THE SHOW GO ON

AUTRICE: the gift, of course.

RAITING: ho optato per una ff tranquilla, al massimo un PG-13 visto che si parlerà di persone realmente esistenti... non voglio assolutamente offendere nessuno.

PAIRING: i nostri amati, uniti davvero nei nostri sogni... e in questa ff! wink.gif

DISCLAIMER: in questo caso, non saprei cosa dire: Sarah e James non appartengono a nessuno, se non a loro stessi. Mi impegnerò in questa ff ad attenermi il più possibile alla realtà, dopo essermi informata leggendo molte interviste e notizie su di loro, anche se, per rispetto della loro privacy, saranno cambiati i nomi dei loro attuali compagni, e Sarah in questa ff non sarà sposata ma conviverà e basta.

I personaggi di Zoe e Kathrin invece sono miei, frutto della mia fantasia.

NOTA: la storia si ambienta in un prossimo futuro, ed è solo un sogno che noi fans spesso facciamo: vedere gli attori che recitano il ruolo dei nostri beniamini, amarsi davvero. Quindi è una storia fantastica, che non vuole riferirsi a niente di reale.

 

PRESENTAZIONE: Una coppia di sorelle, daranno una dritta al regista della famosa serie di "Buffy", per un seguito della suddetta.

Dopo tanti anni, come sarà rincontrarsi di nuovo?

 

 

 

 

Allora, eccomi di nuovo qui. Siccome questa è un'idea balzana che nasce d'istinto, come la maggior parte delle mie storie, fatemi sapere.

Ho bisogno di capire se interessa, per continuarla.

Un bacio e grazie a tutte, e scusatemi se sono onnipresente... se vi sto rompendo, ditemelo, ok?

Accetto ogni tipo di critica e suggerimento!

 

 

 

THE SHOW GO ON

 

Moonfield, cittadina del Massachausset, 13 giugno 2006

 

 

Può sentire distintamente il gorgoglio del fiume sotto casa e l’aria fresca del primo mattino entrare attraverso le finestre accostate… ecco perchè ama l’estate.

Può vivere al respiro della natura, coi suo tempi.

Senza costringere il proprio corpo sotto maglioni di lana grezza, o soffocarsi avvolta dalle sciarpe lavorate a mano da sua madre.

C’è un’aria nuova stamattina… forse è il respiro del cambiamento, anche se Kathrin ancora non lo sa.

Eppure quella sensazione di incompiuto, la rende troppo inquieta. Generalmente è pacata e sognatrice, anche se la vita l’ha disillusa parecchie volte.

Ma nonostante ciò, continua a scrivere. La cosa che le riesce meglio, che la appaga sempre.

E che non l’ha mai delusa.

Sente il rumore dell’auto di sua mamma che si avvia dentro il viale, diretta al lavoro.

Accende la radio come ogni mattina, lasciandosi trasportare dalle note di una canzone che conosce fin troppo bene, purtroppo.

Dentro la sua testa, le parole rimbombano, facendole ricordare…

 

< I WALK A LONELY ROAD…

DON’T KNOW WHERE IT GOES…

 

Il corso per sceneggiatrice, la gavetta, il primo incarico, l’entusiasmo, e il lavoro con la L maiuscola, quello che le avrebbe dato una certa fama all’interno del giro…

 

I WALK THIS EMPTY STREET

ON THE BOULEVARD OF BROKEN DREAMS…

 

E poi la fregatura, l’aver fatto passare una sceneggiatura creata da lei, come di qualcun’altro. Tutta la sua fatica andare in fumo, e vedere l’onore e la gloria goduta da altri.

 

I WALK ALONE AND I WALK ALONE… >

 

Cammina sola, verso una strada che non sa dove porti. Verso sogni che sono stati spezzati e infranti.

 

Si muove più lenta adesso, e il peso di un passato opprimente, le grava sulle spalle.

Lega i capelli lunghi e castani in una coda bassa, nasconde il corpo magro dentro una tuta larga e comoda, e inforca gli occhiali color prugna.

Non può lasciarsi andare. Non l’ha fatto allora, e non lo farà adesso.

È nata per scrivere, per creare, per sognare.

Ed anche se l’hanno tradita, lasciandola disoccupata a soli 27 anni, nell’attesa di una telefonata da qualche supermarket che la contatti per un’assunzione, non ha intenzione di lasciarsi distruggere da questo. E neppure da questa canzone.

Così spegne la radio e si mette seduta davanti al portatile acceso, adagiato sulla scrivania.

Prende la tazza del caffé che aveva preparato prima in cucina, e la porta alle labbra, assaporando la corposità e il calore di quel liquido bruno, che la rende più reattiva ma al contempo, rilassata, a casa.

Apre word e la pagina le appare di fronte, rispecchiandosi sulle lenti degli occhiali.

E sorride.

La sua mente prende a volare nonostante le ali siano un po’ acciaccate, ma l’istinto è più forte. Ne sono testimoni i fogli stilati che ha in giro per camera.

Camera che fra l’altro, condivide con Zoe, la sua sorellina più piccola di lei di 5 anni.

 

Zoe è il genio pazzerello di casa.

Segue l’università di arte e spettacolo, e ama creare grafiche fantascientifiche col pc, giocare a Doungeos & Dragon (l'ho scritto male?? blink.gif ) e cantare a tutto volume col karaoke.

È una gran chiacchierona, ma ama stare in compagnia e l’entusiasmo genuino che mette in ciò che fa, la renderanno di certo una brava artista. Anche se per il momento, preferisce non pensare al futuro e vivere la sua gioventù come *un’artista di strada *, epiteto che si è data da sola.

Stamattina si è alzata presto, ed è scappata chissà dove.

Probabilmente, è stato il richiamo dell’estate a farla rinsavire prima delle 10.

 

Kathrin è già concentrata e rilassata dai bisbigli di questa giornata di luce, quando il calpestio frenetico di qualcuno cattura la sua attenzione.

Tendendo l’orecchio, riconosce il timbro di voce cristallino e acuto, stavolta molto, molto eccitato.

“Kat? Kat?” urla a squarciagola Zoe, saltando gli scalini due a due.

“Sono qui!”risponde lei con altrettanto fiato, irritandosi un pochino.

Sono appena le nove e già quel grillo impazzito di sua sorella salta in preda a chissà quale estro creativo.

Addio rilassamento…

Zoe entra come un tornado nella stanza.

Ha i capelli neri come l’ebano, lisci e lunghi fino alle spalle, ed una frangia che le incornicia gli occhi scuri a mandorla.

È piccola di statura ed ha una perenne espressione birichina che la rende una bambina entusiasta della vita.

“Non mi crederai! A dire il vero, non ci credo neppure io ancora!!” parla a raffica e gesticola in fretta, stringendo fra le mani un foglio.

“Che cosa, Zoe? Ti sei iscritta a un nuovo corso di creatività alternativa, oppure hai deciso di imbarcarti in una spedizione sperimentale per Marte?” Kat la guarda scettica e per nulla sconvolta, conoscendo l’innata eccitazione della sorella verso tutto. Più o meno.

“Donna di poca fede – si imbroncia lei, ma subito sorride nuovamente – ti ricordi la lezione frontale che ho avuto tre mesi fa in facoltà col regista?”

Ecco che inizia gli indovinelli che ama tanto…

Kat annuisce, gettando un’occhiata affranta al pc.

Quanto vorrebbe solo scrivere e sfuggire da tutto, impossessandosi di personaggi immaginari.

“Ti ricordi chi era il regista in questione?”

“No”

“No??”

“Non me l’hai detto” sbuffa l’altra.

“Vero, vero” Zoe si siede sul bordo del letto e respira profondamente per calmarsi e riordinare le idee.

“Joss Whedon” spara infine, e i suoi occhioni brillano.

“Chi?” chiede Kat confusa, facendole cadere le braccia.

Non se lo ricorda, davvero…

“JOSS! Kathrin!! Possibile non ti dice niente questo nome??” le fa allibita.

La sorella si concentra, spostando gli occhi all’interno della stanza, pensierosa.

Rimugina, rimugina e alla fine le chiede: “E’amico tuo?”

“Sei più ottusa di un angolo – sbuffa l’altra – comunque, ben presto sarà amico di tutte e due. Guarda qui!” e balza in piedi, consegnandole il foglio e prendendo a saltellare.

Kat, dritta nella sua sedia, inizia a leggere qualche spezzone della mail a voce alta.

“Avendo preso visione della sceneggiatura da lei consegnatami privatamente, in data 3 Marzo 2006… rimasto colpito dall’ottimo lavoro e dalle innovative idee possibili… io, ecc. ecc, vorrei invitare lei e l’autrice della suddetta copia, presso gli Studios di Los Angeles, al fine di prendere in considerazione un possibile contratto… per l’ormai certo (grazie a voi, non rimarrà più solo un fumetto) seguito del telefilm < Buffy the vampire’s slayer > che si inizierà a girare, permesso concesso dalla WP, all’incirca verso la fine del prossimo mese venturo. Cordialmente, Joss Whedon e stuff.”

 

Kat legge tutto attentamente, con lo stesso identico tono piatto. Nei suoi lineamenti morbidi, non passa nessuna scintilla, nessun lampo di eccitazione.

Alla fine resta in silenzio fissando il foglio davanti a se.

Zoe frena l’entusiasmo, cercando di interpretare la sua reazione. Può persino sentire le rotelle impazzite del suo cervello, cigolare a tutta velocità.

_ Le sarà preso un colpo?_ pensa, chinandosi in avanti per incontrare il suo sguardo e capire così cosa sta avvenendo.

Ma niente. nessun segnale, finché un sospiro rompe la tensione e l’immobilità della scena.

Zoe ringrazia Dio: altri tre minuti e le sarebbe venuta l’orticaria da tutta quell’apatia.

“Kat?”

La sorella alza gli occhi, colmi di lacrime. Ha un’espressione indecifrabile in volto.

“Sei arrabbiata con me? – chiede timorosa Zoe, avvicinandosi e accarezzandole i capelli – gli ho dato quel lavoro che avevi fatto tempo fa senza chiedertelo perché sei sempre così triste… e non sopporto di vederti inerme mentre la tua bravura rimane nascosta, e così mi sono detta: dai, tentar non nuoce! Ed allora gliel’ho dato e poi sapevo quanto Buffy ti piacesse e… hai visto, Kat? I sogni si realizzano, a volte”

 

Kathrin rilascia un singhiozzo e si alza per raggiungere la sorellina e stringersela fra le braccia. Si lascia cullare da lei, per un momento senza interpretare più la parte pesante della maggiore, quella responsabile, forte, coraggiosa, determinata.

Può essere indifesa e fragile, adesso. Anche se per poco…

Il pianto si placa piano piano, e fuori il fiume gorgoglia tranquillo.

Il profumo delle viole del giardino, entra con un soffio di vento, avvolgendo le sorelle in piedi accanto a letto.

Zoe sorride nel cuore, e sente che le cose cambieranno. Sa per certo, che un nuovo futuro si sta per aprire davanti a loro.

Dovranno giocare bene le proprie carte, dare il massimo e godersi quel sogno finchè durerà.

Ma un’idea le passa per la mente facendola rabbuiare.

Si scansa da Kat e la guarda seriamente.

“Chi lo dirà alla mamma?”

“Chi ha fatto il danno” ribatte l’altra, ormai completamente ripresasi dallo sfogo.

“Ehi! È la nostra occasione, non è un danno! Ingrata!” le urla offesa.

“Beh, veramente sono io l’artista” la sfotte l’altra, girando attorno al letto fino a raggiungere il cuscino.

“Ah sì? Ma senza di me saresti ancora sulla sedia a bere caffé freddo e grattarti la schiena con la manina di legno che ti ha regalato nonno sette anni fa”

“Non osare nominare mister mano, ok?” l’ammonisce puntandole l’indice contro.

“Perché? Sennò?” la sfida Zoe, raccogliendo il cuscino dal suo letto.

La battaglia ha inizio, senza esclusione di colpi.

Sopra i letti, si colpiscono ridendo come matte, mentre il sole di giugno entra nella camera, inondandola tutta e giocando a nascondino con le tende mosse dalla brezza.

Il foglio della mail vola dalla scrivani a terra, nascondendo le lettere sul pavimento.

Ma ormai non conta più.

Kathrin e Zoe sono già partite con la mente per Los Angeles.

L’avventura più bella bella loro vita, sta per iniziare.

Stesso momento, Los Angeles, in una villa sulla spiaggia.

 

Il telefono non la smette di squillare.

L’uomo, infilandosi la vestaglia e brontolando vero il trillo insistente, annaspa fra i panni sparsi a terra e sulla poltrona.

Gettando un’occhiata alla donna mora ancora addormentata e semi nuda sotto le lenzuola, trova il portatile bianco – che si camuffa perfettamente con la moquet – e risponde.

“Pronto” bofonchia con la voce impastata, stropicciando gli occhi gonfi.

< Ricordarsi di andare a letto prima, nella prossima settimana, e niente feste con le amiche di Leticia > pensa sentendo il mal di testa sopraggiungere forte e ritmico come un martello pneumatico.

“Ti sei svegliato finalmente! Avete fatto bagordi ieri sera, eh?” la voce del suo agente, ormai familiare come quella di sua mamma, lo raggiunge in maniera alquanto fastidiosa.

Strizza gli occhi e si porta le dita alla tempia, cercando di fare pressione e massaggiarsela.

“Cosa vuoi alle… - cerca la radiosveglia e sopprime un singhiozzo di stupore: cavolo, sono le dieci passate! – insomma, si tratterà certamente di una questione vita o di morte… dico bene?”

“Non ti ricordavo così rompipalle di mattina”

“Hai ragione, ma ieri sera è stato… difficile, ecco. E molto, molto chiassoso. Sono un po’ distrutto a dire il vero. E alle nove, mi aspettava Simon per la palestra… diavolo, non le dovevo dare retta” borbotta girando alla cieca per la stanza e cercando di raggiungere il finestrone.

Ha bisogno di aria fresa. E salmastra, come piace a lui.

“Quella ragazzina ti distruggerà... Non hai più l’età” lo prende in giro l’altro, ridacchiando.

“Ehi! Non sono ancora a quel livello” ribatte offeso, trovando finalmente la manopola. Le dà un mezzo giro, sentendola cedere sotto la spinta della mano con uno scatto, permettendogli infine di scivolare sul balcone illuminato.

Il mal di testa aumenta, ma non gli dà importanza. È troppo bello sentire l’aria su di lui, sul suo corpo intorpidito e stanco.

Respira a pieni polmoni e dischiude gli occhi dapprima tenuti chiusi per proteggersi dal riverbero contro il buio nel quel era stata fino ad allora.

“Lo spero per te, perché tieniti forte…” l’altro lascia la frase a metà, per l’effetto suspance che immancabilmente lo eccita.

Si siede sulla sedia di plastica con lo sguardo rivolto all’oceano aperto davanti a lui.

“Mi tengo. Spara”

“Il contratto. È qui, fra le mie mani. Dimmi una parola, e lo spedisco all’istante. Ovviamente, prima dovrai venire a firmarlo, ma ho tutto pronto. Date, compensi, orari, camere… i singoli nomi della troupe, una trama, anche se a grandi linee. Devi solo darmi il via” anche l’altro è entusiasta, il tono saltellante della voce sembra trapassi il cordless e faccia fremere anche quello.

