CAMBIARE O MORIRE

AUTRICE:THE FIERCE

Buffy chiuse la porta di casa dietro di sè nell' assolata mattinata di luglio. Sunnydale sembrava una ricca cittadina californiana qualunque di prima mattina, spensierata e felice, ma lei non poteva che vederne il vero volto, anche a quell' ora del giorno.

Sunnydale era un avamposto dell' inferno, uno dei pochi luoghi sulla terra in cui la

minaccia sovrannaturale fosse forte. Ed era la sua casa. Aveva provato ad andarsene, eppure vi ritornava sempre, attratta da una forza irresistibile. Giles credeva che fosse il suo senso del dovere, ma in realtà era il richiamo della violenza, un bisogno così impellente da dover essere soddisfatto ogni notte, e quello era il posto giusto per farlo. Intorno a lei vedeva solo volti sereni e inconsapevoli, gente ignara del pericolo che correva abitando in quella città. Ipocriti, pensò. Quanta gente deve morire prima che questa cittàdina venga abbandonata? Quanti cari devono sotterrare prima di decidere di andarsene? Come possono fingere che sia tutto normale? Questi interrogativi si affacciavano spesso alla sua mente, ma non riusciva mai a darsi una risposta convincente. Era certa di comprendere meglio di chiunque altro la città, ma i suoi abitanti per lei restavano un' incognita.

Si guardò attorno prima di attraversare la strada. C' era qualcosa che non andava. Percepiva una forte agitazione provenire dalle vicinanze, come se qualcuno fosse in procinto di aggredirla, ma non sapeva localizzarne la fonte. Certo, poteva trattarsi di un poveraccio tremendamente sconvolto per motivi personali, ma le sembrava strano, visto che non riusciva ad individuarlo. Si guardò attorno cercando la sorgente di tanta aggressività o apprensione, ma vide solo il postino e alcuni innocenti passanti, più qualche automobile in sosta.Chi poteva essere? Il postino? Non era il solito. Lo guardò meglio, e per un attimo incrociarono gli sguardi, prima che si voltasse precipitosamente. Alto e massiccio, dalla musculatura sviluppata, forse un culturista. Cercava di non dare nell' occhio e sicuramente la stava spiando. Si tolse il cappello con un gesto un po' troppo plateale. Un segnale. Per chi? Una grossa berlina nera che aveva conosciuto tempi migliori si staccò dal marciapiede una cinquantina di metri più in là, muovendosi nella sua direzione. Non aveva tempo per pensare, così si diresse verso il falso postino il più in fretta possibile. Fu la scelta giusta. L' uomo colto alla sprovvista recuperò dalla sacca della corrispondenza semivuota un' automatica e tentò di far fuoco, solo per ricevere un forte calcio nell' addome. La ragazza terminò l' opera con un gancio stretto alla tempia provocando uno scricchiolio agghiacciante. L' uomo era morto prima ancora di cadere terra. La macchina intanto si avvicinava mentre dal finestrino posteriore spuntavano due mani che impugnavano grosse pistole. Invece di fuggire per farsi ammazzare a pochi metri di distanza, Buffy si avvicinò anteriormente, rendendo così più difficoltoso prendere la mira. Arrivata in prossimità del veicolo spiccò un salto atterrando sul cofano dell' auto e salendo subito sul tetto. Prima che i killer potessero reagire afferrò loro i polsi e tocendoli strappò loro di mano entrambe le pistole, usandole per far fuoco attraverso il tetto, prima di scendere dal veicolo con un salto. L' autista, probabilmente morto o ferito, perse il controllo dell' auto che sbandò e andò a fermarsi contro un lampione con un urto piuttosto violento. Uno dei killer era sopravvissuto e tentò di fuggire ma lei gli fu subito addosso. L' uomo allora cercò di estrarre dalla cintola un' arma con la mano sinistra, visto che la destra era rimasta ferita nello scontro, ma le due automatiche della cacciatrice cantarono per prime.

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"E così i tuoi uomini hanno fallito, sei sicuro che sia impossibile risalire a te, a noi?"

"Assolutamente signore, i sicari facevano parte dei collaboratori occasionali del consiglio e non mi sono servito dei consueti canali per contattarli, neppure i miei tre colleghi sospettano nulla, tutti si berranno la storiella che abbiamo inventato"

A parlare così era stato Simon Moore, membro anziano del concilio dei quattro, cerchia ristretta che si occupava ufficialmente di sovrintendere le operazioni all' interno di quell' organizzazione segreta millenaria che è il consiglio degli osservatori. In realtà i quattro membri dell' alto concilio disponevano di fatto di un potere addirittura superiore a quello dell' assemblea, sia perchè amministravano i fondi, sia perchè era loro facoltà prendere decisioni urgenti in modo autonomo, senza doverne rendere conto ad alcuno. Di fatto Simon Moore era considerato attualmente a capo del consiglio sebbene in realtà fossero le tre persone nella stanza con Moore a detenere il vero potere. Si trattava di tre personaggi assai diversi tra loro, due uomini e una giovane donna, accumunati apparentemente solo dall' eccezzionale ricchezza e influenza. Edward Solomon era un gracile gentilumo inglese sulla trentina, estremamente raffinato ed esigente, perennemente in movimento, e in grado di cogliere sempre le più piccole sfumature di una frase, un' azione. Tentare di mentirgli, o anche solo di nascondergli qualcosa, era folle, come si era accorto Moore ben presto. Norton Waters era in suo esatto opposto, alto e solido, riflessivo e sobrio, un po' fuori moda, sembrava un vecchio accademico, saggio e sempre affidabile. Laura Chaste infine era un' americana sui trenta, ma sembrava sempre appena uscita da una sfilata di moda, sempre perfetta per ogni occasione. L' apparenza frivola però ingannava e Simon la temeva forse più di ogni altro, per la sua indecifrabilità. Aveva compreso cosa spingeva gli altri due, come pensavano, ma miss Chaste restava per lui un costante enigma. Cinque anni prima erano stati loro a salvare il consiglio dalla più grave crisi che avesse mai attraversato, ma da allora nulla era più stato lo stesso. Solo i membri dell' alto concilio ne erano a conoscenza e, anche se si rivolgevano a loro con l' appellativo di consiglieri, sapevano che dovevano loro obbedienza.

"Siamo pronti per la prossima mossa immagino, Simon" disse Waters, che spesso fungeva da portavoce del gruppo.

"Certo signore" rispose Moore "Anche se non capisco perchè preoccuparsi tanto per una ragazzina, in fondo non è diversa dalle altre"

"Si sbaglia, ma comunque non si trova nella posizione di discutere i nostri ordini, signor Moore" si intromise Solomon parlando con durezza "In ogni caso lei non è tenuto a capire, ma solo ad eseguire gli ordini"

"Sono certo che Simon conosce bene i suoi doveri" esclamò Waters rivolto a Solomon, poi rivolto nuovamente a Moore "Può andare ora, le forniremo le nuove istruzioni per tempo"

Simon Moore uscì dalla stanza rimpiangendo i vecchi tempi, quando a guidarli non c' erano i consiglieri, tre estranei che avevano sì salvato l' organizzazione, ma solo per metterla al loro servizio, e come spesso accadeva si chiese se non avesse preso la decisione sbagliata consegnando il consiglio nelle loro mani. No, si disse, la decisione è giusta, il consiglio deve sopravvivere a qualsiasi costo, un giorno anche i consiglieri non ci saranno più, e riavremo la nostra libertà.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Buffy si stava chiedendo chi aveva cercato di ucciderla. Chiaramente non si trattava di vampiri, nè di nemici sovrannaturali comuni, sembrava molto di più un regolamento di conti fra spacciatori. Potevano essere solo gli osservatori, anche se quello non era il loro modus operandi tradizionale. Buffy si diresse verso uno dei cadaveri nella speranza di trovargli addosso qualche utile indizio. Doveva fare in fretta, non poteva parlare con la polizia, non ancora almeno. Non ci avrebbero messo molto a identificarla, nonostante la loro ben nota inefficenza. L' auto dell' agguato esplose, scaraventandola lontano e distruggendo tutte le eventuali prove. Merda, pensò, il principio di incendio deve aver raggiunto in serbatoio. Buffy si allontanò di corsa, cercando di confondersi fra la folla. Raggiunse un telefono pubblico e compose un numero scritto su un pezzetto di carta tutto spiegazzato che teneva nella borsa.

