente una mano l’attirò di nuovo sul materasso, la riconobbe subito. Sorrise e, girandosi verso di lui, gli accarezzò i capelli per poi scendere verso la guancia. Spike la strinse a sé e lei si tranquillizzò, riaddormentandosi.

 

La mattina dopo l’infermiera Grace si stupì di vedere un uomo rannicchiato nel letto di una paziente, stava per chiamare i rinforzi e farlo buttare fuori ma, vedendo come la stringeva forte e nello stesso tempo delicatamente, quasi fosse un vaso di vetro, cambiò idea. In fondo Grace era sempre stata una romantica. Notò che la ragazza era tornata di un colore normale, probabilmente il suo, donatogli dall’amore. Quasi le piangeva il cuore a svegliarlo, ma doveva. Andò vicino a Spike e lo scosse finché lui non aprì gli occhi.

_Sveglia, dormiglione. _disse giocosamente. _Non è un albergo questo. _lui iniziò ad aprire gli occhi, lasciò Buffy, e si stiracchiò.

_E lei chi è? _chiese mentre si stropicciava un occhio.

_L’infermiera. Lei? Lo sa che non potrebbe stare qui? _disse un po’ più dura.

_Il fidanzato... _sbadigliò. _e sì, lo so che non potrei stare qui ma volevo starle accanto.... Lei non dirà niente vero? _l’infermiera fece un sorriso dolce.

_No, non dirò niente. Però lei adesso deve uscire. E di corsa anche. _in quel momento Buffy aprì gli occhi. Noncurante dell’infermiera, appena riuscì a focalizzare Spike, lo tirò a sé, baciandolo appassionatamente.

_Benedetta gioventù.... _disse Grace tra sé e sé. Lei sentì e si bloccò, aprì gli occhi e fissò la signora che stava lì a guardarli. Si staccò da William, con grande disappunto di lui.

_Scusi ma lei chi è? _chiese aggrottando la fronte. _Non lo sa che è maleducazione fissare la gente?

_Ossantoiddio... Rieccoci un’altra volta... _disse alzando gli occhi al cielo. _Io sono Grace, l’infermiera. Ora vi lascio due secondi, il tempo di chiamare il dottore, e quando torno non la voglio più trovare qui. _disse fissando lui. _Sono stata chiara?

_Certo. _disse lui. Appena Grace varcò la soglia della porta i due si abbracciarono. _Come stai??

_Meglio, non c’è da preoccuparsi. Però ho fatto un sogno bizzarro, mi ha lasciato addosso uno strano senso d’angoscia. _aggrottò la fronte vedendo una cicatrice sul sopracciglio di Spike. La sfiorò per non fargli male e poi chiese: _Fa male? Cosa ti sei fatto?

_Nulla di che, è stata Glory... Non mi ha fatto per niente male, però per fortuna me l’hanno richiusa al pronto soccorso, sanguinava troppo per i miei gusti... _disse cercando di sdrammatizzare.

_È tutta colpa mia.. Il tuo viso è rovinato solo a causa mia... _abbassò gli occhi per impedirgli di vedere che si stavano riempiendo di lacrime.

_Ehi, _disse alzandole il viso alla sua altezza. _non è colpa tua. Questo è il segno del mio amore, e se può legarmi ancora di più a te io sono contento di averlo. Non è un difetto, non mi fa più sexy? _disse alzando il sopracciglio. Lei rise.

_Ti amo...

_Anche io passerotto... _si baciarono di nuovo. _ A proposito, hai visite. Più tardi però. Ora devo proprio scappare...

_Ok, ci vediamo dopo.

_Riposati amore. _le posò un bacio sulla fronte e tornò in sala d’aspetto, a riferire agli altri le condizioni di Buffy.

 

La visita di Buffy andò splendidamente, tanto che il dottore le permise di vedere gli amici. Fu quasi commossa di vederli lì, tutti preoccupati per lei. Abbracciò anche Angel, dopo quello che le era successo aveva deciso di fare finta che non fosse successo nulla: la vita le aveva appena dimostrato che c’erano cose peggiori. E abbracciò anche la piccola Down, erano entrambe felicissime di vedersi, e scappò pure un lacrimuccia.

A poco a poco Buffy e Spike vennero lasciati soli, per dirsi le ultime cose prima di sgomberare la stanza.

_Ti senti meglio?

_Sì, sto bene. Mi sono ripresa del tutto. Devo solo stare un po’ a riposo.

_E l’angoscia?

_Persiste.

_Senti passerotto, _disse prendendole la mano. _volevo scusarmi. È tutta colpa mia. Se ti guardo, qui, distesa in un letto d’ospedale per colpa mia, mi sento male.

_No, che strane idee ti fai?? Non è colpa tua, come potevi prevederlo?

_Avrei dovuto. E invece, guarda come sei qui... Mi si stringe il cuore solo a vederti.

_No, amore, no, _disse accarezzandolo con l’altra mano. _non potevi fare nulla. Anzi, sono io che ringrazio te, per avermi salvato, non so cosa sarebbe successo se tu non fossi venuto in mio soccorso.

_Ne riparliamo un’altra volta. Appena uscirai di qui io e te faremo un discorsetto. _non le diede tempo di replicare, la zittì con un bacio e uscì lasciandola perplessa.

Appena Spike si avvicinò al gruppo, notò che erano tutti mogi.

_Beh? Che succede? Non siete contenti che Buffy stia bene?

_Spike, hanno appena chiamato dalla direzione di Talent, ci hanno appena convocato alla sede centrale. Un’incontro diretto con il gran capo. Non è un buon segno. _disse mestamente Angel.

_Cazzo, ci mancava pure questa. Ora?

_Sì, aspettavamo giusto te. Stanno mandando un taxi a prenderci.

_E Buffy?? Non posso lasciarla qui da sola!

_Ci siamo noi, _disse Down indicando lei e Johnathan. _vai e non preoccuparti. Se ci sono novità ti chiamiamo.

_Ok, non sai che peso mi togli. _disse il biondo.

Si salutarono e presero l’ascensore tutti insieme e andarono in sede centrale. Nessuno disse una parola. Tutti erano troppo preoccupati per fare conversazione.

Quando Down chiese com’era andata, i ragazzi non poterono che dirle cosa era realmente accaduto. Sentendo cosa avevo detto Wood, era contenta di come si erano comportati i suoi amici. Parlando tra loro, scoprirono poi che a nessuno interessava più molto il programma: avevano trovato qualcosa di più... coinvolgente... Qualcuno, addirittura, aveva trovato un pezzo della sua vita, qualcun’altro invece ne aveva aggiunto uno nuovo, una in particolare era felice di essere stata buttata fuori, così poteva vedere il suo nuovo amore. Talent Contest non era stata una grande perdita, ma era stato comunque un pezzo importante della loro vita, nonostante fosse durato così poco. Quando lo dissero a Buffy lei ne fu un po’ triste, ma sentendo come si era comportato Wood non vedeva l’ora di sgomberare la sua camera, anche se in fondo le dispiaceva.

_Ragazzi, non siete obbligati a stare qui, mi sembrate stanchi... Andate a casa a riposarvi. Tornate domani mattina. _disse più tardi Spike al resto della ciurma che era ancora tutta appollaiata in sala d’aspetto. _Buffy sta bene. Possiamo fare i turni.

W _Io non me la sento proprio di abbandonarla....

O _Amore, sii ragionevole, stasera andiamo a casa, ci facciamo una bella dormita e domani mattina torniamo per la visita mattutina. _Willow si corrucciò ma alla fine scelse di seguire il consiglio. Salutarono tutti e se ne andarono. Anche Cordelia, Xander, Anya, Faith e Johnathan se ne andarono, promettendo di tornare la mattina dopo. Rimasero solo Spike, Angel, Down e Andrew.

Spike poi, con la scusa di andare a fumarsi una sigaretta, trascinò Angel fuori con lui.

_Parto per Londra settimana prossima.. _disse accendendosi la tanto agognata sigaretta. _Vieni con me?

_Volentieri, ma come lo dico a Faith? Ci siamo appena ritrovati e non vorrei rovinare tutto...

_Mi pare che tu abbia un anno di vita da recuperare, capirà, vedrai... Soprattutto perché è il VOSTRO anno.

_E tu come lo dirai a Buffy?

_Quello è un bel problema. Dovrò spiegarle tutto, sperando che non le si spezzi il cuore.

_Non hai molta scelta.

_Grazie amico, tu si che sai sempre come sollevarmi il morale. _disse ironico. _In ogni caso non ho alternative, non voglio altri sicari in mezzo ai piedi.

_Non vorrai ucciderla vero???

_Che differenza fa?? _disse il biondo ridendo. _Non sarebbe la prima volta che faccio una cosa del genere.

_Spike non fare cazzate, se la ammazzi dopo ne avrai a centinaia di sicari alle calcagna. Capirà, devi solo spiegarglielo.