“Cazzo, cazzo, cazzo!!! Non è possibile! Dio, sono così… “ si alza di scatto e prende a camminare su e giù con ampi passi, intrecciando la mano sui capelli castani e senza verso dopo la nottata appena trascorsa.

Il suo corpo balla, le mani si muovono frenetiche.

Gli occhi brillano d’attesa e di una voglia incontenibile di urlare.

È eccitato, stimolato fuori modo dal lavoro che gli si propone su un piatto d’argento.

Il lavoro che ama da una vita, il ruolo che lo ha reso famoso e che lui adora interpretare.

“Felice?” gli suggerisce la voce al telefono e lui sopprime un grido di vittoria.

“Hai il mio sì, a tutto e per tutto. Quando ci incontriamo?”

“Fra due ore? A pranzo, ok?”

“Ci sarò.”

Con un ghigno di soddisfazione molto simile a pura follia, spegne la comunicazione.

Si stiracchia e, non resistendo più, rilascia un simil ululato di eccitazione.

In quel momento, la giovane ragazza mora, avvolta in un lenzuolo, appare da dietro i vetri e si affaccia mezza insonnolita.

“James?” lo chiama con una vocina piccola come lei.

“Baby, sarò di nuovo Spike” esulta lui, raggiungendola e prendendola fra le braccia.

Lei sorride in maniera tirata, e si lascia baciare leggermente mentre, dopo una piccola giravolta, la fa tornare a terra.

“Non sei felice?” le chiede, ma conosce già la risposta.

Lei non accetterà mai questo, lei non vorrà rinunciare a giornate di sole al mare, oppure sottostare agli orari pazzeschi durante le riprese.

Lei ama i suoi capelli scuri, e non si abituerà a quel colore platino così strano ed eccentrico… e neppure al suo smalto nero e alle catenine d’argento.

O agli anelli coi teschi.

Lei non capirà… ma per il momento, lui non ci pensa. O meglio, non vuole pensarci.

Dopo le riprese di Smallville, aveva un bisogno urgente di stimoli… di sfide, di fare qualcosa che lo coinvolgesse, di nuovo.

Che gli anni avanzassero davvero, togliendogli forze?

No, il suo corpo era sempre stato reattivo, sollecitato, forte.

Aspettava solo questa occasione, per rimettersi in gioco. E l’avrebbe affrontata con spirito combattivo e deciso.

 

Così senza attendere la risposta alla sua domanda, la sorpassa con un sorriso a trentadue denti impossibile da cancellare e si dirige in bagno.

Doccia, barba e un doppio caffé con aspirina per il dolore alla testa del quale al momento, nonostante pulsi impazzito, si è quasi scordato.

E poi, pranzo con Geremy e firma del contratto.

Cazzo, girare il seguito di Buffy: la cosa più bella che poteva arrivare.

E rivedere tutti i ragazzi del cast.. più o meno. Ovviamente dipenderà dalla mente contorta di Joss… e rivedere lei, finalmente, dopo tanti anni. Senza quel colore di grano sui capelli. Forse cambiata. Ma sempre lei, dopotutto.

Sarah… chissà come starà adesso?

Sei ore più tardi, New York, hotel Plaza, ristorante.

 

Ha legato i capelli in una coda alta, truccandosi in maniera da poter cancellare le occhiaie e una lineare ruga sulla fronte nata chissà quando.

Seduta ad un tavolino in disparte, assieme alla sua migliore amica, Clarice, che le fa anche da manager, copre gli occhi di giada dietro una montatura a farfalla e lenti nere.

Avrebbe davvero bisogno che la notte calasse in fretta, per riposare, e allentare la tensione che le tira tutti i muscoli del corpo.

Cerca di mangiare un piatto di molluschi molto profumati e all’apparenza appetitosi, che però non le vanno giù. Non si sente bene, ha lo stomaco chiuso e una nausea pedante.

Forse è dovuto al troppo lavoro accumulato. Allo stress degli ultimi giorni, nell’attesa di quello che infine, dopo tanta fatica, è arrivato.

Un Golden Globe, meritato, sudato, festeggiato e goduto.

Eppure, mentre getta lo sguardo oltre le vetrate del ristorante, lungo la strada affollata, non si sente come si era aspettata di essere.

Ne felice, ne esultante.

Solo molto, decisamente, stanca. E insoddisfatta.

Mangia il primo totano, ma deve rinunciare al resto. Tracanna in un solo sorso il bicchiere di vino bianco e si pulisce la bocca.

Il cellulare trilla illuminandosi. Fa un mezzo sorriso a Clarice, e guarda il display.

< Frankie >

E’ lui. Chissà da quale parte del mondo si trova adesso, si chiede lei rispondendo.

“Ehi bellezza! Quando riporti la statuetta d’oro a casa?”

Sforzandosi di ridere ad una battuta che non la sfiora minimamente, gli dice che non lo sa ancora.

Deve assistere alla prima del film, e poi tornerà da lui.

Anche se non gli va, proprio come quei molluschi che la fissano dal piatto.

“Stai bene?” le chiede lui, con un tono più caldo. E preoccupato, grazie a Dio.

“Solo stanchezza, tranquillo…” lo rassicura. In fondo sta bene con lui, anche se ultimamente le cose sono diventate un po’ più difficili.

Frankie è sempre in viaggio per lavoro, e lei pure. Non riescono mai ad incontrarsi, per condividere una vita al di fuori dei set o amplessi consumati di fretta una notte ogni tre mesi.

E le manca un’intimità più… intima.

Ma non glielo ha mai detto. Troppe cose da sviscerare, troppe sicurezze da minare.

“Allora mi chiami tu, ok? Io resto a Los Angeles fino alla prossima settimana” le dice e dopo averle detto un fuggevole < Ti amo > riattacca.

 

Clarice le sorride, indagandola con uno sguardo super attento.

Finisce il suo pranzo con evidente compiacimento, e poi appoggia i gomiti sul bordo del tavolo e si prepara al discorso che ha studiato per giorni.

Prende un respiro e inizia.

“Lo sai che ti stimo come persona e come attrice, vero? Sei professionale, dolce, equilibrata, seria e fidata…e hai sempre le idee chiare su quello che vuoi. Eppure… Sappiamo entrambe perché il Golden Globe non ti ha soddisfatta come si deve. Sappiamo perché hai questa inquietudine dentro. Devi prendere una decisione. E sappi che se sceglierai di accettare il contratto, non sarà un tornare indietro, ma un rimettersi in gioco. Perché il personaggio al quale hai dato vita con le tue espressioni, il timbro della tua voce, la movenza del tuo corpo minuto, è amato ancora, forse più di prima. E ricrearlo, non sarà una passeggiata. Ma ti darà una spinta in avanti, credimi. L’ultima parola spetta a te, comunque. E ne io, ne quel baccalà (nn ho resistito... shifty.gif ) del tuo compagno, potremo impedirtelo.” Finisce il sermone con una sorrisetto compiaciuto, soprattuto per l’ultima parte.

“Non ti è mai stato simpatico Frankie, vero?” le chiede lei, cambiando abilmente il discorso sul quale non vuole soffermarsi… perché vorrebbe solo quiete, e così cerca di fuggire al problema invece che affrontarlo.

“Mai. È stata antipatia a prima vista”

“Perché?”

“Non te l’ho mai detto tesoro?” le chiede sgranando gli occhi, sorpresa di non aver dato sfogo alle sue idee assassine verso quel tipo che lei vede insulso e soprattutto non al livello della ragazza bellissima e mora che le siede di fronte.

“No Clarice” risponde semplicemente lei, giocherellando col totano ormai freddo nel piatto.

“Bene, avrai la verità, nuda e cruda: non è l’uomo per te. Tesoro, hai bisogno di una persona che ti faccia vibrare dentro, che ti porti in paradiso e un attimo dopo all’inferno, che sappia curare le tue lacrime e generare i tuoi sorrisi, senza mai farti domande, accettando la tua vita, i tuoi ritmi… e senza guardare alla tua carriera come ad un qualcosa da cui poter ricavare dei soldi”

La ragazza resta in silenzio, ragionando attentamente sulle parole della donna che ormai la segue da dieci anni.

Forse, anzi no, certamente, la conosce meglio di quanto lei non conosca se stessa.

La guarda, e senza ritegno, prende a ridere. Portandosi una mano alla bocca, sfoga così la tensione… e anche se non condivide tutte le affermazioni dette, sa che una gran fetta di ciò è la realtà. Alla quale lei però, non vuole dare un taglio.

E alla fine, scuote la testa in senso di diniego.

“Non esistono uomini così” e si rattrista, sentendo le lacrime pungerle gli occhi.

Ma si trattiene.

Non è ne il luogo, ne il momento giusto.

“Ne sei sicura?” Clarice le copre la mano che tiene distesa sul tavolo con la sua. E gliela accarezza in un gesto di conforto, nella condivisione di un dolore nascosto troppo bene per emergere.

“No” le risponde.

E lo sa.

Sa che esiste un amore diverso dal suo, ma ha paura.

Paura dell’ignoto, della precarietà dei sentimenti, dell’abbandono.

 

Poi, un raggio di sole si posa sul tavolo dove sono sedute, illuminando il piatto di molluschi.

E arriva il barlume di una visione che va oltre.

Non vuole finire come loro, vecchia e morta nella moltitudine di giorni sprecati e consumati dal rimpianto di un futuro troppo indefinito da rischiare.

Ha guadagnato un Golden, e come disse un suo caro amico, molto tempo fa, avrebbe dovuto aspettare quello per decidere di indossare nuovamente le vesti di Buffy. ( N. d. A. dichiarazione rilasciata da James durante un intervista)

Bene. La statuetta è sua.

Ora, serve solo un piccolo salto nel vuoto.

Con uno sguardo deciso, che lascia a bocca aperta persino Clarice, agguanta il cellulare e facendole segno di stare in silenzio, compone il numero ormai memorizzato nella rubrica.

“Joss? Ciao, sono io, Sarah Michelle, ti disturbo? – un secondo di silenzio, ascoltando le parole festose all’altro capo, e infine – ho firmato. Sarò da te per la prossima settimana, ok?” e mentre parla, ripensa a quel suo amico che le aveva suggerito di andare lontano, prima di tornare indietro.

E mai come adesso, si rende conto che non sta retrocedendo.

Anzi, la sua vita in verità è stata immobile fino ad ora…da adesso, il motore si metterà in viaggio, e lei lo seguirà senza farsi troppe menate. O almeno spera…

E chissà lui, James, come starà…

ARRIVO A LOS ANGELES

 

“Oh cacchio!” l’espressione meravigliata di Zoe è decisamente divertente per Kathrin che, quale sorella maggiore, tenta di non scomporsi. Ha promesso a sua madre, di proteggerla da tutto e tutti, come un cavaliere farebbe con una principessa indifesa. Solo che Zoe tutto è, tranne che indifesa. Anzi, al momento chi è in difficoltà è proprio Kat.

“Un po’ grande” costata guardando a destra e a sinistra, senza riuscire a fermare lo sguardo su niente. C’è troppo movimento per i suoi gusti.

“E’ enorme!!” esulta invece Zoe stringendo fermamente il manico della valigia nella mano e sorridendo ampiamente.

Sono all’aeroporto di Los Angeles e la folla immane di gente che c’è, corre in preda ad una frenesia quasi calcolata, dettata dagli orari dei voli che vengono annunciati ogni cinque minuti.

“Sembra di essere in un formicaio” geme Kat, un po’ intimorita da tanti segnali: luci, suoni, rumori, colori, forme, oggetti…

“Beh, prepariamoci a diventarne le regine!” Zoe avanza facendosi spazio fra la calca con una tranquillità sorprendente: sembra che sia nata per muoversi disinvolta in un aeroporto immenso come questo.

Kat la segue trainando il suo trolley, cercando il cartello di accoglienza che le potrebbe salvare la vita. Prima esce da tutta quella massa e meglio starà.

Ma niente da fare.

Nessuno che le aspetti. Eppure il regista aveva lasciato scritto che…

“Kathrin e Zoe D’Angel?” una voce maschile le blocca.

Un ragazzo non molto alto, castano, con grandi occhi scuri e uno sguardo sufficiente sta davanti a loro studiandole.

“Lei chi è?” domanda Kat circospetta gettando un’occhiata alla sorella al suo fianco.

“Cristopher Cheese, assistente del regista Whedon. Siete *loro*, vero?”

Le due annuiscono.

“Beh, non poteva essere diversamente visto l’abbigliamento” borbotta indicando di seguirlo.

Ma non ha fatto i conti col piccolo tornado moro.

“Perché, cos’abbiamo che non va?” Zoe è oltremodo risentita, e come consuetudine, non riesce a stare zitta.

E a quanto pare, neppure il giovanotto ambizioso che la sta guardando come se fosse un animale raro.

“Jeans e magliette dei grandi magazzini. Solo le persone di provincia si vestono così”

“E scusa, tu invece??” Zoe sgrana gli occhi, ridacchiando dalla furia cieca che la sta investendo… povero sprovveduto, non conosce la piccola D’Angel!

Zoe lo squadra da capo a piedi, e con una mano indica il suo vestiario, tale e uguale al suo. Avrebbe solo voglia di strangolarlo, e lasciare il suo cadavere in bella mostra nel pavimento lucente di questo mega aeroporto.

Odia la gente sbruffona e superficiale, come lui. E' abituata a scavare a fondo senza fermarsi all’esteriorità delle cose. O delle persone.

Sua sorella, sa benissimo che al momento è impossibile fermarla, quindi sospira rassegnata preparandosi mentalmente le scuse e le rappacificazioni che le toccherà fare alla fine.

“Questa è roba firmata, signorina – dice con un buon pizzico di superiorità il rampollo assistente, testa di cocco – e poi, io non devo fare nessuna impressione, voi due sì. Quindi vedete di vestirvi in maniera adeguata per l’appuntamento di domani con Whedon!”

Zoe ha quello sguardo fra il folle e il lucido che farebbero tremare persino sua madre, che la ama in maniera incondizionata.

Kathrin prova a sfiorarle un braccio, sperando di bloccare l’eruzione, ma ormai i primi lapilli sono stati sputati.

L’unica cosa da fare adesso,è assistere alla colata di lava incandescente.

Povero Cris…

“Lo sai Cristopher, qual è la differenza fra te e me?”

Lui resta perplesso. Ha indugiato un secondo in più, dandole il permesso di affondare senza pietà.

“Che tu, nonostante i vestiti costosi che indossi, rimarrai sempre e solo l’ombra del sole, uno zircone grezzo e mai un diamante puro. Perché la vera arte, il dono, è qui dentro, all’altezza del cuore, e non fuori. E sappi che leggo sempre giusto nelle persone e stavolta, credimi, avrei preferito essere analfabeta!”

Kathrin resta ad ammirare la faccia imbambolata del ragazzo, che a quanto pare, deve ancora metabolizzare la botta.

Così, onde evitare la risposta al pari di uno tsunami, interviene mettendosi in mezzo ai due.

“Ok, ok, qui l’atmosfera è diventata un tantino pesante - porta le dita sulle tempie, massaggiandole – oltre al mal di testa e al panico da folla che sta aumentando, ci mancavano solo due ragazzini in preda alla sindrome da galli in un pollaio – si ferma un attimo, per dare maggior peso alle parole che sta per pronunciare – quindi, se volete che NON vi lasci qui, riferendo poi al Sig. Whedon la maleducazione del suo assistente e l’inadeguatezza a questo lavoro di mia sorella, sarebbe buono ( e salutare per me ) che vi chiedeste scusa e cercaste di comportarvi da professionisti, ok?”

