ANGELI E DEMONI



Autrice: Tizzy

Periodo di produzione: Da Agosto 2005 in poi…

Prologo: la storia si svolge 5 anni dopo gli eventi narrati in: Il potere di un’anima.

Protagonisti: sempre gli stessi, più qualche aggiunta.

Disclamer: appartiene tutto a Joss e Co., tranne la storia narrata, quella è mia, scritta per puro piacere.

P.S.: dimenticavo, ho preso a prestito il titolo dell’omonimo romanzo di Dan Brow, ma a parte quello le due storie sono completamente diverse.



Capitolo 1



Roma (2009): La storia parte da lì.


Buffy si svegliò con l’ormai familiare senso di nausea che le prendeva allo stomaco. Si alzò di scatto e corse veloce in bagno. La storia andava avanti ormai da tre settimane, c’era solo da sperare che finisse presto.


<< Tutto bene, amore? >> chiese la voce del suo dolce maritino da dietro la porta. Avrebbe voluto rispondergli, ma era decisamente impegnata in altro. Mentre poco a poco, si placavano gli spasmi del suo stomaco, si ritrovò a ripercorrere mentalmente gli ultimi cinque anni.


Ancora non le sembrava vero di essere sposata con Spike, l’ex-vampiro si era rivelato un marito fantastico, non era perfetto, ma ci andava maledettamente vicino.

Infatti, come volevasi dimostrare, quando Buffy si decise ad uscire dal bagno, lo trovò pronto e sollecito che le tendeva una tazza di tè. Proprio quello di cui il suo stomaco aveva bisogno.


Lo ringraziò con un sorriso, che si allargò, quando vide una testolina bionda fare capolino tra le sue gambe.


<< Hai ancora la bua, mammina? >> ciangolò la piccola Jo-Ann.


La loro primogenita aveva già quattro anni e sembrava uno di quei cherubini, ritratti nei dipinti delle chiese.


Mentre Spike, la prendeva in braccio, Buffy si soffermò ad osservare la figlioletta. Soffici e riccioluti capelli color del grano, facevano da cornice ad un visetto paffuto, incredibilmente simile al suo, quando aveva la stessa età, solo gli occhi, di un vivido azzurro, testimoniavano chi ne fosse il padre.


L’avevano chiamata Joyce Ann, in ricordo delle rispettive nonne, ma Dawn, sostenendo che quello fosse un nome troppo lungo, l’aveva ribattezzata Jo-Ann. Ormai la chiamavano tutti così.


La piccola, guardava ancora preoccupata la madre e Buffy, si decise a risponderle con un sorriso. << No, mammina sta meglio, ma per guarire del tutto, ha bisogno di un bacino del suo angioletto! >>.


Ridendo, Jo-Ann, gettò le braccina intorno al collo della madre e le schioccò un sonoro bacio sulla guancia.


<< Ehi! Non vale, anch’io voglio dare un bacino alla mammina! >> esclamò Spike dando un bacio all’altra guancia.


<< Guarda che questa mammina, diventerà presto una mammona, grazie a te! >> lo rimbecco Buffy, facendo finta di essere arrabbiata.


<< A parte il fatto che c’eri anche tu quando è successo, e non mi sembrava che ti lamentassi, ma non eravamo entrambi d’accordo di dare un fratellino o una sorellina a Jo-Ann? >> ghignò lui, nel suo solito modo.


<< Io voglio un fratellino! Le sorelle rompono! >> esclamò la piccola.


<< JO-ANN! >> esclamarono all’unisono i suoi genitori, in tono burbero.


<< Non si dicono queste cose! >> la rimproverarono.


Facendo il broncio, la piccola fece finta di piangere. << Ma zia Dawn lo dice sempre! >> singhiozzò.


Spike, cadde nel tranello e si affrettò a consolare la sua farfallina (come la chiamava lui). Buffy, invece si infilò una vestaglia e si diresse a passo di marcia in cucina, certa di trovarvi la responsabile della cattiva educazione di sua figlia.


<< DAWN! Lo sai cosa ha appena detto tua nipote? Che le sorelle rompono! E indovina da chi lo ha sentito? >>.


L’incriminata, che se ne stava tranquillamente bevendo una tazza di caffè, rispose con un semplice “UPS!” e si preparò ad ascoltare l’ennesima ramanzina.


