FORSE SI PUO'


AUTRICE: the gift, ovvero io

COPPIE: Elisabeth e William

PROLOGO: Elisabeth è una sceneggiatrice con un passato doloroso che viene contattata da un regista americano.....cosa accadrà?

RAITING: Per nn correre rischi, scelgo un PG13.

DISCLAIMER: Questa ff è scritta solo per puro piacere personale, nn è a scopo di lucro. I personaggi appartengono a Joss Whedon, la Mutant Enemy, la Fox, la WB, la UPN e chi più ne ha più ne metta.



Dedico la ff a Chiara che so quanto la ama... e adesso, via!



FORSE SI PUO’





Preparo lentamente le valigie, mettendoci quel tanto che basta per un solo mese. Trenta giorni di nuovo in America, e poi tutto finirà. Carmen ha promesso di affiancarmi ad un regista inglese in futuro.

Non voglio più lasciare il mio paese, la mia casa. Soprattutto i miei ricordi. E le loro tombe.

Anche stanotte li ho sognati.

Nei miei pensieri sono uguali a tre anni fa. E piango, sempre. Cosciente del fatto che il mio cuore non scoprirà più l’amore. Non mi lascerò più amare da nessuno. Tutto ciò che avevo è morto con loro, quel giorno, tre anni fa. Ho un sasso al centro del petto. Il mio cuore resterà per sempre di Angel e Connor. Mio marito e mio figlio.




Il viaggio è come me lo ricordavo: lungo, noioso e affamato. Carmen mi ha procurato un posto in prima classe, ma stuzzichini di caviale e calici di vino bianco non spegneranno la mia fame. Considerato anche il fuso orario e il fatto che non riesco mai a dormire in aereo, al mio arrivo a Los Angeles sarò intrattabile. E se il mio primo incontro sarà come quello di dieci mesi fa, questa volta chiameranno la polizia per dividerci, perché gli salterò al collo e affonderò i miei denti nella sua

giugulare.

Ahem, scusate, deformazione professionale. D’altronde sono la sceneggiatrice di un film per vampiri. Comunque, mi sento veramente nervosa. Tre ore ancora e splenderà il sole della California, l’unica cosa positiva di questo lungo viaggio.




Ovviamente la fortuna non ha mai girato dalla mia, e di certo non comincerà ora. Al mio arrivo tutte le nubi del mondo si sono riversate su Los Angeles. Quindi, addio sole di benvenuto. Spero non sia un presagio.

L’appartamento dove stavo l’ultima volta non è più libero.

Per questa prima notte Carmen mi ha sistemato in un albergo a cinque stelle. Tutto questo lusso mi infastidisce, a volte. Non mi sento libera di girare tranquillamente in tuta come faccio nella mia intima casa nella campagna di Londra. Qui devo essere splendente ogni volta che esco. E spendo veramente tanto tempo nel cercare di essere ciò che non sono.

Scendo a mangiare nella sala ristorante ed incontro tutti gli amici della truope. Ci sono anche gli attori, ringraziando Dio non proprio tutti. Il regista invece arriverà domani. Per fortuna, mi dico. Così almeno per stasera non mi toccherà parlare di lavoro.



Sono felice di ritrovarli uguali a quando sono partita.

Il successo, almeno all’apparenza, non gli ha dato alla testa. Xander è il solito buffone, sarcastico e pieno di autoironia, Willow resta quel mostro di sapere che mi ha insegnato a navigare su internet quando io ne ero all’oscuro, Anya mi stupisce ogni volta con la sua schiettezza, Dawn è cresciuta molto anche se la sua bellezza resta acerba.

Tara ha una dolcezza incommensurabile. Con lei è davvero facile parlare. Confidarsi. Potremmo diventare delle buone amiche.

Se io fossi americana, si intende. Giles è inglese come me, ed è un uomo gentile e saggio. Un padre per tutti.

Poi c’è Faith, la protagonista. Di tutte è la più bella. E la più snob. Dal resto del gruppo non è molto gradita. Ma a vederla recitare ci si scorda del suo pessimo carattere.

Manca William, il mio profondo nemico e, ahimè, connazionale. È di certo un bel ragazzo (ovvio non fanno fare i film agli scarafoni!!), ma è inopportuno, irritante e pieno di se. L’unica ragione per la quale non l’ho ancora rimosso dalla mia mente, è che viene anche lui dalle campagne inglesi. Di certo ora è con qualche sciaquetta da quattro soldi. Magari bionda platino come lui.

Spero solo che in questo mese io e lui avremo meno rapporti possibili. Sarebbe un bel guaio se riprendessimo a litigare come anno scorso.





Il rumore della città mi stordisce e mi ha tolto il sonno. Nonostante i doppi vetri, mi manca il silenzio della campagna. Ancora mi chiedo il perché abbia accettato di tornare qui.

I soldi, Elisabeth, i soldi, mi ripeto.

E mi ricordo dell’ipoteca sulla casa e dei debiti lasciatimi da Angel. Non l’ho mai rimproverato per questi. Non gliene ho mai fatto una colpa. Dopo la sua morte ho conservato solo il buono che mi ha dato. Ed è stato tanto. Gli errori sono insiti nell’uomo. Ed io ne sono colma.



Prendo l’ascensore e scendo per la colazione. Senza una tazza di caffè non riesco nemmeno ad aprire gli occhi. Sotto braccio ho le cartelline con il lavoro iniziato. Per il seguito, dovrò aspettare le direttive del regista e dell’autore. Anno scorso abbiamo fatto un buon lavoro di squadra. Spero sia così anche ora. Meno problemi avrò, più il tempo trascorrerà in fretta.




Carmen è arrivata puntuale come un orologio svizzero. È impeccabile con il tailleur bianco che le risalta a meraviglia il carnato ambrato. Mi sorride e con la sua voce tranquilla mi dice di avviarci.

Hai riposato bene Buffy?”

No grazie. E non chiamarmi così. Lo sai che mi da fastidio” le rispondo scocciata. E ripenso di non essermi ancora presentata. Sono una inglese poco cordiale, lo ammetto. Ma è la vita che mi ha cambiata.

Mi chiamo Anne Elisabeth Summers. E da quando ho collaborato al telefilm in questione, tutti i miei amici mi hanno ribattezzata Buffy, come la protagonista della storia.

È inutile dire che questo nomignolo insulso mi dia molto sui nervi. Inoltre non dormo da più di ventiquattro ore e fra poco Joss, il regista, mi darà dei tempi talmente stretti, che probabilmente mi scorderò come si fa a dormire. Senza parlare che dovrò rivedere William.

Il nostro ultimo incontro risale a dieci mesi fa. Sta facendo il cascamorto con una comparsa, una certa Harmony, e mi vede andare via.

Si avvicina e mi dice di cambiare colore di capelli. Dice che sono lunghi fili di steppa gialla. Lo guardo inviperita senza rispondere, certa che non lo avrei mai più rivisto. Ed invece eccomi qui, in un taxi che sfreccia fra le strade affolate della città degli angeli, diretta verso gli studi cinematografici.

Inspiro profondamente e cerco di rilassarmi. Carmen mi offre una sigaretta e accetto. Sono tre anni che ho smesso di fumare. Dopo l’incidente.

Ma oggi, sotto questo cielo grigio, sento di averne veramente bisogno.




Gli studios sono sempre qui e cambiano aspetto come camaleonti. C’è la ricostruzione di una cittadina semi distrutta. Mi chiedo quale trama Joss voglia seguire. Ed ho lo strano presentimento che questo mese durerà molto di più.



Avevo ragione. Carmen come al solito, ha cercato di chiarire la situazione, ma sembra che Joss non voglia intendere.

Lei resta qui per tutte le riprese di questa sesta stagione. Ho bisogno della sua capacità di sintesi, altrimenti non rientreremo nei tempi e al diavolo tutto!” ha detto con la sua aria austera.

Gli accordi erano che lei si sarebbe fermata un mese. Voi state chiedendo di farla restare per dieci mesi circa. È molto, molto diverso!” ha ribattuto lei decisa. Ancora non credo si siano messi d’accordo e a quanto pare nessuno si preoccupa di chiedere il mio parere.

Mi allontano per bere un bicchiere d’acqua. Xander si avvicina e sta ridendo. Mi dice di aver fatto uno scherzo con William nel camerino di Faith. Gli hanno legato i collant l’uno con l’altro. Si sentono le urla da qui.

Voi sì che sapete come far impazzire una donna, eh?” gli dico cercando di trattenere una risata grassa.

E dai Buffy! Quella è tutta tirata! Ed ha la puzza sotto il naso. Non come te. Tu sei una alla mano. Che ne dici: ti va di unirti a noi e legarle anche le gonne?” e mi da un colpetto sulla spalla. Ora rido. Mio Dio, sto ridendo davvero. Era da tanto che non accadeva. Ed ora mi ricordo l’altro motivo per il quale sono tornata: stare con questi ragazzi mi ricorda la spensieratezza di prima. Prima dell’incidente. Quando anch’io vivevo i miei ventitre anni senza pensieri.





Sono tornata in albergo.

Carmen mi ha detto che il mio soggiorno non durerà solo un mese. Io l’ho infamata, mi sono ribellata, ma quando mi ha mostrato la cifra del contratto ho pensato: addio debiti! Ed allora ho firmato, anche se un po’ a malincuore.

Mi infilo sotto la doccia e mi metto un paio di jeans con una maglia scollata e a maniche corte. Scendo a cena e nel frattempo faccio mente locale sul lavoro che mi aspetta per domani. La sveglia suonerà presto, ahimè.

Entro nella sala e vedo il tavolo rotondo di ieri sera. Sono tutti lì, in cerchio, che mi stanno aspettando. Xander mi fa gesto con la mano di raggiungerli. E l’incubo incombe senza scampo.

William gli è seduto accanto, i suoi ridicoli capelli platinati accecano sotto la luce del ristorante. Speravo di essermela cavata oggi quando non lo avevo visto. Ma si sa, la fortuna non mi ha mai accompagnata.



Mi siedo accanto a Tara, proprio di fronte al mio nemico che mi saluta con un gesto del capo e non dice niente. È strano, non è da lui. A quest’ora avrebbe dovuto infamarmi. Sono un po’ delusa, dico la verità. Mangio con appetito tutto quello che arriva e ogni tanto mi ritrovo a guardarlo. Mi aspetto da un momento all’altro una frecciatina, ma vengo delusa. Lui continua a parlare con Xander e ad ignorarmi. Faith è ancora furibonda per lo scherzo di questa mattina, ma nessuno le da importanza più del dovuto. Solo Tara si preoccupa per lei. Ed ogni volta la apprezzo di più.

La cena è terminata ma nessuno si alza. Restiamo seduti a parlare e a bere grappa. Willow mi racconta dei suoi studi, Anya del suo nuovo ragazzo super dotato di cui non fa il nome. Mi sento serena, rilassata. Forse un po’ il merito è anche dell’alcool.



Si è fatto tardi e ci salutiamo.

Ho bisogno di un po’ d’aria fresca, prima. Forse ho bevuto troppa grappa.

Dal terrazzo dell’albergo si vedono le luci della città. È così bella da qui.

Una leggera brezza mi accarezza le braccia nude e mi provoca lunghi brividi. I ricordi tornano minacciosi e maledico l’alcool che mi rende tanto vulnerabile.

Le lacrime prendono a scendere senza che io le possa fermare, e ben presto vengo scossa da violenti singhiozzi.

Dannazione, perché mi avete lasciata? Perché tutto questo dolore, ancora nel mio cuore che taglia e squarcia ogni briciola rimasta?

Credevo di stare meglio. Credevo di aver superato il peggio. Ma queste lacrime mi dicono di no.

Non sono riuscita ancora a tornare a galla. Sono ancorata al passato.

Ad Angel.

Al mio piccolo Connor.

Al loro amore che mi ha portato via con se.

Sento un rumore. Mi asciugo le guance e mi volto. Nella penombra non vedo nessuno. Per fortuna, mi dico. Se qualcuno mi vedesse in questo stato farei una misera figura.

Guardo ancora il panorama e aspetto di calmarmi ulteriormente. Poi, con passo spedito, scivolo dentro l’ascensore. Mi infilo a letto e spero di riuscire a dormire almeno stanotte.





Primo giorno di lavoro effettivo. Joss mi ha esposto la scaletta della storia a voce, anche se l’autore mi ha già dato lo scritto. Ci saranno bei colpi di scena e ottimo materiale sul quale lavorare. Questa serie, la sesta per precisione, è la più dark. La protagonista, Buffy, verrà riportata in vita dai suoi amici e tornerà diversa. Arida. Disperata e piena di rabbia. L’unico conforto, anche se malato e contorto, le sarà dato dal vampiro innamorato di lei da tanto. Legherà con lui una torbida relazione di sesso che le darà la forza per andare avanti. Capirà di distruggersi e vi porrà fine. Il resto sarà stabilito mano a mano. L’unica cosa che mi blocca alquanto, è che il vampiro in questione sarà, come sempre, Spike. Ovvero William. Più scene con lui, più tempo trascorso insieme. Aiuto, credo impazzirò!




Sono nella mia stanza d’albergo. Carmen mi ha detto di aver trovato un appartamento vicino agli studios. Sarà libero fra tre giorni.

Scrivo velocemente i cambiamenti per la sceneggiatura della prima puntata. L’orologio segna le 1:30 della notte. Ho sonno e gli occhi mi bruciano. Devo fare l’abitudine a questi tempi convulsi. Scendo al bar sperando sia aperto. La sala è vuota, ma ringraziando Dio le luci del bancone sono accese. Lo vedo seduto. William stringe un bicchiere fra le mani e lo fissa. È triste. Spero non mi abbia vista e faccio dietro front. Ma non ho fortuna (ovviamente!).

Ehi” mi chiama ed io mi volto. Ho i capelli arruffati, le occhiaie e una maglia enorme. Devo sembrargli orribile.

Soffri d’insonnia, dolcezza?” mi dice puntando i suoi occhi su di me. Non mi ricordavo fossero così scuri. Persi. Profondamente soli.

A quanto pare non sono l’unica” ribatto acida. Normalmente non sono così. È lui che tira fuori il peggio di me.

Ti offro un wisky” dice, ma il suo tono non è gentile. Non è un dono, ma un’imposizione. Mi siedo, anche se non ne ho voglia. E ormai che ci sono, ne approfitto.

Il barista si affaccia. Mi guarda come per dire: - ma sapete che ore sono?-

Un’acqua tonica. Con ghiaccio” gli chiedo, e lui prende a trafficare fra bottiglie e bicchieri.

Evito di guardare l’uomo che ho accanto. Un gelo riempe l’aria. Anno scorso era ugualmente insopportabile, ma almeno rideva. Prendeva in giro, ma sempre con il buonumore. Stanotte sembra un morto che cammina. La copia vivente del suo alter ego.

L’acqua tonica viene appoggiata sul bancone.

Alla tua” gli dico bevendola tutto d’un fiato. Ne avevo veramente bisogno. Lui non risponde. Fa solo gesto al barman di versargli altro wisky. E con un movimento rapido, scola il bicchiere. Ora lo guardo. Sta soffrendo. Mi muovo a compassione ( Dio solo sa il perché) e mi trattengo ancora un po’.

Brutta giornata?” gli chiedo. Odio questo silenzio glaciale fra di noi. Insultami, distruggimi, disprezzami, fa qualcosa. Tutto tranne questa apatia deprimente. Non ne ho bisogno. Ho già la mia che mi basta.

Finalmente alza gli occhi e fa una risatina nervosa.

Non ho bisogno della tua finta compassione.” Mi dice e sembra l’ombra di quello che era un tempo.

Ok. Come non detto. Grazie per l’acqua tonica. Buonanotte” mi alzo e me ne vado. Sento il suo sguardo su di me. Non me ne curo. Ho del lavoro che mi aspetta. E una lunga nottata davanti. Che soffra da solo. Io ci sono abituata.




A Joss la sceneggiatura corretta è piaciuta. Domani inizieranno le prime riprese. Oggi gli attori erano tutti riuniti per la prova costume, per ripassare le battute, per controllare gli ultimi cambi di programma. Ho visto William verso l’ora di pranzo. Rideva e scherzava con Xander, sembra un’altra persona oggi. Meglio così. Si vede che gli è passata. Mi ha guardata un secondo e poi mi ha evitata per tutto il giorno. Non che mi interessi particolarmente, ma potrebbe essere più gentile. In fondo molto presto lavoreremo a stretto contatto. Forse io dovrei essere più accomodante. Vedremo di migliorarci cammin facendo. Siamo inglesi, per diamine, e la gentilezza è il nostro maggior pregio. Strano a dirsi, eh?




Cammino verso la mia camera, lungo il corridoio dell’albergo. Sento strani rumori provenire dallo sgabuzzino delle pulizie. Mi avvicino vinta dalla curiosità. Tendo l’orecchio e distinguo nitidamente sospiri e gemiti di piacere. Poi una voce dice un –no- deciso e la porta si apre. Io mi allontano di corsa, il cuore che mi pulsa in testa. Giro l’angolo e mi sporgo quel tanto che mi basta per vederli. Harmony e William escono arruffati e mezzi nudi. Ma non sembrano soddisfatti come dovrebbero. La ragazza bionda è alquanto arrabbiata. Lo manda al diavolo e si allontana ancheggiando sui suoi tacchi a spillo. Lui rimane lì, appoggiato allo stipite della porta in questione. Sospira pesantemente e china il capo. Un singhiozzo lo scuote e tira su con il naso. Il tutto dura pochi attimi. Sta piangendo ed io non credo ai miei occhi. Si passa una mano fra i capelli, riallaccia la camicia e si incammina. Con lenti, trascinati passi raggiunge una porta. E finalmente conosco anche il numero della sua stanza. E mi chiedo cosa l’abbia ridotto così.




Era a cena e rideva. Ottima interpretazione William, mi dico. Mentre cerco di tagliare una bistecca troppo cotta, mi accorgo che mi sta guardando. Arrossisco. I suoi occhi sono di un blu incandescente. Mi fa un gesto del capo e torna a fissare il suo piatto. Anya irrompe con la sua voce squillante e la sua totale mancanza di delicatezza.

Allora Buffy, raccontaci qualcosa di interessante. Qualche bell’uomo all’orizzonte? Qualche stallone pronto a farti toccare il paradiso?”

Muoio dall’imbarazzo. Se solo sapessero… se sapessero che amavo ed ero amata, che ero completa e felice. Appagata. E che tutto è finito bruscamente quel giorno… se solo sapessero. Ma non sapranno mai. I miei ricordi, la mia storia è solo mia. Angel e Connor vivono in me. E parlare di loro sarebbe dividerli con gli altri. E non posso. È tutto quello che mi è rimasto. Ed è mio. Solo mio.

Sono sola. Per scelta. E va bene così” rispondo telegrafica.

William mi guarda e ride.

Per scelta di chi? Di tutto il genere maschile?” chiede sarcastico. Ma il suo tono è quasi cattivo. Xander gli da una gomitata su un fianco. Giles tossisce nervoso. Tara china il capo e mi dice di lasciarlo stare. Ma io sono già partita in quarta.

A quanto pare tu non ne fai parte. Poco fa ho visto la magra figura che hai fatto nello stanzino delle scope. Sembra proprio che tu non riesca più a soddisfarle, le donne!”. Eccomi. Sono inviperita. Un demonio. E sto riversando tutta la mia rabbia su quell’insulsa testa di cavolo. William contrae la mascella. I suoi occhi sono due mari in tempesta. Vi leggo dentro ira, umiliazione, risentimento.

Colpito e affondato! Un punto per me! Anche se mi accorgo troppo tardi di essere stata veramente pesante. Lui si alza e mi raggiunge. Tremo ora, e tutto il mio coraggio è svanito. Credo voglia picchiarmi. Non lo farà, mi auguro. Non in mezzo a questa sala piena di gente!

Dai Will, scherzava. Smettila e torna a mangiare!” cerca di convincerlo Xander. Ma lui è un treno in corsa. Mi prende per un braccio e mi obbliga ad alzarmi. Mi fissa con diprezzo ed io contraggo il volto. Spero che il pugno giunga rapido. Chiudo gli occhi e aspetto il colpo. Ma li riapro subito quando la sua bocca pigia sulla mia. Con violenza, impetuoso, mi spalanca le labbra e ci infila la lingua. Mi stringe forte, da farmi male. Stranamente, le ginocchia mi cedono, ma mi tiene troppo saldamente perché cadi. Una manciata di secondi e si stacca. Ora il suo sguardo è indecifrabile. Sembra acceso di desiderio. Ed io lo odio ancora di più.