Kat li guarda seriamente, notando la dura battaglia interna che entrambi stanno affrontando.

E quando sente il respiro finale, sa che il primo atto di quella che si preannuncia una guerra a suon di sfrecciatine e parolacce, è terminata.

“Sono stato un po’ troppo diretto nei miei giudizi. Sono affranto” dice Cristopher con gli occhi bassi, arrossendo pure leggermente.

Ah, il potere del ricatto…

“Bene. E tu?” chiede Kat alla sorellina, puntando i pugni suoi fianchi imitando lo sguardo da strega cattiva.

Zoe rotea gli occhi al cielo e infine, capitola.

“Anch’io sono stata diretta e forse parlo un po’ troppo – guarda Kat che la esorta a concludere degnamente – e mi dispiace”

“Perfetto! – esulta la ragazza battendo le mani fra di loro – ora che ne dici Cris di condurci al nostro albergo?”

Il ragazzo annuisce facendosi strada nel traffico di gente, seguito da Zoe che ancora sbuffa come una locomotiva.

Probabilmente, più tardi, quando saranno sole in camera da letto, vomiterà addosso tutta la frustrazione e l’umiliazione per essere stata obbligata a scusarsi.

Kat, guardandoli camminare palesemente tesi e cupi, scuote la testa, sorridendo.

_ Cavoli, ci voleva pure un colpo di fulmine così turbolento. Mi sa che l’avventura a Los Angeles sarà più pepata di quello che immaginavo _

Persa in questi pensieri, segue i due, sperando di poter vedere finalmente il cielo californiano sopra di se.

 

 

 

 

È quasi sera, e un jet privato plana in una pista solitaria nella città più ricca della calda California.

Un’attrice famosa scende sorridendo al sole che sta per declinare nell’arcata, incendiando l’orizzonte.

Clarice, le è accanto, come sempre.

Sarah trascina per l’aeroporto la valigia che è più pesante di quando è partita: dentro, la statuetta d’oro è al sicuro, avvolta in cellophane e carta di giornale. Lo stesso, dove la sua faccia truccata e ritoccata dal computer appare brillante e trionfante.

Le guardie del corpo la circondano, mentre un paparazzo scatta foto a raffica, cercando un’immagine catturata che verrà pagata un sacco di dollari.

La ragazza, mostrando la freschezza che deve indossare anche dopo ore di viaggio e un terribile mal di piedi per non deludere il pubblico pagante, indossa un basco nero, occhiali scuri, una maglia scollata e lunga e jeans scoloriti.

Gli stivali, che le coprono i pantaloni fino al ginocchio, sono terribili, stretti e duri.

Avanza e nel tragitto prende accordi per l’indomani.

L’appuntamento è per le 10 di mattina presso gli Studios.

Salutando la manager con un bacio affettuoso, sale in macchina e si rilassa.

A casa, Frankie la sta aspettando per una cenetta romantica, anche se lei avrebbe bisogno solo di un lunghissimo bagno e una tuta extra large dove affondare rannicchiata nel letto.

Le basterebbe una tisana di ortica, e un cuscino morbido, per essere felice.

Invece, sa che dovrà recitare ancora per un po’, perché sono tre mesi che non si vedono e lui la vorrà fresca, reattiva, socievole, serena.

La vorrà come tutti la vogliono: Sarah Michelle, la ragazza più seducente e decisa del secolo.

Un altro copione, un altro ruolo.

E mentre pensa a questo, le torna alla mente Buffy, la protagonista che ha creato per sette anni.

Che bello, aver rischiato. Ora ne è davvero felice.

Con un pizzico di eccitazione, vede il cancello di casa aprirsi, e sente in lontananza l’abbaiare dei suoi cagnolini, Thor e Tyson, darle il benvenuto.

Vede la figura slanciata e prestante del suo uomo, sotto le volte del portico, che le sorride felice.

In fondo non è così male, si ripete.

La sua vita, è di certo migliore di altre.

Quindi, perché no?

Sorriso, guance rosse, occhi seducenti e via, si parte!

Nuova vita, vecchio lavoro.

Mentre abbraccia Frankie, pensa solo a questo:

_Domani, sarò al massimo!_

 

 

 

 

E’ notte fonda in riva all’oceano, ma la luce nella villa è ancora accesa e il finestrone verso il canto delle acque, è aperto, lasciando entrare l’odore salmastro di terre lontane.

La movenza delle onde è placida, posata, le stelle brillano possenti e la luna fissa il mondo sotto di lei con sguardo assente. Sarebbe una bellissima notte per fare l’amore in spiaggia, come gli era successo l’estate prima.

Ma non è questo il caso.

James non ha tempo per soddisfare i propri istinti carnali, e non può neppure riposare: i suoi neuroni danzano eccitati mentre sorseggia una red bull fredda.

Ha il dvd che bolle, ormai acceso da più di sei ore ininterrotte.

Subito dopo essersi mangiato una pizza in fretta e aver coccolato un po’ la giovane mora che adesso dorme beata, si è stravaccato sul divano per rivedere le vecchie puntate di Buffy e ristudiarsi il ruolo di Spike, le movenze, la parlata, la storia. (N.d.A. cosa che ha fatto anche prima di girare la 5° serie di Angel ).

Vuole essere al meglio, domani… anzi, per precisione, stamattina.

Guarda l’orologio sulla parete: quasi le 4.

Forse è ora di andare, ma un’immagine sullo schermo arresta il dito indice appoggiato di già sul tasto open del telecomando.

Sarah è lì, davanti a lui, radiosa e scintillante, con gli occhi umidi, le labbra fresche e le mani allacciate alle sue, mentre bruciano.

Senza pensarci, ferma il fotogramma nello stesso istante in cui lei dice < I love you >.

Cristo quanto è bella.

Buca il video, con quel viso tanto espressivo e coinvolto nella scena.

Da quanto tempo è che non la vede… ne dal vivo, ne alla tv.

Sa che adesso è mora, che convive con Frankie, che la sua carriera è decollata, che è sempre più brava, e che ha agguantata finalmente il Golden… ma sarà felice la sua giovane amica?

Continua a fissarla, sorridendo.

Domani la rivedrà.

“James? Vieni a letto? È freddo senza di te” la voce assonnata di Leticia lo fa voltare e, d’istinto, spegne in fretta la televisione e il dvd, sentendosi colto in flagrante.

_ Ehi, non ho fatto niente, diamine! Nessuna colpa _ si giustifica più con se stesso che con la ragazza dietro di lui, che sembra neppure vi abbia fatto caso.

“Arrivo Lety, torna a letto, ti raggiungo subito”

“Ok” risponde lei andando in camera senza ribattere. Conosce la testardaggine del suo ragazzo, e sa che una discussione adesso finirebbe con una litigata e mille telefonate senza riposta.

James appoggia la red bevuta a metà sul tavolino basso e si rialza stiracchiandosi.

Ci vuole un po’ di sonno, altrimenti alle 10 sarà uno zombie irriconoscibile con ettolitri di caffeina nelle vene e uno sguardo allucinato da pazzo.

Invece no, vuole essere al meglio.

Quando rivedrà i ragazzi del cast, e lei, vorrà essere quello che hanno lasciato tre anni fa. ( mi sa che sono 4 gli anni, ma nn ho fatto bene a fare il conto con precisone, sorry)

James Marters, il vampiro più sexy dell’anno.

INCONTRI

 

Corridoi grigi, con lunghi neon abbaglianti lungo il soffitto di compensato color panna, odore di chiuso e nicotina, il rimbombo dei tacchi di Kathrin e del masticare di Zoe.

“Chiudi la bocca” le fa la sorella maggiore con uno sguardo di disappunto. È tesa come un ramoscello verde: mezz’ora fa hanno avuto il primo incontro e dialogo con il regista. E adesso sta stringendo fra le mani un foglio scritto e firmato che tiene come se fosse una reliquia di inestimabile valore.

“Oddio , ancora non ci credo. Siamo in prova!!! Un mese e poi, contratto!” le dice Zoe continuando a masticare la gomma come prima, biascicando alla grande. Si sente così eccitata per le cose belle che stanno accadendo. È come se stesse camminando su una nuvoletta rosa, a mille chilometri dalla terra. Peccato che lì ci sia anche quel diavolo dell’assistente a rompergli le uova nel paniere con le sue occhiate sufficienti e scrutatore.

“Lo spero… ma è stato tutto così… veloce, non credi?” il dubbio che tutto possa svanire, fa parte del carattere di Kat. Troppe mazzate, troppe illusioni in soli 27 anni…

Zoe la guarda sarcastica fermandosi e ridacchiando.

“Ehi sorellona, sprizzi ottimismo da tutti i pori, eh? E poi il talento si riconosce subito!” gongola, prendendosi una buona fetta di piacere nel dire che anche lei ne ha. E lo sanno entrambe: Zoe è il genio del computer.

“Me lo auguro… - sospira per tornare a guardarla torva - se solo tu la smettessi di mandar avanti questa farsa”. È un rimprovero in piena regola, e così appare alla ragazza dai capelli di notte e gli occhi di cerbiatto.

“A cosa ti riferisci? – fa pensierosa e con sguardo che appare troppo puro - Alla mia piccola bugia sul corso in effetti speciali che ho appena e innocentemente calcato?”

Kathrin sgrana gli occhi, e per poco non si strozza con la propria saliva. Non può essere, ha ingarbugliato pure quella realtà!

“Oddio… - si passa una mano sulla fronte, come a bloccare un improvviso svenimento – non è possibile… comunque, mi riferisco a te e Cristopher . E al tuo abbigliamento di oggi. Ma perché devi iniziare questa guerra?”

Quella mattina Zoe ha indossato esattamente un paio di jeans scoloriti e una maglietta con arabeschi rosa e bianchi, con ai piedi delle Asics immacolate e super certificate.

Facendo spallucce, la colpevole in questione, riprende a camminare lungo il corridoio.

“Non sono in guerra. Voglio solo che sappia con chi ha a che fare. Non cambierò il mio modo di essere solo per farlo contento. Nossignore!” e scuote la testa, lasciando ondeggiare i lucenti fili di pece che le incorniciano il viso appena truccato. Kat la segue, muovendo il capo in un gesto di arresa. Cosa può farci se la sua sorellina è un vero vulcano? Niente, assolutamente niente. E forse, in fondo, neppure vuole che cambi.

“Su questo non avevo dubbi. Comunque mi raccomando: adesso con tutto il cast, niente parole fuori posto, e conta fino a venti prima di parlare.” La istruisce puntandole l’indice contro.

“Ci proverò.”

“No, ci riuscirai.”

“Ok, farò la brava. Prima lo sono stata, no? Comunque, mi sta prendendo davvero male… tu chi muori dalla voglia di conoscere?” ed ecco che gli occhi della piccola Zoe si accedono della tipica eccitazione che le appartiene e che la contraddistingue da tutto e tutti. Sembra abbia delle lampadine dentro la testa, tanto brillano i suoi pezzi di carbone argentato.

“Io? Beh, sinceramente non vedo l’ora di incontrare Sarah… sono curiosa di sapere se è davvero snob come ho letto nei rotocalchi rosa. E tu?” anche lei è curiosa, e nonostante non voglia darlo a vedere, si sente in fibrillazione come un adolescente al suo primo concerto. O meglio, a fare la prima fila per gli autografi!

“Io voglio vedere i maschietti: per primo James, ovviamente, lo amo alla follia… - e si sfrega le mani affamata - ma anche Anthony… quell’uomo è così maturo, stagionato, ben piantato…” continua con fare sognante e un poco animalesco.

Kat le da un buffetto sul braccio e ride.

“Smettila Zoe, sembra tu stia parlando di un formaggio o di un albero!”

“Comunque, di ragazzi giovani per me non ce ne sono… forse per te andrebbero bene, se solo la smettessi di aspettare Richard come il ritorno di Lessie.”

“Sei insopportabile!” e la colpisce con un vero, anche se piccolo, cazzotto che la fa fermare e imbronciare appena.

Invece lo sguardo di Kat è decisamente offeso. Continua a soffrire così tanto per lui… quante notti passate a pensarlo, a cercarlo almeno nei sogni che sembrano volerla ferire ancora di più, negandogli una vana felicità onirica.

E’ passato un mese dall’ultima volta che lo ha sentito, e in quell’occasione la tensione era divenuta palpabile come una coperta di ghiaccio.

Zoe segue le emozioni che si disegnano sul volto della sorella, ma sa che non può essere compassionevole. Odia vederla così, affranta, triste, arresa. Deve combattere. Farsi forza e avanzare. Proprio come è accaduto con la sceneggiatura: Kat non aveva avuto il coraggio di tentare, di buttarsi in qualcosa senza avere prima la certezza di farcela.

Zoe invece, amava il rischio.

“E tu troppo fedele e noiosa… - le ribatte, fronteggiandola - dovresti vivere, fare nuove amicizie più intime, trovare…” ma si blocca all’improvviso, con lo sguardo catturato da una figura lontana, in fondo al corridoio dietro le spalle di sua sorella.

“Cacchio, Kat! Ma quello non è Angel??? Cioè, David??” quasi urla, rilasciando una stonata voce stridula e portandosi una mano sul petto all’altezza del cuore e l’altra sulla bocca.

Kathrin sussulta sul posto, voltandosi lentamente e avvampando in volto.

“Oh porca paletta!!! - la tachicardia aumenta, mentre sente che sta per svenire… sarebbe davvero una gran bella figura! - Mi sento morire… È davvero, davvero bello!”

Le due sorelle, in piedi lungo il corridoio, fissano il ragazzone moro che sta parlando con un uomo di mezza età e si sostengono per le braccia.

“Ed è anche dimagrito… - constata Zoe piegando la testa di lato - dovrò chiedergli se mi presta la dieta che ha seguito..”

Kat inizia a ridere in maniera sguaiata, quasi isterica, catturando l’attenzione dell’attore.

Velocemente, entrambe si voltano e riprendono a camminare come se niente fosse.

“Che figura! – sbotta Kat, pensando alla sua reputazione distrutta per aver sbavato in maniera tanto evidente e senza ritegno, ma subito si riprende – tutta colpa tua, Zoe! E Smettila di dire queste cattiverie sul MIO David, sta benissimo invece… e poi non era grasso nella quinta serie… robusto, e forte… un vero uomo. Mica come quel vecchierello di James!” la stuzzica, continuando a seguire il tragitto che le condurrà al bar.

“Non lo dire mai più! Rimangiatelo!” le grida l’altra trattenendola e prendendo a farle il solletico sotto braccio.

Tra una risata, un gesto di difesa, e una botta data con un gomito lungo la parete di carton gesso del capannone, Kat riesce a liberarsi e a mugugnare di dolore. Anche se questo, non la ferma dal proteggere il suo idolo. Idolo fra l’altro, mai confessato a nessuno, ma il volto perfido di David, mentre interpretava Angelus con quel suo sorrisino storto e liscio, le è rimasto nel cuore e tormenta spesso i suoi sogni a luci rosse.

“No. Tu smettila di offendere David ed io la smetto di dire la verità su James…” la rimbecca, trattenendole le braccia con le mani strette ai polsi.

Zoe, ormai messa ai ferri corti, sbuffa.

“E poi tu saresti la sorella maggiore?”

“Puoi ben dirlo.” Annuisce ridendo.

La guerra è finita ed insieme escono al tiepido sole delle nove di mattina, lungo i vicoli stretti degli studios.

