THE SPIRIT OF THE MAN

AUTHOR:THE FIERCE

La musica inondava la stanza in penombra con le sue pesanti note heavy ad altissimo volume, senza però disturbare l' unico occupante della stanza, intento a sollevare ripetutamente due massicci manubri da allenamento.

Si trattava di un ampissimo monolocale, con angolo cucina e bagno a parte, ricavato in un vecchio palazzo e molto malridotto. I più l' avrebbero definito una topaia, ma non dispiaceva affatto al suo attuale occupante che lo aveva fatto sgombrare da quasi tutti i mobili, compreso il letto, per avere più spazio per i suoi allenamenti, e che non disdegnava la compagnia degli scarafaggi mentre dormiva sul pavimento.

Sono pronto ora, pensò lo sciamano mentre posava i manubri e iniziava gli abituali esercizi di allungamento, presto metterò alla prova il mio potere.

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Una sagoma colossale si muoveva con velocità fondendosi con le ombre dei vicoli che attraversava, passando da un nascondiglio all' altro per non farsi individuare.

Aveva partecipato a molti inseguimenti, ma per la prima volta lui era la preda, braccato da qualcuno più forte di lui.

Buffy lo incalzava a poca distanza, rapida, e lui aveva constatato quanto fosse pericolosa poco prima, quando lei aveva massacrato la sua squadra, composta da vampiri con almeno tre secoli di esperienza nel corpo a corpo, tutti scielti personalmente da lui, il prode cavaliere tuetonico del XII secolo.

Eppure erano morti come cani, in pochi attimi.

Rivide nella sua mente le immagini dello scontro, e subito le accostò al giorno in cui, secoli prima, era diventato vampiro: di fronte a quei nemici immortali aveva provato la stessa inadeguatezza che provava ora, di fronte a quella giovene donna .

Il vicolo sbucava su un grande vialone, poco trafficato al momento, data l' ora tarda, così fu costretto a uscire allo scoperto, abbandonando la relativa sicurezza fornitagli dall' oscurità.

Non che faccia molta differenza, pensò, sono sicuro che non mi ha perso di vista neppure per un attimo. Scattò in avanti, allo scoperto, correndo in direzione del parco.

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L' uomo noto come lo sciamano era un tipo sui vent' anni, muscoloso ma slanciato, non massiccio, nonostante l' altezza leggermente sotto la media e la forza quasi sovrumana frutto dei suoi estenuanti allenamenti, volti a potenziare sia muscoli che tendini, mantenendo inalterata la flessibilità che gli permetteva contorsioni impressionanti.

Indossava jeans neri e logori, una t-shirt anch' essa nera e stivali a punta. A tracolla portava un astuccio di tela, legato con una cinghia, che conteneva due bastoni corti -chiamati jo- lunghi circa 90 cm, a cui aveva personalmente appuntito entrambe le estremità.

Si avvicinò alla costruzione abbandonata in cui aveva visto i tre vampiri condurre la giovane recalcitante che avevano agganciato in un locale. Li aveva seguiti tutta la sera, ma finchè non si erano trasformati per spaventare la ragazza non era stato sicuro al cento per cento della loro vera natura. La prossima volta mi fiderò di più delle mie percezioni, si ripromise. Davanti all' ingresso era rimasto di guardia uno dei tre, li aveva visti tirare a sorte poco prima, mentre gli altri due erano all' interno a stuprare e dissanguare quella poveretta, probabilmente.

Si avvicinò tranquillo e quando il vampiro gli si avventò contro assecondò il suo slancio scagliandolo ad un paio di metri di distanza. Prima che questi potesse rialzarsi gli aveva infilato le quattro dita della mano destra nel plesso solare, tra il cordone di addominali e lo sterno. Il vampiro boccheggiava, incapace di riprendersi, inginocchiato in avanti. Curioso, pensò lo sciamano, malgrado non abbiano bisogno di respirare colpire le terminazioni nervose continua ad avere lo stesso effetto. Lo sciamano afferrò un grosso sasso da terra e con quello frantumò il cranio della sentinella, lasciandolo vivo ma incosciente. Con una lesione simile rimarrà un vegetale per l' eternità ,pensò con una punta di cinismo. Peggio per lui, se fosse stato un combattente migliore, un guerriero, non sarebbe finito così. Per lui era inconcepibile biasimare i vampiri per la loro crudeltà e il loro comportamento visto che facevano parte della loro natura, però li disprezzava considerando sprecato il loro potenziale fisico. Si avvicinò alla porta della costruzione, una vecchia baracca con una sgangerata porta di legno grezzo e l' abbattè con un calcio frontale. Senza attendere una reazione ne proferire parola entrò nell' unico locale immergendo il lungo jo nella schiena del primo vampiro, chino sulla giovane donna ormai morente. L' arma attraversò quasi senza sforzo il corpo dell' essere, trafiggendo anche la ragazza sotto di lui. Il vampiro divenne cenere senza un lamento, la giovane invece emise un gemito soffocato. Estrasse il bastone in un attimo, benchè nel suo movimento non vi fosse apparentemente nessuna fretta, e fronteggiò l' ultimo superstite. Questi fece per afferare una sedia per scagliarla contro lo sconosciuto, nel tentativo disperato di mantenere le distanze, ma il suo movimento, benchè velocissimo, era troppo ampio. Lo sciamano colpì con il bastone sinistro le mani del mostro, protese verso la sedia, poi ruotò, proseguendo il movimento iniziato con il colpo e, usando il piede sinistro come perno, arrivò a percuotere la schiena del vampiro con il destro. Dopo il primo colpo continuò a colpirgli alternativamente con il destro e il sinistro la schiena e il torace, con un movimento per certi versi simile a quello di un esperto drummer alle prese con un pezzo molto tirato, finchè non iniziò a sentire un rumore sordo ad ogni percossa. Il vampiro cadde a terra cosciente ma indifeso, con la gabbia toracica fracassata in innumerevoli punti, e allo sciamano non restò che finirlo con il paletto.