Allora, Elisabeth. Ti è piaciuto? A giudicare dai mugolii che hai emesso, direi di sì”. Mi sputa in faccia la sua vendetta. Ed io, furiosa, gli do uno schiaffo. La sua guancia si arrossa subito. Ma lui ora ghigna divertito. Mi lascia e torna a sedersi. Non ho più fame. Imbarazzata, con le guance in fiamme e gli occhi colmi di lacrime e di umiliazione, mi allontano dalla sala da pranzo e mi getto fuori dell’albergo, lungo il marciapiede colmo di gente. Piove, stasera. E lascio che le gocce si mescolino alle lacrime. Così nessun’altro mi giudicherà.





Una nottata schifosa. Ho tentato di lavorare fino alle due, poi sono crollata sulla scrivania, davanti al portatile acceso. L’idea di rivedere William dopo ieri sera non mi ha aiutata. Ma sarò professionale. Andrò avanti evitandolo. È un bastardo. E lo odio. Lo odio fin dentro le viscere.





Mi alzo dalla sedia accanto al regista. Il primo ciack è terminato. William non c’è oggi e mi sento veramente bene. Mi dirigo verso la macchinetta del caffè e digito un bel cioccolato caldo. Ho bisogno di zuccheri. Mancanza d’affetto? Sicuramente. Xander si avvicina. Ha lo sguardo dispiaciuto.

Senti, sono veramente affranto per ieri sera, ma sai Will non è così. Sta passando un pessimo periodo e anche tu sei stata un po’ acidella..”

Io acida?” chiedo scioccata.

E’ vero” ammetto poi.

Sai, lui è il mio migliore amico oltre che un eccelente attore. È una brava persona. Non ci crederai, ma ieri sera era veramente dispiaciuto. Ha chiesto il tuo numero di camera per venire a scusarsi, ma poi ha creduto fosse meglio aspettare. Sbollentire la rabbia”.

Io annuisco mentre dentro di me sono sorpresa a morte. Quella mezza calzetta ossigenata che mi cerca in piena notte? Sembra un film dell’orrore! Rabbrividisco al solo pensiero. Anche se, quel bacio, mi ha lasciato uno strano languore…. Sono fuori allenamento, mi ripeto.

Che cosa gli è successo?” gli chiedo. Sono curiosa, lo ammetto. E un po’ mi sento anche in colpa. L’ho ferito anch’io, dopotutto.

Io non posso dirtelo. Lo farà lui, se lo riterrà necessario. Dovreste chiarirvi, comunque. Potreste andare d’accordo alla fine”.

Oh, non credo. Sarebbe più facile vincere alle finali di miss universo” rido io. E poi nemmeno mi interessa diventare amica di quell’esaltato. Ma di Xander mi fido e lo farò per lui.




L’autore mi ha dato la trama riscritta per le prime dodici puntate. Le leggo prima di tornare all’albergo e so già che la notte sarà lunga e agitata. Mi spoglio lentamente e mi specchio nuda. Il mio corpo è magro, forse un po’ troppo. Il taglio del cesareo è sempre lì, scuro e indurito. Vi passo sopra un dito e una lacrima scivola solitaria. Ripenso ai primi movimenti di Connor dentro di me. Al dolore del parto. Alla paura di poterlo perdere, quando i battiti rallentarono. E infine il taglio. Urgente, rapido, che gli salvò la vita. Quella volta.

Tre anni dopo, quando ormai disegnava il sole e le stelle e cantava alle recite dell’asilo, nessuno l’ha potuto salvare. Le mie preghiere sono svanite come fumo. Mentre stringevo la mano insanguinata di Angel, lungo l’asfalto bollente d’agosto, e gurdavo il corpicino di mio figlio esanime. Lì, in quel momento sono morta anch’io. E mi sono maledetta per essere sopravvissuta a metà. Senza più anima. Amore. Sentimenti. Ma quel bacio, ieri sera…. Seppur violento e rabbioso… Sembrava avesse risperto emozioni dimenticate, ma ora brucia e grida. Ira, rabbia e dolore. Chissà, forse anche questo è un buon segno.


Mi sto insaponando la testa quando qualcuno bussa con forza. Faccio finta di non sentire, ma i colpi si susseguono rapidi. Mi sciaquo in fretta e mi avvolto nell’accappatoio dell’albergo. Apro la porta e William è davanti a me. Quando mi guarda, i suoi occhi si allargano. Devo essere davvero terribile. O forse no?

Ti ho disturbata” dice a voce bassa e china lo sguardo. Che sia un gesto di rispetto? Naahh..

Io avvampo all’istante. Vorrei sprofondare.

No. Cioè sì. Ma non fa niente. Devi dirmi qualcosa?” sono fredda e scostante. Quell’uomo è un mostro.

Volevo scusarmi per ieri sera. Ho esagerato” dice in fretta. Deve pesargli al grand’uomo. Gli sta bene. Il suo ego è diminuito di un millimetro.

Dici bene. Mi hai umiliata. Sei stato un maniaco depravato. Ma devo ammettere anch’io la mia colpa. Anche se, come al solito, hai iniziato tu”. Lo sfido a testa alta. Non mi lascerò intimorire da lui. Io sono più forte. (Seee..come no?!”)

William rialza lo sguardo. Pare sollevato. E poi mi sorride. Dolcemente. Mi volto all’indietro per vedere a chi sta sorridendo. E mi chiedo chi sia più pazzo: lui che mi distrugge e poi mi sorride così, o io che lo odio ma gli resto davanti in accappatoio. E come ciliegina sulla torta, ora divento anche rossa come un peperone. Fra poco sverrò dalla vergogna.

Non volevo arrivare a tanto, ma sai, l’ho promesso ad un amico. Vestiti. Ti porto a cena fuori” dice come se fosse un comando. Sto per rimandarlo a quel paese. Poi penso a Xander. E come una cretina accetto.




Il ristorante è carino. Cibo italiano. Sembra gli piaccia. Siamo arrivati con la sua macchina, se così si può definire una vecchia De soto nera. È stato galante, mi ha aperto lo sportello, mi ha accompagnata al tavolo e ha scostato la sedia, ha lasciato a me la scelta del menu ed è rimasto in silenzio. Troppo, a dire il vero. Mangiamo con calma, gurdandoci ogni tanto. Più il tempo passa e più credo non sia stata una buona idea. Ma al terzo bicchiere di vino, la mia dannata lingua si scioglie. E inizio come una deficiente a raccontargli barzellette per bambini. Le stesse che raccontavo a Connor. Lui dappirma mi fissa perplesso, poi inizia a ridere, più per empatia che per divertimento. D’un botto mi blocco e le risate lasciano il posto ad un pianto inconsolabile. Mio Dio, sto facendo una figura orribile. Ma non riesco a fermarmi! William mi porge la mano e mi aiuta ad alzarmi. Usciamo sul balcone e una musica suona in lontananza. Io ballo da sola e lui mi fissa. Sta pensando che sono pazza, è certo. Passa qualche minuto e alla fine la frescura mi ridona un po’ di sanità mentale. Quel tanto che serve per scusarmi.

Lui scuote il capo.

Non fa niente. Credevo di essere io il disperato, ma a quanto pare devo ricredermi. Tu stai peggio di me” mi dice guardando il cielo. Siamo appoggiati alla ringhiera di marmo e tacciamo per un po’.

Il vino mi fa uno strano effetto.” Gli dico, ma lui pare non ascoltarmi.

Quindi mi hai visto, vero?” domanda invece fissandomi. È triste. Accidenti, non potrò fare battutine? O forse sì, visto che ho la scusa della sbronza?

*Vi* ho visto. Ed anche sentito. Mamma mia. Era uno spettacolo!” la mia voce è ancora impastata. Ed ho il tatto di un rinoceronte. Ma lui non se la prende. Almeno credo.

Lei è Harmony. Stavamo insieme.” Continua. Sta cercando di spiegarmi? Ehi, calma! A me non importa, davvero….

E chi se la scorda quell’oca giuliva! Quando apriva la sua grossa bocca rifatta, quelli della troupe si tappavano le orecchie. E la bocca. Crepavano dalle risate!” Però, ho un commentino per ciascuno, eh? Sembro proprio una zitella acida. Anzi, no. Una vedova acida.

Mi ha lasciato, due mesi fa. – lui è davvero serio, ora – non che fosse l’amore della mia vita, ma stranamente mi fidavo. Mi ha riempito di corna. Mi ha preso in giro per mesi. E ieri sera ha riprovato a tornare con me. Voleva che facessi l’amore con lei. È stato squallido. E triste, quasi doloroso”.

I suoi occhi sono umidi. Accidenti, una stanga d’uomo come lui che si cruccia per una gallina spellacchiata?! Ah, il mondo è tutto al rovescio. Comunque, ora è d’obbligo una parola di conforto. Speriamo di risultare convincenti…..

Si vede che ha capito troppo tardi quello che si è persa. E questo non fa che confermare quanto sia stupida e solo concentrata sulle sue cosce chilometriche e sul suo seno siliconato! Dammi retta, Will. È meglio così” gli dico sparata e gli do una pacca sulla spalla. Lui mi sorride.

Sei proprio fuori, eh?” mi dice, ma io nego. Peccato che la testa mi giri ancora.

Senza finire la cena mi riaccompagna in albergo e mi lascia davanti alla porta della camera.

Ci vediamo domani mattina. Buonanotte” e se ne va. Io mi richiudo la porta alle spalle e crollo sopra il letto vestita. Questa notte dormirò come un sasso.




Mi maledico ad ogni passo. Il mio lavoro è rimasto fermo ed ho un mal di testa da paura. Ma sarà possibile prendersi una sbronza con solo tre bicchieri di vino? Carmen mi dice che ho una faccia pessima. E per dirlo lei, vuol dire che la verità è ancora peggiore. Arrivo agli studi e Tara, preoccupata per il mio volto stravolto, mi procura una tazza di caffè. Willow si unisce e mi chiede cosa mi sia accaduto.

Evito di raccontargli della cena e mi invento una brutta gastroenterite. Che fantasia, eh? D’altronde sono una sceneggiatrice!

Le riprese continuano e nel set compare anche William. Quello spolverino gli sta veramente bene. I suoi capelli risaltano con una luce quasi sinistra. Ora sta prendendo le mani di Faith e nei suoi occhi c’è un mondo intero. Amore, devozione, stupore, meraviglia, estasi. Tutti insieme nel suo sguardo. Ma come farà?, mi chiedo. Io non saprei fingere nemmeno d’essere cappuccetto rosso. Ma lui ha carisma, lo ammetto. Joss urla stop e la da per buona. Io mi rimetto a scrivere, sfruttando ogni momento possibile. Un’ombra mi si avvicina e mi porge un bicchiere d’acqua.

Grazie Xander” gli dico allungando la mano, ma alzo gli occhi e mi ritrovo davanti William.

Dopo ieri sera, non sapendo più cosa offrirti da bere, ho optato per della semplice acqua naturale. Credi che andrà bene?”

Sì, ma solo se è senza bollicine” rispondo e gli sorrido. I rapporti sembrerebbero più civili fra di noi. Speriamo che duri. Lui si allontana ed io ritorno ai miei fogli. Una strana sensazione di leggerezza mi ricolma. Un altro buon segno del mio ritorno alla vita.





Mi rinchiudo nella mia stanza e cerco di distrarmi. Fra mezz’ora sarà servita la cena e questa sera mi sento molto stanca. Mi rigiro nel letto, ma i volti di Angel e Connor tornano prepotenti. Mi mancano così tanto….

Mi cambio in fretta, gonna al ginocchio e maglia aderente, ed esco. Scendo nella hall e mi dirigo lungo il marciapiede. Inizio a camminare e l’odore delle auto mi nausea. C’è molta gente nonostante sia buio. Le persone mi cozzano contro e nessuno si accorge di me. Mi sento sola, indifesa. Il cuore pulsa rapido e credo di essermi persa. All’improvviso lo vedo e mi calmo. Anche lui si è accorto di me. Mi raggiunge.

Va tutto bene?” lui nota la mia faccia spaventata.

Non dirmi che ti sei persa, vero?” ride divertito. Io nego, come sempre.

Allora ci vediamo a cena” mi saluta incamminandosi. Io lo fermo tirandolo per un braccio.

E va bene. Hai vinto. Mi sono persa” ammetto e arrossisco.

Vedi, non era difficile dirlo” e mi porge il braccio.

Io ci infilo il mio e mi lascio trasportare. Così, di fianco a lui seppur leggermente indietro, mi giunge il suo odore. Ed è buono. Fresco. Pulito. Prettamente e squisitamente maschile. Oddio! Cosa sto dicendo?? Sono fuori allenamento, mi ripeto… e mai come ora mi accorgo quanto mi sia mancato questo odore. L’odore di un uomo. Rassicurante, forte, stabile. Angel, quanto mi manchi…..




A cena sediamo come sempre l’uno di fronte all’altra. Ma ridiamo alle stesse battute. Ci guardiamo con meno odio. Ci lanciamo frecciatine, ma abbastanza soft. Xander mi guarda e sorride complice. È felice di vederci così. Con l’ascia di guerra sotterrata. Almeno per il momento.

A fine cena restiamo io, William, Tara e Xander. Ci strafoghiamo di dolce alle noci. Beviamo caffè corretto e William mi guarda allusivo.

Sta tranquillo, questa dose di alcool è già collaudata” gli dico mentre gli altri si chiedono cosa stiamo farfugliando. Dopo poco rimaniamo soli e lui prende a raccontarmi di quand’era ragazzino e ne combinava di tutti i colori. Io mi piego in due dalle risate. Era da tanto tempo che non mi sentivo così felice e serena. Mentre parliamo, ci alziamo e raggiungiamo la hall. Io faccio gesto di salire in camera, ma lui mi richiama.

Ti andrebbero due passi? Conosco un parco qui vicino” suggerisce ed io accetto di buon grado. La stanchezza si è interrotta. Ho bisogno di respirare dell’ossigeno vero.

Lungo il tragitto parliamo di tutto quello che ci viene in mente, e mi sorprendo dell’affinità che ci lega. Non me ne ero mai accorta prima, troppo presa a giudicarlo e a mantenere alto il mio orgoglio. Ma debbo ricredermi. William, nonostante tutto, è davvero una brava persona. Fa troppo lo spaccone, è un criticone e la sua lingua è affilata, dice tutto quello che pensa senza troppa dolcezza, ma ci si può fidare di lui. Mantiene la parola. È deciso. E il suo viso è un libro aperto. Ciò che prova è stampato nei suoi grandi e formidabili occhi blu. È divertente e dolce, ma sa essere duro e spietato. Sa perdonare e ama la vita. È impetuoso, alcune volte leggermente timido, e affronta tutto di petto. È passionale e ama il cibo e la red bull. È un mosaico di colori. Almeno, lui li ha i colori. Io invece sono in bianco e nero. Anzi, più nero che bianco.

La serata finisce in allegria e i mie fogli mi aspettano. Alla fine chiudo gli occhi e mi reputo soddisfatta di questa giornata.





Il mese è terminato. In teoria, oggi sarei dovuta tornare a casa, ma c’è un foglio che mi lega qui. E anche le amicizie che si sono rafforzate. Ora non sto più all’albergo, ma vivo nell’appartamento che Carmen mi ha trovato. È piccolo, ben rifinito e luminoso. Spesso vado a cenare all’albergo con gli altri, ma finalmente posso girare in tuta senza preoccuparmi di dover apparire. Le riprese vanno avanti a passo serrato, e a parte qualche piccolo screzio con l’autore, il mio lavoro piace. Questo mi gratifica molto e il mio ego cresce. Ci penserà la vita, come sempre, a livellarlo. Ultimamente ho collaborato a stretto contatto con Robin, il coreografo. È un bell’uomo di colore, ha delle spalle enormi ed un sorriso smagliante. È gentile, tranquillo, molto preparato. La sua compagnia è piacevole. Con William il rapporto è disteso. Questa mattina durante un ciack, ho bloccato la ripresa. Sono entrata nel set e mi sono messa in mezzo fra lui e Faith.

Poi il mio ruolo si è definito del tutto.

Faith: tu sei arida. Non provi più niente. Ti manca il paradiso e la vita ti sembra un inferno. Lui è l’unico che ti comprende. Che ti ascolta. L’amore che lui nutre per te ti riscalda. E ti aiuta a soffrire meno. Tu prendi da lui senza dare niente in cambio.

William: tu non hai un’anima, ma la ami con tutto te stesso. Lei è la parte di sole che non ti è permesso avere. Per lei faresti qualsiasi cosa. Averla così, solo carnalmente, per te va bene. Lei ti odia, ti disprezza ma tu l’accetti ugualmente. Prendi tutto quello che può darti come se fosse oro colato: la rabbia, il dolore, la violenza. Non te ne curi. Più lei ti ferisce, più la ami.

Avete capito?” gli attori mi guardano concentrati e la troupe resta di stucco. Ecco che mi rendo conto di essere andata troppo oltre. E forse mi sono anche immedesimata nel ruolo di Buffy. Anch’io come lei: senza sentimenti, priva di emozioni. Purtroppo, mi dico, niente sesso. Forse mai più. Perché per me il sesso va di pari passo con l’amore. Ed io ho giurato a me stessa di non permettere più a nessuno di amarmi. Perché non ho più un cuore per poter ricambiare. Sono vuota e fagociterei dentro il mio nulla chiunque provasse ad avvicinarsi troppo.

Joss mi si avvicina e mi chiedo se è giunto il momento di tornare a casa. Lui mi fissa serio e nella mia mente risuona una sola parola: licenziata. Invece no. Mi appoggia una mano sulla spalla e si volta verso gli attori.

Fate come ha detto e sarà perfetto” dice a gran voce. Io mi gonfio un po’ e guardo William. Mi sorride, orgoglioso.

Con questo ricordo chiudo il portone e mi infilo sotto le lenzuola. Il mio pensiero corre da Angel e Connor. Dovunque siano ora, so che sono felici per me.

Tornerò presto, gli dico e mi addormento subito.




I mesi passano in fretta quando non si ha neppure il tempo di andare in bagno. Ciononostante, trovo sempre il tempo per scambiare qualche chiacchiera. Anya mi ha confidato di essersi messa con Xander. Stando spesso a contatto durante le riprese e fingendo di essere amanti, la passione è sbocciata e lei è veramente contenta. Per non parlare dei commentini che fa sulle sue performance. Farebbero arrossire anche una focosa gheisha. Spesso mi ritrovo a parlare con Tara. Forse potrei raccontarle di Angel e Connor. Forse potrei liberarmi un po’ di questo doloroso peso. Ma aspetto. Forse non sono ancora pronta. Robin mi ha invitata a uscire con lui domani sera. Ho cortesemente rifiutato, all’inizio. Quando ho capito che non saremmo stati soli ma che tutta la troupe sarebbe venuta, ho accettato.

Non ti fidi di me?” mi ha chiesto leggermente dispiaciuto.

No, non è questo. È che non sono abituata ad avere appuntamenti. E sinceramente, non ne sono in cerca”. Credo abbia recepito il messaggio. Chiudo la cartellina e mi unisco a Willow e Tara per andare a mangiare un panino. Oggi pomeriggio gireremo la prima scena di sesso.




Credo di aver tenuto la testa voltata per tutto il tempo. Sono arrosita più volte e mi sono sentita profondamente turbata. È solo finzione Elisabeth! È solo una eccezionale, eccitante e magistrale interpretazione! Faith alla fine si è lamentata dei baci di William. Ha detto che sono troppo violenti. Cercando di evitare il mio ultimo e unico ricordo delle labbra di William sulle mie, le dico freddamente che così deve essere.

E’ un vampiro. E i vampiri non sono teneri, sorella. Ma famelici! Quindi attieniti al copione e fatelo strano!”. Sono stata cruda e diretta, ma Faith mi sta antipatica. Come del resto a tutti, ma ultimamente in me è cresciuto questo sentimento. Solo quando la vedo recitare me ne scordo. È brava, carismatica, convincente. E ultimamente lei e William stanno interpretando questa oscura passione in maniera perfetta. Lui la guarda con quegli occhi maligni ma così prettamente e irrimediabilmente innamorati…. Mi fanno struggere, ogni volta. E in sincerità, desidererei anch’io uno sguardo così su di me. Come ce l’aveva Angel. Togliendo la malignità e tenendo solo l’infinita tenerezza. Così lui mi fissava. Ed io sapevo di essere l’unica. Il suo eterno amore. E lui era il mio. Avremmo potuto invecchiare insieme, fare ancora l’amore di mattina presto, vedere i nostri figli crescere, e morire, insieme. Invece no. Io sono sopravvissuta. E Dio solo sa quanto avrei preferito anch’io morire con loro….








