C’E SEMPRE UN DOMANI

AUTRICE: Spikiana

DATA di PRODUZIONE: Dicembre 2005

TITOLO: C’è sempre un domani

RATING: NC-17 per la descrizione di alcune scene di sesso

PAIRING: AU Spuffy

DISCLAIMER: La storia è mia, i personaggi sono presi in prestito dalla serie quindi appartengono a Joss Whedon, alla Muntain Enemy, alla Fox ed alla UPN. Questa ff è scritta per puro piacere personale e non a scopo di lucro.

 

 

Capitolo I

 

PROLOGO

 

“Ecco qui Buffy… con questo abbiamo finito” mi conferma Angel, stipando l’ultimo scatolone nel bagagliaio della mia macchina.

Si avvicina a me e Cordelia che ancora ci teniamo abbracciate. Lei è stata la mia ancora di salvezza quando sono arrivata a Los Angeles. Avevo da poco perso mia madre e mi trovavo sola al mondo.

Beh in realtà avevo mio padre, ma con lui non siamo più andati d’accordo da quando, anni prima, ha lasciato me e la mamma da sole.

Lei ed Angel stanno insieme da quando avevano 16 anni. Si sono conosciuti al liceo e per entrambi è stato un colpo di fulmine, da allora non si sono più lasciati.

Sono felice per loro e spero che un giorno, alla fine, arrivi anche per me un amore così bello, incondizionato e grande.

“Bene… è ora che vada” ho gli occhi lucidi, mi spiace lasciare la mia amica, la mia sola famiglia. Ma ho già deciso e non tornerò indietro, non potrei vivere qui...

“Buffy io ci sarò sempre lo sai. Chiamami per qualsiasi cosa.”

“Lo so Cordy e ti ringrazio.”

“Sai.. mi sarebbe piaciuto vederti diventare enorme” sghignazza, ma il suo sguardo è dolce mentre accarezza il mio ventre ancora piatto. Ancora per poco.

“Ti manderò qualche foto se vuoi?”

“Ne sarei felice.”

Ci abbracciamo strette ancora una volta. Poi saluto Angel e mi posiziono al posto del guidatore nella mia piccola monovolume grigio metallizzato.

“Vai piano mi raccomando” ecco il mio caro Angel che fa il paparino.

Non lo dice perché è protettivo nei miei confronti ma perché sa che sono un disastro alla guida. Mi ha dato lezioni lui, quindi sa di cosa sono capace.

“Non preoccuparti Angel, arriverò sana e salva” io e Cordelia ridiamo, ma lui non è ancora convinto, mi guarda preoccupato.

Dopo l’ennesimo saluto finalmente ingrano la prima e parto.

Sto tornando a Sunnydale. Ho preso questa decisione dopo aver scoperto di aspettare un bambino.

È stato come un fulmine a ciel sereno, ma ho capito subito che lo avrei tenuto. Nello stesso istante in cui venivo a conoscenza del fatto che dentro di me stava nascendo una nuova vita, io mi sono sentita madre.

L’emozione che ho provato è stata così intensa e forte che non avrei mai potuto prendere una decisione diversa. Anche se suo padre non lo avesse voluto… del resto ho scoperto di essere incinta dopo aver rotto con lui.

Con Parker, così si chiama, ci siamo conosciuti all’Università, io frequentavo, fino a poche settimane fa, il primo anno, lui il terzo.

Siamo stati insieme per tre mesi poi, dopo aver visto con i miei occhi che non ero l’unica con la quale aveva una relazione, ho deciso di lasciarlo.

Ripenso a quando gli ho detto del bambino. Mi aspettavo da lui una reazione simile, ma mi ha fatto ugualmente male.

Ricordo esattamente le sue parole.

< Ciao Buffy, a cosa devo la tua visita? Hai capito che non puoi fare a meno di me? > mi disse guardandomi divertito. Era così sicuro di sé che gli avrei spaccato la faccia.

Ma mi feci forza, lo dovevo alla creatura che portavo in grembo. Non sapevo come dirglielo e come un treno mi diressi alla meta.

< Parker aspetto un bambino > attesi la sua reazione.

Lui corrugò la fronte e mi fissò.

< E cosa vorresti da me? > la sua voce era dura.

Non ho creduto neanche per un attimo che non abbia pensato che potesse essere suo. Stava soltanto facendo la sua parte.

< Parker… è tuo! > gli risposi intimandomi mentalmente di stare calma, sapevo già che sarebbe stato difficile.

< Mio? > vidi il suo ghigno allargarsi mentre scuoteva la testa < Senti Buffy. Io non lo so con quanti tu sia stata ultimamente, ma cerca qualcun altro da fregare. >

Poi fece una cosa che mi spaventò un po’. Mi afferrò per un braccio e avvicino pericolosamente il suo viso al mio.

< E non azzardarti mai più a dire che il tuo bastardo è mio > sibilò, il suo sguardo era cattivo e la sua mano mi stava facendo male.

Non riuscii a trattenere le lacrime che iniziarono a scivolare piano sul mio viso. Ero delusa, più con me stessa che con lui, perchè c'era stato un tempo in cui avevo creduto di amarlo.

Mi ero imposta che non avrei pianto, che non gli avrei dato questa soddisfazione. Ma non ce la feci. Una furia cieca mi montò addosso, e la mia mano, animata da volontà propria, volò a colpire il suo viso. Istintivamente strinsi gli occhi pensando che mi avrebbe restituito lo schiaffo.

Lui invece mi spinse indietro, lasciandomi andare e pronunciando le sue ultime lapidarie parole.

< Sei patetica... Non cercarmi più Buffy. Mai più >

Mi fa ancora rabbia pensarci. Sapevo che era uno stronzo ma speravo in cuor mio di dare un padre a mio figlio.

 

Respiro a fondo e mi accarezzo il ventre.

“Non preoccuparti amore mio. Saremo io e te. Non abbiamo bisogno di lui” in fondo lo sapevo che sarebbe finita così. Forse ci speravo pure.

Adesso sono pronta ad iniziare una nuova vita. Sto tornando al mio nido dove ho vissuto con mia madre, dove ci sono i miei ricordi più belli e dove voglio far crescere mio figlio.

Un sorriso si allarga sulle mie labbra … si torna a casa.

4 anni dopo

“Kimberly amore, vieni qui che la mamma deve andare” chiamo mia figlia. Ho avuto una bella bambina, mi somiglia molto fisicamente. Ha due begli occhioni verdi, limpidi e luminosi e un corpo minuto. Soltanto i capelli sono diversi, i suoi sono castano scuro, i miei sono biondi.

Lei si avvicina, indossa il suo pigiamino giallo con i fiorellini bianchi, stringe al petto il suo orsetto e sta ridendo.

E già, questa piccola signorinella si diverte a vedere la sua mamma che ogni mattina corre da una stanza all’altra prendendo di petto tutto quello che trova al suo passaggio, rischiando di rompersi l’osso del collo, nella speranza di arrivare puntuale a lavoro.

 

Quando sono arrivata a Sunnydale, ho avuto la fortuna di incontrare il signor Giles, il bibliotecario del liceo. Mi conosce da quando ero una bambina, era molto affezionato alla mamma… forse c’era qualcosa fra loro, non l’ho mai capito. In ogni caso, ha preso a cuore la mia situazione e si è fatto garante per me con il preside del liceo, il signor Wood.

Da allora faccio la consulente scolastica. Non lo ringrazierò mai abbastanza per questo.

 

Prendo in braccio Kim ed inizio a riempirla di baci, lei ride beata. Nel frattempo il campanello di casa suona. Andiamo ad aprire, sappiamo già di chi si tratta.

E’ Tara, una ragazza dolcissima e timidissima che adora la mia piccolina, le fa da babysitter da quando è nata, ed è una cara amica.

“Ciao entra. Come al solito devo scappare” e così dicendo le passo la bambina che si prepara a ricevere un’altra dose di coccole.

“Oggi mi porti al parco, vero Tara? Me lo hai promesso” la guarda con occhi imploranti, mettendo un delizioso broncetto sulle labbra. Guai farle delle promesse, non te la togli più di dosso.

“Certo che andiamo al parco, ma che domande. Ho già tutto pronto. Però se una certa bimbetta non fa prima un bel bagno, non credo che sarà possibile uscire di casa” le risponde Tara guardandola dolcemente, ma con voce decisa.

Fare il bagno a Kim è una lotta giornaliera, fa sempre storie, bisogna trovare un argomento che la convinca ad infilarsi nella vasca, altrimenti è una partita persa in partenza.

Lei spalanca gli occhi, poi un sorriso birichino si forma sulle sue labbra.

“Allora andiamo a farlo subito. Ciao mammina ci vediamo dopo” si gira verso me, mi abbraccia e mi dà un bacio, poi sale su, seguita da Tara.

Scene come questa, anni fa, mi avrebbero fatto male.

All’inizio ero gelosa di Tara, perché poteva vivere ogni momento con mia figlia. Ma soprattutto, perché avevo paura che Kim potesse amare più lei che me. Poi ho capito che queste mie paure erano legate al rimorso che provavo nel lasciarla sola. Fortunatamente, con il tempo, sono riuscita a superarle. Non che ora la lasci senza rimpianti, ma so che lei mi amerà sempre.

Mi saluto con Tara, e mentre sto uscendo di casa mi ricordo di non averle detto una cosa importante.

“Ah... Tara dimenticavo, oggi tornerò un po’ più tardi. Il preside ha indetto una riunione dopo la scuola” spero che lei non abbia preso impegni.

“OK Buffy non preoccuparti, non è un problema per me” mi risponde facendo capolino con la testa dallo stipite della porta del bagno.

Ci risalutiamo, e finalmente esco di casa per dirigermi a lavoro. Sono già in ritardo. Maledizione!!

Mi dirigo alla macchina, quando noto che nella villetta accanto alla mia il cartello vendesi è stato tolto.

Chissà chi l’ha comprata, mi domando mettendo in moto l’auto.

 

***********

 

La giornata a scuola è stata più dura del solito, torno a casa distrutta.

Posteggio, ed i miei occhi tornano alla villetta dei vicini. Adesso c’è un grosso camion parcheggiato sul viale di accesso, ed un paio di traslocatori trasportano all’interno scatoloni di varie dimensioni.

Sono curiosa di sapere chi l’abiterà, mi piacerebbe si trattasse di una famiglia con dei bimbi, così la mia Kim avrebbe un po’di compagnia.

Non ho il tempo di mettere piede in casa, che vengo raggiunta da mia figlia.

Kim si mette a saltellarmi attorno, raccontandomi tutto quello che aveva fatto quella mattina al parco con Tara, di quando si è messa a giocare con altri bambini, dei giri alle giostre, dell’enorme gelato che aveva mangiato.

Mentre parla gesticola molto enfatizzando quello che dice, non so da chi abbia preso questa caratteristica, ma mi piace quando lo fa. Sembra che dia più forza alle parole.

Poi mi racconta della signora dai capelli rossi che è venuta a cercarmi.

“Sai mamma, mi ha detto che eravate tanto amiche, e che giocavate sempre insieme, e che ora che è tornata potrà riabbracciarti.”

A quelle parole per un attimo rimango interdetta, poi, come una lampadina che si accende nella mia testa, i ricordi di una ragazza dolce e lentigginosa si fanno strada nella mia mente.

“Willow? Ma non è possibile? Lei vive a Londra.”

Tara che nel frattempo si era avvicinata ed aveva assistito all’assalto che avevo subito mi dice timidamente balbettando.

“Si Buffy è… è venuta q…questa ragazza stamattina e…e ha chiesto di te. S...si chiama Willow, si è appena tra…trasferita nella casa qui accanto.”

La guardo un pò stupita, mi chiedo perché sia così imbarazzata. Ma non mi soffermo su quel pensiero più di tanto, sono troppo contenta della notizia che ho appena ricevuto.

Willow... la mia dolce Willow è tornata.

Siamo state inseparabili fino all’adolescenza, fino a quando i suoi si sono trasferiti a Londra e lei è dovuta andare via da Sunnydale. Da allora purtroppo, non ci siamo più sentite, ogni tanto qualche lettera. Poi anch’io sono andata via.

“Tara puoi stare un altro po’ qui con Kimberly? Vorrei andare un momento da Willow” lei annuisce e mi sorride.

“Si vai pure.”

“No mamma voglio venire anch’io da Willow. Dai posso?” piagnucola Kim, tentando di corrompermi con i suoi occhioni verdi e quel broncetto da mangiare di baci. È difficile resisterle. Ma ogni tanto ci riesco.

“No amore, resta qui con Tara. Willow ha la casa sottosopra al momento, e non avrà neanche un posto dove farci sedere. La mamma và soltanto a chiederle se vuole cenare con noi questa sera. Ti và?”

Kimberly inizia a battere le manine contenta.

“Siiii mamma mi và!”

Io e Tara ci guardiamo sorridendo, poi bacio sulla fronte mia figlia ed esco per dirigermi da Will. Nella mia mente i ricordi della nostra amicizia cominciano a susseguirsi.

Accelero il passo, ho voglia di rivederla.

Capitolo II

 

Mi avvicino all’ingresso di casa di Willow, la porta è aperta. Guardo dentro, vedo una testa rossa spuntare da dietro un divano.

“Willow?” la chiamo un po’ emozionata.

Lei alza la testa di scatto, i suoi occhi si allargano ed un sorriso smagliante spunta sul suo viso.

“Buffy!!!” mi corre incontro e ci abbracciamo strette. Dio quanto mi è mancata, odora sempre di buono, di pulito ed io mi sento catapultata indietro nel tempo, a quando eravamo soltanto due ragazzine.

Dopo un lungo abbraccio lei si stacca ed inizia a parlare a raffica, dimenticandosi di respirare.

“Buffy sono così felice di rivederti. Quando l’agenzia mi ha dato l’indirizzo della casa che mi proponevano per l’acquisto non riuscivo a crederci, ricordavo che era la tua stessa via ma non avrei mai immaginato di essere proprio la tua vicina di casa e.. oh mio dio Buffy hai una bambina, sei una mamma! e..” la fermo prima che continui il suo monologo.

“Ehi Will, respira. Si ho una bambina, sono una mamma. E non hai idea di quanto sia felice di rivederti. Mi sei mancata tantissimo” ho le lacrime agli occhi, anche lei.

Ci riabbracciamo, poi mi stacco e le dico che ho poco tempo perché devo tornare da Kimberly. Le chiedo se vuole cenare insieme a noi questa sera. Lei accetta entusiasta e così rimandiamo a dopo tutto quello che abbiamo da dirci.

 

Finalmente è arrivata ora di cena. Bussano alla porta, vado ad aprire seguita da Kim.

“Ciao Will entra, sarà pronto fra pochi minuti” chiudo la porta e torno in cucina.

“Posso aiutarti?” mi chiede lei.

“No non ce n’é bisogno, sto arrivando. Siediti pure e rilassati, sarai stanca”

Kimberly la prende per mano e la conduce verso il tavolo imbandito.

“Guarda ti piace? Ho aiutato io la mamma ad apparecchiare” le chiede orgogliosa.

“Sei stata bravissima. E scommetto che li hai messi tu i piatti abbinati, tutti dello stesso colore” marca le parole per farmele sentire.

“Ehi, te lo ricordi ancora?” entro in sala portando una pirofila di sformato. Emana un profumo delizioso.

“E chi se la dimentica la tavola multi servizio che preparasti per quel Natale. Tua madre era sconvolta, e sbalordita, non capiva come avessi fatto a realizzare quel casino” mi risponde lei ridendo.

“Però era originale, ammettilo - anch’io sorrido pensando alla scena, poi, fingendo di rammaricarmi dell’accaduto, aggiungo - E’ inutile Will, la mia creatività non verrà mai compresa”

Ci guardiamo negli occhi e ridiamo di cuore. Kim sposta il suo sguardo da me a Willow, senza capire di che parliamo, ma unendosi alle nostre risate.

Passiamo una piacevolissima cena, ricordando vari aneddoti di quando eravamo piccole.

Mia figlia ha monopolizzato le conversazioni, tempestando Will di domande sulla sua mamma. Dopo cena, mentre Kim gioca, io e Will abbiamo la possibilità di rimanere un po’sole a parlare di noi.

Le racconto del periodo difficile della malattia della mamma, della sua morte, del mio trasferimento a Los Angeles per frequentare l’Università, dell’incontro con Parker e dell’arrivo di Kimberly. Il suo sguardo è dolce e comprensivo. Stringe le mie mani fra le sue.

“Buffy sei stata molto coraggiosa, ti sei trovata ad affrontare da sola momenti difficili, ma ce l’hai fatta. E poi hai avuto una splendida bambina. La stai crescendo bene. Si vede che è felice. E ti invidio sai? Invidio la tua forza, la tua determinatezza, ed il fatto che non ti sei lasciata abbattere da nulla, rimanendo la stessa meravigliosa ragazza che ho conosciuto tanti anni fa”

“Grazie Will, sei un’amica - ripenso per l’ennesima volta a quanto mi sia mancata - Ti voglio bene”

“Te ne voglio anch'io Buffy. Tanto” mi risponde Will, i suoi occhi sono lucidi. Sorridiamo e ci teniamo ancora per mano.

“Ma adesso parlami di te. Come mai sei tornata qui?”

Finora ho parlato io lei è stata tutto il tempo ad ascoltarmi, ha capito che avevo bisogno di sfogarmi, era da molto che non lo facevo.

“Ti ricordi di mio fratello William?” mi chiede con noncuranza.

Involontariamente raddrizzo le spalle.

“Certo! Come potrei dimenticare il ragazzo che mi dava il tormento ogni volta che mi vedeva!” le rispondo, ricordando come William amasse prendermi in giro e stuzzicarmi, continuamente.

Era uno dei ragazzi più belli della scuola. Non era altissimo, ma aveva un corpo asciutto e muscoloso (più volte lo avevo beccato a torso nudo). Portava degli scintillanti capelli biondo platino, e la sua camminata era elegante, quasi felina, da predatore, capace con solo quella di farti andare in pappa il cervello.

Ma il pezzo forte erano gli occhi. William aveva due pozze splendenti al posto di essi, due magneti che ti incatenavano al suo sguardo.

Però… mi ricordo parecchi particolari di William! Mi dico, movendomi a disagio sul divano.

Willow pare non accorgersi del mio turbamento.

“Abbiamo fondato una società la Will & Will editors. Lui si occupa della parte amministrativa ed editoriale, io del lato informatico e multimediale” gli occhi le brillano, si vede che le piace il suo lavoro.

“Abbiamo deciso di trasferirci in America, ed entrambi siamo voluti tornare qui. Per la verità William all'inizio non era molto d’accordo, ma poi si è convinto”

“Quindi anche lui è qui?” le domando.

Lei annuisce col capo.

“E dov’è? Oggi non l’ho visto!”

“Arriverà fra una settimana. Doveva chiudere gli ultimi contratti. Io sono venuta prima, per organizzare il trasloco e la sistemazione della sede aziendale. Domani cercherò un’impresa per le pulizie dell’edificio. Così potrò far arrivare i macchinari, e tutto il resto”

La serata procede e continuiamo a parlare delle nostre vite, cercando di colmare gli anni persi.

Mi racconta di aver avuto una storia importante con un tipo di nome Oz. Un personaggio bizzarro, molto taciturno, che lavorava alla forestale.

Tra loro è finita quando Willow ha scoperto che lui si era concesso una scappatella con una collega.

“Mi spiace Will. Certe volte penso che gli uomini siano tutti uguali” le dico pensando a Parker.

“No. Non sono tutti uguali. Te lo posso garantire”

La guardo perplessa, non capisco a chi si riferisca.

“Parli di qualcuno in particolare?”

“Si. Parlo di William”

Ammetto di essere un po’ scioccata. Il William che conoscevo io era tutt'altro che un santo!

