LA SETTIMA STREGA


La prima strega fu bruciata viva nel 1333

La seconda fu avvelenata nel 1498

La terza naufragò nel 1580

La quarta scomparve nel 1666

La quinta fu ghigliottinata nel 1794

La sesta fu deportata nel 1942

La settima strega, la piú potente, ha un solo destino:

salvarle!


Cap 1 - la settima strega - 2011


<< Buffy Summers >>

La voce ben nota proveniva da dietro di lei, e Buffy ebbe il pensiero fulmineo di ignorarla, procedendo oltre. Ma sapeva cosa avrebbe significato un simile affronto a Gloria: una sottile, instancabile vendetta si sarebbe trascinata per giorni, persino per mesi. Si voltò rapidamente, cacciando il barlume di ribellione che l’aveva sfiorata e guardò Gloria con aria interrogativa. Gloria era a pochi passi da lei , e aveva assunto la solita espressione beffarda.

<< Allora, cocca. Hai un debito verso di me, ricordi?>>

Buffy sostenne lo sguardo, e annuí.

<< Quanto pensi di farmi aspettare, tizia?>> La mano giocherellava con una catenella a cui era appeso un impressionante mazzo di chiavi, come se Gloria possedesse quelle di metà appartamenti della città. O dei motorini.

<< Ho avuto dei guai>> mentí Buffy.

<< Tutti abbiamo dei guai, vero?>> Gloria piegò la testa di lato, quasi si rivolgesse a Meg, la fida compagna che sghignazzava lí accanto. Ma teneva lo sguardo fisso su Buffy, due frecce azzurre fredde come fiammelle del gas: nessuno riusciva a sostenere quello sguardo rapace, ma Buffy aveva quel modo irritante di tener testa, malgrado la sua aria remissiva. Smetti di fissarmi come un’idiota!, avrebbe voluto urlare Gloria, ma sarebbe stato un segno di debolezza da parte sua. Gli altri dovevano sottomettersi spontaneamente, chinando la testa senza neppure bisogno di ordinarlo. I suoi occhi furiosi erano sufficienti a terrorizzare e reprimere ogni protesta. Non c’era quasi mai bisogno di passare ai fatti: ormai Gloria aveva una fama consolidata, che oltrepassava le mura di quella squallida scuola. Il suo nome era pari gente come B.J. e Fox Tim, i capi delle bande piú importanti della città. Non era poco, per una ragazza. Ma Buffy doveva essere troppo stupida per capirlo: eccola lí, imbambolata, a sfidarla, con gli occhini spalancati verso di lei.

<< Hai ragione, Gloria. Domani ti do i…>>

Gloria sollevò di colpo una mano, e Buffy strinse gli occhi, indietreggiando d’istinto. Non le arrivò alcuno schiaffo: la mano rimase alzata in aria, con l’indice puntato contro di lei. << Quante volte ti ho raccomandato di non dire che cosa?>>

Buffy sbatté le palpebre, come se fosse appena passata una raffica di tramontana. Gloria scosse la testa: quella ragazza era davvero troppo stupida per prendersi la soddisfazione di strapazzarla.

<< Non domani, ciccia. Oggi. Stasera.>>

Buffy sgranò gli occhi. << Come sarebbe stasera?>>

<< Stasera , ai giardini. Alle sette in punto. Non farmi aspettare, non ho piú pazienza. Capito?>> L’indice si piazzò a pochi centimetri dal naso di Buffy, ma lei non si mosse e impallidí. Gloria pensò che fosse impietrita dalla paura, e sogghignò soddisfatta. Non poteva vedere come in realtà Buffy, dentro di sé, ribollisse dalla collera.

<< Va bene, alle sette>> Le disse, in un sussurro. La voce le fremeva di rabbia, ma Gloria immaginò che tremasse di spavento e ammiccò verso Meg e Kim, le sue inseparabili compagne. Tutte e tre si allontanarono strusciando i loro lunghissimi calzoni sul pavimento sporco. Alla vista del preside, piazzato in fondo al corridoio, Kim lanciò la sigaretta a terra in modo plateale: la cicca disegnò un semicerchio in aria prima di cadere in un angolo. L’uomo non le mosse alcun rimprovero, si limitò a scrollare la testa e a guardare oltre.

<<Ti si strappasse il piercing dal sopracciglio!>> Le augurò tra sé Buffy. Com’era stufa di quel clima oppressivo! Eppure, il preside distoglieva lo sguardo, mentre gli insegnanti sembravano per lo piú affaccendati a scansare accuratamente ogni bega degli studenti. Parlarne con i genitori, poi, era addirittura impensabile. Quella che frequentava Buffy era una buona scuola, a detta di tutti: niente a che vedere con uno di quei ghetti di periferia da film. Le pareva di sentire sua madre che sbottava, in modo stridulo: << Tu esageri tutto! Devi imparare a difenderti, tutto qui. Ci sono sempre le compagne un po’ piú vivaci, basta semplicemente starne alla larga.>>

Un po’ vivace? Gloria non si poteva definire una compagna ‘vivace’ da cui ‘stare alla larga. Gloria era arrivata a scuola già vecchia, addestrata come un marine, si diceva che conoscesse mosse di kung-fu, ma era certo che girasse armata di coltello. In brevissimo tempo si era accaparrata un largo pezzo di territorio scolastico strappato a un maschio, un capobranco che spadroneggiava sopratutto sui ragazzi, mentre lei aveva in pugno la maggior parte delle ragazze e persino diversi maschi delle prime classi.