Uscendo vide che sentinella a cui aveva sfondato il cranio aveva ripreso in parte conoscenza e, strisciando, si era allontanato di qualche passo. Rimase molto stupito dalla capacità di ripresa dimostrata dal non-morto, lo raggiunse e lo finì.

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Il vampiro si girò indietro per controllare la distanza che lo separava dalla sua inseguitrice, che stava guadagnando terreno. Era la fine. Aveva sperato di poterla superare in velocità pura, dopo aver constatato di non essere in grado di nascondersi a lei, ma anche questa possibilità era sfumata e con essa le sue ultime speranze. Ma non avrebbe smesso di lottare. Un tempo sarebbe stata questione d' onore, ora solo di orgoglio.

Nella sua inseguitrice trovava una strana affinità che non era riuscito a spiegare fino a quel momento, ma ora che si era rassegnato aveva compreso: prima di diventare vampiro era stato molto vicino a diventare come lei, un guerriero.

Era stato educato con nobili ideali ma ben presto, partecipando a innumerevoli battaglie in tre campagne distinte, questi ideali erano stati intaccati dal cinismo, dalla crudeltà, dalla vita reale.

Scoprendo in se stesso questa situazione, aveva cercato di reagire e davanti a lui aveva visto tre strade: recuperare la fede e la speranza, divenire un nobile di campagna triste, disilluso e cinico o dedicare la sua vita al combattimento, l' unica occupazione verso la quale avesse mai dimostrato una qualche predisposizione. Alla fine aveva cercato di recuperare i suoi valori, ritarandosi sui monti a riflettere, privo dei paramenti nobiliari, delle sue armi e di ogni comodità Ed era stato lì che aveva incontrato il suo destino,in una notte buia, sotto forma di tre vampiri sbandati che lo avevano assalito credendolo un mendicante ed una facile preda. Avevano trovato pane per i loro denti, e se avesse avuto con sè una spada, invece di un misero bastone, sarebbe sopravvisuto; invece era stato vampirizzato dal capo del gruppetto, che pensava di poter sfruttare le sue doti di combattente. Da vampiro la sua prima azione era stata eliminare il suo sire e la banda, prima di scendere a valle e iniziare la sua nuova esistenza di creatura delle tenebre. Ora, molti secoli dopo, doveva affrontare un avversario che era stato di fronte ad un bivio analogo al suo, ma aveva fatto una scelta differente.

Si voltò di scatto e guardò in faccia la morte.

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Act II

 

 

Lo sciamano era seduto per terra, accanto al frigorifero, una grossa ciotola di riso tra le ginocchia, dalla quale mangiava riso freddo e colloso direttamente con le dita, mentre, accanto a lui, erano sparsi numerosi contenitori del Mac Donald vuoti; appoggiate al pavimento c'erano una grossa bottiglia d' acqua, una bottglia di birra mezza vuota e una tazza di tè verde amaro e aromatico. Mentre mangiava voracemente pensava.

Era sicuro che a Sunnydale vivesse un guerriero, ne aveva avvertito la presenza, inconsciamente era stato la sua presenza a condurlo fin lì, ma ora sapeva che non si trattava di un vampiro.

Erano esseri privi di spirito. Per quanto potenti potessero diventare, per quanti combattimenti potessero vincere, erano privi del fuoco, del vero potere. La loro volontà era debole, forse infiacchita dall' immortalità o dalla natura demoniaca, non lo sapeva, tuttavia non erano in grado di migliorarsi sviluppando una volontà d' acciaio come aveva fatto lui.

Non erano in grado di superare i propri limiti.

Lui aveva dedicato la sua vita al combattimento ma era consapevole che non fosse l' unica via, nè la migliore, ma dopo aver affrontato un vampiro era certo di averli capiti; era sicuro che, fosse vissuto per mille anni, nessun artista diventato vampiro sarebbe stato in grado di eguagliare, nè tantomeno migliorare, una delle sue migliori opere precedenti. Questa era la loro debolezza, anche in combattimento, dove le loro eccezzionali facoltà fisiche venivano sfruttate al meglio. Era ben conscio di aver affrontato solo avversari di poco conto, ma aveva capito la portata del loro potere: in pratica possedevano naturalmente,ma a livelli molto superiori, le capacità che lui aveva sviluppato a prezzo di enormi sacrifici in anni di allenamenti, tuttavia era sicuro di poter battere qualsiasi avversario sfruttando oculatamente le debolezze altrui e le proprie risorse.

