A SEASON IN PURGATORY

AUTHOR:THE FIERCE

 

 

8. THE WINE OF VIOLENCE

(MUSIC BY DAVID DEFEIS & EDWARD PURSINO)

 

ORESTES:

Like the Talon of Mars I'll tear right through the Wall

Thunder and Lightning in Power the Gods reveal all

In the Black where the Siren Reigns

Ravaging the Spirits of the Brave

 

THE WINE OF VIOLENCE, breaks our control

See the Madness, Burning Angels Glow

THE WINE OF VIOLENCE, I steal your Soul

See the Madness in me grow

 

I am the Wound and the Scar and the Spear come to Life

Sacred Red Son of the Sun, torn to pieces imbibed

In the Black where the Darkness rains Death

Drowning in the currents of your shame

 

THE WINE OF VIOLENCE, takes your control

Sin and Madness Burning Kingdoms whole

THE WINE OF VIOLENCE, I steal your Soul

See the Madness in me grow

 

ORESTES to AIGISTHOS:

Fight me you coward, Thief of Stolen Days

Joy is Destruction, driving me insane to Fight

Win the Silence of the Damned, Holy Order, High Command

Eagle tearing Flesh from Bone

Golden Whirlwind, bare the Stars we fly! Fly!!!

Let the Death Mist close your eyes!!!

 

ORESTES:

THE WINE OF VIOLENCE, takes all control

See the Fire Burning down below

THE WINE OF VIOLENCE, I steal your Soul

See the God in me Enthroned!

 

All Dead, Silent and alone

No more Savior carved in Stone

All Dead nobody will Weep

Icy Water, Death runs Deep... Vengeance is Mine... I regain my Halls...

 

 

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A Season in Purgatory

 

 

 

Una figura sgattaiolò furtiva e veloce, passando da ombra in ombra, quasi fondendosi con essa. E' rapida e sembra conoscere quei luoghi da incubo come se fossero la sua casa. Perchè quella è certamente una terra d' incubo. Sì, forse è solo un sogno, si ripete per l' ennesima volta la figura mentre raggiunge con un balzo il riparo successivo. Sta seguendo qualcuno, o meglio qualcosa, in quel perenne crepuscolo rosso sangue. All' inizio aveva faticato ad abituarsi alla luminosità fioca ma costante di quel luogo, creata apparentemente da semplici fiamme all' orizzonte, un orizzonte che però non ha mai raggiunto in millenni. Perchè è da millenni che si trova lì, in quel mondo alieno e sconfinato. Aveva valicato montagne, attraversato steppe senza fine, nuotato in mari di sangue, guadato torrenti e superato crepacci di fiamme in secoli di peregrinazioni, il tutto senza mai vedere un volto noto. Non che non avesse visto altri uomini, ma erano a lei sconosciuti, e comunque non avevano mai avuto l' occasione di parlare. La gettava sempre in una situazione di sconforto il pensiero di non aver rivisto i suoi amici neppure dopo averli cercati così a lungo, ma d' altra parte aveva visto pochi umani dopo i primi tempi. Certo non la faceva stare meglio il pensiero che la razza umana non fosse sopravvissuta, se non, forse, in schiavitù. Perchè il suo fato era stato condiviso da tutta l' umanità.

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Erano trascorsi millenni, credeva, se la concezione umana di tempo avesse avuto ancora un significato per lei. Ma non era così. Non si trattava solo della quantità di tempo trascorso, ma di come lo aveva passato. Senza mai voltarsi indietro, senza mai tornare sui suoi passi, senza mai vedere due volte le stesse cose, ma senza mai vedere neppure grandi cambiamenti. In tutti quei millenni non aveva mai posato due volte lo sguardo sullo stesso pendio, bevuto due volte alla stessa fonte, o combattuto due volte lo stesso demone; ma al tempo stesso ogni pendio conduceva ad una valle uguale alla precedente e ogni avversario era simile alle migliaia che aveva già sconfitto. Nei primi tempi sopravvivere era stato duro, poi era diventato facile, man mano che il potere, più puro e grande di quanto avesse mai immaginato, diveniva parte di lei. La cosa più dura era stata l' accettare che la fine fosse giunta senza che lei potesse intervenire in alcun modo. Non c' erano stati avversari da combattere, nè profezie da scongiurare, semplicemente l' intero pianeta era stato inghiottito dall' inferno. E non c' erano stati presagi. Niente fiumi di sangue o piogge di rane. Niente terremoti, eclissi o disastri vari. Semplicemente, un attimo prima eri seduto a mangiare il tuo hamburger e un atttimo dopo stavi fuggendo da un demone urlante che pensava solo a strapparti le budella. La dislocazone casuale era stata un colpo ancora più duro, se possibile. Quel luogo, che lei per comodità chiamava inferno, era immenso, probabilmente sconfinato, e vi si veniva proiettati in un punto qualsiasi, in modo puramente casuale. Gli uomini erano stati sradicati in un attimo dalla loro realtà, in un luogo dove spazio e tempo non avevano lo stesso significato a cui erano abituati, e nessuno aveva potuto farci assolutamnete nulla. Chissa poi se qualcuno ci aveva provato. Se l' era chiesto spesso, in tutti quegli anni. Il fatto di aver "salvato il mondo" in più di un' occasione l' aveva resa egocentrica, come se tutto ruotasse intorno a Sunnydale e alla cacciatrice. C' era voluta la fine dell' umanità per riportarla bruscamente alla realtà.

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La preda, un grosso demone cornuto alto più di tre metri, uscì dal suo rifugio, dandosi subito ad una precipitosa fuga, non appena si accorse di non aver seminato la sua inseguitrice. Lei però fu più veloce balzadogli adosso e poi rotolando via come una palla non appena il mostro fu bloccato a terra. Si rialzarono entrambi e il demone, privo di alternative, abbozzò un attaccò poco convinto che la cacciatrice deviò con facilità, sfruttandolo per entrare nella sua guardia e immergere la sua mano fra le grosse costole dell' avversario, in profondità. Quando la estrasse osservò la sua mano mentre la vita abbandonava quell' essere colossale. Non era una mano umana. Grande circa il doppio, fornita di grandi artigli che le avevano permesso di fare scempio delle carni del demone, macellandolo dall' interno come un grosso bovino. La utilizzò per strappare un grosso brandello di carne sanguinolenta poi la lasciò tornare al suo aspetto normale, mentre portava il grosso boccone verso le mostruose fauci che avevano momentaneamente preso il posto della sua bocca umana. Ecco cosa succedeva a vivere all' inferno: si diventava demoni. Ma doveva ammettere che senza quel potere difficilmente sarebbe riuscita a sopravvivere. Il demone che aveva appena ucciso e che ora stava divorando sarebbe stato un duro avversario se avesse potuto contare solo sui suoi poteri da cacciatrice, e in quel luogo gli avversari come lui erano estremamente numerosi. Con una smorfia sputò a terra i resti della carne, poi il suo viso tornò normale, mentre la ragazza riprendeva il suo millenario cammino verso l' orizzonte in fiamme.

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Buffy si sorprese di nuovo a pensare al destino dell' umanità. Non vedeva uomini da secoli ormai, e si chiedeva se per caso ne fosse sopravvissuto qualcuno. Nessuno della sua epoca certo, amenochè non avesse subito la sua stessa, lenta, trasformazione. All' inizio non si nutriva certo di demoni, ma cacciava piccoli animali e raccoglieva strani frutti, visto che la flora e la fauna terrestre non erano state in grado si adattarsi al nuovo ambiente. Ma per quanto innoquo potesse apparire ai suoi occhi quel cibo, si trattava sempre di organismi nativi dell' inferno, e avevano iniziato a cambiarla. Dapprima si trattò di guarire più in fretta e di sviluppare una maggiore resistenza agli sforzi e al dolore; poi vennero i primi cambiamenti visibili: artigli e zanne, rispettivamente per combattere e divorare le prede uccise. Inizialmente erano solo canini un po' più affilati e unghie un po' più lunghe, ma poi non potè più nascondere la verità e dovette ammettere di essere diventata ciò che aveva sempre combattuto. Ma con una differenza: lei disponeva di un potere più grande.