"E' iniziata" disse quando risposero al telefono, al decimo squillo.

Dall' altro capo del filo lo sciamano sorrise.

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Simon Moore era appena uscito dalla stanza, lasciando soli i tre consiglieri.

"Purity, sei sicuro che quell' uomo sia all' altezza dei compiti che gli hai affidato?" chiese Laura Chaste .

"Certamente mia cara Chastity, le sue competenze sono furi discussione, e poi non deve fare altro che eseguire le nostre istruzioni" ribattè Waters.

"Ma possiamo fidarci di lui? Ci odia, e poi credo che inizi a sospettare qualcosa" intervenne Solomon.

"Vuoi dire che sospetta che siamo demoni?" gli rispose Waters, alias Purity, demone della manipolazione e della corruzione, ora ospitato dalle sembianze umane dello stimato professor Norton Waters, così come i suoi compagni Empaty e Chastity lo erano rispettivamente da Edward Solomon e Laura Chaste.

"In effetti lo ha sempre saputo nel profondo, ma dubito che riuscirebbe mai a riconoscerlo anche solo con se stesso, anche se gli mostrassimo le nostre vere sembianze"

"E' per via del suo senso di colpa" esclamò Chastity "E' già abbastanza forte per aver consegnato il suo amato consiglio nelle nostre mani per poter accettare la verità"

"Questo non ha impedito alla sua ambizione di farlo, però, proprio come avevo previsto" disse Empaty, come per rivendicare la sua importanza.

"Nessun mette in discussione le tue notevoli facoltà" gli rispose Purity "Il tuo talento nel captare le emozioni umane è stato, ed è, fondamentale per il nostro progetto, ma devi imparare a capire il comportamento umano anche quando non puoi avvalerti delle tue capacità, come quando gli eventi ti vengono riferiti"

"Pensavo che questo fosse il compito di Chastity, che ha sempre vantato una notevole affinità verso questi spregievoli esseri umani" ribattè tagliente.

"Non devi giudicarli così" gli rispose la demonessa "Gli umani sono così divertenti ed imprevedibili, molto più interessanti di noi altri demoni, e poi comprenderli mi aiuta a prevedere le loro prossime mosse"

"Quindi come credi si comporterà la slayer quando la avremo allontanata da tutti?" chiese Purity

"Semplice, morirà"

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Buffy Summers si precipitò in casa subito dopo la telefonata. Doveva prendere delle cose prima che arrivassero gli sbirri, e non ci avrebbero messo molto. Afferrò un borsone iniziando a vuotarci dentro il contenuto di alcuni cassetti, senza far troppo caso a cosa ci fosse dentro. Terminati in meno di due minuti i bagagli convenzionali si occupò delle armi. Si trattava non solo di scegliere le più utili, ma anche di far sparire le più compromettenti, tanto da non far peggiorare la sua posizione , già grave, con la giustizia. In un' altra valigia mise il daisho-coppia di spade giapponesi- e una spada da duello europea del XVII secolo, corredata con il pugnale da parata, spesso usato dagli spadaccini dell' epoca. Prese anche una coppia di jo-bastoni corti- e una di tonfa -gli sfollagenti usati dalla polizia americana- mettendoli in valigia con il resto. Raccolse il denaro contante che teneva sempre in casa per ogni evenienza e uscì di casa, certa del cambiamento che stava per avvenire.

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Giles era sconvolto. Dal concilio era arrivato l' ordine di collaborare con le squadre di esecuzione mandate dal concilio a giustiziare Buffy. Sembrava che la cacciatrice intrattenesse rapporti con varie organizzazioni criminali e l' agguato che aveva subito, di chiaro stampo malavitoso, ne era ulteriore prova. Eppure non poteva credere che la sua slayer fosse una criminale. Era cambiata, certo, ma non poteva credere a quello che gli avevano detto su di lei. Pure le prove sembravano irrefutabili. Armi antiche e costose che non avrebbe mai potuto permettersi ritovate in casa sua, l' alleanza con il vampiro Stolz, che fungeva da contatto con la mafia, e per finire i lunghi periodi di assenza e l' ostilità verso di lui e il consiglio. Dove ho sbagliato, si chiese angustiato, come ho potuto essere così cieco da non accorgermi del suo mutamento?

"Salve Giles" esclamò entrando Xander insieme a Willow "Qualche novità?"

"Sì e non buone" disse allungando verso Willow il fax speditogli dal concilio. La ragazza lo lesse e sbiancò in volto, poi lo porse a Xander.

"E' pazzesco" disse Xander dopo aver finito di leggere "Non possono credere una cosa simile" Appallotolò il foglio e lo scagliò nel cestino con un gesto di stizza.

"Dov' è finita Buffy, qualcuno ha sue notizie?" chiese Willow preoccupata.

"Nessuna, pare che sia sparita da ieri mattina, la sta cercando anche la polizia" rispose Giles pensieroso "Ma dobbiamo esserne felici, così non saremo costretti a scegliere fra giustizia e amicizia"

"Cosa intende dire?" chiese Xander furioso.

"Che dobbiamo considerare l' idea che sia colpevole" ribatte Giles, sforzandosi senza risultato, di apparire calmo e controllato "Vedete, io ho controllato personalmente le informazioni più volte prima di chiamarvi, e corrispondono a realtà purtroppo"

"Ci vuol dire che la nostra Buffy è una criminale?" esclamò Willow ora veramente tesa.

"Proprio così"

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Cambiamento. La sua vita aveva già subito svariati cambiamenti radicali. La prima volta quando era diventata slayer, otto anni prima, anche se le pareva un secolo ormai. Poi era arrivata a Sunnydale, aveva conosciuto i suoi amici e, soprattutto, Angel. Quando lui era cambiato ritornando a tutti gli effetti un vampiro aveva subito un duro colpo, ma mai così duro come quando la sua personalità era stata minacciata da quelle di migliaia di cacciatrici del passato. Infine aveva subito l' ultimo mutamento quando, affrontando lo sciamano, si era incamminata per il sentiero del guerriero. Ora però l' aspettava un' intera esistenza di cambiamento, di fuga dai suoi vecchi alleati.

Era rimasta chiusa nella stanza di motel per due giorni, uscendo solo per ritirare il cellulare non rintracciabile che aveva chiesto a Stolz, con il quale aveva chiamato lo sciamano. Lui si sarebbe recato in Inghilterra e avrebbe rintracciato i suoi nemici. Nessuno lo stava aspettando, nessuno sapeva di lui, e con un po' di fortuna avrebbe svolto il suo compito senza che nessuno se ne accorgesse.

Provava un vago rimorso quando pensava alla sua alleanza con lo sciamano. Quell' uomo era privo di morale e viveva solo per combattere e vincere. Non era un pericolo per la gente indifesa, ma era spietato con tutti i suoi potenziali avversari, non importa se umani o sovrannaturali, malvagi o meno. Sicuramente aveva ucciso, e avrebbe ucciso in futuro, anche innocenti pur di perseguire i suoi scopi. Aveva rispetto solo per chi dimostrava di aver sfruttato il suo potenziale, in qualsiasi campo, mentre odiava più di ogni altra cosa il suo spreco. Ecco da cosa derivava il suo fiero odio verso i vampiri, vedeva in loro creature senza futuro, pur con la loro immortalità, incapaci di superare i loro limiti.