Terminato di mangiare lo sciamano tornò ai suoi allenamenti.

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Buffy era inginocchiata sul pavimento della casa in cui abitava da quando, un anno prima, aveva deciso di vivere sola. Era appena tornata dalla piccola festicciola, per lei priva di ogni significato, che i suoi amici avevano organizzato per il suo 21° compleanno. Ormai aveva rinunciato a quelle cose, e anche agli amici. Willow e Xander le volevano bene, ma ormai era troppo diversa da loro per condividere qualcosa. Tutto era iniziato due anni prima, quando la memoria atavica delle altre cacciatrici si era fatta più insistente. Prima di allora aveva fatto qualche sogno, e si era trovata ad avere una qualche competenza in forme di combattimento a cui non era stata addestrata specificatamente, ma nulla di più. Invece aveva incominciato ad avvertire sensazioni non sue, ricordi di altre epoche straordinariamente vividi e soprattutto, non inerenti all' attività di cacciatrice. Aveva chiesto aiuto a Giles, ma non esistevano rimedi. Le poche slayer che arrivavano alla sua età sviluppavano progressivamente una affinità sempre maggiore con quelle del passato, arrivando a perdere la propria identità, sepolta sotto migliaia di personalità distinte. Ma lei non voleva perdere la sua individualità, e iniziò la sua battaglia più dura: doveva forgiare una volontà capace di sconfiggerne innumerevoli altre. In suo soccorso era venuto l'allenamento fisico, verso cui era sempre stata insofferente, ma che garantiva uno scopo e al tempo stesso aiutava ad incanalare il flusso di ricordi in una direzione utile. Non era stato un processo indolore, e la sua personalità era molto cambiata, allontanandola dalla famiglia e dalle amicizie, indirizzandola solo verso il miglioramento delle sue capacità di combattente. Nella sala degli allenamenti, circondata da armi antiche di tutte le foggie, pensava all' ironia della sorte. Di tutte le slayer molto più dedite al dovere di lei era l' unica sopravvissuta, ma non solo, aveva raggiunto un grado di abilità che nessuna sua ''collega'' aveva mai conosciuto. Si alzò in piedi staccando dalla parete due lame spagnole del XVI secolo, una spada lunga da duello e il pugnale da parata, replicando alla perfezione il maneggio delle armi tipico della scuola catalana. Dopo alcuni minuti le rimise sui supporti, prendendo invece il daisho, la coppia di spade giapponesi, la lunga katana e il più corto wakizashi e iniziò ad usarli secondo lo stile creato da Myamoto Musashi, il Niten Ichi-ryu . Si chiedeva come mai i due stili, che pure erano così diversi per concezione della scherma, avessero sviluppato dei punti di contatto, per prima cosa l' uso di due armi, una in ogni mano. Passò l' intera nottata a confrontare i due stili.

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Mentre si preparava per la caccia Buffy pensava ad Angelus, il suo unico vero amore e la sua nemesi. Non provava più nulla per lui, o almeno così credeva, tuttavia era il solo dei suoi nemici ad essere ancora in vita. Uno ad uno erano tutti morti, ma non aveva mai trovato il coraggio di affrontarlo in uno scontro decisivo. Alla fine se ne era andato, capendo che la ragazza che conosceva stava svanendo, e temendo di perdere il confronto con lei, che ormai gli appariva sempre più prossimo. Aveva lasciato Sunnydale, ma non definitivamente, tornando periodicamente. Non le aveva più dato grattacapi e lei non lo era andato a cercare, ma aveva la sensazione che nonostante la lontananza il suo potere sui vampiri del luogo non fosse diminuito; in fin dei conti lei aveva sistematicamente eliminato tutti i suoi ipotetici rivali giunti in città. Uscì di casa chiedendosi se la calma eccessiva degli ultimi giorni fosse opera sua o se la causa andasse ricercata altrove. Passò la serata senza vedere neppure un vampiro.

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Lo sciamano stava rientrando nella sua abitazione, soddisfatto della caccia, quando avvertì qualcosa di strano. La porta era aperta e, seduto sul davanzale, c' era un vampiro. Angelus. Accanto a lui, in una pozza di sangue, giaceva il padrone di casa, la gola squarciata. Tecnicamente, doveva essere stato lui ad invitare il vampiro ad entrare.

"Ti sei dato da fare in questo periodo eh, umano?" disse con un sussurro "Quello che voglio sapere è chi sei e perchè lo fai"

Lo sciamano gli si avvicinò senza tradire emozioni e rispose, con tono assolutamente pacato, in aperto contrasto con il significato delle parole.