Sto aspettando il taxi. Il cielo sta imbrunendo e l’aria è tiepida. Sono stanca. Non credo raggiungerò gli altri in albergo stasera. Ho ancora dell’insalata fresca in frigo e un po’ di formaggio. Quindi, pasto frugale, doccia, pigiamone ultra large e lavoro. Verso le due spegnerò la luce aspettando l’inizio di un nuovo giorno.

Sono assorta nei miei orari e nelle mie scadenze, che non mi accorgo di William. Mi si avvicina e lascia che io mi accorga di lui.

Ciao. Ottimo lavoro, oggi” gli dico cercando di evitare il suo sguardo. Non ho ancora rimosso l’immagine di lui che spinge (ovviamente per finta!!) dentro Faith sostenendola a mezz’aria. E nemmeno i gemiti e i sospiri e quei baci bollenti e irruenti. Ecco, come sempre, divento rossa. E questo non fa che evidenziare la mia goffaggine.

Grazie. Aspetti il taxi?” mi chiede facendo finta di non vedere il mio imbarazzo. Chissà se immagina cosa mi faccia tremare così le gambe? Spero di no…. Sceneggiatrice, coinvolta in tragedia familiare, rimasta vedova a ventitrè anni, che si scalda solamente ad ascoltare sesso finto. Sarebbe un bello scoop!

Sì. Non vedo l’ora di tornare a casa. Ho bisogno di sfilarmi questa gonna e scivolare in dei calzoni enormi. Sono una pigrona, io”. Lui sorride e mi dice che anche lui non disdegna serate in poltrona con pantofole e pop-corn. Con solo questo? mi chiedo, e le fantasie corrono veloci su nel cielo. Accidenti, sono veramente fuori allenamento.

Domani sera vieni alla festa?”indaga lui senza distogliere il suo sguardo da me. Mi mette in imbarazzo e lo sa. Credo lo stia facendo apposta. Ma non mi lascerò intimorire. Alzo il viso e mi incrocio con lui. Sostengo i suoi insondabili occhi blu e uno strano rumore nello stomaco mi intontisce. Cosa mi sta accadendo?

Sì. Robin me l’ha detto e saremo lì per cena. Ci sei anche tu? Credevo fossimo solo noi della troupe” ammetto sorpresa.

William annuisce. Ora la sua espressione cambia. Sembra infastidito ed ho il presentimento che sia tornato quello di tre mesi fa.

Come poter mancare alle baldorie della plebe? E a quanto pare ti sei scelta il più *dotato*, eh? Allora non sei la verginella che cerchi di farci intendere”. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Eccolo lì, di nuovo, lo stronzo William che avevo imparato a conoscere ma del quale mi ero dimenticata, ultimamente. Grossa mancanza, Elisabeth!! Grossa mancanza!! Sento il sangue ribollirmi nelle vene e la strana sensazione allo stomaco svanisce. La rabbia mi invade e sto per mollargli uno schiaffo. Il secondo in tre mesi. Bel record, non c’è che dire! Mi trattengo, invece. So che lui quasi lo desidera e io non gli darò mai la soddisfazione di sentirsi anche lontanamente un vincente. Quantomeno, non con me. Mi limito a gurdarlo dall’alto in basso e a fare una smorfia di disgusto.

Mi nausei, William. Sei un porco bastardo e ti ringrazio per avermelo ricordato. Ora scusami, ma il mio taxi è arrivato. Buonanotte. Spero che ti venga una colica mentre dormi. È il meno che può capitare ad un essere come te”. Gentilmente lo fulmino con gli occhi e salgo in macchina. Mi allontano da lui e dentro l’abitacolo lascio fluire le lacrime. Le asciugo subito. Non piangerò a causa sua. Mai più.





Nuovo giorno, nuove riprese. Xander e Anya sono al massimo e Willow, nonostante abbia mal di stomaco, recita sempre con concentrazione e preparazione. Faith è bellissima con le trecce. L’unico disattento è William. Che il mio accidenti gli sia giunto davvero? È distratto, si dimentica le battute e ha l’aria insonnolita. Joss interrompe le riprese e mi fa gesto di illuminare gli attori sui loro ruoli. Controvoglia mi alzo e li raggiungo. Sento lo sguardo duro di William su di me e peggio sarà quando dovrò redarguirlo. Chiamo la truccatrice e le chiedo di coprire le occhiaie di William con una buona dose di correttore chiaro. Inspiro e inizio a parlare.

Tu Faith ti senti in colpa per la nottata di sesso appena trascorsa. Sei risentita, adirata. Più con te stessa che con lui. Ancora ti chiedi perché diavolo l’hai fatto.

Tu svegliati William. Beviti una red e dai il tuo meglio. Stai recitando la parte di un vampiro, e non quello della bella addormentata. Il tuo personaggio, Spike, ha ottenuto finalmente quello che voleva. Sa che non è amore, ma spera che con il tempo possa nascere davvero qualcosa fra di loro. Lei lo ha fatto sospirare, come poi le dice. La ama immancabilmente. Ora più che mai.”.

Non si offende per il rimprovero che, seppur piccolo, avrebbe dovuto farlo accendere come benzina su un cerino. Mi fissa ed io non lo comprendo. Sembra che voglia dirmi qualcosa. Forse scusarsi per essere senza cuore e gelido come un icerberg? In fondo io sono come lui. Solo che lo camuffo bene, credo.

Joss mi richiama appena in tempo. Non ho voglia di sentire stupide scuse senza pentimento. Torno seduta e immagino la serata, spero di divertirmi con Robin. Se non altro, lui mi rispetta.




Stringo il mio minuscolo corpo in un vestito nero che lo rende ancora più magro. Ho un’ampia scollatura sul davanti e il mio reggiseno a balconcino fa credere che abbia chissà quale taglia. La gonna mi arriva alle ginocchia e i tacchi non sono troppo alti. Solo quel tanto che mi permetterà di non sfigurare più del dovuto accanto a Robin. Tiro su i capelli e li fisso in un morbido chignon. Mi trucco con cura ma uso colori leggeri. Niente occhi marcati, ma lucenti. Brillanti. Voglio risplendere come una stella, stanotte. Stendo sulle mie labbra un lucidalabbra alla pesca così da renderle carnose e vellutate. Il campanello suona. Il mio cavaliere è arrivato ed io sono pronta per poche ore, giuro poche ore, ad allontanare la tristezza e il rimpianto. Voglio ridere, ballare e magari ubriacarmi.




Abbiamo cenato in compagnia di quelli dello staff. Ci sono anche gli attori, quindi William non aveva mentito. Per fortuna ancora non l’ho visto, spero proprio che non venga. Robin è premuroso e gentile. Mi ha raccontato di sua madre, di averla persa quand’era piccolo e di essere cresciuto da solo fra le strade del bronx. Mi stupisco di quanto sia cresciuto bene, dopotutto. Al primo bicchiere di vino mi fermo. L’idea di sbronzarmi mi è passata. Voglio essere lucida e volteggiare fra le braccia del mio accompagnatore. Voglio sentirmi donna. Desiderata. Amata. Anche se domani tutto tornerà vuoto e insignificante. Come sempre.

Stiamo finendo di cenare e riconosco la sua chioma bionda fra la gente. Si avvicina a Xander e Anya e riesco a vedere chi sta abbracciando. È Harmony, quella strega abbondante e sfacciata. Un moto di rabbia mi invade. Vorrei strapparle a morsi quel sorrisetto finto e tirarle i capelli fin tanto che non me ne rimanessero fra le mani una buona quantità per farci le extenscion.

Perché l’avrà portata con se? Che fra di loro sia rinato qualcosa? Che siano tornati insieme? Non sono affari miei, mi ripeto. Allora, perché mi dà così tanto fastidio? Che marciscano al diavolo entrambi. Si meritano a vicenda.

Robin mi fa alzare e con una mano fra le scapole mi sospinge delicatamente verso Joss. In quel breve tragitto, ci scontriamo.

Elisabeth. Vedo che ti stai divertendo.” Mi dice. La sua voce è piatta. Fredda. Scostante.

Molto. Anche tu sei in buona compagnia, a quanto pare.” Ci guardiamo per altri interminabili secondi di odio e rancore, poi le nostre strade si dividono.



Stiamo ballando e mi sento bene, anche se ho lo stato di allerta al massimo livello. William è avvinghiato alla sua bambola come un polipo. Si sbaciucchiano, si strusciano e le mani di lui scendono sempre verso quel fondoschiena tornito e insolitamente alto. I nostri occhi si incontrano e lui ghigna divertito. Io sposto lo sguardo e mi tuffo nell’incavo del collo di Robin. Ha un buon odore. Forse un po’ troppo forte.

Lo sento fremere sotto questo gesto così intimo. Ma lo giuro, non volevo risultasse così…. Mi prende per mano e mi conduce fuori, sul piccolo giardino esterno. Il cielo è sereno e le stelle brillano a migliaia. Ci sediamo su una panchina di marmo lavorato, e lui mi circonda le spalle con un braccio. Non intuisco le sue intenzioni. Almeno non subito. Si avvicina pericolosamente a me e cerca le mie labbra.

Ecco, ora capisco tutto perfettamente. E la paura mi assale.

Lo sapevo che prima o poi avresti ceduto, piccola bambina sfacciata” mi sussurra nell’orecchio, mentre mi stringe forte. Non riesco a liberarmi e mi ripeto che tutto questo non ha senso.

Lasciami andare Robin” imploro ma lui non mi ascolta. Mi soffoca le labbra con le sue, infila una mano dentro la scollatura e mi strizza un seno. Io mi dibatto e mi viene da vomitare.

Lasciami!” riesco a gridare e vorrei solo morire. Dopo averlo ucciso, si intende.

Lui mi forza ancora. Non lo riconosco più. I suoi occhi sono accesi di una passione malata. Tremo e grido, ma lui mi tappa la bocca con dei baci umidi e schifosi. Chiudo gli occhi e spero che la fine giunga presto. Di botto però qualcosa cambia. Robin non è più sopra di me. Sono libera. Sento una voce familiare e riapro gli occhi colmi di lacrime. William è in piedi davanti a me e sta trattenendo Robin per il bavero della giacca. La sua mascella è contratta e il suo pugno si sbatte con violenza sulla faccia del mio accompagnatore-stupratore.

Quando una donna dice di no, è no. Non te l’hanno insegnato al riformatorio, amico?” sibila a denti stretti mentre lo colpisce ancora.

Basta!” gli urlo coprendomi la faccia con le mani e lui lo lascia andare via.

Ti farò buttare fuori! Puoi giurarci!!” gli sbraita dietro vedendolo correre. Poi si volge verso di me e i suoi occhi sono infiniti. E dolcissimi. Così teneri da sembrare disperati.

Elisabeth..” pronuncia ed io mi tuffo fra le sue braccia ancora aperte. Affondo la faccia nel suo petto caldo e forte e piango come non mai. Sfogo tutto il dolore che avevo racchiuso nell’anima, ed è come se quelle lacrime ridessero vita al mio cuore morto. Lui mi accarezza la testa e cerca di rassicurarmi. Mi bacia la fronte e mi stringe a sé in un abbraccio forte ma lieve. Mi sento protetta, ora. Al sicuro. Ed il suo odore ritorna in me come un’aroma vicino e ricercato.

Shhh…è tutto finito, ora. Se ne è andato e non lo vedrai mai più. Lo farò buttare fuori. Fosse l’ultima cosa al mondo! Ma non piangere, ti prego…non posso sopportarlo…”.

Alzo il volto verso di lui e accenno un sorriso. Timido, ancora impaurito, ma sincero. William mi accarezza una guancia con la punta delle dita, quasi avesse paura di farmi male. Piego la testa di lato e approfondisco quel calore rigenerante. Le lacrime si sono interrotte e il respiro sta tornando regolare. La paura si sta dissolvendo ed il merito è tutto di William. Strano a dirsi, vero?

Dov’è Harmony?” gli chiedo. Dalla sua espressione sorpresa mi accorgo che non se l’aspettava.

L’ho rispedita a casa. Mi aveva scocciato.” risponde tranquillamente.

Ora però non pensiamo a lei. Ti riaccompagno a casa, vieni” dice prendendomi la mano e lasciando che io lo segua. Sembrerà strano, ma la serata sta prendendo una piega insolita. Insolita e gradevole, dopotutto.



Mi ha aiutato a spogliarmi e mi ha indirizzata verso la doccia. Poi mi ha asciugato i capelli e ha scelto per me il pigiamone con i coniglietti. L’ho sentito trafficare in cucina mentre mi preparavo. Mi fa accomodare sul divano e mi porge una tazza di camomilla.

Ci ho messo parecchio zucchero. Spero ti addolcisca un po’ la serata” mi dice. Si comporta da perfetto gentiluomo. Ed io non lo riconosco più. Quest’uomo è mutevole. Alle volte feroce come una fiera, altre devoto come un angelo. Ma in entrambi i casi dà tutto di sé. Fino alla fine.

Inizio a sbadigliare, ma non lo faccio apposta. Mi sto rilassando e la tensione svanita mi ha reso spossata. William è attento e solerte. Ad ogni mio movimento o suono, mi chiede come sto. Deve essersi impressionato anche lui, a quanto pare.

Va meglio. Hai fatto molto per me ed io non so come potermi sdebitare”. Lui scuote il capo sorridendo.

Dopo quello che ti ho detto oggi pomeriggio è il meno che possa fare. Credimi, alle volte dico cose che non penso. Sono un insicuro e un maledetto istintivo. Ho poca ragione”. Ammette e i suoi occhi sono due laghi di montagna: trasparenti e sinceri.

Ma la usi quando serve. E questo è già qualcosa” gli dico.

Grazie. Per tutto.” Aggiungo appoggiando la mano sulla sua.

Ti andrebbe di ricominciare da capo?” mi chiede all’improvviso. Far finta che niente di male sia successo? Perché no? In fondo, il passato mi ha sempre tormentato. In questo caso potrò fare un’eccezione, no?

Ci sto. Mi chiamo Anne Elisabeth Summers.” E allungo la mano.

Lui me la stringe e sfodera il suo più bel sorriso.

Piacere di conoscerti, Elisabeth. Io mi chiamo William Shelby.”

Dopo poco mi accompagna a letto e mi rimbocca le coperte. Mi augura la buonanotte e mi bacia la fronte. In questi gesti mi riconosco: ogni sera facevo lo stesso con Connor. Mi sento un po’ bambina anch’io, adesso. Sorrido e lo ringrazio ancora.

Ci vediamo domani mattina” mi dice sparendo dalla camera. E come in un sogno mi addormento con il suo volto davanti agli occhi. Ed è la più bella e placida notte della mia vita.



Come promesso dal mio salvatore, Robin non si è più rivisto. Le voci che girano su di lui dicono che se ne sia andato per motivi familiari. Al suo posto è arrivato Andrew, un ragazzetto sveglio con la fissa per Star Wars. Intanto un altro mese è passato ed io e William stiamo diventando buoni amici. Quello che è accaduto la notte della festa rimane un segreto nostro e in un qualche modo ci unisce di più. Spesso ceniamo insieme a casa mia, andiamo a fare shopping e ci strafoghiamo di gelato al cioccolato. Lui mi porta in giro per Los Angeles, mi insegna le strade più rapide per raggiungere gli studi, mi svela le zone di verde nel caos dello smog. Il tempo che trascorriamo insieme è bello, divertente. Ricordo ancora le parole di Xander: potreste andare d’accordo. Ed è successo così. Due volte è andato alle cene di gala, e mi ha chiesto di consigliargli il vestito adatto. Mi ha confidato le sue paure, da quella di inciampare e rovescire il cocktail addosso agli invitati, a quella di essere accerchiato da uno stormo di fans inferocite. Alla seconda cena una certa Lisa lo ha accompagnato. Molto bella, capelli biondi, occhi scuri, fisico slanciato. Simpatica e spigliata. William me l’ha presentata prima di partire. Io le ho stretto la mano e senza un motivo preciso, l’ho odiata. Mi dispiace davvero, ma non credo sia il tipo di Will. E’ troppo appariscente, troppo ambiziosa. Lo sta usando per fare carriera, ecco!

Una vocina dentro di me, malvagia senza dubbio, mi dice che sono gelosa.*Io* gelosa di William Shelby?? Ma siamo impazziti?! La gelosia implica altri sentimenti che io ho bandito dalla mia esistenza.

Comunque, dopo quella sera so che non si sono più rivisti. Ed è stato meglio così.




Oggi Joss ci ha annunciato che fermerà le riprese per tutto il periodo natalizio, ovvero (udite, udite!) per ben dieci giorni. Visto che siamo perfettamente in linea con i tempi, un po’ di riposo fa comodo a tutti. Carmen mi ha consigliato di fermarmi qui a Los Angeles. Dice che tornare a Londra per così pochi giorni diventa uno stress invece che un relax. Probabilmente accetterò il suo consiglio. Ho anche del lavoro indietro, e sfrutterò le giornate libere per mettermi in paro. Tara e Dawn mi stanno aspettando per chiarire alcuni punti dei loro personaggi. Bevo in fretta il mio tè che assomiglia ad acqua bollita e le raggiungo. William, dall’altro capo della stanza mi saluta apertamente. Io gli sorrido e sono felice.




Mancano tre giorni a Natale. Le riprese sono terminate ieri. Xander e Anya trascorreranno le vacanze insieme. Tara, Willow e Dawn torneranno a casa e Giles raggiungerà degli amici vicino alla costa. Con William non ci siamo sentiti, ma credo che starà con qualche amico.

Suonano alla porta ed io mi alzo dalla poltrona mettendo il mute al televisore acceso su un vecchio film natalizio. Alzo il citofono e chiedo chi è. Il mio cuore ha un sussulto quando la voce di William mi chiede di farlo entrare. Felice, corro ad aprire la porta, dimenticandomi la foto di Angel e Connor sopra il tavolino della sala. Ultimamente la tengo sempre vicina e mi struggo l’anima nel loro ricordo, ripensando alle feste passate insieme, così lontane e indimenticabili….

William arriva e si toglie il piumino bianco. Porta un maglione celeste e jeans scoloriti. Ha i capelli induriti dal gel e un sorriso sincero stampato sul volto. Si intrufola in cucina e mi saccheggia la dispensa. Ritorna in sala con la scatola dei miei biscotti preferiti, mentre ne frantuma alcuni sotto i denti. Si stravacca sulla poltrona e appoggia i piedi sul tavolino.

Rimetti l’audio?” mi chiede semplicemente.

Sei a tuo agio?” gli chiedo sarcastica e lui ghigna divertito.

Uh uh” risponde e continua a ingozzarsi di biscotti alle noci. Ripigio il tasto mute e finiamo di guardare il film. Fra di noi c’è una bella intimità, una confidenza e una libertà sorprendenti. Ci capiamo al volo. Anche se le piccole litigate non mancano mai.

I titoli di coda scorrono sullo schermo e la busta che tiene in mano è ormai vuota. Ha la faccia e lo stomaco piene di briciole.

Vatti a lavare, sembri un bambino” gli dico ridendo e lui mi tira un cuscino. Iniziamo a fare la lotta e il solletico e ci rotoliamo sopra il tappeto della sala come cuccioli. Io rido da morire e lui non mi molla. Ci fermiamo quando non abbiamo più fiato e forze. Restiamo stesi per terra, lo sguardo fisso al soffitto.

Passo le vacanze da solo. Ti andrebbe di farmi compagnia?” mi chiede senza voltarsi.

Dove?”

Ho una casa al mare. Potremmo stare lì. Fare lunghe passeggiate e mangiare sulla spiaggia. Faccio spesso dei falò. Ho anche la chitarra. Potremmo cantare” mi propone. Le sue intenzioni sono serie. Non sta cercando di sedurmi. Ne ha secondi fini. Vuole solo la mia compagnia. Ed io la sua.

Vuoi vedere la neve in California?” io rido e lui riprende a farmi il solletico.

Okay, okay. Mi arrendo”. Lui si ferma sopra di me. Mi fissa con occhi assassini. Mi immobilizza le mani sopra la testa. Smetto di ridere. C’è una strana tensione fra di noi. E lo strano mugolio allo stomaco ritorna.

Verrai?” mi chiede.

Se mi lasci…”

Si tira in piedi e mi tira su con lui. Le nostre mani restano unite per un po’. Ce le guardiamo ma nessuno dei due si sgancia.

Hai delle mani piccole” constata lui.

Le tue invece sono grandi. E forti. Mi piacciono” gli dico io e lui sorride orgoglioso. Torniamo seduti.

Quando si parte?” domando. Ci vuole organizzazione prima di tutto.