_E tu? Come farai?

_Mi rivolgerò alla mia “carissima” amica. La metterò alle strette. Mi serve una mano però. Devi controllare che non facciano altre stronzate con i miei ricordi.

_Io non me ne intendo. Potremmo chiedere a Fred. Lei odia la V.A.S. almeno quanto noi, non si tirerà indietro.

_È un buon piano.

_Spero che sia sufficiente. _disse il biondo spegnendo la sigaretta sotto la scarpa. Rientrarono insieme da Down e Andrew.

 

Da quando si erano rivisti, Andrew era stato freddo con Down, e lei lo sapeva, percepiva che c’era qualcosa che non andava. All’inizio voleva aspettare che fosse lui ad aprirsi, ma ora che erano rimasti soli non poteva più attendere. Gli avrebbe lanciato l’esca, sperando che lui abboccasse.

_Raccontami qualcosa... Immagino che ne avrai di storie da raccontare... Com’è stato Talent? _Andrew si alzò, nervoso, e cominciò a misurare la sala a grandi passi.

_Bene, come dovrebbe essere andata? Tutto a posto... _rispose un po’ agitato. Lei decise dal suo tono di voce che era il momento di far venire i nodi al pettine.

_Grazie per avermi avvisato. Mi fa piacere che tu mi tenga così in considerazione da avvertirmi di ogni tuo più piccolo spostamento. Pensavi che non l’avrei saputo? _Down era calma, piatta, e lui era quasi sconcertato dalla freddezza della sua ragazza, caratteristica che non era mai stata sua. In fin dei conti, pensò, anche lei doveva essere cambiata in quelle poche settimane. Per lei doveva essere stato un dolore essere tenuta all’oscuro di tutto, ma il dolore più grande non era ancora arrivato.

_Non è quello, è solo che è stato tutto così improvviso... Abbiamo deciso tutto di corsa...

_Da quanti anni ci conosciamo?

_Cosa c’entra? _disse lui fermandosi a guardarla.

_Rispondimi, da quanti anni ci conosciamo?

_Beh, tanti, quattro? Cinque?

_Cinque, per la precisione. In tutto questo tempo ho imparato a conoscerti e ormai capisco quando c’è qualcosa che non va. Questo è uno di quei momenti. _gli prese la mano e lo tirò seduto di fianco a sé, non poteva più vederlo girare in continuazione, e lo fissò dritto negli occhi. _Ci siamo allontanati molto prima che iniziasse il programma. Io c’ho riflettuto molto, ma non ho trovato spiegazione, nemmeno un motivo valido per essere trattata così. Proprio non capisco, ti prego illuminami, perché io proprio non ci arrivo. _il senso di colpa di lui iniziava a salire. Le doveva dei chiarimenti e era arrivato il momento.

_Non è proprio colpa tua.. _iniziò timidamente. _Tu non c’eri mai, io ero stufo di aspettare con le mani in mano. Allora un giorno mi sono unito a una band, un mondo che finalmente era solo mio. Forse non ti ho detto niente per ripicca, perché ero io il primo ad essere scontento... Lo so che sono io che ho sbagliato, e ti chiedo scusa. Ma c’è un’altra cosa che non sai, una cosa che è successa durante il programma. _si bloccò.

_Avanti, sputa il rospo. _il battito cardiaco di lei iniziava ad accelerare, in apparenza sembrava calma, ma in realtà ne era ben lontana.

_Ti ho tradita. Con Anya. _la prima reazione fu di stupore, poi di disgusto e infine di rabbia. Gli tirò un ceffone così forte da fargli girare la testa di lato.

_Complimenti. Almeno così mi togli un peso. Anche io l’ho fatto, con tuo fratello. _detto questo si alzò e corse via, lasciando Andrew letteralmente pietrificato sulle sedie. Mentre correva iniziò a sentire gli occhi diventare lucidi, allora accelerò, sempre più forte, per scappare da lui che le aveva ridotto a brandelli il cuore. Voltato l’angolo sbatté contro Spike, che stava tornando in sala d’aspetto insieme a Angel, lui l’afferrò perché non cadesse. Down alzò la testa per vedere cosa aveva bloccato il suo cammino e rivelò i suoi occhioni traboccanti i lacrime.

_Briciola, che è successo? _le chiese il biondo.

_Niente, sto bene. _disse ricomponendosi. La sua voce però tradiva un pianto che di lì a poco sarebbe scoppiato. _Devo andare... _e corse via di nuovo. Fino alle scale antincendio, per poter piangere indisturbata.

Spike percorse il resto del corridoio a grandi falcate, lasciando indietro Angel, per andare da Andrew, che si teneva la testa tra le mani, disperato. All’inizio voleva urlargli dietro di rincorrerla, poi, vedendo quanto anche lui era sconvolto, cambiò tattica. Sospirò.

_Và da lei.

_Cosa? _chiese alzando la testa Andrew.

_Hai capito, và da lei, potresti non averne più l’occasione: pensa a quello che è successo Buffy.

_Io sono ancora confuso... Non so cosa fare...

_Lo sai. È solo che non hai il coraggio di farlo.

_Non ci riesco. Non posso affrontarla. Non posso leggere ancora tutto quel disprezzo nei suoi occhi.

_Te lo sei meritato. _disse in tono calmo il biondo. _Tutto si sistemerà, vedrai. Ma se non le corri dietro la perdi per sempre.

_Da che parte? _disse convinto.

_Prima svolta a destra e la terza a sinistra, credo che sia sulla scala antincendio.

_Grazie Spike...

_Cosa fai ancora qui?? Su, và!! _disse esortandolo con le mani. Con uno scatto fulmineo Andrew corse dietro a Down, pregando che non fosse troppo tardi.

 

Andrew la trovò subito. Era dove Spike aveva detto: sulla scala antincendio. La piccola Down stava lì seduta, sola, cercando di raccogliere i pezzi del suo cuore che cadevano sotto forma di lacrime. Non si accorse che lui nel frattempo era arrivato dalle sue spalle.

_Down... _lei si voltò di scatto.

_Vattene! _disse singhiozzando.

_No che non me ne vado. Lo so che ho fatto una cazzata, io, stupido bambino egocentrico, ho rovinato tutto. Per cosa poi? Per scoprire che sei ancora tu quella che amo. Perdonami se puoi. Se ne hai la forza... _questo era uno dei momenti in cui lei capiva di amarlo profondamente: quando era profondo. Stavolta però non doveva e non poteva cedere.

_No... Non posso farlo, non me lo puoi chiedere. _disse tirando su con il naso.

_Eppure anche tu hai fatto la stessa cosa... _si sedette a fianco a lei.

_Non è vero.. _disse abbassando lo sguardo. _Ti ho raccontato una bugia. La verità è un’altra, e ben peggiore. _si mise a raccontare di Warren, a tratti freddi, distaccati, tralasciando la sua vendetta, senza omettere nessun particolare. Andrew capì da cosa derivava la freddezza che aveva prima. Si spezzò il cuore anche a lui a vederla così... _Ecco, _disse finendo il racconto. _Ora sai tutto. Contento? _gli occhi di lui si riempirono di lacrime, soprattutto per quest’ultima domanda: come poteva pensare che lui fosse felice delle sue sofferenze?? La prese per un polso e la tirò a sé. All’inizio lei pianse e scalpitò, poi lui riuscì a calmarla.

_Piangi... Sfogati... Picchiami... Ma non tenermi fuori dalla tua vita... Non commettere il mio stesso errore... _questa frase fece crollare Down in un lungo pianto disperato. _Ssssssh, _disse lui. _Ci sono qui io ora... Nessuno si avvicinerà mai più a te.

Dopo qualche minuto le si staccò.

_Grazie. _gli disse. _Ora sto meglio.

_Sicura? _lei annuì. Lui intanto meditava vendetta, conosceva Warren, e gliel’avrebbe fatta pagare. _Per stasera, _disse lui. _mettiamo da parte i nostri problemi. Godiamoci la serata. _le sollevò il viso e la baciò. Poi le fece appoggiare la schiena al suo petto e la cinse con le braccia, in un gesto molto protettivo.

_Stiamo così per sempre... _disse Down chiudendo gli occhi. Lui non poté fare a meno di sorridere.

 

Due giorni dopo Buffy venne dimessa. Lei, Spike e tutta la troupe andarono recuperare le cose che avevano lasciato all'hotel, in una parapiglia in cui non si capiva nulla. Ognuno aveva la sua auto, così anche il parcheggio fu un problema da non trascurare. In un'oretta avevano sgomberato le camere, cosa molto triste secondo Buffy. Fu con incredibile tristezza che chiuse la porta per l'ultima volta.

_Te ne rendi conto? Non vedremo più questo albergo... Dove è sbocciato il nostro amore... _disse lei inseguendo uno Spike sommerso dalle valigie.