“William? Parliamo dello stesso William che conosco io? Quello che ne cambiava una al mese?” già, ricordo proprio tutto di lui.

“Era un’adolescente Buffy. Aveva gli ormoni in subbuglio. Avresti dovuto vederlo con Drusilla. Viveva per lei, la adorava, non le faceva mancare nulla. Era la sua dea, come amava chiamarla lui” mi dice con amarezza.

Io ad udire quelle parole provo fastidio, non ne capisco il motivo, e voglio sapere di più.

“Perché hai usato il passato? Non stanno più insieme? E poi chi diavolo è questa Drusilla?” non mi rendo conto di pronunciare quel nome con astio.

“Una scrittrice di libri horror. I suoi personaggi preferiti sono i vampiri. Lo ha lasciato per seguire un tipo alquanto strano soprannominato Demone del caos” fa una smorfia disgustata.

“Non mi piaceva la relazione che William aveva con lei. Ma vedevo mio fratello felice, e a me bastava questo. Ha sofferto molto sai… Buffy non fare parola a William di quello che ti sto raccontando. Non la prenderebbe bene” mi guarda dritto negli occhi.

“Non preoccuparti, non credo che arriverò mai a prendere un argomento così personale con tuo fratello. E poi non so neanche se si ricorda di me” abbasso lo sguardo mentre le dico questo.

Non so perché, ma sento che rimarrei delusa se lui non mi ricordasse.

“Come no! Si ricorda benissimo di te Buffy” mi dice sorridendo.

“Anzi credo proprio che lui avesse una cotta per te a quei tempi… ti pizzicava troppo e stava sempre in casa quando tu venivi a trovarmi”

William con una cotta per me? Il mio cuore accelera di qualche battito.

“William con una cotta per me? Ma dai, ero soltanto una ragazzina per lui” cerco di sminuire le sue parole che mi hanno provocato un colpetto al cuore.

Lei sta per dire qualcosa, quando Kimberly viene verso di me, vuole essere presa in braccio, ha sonno.

A quel punto ci salutiamo, promettendoci che ci saremmo riviste l’indomani. La accompagno alla porta tenendo Kim in braccio. La piccola si è quasi addormentata.

Mentre metto la bambina a letto, mi domando come mai il solo sentir parlare di William abbia scatenato in me sensazioni ormai sopite da anni. Non so spiegarmelo, non ho mai pensato che mi interessasse, ero più che altro impegnata ad odiarlo. Non sopportavo che mi prendesse in giro e che avesse uno stuolo di ragazze al seguito.

Kimberly mi distoglie dai miei pensieri e da quel momento per un’intera settimana non ci penso più.

Capitolo III

 

Sono in cucina, sto pulendo i piatti della cena. Kimberly si è addormentata sul divano guardando la tv. Da quando Willow è arrivata abbiamo mangiato sempre insieme, ma non questa sera. Lei aveva un appuntamento.

Non mi ha voluto dire con chi, ha detto che aveva bisogno di tempo.

Perché le servisse del tempo non lo so, ma non le ho chiesto nulla. Quando vorrà me ne parlerà. È inutile sottolineare che la curiosità mi sta mangiando viva.

Guardo verso casa sua, e mi accorgo che in più stanze la luce è accesa. Mi stupisco, mi sembra presto per essere rincasata. Forse la serata è andata malissimo e lei è giù di morale.

Controllo Kim, la piccola continua a dormire beata. Prendo il wolkie tolkie, così se si dovesse svegliare la sento, e, senza pensarci due volte, esco, dirigendomi a casa di Willow.

Prendo dal retro, come faccio di solito. Mentre cammino spedita mi sorge un dubbio. E se invece la serata sta andando benissimo? Forse prima di bussare è meglio dare un’occhiata.

So che non è bello spiare, ma preferisco non disturbare la mia amica se il suo appuntamento sta andando per il verso giusto.

Mi avvicino furtivamente alla finestra del salotto, guardo dentro, non vedo nessuno.

Mi sposto verso la cucina, guardo dentro, e per poco non spiaccico il viso sul vetro.

“William” sussurro, il mio cuore perde un colpo, fa una capriola ed inizia a battere furiosamente nel petto.

Rimango inebetita a fissarlo. È davanti ai fornelli sta cucinando qualcosa. È sempre stato bravo a far da mangiare, spesso i suoi genitori non erano in casa e lui pensava al sostentamento suo e della sorella. Quante volte aveva preparato torte squisite per me e Will.

Dio mio, è tale e quale a come me lo ricordavo, solo più maturo, più uomo. Porta sempre i capelli biondi, ma non sono più color platino. Il suo corpo emana sensualità ad ogni movimento.

E sta soltanto cucinando!

Mi dico che è meglio rientrare, prima che mi veda.

Mi giro per tornare a casa, faccio qualche passo, quando il mio piede pioggia su qualcosa di morbido, la caviglia fa un movimento innaturale e mi ritrovo a terra urlante per il dolore.

Sbarrando gli occhi mi tappo la bocca con entrambe le mani. Troppo tardi… la luce del giardino viene accesa e la porta sul retro della casa viene aperta.

“Cosa succede. Chi c’è lì?” William gira l’angolo e mi vede. Strizza gli occhi come se volesse mettere a fuoco un’immagine.

“Buffy?!... Ma che diavolo ci facevi appostata sotto la mia finestra?”

Non riesco a parlare, vorrei sprofondare per la vergogna. In più la caviglia mi sta facendo male e a stento trattengo le lacrime.

Lui vede la mia smorfia di dolore e si avvicina.

“Ti sei fatta male?” mi domanda accovacciandosi accanto a me.

Ci guardiamo negli occhi. Sono disorientata, sto annegando in quel mare infinito.... mi domando cosa mi abbia chiesto. Una fitta alla caviglia me lo fa ricordare.

Cercando di riprendermi dico semplicemente.

“La caviglia”

Lui con infinita lentezza, stacca i suoi occhi dai miei, percorre con lo sguardo il mio corpo, e si ferma sulle mie gambe.

Seguo ipnotizzata i suo sguardo, e mi accorgo che la gonna nella caduta si è sollevata fino alle cosce, mettendomi in bella mostra le gambe.

Con un gesto nervoso faccio scivolare la gonna per coprirmi.

Sulle sue labbra compare un sorriso diabolico, ma non dice nulla, e finalmente guarda la mia caviglia. La tocca, ed io sussulto. Non solo per il dolore.

“Passerotto temo che ti sia presa una bella slogatura. Così impari a spiarmi!” mi dice serio, mentre i suoi occhi brillano malandrini.

Io, che fino a quel momento non avevo quasi aperto bocca, gli rispondo stizzita.

“Guarda che non ti stavo spiando! Pensavo che ci fosse Willow. Quando ho visto che eri tu stavo tornando indietro, ma ho messo il piede su qualcosa e sono caduta. Capito Mister Presuntuoso?” Mister presuntuoso??? Ma da dove mi è venuto fuori??

“Davvero?! Strano, mi era sembrato di averti vista mentre sbavavi dietro la finestra della mia cucina” ha sollevato il sopracciglio sfregiato e corrugato al fronte.

Mi sta prendendo in giro, come sempre. Sento che il mio viso è in fiamme.

“Non cambierai mai vero Spike!” lo chiamo con il soprannome che gli ho dato anni prima. Lo chiamavo così ogni volta che la sua ironia mi risultava pungente e fastidiosa.

Lui cambia espressione, adesso ride di cuore.

“Oddio Passerotto, quanto mi è mancato questo nome”

“Smettila di ridere - lo trovo irritante - aiutami piuttosto”

Lui mi guarda e senza proferire parola si alza e mi prende in braccio. Mi solleva come se fossi un fuscello, ed io non so fare altro che mettergli le braccia al collo e stringermi a lui.

Il suo profumo arriva alle mie narici, non è molto forte ma è virile, sa di sandalo e muschio. Il mio corpo reagisce, sento un certo calore al basso ventre e percepisco l’umidità dei miei slip.

Mi ammonisco mentalmente di calmarmi… capisco che è da troppo tempo che non ho un uomo ma… non è questo il momento per eccitarmi.

Ma non ci riesco perché lui ha iniziato a muovere sensualmente il pollice sulla mia coscia scoperta.

Il percorso dal suo giardino a casa mia mi sembra lunghissimo.

“Apri tu amore?” la sua voce esce un po’ roca. Non ho la forza di guardarlo e apro la porta.

“Fai piano Kimberly sta dormendo - gli dico - E poi gradirei che non mi chiamassi più così” la mia voce è incrinata. Quel pollice non mi fa ragionare.

Lui arriva alla poltrona del mio salotto, ma non mi lascia andare, aspetta che io alzi il viso su di lui.

“Perché non dovrei più chiamarti amore? Ti ho sempre chiamata così” la sua voce è bassa e profonda. Ci perdiamo di nuovo a guardarci negli occhi.

“Perché non sono il tuo amore” sussurro a pochi centimetri dal suo viso.

Non stacca i suoi occhi dai miei e sorride dolcemente. Poi mi depone con delicatezza sulla poltrona e gira il viso verso Kim.

“E’ tua figlia?”

“Si”

Continua a guardarla.

“Ti somiglia molto Buffy. E’ bellissima”

Alzo gli occhi per guardarlo, sento che il complimento non è rivolto soltanto a mia figlia. Poi la caviglia mi lancia una fitta ed il viso mi si contorce in una smorfia di dolore.

“Dove posso trovare l’occorrente per medicarti e fasciartela?” mi chiede premuroso.

Con il viso ancora contratto gli dico dove andare, lo vedo tornare con la valigetta del pronto soccorso.

La apre ed inizia a cercare quello che gli serve. Alla fine tira fuori una pomata e delle bende. Si mette in ginocchio davanti a me. Mi alza piano la gamba poggiandosela sulla sua e prende a spalmarmi la crema sulla caviglia.

Ogni volta che mi tocca mi fa male, ma il dolore non impedisce al mio corpo di accendersi.

Scruto il suo viso, sembra concentrato su quello che sta facendo, forse non vuol farmi troppo male. Sembra non rendersi conto di quello che il suo tocco leggero sta scatenando sulla mia pelle.

Esplosioni di lingue di fuoco si diramano dai punti di pelle che ha toccato e si inerpicano sulla mia gamba, sulla mia coscia fino a perdersi all’interno del mio corpo.

Mi sento a disagio, e nel tentativo di farlo smettere gli parlo in modo brusco.

“Hai finito? Mi stai facendo male”

Lui non mi risponde nemmeno, tiene gli occhi bassi. Finisce di spalmarmi la crema e passa a fasciarmi la caviglia.

“Dov’è la tua stanza?” mi chiede mentre ripone il tutto nella valigetta.

“Perché me lo chiedi?” sono ancora scombussolata e non capisco cosa voglia fare.

“Perché ho intenzione di mettere prima tua figlia e poi te a letto. Con quella palla da bowling che ti ritrovi al piede non saresti in grado di fare un metro”

Mi guardo il piede, in effetti è enorme, mi chiedo come farò l’indomani.

Nel frattempo William si è avvicinato a Kimberly, la sta prendendo in braccio. Ha un’espressione in viso tenerissima, e quando Kim nel sonno lo abbraccia il suo sorriso diventa ancora più dolce.

Gli do le indicazioni per la mia camera e lo vedo scomparire di sopra.

Dopo poco torna da me. I nostri occhi sono incatenati, mi prende tra le braccia e come prima io non posso fare a meno di stringermi a lui, mi viene spontaneo, mi sento protetta.

Mi depone sul letto accanto a mia figlia, nessuno dei due parla.

Si è creata un’atmosfera strana, io mi sento imbarazzata, la sua vicinanza sta risvegliando in me il bisogno di un uomo, e non so come nasconderlo. Non ho avuto tempo per queste cose.

Lui invece sembra tranquillo. Rimane un momento a fissarmi, poi sposta lo sguardo su Kim.

“Adesso è meglio che vada. Tu puoi anche continuare da sola. Dirò a Willow di passare domani mattina. Buonanotte” con queste parole mi da le spalle e comincia ad andare via.

Sembra scostante, non lo capisco. Infastidita dal suo comportamento rispondo al suo saluto. Poi pensando che in realtà era stato molto gentile a prendersi cura di me lo richiamo addolcendo la voce.

“William... grazie”

“Non c’è di che passerotto” non si gira, ed esce dalla mia stanza chiudendo la porta.

“Idiota” dico piano e sbuffando mi svesto per mettermi il pigiama. Fortunatamente avevo già preparato per la notte Kim.

Mi accorgo di non essere in grado di alzarmi, spero che domani vada meglio. Mi infilo sotto le coperte, abbraccio mia figlia e mi addormento.

Naturalmente i miei sogni sono popolati da un bellissimo uomo biondo con due occhi profondi come gli abissi del mare.

Capitolo IV

 

La mattina vengo svegliata da Kimberly che, entusiasta di trovarsi nel lettone di mamma, si è messa a sbaciucchiarmi felice.

Dopo esserci fatte un po’ di coccole provo a muovere il piede, la caviglia mi lancia qualche fitta, ma il dolore è contenuto, quindi decido di provare a camminare.

Mi rendo conto che poggiare il piede non è semplice, ma scaricando il peso sull’altra gamba e facendo qualche saltello riesco ad arrivare in cucina.

Preparando la colazione ho dovuto raccontare a Kim perché la sua mamma ha un piede fasciato e zoppica. Ammetto di essermi divertita a romanzare le cose, raccontandole gli avvenimenti accaduti la notte precedente in chiave favolistica.

Adesso per lei William è il Principe della Notte, un bellissimo e valoroso principe impegnato a soccorrere e proteggere le fanciulle che, durante le ore del suo principato, si trovano in pericolo.

Kim mi guarda con gli occhioni spalancati.

“Davvero hai conosciuto un principe?” mi chiede affascinata dalla storia che mi sono inventata.

“Sì e presto lo conoscerai anche tu. Ma c’è un problema, lui non vuole che il suo segreto venga svelato, altrimenti il terribile Re delle Tenebre potrebbe farlo rinchiudere, e lui non potrebbe più svolgere il suo compito” spero tanto che con queste parole non dica nulla a William, sarebbe imbarazzante.

Un bussare deciso alla finestra che dà sul giardino ci fa trasalire, è Willow.

“Buffy posso entrare?”

“Sì Will la porta è aperta” le rispondo tenendomi una mano sul petto.

“Ehi tutto bene? William mi ha detto che ti sei fatta male. Ma puoi camminare?” dà un bacio a Kim e mi raggiunge preoccupata.

“Non bene, non credo che andrò a lavoro oggi, non riuscirei a guidare, ma per il resto camminando piano posso farcela, e poi fra poco arriverà Tara, quindi è tutto sotto controllo” mi chiedo che cosa le abbia raccontato William.

“Oh si Tara… è una ragazza molto dolce, vero?” mi dice con gli occhi che le brillano.

“Sì lo è” rispondo e noto il suo sguardo illuminato al solo nominare Tara, ma sono troppo curiosa, quindi riporto l’argomento su William.

“Cosa ti ha detto tuo fratello di ieri sera?”

Lei mi guarda un momento poi risponde.

“Che eri venuta a cercarmi e che non accorgendoti di qualcosa che era per terra hai messo il piede male e sei caduta... perché cosa avrebbe dovuto dirmi?” è incuriosita dalla mia domanda… e come biasimarla, non aveva molto senso porgliela.

“Niente... a parte questo. Vuoi del caffè?” meglio che cambi argomento, anche perché, effettivamente, non è successo nulla.

“Sì grazie, ma lo prendo io, tu stai ferma lì” prende una tazza dalla credenza la riempie e se la porta alle labbra.

“Buffy, come mai eri venuta a cercarmi? Sapevi che ero uscita…” domanda curiosa mentre sorseggia il suo caffé .

“Ho visto la luce di casa tua accesa e ho pensato che fossi rincasata prima - le rispondo - Non sapevo che William fosse già qui” aggiungo alla fine.

“Si ha anticipato di un giorno il suo arrivo”

Ho una domanda che mi frulla per la testa da ieri sera, da quando ho detto a William di Kim.

“Willow… hai parlato con William di Kimberly?”

Lei mi guarda con gli occhi sgranati, come un bimbo che è stato appena pescato con le mani nella marmellata.

“Sì beh ecco… gli ho raccontato tutto... cioè non tutto tutto, ma soltanto qualcosa di quel tutto che tu mi hai raccontato” mi guarda intimidita.

“Tranquilla Will, non è un problema. Volevo soltanto capire, mi era sembrato che William sapesse di lei, tutto qui”

“Sì, vedi durante le nostre telefonate gli ho detto di te e della tua meravigliosa bimba, nient’altro, giuro” poi guarda l’orologio e salta su “Cavolo è tardissimo devo andare”

Ci saluta, poi torna sui suoi passi e dice “Ah, anche se c’è William mangiamo insieme stasera, va bene? Cucino io tu non farai nulla. A più tardi” e corre verso l’ingresso, apre la porta e si trova davanti Tara.

Le due si guardano negli occhi e si regalano un timido sorriso.

“Ciao Tara”

“C..ciao Willow. C..come mai sei qui?”

“Sono venuta a controllare che Buffy stesse bene. Ieri sera è caduta” le risponde indicandomi.

“Oh.. si è fatta male?” Tara guarda in direzione della cucina e mi vede.

“Ciao Tara” la saluto dalla mia postazione.

“Ciao Buffy... arrivo subito” poi rivolgendosi a Willow le bisbiglia qualcosa che non riesco a sentire, si salutano e Willow va via.

 

Il pomeriggio passa velocemente, Tara è rimasta per tutto il giorno adesso è fuori con Kim a fare la spesa.

Io sono comodamente seduta sul divano, faccio zapping con il telecomando, ma non trovo niente di interessante. Alla fine mi sdraio, mi è venuto sonno. Poggio la testa sul bracciolo quando lieve e leggero sento un profumo conosciuto.

Mi giro ad odorare la stoffa sotto il mio viso e mi riempio i polmoni dell’odore di William. Non capisco come sia possibile che il bracciolo sia pregno del suo profumo. Riprovo ad odorare, ma non sento più nulla.

Mah… lo avrò immaginato, e, con questo pensiero, mi addormento.

 

Sono in uno stato di dormiveglia, quando percepisco una mano leggera che si posa sulla mia gamba, lentamente percorre la lunghezza delle mie cosce fino a fermarsi su di un fianco.

Nel suo percorso ha portato con sé il lembo della vestaglia, che adesso è scivolata dietro il mio corpo.

Sento quelle dita esercitare una piccola pressione iniziando un massaggio sensuale che dalla vita, pian piano, arriva a metà ventre.

Il mio cuore sta battendo forte non oso aprire gli occhi… so che è lui... sento il suo profumo.

Scioglie il nodo e delicatamente infila la mano sotto la casacca del pigiama. Il mio respiro accelera ed il mio corpo si infiamma.

Gioca disegnando dei piccoli cerchi concentrici attorno all’ombelico, poi sale su fino all’attaccatura dei seni e lì si ferma.

Con l’altra mano mi sfibbia i bottoni della casacca esponendomi al suo sguardo. Ormai il mio cuore batte furiosamente contro la cassa toracica, temo voglia fuggire.

Lo sento sdraiarsi accanto a me, il suo respiro è sul mio collo e la sua mano ha finalmente raggiunto il mio seno. Mi inarco contro di lui, ho bisogno di quelle carezze.

Mentre la sua mano tortura un capezzolo, la sua bocca si è impossessata dell’incavo del mio collo, lo sta baciando, leccando, succhiando con una lentezza estenuante.

La sua morbida e calda lingua sembra seguire un sentiero che dalla base del collo arriva fin dietro l’orecchio, per poi andare a posarsi sul lobo, prendendolo tra le labbra e torturandolo.

A questo punto inizio a gemere stringendolo a me. Una mano l’ho posata sulla sua nuca, l’altra è volata a coprire la sua premendola di più sul mio seno.