Ormai aveva ventidue anni e ancora doveva subire quella tortura. “Beh, avevo ragione, le sorelle rompono!” pensò. D’altronde però, vivere con Buffy e Spike era fantastico, non c’era pericolo d’annoiarsi, inoltre adorava la nipotina. Le grida di Buffy, intanto si continuavano a sentire anche di camera.


<< La mamma è arrabbiata con la zia? >> chiese Jo-Ann tranquilla, non era la prima volta che vedeva scene del genere.


<< Già! Ascoltami farfallina, la cosa che hai detto prima è molto brutta, voglio che tu mi prometta di non dirla più, d’accordo? >> le disse in tono serio, da padre modello.


La piccola annuì diligentemente, adorava il suo papà, la mamma era la più severa, mentre lui la faceva sempre divertire. Ma quando lo vedeva serio come in quel momento, capiva che era meglio fare come diceva lui. Incredibile a dirsi, ma era a lui che obbediva di più!


Spike, rassicurato di aver fatto il suo dovere di genitore, prese a fare il solletico al pancino della piccola, la quale proruppe in una risata gioiosa. Quelli erano i momenti che l’uomo amava di più, coccolare la sua piccolina.


Ora era arrivato però il momento di darsi da fare in cucina, Buffy infatti, non aveva fatto molti progressi in quel campo, risultato toccava sempre a lui cucinare, doveva preparare la colazione per tutti, altrimenti sarebbero andati avanti con cibi precotti e latte e cereali.


Era a preparare le frittelle, quando squillò il telefono e fu Dawn ad andare a rispondere. << E’ Giles! Vuole parlare con te! >> disse mentre gli tendeva la cornetta.


<< Digli che ora non posso (altrimenti si bruciavano le frittelle!), fatti dire cosa vuole, casomai lo richiamo! >> rispose. Spike era adorabile, con un grembiulino a fiorellini e la paletta in mano, un vero duro non c’è che dire!


<< Dice che devi presentarti entro le dieci in sede! C’è una riunione a cui devi partecipare! Ah…dice che prima, devi passare a prendere Angel! >> gli riferì Dawn al termine della telefonata.


Qualcosa doveva bollire in pentola, visto che questa riunione non era in programma.


Molte cose erano cambiate in questi cinque anni, ora Spike non era più un semplice consulente del consiglio, ma uno dei capoccia, secondo solo a Rupert. Questo comportava una maggiore mole di lavoro, ragion per cui aveva dovuto abbandonare l’insegnamento, con grande dispiacere per i suoi allievi (soprattutto ragazze!) e soddisfazione di Buffy, che mal sopportava che il suo uomo fosse tanto corteggiato.


Anche per Angel le cose erano cambiate, ora era di nuovo umano, ed aveva anche lui un ruolo attivo nel consiglio, sia come membro, sia come osservatore. Si occupava infatti delle cacciatrici di Los Angeles, città in cui era tornato a vivere, per stare vicino a suo figlio Connor.


Spike, aveva fatto decisamente dei passi avanti, nell’arte del teletrasporto, potere di cui ora si serviva senza problemi. Ecco spiegato come avrebbe fatto in pochi minuti a passare da Roma a Los Angeles, per andare poi a Londra.


<< Buffy, dimenticavo, ti saluta! E vuole che dia un bacione a questa bella bambina! >> aggiunse Dawn, schioccando un bacio alla soffice guancia della sua nipotina.


La piccola rise, contenta, ma subito dopo chiese: << Devi andare via papi? >>


<< Sì, farfallina. Nonno Rupert ha bisogno di parlarmi. Ma ora mangia, su da brava. >> disse allungandole un piatto su cui aveva messo una grossa frittella, che aveva decorato con un filo di cioccolata, in modo da disegnare così un’allegra faccina.


Frittella che Jo-Ann si affrettò subito a portarsi alla bocca, impiastricciandosi così tutta. Buffy da madre modello prese subito a pulirla con un tovagliolo, poi guardando la sua di frittelle esclamò: << Ehi! Non vale! Perché la mia non è decorata e quella di Dawn, si? >> chiese imbronciata.


A Spike piaceva un sacco quando faceva così, vale a dire fare il broncio, tanto è vero che non le aveva decorato apposta il piatto.


<< E va bene, golosona. Poi però se ingrassi, non prendertela con me! >> le rispose ridacchiando e decorando velocemente anche la sua frittella.


<< Gli hai fatto tutta la bocca storta. E poi…io ora devo ingrassare. Devo mangiare per due…rammenti? Quindi ora me la godo, e poi se non ricordo male…..a te piacevo cicciotella. Vorrà dire che quando il bambino sarà nato, farò una dieta. >> gli rispose facendogli la linguaccia.