_Lo so, _disse lui scaricandole in macchina, la sua fedelissima de Soto nera. _è triste. _L'abbracciò da dietro e insieme si voltarono verso l'albergo. _Guardiamolo per un'ultima volta e imprimiamolo nei nostri cuori... Così non lo dimenticheremo mai.... _disse lui.

_Posiamo andare.. _disse li dopo qualche minuto di religioso silenzio. Salutarono gli altri e partirono verso casa Summers.

Spike la portò a casa, da perfetto gentiluomo le portò dentro le valigie e poco ci mancò che non sollevasse di peso e trascinasse dentro anche lei.

Sembrava così sereno... E invece non lo era. Aveva deciso di dire a Buffy della sua partenza per Londra e di tutta la storia del suo passato. Doveva sapere per cosa aveva rischiato la morte.

_Bella casa..._disse guardandosi intorno.

_Grazie...

_Uh, ma che bel divano, sembra l'ideale per fare un discorso serio... _disse sdrammatizzando. Lei era confusa, e non sembrava aver recepito il messaggio. Allora lui la prese in braccio e la portò con sè sul divano. Lui si sedette normalmente, lei invece era sdraiata per lunga e teneva le gambe distese sopra quelle di lui.

_Allora, quali sono le tue ultime parole prima che io ti salti addosso e ti violenti? _chiese scherzosa lei.

_Quello che sto per dirti non ti piacerà...

_Oh.... _disse tirandosi un po’ più su.

_Buffy, vedi, quello che è successo lunedì sera io avrei dovuto aspettarmelo. Il fatto è che io conoscevo bene Glory e Harmony.

_Come mai?

_Meglio che inizi dal principio. Vedi passerotto io sono inglese, sono nato e cresciuto a Londra. Devi sapere che la mia infanzia è stata piuttosto strana... Sin dai 6 anni io sono stato educato come una macchina di morte, un assassino efferato e senza coscienza. Non ero l’unico però, Angel e Drusilla condividevano il mio stesso destino. _lei non lo diede a vedere ma a sentire il nome di Drusilla sobbalzò. Non era la prima volta che sentiva quel nome, e era sicura che non portasse a nulla di buono.

_Perché dovrebbero educare dei bambini alla morte? _disse distogliendo i suoi pensieri dalla misteriosa donna.

_Eravamo i prescelti. C’è una società a Londra, la Viper Assasination Squad, detta anche la V.A.S., specializzata in omicidi. Se una persona diventa scomoda vieni alla V.A.S., e questa scompare. I nostri genitori, quelli miei, di Angel e di Dru hanno fatto parte della V.A.S. e noi dovevamo continuare la tradizione. Ovviamente non c’eravamo solo noi. Ci sono migliaia di sicari, sparsi per il mondo anche. A 11 anni eravamo dei piccoli maestri di morte, abbiamo dovuto sostenere una serie infinita di prove per stabilire il nostro grado, e a 12 anni abbiamo compiuto la nostra prima missione. A 12 anni ho ucciso un uomo per la prima volta. Non lo dimenticherò mai, ne sono sicuro, ricordo tutto come se fosse ieri. Si chiamava Richard Sullivan, sposato con due figli. Era un pezzo grosso e aveva dato fastidio a qualcuno di molto in alto e così ci avevano mandato lì per farlo tacere, per sempre però. Andammo là tutti e tre, pensavano che da soli non ce l’avremmo fatta, e lo ammazzammo. Ricordo ancora il sangue che si spargeva sulle mie mani, _disse lui fissando il vuoto. _sapevo che per quanto avrei potuto lavarle quelle macchie non si sarebbero mai cancellate. Solo dopo un paio di mesi riuscii a guardarmi allo specchio. Essere un assassino all’inizio non mi faceva impazzire. Superato lo shock iniziale diventai una vera macchina, uccidevo violentemente e provavo piacere nel farlo. In quella vita così efferata io e Drusilla ci innamorammo. I nostri genitori furono felicissimi, scoprimmo di essere promessi sposi sin dai 2 anni senza averlo mai saputo. La cosa ci rallegrò molto: ci rendeva tutto più facile. Alla nostra felicità si aggiunsero Angel e Darla, lei era da poco stata trasferita a Londra da una sede a Los Angeles. Si innamorarono a prima vista, erano violenti allo stesso modo. Inconsciamente fu quello forse a spingerli l’uno verso l’altra. Poi però iniziarono i problemi. Mentre compievo un lavoretto un bambino mi vide in faccia. Lo uccisi. Agii d’istinto e me ne pentii per tutta la vita. _lui notò lo sguardo sempre più shockato di lei. _Va tutto bene passerotto?

_Continua. Voglio sapere tutto ora. _disse fredda lei. Lui sospirò e proseguì il suo racconto.

_Fu in quel momento che mi pentii per tutto. Era troppo tardi però. Avevo 17 anni quando successe, avevo ucciso così tanta di quella gente...

_Quante persone?

_È indispensabile per te saperlo?

_Sì...

_Facendo una stima approssimativa più di 300 ma meno di 400. Ormai ero ricco, come puoi immaginare. Peccato che dei soldi non me ne fregasse più nulla... Per due mesi mi sono ritirato dalla V.A.S. per riflettere, in via ufficiale, in realtà stavo cercando un modo di fuggire da quella realtà. Di sicuro la mia famiglia non m avrebbe mai lasciato andare, e nemmeno la V.A.S.

Un giorno, per caso, parlando con Angel, scoprii che anche lui era stufo di quella vita. Aveva ormai mollato Darla perché era troppo efferata per i suoi gusti. L’allieva aveva superato il maestro... Progettammo la fuga anche con l’aiuto di Fred, la scienziata della società, che era stata obbligata con la forza a entrare a farne parte. La parte più difficile era dirlo a Dru. Sapevo che lei amava quella vita, che non l’avrebbe mai lasciata. Eppure volli provare.

_Cosa disse lei? _disse Buffy. La sua voce era sottile e aveva quasi paura di parlare.

_Confermò i miei timori. Non voleva venire con me e mi minacciò anche. Disse che se fossi scappato lei non me lo avrebbe mai perdonato, anzi, mi avrebbe cercato e dato quello che mi meritavo. Fu in quel momento che mi accorsi che la mia promessa sposa era solo una pazza. Ringraziai il cielo per non averla sposata e scappai con Angel facendo perdere le nostre tracce. Fred scappò qualche mese più tardi.

_Vi ritrovarono?

_Oh sì, eccome. Forse avevano solo fatto finta di perdere le nostre tracce, fatto sta che un anno fa ci cercarono. Avevano bisogno di un aiuto con un caso difficile. Ma.. sorpresa! Chi dirigeva la V.A.S.? Le nostre carissime amiche Drusilla e Darla. Ormai avevamo avviato con grande successo il nostro gruppo, e io rifiutai. Angel no, a quanto mi ha raccontato in questi ultimi mesi. Così si è ritrovato con una moglie, e incinta per giunta.

_Ehi, guarda che Faith è la cosa migliore che gli è capitata. Guardalo ora, ha una serenità invidiabile.

_Non volevo dire quello passerotto, Faith è a posto... Il problema è come si è ritrovato in questa situazione....

_Ma cosa c’entrano Glory e Harmony in tutto questo? _chiese perplessa.

_Harmony è la mia ex, ci siamo messi insieme negli anni successivi alla mia fuga. Solo in seguito, purtroppo, ho saputo che era stata mandata dalla mia famiglia. Doveva riportarmi a casa. Come se non bastasse era discepola di Drusilla. Glory invece era la discepola di Darla.

_Cosa volevano da me? _chiese sempre più cupa.

_Niente amore, non da te. Volevano solo riportarmi a Londra. A quanto pare Dru mi rivuole. O forse vuole solo farmela pagare. Fatto sta che ce l’avevano con me e non con te. _Spike guardò Buffy. Lei era a dir poco sgomenta, però lo nascondeva bene. Era anche arrabbiata, molto, e preoccupata. Non aveva mai dovuto fare i conti con questo genere di problemi, era completamente impreparata, e questo la spaventava. Ma c’era una domanda che doveva fare, prima di mandare all’aria tutto.

_Parlami di Drusilla, fisicamente, com’è? _lui rimase stupito di questa domanda. Non era una reazione da Buffy. O forse stava solo aspettando il momento opportuno per il gran finale.

_È alta più o meno come me, ha lungi capelli neri e due occhi ipnotici. Marroni di solito, ma diventano violetti a seconda del tempo. Ma questo cosa c’entra? _terrorizzante, pensò lei. Aveva sognato Drusilla. Doveva essere un segno. E non molto buono.

_Per me è importante... _disse cercando di sviarlo, non voleva raccontargli del suo sogno. Soprattutto perché l’avrebbe presa per pazza. _Perché mi hai tenuto nascosto tutto? Io sono quasi morta a causa del tuo silenzio! _esplose alla fine.