Ma la maggior parte degli esseri umani non era stata tanto fortunata, e paradossalmente, neppure i vampiri ne avevano tratto alcun vantaggio. Si erano trovati improvvisamente privati del loro status di privilegiati in un mondo in cui quasi tutte le creature possedevano un potere pari, od addirittura superiore, al loro. Peggio ancora, era diventato difficilissimo procurarsi il cibo, visto che la maggior parte non era in grado di assorbire il sangue demoniaco. Per questo aveva visto grossi gruppi di persone raccolti dai vampiri e trattati come mandrie per assicurarsi il nutrimento. Ma non poteva funzionare. Gli uomini non potevano cibarsi di niente proveniente dall' inferno o sarebbero diventati inutili per i vampiri, per cui temeva che i loro carcerieri avrebbero incoraggiato gli episodi di cannibalismo, ma anche così era impossibile che la razza umana potesse sopravvivere in condizioni simili, allevata come cibo per mostri ibridi per millenni. Il tempo passava normalmente, e nei primi anni aveva cercato di salvare tutti gli innocenti che trovava, ma anche loro presto erano morti di stenti o vecchiaia o erano periti per colpa dei suoi nemici. Forse i suoi amici, se fossero stati insieme, avrebbero potuto farcela, e si augurava che fossero morti liberi, che fossero stati loro risparmiati gli orrori di cui era stata testimone. Ogni tanto pensava anche ad Angel e Spike, chiedendoosi se fossero riusciti ad adattarsi al sangue demoniaco oppure se fossero periti d' inedia, rintanati in qualche anfratto buio. Ma non erano pensieri che si poneva spesso, lei era la cacciatrice e il suo essere vibrava di piacere ogni volta che smembrava un nemico, che poteva dar sfogo alla violenza che spesso le sembrava di incarnare. Si sentiva come una dea, un essere cieco e vendicativo, nato solo per uccidere e terrorizzare.

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9. A TOKEN OF MY HATRED

(MUSIC AND LYRICS BY DAVID DEFEIS)

 

ORESTES:

I bring Vengeance!!!

I ride the Severed - Seven Winds of Time

From the Corner of the World

Last Holy Warrior, Fire in my eyes

There is Hatred in my Soul

 

Great God of the Seven Seas, Great God of the Sky

Hear me now as I ride down this Wind

A King of Eternity to the last, when the first Stars arise

I have come claiming my Victory to the End

When the Carrion must die

 

Inside the Palace, Avernus awaits

Here the floor runs red with Blood

This bitter blessing demanded by my Oath

Lord Apollo hear my cry!

Great God of the Seven Seas, Great God of the Sky

Hear me now as I ride down this Wind

A King of Eternity to the last, with a Sword by my side

I have come proclaiming this Victory to the House

And a butchered Father's cries

 

Ride the Wind Snake through the Air

See the Cauldron of Blood Burning there

From the Dark side let the Child arrive

To Ride the Rings of the Sky... on the Day when all Tyrants die!

I bring Vengeance!!!

 

Life unfolds into the Sin of War

Cold and Proud I Praise the Sky

Here I stand with the Gods

Broken Sword Raised in Might

Against the World we Avenge Our Father, Victory Now !

 

Hear me cry, the King of Eternity to the End

When all Violence dies

I am yours fighting for Victory to the End

When the last Tyrant dies

 

Chain of Violence, a forsaken Crown

Lay the Dust of your Future in Shrouds

For the last time the Child arrives

To right the Sins of his Home

To the End when all Tyrants Die !

 

And the Clouds of Doom Arise

To Kill the Night We Wept

And the Dark Mist did appear.

Through the Night We Wept.

 

 

 

KINGDOM OF THE FEARLESS (THE DESTRUCTION OF TROY)

( MUSIC & LYRICS BY DAVID DEFEIS )

 

AGAMEMNON:

No Country, no Law, no Religion, no more

No God, no Light, no Power, this Night

Lord Priam you stand Horizons once Grand

I Slay, I Crush your Towers to Dust

Broken under Lash and Sword, on the Black Horizon Shine your Graves

 

KINGDOM OF THE FEARLESS-Kingdom of Gods

Light up the Sky, Light up the World as we run

KINGDOM OF THE FEARLESS-Kingdom of Gods

Light up the Sky, Burning the World as we run

 

Great Violence withstands the Blood commands

The Angel of Death, Black Wings caress

Your Kingdom of Lies, Immortal Youth dies

A Lion of Ruin, a Whirlwind of Doom

Broken under Lash and Sword, on this Dark Horizon Shine your Graves

 

KINGDOM OF THE FEARLESS-Kingdom of Gods

Light up the Sky, Light up the World as we run

KINGDOM OF THE FEARLESS-Kingdom of Gods

Light up the Sky, Burning the World as we

 

Ride down the Centuries into the Sun

Cursing the Dark, cursing the Light

Bronze wielding Sons of War, Fame Forged in Fear

I will be there, I will not cower

Flames of Violence soothe the Breast of Honour Burned

Into the Valley, into the Valley we cry again!!!

 

Die... to Kill... Your Daughter´s now mine

Your´re Flesh for the worms

In Bondage you weep/my Hatred will never die

Cry... the Blood Burns Black... in Fury

I will Fear no Man, for I am a God!!!

 

 

No Country, no Law, no Religion, for sure!

No Life, no Faith, no Quarter, Death waits

Lost Season in Shame, your People in Chains

For Honour, for Zeus, for Xenia, for Truth

To the Underworld advance, or the Dark Ships waiting

Cry your last!

 

KINGDOM OF THE FEARLESS-Kingdom of Gods

Light up the Sky, Light up the World as we run

KINGDOM OF THE FEARLESS-KINGDOM OF GODS

Light up the Sky, Light up the World as we

Ride like Thunder down from the Plains

Over the Mountains Bronze Shield and Flame

None can withstand Hatred Un-Masked

In Blood shall pay!!!

 

I kill you all... die, by the Blood of the Gods

By the Blood on my Sword... you sleep in Hell

DIE, DIE, DIE!!!!!!!

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Dinnanzi a lei, in lontananza, si scorgeva un oscuro maniero. Ne aveva già incontrati a centinaia, e li aveva rasi al suolo tutti. Erano tutti molto simili dal punto di vista archittettonico, come se i demoni che li avevano eretti avessero ben poca fantasia. Si trattava di costruzioni semplici e solide, con qualche elemento vagamente goticheggiante, ma assolutamente prive dell' eleganza che contraddistingue almeno alcune analoghe costruzioni umane. Dovevano essere funzionali, ma riuscivano solo ad essere orribili. Certo, forse si trattava dell' effetto che volevano instillare nel visitatotre, ma forse si trattava solo di una conseguenza del contorto modo di pensare dei loro occupanti. Buffy Summers non rimase a contemplare quella vista per più di una manciata di secondi, poi si diresse rapida verso quella visione da incubo.

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Il portone torreggiava sopra di lei. Certamente era stato creato per impressionare, visto che non vi abitavano certo demoni di quelle dimensioni. Stranamente erano estremamente rari i demoni con sembianze vagamente antropomorfe alti più di tre metri e non ne aveva mai incontrati che superassero i quattro. Quanto ai demoni non umanoidi si trattava di un' esigua minoranza, perlopiù privi di intelletto, almeno in quella dimensione demoniaca. Una forza di cui non preoccuparsi. Spinse quei battenti dalle dimensioni ciclopiche, alti più di dieci metri, spalancandoli verso l' interno. Una nera marea composta da demoni urlanti le si fece incontro, cercando di travolgerla. Lei invece si limitò a fenderla, passando oltre con facilità e lasciandosi alle spalle mucchi di membra nere e laghi di sangue scuro. L' impeto della carica ora si era tramutato in fuga precipitosa, tanto che la i mostri, più che travolgerla, sembravano volerla scansare. Non se ne preoccupò limitandosi a falciare quelli che le si avvicinavano troppo. Non aveva interesse per quegli avversari, non le interessava la carne da cannone. Era venuta per combattere e per mangiare, e voleva che sia lo scontro che il pasto fossero degni della strada che aveva percorso. In pochi secondi scese il silenzio. Molti mostri erano fuggiti, moltri altri erano morti, altri ancora si erano cercati un nascondiglio. Udì un rumore alle sue spalle. Si voltò di scattò, pronta alla lotta. Innanzi a lei c' era il signore del castello.