Domani?” abbozza lui. Io annuisco. È perfetto. Poi lui ricerca il telecomando per spegnere la tv che è rimasta accesa per tutto il tempo e vede la foto. Il mio cuore perde un battito. Lo stomaco mi si chiude. Credo sia giunto il momento di parlargli del mio passato. Glielo devo. Siamo amici. E ci vogliamo bene.




William si rigira la foto fra le mani. La fissa a lungo. Poi la riappoggia sul tavolino e non mi chiede nulla. Trova finalmente il telecomando sotto un cuscino per terra e spegne lo schermo.

Dai alzati. Prepariamo la cena” dice precedendomi in cucina. Resto per un attimo senza parole. Non ha chiesto niente. Non ha voluto sapere chi fossero quell’uomo e quel bambino insieme a me. Mi sento sollevata, un po’. E forse anche infastidita. È come se volesse ignorarmi, facendo così. Come se non gli importasse di me. Di ciò che sono. Di chi ero. O forse è così discreto da non voler intromettersi nella mia vita? Peccato. Mi ero quasi convinta a raccontarglielo.

Lo raggiungo in cucina e ci ficchiamo nella mission impossible di cucinare tre cipolle e quattro pomodori. Un’ora dopo stiamo cenando, fra barzellette e vino rosso. Per me, solo due bicchieri. Dopo, giochiamo a carte e lui vince in maniera schifosa. Non ha ritegno. Io perdo di continuo.

Lo sai come si dice,no? Sfortunata al gioco, fortunata in amore” dico facendo la sostenuta.

Sarà…” risponde lui ridendo sotto i baffi. Mangiamo pop-corn e guardiamo un altro film. Da quando trascorriamo tutto questo tempo insieme, sono ingrassata di due chili. William ha detto che mi stanno bene. A me non sembra, comunque….in fondo è lui l’esperto di donne.

Si è fatto tardi e ci congediamo. Mi bacia la guancia, leggermente ed io lo circondo con le braccia. Ci dondoliamo coccolandoci come bambini e lui mi accarezza la schiena lentamente. Sorrido e vorrei che il mondo si fermasse qui.

Passo a prenderti alle nove. Fatti trovare pronta, va bene?” mi ammonisce guardandomi serio. Io mi imbroncio un po’ e sporgo il labbro inferiore in avanti.

Sei il mio cucciolo, lo sai?” mi dice baciandomi la punta del naso. Non c’è malizia fra di noi. Solo un profondo affetto. Un legame pulito e speciale.

E tu sei il mio orsacchiotto biondo” gli dico punzecchiandogli la pancia.

Ti prego, puoi dirmi tutto ma non questo”

Perché?”

Così mi ci chiamava Harmony, quando io e lei…beh, hai capito!”

Ricevuto. Forte e chiaro!” mi rimangio tutto e subito.

Tu sei solo William. Il mio adorato William. L’uomo più gentile e dolce e buono del mondo”. I suoi occhi mi ringraziano in silenzio. Ed io non mi sposto. Gli resto abbracciata sulla soglia di casa. Lui si avvicina con dolcezza e mi sfiora le labbra. Leggero come una farfalla su un fiore, mi bacia. Senza lussuria. Mi bacia e basta. Ma in me un fuoco pazzesco prende a bruciare. Inspiro profondamente e cerco di controllarmi. Sto per svenire, ne sono certa. Ho le guance paonazze e gli occhi umidi. Oddio. Lo desidero. E questo non va bene. No. È una vera catastrofe. William si accorge del mio combattimento e si allontana appena.

Mi dispiace. Ti ha dato fastidio?” chiede, anche lui in imbarazzo ora.

Mi ha dato fastidio? Ma che dici?! È stato così tenero e struggente e bellissimo…così tanto da ridurmi le gambe in gelatina e il cuore al limite di un infarto. Ma per il resto va bene. Il resto è ok. Sono fuori allenamento, mi ripeto…

No, no. È stato carino. Non devi dispiacerti di niente.” Cerco di sembrare convincente e lui sembra crederci.

A domani mattina” mi saluta e stavolta scompare nell’ascensore. Chiudo il portone alle mie spalle e mi ci appoggio di schiena. Una buona doccia fredda placherà questo assurdo incendio che divampa in me. E i sensi di colpa riemergono più violenti che mai.





La casa di William sulla spiaggia è una delle sette meraviglie del mondo. È immensa, luminosa e il piano terra ha un’ampia vetrata che dà proprio sul mare. Mi fa accomodare nella stanza degli ospiti al piano superiore e disfaccio la valigia. Mi affaccio al balcone e l’odore di salsedine mi sbatte come uno schiaffo sulla faccia. Lo inspiro fino in fondo all’anima e le lacrime salgono come un fiume in piena. Mi accascio a terra, corro di sotto e mi dirigo sulla spiaggia come un treno in corsa, passando davanti ad uno scioccato William che non sa cosa stia accadendo.

Mi tolgo le scarpe e lascio che l’acqua mi bagni i piedi. Poi cado in ginocchio e i miei jeans si imborfano. Raccolgo manciate di sabbia bagnata e stringo i pugni. Perché la vita è stata tanto ingiusta con me? Perché sono dovuta rimanere sola a ventitrè anni dopo aver conosciuto l’amore e la maternità? Perché strapparmi il cuore, i sogni, il domani per sempre? Mi sento così vuota e arida….stare con William mi aiuta, per un po’. Ma la tristezza non si decide ad andarsene. Forse ho fatto male a venire qui. Forse dovrei smettere tutto e subito, precipitarmi all’aeroporto e tornare in Inghilterra a piangere le loro tombe. Ancora. Dopo tre anni….

E’ giusto, mi chiedo? Devo ancora morire così, dopo tanto tempo? Ma mi mancano così tanto…guardo il mare e vorrei sprofondare in esso. Annullarmi. Per non essere più.




William mi ha lasciata sola fino a che il sole non è tramontato. Si è avvicinato e mi ha appoggiato una coperta sulle spalle ricurve.

Torniamo dentro. Fra poco qui fuori farà fresco.” Mi dice e mi abbraccia tirandomi su. Mi appoggio a lui e non ho il coraggio di guardarlo. Rientriamo ed io vado a farmi una doccia. Quando scendo di sotto lui ha già preparato la cena. Spaghetti con il pesce e insalata mista. Mangio svogliatamente cercando di evitare il suo sguardo. Ho paura di leggerci compassione. Dopo cena lo saluto in fretta e mi infilo sotto le coperte spernado che il sonno giunga veloce.




È notte fonda. Mi rigiro mille volte e alla fine decido di farlo. Raggiungo la sua camera. William dorme beato. Il suo torace chiaro risalta nella penombra, come la sua chioma brillante. Mi siedo su un angolo del letto e lo chiamo. Si sveglia di soprassalto e si calma vedendomi. Si passa una mano fra i capelli. Ha l’aria preoccupata.

Stai male?” mi chiede.

Sì, sto male Will. Sono tre anni che sto male” e non mi riferisco a quel momento. Lui capisce e si siede. Accende la abat-jour e attende.

Gli chiedo di spegnerla. Al buio sarà più facile raccontare. Inizio la mia storia. Sono pronta a condividerli con lui. Non avrei mai creduto….




<Ho conosciuto Angel che ancora andavo al college. È stato amore a prima vista. Per entrambi. A venti anni ci siamo sposati e dopo nemmeno un mese io ero incinta. Ho dato alla luce un maschio, Connor. È stata la cosa più bella della mia vita. Il mio pezzo mancante. Lui mi ha resa completa. Donna. Durante il parto ci furono delle complicazioni e lui si salvò per miracolo grazie ad un cesareo d’urgenza. Il primo anno di vita ci ha fatto sudare, non dormiva mai. Ma poi bastava un suo sorriso, una sua piccola ed immensa conquista, che tutta la fatica scompariva. Io e Angel ci amavamo più di prima. Eravamo legati in profondità. Quando Connor compì tre anni, decidemmo fosse giunto il momento di fare una vacanza. Prendemmo l’auto e ci dirigemmo verso il mare. Eravamo felici, Will. Cantavamo le canzoncine e ridevamo. E poi è accaduto. Un camion ha perso il controllo e ci è venuto addosso. Nell’impatto io sono stata sbalzata fuori e come per miracolo me la sono cavata con qualche osso rotto e una commozione crebrale. Connor è morto sul colpo. Angel è spirato in ambulanza. Io li ho visti. Entrambi. Coperti di sangue e immobili. Angel respirava a fatica ed io ho inizito ad accarezzarlo. Non sentivo niente in quel momento. Ne dolore, ne angoscia, ne paura. Ero vuota. Completamente. E così sono rimasta per tanto. Fino ad oggi. Ma qualcosa si è rimosso dopo averti conosciuto. Tu mi fai felice, per un po’. Immancabilmente, da quel giorno, io mi rifiuto di amare. Ho chiuso tutti gli accessi. Ho sbarrato le porte, sprangato le finestre. La mia fortezza è inespugnabile. Ancora sono legata a loro. Il loro ricordo mi tortura e mi consola. I sensi di colpa mi corrodono l’anima. Ancora mi chiedo perché sono sopravvissuta. Perché io. E li rivorrei con me. Vorrei poter amare di nuovo. Ma non ci riesco…tutto è finito tre anni fa…ed anche seil mio corpo vive, il mio spirito è morto con loro>.




William non dice niente per un po’. Ha il capo basso. Sento che tira su con il naso. Il mio racconto l’ha commosso. Si asciuga le lacrime con il dorso delle mani.

Mi dispiace tantissimo, Elisabeth” dice con la voce rotta dal pianto.

Mi getto fra le sue braccia, ancora una volta. E restiamo così per tanto. Ci calmiamo entrambi. Poi io gli chiedo una cosa assurda. Ma ne sento veramente il bisogno stanotte.

Posso dormire con te?”

Non sembra sorpreso. Mi fa cenno con il capo e sposta le lenzuola. Io mi infilo sotto e lascio che mi abbracci. Appoggio la testa sulla sua spalla e mi addormento al sicuro. William mi bacia la testa e mi raggiunge quasi subito.




È la vigilia di Natale e sono rientrata da fare la spesa. Ieri sera abbiamo fatto un falò ed il frigo era rimasto vuoto. Ho comprato delle cose squisite e mi metto subito all’opera. Ho preso anche un regalino per William. Lo nascondo in camera e fremo dalla voglia di darglielo. Ritorno in cucina e mi lego il grembiule alla vita. William non c’è. Meglio, mi dico, avrò più tempo per incendiargli il piano cottura.

Quando ritorna mi trova sudata, sporca e con un pollo bruciacchiato che fuma dentro il forno. Mi viene da piangere e mi ripeto che sono una frana. In queste occasioni in genere era Angel lo chef della situazione. William mi raggiunge e mi sfila il grembiule. Poi mi porta in sala e mi consegna una scatola con un fiocco dorato.

Dobbiamo darceli domani i regali!” sbuffo, anche se la curiosità mi divora.

Aprilo e sta zitta. Questa è solo la prima parte del piano”

Che piano?” gli chiedo perplessa, ma lui non risponde.

Sfilo il fiocco e apro il pacchetto. Un bellissimo abito rosso cattura tutta la mia attenzione.

Mettitelo. Ti porto a cena fuori” mi dice baciandomi la punta del naso.

Cosa? Ma il mio pollo…” chiedo affranta. Ho faticato così tanto per renderlo bruciato al punto giusto!

Non per offenderti amore, ma credo che tu l’abbia cotto un tantino troppo”. Ridiamo insieme e mi precipito in camera.

Il vestito è della mia taglia. Ha buon occhio il ragazzo! È lungo fino alle caviglie ed ha uno spacco vertiginoso dietro. Per non parlare della scollatura sulla schiena che mi arriva fino al sedere. Sul davanti è drappeggiato, probabilmente per sopperire alla mia scarsità di seno. Tiro su i capelli e mi trucco attentamente. Voglio essere bella per William. Passo un po’ di phard sulle guance, sfumo le palpebre con un po’ di argento e spalmo un rossetto lucido sulle labbra. Aggiungo un po’ di matita nera sugli occhi. Voglio che il mio sguardo lo catturi. Mi specchio e l’immagine mi piace. C’è solo un problema: che scarpe mettere? Mi affaccio dalla porta per chiedeglielo, ma lui mi ha già preceduta: un paio di sandali dorati dal tacco non troppo alto e una minuscola borsetta dello stesso colore, stanno appoggiati per terra. Li raccolgo e completo il tutto. Sto per uscire, quando sento che anche William si è andato a cambiare. Aspetto che scenda per primo. Voglio fare il mio ingresso come Dio comanda!

Lui mi chiama dal piano terra.

Arrivo!” gli urlo e mi appresto a sfilare per lui. Scendo le scale lentamente, sperando di non spaccarmi una gamba. Il mio respiro si blocca nel vederlo ed anche le mie gambe. Resto immobile a fissarlo: indossa uno smoking nero ed è bellissimo. Un angelo caduto dal cielo. I suoi capelli sono pettinati all’indietro. Il suo viso è radioso. Il suo corpo è forte ed elegante. E i suoi occhi esprimono un mondo di colori. Lui mi fissa estasiato e posso dire di averlo colpito anch’io. Nel suo sguardo passano infinite emozioni: stupore, felicità, adorazione, persino un pizzico di passione. Che stia nascendo qualcos’altro fra di noi? No, è impossibile. Non riuscirò mai più ad amare. Siamo amici. E ci vogliamo un bene infinito. È solo questo. Ma allora perché dannazione, le mie gambe non riprendono a muoversi? Con uno sforzo enorme lo raggiungo. Lui mi porge la mano. È calda. E sicura.

Sei bellissima” mi dice semplicemente baciandomi il dorso della mano che gli ho concesso. Arrossisco. E lo strano pensiero di baciarlo mi sfiora la mente.

Anche tu fai la tua parte” gli dico. E come per magia, come un’abitudine, le nostre labbra si sfiorano. Come quella sera sulla porta di casa mia. Un leggero, lieve bacio. Che, come allora, mi manda in orbita.

Oddio Elisabeth…controllo, qui ci vuole controllo…

Ora lui mi guarda e cerca di leggermi dentro. Nota il mio incendio e sorride malizioso. Ma solo per un attimo. Si riprende subito e mi porge il braccio. Usciamo alla brezza del mare. Mi stupisco quando mi accorgo che non ci stiamo dirigendo verso l’auto. In fondo, dalla spiaggia, in riva al mare, una musica di violini giunge alle mie orecchie. Allungo lo sguardo e vedo un tavolo illuminato da due candele, due uomini che suonano e un cameriere che ci sta aspettando. È una favola. Ed io mi sento una principessa. Ci sediamo e mangiamo cibo francese. Resto senza parole e lascio che sia William a parlare per entrambi. Lo guardo estasiata e mi accorgo all’improvviso di provare qualcos’altro oltre l’amicizia. C’è desiderio. Fiducia. Dialogo. Confidenza. E gioia. Finiamo di mangiare e poi lui mi invita a ballare. Mi alzo facendo attenzione a non pestare il vestito. Mi ritrovo fra le sue braccia e insieme danziamo al suono dei violini e del mare. Appoggio la testa nell’incavo del suo collo e mi inebrio del suo profumo. È un sogno, è un meraviglioso sogno, canta dentro di me una vocina…..

Lui mi abbraccia ancora di più adagiando la sua guancia sui miei capelli. Dondoliamo sorreggendoci a vicenda. La musica finisce ed io alzo il viso verso di lui. I suoi occhi sono due pozze nere, insondabili e profondi. Mi accarezza una guancia e con l’altra mano percorre in lunghezza tutta la mia schiena. Intensi brividi mi risalgono fino alla testa.

Sei il mio cucciolo” mi dice lui, e la sua voce è bassa. Si avvicina a me senza staccare i suoi occhi. Io mi aspetto un altro bacio leggero. Ma quando le sue labbra sfiorano le mie, lui fa più pressione stavolta. E la sua lingua, gentilmente, chiede di poter entrare. Si struscia, mi lecca, mi accarezza apettando che io sia pronta. Mille idee mi vorticano nella mente, mille buone ragioni per staccarmi subito, ma non gli do ascolto. Sto troppo bene per volere che finisca. Socchiudo le labbra e la invito. William freme di fronte alla mia resa ed approfondisce il gioco che aveva iniziato. Mi scruta la bocca fino in fondo, la assapora, rincorre la mia lingua e la stuzzica, la ferma e la lambisce appena, per poi tornare all’assalto. Non credo di essere mai stata baciata così, prima d’ora. Le sue mani sono fra i miei capelli, sul mio collo, lungo le mie braccia, sulla mia vita. Io gli abbraccio il viso e lo spingo contro di me. Ne ho troppo bisogno. Ho bisogno di queste sensazioni. Mi sento viva, di nuovo.

Acceso come me, William si stacca per riprendere fiato. Le mie labbra sono gonfie e resto ad occhi chiusi, sperando che lui continui, che lui mi porti ancora in paradiso. Ma prima mi dice una cosa che, seppur evidente, non mi sarei mai aspettata.

Ti amo, Elisabeth Anne Summers”.

Io…” balbetto riaprendo gli occhi, ma lui mi chiude la bocca con un nuovo bacio, se possibile più travolgente del primo. Passano diversi minuti e noi siamo sempre lì, avvinghiati come tralci alla vite. Mi dimentico di quello che volevo dirgli e mi godo ogni suo tocco. Ci accorgiamo che un vento fresco si è alzato. Ci prendiamo per mano e rientriamo in casa.

Ora è arrivato il momento di darti il vero regalo” mi dice e il suo sguardo è colmo di passione. Ed io tremo all’idea di fare l’amore con lui, anche se un parte di me lo desidera disperatamente.




Ci siamo accoccolati per terra, in sala, sopra un grande tappeto persiano. Mi dice di chiudere gli occhi. Un po’ delusa, obbedisco e sento che si sta muovendo.

Ora!” mi invita aa riaprirli e mi ritrovo davanti un pacchetto rosso. Come il vestito che porto indosso. Colma di emozione e attesa, lo scarto. È un portatile, nuovo di zecca. E per quanto ne sappia, credo costi parecchio.

Per il tuo lavoro” spieghi. “quello che ti porti dietro è un cadavere!”

William…è troppo!” gli dico ma la sua espressione soddisfatta allontana ogni argomento.

Grazie” aggiungo sorridendo. Poi mi sporgo in avanti e lo bacio a fior di labbra. Lui rimane sospeso per un po’ mentre io mi allontano. Tiene gli occhi chiusi e sembra stia aspettando dell’altro. Sorride sotto i baffi ed io non lo deludo. Mi riavvicino e ci baciamo con passione, come poco prima sulla spiaggia. Le nostre lingue si incatenano come per non volersi lasciare più, le nostre mani si intrecciano e i nostri cuori battono allo stesso forsennato ritmo. Ci stacchiamo e cerco di riprendere il controllo di me. Almeno un po’…

Ora tocca a me darti il regalo”. Cerco di alzarmi per andare in camera a prenderlo, ma lui mi trattiene per un braccio.

Credevo me l’avessi già dato” sorride allusivo e godo del suo sguardo che mi desidera, che chiede ancora un bacio..

Come poterglielo negare? Per la sua voce calda, per i suoi occhi infiniti, per le sua mani possenti, si farebbe questo e altro…

Mi rituffo fra le sue braccia e lascio che le nostre labbra combattano ancora dolcemente come sanno fare. Mi allontano accaldata e ansimante e lui è felice. Come me. Perché anch’io mi sento in estasi.

Torno subito” e stavolta non mi ferma, anzi nell’attesa si sistema meglio appoggiando la schiena al bordo del divano.

Sempre evitando di cadere e spaccarmi qualche osso, prendo il regalo e mi rimetto seduta accanto a lui. Il mio pacchetto è più piccolo del suo. Spero gli piacerà.

William strappa la carta. È una macchina fotografica digitale.

Volevo che anche noi avessimo delle foto nostre.” Ammetto arrossendo. E detta così sembra che mi stia prendendo un vero impegno con lui. Ma lascio le vocine della mia coscienza per domani mattina. Questa notte è solo per noi. E quello che provo è troppo bello…e ne ho troppo bisogno. William mi abbraccia.

Avremo molte cose nostre, d’ora avanti. Se tu lo vorrai…Lo vuoi, Elisabeth?” mi chiede serio, ora. Mi fissa e nei suoi occhi c’è speranza. E amore. Sì, c’è amore per me. Ma William, cos’è che devo volere? Essere amata così quando so per certo di non poter ricambiare alla stessa intensità? Quando tutto quello che posso donarti è niente? Eppure te l’ho detto, Will…. Stai investendo le tue emozioni su una cosa morta. Perché io sono così. E non è giusto. Ne per te, ne per me.