Chissà se sua madre avrebbe continuato a minimizzare la faccenda, dicendo che ci sono sempre ragazze un filo strane che si atteggiano, se avesse osservato da vicino i tatuaggi sulle braccia di Gloria. La volta in cui le aveva accennato che quella sua compagna ‘vivace’ aveva un tatuaggio con la forma di un animale, sua madre aveva osservato, tagliando corto: << Io non permetterei mai a mia figlia di farmi un tatuaggio. Non è per niente igienico ed è volgare.>> Poi era partita con una disquisizione sulle manie della gente, come se tutta la questione vertesse semplicemente su capricci di moda e Gloria fosse una fra le tante esibizioniste a cui piaceva mostrare il piercing al naso o il tatuaggio al polso.

Non era una semplice moda. Nel vedere quel simbolo impresso sul braccio, Buffy aveva sentito un brivido percorrerle la schiena: non riusciva a capirne il motivo, ma quel tatuaggio l’aveva scossa. Sentiva che non era soltanto un disegno provocatorio, ma qualcosa di misterioso e potente. A una prima occhiata, sembrava la testa di un cane ringhiante, ma a guardare meglio, ci si accorgeva che non era un cane, bensí un lupo dai lunghi denti affilati e occhi chiarissimi, terribilmente simili a quelli glaciali di Gloria.

Buffy trascorse il resto della mattinata cercando di soffocare l’ansia per l’incontro del tardo pomeriggio: poteva sempre non presentarsi all’appuntamento, ma come sarebbe riuscita, in seguito, a evitare le ritorsioni di Gloria? Avrebbe dovuto rimanere tappata in classe, senza avventurarsi in bagno dove di sicuro la iena e le sue compari le avrebbero fatto pagare caro quello sgarro. E poi sarebbe dovuta uscire dal portone attaccata a qualche insegnante e tornare a casa scortata da qualche adulto…

Scosse la testa: era una vita inimmaginabile, da testimone di mafia, che comunque non le avrebbe garantito l’immunità. Gloria si sarebbe accanita a trovare un modo per vendicarsi, anche dopo molto tempo, quando nessuno se lo sarebbe piú aspettato e magari seguendola fin dentro casa. Non era forse successo a una sua compagna, Amelie, di trovare nella sua stanza Gloria, entrata si soppiatto? E non girava la voce che le avesse lasciato una profonda ferita su una spalla? Magari si trattava di bugie montata ad arte, per aumentare l’alone di reverente timore che la temibile compagna suscitava intorno a sé. Fatto sta che Amelie, per averla semplicemente tenuto testa con una risposta ironica, dal giorno dopo era sparita, e dopo qualche tempo si era saputo che aveva avuto un grave esaurimento nervoso e aveva cambiato scuola. Un esaurimento nervoso! Lí per lí Buffy aveva scrollato le spalle, pareva la classica scusa per cambiare aria: forse i genitori di Amelie si erano accorti che quella scuola non corrispondeva al ritratto edificante dei dépliant pubblicitari. Ma quel pomeriggio, mentre le ore correvano esasperamene verso l’appuntamento delle sette, si convinceva che poteva essersi trattato benissimo di un crollo di nervi, perché era quello che sicuramente stava per capitare anche a lei. Si concentrò sulle copie dei compiti da consegnare alla ricattatrice: le relazioni di storia, le equazioni, la ricerca di scienze, tutte stampate a laser, rilegate con copertine trasparenti. Mancava solo la firma sotto i compiti e Buffy sogghignò, immaginando che Gloria non sapesse fare neppure quella.

Aveva lavorato per tutto il pomeriggio, e alle sei si sentí esausta e carica di rancore per la sua stupida sottomissione. Lei non doveva nulla a quella squilibrata, anzi, la sua resa avrebbe significato altre richieste, sempre piú impegnative e, chissà, persino umilianti.

Il cielo si era talmente rannuvolato da far piombare la notte prima del previsto. Buffy scrutò pensierosa, oltre i vetri della finestra, l’atmosfera cupa delle strade già quasi vuote, ed ebbe un fremito di rabbia. Tornò al tavolo, raccolse i fascicoli e li fissò per qualche istante, assorta. Poco dopo li infilò con cura dentro lo zaino e si preparò a uscire controvoglia, immaginando il freddo umido della sera e quanto sarebbe stato spiacevole il prossimo incontro.

Poteva sempre non presentarsi, ma qualcosa dentro di lei ebbe il sopravvento e la spinse ad affrettarsi. Sparò svelta la scusa a sua madre: << Vado a portare un libro a una compagna. Torno tra mezz’ora.>> Si chiuse la porta alle spalle prima che la donna potesse replicare. Non era neppure sicura che sua madre l’avesse sentita, tutta presa com’era dalla serie televisiva di cui, a quell’ora, non perdeva mai una puntata.

Camminò in fretta, quasi rasente ai muri, la testa bassa. Non era freddo come supponeva. Tirava un leggero vento umido e forse si sarebbe messo a piovere. Non aveva l’ombrello con sé, ma non importava, perché l’incontro sarebbe stato brevissimo. Non provava alcun timore né rabbia, solo il sollievo di sapere che presto sarebbe tornata a casa, in santa pace.