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L' enorme spada che il demone aveva tenuta sollevata sopra la testa per qualche istante si abbatte sul pavimento, dove fino ad un istante prima si era trovata lei. Il mostro balzò indietro, cercando di recuperare la posizione. Proiettò i gomiti in avanti, recuperando la lama con un movimento circolare, tenendo sempre la punta in movimento e in avanti, per impedirle di colmare la distanza e di arrivare al corpo a corpo, dove la sua spada sarebbe stata peggio che inutile. Ci sà fare, pensò lei. Un' arma di quel peso e di quelle dimensioni avrebbe potuto facilmente tagliere in due un' elefante, ma una volta calata non era facile riprendere l' equilibrio. Era strano, eppure la maggior parte dei demoni non sapeva combattere. I vampiri erano molto più bravi, probabilmente per la loro natura parzialmente umana. Questo demone sapeva come battersi, invece, ed era dotato anche di una notevole prestanza fisica. Buffy Summers non era preoccupata però. Anzi, provava gioia. Aveva un valente avversario da sconfiggere, e divorare, e questo era sufficiente per lei.

"Non sembri così temibile, ragazzina" tuonò il gigante.

"La penserai diversamente quando ti avrò assaggiato" ribattè lei trasformando il suo abituale sorriso in un gigno che le stravolgeva i lineamenti.

Il mostro balzò in avanti, leggermente alla sua sinistra, per sferrare un fendente oblicquo da destra. Questa volta però la cacciatrice ne intuì le intenzioni, avvicinandosi ulteriormente, e poggiando la mano destra sull' impugnatura della spada, approffittando dello spiraglio apertosi nella guardia del suo avversario. Ruotò su se stessa in senso antiorario caricando il gomito e usandolo per trafiggere le costole del demone, sfondandole con lo sperone osseo che aveva istintivamente estroflesso. Il mostro vacillò, lasciando cadere l' arma a terra, prima di cadere in ginocchio. Buffy lo colpì con un calcio frontale al volto, gettandolo a terra.

"Ora ti mostro come prendo la mia libbra di carne" disse al suo nemico, anche se ormai non poteva più sentirla.

Il viso cambiò, e la chiostra di denti candidi lasciò il posto ad enormi zanne mentre la masciella si allungava in avanti. Si chinò verso il demone caduto, strappandogli un' enorme brandello di carne dalla spalla con un' unico morso. Poi, con la coda dell' occhio, scorse lo schintillio dell' acciaio.

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L' ascia lampeggiò a pochi millimetri dal suo capo mentre rotolava in avanti per portarsi fuori portata. Il suo assalitore cercò di seguirla per sferrare un' altro colpo, ma non fu abbastanza lesto. Buffy si alzò rapida, pronta a fronteggiare il nuovo nemico. Si trattava di un demone più piccolo, alto a malapena due metri, dal viso vagamente caprino e con zoccoli al posto dei piedi; impugnava una grossa ascia da combattimento con entrambe le mani. Malgrado l' aspetto animalesco, la sua razza aveva fama di possedere grande intelletto. Stavolta fu lei a prendere l' iniziativa, aprofittando dell' esitazione dell' avversario. Si portò a contatto, afferrando con la sinistra la destra del demone, stretta all' impugnatura, e con la destra bloccò direttamente il manico dell' arma. Tirò verso il bassò la sinistra, mentre contemporaneamente spingeva con la destra in direzione opposta. Il risultato su esattamente quello che si aspettava: l' arma si inclinò, mentre la presa si allentava. Fu uno scherzo per lei deviare l' arma affinchè la lamasi conficcasse nella coscia del demone in profondità. Questi perse l' equilibrio, barcollando all' indietro e cadendo a terra, mentre lei liberava l' ascia e la sollevava minacciosamente per finirlo.

"Apetta, non uccidermi, posso riportarti a casa"

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1. WINGS OF VENGEANCE

(MUSIC & LYRICS BY DAVID DEFEIS)

 

ERINYES:

Cold the Blood of an Angel, cold the Blood in my Heart

Never stand between us or lose the Mystic Art

 

APOLLO:

Die cursing the Shadows, die cursing the Light

Everything is changing except the Will to Fight

 

APOLLO TO ORESTES:

By the Rising of the Sun, you will understand this Night

In the Land where your Father died

 

ORESTES:

Into the Mighty Arms of Death

Into the Darkness we fall

Into the Mighty Arms of Death

Into the Darkness we fall

 

ORESTES:

Cold the Blood of an Angel, cold the Blood of the Sky

Everything is Fated, the Gods to me won't lie

Die cursing the Shadows, die cursing the Light

Everything is wasted, except the Will to Fight

 

APOLLO & ELEKTRA:

By the Rising of the Sun, you will understand this Night

In the Land where your Father died

 

ORESTES, ELEKTRA & CHORUS OF SLAVES:

Into the Mighty Arms of Death

Into the Darkness we fall

Into the Mighty Arms of Death

Into the Darkness we fall... Spirit.... Avenge... Fury... Face the Flames...

 

APOLLO & CHORUS:

Come forth rise, take off your chains and fly into the Sky

Stake the Viper, Kill in turn

Fly, make an Oath to the Sky

Win your Kingdom, win the Fame of a God!!!

 

ERINYES:

Cold the Blood of an Angel, cold the Blood in my Heart

Everything is Raging, the Damned will choose their Mark

 

APOLLO:

Kill, Kill without warning, run the Blood of the Free

Fear lives on a Mountain and Ravages our Dreams

By the Rising of the Sun, you will understand this Night of Fire

 

CHORUS:

Into the Mighty Arms of Death

To the Sky we never left

Uncertain Hero you'll win the Day

Violent accounting, Fortune's array!

 

ORESTES & CHORUS:

Into the Mighty Arms of Death

Into the Darkness we fall

Into the Mighty Arms of Death

Into the Darkness we fall... we fall... we fall...

In Darkness.... Descend!

 

 

 

DUST FROM THE BURNING (A SEASON IN PURGATORY)

(ENDYAMON): Back from the World between the Worlds There are no Masters that I serve From Seven Points of Darkness Shining Heavens's Rays, Across the Ocean floor What once was hidden now is raised

(ENDYAMON to Wrapped in the Holy Mists of Time EMALAITH): My Blood is yours and yours is mine In Seven lives I've known you It always ends the same In pieces on the ground Between the Ashes and the Flames

(ENDYAMON): DUST FROM THE BURNING - Fire and Water DUST FROM THE BURNING - Sons and Daughters Slay all in sight, grant no respite The Flame of Justice guides my hand DUST FROM THE BURNING

DUST FROM THE BURNING - Fire and Water DUST FROM THE BURNING - Sons and Daughters In the Rising of Our Nation only the Strong Survive

Back from the World between the Worlds There are no Masters that I serve From Seven Points of Darkness Shining Heavens's Rays, Across the Ocean floor What once was hidden now is raised

DUST FROM THE BURNING - Fire and Water DUST FROM THE BURNING - Sons and Daughters Slay all in sight, grant no respite The Blade of Justice guides my hand

And the Day goes on by Caught up in the grip of their Lie Fire and Water, Proud Sons and Daughters After we die, after we die, only their Fear Remains

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"Che stai dicendo, non ho più una casa"

"Posso riportarti indietro, prima che il tuo squallido mondo fosse inghiottito quaggiù."

"Perchè dovrei desiderare tornare indietro" chiese la slayer con un ringhio, mentre il suo volto veniva nuovamente sfigurato "Non c' è nulla per me laggiù, ora sono un mostro, e ne sono felice"

Fece un paio di passi nella direzione del demone ancora a terra, che, atterrito, cercò disperatamente di mantenere la distanza, ma invano. Buffy era ormai vicinissima, e la luce sinistra nei suoi occhi terrorizzò il mostro, che giocò la sua ultima carta, nel disperato tentativo di convincerla.

"Non ti senti sola? Non vuoi rivedere i tuoi amici?" vide il volto della ragazza tornare umano, mentre lei sembrava esitare. Aveva fatto centro. Insistette.

"Qui non hai uno scopo, oltre a flagellare la nostra gente" continuò "Invece se ti rimandassi indietro, non sò, sei mesi prima della fine, avresti il tempo per cercare di impedirla, avresti di nuovo uno scopo"

La ragazza si fermò, fece due passi indietro permettendo al demone di alzarsi.