Il telefono squillò. Solo Stolz e lo sciamano conoscevano il numero.

"Pronto?"

"Sono Stolz. Stanno arrivando i tuoi amici, e so che mi uccideranno. Darò loro il tuo numero, così potranno rintracciarti e forse mi uccideranno in modo indolore, per cui liberati subito di quel cellulare."

"Ma..."

La conversazione fu chiusa bruscamente. Nella voce di Stolz non c' era nè rabbia nè tristezza, solo accettazione. Evidentemente i suoi nemici ne sapevano di più di quanto non sospettasse, visto che erano andati subito a prenderlo. Ora doveva liberarsi subito del cellulare. Con gli agganci giusti era facile rintracciare il segnale di un telefono acceso. Finchè non si conosce il numero è impossibile, per cui il suo apparecchio era sicuro visto che era stato clonato da quello di un altro utente, ma presto sarebbe diventato una specie di segnalatore. Chiamò subito lo sciamano avvertendolo del problema, poi uscì dalla stanza decisa a vedere in faccia i suoi nemici.

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Purity era soddisfatto. Il suo piano stava avendo successo. La cacciatrice stava perdendo l' appoggio dei suoi amici, grazie all' abile unione di verità e menzogna con cui aveva costruito le accuse. Buffy Summers aveva realmente contatti con il vampiro Stolz, ed era realmente invischiata in pratiche poco pulite, e infine stava realmente allontanandosi dal suo osservatore, ma non era una criminale, e la sua esistenza non era affatto una minaccia per il consiglio. Ma ormai tutti pensavano il contrario. Era riuscito a convincere anche quell' ingenuo di Giles. Moore avrebbe prefeito che l' osservatore si schierasse dalla parte dlla sua pupilla per aver un pretesto per toglierlo di mezzo. L' odio di Moore per quell' uomo era profondo e, all' apparenza, ingiustificato. Ma lui lo aveva già sfruttato e lo avrebbe fatto ancora, se se ne fosse presentata l' occasione.

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Accucciata nel bosco Buffy stava osservando con il piccolo binocolo il parcheggio del piccolo motel dove aveva abbandonato il cellulare. Combattendo contro i nemici sovrannnaturali aveva imparato a usare la strategia, ora l' avrebbe applicata contro esseri umani. Strano, pensò, per quanto inferiore ai demoni in combattimento, l' uomo li supera sicuramente in strategia e tattica. Eppure i suoi attuali nemici non conoscevano nè l' una nè l' altra, utilizzavavano male gli ingenti mezzi. Per questo aveva accarezzato l' idea di passare all' offensiva. Se i suoi avversari avessero abboccato sarebbe riuscita ad individuarli, li avrebbe seguiti ed uccisi.

Ecco! Due grosse berline scure erano entrate rombando nel parchegghio, mentre un furgone faceva il giro intorno al motel. Sette ore dalla chiamata di Stolz. Non male. Erano ben organizzati, ma si comportavano comunque da stupidi. Vide quattro uomini scendere dalle auto e irrompere nella stanza, mentre quelli del furgone si sparpagliavano all' esterno. Non vanno per il sottile, pensò, se ne fregano di eventuali testimoni, sanno che tutto verra messo a tacere. Osservò i killer rimontare in macchina sconsolati per il fallimento e rise in cuor suo. Presto si deconcentreranno e dimenticheranno gli avvertimenti. Si chiederanno se servono davvero 6 uomini per uccidere una ragazza sola, e se non stanno sprecando il loro tempo. Buffy tornò alla macchina e seguì i sicari a debita distanza fino al loro covo.

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Larry Anthon entrò in un fumoso bar in una piccola cittadina poco lontana da Londra. Lo sciamano rimase fuori nell' ombra ad attenderlo. Era il suo collegamento più promettente con il consiglio degli osservatori, e non poteva permettersi di perderlo. Le cuffie pompavano le pesantissime note colme di malvagità dei Marduk ad altissimo volume, eppure lo sciamano riusciva ugualmente a percepire i suoni intorno a lui. Erano tre giorni che lo seguiva da vicino, principalmente in tutti i pubs della zona, e ancora la sua pazienza non era stata premiata. Sembrava che quel poveraccio avesse una mappa dettagliata di tutte le taverne d' Inghilterra stampata in testa, e fosse fermamente determinato a fare visita ad ognuna. Come dargli torto comunque? Era stato spedito senza preavviso a far da guida alla nuova cacciatrice risvegliatasi in Minnesota, ma la sua pupilla era stata fatta a brandelli sotto i suoi occhi due settimane dopo essere diventata slayer. Era rientrato molto scosso in Inghilterra e Giles contravvenendo alle procedure gli aveva scritto una lettera di conforto. Buffy aveva letto il recapito tre mesi prima dell' agguato e per un qualche motivo lo aveva annotato. Era stata una mossa previdedente e gli aveva dato una buona base su cui agire. Sfortunatamente quell' uomo non aveva molti contatti con il consiglio e lo sciamano aveva già sprecato tempo prezioso. Tuttavia non era irritato. La pazienza faceva parte delle sue qualità, e avrebbe potuto attendere per giorni lo spiraglio che cercava. Si trattava solo di aspettare.

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Buffy corse fuori dalla stanza a tutta velocità dirigendosi subito verso il boschetto attiguo. Se qualcuno la stava seguendo lo avrebbe visto di sicuro. Ma non c' era nessuno. Rallentò il passo e rivide nella sua mente la scena. Il killer chino sul distributore del ghiaccio fuori del motel che le dava le spalle e che moriva senza aver neppure rendersene conto. Lei che entrava tranquillamente nella prima delle due camere degli assassini e li coglieva di sorpresa, spezzando la trachea a uno con un semplice colpo di taglio e vedendolo soffocare lentamente mentre l' altro si gettava disperatamente sulla pistola, commettendo un grave errore tattico facendosi raggiungere. Si vide mentre gli strappava l' arma di mano, lo sollevava sopra la testa e lo scagliava fuori dalla finestra del terzo piano. Vide i killer rimasti uscire dall' altra stanza ed accorrere, troppo tardi però per intervenire o salvare loro stessi. Li rivide mentre facevano fuoco quasi alla cieca, in tutte le direzioni, mentre lei li raggiungeva alle spalle. Spezzava le vertebre cervicali con un colpo secco al primo, poi sollevava il secondo afferrandolo per il collo e l' inguine e lo scagliava contro l' ultimo, usandolo al contempo come scudo. Vide l' ultimo sicario cercare di districarsi da sotto il corpo del suo compagno e cercare di fuggire mentre lei si faceva sotto, sbriciolandogli le costole con attacchi troppo forti e rapidi, causandogli lesioni interne gravissime. Lo vide vomitare sangue e cadere poi inanimato. Era soddisfatta, ma si sentiva anche un po' in colpa. Non aveva mai ucciso altri esseri umani se non per legittima difesa, o comunque quando attaccata. Questa volta invece aveva braccato i suoi nemici e li aveva seguiti senza dar loro scampo. D' altro canto se avesse aspettato un loro attacco difficilmente sarebbe sopravvissuta. Per quanto abile e forte potesse essere, un colpo di pistola l' avrebbe comunque uccisa, e scontrarsi con sei tiratori scelti non era fattibile in campo aperto. Non c' era altro modo, e avrebbe continuato a combattere le sue battaglie dimostrando contro gli uomini la stessa decisione che aveva sempre dimostrato contro demoni e e vampiri.