In effetti era vero, quando Buffy aspettava Jo-Ann, a Spike non dispiacevano affatto le sue forme arrotondate. Aveva coniato anche dei nuovi nomignoli per lei, cocomerina mia, panciottina e via così di seguito. << A me piaci sempre e comunque Honey. Questo lo sai. >> le disse dolce.


<< Ripetimelo stasera, quando non ci saranno orecchie innocenti a sentire. >> gli sussurrò lei all’orecchio, facendogli uno sguardo inconfondibile.


Sguardo che infiammò immediatamente Spike, il quale non resistette e le diede un “casto” bacio sulla bocca. Uhmm sapeva di cioccolato.


<< Anch’io voglio bacini, bacini. >> saltò su la bambina, vedendo il padre e la madre baciarsi.


Immediatamente i due genitori, la baciarono su entrambe le guanciotte. Quello era un rito piuttosto frequente, vista a facilità con cui Buffy e Spike si baciavano, nonostante fossero sposati ormai da alcuni anni, e la piccola ne approfittava sempre per avere qualche coccola supplementare.


Chiusa la piccola parentesi familiare, i quattro, presero a prepararsi per la giornata. Dawn doveva andare all’università, Buffy stava vestendo la bambina, in modo da poterla poi portare al parco giochi. Spike, si diresse verso l’armadio dal quale tirò fuori il suo spolverino. Non era lo stesso che era misteriosamente scomparso a Los Angeles (se ne erano accorti in un secondo tempo. Chissà che fine aveva fatto?), ma uno che gli era stato regalato da Buffy, prima del matrimonio.


Jeans neri, maglietta nera, spolverino nero e capelli ossigenati. In questo non era cambiato affatto. D’altronde a Buffy piaceva proprio così, quindi perché cambiare look? Quanto all’invecchiare, per ora non si vedeva nessuna nuova ruga, in fondo all’anagrafe aveva solo trentatre anni, era nel fiore della vita insomma!


<< Io vado! Jo-Ann mi raccomando, fai la brava e proteggi la mamma al posto mio, ok? >> disse dando un bacio sulla fronte della bambina. Si salutavano sempre così, in questo modo la piccola si sentiva importante e non faceva i capricci. Un veloce bacio anche a Buffy e dopo aver salutato anche Down, puff, scomparve, per poi riapparire pochi istanti dopo a Los Angeles, nell’appartamento di Angel.


**********


Come al solito, lo trovò che si rimirava nello specchio del bagno. Da quando era tornato umano era diventato un vero vanesio.


Se ne stava ad ore a specchiarsi, con la scusa di aggiustarsi i capelli, se continuava così però rischiava che gli rimanessero in testa tre peli. Colpa dei chili di gelatina con cui si impiastricciava.


<< Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più brutto del reame?….Sei tu! >> esclamò prendendolo di sorpresa e facendogli fare un sobbalzo che gli fece spremere di botto, il tubetto del gel che si stava mettendo in testa.


<< Spike! Accidenti a te, ma non potresti avvertire quando appari? Guarda, mi hai fatto rovesciare tutto il gel. >> sbraitò Angel, arrabbiato.


<< Sì, come no! Mi faccio istallare un campanello. Ma che sei scemo? Mi spieghi come faccio ad avvertire? Piuttosto vedi di sbrigarti, Rupert ci aspetta e non voglio rischiare di arrivare in ritardo per colpa tua. >> gli disse in tono semiserio.


In realtà era maledettamente divertente prenderlo sempre di sorpresa, avrebbe potuto apparire un poco più in là e chiamarlo, oppure usare la telepatia (ora aveva anche questo potere) per avvertire che stava arrivando, invece gli appariva sempre alle spalle e molto spesso i risultati erano spassosi come ora.


Angel infatti, si era rovesciato un chilo di gel sulla testa ed ora gli colava tutto sul viso. “Peccato che non fosse muco paralizzante di un demone Fioral, l’effetto sarebbe stato ancora più divertente.” pensò Spike, e gli venne un’ideuzza in proposito, chissà cosa sarebbe successo se avesse scambiato il gel di Angel e…


Nel frattempo Angel per risolvere la situazione, dovette mettere la testa sotto il lavandino e sciacquarsi per bene. Poi, visto che erano in ritardo, fu costretto ad asciugarsi alla bell’è meglio. Risultato… sembrava un porcospino, con tutti i capelli sparati per aria.