"Ti ascolto" gli disse "Ma ricordati, se mi stai mentendo, ti ripagherò spezzando ogni fibra del tuo essere"

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Buffy si apettava un vortice, una luce accecante, o l' oscurità totale. Invece non ci fù nulla di simile. Si ritrovò in piedi, colpita in pieno dalla luce del primo pomeriggio dell' estate della California. A Sunnydale. Non si era aspettata di ritornare così improvvisamente a casa, e forse non era pronta per farlo. Dopo millenni per la prima volta si era sentita spaesata.

"Fidati del tuo istinto, sai che non ti sto ingannando"le aveva detto il demone quando lei aveva sollevato dubbi sullo scopo dell' incantesimo.

"Ti sarai accorta di essere immune alla magia, almeno istintivamente"

In effetti non aveva mai avvertito nessuna minaccia nelle pratiche magiche dei demoni che aveva macellato, come se i loro incantesimi, per potenti che fossero, non potessero sfiorarla.

"Non ne conosco il motivo, ma è legato al tuo ruolo qui, in questo mondo"

"Che ruolo?" lo aveva interrottò bruscamente.

"Di flagello leggendario" l' aveva guardata con espressione interrogativa "Non sai nulla?" Lei scosse il capo.

"Tu sai cos' è la magia, vero? L' hai incontyrata spesso in passato, ma non hai mai capito la sua reale natura. Esiste un' energia, prodotta dai pensieri e dalle credenze di alcune creature, che forma e struttura le leggende, i miti e le altre fantasie di popoli, razze e culture. Noi demoni non siamo che il prodotto delle menti degli esseri umani, che forse lo sono a loro volta di altri esseri, non lo sò di preciso, ma sò che tutto è una catena" Fece una pausa, per accertarsi che avesse capito, poi riprese.

"La slayer non è altro che l' incarnazione della paura e degli incubi dei vampiri e dei demoni che arrivano nel tuo mondo, se non l' avessi già capito. Ma tu sei qualcosa di più. Sei diventata l' incarnazione di una paura più profonda, del timore di essere cacciati ed uccisi nel proprio mondo da un essere inarrestabile"

"Vorresti farmi credere che se abbastanza gente crede a qualcosa questa diventa reale?" sbottò lei, incredula.

"Non proprio" rispose lentamente "Le incarnazioni delle idee divengono a tutti gli effetti reali, e si evolvono spontaneamente, vivendo la loro vita. Noi demoni siamo più antichi di voi umani, ma solo perchè voi ci avete sognato così"

Era stato troppo per lei. Tutta la sua attività di cacciatrice, tutte le profezie che aveva scongiurato erano nate perchè alcuni pazzi scatenati dotati di carisma erano riusciti a dare a bere i loro deliri a generezioni di sciocchi, guadagnandosi poi la qualifica di profeti. Tutto era una menzogna. Aveva dato sfogo alla sua sete di distruzione, demolendo letteralmente la stanza, e solo per puro caso aveva risparmiato il mago. Poi si era calmata.

"Non cambia nulla" si era detta "Solo tutto inizia ad avere senso" e aveva eseguito passo passo, sotto la guida del demone caprino, il rituale che lui le aveva indicato.

Ed ora eccola a casa. Di nuovo.

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Elisabeth Anne Summers era tornata a casa, ma non si sentiva affattò felice. Ora doveva nascondersi, nascondere a tutti la sua natura. E doveva reprimere i suoi impulsi, gli istinti da predatore che aveva affinato in millenni di lotte. I ricordi della terra, poi, erano nebulosi, distanti. Ricordava vagamente i suoi amici, la sua finta sorella, la madre morta, e frammenti brevi della vita comune. Ma si trattava solo di frammenti. Non era più in grado di comportarsi con gli esseri umani, di questo era consapevole. Dopo tanti secoli di isolamento, dopo tutti i cambiamenti che avevano subito sia il corpo che la mente, il suo cervello ora funzionava in modo diverso, alieno. Il suo istinto, di cui aveva imparato a fidarsi, le diceva di sfuggire il contatto con gli esseri umani. Erano così fragili, così presi dalle loro vite insignificanti, così lotani da quello che era diventata, un fulgido strumento di violenza, dotata di una purezza ieratica, la mente limpida e sgombra. Ogni persona che incontrava richiedeva un comportamento particolare, adeguato sia alle circostanze che alla persona, mentre per lei l' unica risposta era stata, per secoli, l' aggressione. Doveva imparare di nuovo, e presto, come comportarsi, se voleva davvero godere del suo ritorno. E poi aveva uno scopo, ora. Doveva scoprire cosa avesse causato la catastrofe del tre novembre, che aveva posto fine al pianeta, e doveva impedirla. Per farlo aveva bisogno dei suoi amici, delle capacità di Giles, della conoscenza di Willow, e forse anche gli altri sarebbero stati utili. Ma non poteva andare da loro così, avrebbero capito subito che aveva qualcosa di strano. Camminò spaesata per qualche minuto, percorrendo diversi isolati senza riconoscere nessun luogo, ma senza liberarsi della sgradevole sensazione di familiarità che tutta la cittadina le comunicava. Poi ad un tratto capì perchè era l' istinto l' aveva condotta fin lì. Dalla botique all' altro lato della strada era uscita una biondina che conosceva bene. Seppe subito cosa doveva fare.

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"Never say never, keep both your eyes on the flames...

The Power That Lies Within You Comes Forth Once Again..."

 

Erano identiche, tranne che per gli abiti sbrindellati e incrostati di sporcizia, perlopiù sangue, della Buffy demoniaca. Guardò il suo alter ego, il suo Io di un tempo nel riflesso di una vetrina per non farsi riconscere, poi la seguì a distanza. Riusciva ad individuarla istintivamente, per cui non aveva bisogno di starle incollata. Si guardò intorno. Man mano che si allontanava dal piccolo centro della cittadina e si avvicinava alla zona residenziale i passanti si facevano sempre più radi. Era la sua occasione. Spiccò una breve corsa e travolse la sua controparte, trascinandola lontano dalla strada, sul retro di una villetta. La cacciatrice, quella umana, si riprese con grande prontezza, sfruttando la forza dell' avversaria per scaraventarla lontano. Ma non poteva farcela. Il demone che fronteggiava disponeva di un potere ben supeiore, della sua stessa abilità e di qualche millennio in più di esperienza. Ed era preparata a scontrarsi contro se stessa. Le bastò l' attimo di esitazione della ragazza quando la riconobbe per porre fine allo scontro. Il suo diretto destro si abbattè come un maglio contro la giovane, lasciandola stordita. Poi la inghiottì, dilatando le fauci tanto da farvi passare la ragazza, che si dimenava e scalciava. E fu tutto. Le due Buffy ritornarono ad essere una sola. Il demone aveva sconfitto la donna per ottenerne le sue conoscence sul mondo, il suo modo di fare, per potersi mimetizzare fra gli esseri umani. Fu sommersa da ondate di ricordi troppo vividi e forti per la sua mente resa insensibile. Urlò per scacciare il dolore, ma le ci vollero ugualmente alcuni minuti per riprendersi. Ora che aveva riacquistato i ricordi umani poteva comprendere ciò che aveva perso durante il suo esilio. Un essere umano viveva in un solo giorno più di quanto lei non facesse in un anno. Non poteva che invidiare la loro ricchezza di esperienze, eppure non poteva più condividerla, ormai era lontana, distante. Per gli uomini tutto o quasi assumeva una valenza personale, affettiva, spesso anche eventi di scarsa importanza, lei invece giudicava tutto in termini di sopravvivenza. Maledisse la sua parte umana, ritrovata da poco, che le permetteva di capire e di provare invidia per la condizione umana ma non di condividerne i piaceri.