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Simon Moore ricevette la notizia della morte dei suoi uomini, e provò una fitta di tristezza, anche se sapeva fin dall' inizio che sarebbe andata così. Faceva parte del piano per allontanare la ragazza dagli amici, per farla sentire braccata. Era improbabile che quei sicari riuscissero nel loro compito, ma erano stati mandati ugualmente. La solitudine avrebbe fatto commettere alla slayer un' errore. Era abituata ad agire in segreto, ma non ad essere cacciata dalla polizia, dal concilio e presto anche dai suoi amici. Sicuramente era capace di uccidere dei killer umani, lo testimoniava la strage che aveva compiuto, e forse sarebbe riuscita anche ad eliminare i poliziotti senza eccessivi sensi di colpa. Ma i suoi amici? Avrebbe fracassato il cranio di Giles se necessario? E gli altri due? Avrebbe avuto il coraggio di uccidere anche loro? Credeva di no. Anche se probabilmente non erano in grado di eliminarla, erano sempre una preziosa fonte di informazioni, sapevano come agiva e come pensava. Doveva solo convincerli a collaborare. Non sarebbe stato difficile, bastava manipolare le prove e far leva sul loro senso di colpa. "Se solo le fossimo stati più vicini" oppure "Se avessimo capito cosa le stava accadendo" Questi pensieri si erano certamente affacciati nelle loro menti, e sarebbe bastato coltivarli per renderli nemici giurati della loro vecchia amica. Avrebbero desiderato pulirsi la coscienza come degli sciocchi, riparando al 'loro errore'. Forse avrebbe potuto uccidere Giles dando la colpa alla cacciatrice per scatenare la reazione dei due ragazzi e spingere al contempo la slayer a compiere una sciocchezza. Ma doveva parlarne con Waters e gli altri consiglieri prima, purtroppo gli avevano impedito di liberarsi di quell' odiato ipocrita più volte in passato, e non capiva perchè lo proteggessero.

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Larry Anthon entrò nel massiccio edificio che da secoli fungeva da sede centrale del consiglio passando accanto ad una rubusta guardia. L' osservatore si chiese a cosa servisse una sentinella, ma sapeva la risposta. Paranoia. Moore, la loro guida, era un dannato paranoico, che da anni ormai prendeva decisioni discutibili. Eppure la sua influenza sul consiglio non era diminuita, anzi era cresciuta. Lui lo odiava profondamente, ormai ne era sicuro, dalla prima volta che lo aveva incontrato. In fin dei conti Moore non era neppure un vero osservatore. La sua conoscenza del latino era modesta, e non si era mai addentrato negli oscuri segreti della magia e delle arti arcane. Lui era un dannato politico, un burocrate bravo solo a perorare la sua causa. Si maledisse per la millesima volta per averlo lasciato fare, mentre lui e Giles si erano messi da parte, considerando le loro ricerche più importanti della direzione del consiglio. Nessuno dei due aveva mai desiderato essere il capo, ma ora entrambi rimpiangevano la loro mancanza di decisione. Si incamminò tristemente verso la sala dell' assemblea per scoprire il motivo dell' inattesa, ed urgente, convocazione.

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Lo sciamano scrutava accucciato nell' ombra di una siepe, dove aveva nascosto i corpi delle due guardie che pattugliavano il perimetro esterno. Dilettanti. Ucciderli era stato semplice, anche se forse non necessario. Aveva cercato di testare le loro capacità e si era accorto della loro incompetenza. Avrebbe potuto eluderli o limitarsi a stordirli, ma non lo aveva fatto. Del resto il suo piano originale era quello di uccidere tutti gli occupanti del palazzo, anche se ora stava cambiando idea. C' era qualcosa di strano all' opera e voleva sapere di cosa si trattava, prima di trasformare quel luogo in un mattatoio. Inoltre iniziava ad apprezzare il lavoro di alcuni osservatori, e non aveva intenzione di eliminarli senza motivo. Anthon ad esempio aveva dedicato la sua vita all' occultismo, aveva dato un senso alla sua esistenza. Certo ora era depresso, ciò nonostante gli sarebbe dispiaciuto doverlo uccidere. Lo sciamano si riscosse e coprì alla meglio i due cadaveri. Ho aspettato abbastanza, si disse, é il momento di entrare.

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Moore lo attendeva nella vasta sala dell' assemblea, insieme a due persone che lì, nell' austera e polverosa sala, parevano del tutto fuori posto. Con Moore c' era un tipo robusto sui quaranta, vestito in modo sportivo e con i capelli brizzolati tagliati corti a spazzola, e una giovane donna, probabilmente sui 25, elegantissima e molto bella.

"E' arrivato finalmente, Anthon, le piace farsi attendere?" chiese con sgradevole sarcasmo Moore "La stavamo tutti aspettando"

"Ho fatto più in fretta che potevo" rispose Larry sforzandosi di mantenere il controllo. Si trattava di un tentativo maldestro di umiliarlo, ne era sicuro. Moore abitava a Londra e tra la chiamata e il suo arrivo era trascorso solo il tempo strettamente indispensabile, inoltre si stava facendo stada nella sua mente l' idea che quella convocazione non fosse altro che uno stratagemma per metterlo in difficoltà. Non mi lascierò umiliare da quel sadico pidocchio, si ripromise, non gli darò anche questa soddisfazione.

"Allora che c' è?" chiese mostrando un' impazienza che in realtà non provava affatto, sia per accelerare le cose sia per dare l' impressione ai suoi interlocutori di essere molto impegnato.

"Non ricordavo che fosse tanto impaziente, Larry, nè così sgarbato" rispose Moore con l' ombra di un sorriso "Volevo presentarle Miss Chaste e Doug Stern, nuovo supervisore alle attività delle cacciatrici"

La stretta di mano dell' uomo era energica, e i suoi modi spicci, tanto da ricordargli quelli di un militare. Anthon era stupito. I cambiamenti che stavano avvenendo all' interno del consiglio erano ben superiori a quanto non pensasse. Non avevano mai avuto un supervisore alle attività delle caciatrici, accidenti, non sapeva neanche che cosa significasse. In secondo luogo quel loro ricorrere a membri esterni era preoccupante. Quello Stern non era certo un osservatore, quanto alla signorina Chaste non sapeva neppure perchè si trovasse lì, e sicuramente non sarebbe stato Moore a dirglielo.

"Mi occuperò dell' addestramento e della coordinazione delle cacciatrici, così sto visionando tutto il materiale possibile" disse Stern "E volevo chiederle chiarimenti sulla sua esperienza con una di esse"

Anthon capì perchè Moore lo aveva chiamato, voleva che rivivesse quell' esperienza così dolorosa ancora e ancora, costringendolo a raccontarla a Stern. Di più, voleva che si sentisse in colpa, che si accusasse della morte di Melissa.

"Temo di non poterla aiutare, ho conosciuto solo una cacciatrice e sono rimasto con lei solo per un breve periodo, e comunque è tutto nel rapporto" esclamò Larry un po' troppo in fretta, sulla difensiva.

"I rapporti sono importanti, certo, ma se possibile io ho sempre preferito lavorare con le persone" replicò Stern "Comunque non voglio farle pressioni, parleremo quando sarà pronto"

Lo stavano compatendo. Larry si odiò per come aveva gestito la conversazione, nonostante i suoi tentativi aveva mostrato la sua sorpresa, la sua sofferenza, e Moore l' aveva sfruttata per fargli ancora più male. Moore era un idiota, ma aveva sempre avuto un grande talento nel manovrare la gente, doveva riconoscerlo. Del resto era riuscito a diventare capo del consiglio senza aver nessun merito vero e proprio.

Simon Moore uscì dalla stanza seguito da Stern e dalla Chaste, lasciando Larry Anthon arrabbiato e confuso.

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Lo sciamano vide il terzetto uscire dalla sala e si decise ad entrare. Larry dapprima non si accorse della sua presenza, poi, quando lui lo chiamò, parve alquanto stupito.

