LEGACY

AUTHOR: THE FIERCE

Drake ridacchiò, ma nel suo riso non c’ era allegria, ma solo rassegnazione.

Appoggiato alla parete, si lasciò scivolare al suolo, senza staccare gli occhi dalla sua persecutrice.

“Allora cacciatrice, come ci si sente ad essere un assassina?”

La giovane rovesciò la testa all’ indietro, ridendo di gusto per quella che le sembrava una battuta molto divertente.

“Splendidamente. Mai sentita meglio”

Poi rapida e inaspettata, affondò il legno appuntito nel torace del suo interlocutore, quasi senza incontrare resistenza.

La creatura si incenerì all’ istante, come si aspettava, eppure…

…era davvero un sorriso di scherno quello che aveva visto dipinto sul volto del vampiro quando lo aveva trafitto, oppure…

Fu investita da ricordi troppo vividi, che la trascinarono nel mare delle dolorose memorie che solo da poco si era scrollata di dosso, quando era diventata quello che era.

Si rivide incerta, confusa durante il suo primo incontro con Drake, non più di due mesi prima, quando l’ aveva accusata di essere un mostro.

“Come fai a cacciarci in quel modo, slayer?” le aveva detto quel vampiro irredente dopo esserle sfuggito scavalcando una recinzione.

“Le altre non ci conoscevano, eseguivano solo gli ordini dei loro ipocriti signori, ma tu sai che non siamo il male, che non siamo diversi da te”

Non aveva voluto accettare la verità nelle parole del vampiro.

Lo sapeva. Ma non poteva accettarlo.

La discussione le pareva surreale. Era così vicina al suo nemico, tanto da poterlo quasi toccare, attraverso quella rete, eppure era oltre la sua portata. La recinzione era alta, e non avrebbe mai potuto superarla prima che lui potesse allontanarsi o peggio, colpirla.

“Hai conosciuto Angel, e sai che non siamo semplici mostri, abbiamo una personalità, dei sentimenti, delle emozioni”

“Angel aveva un’ anima” aveva risposto rabbiosamente “non puoi nemmeno paragonarlo ad uno come te”

“E Spike? Lui non ha anima, eppure mi sembra che tu non abbia avuto problemi a socializzare con lui”

Era vero, Spike non ce l’ aveva, eppure non ne sentiva la mancanza, quasi non se ne accorgeva.

“Non c’ è molta differenza, vero?” Pareva leggerle nel pensiero.

“L’ anima è una questione semantica. Per qualcuno è la coscienza, per altri la parte immortale dell’ essere umano, per altri ancora la mente, la personalità. Secondo alcuni scienziati non è altro che un campo elettrico prodotto dal corpo umano.”

“Voi siete mostri, indipendentemente dall’ anima, uccidete gli innocenti…” aveva provato a dire, senza però riuscire a terminare la frase.

“Facciamo quello che dobbiamo per sopravvivere” L’ aveva interrotta con una replica secca, improvvisa.

“Niente di più, niente di meno. Certo, qualcuno fra noi è folle e psicopatico, e ama la morte e la distruzione. Come il tuo ex, tra l’ altro. Ma anche fra voi umani non mancano gli individui con tali tendenze. L’ unica differenza fra noi è che non proviamo alcun rimorso ad uccidere gli esseri umani, ma d’ altro canto neppure voi vi fate scrupolo a macellare gli animali per la loro carne”

“Tu vaneggi, noi non siamo bestiame, noi…”

“Non usare il plurale. Tu non sei come loro, non sei una preda. Sei …più simile a noi che a loro”

“No io…” non sapeva cosa dire “… sono umana! Solo possiedo delle facoltà in più, ma questo non mi rende diversa”

“Credi?” Il suo tono era scettico ed ironico al tempo stesso.

“Allora come fai a cacciarci con tanta crudeltà, con tanto accanimento. Certo all’ inizio potevi cullarti nel pensiero della tua grande missione sacra. Era più facile, vero? Bene contro Male, e tu schierata dalla parte dei buoni. Ma le cose sono un tantino più complicate. Hai conosciuto gli osservatori, e sai che non sono quel modello di rettitudine che credevi. Ed hai conosciuto alcuni di noi, che, al di là di abitudini alimentari che puoi ritenere discutibili, non sono così diversi dalle persone che consideri amiche”

Non aveva saputo cosa replicare.

“Sei come un pilota di aerei militari che abitualmente bombarda il nemico perché quegli sono gli ordini. Non è troppo difficile, almeno finchè non realizza che li sotto ci sono persone, uomini del tutto uguali a lui. Finchè non dà un volto ad ogni sua vittima, finchè non tocca con mano, non conosce le persone che uccide, può trincerarsi dietro l’ indifferenza. Non bombarda persone, colpisce un nemico, un’ entità indefinita e crudele. Tu eri come loro, ma adesso ci conosci, hai aperto gli occhi”

Si è interrotto, come un consumato oratore, per dare più forza alla frase successiva.

“Hai aperto gli occhi, ma la tua decisione non è venuta meno. Tu non hai coscienza, proprio come noi. Tu sei per noi quello che noi siamo per le persone comuni.

TU CI ASSOMIGLI!”

Se n’ era andato, tranquillamente, lasciandola a riflettere su quelle parole.

Da quel giorno aveva iniziato a considerare la cosa da un’ altro punto di vista.

Ad accettarsi.

Non se la prendeva più con il mondo intero perché non poteva avere una vita normale.

Non poteva averla. Ma soprattutto NON VOLEVA AVERLA.

Era nata non con una missione, ma con una predisposizione per la violenza che la gente comune non aveva. Se non avesse scaricato la sua aggressività contro vampiri ed affini sarebbe impazzita, o forse si sarebbe rivoltata contro la gente comune, scoprendo che, magari, uccidere un essere umano non era per niente più difficile che uccidere un vampiro. Anzi, semmai è più facile, quantomeno dal punto di vista puramente pratico.

In un certo senso doveva molto a quel vampiro, anche se nel periodo successivo era stato la sua spina nel fianco, organizzando i sempre numerosi demoni della città.

Ma ora che era morto provava una fitta di rimpianto, una reazione puramente emotiva, legata alla persona che aveva ucciso, non certo al semplice atto di uccidere.

Ma quella sensazione durò poco.

Se la scrollò di dosso con la stessa facilità della cenere che aveva lasciato il suo ultimo mentore.

Del resto non sapeva cosa fosse la coscienza.

 

FINE