Attraversò la strada e oltrepassò l’ingresso del parco. Pareva che in giro non ci fosse nessuno, forse per via di quel sentore di temporale nell’aria. Perciò la colpí la visione di quell’unica persona in piedi , proprio in mezzo al viale. Era talmente inaspettata che Buffy si fermò per qualche istante, indecisa se proseguire o se tentare di aggirare la donna dai lunghi capelli. Sembravano una cascata di fili d’argento, scintillanti scacciò un brivido serpeggiante per la schiena con il pensiero che si trattasse di una parrucca bizzarra: già, che ci faceva una tizia con una capigliatura del genere, immobile come una statua sul vialetto? Di colpo , la donna sparí e Buffy fu fulminata dal terrore: si voltò per scappare di volata, ma proprio di fronte a lei stava avanzando Gloria, con la sigaretta accesa tra le dita. Se non altro, era venuta sola all’appuntamento. L’espressione sgomenta di Buffy le fece sfuggire un sorriso di soddisfazione: quella stupida era proprio in suo pugno! Allungò la mano in un gesto eloquente, perché l’altra le consegnasse il lavoro.

Buffy sembrò ridestarsi all’improvviso, la fronte si corrugò e le dita corsero all’apertura dello zainetto. << Tieni.>>

La bocca le si piegò in un’espressione di disprezzo, mentre le passava i fascicoli.

Gloria aggrottò la fronte, aspirando il fumo. << Non mi piace il rosa. Potevi trovare un altro colore per queste cartelline.>> In fretta scartabellò i fascicoli e l’aria di superiorità svaní. Alzò lo sguardo furioso su Buffy. << Che significa? Mi prendi per i fondelli?>>

Buffy restò immobile, strinse appena gli occhi. << Ti ho portato quello che volevi, no?>>

<< Qui c’è il tuo nome, cretina! Hai firmato ogni pagina con il tuo nome!>>

Buffy inforcò un braccio dentro l’altro all’altezza del petto. Il cuore le batteva forte, ma non cedette un millimetro di fronte a quell’espressione minacciosa. La voce le uscí ferma: << Puoi ricopiare tutto e firmarlo con il tuo, di nome. Sempre che tu sappia firmare.>>

Gloria gettò i foglie e la sigaretta a terra. << No! Tu rifarai tutto e melo riporterai esattamente tra mezz’ora.>> Si infilò le mani nelle tasche del giubbotto. Il cuore di Buffy tamburellò nel petto, mentre nella mentre le appariva l’immagine dei coltello di Gloria. Senza replicare, girò in fretta sui tacchi e prese a correre pestando con furia i piedi a terra. L’altre non ce l’avrebbe fatta a raggiungerla: quella sbruffona non era una sportiva come lei, che correva cinque e diecimila metri. Buffy il cavallo, la chiamavano le sue amiche, ma Gloria non lo sapeva e tra qualche centinaio di metri avrebbe ceduto, imprecando. Nel frattempo, lei sarebbe arrivata a casa compiendo il giro del lago per aggirarla. Il vento le fece sbattere le falde dei giubbotto: da brezza, era diventato un soffio impetuoso e stava liberando il cielo dalle nuvole scurissime, rivelando il bianco riflettore della luna piena. Proprio allora, Buffy sentí levarsi un grido che si prolungò fino a diventare una specie di ululato. Pensò che Gloria volesse divertirsi a spaventarla per farla inciampare, e aumentò la falcata, inoltrandosi nel giardino, diretta vero il lago. Lí avrebbe senz’altro incontrato qualcuno, fosse solo qualche coppietta. Sentí lo scalpiccio dietro di sé: Gloria cercava di seguirla, peggio per lei. Voltò appena la testa per misurare la distanza e quello che vide le gelò il sangue. Il viso e le mani di Gloria si erano ricoperte di una lunga peluria, il viso si era come allungato in avanti e dalla bocca aperta luccicavano affilatissimi denti. Chi la inseguiva non era piú un essere umano, ma un gigantesco lupo. Non è possibile, non è vero!, gridò dentro di sé, e si ricordò il tatuaggio. Solo adesso capiva che Gloria era un licantropo, ora che non aveva piú scampo: il mostro guadagnava terreno, poteva sentire alle sua spalle la galoppata furiosa, e aspettarsi da un momento all’altro l’assalto inesorabile.

Buffy percepí il balzo del lupo per ghermirla e scartò di lato, come una gazzella. Il giardino era innaturalmente deserto e per quanto lei corresse e urlasse, non c’era nessuno che spuntasse da dietro un albero, nessuno che potesse intervenire per aiutarla. Solo i profili scuri degli alberi assistevano impassibili a quello spettacolo impressionante: una ragazza inseguita da un vero licantropo. Buffy cambiò repentinamente direzione, per prendersi ancora un po’ di vantaggio, e ne approfittò per voltarsi. Vide con orrore il lupo lanciarsi a capofitto verso di lei con un’espressione di gioia sfrenata. L’inseguimento lo eccitava. Allora, il terrore le fece perdere il controllo sulla propria corsa, i polmoni sembrarono scoppiare, il sangue le martellò le tempie e Buffy inciampò cadendo lunga distesa. Si aspettava che la bestia le fosse subito addosso e l’azzannasse, ma non accadde. Udí invece un basso ringhiare, come un brontolio, e immaginò che il lupo volesse giocare con lei come il gatto con il topo.