"Salve Larry, è un po' che la seguo, ma non credo che lei mi conosca"

"Cosa intende dire?" esclamò spaventato "Cosa vuole da mè?"

"Sapere chi erano quei tre e cosa le hanno detto" rispose imperturbabile lo sciamano. "Se crede che sia disposto ad aiutare uno sconosciuto come lei si sbaglia"

Fece per uscire dalla stanza, ma lo sciamano lo bloccò mettendosi tra lui e la porta.

"E' chiaro che la sua posizioene qua dentro non è delle migliori, inoltre non mi pare che abbia molta simpatia per quelle persone" azzardò lo sciamano "Io posso aiutarla a riportare le cose come erano un tempo, se lei mi aiuta"

"Cosa vuole sapere?"

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Lo sciamano uscì dalla sala con le mani sporche del sangue di Larry Anthon. Ora sapeva cosa doveva fare, ma aveva anche ucciso un brav' uomo. Non aveva avuto scelta però, almeno per il suo modo di vedere le cose. L' osservatore era morto dentro ben prima di incrontare lui. Divorato dal senso di colpa aveva perso la speranza e la voglia di lottare, e non avrebbe retto ad altre delusioni. Lo aveva sfruttato per ottenere le informazioni di cui aveva bisogno, poi lo aveva ucciso per non costringerlo a vedere cosa ne avrebbe fatto del consiglio, per non renderlo un traditore.

Allontanò la mente da queste elucubrazioni, concentrandosi sulla mossa successiva. Doveva trovare Stern e capire in cosa consisteva il suo lavoro, e poi lo interessava la donna, visto che non riusciva a capire quale fosse il suo ruolo. Non gli fu difficile trovare il suo ufficio, all' interno la sorveglianza era minima e non c' era quasi nessuno in giro. Il locale era deserto e sembrava in perfetto ordine, con tanto di schedario metallico e computer sulla scrivania che lo facevano assomigliare molto ad un ufficio governativo, se non addirittura militare. Lo sciamano si buttò sull' archivio cartaceo, considerando troppo ostici i sistemi informatici.

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Buffy era rimasta nascosta per giorni, in attesa di una chiamata dello sciamano. Ora che si era decisa ad uscire era preoccupata di mettere in allarme i suoi nemici. Non poteva rischiare di farsi rintracciare prima di passare all' azione, o il piano sarebbe sfumato, e lei non poteva permetterlo. L' unica alternativa era passare il resto della vita a nascondersi, e non avrebbe potuto sopportarlo. Lei desiderava uccidere, e i vampiri erano la sua preda preferita. Non avrebbe potuto continuare con il consiglio sempre alle costole, ma non era una cosa a cui potesse rinunciare. Una volta aveva desiderato la normalità, ma poi aveva capito che non poteva più vivere una vita noiosa come una ragazza qualunque, non dopo quello che aveva passato. All' inizio pensava che fosse l' eccitazione, ma ben presto capì che era il sangue quello che bramava. Era la 'maledizione' delle cacciatrici, come aveva riscontrato anche in Faith e nella maggior parte delle slayer di un certo valore che aveva conosciuto. Non che ce ne fossero state molte. Negli ultimi anni solo due di loro avevano superato i sei mesi di attività, ma aveva letto qualcosa di simile anche sui testi di Giles, durante il periodo in cui era tormentata dai ricordi delle cacciatrici del passato. La ragazza parcheggiò l' auto vicino alla scuola, decisa ad entrare in biblioteca e scoprire qualcosa di utile. Mal che vada, pensava, riuscirò a scoprire il grado di coinvolgimento di Giles. In realtà, nonostante la sua perlustrazione preliminare, non avrebbe potuto escludere completamente la possibilità di cadere in una trappola tesa da un dozzina di osservatori-killer equipaggiati con armi automatiche. Ma non poteva più aspettare, doveva per forza fare qualcosa. Sgattailò dentro la scuola confonendosi con i pochi studenti presenti a quell' ora del pomeriggio, del resto non dimostrava più di 18 anni. La biblioteca era deserta, ma Giles avrebbe potuto trovarsi nel suo ufficio. Controllò inutilmente, quindi cercò di trovare qualche appunto, ma non c' era nulla. Dannazione, pare che abbia cambiato le sue abitudini, pensò, probabilmente pensando ad un' evenienza simile. L' istinto le urlò di uscire di lì, che c' era pericolo, ma lei esitò un istante, sentendo un rumore di passi nel corridoio. Due figure entrarono nella stanza.

"Ciao Buffy, ti stavo aspettando" esclamò Giles con un' espressione grave sul volto.

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Lo schedario di mr Stern conteneva un' incredibile varietà di informazioni, archiviate in modo impeccabile, ma comunque così diverse fra loro che inizialmente lo sciamano non riuscì a raccapezzarvisi, poi lentamente i tasselli iniziarono ad andare al loro posto. C' erano ricevute di prodotti chimici, appunti che rimandavano a testi probabilmente contenuti nelle biblioteca del luogo, liste di nomi e più esaurienti schede personali, specialmente di personale medico o di genetisti e biologhi. Infine scovò una lista di nomi e indirizzi diversa dalle altre. Non si trattava di una lista qualsiasi, erano tutti nomi di possibili cacciatrici. Nel corso degli anni il consiglio individuava spesso le 'candidate', la loro attivazione dipendeva dalla morte della precedente cacciatrice, tanto che molte di loro non diventavano mai tali, perchè una volta superata una certa età ciò non era più possibile. La maggior parte di loro era stata lasciata in pace, tuttavia in alcuni casi queste venivano addestrate a svolgere il loro compito anche prima di ricevere il potere, qualcuna anche dai sei anni di età. In quella lista c' erano i nomi di tutte quelle individuate dagli anni settanta fino alle più recenti, e per alcune c' erano delle annotazioni. C' erano anche i nomi di Buffy, di Kendra, di Faith e di tutte le slayer più recenti, cerchiati in rosso e corredati di data di attivazione e di morte. Altre note stavano accanto ai nomi di alcune candidate, note che lo sciamano non riuscì a comprendere. Nessuna di quelle ragazze era diventata slayer, eppure accanto a tutte era segnata la data di morte. Solo l' ultimo nome era cerchiato in rosso, solo Neela Crux era diventata una slayer. Consultò gli altri dati, era lei la cacciatrice del momento, ed era volata Sunnydale.

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Buffy non si scompose.

"Salve Giles, non mi presenta la sua amica?"

La ragazza non perse tempo aspettando che Giles la presentasse e fece da sè.

"Salve sono Neela Crux, la nuova slayer."

A parlare era stata una giovane latino-americana alta e muscolosa la cui prestanza fisica contrastava con i lineamenti infantili del volto, rendendo assai difficile stabilire quale fosse la sua età.

"L' avevo immaginato" ribatte Buffy "E immagino che ti abbiano mandato qui per uccidermi, vero"

"Non si arriverà a tanto" si intromise l' osservatore "Se la seguirai di tua spontanea volontà verso il giudizio del consiglio"

"Cresca Giles, non arriverei mai al giudizio, loro vogliono ucidermi, e non avranno pace finchè non sarò sotto un metro di terra"

"Signor Giles" esclamò Neela "Ha fatto il suo tentativo, ma ora tocca a me" fece per avvicinarsi alla sua avversaria, ma l' inglese fu lesto a frapporsi fra le due cacciatrici.

"Ancora un secondo, ti prego, posso sistemar le cose" disse rivolto all' emissaria del consiglio, poi continuò, questa volta rivolto alla slayer ribelle.