"Perchè posso"

Angelus si riteneva un esperto nell' usare quel senso particolarmente sviluppato nel vampiro che comprende vista, udito ed olfatto e che permette di individuare traccie di nervosismo, paura o agressività nell' uomo, tanto da permettergli di anticiparne le mosse. Così rimase scioccato quando si trovò a terra, il petto in fiamme, senza nemmeno essersi reso conto dell' attacco. Cercò di rialzarsi e sferrò un pugno, ma questo non arrivò mai a segno. Lo sciamano lo colpì al ginocchiò con un calcio circolare , gettandolo a terra e colpendolo al viso con un altro calcio. Il mostro ora sanguinava abbondantemente da un taglio allo zigomo e da uno alla fronte. Lottando contro il dolore si rimise in piedi, ma fu colpito con il taglio della mano a una costola fluttante che si spezzò trafigendogli il cuore. Un uomo sarebbe morto, ma il vampiro rimase in piedi, boccheggiante, incapace di reagire. Lo sciamano lo afferrò per la testa, trascinadolo a terra.

"Vi odio" disse "Rappresentate uno spreco terribile di potere", poi proseguì.

"In fin dei conti siete solo parassiti, incapaci di sviluppare le vostre potenzialità, l' unica cosa che potete fare è sfruttare l' uomo, non solo il sangue, ma anche la sua civiltà"

Detto questo prese un bastone e con l' estremità, lo trafisse al cuore.

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Lo sciamano era scivolato nel vuoto mentale durante il combattimento, uno stato in cui l' azione è inconscia, instintiva, alleggerita dal peso del pensiero. La visuale diviene leggermente sfocata, perchè non si focalizza l' attenzione su nulla, ma le percezioni, anche se meno nitide, sono molto più rapide, più reattive soprattutto verso il movimento. Anche l' azione diventa più immediata, proprio perchè istintiva, e quindi incredibilmente più rapida. Come sempre dopo uno scontro, lo sciamano rientrò lentamente in sè stesso. Non era certo il primo a utilizzare il vuoto mentale in combattimento, ma lo stadio che raggiungeva abitualmente era molto più profondo di quello sperimentato dagli altri combattenti in tutti i tempi e luoghi. Era per questo che si chiamava sciamano, la perfetta fusione dell' istinto, delle capacità, dell' uomo antico, affinate dalla continua lotta per la sopravvivenza, con la tecnica e la maestria sviluppate dall' uomo moderno; a ciò era giunto grazie alla sua determinazione incrollabile.

Mentre recuperava il senno, uscendo dallea spirale omicida in cui veniva ogni volta risucchiato, riflettè sul combattimento appena affrrontato e sulla sua vittima. Si trattava certo di un individuo non comune, dotato di una personalità complessa, e di una notevole forza. Lo aveva aggredito sfruttando la sua eccessiva sicurezza e, come faceva sempre, non gli aveva lasciato la minima possibilità. A differenza delle altre volte, però, non si era trattato di una precauzione inutile ma di necessità per fronteggiare un nemico molto pericoloso. Nonostante tutto era certo di avere fatto un decisivo passo avanti verso l' incontro con il nemico con cui desiderava confrontarsi. Lo sciamano chiuse la porta, si procurò del combustibile, e diede fuoco al palazzo.

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La cacciatice stava affrontando cinque avversari quando lui la vide per la prima volta e capì subito che si trattava del motivo per cui era venuto a Sunnydale. Rimase a guardarla, in lontananza, durante tutto il breve combattimento, ammirato. Quando l' ultimo vampiro caddè la slayer si girò nella direzione dello sciamano, come se avesse percepito la sua presenza, ma questi si era già allontanato, pregustando il momento del loro incontro faccia a faccia.

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Buffy era inquieta. Stava accadendo qualcosa, ed era quasi sicura che Angelus fosse morto, dopo il sogno del giorno prima. Da un lato era sollevata perchè la minaccia che rappresentava per Sunnydale, ma soprattutto per lei, era morta insieme a lui, dall' altro era vagamente triste per la fine del suo veccho amante. Comunque sapeva che chiunque fosse riuscito ad eliminarlo sarebbbe stato per lei un avversario terribile, visto che Angelus era dannatamente in gamba. Non solo era forte e abile, ma anche molto intelligente e astuto, tanto da imporsi spesso su suoi simili molto più anziani di lui, cosa estremamente rara fra i vampiri. Non sapeva cosa stava succedendo, ma sapeva cosa fare. Sapeva da chi andare per qualche risposta.