Un calpestio pesante fece sussultare il terreno a pochi passi davanti a lei, e un ruggito esplose nell’aria. Buffy sollevò la testa di scatto e vide davanti a sé un immenso orso grigio con le fauci spalancate. I pensieri le esplosero in milioni di frammenti neri che le intasarono la mente, d’stinto si raggomitolò su sé stessa come un riccio. Strinse gli occhi, ma li riaprí subito, spinta da una curiosità ineluttabile. Vide il lupo piantarsi sulle quattro zampe, ringhiando a capo basso; allora l’orso si sollevò sulle zampe posteriori, e a Buffy parve divenire gigantesco e possente come una quercia. Il lupo, invece di rinculare, tentò un assalto: si piegò leggermente sulle zampe posteriori e balzò in aria a fauci aperte. Ma l’orso sollevò una zampa, conficcando le unghie su una spalla del lupo, per scaraventarlo con forza a terra. Il lupo rotolò come una pallina, mentre il suo grido si spegneva a terra come un mozzicone. La sua ombra si defilò svelta, e Buffy non seppe distinguere se le sembianze fossero tornate quelle di Gloria. In quel momento, tutta la sua attenzione era concentrata sull’orso che la sovrastava. La luna piena faceva rifulgere il pelame come fosse d’argento e Buffy non provò piú alcuno paura, anzi, una strana calma s’impossessò di lei tanto da sciogliersi dalla posizione raggomitolata, sollevandosi lentamente a sedere. Allora, proprio davanti ai suoi occhi increduli, l’orso perse contorno, si rimpicciolí e si mutò nella donna dai lunghi capelli luccicanti che aveva visto all’entrata del parco. Con un gesto flessuoso, si acciambellò accanto a lei. Da vicino, Buffy si accorse che non era poi cosí vecchia come poteva sembrare a una vista frettolosa, per via dei capelli grigi e gli abiti cosí scuri. Gli occhi in particolare erano molto vivi, e il corpo appariva elastico, con la schiena drittissima.

<<Chi è lei?>> Riuscí finalmente a balbettare.

<< Stai bene?>> chiese la donna, di rimando. Aveva una voce molto gradevole, dal tono calmo. Buffy annuí, poi scosse la testa: << No, credo di essere malata. Forse sto delirando. Magari mi sveglio e scopro che questo è un incubo.>>

La donna la fissava incuriosita, il viso cosí pallido che pareva di porcellana trasparente, in cui le pupille tremolavano come fiammelle nere. Buffy ebbe il terribile sospetto che si trattasse di una specie di fantasma, cosí le chiese, con un fil di voce: << Lei è di questo o dell’altro mondo?>>

La donna piegò leggermente la testa. << Un tempo ero nel mondo, ma non di questo.>> Sembrava un enigma, e Buffy pensò di aver visto giusto: quella donna né vecchia né giovane poteva essere solo uno spirito. Si era trasformato in orso, l’aveva difesa affrontando il licantropo, e ora cosa voleva da lei?

<< Credo sia tardi>> disse perciò, cercando di sfuggire in modo diplomatico a quella presenza ultraterrena.<< Mia madre starà in pensiero… Devo andare.>> Stava per mordersi le labbra: era stata molto antipatica con lo spirito che le aveva appena salvato la vita. E se si fosse offeso? Poteva rapirla, condurla chissà dove. Ma la donna dai capelli d’argento non si scompose e replicò con un tono serafico: << Anch’io ho una certa fretta. Ho pochissimo tempo, e tu devi ancora sapere tutto.>>

<< Sapere tutto… cosa?>> le parole le sfuggirono di bocca, senza volerlo perché si rendeva conto che le domande la tenevano ancora inchiodata lí, quando avrebbe voluto essere lontana mille miglia.

La donna si sollevò in piedi come una molla, senza alcuno sforzo apparente. << È ora che tu assuma il potere, non abbiamo molto tempo.>>

<< Quale potere? Che tempo?>> Buffy la scrutava dal basso, ancora seduta a terra. La luna sfavillava sul capo della donna, che sembrava circonfusa di una polvere luminescente. Allungò una mano verso la ragazza: e Buffy si trovò in piedi, sicura di non averla afferrata, né di essersi data una spinta per alzarsi.

<< Sei la prescelta.>> La donna abbozzò un sorriso. << Devi salvare te stessa in un altro mondo, in un altro tempo.>>

Buffy cercò di opporre un po’ di resistenza di fronte a quelle frasi incomprensibili. Era sicura che ormai sua madre avesse già dato di matto e si fosse attaccata al telefono per cercarla. Strano che il cellulare fosse muto, forse in quel punto cosí desolato del parco non c’era campo. Ma a momenti sarebbero arrivati i poliziotti, allertati da sua madre, e quella figura piovuta dalla luna sarebbe svanita.

<< In quale mondo? Lei ha un astronave?>>

La donna scoppiò a ridere. << Ma no, quale astronave! Sto parlando di questo mondo, anche se non è proprio lo stesso. Dovresti saperlo, è in uno di quei fogli che hai preparato per la ragazza-lupo. Il tempo non esiste, esiste solo lo spazio.>>

<< È la teoria di Einstein…>> disse Buffy debolmente.

La donna allungò il braccio verso di lei. << Non è una teoria. È la rivelazione di un mago.>> La mano si posò su quella di Buffy e il giardino spazzato dal vento, con una luna cosí grande da sembrare sospesa appena sopra le loro teste, sparí di colpo.