Continui a chiedermi una risposta con lo sguardo e la confusione mi assale. Dovevi per forza domandarmi una cosa tanto importante? Non ho risposte, mi spiace..

Non lo so” ammetto sincera ed ora tu sei deluso. Triste. Ti alzi e ti allontani da me. Mi dai la schiena. Hai forse paura di guardarmi ancora?

Non posso andare oltre se non so quello che provi. Tutte le donne con cui sono stato mi hanno voluto per quello che vedevano in tv. Nessuno mi ha mai conosciuto per ciò che sono realmente. Nessuno a parte te, Elisabeth. Tu ti sei avvicinata nonostante il mio pessimo carattere e la mia enorme superbia. È iniziata con una grande amicizia, ma adesso per me è diverso. Sento che potrebbe essere importante. Potrei arrivare fino alla fine con te. Ma non usarmi. Non sono un dispensatore di emozioni” ti sei voltato e la tua mascella è contratta. Sei risentito, lo so. Ti conosco abbastanza bene ormai. E ti capisco. E come sempre hai ragione.

Potremmo restare amici” ti propongo e tu ridi amaramente.

Se è questo che vuoi..” soffochi un’imprecazione ed esci di casa. La frustrazione è troppa da poter sostenere. Ti vedo allontanare verso l’auto e partire nella notte. Ti ho ferito, piccolo mio…perdonami William. Io non so cosa diavolo voglio! Non ho più desiderato niente da tre anni! Non ho più provato questo fuoco per nessuno! Tu sei il primo che mi entra così dentro e che mi sta chiedendo di fare una scelta. Di liberarmi del passato. Di poter tornare a sperare. Ma non credo di esserne pronta. Angel e Connor sono qui dentro, con me. Non posso scacciarli. Non lo farò mai. Forse è meglio così, mi dico salendo le scale. Ripiego il vestito e lo rimetto nella scatola. Prendo la valigia e riordino le mie cose. Mi vesto in fretta e chiamo un taxi. Appoggio il portatile sopra il tavolo della sala. Non posso accettarlo, ora più che mai. Ti lascio un foglietto.

< Perdonami William, ma non posso.. > ci scrivo su sperando che tu capisca. La mia auto arriva ed io ti lascio. Mi immergo nella notte che è molto più chiara di quella che ho nel cuore. Il taxi scorre tranquillo lungo le strade solitarie che costeggiano il mare. Sento in lontananza le campane suonare.

Buon Natale, William….



È l’ultimo giorno di questo anno. Stasera c’è una festa per tutto il cast e la troupe. Non ci andrò. Dalla vigilia di Natale non ho più avuto notizie di William e non voglio rivederlo in un’occasione tanto mondana. Sono stata tentata di telefonargli, ma ho pensato che fosse crudele, così. Mi lascerò ammuffire sopra il divano mangiando patatine fritte e piangendo davanti ad un film melenso. Così inizierà il mio nuovo anno: fra lacrime, rimpianti e grasso vegetale.

Sono veramente senza speranza….




Fuori sta per imbrunire. Bussano alla porta e distrattamente vado ad aprire. Sgrano gli occhi dalla sorpresa. Xander, Anya, Tara e Willow sono davanti a me. Bellissimi e sorridenti.

Li faccio accomodare spostando goffamente il caos che regna sovrano nell’appartamento. La mia recente depressione ha sparso bottiglie vuote, briciole, fazzolettini usati e calzini spaiati per tutto il pavimento. Cerco di essere educata e sfoggiando tutta la mia compostezza e gentilezza inglese, gli offro un succo di frutta e del gelato avviato. Ovviamente rifiutano. Sono vestiti per andare alla festa e non vorranno di certo rovinarsi la cena con un aperitivo del genere!

Xander si fa coraggio e mi spiega il motivo della loro visita. La prima da quando sono arrivata in America.

Ieri sera ero con Anya in una taverna dove spesso andiamo e abbiamo incontrato William. Era a pezzi. Ubriaco marcio. Mi ha raccontato, fra un bicchiere e l’altro, quello che è accaduto fra di voi. A Natale.”

Trattengo il fiato. Ecco la cavalleria giunta a rendere giustizia al loro compagno ferito. Dannazione! Anch’io sono ferita. E sanguino. Sanguino da tre anni ormai….e non riesco a porre fina a questa emorragia… se solo sapessero….

Non vogliamo giudicarti, Buffy. Ma vogliamo bene ad entrambi. E vorremmo che le cose si sistemassero” mi dice Tara con dolcezza. La sua bontà mi giunge come un soffio di aria fresca.

Lasciarlo con un foglietto non è stata una grande idea” interviene Willow. Eccola, la saputa! Ma che ne sa lei quello che è accaduto? Ah, già….Xander gliel’ha detto. Faccio un profondo respiro. Riappianare le cose con William? Non credo prorpio sia una buona idea. Soprattutto stasera. Xander mi fissa e intende i miei pensieri.

Vieni alla festa. Lì potrete parlare. Magari l’atmosfera allegra, un buon bicchiere di vino e la musica vi aiuteranno” mi consiglia sperando che cambi idea.

E magari anche qualche bacio appassionato sotto il vischio. Seguito da una buona dose di sesso. È il miglior rimedio quando si litiga” si intrufola Anya con la sua parlantina veloce. Mi viene da ridere. Senza capire bene perché lo faccio, accetto. Gli chiedo solo il tempo necessario per prepararmi. Loro mi aspettano di sotto, dentro la limousine di Andrew. Perché c’è anche lui. Non è salito per educazione.





La villa dove si dà la festa è in stile vittoriano. Il marmo bianco risplende sotto la luce delle torce e della luna. È una bellissima serata, e quest’aria tiepida cozza con l’idea che ho del capodanno vestito di neve. Ho indossato un vestito bianco comprato durante una delle tante uscite con William. È lungo, ha persino una leggera coda. È sorretto da sottili spalline tempestate di zirconi. Accarezza la mia figura e mi rende un po’ più abbondante. Questa volta ho indossato degli scomodissimi tacchi a spillo. Spero solo di resistere fino alla mezzanotte. Poi, quando tutti saranno ubriachi, resterò scalza. Ho lasciato i capelli sciolti, ondulandoli con la spazzola elettrica. Mi sono truccata con cura e ho abbondato con matita e mascara. Andrew si è offerto di farmi da cavaliere ed ho accettato. Dimostra molti anni meno di quelli che ha, è timido e leggermente imbranato. Non credo si trasformerà in uno strupatore come ha fatto Robin. Anche perché stanotte non ballerò con nessuno.




Stiamo per accomodarci a tavola e mi sono rilassata. Non credo che William verrà. Andrew mi prende un aperitivo e me lo porta. È cortese e mi riempe la testa di chiacchiere. Mi siedo accanto a lui e a Tara. Vicino a lei mi sento al sicuro. Serena. Vicino a Xander resta un posto vuoto.

E’ per chi credo?” domando sperando che il mio presentimento si tramuti in realtà.

Sì Buffy.Mi ha telefonato. Sta arrivando” mi dice e strizza l’occhio. Io mi maledico all’infinito. Si può essere così stupide? Una strana ansia mi assale e il cuore non mi ascolta più. Sono agitata, emozionata e impaurita al contempo. Cosa gli dirò? Riuscirò a sostenere il suo sguardo accusatorio? Saprò fare buon viso a cattivo gioco? Riuscirò a vedere il dolore nei suoi occhi senza sentirmi profondamente in colpa? E infine, ma non meno importante, anzi: riuscirò a capire cosa voglio da lui? Da noi? Le miei risposte non hanno esito. La mente smette di funzionare nell’attimo esatto in cui lo vedo entrare nel salone. È splendido. Senza farlo apposta ha un completo bianco. Come me. Sembriamo le facce della stessa luna. Bianche. Pallide. Ed algide. Qualche ricciolo impomatato gli ricade ribelle sulla fronte. I suoi zigomi sono più taglienti del solito e i suoi occhi blu sono lontani. Freddi. Come ghiacciai eterni. Si fa largo tra la folla e finalmente riesco a vedere la sorpresa che si porta a braccetto. È Lisa, la stangona della cena di gala. Ha un vestito d’argento che brilla come tutte le luci accese di un stadio, un’abbondante decoltè e uno spacco laterale da raggiungerle quasi la vita. È davvero bella. E seducente. Credo che il suo scopo, stanotte, avrà buon esito. Xander si volge veloce verso di me ed è in imbarazzo.

Io non sapevo…” si scusa sottovoce. Nemmeno lui si sospettava che William giungesse in dolce compagnia.

Non fa niente” lo rassicuro, e l’ansia di prima si è trasformata in rabbia. Sono fuori di me. Vorrei alzarmi, raggiungerli e spaccare il loro bel faccino a morsi e pugni. Ma trattengo la mia follia omicida per dopo.

La vendetta è un piatto che va gustato freddo…..

Mi aggiusto i capelli e aspetto che l’inevitabile avvenga. Sono pronta. Chiudo per una frazione di secondi gli occhi e ritrovo in me una forza sconosciuta. Quella di una donna decisa a distruggere un’altra donna. E magari anche l’uomo. Quello che pochi giorni prima ha giurato di amarla.



Buonasera a tutti. Ci si è fatto un po’ tardi, sapete come sono le belle dame.. lente e bisognose” lui saluta tutti e guarda la sua compagna soffermandosi sul seno che fuoriesce abbondante dal vestito. Un lampo di lussuria gli percorre lo sguardo ed è così evidente che tutti se ne accorgono. Io mi obbligo a non pensarci. Vuole giocare? Bene, lo accontenterò. Sono disposta a tutto, persino a distruggerci a vicenda. Ma non mi avrà mai. Non così. Si siede di fronte a me e Willow si stringe per fare posto alla nuova arrivata.

Non mi avevi detto che saresto arrivato in compagnia” gli dice Xander, sperando che capisca il tono risentito con il quale gli si è rivolto. William ha un sorrisino maligno stampato sullla faccia e credo non sia in grado di capire proprio niente, stasera. Vuole solo farmi del male. Ma grazie a Dio, non ci sta riuscendo. Che forse me lo meriti, un po’? Potrebbe essere, ma non ho colpa io se tutto il mio mondo è sparito in un battito d’ali. E se ancora soffro per questo. Nessuno dovrebbe farmela scontare se ancora amo mio marito e mio figlio. Come se fossero vivi. Come se ancora appartenessi a loro. Ma loro appartengono a me? Sono miei, ovunque si trovino ora? E se li stessi trattenendo in questa vita senza permettergli di volare alti nel cielo? Non si può restare attaccati alle persone che perdiamo come ad un’aquilone? Volerebbero, ma basterebbe una piccola tirata al filo e sarebbero di nuovo vicini. Lontani ma non troppo.

Un uomo ha delle esigenze amico. E Lisa le soddisfa proprio tutte.” ghigna divertito lanciando un altro sguardo bollente alla sua bambola di porcellana. Il mio stomaco si contrae come sotto una morsa. Ora la rabbia è divenuta quasi dolorosa. Che il suo piano, nonostante la mia ferrea volontà, stia ottenendo lo scopo di farmi soffrire? No, non accadrà. Ecco che parto in tromba. E darò il mio meglio.

Mi alzo spingendo il petto in avanti.

Devo andare alla toilette” dico con voce mielata ad Andrew che nemmeno se ne accorge. Mi allontano ancheggiando, sperando che lui stia assistendo alla mia interpretazione. Quando ritorno fresca come una rosa e con le labbra rosso fuoco, tutto il mio coraggio sparisce. William e Lisa si stanno baciando. O meglio, si dovorano. L’uno con l’altra. Davanti a tutti. Senza ritegno.

Inghiotto il rospo e mi siedo. Faccio un timido sorriso in direzione del mio cavliere e Tara da sotto il tavolo mi stringe una mano. La guardo e nella sua dolcezza vorrei morire. E piangere. Willow prende a chiaccherare con me, sperando di distrarmi. Scherziamo e ci divertiamo. Non guardo più William e i suoi movimenti non mi attraggono più. Mi sento leggermente civettuola e rido apertamente. Sì, mi sto divertendo. Nonostante quei due si infilino le lingue nelle reciproche bocche continuamente. Non mi interessa. Anzi, fingo che sia così. Ma una lenta lama sta riducendo a brandelli quel muscolo che aveva ripreso a pulsare.

Non è destino, mio caro cuore….non devi vivere. Sei condannato a morire per colpa della vita….

La cena è terminata. Sulla pista qualcuno già balla. Da un momento all’altro mi aspetto che i polipi vadano a copulare al ritmo di un lento.

Invece la bella Lisa prova ad instaurare un dialogo con me. E come una scarica elettrica, eccomi pronta a distruggerla.

Mia cara, hai firmato la tua condanna a morte!!

Ti chiami Elisabeth, vero? Will mi ha molto parlato di te” la sua voce è simile al gracchiare di una rana. Credo sia anche stupida. Ha speso l’unica briciola di intelligenza per farsi la permanente.

William la guarda di traverso. Sono certa che la gradisce di più anche lui quando sta zitta. O forse ha paura che dica qualcosa di sconveniente?

Ah sì? E che cosa dice di me il caro vecchio Will?” appoggio le braccia sulla tavola e aspetto. I miei occhi sprizzano rabbia. Sono cattiva. Molto cattiva.

Che sei una sceneggiatrice, frigida e rompiscatole. E che gli hai spezzato il cuore. Non che a me interessi..”. Tutti restano immobili. Tara è scioccata, Xander fulmina William con lo sguardo, Willow china la testa e Anya si trattiene dal ridermi in faccia. L’unico che non si è accorto di niente è Andrew che continua a fissare un punto imprecisato della sala.

Una risatina amara mi esce dalla bocca. Diviene quasi un ghigno e Tara mi lascia la mano. Sa che ormai non mi può più fermare.

Bene, quindi il nostro Will è stato dettagliato. Sai cos’è una sceneggiatrice?” le chiedo ridendo maligna.

Una che fa le scene?”ipotizza con tono infantile.

Me lo immaginavo…. – scuoto il capo sentendomi vincente - Comunque, scommetto che tu a letto sei una focosa cagna in calore. Non che a me interessi….” Gli rifaccio il verso e mi riempo un bicchiere colmo di vino. Lo scolo in un secondo. Sembro la parodia di uno scaricatore di porto.

Ehi! Te la prendi troppo, cocca!” tenta di risultare offesa, ma fa pietà anche così. Non vincerai mai un’oscar, bambola. Nemmeno se ti cospargi il petto di crema e sfili nuda. Sei irrecuparabile!

Smettila Elisabeth..” mi dice lui, il colpevole. Lo gelo e capisce che non sto scherzando.

Non posso averti spezzato il cuore, mio caro amico” la mia voce è terribilmente calma, merito del vino. Credo di aver raggiunto la soglia dei tre bicchieri. O forse più?

Tu non ne hai uno. – continuo - Inoltre, non hai avuto modo di constatare la mia presunta frigidità, visto che non ti ho concesso niente di me. E lo sai perché?” mi alzo in piedi, faccio il giro della tavola e gli arrivo di fianco. Nel tragitto raccolgo il bicchiere colmo di Xander. Mi avvicino pericolosamente alla sua bocca. Sono a pochi centimetri da lui. Sento il suo respiro concitato e di già pregusto la prossima mossa.

Perché non ti amerò mai.” Sibilo mentre gli verso addosso il vino sporcandogli il suo candido vestito di liquido purpureo. Eccolo il sangue..il mio sangue. Quello che ho versato per troppo tempo….e che non avrai mai.

William è sconvolto dal mio gesto e dalle mie parole. Resta immobile mentre io me ne vado. La serata si è conclusa qui.

Anzi, no. Torno indietro e tiro in piedi Andrew. Gli altri sono ancora sconvolti dalla mia recente reazione.

Balliamo” gli dico senza guardarlo in faccia. Lui annuisce e mi segue. Grazie a Dio suonano un lento ed io nascondo la faccia nella spalla sottile del mio accompagnatore. Tutta la rabbia sta scemando, lasciando il posto ad una sofferenza insostenibile.




Passa un’ora o poco più. William sta ballando e pomiciando con la sua bella. Io sono seduta qui al tavolo, da sola. Mi rigiro una forchetta fra le mani. Mi verso un nuovo bicchiere di vino e me lo gusto mentre fresco mi scivola giù per la gola. Xander e Anya stanno parlando con quelli della troupe. Willow balla con Andrew. Sembra che vadano d’accordo, i due. Chissà che non nasca qualcosa. Vedo in lontananza Giles e Dawn e li saluto con un gesto del capo. Dopo poco mi si avvicina Tara. Si siede accanto a me, in silenzio e ripercorre il mio sguardo. Vede che sto fissando i polipi. Mi volto in fretta, ma ormai mi ha colto in flagrante.

Lo ami?” mi chiede e la sua voce è simile al canto di un uccello.

Il problema è sempre stato questo. Io non lo so. Tre anni fa è accaduta una cosa che mi ha reso arida. Fredda. Frigida, come mi ha definita William. Solo che non in quel senso. Io parlo dell’anima. Dei sentimenti. Non credo riuscirò più ad amare qualcuno come…” e qui mi fermo. Sto parlando troppo. Anche se so che di Tara posso fidarmi, ho ancora timore. Ma la bomba è stata lanciata e presto scoppierà.

Come tuo marito?” ipotizza lei e ci prende in pieno. Chissà perché, non ne sono sorpresa. Credo che Tara abbia davvero dei poteri magici. Lei riesce a leggere dentro l’anima delle persone.

Mio marito. E mio figlio”

Parlamene…” mi invita a continuare. E un po’ per merito del vino, un po’ perché ne ho bisogno, le racconto tutto. Alla fine lei ha gli occhi colmi di pianto. Mi prende le mani e si sforza per sorridermi.

Lo sentivo che ti portavi addosso il dolore. Ma non avrei mai creduto così tanto….”.

Annuisco e lascio che una lacrima silenziosa e solitaria mi solchi la pelle imperlata di cipria.

Fatti coraggio Buffy. Sei una persona splendente. E sento che presto, molto presto qualcuno ti darà nuovamente la forza per amare. Perché tu sai amare. Sei nata solo per questo.”

La ringrazio con gli occhi e ci abbracciamo. Giles arriva e me la ruba. Resto di nuovo sola, ma un po’ meno infelice.




Mancano pochi minuti alla mezzanotte. Ci portiamo tutti al centro della sala aspettando i rintocchi delle campane con i calici alti colmi di champagne. Ho accanto a me Willow, Andrew e Tara. Il tempo corre veloce e i minuti divengono secondi. Mi guardo attorno e mi accorgo che lo sto cercando. Poi lo vedo, alla mia sinistra, poco lontano. È abbracciato a Lisa e il suo vestito è macchiato da una gora rosata.

Mi dispiace William….continuo a fissarlo senza riuscire ad allontanare gli occhi da lui. Sta ridendo. È sereno ed il suo profilo mi tocca l’anima. Era il mio più grande amico. Un fratello, un padre. Un consigliere, un buffone, un compagno. Una spalla su cui piangere. Una voce da ascoltare. Braccia su cui rifugiarmi, al sicuro. Ed ora siamo estranei. Lontani. Nemici. Ma non riesco ad odiarlo.

Meno dieci, meno nove….

Che ti ami davvero, bellissimo angelo e perfido demonio assieme? Che io possa realmente amarti? Che tu mi abbia scossa talmente in profondità da incrinare le mie fondamenta? Io ti amo? Riuscirò mai ad ammetterlo? Riuscirò mai a slegarmi dal ricordo del passato?

Meno sei, meno cinque….

Ti guardo e sento che tutto il mio mondo è con te. Che sei stato tu a rendermi viva. Il tuo amore, mi ha scaldata. E la tua ira mi ha congelata ancora. Se dovessi scegliere adesso, cosa direi?

Meno tre, meno due….

Ti amo, William…. Ecco il mio tutto….

Tu ti volti per un attimo e incroci i tuoi occhi con i miei. Ci fissiamo intensamente e stai leggendo dentro di me…il dispiacere, la tristezza, il perdono e forse….forse anche l’amore. Ma ormai è tardi. Troppo tardi.

Zero!!!

Una pioggia di coriandoli ci piove addosso e ancora ci guardiamo. Ed è come se ci parlassimo per la prima volta. Ti sorrido tristemente e tu capisci. Ti chini sulla tua dama bionda e la baci perdendoti in lei. Chiudi gli occhi e sento che la mia fine è giunta.