_È solo il mio passato, è una fase chiusa, almeno per me...

_Non mi sembra tanto chiusa visto che giusto l’altra sera è tornata a galla. Io mi fidavo di te. E tu hai messo a rischio la mia vita. Non voglio vederti mai più.

_Buffy ragiona, come potevo saperlo io che ti avrebbero rapita?? _disse lui in tono calmo. Lei si alzò in piedi e incrociò le braccia al petto.

_Non hai ancora capito qual è il problema? Tu mi hai mentito.

_Io non ho mentito. Per me Londra è un lontano ricordo, un ricordo non molto piacevole tra l’altro, non vado di sicuro a raccontare in giro che sono stato un serial killer.

_Non mi interessa. _disse lei fredda. _Voglio che esci da casa mia. Adesso. _lui sospirò e si alzò in piedi.

_Lunedì parto per Londra, vado a chiarire le idee a Drusilla e Darla. Sarò all’hotel Nautilus. Fammi sapere se cambi idea. _disse sempre calmo. Appena chiuse la porta Buffy crollò in ginocchio e scoppiò a piangere. L’unico uomo di cui si era fidata aveva tradito la sua fiducia, ora lei si trovava a dover fare a meno di lui.

Nel frattempo qualcun altro si trovava a dover affrontare le conseguenze del suo passato. Angel si trovava a casa di Faith, seduto sul suo letto. Aveva raccontato a Faith tutto, pure dell’imminente partenza di lunedì. Ora attendeva timoroso la sua reazione.

_Wow, _disse lei. _non pensavo che avessi avuto un passato così movimentato. _lui attese, invano.

_Tutto qui? _chiese sorpreso.

_Sì, perché? Cosa avrei dovuto dire scusa? Ti aspettavi piatti e bicchieri volanti? _disse scherzando.

_No, non dico quello ma...

_Se vuoi posso rimediare... _lo interruppe lei. Fece per alzarsi e andare in cucina ma lui l’afferrò per il polso e la tirò in braccio a sé. _Ehi, _disse accarezzandola. _lo sai che sei speciale?

_Dimmi qualcosa che non so... _disse sorridendo.

_Ti amo.

_Anche io, sempre. Nella buona e nella cattiva sorte, ricordi?

_A dire il vero no, ma entro mercoledì conto di ricordare. _lui la strinse a sé e la baciò.

_Cosa pensavi che avrei detto? _chiese curiosa lei quando si staccarono.

_Pensavo ti saresti arrabbiata...

_Diciamo che lo sapevo già che mi nascondevi qualcosa. Non si sparisce per così tanto senza nessuna ragione.

_E perché mi perdoni? _disse dolcemente.

_Perché tutti abbiamo un passato, bello o brutto che sia. Soprattutto ti perdono perché ti amo e senza di te non potrei vivere. E poi, chi lo sa, un giorno potresti scoprire anche tu che ho un passato scabroso alle mie spalle. _disse stringendogli le braccia al collo.

_Ti amerei lo stesso, probabilmente...

_Cosa? Probabilmente? _si finse arrabbiata e lo spinse con la schiena sul materasso. Si mise a cavalcioni sopra di lui. _Come sarebbe a dire probabilmente? Brutto impertinente... Ora ti faccio vedere io.... _con le ginocchia gli fermò i polsi. Gli aprì la camicia e iniziò a far scorrere le dita affusolate sul suo torace, solleticandolo e eccitandolo. Ad un tratto si fermò, di colpo. _Sei il mio sempre... _non gli diede il tempo di rispondere, non voleva che lui dicesse qualcosa di simile solo perché era stata lei la prima a dirlo. Per il momento si limitava a dimostrargli quanto lo amasse, non si aspettava che lui l’amasse davvero, la conosceva troppo poco. Intanto sognava da occhi aperti però, immaginava che al ritorno di Angel lui fosse tornato completamente in sé e allora..... Allora sarebbe stata grande festa nel suo cuore. Suo marito sarebbe tornato quello di un tempo e sarebbero stati finalmente una famiglia felice.

 

Andrew e Down non si erano più detti una parola su quello che era successo. Si erano limitati a semplici forme di cortesia. Lui l’aveva pure riaccompagnata a casa, quella mattina, ma nulla di più. Dopo averla riportata a casa, Andrew guidò come un pazzo. Le sue mani prudevano incredibilmente. Sapeva già su quale faccia avrebbe voluto sfogarsi. E l’avrebbe fatto. Fino allo sfinimento, fino alle lacrime del malcapitato, e solo dio sapeva dove si sarebbe spinto.

Parcheggiò l’auto e suonò il campanello. Dovette suonare diverse volte prima che il relitto del ragazzo che era prima Warren venisse ad aprirgli. Era molto magro, sbattuto e pesto, soprattutto. Si vedeva che mangiava e dormiva poco. Ma questo non interessava a Andrew. Il moro fu molto sorpreso di vederlo lì, e anche un poco spaventato. D’altro canto pensò che lui non poteva sapere cosa era successo alla sua ragazza. Così decise di mostrarsi tranquillo.

_Ciao Andrew, qual buon vento ti porta? _nulla da fare, le sue parole apparivano forzate. Il ricordo della vendetta di Down era ancora vivido in lui e il pensiero di subirne un’altra lo paralizzava.

_Posso entrare? _senza attendere risposta lo spostò e entrò in casa di lui. _Grazie. _disse ironicamente. Dal suo atteggiamento Warren aveva già capito. Era venuto per vendicarsi. Chiuse la porta sospirando.

_Immagino che tu sia qui per vendicarti....

_No, io sono qui per soddisfazione personale.

_Ma ci ha già pensato Down... _piagnucolò.

_Ah, davvero? Beh, non saranno mai abbastanza. Direi che un’altra dose di legnate non te la toglie nessuno. Prima però vorrei dirti un paio di cosette.

_Che cosa..? _chiese timoroso.

_Tralascio direttamente il come hai potuto per concentrarmi sul te ne darò così tante da farti sputare i denti.

_Non starò qui a prenderle. _troppo strafottente, pensò Andrew, evidentemente non gli aveva fatto abbastanza male la vendetta di Down. Era proprio il caso di rincarare la dose.

_Ma io voglio che tu reagisca. Voglio che lotti con tutte le tue forze, per essere poi massacrato da me. Sia ben chiara una cosa: anche quando sarò uscito di qui tu non ne avrai prese abbastanza, non pagherai mai abbastanza. Quindi tieni bene in conto che io in qualsiasi momento potrei decidere di tornare. QUALSIASI. Anche la notte mentre dormi e pensi di essere al sicuro. Oppure quando fai la doccia o tiri fuori quell’immondizia che hai in mezzo alle gambe per fare pipì. Tornerò se oserai dare ancora fastidio a Down. Se torno però ti uccido. Nel modo più doloroso e lungo che conosco. Mi sono spiegato? _disse tutto quanto con una calma e un sangue freddo impressionante. Warren deglutì a fatica e annuì. Il fidanzato era ancora più inquietante di lei. Poteva addirittura riconoscere dei tratti comuni. E non era una buona cosa.

Andrew si lanciò su Warren che però si mise a correre verso la porta, sfuggendogli. Poco dopo però lo riacciuffò.

Un’ora e mezza dopo le mani del biondo erano doloranti e sanguinanti. Ghignò: la faccia di Warren era molto peggio. Se ne andò lasciandolo svenuto, senza nemmeno curarsi di lavarsi le mani. Era soddisfatto e orgoglioso di sé: era proprio un lavoretto coi fiocchi. Tocco di classe: prima di andarsene aveva scritto sul muro “tornerò” con il sangue di lui. Giusto per lasciargli un promemoria.

 

Lunedì arrivò velocemente ma Buffy non aveva cambiato idea. Fossilizzata com’era nella sua testardaggine non si rendeva conto che lo stava perdendo. Non aveva nemmeno ascoltato i consigli delle amiche, nemmeno Faith, che era praticamente nella stessa situazione, era riuscita a smuoverla. Si era appoggiata a loro nei lunghi e dolorosi giorni che erano seguiti, ma nient’altro. Era sempre più cupa e depressa, dicevano le sue amiche in sua assenza, mangiava poco e dormiva ancora meno e in quei pochi momenti in cui riusciva a chiudere gli occhi vedeva il volto di Drusilla. Se andava avanti così sarebbe morta. Eppure cercava di non disturbare nessuno. Erano tutte così felici le sue amiche, o quasi, che non voleva dar loro pensieri inutili. Passava le giornate intere rannicchiata sul davanzale della finestra a fissare il vialetto d’ingresso. Aspettando la magica apparizione di qualcuno che aveva scacciato. Ma non voleva ammetterlo. Nonostante passasse le giornate intere a pensare a lui, si rifiutava di rendersene conto. L’unica ancora di salvezza per lei erano le continue visite delle amiche.