"Buffy, non pretendo di capire perchè hai fatto quelle cose, perchè ti sei legata alla malavita, ma sò che possiamo mettere tutto a posto se collabori"

Buffy Summers compatì Giles in quel momento. Lo vide per la prima volta per come era davvero, un uomo fuori dal mondo, perso nei suoi libri, ingenuo. Capì che, oppresso dai sensi di colpa, timoroso di aver fallito nei suoi compiti di osservatore, aveva accettato quello che gli avevano detto, ma lo aveva fatto solo perchè il loro rapporto, la loro amicizia, aveva iniziato ad incrinarsi.

"Lei si è davvero bevuto tutte le cazzate che le hanno propinato?"

"Buffy è inutile che ti dichiari innocente, ho visto le prove!"

"Prove? Quali prove? Le prove si possono costruire, lei dovrebbe saperlo con quello che è successo in tanti anni"

"Ho visto casa tua, le armi antiche, i mobili, tutto indica un tenore di vita che non avresti mai potuto condurre"

"Ora basta, mi occuperò io di lei" sbottò Neela che aveva seguito lo scontro verbale tra i due con crescente impazienza. Vedendo che l' osservatore non accennava a spostarsi lo scostò di brutto.

"Si tolga di mezzo" Buffy le si avventò contro spingendola lontano.

"Non ti intromettere ragazzina, se ti è cara la pelle" esclamò Buffy; poi, di nuovo rivolta a Giles "E secondo lei questo fa di mè una gangster, una mafiosa?"

"Vuole sapere di cosa mi occupavo? Contrabbando di armi antiche, anche oggetti d' arte a volte, perlopiù appartenenti a vecchi vampiri che avevo eliminato"

"Lo confesso" continuò "Non è legale e mi servivo di Stolz, ma non avevo forse diritto a qualcosa per tutto quello che facevo?"

Giles era rimasto senza parole. Da un lato si sentiva in colpa per aver dubitato della sua cacciatrice, dall' altro aveva capito che lei era distante, e non si sarebbe mai più riavvicinata. L' attacco di Neela fu improvviso e pose fine alle riflessioni di entrambi.

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La porta dell' ufficio di Stern si aprì ed il nuovo supervisore delle attività delle cacciatrici fece il suo ingressonella stanza. Lo sciamano non si mosse, continuando a consultare lo schedario come niente fosse.

"Salve mr Stern"

"Salve, con chi ho l' onore di parlare?" chiese Stern, fingendo di non essere sorpreso della presenza di quell' intruso.

"I nomi non sono importanti, tanto lei non uscirà di qui" esclamò lo sciamano lasciando finalmente perdere lo schedario e avvicinandosi lentamente.

"Questo è da vedere"

Stern fece un passo indietro ed estrasse un piccolo revolver da un fondina sotto la giacca, ma commise l' errore di concentrarsi sulla pistola dimenticandosi per un istante del suo avversario. Pagò caro lo sbaglio. Lo sciamano gli fu addosso in un lampo, afferrandogli il polso con entrambe le mani e abbassando l' arma verso il basso. Lasciò andare l' arma con la mano destra e colpì il suo avversario al viso con il dorso del pugno, poi con la sinistra torse la pistola, spezzando l' indice della mano che era rimasto vicino al grilletto. Con un balzo lo sciamano riacquistò la distanza, e colpì Stern con un calcio frontale al plesso solare. L' uomo si sgonfiò come un pallone mentre tutta l' aria gli usciva dai polmoni in fiamme, e rimase cosciente ma stordito, incapace anche solo di gridare.

Lo sciamano gli si avvicinò con cautela.

"Adesso è pronto a dirmi ciò che voglio sapere?"

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Una Buffy più giovane sarebbe stata presa di sorpresa, ma in lei permaneva il ricordo della morte di migliaia di cacciatrici, molte delle quali prese alla sprovvista, per cui era virtualmente impossibile soprenderla. In un certo senso era stato questo suo stare sempre all' erta, essere costantemente tesa alla sopravvivenza, a scavare un solco fra lei e i suoi amici, e, più in generale, fra lei ed i comuni esseri umani .

Neela era rapida e potente, superbamente addestrata, probabilmente già da prima dell' attivazione, ma soprattutto possedeva una forza fisica straordinaria, anche per una cacciatrice. Deve dipendere dalla sua stazza fuori del comune, pensò Buffy, meglio tenere la distanza ed evitare il clinch. Neela attaccò dapprima con cautela, fintando e spotandosi con decisione, ma non riuscì a penetrare le difese della sua collega più anziana, che schivava e parava con il minimo sforzo, rimanendo quasi immobile. Cercò di farsi sotto ma fu scaraventata indietro da un diretto sullo sterno.

"E' inutile ragazzina, sei molto abile, ma non come me, forse fra cinque anni, se sarai ancora viva, avrai una chance"

"Taci" urlò fuori di sè la giovane emissaria del consiglio, rialzandosi in piedi e avventandosi poi sulla sua avversaria. Neela attaccò con un calcio circolare ampio, abbastanza potente da frantumarle un paio di costole, ma Buffy si spostò nella direzione opposta, assecondandone il movimento e bloccandole la gamba mentre contemporaneamente le spazzava la gamba d' appoggiò. Neela si ritrovò inchiodata a terra con il viso a pochi centimetri dal pugno già caricato dell' avversaria, ben sapendo che un colpo diretto alla faccia l' avrebbe uccisa spappolandole il volto. Ma il colpo definitivo non venne.

"Vattene, non voglio ucciderti se posso evitarlo" La giovane slayer si alzò e fuggì lontano. L' istinto le urlava di eliminarla ora, che lasciarla in vita sarebbe stato un terribile errore, eppure non aveva il coraggio di farlo. Era la prima volta dopo molto tempo che ignorava lo ignorava. Sapeva che farlo era folle, e che, in fondo, se rinunciava a quello non le restava più nulla, ma non si mosse.

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Neela Crux fuggì via infuriata con se stessa, ma non andò lontano. Cercò il ripostiglio che aveva già individuato e vi ci si nascose. Tirò fuori un piccolo astuccio dietro ad alcuni detersivi. Dentro c' era una siringa ipodermica. Maledetti pazzi! Le avevano garantito che l' effetto sarebbe durato abbastanza, che era già pronta per sconfiggerla, ma erano menzogne. Lei poteva sconfiggerla, ma aveva bisogno della sua medicina. Quei bastardi non gliene davano mai abbastanza, e se non fosse riuscita a rubarne un po' non ne avrebbe avuta neanche per questa emergenza. Loro credevano che non sapesse quando smettere, che non fosse in grado di controllarsi. Sbagliavano, lo avrebbe dimostrato presto, ma prima doveva eliminare la sua rivale. Preparati Summers, ora vengo ad ammazzarzi.

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Lo sciamano schiacciò cinicamente la gola di Stern con la punta dello stivale, applicando progressivamente maggior forza, fino a soffocarlo. Per la prima volta dopo molti anni provava quasi odio per qualcuno. Ormai credeva di aver reso il suo cuore simile a pietra, anzi acciaio, ma quello che la sua vittima aveva fatto aveva quasi ridestato la sua parte umana, quella in grado di provare sentimenti. Sotto quel punto di vista era come un animale, viveva in modo semplice, diretto, e faceva solo ciò che voleva. Eppure le vecchie abitudini ritornavano, a volte. Provava per Moore, Stern e i consiglieri, di cui lo stesso Stern aveva potuto dire ben poco, la cosa più simile all' odio e al risentimento che potesse provare, così come sentiva per Buffy qualcosa di simile all' affetto. Quasi gioì nel vedere Stern morire. Non aveva mai provato piacere nel mettere fine ad una vita. Si trattava unicamente di eliminare un avversario definitivamente, e non aveva importanza come ciò accadesse. Nonostante questo quando uscì da quell' ufficio lasciandosi alle spalle un cadavere ancora caldo non potè che sentirsi soddisfatto. Ora li ammazò tutti, pensò mente varcava la soglia.