Il ragazzo delle pulizie, un certo Sand o una roba del genere, gli aveva indicato il bar all’altezza del 35° capanno.

Con passo allegro, tenendosi a braccetto e sorridendo serene, gettano ogni tanto uno sguardo al foglio di prova che Joss gli ha consegnato.

Poi Zoe, tornando al discorso precedente, del quale non è soddisfatta per come si è concluso, riprende a chiacchierare, masticando sempre rumorosamente la sua gomma americana senza zucchero.

“Va bene… sono entrambi due gran bei pezzi di maschio. Ancora mi chiedo come hai fatto a deciderti sulla coppia spuffy…” e sembra che stia palando più con se stessa che con la sorella che le è a fianco.

“La coppia che?” fa l’altra confusa.

“Spuffy… ma non segui i siti sulla serie di Buffy? – la guarda come se fosse discesa da un altro pianeta - È il nome che hanno creato per la coppia Spike -Buffy… amando così tanto David, avresti dovuto optare per Angel e Buffy.”

“No, io credo che la coppia più bella, completa e divertente possano essere solo Spike e Buffy…comunque, è ancora tutto da vedere. Ora troviamo questo bar sperduto… e alla riunione, sta zitta e non dire una parola sulle maniglie passate di David, ok?” Kat la fissa con sguardo assassino, sperando che quella piccola peste di Zoe faccia la brava.

“Me sarà muta come un pesce e navigherà nella sua bava alla vista di James.” le sorride malandrina, facendo il segno di V con le dita.

“Beh, in questo penso proprio che ti seguirò” ride Kat, vedendo in lontananza l’insegna del bar che riflette il riverbero del sole.

“Si sorellina, andiamo a rifarci gli occhi.”

“Prima coffe Zoe… poi, sbaviamo.”

 

 

 

Guarda l’orologio con frenesia per la decima volta in pochissimo tempo: mancano solo 5 minuti all’appuntamento.

“Bella figura che faccio! Accidenti a Clarice e agli autografi che mi impone di firmare quando vado di fretta! Il primo giorno, e farò di già una pessima figura… poi dopo tutto questo tempo…uff!” Sarah sbuffa tamburellando le dita sul sedile di pelle. il suo viso truccato è tirato, evidentemente in apprensione.

“Signorina Gellar, siamo quasi arrivati” le fa l’autista dal sedile davanti.

“Grazie Andy” guarda fuori dal finestrino facendo un bel respiro per calmarsi.

Cavoli, ci tiene così tanto a mostrarsi professionale!

Intravede l’imponente costruzione degli Studios da lontano.

Non è un evento eccezionale che Joss organizzi riunioni negli stanzini polverosi e confusionari dei set. È un regista pieno di estro e carisma, che non guarda troppo alle formalità, e che ama lavorare con attori coi quali instaura un rapporto quasi familiare.

Mentre ripensa all’ultima volta che lo ha incontrato ad un galà di beneficenza, una moto sparata li sorpassa, rientrandogli poco davanti in una mossa azzardata.

Sarah scuote la testa.

“Pirata della strada!” borbotta.

Prende poi lo specchietto dalla borsa e si controlla: un po’ di lucidalabbra, un velo di cipria, ed è ok.

L’autista entra attraverso i cancelli che i vigilanti aprono dopo aver controllato il pass, e parcheggia nei posti privati.

Eccoci arrivati in mostruoso ritardo, pensa Sarah scendendo e la prima cosa che nota, dietro il riverbero del sole che le arriva attutito grazie alle lenti scure, è la moto di prima, nera e lucente.

Che le ricorda tanto qualcuno.

Con frenesia, salutando frettolosa Andy che rimarrà lì ad aspettarla, cerca con lo sguardo una figura maschile in mezzo al via vai di persone che riempiono le stradine degli studios senza posa.

E la vede, che cammina lungo la strada verso il capannone n° 25, dove Joss ha dato loro appuntamento.

L’uomo, ha i capelli scuri, un giacchetto di pelle nera corto e un paio di jeans.

Da dietro, sembra una persona come le altre, qualche comparsa sotto pagata, o un membro della troupe, o uno sceneggiatore.

Ma quella camminata molleggiante e così sexy, unica e inimitabile, le fa intendere chi davvero egli sia.

Con una corsetta ( e grazie a Dio si è messa gli stivaletti col tacco basso ) lo segue, ridendo in cuor suo.

Il cuore le batte in fretta, perché sono anni che non lo rivede… almeno, non dal vivo.

E lui era uno dei suoi più grandi amici, durante le riprese di Buffy.

“Mi scusi, lo sa che guida come un folle?” decide di iniziare così il loro saluto. Le piaceva molto giocare con lui, e James non si rifiutava mai di scherzare e divertirsi.

“Vado di fretta, abbia pazienza” le risponde secco senza neppure voltarsi, continuando la sua marcia.

Poi di punto in bianco, la riconosce.

Quella voce, non si può dimenticare. L’ha sentita sospirare, urlare, inveire, lenire, cantare, per quattro anni, e gli è rimasta impressa nel cuore.

Si volta lentamente, sfilandosi gli occhiali da sole.

Anche lei si ferma, sorridendo, fissando quello sguardo ipnotico blu come l’oceano in un giorno sereno.

“Sarah” sussurra sorpreso, mentre si sente eccitato e felice di averla lì davanti a se. La guarda, ricordandosela come se fosse ieri.

Indossa un semplice paio di pantaloni neri e una maglietta leggera bianca, ha i capelli sciolti e il solito sorriso raggiante.

È lei.

“James” esulta Sarah guardandolo calorosamente, senza avanzare di un passo, con le dita intrecciate e una sorta di spazio liquido fra i loro corpi, che gli impedisce di raggiungersi.

Solo ai loro occhi è dato il permesso di sfiorarsi. Il verde erba nel blu cielo, terra mista ad aria, tedio nascosto e catene celate, entrambi alla ricerca di solo amore.

Il sole è tiepido sopra di loro, e li riscalda gentilmente.

Restano immoti per alcuni secondi, in uno studio senza imbarazzo, dopo troppo tempo divisi.

 

“Stai bene moro, sei più…più…” Sarah cerca le parole adatte, ma James la precede accigliandosi.

“Vecchio?”

“No, ma che dici? Più uomo, maturo” spiega, annuendo di seguito.

Ed ecco che lui fa una cosa consueta, alla Spike: arcua il sopracciglio.

“Beh, che vuoi farci, il fascino non ha età!”

“Comunque, anche tu stai bene mora, mette in risalto i tuoi occhi verdi” aggiunge indicandole la chioma che sotto la luce si colora di riflessi quasi ambrati.

“Non sono proprio neri… un castano scuro a dire il vero, ed è il mio naturale” specifica, sfilandosi gli occhiali anche lei.

Le è piaciuto il commento che ha fatto sui suoi occhi. Nessuno glielo aveva mai detto, ma avrebbe dovuto ricordarsene: James nota quello che agli altri sfugge. La sua sensibilità, è stata la cosa che più l’ha avvicinata a lui.

“Anche se tanto adesso, fra le grinfie di Joss, torneremo tutte e due biondi… e con un prurito micidiale alla testa!” lui storce la bocca, e guarda istintivamente l’orologio al polso.

“Porca! È tardissimo! Andiamo?”

Sarah si incupisce e l’uno di fianco all’altra, avanzano a passo veloce.

“Allora, la vita procede bene? Devo farti i complimenti per il Golden… una grande svolta, brava!” si congratula James, guardandola.

“Sì, beh, è stato un buon traguardo, ma tendo a guardare avanti. Progredire, sempre più.”

“Hai talento, è giusto che sia così”

“Anch’io debbo complimentarmi con te. Ho visto Smallville e hai recitato bene, molto. Il ruolo di cattivo ti si addice alla perfezione”

“Che vuoi farci, tiro fuori il meglio di me in quei momenti”

Si sorridono, felici di essersi ritrovati, in fondo non tanto diversi dal passato.

Finalmente, raggiungono l’ingresso circolare dell’edificio.

Galantemente, James le apre la porta e la fa passare per prima.

“Sei pronta a diventare di nuovo la Cacciatrice?” le chiede seguendola e cercando di abituarsi alla penombra dell’interno, dopo l’accecante luminosità dell’esterno.

“E tu? Sei pronto per trasformarti in vampiro?”

“Eccome, stamani ho bevuto sangue di maiale a colazione” scherza lui, facendola ridere un po’ schifata.

Raggiungono un corridoio, e dalla porta socchiusa in fondo, riconoscono le voci degli altri.

Con un profondo respiro, entrano.

Eccoli lì.

Il cast di Buffy è al completo: Nicholas, Michelle, Alyson e Anthony, con l’aggiunta di Tom. Ci sono anche due new entry, prese dallo spin off di Angel: David e Amy, quest'ultima con un pancione evidente.

Joss presidenza il tutto con lo sguardo fanciullesco ed entusiasta come sempre, ed è accompagnato dal fedele cagnolino lustrascarpe di Cristopher e due ragazze giovani, una vestita elegantemente, l’altra in maniera sportiva.

La lavagna in fondo alla stanza è scritta, i fogli sul tavolo sono aperti e sparpagliati.

Le penne sono tutte senza cappuccio e l’odore del caffé aleggia nell’aria.

Dopo i saluti e i vari convenevoli e presentazioni, la riunione ha inizio.

LA TRAMA

 

 

Joss presiede la riunione e il suo sorriso smagliante sembra congiunga un orecchio all’altro.

“Bene, ci siamo tutti – sfrega le mani eccitato - Allora ragazzi, oltre che dirvi quanto io sia felice di avervi tutti qui di nuovo, devo presentarvi le mie nuove collaboratrici – con una mano indica le due ragazze sedute accanto – Kathrin D’Angel, sceneggiatrice grazie alla quale questo seguito vedrà la luce, e Zoe, sua sorella, una specie di tutto fare col pc”.

Con un invito esplicito, Joss attende che loro si presentino.

Invece le due sorelle sono bloccate alla sedia: Kat fissa le proprie dita che frenetiche stanno pigiando a raffica lo stantuffo di una penna a molla, e Zoe si è persa a contemplare James, che sornione e un po’ imbarazzato, distoglie lo sguardo verso la lavagna.

“Ragazze? Ragazze?” la voce del regista le scuote dalla magra figura che stanno facendo.

Alyson ridacchia un po’, e Cristopher invece sbuffa, incrociando le braccia al petto.

La prima a riprendersi dallo choc iniziale è la maggiore, quella che in teoria, dovrebbe essere preparata a vivere in società e a relazionarsi con… star del loro calibro.

Cavolo, Kat è completamente andata!

Il cuore le batte all’impazzata ed è avvampata come un peperone.

Eppure, grazie a qualche santo che dal cielo la ama, riesce a parlare. E a mantenere un minimo di dignità.

“Sì… ehm - schiarisce la voce emozionata e strozzata con un colpo di tosse poco elegante – è un vero piacere conoscervi” dice infine, respirando di botto dopo aver pronunciato l’ultima parola.

Poi voltandosi verso la sorellina, la esorta non troppo gentilmente.

“Zoe?” le dà una gomitata all’altezza del fianco, facendola gemere.

Gli occhi scuri della giovane, sono persi a contemplare la bellezza eterea di quell’uomo abbagliante che le siede a nemmeno due metri di distanza. Può sentirne persino l’odore del dopobarba, e per Zoe tutto questo è un colpo vero e proprio.

Sente che i suoi ormoni intonano l’inno di vittoria e che ben presto, se non si abituerà a tutto ciò, si ritroverà addosso a James in procinto di violentarlo.

La voce della sorella maggiore la sveglia dal suo momento di lucida follia e quando si accorge che tutti la stanno guardando curiosi, si imporpora e saluta velocemente.

“Scusate – inghiotte a vuoto, controllandosi le funzioni vitali con due dita all’altezza del polso – ho la salivazione azzerata e un principio d’infarto, ma sto bene, tranquilli – adesso gli sguardi sono sbigottiti oltre che indagatori – comunque piacere. Anzi, MOLTO piacere!”

Kathrin, scuote la testa affranta. Accidenti, non cambierà mai!

Pure qui deve fare figure simili!

Addio reputazione di persone professionali e distaccate. Già è tanto se non le interneranno gettando via la chiave fino al loro decesso per vecchiaia.

“Burina” la voce di Cristipher, simile ad un sibilo, viene udita da tutti i presenti.

_Come se questo non bastasse… pure il ragazzino brufoloso e con pullulazione notturna doveva mettersi in mezzo! _ Kat è sempre più sconvolta e adesso anche alquanto irritata.

Gli unici che se la stanno ridendo alla grande, sono Nicholas, David e Tom.

Joss, da grande personaggio di esperienza, sorvola sull’accaduto lanciando uno sguardo di disappunto all’assistente, e torna a fissare prima Sarah, James e infine Anthony. Gli unici che lo stanno seguendo seri.

“Bene, iniziamo subito a presentare la trama, anche se a grandi linee. Poi ne discuteremo insieme e nei prossimi giorni sarà dato a ciascuno il copione da studiare. Kathrin, la parola spetta a te”

 

E facendosi coraggio, immaginandosi di essere nella sua camera in compagnia di amici d’infanzia, la ragazza prende fra le mani il blocco e spiega il filone della storia.

< Los Angeles, un anno dopo Not Fade Away.

Angel e Spike sono riusciti a sventare l’ennesima apocalisse e hanno aperto un nuovo, seppur piccolo, ufficio investigativo. Un ritorno alle origini, anche se avranno al loro fianco un aiuto rilevante come Illyria. Wesley è morto ed anche Gunn.

Stanno affrontando un caso delicato, quando Spike durante una ronda, incontra, o meglio, si scontra, con Buffy.

Lei, Dawn, Giles, Willow, Xander e Andrew hanno bisogno di aiuto. Dell’aiuto di due campioni. Dopo essersi accorta che l’Immortale la teneva legata a se tramite un incantesimo, Buffy si era messa a lavorare con il Consiglio nell’istruzione delle potenziali. Ma da un mese si sono verificati strani sconvolgimenti climatici, e la causa è riconducibile agli Elementali, creature che appartengono al fuoco, all’aria, all’acqua, alla terra. Esse vogliono impadronirsi del mondo e le slayer sparse per i cinque continenti sono una sorta di calamita. La loro cattiveria e la loro potenza, si sta abbattendo sulle migliaia di giovani apparse dopo l’incantesimo attuato da Willow nella lotta finale contro il Primo. Quindi Buffy, con l’uso della falce, tornerà ad essere la prescelta. E finalmente, come mai prima d’ora, Spike, Angel e Buffy si muoveranno insieme. Con tutte le azzuffate, le battute e le scaramucce che ne seguiranno. Questa è l'idea a grandi linee. Il resto… beh, ancora va scritto. >

 

Kathrin si siede tremante e scambia uno sguardo interrogato alla sorellina che le sorride soddisfatta e rassicurante.

È andata, grazie a Dio…

Adesso tocca agli attori dire la loro.

CONTI IN SOSPESO

 

 

“Sia chiaro, che non sarò palloso come l’ultima season di Buffy, ok?” mette in guardia James sgranocchiando una patatina, e fissando Joss in faccia.

“Il tuo personaggio sarà un rompipalle come in quella di Angel, fidati – lo rassicura il boss, poi guardando tutti chiede – allora, altre domande?”

Sono due ore che parlano a raffica, e la tensione ormai è scemata e si respira l’aria familiare di un tempo.