Cap 2 – Oltre il tempo


Doveva trattarsi senza dubbio di un sogno. Ne aveva l’atmosfera dei colori sbiaditi, e l’impalpabilità degli oggetti: era tutto evanescente, Buffy non avrebbe saputo dire dove si trovava, se in un luogo chiuso o all’aperto, se fosse giorno o notte perché sembrava che un fumo denso o la nebbia la circondasse, ma del fumo non percepiva alcun odore e della nebbia non percepiva il freddo pungente. Si controllò le braccia, le gambe e vide che indossava i suoi soliti jeans e le sneakers, dunque poteva essere piombata in uno di quegli incubi da febbre alta, quando le immagini si affastellano velocemente, sfocate e ripetute, e non puoi distinguere un tempo o un luogo, ma vedi come in una moviola impazzita sempre uno stesso gesto o un’azione.Buffy provò a spiegarsi l’accaduto e il ragionamento le tornava: mentre si dirigeva al parco le era venuta all’improvviso una febbre altissima, forse era caduta, aveva battuto la testa, e da quel momento in poi stava delirando. In quello stato di allucinazione, aveva visto una donna anziana trasformarsi in orso, la sua compagna diventare un licantropo: capitava, nei vaneggiamenti. Ricordava benissimo di quando era piccola, e aveva strane visioni, di come percepiva un mondo di piccole creature nascoste dappertutto. Presto aveva imparato a non parlarne con sua madre, perché ne avrebbe sorriso. ‘Buffy ha una gran fantasia’ sembrava giustificarla con gli altri, e ne era stata persino orgogliosa, finché sua figlia era molto piccola. Poi quella fantasia era diventata imbarazzante: Buffy non poteva più parlare di piccoli essere che spuntavano dietro i cespugli del parco, ormai era una ragazza. E non osava più rivelare che dietro il sorriso di qualcuno, magari una conoscente tanto gentile, aveva visto, in un lampo, il muso di un predatore. Non doveva più scambiare la realtà con la sua fantasia, ma imparare a ‘gestire la sua immaginazione’, come le raccomandava sua madre. Cosí, evitava di parlare di sensazioni strane e di alterazione percettiva con la mamma, e naturalmente con le altre ragazze che la consideravano un po’ troppo strana per esserle amiche. Aveva cercato di adeguarsi, imitando le altre nei comportamenti, negli atteggiamenti, chiudendo il coperchio di quella pentola che dentro di lei sembrava sempre sobbollire. Ma capitava che la pentola si scoperchiasse e di colpo Buffy era presa di uno stato confusionale, cosí l’aveva chiamato il medico. Il mondo mostrava un’altra faccia, le creaturine intorno a lei la chiamavano, lampi le sfrecciavano intorno. Il medico allora le prescriveva dei calmanti,e nel giro di pochi giorni tutto tornava sotto controllo. Probabilmente, anche ora si trovava nel suo letto in attesa che, con un bel sorso d’acqua, la pillola cacciasse almeno quel senso di vertigine che provava, perché le pareva di essere sospesa in cima a una montagna.

<< Nigredo!>> La voce le giunse come un’eco lontana. Era quella della donna dai capelli d’argento, il fantasma del suo incubo. <<È la prima conoscenza, cara.>>

Di colpo, la nebbia svaní e Buffy spalancò gli occhi sulla voragine sotto di lei: Si accorse con orrore di essere in piedi su uno spunzone di roccia, sopra l’abisso. Le uscí un urlo di gola, il corpo prese a tremarle. Non osava muovere un dito per evitare di cadere.

<< Non ti farai male. Viaggerai nella notte, dentro i cunicoli della terra e saprai.>>

Di colpo, la roccia si staccò dalla parete su cui era infissa e Buffy precipitò: le braccia e le gambe annasparono vorticosamente nell’aria, tutto il fiato che aveva in corpo le scivolò via di bocca in un grido disperato. Non ci fu alcuno schianto, nessun lampo, quando cadde nell’acqua. Provò anzi un immenso sollievo e aspettò che il corpo, dopo il tonfo, risalisse verso la superficie per respirare. Ma quel liquido era troppo denso per permetterle di tornare su, allora provò a muovere le braccia e le gambe per darsi una spinta, aprí gli occhi ma non vide nulla e non sentí nulla. Non era caduta dentro un fiume, come immaginava, ma dentro una sostanza vischiosa che la stava inghiottendo, come le sabbie mobili. Era stata un’idiota a pensare di essersi salvata: quel fantasma maledetto si prendeva gioco di lei, come fosse una pallina da flipper da sbatacchiare qua e là. L’aveva lanciata in aria per farla precipitare in un gorgo fangoso e ora per Buffy non c’era piú scampo: si era esaurito in pochissimo tempo per pensare con l’ultimo residuo d’aria nei polmoni. Il corpo sembrava scoppiarle, non poteva impedirsi oltre di respirare. L’istinto la spinse ad aprire la bocca e inghiottire il liquido. Era ancora viva, respirava! Fu attraversata da un’esplosione di felicità inconsulta: gli occhi le si riempirono di lacrime di gioia, respirava, il cuore batteva, le mani e i piedi si muovevano, mentre scivolava sempre piú giú, da qualche parte in quella melma. Quella caduta sarebbe finita, prima o poi, non sarebbe riuscita a viaggiare dentro quel fango per sempre. Sarebbe apparsa una luce e lei sarebbe emersa da quella fogna, perché era sicura che di questo si trattasse. Intanto scivolava e scivolava, e accantonò il pensiero di come potesse respirare quel liquido senza odore. Aspettava di fermarsi, ma quando la corsa rallentò, e il corpo ruzzolò in qualcosa di solido, provò una gran paura. Era finita supina, e si raggomitolò, in attesa che succedesse qualcos’altro di tremendo. Poteva sentire sotto di sé la consistenza rassicurante di un pavimento, e inspirare finalmente, di nuovo, l’aria. Qualunque cosa le fosse accaduto, era sopravvissuta, era di nuovo sulla terra.