"Non appena avrò portato a termine la mia missione ti estirperò da mè" pensò rivolgendosi alla ragazza sepolta in profondità, ma ancora viva, nella sua coscienza "Poi ti uccidierò, per quello che mi stai facendo"

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Il vampiro più vicino fintò un calcio, attaccando poi con un gancio sporco e ampio, troppo lento e prevedibile per sorprenderla. Deviò quell' attacco con estrema facilità, sfruttandone l' impeto per scagliarlo lontano. Non che ce ne fosse bisogno, visto che era almeno quattro o cinque volte più forte del suo avversario, ma aveva sempre rifiutato di cambiare il suo stile di combattimento con uno più muscolare, nell' improbabile caso in cui si fosse trovata di fronte un avversario più prestante. Colpì il più vicino prima ancora che avesse il tempo di reagire, poi passò al successivo, un bestione alto più di due metri di almeno 120 chili. Attaccò con violenza, cercando di usare un grosso rottame metalicco come arma, brandendolo con entrambe le braccia. Buffy si spostò in avanti, colmando la distanza tra loro in un attimo, rendendo così nulla ogni azione dell' avversario. Lo colpì al plesso solare, osservando mentre si piegava in due dal dolore e cogliendo l' occasione per trafiggerlo. Era l' ultimo. Sul pavimento giacevano tre mucchietti di polvere distinti, ed altri tre erano i vampiri ancora in vita, ma con lesioni così gravi che non si sarebbero ripresi prima di mesi. Avanzò verso di loro, brandendo il paletto minacciosamente, mentre rientrava in sè, dopo aver chiuso al mente ad ogni pensiero come faceva sempre quando combatteva. Era entrata, sola e disarmata in quel nido, in cerca di una sfida, di azione, ma non l' aveva trovata.

Era stato un terribile errore! Voler tornare, voler vivere come un' essere umano! Non lo era più, da tanto, tantissimo tempo. Si era lentamente adattata, nel corso dei secoli, alla sua nuova esistenza, al nuovo ambiente, rinunciando alla sua umanità. Non coscientemente certo. Era stato un processo graduale, lento ma inesorabile, che aveva coinvolto in egual misura il corpo e la mente. Ora era tornata, ma non era pronta a vivere come un' umana. In quel piano dell' esistenza non c' era più nulla per lei. Non c' erano avversari all' altezza, soprattutto, anche se in effetti quelli erano rari anche nel "suo" inferno, o come le piaceva pensare, nella sua riserva di caccia. Non avrebbe mai dovuto andarsene, inseguendo gli evanescenti ricordi, nulla più che stupide rimembranze giovanili, trasfigurate in piaceri sublimi dalla vaga luce del ricordo. Si sentiva sola, nella dimensione demoniaca, e aveva finito per idealizzare la vita sulla terra, la sua vita precedente. Ora, invece si sentiva ancora più sola, strappata al suo ambiente naturale, dovendo accettare i vincoli e le limitazioni degli uomini. Prigioniera di una recita in cui non c' era copione, doveva continuare a fingere, dissimulare sentimenti che non provava, mimetizzarsi fra gli altri. La cosa più difficile era ingannare i suoi vecchi amici. Per questo, sempre più spesso, rifuggiva la loro presenza. La finzione minacciava di consumarla, insieme alla sempre più spasmodica ricerca di energia, a cui era costretta. Lì, non era facile reperire la sua fonte di sostentamento abituale, la carne di demone, e il cibo tradizionale con cui l' aveva sostituita, sebbene la saziasse all' apparenza, le lasciva dentro un vuoto. Doveva in qualche modo compensare, ma la caccia ai mostri ed ai vampiri si era dimostrata insufficiente ed ora un atroce senso di vuoto le straziava l' anima. Non avrebbe saputo dire se si trattatva di un disagio fisico o psicologico, ma faceva male. Doveva colmare quel vuoto, assolutamente. E doveva trovare un' avversario, mentre portava avanti le ricerche insieme a Giles per scoprire chi aveva distrutto il mondo nel "suo" passato. Sorrise, mentre la soluzione le si profilava da sola nella mente, e mentre un gigno trionfante le contorceva i lineamenti, altrementi perfetti.

Glory. Avrebbe risolto entrambi i suoi problemi in una volta sola.

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THE FIRE GOD

( MUSIC BY DAVID DEFEIS and EDWARD PURSINO)

( LYRICS BY DAVID DEFEIS )

 

ELEKTRA:

Cursed by the Priests, torn, twisted and beat

Sentenced to die, by the Sorceress-her Evil Eye

God of the Furnace, I call thy Name

Please deliver me from the Serpent, the Serpent of Pain

 

THE FIRE GOD, THE FIRE GOD

Burn all the Sinners in my way

 

Rise up devour-Inferno of Ultimate Power

God of Destruction-consume them with your Eruption

Inflame the Sorceress and the Priests of Evil who bind me

Singe them, Burn them, Destroy them

Please, please deliver me

With Holy Fire, the Golden Pyre... Death

THE FIRE GOD, THE FIRE GOD

Burn all the Sinners in my way

 

Kill, eradicate with Fire and Sword!

Flames of Vindication!

I impale thee on the Great Spike of Hatred

By the FLAMES OF THE BLACK STAR!!!

 

THE FIRE GOD, THE FIRE GOD

I call thy Name, consume my pain!

Burn all the Sinners Beyond Death... Beyond Death!!!

 

 

"Non credi di esagerare un po' Xander" disse Willow, alzando stizzita gli occhi dal volume che cercava inutilmente di consultare "In fondo è comprensibile, la morte della madre, il pericolo che corre la sorella, e anche le persecuzioni amorose di Spike, è naturale che sia un po' scostante"

"Scostante?" ribattè il ragazzo "Guarda che non sei tu ad aver fatto da baby-sitter alla sorellina per la quarta sera consecutiva" si fermò guardando in modo significativo la sua ragazza"

"Non ne possiamo più" continuò Anya "Abbiamo bisogno dei nostri spazi, della nostra intimità, sono tre giorni che non facciamo..."

"Non credo di aver voglia di sentire la fine della frase" si intromise Giles "E poi Willow ha ragione, dobbiamo cercare di starle vicino, di aiutarla a superare la crisi..." si interruppe, pensieroso, per alcuni istanti "Anche se devo ammettere che anch' io sono un po' preoccupato per questi suoi sbalzi d' umore"

Stava per proseguire quando la porta si aprì, e l' attenzione di tutti fu rivolta alla ragazza appena entrata, che appariva chiaramente sconvolta.

"Signor Giles, sono stata aggredita da un gruppo di malati mentali, probabilmente mandati da Glory"

"Calmati Buffy, dimmi tutto"

"Le ho già detto tutto" gridò lei fuori di sè "Mi hanno attaccata ed io... ho dovuto ucciderli" Le ultime parole erano state pronunciate in tono sommesso, metre lei nascondeva il viso nelle mani, celando il gigno demoniaco che minacciava di far crollare il castello delle sue finzioni.

Ci sono riuscita ancora, pensava, mentre i suoi "amici" sembrano ora sconvolti quasi quanto doveva esserlo sembrato lei qualche istante prima. Li ho ingannati tutti, ancora una volta.

"Ma come?" riuscì a dire Giles quando ebbe riguadagnato il controllo di sè.

"Mi hanno attaccato tutti insieme di sorpresa, come un branco di zombi" spiegò lei, ora all' apparenza più calma "Continuavano ad avanzare, inesorabili, e quando li colpivo continuavano a rialzarsi, e io ero costretta a colpirli ancora ed ancora, ed ancora" Tacque, piombando all' apparenza in un' altra crisi di pianto, poi riprese pronunciando le parole in un soffio "Continuai a colpirli, finche non si rialzarono più, ma giuro, non credevo fossero morti"

Tutti parevano aver creduto al suo racconto, sebbene la storia fosse in realtà piuttosto forzata. Ci furono alcuni istanti di silenzio, poi Buffy, molto determinata, parlò.

"Signor Giles, deve darmi tutte le informazioni, devo trovare Glory. Subito! Adesso! Non c' è tempo da perdere, non possiamo aspettare la sua prossima mossa"

"Forse non te ne rendi conto, ma non puoi attaccare Glory così, ti ammazzerà" ribattè Giles, ben deciso a farla ragionare.

"Se non mi vuole aiutare, allora troverò qualcun altro" replicò lei "E troverò anche Glory e le farò rimpianger di avermi incontrato" Girò i tacchi e se ne andò sbattendo la porta.

"Apetta Buffy non puoi..."

Ma Buffy non poteva più sentirlo, si era ormai allontanata.