Forse…

“Alexis non può proprio tornare, eh?- chiede Alyson scuotendo la cascata di capelli rossi che sono sciolti in lente onde - amo recitare con lui. Nel telefilm < How meet your mother >, ci siamo divertiti come due ragazzini! Facevamo gli scherzi con la schiuma da barba a Steven, il cameraman” ride al ricordo, ed il suo viso è solare e luminoso. Tutto sembra, tranne che la strega lesbica che presto tornerà a interpretare.

“Per carità! Una volta io e Frankie abbiamo girato un film assieme, e fra un ciack e l’altro, litigavamo sulle bollette da pagare e appuntamenti da evitare coi rispettivi noiosi parenti” ( N.d.A. vera dichiarazione di Sarah riguardo alle riprese di scooby doo).

Sarah sgrana gli occhi al ricordo, anche se la giovane rossa che siede poco distante, non la degna di uno sguardo.

Neppure una mezza risata sbagliata.

È dall’inizio che è così: nessuno sembra darle importanza più del dovuto. Solo James, David, Nicholas e Amy, la trattano con naturalezza. Oltre all’affetto quasi paterno di Joss che nutre nei suoi confronti dal primo ciack.

“Wesley è morto … - si intromette il regista fermando il discorso e distogliendo i pensieri negativi dell’attrice bionda - anche se potremmo fare qualcosa, in futuro, dopo che Illyria lascia il posto a Fred, che ne dici?” si rivolge a Kathrin che, sfilandosi la penna da dietro l’orecchio, continua a prendere appunti.

“Non so, ma ci lavoreremo, se lei dà il via” risponde misurando un certo pizzico di sicurezza con il rispetto assoluto verso le idee della sua mente geniale.

“E scusate, ma il demone millenario blu avrà un bel pancione come la nostra meravigliosa donna?” chiede Nicholas indicando la gravidanza evidente di Amy che, mettendola in bella mostra, sorride serena.

Adesso che ha messo su qualche chilo, è ancora più bella.

“Partorirò a settembre, quindi per dicembre al massimo, sarò dei vostri. Tanto le riprese degli episodi andranno per gradi… farò in tempo” dice convinta, raggiungendo una crostatina sopra il tavolo e divorandola affamata.

“Me lo posso permettere, adesso” ride come una bambina che ha fatto una marachella, e Sarah per un attimo la fissa tristemente.

Un figlio suo… ci ha mai pensato davvero?

Oppure è stata sempre troppo impegnata ad avanzare, a fare carriera, a mantenersi giovane e al top?

E Frankie, sarebbe un buon padre? Oppure tedierebbe anche la loro figlia come fa con lei?

Controllandola, alle volte decidendo la vita per lei senza chiederle il permesso?

Grazie a Dio le sue idee di maternità e di divisione della coppia, vengono stracciate dalla voce di Zoe che ancora rimugina sulla fine tragica tra Fred e Wesley.

“Sì, ma se torna, ( Alexis intendo -_-) che abbia finalmente una storia d’amore decente, povero cristo…” butta là senza pensarci due volte, masticando la gomma e disegnando una specie di serpente stilizzato nel blocco che ha davanti.

Cristopher le lancia uno sguardo contrariato, mantenendo la sua aria superiore.

David ride a quella battuta, e interviene cambiando argomento.

“Quindi si affronterà finalmente il triangolo amoroso fra Spike, Buffy ed Angel, giusto? Ci sarà di che divertirsi…” dice pregustandosi la serie interminabile di battute sarcastiche che verrà stilata apposta.

I dialoghi delle serie, entrambe, sono fra le cose che gli sono mancate di più, nel recitare altre parti.

“Il conflitto a più livelli, amoroso, di potere, maschile, ecc, sarà sviscerato e toccato in ogni sfaccettatura. E ci sarà humor, ma anche coraggio e amicizia, alla fine. Affronteremo il passato dei due vampiri con l’anima in maniera più… profonda. Introspettiva. Cavoli, avrei così tanto da sviluppare! Le idee per Buffy sembra non finiscano mai!” elenca eccitato, sorseggiando una coke ormai senza bollicine, troppo smossa per averne ancora.

“E noi siamo davvero felici di poterle attuare, Joss! Per quanto mi riguarda, non vedo l’ora di mettermi all’opera!” dice James sfregandosi le mani e guardando gli altri che annuiscono alla sua affermazione.

“Sì, ha ragione! Siamo tutti molto eccitati per questo” si unisce Sarah, ma si sa, un vulcano in procinto di eruttare, non può trattenersi di fronte ad una seppur piccola, scossa di terremoto.

“Non ci lascerai a piedi anche stavolta, vero? Insomma, hai già fatto la doppiogiochista una volta…” l’accusa Allyson, fissandola intensamente. Ecco i primi lapilli di magma colare sul gruppo riunito attorno al tavolo nel capannone degli studios. (N.d.A. Sembrerebbe che Sarah abbia informato della sua partenza dalla serie prima alla stampa e suoi colleghi l’avrebbero saputo così).

_ In fondo è una cosa che dovevo aspettarmi _ pensa Sarah, già pronta a rispondere per le rime.

Lei è un’attrice professionista: nessuno può dirle quello che è giusto o sbagliato. Ha sempre seguito l’istinto, e si fida ciecamente del suo sesto senso.

A quel tempo, era giusto interrompere così Buffy.

Quando era sulla cresta dell’onda. Al massimo.

Forse, l’unico errore, fu quello di annunciarlo alla stampa, prima.

Ma diamine, era così giovane allora… adesso non lo farebbe mai.

Sa quanta fatica e quanta frustrazione si accumuli nel tentare di vendere per buono un film che magari alla fine, non prende ne il pubblico, ne la critica.

Buffy è una carta vincente, che può rischiare solo perché sa che andrà alla grande.

E in fondo, ha bisogno di rimettersi in gioco, nonostante tutto.

 

“Ammetto che avrei potuto essere più chiara con voi, ma Joss ne era già al corrente e il contratto era stipulato con lui, non con voi. Quindi non mi sento in colpa per quello che è accaduto anni or sono, e posso rassicurarti Alyson, che finito di girare questo sequel, il mio contratto scadrà proprio come il tuo”

“Bene, perché odio le persone che fanno di tutto per scavalcare le altre”

“Ehi, Sarah non è così!” James quasi urla, e tutti lo guardano straniti. Come un fulmine a ciel sereno, si è gettato dentro una discussione che non lo riguarda minimamente.

Ma quella ragazza mora dagli occhi più incredibili e verdi del mondo, ha sempre fatto tanto per lui. Fin dalle prime riprese, quando lui e Juliet (Landau, ovvero Drusilla) non avevano neppure una sedia loro dove sedersi, e lei aveva parlato con quelli della troupe per farli stare un po’ più comodi. (N.d.A. vera dichiarazione di James riguardo a Sarah)

Quindi, si sente in dovere di prendere la sua difesa.

“Lascia stare James, stiamo chiarendo da sole” tenta di rabbonirlo stringendogli leggermente un braccio. E fissandola negli occhi, lui annuisce più tranquillo.

Ma non per questo si tira indietro.

“Sarah è una professionista, e per me ha fatto molto. Ha fatto delle scelte lavorative, come tutti noi, magari avventate, magari consigliate da altri, ma non per questo sbagliate. Quindi cerchiamo di collaborare in questo show e diamo il meglio di noi stessi per farne un film indimenticabile. Proviamo almeno stavolta a essere quel gruppo affiatato che non siamo mai stati. Nessuno deve scavalcare l’altro, abbiamo avuto anni in cui ci siamo dedicati alle cose che ritenevamo giuste. Adesso siamo di nuovo qui, più maturi, più decisi. Diamoci dentro senza rinvangare il passato, come rancori o conti in sospeso, che fra l’altro andrebbero discussi in privato”

Tutti hanno lo sguardo fisso verso James che ha iniziato un suo solito monologo molto, molto illuminato. E per tutto il discorso, la mano di Sarah è rimasta appoggiata sul suo braccio e gli occhi incollati al volto deciso e sensibile del suo amico.

Kat resta a bocca aperta rivalutando l’età matura di quell’uomo tanto intelligente, sensibile e attraente che ha di fronte, e Zoe, che non aveva certo bisogno di conferme, esala un sospiro intenso, ricadendo col mento fra le braccia incrociate sul tavolo.

I suoi occhi persi parlano per lei.

Joss annuisce ampliamente dandogli ragione e chiude così la riunione.

“Ci rivediamo qui fra dieci giorni per i copioni delle prime puntate, anche perché sono indeciso se creare un solo film oppure un numero di puntate da vendere sempre su DVD. Comunque, in settimana ci saranno le conferenze stampa. Andrete in gruppi, per questo ho già preso contatti con i vostri agenti. Io parteciperò solo ad una di esse, per questioni di tempo. Coraggio ragazzi, si ricomincia!”

CONFERENZA STAMPA

Ore 15:50

 

Il taxi corre nel traffico della grande metropoli, scivolando come una saetta gialla verso l’obiettivo prefisso.

Dentro di esso due ragazze trafelate e abbastanza ansiose tentano di fare una telefonata notevolmente urgente

“Allora?” chiede Kathrin con una punta di tensione.

“Squilla a vuoto” sbuffa arresa Zoe, passandosi una mano all’altezza dello stomaco con una smorfia di dolore dipinta in faccia.

“E adesso cosa c’è?”

“Ho un po’ di fastidio… probabilmente solo l’idea di dover parlare con quello scimpanzè lecchino di Cristopher mi ha fatto venire la nausea” mugugna, infilando il cellulare argentato dentro i jeans.

“Porca… volevo almeno avvisare Joss di tutto sto casino… Ma non è che la doppia mousse al cioccolato che ti sei strafogata ti ha fatto male? Cavoli Zoe, devi sempre abbuffarti come una profuga denutrita?” sbuffa la sorella maggiore, picchiettando le dita sul sedile mentre guarda fuori del finestrino.

“Cosa posso farci se sono golosa? E poi grazie a Dio, ancora il metabolismo regge le mie ingozzate e voglio sfruttarlo fino alla fine…” ribatte l’altra, tirando fuori dalla tasca una gomma. La scarta e se la mette in bocca, sperando che il languore allo stomaco le passi in fretta.

Kat incita l’autista ad andare più in fretta e controlla di nuovo l’orologio.

Mancano solo dieci minuti alla conferenza stampa in cui lei e la piccola Zoe sono state invitate, assieme al regista e agli attori principali.

Ma per colpa di una vecchia sveglia con le batterie fuori uso, hanno fatto tardi.

Stropiccia fra le mani i fogli con gli appunti da consegnare a Joss e prega in cuor suo di non fare più figuracce di quelle che hanno già collezionato in neppure una settimana a Los Angeles.

Zoe le tocca un braccio e le sorride. Sembra l’emblema della serenità.

O meglio, dell’incoscienza.

Per lei tutto è risolvibile, non c’è niente di impossibile, ma ogni cosa la si può affrontare tranquillamente. O almeno, finché non è lei ad incavolarsi.

Quindi cosa può farle un ritardo mostruoso ad una conferenza stampa dove tutti gli occhi saranno puntati verso di loro e verranno giudicate e interrogate per poi raccontare i fatti loro e le reciproche risposte al mondo intero?

Santa innocenza…

 

Kathrin scuote il capo e non può fare a meno di sorriderle in rimando.

“Brava sorellona, così si fa! Ottimismo prima di tutto!” esulta lei, completando il tutto con un bel palloncino colorato che fa con la gomma e che le esplode in faccia.

“Se verremo additate davanti a tutti, darò la colpa a te, sappilo!” la ammonisce l’altra puntandole l’indice contro.

“Cosa cosa? Io non c’entro niente! E’ quel relitto bellico che ti porti appresso con la gallinella che becca il grano nell’aia che ci ha dato buca! E lo sapevo… quante volte te l’ho detto? Quante? Quante?” si irrita Zoe, muovendosi imbronciata sul sedile.

“Lo sai che ci tengo”

“Come no… un altro regalo inutile di Richard… io non accetterei mai una sveglia simile ad un compleanno, ma voi due siete così strani…”

kathrin resta zitta per un po’, lasciando correre la mente indietro nel tempo.

Ad un giorno indimenticabile di due anni prima, quando ancora lei e Richard erano una coppia fissa e si amavano sotto le stelle lungo la riva del fiume.

Se si concentra, può sentire ancora il canto dei grilli scorrerle sulla pelle nuda e umida dopo aver…

Scuote la testa, e rimanda tutte le nostalgie per quando sarà sul suo letto, nell’ombra della sua intimità. Per quando le lacrime non saranno viste e i singhiozzi resteranno inghiottiti nel cuscino.

Agguerrita, si prepara a ribattere.

“Vorrò vedere quando tu e quell’assistente che odi tanto vi farete piccoli regali… mi immagino già il tuo musino da schiaffi incollato su E-bay per cercare fumetti inediti di Diabolik e pez dispenser da collezione… mi pregusto di già la scena!” ( N.d.A. i pez sono confezioni di caramelle a forma di pupazzo)

Zoe impallidisce e spalanca la bocca sconvolta. La nausea aumenta a dismisura e vorrebbe solo urlare.

Cosa ha detto quella pazza sclerata di sua sorella?

Lei e Cristopher come amici???

MAI!

“Io e Cristopher…- cerca di urlare, ma un crampo la piega e la zittisce - ecco, vedi, solo a pronunciarne il nome, mi sento male” borbotta, massaggiandosi la bocca dello stomaco.

“Allora smettila di rimbeccare sulla mia storia con Richard…”l’ammonisce l’altra.

“Ok… l’unica cosa che beccherà allora sarà la gallinella della sveglia. Comunque sai che il pez preferito di James è Bobba Fet?” (N.d.A. dichiarazione di James in una intervista… il personaggio è un cattivo che tutti amano, ha riferito lui anche se io non so a quale telefilm o cartone si riferisca, sorry…)

Ecco il meraviglioso carattere mutevole di Zoe: è capace di arrabbiarsi e poi scherzare in meno di un nanosecondo.

Assomiglia al cielo d’Irlanda, come cantava una vecchia canzone italiana… si apre e si chiude al ritmo della musica.

Kathrin ruota gli occhi al cielo e in quel momento il taxi si ferma.

Dal finestrino abbassato si nota la scritta < Excelsior > brillare bagnata dai raggi dorati del sole pomeridiano.

L’aria è tiepida e forse nessuno si accorgerà del loro ritardo.

Guardandosi negli occhi, le due sorelle pagano la corsa e scendono.

Conferenza stampa, arriviamo!

 

 

Bar dell’hotel Excelsior

15:58

 

“Sì Geremy… alle nove credo di farcela. Ok, ok, ci sarò, anche se la lista l’ho già vista… va bene, a dopo”

James riaggancia e spegne il cellulare. Lo ripone in tasca e sospira.

Poi si porta alle labbra il digestivo che ancora è immobile sopra il bancone di radica del bar.

Fissa la propria immagine oltre le bottiglie di alcolici che gli sta di fronte.

È stanco. Cavolo quanto.

E gli manca il teatro, e gli manca il suo pubblico, e gli manca suo figlio, e forse anche un po’ di comprensione da parte di…

La figura di Leticia, alta, mora e con una smorfia bambinesca in volto, si aggiunge alla sua immagine riflessa negli specchi.

Sente il suo tocco sulla spalla, e trangugia il liquido marrone lungo la trachea.