E infine , quel buio si popolò di immagini. Video i cacciatori nella notte dei tempo, e comprese di colpo i segni tracciati nelle grotte. Video le ossa sparpagliate a terra da mani esperte e ne colse il significato. Vide i simboli sacri dipinti sui muri dei templi, e li riconobbe. Il suo pensiero comprese in un attimo riti misteriosi. Da segni e gesti carichi di una formidabile energia, assorbí la geometria che donava invulnerabilità e potenza: il cerchio protettivo, il quadrato della forza, il triangolo sfolgorante, l’ottagono della sapienza. La sua mente fu invasa da formule ed espressioni stranamente familiari, tutto divenne chiaro dentro di lei, ogni immagine e ogni parola fu semplice, nella riscoperta di un linguaggio dimenticato, che finalmente tornava alla luce. L’alfabeto della sua lingua madre, apparso in modo frammentario e confuso fino a quel momento, ora si ricomponeva e le permetteva di capire il codice della magia attraverso il tempo, attraverso tutti i tempi. Fu allora che la voce della donna dai capelli d’argento risuonò chiara nell’oscurità: << Rubrendo!>> scandí imperiosamente, e aggiunse con un tono dolce, rivolto a Buffy: << È il secondo stadio della conoscenza.>>

Allora, l’oscurità fu squarciata da una cascata di scintille rosse e un immenso fuoco divampò vicinissimo a Buffy. I suoi occhi, abituati al buio pesto, furono abbagliati dall’improvvisa esplosione di luce, e il calore le lambí il viso e le braccia nude con lingue arroventate. Buffy indietreggiò carponi come un animale, le palpebre serrate, terrorizzata dall’incendio, finché sentí dietro di sé la parete rocciosa. Riaprí infine gli occhi e si accorse di trovarsi in una grotta in cui crepitava un falò dalle alte fiamme rossastre. Quel fuoco rivelava immagini orribili. Buffy avrebbe voluto chiudere gli occhi, ma una forza irresistibile la costrinse a tenere lo sguardo fisso dentro le fiamme. Rimpianse il buio che le suo fantastiche proiezioni di una potenza benefica che si dispiegava sul mondo. Il fuoco, ora, mostrava devastazioni: alberi fiammeggianti e boschi che si contorcevano sotto una pioggia di cenere; poi, simili a quegli alberi, interi villaggi e città divorati dalle fiamme, mentre frecce sfolgoranti solcavano il cielo come stelle comete. E ancora fuoco pioveva dal cielo, s’innalzava dalla terra, apriva immense voragini, squarciava montagne, finché al centro del rogo le apparve una catasta di corpi umani carbonizzati, una montagna infinita, che sembrava toccasse il sole. Poi tutto si fuse e le fiamme assunsero un colore piú tenue intorno al fulcro del falò, che divenne bianco e fulgido come una stella. In quell’istante, Buffy ebbe la visione della trasformazione e nella sua mente risuonarono le formule alchemiche. Allora, video al centro del fuoco un cuore pulsante e vivo, luccicante, che emanava l’energia vitale del mondo. Il suo battito risuonò nella caverna con il ritmo cadenzato di un antico tamburo, e a ogni colpo le pareti della grotta si illuminavano come fossero ricoperte da un sottile strato di brillanti. Infine, il fuoco si spense.

<< Albedo!>> Proruppe la voce della donna dai capelli d’argento. << L’ultima fase, l’appropriazione dei potere.>>