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Act III

 

 

Stolz era il vampiro più anomalo di Sunnydale, e uno dei più particolari in assoluto. Nato poco meno di un secolo fa, non manifestò mai interesse per le normali attività della sua gente, preferendo invece dedicarsi al crimine organizzato. Prima di essere vampirizzato era un gangster, infatti, che aveva raggiunto una notevole base di potere grazie alla capacità di cogliere informazioni preziose e alla sua eccezzionale mente analitica. Non era mai stato amante della violenza, pur non avendo problemi ad usarla, ma aveva sempre preferito usare l' intelligenza, le alleanze e la diplomazia. Diventato vampiro non aveva rinunciato alla sua posizione continuando a guidare l' organizzazione che aveva trasferito, nel corso degli anni, da Chicago a New York e poi successivamente nella costa ovest. Questo fino a 5 anni prima, quando, in seguito a un pauroso incidente d' auto, era rimasto così gravemente ferito da dover abbandonare ogni cosa. Da allora i suoi progressi erano stati costanti ma modesti e, anche era sicuro di riprendersi completamente prima o poi, dopo tanto tempo era ancora storpio. Era sopravvissuto, ma si era ritirato dagli affari e dedicato a raccogliere e analizzare informazioni sui suoi simili e su tutto ciò che li riguardava. Con la sua intelligenza e le sue capacità organizzative sarebbe potuto essere un capo efficentissimo ma i vampiri nutrono un disprezzo totale per le deformità tale da precludergli ogni possibilità. Buffy aveva scoperto tutto questo e gli permetteva di vivere, utilizzandolo per controllare le informazioni fornitele dagli osservatori quando pensava che potessero sviarla. Ora lo avrebbe interpellato per sapere cosa stava accadendo.

"E' molto che non ci si vede, slayer"

"Salve Stolz, sai perchè sono qui, vero?"

"Vuoi sapere dello sciamano e del perchè ha ucciso Angelus, naturalmente" si interruppe per un secondo, fissandola negli occhi "Ma temo che la verità non sia ciò di cui avresti bisogno"

"Dimmi tutto"

"Lo sciamano odia noi vampiri, ci ritiene parassiti, credo. E si interessa a tè, ha fatto un sacco di domande sul tuo conto, immagino che voglia affrontarti"

"Che motivo avrebbe per farlo, io non lo coonosco e hai detto che vi odia "

"Non sò risponderti, la sua mente è un mistero anche per me, comunque credo che attirerà la tua attenzione con un' azione veramente particolare"

"Cos' altro sai di lui?"

"Solo che è un uomo"

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Wulfere era un vampiro antichissimo, il più vecchio presente sul continente, tanto che neppure ricordava la sua nascita. In realtà aveva memoria solo degli ultimi 400 anni, avendo barattato nei secoli i ricordi con la conoscenza più arcana. I vampiri conservano il loro passato, anche se i più anziani arrivano spesso ad aver solo un vago ricordo delle parti più remote o meno interessanti della loro vita, ma per lui era diverso. Aveva scelto di accumulare la sapienza del tempo come un' enorme clessidra avrebbe accumulato i granelli di sabbia, ma tutto ciò aveva un prezzo. Lo aveva pagato con gioia e ora, anche se ogni atomo di tempo gli dava nuova forza, allo stesso modo un pezzo del suo passato andava perso per sempre. Wulfere era strano e imprevedibile, e ora si trovava a San Francisco. Più vecchio ma meno rispettato del Maestro, possedeva un potere personale limitato, ma la sua magia era pura e insidiosa come nient' altro, permettendogli di piegare la realtà, e gli altri, alla sua volontà. La sua magia rifuggeva i complessi rituali, le formule magiche e gli amuleti, che riteneva stampelle per maghi dalla scarsa conoscenza o dalla volontà debole,ed era basata sul semplice sapere e sulla concentrazione pura. Per questo motivo lo sciamano lo aveva scelto come prossima vittima. Avrebbe impressionato la ragazza che sicuramente avrebbe pensato ad un' oscuro piano, magari consigliata dal suo osservatore. Lo sciamano era entrato nel suo rifugio, silenzioso come un' ombra, e lo aveva raggiunto senza che nessuno avvertisse la sua presenza. Aveva portato una coppia di katar indiani, e per suo diletto personale aveva ucciso gli annoiati vampiri che aveva incontrato sul suo cammino. Poi era entrato, trovando il vecchio Wulfere in contemplazione del suo dio, il Tempo. Lo sciamano aveva riposto i katar nella sacca mentre l' anziano lo squadrava con i suoi occhi fiammeggianti. Wulfere lo aveva investito con la sua volontà, più forte di un treno in corsa, ma lo sciamano non aveva nuppere percepito l' attacco, ignorando gli sforzi del suo avversario. Si era diretto verso di lui e Wulfere, per la prima volta da quando ricordava, aveva provato quell' emozione infida e strsciante che è la paura, quando si manifesta come panico improvviso. Si erano guardati nel profondo, e la paura del vampiro era diventata terrore, quando lui aveva percepito il suo spirito o, se preferite, la sua aura: gusci metallici chiusi gli uni sugli altri, dove nessun incantesimo, nessun potere, nessuna forza poteva mai far presa. Wulfere era rimasto immobile mentre lo sciamano si era avvicinato con calma, e sempre con calma aveva iniziato a menomarlo per poterlo trasportare e tenerlo prigioniero durante il lungo viaggio in auto.

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Disteso sul pavimento macchiato del suo stesso sangue,le membra infrante oltre ogni immaginazione, Wulfere parlava con il suo aguzzino, accucciato a pochi passi da lui, intento a mangiare con le mani piccoli pezzi di carne arrostita.