Dannato arrosto misto… non lo manderà giù neppure fra tre ore.

Sarà una conferenza agitata, mi sa.

“Uffa, perché non posso aspettarti qui?” domanda la ragazza che adesso si è seduta al suo fianco con un terribile broncio.

“Lo sai tesoro, stasera ho quell’incontro con Geremy per il progetto della Queen Mary per settembre… deve farmi vedere alcuni cambiamenti di programma” le spiega con pazienza, e non riesce a capire se lei ha inteso in pieno il lavoro che svolge.

Alcune volte, sembra che caschi dalle nuvole… è un attore, un uomo di spettacolo, e il suo successo è grazie all’amore che la gente nutre per lui.

Gente che lui ama a sua volta.

Il contatto caloroso con le persone durante uno spettacolo in teatro, vederli in faccia in diretta mentre fa un monologo, constatare in istantanea le loro emozioni, quello che lui suscita in loro… è un balsamo per la sua anima. Lenisce tutti i sacrifici fatti, tutte le fatiche, le rinunce dovute in anni di gavetta. (N.d.A. vera dichiarazione di James)

Leticia annuisce affranta e reclina il capo sulla sua spalla.

“Ci vediamo quando torno a casa, ok? Non appena arrivo, giuro di svegliarti e di coccolarti fino all’alba” le sussurra baciandole la punta della testa.

“Uh uh” abbozza lei, non convinta.

Per fortuna una voce avvisa James che la conferenza sta per cominciare.

Si alza, trascinandosi dietro la ragazza che si è aggrappata al suo braccio.

“Ok baby, è ora. Sta su, va bene? Faccio quello che devo e arrivo” le sorride, e cribbio… vorrebbe solo che lei comprendesse… ma come farglielo capire senza perderla? Senza restare di nuovo solo, con un ennesima storia sbagliata alle spalle?

No, non può permetterselo… non la lascerà andare, stavolta funzionerà.

Lui non è sbagliato, lui è capace di amare, di sopportare, di lottare…

“Dopodomani parto… torno a Dublino. Devo finire degli esami” gli dice di botto, quando lui di già avanza verso la porta che lo condurrà nella sala congressi.

Si ferma all’istante, e torna indietro.

Sembra sconvolto.

“Quan… quando lo hai deciso?” la voce gli si blocca a metà.

Diavolo, ancora solo?

Davvero solo?

Non può, non ce la farà…

“Hai così tanto da fare e io non voglio passare le giornate da sola in casa o a fare shopping mentre tu…”

“Lavoro?” propone stizzito, ed ecco che la rabbia affiora.

Perché deve essere così difficile?

Perchè?

_Per Dio, dobbiamo litigare sempre in pubblico?_

“Smettila, non ricominciare a dire quanto sia importante come a sottolineare che io non ne portò mai fare parte!”

Leticia urla, trattenendo lacrime di dolore oltre gli occhi castani.

Il suo bel viso soffre. E non comprende.

“Tu... – James sospira pesantemente, per calmarsi – tu ne fai già parte, Lety. Accidenti, come devo fare per dimostrartelo? Cosa che ancora non ho fatto?” è esasperato, e i suoi muscoli si tendono.

Vorrebbe solo un Mac Beth da recitare, un teatro scalcinato a Seattle, e pochi spiccioli per comprare patatine e hot dog…

Tornare indietro, con sua madre, Zachary e tanti sogni… (il micino morto..sigh… ç___ç)

“Niente, hai ragione, niente. ora vai, ci vediamo stasera” lei gli fa gesto di avanzare verso la porta aperta dove un uomo con auricolare sta attendendo impaziente.

Dalla striscia di corridoio che si intravede, giungono le voci della folla di gente già accomodata per la conferenza.

James sospira, si passa una mano sui capelli e le rivolge un ultimo, dolce sguardo.

“Mi perdoni?”

_ma per cosa poi?_

Leticia annuisce.

Si baciano, ma freddamente, come un gesto meccanico, senza vita.

Poi la voce di Joss arriva forte e chiara. È arrivato pure lui, seguito a ruota dalle due sorelle D’Angel.

Con le spalle basse e un’espressione da cane bastonato, li raggiunge.

La porta si chiude dietro di loro, lasciando sparire la figura esile della ragazza mora oltre essa.

E la prima cosa che incontra sono gli occhi verdi della sua amica che gli sorridono sinceri.

“Ciao Sarah”

“Ciao James”

Fianco a fianco, raggiungono la sala congressi. E i flash iniziano a scattare, a illuminare l’ambiente di luci e rumori.

Nuova maschera, nuova parte.

Lo show, l’ennesimo, ha inizio.

 

 

“Come si strutturerà il seguito di Buffy?”

A parlare è un uomo piccolino, con una pancia sporgente e gli occhiali sul naso rotondo.

È sudato, come la maggior parte dei giornalisti presenti.

L’aria è pesante. Un addetto dell’albergo si scusa mille volte per il disagio: sembra che i condizionatori siano rotti.

Il bello della diretta…

“Ancora non ne sono certo, ma credo che si evolverà in una serie di puntate da vendere direttamente in DVD”

“Come mai avete deciso di registrare il seguito solo dopo il consenso della signorina Gellar?”

James nota subito la donna che viene inviata dalla testata più pettegola della città. Ne conosce la malignità e la perfidia, oltre che l’accanimento.

Così precede Joss e cerca di risponderle per le rime.

“Come pensava che facessimo un sequel di Buffy senza *Buffy*??? Posso diventare biondo, ma ho problemi nel fare la voce in falsetto, nello sculettare e nel portare reggi seni che non siano della mia taglia” tira fuori l’immancabile sarcasmo e la faccia da schiaffi che porta con disinvoltura quando si tratta di difendere persone a cui tiene. E Dio, tiene molto a Sarah. Molto.

La giornalista storce il naso ma non si dà per vinta.

“Quindi non avete aspettato tutto questo tempo solo per attendere i comodi della suddetta signorina?” rimbecca, toccata nell’orgoglio.

“Ehi, scusi, ma ha visto che sono qui? – Sarah alza la mano, e David che le siede a fianco ride per la scena – nessuno ha aspettato nessuno. Diciamo che le nostre strade si sono incontrate mentre avanzavano nella stessa direzione” è sempre professionale l’attrice castana.

E profondamente elegante, fuori e dentro.

 

Un mormorio si alza dalle persone sedute davanti, e all’improvviso una vocina piccola emerge dal caos catturando subito l’attenzione generale.

Zoe è pallida ma determinata. Il pranzo, mousse di cioccolato annessa, le balla ancora nello stomaco, ma l’impulso a rispondere prevale su tutto.

“Ehm scusate, ma se il seguito ci sarà è anche grazie a noi… o meglio, grazie al genio della mia sorellona. Quindi un po’ di adulazione anche per noi, please”

kathrin diventa rossa come un peperone, James guarda Zoe di stucco, Sarah le sorride e David ride esuberante. Joss resta impassibile, poi al fine di assecondare la cosa, dà una pacca sulla spalla della sceneggiatrice e la presenta formalmente.

Kathrin dice due parole di circostanza e immediatamente dopo, fulmina con uno sguardo assassino la sorellina che se ne sta tranquilla seduta alla sinistra del regista.

Un po’ pallidina a dire il vero…

Le domande continuano, incalzando sempre più su gli affari propri degli attori, tralasciando il vero scopo della conferenza, ovvero notizie utili sulla nascita del nuovo telefilm.

Tutti rispondono pacatamente, ci sono momenti di ilarità e di serietà, quando la giornalista di prima torna all’attacco.

Non le è andato giù di essere stata messa a tacere.

“La storia fra lei e David avrà un seguito?” chiede a Sarah mentre prende appunti con fare casuale.

“Vuol dire fra Buffy ed Angel?”

“No, quella fra voi due come persone. All’inizio delle riprese girarono notizie e foto abbastanza esplicite”

Sarah trae un respiro profondo, e si ripete di essere il più possibile controllata. Non le darà la soddisfazione di vederla arrabbiata o di perdere la dignità a causa sua.

Ma la voce di David la precede.

“Questa cosa è già stata affrontata. E ben saprà che la storia era stata messa su per pubblicità. Quindi, direi di abbandonare vecchi argomenti e se non ha cose nuove da chiedere, potrebbe anche decidere di lavorare per un giornale sugli antichi egizi invece che sull’attualità” (N.d.A. vera dichiarazione, ma chi l’ha detta non ricordo… sorry)

La risposta è abbastanza precisa e trova tutti d’accordo.

Ma non la giornalista in questione.

Che ritenta.

“Allora adesso dovremo aspettarci una storia finta con il signor Marsters?”

Sarah guarda l’amico e stavolta si accende come benzina accanto ad un fiammifero.

“Senta, lei ha problemi veramente seri nel capire le cose! Io sono fidanzata e convivo con Frankie da quattro anni ormai, James ha una compagna e nessuno dei due vuole adesso sviscerare la propria intimità davanti a tutti, soprattutto con una persona viscida come lei. Quindi se ne vada!”

La voce di Sarah è tremendamente tesa, sembra sia in procinto di piangere.

James si alza e la raggiunge.

“Vieni via” le dice ad un orecchio, poi fa un gesto col capo a Joss che capisce e la porta fuori dalla sala, passando per la porta dietro.

Nel frattempo, la conferenza procede e la giornalista lascia la sala congressi con evidente sollievo di tutti.

Una volta soli lungo il corridoio, James si ferma e la guarda.

Sarah ha gli occhi lucidi e lo sguardo basso.

Le cinge le braccia con le mani, delicatamente ma al contempo con forza.

“Quella è una vipera, lo sai… lasciala perdere”

Lei tira su col naso, e annuisce.

“Sarah? Sono io… a me puoi dirlo. Sono anni che non ci rivediamo, ma sono sempre lo stesso.. capelli diversi e anni in più a parte, ovviamente. Ma ricordi le confidenze che ci facevamo fra un ciack e un altro? Non è da te crollare così. – finalmente incontra i suoi occhi – cosa c’è che non va?”

“Frankie…” esala, come un recipiente ormai all’orlo.

“Non va fra di voi?”

“Lui è geloso marcio… e se girassero di nuovo voci del genere, per me sarebbe un inferno. La prima volta, riguardo a quella cosa fra me e David, abbiamo litigato per mesi…”

James accenna col capo.

“Lo so, ma è comprensibile. Insomma, quando si ama si teme di perdere l’oggetto del proprio amore…”

Sarah fissa un punto immaginario di lato a se, e decide che forse sì. Forse con lui può parlarne. Anzi, forse lui è l’unico che può ascoltarla.

“Non è solo questo. È come se non capisse il mio ruolo. Il mio lavoro. Anche questo fa parte della ruota che gira. Attrice, chiacchiere, foto, sempre al centro dell’attenzione, ma è questo che fa il successo…”

James la comprende benissimo. E pensa a Leticia. A come si sono lasciati prima.

Sembra la condanna degli attori. Soffrire per non essere compresi appieno.

“Credimi, è un film già visto”

“Come fai tu a tenere la tua vita privata così nascosta?”

“La proteggo. A costo di tutto il resto, persino della fama. Credo che gli affetti siano la cosa più importante al mondo, soprattutto dei soldi e del successo. Senza l’amore siamo soli.”

“Vero”

Le mani di James rimangono attorno alle braccia di Sarah e i loro sguardi incatenati per momenti tranquilli, senza imbarazzo.

Si sono ritrovati anche dopo tutto questo tempo, ed è una sensazione tiepida e piacevole come un abbraccio familiare.

Ad un tratto però, un silenzio innaturale si crea nella sala congressi e cattura la loro attenzione.

Poi un rumore di sedie spostate, e parole a mezza voce.

Si avvicinano verso la porta, e vedono Cristopher correre nella loro stessa direzione.

All’improvviso, appare Zoe bianca come uno straccio e si odono le parole di scusa di Joss.

Un attimo dopo, la ragazza mora vomita anche l’anima proprio addosso all’assistente del regista, che era stato chiamato per accompagnarla alla toilette.

La scena, che si svolge proprio sullo specchio della porta, viene vista da tutti i giornalisti, oltre che da Sarah e James.

Le foto vengono scattate.

Cristopher ha gli occhi quasi fuori dalle orbite e Zoe si pulisce la bocca con il lembo della manica.

Rialza il viso e con un sorrisino colpevole e imbarazzato, guarda il ragazzo che scioccato, ha una macchia scura addosso alla camicia chiara.

“Ti piacciono i fumetti di Diabolik?”

CIAK, SI GIRA!

 

“Svegliati – un leggero colpetto al letto - Svegliati! – più forte - ZOE?? – l’urlo disumano rimbomba per tutto l’albergo - SVEGLIATI!!”

“Mph… devi sempre essere così delicata, sorellona?” borbotta la ragazza coi capelli arruffati a coprirle almeno la metà della faccia che emerge da sotto le lenzuola.

“Hai dieci minuti per renderti presentabile. Ti aspetto alla hall” Kathrin è già vestita di tutto punto: calzoni neri e camicetta celeste. Capelli legati, occhiali inforcati, cartellina sotto braccio e borsa stracolma di fogli nell’altro, e aria tremendamente professionale. Niente trucco, come abitudine.

Rigirando sui tacchi, se ne esce dalla camera sbattendo la porta.

Zoe si alza con la stessa velocità di un bradipo e si stropiccia energicamente gli occhi, spostandosi i capelli dalla faccia e grattandosi il naso.

Sbadiglia e si alza barcollando, strusciandosi la pancia da sotto la canotta.

Mugugnando, raggiunge il bagno e si sciacqua con un getto abbastanza freddo che la strappa momentaneamente dal torpore della nottata.

Si asciuga e si guarda allo specchio. Ha bisogno di almeno un caffé, altro che hall… andrà diretta al bar, prima.

“A Kat deve essere tornato il ciclo… dovrò consigliarle una cura ormonale, o questo lavoro ci farà beccare un bell’esaurimento nervoso” e così dicendo, si tuffa sotto una doccia che ha tutta l’aria di durare molto più di dieci minuti.

 

 

Controlla il cellulare: nessuna chiamata.

Meglio così, non vuole altre grane.

Sarah è già in sala trucco e sta aspettando la parrucchiera. Nel frattempo ripassa a mente le battute del copione.

Joss ha avuto l’idea di girare un promo, con le scene più significative della serie.

Stamani gireranno l’incontro di Spike e Buffy a Los Angeles.

Preoccupata un po’ per la lotta che dovrà mimare, ma al contempo decisa a lasciare il meno possibile la stuntman al suo posto, prende una decisione campale.

Spegne il cellulare e si rilassa, appoggiando la testa sullo schienale della poltroncina imbottita. Chiude gli occhi e sospira.

Lentamente, dà un ritmo lento al proprio respiro, concentrandosi su qualche idea bella.

Un fiore, un prato, l’oceano… James, il suo caro amico che l’ha consolata durante la conferenza, che è sempre disposto ad ascoltarla, anche dopo tutti questi anni.

Quella sera stessa, dopo il massacro della stampa e la vomitata in diretta di Zoe, Frankie e lei avevano litigato.

Il punto era sempre quello: gelosia, degli altri uomini, ma non solo.

Del suo lavoro che rende più di quello che fa lui. L’assicuratore.

E le stesse parole, gli stessi ammonimenti.

“Distacco, Sarah. Devi staccarti dall’ambiente. È questo che ti darà successo e fama senza toccare la nostra intimità”

“Ma cosa ne sa lui di quello che io voglio?” Pensa fissando il buio delle sue palpebre chiuse.