Ho bisogno di più William, voglio di più.

Apro gli occhi e mi specchio nei suoi, fissando ammaliata la tempesta ed il desiderio che mi stanno trasmettendo.

Sto per avventarmi disperata su quelle morbide e succose labbra, quando lui apre la bocca e parla.

“Mamma siamo tornate” dice con voce da bambina.

Aggrotto le sopracciglia e lo guardo scioccata.

“Ma cosa dici William?”

“Fai piano Kim che la mamma sta riposando” mi arriva anche la voce di Tara ed a questo punto mi sveglio, rendendomi pienamente conto di quello che stavo sognando.

O mio dio… ho sognato William! E stavo per fare l’amore con lui!!!

Apro gli occhi e vedo che Kim e Tara sono andate in cucina. Li richiudo sospirando e porto entrambe le mani al viso, questo sogno, unito alle sensazioni che ho provato ieri sera, mi fanno capire che non ho mai odiato William… e che la mia gelosia nei suoi confronti era dettata dal fatto che in realtà ne ero innamorata. E non lo avevo capito.

Io ero innamorata di William Rosemberg e non lo sapevo!

Mi porto una mano all’altezza del cuore, sta battendo forte… e adesso che faccio! Questa sera verrà qui con Willow, come devo comportarmi. Ho bisogno di un po’ di tempo, devo metabolizzare quello che ho scoperto.

Mentre faccio questi pensieri bussano alla porta di casa.

“Oh santo cielo… sono già qui!” tempismo perfetto Will.

 

 

 

Credo di aver trattenuto il respiro fino a quando non mi resi conto che non erano loro.

Riuscii in questo modo a pensare a come comportarmi con William, ed alla fine decisi che al momento mi sarei limitata a sondare il terreno.

Ma all’ora di cena, con mio disappunto, si presentò soltanto Willow, dicendo che suo fratello era stato trattenuto in ufficio per disbrigare una serie di arretrati che si erano accumulati in quei giorni.

La cena passò velocemente, Willow mi ha aiutato a riordinare e, dopo un po’ di chiacchiere, si è ritirata: l’indomani doveva recarsi in una grossa azienda che vendeva software ed apparecchi di nuova generazione.

Io stavo meglio, potevo camminare piano, ma ce la facevo, e con un altro giorno di riposo sicuramente avrei potuto riprendere il lavoro.

Ero accoccolata sul mio morbido e comodo divano con Kim accanto. Guardavamo un cartone alla tv, quando il campanello di casa disturba la nostra visione.

Kim salta subito su per andare ad aprire, ma io la blocco, è tardi e voglio sincerarmi io chi sia.

Mi alzo piano e zoppicando mi dirigo, più velocemente che posso, verso l’ingresso.

“Chi è?” domando sorreggendomi ai vari mobili che trovo sul mio percorso.

“William” mi risponde la sua voce profonda che mi fa bloccare di botto sui miei passi incerti.

< William!!! Oh mio dio.. è venuto qui!! Perché? > gioia e stupore si mescolano nella mia mente, ma tentando di calmarmi mi dico che è venuto per Willow, probabilmente pensa che sua sorella sia ancora qui.

Lentamente apro la porta e mi rimango a fissarlo incantata.

È stanco, si vede, ha il viso tirato ed i capelli gli ricadono in piccole ciocche ribelli sulla fronte. Il nodo della cravatta è allentato ed il primo bottone della camicia è sfibbiato.

Lo trovo bellissimo.

“Ciao Buffy. Sono passato per vedere come stai” la sua voce è avvolgente ed il suo sorriso emana un calore insopportabile.

Mi sto sciogliendo, sento che le mie gambe hanno preso la consistenza della gelatina.

Mi sorreggo con più forza alla porta, non posso contare sui miei arti inferiori, tra la caviglia gonfia e le gambe molli non ho più sostegni.

“Ciao William, sto meglio grazie… Willow è già andata via” le parole mi escono fuori controllo dalla bocca, come un fiume in piena.

Il suo sorriso si allarga e con fare seducente mi risponde lasciandomi sorpresa.

“Cosa ti fa pensare amore che sia venuto qui per Willow?”

“Oh… beh io… pensavo che….” non riesco a formulare una frase coerente e, come se non bastasse questo a mettermi in imbarazzo, la mia Kim pone a William una domandina niente male.

“Tu sei il principe che ha salvato la mia mamma?”

William si accorge di Kimberly soltanto in quel momento e, non comprendendo la sua domanda, la guarda incuriosito.

Poi, come se nella sua testa una lampadina si accendesse ed emanasse luce, i suoi occhi si illuminano e, riportando la sua attenzione su di me, piega la testa di lato e le sue labbra si tendono in un sorriso diabolico e sexy.

Io, dal mio canto, credo di aver incenerito con lo sguardo la mia dolce bimba.

“Un principe?” i suoi occhi sono fissi sui miei, ma io li sfuggo, fingo di essere interessata al tappetino di benvenuto < carino, l’ho preso di un bel colore > .

Distogliendo lo sguardo da me, William si accovaccia accanto a Kim.

“Vedi piccola di solito non vengo definito così... ma se vuoi potrei essere il tuo principe”

Kim sgrana gli occhi “Davvero? Sarai il mio principe della notte? E mi proteggerai quando avrò paura?”

Nelle richiesta di mia figlia leggo la mancanza di una figura paterna, e questo mi rattrista.

Anche William sembra capire, e dolcemente le accarezza i capelli rispondendo alla sua richiesta.

“Si piccola… quando avrai paura io ti proteggerò, anche se non riuscirai a vedermi, sarò li con te”

Kim gli getta le braccia al collo e gli deposita un bacio sulla guancia, ed io vedo per la prima volta in vita mia William Rosemberg imbarazzarsi, le sue gote si tingono di un pallido rosa.

Ma si riprende subito e ricambia l’abbraccio ed il bacio di mia figlia, che felice si stacca da lui e torna a guardare il suo cartone.

Io la seguo con lo sguardo e quando mi volto verso William mi ritrovo il suo viso a pochi centimetri dal mio.

“E così sarei un principe?” si avvicina ancora di più al mio viso, riesco a percepire sulle labbra il suo alito caldo e mi incanto a fissare le sue due gocce di mare.

Distolgo velocemente lo sguardo, non riesco a sostenerlo, e lo sposto sulle sue labbra, ma mi rendo immediatamente conto che non era il posto migliore su cui soffermarmi.

“Ecco… vedi è che… le ho... le ho raccontato quello che è successo come se fosse una favola… è una bambina, spesso… spesso faccio così con lei” ho difficoltà a parlare perché lui si sta avvicinando sempre di più alla mia bocca.

I miei occhi si stanno chiudendo, sono pronta a ricevere quel bacio quando percepisco un leggero spostamento d’aria, e la sua bocca, prima vicina alla mia, adesso mi sta sussurrando in un orecchio.

“Buonanotte riccioli d’oro” le sue calde e vellutate labbra toccano lievemente il mio lobo e scariche di adrenalina percorrono il mio corpo.

Con infinita lentezza le poggia su di una mia guancia, premendo delicatamente per imprimervi un morbido bacio. E così come si era avvicinato si allontana tornandosene a casa sua.

Rimango un momento lì sull’uscio di casa a guardarlo allontanarsi, sono spaesata, ero sicura che mi avrebbe baciato ed invece ha di nuovo giocato con me.

Ma questa volta non mi infurio con lui, anzi sono elettrizzata < vuoi ballare William? Bene, sono pronta… balliamo! >.

Capitolo V

 

“Dai Willow!!! Non è giusto, non puoi trascinarmi in giro per negozi cercando un abito per questa sera e poi non dirmi con chi esci!” Willow mi sta incuriosendo, non capisco perché non voglia dirmi chi è l’uomo che frequenta. Perché tanto mistero? Che non sia un brav’uomo?

“Buffy io vorrei dirtelo è che… non mi sento pronta. Temo che potresti cambiare idea su di me” mi guarda timidamente.

Se non scorgessi sincero timore nei suoi occhi e voglia di lasciarsi andare, giuro che mi incavolerei. Come potrei cambiare idea su di lei? È la mia più cara amica.

“Will noi ci conosciamo da tanto, e siamo sempre state amiche. Non ti giudicherei mai, non potrei mai per nessun motivo al mondo modificare la mia opinione su di te - le prendo le mani fra le mie - se me ne vuoi parlare io sono qui, anche perché Will, io sto iniziando seriamente a preoccuparmi. Ma se non ti senti ancora pronta va bene. Aspetterò”

Le vedo prendere un profondo respiro e senza guardarmi in viso mi dice la sua verità “Buffy mi sono innamorata di una donna”

Ammetto che non mi aspettavo questa risposta e rimango a fissarla senza parole.

Non riscontrando reazioni da parte mia, riporta lo sguardo su di me e, interpretando male il mio silenzio, lentamente inizia a far scivolare via le sue mani dalle mie. Ma io gliele stringo più forte.

“Ehi Willow aspetta, è tutto a posto. Non vedo quale sia il problema. Ami una donna? Per me va bene, l’importante è che tu sia felice, e se questo è quello che senti, io sono dalla tua parte” le sorrido sinceramente.

“Grazie Buffy, avevo bisogno di sentirti dire queste parole” un sorriso le illumina il bel viso, è sollevata adesso la mia Willow.

“Di niente Will. Piuttosto dimmi… quando me la presenterai?” ho voglia di conoscere questa ragazza che le ha rubato il cuore.

Scorgo di nuovo del timore nei suoi occhi, ma trovando nuovamente il coraggio, con una punta d’imbarazzo, mi risponde.

“La conosci già… Si tratta di Tara”

Tara!!! Per la seconda volta rimango sorpresa dalla risposta di Willow.

“Ti dispiace? Non è che adesso che sai non la farai più stare con Kim?”

Questa volta Willow mi ha fatto incavolare sul serio!

“Non lo farei mai Will! Ma mi credi così meschina?”

“No Buffy, non è questo, è che… è tutto nuovo anche per me. Faccio fatica anche io a capire. Buffy io la amo e non so come sia potuto accadere. Ho sempre avuto storie con uomini, ma mi è bastato vederla per sentirmi attratta da lei” continua a torturarsi le mani mentre parla con me.

“Willow credimi sono felice per te, davvero. E per quanto riguarda Tara, che dirti, è una bravissima ragazza, dolcissima e buona, non potevi trovare una compagna migliore. Quindi tranquilla, sono dalla tua parte” cerco di rassicurarla ulteriormente su quale sia la mia opinione.

“Oddio Buffy... mi sono tolta un peso dal cuore. Volevo dirtelo da tanto, ma non avevo mai trovato il coraggio per farlo”

“Bene, adesso che è tutto a posto che ne dici se adiamo a liberare William dalle grinfiette di Kim? È da quattro ore che gliel’abbiamo lasciata e non oso immaginare in che condizioni lo troveremo” sorrido al pensiero di Kim che tormenta William, la mia bimba gli si è affezionata molto, e lui sembra gradire e ricambiare questo affetto. È stato proprio lui ad offrirsi di tenere Kim mentre noi andavamo in giro per fare compere.

“Mi piacerebbe venire con te Buffy, ma vedi devo ancora disbrigare parecchie cose prima di uscire”

“Ok, ci vediamo domani. Trascorri una buona serata e… Willow sarai uno schianto!”

“Lo so! - risponde raggiante - Ciao Buffy, a domani”

Dirigendomi verso casa spero in cuor mi che Kim non abbia distrutto William. Entro pensando di vederli giocare in salotto ma lo trovo vuoto.

Beh… non proprio vuoto, è disseminato qua e là di giocattoli, ma della loro presenza neanche l’ombra.

Un delizioso odore di biscotti raggiunge il mio naso, annuso a pieni polmoni l’aria ed il mio stomaco gorgoglia. Sento delle voci provenire dalla cucina e mi avvicino senza farmi vedere.

“Sono già pronti?” chiede Kim felice guardando William che tira fuori dal forno una teglia piena di biscotti fumanti.

“Si principessa, sono pronti. Adesso aspettiamo un momento, perché devono raffreddarsi. Ma nel frattempo dimmi, dove lo possiamo trovare un barattolo di nutella?” William la prende in braccio per farsi aiutare nella sua ricerca. A questo punto decido di rendere nota la mia presenza.

“Secondo sportello in alto a destra” dico varcando la soglia della cucina.

Kim salta giù dalla braccia di William e mi viene incontro felice.

“Mamma!! Abbiamo fatto i biscotti, guarda”

“Ho visto amore. Hanno un aspetto ed un odore delizioso, saranno buonissimi” le rispondo accarezzandole i lunghi capelli e non perdendo di vista William.

“Ben tornata passerotto. Passato bene il pomeriggio di libertà?” è rilassato, ha piegato la testa di lato e sollevato un sopracciglio. Quest’accoppiata mi manda su di giri, il sangue inizia a scorrere più velocemente nelle mie vene e mi riscalda.

“Si, ci siamo divertite. E tu? Kim ti ha fatto impazzire?”

“No la mia principessa è un angioletto. Abbiamo giocato, le ho letto una o due favole ed alla fine abbiamo deciso di fare i biscotti” mi risponde William.

“Ed io lo ho aiutato ad impastare, vero?”

“Verissimo principessa, se non ci fossi stata tu, non ce l’avrei fatta” guarda mia figlia con un misto di dolcezza e amore, e mi scopro invidiosa. Dio William guarda anche me così… ti pregooo.

“Allora belle signore che ne pensate se adesso facciamo fare una degna fine a questi biscotti?” ci chiede ammiccante.

“Siii” rispondiamo all’unisono io e Kim.

Ci disponiamo attorno al tavolo, William posiziona i biscotti davanti a se ed inizia a spalmarli di nutella, mettendo nei nostri piatti quelli pronti.

Ne addento uno e mi delizio del sapore che si espande nel mio palato.

“Uhmmmm William è buonissimo!” lui mi osserva divertito, devo avere un’espressione di beatitudine dipinta sul viso.

Divoriamo tutto in un baleno e mentre parliamo di come ho trascorso il pomeriggio con Willow, Kim trotterella verso William facendosi prendere in braccio.

Lui è dolcissimo con lei, la fa sedere sulle sue gambe e le deposita un bacio sulla fronte, poi torna a prestare attenzione al mio racconto.

Ridiamo ricordando alcuni aneddoti del nostro passato, quando il mio sguardo si sposta su Kim e mi accorgo che si è addormentata.

William segue il mio sguardo e sorride teneramente “Era stanca povera piccola”

“Aspettami qui che la porto a letto” mi avvicino e prendo dalle sue braccia mia figlia. Ma abbassandomi su di lui i nostri visi si trovano vicinissimi ed io per un momento sono tentata di rimanere così, vicino a lui per sentire il suo odore, per toccarlo, assaporare la sua pelle e… scuoto impercettibilmente la testa e riporto l’attenzione su mia figlia, me la stringo al petto e la porto di sopra nella sua stanza.

Prima di tornare da William respiro più volte cercando di calmarmi, e intimandomi di stargli lontana. Ho capito che soltanto in questo modo posso riuscire a mantenere intatte le mie capacità intellettive e a non diventare un’ebete di fronte a lui.

Ma non appena entro in cucina mi basta vederlo per far crollare tutti i miei buoni propositi...

Prima di tornare da William respiro più volte cercando di calmarmi, e intimandomi di stargli lontana. Ho capito che soltanto in questo modo posso riuscire a mantenere intatte le mie capacità intellettive e a non diventare un’ebete di fronte a lui.

Ma non appena entro in cucina mi basta vederlo per far crollare tutti i miei buoni propositi.

 

Lui ha tolto dal tavolo i rimasugli del nostro spuntino e deve aver ripulito il coltello con la bocca perché gli è rimasta della nutella sul labbro inferiore.

Mi avvicino a lui come in trance. William si accorge di me e sta per dirmi qualcosa ma si blocca notando la mia espressione.

Ormai gli sono davanti, attratta inesorabilmente da quelle labbra. Porto la mia mano su quelle piene mezzelune e con un dito constato la loro consistenza, tracciando un percorso lento da un angolo all’altro di esse.

Mi soffermo dove è rimasta impertinente quella goccia di paradiso, e delicatamente la raccolgo sul mio dito, portandomela poi lentamente alla bocca per toglierla via.

In un primo momento William è rimasto a guardarmi sconvolto, ma non appena la mia mano lo ha toccato, i suoi occhi si sono socchiusi e le sue labbra si sono schiuse leggermente.

Adesso sta guardando con lussuria la mia bocca è interessato al mio dito e, prendendomi la mano, se lo porta alla sua. Comincia così a succhiarlo e, accertandosi di avere il mio sguardo su di lui, inizia a passare morbidamente la sua calda lingua su tutta la superficie del dito, per poi soffermarsi sulla piccola punta e morderla delicatamente.

Io rimango ipnotizzata a fissare quella minuziosa operazione, sentendo crescere in me un’eccitazione selvaggia, mai provata prima. Porto lo sguardo ai suoi occhi, sono accesi di desiderio, ed io mi perdo in essi.

William lascia improvvisamente la mia mano e con forza, prendendomi per i fianchi, mi stringe a se.

Le mie mani volano al suo torace, sollevandomi sulle punte dei piedi per arrivare alle sue labbra e lui, senza indugiare inutilmente, si avventa su di me, e la sua lingua entra da padrona e senza permesso nella mia bocca.

Diamo vita ad un bacio selvaggio, pieno di passione ed urgenza. Mi sta esplorando, la sua lingua gioca con la mia, la accarezza, la insegue, la succhia e si ritrae per poi tornare all’attacco, facendomi accelerare i battiti del cuore sempre più velocemente.

Le sue mani percorrono sensualmente la mia schiena e si fermano sui miei glutei, stringendomi sempre di più a se. Sento chiaramente la sua eccitazione ed il mio corpo si scalda.

Brividi mi scendono lungo la spina dorsale e vampate di calore si espandono dal mio nucleo bagnandomi gli slip. Sono pronta per lui e questo mi elettrizza.

Anche io inizio la mia esplorazione, passo la mani dalle spalle al suo torace, alla schiena, ai glutei sodi, me ne riempio le mani e stringendoli lo spingo verso me.

Lui si lascia sfuggire un gemito rauco e le mie secrezioni aumentano. Non mi sono mai comportata in questo modo, ma non posso fermarmi, sono attratta da lui, lo voglio ora, qui, subito.

La sua mano risale il mio fianco ed arriva al seno, lo circonda e lo massaggia e, prendendo tra le dita un capezzolo marmoreo, lo strizza piano.

A quel contatto getto la testa indietro esponendo il collo al suo assalto. William inizia a leccare e baciare la base di esso e pian piano sale su, percorre la mia mandibola e torna assetato sulle mie labbra, per succhiarle e mordicchiarle. Passa la sua lingua su di esse e poi entra in cerca della sua compagna di giochi.

La sua mano non ha smesso di tormentare il mio seno, sto bruciando di desiderio, non mi riconosco, i gesti che compio non mi appartengono, ma con lui mi sembra che facciano parte di me da sempre. Sono sicura, mi sento forte.

Inizio a sollevare i lembi della maglia nera che porta dentro i jeans e vengo finalmente a contatto con la sua pelle.

E’ calda, morbida, liscia e… compatta, dura, i muscoli della sua schiena guizzano nervosi sotto il mio tocco.

Lo sento rafforzare la presa su di me e percepisco sempre più distintamente la sua erezione.

Avverto l’urgenza di toccarlo e porto le mie mani alla sua cintura tracciando lentamente il suo perimetro, mi fermo sulla fibbia e strusciando il mio bacino sul suo sesso lo sento tendersi ed ingrossarsi.

Ma… a questo punto qualcosa in lui cambia… le sue mani abbandonano il mio corpo e volano a coprire le mie spostandole dolcemente da lui, e la sua bocca si allontana dalla mia.