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Aveva funzionato in pieno. Aveva creato una frattura fra lei e gli altri, giustificando la sua caccia solitaria a Glory come il colpo di testa di una cacciatrice sconvolta. Avrebbe rintracciato quella divinità e l' avrebbe macellata senza destare sospetti. La rabbia e la decisione avrebbero perfino aiutato a spiegare la sua inaspettata vittoria agli occhi dei suoi stupidi "amici". Era stata un' attrice perfetta, che aveva in qualche modo supplito alla debolezza del suo piano, rendendo credebile che lei, una cacciatrice esperta, fosse stata messa in difficoltà da uno sparuto gruppetto di pazzi, tanto da essere costretta ad ucciderli. Non le era piaciuto farlo, ma non poteva evitarlo se voleva che il suo piano non fosse scoperto. La parte umana sepolta in profondità dentro di lei si era ribellata a quella decisione, ma non aveva trovato alternative accettabili, e si era limitata a soffocarne le obiezioni, che ora riaffioravano di tanto in tanto sotto forma di un vago senso di colpa. Era passata al reparto psichiatrico, aveva tramortito l' unico infermiere di guardia (o forse lo aveva ucciso, non aveva fatto molta attenzione alla forza che aveva impiegato) e si era portata via mezza dozzina di malati di mente allo stadio finale. Poi, semplicemente, li aveva uccisi, badando bene a non assestare nessun colpo fatale, ma limitandosi a pestarli a morte, come se fosse stato accidentale. Ora poteva attaccare il suo obiettivo allo scoperto, doveva solo girare per la città finchè non avesse avvertito l' inconfondibile odore di una magia abbastanza forte da sostenere un dio infernale. Ci sarebbe riuscita presto.

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Spike non capiva. Quando Giles e gli altri ragazzi lo avevano avvertito di quello che era accaduto, pensando che, magari, lei si sarebbe rivolta ancora a lui, aveva avuto la sensazione che qualcosa non quadrasse. Ora, giunto sul luogo del delitto, mentre osservava il coroner prendere gli ultimi rilievi, la sensazione lo assalì di nuovo. Non aveva senso. Una tipa tosta come lei avrebbe trovato sicuramente una soluzione alternativa. Non che le rimproverasse nulla, dal punto di vista morale. Non uccideva, nè faceva del male principalmente per due motivi: per via di quel maledetto chip, e per non contrariarla, non voleva certo giocarsi le sue poche speranze con lei per qualche insignificante omicidio. Ora però si chiedava cosa avessse in mente la slayer. Aveva raccontato delle balle, questo era certo, ma gli sfuggiva il perchè. Buffy non avrebbe mai ucciso quegli uomini senza esserne costretta, ma allora chi era stato? Doveva trovarla, e in fretta anche.

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Contrariamente alle sue previsioni non era ancora riuscita a trovarla. Al momento le emanazioni più forti provenivano dall' ospedale, ma non erano neppure lontanamente sufficienti a giustificare la presenza di un essere potente quanto quello che stava cercando. Non trovando di meglio comunque vi si avvicinò, sperando di scovare almeno qualche traccia. Le emanazioni la condussero fino allo spogliatoio del personale, quasi deserto, dove solo quell' infermiere, Ben, si stava cambiando dopo aver terminato il suo turno. Le emanazioni conducevano chiaramente a lui. Incuriosita Buffy rimase silenziosamente in attesa ad aspettare. Lo seguì a distanza finchè non sentì improvvisamente le emanazioni aumentare. Lo raggiunse di corsa, appena in tempo per vedere le fasi finali della sua "trasformazione" in Glory.

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Non sapeva bene cosa lo avesse condotto lì. Forse voleva semplicemente investigare sul rapimento dei folli che poi erano morti. O forse era stata una vaga gelosia per quel dannato infermiere con cui l' aveva vista parlare più volte. O ancora si era trattato di un semplice presentimento. Fatto sta che la trovò lì mentre spiava quello stesso infermiere come se fosse un pericoloso nemico da tenere d' occhio. La cosa lo stupì non poco. Lui era tipo da spiare la gente, volendo anche Angel lo era, ma non Buffy, amenochè non si trattasse di un qualche grosso demone cornuto. Decise di vederci chiaro così la seguì facendo molta, molta attenzione. Non ne conosceva il motivo, ma quella situazione gli faceva venire i brividi.

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KINGDOM OF THE FEARLESS (THE DESTRUCTION OF TROY)

( MUSIC & LYRICS BY DAVID DEFEIS )

 

AGAMEMNON:

No Country, no Law, no Religion, no more

No God, no Light, no Power, this Night

Lord Priam you stand Horizons once Grand

I Slay, I Crush your Towers to Dust

Broken under Lash and Sword, on the Black Horizon Shine your Graves

 

KINGDOM OF THE FEARLESS-Kingdom of Gods

Light up the Sky, Light up the World as we run

KINGDOM OF THE FEARLESS-Kingdom of Gods

Light up the Sky, Burning the World as we run

 

Great Violence withstands the Blood commands

The Angel of Death, Black Wings caress

Your Kingdom of Lies, Immortal Youth dies

A Lion of Ruin, a Whirlwind of Doom

Broken under Lash and Sword, on this Dark Horizon Shine your Graves

 

KINGDOM OF THE FEARLESS-Kingdom of Gods

Light up the Sky, Light up the World as we run

KINGDOM OF THE FEARLESS-Kingdom of Gods

Light up the Sky, Burning the World as we

 

Ride down the Centuries into the Sun

Cursing the Dark, cursing the Light

Bronze wielding Sons of War, Fame Forged in Fear

I will be there, I will not cower

Flames of Violence soothe the Breast of Honour Burned

Into the Valley, into the Valley we cry again!!!

 

Die... to Kill... Your Daughter´s now mine

Your´re Flesh for the worms

In Bondage you weep/my Hatred will never die

Cry... the Blood Burns Black... in Fury

I will Fear no Man, for I am a God!!!

 

 

No Country, no Law, no Religion, for sure!

No Life, no Faith, no Quarter, Death waits

Lost Season in Shame, your People in Chains

For Honour, for Zeus, for Xenia, for Truth

To the Underworld advance, or the Dark Ships waiting

Cry your last!

 

KINGDOM OF THE FEARLESS-Kingdom of Gods

Light up the Sky, Light up the World as we run

KINGDOM OF THE FEARLESS-KINGDOM OF GODS

Light up the Sky, Light up the World as we

Ride like Thunder down from the Plains

Over the Mountains Bronze Shield and Flame

None can withstand Hatred Un-Masked

In Blood shall pay!!!

 

I kill you all... die, by the Blood of the Gods

By the Blood on my Sword... you sleep in Hell

DIE, DIE, DIE!!!!!!!

 

Buffy si avvicinò risoluta, come se la trasformazione a cui aveva assistito non l' avesse in alcun modo sorpresa. Glory rimase ferma ad attenderla, con una sicurezza che sconfinava nell' arroganza, quasi grottesca negli abiti maschili di Ben, proprio lei così attenta al suo aspetto. Spike osservava rapito la scena, nascosto nell' ombra, ma si riscosse quando Glory attaccò, pronto a balzare in aiuto della cacciatrice. Qualcosa però lo trattenne, tenendolo incatenato nell' ombra, come se il suo istinto gli consigliasse di non manifestare ancora la sua presenza. Glory sferrò un destro potente, ma non completamente convinto, riservando parte delle sue forze per un colpo più efficace, dando per scontato che Buffy avrebbe schivato il colpo. Contrariamente a quanto si sarebbe aspettata Buffy intercettò il colpo a metà strada con il braccio sinistro, colpendola contemporaneamente al plesso solare con un diretto destro. Glory si accasciò mentre sul volto affiorava, misto al dolore per quel colpo imprevisto, anche lo stupore. Con un piccolo balzo si allontanò dalla slayer, muovendosi incerta sulle gambe, mentre cercava di riguadagnare la lucidità.

"Non ricordavo che fossi tanto forte, ma non cambia niente, io ti..." Glory non terminò mai la frase. Buffy era balzata in avanti, colmando in un attimo la distanza che le separava, e Glory aveva subito attaccato istintivamente, ma la slayer aveva scartato destra, scivolando ulteriomente in avanti e aveva colpito al volto la divinità con il gomito sinistro. Glory aveva reclinato il capo e Buffy l' aveva afferrata alle spalle, spezzandole il collo. Poi, senza attendere un solo istante, il suo volto era cambiato e il suo sorriso seducente aveva lasciato il posto ad una chiostra di denti da squalo, e aveva iniziato il banchetto, trascinando nell' ombra la sua preda.