Capitolo 2



Quando i due arrivarono alla sede del consiglio, Giles diede uno sguardo ai capelli di Angel e sospirò, era peggio del solito.


Non è serio, non è per niente serio! Ma chi me lo ha fatto fare di assumerlo nel consiglio?!? Ah già, è stato Spike. Ma questa me la paga!” stava pensando l’ex-osservatore e ora capo. << Spicciatevi voi due, gli altri sono già arrivati. >> disse loro severamente.


Angel intanto stava cercando di appiattirsi i capelli, con l’unico risultato che se prima erano sparati in aria, ora andavano dritti da tutte le parti!


<< Non è colpa mia, ma della strega cattiva qui presente. >> esclamò ghignando Spike. Ottenne in risposta due sguardi, uno scocciato e uno perplesso. << Lo specchio…ha presente? Quello parlante? >> disse cercando di spiegarsi.


Compreso finalmente il gioco di parole, neppure Rupert riuscì a trattenere una risatina, mentre spalancava la porta che dava nella sala riunioni del consiglio.


Erano effettivamente tutti lì, Willow che si occupava della sezione magica e del reparto informatico (proprio così, finalmente Giles si era deciso ad utilizzare i computer, anche se continuava a preferire i libri), Xander che ora istruiva i nuovi osservatori (in tutti gli anni che aveva passato al fianco di Buffy, di cose ne aveva imparate), Andrew che si occupava di reclutare le nuove cacciatrici (inspiegabilmente, era portato per questo lavoro), Gunn (che ora viveva stabilmente a Londra e si occupava della parte legale), Illyria ( lei non aveva una vera e propria funzione, diciamo che faceva un po’ da segretaria) e Wood (ehi, lui che ci stava a fare?). Vi erano inoltre dei vecchi bacucchi, erano i vecchi osservatori scampati all’esplosione della sede, a causa di Caleb.


L’unica persona che non era lì, proprio perché non voleva esserci era Buffy. La cacciatrice infatti, pur continuando a fare il suo lavoro (beh ora era in maternità!), addestrando le nuove leve e continuando a combattere il male, si era fermamente rifiutata di fare parte del consiglio, non ne voleva sapere di impicciarsi in faccende burocratiche. C’era Spike che già se ne occupava, quindi lei si era ritirata tutta contenta.


Con un colpo di tosse, Giles, dopo aver atteso che gli ultimi arrivati si accomodassero, prese la parola. << Abbiamo indetto questa riunione d’emergenza, a causa di una serie di eventi che devono essere esaminati. Al fine di scoprire cosa stia accadendo. >> disse mentre si toglieva gli occhiali per pulirli.


Quel gesto non piacque molto a Spike, (al pari di Buffy che si era fatta un’idea precisa in proposito) quando Giles faceva così, voleva dire che non c’era niente di buono in arrivo. << Apocalissi in arrivo, Giles? >> chiese con la sua solita aria scanzonata Spike. A guardarlo in volto però si vedeva che era serio.


<< Al momento non sappiano quale sia la gravità della situazione. Ecco perché ho fatto venire qui Robin Wood, lui deve riferirci alcuni fatti accaduti a Cleveland. >> spiegò teso l’ex-osservatore. “Ecco spiegata la sua presenza qui” pensò Spike.


Robin Wood, che si era nel frattempo sposato con Faith (anche lei non ne voleva sapere del consiglio), viveva con sua moglie a Cleveland, dove assieme ad un nutrito gruppo di cacciatrici, controllava la situazione della bocca dell’inferno che si trovava lì. Essendo un punto nevralgico di emanazioni mistiche e demoniache, ne capitavano sempre di tutti i colori (come era stato a Sunnydale), ma fino a quel momento, non si era mai ritenuto necessario indire una riunione al riguardo.


Questo significava solo una cosa, la faccenda era molto più preoccupante di quanto Spike avesse sospettato all’inizio. Un brivido di freddo prese a scorrergli lungo la schiena, effettivamente erano un paio di mesi, che percepiva qualcosa di strano nell’aria. Aveva scoperto di avere anche questo dono, vale a dire, riuscire a percepire certe emanazioni, un annetto dopo che si era sposato, ma fino a poco tempo fa si era trattato solo di robetta, niente d’importante, ma ultimamente gli accadeva di svegliarsi nel bel mezzo della notte, sudato marcio e con il cuore che batteva a precipizio.