Io lo guardo senza capire, siamo entrambi affannati e respiriamo pesantemente. Lui tiene gli occhi chiusi e la testa bassa, sta cercando di riprendersi e lasciandomi anche le mani, si allontana da me.

I miei occhi si riempiono di lacrime.

Non mi vuoi William? Perché ti allontani?

“Scusa Buffy… non dovevo. Scusami” mi dice con voce rauca e bassa, continuando a non guardarmi.

Io sto tremando per la vergogna, per la frustrazione e per il desiderio, non appagato, che ancora sento per lui.

Non riesco a proferire parola. Dov’è finita la mia spavalderia?

“È meglio che me ne vada” lo vedo raccogliere il suo spolverino e dirigersi verso l’ingresso.

Lo seguo con lo sguardo e quando lo vedo aprire la porta di casa le mie corde vocali riescono a pronunciare il suo nome.

“William?!”

Lui finalmente mi guarda, nei suoi occhi leggo lo stesso desiderio, la stessa frustrazione.

“Mi dispiace… perdonami” oltrepassa la soglia di casa e si chiude la porta alle spalle.

Ed io rimango qui, in questa stanza, a guardarmi attorno smarrita, eccitata e disperata.

Vorrei capire cosa è successo, perché si è tirato indietro. Forse ho sbagliato qualcosa, non riesco a comprendere il suo cambiamento repentino.

Mi pongo a questo punto una domanda che, quando mi sono avventata sulle sue labbra, non mi sono posta… E se non gli piacessi?

Alla luce di quanto è successo inizio a prendere in considerazione questa ipotesi.

Come un automa mi dirigo di sopra, mi spoglio e scivolo sotto le coperte del mio letto, abbracciando un cuscino e dando sfogo alle lacrime che finalmente escono dai miei occhi.

Adesso sono arrabbiata, ce l’ho con lui. Ma come si è permesso di trattarmi in questo modo? Prima è lì con me, che mi fa credere di volermi e poi, così, senza un motivo apparente si ferma andandosene, e lasciandomi senza degnarmi di una spiegazione.

La mia rabbia monta e adesso invece di abbracciare il cuscino lo sto prendendo a pugni, immaginando che sia William.

“Ti sei divertito? Ti è piaciuto? Bene… vedrai caro William. Ti farò impazzire, implorerai un mio bacio, una mia carezza. Vedrai!”

E con questi propositi di vendetta mi addormento esausta.

Capitolo VI

 

Il suono incessante del telefono mi costringe ad uscire velocemente dalla doccia.

Coperta a malapena da un ridottissimo asciugamano mi scapicollo per le scale e afferro rabbiosamente la cornetta.

“Pronto!” credo di aver ruggito, ma non posso farci nulla, odio il telefono che squilla mentre sono sotto la doccia.

“Buongiorno Buffy. Sento che siamo di buon umore oggi!” una voce femminile che mi scalda il cuore mi arriva dall’altro capo del telefono.

“Cordelia!! Che bello sentirti. Come stai?” il pavimento si sta bagnando, ma a questo punto non mi importa più.

“Mai stata meglio tesoro” mi risponde raggiante.

Con Cordelia ed Angel non ho mai perso i contatti. Sono stati qui per tutti e quattro i compleanni di Kimberly. Non mi hanno mai fatto mancare il loro affetto.

“È successo qualcosa? Dai racconta!” se mi ha chiamata alle 7:30 del mattino sarà di sicuro successo qualcosa… la conosco bene.

“Io ed Angel abbiamo deciso di prenderci una vacanza e… indovina un po’ dove vogliamo andare?”

Lancia la domanda convinta che io abbocchi subito, ma a quest’ora del mattino il mio cervello lavora male, quindi non arrivo a cogliere cosa voglia dirmi.

“Non saprei… ci sono così tanti posti belli da visitare”

“Oddio Buffy, sempre lenta a carburare, eh? Ma veniamo a trovare te!”

“Davvero?! Cordy che bello. Non vedo l’ora di rivedervi. E quando arrivate?” senza rendermene conto mi siedo sulla poltrona e continuo tranquillamente la mia conversazione.

“Dovremmo essere lì venerdì prossimo. Ma ci risentiamo così ti dirò con precisione per che ora saremo da te”

“Va bene. Quando lo dirò a Kim impazzirà dalla gioia. Lo sai che adora i suoi zietti”

“L’adorazione è reciproca e non credo ci sia bisogno di ricordarti la modalità tappetino in cui entra Angel quando è con tua figlia, vero?”

“Oh nooo… ti prego non dovevi ricordarmelo. Non credo che reggerei ad un’altra visione di Angel che si lascia truccare e mettere le mollettine colorate fra i capelli da Kim! Era davvero ridicolo con l’ombretto azzurro e le labbra rosse... anzi no, a pensarci bene era… disgustoso”

Ridiamo entrambe per quel ricordo.

“Bene Buffy, adesso devo lasciarti devo andare a lavoro. Ci sentiamo fra qualche giorno. Bacia Kim da parte mia”

“Ok. Ciao Cordy, a presto”

“Ciao”

Riaggancio il telefono e soltanto in quel momento mi accorgo che mi ero seduta sulla poltrona e avevo bagnato la tappezzeria. Salto su come una molla.

“Maledizione ma dove ho la testa?”

Corro in bagno a completare la mia doccia ed i miei pensieri tornano all’incontro che la sera prima avevo avuto con William.

La rabbia è passata, adesso provo soltanto imbarazzo per il mio comportamento.

Mi sono lasciata andare totalmente, avrei fatto l’amore con lui su qualunque ripiano disponibile della cucina.

Appoggio la fronte sulle fredde mattonelle e lascio che il getto dell’acqua mi massaggi. Sono frustrata, il mio corpo ormai si è risvegliato… lui lo ha risvegliato.

Stranamente in quei quattro anni non ho sentito l’esigenza di un uomo. Avevo una figlia, dovevo pensare a lei, non c’era tempo per dedicarmi ad un uomo.

Non che non avessi avuto le occasioni… in fondo sono una bella ragazza. Ma non c’era stato nessuno che fosse riuscito a dissolvere quella nuvola di asessualità che mi circondava.

Invece con William, non so quale effetto chimico si sia innescato.

Nel momento stesso in cui i miei occhi ed il mio corpo sono entrati in contato con lui ho sentito immediatamente crollare quella barriera.

William mi ha fatto scoprire una Buffy nuova, una Buffy capace di avventarsi su di lui, sulla sua bocca, sul suo corpo… il suo corpo… oddio… ma cos’ha quell’uomo? Mi sto scaldando per l’ennesima volta. Ma non si tratta soltanto di questo, cioè non è soltanto una forte, bruciante, animalesca attrazione sessuale, c’è molto di più. Lo sento e non riesco a spiegarmelo.

“Mammaaa sei ancora in bagno?” la vocina di Kim arriva a ridestarmi dai miei pensieri.

Sospiro e chiudo la manopola della doccia. Mi avvolgo un telo capiente attorno al corpo minuto e mi accingo a raggiungere la mia piccolina.

Ma il pensiero di William non mi abbandona per tutta la mattina.

 

 

Qualche ora più tardi

 

“Forza Willow su… raccontami tutto!” ho preso sottobraccio la mia amica, stiamo facendo una salutare passeggiata per il parco. La mia Kim è sul suo triciclo davanti a noi che scorrazza felice.

“Bhe… ecco… abbiamo passato una bellissima serata, e… abbiamo percorso alcune delle più dolci tappe romantiche obbligatorie - si ferma un momento per sorridere - cena, passeggiata mano nella mano, abbraccio sotto il cielo stellato, e bacio mozzafiato illuminate dai placidi raggi della luna”

Ha gli occhi che le brillano ed io mi sento felice per lei. Le stringo più forte il braccio e sospiro soddisfatta.

“Buffy sono al settimo cielo. Lei mi completa, mi dà tutto quello che mi è sempre mancato in una relazione convenzionale. Mi ascolta, mi comprende, mi dà dolcezza, amore e… passione”

Nel pronunciare le ultime parole ha il viso in fiamme e le sue gote si sono imporporate.

“Che bello quello che hai detto Willow. Spero che anche per me, un giorno, arrivi l’amore”

Volevo esprimerle la mia gioia nel sentirla felice, ma a quanto pare le ho trasmesso tristezza perché lei si volta a guardarmi e mi chiede “Cos’è successo Buffy? William c’entra qualcosa?”

Mi blocco immediatamente sui miei passi. Ma cos’è? Una strega?

Come fa a sapere di William? Io non le ho detto niente…

Ma lei leggendo sul mio viso stupore mi spiega perché mi ha fatto quella domanda.

“Ieri sera, quando William è rincasato, era turbato. Si è fiondato sulla bottiglia di bourbon, si è versato un bel bicchiere pieno di quella porcheria, e lo ha buttato giù tutto di un fiato. Devi sapere che solitamente lui lo degusta, ma quando fa così è perché gli è successo qualcosa che lo ha sconvolto profondamente”

Io continuo a non parlare, i miei pensieri sono persi sulla fantasia che hanno scatenato in me le parole di Willow. Mi domando come sarà gustare il sapore del liquore sulle labbra di William, sulla sua lingua.

Ma lei continua a parlare e mi riporta con i piedi per terra.

“Quando lo avevo lasciato nel pomeriggio era tranquillo e quando l’ho rivisto tornava da casa tua. Quindi ho dedotto che fosse successo qualcosa a casa tua… con te” il suo sguardo è puntato dritto nei miei occhi, mi sta scrutando... ma non era timida?

Getto un’occhiata veloce a Kim, le dico di avvicinarsi e indico con la mano a Will una panchina libera.

“Si hai ragione… è successa una cosa, anzi sono successe più cose - prendo un respiro - Willow io ho capito di essere innamorata di tuo fratello. L’ho realizzato da poco, ma è come se lo sapessi da sempre. Tutto è successo nel momento in cui l’ho rivisto. È come se il tempo non fosse passato. Mi sono ritrovata ad annegare nei suoi occhi, a sentire il mio cuore battere furiosamente per la sua vicinanza, o per un suo sorriso - mi fermo e sorrido per quello che sto per dirle- ho ripreso a sognarlo. Non te lo avevo mai detto, ma io lo sognavo spesso, solo che ero troppo presa ad odiarlo per capire che in realtà quei sentimenti erano ben altro che odio”

Alzo lo sguardo al cielo ed intercetto il volo impazzito di uno stormo. I miei pensieri in questo momento rispecchiano quel volo.

Willow non parla, mi lascia riordinare le idee, sa che non ho finito e aspetta che continui.

“Ieri sera a casa mia è successa una cosa che ha fatto scappare tuo fratello. Credo di essermi avvicinata troppo a lui, beh… per essere più precisi gli sono letteralmente saltata addosso. E penso che questo lo abbia sconcertato, o spaventato, non lo so Willow so soltanto che lui dopo un primo momento di abbandono si è tirato indietro, senza darmi una spiegazione, dicendo che gli dispiaceva. Ed io mi sono sentita una tale stupida…”

“Lo sapevo!” mi interrompe lei. Io mi volto a guardarla e noto che ha un’espressione di trionfo sul viso e batte le mani come una bambina.

Mi acciglio senza capire e butto lì una battutina tanto per stemperare un minimo il mio imbarazzo.

“Cosa? Che sono stupida?” metto pure il broncio, così faccio più scena.

“Ma no Buffy! Sapevo già che eravate innamorati l’uno dell’altra. Lo siete da quando eravamo degli adolescenti, solo che eravate due testoni che non capivano niente e che si prendevano costantemente in giro. Anche se da quello che mi hai raccontato, William continua ad esserlo”

“Siamo innamorati? Will ma che dici? Non hai sentito cosa ti ho detto prima? William è scappato lontano da me!! E poi che vuol dire che lo eravamo già ai tempi del liceo?” la guardo con curiosità.

“Buffy si vedeva lontano un miglio che piacevi a mio fratello, solo che tu hai sempre avuto qualche problema nel renderti conto delle cose o nel captare i segnali”

“Ehi! Non è vero!”

“Si che lo è. E poi ci sono stati una serie di episodi, che non ti ho potuto raccontare perché William non me lo ha permesso, mi aveva fatto giurare di non dirti nulla, che dimostravano quello che lui provava”

Solleva le gambe e si porta le ginocchia al mento, vi poggia il viso e continua il suo racconto, anche perché io sto pendendo dalle sue labbra.

“Ricordi il primo anno di liceo? Quando quel teppista di Warren ti importunava?”

“Certo che me lo ricordo, è stato un incubo per me, sono stati i due mesi più brutti della mia vita. Ricordo però che all’improvviso non mi ha più infastidito… vorresti dirmi che William ha avuto un ruolo in questo?” sono sbalordita.

“Ricordi il giorno in cui Warren riuscì a spaventarti seriamente e a farti scappare in lacrime, inseguita da me quasi più terrorizzata di te?”

Annuisco con il capo.

“Bene io non ti riuscii a raggiungere perché ci vide mio fratello, che mi fermò e volle raccontata ogni cosa. Buffy non hai idea di come si infuriò, ricordo ancora adesso i lampi di ira che si susseguirono nei suoi occhi… Mi disse di andare a casa e di dire ai miei che sarebbe rincasato più tardi. Io mi spaventai perché non sapevo che intenzioni avesse, ma obbedii e andai a casa”

“Tornò dopo tre ore, aveva una benda sul sopracciglio destro che nascondeva i punti del taglio che si era procurato, e le sue mani erano contuse. Mi disse che da quel momento nessuno ti avrebbe più importunato e mi fece giurare che quello che era successo quel pomeriggio sarebbe rimasto un nostro segreto”

La guardo scioccata, sono a corto di parole… William aveva preso le mie difese, mi aveva protetta e si era ferito per colpa mia!

“Willow io… io non so che dire, mi ero sempre chiesta come mai quel pazzo avesse smesso di infastidirmi, ma non avevo mai collegato la sua convalescenza alla cicatrice di William”

“Te l’ho già detto prima… non hai mai prestato attenzione ai segnali o alle cose che accadevano attorno a te”

“Adesso mi spiego perché quando chiesi a tuo fratello come si fosse procurato quel taglio lui mi rispose sgarbatamente, dicendomi che non erano affari miei”

 

< Oddio William!! Ma che ti è successo? > gli domandai quando notai i punti sul suo sopracciglio.

< Buongiorno a te raggio di sole > mi rispose lui ignorando la mia domanda.

< Si si ciao... comunque ti ho fatto una domanda. Cosa ti è successo? > ero preoccupata per lui, pensavo avesse avuto un incidente e avesse battuto violentemente.

< Non credo siano affari tuoi > mi rispose sgarbatamente senza guardarmi.

Per me fu come ricevere un pugno allo stomaco, ci rimasi malissimo e risposi con altrettanto astio.

< Grazie Spike per avermi ricordato chi sei. Pensa che per un momento me ne ero dimenticata. Ma non preoccuparti non commetterò più lo stesso errore > gli voltai le spalle e lo lasciai solo.

 

“Ma perché se mi voleva si comportava in quel modo con me?” non riesco ancora a credere alle parole di Willow.

“Questo non l’ho mai capito. Forse pensava che lui non ti interessasse. Sai a quei tempi William era un ragazzo timido che si nascondeva dietro un paravento di scontrosità e scetticismo. Probabilmente temeva il tuo rifiuto” mi risponde Willow con sicurezza.

“E adesso? Che sia timido o che tema che lo rifiuti non credo. Penso piuttosto che non sia più interessato a me”

“No ti sbagli. Devo raccontarti ancora qualcosa che forse ti farà comprendere il suo comportamento. Il giorno in cui ci trasferimmo a Londra ricordo che William passò molto tempo sul portico di casa. Mi avvicinai a lui e gli chiesi se stesse bene, ma la sua risposta mi fece rimanere di sasso. Mi disse semplicemente… l’ho persa. Non gli chiesi a chi si riferisse perché lo sapevo già, teneva fra le mani una tua foto”

Questa rivelazione mi fa battere furiosamente il cuore.

“Poi gli anni passarono e lui incontrò Drusilla. Probabilmente memore dell’atteggiamento sbagliato che aveva avuto nei tuoi confronti si buttò a capofitto in quella relazione. Si diede anima e corpo a lei, e lei lo calpestò a dovere. Posso assicurarti che questa esperienza lo ha segnato molto. Da allora ha evitato i rapporti stabili che richiedono un coinvolgimento emotivo”

“Capisco - le rispondo distrattamente - Non la conosco, ma odio già questa Drusilla. Ma questo non mi spiega cosa ti fa pensare che lui mi voglia ancora” conferme Will, dammi delle conferme!

“Il giorno che gli dissi che volevo tornare a Sunnydale lui reagì come se gli avessi dato uno schiaffo. Rimase a guardarmi sconvolto, tanto che scherzai dicendogli che non gli avevo mica confessato che volevo morire!” sorride cercando di tirarmi su di morale, ma io continuo a guardarla aspettando quelle maledette conferme che non arrivano.

“Ehm… ma lui non fece una piega… come te adesso… e rispose che era un’idea assurda quella di tornare qui, che la nostra azienda aveva bisogno di una città più grande etc etc.. Ma quando gli dissi che avevo trovato una sede per il lavoro ed una villetta vicino casa tua, la sua fermezza vacillò ed i suoi occhi si addolcirono - si ferma un momento e mi guarda dritta negli occhi - Buffy io sono sicura che lui provi ancora qualcosa per te. Se si è comportato in quel modo è perché ha capito di essere ancora coinvolto, quindi è fuggito. Lo conosco bene mio fratello, Buffy, credimi. Lui è ancora preso da te”

È sincera e voglio crederle. Il mio cuore vuole crederle.

“Se le cose stanno come dici devo fare qualcosa, non posso lasciarlo scappare un’altra volta”

“Siii… brava così mi piaci! Io nel frattempo lo terrò d’occhio e ti farò sapere i suoi movimenti” sembriamo due cospiratrici, e questo mi piace!

“Adesso è meglio rientrare, che ne dici?” le chiedo alzandomi dalla panchina.

“Dico che è una buona idea. Tara mi starà già aspettando”

Richiamo Kim e ci avviamo verso casa. Nella mia mente si susseguono le informazioni che Willow mi ha dato. Da una parte sono felice, ma dall’altra mi rendo conto che non sarà facile far riacquistare a William la capacità di fidarsi nuovamente di qualcuno. Ma devo provarci, altrimenti me ne pentirei per tutta la vita.

Capitolo VII

 

“Dannate foglioline… ma com’è possibile che arriviate ovunque?… e tu? Dove credi di andare? Non azzardarti a volare via sai!” ebbene si, parlo da sola, o meglio… parlo con le foglie cadute dagli alberi che infestano il mio giardino.

Oggi ho deciso che tutto quello che mi circonda deve avere un ottimo aspetto.

Dopo aver pulito casa ho pensato che era ora di far rivivere il mio prato. Mi sento iperattiva, forse perché nel pomeriggio arrivano Cordy ed Angel, ed io non sto più nella pelle, sono davvero felice di rivederli.

Mi distraggo un momento per dire a Kim di stare attenta con dei rami che fuoriescono dal terreno, quando una folata di vento investe il cumulo di foglie che avevo pazientemente racimolato e le ridistribuisce su buona parte del prato.

“Oh noooo! Dannazione!” impreco ad alta voce senza pensare che Kim mi possa sentire… sono arrabbiata, devo ricominciare daccapo e la cosa non mi alletta.

Ed infatti la mia bimba alla mia esclamazione si volta a guardarmi ridendo, è sempre così attenta quando mi perdo in qualche esclamazione colorita. Ma noto che il suo sguardo viene subito catturato da qualcosa che si trova oltre le mie spalle.

“William!” urla correndogli incontro.

William?