Lunedì Faith aveva accompagnato Angel e Spike all’aeroporto, me nemmeno in quell’occasione era voluta venire, con grande rammarico di Spike. Angel e Faith si erano salutati appassionatamente, con le lacrime agli occhi, congedandosi a un momento ancora indefinito. La brunetta si sentì morire in quel momento, capì l’importanza del gesto che lui compieva per lei, ma non riusciva a stare serena. Aveva paura che lui non tornasse più. Cercò di non farci caso.

 

Lunedì sera Anya andò finalmente a trovare Giles. Non si erano più visti dal lunedì precedente. Tutto era accaduto così velocemente che non sapevano dove trovarsi. Lei arrivò un quarto d’ora prima dell’inizio del programma, conoscendo le abitudini di lui. Quasi le prese un colpo quando lo vide mentre scherzava con quella che doveva essere la nuova valletta. Doveva avere pressappoco l’età di lui, nonostante lo nascondesse bene, era una brunetta con i capelli corti, abbastanza alta, ma non quanto lui, occhi nocciola, ammalianti e sorridenti. Eppure non era l’età che i due condividevano a spaventare Anya, bensì la sintonia che sembravano avere. Allora Rupert l’aveva già rimpiazzata? Con gli occhi pieni di lacrime si voltò e andò piano verso la sua auto per andare a casa. Stava già cercando le auto nella sua borsa quando una voce a lei molto familiare disse:

_Anya? _come poteva solo dicendo il suo nome esprimere così tanta gioia e stupore? Si chiedeva lei mentre si asciugava le lacrime e si girava con il suo migliore sorriso verso di lui.

_Rupert! Ma che sorpresa!

_Che sorpresa? Io ci lavoro qui... _chiese perplesso lui.

_A dire il vero ero venuta a cercarti ma vedo che hai altro da fare... _disse indicando con la testa la mora. Lui rise. La donna capì di essere osservata e rivolse un sorriso alla bionda. Lei in tutta risposta le alzò il dito medio, mostrandole anche una delle smorfie meno amichevoli che possedeva.

_Anya!! _disse lui sconcertato mentre le abbassava il dito.

_Beh, che c’è? _chiese alterata lei.

_E me lo chiedi anche? Non si fa...

_Me ne frego... _disse lei alzando le spalle. _Chi è quella?

_La nuova valletta, Jenny... Che tu hai appena terrorizzato. _disse osservando le smorfie che la donna stava facendo.

_Perché sei qui? Corri da lei allora!

_Non hai motivo di essere gelosa... Jenny è lesbica. È pure fidanzata, da due anni per la precisione.

_Oh..

_Già, oh... _disse alzando un sopracciglio lui. Poi la tirò a sé. _Mi sei mancata, non puoi immaginare quanto.

_Anche tu... _disse baciandolo. Poi lei si scusò con Jenny, riconoscendo di non essere stata molto carina.

Quella sera tornarono a casa insieme e ci rimasero, riuscendo ad amarsi profondamente per la prima volta.

 

Down passeggiava nervosamente intorno al telefono. Aveva riflettuto molto in quei giorni. Finalmente sapeva cosa fare. Non trovava il coraggio però. Finalmente si decise e andò diretta davanti al telefono. Appoggiò la mano sulla cornetta, ma appena lo fece il telefono trillò facendola sobbalzare. Ritirò la mano come se fosse stata scottata. Si sentì subito stupida. Un telefono non poteva certo mordere.

_Pronto? _rispose timidamente.

_Ciao... _disse una voce maschile a lei nota dall’altra parte del filo.

_Andrew... Ciao, che sorpresa.... _disse imbarazzata mentre si rannicchiava sul divano.

_Sembrerà stupido, ma sono senza parole... _lei ridacchiò.

_E allora perché hai chiamato? _disse piano, dolcemente.

_Volevo solo sentire la tua voce. E sapere se stavi bene. _fece una pausa. _Stai bene?

_Oh, sì.. e tu?

_Anche io. _ci fu un lungo e imbarazzante silenzio, che terminò con la risata fragorosa di lui.

_Mi sono persa qualcosa di ironico?

_È solo che tutto questo è ridicolo. Sembriamo due ragazzini alla loro prima telefonata.

_Già, è tutto così strano e complicato. Vorrei tanto che tutto fosse più semplice.

_Potrebbe esserlo...

_Come? _chiese lei perplessa.

_Sono dietro alla porta.

_Oh... _lui ridacchiò.

_Sì, oh... _Possiamo fare pace, se vuoi. Oppure posso sparire per sempre dalla tua vita. Decidi tu... _ a quelle parole non ebbe dubbi. Si fiondò verso la porta e l’aprì di colpo, quasi per paura che lui sparisse. Lui sorrise, felice. Non avrebbe mai potuto fare a meno di lei. E nemmeno lei di lui. Si buttarono l’uno nelle braccia dell’altro, decisi a dimenticare tutto.

 

Oz e Willow si erano trasferiti provvisoriamente nella casa di lui, che era diventata un campo di battaglia. C’era una moltitudine di riviste con altrettanti post-it sparsa un po’ ovunque. Pavimenti, tavoli, divani, sedie e poltrone non ne erano certo esenti. La ciliegina sulla torta erano però le riviste nel bagno: sparse nella vasca, nel lavandino, sulla lavatrice.... Tutte queste erano cataloghi, cataloghi di liste nozze. Willow voleva che tutto fosse perfetto e così ne aveva preso il maggior numero possibile. Il matrimonio era fissato tra tre settimane, e loro erano già nel panico totale. Quel giorno avevano stabilito di chiudere la questione lista nozze e far sparire le numerose riviste che abitavano con loro.

_Non le dovremo sfamare vero? _disse ad un certo punto lui alzando gli occhi dal suo catalogo e guardando lei.

_Sfamare chi? _chiese perplessa lei.

_Le riviste... Temo di non avere abbastanza cibo in casa per farlo... _si finse preoccupato.

_Scemo... _disse ridendo lei. _So di essere un po’ maniacale, ma voglio che tutto sia perfetto. Non capita mica tutti i giorni di sposarsi.

_Lo so.. _disse appoggiando la sua mano su quella di lei. _L’ingrediente fondamentale però siamo io e te... Tutto il resto non conta. _lei si sporse la di là del tavolo e lo baciò.

_Ti amo, Daniel Ozborne. _disse appoggiando la fronte alla sua.

_Anche io, tanto, Willow Rosenberg.

Quella era la loro formula più speciale. Il fatto di pronunciare a vicenda i loro nomi infondeva loro una dose di sicurezza e tenerezza in più.

TRE SETTIMANE DOPO

 

Una Willow in abito bianco stava seduta a sventagliarsi nel camerino della chiesa.

_Oddio... _ripeteva da due ore. _Sto per sposarmi... Non ci posso credere. _a fianco Buffy le faceva aria da ore.

_Calmati Will... _disse un po’ annoiata. _Respira... Dentro, fuoooori... _anche lei non era certo meno agitata, ma cercava di contenersi.

_Andrà bene tesoro, _disse Down abbracciandola. _andrà tutto bene. Ti sposerai senza collassi, andrai in luna di miele, vi divertirete tantissimo e ci porterete tante belle foto al ritorno. _la rossa sembrò quasi confortata da quelle parole gentili e fermò Buffy, che aveva già una mano in cancrena a furia di sventolare. _E tu Buff? Come stai?

_Agitatissima, mi sento quasi male... Dio, se penso che tra poco rivedrò Spike... Mi scoppia il cuore!

_Non si è più fatto vivo?

_No, tutto quello che so, ovvero molto poco, lo so da Faith. _Xander irruppe nel camerino interrompendo la bionda.

_Scusate ragazze, _disse imbarazzato. _è tutto pronto.

_Ok, grazie, arriviamo. _disse Down. E lui si dileguò. _Allora, sei pronta? _disse alla sua amica in abito bianco. Lei fece semplicemente cenno di sì con la testa. Prese il suo bouquet, e con le amiche si avviò.

 

Quando Oz vide Willow in abito bianco, lunghissimo, stretto sul busto e larghissimo in basso, con i capelli raccolti in alto, lasciando solo qualche ciocca libera di ondeggiare lievemente, non riuscì a formulare un pensiero coerente per diversi secondi. Lei invece lo guardò dritto negli occhi, arrossendo un po’ e avanzando verso di lui a passo di musica, una semplicissima marcia nuziale.

Le due damigelle avanzavano dietro di lei, vestite di un abito rosso, in raso, molto bello e raffinato, che scendeva stretto fino ai piedi. Down era tranquillissima, e guardava il suo Andrew, che era il testimone di Oz, con occhi sognanti. Buffy invece cercava nervosamente Spike con lo sguardo. Non lo vide. Faith era sola. Molto strano, pensò lei. Tara invece era la testimone di Willow e le attendeva all’altare.