Buon anno William…. Bevo lo champagne e mi volto. Te ne sei andato. Ti ho perduto. Ma andrò avanti. Bacio tutti e gli faccio gli auguri. Si stupiscono che me ne vada così presto, ma non posso fare altrimenti. Andrew si offre di accompagnarmi, ma rifiuto con gentilezza. Esco fuori e i fuochi d’artificio illuminano l’arcata celeste a giorno. Chiamo un taxi e mi dirigo a casa. I piedi mi fanno male, ma in confronto al dolore del cuore appena rinato e di già ucciso, questo non è niente…. Sono tornata alla vita morendo per amore. Buffo, no?





Sono ritornata dalla festa più spossante della mia vita. Ho indossato il pigiamone con i coniglietti e mi sono infilata sotto le coperte. Una strana ironia macabra mi invade e inizio a ridere della mia sorte tanto assurda. Poi, improvvisamente, qualcuno bussa alla porta. Una, due, quattro volte. Sembra quasi la voglia buttar giù.

Scendo in fretta e chiedo chi è. Accidenti, sono le due di notte! È vero che è il primo dell’anno, ma ci sono sempre tanti malintenzionati in giro.. E’ William. E a me per poco non viene un colpo. Mi aggiusto in fretta i capelli e apro. Ha il volto tirato. Non è venuto per fare pace. Una fitta di paura mi invade. Entra con ampie falcate e i suoi pugni sono chiusi, serrati.

Will…” lo chiamo e lui mi guarda furioso. Non ci sto capendo più niente. Che sia arrabbiato per il vino sul vestito? O per le parole che ho detto assieme? Forse è la seconda ipotesi….

Devo dirti solo poche cose. Le ultime. Poi tutto finisce qui. D’accordo?” non è una richiesta. È un obbligo. Annuisco e mi siedo. Lui resta in piedi e gira ansioso.

Te ne sei andata a Natale lasciandomi solo un minuscolo foglio di carta. Dopo avermi rifiutato, si intende. Sparisci ed io mi chiedo cosa sia accaduto per farti credere di non poter essere nemmeno amici. Passo i giorni più brutti della mia vita e mi ubriaco quasi tutte le sere. Ti penso di continuo e spero che tu faccia la prima mossa. Ma niente. Poi arrivo alla festa con Lisa e tu inizi a darmi addosso. A fare l’acida. Mi sto riprendendo e tu cerchi di affondarmi recitando la parte della fidanzata gelosa. Ma ricordati che non stiamo insieme. E che lo hai voluto tu. Quindi, dopo lo sceneggiato di questa sera spero proprio che d’ora innanzi cercheremo di comportarci civilmente. Almeno in pubblico, si intende.” Hai terminato la tua arringa, avvocato. L’accusa si ritira. Ora tocca alla difesa. La mia voce esce lievemente storpiata dall’emozione, ma ciò che dico è chiaro.

Per prima cosa, mi dispiace. Seconda: sono contenta che ti sia ripreso così in fretta. Terza: quella Lisa mi sta sul cavolo e vuole solo i tuoi soldi. E il tuo letto”.

Bene, qualcuno che lo apprezza, se non altro!” sibili e nei tuoi occhi brilla cattiveria. E risentimento. Non l’hai mandata giù, eh? Sempre abituato a vincere, vero William?

Lo sai perché me ne sono andata. Te l’ho detto prima. Anche se malamente. Insieme al vino che ti ho tirato.”

La capisci o no che non potrò mai darti quello che ti meriti?

La tua mascella si contrae e chini il capo dolorante. Quelle parole ti fanno male, lo so. Ma è troppo tardi, tardi per ammettere qualsiasi cosa. Tardi per dirtelo. Tardi per allontanare i miei cari dal cuore. È semplicemente troppo tardi….

Scuoti il capo e rialzi gli occhi verso me. Sono due mari in tempesta.

Non è vero. È tutta una farsa. Tu sei una codarda. Ti nascondi dietro il ricordo di Angel e di tuo figlio per paura. Paura di soffrire. Di restare delusa. Paura di vivere, in fondo.”

No, non è vero! Tu non sai niente di me! Sei un lurido bastardo che prima dice di amarmi e dopo pochi giorni pomicia con un’altra. Dopo aver minato le mie sicurezze. Io ti odio!” ti urlo addosso e sono fuori di me. Ho il volto paonazzo e il cuore mi martella nel petto. Tu ti avvicini appena, restando a distanza di sicurezza.

Sono morti, Elisabeth. Non ci sono più. Devi lasciarli andare. E questo non vuol dire scordarsi di loro o affermare di non averli mai amati. Vuol dire ricominciare a vivere. Anche per loro. Cosa direbbero vedendoti così, apatica e disperata? Faranno sempre parte di te e nessuno te li toglierà. Mai più. Ma tu sei sopravvissuta. E devi vivere.” Sei dolce, quasi struggente. La tua voce è calda e sicura. Mi stai facendo male, molto….ma dici la verità. Come sempre, hai ragione. Trattengo a stento le lacrime e continuo a scuotere la testa. Non può essere vero….non posso tradirli così….loro vivono ancora in me. Se lascerò che qualcun’altro entri nel mio cuore, loro dovranno andarsene. E non voglio…non voglio separarmi da loro….o forse sì? Forse ho bisogno anch’io di due braccia strette attorno a me, di nuove labbra da baciare, di un altro amore? Tutto si racchiude in te, William.

Non posso…. È come se li tradissi… e se loro se ne vanno dal mio cuore, resterò sola.” Oramai piango. Non riesco a trattenermi oltre. Mi raggiungi e mi accarezzi una guancia. Con tenerezza e infinita tristezza.

Lo sei già, cucciolo mio. Sei già sola” e te ne vai, lasciandomi con i miei sensi di colpa, i miei rimpianti e i miei dubbi. Mi affaccio alla finestra sperando di vederti e poterti richiamare indietro. Esci dal portone verso la macchina e lei ti viene incontro. Lisa ti abbraccia e insieme partite.

Io ti amo William. E ti ho perso, amore mio……





Sono passati due mesi dal nostro ultimo colloquio e le riprese sono ricominciate a ritmo serrato. Io e William lavoriamo insieme, alcune volte a stretto contatto, ma le uniche parole che ci rivolgiamo sono puramente professionali. Xander mi ha detto che non esce più con Lisa e la cosa mi ha fatto piacere. In questo periodo ho riflettuto molto e sono giunta ad importanti conclusioni. Quello che William mi disse la mattina del primo dell’anno è vero. Ho rinunciato alla vita per paura di soffrire ancora. Angel e Connor sono nel mio cuore e ci resteranno finchè avrò vita, ma amare qualcun’altro non significa abbandonarli. Ne tradirli. Anzi, recuperare i sentimenti e le emozioni mi aiuterà a ricordarli nella maniera appropriata. Con devozione e rispetto. Ma senza lasciarmi annullare da ciò. Un barlume di speranza è tornato a brillare in fondo ai miei occhi e finalmente anch’io vedo i colori. È stato un lungo percorso, ma alla fine ne è valsa la pena. Angel e Connor sono liberi di volare in alto. E anch’io di amare senza sensi di colpa ne rimpianti.




Stiamo girando le scene più forti della serie. Nei prossimi giorni William e Faith dovranno interpretare un tentato stupro. È una scena molto forte e Joss è elettrico. Faith mi ha detto più volte di non volerla girare in quel modo, ma io non posso farci niente.

E’ troppo cruda. E poi non rispecchia quest’amore devoto e incondizionato” gli ho detto.

Lui è un vampiro. Senza anima. Non ha morale, ma solo istinti. Passioni. Lui la vuole a tutti i costi. Non accetta il suo rifiuto. Quindi è perfetta così. Non parliamone più” mi ha risposto scocciato. Non ho potuto ribattere. E sinceramente vedere quelle scene riaccenderanno in me ricordi non molto piacevoli.



È sera e il mio appartamento è meno caotico. Ultimamente dedico più tempo alle pulizie. Qualche volta Tara mi viene a trovare. Mangiamo patatine e guardiamo vecchi film in cassetta. Lei mi racconta della sua vita, delle sue aspirazioni. È un pozzo di fantasie e idee. In previsione ha il sogno di realizzare un film tutto suo. Mi ha confidato che gli piacerebbe recitarlo insieme a William.

Avete più parlato?”mi chiede sempre con discrezione. So che posso anche non rispondere, se non me la sento. Ma la sua dolcezza e la sua innata comprensione, mi spingono sempre a sbottonarmi.

No. E mi manca.”

Perché non glielo dici?”

Non credo mi voglia più….credo sia troppo tardi per amarsi nuovamente”

Non è mai troppo tardi, Buffy”.

Ho ancora addosso i vestiti della giornata. Gonna blu e camicetta avana. Vado in bagno e tiro fuori i panni bagnati dalla lavatrice. Mi affaccio al balcone e li stendo. Mi piacciono questi momenti da casalinga. E mi immagino la casa piena di grida di bambini. I miei. La cena sul fuoco. Lui che torna dal lavoro e mi bacia. Gli sono mancata e stanotte ci ameremo come sempre….

Sono lontana mille miglia dalla terra quando qualcuno mi chiama dalla strada. Vedo William, illuminato da un lampione, la testa in alto. Mi chiede di aprirgli. Vuole parlarmi. Che il mio sogno si possa realizzare? Magari solo l’ultima parte? Naah, Elisabeth. La fortuna non gira mai per te. Non illuderti.

Rientro in casa e apro la porta. Dopo poco arriva e si accomoda sul divano. Io mi siedo sulla poltrona, poco lontano. Gli chiedo se vuole qualcosa, ma lui mi dice che lo stanno aspettando per andare a cena.

Non ti ruberò troppo tempo” e mi guarda appena.

Ho tutto il tempo del mondo, William…a parte rammendare, cucinare e scrivere sceneggiature, non ho altro di eccitante da fare, quindi….

Riguarda la scena che io e Faith dobbiamo girare insieme. Quella della violenza che…beh, hai capito. Lei è molto ansiosa per questo, ed anch’io. Non amo vedere le donne trattate male, figurarsi interpretare un uomo che tenta di violentare l’amore della sua non-vita.”

Non è un uomo. È un vampiro. Joss è stato molto preciso su questo.” gli dico in maniera molto professionale.

Okay, vampiro o uomo che sia, sono io che lo interpreto. E questa scena mi mette veramente in crisi. Inoltre mi agita il fatto che tu la veda. Che tu mi veda fare certe cose. Dopo quella sera con Robin so che per te non sarà facile. Volevo che lo sapessi prima.” Tiene gli occhi sempre bassi. Ed è dolcissimo.

Tu ti stai scusando per una cosa che potrebbe darmi fastidio senza che tu lo voglia davvero? Cos’è? Hai l’esclusiva? Vuoi che soffra solo se sei tu a deciderlo e non Joss?” perché debbo sempre risultare acida e scostante? In fondo voleva essere carino….ma qualcosa mi ha fatto irritare. Cosa? Non saprei dirlo. Forse il fatto che lui non potrà essere mio. O forse il fatto che me lo sono lasciato scappare come un’idiota? Ai posteri l’ardua sentenza….

William scuote la testa e ride amaramente. Si alza ed è costernato. Non mi capisce. Non più.

Sei una pazza, lo sai? Volevo essere gentile, farti capire che ci tengo a te e che non voglio vederti soffrire, e tu che fai? Mi sputi addosso bugie e accuse. Non volevo ammetterlo a me stesso, ma siamo veramente lontani” ti dirigi verso la porta e sembra che tu stia portando un peso troppo grave. Cerco di riparare almeno qualcosa, ma sarà veramente difficile.

Io..io non volevo dire quello che ho detto. Una volta era così facile parlare, ridere, scherzare. Stavamo bene insieme prima di quel bacio. Potremmo tornare ad essere amici?” i miei occhi lo stanno implorando. Ed il mio corpo si protende verso di lui. Come attratto da una calamita.

Non è che poi sparisci come l’ultima volta?” domandi piegando la testa di lato.

No” rispondo e la distanza fra di noi diminuisce. Siamo uno di fronte all’altra. E ci fissiamo. Noto il combattimento dentro di te. Vedo il controllo che ti stai imponendo. Ancora mi ami, William? Perché se è così, forse non è troppo tardi…

Ma non ho il coraggio di chiedertelo. Non sono diventata così intraprendente. Non ancora…. Ti getto le braccia al collo e mi stringo a te quasi con violenza. Tu vacilli appena a causa dell’impatto e le tue mani restano abbandonate lungo il corpo. Non mi abbracci. Non ti muovi. Respiri appena. Mentre io credo di impazzire. Non mi ami più, William….è davvero troppo tardi.

Con le mani mi cingi le spalle e mi allontani da te. Con gentilezza, ma deciso. Abbasso gli occhi e le mie guance sono rosse. Ho paura di quello che dirai. Ho paura di soffrire. Ho paura di vivere.

Non potremo mai più essere amici, Elisabeth. Qualcosa si è spezzato da quel bacio. Non si possono aggiustare le cose con un abbraccio. Ho sofferto molto per te, ho creduto di perdere la testa. Ed ora non ce la faccio a rifare tutto da capo. Finirei con l’innamorarmi di nuovo di te. E tutto ricomincerebbe. Ma questa volta non sopravviverei. Mi dispiace”.

Calde e placide lacrime scorrono dalle mie lacrime e si sfracellano sulla soglia di casa. Mi sento morire.

Non mi ami più…” sussurro con un filo di voce, ma tu mi senti lo stesso e mi obblighi ad alzare il viso. Mi sposto per non cedere al tuo sguardo e tu mi immobilizzi il volto fra le mani. Sono come me le ricordavo: grandi, forti e calde. Tu mi penetri fin dentro l’anima e nei tuoi occhi blu come il cielo, passa un luccichio di speranza.

Mi ami Elisabeth?” mi chiedi e la tua voce è strozzata dall’emozione.

Sì” ti rispondo e finalmente trovo il coraggio di essere vera. E libera.

Ti allontani bruscamente, come se ti fossi bruciato. Scuoti il capo sconvolto. Hai i pugni serrati e la mascella serrata. Stai combattendo la battaglia più dura della tua vita.

Non ti credo” dici, ed esci nel corridoio. Ti inseguo. Non può finire così. Non ora che sono riuscita a dirlo. Anzi, ora che ci penso…. Non te l’ho detto come si deve!

Ti amo William”. Tu sei davanti all’ascensore e lo stai aspettando. Ti volti ed hai gli occhi umidi. Ma non sei felice. Perché amore mio? Un dubbio mi assale. Forse che tu…?

William, tu mi ami ancora?”. Il cuore mi si ferma nel petto. Trattengo il respiro e mantengo il contatto con i tuoi occhi. Me ne accorgerò se mentirai.

No Elisabeth…” e stai dicendo la verità. La porta dietro di te si apre con un suono.

E’ giusto così” mi dico e tu entri nell’ascensore. Sparendo dentro esso mormori che ti dispiace.

Rientro in casa con dieci anni in più. Chiudo la porta e mi ripeto che ormai è troppo tardi….




Non ho assistito alle riprese del tentato stupro. Mi sono data per malata. Fra due mesi tutto terminerà e potrò tornare in Inghilterra. Joss si è complimentato più volte con me per il lavoro fatto e mi ha detto che mi chiamerà anche per la settima stagione. Le riprese dovrebbero iniziare verso ottobre di quest’anno.

Si vedrà” gli ho detto ma il suo sguardo difficilmente accetta rifiuti. Xander e Anya stanno insieme e si vogliono davvero bene. Willow esce con Andrew dalla sera dell’ultimo dell’anno. Con Dawn e Giles non ho molto parlato, ma la loro interpretazione è sempre eccellente. Tara ha scritto delle poesie bellissime e me le ha fatte leggere. Da Xander so che William sta insieme ad Harmony di nuovo. Mi ha detto che non è felice. Crede lo stia facendo per dimenticarmi. Io vado avanti e mi faccio coraggio. Ho superato veramente tante prove e non sarà questa a fermarmi. Porterò a termine il mio lavoro e prenderò l’aereo verso la mia campagna. E lì inizierò il mio primo romanzo. È questo il mio nuovo sogno.



È domenica mattina e mi sento un vero straccio. Stanotte, colta da un improvviso raptus depressivo, mi sono gettata anima e corpo in un vaschetta di gelato al cioccolato con batuffoli di meringa, illanguidendo il mio spirito provato di fronte ad un film melenso e privo di lieto fine. Ho pianto così tanto, da infradiciare la maglia del pigiama.

E sembrerà strano ma, accidenti, ne avevo davvero bisogno!

Anche se non lo ammetterò mai.

Mi sono disperata per la sorte di un uomo e una donna ormai segnata, e così finalmente ho posto un termine, un confine al dolore per la perdita di William… anche se…

Questo non significa che non lo ami più, anzi…

Me lo porterò appresso ovunque io vada, con chiunque incontri d’ora innanzi ed un pezzo di lui mi resterà addosso come una malattia cronica…

Non troverò mai, e ripeto, mai, una cura per liberarmi di lui…


Mi alzo dal letto inciampando per ben due volte sui libri che sono sparsi per terra. L’ordine per me è una cosa ciclica: alcuni giorni è tutto a posto, ma basta che una sera sia in ritardo, o una giornata di tedio, a ribaltare completamente la situazione.

Ed è allora che questo appartamento si trasforma nell’antro del demone del caos…(Ehm, deformazione professionale, sorry..)

Raggiungo il comò e tiro fuori un fazzoletto di cotone… profuma di lavanda ed è morbido al tatto. Su un lato sono ricamate due lettere:A ed E…

Le nostre iniziali, Angel, ricordi?

Me le aveva cucite mia mamma, pochi giorni prima del matrimonio. L’ho sempre tenuto con cura quasi sacramentale, e non l’ho mai usato. Non so perchè, ma il suo odore era troppo intimo da poter riassaporare. Intriso di ricordi. Di emozioni.

Ma stamattina, non ne soffro. Non provo quella voragine affamata al centro del petto. Non mi sento risucchiare nelle spire del passato, ne odo il macabro richiamo dei sensi di colpa.

Lo guardo attentamente, e mi appare semplicemente per quello che è: un fazzoletto di cotone bianco.

Faccio spallucce e mi soffio il naso. Come a completare la mia rinascita, mi accorgo di essermi beccata pure un bel raffreddore. In fondo è questo il prezzo che si paga per vivere davvero di nuovo. Fa parte dell’umanità ammalarsi, soffrire, gioire e invecchiare, giusto?

Bene, d’ora innanzi accetterò il pacchetto completo. Non voglio lasciare più niente indietro. Ogni cosa camminerà di pari passo con me, accanto a me.

E cresceremo insieme.

Avanzo ciondolando come uno zombie appena riesumato (ehm…non posso farne a meno. Lavorate anche voi con Joss per due giorni, e parlerete solo di mostri e creature tenebrose!!), e quasi ad occhi chiusi, cerco a tastoni la caffettiera sopra il banco della cucina.

La preparo spargendo un po’ dell’aromatica polverina marrone sul pavimento e accendo il gas.

Pochi minuti, e la giusta dose di caffeina scivola nella mia gola, entrandomi presto in circolo come corrente elettrica.

Mi attivo e decido che una buona doccia tiepida completerà la mia trasformazione in macchina da guerra e da lavoro. Mentre mi avvicino al bagno, lascio scivolare il pigiama per terra, lentamente e con sensualità. Non so da dove nasca tutto ciò. Credo sia un istinto innato. Un bisogno quasi selvaggio. Al quale non posso porre dei freni.

Mi sembra di spogliarmi per un uomo. E fremo. Fuori e dentro di me. come uno fogliolina sferzata dai primi soffi ghiacciati di dicembre. Come un cucciolo bagnato e affamato.

Per la prima volta, dopo anni, mi accorgo di avere delle esigenze. Il desiderio urgente e dolente di un uomo che mi accarezzi, mi stringa a se, mi faccia sua fino in fondo è così nitido nelle mie viscere da spaventarmi.

Così caldo e vivido.

Assomiglia ad una tavolozza di colori intensi, come l’arancio sanguigno e il rosso rubino. Non c’è posto per il bianco e il nero.

Un passo dietro l’altro, e raggiungo l’anta scorrevole del box. Il pavimento di granito grigio è gelido sotto i miei piedi. Ogni terminazione nervosa, trasmette piccole scosse al mio cervello, che sta viaggiando a velocità supersonica, alla ricerca di un motivo, di una scusante. Ma non ne esistono. Non per me. Non oggi.

Sono sola. E sono donna.

Il mio corpo è acceso come un cerino che si infiamma immediatamente e che emana nell’aria attorno odore di zolfo e fumo…

Mi infilo in fretta sotto l’acqua che accendo volutamente più fresca del dovuto. Ben presto, il desiderio si muta in frustrazione e in leggera malinconia.