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Spike era allibito! Quella non era la sua Buffy, ma un demone terrificante. Perfino lui era rimasto scosso dalla brutalità della sua azione, e non era certo un tipo che andava per il sottile. Era sempre stato un tipo che andava al sodo, al massimo un po' troppo irruento, uno che picchiava duro e veloce, poco propenso ai giochetti che invece piacevano tanto ad Angelus e Drusilla. Ma quello a cui aveva assistito non era stato un combattimento, e nemmeno un' esecuzione, Glory era stata semplicemente macellata. Metafora quanto mai adatta visto che quell' essere stava letteralmente banchettando con il corpo di una divinità demoniaca. Un creatura che, anche in forma umana, aveva dimostrato più volte di essere quasi invicibile, e che ora giaceva a terra, nell' ombra, divorata da quella che era stata la donna di cui era innamorato.

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L' estasi della vittoria si era impadronita di lei, offuscandogli irrimediabilmente il cervello, mentre divorava un dio. Il combattimento era durato poco, in tutto meno di 15 secondi, ma del resto tutti i veri scontri, quantomeno se combattuti da avversari determinati ed esperti, erano brevi. Non c' era tempo per scambiarsi convenevoli o studiare l' avversario, bisognava solo sgombrare la mente e colpire. Spesso il primo attacco, anche se non mortale, era di per sè decisivo, permettendo di assestare altri colpi, questa volta letali, aproffittando anche solo del breve attimo di disorientamento che seguiva inevitabilmente l' impatto. Se durante lo scontro la sua mente era rimasta sgombra, limpida come un lago di montagna, pronta ad agire senza il peso del pensiero cosciente, ora, mentre divorava le carni della sua vittima e riempiva quel vuoto che la tormentava da quando era tornata, il suo cervello era popolato da una miriade di pensieri, spesso contradditori fra loro. Fu solo quando si alzò dal banchetto che la mente cominciò a schiarirsi, e fu allora che percepì la sua presenza.

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HATRED

 

I Taste your blood , as it showers from my blade.

I eat your heart, from evil it was made.

With heart filled hatred black blood runs thruogh

my veins.

I take your powers to the ancient ones who reign.

 

I conquer evil, let evil know my name.

Come forth ye wicked, know the gruesome pain.

I am the omen, the one that cannot die

I am the flame, hatred burns inside.

 

My strenght is hatred, torment and pain. HATRED, HATRED

With heart filled hatred black blood runs thruogh my veins.

 

I crush your bones, I kill your face

I rip your flesh, I end your the chase

You meet with terror, you draw the ace

I rule the world the rats that race.

 

My strenght is hatred, torment and pain. HATRED, HATRED

With heart filled hatred black blood runs thruogh my veins.

 

 

 

           

 

"Vieni fuori Spike, so che sei tu" disse la ragazza con voce suadente, ma non senza una punta di sarcasmo "Non voglio farti del male" Era una bugia, e lo sapevano entrambi, ma per lei era un gioco, a quanto pareva. Spike d' altro canto, sapeva di non avere alternative. Fuggire era inutile, nascondersi impossibile. E soprattutto sapeva che lei non lo considerava un nemico, non ancora almeno, e che non lo avrebbe attaccato, almeno non prima di avergli parlato. Buffy non si muoveva, continuava ad esortarlo ad uscire, proseguendo la sceneggiata, ma guardava dritto nella sua direzione, come se sapesse esattamente dove si trovava.

"Non farmi del male, ti prego" disse Spike con tono ancora più sarcastico, per stare al gioco. Parve sorpresa dalla reazione del vampiro, poi sorrise con malignità.

"Hai scoperto il mio segreto" esclamò con tono incolore "Che hai intenzione di fare?"

Non negava e non cercava di spiegare, per lei era un dato di fatto. Ma lui doveva sapere. Attese, raccogliendo il coraggio per fare la domanda che gli premeva di più.

"Che fine ha fatto la mia Buffy?" chiese, sforzandosi di apparire calmo e controllato.

"La 'tua' Buffy?" la ragazza rise, una risata sarcastica che conosceva bene. Poi proseguì "Guarda che non sono mai stata tua, nonostante tutti i tuoi sforzi"

Spike si pentì subito di quelle parole. Gli erano uscite così, di getto, ma avevano indebolito la sua posizione. Non poteva permettere di essere manipolato da quella creatura.

"Non preoccuparti per lei" disse la ragazza interrompendo il flusso dei suoi pensieri "E' viva, sepolta dentro di mè in profondità, mi servivano i suoi ricordi per mischiarmi tra gli umani, per ingannare i suoi amici" Rimase stupefatta delle sue stesse parole. Perchè gli aveva raccontato la verità? Non era sicura che lui potesse accettarla, e non voleva ucciderlo, quindi sarebbe stato più intelligente raccontargli una storia rassicurante.

"E tu chi sei?"

"Sono Buffy, precisamente quello che diventerà dopo un' eternità passata a combattere all' inferno, dopo che tutto il pianeta vi sarà stato risucchiato" Ancora la verità, perchè la stava raccontando a lui?

Il vampiro rimase incredulo per qualche istante, poi chiese "E tutto questo, quando dovrebbe accadere?"

"Fra qualche mese, ma sono qua per impedirlo" rispose.

Gli si accostò lentamente ma inesorabilmente.

"Perchè mi hai detto tutto questo" le sussurrò lui quando furono molto vicini "Non avevi intenzione di farlo, vero?"

La perspicacia di Spike. L' aveva quasi dimenticata. Grosso errore. Ora lui sapeva veramente troppo, ma non voleva ucciderlo. Lui era forse la sola persona in grado di capirla e accettare la sua natura. Nessun altro avrebbe potuto. I suoi 'amici' non avrebbero mai potuto comprendere nulla.

Si sentiva così sola, schiacciata dal peso della finzione perpetua, lei che per millenni aveva vissuto in modo semplice e diretto, sempre senza finzioni e compromessi.

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Dentro il tempio in rovina fa caldo, ma il caldo pare non disturbare la sua unica occupante che aspetta, seduta pigramente su una colonna crollata, l' arrivo dell' alba e, con essa, quello dei suoi nemici. Giocherella da ore con lo stesso sasso arrotondato, sgretaldolo con le mani per dargli una forma più regolare. Avevano fatto un buon lavoro i suoi "amici". Scoprire qual' era esattemente la minaccia non era stato facile, e aveva richiesto mesi di ricerche. Giles aveva contattato gli osservatori, consultato testi segreti nascosti in biblioteche occulte in tre continenti, mentre lei uccideva e pattugliava a Sunnydale e gli altri proseguivano con gli studi. Alla fine avevano individuato quel sigillo. Un cancello per l' inferno come ne esistono tanti, situato tra le rovine, in Messico. Nulla di importante, all' apparenza. Ma Anya si era ricordata che il demone guardiano del cancello, colui che ne controlla il potere dall' inferno, era stato ucciso. Questo cambiava le cose. Se fosse stato rimosso il sigillo, la porta, fuori controllo, non sarebbe stata un passaggio tra le dimensioni, ma avrebbe fagocitato il pianeta, e tutti i suoi abitanti. Era accaduto infatti. Ma lei era lì per impedirlo.

Non era stata sicura che fosse il posto giusto, all' inizio, ma quando, una settimana prima vi aveva messo piede, il senso di familiarità che aveva avvertito l' aveva convinta del contrario. Non aveva voluto gli altri con sè, su questo era stata categorica, e questo le aveva permesso di muoversi con più disinvoltura. Spike invece non si era fatto più vedere, dalla sera in cui avevano parlato. Aveva avvertito spesso la sua presenza, ma non si era mai mostrato da allora. La sorvegliava, aspettando il ritorno della donna che amava, dell' umana. Bizzaro. Ora gli era più vicina di quanto non avrebbe mai potuto essere la slayer, ma lui non la voleva. Non che a lei importasse molto. Non aveva veri e propri sentimenti, nulla poteva più farglieli provare, ma avrebbe allievato la sua solitudine poter parlare con qualcuno senza finzioni. Ma forse Spike la evitava per la sua mancanza di umanità. La maggiorparte dei demoni, e specialmente i vampiri, avevano passioni, emozioni e spesso anche sentimenti simili a quelli umani, anche se riconducibili alla loro natura demoniaca. In fondo non erano che la proiezione, l' incarnazione delle fantasie degli uomini. Lei invece, anche se in origne era stata una donna e una cacciatrice, ora era una leggenda fra i demoni, colei che sola fra milioni di nemici uccideva senza tregua, senza mai incontrare un alleato, un amico, un suo simile. Era una forza cieca ed incontrollabile e come tale non poteva avere sentimenti. Perciò la sua natura attuale era emersa gradualmente dalle paure di un mondo di mostri.