Rimango ferma a fissare il vuoto davanti a me, oddio… e adesso che faccio?

Molto lentamente mi giro su me stessa e mi riempio gli occhi della sua figura. È splendido, indossa un paio di jeans neri ed una maglia azzurra aderente.

Molto aderente osservo dopo un’attenta valutazione.

Lui ha preso fra le braccia Kim e la sta riempiendo di attenzioni, mentre io mi soffermo ad osservare il gioco che i muscoli delle sue braccia fanno ad ogni movimento.

Passo nervosamente le mani sui miei jeans, sposto una ciocca ribelle che è sfuggita alla mia acconciatura e mi avvicino a loro. In quel momento William mi guarda.

“Ciao Buffy” la sua voce suona morbida e dolce.

“William - pronuncio il suo nome facendo un cenno con il capo - come mai sei qui? È successo qualcosa?”

Lo so che non è quello che dovrei dire e dalla sua espressione crucciata capisco che probabilmente non era quello che si aspettava che dicessi. Ma che posso farci, in situazioni per me imbarazzanti invece di stare zitta parlo.

Lui fa scendere Kim dalle sue braccia e si avvicina di più a me. I nostri corpi sono a pochi centimetri, e questo basta per far caricare di tensione l’aria che ci circonda.

“Buffy sai bene cos’è successo e perché sono qui. Voglio chiarire le cose con te” la sua voce è rimasta dolce ma ha anche assunto una tonalità decisa.

A queste parole il mio cuore perde un colpo. Ho paura di quello che potrebbe dirmi quindi tento di interromperlo.

“William senti…”

“Lasciami parlare - ma è lui ad interrompe me - Devo scusarmi con te per il comportamento che ho avuto due sere fa. Non avrei dovuto andarmene in quel modo”

Si passa nervosamente una mano fra i capelli ed i suoi occhi si posano ovunque tranne che su di me.

“Io - prende una pausa e sospira - io non posso permettermi di iniziare qualcosa con te, e ti prego… non chiedermi altro”

Se non avessi parlato con Willow e lui non mi guardasse come un cucciolo smarrito, in questo momento lo avrei già mandato a quel paese.

Non chiedermi altro? Che faccia tosta!

Ma so che se voglio riuscire a scaldare nuovamente il suo cuore devo giocare bene le mie carte, quindi fingo indifferenza.

“Tranquillo William, non ho niente da chiederti. E poi avevo già dimenticato quell’episodio - sì, come no - quindi ti sei preoccupato inutilmente” ho pronunciato queste parole come se quello che era successo tra noi due per me non avesse alcun valore.

Lui riamane a fissarmi e nei suoi occhi mi sembra di scorgere un lampo di delusione, ma è soltanto un momento.

“Allora è tutto a posto?” mi scruta come se cercasse conferme, come se non mi credesse.

“Si William, è tutto a posto” sostengo il suo sguardo con molta difficoltà, mentre torturo le mie mani che prontamente ho portato dietro la schiena.

Che c’è William, cosa ti aspettavi che ti dicessi?

Lui abbassa lo sguardo poi lo rialza e si guarda intorno, sembra indeciso, anche lui sta lottando con se stesso, lo sento. Alla fine i suoi occhi tornano su di me.

“Bene, ne sono felice, perché non voglio che la nostra amicizia ne risenta. Ci tengo a te Buffy, più di quanto tu possa immaginare” pronuncia lentamente le ultime parole, come a volermi dare un barlume di speranza, ed io non so cosa dirgli. La sua vicinanza inizia a confondermi, i nostri occhi rimangono ancorati e la tensione sta diventando insostenibile.

Fortunatamente Kim viene in mio aiuto. Tira un lembo dei jeans di William e con la manina libera gli indica il rastrello.

“Hai visto? La mamma stava ripulendo il prato ma il vento ha fatto volare tutto” esclama con voce gioiosa trovando divertente quello che è successo.

“Si ho visto principessa. Ed il vento ha voluto coinvolgere anche la tua mamma nella sua danza” risponde a Kim sorridendo per poi avvicinare la sua mano al mio viso, poggiarla sui miei capelli e, regalandomi una sensuale carezza, togliermi la foglia che si era intrufolata fra le mie ciocche.

“Probabilmente anche lui ama i tuoi capelli riccioli d’oro” mi sussurra dolcemente, ed il suo sguardo è perso fra mille pensieri mentre la sue dita continuano a giocare tra i miei capelli.

Io trattengo il fiato, non oso muovermi, queste carezze delicate mi stanno scaldando il cuore e dentro di me gioisco per questi gesti.

Ma così come si era avvicinato all’improvviso si allontana, e ritrae la sua mano.

“Adesso devo andare” esclama senza guardarmi. Si china per dare un bacio a Kim e si volta per andare via. Ma lei lo ferma tirandogli nuovamente un lembo dei jeans.

“E la mamma non la baci?” chiede il mio angelo innocentemente.

William a questa domanda rimane un momento spaesato, guarda me, poi Kim, un’altra volta me ed infine torna sui suoi passi.

“Certo che la bacio” la risposta è per Kim, ma i suoi occhi sono incollati ai miei.

Si avvicina al mio viso sussurrando “Non farei altro”, e le sue labbra si posano in un bacio languido che coinvolge l’angolo della mia bocca. E rimangono lì per un momento a riscaldarmi la pelle.

Ma quest’uomo vuol farmi morire?

È venuto qui per dirmi che non può esserci niente fra di noi e poi continua a stuzzicarmi. Ma cosa vuole? Che gli salti addosso e gli strappi i vestiti? Perché se questo che vuole posso accontentarlo subito.

Lo guardo andare via, percorro minuziosamente tutto il suo corpo e mi accendo ancora di più al ricordo di quanto è solida la sua schiena e di quanto è tonico il suo sedere.

 

Cordelia amica mia!! Quando arrivi? Ho bisogno del tuo aiuto.

 

 

Alcune ore più tardi

“Ehi voi due! Smettetela di ammirarvi e venite ad aiutarmi!” io e Cordy ci voltiamo verso Angel che avanza barcollante per il viale di accesso. È carico di bagagli.

“Cordelia! Ma quanta roba ti sei portata per due giorni?” la guardo perplessa e corro in aiuto di Angel.

“Oh niente di ché… poche cose. Una valigia per l’abbigliamento, l’altra per gli accessori, più il beauty per la mia toletta. Quella piccola non è mia… è di Angel” risponde lei con noncuranza prendendo dalle sue mani una valigia.

Lui sospira e solleva le spalle, poi mi regala un sorriso dolcissimo e mi abbraccia.

“Ciao Buffy, come stai?” mi sono sempre sentita al sicuro tra quelle forti braccia.

“Adesso che siete qui meglio” gli rispondo con sincerità.

“Angel non stringerla troppo forte, non vedi che è pelle e ossa? Dobbiamo rimetterla in sesto questa ragazza” la voce squillante di Cordy interrompe il nostro idillio, e scambiandoci uno sguardo complice esclamiamo contemporaneamente “Queen C alla riscossa!”

“Hai tutta la mia solidarietà piccola. Se hai bisogno di aiuto fai un fischio. Ormai sono corazzato” ridacchia Angel continuando a stringermi fra le braccia.

“Ehi! Che avete da confabulare voi due?” eccola lì pronta all’attacco.

“Niente” rispondiamo in coro trattenendo un sorriso, prendiamo le valige rimaste ed entriamo in casa.

 

**********

 

“Allora, vediamo se ho capito bene. Vuoi che ti aiuti a trovare un modo per scoprire se questo tipo… William… è ancora innamorato di te… giusto?”

“Si, è esattamente quello che ti ho chiesto. Sai che sono una frana da questo punto di vista, non so che fare” conto molto su di lei, anche se sta da sempre con Angel è una tosta, sa cosa vuole e soprattutto sa come ottenerlo.

Sono sicura che anche questa volta non mi deluderà. Non può deludermi, altrimenti io non so dove sbattere la testa.

“Bhe… al posto tuo non farei certe affermazioni. Un po’ da fare ti sei data” mi dice lei sorniona, ammiccando in direzione della cucina.

“Oh… ti prego! E poi lui all’inizio collaborava, quindi è stato facile. Ma adesso ho bisogno del tuo aiuto. Sei la mia unica speranza” sbatto gli occhioni verdi e la guardo supplicante.

Abbiamo sempre avuto questo rapporto giocoso, ed anche se ogni tanto ci punzecchiamo ci adoriamo a vicenda e faremmo di tutto l’una per l’altra.

“Togliti quello sguardo da cerbiatto e fammi pensare… dunque… dovremmo trovare qualcosa che possa farlo uscire allo scoperto… lui ti vuole, almeno da quello che ti ha detto sua sorella, quindi se riusciamo a farlo ingelosire magari qualcosa la otteniamo!”

“Non lo so, forse si… ma come dovrei farlo ingelosire?”

“Io un’idea ce l’avrei - si prende una pausa - sai se frequenta un posto in particolare in questa città?” mi domanda lei con gli occhi che le brillano.

“Si. So che va spesso al Bronze. Soprattutto il sabato sera”

“Perfetto! Allora agiremo lì, domani sera. Ma per portare a compimento il mio piano ci servirà un aiutino” un sorriso smagliante incurva quella bocca perfetta. Ed io sorrido insieme a lei senza sapere cosa ha in mente.

“Di che piano si tratta e che tipo di aiuto ci serve?” le chiedo curiosa e trepidante, in attesa della sua risposta.

Ma lei invece di rispondermi si poggia comodamente sullo schienale della sedia e chiama a gran voce Angel.

“Aaangeeeeelll… vieni qui amooooreee!!”

“Ma cosa hai in mente Cordy?!” sono su di giri, perché so che se vuole mettere di mezzo anche lui deve essere qualcosa di divertente.

“Tu limitati a fare gli occhi dolci ad Angel” mi risponde lei senza dirmi altro.

“Eccomi, cosa c’è?” Angel spunta con Kim sulle spalle che ride allegramente. È già entrato in modalità tappetino e Kim ne sta approfittando senza ritegno.

“Aaangeeeeelll… vieni qui amooooreee!!”

“Ma cosa hai in mente Cordy?!” sono su di giri, perché so che se vuole mettere di mezzo anche lui deve essere qualcosa di divertente.

“Tu limitati a fare gli occhi dolci ad Angel” mi risponde lei senza dirmi altro.

“Eccomi, cosa c’è?” Angel spunta con Kim sulle spalle che ride allegramente. È già entrato in modalità tappetino e Kim ne sta approfittando senza ritegno.

 

 

“No, no e poi no! Non mi renderò ridicolo su una pista da ballo soltanto per far ingelosire uno che per giunta mi sta già antipatico. Non esiste. Questa volta non riuscirete a coinvolgermi nelle vostre strambe idee” sembra molto risoluto, ma i suoi occhi passano dall’una all’altra, ed a ogni salto perdono sempre più sicurezza.

“Dai ragazze... non guardatemi così… lo sapete che è un gioco sleale il vostro… io poi non resisto…” povero amico mio orami è sotto assedio.

“Su Angel… che ti costa? È per una buona causa. Buffy ha bisogno del nostro aiuto”

Altro battito di ciglia di Cordy seguito da un mio sguardo da cerbiatto.

“Ahhh… basta avete vinto. Vi odio, capito?! Io vi odio” sbotta Angel sconfitto.

“Si certo cucciolotto. Adesso vieni qui, siediti fra noi due che vi spiego cosa dovete fare”

Aspetto che si sieda e poi gli getto le braccia al collo e lo bacio sulla guancia.

“Grazie Angel. Sapevo che potevo contare anche su di te”

Lui mi sorride e scuote la testa.

“Che vuoi farci piccola. Non sono mai riuscito a resistervi. E poi lo sai, amo autoflagellarmi, quindi cosa c’è di meglio che sottostare ad un piano di Cordy?”

 

Sabato sera

La giornata del sabato è passata molto velocemente. Io e Cordy siamo elettrizzate per la serata che ci attende, Angel meno. Ma pian piano credo che anche lui si stia divertendo, soprattutto per l’abbigliamento che sta indossando.

Questa mattina siamo andati in giro per negozi e gli abbiamo fatto acquistare pantaloni in pelle nera aderentissimi, che oltre a stargli bene mettono in risalto molte sue doti nascoste, una giacca a tre quarti anch’essa in pelle nera ed una camicia bianca.

Se non ci trovavamo in un negozio avrei fatto volentieri un fischio di apprezzamento a questo nuovo Angel, lui sembrava proprio a suo agio. Si è rimirato così tanto allo specchio, cambiando continuamente lato e guardandosi compiaciuto, che io e Cordelia abbiamo dovuto spingerlo con forza dentro il camerino per farlo cambiare.

Sono sicura che non abbandonerà più questo look, in effetti lo rende più misterioso e sexy del solito.

Ho raccontato gli intenti della serata a Willow, lei si è mostrata d’accordo con Cordy, ha detto che a Kim avrebbero pensato lei e Tara e che potevamo anche fare tardi perché la bimba poteva rimanere a dormire con loro.

Kim dal suo canto era felicissima per questa novità, quindi potevo anche godermi una serata da ventiquattrenne.

Divertimento e fuori fino a tardi… da quanto tempo non lo facevo.

E adesso eccoci qui, siamo tutti e tre pronti. Ho deciso di vestirmi in modo semplice, ho optato per un top verde che mette in risalto i miei occhi e lascia nude le mie spalle, e gli ho abbinato un pantalone nero a vita bassa. I capelli li ho sollevati in una morbida coda e mi sono truccata con cura ma senza appesantire il viso. Il trucco c’è ma non si vede.

Cordy invece ha indossato un tubino nero aderente che evidenzia le sue curve. Quante volte le ho invidiato il seno prosperoso… io ho una seconda scarsa.

“Andiamo?” mi dice lei aprendo la porta.

“Si… andiamo”

 

Davanti al locale io mi blocco un momento. Il cuore ha preso a battermi velocemente e mi rendo conto che nutro troppe aspettative per questa serata.

Mi ammonisco mentalmente di calmarmi, di essere più razionale, e di non aspettarmi nulla se non ballo e divertimento. Se William ci sarà e se il nostro piccolo piano sortirà qualche effetto ben venga, ma ci penserò dopo. Adesso devo soltanto pensare che sto per passare qualche ora serena con i miei amici.

Ma non appena metto piede nel locale i miei occhi iniziano a scandagliarlo in cerca della sua testa bionda.

Angel mi distrae da quell’operazione.

“Venite là in fondo c’è un tavolo libero”

Ci avviciniamo e, prendendo posto, mi rendo conto che da lì c’è un’ottima visuale del locale. Bene questo mi aiuterà nella mai ricerca.

Riprendo a guardarmi intorno ma stavolta prestando anche attenzione al posto in cui ci troviamo.

È un locale come tanti altri, pieno di giovani e di musica… ed io mi sento a mio agio, mi sento di far parte di nuovo della mia generazione.

Questo non vuol dire che mi lamenti della mia vita, o del fatto che sono madre, se tornassi indietro agirei allo stesso modo. Ma è bello ogni tanto sentirsi liberi e spensierati.

Senza rendercene conto contemporaneamente io e Cordy iniziamo a muovere piano il corpo, i piedi e la testa a ritmo della musica. Ma non appena i nostri occhi si incontrano ci lasciamo andare ed iniziamo a cantare dimenando visibilmente il corpo.

Soddisfatte della nostra esibizione alla fine della canzone siamo assetate.

“Angel perché non vai a prenderci qualcosa da bere?” gli domanda lei.

“No vado io, voglio dare un’occhiata in giro” dico prima che Angel si alzi.

Mi dirigo al bancone e ordino i miei drink, mentre aspetto intercetto con la coda dell’occhio una chioma inconfondibile. Mi giro di scatto in quella direzione ma non vedo nessuno, o per lo meno vedo molte persone ma non lui.

All’improvviso una mano sfiora la mia spalla ed io, saltando in aria per la sorpresa, mi giro velocemente ritrovandomi William a pochi centimetri da me.

“Scusa Buffy non volevo spaventarti. Ma… non mi aspettavo di vederti, come mai sei qui? Festeggi qualcosa con i colleghi o…” lascia cadere la domanda aspettando una mia risposta.

“O…” rispondo io imitandolo lasciando l’argomento sul vago.

Lui diventa serio e la sua mascella si indurisce.

“Capisco... Allora non sei da sola?” riprova a farmi la domanda.

“No William non sono da sola. Perché? Dovrei?” non ci posso credere ma penso proprio che sia geloso.

“No certo che no e che non pensavo che…”

“Cosa non pensavi Spike? Che io potessi avere una vita mia?” lo interrompo facendo finta di essermi risenta.

“Scusami hai ragione” mi dice ed i suoi occhi si concentrano sul mio corpo.

Questo sguardo attento mi fa piacere e mi fa sentire più bella. Così decido di rispondere parzialmente alla sua domanda.

“Ho avuto la possibilità di prendermi una serata libera grazie a Willow che si è offerta di tenere Kim. E sono venuta qui, nell’unico locale che offre questa città. Tu ci vieni spesso?” gli domando come se non lo sapessi.

“Si ci vengo spesso” la sua voce sembra lontana, non ha mai smesso di ammirarmi.

Come mi è già successo, la sua vicinanza ed il suo apprezzamento fanno venire fuori la parte di me sensuale e disinibita. Decido di provocarlo.

“Ti piace quello che vedi William?” la mia voce esce calda e bassa, e mi sento su di giri quando incontrando il suo sguardo sorpreso, vi leggo la stessa passione che vi ho letto quella fatidica sera.

Lui con gli occhi accesi dal desiderio inclina la testa di lato e mi spiazza con la sua risposta.

“Sempre”

Siamo vicinissimi i nostri corpi quasi si sfiorano, basta poco perché ci sia un contatto. Ma con una grandissima forza di volontà decido che questo primo approccio deve finire, ho soltanto gettato l’amo, e sembra che lui abbia abboccato, adesso però devo dargli un po’ di lenza altrimenti rimaniamo fermi sempre allo stesso punto.

“Scusami ma mi stanno aspettando - mi volto per prendere i miei drink - buona serata William”

Nel superarlo le nostre braccia si sfiorano, e devo mettere a tacere la voglia che ho di fermarmi ancora lì con lui per riuscire ad oltrepassarlo.

Capitolo VIII

 

La serata procede piacevolmente. Dopo essere tornata al tavolo sono riuscita ad individuare William. È seduto poco distante da noi e non è solo.

È circondato da persone che non conosco, uomini e donne, ma fortunatamente nessuna donna sembra stare con lui. Anche se c’è una bionda che ci prova spudoratamente, ma William non le presta attenzione, è impegnato a guardare nella mia direzione per non perdersi niente di quello che accade al mio tavolo.

Del resto Angel si è calato bene nella sua parte. Mi dedica attenzioni, ride con me, mi sfiora ogni volta che può… insomma, ad un occhio estraneo può sembrare che ci stia provando.

Cordelia, intanto, non perde di vista William. Non c’è stato bisogno di indicarglielo, sa chi è perché ha visto una sua foto, e poi … come si potrebbe non riconoscere William tra la folla.

“Ragazzi credo sia arrivato il momento che vi diate da fare in pista… anche perché il nostro amico è molto nervoso, non ha mai smesso di fissarvi e sta stritolando il bicchiere che ha fra le mani. Temo che da un momento all’altro possa frantumarlo” ci informa Cordelia compiaciuta.

“Ma è proprio necessario? Così sta già funzionando. Lo hai detto tu che è nervoso!”

Angel tenta di tirarsi indietro, ma io, lanciando velocemente un’occhiata nella direzione di William, mi alzo dalla sedia e prendendolo per mano lo invito a seguirmi.

“Andiamo dai… che ho voglia di scatenarmi!” sono su di giri, forse ho esagerato con i drink... ma non credo, non erano alcolici. In realtà quello che mi dà euforia è l’idea che William possa guardarmi.