E, senza indirizzare i miei pensieri, essi malandrini raggiungono il viso cesellato e perlaceo di William, le sue labbra profumate di miele, i suoi occhi di laguna, le sue mani salde sulla mia vita sottile, lungo le mie braccia, attorno alla mia nuca…

Maledizione, quanto fa male ancora…

Punge in me come una lama d’argento, che mi si conficca nelle carni e che si contorce ad ogni ricordo, ad ogni odore, ad ogni sensazione…

Sono uno strano animale, non c’è che dire…

Ho lottato così tenacemente per non far entrare nessuno nella mia fortezza inespugnabile da rasentare davvero la pazzia…ed ora mi ritrovo a desiderare la libertà, la vita e l’amore…dopo aver allontanato, amato e cercato… e dopo aver riassaporato il dolciastro sapore della morte del cuore.

Ma non mi fermerò. Non stavolta. Meglio tutto questo, meglio il dolore, la solitudine, meglio un desiderio spento dalle dita ghiacciate dell’acqua, che l’assenza di ciò. Meglio morire che non aver mai vissuto.

Mi lavo in fretta, organizzando mentalmente la giornata. Anche se è domenica, devo avvantaggiarmi col lavoro, altrimenti la prossima settimana mi ritroverò a non dormire neppure.

Dopo essermi asciugata ed aver accarezzato la cicatrice che ho sotto l’ombelico, vado in camera e mi infilo nelle mie meravigliose e comode tute.

Raccolgo i fogli sparsi sulla scrivania, li metto per ordine, accendo il vecchio macinino del mio portatile e scarto un dolcetto colmo e stracolmo di calorie.

Non appena mi siedo, inforcando gli occhiali, il telefono squilla.

Senza nascondere il mio disappunto, mi alzo e prima di rispondere schiarisco la voce con una tossita.

Dall’altro capo della cornetta mi giunge la voce tenue di Tara. Ha un’offerta da propormi.


Allora? Vieni?” mi domanda senza la pacatezza che la contraddistingue. Desidera davvero che anch’io partecipi a questi incontri domenicali a casa di Joss. È troppo elettrica la mia dolce amica.

Non me ne avevano mai parlato prima.

Sembrerebbe proprio che di tanto in tanto durante il periodo delle riprese, alcuni attori si siano ritrovati a casa del regista per trascorrere un fine settimana all’insegna della recitazione e della condivisione di vita normale all’infuori del set.

Un modo come un altro per farli socializzare meglio, renderli più uniti..

Chissà, magari Anya e Xander si sono innamorati fra una bistecca ai ferri e un monologo di Shakespeare…

Non so, dovrei lavorare..” le rispondo restando sul vago. Sinceramente, non ho davvero voglia di passare una così bella giornata di sole rinchiusa in questo appartamento ammuffito come una zitella inacidita.

Ma al contempo, qualsiasi novità che destabilizzi il precario equilibrio che dopo l’abbuffata di ieri sera è sopraggiunto, mi spaventa.

Maledette paure…

Senti Elisabeth, è stato proprio Joss a dirmi di telefonarti. Hai persino il permesso del grande capo, quindi su questo devi stare tranquilla. Comunque, se cambiassi idea, ci ritroviamo lì alle undici.” Ha sempre molto tatto questa ragazza dal volto di un angelo. In fondo, lei lo sa.

Sa cos’è che mi angustia, conosce i miei timori. Eppure non me ne parla, non indaga. Immagino se ci fosse stata Anya al suo posto:

Suvvia Buffy, datti una ripulita che assomigli a mia nonna, libera le cosce da questa tuta felpata, ravviva il seno con un reggiseno gonfiabile e spalma un bel rossetto rosso sulle labbra a prova di bacio stile piovra. E poi tesoro, ti ci vorrebbe davvero un po’ di sesso.. ma non delicato ne troppo romantico, no no. Ti ci vuole passione, qualche strana posizione.. lo sai che io e Xander..”

Ehm, ecco, qui la interromperei di certo. Alcune volte supera alla grande il limite consentito, ma la sua lingua non conosce freni inibitori. E, sembrerà strano, ma lei riesce sempre a dire, a modo suo ovviamente, quello che in fondo tutti pensano, ma che per ipocrisia o per educazione non dicono.

Per questo la stimo: non accetta mezze bugie, ne false parole.

Ci penserò.. – resto in sospeso, e alla fine glielo chiedo.. il dubbio mi condizionerebbe tutta la giornata – lui... lui… ci…”

Grazie a dio, Tara corre in mio aiuto, altrimenti questa domanda sarebbe durata almeno per un’ora.

In verità Elisabeth, lui generalmente c’è. Porta sempre birra per tutti e la sua fedelissima chitarra. Oggi però ha detto che non sarebbe venuto perché aveva un appuntamento con.. tu sai chi. Quindi sei libera, da questo punto di vista”

Mi viene da ridere per come tara ha chiamato Harmony…

Che c’è?” domanda incuriosita dal mio ghigno.

Oddio Tara, sembrava un pezzo di Harry Potter…. Eh eh, tu che parli dell’oca bionda rifatta come di lord Voldemort… troppo comico” e continuo a sghignazzare come una che si è appena ubriacata. Per fortuna, anche lei mi segue ed insieme diamo inizio a questo momento di libertà.

Una volta che mi sono ripresa, ancora con la voce roca, le dico che la raggiungerò.

Questa domenica mi divertirò anch’io. Cascasse il mondo.


Allora, riflettendo razionalmente ho optato per jeans e maglietta bianca. Scarpe da ginnastica e maglione blu di lanetta. I capelli li ho raccolti in una coda di cavallo e mi sono truccata appena, giusto il minimo indispensabile per nascondere le occhiaie e la pelle tirata.

Esco di casa infilando un paio di occhiali a farfalla e, con borsa a tracolla, mi dirigo a passo spedito verso il bar dove ci siamo date appuntamento io e Tara.

Visto che non so dove il nostro Joss abiti, mi accompagnerà lei.

L’aria fresca di questa primavera mi stuzzica il viso e mi sento piacevolmente eccitata e serena.

Sono certa che una sana distrazione non potrà farmi che bene.


Arriviamo davanti alla meravigliosa villa del nostro grande capo. Un enorme cancello in ferro battuto si apre per farci entrare come due grandi braccia che si allargano. Avanziamo lungo un vialetto di ghiaia. Ai nostri lati c’è un bellissimo giardino curato in ogni dettaglio, con colori caldi e svariati.

Parcheggiamo di lato alla dimora degna di un re, tutta in stile moderno, con ampie vetrate e le mura dipinte di un tenue color pesca.

Un maggiordomo arriva solerte ad accoglierci e ci fa accomodare all’interno.

Mio dio! I miei occhi non riescono a contenere tutto questo splendore!

Il pavimento è un arabesco di colori pastello, i mobili hanno forme lineari ed essenziali, non ci sono ne tende ne tappeti, un odore gradevole di pulito vortica nell’aria e si sentono voci familiari provenire da una stanza luminosa alla nostra sinistra.

Mentre la raggiungiamo, noto ( e come non potrei farlo?) un’enorme scalinata degna di via col vento… meravigliosa, mastodontica e un po’ troppo appariscente, a confronto del mobilio della casa.

Ma diavolo, joss è il re dell’eccesso!! E la sua mente geniale non poteva accontentarsi di linee continue e mancanza di curve.

Accidenti, ora che la riguardo, ci sta davvero bene…


La prima cosa che mi colpisce è il grande camino in pietra acceso al centro della sala, aprendosi così in tutte le direzioni. È un vero spettacolo, le lingue di fuoco danzano confondendo lo sfondo che si intravede, rendendo l’atmosfera quasi magica.

Attorno al nucleo di fuoco, vi sono ben tre divani a forma di “L” di pelle avana. Le pareti laterali hanno pochi quadri, ma una greca rifinita da un arancione soft, rende tutto molto semplice ma curato, elegante. Di fronte a me, una vetrata lucente ci immerge nel giardino fiorito, e ci fa sentire quasi un’appendice di quell’Eden variopinto.

Un uccellino salta dispettoso da un ramo all’altro facendoli oscillare entrambi sotto il suo leggero peso, e tutto avviene in una frazione di secondo.

Nello stesso istante in cui io mi accorgo di lui.

Il passerotto se ne vola via con un cinguettio acuto.

Ed il mondo smette di respirare assieme a me.

La terra trema solo sotto ai miei piedi, e le ginocchia dondolano come se fossero diventate budino caldo.

Un’ondata di calore gelido mi parte dalle gambe, attraversa il mio ventre in completezza corrodendomi la pelle e si sbatte con violenza lungo il mio collo, fino a raggiungermi il cervello.

Avrò, sì e no, la pressione a duecento.

Il cuore non lo sento più. l’unica cosa che mi fa credere che sia ancora viva, è la mano salvifica di Tara stretta al mio braccio.

Ha intuito all’istante il mio choc, ed ha provveduto affinché io non mi spalmassi per terra come burro di noccioline.

Lo fisso come se una strana colla avesse bloccato le mie palpebre e prosciugato le mie iridi. Lui è all’oscuro di tutto ciò…è intento a leggere un libro accucciato sopra ad un cuscino enorme di fianco al divano più lontano.

Accanto ha una chitarra, adagiata a terra di sbieco.

Mi sembra la creatura più bella del mondo.

Anzi, non mi appare come un umano. Ne come un essere celeste.

È qualcosa che sconfina oltre il conoscibile e l’etereo…lui sta nel limbo, in quel luogo chiamato cuore. E i suoi tratti somatici sono pregni di esso.

Lui ne ha preso dimora.

Lui abita in me.

Ho la netta sensazione di star per morire, e non mi dispiacerebbe. Lascerei il mio ultimo soffio di vita a lui. Perché solo lui è riuscita a donarmela di nuovo.

L’epidermide che ricopre il mio corpo si innalza come un monte verso il sole, e credo che voglia sfuggirmi da addosso…mi sento nuda, indifesa, fragile..

Vorrei solo lui, attorno a me, in me, ovunque…la sua presenza mi sovrasta e mi plagia come un incantesimo potente.

In questo preciso istante, in cui non sento nient’altro che noi, mi rendo conto di essermi perdutamente innamorata. E che Angel, assieme a condor, hanno lascito libero il posto del mio cuore. Solo un lieve profumo di quello che era, è rimasto. Ma è flebile, discreto, gentile. Come i tesori che hanno rallegrato la mia giovinezza e i miei giorni, per tanti anni…

Mio marito e mio figlio…mi amano, come io amo loro.

Ma io vivo, ancora. Loro, solo nei mie ricordi.

Quindi, sorrido allegramente e mi preparo alla vita.

Joss, da bravo padrone di casa, mi viene incontro con un calice di vino rosso mentre ridacchia a braccetto di una donna sulla quarantina, con bei capelli ondulati di un giallo dolce, come il miele. Ha intensi occhi celesti, accesi e birichini, un nasino ben delineato ma piccolo e un sorriso splendente.

È sua moglie, ed io non l’avevo mai conosciuta.

Ecco qua la nostra bella sceneggiatrice, il mio quasi braccio destro! – mi consegna il bicchiere e stringe la mano alla donna che gli sta a fianco – sono lieto di averti ai nostri party segreti, Elisabeth. Questa è Joyce, la mia dolce metà” me la presenta e non appena pronuncia il suo nome, gli brillano gli occhi.

È innamorato il grande registra patito di Harry Potter e dalla mente geniale come Einstein… ed è molto tenero in questa veste.

La signora allunga la sua mano lunga e ben curata ed io gliela stringo.

Piacere di conoscerla. Non immaginavo fosse così bella, Joss ha avuto molto buon gusto, non c’è che dire... Inoltre, debbo farle i complimenti per la casa, è un vero splendore”. Ci sorridiamo e ci piacciamo subito.

Nel frattempo, anche William si è accorto di me. Stranamente, ogni suo movimento, anche se non rientra nel mio campo visivo, viene percepito all’istante. Mio Dio, mi sembra di avere un radar!

Mi fa un cenno col capo, e torna a leggere il suo libro. Il mio cuore, ormai abituato a folli corse, si agita, ma poi si rilassa come a trattenere il fiato prima di saltare nel burrone.


Dopo il primo attimo di panico paralizzante, vedo che in sala ci sono quasi tutti gli attori: Willow, Xander e Anya, Faith e Dawn. inoltre, c’è un altro ragazzo, che ha fatto una comparsa durante una delle ultime puntate. Mi sembra si chiami Riley, ed è un bel giovanotto, alto e robusto, con gli occhi grigi e i capelli castano chiaro. Assomiglia vagamente al mio Angel, anche se mio marito era di certo molto meglio. I suoi occhi neri, mi parlavano da soli. il suo sorriso contagioso, splendeva nei lineamenti sempre lisci e misteriosi.

Il mio compagno…era bello. E me lo ricordo bene, come se l’avessi visto un attimo fa….

Ma ora il mio sguardo è catturato da una chioma bionda che spicca tra l’avana dei divani e il calpestio delle persone.

William ha gli occhi più spaziosi del cielo…e della terra messi insieme.

Ogni angolo, ogni anfratto, ogni crepa o solco del mio cuore martoriato, è colmo di lui. Di ciò che provo nel vederlo. Stracolma di William, di quello che mi ha ridato, di quello che sono riuscita a provare con un suo solo respiro…

Sorseggio il mio vino lasciando che l’alcool mi si spanda nella bocca come una medicina succulenta e, dopo aver dato un’occhiata di finto rimprovero a Tara, mi getto nella mischia.

E giuro, che cercherò di prendere tutto il buono possibile e immaginabile da questa giornata.



È giunta ora di pranzo ed un maggiordomo compito, ci ha fatti accomodare in un’altra stanza, anch’essa molto lineare e senza troppi fronzoli.

Al centro c’è una lunga tavola imbandita, e da sotto la tovaglia spuntano dei piedi in ferro battuto, lavorati come zampe di leoni.

Anche qui un’intera parete è ricoperta da una vetrata luminosa che dà su un’altra angolazione del giardino. Non ci sono solo piante e fiori, ma una fontana zampillante, che gorgoglia come un ruscello di montagna. Nei suo schizzi, si può scorgere il riflesso dell’arcobaleno che il sole crea coi raggi tiepidi del mezzogiorno.

Sulla destra c’è una vetrina di legno chiaro, e al suo interno fanno sfoggia soprammobili di Capodimonte, Swarowsky, calici di cristallo, coppe di vetro soffiato, piatti di porcellana rifiniti in oro, porta cioccolatini dipinti a mano e firmati…insomma, un tripudio di artigianato di classe.

Dall’altro lato, a sinistra, c’è un divanetto piccolo e un angolo bar, rigorosamente in legno di frassino, con una specchiera sullo sfondo che amplifica la già notevole quantità di liquori esposti dietro al banco.

Abbiamo preso posizione ed io sono in mezzo fra Willow e Tara.

William è sempre nella mia fila, accanto a Tara e Xander.

Dal mio arrivo non ci siamo mai parlati. Solo qualche frase gettata là in mezzo agli altri.

Deve essere rimasto male anche lui del mio arrivo. Non se lo aspettava, proprio come me. E sono certa che stia facendo tutto il possibile per evitarmi.

Davanti a me c’è quel Riley di cui parlavo prima e devo dire che è abbastanza simpatico, anche se nessuno regge il confronto delle barzellette di Xander e del sarcasmo di William…

Accidenti!... rieccolo qui, a far da padrone nei miei pensieri, come un re spodestato che non vuol lasciare il proprio regno. La corona che porta ancora mi circoncide la mente e mi stringe il cuore. Il suo scettro trapassa la mia ragione e le mie paure.

Come farò quando lui non ci sarà più?

Come potrò mai riprovare tutto questo, senza di lui?

Dopo Angel, dopo Connor, dopo la morte, non avrei mai sperato ancora nella vita…ma, come un miracolo divino, è accaduto… e adesso, il futuro mi appare incerto.

Mangio con appetito e di tanto in tanto mi lascio cullare dal timbro caldo della sua voce, che mi giunge come il suono di uno strumento musicale.

Io e Tara parliamo di tutto un po’. Mi racconta di aver buttato giù la trama del film che aveva in mente e che presto prenderà accordi con degli attori che conosce.

Mi ha anche chiesto un parere, come sceneggiatrice.

Le ho detto che sarà un vero piacere aiutarla. Per tutto il bene che mi fa, questo ed altro le dovrei per essere pare.

Anzi, non lo saremo mai.

Siamo arrivate al dolce e sgrano gli occhi quando mi si presenta una mousse al cioccolato con una montagna di panna montata sopra.

Sento attorno a me le altre che la rifiutano cortesemente.

Faith inizia a blaterare riguardo alla dieta e ai brufoli, Dawn dice che è allergica al latte ma non credo dica la verità, Willow elenca mille motivi, da una tradizione ebrea alla colica che ha avuto tre giorni fa, ed il suo discorso è più convincente delle altre due, anche se a me non la dà a bere.

Io, Tara e Anya invece accettiamo di buon grado e rinfranchiamo i nostri sensi più profondi, con una buona dose di cacao.

Non c’è niente di meglio per sconfiggere le pene d’amore e la depressione dello spirito.

Riley mi guarda e ride. Anche lui si è mangiato tutta la mousse ed ora giocherella col cucchiaino sul piatto sporco.

Che c’è?” gli chiedo, notando che non stacca i suoi occhi da me.

Probabilmente, sto mangiando come un maiale e mi sarò imbrattata anche il mento…

Sei una vera golosona, eh?” mi dice continuando a ridere.

Sì – ammetto – e questo suscita in te un attacco simile di ilarità?” sono perplessa.. non è che questo qui si droga?!?

Non solo questo – e si allunga sopra il tavolo verso di me – è che sei un vero disastro. Sembri una bambina alle prese con un dolce molto più grande di lei” e con la mano, raggiunge gli angoli della mia bocca e me li pulisce col tovagliolo.

Senza che io mi accorga in tempo di tutto questo, mi ritrovo le sue dita che strusciano lievemente sul mio labbro inferiore.

Ed il suo gioco è talmente ben studiato, che nessuno se ne accorge.

Solo Tara, che mi è accanto, si agita un po’ sulla sedia e tossisce allusiva.

Lui indugia ancora un secondo, sorridendomi dolcemente e poi torna a mettersi composto. Ma il suo sguardo, non mi abbandona.

Mi sento le guance in fiamme e una strana agitazione si impossessa di me.

Ma non è piacevole. Non è simile alla tensione calda che sento con William, di fronte ad ogni un suo tocco…questo, al contrario, è stato solo imbarazzante e fastidioso.

Cerco di scordarmene il prima possibile e mi volto verso Tara.

Lei mi interroga con lo sguardo ed io scuoto il capo in un gesto di dissenso.

Dietro di lei, William mi guarda di sfuggita. Vi è un mare agitato in quel blu camaleontico che sono i suoi occhi inquieti.

E, non so se è il mio cuore a crederlo, ma noto tristezza. E disappunto.

Torno a fissare la mia amica che mi stringe una mano sotto il tavolo.

Il pranzo è finito.

Ora si aprono le danze. Ed il teatro entrerà in azione.


Il camino arde sempre intensamente e, un po’ per il vino, un po’ per il calore della stanza, mi gira la testa e mi sento rilassata.

Willow ha letto or ora alcune poesie di Pablo Neruda, e Joss le sta commentando cercando di spezzarle meglio per noi menti semplici.

Mentre farfuglia parole ad effetto e sguardi allampanati, Tara mi porge un cartoncino di pop corn…accidenti, questi sono incontri per farci ingrassare, altro chè!

Infilo le mani e prendo due grosse manciate di quei fiorellini bianchi, e inizio a sgranocchiarli voracemente.

Joss finisce il sermone sull’amore vero e quello immaginario, e lascia la parola ad una persona che amo… e che, come un dio greco, si posiziona davanti a noi, concentrato e serio.

I colori accesi del camino lo colpiscono da dietro.

La luce obliqua del pomeriggio, quasi lo raggiunge attraverso i grandi vetri trasparenti.

Tutti restiamo zitti, immobili.

La sua voce parte, e ci trasporta leggeri verso i primi del ‘600, lungo l’antica cittadina di Londra…che si protrae fino alla Scozia, dove il narrare diviene immagine.. e la fantasia scorre veloce, assumendo forme, corpi e rumori.

Da una pagina del Macbeth, William inizia il suo monologo.


<< Domani, e poi domani, e poi domani…

di giorno in giorno, striscia

col suo piccolo passo, ogni domani

per raggiungere la sillaba postrema

del tempo in cui serve la memoria.