Neppure immagina quanto desiderio di normalità, di semplicità, di vita c’è in lei.

Fin da piccola gettata in una catena di montaggio, nella quale deve svolgere il suo compito, senza potersene andare.

Non che pianterebbe tutto. Questo no.

Ama recitare, dare volto e movenze a svariati personaggi.

Ma vorrebbe essere più… libera.

Compresa.

Amata.

Rallegrata.

Un rumore di passi dietro lei la distoglie dai suoi pensieri.

Rimettendosi seduta compostamente, si prepara al trucco.

Fra un’ora sarà davanti alla telecamera guidata da Joss e i suoi capelli castani si rimpossesseranno del bagliore del grano maturo.

Solo a questo deve pensare. E solo per questo, deve gioire.

 

 

Niente moto stamattina, ma autista e un attimo di concentrazione prima delle riprese.

James rilegge il copione, ed è abbastanza teso.

Masticando una gomma che plachi l’ansia che ha allo stomaco, si rimette gli occhiali da sole e guarda fuori del finestrino.

Leticia se ne è andata da dieci giorni e le manca. Un po’. Forse troppo poco.

Si sente più rilassato, meno sotto pressione. È come se stare con lei, sia dover superare sempre un esame. E gli sembra di perdersi. Di smettere di essere quello che lui è davvero.

Anche se… avrebbe bisogno di coccole, di calore, di affetto. Di qualcuno che al suo ritorno a casa, lo accolga come l’uomo che è: fragile, insicuro, infantile, desideroso di lavorare e viaggiare, conoscere.

Intravede i tetti lucenti degli studios.

Fra poco, i suoi capelli diventeranno di nuovo platino accecante.

Bene, ha bisogno di cambiamenti.

Sorridendo, attraversa a bordo dell’auto i cancelli.

 

 

Come scende dalla macchina, sente un chiacchiericcio concitato.

E riconosce subito le due ragazze che lo hanno messo in imbarazzo e divertito come nessuno prima d’ora.

Kthrin e Zoe camminano a passo veloce verso il capannone, e gesticolano freneticamente, alzando la voce ogni tanto.

La più arrabbiata è la sorella maggiore, mentre l’altra avanza zoppicando.

James le raggiunge preoccupato che Zoe si sia fatta male o sia successo qualcosa di grave e le chiama.

“Ehi ragazze! Tutto bene?”

Zoe si volta e resta impietrita. Ancora, dopo quasi un mese, vedere il so beniamino le fa sempre lo stesso effetto. Ormai James c’è abituato e sa che fra pochi minuti riacquisterà le facoltà intellettive e oratorie.

“Questa spina nel fianco deve sempre combinarne una delle sue. Mai che si arrivi puntuali, cavolo!” sbotta Kat, evidentemente inalberata.

“Ah! – esclama lui senza saper come continuare – per consolarvi, beh, sono in ritardo pure io” e le rivolge un sorriso dolce. Che ammorbidirebbe persino un pezzo d’acciaio.

Zoe sospira e ritorna in se.

Ricominciando a camminare tutti insieme, ecco che si svela il mistero del loro ritardo.

“Il fatto è che mia sorella – fa Zoe, aggiustandosi i capelli in fretta e facendo gli occhi dolci – è un po’ rompi, e dalla fretta mi ha fatto inciampare nell’esatto istante in cui salivo sull’autobus in corsa. Così, ho perso una scarpa” dice come se fosse la cosa più naturale del mondo, continuando a mangiarsi con gli occhi l’uomo che le cammina di fianco con un’andatura tremendamente molleggiata e sexy.

“Ecco spiegato perché zoppichi” constata lui, sentendosi in mezzo ad una candid camera.

Ma dove le hanno trovate ‘ste due?

“Ma non ti ha detto tutto, la vile – sbotta Kat, puntandole un dito contro – pretendeva che l’autista tornasse indietro per recuperare la scarpa!”

“Ehi! Era una all star, di marca! Sai quanto l’ho pagata a Moonfield?”

James si passa una mano fra i capelli senza saper come continuare.

Cavolo, e lui che pensava di fare spettacolo con le sue liti con Leticia. In confronto a queste due, loro vanno d’amore e d’accordo.

Continuando a sentirle borbottare, fra spintoni e zoppicamenti, arrivano finalmente al capannone.

 

 

“Ehi”

“Ehi”

“Siamo di nuovo biondi, eh?” domanda James a Sarah. Si sono incontrati davanti alla sala trucco, entrambi cambiati e calati nei ruoli di Buffy e Spike.

Lui indossa l’immancabile spolverino, lei ha in mano un paletto.

“Accidenti, sembra non sia passato un giorno per te!” esclama lei, constatando quanto bello e sexy sia.

Non a caso era stato definito il vampiro più sexy, tempo addietro. E a suo parere, potrebbe vincerlo di nuovo.

“Tu invece sarai una Cacciatrice più matura. Più donna.”

Sarah sorride imbarazzata. Poi la voce di Cristopher li chiama sul set.

È ora.

 

 

Ciak!

Los Angeles. Esterno di un vicolo. Notte.

Una figura dalla chioma platinata combatte contro mostri dagli occhi dorati.

Si muove come un felino, salta, colpisce e infine affonda una punta di legno facendo esplodere il malcapitato in una folata di polvere.

All’ultimo avversario, un pugno laterale lo atterra.

Una ragazza bionda, gli appare di fronte. E uccide per lui il nemico.

Occhi negli occhi, per alcuni istanti. Spike si rialza massaggiandosi la mascella.

Poi il loro cerchio prende a girare.

< Vuoi ballare? > le chiede con un sorriso malizioso.

< Non abbiamo fatto altro > gli risponde lei altrettanto allettata.

Iniziano a lottare per finta, come a voler tastare loro stessi, quello che sono oggi. Come a voler sincerarsi che ci sono per davvero.

Che sono sempre loro: Spike e Buffy, amore e odio.

Niente esclamazioni di sorpresa, niente paroline dolci o occhi sgranati, solo il loro ballo senza volersi far male.

Atterrando uno sopra l’altra, alla fine Spike porge la mano a Buffy per aiutarla a rialzarsi.

< Ben tornata slayer >

< Potrei dire lo stesso di te Spike . Hai avuto un buon soggiorno qui a LA? >

< Peaches ha rotto le palle a raffica, ma non mi posso lamentare . Ti sapevo coi fiori d’arancio accanto ad un essere non proprio *normale* e piuttosto esuberante >

Lei fa spallucce < Sai com’è, non mi piacciono le arance, preferisco le mele. È interessante rivederti > lo guarda a lungo.

Lui ghigna divertito < Solo interessante love? Pensavo ad una frase a maggior effetto… che ne so, per uno che si è lasciato bruciare per salvare il culo al mondo, mi sarebbe bastato uno… sconvolgente, ecco! È sconvolgente rivederti, Spike! >

< Sono abituata alle tue entrate in grande stile > si incammina col paletto in mano, con aria sufficiente

< Yeah, sono sempre stato egocentrico > lui la segue.

< Sì me ne sono accorta. Portami da lui >

< Se hai voglia di spararti in fronte, fai pure… è sul depresso andante oggi. Credo gli si sia staccato un bottone dalla camicia > ghigna sarcastico.

< E’ rassicurante vedere che certe cose non cambiano mai >

Lui resta per un attimo indietro e la fissa camminare da dietro.

Con malinconia < sì love, certe cose non cambiano mai >

La affianca, con la solita aria da sbruffone

< C’mon slayer, ti piacerà questa città, anche se non ho ben capito cosa bloody tu ci faccia qui >

< E’ una storia lunga, Spike, comincia con un matrimonio >

 

 

STOP!

“Perfetto ragazzi! Così vi voglio! Ora prendetevi una pausa. Ricominciamo fra mezz’ora con David, Alyson e Anthony.” Urla Joss sparendo seguito a ruota da Cristopher.

James va diretto alla sua sedia e prende la bottiglietta dell’acqua. Ha una sete infernale, i riflettori sono sempre bollenti come se li ricordava e lo spolverino gli piomba addosso come una coperta di lana.

Gli si avvicina Zoe con una faccina estasiata.

“Cacchio, sei stato una bomba! Perfetto, biondissimo e agile… marò, ma come fai? Insomma, l’età non ti fa avere degli acciacchi? Perché io ho ripreso a fare gli addominali da una settimana e sono tutta rotta, tu invece sei così sciolto e molto, molto bello e sai…” per fortuna arriva Kat che se la porta via strattonandola per un braccio.

James accenna a Zoe, sempre allibito da quel tornado che lei è, che gli sorride e continua a salutarlo con la mano, e cerca con lo sguardo Sarah. Prima durante il combattimento, gli era parso di averla colpita troppo pesantemente.

Decide così di andarla a cercare nel camerino.

Bussa, ed entra invitato.

La sua amica è seduta e sta rileggendo il copione. O meglio, finge spudoratamente.

“A me non la dai a bere. Fammi vedere” le dice avvicinandosi.

Sarah lo fissa stranita.

“Cosa?”

“L’ematoma grosso come un’arancia che ti ho fatto al polpaccio… accidenti lo sapevo, dovevo costringerti a farti sostituire dalla stunt. Ma ricordo troppo bene la tua caparbietà”

“Non è niente James, lo sai anche tu che mi rovino come vengo sfiorata” (N.d.A. vera dichiarazione di Joss riguardo a Sarah)

“E allora perché lo fai? Solo testardaggine?”

“Diciamo che mi piace dartele… anche se per finta” e ride, prendendolo in giro.

James la guarda fintamente accigliato e infine le sorride.

“Dai vieni, andiamo a prenderci un caffé”

“Ok, ma forse sarà meglio se prima metto del ghiaccio su questo polpaccio” e gli fa l’occhiolino.

James scuote il capo rassegnato e l’aiuta ad alzarsi.

Insieme raggiungono i lati del set e chiedono ad uno della troupe di cercare una bomboletta di ghiaccio spray.

Mentre aspettano, l’uno accanto all’altra, Sarah lo guarda di profilo.

È proprio un bell’uomo. Così tenero e dolce, che a stento lo si riconosce quando recita le parti del cattivo. E questo conferma il grande attore che è.

“Ho qualcosa sul naso?” le chiede lui voltandosi e strusciandoselo con la mano.

“No, no - le viene da ridere – pensavo solo a quanto sei speciale, James. Sei stato l’unico ad accorgerti che mi sono fatta male. E non lo hai detto in giro. Grazie”

“Figurati tesoro, sai che sono muto come un pesce - le sorride, dolcemente – e poi sapevo del tuo ematoma perché quando ho calciato, ho beccato in pieno la tua bellissima gamba. L’hi sentita davvero bene. Scusami ancora”

“Ti pare.”

Dopo aver medicato il polpaccio, entrambi si dirigono verso le macchinette del caffé.

Una pausa, non può fargli che bene.

Distante da loro, nascosta in un angolino con lo sguardo stile radar, Zoe li fissa e ghigna.

“Qui gatta ci cova” borbotta con occhi perfidi.

Forse, ha capito più lei, di tutti quelli presenti nel set. Persino degli stessi due attori che sorseggiano bicchieri fumanti e chiacchierano del più e del meno.

Non a caso, Zoe è un piccolo genietto.

GIORNO DI RIPOSO

 

Giorno di riposo per il cast e la troupe. È una mattina soleggiata a Los Angeles e non troppo calda, il clima giusto per una passeggiata tranquilla lungo i marciapiedi affollati.

Zoe corre in bagno mentre ancora mastica una ciambella, si fa una doccia razzo col boccone in bocca, asciuga i capelli in un batter d’occhio (e grazie a Dio che li ha lisci e corposi!) e senza stendersi neppure una crema in volto, va in camera e indossa jeans, strappati e scoloriti, e una maglietta rosa a maniche corte.

Ai piedi le inseparabili Asics bianche.

“Esco!” urla in direzione della sorella china sul portatile.

“Dove vai?” le chiede Kathrin completamente assorta in testi e trame vampiriche.

“In giro. Vieni con me?”

“No, devo finire. Torna per pranzo, ok?” le ordina sorseggiando del caffé istantaneo.

Zoe si ferma un attimo, indugiando con la mano sulla maniglia.

“Diventerai pallida, brutta e grassa sempre rintanata qui dentro. E non solo non troverai marito, ma diventerai tu stessa la protagonista di un film horror!"

Kat alza lo sguardo e cala gli occhiali sul naso. Si guardano per pochi secondi, infine la sorellina esce affranta.

Kat sospira.

“Hai ragione Zoe”

 

 

“Mi ci vorrà per abituarmi a questo colore elettrico, lo sai vero?” Geremy mangia tartine salate e beve un caffé doppio. È inquieto e sta tergiversando.

James davanti a lui sorseggia una diet coke.

“Non hai idea del prurito che mi dà – ride, passandosi la mano fra i capelli – allora, cosa c’è di tanto urgente?”

L’uomo prende un profondo respiro.

“Girano delle foto in internet su te e Leticia” gli dice con aria grave.

“Lo so” risponde lui tranquillamente.

“Lo sai??? – è sbalordito – cosa significa *lo sai*???”

“Ho dato io il permesso. Sai com’è, voleva che ci vedessero insieme”

Geremy scuote il capo.

“Quella ragazzina ha troppi grilli per la testa e tu ti lasci comandare come uno senza volontà”

“Non voglio parlare di questo!” il suo tono non ammette repliche, anche se c’è troppa confidenza fra di loro perché l’altro se ne resti zitto.

“Oh, al diavolo James! Anch’io sono andato a letto con le ventenni per convincermi di essere più giovane ma non ho mai pensato di fidanzarmi con una di loro!”

“Bene, le hai usate solamente allora – agita la testa irritato e si alza – bravo, da applauso!” e sbatte le mani in una parodia agitata.

Geremy lo raggiunge e gli poggia una mano sul braccio.

“Ci siamo usati a vicenda. Loro lo sapevano, io pure. Invece Leticia si sta approfittando del tuo gran cuore e del tuo terrore di restare solo” i suoi occhi sono buoni e in essi c’è del vero affetto paterno.

“Non ho terrore –cerca di tranquillizzarlo, ora più calmo dopo aver inteso le sue intenzioni – senti, con lei sto bene e decido io della mia vita privata”

L’agente lo fissa, serio.

“Ecco bravo, ricordatelo: privata – e calca sulla parola – hai faticato non poco a mantenerla tale, cerca di non lasciarti convincere dalle sue voglie di protagonismo”

James decide che è ora di tornare a casa. Guarda l’orologio, sbuffa e si muove verso la porta.

“Hai finito? C’è dell’altro?” è stufo, lo si capisce dal suo tono oltre la sopportazione. In questo caso, è meglio passarci sopra.

“No, ho concluso”

“Bene, ci sentiamo allora” e detto questo, se ne esce sbattendo la porta non troppo forte.

“Sì, ci sentiamo” Geremy si lascia cadere sulla sedia dietro la scrivania e accende il suo sigaro cubano.

In cuor suo spera solo che James sia felice, anche se non lo vede in buone acque con quella ragazza.

In quell’istante il telefono squilla.