Angel, anche se riluttante, stringe al mia mano e mi segue.

Lo porto ai bordi della pista e prendendo entrambe le sue mani fra le mie comincio a muovere al ritmo della musica i miei fianchi, sorridendo e mantenendo un contatto visivo con lui.

E questo funziona perché Angel si rilassa un po’ e prende a muoversi con me.

Il ritmo diventa più lento e sensuale. Incrocio le mie dita con le sue e allargandogli le braccia me le porto dietro la schiena, poggiando il mio viso sul suo petto.

Lasciandomi trasportare dalla musica i miei gesti diventano più carezzevoli ed inizio a oscillare sensualmente il bacino, attenta, comunque, a non strusciarmi troppo su Angel.

È pur sempre un uomo, e di certo non è lui che voglio provocare.

“Buffy cosa diavolo stai facendo?” mi sussurra lui imbarazzato.

Beh forse alla fine ho esagerato. Lo guardo e gli sorrido, e staccandomi di poco da lui lo rassicuro.

“Tranquillo Angel, segui la musica e lasciati andare. Pensa che fra le tue braccia ci sia Cordelia… ma non strafare ok?” gli dico prendendolo in giro mentre le mie mani percorrono il suo torace e si allacciano dietro il suo collo.

Lui corruga la fronte e mi fissa per qualche secondo, poi chiude gli occhi e quando li riapre vi scorgo una luce che non avevo mai visto prima.

Un piccolo ghigno, che coinvolge soltanto un angolo della sua bocca, incurva le sue labbra sottili e la sua stretta attorno alla mia vita aumenta.

Mi ritrovo così a seguirlo nei movimenti lenti e sensuali che prende a fare con tutto il corpo.

La sua mano sale leggera per la mia schiena, si ferma alla base del collo ed esercitando una piccola pressione mi fa accostare il viso al suo.

“Come sto andando?” mi sussurra vicino all’orecchio.

“Benis… ehm… benissimo” la mia voce esce falsata. Devo ammettere che mi ha piacevolmente sorpreso e spiazzato.

“Oh oh… il nostro amico si è appena alzato” mi comunica con tono trionfale.

“Cosa?” tento di girarmi, ma lui me lo impedisce.

“Ferma! Continua a ballare, non vorrai rovinare tutto!” mi risponde continuando a coinvolgermi nel ballo. Credo ci abbia preso gusto!

“Cosa sta facendo?” chiedo abbandonandomi fra le sue braccia.

“Si sta avvicinando piccola… ma non mi sembra molto stabile, forse ha bevuto troppo”

“Cosa? Sta venendo qui?” guardo con occhi sbarrati Angel.

“Si… non è quello che volevi?” mi domanda sorpreso.

“Certo... è che non mi aspet…” ma la sua voce mi interrompe.

“Scusa Buffy non vorrei interrompere il tuo idillio con peaches… siete così carini… ma, se lui smettesse di mettere le sue mani dappertutto, vorrei ballare io con te!” mi chiede William con voce un po’ impastata.

“Come mi hai chiamato?” ruggisce Angel staccandosi di poco da me e fulminandolo con lo sguardo.

“Peeaacheeesss” cantilena William sostenendo il suo sguardo con sfida.

“Ehy ragazzi smettetela ok?” mi intrometto sentendo Angel irritarsi.

“La smetterò quando lui si allontanerà da te!” mi risponde con aria risoluta William incrociando le braccia al petto.

“E se non volessi allontanarmi?” lo stuzzica Angel stringendomi di più a se.

Il mio sguardo passa dall’uno all’altro… ma che stanno facendo? Credo sia il caso di intervenire.

“Angel ma che dici? - bisbiglio cercando di non farmi sentire da William - Ma che ti prende? Non vedi che è ubriaco?”

Ma a quanto pare William ha un udito fuori dal comune perché sente tutto.

“Sentito? - ghigna soddisfatto, ma poi torna subito serio - Ehy! Io non sono ubriaco!... Ho soltanto bevuto qualche bicchierino di troppo…” obietta imbronciandosi.

“Ti ho già detto che mi sta antipatico vero?” mi domanda Angel guardandomi dritto negli occhi.

“Angel per favore puoi raggiungere Cordelia?” mi sciolgo gentilmente dal suo abbraccio e mi avvicino a William.

“E tu - lo prendo per mano - vieni con me!” voglio fargli prendere un po’ d’aria, in effetti è soltanto brillo… molto brillo… ma non completamente ubriaco. Comunque preferisco uscire fuori prima che combini guai.

“Ai tuoi ordini passerotto!” esclama soddisfatto per essere riuscito ad allontanare Angel da me.

Mi avvio verso l’uscita tirandomelo dietro quando lui di botto si ferma.

“Ehy passerotto vai piano”

Mi giro a guardarlo preoccupata.

“Che succede? Stai male?” lo scruto in viso per capire se ha un malore.

“No… non sto male. È che tu che stai andando maledettamente veloce ed io non riesco a scansare le persone!”

“William io non sto andando veloce… tu hai bevuto troppo ed i tuoi riflessi non sono pronti. Penso sia meglio riportarti a casa. Puoi rientrare con me, non è il caso che ti metti alla guida in questo stato” affermo risoluta.

“Io sono perfettamente in grado di guidare… e poi non lascio qui la mia Desy!” ribatte impettito.

Desy?? Quel nome pronunciato con tanta possessività dalle sue labbra mi procura un dolore al petto. Chi è questa Desy? Vuoi vedere che è la bionda che gli si strusciava contro?

“E chi sarebbe questa Desy?” domando facendo vibrare nervosamente la voce su quel nome odioso.

“La mia Desy - dice William orgoglioso - è la macchina più maledettamente bella che ci sia al mondo!”

Tiro un sospiro di sollievo e scoppio a ridere. Oddio pensavo fosse una donna.

“Stai forse ridendo della mia macchina?” mi guarda perplesso.

“Non mi permetterei mai - smetto di ridere e gli accarezzo una guancia - aspettami qui e non muoverti” gli dico dolcemente.

“Dove vai?” mi domanda confuso.

“Sta fermo lì torno subito. Non ti lascio rientrare da solo”

Lo lascio vicino l’uscita del locale che si passa pensieroso una mano fra i capelli, e mi dirigo al mio tavolo dove trovo Angel e Cordy che mi sorridono soddisfatti.

Spiego loro come stanno le cose, gli comunico che rientro a casa con William e gli lascio le chiavi della mia macchina così sono liberi di rincasare quando vogliono.

Mentre torno da William lo scorgo fermo lì nel punto in cui l’ho lasciato che mi aspetta.

Il mio cuore inizia a battere furiosamente, non so perché ho preso questa decisione. Mi rendo conto soltanto adesso che praticamente lo sto costringendo ad andare via senza che lui abbia espresso questo desiderio.

Questi pensieri mi fanno rallentare il passo, ma quando William si accorge di me ed un sorriso di sollievo gli si dipinge sul viso in men che non si dica mi ritrovo davanti a lui.

“Tutto a posto?” domanda

“Si” gli rispondo allungando una mano nella sua direzione per farmi consegnare le chiavi della macchina.

Lui fissa esitante la mia mano e poi mi guarda confuso sollevando un sopraciglio.

“Le chiavi della macchina William” gli chiarisco le idee aspettandomi una sua reazione.

“Stai scherzando?” è incredulo e nei suoi occhi c’è del puro terrore.

“No non sto scherzando… non ti lascerò guidare! Su non fare il ragazzino e dammi quelle chiavi!” non capisco la sua riluttanza… non ha parlato con Angel?! E poi cosa vuoi che sia una macchina?… è soltanto un mezzo per potersi spostare!

“Non ti lascerò guidare mai la mia piccola” afferma risoluto.

“Basta William mi hai davvero stancato, sei come un bambino piagnucoloso, su andiamo” lo riprendo per mano e lo trascino fuori dal locale.

Ci dirigiamo verso la De Soto continuando a bisticciare su chi deve guidare. Alla fine lo lascio fare, non ho più la forza di controbattere, ma quando vedo che non riesce a trovare la toppa, senza tanti complimenti, gli tolgo le chiavi dalle mani e lo costringo a salire dalla parte del passeggero.

Il rientro è stato un continuo allarme… attenta a quella macchina!… frena c’è un incrocio!... ferma è rosso!

Un incubo… peggio di Angel…

Finalmente siamo arrivati e con un sospiro parcheggio e scendo da quell’auto. Non lo farò mai più, meglio far guidare lui, sobrio o no!

Uscendo dal garage ci ritroviamo l’uno di fronte all’altro senza saper che fare o che dire.

Io non voglio lasciarlo andare e così gli domando la prima cosa che mi viene in mente.

“Ti và un caffé?”

Lui dapprima tentenna poi accetta ringraziandomi.

Non appena ci ritroviamo nella mia cucina mi agito al ricordo dei baci intensi e delle carezze infuocate che ci siamo scambiati.

Le mie guance si colorano di rosso e, senza guardarlo, gli indico una sedia e mi accingo a preparargli il caffé.

Un silenzio denso e palpabile è sceso fra di noi. Non oso voltarmi, le mani mi tremano, fortunatamente sto mescolando lo zucchero così spero che non se ne accorga. Ma nel momento in cui mi volto per dargli la tazza non lo trovo più nella stanza.

“William?” lo chiamo con un filo di voce, temo sia andato via.

Esco dalla cucina dirigendomi verso l’ingresso, ma non lo vedo. Alzo gli occhi al piano superiore e mi accorgo che la porta della mia stanza è aperta.

Salgo velocemente su e controllo all’interno, lui è lì, vicino la finestra, che guarda fuori.

“William… che ci fai qui?” gli chiedo avvicinandomi.

“Avevo bisogno del bagno… e poi uscendo ho visto la tua stanza e sono entrato” mi spiega semplicemente senza distogliere lo sguardo da un punto imprecisato fuori dalla finestra.

Mi avvicino a lui e lo oltrepasso per guardare anche io. Ma non vedo niente di così interessante.

“Sai spesso salivo su quell’albero e ti guardavo dormire. Era il momento più bello della giornata” mormora, e la sua voce è lontana persa nei ricordi.

Io rimango a fissare l’albero, sconvolta da quella dichiarazione ed intenta a calmare il mio cuore che batte felice per quelle parole.

All’improvviso un leggero spostamento d’aria mi fa trattenere il respiro. Percepisco il suo viso vicino ai miei capelli, sento che ne inala il profumo. Ma è soltanto un momento… infatti sto per convincermi di averlo immaginato quando le sue mani si immergono fra le mie ciocche e sciolgono il nodo che le tiene su, lasciandole ricadere morbide sulle spalle.

“William… cosa stai… facendo?” la mia voce è un sussurro.

Lui non risponde, scosta delicatamente i miei capelli ed inizia a depositare piccoli baci sulla base del collo, dapprima a labbra chiuse e poi a labbra aperte, succhiando dolcemente di volta in volta un po’ di pelle e lambendola con la punta della lingua.

“Buffy” sussurra al mio orecchio, stringendosi a me e facendomi sentire la sua eccitazione.

Io sono immobile, non riesco a muovere un muscolo, temo che un mio gesto possa farlo smettere.

Ma è William che, prendendomi per i fianchi, mi fa voltare lentamente.

Per un tempo indefinito rimaniamo a guardarci lasciando che i nostri occhi esprimano tutto il desiderio di appartenerci.

Infine, spinti da una sete che anela all’appagamento, ci tuffiamo sulle nostre bocche ed iniziamo a baciarci, accarezzarci, stringerci, come se da quello dipendesse la nostra vita.

William mi spinge indietro bloccandomi tra lui ed il muro alle mie spalle… sono in trappola… in una trappola dalla quale non voglio fuggire.

Il mio cuore batte impazzito ed anche il suo… riesco a sentirlo tanto siamo stretti.

“Buffy - ansima - ti voglio” mi dice riprendendo a baciarmi.

Mi vuole… mi vuole… il mio cervello ripete all’infinito queste due parole.

“Anche io… ti voglio… William” riesco a dirgli tra un bacio e l’altro.

Le nostre lingue danzano con passione… si accarezzano… si cercano.

Le sue mani si posano sull’orlo del mio top, ne sollevano i lembi solleticandomi la pelle al di sotto e poi lentamente iniziano a farlo scivolare verso il basso.

Contemporaneamente la sua bocca, staccandosi dalla mia, bacia, altrettanto lentamente, ogni centimetro di pelle che incontra dalla guancia al collo, e poi giù… sempre più in basso… fino a quando non sento il mio capezzolo duro stretto fra le sue labbra.

“Ahhh” un grido di piacere sfugge dalla mia bocca.

Guardo in basso estasiata dai movimenti della sua lingua e l’unica cosa che riesco a fare è spingere il suo viso più vicino al mio seno.

Quando si solleva per avventarsi nuovamente sulle mie labbra, con fare smanioso tiro su la maglia dai sui fianchi e gliela sfilo gettandola senza tanti complimenti per terra.

Ho bisogno di sentirlo sotto le dita… di accarezzare il suo corpo con il mio.

La sua pelle è morbida, calda, scattante… sa di buono, ne gusto il sapore con la punta della lingua in quel punto che congiunge il collo con la clavicola, e lo sento gemere.

Entrambi siamo accaldati ed eccitati.

William prende ad armeggiare con il bottone dei miei pantaloni, poi passa alla cerniera, e senza che me ne renda conto mi ritrovo davanti a lui mezza nuda, con soltanto gli slip addosso.

Si scosta un momento per guardarmi, rimanendo estasiato a contemplarmi per alcuni secondi, infine i suoi occhi tornano sui miei… sono lucidi, profondi, colmi di qualcosa che non riesco a distinguere.

Sembra voglia parlarmi… ma poi mi prende fra le braccia, si avvicina al letto e mi deposita su di esso, rimanendo in piedi davanti a me.

Senza distogliere lo sguardo dal mio viso porta le sue mani ai bottoni del jeans ed inizia a sfibbiarne il primo. Velocemente gliele blocco spostandole ai lati del suo corpo.

“Voglio farlo io” dico guardandolo sensualmente e inumidendomi le labbra con la punta della lingua.

Lui sospira e mi fissa aspettando una mia mossa.

Uno ad uno e con il cuore che mi batte forte sfibbio quei bottoni, e nel momento in cui gli abbasso i jeans con mio stupore, e compiacimento, constato che sotto è nudo.

“Oh” mi sfugge dalle labbra facendolo sorridere.

“Odio la biancheria intima” scherza, ma la sua voce è profonda e roca perché io, attratta dalla bellezza del suo corpo, ho iniziato a toccarlo, accarezzarlo, baciarlo, leccarlo senza dargli tregua… sono troppo presa dalle emozioni che sto provando e dalla voglia di gustarlo.

E lui è così delizioso.

“Buffy… oh si...”

Lo sento tendersi e godere della mie attenzioni. Il potere che ho su di lui mi sta portando al limite… è da tanto che non sto con un uomo e sento prepotente l’esigenza di averlo dentro di me.

Le sue mani fermano i movimenti della mia testa, mentre un gemito roco gli sfugge dalla bocca.

“Ferma… fermati amore… altrimenti non resisto a lungo”

Prendendomi per le spalle mi sospinge facendomi sdraiare, mi sfila gli slip e si distende al mio fianco impadronendosi della mie labbra e riprendendo ad accarezzarmi famelicamente.

La sua bocca scende sul mio seno e banchetta con esso titillando e succhiando i capezzoli duri come roccia.

Il mio corpo è invaso dal calore… liquido bollente mi scorre nelle vene e mi incendia ovunque.

“Sei così morbida e liscia” mormora scendendo verso il mio addome e depositando piccoli baci.

“Perfetta” continua con adorazione arrivando al centro del mio piacere.

“Appetitosa” sussurra tuffandosi fra le mie gambe.

“Williaaam” gemo pronunciando il suo nome.

Non ho mai provato niente di simile. Fare l’amore con Parker era soltanto una continua ricerca del suo piacere… con William è diverso, mi sta facendo provare sensazioni nuove, mi sta dando quello di cui ho bisogno.

Sento che sto per esplodere, non posso più trattenermi… devo averlo dentro di me… subito.

“Ti prego… William… - lo supplico - ti voglio… oraaa” urlo mentre continua la sua dolce e meravigliosa tortura.

“Ti prego… - sussurro scossa dagli spasmi - ti voglio dentro di me…” non avrei mai creduto di potergli chiedere una cosa del genere.

Si solleva posizionandosi meglio fra le mie gambe “Sono qui amore” e con una mossa fluida unisce i nostri corpi.

“Ahhh” urliamo entrambi. Lui per la strettezza del mio canale… io per il leggero dolore che ho provato.

Avverto che sta per spostarsi e lo blocco premendo le mie mani sui suoi glutei.

“No” gli dico, e la mia voce esce come una preghiera.

Lui mi bacia dolcemente e si solleva sui gomiti per guardarmi meglio in faccia.

“Ti ho fatto male?” mi chiede preoccupato, ha i lineamenti tesi per lo sforzo di trattenersi dal muoversi dentro di me.

“È passato… - dico imbarazzata - vedi è che… è da molto che…” ma le sue dita premute sulle mie labbra mi impediscono di continuare.

“Shhh… passerotto… va tutto bene” sussurra prendendo a muoversi lentamente su di me e ad accarezzarmi le labbra con il pollice.

Istintivamente le dischiudo, lui abbassa il viso e le nostre lingue riprendono la loro danza.

Non sento più dolore… ma soltanto un forte ed intenso piacere.

Sollevo i fianchi assecondando i suoi movimenti ed incrocio le gambe dietro la sua schiena, invitandolo a spingere più in profondità.

William afferra le mie mani, le incrocia alle sue e le spinge con forza sui cuscini. Ed io lo sento tutto.. è in me.. dentro e fuori.

Mi sento completa, per la prima volta mi sento donna, mi sento amata. È come se non avessi mai fatto l’amore prima di allora… e forse è davvero così.

“Ah... si… William” gemo.

“Si amore… oh si… vieni con me… vieni per me” bisbiglia al mio orecchio leccandolo e spingendo poderosamente assecondando la mia urgenza.

Stringo convulsamente le sue mani mentre vengo invasa da un orgasmo intenso e devastante, prolungato dalla meravigliosa sensazione di William che si riversa in me.

Per un tempo infinito rimaniamo abbracciati senza dire niente, cercando di recuperare il fiato.

Non voglio separarmi dal suo corpo… se fosse possibile lo terrei sempre dentro di me. Ma so che è una pretesa irrealizzabile.

William si sposta di lato tirandomi a se ed io mi accoccolo comodamente fra le sue braccia.

Il suo respiro è regolare, sollevo il viso per guadarlo meglio e mi rendo conto che si è addormentato.

In un primo momento rimango delusa, ma poi mi ricordo che eravamo venuti qui perché dovevo preparargli un caffé post sbornia… era più che logico che si addormentasse subito dopo.

Sollevo la mano e gli accarezzo lievemente la fronte, gli zigomi, il mento, le labbra... è bellissimo.

Appoggio il viso sul suo torace ampio e liscio e mi addormento cullata dalla dolce melodia che per me è il battito del suo cuore.

CAPITOLO IX

 

La mattina seguente mi risveglio con la piacevole sensazione di calore che il corpo di William premuto al mio mi dona.

La consapevolezza di quello che è accaduto fra di noi mi rende felice, anche se ancora non so cosa faremo adesso e, dettaglio più importante, cosa ne pensa lui.

Ieri siamo stati travolti dalla passione. Io non ho pensato, ho seguito il mio cuore che mi diceva di donarmi a lui e l’ho fatto… senza remore e con tutta me stessa.

Lo osservo mentre dorme ed una grande tenerezza si impossessa di me.

Sarebbe bello svegliarsi ogni mattina fra le sue braccia, guardare la sua figura addormentata, gustarmi il suo risveglio.