E tutti i nostri ieri

han rischiarato, i pazzi, quei sentieri

che conduce alla morte polverosa.

Spegniti dunque, ormai corta candela!

La vita è solo un’ombra che cammina:

un povero istrione,

che si dimena, e va pavoneggiandosi

sulla scena del mondo, un’ora sola:

e poi, non s’ode più.

Favola raccontata da un’idiota,

tutta piena di strepito e furore,

che non vuol dire niente. >>



Oh, maledizione!.. mi sento morire. Precipitare, come se mi avessero legato un masso al collo, e mi avessero spinto dentro un mare in burrasca.

Mi manca l’aria, e il cuore mi pulsa agitato nelle tempie.

Tutti tacciono, ancora.

Colpiti dall’interpretazione tanto reale e sentita del nostro attore.

Già, decisamente reale.. così reale, che mi sono rivista dinanzi Angel e Connor, coperti di sangue e sorretti solo da un sottile e flebile rantolo… ed erano reali. Per me, tre anni fa, lo sono stati davvero.

Mi metto in piedi nell’esatto istante in cui William si rimette seduto.

Voglio un caffè!” dico lapidaria, quasi urlando. Per fortuna mi accorgo dell’impostazione impetuosa che ho dato alla mia richiesta, e riesco a correggermi in tempo. Tre secondi prima, che gli altri pensino che io sia pazza.

Ehm, sì, avrei bisogno di un caffè… troppo vino, credo.. e poi la toilette, per favore” chiedo gentilmente guardando Joss, che sembra non fare caso ai miei repentini cambiamenti.

Tara invece mi guarda perplessa ed io, con un sorriso forzato, cerco di tranquillizzarla.

Ma non credo la berrà.

Joss chiama il maggiordomo, che mi fa gesto di seguirlo.

Senza voltarmi, esco dalla sala e sento di già pungermi gli occhi.

Mio dio, sto per riversare tutte le lacrime del mondo proprio adesso, in questa casa sperduta, senza una spalla su cui appoggiarmi, senza un conforto, sola e abbandonata..

Per fortuna, riesco a raggiungere in tempo il bagno

Con la voce strozzata, getto là un rapido < grazie > verso il maggiordomo che tutto compìto se ne và, e mi richiudo con estrema rapidità, la porta alle spalle.

Mi accascio al suolo, scivolando di schiena su di essa.

Piango, come se non avessi mai sofferto prima.

Come se non avessi mai avuto lacrime tanto salate e corpose negli occhi.

Come se potesse finire tutto qui.

Come se tutto, potesse rinascere, da qui.


Non so se è succede a tutti, ma quando il dolore diventa talmente impetuoso da sconfinare oltre gli argini, il tempo galleggia in una dimensione soggettiva.

È per questo, che non saprei affermare con precisione da quanto tempo sono qui dentro.

So solo che ho imparato a memoria il numero di mattonelle sul muro davanti a me, saprei disegnare una cartina dei servizi igienici anche ad occhi chiusi, potrei dipingere a distanza di giorni, i disegni in bassorilievo che decorano la greca attorno alla vasca da bagno.

Sono in uno stato di completo ebetismo. Ho smesso di piangere già da un po’, e sento i muscoli abbandonati a loro stessi.

Sto valutando davvero l’ipotesi di tornare a casa da sola, magari a piedi, oppure potrei fare l’autostop…forse ancora esiste qualcuno che può dare un passaggio ad una vedova sola e senza speranza…magari, esiste una qualsiasi persona disposta ad ascoltarmi, ad accettare il mio passato, il mio dolore, insieme a me…

Ricordo le parole del monologo:

< la vita è solo un’ombra che cammina…favola raccontata da un’idiota…che non s’ode più.. >

Ebbene sì. È vero. Questo è stata la mia vita fin’ora.

Un’ombra di ricordi, di rimpianti.

Una favola che mi sono raccontata da sola, illudendomi, credendo di trattenere chi ormai non c’era più, solo negandomi la felicità.

E l’idiota, sono io.

Ed è il mio cuore che non si ode più.

Sono morta dentro.

O meglio, lo ero.

Perché questo pianto, insieme a tutto quello che ho sentito e provato fino ad oggi, significa che qualcosa di vivo si è rimpossessato di me.

Oggi, sto combattendo affinché il suono ritmico e vibrante del mio cuore, si possa sentire ancora… perché l’idiozia si trasformi in conoscenza…perché l’ombra si rimpossessi del corpo al quale era stata strappata.

William.. è solo questo il nome che mi torna alla mente e che pulsa dentro di me come un tamburo…


Mi rialzo, sciacquo il viso, sorrido allo specchio e faccio un respiro profondo.

Esco dal bagno e mi ritrovo davanti il maggiordomo.

Che mi abbia aspettato fino ad ora?

Oddio, forse sì…e forse ha sentito i miei singhiozzi..

Timidamente, gli chiedo se mi indica la cucina.

Voglio ancora quel caffè iniziale, e voglio farmelo da sola.

Me lo gusterò fino all’ultimo sorso.

Il maggiordomo ha storto leggermente la bocca quando gli ho detto che me la sarei cavata senza il suo aiuto.

Forse ha paura di essere ripreso per questo.

Mentalmente mi appunto di spiegare poi a Joss l’accaduto.

Mentre cerco di incastrare la cialda nella macchina per l’espresso, alcuni passi mi giungono alle spalle.

Mi volto per vedere chi sia, e non respiro più.

È William.


Stai bene?” domanda guardandomi in faccia.

Che sia stato preoccupato per me??

Sì, è tutto ok. Ho avuto solo un prolungamento nella mia visita al bagno… sai, la mousse al cioccolato può fare strani scherzi” gli rispondo cercando di fare la seria, ma lui prende a ridere.

Ed io mi unisco a lui.

Ma dura poco. Troppo poco.

Le sue mura di difesa, si ergono alte e rapide.

Non mi permetterà di avvicinarmi, lo so.

Mi rivolto e continuo nell’impresa impossibile.

Ti serve una mano?”mi chiede e lo sento avvicinarsi.

A dire il vero, non riesco a ficcare questo coso che tutto sembra meno che caffè, qui dentro” spiego, e me lo ritrovo di fianco.

Non ho il coraggio di alzare lo sguardo verso di lui.

William ghigna divertito, e allunga un braccio.

Dammi, faccio io” dice e prende la cialda dalla mia mano, sfiorandomi le dita.

Trattengo a stento un sussulto, cercando di mantenere un contegno. Non posso saltargli addosso, non ora.. soprattutto dopo averlo rifiutato, dopo avergli detto che non lo avrei mai amato, dopo avergli confessato invece che tutto era cambiato, e che..

Mamma mia, che bel casino che mi sono messa su da sola!

Davvero brava Elisabeth, una grande sceneggiatrice, non c’è che dire!

Lui continua ed io mi sposto per farlo lavorare meglio.

In due mosse veloci, il caffè è pronto ed io mi sento un’inetta.

Ecco fatto” e mi porge la tazzina fumante.

Ah.. bene. Sembrava più difficile, prima.” Abbozzo, per non sfigurare.

William fa spallucce.

Non devi giustificarti, anch’io la prima volta mi sono impazzito con quell’aggeggio infernale”

Davvero?” gli chiedo incredula.

Sì, sì. Come quella volta con la videocamera digitale. Ti ricordi in quel negozio al centro commerciale, quando il commesso cercava di spiegarmi come si accendeva ed io che invece continuavo a staccare e riattaccare la batteria??” mentre lo dice, fa il gesto con le mani.

Lo stesso che fece quel pomeriggio, quando ancora eravamo amici e tutta questa lontananza non ci aveva diviso.

Già, e poi lui poverino alla fine rinunciò. Che ridere, ancora mi sembra di rivederlo: affranto, confuso e un po’ scioccato”

Un momento di serenità cala fra noi, e l’atmosfera è leggera.

Mi sento come un tempo, quando mangiavamo biscotti sul divano del mio appartamento.

In sintonia, come i tasti di un pianoforte.

Ma il silenzio ripiomba simile a cemento fuso sopra di noi. E mi schiaccia sotto il suo peso.

Lui è più forte, le sue spalle larghe potrebbero sorreggere tutto il mondo, se ce ne fosse il bisogno.

Ne vuoi una tazzina anche tu?” gli chiedo per allentare la tensione.

No, grazie, anzi, ora torno di là” e si stacca dal bordo della penisola al quale era appoggiato di schiena.

Ok. Dì agli altri che sto per arrivare”

Annuisce col capo e si incammina verso la porta.

Io mi rigetto nella mia malinconia, quando lui si volta di scatto e torna indietro.

Si passa agitato una mano fra i capelli, e fatica un po’ a guardarmi negli occhi.

Lo fisso perplessa.

Cosa vuole dirmi??

Cos’è che lo turba così tanto??

Ti prego, Will, parla, altrimenti ne morirò…

Sei felice, Elisabeth?”

Eccola qua, la domanda da un milione di dollari.

Vuoi la verità?” ribatto.

Sempre” dice piano.

Alcune volte sì… altre, come oggi pomeriggio, no. Ma è normale, credo. Non me ne faccio un problema. O meglio, me ne faccio visto che mi sono rinchiusa in bagno per non so quanto tempo a piangere…”

Non è proprio la pura verità, ma non è nemmeno una bugia.

Manchi solo tu, amore mio, per rendermi completamente felice.

Solo tu.

Mezz’ora – lo guardo interrogata e lui si spiega subito – ci sei stata mezz’ora in bagno. E se vuoi, posso andarmene… ti capisco se la mia presenza ti è di-“

Ma lo fermo. Non voglio assolutamente che lui pensi questo di me.

E neppure di se stesso.

No, no, no, William.. non è colpa tua. Assolutamente. Sono io, l’unica cosa sbagliata in tutto questo, sono io”

Senza accorgermene, mi sono avvicinata di molto a lui.

Siamo uno di fronte all’altra. Faccia a faccia.

Forse abbiamo sbagliato entrambi, non credi?” com’è dolce il suono della sua voce adesso. Mista ad un velo di tristezza.

Potrebbe condurmi nuovamente al pianto, ma non glielo permetterò.

Forse…ha importanza per te saperlo ora?”

Glielo chiedo. Voglio saperlo se ancora c’è speranza.

Se quello che avevamo può tornare a fiorire come un bocciolo congelato dal freddo, ma riscaldato da un timido sole primaverile.

Aspetta un attimo, e infine scuote la testa.

No, non ne ha.” Sospira e si volta, dandomi le spalle.

Fa due passi e si blocca di nuovo.

Comunque, per quello che vale, mi dispiace.”

Anche a me… - ma non ce la faccio e devo, ho l’urgenza di chiederglielo – stai… stai con Harmony, ora?”

Gira appena di lato il volto, ed io posso scorgere solo il suo profilo tagliato dalla luce.

Sì. – tace, respira pesantemente e sospira – e tu hai qualcuno?”

Mi torco le dita e abbasso gli occhi.

Dovrei dirgli che sì, ho un amante, uno stallone pronto a soddisfare le mie esigenze, un compagno che mi ama e che io amo…

Ma dire una bugia a questo punto, non ha più senso.

In fondo, il tempo delle conquiste è finito. Anzi, non c’è mai stato.

No. Sono una single che si dimena fra lavoro e tormenti… - ridacchio fra me e me, per l’ironia di questa sorte tanto beffarda – e ti auguro di essere felice con lei, William. Dico sul serio”

Ormai trovo il coraggio di alzare di nuovo lo sguardo.

Il mio amore perduto è davanti a me.

Resta immobile per alcuni secondi che rasentano l’eternità.

Poi annuisce col capo, silenziosamente.

Non muove un muscolo.

E, senza voltarsi, esce dalla cucina.

Neppure un sospiro, odo.

Neppure un minimo rumore o alito di dolore.

Niente.

Ed io resto sola, qui dentro, assieme al mio niente.



Il pomeriggio trascorre veloce, in compagnia dei ragazzi.

Tara, appena sono tornata in sala, mi ha presa in disparte e mi ha chiesto che fine avevo fatto.

Le ho spiegato, che è dura riabituarsi alla vita dopo tanta morte.

Lei mi ha appoggiato una mano sulla spalla e mi ha sorriso.

Abbiamo parlato di tante cose, dalla letteratura ai dipinti di Joss.

Abbiamo cantato canzoni accompagnati dal suono della chitarra di William e dalla sua calda e avvolgente voce.

Anya e Xander hanno ammesso pubblicamente di stare insieme. Non che ci fosse ancora qualcuno che non lo sapesse, ma credo che per loro sia stata come un’ufficializzazione, per asserire finalmente l’importanza del loro rapporto agli altri e, prima di tutto, a loro stessi.

Willow mi ha raccontato del suo legame con Andrew, che a quanto pare, sta procedendo. Hanno in comune la passione per il cinema e per i libri.

Dawn invece mi ha dato consigli sul trucco che, a dirla tutta, non mi interessano affatto.

Faith invece è stata sempre sulle sue, dando di tanto in tanto, una leccatina a Joss, per farsi notare come il suo solito.

Devo dire, che spesso si è accostata a William, facendogli le fusa e ridendo come una sciocca ad ogni sua battuta.

Al bell’imbusto non è dispiaciuto, anzi...

Gli piace essere corteggiato.

Buon per lui. A me questo non basta.

Riley mi segue con lo sguardo ad ogni movimento.

Mi inquieta un po’ il suo atteggiamento da predatore, anche perché non sembra voglia solo conquistarmi.

Sembra invece che voglia catturarmi e magari riportarmi per cena.

Io resto attaccata a Tara, come se la vicinanza della mia amica mi proteggesse dal mondo, e soprattutto dagli uomini con gli ormoni a mille.

Verso la fine del pomeriggio, quando fuori il cielo si imbrunisce, Joss ci saluta.

Ma prima, ci fa sedere e resta in piedi davanti a noi.

E mi chiama al suo fianco.

Io lo seguo un po’ interdetta.

Mi sembra di essere a scuola.

Mica vorrà farmi domande difficili, vero??

Aiuto, sto per andare in palla!

Allora ragazzi, siamo giunti alla fine delle riprese. Fra un mese e mezzo, il nostro viaggio finirà, e come sempre, per me è come se mi staccassero un pezzo di vita. Ma sappiate che ci sarà un’altra serie. L’ultima. E che ho grandi idee per questa. Ma ora, vorrei che Elisabeth vi riassumesse velocemente gli ultimi colpi di scena che registreremo i prossimi giorni. A te la parola, ragazza, vai e stupiscici!”

Mi fa un gesto di incoraggiamento con la mano e poi si mette seduto vicino a sua moglie.

Io resto in piedi come un baccalà.

Li guardo uno per uno e mi vergogno da morire, ma poi il mio istinto prevale.

In fondo, fare la sceneggiatrice, è la cosa che mi riesce meglio.

Allora, questo finale di serie sarà in linea con tutta la storia. Ci saranno vari colpi di scena come ha annunciato Joss, e so già che qualcuno di voi li conosce.

Tara verrà uccisa da Warren. Willow, totalmente distrutta da ciò, passerà al lato oscuro della magia e tenterà di distruggere il mondo. Dopo il tentato stupro di Spike verso Buffy, il vampiro se ne andrà alla ricerca di qualcosa che lo possa cambiare. Al momento, non so neppure io cosa Joss abbia in mente.

Spero ce lo rivelerai al più presto.

La Cacciatrice si troverà a dover fronteggiare la sua migliore amica, e sarà uno scontro violento, ma profondamente triste.

Infine, quello che bloccherà la distruzione del mondo da parte di Willow, non sarà la magia, ne la forza sovrumana. Sarà l’amore dell’amicizia che le donerà Xander. Così verrà scongiurata l’ennesima apocalisse: con un abbraccio fra due amici.”

Concludo e torno seduta. Il grande capo annuisce.

Allora, ci sono domande?” chiede poi.

Sì, ehm – si intrufola Anya – non è mica che il mio Xan e Willow dovranno baciarsi, vero? Perché a quel punto potrei anche agitarmi un pochino” minaccia con la sua solita aria sfrontata.

Tutti ridiamo, mentre Xander le si avvicina e la bacia su una guancia.

Tesoro, nessuno potrebbe mai dividermi da te. Anche perché rischierei l’evirazione..” e ridacchia, dopo essere stato colpito ripetutamente su una spalla.

Fra me e William ci saranno altri baci? – domanda fintamente in imbarazzo la nostra Faith, assumendo un’aria da santarella che proprio non le si addice – perché se così fosse, già ti dico mio caro di tenere la lingua a freno, ok?” e lo guarda dondolandogli il dito davanti in un gesto di ammonimento.

Lui ghigna e assume quell’aria sexy che gli appartiene.

E che mi fa sciogliere ogni volta.

Sta tranquilla dolcezza. La mia lingua è riservata solo a poche elette, e tu non sei nella lista. Almeno non nei prossimi venti anni” e alza il sopracciglio con la cicatrice.

Poi, repentino, mi guarda, sfuggendomi subito.

Dio mio William, io conosco la tua lingua, i tuoi baci, il tuo calore…ed è meraviglioso essere stata un’eletta, anche se per pochi attimi… è stato il paradiso.


Scusate se blocco il vostro colloquio così interessante, ma vorrei sapere una cosa. Dovrò rimettere quelle lenti odiose per far diventare l’iride più grossa e nera?” domanda Willow preoccupata.

Sì, ce ne sarà bisogno e anche per parecchie scene” le risponde Joss.

Lei sbuffa.

Accidenti, le odio. Devo farmi gli impacchi di camomilla per una notte intera. poi.”

Ancora altre chiacchiere, un ulteriore bicchiere di vino, e piano piano ce ne andiamo.

William è il primo a partire. Sale in sella alla sua moto e scompare nel buio della notte che fuori è calata.

Prima di andarsene mi saluta leggermente. Domani lo rivedrò agli studios. Ed il nostro lavoro terminerà a breve.

Tutto finirà. Ma non ciò che provo per lui.

Quello sarà eterno.

Io e Tara siamo le ultime a lasciare la grande villa moderna.

Joss mi consegna alcune bozze dei dialoghi e mi chiede di correggerli.

Lo sapevo che c’era la fregatura! Ti invitano ad una giornata di svago, e ti infilano là altre cinquanta pagine da leggere, smembrare e revisionare.

Bene bene… vorrà dire che inizierò già da stanotte a non dormire.


Siamo già sul portone che il grande capo ci richiama e ci consegna il libro di poesie di Neruda.

Ridatelo a William, io domani non ci sarò e quello là senza i suoi libri va in tilt!”

Lo dà a me ed io lo stringo fra le mani.

Questo piccolo tomo è stato sfogliato, accarezzato, bevuto e sentito dal mio amore.

Quando siamo in auto, lo sfoglio. Vado alla ricerca di una traccia di lui.

Tara mi lascia stare. Lascia che questo momento sia solo mio.

Trovo una pagina segnata.

In fondo, c’è scritto a matita: < per lei >.

E la poesia che leggo sopra, mi toglie il fiato.





SE TU MI DIMENTICHI

Voglio che sappia

una cosa.

Tu sai com'è questo:

se guardo

la luna di cristallo, il ramo rosso

del lento autunno alla mia finestra,

se tocco

vicino al fuoco

l'impalpabile cenere

o il rugoso corpo della legna,

tutto mi conduce a te,

come se ciò che esiste,

aromi, luce, metalli,

fossero piccole navi che vanno

verso le tue isole che m'attendono.

Orbene,

se a poco a poco cessi di amarmi

cesserò d'amarti a poco a poco.

Se d'improvviso

mi dimentichi,

non cercarmi,

ché già ti avrò dimenticata.

Se consideri lungo e pazzo

il vento di bandiere

che passa per la mia vita

e ti decidi

a lasciarmi alla riva

del cuore in cui affondo le radici,

pensa

che in quel giorno,

in quell'ora,

leverò in alto le braccia

e le mie radici usciranno

a cercare altra terra.

Ma

se ogni giorno,

ogni ora

senti che a me sei destinata

con dolcezza implacabile.

Se ogni giorno sale

alle tue labbra un fiore a cercarmi,

ahi, amor mio, ahi mia,

in me tutto quel fuoco si ripete,

in me nulla si spegne non‚ si oblia,

il mio amore si nutre del tuo amore, amata,

e finché tu vivrai starà tra le tue braccia

senza uscir dalle mie.


Pablo Neruda


Parla di noi.

E, in una richiesta muta, mi invita ad agire.

A cambiare.

So per certo che domani gli riconsegnerò questo libro.

E sono convinta, che da domani gli consegnerò anche me stessa.

Elisabeth, si trasformerà.

E lotterà per il suo amore.