“Pronto? – ascolta la voce dall’altro capo – è uscito pochi minuti fa... ah capito… beh, è un problema… del tempo? Credo si possa fare, purché sia pagato lo stesso… alternative dici? – si fa pensoso, e infine un ghigno compiaciuto gli illumina la faccia irsuta – credo di averne una che fa al caso tuo. E al caso mio”

 

 

 

 

Dalla terrazza della camera Kathrin guarda di sotto, verso la piscina dell’albergo. Un sacco di persone fanno il bagno e molte donne belle e ricche si abbronzano accanto agli accompagnatori del giorno, di almeno vent’anni più piccoli.

La musica che fuoriesce dagli altoparlanti non riesce a soffocare il brusio e Kat rientra chiudendo la porta-finestra a doppio vetro.

Gettando un’occhiata allo schermo del portatile si congratula con se stessa: ha terminato un bel po’ di scene e le pare siano venute bene.

Il ticchettio dell’orologio con la gallinella che becca (spostato dalla camera da letto e sistemato accanto alla scrivania) le ricorda che Zoe è in ritardo.

Impugna il cellulare e digita il nome di sua sorella quando, un attimo prima di avviare la comunicazione, il display si illumina e comincia a trillare.

Il mittente è < sconosciuto >.

“Pronto?”

“Ciao Kat”

Un tuffo al cuore. Quella voce sognata, desiderata, pianta, emerge cristallina e così vicina…

“Richard? Sei tu?” chiede titubante, tremando impercettibilmente. Che paura che i sogni resti tali…

“Sì. Stai bene?” le domanda lui sorridendo. E lei può vederle quelle labbra sottili e baciate mille volte distendersi in un tiepido compiacimento.

“Abbastanza… e tu?”

“A riposo. Sono tornato a casa per studiare. Ho l’esame di stato fra due mesi circa”

“Sei a Moonfield??? – chiede sconvolta - Adesso??”

“Sì, sono arrivato stanotte ed ho pensato di chiamarti oggi pomeriggio… sai per non disturbare. Ti andrebbe una pizza stasera?”

Il solito ragazzo educato, per bene, gentile. Ligio al dovere e serio, molto severo con se stesso e con gli altri. Un autocontrollo da invidiare e molta sicurezza da donare.

“Oh Richard – sospira lei, desiderandolo con tutto il cuore – sarebbe bellissimo ma… ma non posso”

Sente il suo mugolio dispiaciuto.

“Ho capito. Ma perché?”

“Sono a Los Angeles”

Lui ci pensa un po’, e poi rilascia un sospiro ironico.

“Beh, è un buon motivo”

“Ho trovato lavoro come sceneggiatrice per un telefilm” gli spiega entusiasta.

“Splendido… da quanto?”

“Un mese e mezzo”

“E’ un bel po’ di tempo per scordarsi di chiamare”

Ecco, qualcosa doveva andare storto. Mai le cose vanno lisce fra di loro. Sopratutto da quando se ne è andato da Moonfield per fare la specializzazione come medico a New York.

“Te lo avrei detto”

“Certo…” dice sardonico.

“Dico sul serio – anche lei si risente – avresti potuto telefonare tu, comunque”

“Sai quanto mi prende la specializzazione!” ribatte prontamente. Solita scusa per solita scappatoia.

“Sì, ed anche il mio lavoro è… a tempo pieno!”

Lo sente sospirare. Probabilmente si sta passando una mano fra i capelli castani e starà battendo il piede a terra agitato.

“Va bene, lasciamo perdere - si è arreso, forse – mi fermo qui fino a metà settembre. Se dovessi tornare prima di allora…”

Kat lo blocca, secca.

“Se dovessi… lo farò”

 

 

 

Accende il televisore dopo tantissimo tempo, generalmente non lo guarda, ma è troppo furiosa per fare altro. È una persona integra, moralmente e professionalmente. E odia quando lui la tratta con tanta… sufficienza. Come se non contasse. Come se fosse dovuta.

No, accidenti! Lei è preziosa… lei è unica… lei è… sola.

Ecco cosa è. Di nuovo sola.

Sarah guarda l’orologio a pendolo sulla parete della sala: le 12 e 30. Ha già pranzato con un pasto ipocalorico e alle 13:00 deve incontrarsi con un giornalista per un’intervista.

E Frankie non c’è. È di nuovo fuori per lavoro, e per avvertirla le ha lasciato un foglietto attaccato sul frigo.

< Vado in Giappone, torno fra quindici giorni. Fa la brava Sassy, con amore, F. > (N.d.A.: Sassy è il soprannome di Sarah)

“Fa la brava! – ripete da sola in casa, sprofondando sul divano – mica sono una poppante!! E poi neppure un bacio, neppure una carezza…” abbraccia Thor, mentre Thyson gioca con una pallina di plastica sopra il divano.

Gli occhi le si riempiono di lacrime, quando una sigla conosciuta cattura la sua attenzione e la focalizza sulla tv.

È un programma e sta parlando del seguito di Buffy.

Sarah lascia perdere i commenti e si concentra sulle immagini: vede gli spezzoni della prima serie, quando era ancora così giovane e inesperta; quelli della seconda, i cambiamenti fisici, le parti con David e quelle con James… finchè, non vengono riproposti dei baci. Sia con l’uno, che con l’altro.

Il primo è dolce, lento, romantico. Il secondo è passionale, famelico, ardente.

E istintivamente, Sarah si sfiora le labbra e ripensa.

Quel giorno, durante le riprese. Per la parte di Smashed, quando Buffy e Spike facevano cadere una casa con un solo amplesso, le scene le avevano girate spesso, per centrare l’idea iniziale di Joss. (N.d.A. si vede dai filmati dei vari ciack)

Ma per quel bacio, in Tabula Rasa, era bastata la prima.

Ed era stato diverso dagli altri, fuori dal normale.

Le sue mani strette in vita, le labbra concitate, i respiri affrettati. Dio, era stato tutto così realistico… e lui così preso, coinvolto, presente. Lì, come se per davvero la volesse in una maniera in cui mai nessuno l’aveva voluta. Un bacio bello, sconvolgentemente bello. E in genere, lei non si lascia coinvolgere nel lavoro. Mai.

Mordendosi il labbro inferiore, Sarah spenge lo schermo e lancia il telecomando sulla poltrona che ha di fianco.

Ma cosa va a pensare?

Frankie è lontano e lei sola. Ecco perché ripensa ad una cosa svoltasi anni or sono… e per di più, una cosa finta.

Una finzione… ecco cosa le appare la sua vita: una grande, fruttuosa, frustrante finzione.

INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO

 

I° parte

 

Zoe non ha resistito all’impulso: dopo aver rassicurato sua sorella, è entrata nell’unico cinema di terz’ordine aperto all’ora di pranzo. Il film è già cominciato ma a lei non importa: vedrà < Poseidon > almeno una dozzina di volte quindi non c’è problema.

Seguendo il ragazzo con la lampadina che la accompagna al suo posto, Zoe non si accorge di star per incontrare il suo peggiore incubo.

La sua poltroncina è la 51H e nella 52H c’è Cristopher, totalmente assorto nel film e completamente rilassato.

Zoe decide di far buon viso a cattivo gioco. Non ci pensa nemmeno a tornarsene in albergo e buttare al vento i suoi 3 dollari del biglietto, prezzo fra l’altro convenientissimo.

“Ciao” fa tranquillamente.

“Ciao” le risponde l’altro soprappensiero, ma quando si rende conto di chi ha di fronte, sobbalza sul posto e torna a guardarla con gli occhi quasi di fuori dalle orbite.

“Che cavolo ci fai qui?” sclera con un tono di voce troppo alto per un cinema.

Dalle poltroncine dietro partono vari “Shhtt” e “Zitti!!”.

“Secondo te cosa ci faccio in un cinema? Lezione di cucito?” gli risponde Zoe sarcastica.

“Proprio qui dovevi venire? Los Angeles è enorme!”

“Non sapevo di incontrare uno come te, che scoppia di soldi e che veste firmato, dentro un cinema senza dolby surround durante l’ora di pranzo!”

“Per te invece è l’habitat giusto, vero?”

“Cafone!”

“Provincialotta!”

“Pezzo di sterco rinsecchito!”

Lui fa una smorfia disgustato.

“Sei volgare”

“No, sono volgare quando ti dico che sei uno stronzo!” ribatte lei offesa e combattiva.

“Smettila!” si impone lui.

“No, smettila tu!” ribatte lei.

Poi per fortuna la gente si arrabbia e fischi e rimproveri impongono ai due ragazzi di interrompere la loro guerra verbale prima che diventi pure fisica.

Cristopher rilascia un sospiro di arresa e si volta a guardarla. Zoe è tremendamente imbronciata e su di giri.

“Ok, tregua. Facciamo così: guardiamo il film ignorandoci, va bene?” cerca di essere il più convincente possibile, usando un tono lieve e pacifico.

Attende incrociando le dita: non vuole andarsene per colpa di quella ragazzina dagli occhi a mandorla e i capelli a spaghetto. Anche se, nella penombra del locale, il suo viso gli appare decisamente grazioso.

“Perfetto” dice dopo un po’ Zoe incrociando le braccia al petto senza neppure degnarlo di uno sguardo.

Il film, con le sue immagini catastrofiche e apocalittiche, continua.

 

Dopo la prima mezz’ora, Zoe tira fuori da chissà dove un cartoccio marrone, con su una scritta cinese.

Senza importarsi di far rumore, lo apre e prende dalla tasca dei jeans pure una bustina giallognola e due bacchette di legno. Immediatamente l’odore di cibo arriva al naso di Cristopher che si volta a guardarla e non crede ai suoi occhi.

Balbettando, alza l’indice e indica il contenuto del cartoccio.

“Ti sei portata appresso del cibo?? – si piega e vede dei bacarozzi arancioni – gamberetti???”

Zoe continua nel suo lavoro senza degnarlo neppure di uno sguardo.

“I pop corn qui costano 5 dollari. Questi li ho pagati 2,50 da un cinese all’angolo – apre la bustina e versa la crema di un colore indefinito su essi – mi ha regalato pure la salsa rosa!” conclude soddisfatta, prendendo un mollusco coi bastoncini e portandoselo alla bocca.

“Fai come diavolo ti pare ma tieni quella roba lontana da me, ok?” le intima Cristopher scuotendo la testa scioccato.

“Puoi giurarci mister noia!”

“Mph!”

E il film continua, col sottofondo del ruminare di Zoe.

 

Dopo un po’, i gamberetti sono rimasti in pochi nel cartoccio e Zoe si sta stancando del film (che non riesce a seguire a causa del vicinato fastidioso e noioso), così si lascia prendere la mano e fa una cosa che aveva in mente da un bel po’.

Ne prende uno fra le dita e lo lancia sulle poltroncine avanti ghignando come una pazza.

Al terzo tiro e al primo bisbiglio infastidito di una qualche persona raggiunta dal mollusco volante, Cristopher si accorge del gioco che Zoe ha cominciato.

Sempre più esterrefatto si volta di nuovo nella sua direzione e la vede accucciata al suo posto che si tappa la bocca per non ridere troppo forte ed essere scoperta.

“Non dirmi che l’hai fatto!”

Zoe non risponde, ma ne tira un altro.

“Oddio!” esclama il ragazzo credendola pazza.

Lei continua, divertendosi come mai, più dalla faccia inorridita di Cristopher che dai gamberetti tirati come freccette al bar.

“Centro!” dice poi agguantandolo per un braccio e portandoselo giù con se, scivolando sulle poltroncine.

Stavolta il mollusco è capitato fra una chioma riccia e folta che sta alla sua destra e la donna a cui appartiene se ne è accorta.

“Abbassati, abbassati!”

“Sei una piccola delinquente!” esclama lui nascosto nella penombra.

Zoe lo guarda tentatrice.

“Lo vuoi fare anche tu?”

“No, assolutamente no!”

“E dai, stai morendo dalla voglia… ti si legge in faccia” lo istiga, usando la sua malizia femminile.

“Fra poco leggerai une bella multa mi sa”

“Va beh, fa come vuoi” molla troppo in fretta la presa… ma fa tutto parte di un piano ben mirato.

Infatti, dopo neppure tre minuti, il ragazzo capitola.

“Dammene uno” allunga la mano verso di lei.

“Cosa?”

“Ho detto – le si avvicina, sorpreso dalla follia che si sta impadronendo di lui – dammene… uno solo. Oddio, perché lo faccio?”

Zoe gli rivolge un sorriso caloroso, con una punta di soddisfazione propria.

“Perché non sei così stupido come sembra – gli porge un mollusco e bisbiglia – adesso ti insegno un trucco…”

Poseidon continua e anche la pioggia di gamberetti. Un’amicizia sta per nascere, e un nuovo passatempo da attuare al cinema.

 

 

 

 

Studios di Los Angeles

 

Sono le una di notte. Le riprese stavolta hanno bisogno di un buio vero e non artificiale.

La troupe è posizionata davanti alla ricostruzione di una palazzina di Los Angeles, le luci ancora indecise su dove puntarsi.

Zoe sonnecchia su di una seggiola pieghevole, Kathrin stringe la sceneggiatura fra le mani muovendosi nervosamente su e giù, togliendosi e rimettendosi gli occhiali con frenesia.

Ci sono solo tre attori e lei non capisce il perché della presenza di David: dovevano girare la scena di un combattimento fra Spike e Buffy dentro un cimitero, ma a quanto pare tutto è stato stravolto.

Finalmente Joss arriva con quel luccichio infantile che gli accende lo sguardo ad ogni botta di genio. Ha una t-shirt e un cappellino giovanile, e porta un bicchiere di carta in una mano e un blocco di fogli nell’altra.

Lo segue Cristopher come un servo attento e severo.

“Voglio voi due maschietti qua. Fatevi vedere” ordina agli attori aspettandoli in piedi e squadrandoli da capo a piedi.

Zoe come sente che il capo è arrivato sobbalza sulla sedia e assume un’aria da pazza visionaria: occhi spalancati, sguardo fisso, chiara seminfermità mentale ottenebrata da un sonno mondiale.

“Eccomi” farfuglia contro il vento, visto che nessuno l’ha cercata, per sprofondare di nuovo nell’oblio dopo un sonoro sbadiglio.

Kat cerca di non guardarla sperando che non le diano importanza, e si avvicina al regista che sta scrutando attentamente l’abbigliamento e il trucco di David e James. Deve capire dove il boss sta cercando di andare a parare.

Nel frattempo Joss controlla i capelli ingellati del primo e quelli arricciati del secondo; la giacca elegante dell’uno e lo spolverino nero dell’altro.

“Kristen? – chiama la truccatrice – a James fai un rivolo di sangue che gli esce dal labbro inferiore” spiega indicando il punto esatto con un dito, poi si gira verso le sedie del cast e chiama Sarah già pronta per la scena che si è preparata.

“C’è un cambio di programma Sassy” (N.d.A. soprannome di Sarah)

“Cioè?”

“Gireremo due scene e farai due cambi d’abito. Per la prima sei perfetta, elegante ma non troppo”

“Cosa devo girare?”

“Due baci. Li voglio inserire nelle immagini del promo”

“Ma le battute? Non le so, sul copione non-“ si agita lei. La sua professionalità è ben conosciuta nell’ambiente e Dio solo sa quanto odi farsi trovare impreparata. (N.d.A. notizie certe dette su di lei)

Joss le accarezza un braccio per rassicurarla.

“Sarà una battuta facilissima in entrambi. Proviamo il primo, ok?” e così dicendo, chiama David e gli espone a grandi linee la situazione. Kat si siede accanto alla sorella che continua a dormire e cerca le pagine che riguardano i baci e aspetta.

Poi la voce fuori campo avverte:

CIACK!