Buffy sollevò lo guardo: la grotta ora splendeva di una luce chiara, capace di infonderle una grandissima calma. Cosí, si alzò da terra, staccandosi dal muro roccioso a cui si era addossata. La parete proprio di fronte a lei era cosí levigata da apparire trasparente come una lastra di uno specchio. Buffy vi intravide una figura riflessa e vi si avvicinò: la superficie argentea le rimandò la sua immagine a malapena riconoscibile. Era completamente ricoperta da uno strato di fango, aveva il viso grigio, gli occhi arrossati, i capelli incollati alla testa e arricciati sul collo, le punte miseramente bruciacchiate. Le si erano strappati i lacci delle sneakers, la suola sembrava sciolta, molle e nera come il catrame: i jeans si erano rotti in diversi punti, ammesso che potessero sembrare ancora dei pantaloni quella specie di sacchetti putridi che le ricadevano a brandelli sulle caviglie. Si guardò le mani e curiosamente le fecero piú impressione del resto: le nocche sbucciate, le unghie nere, la pelle del dorso raggrinzita come quella di una persona decrepita le fecero provare una gran pietà per il suo aspetto. Sono mostruosa, pensò non tornerò mai piú normale. Ma sarebbe mai tornata quella di prima, sarebbe stata restituita al suo mondo? Ne dubitava. Non avrebbe potuto mai riprendere la vecchia vita, perché adesso non era piú la ragazza che tutti conoscevano e che lei stessa conosceva: la vecchia Buffy era una bambina come tutte le altre, con l’unica nota speciale di essere una figlia adottiva in cui genitori naturali si erano praticamente volatilizzati, perché non se ne sapeva nulla. A volte Buffy aveva fantasticato di essere come Superman, il bambino arrivato da un altro pianeta e dotato di superpoteri. Ma tutto quell’’apparato di superudito e velocità micidiale, vista a raggi x e kriptonite verde le pareva troppo ridicolo per esserne affascinata. Non riusciva a immaginarsi in un costumino rosso con il mantello azzurro svolazzante tra i grattacieli: era insensato. E poi, era già abbastanza complicato cerca di ignorare tutti quei piccoli essere che occhieggiavano dietro i cespugli del giardino, e tenersi a sé i disegni che vedeva comporsi nel cielo stellato. Quella vecchia Buffy aveva troppa fantasia, questa nuova Buffy aveva scoperto di non averne avuta abbastanza, se aveva messo da parte per tanto tempo i richiami soprannaturali. Quella figura sporca, riflessa in quella lastra pura, le suscitò una gran pena: chi era diventata? Chi si sarebbe occupata di lei? E soprattutto, dove sarebbe andata, d’ora in poi? Le salirono le lacrime agli occhi, e si portò le mani al visto singhiozzando. Dov’era finita quella donna spaventosa, la causa di tutto questo stravolgimento? Buffy trattenne il fiato qualche istante, per captare qualche rumore, finché la giunse all’orecchio lo scroscio dell’acqua. Si voltò si scatto: aveva una tale sete! Si mosse per la caverna, seguendo il gorgoglio: imboccò un cunicolo abbastanza largo, in discesa e trovò una cascatella che sgorgava da una roccia e si raccoglieva in una piccola vasca di pietra. Il suono dell’acqua la riempí di una gran gioia: si allungò verso la cascatella e bevve con avidità. Non ricordava che l’acqua avesse un sapore tanto buono! Poi, senza aspettare oltre, si strappò di dosso i vestiti luridi e le scarpe distrutte e s’immerse nella vasca di pietra. A casa faceva mille storie con la doccia, che doveva essere sempre ben calda, ma qui fu grata alla freschezza dell’acqua, dopo il calore arroventato del falò e le bruciature sulla pelle. La vasca era abbastanza profonda, e Buffy prese un bel respiro, strinse le palpebre e si accucciò nel fondo, immergendosi completamente. Rimase lí sotto per qualche istante poi tirò fuori il capo e respirò, riaprendo gli occhi. Si sollevò lentamente, e uscendo dall’acqua provò un senso meraviglioso di benessere e di calore. Si sentí avvolgere in un telo morbidissimo: alle sue spalle era ricomparsa la donna dai capelli d’argento. Il viso non era piú pallido ed evanescente, ma roseo, tanto da apparire di molto ringiovanita. Buffy aveva mille domande da porle, ma in silenzio prese l’abito che le veniva porto e lo indossò: era una veste lunga e bianca, talmente soffice che le pareva di infilarsi dentro una carezza. La donna le intrecciò i capelli con un nastro candido e le mise al collo una catenella d’argento con una pietra azzurra. Poi Buffy la seguí verso la sala principale della caverna e , una volta entrata, il suo sguardo fu catturato dall’apparizione bianca riflessa sulla parete liscia. Corse a guardarsi e stentò a riconoscersi. La ragazza cenciosa e lurida era sparita, ma al suo posto non c’era la solita Buffy. Sembrava che l’acqua avesse lavato via uno strato piú profondo di quello melmoso e le avesse donato uno splendore di perla. La donna dai capelli d’argento la osservava con approvazione, ma Buffy non assunse un’espressione di gratitudine per il cambiamento avvenuto, né di piacere per il magnifico vestito di seta o per l’acquamarina che le scintillava sul petto. Invece, proruppe in modo provocatorio:

<< Dove mi trovo?>>

La donna inarcò le sopracciglia in un’espressione di lieve riprovazione per tanta sfacciataggine: << Sei a casa mia.>>

<< In un altro mondo?>> insistette la ragazza.

<< Oltre il tempo>> rispose la donna con la solita espressione enigmatica, ma di colpo decise di cambiare tono. Questa ragazza del futuro non aveva la reverenza che nel suo mondo la gente tributava a donne del suo ragno. Meglio cosí: una mente non abituata a piegarsi con facilità, libera da superstizioni e credenze di ogni genere sarebbe stata piú pronta, piú lucida e creativa. Perciò, batté le mani e disse, con un’aria piú confidenziale: << Vieni, anche qui si deve pur mangiare.>> Si avviò guidando Buffy verso quella che pareva l’uscita. La ragazza di affrettò: lo stomaco le brontolava, le pareva di non mangiare da secoli!Adesso, quello che prima le era sembrato un folle sogno, Buffy lo considerò molto piú concreto. Aveva solo bisogno di un paio di spiegazioni da questa misteriosa signora, e di prendere le misure di questo nuovo mondo, ovunque esso si trovasse.