"Perchè ci combatti? Provi piacere nel farlo?" chiese il vampiro in un soffio.

"Non si tratta di piacere, solo di esercizio" rispose l' uomo "Combattere sviluppa le mie capacità, e io ho dedicato la mia vita a quest' obiettivo"

"Ma perchè noi vampiri? Tu non sei spinto dal dovere nè da alcun ideale e non t' importa nulla dei tuoi simili, e allora perchè lo fai?"

"Che bisogno ho cercare motivazioni false e ipocrite quando sò perchè mi comporto in certo modo?" disse sorridendo alla sua esca, poi proseguì "Siete un miglior esercizio, più forti, più resistenti, più soddisfacenti insomma" Wulfere abbozzò un sorriso, mentre un lampo di comprensione passava nei suoi occhi.

"Non è così. Tu ci odi. Ma non è per qualcosa che abbiamo fatto, a te od a altri, tu sei incapace di ragionamenti simili"

"E' per quello che siete" Il tono dello sciamano era carico di rispetto, nessuno era più riuscito a capire qualcosa che voleva mantenere celato da molti anni ormai. "Il vero potere è solo dell' uomo, e in ognuno di noi c' è una scintilla di grandezza, anche se non si concretizza quasi mai per colpa dello scarso impegno o del caso."

"Voi umani siete feccia, incapaci di imparare dai vostri errori, incapaci di dare un peso alla storia, di sfruttare le vostre conoscenze, di guardare in faccia la realtà" le parole del vampiro non disturbarono affatto la figura seduta sul pavimento, anzi pareva felice di parlare con qualcuno.

"Hai ragione, l' uomo non sà imparare dai suoi errori, ma impara dai suoi successi, ed è più di quanto non sappiano fare demoni e vampiri" con lo sguardo apparentemente fisso nel vuoto continuò "Certo, in molti sprecano la loro vita davanti alla televisione, senza soddisfazioni, senza comprensione alcuna del mondo e dei misteri che cela, avvolti nel loro accogliente bozzolo di menzogne, ma c' è anche chi da un senso alla sua vita, cosa che non si poù dire di voi "

"E' strano" disse il vampiro "Che il più strenuo fautore dell' uomo sia un essere che i più definirebbero ben poco umano, addirittura meno umano di me"

"Questo perchè erroneamente viene confusa l' umanità con l' imperfezione e la debolezza, ma non deve necessariamente essere così" replico lo sciamano, prima di alzarsi per prendere altro cibo.

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Stolz non aveva potuto dirle molto. I vampiri temevano lo sciamano, ma non lo comprendevano. Lui uccideva ma non sembrava spinto da nessun motivo apparente, quando attaccava lo faceva con la massima decisione, ma raramente inseguiva i fuggitivi, anche se ne aveva l' occasione. Non sembrava accanito in modo particolare, quindi le sembrava di poter escludere la tragedia personale dalle sue motivazioni, inoltre non cercava di salvare gli innocenti, ma spesso attaccava senza curarsi di eventuali vittime umane. Tutto faceva supporre che agisse per diletto, ma lei rifiutava questa spiegazione, le sembrava pazzesco. Negli anni aveva capito che il primo passo per sconfiggere un nemico è comprenderlo a fondo, ma lei non era neppure stata in grado di appurare se si trattasse di un nemico o meno, e questo la rendeva vulnerabile.

Sembrava che lo sciamano somministrasse la violenza per passione, eppure era certa che non agisse mai senza motivo, pure non riusciva ad individuare una strategia comune alle sue azioni. Questa incertezza la spavantava, e non le piaceva avere paura. La cacciatrice, sola nella sua grande casa, attendeva con ansia il tramonto, per poter iniziare una nuova caccia e incontrare il suo misterioso avversario.

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Act IV

 

La slayer si muoveva silenziosa e invisibile, verso il presunto nascondiglio dello sciamano. Nessuno lo aveva mai visto al di fuori dei suoi attacchi, ma era stato trovato il palazzo in cui aveva vissuto fino allo scontro con Angel, e che poi aveva bruciato. Non esistevano molti posti simili a Sunnydale, e i vampiri rimasti, organizzati in bande, avevano deciso di tendere un agguato al loro spettrale avversario, per eliminarlo una volta per tutte. Avevano perlustrato la città, alla ricerca di edifici con le giuste caratteristiche, e lasciato sentinelle, per controllare l' attività notturna e confrontarla con le apparizioni accertate dello sciamano. Molte sentinelle non avevano fatto ritorno, ma avevano insistito, considerando la morte dei loro uomini come attività sospetta, e avevano ristretto le possibilità fino a giungere ad una ragionevole identificazione del nascondiglio. Buffy li aveva seguiti e, benchè considerasse la loro operazione un errore di valutazione, era pronta ad intervenire in aiuto dello sciamano, nell' improbabile caso in cui si trovasse in difficoltà. I vampiri credevano di essere stati discreti e pazienti e di essere riusciti a prendere in trappola la loro preda, ma lei riteneva che non si fosse preso la briga di liberarsi di loro per un qualche motivo. Osservò poco distante i vampiri riunirsi emergendo dai loro nascondigli ed entrare nella costruzione. Com' è possibile, si chiese la ragazza mentre si accingeva a seguirli, non dovrebbero poter entrare senza invito.