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Buffy se la ritrovò davanti all' improvviso. L' attacco fu brutale, ed altrettanto lo fu la risposta istintiva , tale da scagliare la sua avversaria ad alcuni metri di distanza. Stranamente però Neela non sembrò risentirne, alzandosi in piedi con una velocità impressionante e ripartendo all' attacco immediatamente. Questa volta sferrò un poderoso diretto destro verso il suo viso. Buffy si spostò leggermente di lato, colpendo il braccio quasi teso dell' avversaria con entrambe le mani da due direzioni opposte, sia prima che dopo il gomito. Il gomito di una persona normale si sarebbe probabilmente spezzato, mentre quello di un vampiro, o quello di una cacciatrice, avrebbero subito solo una lesione superficiale a livello tendineo, tale però da ridurre notevolmente l' efficacia di qualsiasi colpo sferrato. Neela sembrò non accorgersi neppure della sua azione, e proseguì sferrando un huraken-percossa sferrata con il dorso del pugno- che Buffy parò in qualche modo, pur essendo costretta ad indietreggiare. La ragazza osservò la sua avversaria. Sembrava diversa. Respirava affannosamente e sembrava aver perso lucidità: i suoi colpi erano più forti ma leggermente più lenti, inoltre sembrava aver perso qualcosa anche in coordinazione ed in precisione. Eppure sul suo volto c' era un gigno, probabilmente una specie di sorriso. Eizabeth Anne Summers si chiese contro cosa stava combattendo.

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Mentre si dirigeva verso l' ufficio di Moore lo sciamano pensava alle sconcertanti rivelazioni che aveva scoperto. Negli ultimi trent' anni il consiglio si era divertito a giocare con le slayer: tentativi di clonazione, di riproduzione in serie, e di potenziamento chimico ed ormonale erano stati esuguiti senza pensare al grande numero di vite, vite di cacciatrici o di candidate, che erano state sprecate. Il progetto Elisio era solo la punta dell' iceberg, anche se il peggiore in assoluto. Stern era stato incaricato di potenziare con ormoni e steroidi, droghe sintetiche, ed ogni altro tipo di porcheria tutte le candidate individuate dal consiglio, senza considerare che un trattamento così massiccio aveva sì portato tutte le ragazze fino ad un livello fisico eccezzionale, ma le aveva anche uccise in tempi brevissimi. L' unica sopravvissuta era Neela Crux, e solo perchè era stata attivata e le sue difese immunitarie si erano conseguentemente potenziate, ma ora questa slayer era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Buffy avrebbe dovuto affrontare un' avversaria difficile, ma non gli importava granchè di come sarebbe andata a finire. Del resto lui aveva accettato di eliminare il consiglio per mettersi alla prova contro avversari così ben organizzati da aver una tradizione di segretezza durata millenni , e non per fare un favore a lei.

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Neela sembrava sempre più fuori di sè. Colpiva con sempre maggior potenza, sferrando colpi ampi, con traiettorie circolari che li rendevano difficili da schivare ma facili da parare. Se questo fosse stato possibile però. Ogni volta veniva scagliata lontano, incalzata dalla sua avversaria che sembrava dotata di energie inesauribili. Ormai Neela non si curava più di difendersi, continuava solo a colpire, e a colpire, incassando le botte senza nessuna conseguenza. Buffy schivò abbassandosi un gancio destro stretto, scivolò leggermente di lato e sferrò un montante al fegato colpendo con il pugno, ma non solo: il suo movimento era fluido, e comprendevava la forza delle gambe, la rotazione delle anche, la forza del torace e della schiena; un colpo da k.o., forse letale. L' esultanza la invase, aveva sconfitto il suo nemico! Per questo motivo l' orrore la sconvolse, paralizzandola per un breve istante quando vide Neela rimanere in piedi e contrattaccare con un altro gancio, questa volta sinistro. Buffy reagì in ritardo. Protese una mano nel disperato tentativo di deviare il pugno, ma questo spazzò via la sua guardia come se niente fosse, colpendola alla tempia, anche se solo di striscio. Caddè a terra stordita, mentre con la coda dell' occhio vide l' altra cacciatrice sovrastarla e lanciare un selvaggio grido di trionfo.

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La fragile porta in ciliegio dell' ufficio di Moore esplose, sfondata dal calcio dello sciamano, che si precipitò all' interno. Prima ancora che l' esterefatto osservatore e la sua interlocutrice potessero reagire in qualsiasi modo il gomito destro dell' intruso si abbatteva con violenza sulla nuca di Moore, che crollò riverso sulla sua scrivania. L' osservatore svenuto dava le spalle alla porta, mentre miss Chaste , che gli stava innanzi, indietreggiò velocemente, vedendo comparire la figura dello sciamano.

"Salve, miss Chaste, la stavo cercando"

"E mi ha trovato"

"Sà, mi chiedevo quale legame aveste voi tre con questo consiglio, ma ora che l' incontro di persona tutto mi appare chiaro, demone"

"Notevole" rispose la donna, colpita "Non sono molti quelli in grado di vedere oltre il velo di umanità in cui mi sono avvoltà"

"Non sono una persona normale"

"Credo che questo precluda ogni possibilità di risolvere la situazione senza violenza, vero?

"Temo di sì"

Laura Chaste iniziò a cambiare. La pelle sfrigolava, mentre assumeva la cosistenza della cera e diveniva completamente liscia e glabra. I piedi e la parte inferiore delle gambe si allungarono progressivamente fino ad assumere l' aspetto definitivo di zampe artigliate con tre dita, due anteriori ed una posteriore. Le dita della mano sinistra si allungarono, mentre le perfette unghie curate da una manicure personale lasciavano il posto ad artigli acuminati e terribili. Il braccio destro rimase invariato, ma spuntò un nuovo arto dalla parte destra del corpo, all' altezza della cintola, terminante in una grossa e micidiale chela. Tuttavia fu la testa a subire i maggiori cambiamenti. Divenne completamente calva, priva anche di ciglia e sopracciglia ed in corrispondenza della nuca spuntò un nuovo volto, opposto all' altro. Mentre il primo era sostanzialmente identico a quello umano, ad eccezione dei denti che divennero più appuntiti, il secondo era allungato, ghignante ed animalesco. Il capo poteva ruotare di 360° e la demonessa gli mostrava alternativamente una faccia o l' altra, che assumevano spesso espressioni opposte. Benchè la trasformazione l' avesse resa mostruosa Chastity rimaneva in qualche modo affascinante, in un modo inquietante e mostruoso. Eppure lo sciamano non avvertì affattò la pressione magica, ipnotica, del demone su di sè, o, se anche se ne accorse, se la scrollò di dosso come una leggera pioggerella primaverile.

"Ti piaccio?" chiese sarcasticamente Chastity, demonessa della lussuria e dell' inganno, dopo aver portato a termine la mutazione.