Le sue ciglia hanno un leggero tremito e le palpebre si sollevano sui suoi occhi. Credo di non averne mai visti di così belli.

Posa il suo sguardo su di me e mi sorride.

“Buongiorno” sussurro un po’ intimidita, ma incoraggiata dal suo sorriso.

“Buongiorno” mi risponde con voce assonnata.

Poi, come prendendo coscienza della situazione, un’infinità di emozioni si susseguono sul suo viso. Stupore… gioia… ed infine angoscia, e questa vi rimane purtroppo.

Di scatto si scioglie dal mio abbraccio e si mette seduto sul letto.

“Cosa ho fatto?” sussurra a se stesso senza guardarmi.

La mia felicità, a quelle parole, svanisce. È abbastanza evidente che il suo atteggiamento e quello che ha appena detto non porteranno a niente di buono.

Inghiottendo un boccone amaro mi sollevo anche io tirandomi addosso il lenzuolo. Adesso mi vergogno di lui.

“Cosa vuoi dire?” domando con voce incerta, maledicendomi per il tremore che vi lascio trapelare.

“Quello che è successo è stato un errore Buffy! Se fossi stato in me non saremmo arrivati a… a questo!” esclama di botto ancora sconvolto indicando con la mano noi ed il letto.

Io rimango interdetta e profondamente ferita. Non saremmo arrivati a questo?

Ha classificato l’esperienza più bella e completa della mia vita come un errore… e mi sta accusando di essere stata io l’artefice di tutto!

Credo che l’amarezza ed il dolore che provo siano dipinti sul mio viso perché William sembra riscuotersi e addolcirsi.

“Scusa Buffy non volevo dire così è che…”

“Cosa non volevi dire William? Che non ti piaccio a tal punto e che solo perché non eri sobrio sei venuto a letto con me? O che sono una ninfomane che si è approfittata del tuo stato?” mi sento ferita e nuovamente respinta da lui, ed il mio orgoglio urla disperatamente.

Sapevo che era difficile arrivare a scalfire la sua corazza, sapevo che dovevo andarci piano, ma come si possono bloccare sentimenti e sensazioni quando accadono cose così belle?

Perché per me è stato bello, è stato stupendo.

“No buffy, non è come pensi, non è così - mi dice con disperazione - Ma… avresti dovuto fermarmi, io non posso, te l’ho già detto… non ci riesco” i suoi occhi mi guardano disperati ed i suoi pugni chiusi mi stringono il cuore.

Speravo con tutto il cuore che quello che era successo fra di noi avesse cambiato qualcosa.

Quanto sono ingenua.

I miei occhi si posano sui nostri vestiti sparsi sul pavimento, istintivamente mi stringo più forte al petto il lenzuolo.

La consapevolezza di essere nuda, di esserlo entrambi, mi fa sentire a disagio, ed un nodo alla gola rischia di farmi crollare davanti lui, ed io non voglio.

“William vattene” riesco a controllare la mia voce, l’unica cosa che voglio adesso è che esca dalla mia stanza.

“Buffy ti prego scus..”

“Non dirlo - mi volto fulminandolo con lo sguardo - riprenditi i tuoi vestiti e va via da casa mia” non mi interessano le sue stupide scuse.

Mi ha fatto male e sta continuando a farmene, ho soltanto bisogno di piangere e non voglio farlo davanti a lui.

Sento il letto muoversi sotto i suoi spostamenti. Con la coda dell’occhio intravedo il suo corpo, ma distolgo subito lo sguardo.

Si riveste in fretta e si avvicina alla porta mentre io continuo a fissare un punto davanti a me, non posso guardarlo, finirei per crollare o per supplicarlo di rimanere.

La sua mano è sulla maniglia, apre lentamente la porta e prima di uscire si volta verso di me.

Sussurra qualcosa che non capisco, forse altre stupide scuse, e poi scompare dietro la porta chiusa.

In quel momento il mio cuore si spezza.

Ho sperato fino all’ultimo che mi prendesse fra le braccia e che mi dicesse di voler provare ad avere una storia con me, che mi amasse nuovamente.

Tuffo il viso sul cuscino prendendo a singhiozzare. Calde lacrime mi bruciano la pelle e mi invadono la bocca.

Ce l’ho con me stessa per essermi lasciata andare così facilmente, per avergli donato il mio cuore sapendo che lui non riusciva ad amarmi liberamente.

Continuo a piangere inveendo contro William Rosemberg fino a quando non esaurisco le lacrime e mi ritrovo a fissare il soffitto della mia stanza intenta ad intonare mentalmente una canzoncina… è da quando ho avuto Kim che mi calmo così.

Per calmare lei le canto sempre qualcosa, e sembra che anche per me questo sia un balsamo per le ferite.

Inevitabilmente il mio pensiero corre a mia figlia… il mio sole, la mia ragione di vita.

Andrò avanti ancora e sempre per lei, non posso prendermi il lusso di abbattermi per uno che non mi merita.

Ho la mia famiglia, il mio lavoro, i miei amici e… un giorno sicuramente arriverà anche un uomo che mi farà sentire le persona più importante che ci sia al mondo, che mi amerà, che mi sorreggerà, che gioirà e riderà con me, che mi scalderà la notte…

Un rumore proveniente dal piano di sotto e la voce di Cordelia mi fanno ricordare che non sono sola in casa.

“Angel e Cordy!! Me ne ero dimenticata!” esclamo coprendomi gli occhi con il braccio.

Con il cuore pesante lancio un’occhiata al letto sfatto ripensando a cosa ho vissuto la notte scorsa e a quello che avrei potuto avere.

Sospiro pesantemente e mi trascino verso il bagno. Ho bisogno di una lunga e calda doccia.

 

Dopo un’abbondante mezzora mi accingo a scendere di sotto e ad sorbirmi gli sguardi speranzosi dei miei amici.

Ma a Cordelia basta un'occhiata per capire che qualcosa non è andata per il verso giusto.

“Ciao ragazzi” li saluto accennando un sorriso.

“Ciao tesoro” mi risponde lei, mentre Angel girandosi soltanto in quel momento, e non avendo percepito nulla, mi accoglie allegramente.

“Buon giorno Buffy. Dormito bene?” sogghigna ammiccante.

La mia espressione e lo sguardo di ammonimento che gli lancia Cordelia gli fanno scemare il sorriso.

“Ho dormito molto bene Angel, anche troppo. Peccato che il risveglio sia stato devastante” dico spostando una sedia e lasciandomi andare pesantemente su di essa.

“Cos’è successo?” mi domanda Cordy porgendomi una tazza fumante di caffé.

“Ho frainteso ogni suo comportamento ragazzi. Ero convinta che anche lui provasse qualcosa per me e che dovevo soltanto fare in modo che lo capisse, e che abbandonasse la diffidenza nei confronti dell’amore. Ma ho sbagliato tutto. Siamo andati forse troppo velocemente ed è stato un… errore” sottolineo l’ultima parola ricordando quello che mi ha detto William. Sento nuove lacrime pizzicarmi gli occhi.

“Buffy tu non hai sbagliato, anche io ho visto come ti guardava! E la gelosia che ha provato vedendoti fra le braccia di Angel… Non era forse vera? No Buffy credimi è soltanto un codardo” esclama risoluta Cordelia.

“No… è soltanto un gran bastardo!” afferma Angel asciutto.

“Angel!” lo rimprovera lei voltandosi di scatto nella sua direzione.

“Che c’è? Cosa ho detto di sbagliato? Non lo sopporto quel tizio e quello che è successo non mi sta di certo facendo cambiare idea su di lui”

“Prima di tutto non deve piacere a te! Seconda cosa non sappiamo ancora cosa sia successo e terza ed ultima non puoi, per una tua infondata antipatia, non guardare in faccia la realtà! È palese che William ha paura!” dichiara con fervore la mia amica mentre io assisto a questa assurda lite.

“Ma paura di cosa?” risponde lui sempre più adirato.

“Ragazzi smettetela, adesso basta! Ma cosa state facendo?” i miei occhi passano scioccati dall’uno all’altra.

“Scusa Buffy, siamo due idioti” si giustifica Angel abbassando la testa.

“Parla per te carino - risponde impettita Cordelia - Perché non vai a prendere Kim e non ci lasci sole?”

I loro occhi lanciano fiamme. Sono sempre stati così, si accendono per un nonnulla e poi amano fare pace.

“Credo sia meglio. Ma lo faccio per Buffy e non perché me lo hai chiesto tu!”

Rimaste sole Cordelia si avvicina di più a me.

“Buffy raccontami cosa è successo ieri sera”

Le mie mani volano sulle mie tempie, prendo a massaggiarle iniziando il mio racconto.

Quando ho finito l’espressione della mia amica è mutata.

“Buffy io non capisco. Lo hai mandato via senza metterlo alle strette, dandogli così la possibilità di scappare. Perché?”

“Si è vero alla fine l'ho fatto scappare, ma sono sicura che non avrei concluso niente. Quando ho visto la sua paura e ho sentito quanto mi stava facendo male ho capito cosa dovevo fare. Io ho già così una vita difficile, e non posso perdermi nel cercare di avere una relazione con una persona che forse prova qualcosa per me, ma che non vuole saperne di instaurare una storia seria” mi fermo, sospiro e sollevo il viso puntando gli occhi su di lei.

“William mi ha fatto assaggiare la sofferenza che comporterebbe il continuare a rincorrerlo. E stavolta sono io che non posso permettermelo. Per me stessa e per mia figlia”

Cordy rimane in silenzio per un momento. Mi guarda soltanto percependo il mio dolore.

“Buffy scusami. Io mi ero lasciata prendere dal lato romantico della storia. Dal fatto che fin da ragazzi vi piacevate senza saperlo. Ma se tutto questo ti fa stare male e ti porta dolore sono la prima a dirti di lasciar perdere. Tu non devi fare nulla. Adesso deve essere lui a cercarti se capisce quello che prova”

La guardo tristemente ed una lacrima solitaria solca le mie guance.

“Sarò mai felice con un uomo? C’è qualcuno in grado di amarmi?” le chiedo scoppiando a piangere.

“Oh tesoro” si avvicina e mi stringe in un abbraccio protettivo, ed io mi aggrappo a lei, alla mia ancora.

In quel momento Angel e Kim fanno il loro ingresso.

“Mamma!” urla felice la mia bimba.

Mi allontano da Cordy e, asciugandomi le lacrime, prendo tra le braccia Kim.

“Amore mio hai passato una bella serata con Willow e Tara?”

“Si mamma, ma perché piangevi?” domanda preoccupata.

“Piangevo perché non voglio che gli zii vadano via” dico la prima cosa che mi viene in mente sperando di non far rattristare anche lei.

“Non preoccuparti mammina. Zio Angel mi ha detto che torneranno presto!” mi rassicura la mia piccola donna.

“Davvero? Allora non serve piangere!”

“No non serve - sorride tenendomi stretta - Vuoi sapere cosa ho fatto con Will e Tara?”

“Ma certo. Raccontami tutto”

E così occupandomi di mia figlia e chiacchierando spensieratamente con i miei amici, passa l’intera giornata fino al momento dei saluti.

Mi fanno promettere di chiamarli se ho bisogno e di andarli a trovare al più presto.

Angel non mi ha più detto niente su William, ma il suo sguardo mi basta. È molto protettivo nei miei confronti e gliene sono grata.

Passa anche la serata. Ho appena messo Kim a letto, ma io non ho sonno. Faccio zapping con il telecomando senza guardare realmente quello che scorre sullo schermo. I miei pensieri sono fissi su una persona, su quello che è successo.

Un bussare timido alla porta mi fa bloccare di scatto l’ennesimo cambio di canale.

Guardo in direzione dell’ingresso inghiottendo il groppo che mi si è formato in gola.

Non può essere lui. Mi alzo velocemente dal divano e corro ad aprire.

Una dolce Willow mi guarda impacciata.

“Posso entrare?” domanda timidamente.

Mi scosto facendola passare. Non ci sono rimasta male, in cuor mio lo sapevo che non era lui. E poi mi aspettavo una visita da parte di Willow.

 

Ci sediamo l’una di fronte all’altra e come immaginavo vuole sapere da me, visto che il fratello non le ha detto niente, cosa era successo la notte scorsa.

Mi lascia parlare senza interrompermi. Le racconto dalla serata al Bronze al risveglio di questa mattina. Senza tralasciare nulla. Anche le mie decisioni in merito a questa storia.

“Buffy ti capisco. Credimi oggi ho cercato di farlo ragionare. Di fermarlo, ma non ha voluto sentire quello che avevo da dirgli. E poi…” si interrompe come se non sapesse come continuare.

Si tormenta le mani e questo mi mette angoscia.

“E poi cosa Will?”

“Ha preso al volo l’occasione di dover tornare a Londra per un problema con un cliente ed è partito. Mi dispiace tanto Buffy, io non so cosa dire. Forse è colpa mia se è successo tutto questo. Ma io…”

“È partito?" io sono ferma a queste parole. Non avrei mai pensato che mettesse tanta distanza fra di noi, addirittura andare in un'altro continente.

“Si” mi risponde tristemente.

“Non importa Will, avevo già preso la mia decisione questo non cambia nulla, anzi avvalora la mia tesi. Non posso permettermi di star male per lui. E non tormentarti, quello che è successo non è colpa tua” mi sento vuota, e sento il bisogno di rimanere da sola.

“Adesso scusami Will non vorrei sembrarti offensiva, ma... ma ho bisogno di dormire. È stata una giornata pesante”

“Oh si certo è tardi, perdonami non avevo fatto caso all'ora. Se vuoi passo domani” mi chiede timidamente.

“Certo che voglio Will. Ci vediamo domani. Buona notte”

“Buona notte Buffy”

Finalmente sono sola. Mi aspetta una lunga notte, sicuramente piangerò ancora, ma domani sorgerà di nuovo il sole... ed io con lui.

Capitolo X

 

Da quel giorno fatidico sono passati due mesi. William non è più tornato, ha fatto in modo di rimanere a Londra.

Ho pensato tante volte a quello che è successo, senza mai riuscire a farmene una ragione, senza trovare una valida giustificazione alle sue paure.

So bene che William ha i suoi motivi per comportarsi così, tuttavia penso che non basti aver avuto una brutta delusione per chiudere definitivamente con l’amore.

Vale sempre la pena mettersi in gioco se si ama e si è ricambiati… ed io lo avrei ricambiato con tutta me stessa se si fosse lasciato andare.

Ma, come ho detto a Cordelia, non gli avrei permesso di abbattermi e non avrei permesso a me stessa di lasciarmi andare, infatti sono andata avanti ed il mese scorso ho anche conosciuto un ragazzo.

Si chiama Ben, è l’infermiere della scuola.

Ci siamo incontrati la mattina in cui Cassie, una delle ragazze che seguo, ha avuto un malore mentre seguiva una lezione. Da quel momento abbiamo iniziato a far pausa insieme, a tenerci il posto a mensa e ad uscire ogni tanto la sera.

Gli ho anche raccontato di William. Sarà stata la sua dolcezza o la sua capacità di ascoltare, questo non lo so, ma è riuscito a farmi sentire a mio agio e sicura, e mi sono lasciata andare raccontandogli tutto.

Con lui mi diverto e passo dei bei momenti, quantomeno sereni, ma non c’è passione, nessuno slancio da parte mia.

C’è stato qualche bacio, ma niente di travolgente.

“Allora domani sera ti rivedi con Ben?” mi domanda Willow tornando con le nostre bibite al tavolino del bar dove siamo sedute.

“Si… Te lo ha detto Tara? Non è che avevate un impegno e vi ho rovinato la serata?” spero di non averle creato problemi chiedendo a Tara di tenere Kim.

Da quando William è andato via hanno deciso di convivere. Ed è bello vederle felici.

“No nessun problema, non avevamo impegni - mi risponde sorridendo – E dove ti porterà di bello?”

“Andremo a cena fuori e poi al Bronze. L’ho sentito più elettrizzato del solito, credo si aspetti qualcosa di più” le ultime parole scappano dalla mia bocca e spero che Will non vi faccia caso.

“E tu?”

Come non detto.

Sorseggio la mia bibita indifferentemente mentre avrei tanto voluto che non mi avesse posto quella domanda.

“Ed io cosa?” le chiedo di rimando con noncuranza.

“Sei pronta a dargli di più?”

Bella domanda amica mia, ma io non lo so cosa voglio… so soltanto che molte cose sono cambiate in questi mesi ed io mi sto facendo trasportare dagli eventi senza pensarci troppo. Ma voglio risponderti sinceramente.

“Credo do no Will. Ma devo pur prendere una decisione. Ben è un bravo ragazzo, non mi fa mancare nulla e, cosa da non trascurare, vuole stare con me”

“E tu vuoi stare con lui?” incalza lei fissandomi con i suoi occhi dolci ed inquisitori.

Mi sta mettendo a disagio, non so rispondere a queste domande non so che dirle.

“Willow ma che ti prende? Perché quest’interrogatorio?” rispondo cercando di riportare la conversazione su un terreno più neutrale.

“Scusa non volevo essere insistente. Solo… valuta bene le tue scelte Buffy – fa una pausa e con aria incerta continua – sai ho sentito William e…”

Sbarro gli occhi e blocco sul nascere le sue parole.

“No Will ti prego non voglio sapere nulla di William - la supplico con lo sguardo- Tuo fratello è stato abbastanza chiaro, ha messo l’oceano fra di noi, non è venuto a salutarmi, non ha ritenuto necessario dirmi che stava andando via... Mi spiace Will, ma mi ha fatto del male ed io non voglio più sentirne parlare” ribatto secca.

Lo so che sono stata dura, ma quando decido una cosa non è facile farmi cambiare idea… e William Rosemberg per me è un capitolo chiuso.

‘Forse’ dice una vocina dentro di me, ma non l’ascolto.

“Si ma lui sta per…”

“Adesso c’è Ben ok? Con lui sto bene e poi sento, anzi so, che non mi farà soffrire” non voglio ascoltarti Will… non posso permettermelo.

“D’accordo Buffy, se è questo che vuoi, io non dirò niente a me importa che tu sia felice. E se ritieni che Ben possa darti quello che cerchi sono contenta per te”

“Grazie Will” e grazie anche per aver capito che volevo cambiare discorso amica mia.

Entrambe torniamo a sorseggiare le nostre bibite, ognuno persa nei propri pensieri.

 

Il giorno dopo

 

“Cosa metto stasera? Camicia abbottonata o maglia scollata? - guardo alternativamente le due maglie - Vada per la maglia scollata” mi dico ammiccando allo specchio.

Prendo l’indumento per accostarlo ai pantaloni quando mi rendo conto che una macchiolina fa bella mostra di se sul davanti.

“Oh no! E adesso?... Forse con un po’ d’acqua e sapone va via!”

Mi dirigo spedita in lavanderia, poso su uno sgabello la maglia e cerco l’occorrente per togliere via quell’intrusa.

Accendo anche la radio così mi tiene compagnia.

“Ecco qui! Adesso a noi brutta antipatica!”

Insapono con cura la parte, non capisco come abbia fatto a non accorgermene prima e ad averla conservata così.

Sono presa da questa operazione quando un forte stridore di freni mi fa sollevare di scatto la testa.

Mi sporgo un po’ guardando oltre la finestra il vialetto di accesso di casa Rosemberg, e quello che vedo blocca qualsiasi mia mossa facendo galoppare impazzito il mio cuore.

‘William’ penso nella mia testa senza riuscire a proferire parola e rimanendo imbambolata alla finestra.

Lo vedo scendere dalla sua auto, prendere alcune valigie dal portabagagli e depositarle sul vialetto di casa sua.

Non riesco a staccare gli occhi da lui.

Ha i capelli lisciati dal gel e pettinati all’indietro, ed indossa un vestito elegante, sembra appena uscito da una riunione.

