L'ALBA DEL GIORNO DOPO

AUTRICE:THE GIFT

 

La sua figura imponente avanza con passo malfermo, quest’oggi.

Il giorno è appena cominciato, ed il sole splende quasi con più forza.

Egli, attento, segue il percorso che le ombre gli offrono, più per abitudine che per volontà.

Perché al momento, vorrebbe solo farla finita. Chiudere qui la partita.

Ormai ha gettato l’ultima carta, ed il mazzo è sciolto.

Non ha più fanti, ne regine fra le mani sanguinanti… solo un asso di cuori… solo un cuore, spezzato, trafitto, lacerato, morto.

Per destino, per scelta.. ma infine, per amore.

Lei che non lo ha mai creduto.

Lei che non lo ha mai voluto.

Lei che… era tutto, e altro ancora.

Oltre il cosmo, oltre i cieli, oltre le dimensioni.

Lei che era vita, pura, semplice, lucente, dannatamente squisita e avvolgente.

Ora è morta.

Distesa sopra una bara di macerie, esanime, con le braccia aperte, il capo reclinato di lato come a dormire.. come ad attendere qualcuno accanto a se, per il riposo notturno.

Ma è mattina, dannazione, una stupida, maledetta mattina di una primavera ormai agli sgoccioli.

La sua pelle, sempre liscia e compatta. Le sue labbra, assaggiate solo una volta…leggera, rapida, paradisiaca.

Ancora rosse, ancora tiepide.

Scuote la testa.

Non deve pensarci.

Non ora.

Non adesso.

 

Ha atteso. E prima che la portassero via, ha assaggiato di nuovo il suo sapore.

Nessuno l’ha visto.

Si è celato ben bene.

Sa come non farsi accorgere.

E l’ha baciata.

Ha baciato il suo cadavere.

Ma in fondo anche lui lo è.

Solo che cammina.

E parla.

Ed ama.

E lui le ha sfiorato le labbra.

E lì, tutto si è frantumato definitivamente.

 

Idee, ricordi, sensazioni, parole, suoni… tutti avvolti in una morsa di ferro, che li ha ridotti in poltiglia.

È ora di gettare l’ammasso di questa immondizia. Perché resta solo luridume, spazzatura, uno schifo, una creatura orrenda, deforme.

Resta solo un vampiro chippato e infinitamente innamorato, che stringe il niente.

Non ha più niente.

A cosa diavolo è servito tutto quello che ha lottato?

A cosa è servito combattere, voltare le spalle alla sua natura maledetta, al suo essere, a ciò che cent’anni fa aveva desiderato… ? e fare promesse.. a lei. Salvarla, proteggerla.

Se poi non… se…

Non è neppure riuscito in questo.

Perché non ne è degno, e non lo sarà mai.

È colpa sua, ecco la verità.

Non ha svolto il suo lavoro di killer.

Ed era così bravo, un tempo… quando lei non c’era, quando viveva di sangue e sesso e depravazione e perdizione… quando in fondo era tutto più facile, più chiaro, più leggero.

L’amore lo ha reso fragile, indifeso, simile a… simile ad un uomo.

Ed ora avanza verso la sua cripta vuota, fredda e umida, a seppellire quel niente che gli pesa nello stomaco come una tonnellata di piombo.

Stringe al petto il ciondolo.

Lei non l’ha voluto.

Neppure quello.

Niente di lui.

Niente.

Nessuno.

Solo polvere che cammina.

Solo cenere che parla.

Solo innamorato… un mostro innamorato.

Che piange adesso, e che vorrebbe solo il suo raggio di sole su di se.

Per pulirsi del dolore, del male, della notte, del suo niente.

 

Ricorda lei e le ultime parole che gli ha detto.

< Me lo darai quando tornerò >

 

“Non accadrà, love.

Non tornerai da me.

Sei morta.

Ed il tuo corpo di luce verrà sepolto sotto metri di terra fredda e fertile.

Diventerai nutrimento per i fiori, luogo di riposo per gli uccelli, e respiro dei miei ricordi.

Resterai sempre in me.

Ma ora vado.

Ho bisogno di riposo.

Dimmi, cutie, possiamo riposare adesso?

Posso riposare accanto a te, al tuo giaciglio di erba e marmo?

Posso?

Posso?”