 

La cerimonia fu giusta, né troppo lunga, né troppo corta. Faith e Cordelia cercarono di tenere duro fino all’ultimo, ma alla fine si commossero, e, vedendo loro, anche Buffy si lasciò andare. Anche Willow, sul bacio, si commosse. Non era mai stata così felice, e neanche credeva di esserne capace.

Il lancio del riso fu spettacolare, i chicchi piovevano da tutte le parti in un’armonia meravigliosa. In tutta quella felicità, però, Buffy si angustiava perché non vedeva Spike. Forse era rimasto sul fondo della chiesa tutto il tempo, ma lei proprio non lo trovava.

Si organizzarono con le macchine e andarono tutti quanti al pranzo. Fu lì che Buffy lo scorse. Mentre aspettavano ancora di entrare, vedendo Angel e Faith parlare, iniziò a guardarsi intorno, impazzita, folle di emozione mista preoccupazione. Due mani forti la fermarono e la girarono verso di sé.

_Mi cercavi amore? _disse lui con il solito sorriso strafottente e dolce allo stesso tempo.

_Oh, William... _disse con la voce tremula. Gli occhi le si bagnarono contro la sua volontà, voleva essere forte ma proprio non riusciva. Scoppiò a piangere tra le sue braccia, liberandosi finalmente della tensione accumulata in quelle settimane. Lui la strinse forte a sé.

_Su, passerotto, calmati. Siamo a un matrimonio, non a un funerale, che cosa penseranno gli invitati? E poi ora sono qui. Sono tornato per te. Non posso dire solo, ma soprattutto per te. Dovevo proprio vederlo Oz che si sposava... _disse sghignazzando, per far calare la tensione. Le asciugò le lacrime e aspettò che si calmasse. _Tutto a posto? _lei annuì.

_Ho avuto tanta paura. Pensavo mi avessi abbandonata.

_No, mai, _disse dolcemente. _però sei stata tu ad allontanarmi.

_Hai ragione ma io... _disse cercando conferme. Non voleva altri brutti scherzi.

_Shhhh, non mi devi dire nulla ora. Avremo tempo dopo per chiarirci... _disse accarezzandola.

_Ho bisogno di sapere Will... Vorrei che mi raccontassi tutto quello che è successo a Londra. Vorrei metterci una pietra sopra, ma non ci riesco senza sapere cosa è successo nelle tre settimane più brutte della mia vita.

_Ok, _disse lui accompagnandola dentro. _ti racconterò tutto.

 

Down era preoccupata. Aveva visto Warren fuori dalla chiesa mentre si nascondeva dietro agli alberi, e francamente non se lo aspettava. Fece finta di nulla, magari era una coincidenza, ma lui l’aveva seguita fino al ristorante, sempre tenendosi ben nascosto. Lei allora aveva trovato un scusa con Andrew e era andata da lui. Warren l’aspettava appostato in mezzo agli alberi. Era tutto pesto e livido, nonché molto spaventato.

_Che cosa vuoi? _disse lei sorprendendolo alle spalle. Lui sobbalzò.

_N-nulla. Volevo solo dirti che lascio la città, ti prego, non seguitemi... _piagnucolò lui. _La notte non dormo più, ho paura di voi tre, e poi ho mille dolori, per favore, basta, ho pagato il mio crimine. Sono pentito. Non ti sfiorerò mai più. _implorò lui inginocchiandosi.

_Alzati Warren, brutta merda pidocchiosa, noi non ti seguiremo, sei libero di andare. Però mi devi spiegare chi è il terzo.

_Come? Non lo sai? Il tuo caro ragazzo Andrew è venuto a picchiarmi settimana scorsa.

_Andrew? _lui annuì. Lei non ne sapeva niente.. Possibile che...?

_Allora posso andare? _chiese speranzoso lui interrompendo il filo dei suoi pensieri.

_Sì. E non farti mai più vedere. _Warren corse via spaventato per il tono minaccioso che lei aveva usato. Ora finalmente Warren sarebbe definitivamente scomparso dalla sua vita. Tornò tra gli invitati, sperando di poter far chiarezza.

 

Faith era stata molto in pena per Angel, aveva avuto paura di averlo perso un’altra volta. Nonostante tutte le telefonate che si erano fatti, per un attimo aveva dubitato, di non essere all’altezza, di non essere la donna del suo cuore, oppure che qualcosa fosse andato storto. Angel non aveva voluto dirle nulla della memoria, diceva che le ragioni le avrebbe capite al suo ritorno, e questo la spaventava. Lo cercò per molto, in mezzo alla confusione del matrimonio. Però, quando si trovarono, fu come nei film: si corsero incontro e si abbracciarono, anzi, a dirla tutta Faith saltò in braccio a Angel. Lui la prese, saldamente, e la strinse a sé. Una lacrimuccia fugace scese dagli occhi di lui, lei la vide e gliela asciugò.

_Amore mio, non piangere, se no va a finire che scoppio anche io.... _disse mentre lui la posava a terra delicatamente.

_È l’emozione del momento, _disse guardandola negli occhi. _mi fa quasi impressione vederti ora. Mi sembra di vederti per la prima volta con occhi diversi conservando eppure le sensazioni di quando ci siamo incontrati a Talent. Lo so, _disse intuendo i pensieri di Faith. _è strano e complicato.

_Non ti preoccupare, ti capisco... Non c’è niente che devi dirmi? _chiese sarcastica.

_Vieni, ora ti racconto tutto. _la prese per mano e la trascinò in un angolo appartato. _Vedi, purtroppo di Spike non ti posso raccontare nulla, sono affari suoi. Ma ti posso raccontare la mia parte di storia. _lei annuì interessata. _Vedi, c’è una cosa che tu non hai mai saputo di me: io ero un killer professionista. Uno di quelli più spietati a Londra. La Viper Assassination’s Squad mi ha reclutato sin da bambino. Non ho avuto proprio un’infanzia ortodossa. I miei unici giochi erano spade, coltelli, pistole, e chi più ne ha ne metta. Vorrei tralasciare i dettagli macabri della parte di me che mi sono lasciato alle spalle, ovvero Angelus, eppure è giusto che tu sappia una cosa.... La vita che ho fatto mi è stata imposta fino a una certa età. Ho avuto diverse occasioni di cambiare, ma mi sono accorto troppo tardi che quello che facevo era sbagliato.

_Giocare con la vita e la morte ti deve aver fatto sentire come Dio...

_Sì, e mi ha anche portato via emozioni come la pietà, la misericordia e il senso logico. Tutte cose che ho recuperato nel corso degli anni. E non senza fatica. Ad un certo punto, però, ho capito i miei errori e sono fuggito. Per molti anni sono stato tranquillo. Poi ho conosciuto te. Il mio personale giardino di luce. _lei notò che gli occhi di lui si accesero di una luce meravigliosa mentre parlava di lei. _Ci siamo sposati. Siamo stati magnificamente insieme. Poi la V.A.S. mi ha richiamato per un caso difficile. Io avevo rifiutato all’inizio, ma mi hanno spedito una busta con le tue e le nostre foto. Il messaggio era fin troppo chiaro. Non avrei mai potuto metterti in pericolo. Allora sono andato. Ho ucciso, per l’ultima volta. Il guaio però è stato che volevano togliermi i ricordi del mio ultimo lavoretto. Era un pezzo grosso il mio obbiettivo, non potevano lasciarsi alle spalle un testimone scomodo. Qualcosa però dev’essere andato storto. Invece che cancellarmi le ultime due settimane, hanno cancellato l’ultimo anno. Così sei scomparsa dalla mia memoria. _Faith continuava a seguire, era sconvolta, ma non lo dava a vedere. Non che le importasse del passato di lui, contava solo il presente, ma era scioccata per tutto quello che lui era stato. Si sentiva come chiusa in un film, dove tutto è assurdo. Il suo Angel sembrava così normale e invece... era stato un mostro. Ora non lo era più. Ne era convinta. _Qualche mese dopo ho rivisto Spike. Abbiamo avuto la bizzarra idea di mettere su una band. Le cose andavano alla grande, così ci hanno contattato per partecipare a Talent. Abbiamo accettato, fatto qualche sostituzione nella band e eravamo pronti. Il resto lo sai. Ho dovuto fare i conti con una parte della mia vita che nemmeno ricordavo. Così sono tornato indietro, a Londra, a sistemare le cose. E ci sono riuscito, anche grazie a Fred, una mia vecchia amica.

_Chi è questa Fred? _chiese con una punta di gelosia. Lui ridacchiò.

_Una scienziata. Molto brava nel suo lavoro. È lei che si è occupata della mia amnesia. Un tempo faceva anche lei parte della V.A.S., ma non per sua volontà. Tenevano in ostaggio suo fratello Wesley. È stata obbligata. Poi un giorno siamo fuggiti insieme. Portandoci dietro Wes. Siamo stati noi a liberarlo, per questo ci doveva un favore. Ma non è di lei che ti dovresti preoccupare... _disse con un sorrisetto sadico sul viso.