La missione


Per essere una grotta, pareva assai confortevole. Sei si escludeva quella sala stupefacente con tuonie lampi, le fonti miracolose e gli specchi magici, per il resto non aveva nulla di meno accogliente di una piacevole vecchia casa in campagna. Un tantino umida, convenne Buffy, mentre scrutava tutto li' attorno, ma che meraviglia! Un luogo diverso dalle solite noiosissime casa con le banali cucine Ikea e salotti 'in stile' di tutti i suoi conoscenti: qui non c'era nessuna credenza con i piatti di porcellana in bella mostra, nessun divano bianco ricoperto da teli a motivi cachemire per via del gatto o del cane o del nipotino, nessuno riproduzione di un Van Gogh o di un pittore dell'Impressionismo alle pareti. I pochi mobili erano semplicie robusti, di legno scuro; il pavimento di pietra era ricoperto daenormi tappeti talmente folti e morbidi da sembrare uno spesso strato di erba, e il calore della stanza proveniva da un focolare che accupava quasi interamente una parete. Non c'erano lampade a stelo ne' plafoniere al soffitto, eppure la grotta aveva una splendida luce soffusa che pioveva da un ampio foro sul soffitto e permetteva di ammirare i bellissimi afreschi dipinti sulle pareti, con scene di animali e di figure umane intenta a cogliere l'uva o a tagliare il grano. La tavola, abbastanza vicina al focolare per goderne il calore, era apparechiata con una tovaglia bianca sul cui spiccavano grandi piatti di un metallo scuro. Al centro della tavola troneggiava un canestro piano di frutta, circondato da piccole ciotole con olive e semi.

La donna dai capelli d'argento apri' uno dei mobili scuri e ne trasse alcuno involti, li poggio' sul ripiano, e con gesti esperti depose quella che a Buffy parve una pagnotta e un paio di focacce in una teglia di metallo, che sistemo' nel focolare, distanti dalla fiamme perche' non bruciassero. Presto l'aria di riempi' di un delizioso profumo e Meg attese in silenziosa treoudazione l'arrivo della focaccia. solo dopo averne divorata una buona porzione, pote' finalmente mettersia parlare.

<< E' buonissimo! Cos'e'? >>

La donna dai capelli d'argento, che sbocconcellava appena la sua pietanza, spiego': << Una focaccia con uva, miele e sciroppo di lamponi. >>

<< E' cibo magico anche questo? >> chiese Buffy.

<< Se riuscisse a farti diventare meno impertinente, sarebbe un potentissimo sortilegio!>>

Buffy aggrotto' le sopracciglia. << Ammetterai che ci sei andata giu' dura. >>

<< che significa? >> sul viso della donna si dipinse una sincera sorpresa.

<< Si, insomma: mi rapisci dal parco, mi butti giu' da una rupe, mi fai viaggiare sottoterra, per poco non mi fai arrostire viva e poi arrivi tutta premorusa a rivestirmi.. Ci dev'essere sotto qualcosa. Che vuoi da me?>>

La donna dai capelli d'argento scosse appena la testa.

<< Dimentichi che ti ho salvato dalla ragazza lupo.>>

Buffy la fisso'. << E' se l'avessi mandata tu? >>

<< Credo sia stato qualcun altro a inviartela>> rispose pacatamente la donna.

<< Qualcun altro chi? >> insistette Buffy, con aria ostile.

<< A suo tempo ti diro'>> L'espressione della donna di rischiuse nell'imperscutabilita' e Buffy sbuffo'.

<< Ahhh! Ti metti a fare la misteriosa, di nuovo! Insomma possosapere finalmente cosa succese? Chi sei e che vuoi da me?>>

>> E' giunto il tempo che ti sappia,>> il tono della donna si fece severo << ma prima era necessario il viaggio della conoscenza. Mi rendo conto che sia stato... come hai detto? Si', duro. di solito il percorso e' graduale, ma io non avevo molto tempo a disposizione. E' stato necessario farti acquistare il potere, tuto insieme.>>

Buffy stava per aprir bocca e replicare, ma la donna la zitti' con una semplice occhiata. << Un tempo le ragazzr della tua eta' erano gia' apprendiste, ma vedo che nella tua epoca e' cambiata la soglia d'accesso alla magia. In una condizione normale, ci saremmo incontrare tra qualche mese, e avremmo iniziato la conoscenza.>>

<< Ho capito, ho capito>> la interuppe Buffy, che per la verita' non aveva capito molto. Per chi voleva farsi passare questa donna bizzarra? Per una specie di insegnante dell'occulto? cosi' pose la domanda piu' ugente: <<continui a ripetere che hai una certa fretta, ma per cosa?>>

la donna aggrotto' lievemente la fronte, fisso' gli occhi versi su quelli di Buffy. Le iridi sembravano scintillare come carboni ardenti. << In questo momento, mentre sei qui con me, seduta tranquilla a mangiare e porre le tue obiezioni, da un'altra parte sei condannata a morte da un tribunale che ti a giudicata colpevole di stregoneria.>>

Buffy fece cadere nel piatto il pezzo di focazzia che si stava portando alla bocca, e spalanco' gli occhi. << Di cosa stai parlando? Quale condanna?>>

La donna fece gesto con la mano. << Guarda!??

nel focolare le fiamme rinvigorirono di colpo e lo sguardo di Buffy fu calamitato da quella vampa: con orrere vide s' stessa sdraiata su un tavolo, le mano e i piedi legati. Era molto buio, e a malapena si distingueva un gruppo di figure scure, in piedi di fronte a lei. gli occhi le si riempirono di lacrime, prese a respirare con affanno. << Dove sono? Dove mi trovo? Chi sono quelle persone?>>

La donna continuav a fissarla con occhi luminosi. << Sei la prima strega, e stai per finire al rogo! Guarda Buffy, guarda.. E poi ricorda!??

Buffy fu assorbita completamente dalla vista del fuoco che danzava davanti a lei. Di colpo, si senti' trasportare dentro la visione: scomparve la grotta magica e su di lei calo' pesantissimo il buio.


(wip)