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Era stato facile individuare i tre incauti che avrebbero rimosso i sigilli, una strega di terza categoria, il suo amante, una specie di avventuriero, e un mezzo demone, uno di quegli ibridi così abbondanti alla bocca dell' inferno. Li aveva seguiti, spiati mentre organizzavano la spedizione, ma non li aveva uccisi. Si era detta che lo faceva per essere sicura, ma il vero motivo era troppo sinistro per ametterlo, anche con se stessa. Colpa dell' umanità, pensava, che mi contamina rendendomi insicura. Presto, quando tutto sarà finito, mi librererò di lei.

Si alza dalla colonna e si avvicina al sigillo, le cui iscrizioni scintillano debolmente nell' oscurità, ripondendo al silenzioso richiamo della sua natura sovrannaturale. Tutto ha un' aria così familiare, il tempio, il sigillo.

Poi sente i rumori. Non si prendono la briga di fare piano, e il loro vociare li annuncia da lontano. Li sente avvicinarsi, mentre abbattono le porte a colpi di piccone, e sorride.

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I tre si avvicinavano alla stanzetta buia quasi di corsa, eccitati. Stavano per realizzare il loro sogno. Presto avrebbero camminato con gli dei, e un milione di porte si sarebbero spalancate dinnanzi a loro. L' ultima barriera cedette e irruppero nella sala, ma si fermarono di botto, scambiandosi sguardi stupiti quando videro la ragazza suduta nell' ombra, che sembrava aspettare proprio loro. A Buffy parve di avvertire i loro pensieri, e sorrise, mentre si preparava ad ucciderli. La giovane strega, una bionda sui venticinque, fu la prima a riprendersi dallo shock e iniziò a lanciare un incantesimo. Buffy avrebbe potuto lasciarla fare, l' esperienza aveva dimostrato quanto fosse immune alla magia, e poteva facilmente scansare qualsiasi attacco indiretto. Ma non la lasciò fare. Scagliò il grosso ciottolo con il qual aveva giocherellato fino ad un minuto prima, mandandolo ad impattare contro il viso della strega, sfondandole il cranio. Era morta prima di toccare terra. Il mezzo demone si lanciò contro di lei quasi contemporaneamente, ma senza maggior fortuna. L' eccesso di impeto lo portò a valutare male la distanza, mentre la sua avversaria accompagnava con un movimento circolare la sua azione, per poi afferrargli il polso e cambiare bruscamente direzione alla sua rotazione. Il polso si fratturò mentre la spalla usciva dalla sua sede e il mostro crollava a terra. L' istante successivo la mano di Buffy colpiva come un maglio la nuca esposta del mostro che ebbe solo un ultimo sussulto. Buffy si alzò con un ghigno, lanciandosi verso l' ultimo avversario, che solo in quel momento si riscosse. La sua mano cercò freneticamente il revolver nella borsa, andandosi infine a stringere sull' impugnatura. Il contatto con il calcio della pistola gli infuse sicurezza per un breve istante, ma subito tale fiducia scomparve quando rialzò gli occhi e vide l' assassina così vicina a lui. La guardò avvicinarsi, colmando i pochi metri che ancora li separavano con la velocità del lampo, mentre cercava di sollevare l' arma verso di lei, preso dalla frenesia del terrore. Puntò l' arma ma in quel preciso istante si accorse che la mano della ragazza si era stretta con la forza di una morsa intorno alla sua mano, poi con una rapida torsione verso l' esterno la pistola fu resa inservibile e contemporaneamente l' uomo osservò con orrore mentre la mano destra della sua assalitrice lo percuoteva alla gola. Non avvertì dolore, semplicemente le forze lo abbandonarono mentre si accasciava a terra, con la trachea sfondata dalle nocche di Buffy.

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Buffy tornò a sedersi sulla colonna. Era finita?

Eppure non riusciva a liberarsi di quella sensazione di familiarità con quel luogo, ed in più avvertiva una acuta sensazione di perdita. Ora era senza uno scopo, ed aveva perso ogni possibilità di tornare a casa. Casa? Aveva vissuto per millenni all' inferno, finendo per incarnare una leggenda, ma aveva sempre conservato la presunzione di considerare la sua casa la Terra, la California, Sunnydale. Ma quei pochi mesi le avevano fatto capire che si sbagliava, che ormai non apparteneva più a quel luogo, che il suo posto era altrove, insieme a i demoni che cacciava e divorava. In quel momento capì, ricordando cose da molto tempo dimenticate, ricordando per la prima volta gli ultimi istanti del mondo. In quel momento capì perchè era iniziato tutto questo.

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Si alzò in piedi, concentrandosi per espellere la parte umana. Il procedimento richiese alcuni minuti, e fu alquanto fastidioso, ma non realmente doloroso. Al termine sentì scilvolare via da lei il peso della sua umanità, ma al tempo stesso qualcosa era rimasto. Il ricordo la tormentava ancora, ma non poteva farci nulla. Ai suoi piedi, avvolta in un bozzolo azzurro che si sfaldava sempre più velocemente, c' era la cacciatrice, la "vera" Buffy, ancora incosciente, ma viva. Presto si sarebbe svegliata, e prima di allora molte cose dovevano essere fatte. Si avvicinò al sigillo, un grosso disco di pietra, fittamente istoriato con incisioni che, al contatto delle sue mani, emanarono un intenso bagliore. Le sue mani, ora artigli, cercarono le fenditure, vi si insunuarono e fecero leva, rimuovendo la pesante pietra. Al di là si apriva il portale, attraverso il quale poteva scorgere il mondo nel quale avrebbe voluto così disperatamente fare ritorno. Ma ormai era impossibile. La voragine si allargava inesorabilmente, e presto, vinta la resistenza dei sigilli esterni, avrebbe inghiottito di colpo il mondo intero. Si allontanò dal portale, iniziando il complesso rito che avrebbe causato la sua stessa morte.

"Non possono esserci due Buffy, ed io ho fatto il mio tempo, devo morire, affinchè lei possa diventare me, un giorno"

Mentre il rito procedeva le reminiscenze di umanità la fecero riflettere sull' ironia di tutta la faccenda: era tornata per salvare il mondo, ma aveva scoperto di essere stata proprio lei a distruggerlo. Lanciò un' ultima occhiata alla ragazza a terra, avvolta in un bozzolo ogni secondo più sottile, innocente e così umana. Poi la sua essenza si disperse per sempre. La fine di una leggenda e l' inizio di un' altra.

 

 

The END

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WHEN THE LEGENDS DIE

(MUSIC AND LYRICS BY DAVID DEFEIS)

 

ORESTES:

Father's Eyes staring in the Blackness of the Morning

Mother cries echoing the Shadows of the Sunrise...

There you stood arms cloaked in Darkness where the Shades have gone

Wave goodbye to all that you know and all you'll ever be

 

Where will I run, the Faces are so cold

How will I Rule with Arms against the Sky

Where will I go when all has been disowned

Lord of this World, leave my Soul alone

 

Troy is Burning, say Farewell (HAIL)

Light the Fire of a Thousand Days (WAR)

Pain and Slaughter, even Gods can lie

WHEN THE LEGENDS DIE... cry like Rain...

 

Steal the Wind, gather all the Evening's Suns so blind

Where's your Soul forged in the Mist of Dawn in time will rise

To Damn the Gods this is no Illusion there are Ways to bear, my share

To Kill them all, Blacker than a Thousand Vows when Water Rises

 

How will I run, the Faces are so cold

How can I stand Eyes against the Night

Where will I go when all is said and done

I leave it behind, Graces of the World

 

Kill the Father, Kill the Son (HAIL)

Kill each other work is done (WAR)

Pain is nothing, even Gods can Lie

WHEN THE LEGENDS DIE... Die for me!

 

Oh, I will not Rise again you know

Oh, I will be Torn on Bloody Ground!

 

How will I run, the Faces are so cold

How will I race Clouds against the Sky

 

I am Burning say Farewell (HAIL)

Light the Fire of a Thousand Lives (WAR)

Pain and Slaughter, even Gods will Lie

WHEN THE LEGENDS DIE!!!