_Ah sì? E allora chi è questa fantomatica donna di cui mi devo preoccupare? _disse lei avvicinandosi con fare sensuale.

_Darla... Era la mia ex... _lei iniziò a fare scorrere le sue mani ovunque. Lui deglutì a fatica.

_Era?

_Morta... Per mano mia.. _disse a fatica. Lei avvicinò la bocca all’orecchio di lui.

_Perchè l’avresti ammazzata? _disse in un soffio.

_Ha importanza? _chiese sospirando. _Abbiamo cose più importanti da fare... _riuscì ad articolare.

_Per me lo è, devo sapere per chiudere con il passato. _strusciò il bacino contro la sua erezione. _Lo voglio anche io, ma prima voglio la verità. _disse sussurrando contro l’incavo della spalla di lui. Gli diede un leggero morso, e lui andò in paradiso. A queste condizioni non poteva più negarle la verità.

_Per noi, l’ho fatto per noi. Nessuno ci disturberà mai più. Ho sistemato tutto.

_Proprio tutto?

_Sì, ho tutto, la mia amnesia è totalmente scomparsa. _lei si staccò da lui.

_Bene. Possiamo andare. _vedendo la sua faccia sbigottita rise.

_Piccola sfacciata, non ci pensare nemmeno! _la tirò a sé. _Io e te abbiamo un conto in sospeso.

_Angel, un po’ di contegno! _disse fingendosi indignata lei. _Siamo a un matrimonio!

_Ti amo Faith. _disse affondando il naso nei suoi capelli e prendendo ampi respiri.

_Anche io, sempre. _in un breve istante le loro bocche si toccarono. Angel sfiorò la pancia di Faith quando si staccarono.

_Te ne rendi conto? Tra poco saremo una famiglia...

_Non così poco... Ma sono emozionata lo stesso...

_Anche io amore, anche io... _Angel la abbracciò stretta.

_Dobbiamo tornare di là. _disse lei quando si staccarono. _Abbiamo tutta la vita davanti. Non credi? _lo disse in un modo così puro e carico d’amore che Angel si sentì quasi mancare. Era lei la donna della sua vita. Chi altro avrebbe potuto fargli battere il cuore così forte con una sola frase?

Non riuscì a parlare. Si limitò a sorriderle prendendola per mano e a condurla verso gli altri.

 

Buffy e Spike, senza essere visti da nessuno si erano chiusi nel guardaroba. Sedevano uno di fronte all’altro in mezzo a scatoloni e cappotti, guardandosi, incerti su chi dovesse fare la prima mossa.

_Sei sicura di voler sapere tutto? _chiese lui rompendo il silenzio. Lei annuì. _Quando siamo arrivati a Londra non abbiamo perso tempo. Per prima cosa siamo andati da Fred, ci doveva un favore, così ha aiutato Angel col suo “problemino”. Con lei, siamo andati subito alla V.A.S., armati fino ai denti. I nostri tesserini ingenuamente funzionavano ancora, passando dai sotterranei siamo sbucati esattamente nel quartiere generale. Lì ci siamo separati. Angel aveva un conto in sospeso con Darla e qualche fantasma del passato. Io invece sono andato subito da Dru. Non trovandola negli uffici doveva per forza essere ad allenarsi. L’ho trovata a gambe incrociate mentre meditava abbracciata alla sua spada. Questo ti dà un’idea della sanità mentale di quella donna. Per prima cosa abbiamo parlato, pensa un po’, era in palestra perché aveva avuto una visione del mio arrivo. _disse scuotendo la testa. _Inutile dire che le parole sono state vane. Ha detto che potevo uscire da quella palestra con lei o morto. In effetti sono stato sciocco io a pensare di poter instaurare un dialogo. Ma pazienza. Abbiamo combattuto a lungo, senza esclusione di colpi e parole, fino a che non l’ho disarmata. Volevo risparmiarla, ma lei si è infilzata da sola sulla mia lama dicendo che non poteva vivere sapendo che il suo piccolo era di un altra. _Buffy era impressionata per la freddezza con cui Spike raccontava tutto.

_Non ti dispiace nemmeno un po’? Ne eri innamorato un tempo. _lui sospirò.

_Sapevo che me l’avresti chiesto. Sinceramente non sono per nulla dispiaciuto. Provavo solo pietà per lei. Per quanto questo ti possa fare impressione devi però tenere in considerazione che ho avuto molto tempo per dimenticarla e odiarla. Eppure quando l’ho vista non ho provato nulla. Solo indifferenza. Sei disgustata? _chiese vedendola pensierosa.

_No, solo preoccupata.

_Per cosa?

_E se un giorno dovesse succedere anche a noi? Se un giorno arriverai a provare solo indifferenza per me? Cosa farai? Mi ucciderai? _gli occhi di Spike diventarono lucidi. Strinse la mascella e si avvicinò a lei. Prendendola per un polso la fece alzare, delicatamente, mentre lei lo guardava confusa lui la strinse forte.

_Come potrei arrivare all’indifferenza se sei la mia unica ragione di vita? Buffy, io ti amo, prima lo capisci, meglio è per tutti. Io non ti lascerò mai andare. _disse accarezzandole i capelli. Lei che fino a quel momento era stata lì, tutta rigida nel suo abbraccio, si lasciò andare. Chiuse gli occhi e si appoggiò a lui. Stava bene. Ma non sapeva se poteva stare con lui. Non sapeva se, dopo tanti segreti, poteva ancora aprire il suo cuore. La cosa che la avviliva di più però era la sicurezza di amarlo e non poterlo fare liberamente.

_Ti amo, ma ho bisogno di tempo. _disse piano lei. _Devo abituarmi... _lui la allontanò e la guardò negli occhi.

_Buffy, io capisco che per te non sia facile. Però capisco anche che la tua è solo paura. Quello che mi avvilisce è vedere una donna come te che ha così paura di lasciarsi andare da dare un calcio alla felicità. Pensaci... Se mi ami davvero come dici saprai cosa fare. _le diede un bacio sulla guancia e uscì lasciandola sola. Buffy tornò con gli invitati, con la solita confusione che le occupava la testa.

 

Andrei stava chiacchierando con Oz, Willow e qualche altro amico, in attesa di iniziare il pranzo, quando Down arrivò come un fulmine e lo trascinò via senza dare spiegazioni a nessuno.

_Hai picchiato Warren? _chiese a bruciapelo appena si furono allontanati abbastanza.

_Warren? _disse aggrottando le sopracciglia. _Chi è Warren? _disse fingendosi perplesso. Lei gli diede una gomitata, leggera, ma incisiva.

_Piantala, sai benissimo di chi sto parlando... _disse a metà tra il seccato e il divertito. Lui sospirò.

_Sì, fino a fargli sputare sangue.

_Perché?

_Non riuscivo a togliermi dalla mente le sue mani schifose che si posavano su di te. Pensavo che mi sarebbe passato se gli avessi dato una lezione.

_Ha almeno funzionato? _chiese sospirando.

_Alla grande, ora dormo sonni tranquilli. Ma tu come lo sai?

_Ho visto Warren un attimo fa, era terrorizzato. _disse sghignazzando al ricordo. _Mi ha chiesto il permesso di cambiare città, te ne rendi conto? _scoppiò a ridere, contagiando anche lui.

_Immagino che tu in questo non c’entri nulla... _disse lui appena ripresosi dai rantoli della risata.

_Uff.. Lo ammetto, mi sono presa la mia vendetta... _e risero di nuovo all’idea di Warren che strisciava come un verme. _Sai, ho molto apprezzato quello che hai fatto.. _disse lei buttandogli le braccia al collo.

_Allora non sei arrabbiata? _chiese dubbioso.

_Affatto, questa è la cosa più romantica che hai fatto per me... _si baciarono, a lungo e ripetutamente.

Durante il pranzo Buffy e Spike fecero finta di niente, non volevano di sicuro turbare la felicità altrui, e per la precisione quella di Wllow e Oz, che erano uno più raggiante dell’altro. Il pranzo grazie al cielo fu breve, così Buffy non dovette rimanere troppo a fissare le altre coppiette tubare. Era un po’ invidiosa, doveva ammetterlo. Vedere tutto quell’amore intorno a lei... lei che di amore non ne aveva né per sé, né per gli altri. Questo la rendeva molto triste. Non che volesse turbare gli altri, ma era molto preoccupata per sé stessa. Possibile che fosse così sbagliata da rifiutare ogni volta la felicità? Quali segni indelebili avevano lasciato su di lei? Più si convinceva di essere andata avanti, più si ritrovava allo stesso punto. E se ne accorgeva, vedeva il mondo muoversi intorno a lei che poteva solo rimanere a guardare, statica.