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Wulfere avvertì la presenza dei suoi seguaci venuti a salvarlo, e ne fu turbato. La magia lo avvolgeva come un bozzolo lucente anche ora e, sebbene fosse inutile contro il suo rapitore, funzionava come un segnale che aveva permesso ai suoi discepoli di trovarlo, fornendogli anche l' invito, ma sapeva che non sarebbero sopravvisuti allo scontro, pure non poteva avvertirli in alcun modo. Lo sciamano entrò nel suo ristretto campo visivo, fermandosi accanto a lui.

"Sono arrivati i tuoi amichetti" disse "Andiamo a fargli una sorpresa"

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Buffy vide i vampiri entrare con eccessiva sicurezza all' interno della costruzione. Raggiunsero la rampa di scale che, secondo le informazioni raccolte, doveva condurre all' effettiva tana della loro preda. Poi, dall' oscurità del piano superiore, qualcosa cadde con un tonfo in mezzo al gruppetto di testa suscitando grida di sorpresa. Dalla sua posizione un po' arretrata la ragazza non riuscì a scorgere di cosa si trattasse, ma fu molto sorpresa dalla reazione dei vampiri, che, superato lo shock iniziale, si lanciarono sulle scale in preda ad una furia omicida. Il loro impeto si infranse però contro un muro apparentemente invalicabile, la sagoma in cima alle scale.

Il primo vampiro era rotolato giù per tutte e tre le rampe di scale con il collo rotto, riportando numerose altre fratture nella caduta, dopo essere stato accolto da un calcio frontale al viso appena raggiunti gli ultimi scalini. Il successivo aveva sferrato un pugno verso lo sciamano, che usando il suo slancio, lo aveva sollevato e gettato oltre il bordo della ringhiera, mandandolo a sfraccellarsi al piano terra. Più timorosi, gli altri si erano avvicinati compatti, solo per farsi spappolare il cranio dal pesante martello da guerra che la loro ''preda'' aveva tenuto a portata di mano. Prima che potessero rendersene conto, della dozzina di vampiri che avevano partecipato all' attacco, solo tre erano ancora in piedi. Lo sciamano si era tranquillamente avvicinato alle scale per poi saltere giù verso terra, atterrando leggero come una piuma, subito seguito dai tre superstiti. Avevano cercato di accerchiarlo ed attaccare tutti insieme, ma l' uomo si era mosso in mezzo a loro, facendo in modo che le loro traiettorie di attaccacco si intralciassero a vicenda. Erano un buon team, affiatati ed esperti, ma il loro avversario spezzò sistematicamente loro il ritmo, impedendogli di attaccare come volevano, colpendoli in modo non definitivo, ma doloroso, spingendoli verso un inevitabile errore. Lo sciamano si spostò a destra, schivando il calcio del più vicino e raccogliendo la gamba tesa prima che questi potesse ritrarla, scivolò in avanti tenendolo bloccato e sferrò una gomitata alla sua cassa toracica, mandando in frantumi alcune costole dell' avversario. Ora si trovava in mezzo agli altri due, quindi si mosse laterlamente verso uno di loro, per essere al riparo da un attacco congiunto, poi, inaspettatamente, balzò indietro, verso l' altro, attaccando simultaneamente con entrambi i pugni, uno diretto verso la gola e l' altro verso l' inguine dell' avversario. Questi fece quasi in tempo a difendersi, ma incassò comunque il colpo ai testicoli, accasciandosi al suolo, mentre lo sciamano lo finiva con un calcio, per poi voltarsi con sguardo di sfida verso l' ultimo superstite. Il vampiro attaccò ma l' uomo si limitò ad accompagnare il suo colpo spostandosi a sinistra, rendendolo innefficace, e contrattaccò portandosi alle sue spalle e afferrandolo alle caviglie, gettandolo a terra. Il mostro tentò coraggiosamente di rialzarsi, ma il suo avversario lo colpì al viso con il tallone, lo afferrò per i capelli e poi gli ruppe il collo con una torsione di tutto il corpo, dopo averlo afferrato con la destra al mento e la sinistra alla nuca. Tranquillo come se non fosse accaduto nulla, lo sciamano raccolse alcuni paletti e iniziò a eliminare, metodicamente, gli inermi vampiri, senza mostrare urgenza, preoccupazione o soddisfazione.

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Silenziosamente la cacciatrice uscì dal suo nascondiglio, avvicinandosi con cautela.

"Finalmente ti sei decisa ad uscire, mi chiedevo quanto ci avresti messo" esclamò lo sciamano con tono incolore, volgendole le spalle mentre uccideva gli ultimi vampiri.