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Le dita d' acciaio di Neela le mozzavano il fiato, strette in una morsa attorno alla sua gola. Se fosse stata lucida non avrebbe cercato di strangolarla, lo sapeva bene. Ma anche così la sua situazione non migliorava affatto. Secondo gli esperti occorrono circa due secondi per spezzare un collo partendo da una qualsiasi presa di strangolamento, ma era sicura di aver ancor meno tempo. Ora che era così vicina alla morte il suo spirito scivolò nuovamente nel vuoto, come le accadeva sempre quando combatteva, stato che però nel precedente scontro con quella slayer non era riuscita a raggiungere. Nel vuoto non c' è pensiero cosciente, solo azione, senza sensi di colpa, senza controllo, solo le azioni più efficaci vi trovavano posto, senza alcuna valutazione morale. La situazione era critica. Normalmente per liberarsi da una presa si tende a causare dolore, e non a contrastare la forza dell' avversario. Neela però era apparsa insensibile al dolore , nonostante lei le avesse assestato colpi particolarmente efficaci, quindi non poteva liberarsi della sua presa così semplicemente. Inconsciamente aveva valutato istantaneamente questa situazione con la sua esperienza personale e quella mutuata dalle cacciatrici del passato, poi aveva colpito. Con il palmo della mano sinistra aveva colpito l' avversaria al mento spingendolo verso l' alto di qualche centimentro, mentre con la destra le sferrava un colpo alla gola. Era un attacco letale. Sentì chiaramente il rumore della trachea che si spezzava e attese che la presa si indebolisse, ma ciò non accadde. Stavano soffocando entrambe, ma Neela non se accorgeva. Allargò di colpo le braccia, riuscendo a piegarle i gomiti verso l' esterno e a farla sbilanciare in avanti. Portò le ginocchia in sù, a contatto con il ventre dell' avversaria e spinse verso l' alto, usando le gambe e il bacino per darsi più slancio, spingendo contemporaneamente anche con le braccia nell' incavo ascellare e riuscendo finalmente a proiettarla sopra di lei, spezzando la morsa in cui era intrappolata. Riuscì ad alzarsi prima della sua avvesaria, che stava diventando cianotica ma si lanciava ugualmente contro di lei. Evitò il contatto schivando facilmente i colpi sempre più scoordinati e lenti, poi finalmente Neela si fermò, immobile per un' istante, dopodichè crollò a terra priva di vita.

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La demonessa si avventò contro lo sciamano che però non parve molto impressionato. Gli artigli del braccio sinistro scattarono verso il suo viso, ma non arrivarono al bersaglio, visto che lo sciamano si era gettato sotto il braccio sinistro tenendosi così lontano anche dalla letale chela, colpendo contemporaneamente con il gomito sinisto la tempia del mostro, e balzando indietro oltre il raggio d' azione della demonessa. Questa attaccò infuriata, cercando di morderlo utilizzando la faccia demoniaca. Lo sciamano non si ritrasse, ma si avvicinò, infilando la mano nelle fauci spalancate. Ritrasse il pugno una frazione di secondo più tardi, poi lo aprì facendo cadere a terra una piccola manciata di denti aguzzi ed affilati. Chastity era scossa, colpita in modo molto doloroso, anche se non grave. Del resto in tutta la sua lunga vita di demone non aveva mai combattuto in prima persona,sebbene fosse dotata di un potere notevole. Ora ebbe paura. Cercò di leggere le intenzioni dell' uomo che aveva di fronte, ma non vi scorse nulla. Non era empatica ma solitamente riusciva a capire molto bene gli esseri umani, ma ora leggeva negli occhi e nei modi dello sciamano solo una fredda determinazione, la stessa di quando era entrato nella stanza. Improvvisamente nella mano dello sciamano c' era un grosso coltello dalla foggia esotica e dalla lama annerita e macchiata. Dove lo teneva? Chastity non poteva dirlo, il movimento era stato troppo fluido, veloce e naturale. Quando lo sciamano si avvicinò Chastity capì che le macchie sulla lama erano traccie di sangue, ne sentiva l' odore. Ma la cosa peggiore era che quel sangue era in gran parte di origine sovrannaturale. Se avesse avuto un dio a cui rivolgersi Chastity avrebbe pregato. Così invece rimase immobole mentre la lama sacrificale le toglieva la vita, tingendosi anche del suo sangue.

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Il signor Giles la raggiunse vicino all' uscita della vecchia scuola

"Scusami" disse incerto "Non era questo che volevo"

"Lo sò" rispose lei "Ma non cambia niente"

Afferrò la giacca ed uscì, mentre Giles, tentava di trattenerla.

"Fuggendo non risolvi le cose" esclamò nel disperato tentativo di fermarla.

"Il consiglio vuole uccidermi, cosa dovrei fare? Aggiusterà lei le cose?" ribattè usendo dall' edificio.

"Ci proverò" disse sottovoce a se stesso "Te lo prometto"

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L' antico edificio di pietra si stava sgretolando divorato dalle fiamme, portandosi dietro tutti i suoi occupanti, intrappolati come topi. Una fine crudele, ma allo sciamano non importava, come non importava il fatto che molti di loro fossero innocenti. Erano il nemico, gli era stato chiesto di eliminarli. Buffy forse non avrebbe approvato, ma non gli importava, non lo faceva certo per lei. L' incendio si era propagato nel locale delle caldaie, che lui aveva manomesso con facilità, e da lì aveva divorato il palazzo molto rapidamente. Era di pietre e mattoni, ma c' erano una gran quantità di libri che avevano preso subito fuoco. Chiudere ogni via di uscita era stato facile, non c' erano uscite di sicurezza nè scale antincendio, e le finestre al pian tereno erano tutte protette da pesanti inferiate. Intrappolati, agli osservatri non era rimasta latra scielta oltre che bruciare. Certo, qualcuno si era salvato gettandosi da qualche finestra, ma ne aveva rincoris e uccisi la maggior parte, anche che qualcuno gli era sicuramente sfuggito. Ma non importava, aveva annientato il consiglio degli osservatori.

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Purity sedeva nella sua comoda poltrona nel complesso che aveva fatto costruire nella periferia di New York chiedendosi cosa era andato storto. Pensava che Neela fosse in grado di eliminare la cacciatrice mentre invece aveva fallito, ma soprattutto non si aspettava che il consiglio stesso potesse diventare un bersaglio. Quella ragazzina non solo era persino più brava di quanto avessero pensato, ma era anche notevolmente più sveglia e meglio organizzata. Ancora non avevano identificato il suo complice che aveva raso al suolo la vecchia sede, ma si trattava di un individuo molto pericoloso. Non era sicuro che avesse agito da solo, ma nè i pochi superstiti, nè Chastity, di cui aveva percepito gli ultimi istanti attraverso il loro legame mistico, avevano visto nessun altro. Nei suoi sogni, perchè anche i demoni sognano, di tanto in tanto, avrebbe rivisto spesso il volto inespressivo del carnefice della sua compagna. Quel fatto lo aveva sconvolto. Non perchè fosse particolarmente legato a Chastity, anzi sotto certi punti di vista la sua morte semplificava le cose, ora che erano così vicini alla realizzazione del loro progetto, e che l' apporto della demonessa non era più così essenziale. La verità era che lui si era sempre considerato intoccabile, come tutti i demoni superiori che aveva conosciuto, troppo saggi per mettersi a combattere sullo stesso piano degli umani. Per la prima volta un uomo aveva tolto la vita ad un essere come lui, esperto, intelligente e potente. Bevve un sorso del brandy dal bicchiere che teneva fra le dita, scrollandosi di dosso questi oziosi pensieri. Il piano procedeva comunque, questo era l' importante. Il consiglio aveva subito un colpo durissimo e le sue risorse erano diminuite notevolmente, ma se questo da un lato ne diminuiva l' utilità dall' altro lo legava ancora più a lui. Senza il suo appoggio il consiglio difficilmente si sarebbe ripreso, e questo gli permetteva di controllarlo meglio di prima. D' altro canto la morte di Moore significava dire addio al progetto Elisio, e lo costringeva ad uscire allo scoperto, per guidare attivamente gli osservatori, senza un prestanome, una facciata dietro cui nascondersi per aumentare la sicurezza. Forse a questo si può rimediare, pensò mentre un' idea si faceva strada nella sua mente. La porta dell' ufficio si aprì ed entrarono due persone.

"Salve Purity, ti ho portato la persona di cui ti avevo parlato" disse Edward Solomon, il demone Empaty.

"Sono felice di vederla" rispose il demone rivolgendosi all' uomo appena entrato, che sembrava ancora un po' frastornato "Allora è pronto ha rientrare in gioco? Ad uccidere la slayer?"

"Mi dica solo dove e quando" rispose il giovane alto vestito di nero con un sorriso sinistro.

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