Eppure, piano piano, vedeva uno sprazzo di luce dietro alle nuvole. E forse quel raggio di sole era William. Forse invece che respingerlo doveva prenderlo appieno e lasciarsi andare. Forse doveva mettere un altro cerotto al suo cuore ferito per l’ennesima volta e andare avanti. Forse non era così grave quello che era successo. Ma lei aveva bisogno di certezza, stabilità e non di forse. E forse tutto quello di cui aveva bisogno era Spike. O forse non voleva pensarci in quel momento...

_Adesso basta! _urlò sbattendo un pugno sul tavolo. In realtà doveva solo pensarlo senza urlarlo in tutta la sala attirando così gli sguardi di tutti. _Scusate... _disse cambiando colore e facendosi piccola piccola.

Con quel pugno aveva simbolicamente preso la sua decisione: basta elucubrazioni mentali. Era il momento di lasciarsi andare, di non pensare, e di far riposare il suo cuore martoriato. Avrebbe preso una decisione un’altra volta. Ora era stanca. Tanto stanca. E disgustata, da sé stessa.

 

Buffy era seduta a bordo pista che gustava la sua coppa di champagne. La musica soave del pianista l’accompagnava nel lungo flashback che la sua mente le stava proponendo contro la sua volontà. Si rivide felice con William, ripercorse le tappe della loro relazione riconsiderando il tutto, e poi rivide i suoi occhi. La canzone terminò. Ci fu un attimo di pausa, poi le note di “Trouly madly deeply” si diffusero per la stanza. Una voce calda si impossessò violentemente dell’attenzione di lei. Spike cantava sul palco guardandola dolcemente. Si girò verso di lui incredula. Stava veramente cantando? Per lei? Non ci poteva credere.

 

I'll be your dream

I'll be your wish I'll be your fantasy

I'll be your hope I'll be your love

Be everything that you need

I'll love you more with every breath

Truly, madly, deeply do

I will be strong I will be faithful

'cause I'm counting on

A new beginning

A reason for living

A deeper meaning, yeah

 

Appena attaccò le vennero i brividi. La sua voce, così calda e sexy le penetrava dentro come la lama di un coltello. Feriva e diventava parte di una donna che si sentiva immensamente in colpa per come aveva trattato il suo uomo.

 

I want to stand with you on

a mountain

I want to bath with you in the sea

I want to lay like this forever

Until the sky falls down on me

 

And when the stars are shining

brightly in the velvet sky,

I'll make a wish send it to heaven

Then make you want to cry

The tears of joy for all the

pleasure in the certainty

That we're surrounded by the

comfort and protection of

 

Spike guardava Buffy negli occhi. Non voleva perderla, e allora avrebbe tentato il tutto per tutto. Non gli importava se lei lo aveva ferito rifiutandolo, non importava se aveva bisogno di tempo, in quel momento lei doveva capire quanto lui ci tenesse.

 

The highest powers

In lonely hours

The tears devour you

 

I want to stand with you on

a mountain

I want to bath with you in the sea

I want to lay like this forever

Until the sky falls down on me

 

Oh can you see it baby?

You don't have to close your eyes

'Cause it's standing right here

before you

All that you need with surely come

 

Le lacrime iniziarono a pungerle gli angoli degli occhi. Lo sentiva il dolore, era celato, ma lo sentiva, eppure poteva sentire anche l’amore, l’immenso amore di cui la sua voce si tingeva mentre cantava per lei. E lei finalmente comprese. Non era mancanza di fiducia, ma era solo paura. Così aveva allontanato il suo unico raggio di sole, l’unica cosa che dava un senso alla sua vita. Forse doveva davvero solo chiudere gli occhi e lasciare che fosse lui a condurla.

 

I'll be your dream I'll be your wish

I'll be your fantasy

I'll be your hope I'll be your love

Be everything that you need

I'll love you more with every breath

Truly, madly, deeply do

 

I want to stand with you on

a mountain

I want to bath with you in the sea

I want to lay like this forever

Until the sky falls down on me

 

I want to stand with you on a

mountain

I want to bathe with you in the sea

I want to live like this forever

Until the sky falls down on me

 

La canzone si concluse in uno scroscio di applausi, nonostante il cambio di programma tutti avevano apprezzato. Spike scese dal palco e Buffy si lanciò tra le sue braccia.

_Perdonami... _disse nascondendo la testa nel suo petto.

_No, perdonami tu. Io non posso cambiare quello che sono stato. Però posso essere un uomo migliore. Per te, amore, solo per te. Ma senza la tua guida e il tuo immenso amore sono perso.

_William tu non devi dire nulla, davvero. Ho solo avuto paura, come al solito del resto. _disse con una punta d’ironia nella voce. _Ti amo, ora e per sempre.

_Anche io passerotto. Per sempre.

Si baciarono, sotto gli scrosci della sala che aveva assistito a tutta la scena. Buffy arrossì e Spike la trascinò con sé verso il lago. Si guardarono negli occhi, e vi trovarono tutto quello di cui avevano sempre avuto bisogno.

Lui si inginocchiò davanti a lei, estraendo una scatolina blu dalla giacca.

_Avrei voluto dartelo in un’altra occasione, _disse con voce segnata dall’emozione. _ma non posso più aspettare. Buffy Anne Summers, _aprì la scatolina mostrando un diamante bellissimo. _mi vuoi sposare? _lei si portò una mano alla bocca, commossa.

_Sì, William, lo voglio.. _disse tra le lacrime. Lui si rialzò e le mise l’anello tenendo incollati i suoi occhi a quelli di lei. Buffy gettò le braccia al collo di lui e lo baciò dolcemente.

Epilogo.

 

DUE ANNI DOPO

 

Buffy aprì la lettera che aveva fra le mani con impazienza. Era di Down, riconosceva la calligrafia.

 

Cara Buffy,

come stai? Io benissimo, lo puoi immaginare! Qui i preparativi per il trasloco fervono e io sinceramente non vedo l’ora di poter avere Andrew sempre qui, vicino a me. Lo amo davvero, ma tu questo già lo sai, ormai ti avrò fatto una testa così.

Le altre stanno tutte bene. Dafne cresce ogni giorno di più ed è sempre più furba. Dovresti vedere Faith e Angel! Non sanno più come tenerla a bada. Però mi fanno tanta tenerezza. Mi fanno venire voglia di avere un figlio anch’io. Ma c’è tempo. Posso aspettare.

Willow e Oz hanno finalmente cambiato casa, iniziavano a stare stretti in quella vecchia. Will mi ha detto di non dirtelo, ma sono troppo felice e te lo dico lo stesso! Forse è rimasta incinta, finalmente. Lo spero davvero per lei.

Tara e Riley hanno fatto pace. Si è sistemato tutto. Grazie al cielo quella che Tara aveva visto era solo la sorella di Riley che lo abbracciava. Credo che stiano pensando di sposarsi, ma non so.

Anya e Giles mi hanno spedito una cartolina proprio ieri. A quanto pare sono in Grecia e torneranno solo tra un mese. Mi manca la cara vecchia Anya. E mi manchi anche tu. Ma so che a Miami sei felice con tuo marito e questo mi consola. A dire il vero manchi a tutte, e non vediamo l’ora che tu venga a trovarci. Abbiamo già organizzato l’incursione armata se annulli anche questa volta! Non hai scampo! Scherzo, lo sai, però devi assolutamente venire. E quei timori che avevi? Sono fondati? Fammi sapere al più presto!

Un bacio,

Down.

 

Buffy si commosse. Le sue amiche le mancavano tanto ma il trasferimento era stato quasi obbligato, per motivi di lavoro. Ma entro un anno, e anche meno, contava di poter tornare a casa sua, dove era nata e cresciuta con le sue amiche.

Spike andò in salotto e trovò Buffy che piangeva davanti a un’altra lettera, l’ennesima.

_Amore... _disse avvicinandosi e stringendola. _Va tutto bene?

_Sì... _disse lei asciugandosi le lacrime. _È solo che...

_Ti mancano... Lo so... E mi sento anche in colpa ad averti trascinato qui...

_No, va tutto bene.. Ho solo degli attacchi di malinconia di tanto in tanto. _disse sforzandosi di sorridere.

_Devi essere forte... _disse chinandosi sulla pancia di lei. _Anche per questo piccolino qui.... _l’accarezzò. Ormai era incinta da un mese, e ne erano entrambi molto felici. _Su, _disse lui sollevandola e portandola in camera. _basta pensieri tristi. _l’appoggiò sul letto. _Paparino vuole prendersi cura di mammina.

Con la bocca iniziò a solleticarle le parti che sapeva più sensibili, mentre lei si contorceva nel piacere.

_Ti amo William... _riuscì a esalare mentre la bocca di lui la faceva impazzire.

_Ti amo anche io Buffy... _disse con infinita tenerezza.

Fine.