Le gambe iniziano a tremarmi e lascio cadere per terra quello che ho in mano cercando un appiglio al quale tenermi.

“William!” esclamo stavolta dando voce ai miei pensieri, e lui, come se avesse sentito il mio richiamo, in quel momento si gira verso casa mia e guarda fisso nella mia direzione.

Di scatto mi sposto poggiando le spalle al muro.

“Non è possibile… non può essere vero” calde lacrime scivolano lente sulle mie guance.

Di colpo i ricordi che avevo tentato di relegare negli anfratti più lontani della mia mente tornano a galla.

E ripenso a quella notte, alle cose pazze che ho fatto per lui, e a come gli ho donato me stessa ed il mio cuore.

Dalla radio accesa si diffondono nell’aria le suadenti note di una chitarra ed una dolce e piccola voce di donna mi entra dentro facendomi sussultare, perché sembra stia dando voce al mio dolore.

 

DO YOU REMEMBER THE CRAZY THINGS I DID JUST TO MEET YOU?

(Ti ricordi tutte le cose pazze che ho fatto per conoscerti?)

HAVE YOU GOT ANY IDEA OF ALL THE PAIN YOU PUT ME THROUGH?

(Hai la più pallida idea del dolore che mi hai fatto provare?)

NO, I THINK YOU DON’T, FOR YOU I DON’T EVEN EXIST

(No, io credo che tu non lo sappia, per te non esisto neppure)

 

Già non credo che tu sappia quanto dolore mi hai provocato William, io per te ho fatto cose che non avrei mai pensato di fare, trovando il coraggio di lasciarmi andare.

 

SO, I DECIDED TO FORGET YOU AND I WAS SURE I MADE IT

(Quindi decisi di dimenticarti ed ero sicura di avercela fatta)

MY LIFE COULD START AGAIN AND ALL THE SADNESS WAS OVER

(La mia vita poteva ricominciare e tutta la tristezza era finita)

 

Si era finita, o almeno così credevo… e stavo ricominciando a vivere.

 

BUT NOW YOU’RE STILL AROUND, MAKING ME DISCOVER

(Ma ora sei di nuovo nei paraggi, facendomi scoprire )

 

(THAT)

(che)

 

EVERY TIME I SEE YOU THE WORLD CRASHES UPON ME

(Ogni volta che ti vedo, il mondo mi crolla addosso)

THEN I TRY TO FIGHT THE URGE I HAVE TO CRY

(E poi cerco di combattere l’impulso che ho di piangere)

THERE’S NO ‘US’ AND I DREAD THERE’LL NEVER BE

(Non c’è un ‘noi’ e temo che non ci sarà mai)

SO, THE ONLY THING I CAN DO IS WONDER WHY

(Quindi l’unica cosa che posso fare è chiedermi perchè)

 

Perché sei tornato?... Perché?? Per farmi soffrire di nuovo?

‘Non c’è un noi e temo non ci sarà mai’

Vero non c’è un noi e mai ci sarà, ed io non ce la faccio ad andare avanti se tu sei così vicino.

 

I’VE TRIED TO THINK ABOUT ANY OTHER GUY

(Ho provato a pensare a qualsiasi altro ragazzo)

BUT NOW I REALIZE IT WAS JUST TO DENY

(Ma ora mi accorgo che era solo per negare)

THAT YOU, YOU’RE THE ONE I REALLY, REALLY WANT

(Che tu, tu sei quello che davvero, davvero voglio)

WILL I EVER WIN YOUR HEART, I’M SURE I WONT’T

(Vincerò mai il tuo cuore? Io sono sicura di no)

 

Non ce la posso fare, è troppo protetto il tuo cuore William, hai eretto una palizzata che ferisce chi tenta di avvicinarsi.

 

YOU KNOW WHAT? FATE SOMETIMES IS A MUTT

(Sai che c’è? Il destino a volte è un bastardo)

AND MAYBE MINE IS TO HAVE A BROKEN HEART

(E forse il mio è quello di aver un cuore spezzato)

 

E sono stanca di questo, sono stanca di avere il cuore spezzato. Non voglio questo destino.

 

(‘CAUSE)

(perché)

 

EVERY TIME I SEE YOU THE WORLD CRASHES UPON ME

(Ogni volta che ti vedo, il mondo mi crolla addosso)

THEN I TRY TO FIGHT THE URGE I HAVE TO CRY

(E poi cerco di combattere l’impulso che ho di piangere)

THERE’S NO ‘US’ AND I DREAD THERE’LL NEVER BE

(Non c’è un ‘noi’ e temo che non ci sarà mai)

SO, THE ONLY THING I CAN DO IS WONDER WHY

(Quindi l’unica cosa che posso fare è chiedermi perchè)

 

Le note si perdono nell’aria e la canzone termina, ma non il mio pianto.

Sono qui che tremo e tutto questo soltanto per averlo visto. Non è possibile che abbia un potere tanto forte su di me.

E adesso che faccio? Se lui è tornato io cosa faccio?

Lo squillo del telefono mi fa sussultare. Cerco di calmare il mio respiro e di asciugare le lacrime che continuano imperterrite a rotolare sulle mie guance arrossate.

“Pronto?” riesco a rispondere controllando la voce.

“Buffy piccola. Sei pronta per stasera?”

La voce allegra di Ben mi ridesta dal torpore che mi ha avvolta. Non è certo il momento migliore per sentirlo, ma questa telefonata sembra avere lo scopo preciso di farmi tornare in me.

“Ben! Ciao! Si… stavo… stavo finendo di vestirmi, ma sarò pronta fra pochi minuti” getto uno sguardo alla maglia che è finita per terra, e la lascio lì, metterò qualcos’altro.

“Perfetto allora fra mezz’ora sono da te?”

“Si, va bene”

“Buffy?”

“Si?”

Tutto bene?”

“Si… tutto bene. Ti aspetto”

“Sarò da te prestissimo. A dopo piccola”

“Ciao” chiudo la comunicazione e mi guardo allo specchio. Quello che vedo non mi piace.

I miei occhi sono arrossati e vuoti ed un moto di rabbia nei miei confronti mi porta ad inveire contro me stessa.

“Basta Buffy! Non è possibile che il solo vederlo ti faccia andare a pezzi. Basta piangere! Hai una serata che ti attende e William non ha nessun diritto di rovinartela”

Armata di buone intenzioni, ma con il cuore gonfio.

Capitolo XI

 

Ben è stato puntualissimo, dopo mezz’ora era davanti casa mia. Mi ha portato in un elegante ristorante italiano.

In un altro momento avrei apprezzato quella cucina, mi piacciono sia la semplicità che la ricercatezza dei piatti italiani, ma questa sera il mio appetito è venuto meno. Non ho quasi toccato cibo.

Lui continua ad essere premuroso e carino con me, ma sente che c’è qualcosa che non va. Lo leggo nei suoi occhi, ogni tanto si sofferma a scrutarmi, percepisce la mia assenza.

Io dal mio canto ho cercato in tutti in modi di essere presente e gioviale, ma la mia mente continua ad andare a poche ore prima.

Lui è tornato, penso solo questo… lui è tornato.

 

Basta Buffy! Concentrati su Ben! Il ragazzo seduto davanti a te, quello che ti ha invitato a cena, quello con il quale pensavi che avresti potuto creare qualcosa di importante… pensavi?

Bene lo sto già relegando al passato!

William perché sei tornato? Perché dannazione!

“Che ne pensi Buffy?”

Uh? Solevo di colpo la testa dal mio piatto e lo guardo perplessa. Che ne penso di cosa? Non ho sentito una parola di quello che mi stava dicendo. Che figura…

Lui capisce che casco dalle nuvole e gentilmente mi chiarisce le idee.

“In merito all’opportunità di andare a lavorare al Sacred Heart Hospital”

“Oh si certo… beh… ecco… si penso che sia una buona opportunità per te” rispondo con sincerità come se fossi padrona di quel discorso.

Del resto era abbastanza semplice la risposta, no?

Gli sorrido apertamente convinta di non aver lasciato trapelare che non avevo seguito il suo racconto.

“Quindi non ti dispiace se mi trasferisco a LA?” mi guarda serio ed io sprofondo nella sedia sulla quale sono seduta.

Non era poi così semplice la risposta.

Cerco di riprendere la situazione battendo sull’argomento dell’opportunità che gli si presenta davanti.

“Beh… se il tuo trasferimento significa un posto di lavoro migliore per te, allora sì. Del resto non penso che lavorare per l’infermeria di una scuola sia la tua massima aspirazione”

“È vero non è il lavoro dei miei sogni… ma così non ci vedremo più”

Oddio stasera no ne dico una giusta, ma soprattutto non penso, ho il cervello bloccato su un’unica immagine. Bene non mi resta che rimediare ed essere sincera, anche perchè Ben non si merita questo.

“Ben scusami, scusami per la mia disattenzione, per il mio mutismo, per il fatto che con la testa non sono qui e soprattutto scusami per quello che sto per dirti. Ma… stasera prima che tu venissi a prendermi ho… ho rivisto William. Non ci siamo parlati, ne visti, cioè io l’ho visto, ma lui no, almeno credo. Comunque il fatto è che da quel momento la mia mente è ferma lì, i miei pensieri non vanno oltre quella sporadica visione. E questo è terribile perchè significa soltanto una cosa…”

“Che sei ancora perdutamente innamorata di lui” continua Ben per me, sorridendo tristemente e guardandomi dritto negli occhi.

“Ben io non so che dire. Io… - Buffy non cercare scuse, è la verità, sei ancora innamorata di Wiliam, urla una vocina dentro me e mi rendo conto solo adesso che ormai non ha più senso negarlo - hai ragione. Lo amo, e non so come tu faccia a stare ancora seduto qui accanto a me” gli dico sfuggendo il suo sguardo, mi sento così in colpa e senza scuse.

“Buffy lo sapevo già. È per questo che ho accettato immediatamente il mio trasferimento a Los Angeles” risponde lui lasciandomi di sasso.

“Lo sapevi già?”

Annuisce con il capo.

“Non sei mai stata davvero con me. C’è sempre stato lui fra di noi. Il nostro è stato più un rapporto di amicizia… io pensavo che magari con il tempo qualcosa sarebbe cambiata, ma tante cose mi portavano su un’unica strada. La verità era lampante, tu non volevi da me quello che io volevo da te”

Lo guardo scioccata.

“Oddio Ben scusami...” sembro un disco rotto.

“Basta scusarti Buffy. È tutto a posto. Anzi non parliamone più e continuiamo la nostra cena da buoni amici e senza tutta quella tristezza attorno. Ok?” mi sorride prendendomi un amano fra le sue.

“E poi vedrai si sistemerà tutto, ed il tuo William capirà che persona splendida sei, e se non dovesse capirlo allora è soltanto una testa di c…”

“Ben!” lo interrompo ridendo.

Lui sfodera un sorriso ammiccante.

“Tesoro se ti lascia scappare lo è davvero”

Scoppiamo a ridere rilassandoci e prendendo a chiacchierare senza sosta.

Parliamo soprattutto del suo trasferimento, di com’è vivere a LA, e di tante altre cose che vengono fuori durante quelle ore.

Intorno alla mezzanotte siamo davanti casa mia. Mi accompagna continuando a parlare, la serata si è sbloccata dopo quel chiarimento.

Io mi sono sentita più serena e per un po’ sono riuscita a non pensare a William.

“Bene Buffy. Adesso vado, si è fatto tardi”

“Ok. Grazie Ben”

“Grazie a te”

Riamane un momento a fissarmi, poi si avvicina lentamente e guardandomi senza malizia o provocazione mi chiede il permesso di baciarmi un’ultima volta.

So che questo è il suo addio, ed io non riesco a dirgli di no.

Le sue labbra si poggiano leggere sulle mie, vi imprimono un morbido bacio e si staccano subito.

“Buona notte Buffy, è stato un piacere conoscerti”

“Notte Ben”

Entro in casa, chiudo la porta alle mie spalle e mi appoggio contro. Immediatamente la mia mente va a William, d’istinto mi giro a guardare fuori dalla finestra verso casa sua.

È tutto spento… chissà se è in casa.

Mi stacco dalla mia posizione e mi accingo a mettere un piede sul primo gradino che mi porterà al piano superiore quando un bussare deciso mi fa sobbalzare.

Mi volto per andare ad aprire sicura che fosse Ben ed apro sorridendo.

“Ben cosa succede…” le parole mi muoiono in bocca.

Davanti a me non c’è Ben ma William.

“Spiacente non sono il tuo Ben” esordisce lui puntando il suo sguardo su di me.

 

Quella voce, quegli occhi, quel profumo… quanto mi sono mancati!

Il mio cuore è impazzito, martella dentro e mi rimbomba nelle orecchie. Mi viene da piangere per la gioia, ma trattengo le lacrime e lo fisso a mia volta cercando di non far trapelare la forte emozione che provo nel vederlo.

“William! Cosa… - deglutisco, ho la gola secca – cosa ci fai qui?”

La sua mascella è contratta, i suoi occhi due fessure.

“Chi era quello? E perché ti ha baciata?” mi domanda con una punta di disperazione nella voce.

Io rimango inebetita a fissarlo. Non credo a quello che ho sentito.

Non ci vediamo da mesi, è scappato via da me senza salutarmi, si presenta a casa mia dopo tempo e ad un orario non proprio consono, per chiedermi di Ben? Come se ne avesse diritto!

Chiudo gli occhi scuotendo piano la testa, li riapro e li punto su di lui.

“William cosa vuoi? Se sei venuto soltanto per chiedermi di Ben puoi anche andartene, perché non sono affari tuoi” a stento trattengo la rabbia.

Stavolta parleremo, non ti lascerò andare senza aver chiarito questa situazione che peraltro non so nemmeno definire.

Nel suo sguardo qualcosa cambia, il suo viso si intristisce e mi guarda serio.

“Hai ragione, non sono affari miei”

Solleva una mano e la poggia delicatamente sulla mia guancia sfiorandola appena. Io non mi sottraggo a quella leggera carezza.

“Mi odi vero?” sussurra addolorato facendo ricadere il braccio lungo il suo corpo.

Odiarti? Magari, ma non ci riesco. Ti amo troppo ed anche adesso sono bastati un tuo sguardo ed una tua carezza per farmi capitolare.

“Entra William… dobbiamo parlare” mi metto di lato per farlo passare.

Lui mi fissa incredulo, poi un timido sorriso incurva le sue labbra, abbassa il capo, guarda lo stipite della porta e quasi con reverenza entra in casa mia.

“Ti va un caffé?” gli domando chiudendo la porta alle nostre spalle e ricordandomi, soltanto dopo averlo detto, che l’ultima volta che gliene ho offerto uno siamo finiti a letto insieme.

Scaccio subito dalla mia mente quei pensieri pericolosi.

“Si grazie” risponde William senza lasciare trapelare se anche lui, come me, è tornato agli avvenimenti di quella notte.

Metto su l’acqua e mi volto per affrontarlo, ma i suoi occhi hanno un fondo di tristezza che mi fa cambiare idea. Meglio iniziare un discorso neutrale.

“Come stai?”

“Meglio adesso che ti ho rivista”

Ma questa risposta mi fa incavolare, e la rabbia prende il sopravvento.

“Per favore William risparmiamelo! Io sono stanca di cercare di capirti. Se stai meglio ora che mi hai rivista perché sei andato via? Io non so cosa hai provato quella notte, non so nemmeno cosa ti ricordi di quella notte. Ma io…”

“Ero terrorizzato”

“Cosa?” lo guardo ansiosa, temo di aver capito male.

Lui si avvicina e mi prende il viso fra le mani.

“Quella mattina quando mi sono svegliato ero terrorizzato. Terrorizzato per quello che avevo provato, per quello che avevi risvegliato in me. Io… no non posso farlo sono un’idiota” toglie le mani dal mio viso ed abbassa il capo sconsolato.

“William ti prego continua” lo supplico, ho bisogno di sentire quello che stava per dirmi.

“Non ho nessun diritto di dirti queste cose adesso… adesso che hai un altro”

“Ben non è niente per me - affermo fissandolo intensamente – per favore… continua”

William mi sorride e mi guarda con dolcezza.

“È stata la notte più bella della mia vita. Ricordo tutto Buffy, avrei potuto fermarmi se solo lo avessi voluto, ma non l’ho fatto, e l’indomani ho quasi dato la colpa a te comportandomi da codardo. Ma al mio risveglio la verità e la pienezza di quello che provavo, che ho sempre provato e che ancora provo per te mi ha colpito come un macigno, e l’idea che per te non fosse lo stesso o che tu dopo un po’ ti stancassi di me mi ha terrorizzato. L’unica cosa che sono riuscito a fare è stata scappare lontano da te. Ma è stato un infermo. E quando Willow mi ha detto che frequentavi un altro ho capito che dovevo tornare immediatamente qui perché… - sospira e si avvicina di più a me - per dirti che ti amo Buffy.

Io ti amo da anni e questo sentimento non è mai cambiato, sono stato io a non volerlo più sentire mettendolo da parte. Non so perché l’abbia fatto, sai bene che non ho mai avuto la reputazione di un filosofo. Io seguo il mio sangue che non scorre esattamente nella direzione del mio cervello e per questo commetto tanti errori. E con te ne ho fatti a centinaia, ma di una cosa sono sempre stata sicuro… di amarti più di ogni altra cosa al mondo. Ma… non preoccuparti con questo non ti sto chiedendo nulla, volevo solo che lo sapessi, avevo bisogno che tu lo sapessi”

Quel fiume di parole mi ha emozionata, scaldata e lasciata senza fiato. La consapevolezza di quello che mi ha detto sta invadendo ogni angolo del mio cuore e questo mi porta ad un pianto silenzioso che non riesco a trattenere.

Anche William ha gli occhi lucidi, mi prende il viso fra le mani e asciuga delicatamente con i pollici le mie lacrime.

“Amore mio non piangere”

Gli getto le braccia al collo e lo stringo a me.

“Oddio William. Ti amo così tanto” gli confesso ritrovando le parole.

Lui mi scosta un po’ da se e mi fissa negli occhi incredulo.

“Cosa hai detto?” mi chiede speranzoso.

“Ti amo William Rosemberg. Credo di amarti da sempre. E non chiedo altro se non stare con te”

I suoi occhi si spalancano ed io mi perdo nel celeste limpido e cristallino delle sue iridi.

“Mi ami? Davvero mi ami?”

“Si testone che non sei altro, e se dovrò passare la vita a dimostrartelo sono pronta, perché non ho nessuna intenzione di lasciarti andare”

Dopo aver pronunciato quest’ultima frase un dubbio mi assale. Temo di aver corso troppo e di averlo spaventato con le mie parole.

“Ma tu vuoi stare con me?” gli domando timidamente.

“Per l’eternità passerotto” afferma William con voce bassa impadronendosi delle mie labbra e trascinandomi in un bacio mozzafiato che annienta le mie ultime facoltà mentali e mi trascina in un turbine di passione.

Senza capire come ci ritroviamo in camera da letto e questa volta ci amiamo con consapevolezza, senza timore di donarci l’uno all’altro.

So che da questo momento la mia vita cambierà, sento che William mi amerà e mi renderà felice e chissà… forse un giorno formeremo, insieme alla mia Kim, una famigliola tutta nostra.

Molti avvenimenti sono successi in questi anni.

L’arrivo di Kim che ha cambiato repentinamente la mia vita, l’abbandono dell’università ed il trasferimento a Sunnydale, l’inizio di una nuova vita, la ricerca di un lavoro ed infine il ritrovamento di una cara amica e la scoperta di un grande amore.

Sono certa che nulla accade per caso nella vita, il mio destino era ritornare a Sunnydale per ritrovare William e per dare una possibilità al nostro amore. Ed ho capito che, anche se tutto sembra perduto non bisogna mai abbattersi perché… c’è sempre un domani.

 

THE END