"Sapevi che ero qui quindi" rispose Buffy "Forse allora saprai anche perchè sono venuta"

"Volevi conoscermi, incontrarmi perchè hai paura, ma anche ammirazione per me"

"Voglio delle risposte"

"Non ne ho, e non ho neanche domande per te, ma una sorpresa"

"Cosa intendi?" chiese la ragazza con tono interrogativo misto ad un pizzico di apprensione

"Seguimi" Si avvicinò alla scalinata, nel luogo in cui prima era caduto il fagotto che aveva prodotto quel rumore sordo ed agghiacciante cadendo. Le sembrò di scorgere un movimento, ma ancora non riusciva a vedere bene a causa dell' oscurità. L' uomo raccolse l' involto e glielo porse. Solo allora si accorse della sua natutra: una figura vagamente umana, certamente un vampiro, era avvolto da grosse bende di tessuto scuro e costretto in posizione fetale.

Le bende erano intrise di sangue, dovuto probabilmente alle ferite causate dalla caduta, ma non erano le sole lesioni, ne le più gravi: le membra dell' essere erano tutte in posizioni innaturali, probabilmente le ossa erano state fratturate e si erano rinsaldate sempre in modo sbagliato più volte, finchè non era stato scaraventato a terra fra i suoi simili.

"E' molto antico" le disse strappandola dalle sue elucubrazioni "Sono sicuro che gli osservatori saranno felici di averlo, anche se dovranno fare attenzione alla sua magia"

Buffy indietreggiò, poi si voltò senza dire nulla. Era sconvolta da quello che aveva fatto lo sciamano. Se lo aveva capito come credeva, non aveva provato alcun piacere a fare quello che aveva fatto, più probabilmente non aveva provato proprio nulla. Quell' uomo non era un sadico, e non era neppure ''malvagio'', semplicemente agiva senza alcuna implicazione morale, e questo lo rendeva ancora più pericoloso. Era esperto non solo nel combattimento, ma anche nella strategia, e sarebbe andato fin in fondo.

"Dimenticavo, si chiama Wulfere, nel caso non riuscissero ad identificarlo subito"

La voce proveniva dalle sue spalle, apparentemente non si era mossa, eppure...

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Buffy si allontanò portando con sè Wulfere, ancora imprigionato dalle bende, quando si rese conto che il vampiro era cosciente, e subì il suo attacco mentale, mentre la forza di volontà di lui la assaliva improvvisa, causandole un momentaneo stordimento.

Posò a terra l' involto ed estrasse il paletto.

Non può aiutarmi in alcun modo, pensò la cacciatrice, ma potrebbe causarmi problemi se gli osservatori se lo lasciassero sfuggire. Sarebbe il loro giocattolo, non il mio. Forse potrebbe essere utile alla loro causa, ma non alla mia. Gli piantò il paletto nel cuore.

Lo sciamano, poco distante, sorrise.

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Lei non lo aveva deluso. Aveva avuto ragione nel giudicarla. Lei era come lui, una vera guerriera, e uccidere quel nemico lo aveva dimostrato. Qualcuno avrebbe potuto interpretarlo come pietà, ma lui sapeva che aveva calcolato le conseguenze prima di decidere. E poi si era staccata dagli osservatori, sancendo la sua indipendenza. Gli sembrava di poter percepire i suoi pensieri, analizzare la situazione come aveva fatto lei. Se avesse portato loro Wulfere avrebbe ricucito il rapporto con il Consiglio, e sarebbe stata tranquilla, ascoltandoli poco come aveva fatto in quegli ultimi tempi, mantenedo, di fatto, la sua libertà senza dover entrare in conflitto diretto con loro. Già da tempo sospettava di non aver i medesimi obiettivi, ma con questo atto scendeva in campo apertamente, e sapeva che ci sarebbero state rappresaglie, prima o poi.

Lo sciamano la raggiunse di corsa, muovenosi silenziosamente.

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"Sei arrivato finalmente"

"Sono colpito, non credevo fossi così esperta da sentirmi, sono piuttosto silenzioso"

"Era una prova vero?" chiese la slayer, indicando con un gesto il mucchietto di cenere che era stato fino a poco prima un vampiro millenario.

"L' hai superata" esclamò sembrando eccitato per la prima volta, poi continuò più calmo.

"Sai perchè sono qui, vero?"

"Sì"

Entrambi si fronteggiarono, pronti ad uccidersi solo per sapere chi dei due fosse il migliore.

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Il combattimento era terminato, senza vincitori nè vinti, lasciando solo i due corpi avvinghiati, congiunti in un amplesso che non significava nulla per nessuno dei due. Lui aveva abbandonato i sentimenti ormai da molto tempo, lei l' aveva fatto quella notte. Restavano le emozioni, ma avevano rinunciato a leggerle nella cornice usata solitamente, componendole in forme più complesse, i sentimenti appunto. La loro non era una vera rinuncia, semplicemente avevano deciso di intraprendere una strada diversa da quella dell' umanità, focalizzandosi solo sul loro obiettivo.

Senza dire una parola si vestirono e presero strade diverse.

 

the END