Non ne aveva fatto parola con nessuno, visto che le sue sensazioni erano vaghe e confuse. Perché mettere tutti in allarme se neppure lui sapeva cosa potessero significare? Qualcosa però gli stava dicendo che stava per scoprire cosa ci fosse sotto.


Infatti Giles, dopo aver fatto a Wood il cenno di parlare, si era seduto al suo posto, mentre il nuovo osservatore si alzò e prese la parola.


<< A dire il vero, non so nemmeno come fare a dirlo, non vorrei che si arrivasse a conclusioni azzardate, ma ho pensato che fosse meglio informare il consiglio in proposito. >> iniziò a dire impacciato.


<< Poche ciance, Robin! Dì quello che devi, senza tanti giri di parole! >> ghignò Spike nascondendo il suo nervosismo.


Per quanto potesse sembrare strano, mentre gli altri lo guardavano male, Robin gli fece invece un sorriso di gratitudine.


Ritrovarsi lì, davanti a tutte quelle persone, che ne sapevano più di lui sull’argomento, lo aveva fatto ritornare ad essere un impacciato ragazzino, invece dell’affermato osservatore che era adesso. La battuta di Spike lo aveva risollevato, con i suoi soliti modi bruschi l’ex-vampiro gli era stato d’aiuto a tirare fuori il meglio di sé.


In quei cinque anni ne avevano avuto di tempo per chiarirsi. Avendo la possibilità di conoscerlo meglio, aveva compreso che in Spike, c’era rimasto ben poco del crudele vampiro che aveva ucciso sua madre. Se la bestia viveva ancora in lui, era cambiata così tanto da essere irriconoscibile. Ora ne aveva stima ed affetto, lo considerava un amico, per le difficoltà che aveva affrontato per poter cambiare, salvando al contempo l’anima di sua madre; più che per aver salvato il mondo un paio di volte.


<< E’ cominciato tutto in sordina, ripercorrendo i fatti, ci siamo resi conto che le prime avvisaglie sono iniziate un paio di mesi fa. >> iniziò di nuovo a spiegare, e questa volta non ci furono interruzioni.


Il brivido di freddo si intensificò, Spike dovette mordersi l’interno della guancia per non fiatare e non far capire agli altri, cosa gli succedeva. “Dunque, le mie percezioni…sono iniziate proprio nello stesso periodo” pensò.


<< All’inizio, sono scomparsi alcuni dei demoni pacifici, che talvolta ci aiutavano, dandoci delle informazioni. >> proseguì Robin.


Il pensiero di Spike corse a Clem, per fortuna l’amico demone tre anni prima aveva lasciato Cleveland, dove prima viveva, ed ora stava a Roma, vicino a loro.

Clem infatti si era molto affezionato alla piccola Jo-Ann, stanco di vederla solo quando Spike la portava in visita da lui, aveva deciso di trasferirsi armi e bagagli, per stare vicino a colei che considerava come una nipotina.


Era anche un ottimo baby-sitter e spesso, quando Buffy e Spike volevano stare un po’ da soli, ne approfittavano. Sempre se Down non era disponibile. Beh a dire il vero, facevano un po’ tutti a gara per tenerla, da Giles a Xander e Willow.


Andrew, invece c’era da lasciarlo perdere, da quando gli aveva fatto venire gli incubi, raccontandole, invece della solita favoletta della buona notte, la trama del Signore degli anelli. Anche se Jo-Ann, era abituata a sentire e a vedere cose strane, l’idea di due poveri ometti, che affrontavano prove terribili per gettare un anello maledetto nel monte Fato, l’aveva fatta piangere e disperare. Dopotutto aveva solo quattro anni.


Intanto però Robin aveva continuato a parlare e Spike si vide costretto a mettere da parte i suoi pensieri.


<< In seguito, per un po’, è regnata la calma, una calma molto strana, durante le ronde, le ragazze erano fortunate se riuscivano a trovare un vampiro. >>


Questo sì, che è strano! Di solito vicino alla bocca dell’inferno, l’azione non manca mai.” pensò Spike.


Un identico pensiero, dovette passare per la mente di tutti gli astanti. Beh, non proprio di tutti, Andrew ad esempio, sembrava che fosse su un altro pianeta, tanto la sua faccia era assente, chissà a che diavolo stava pensando.


E poi c’era Illyria, lei almeno cercava di seguire il discorso, ma era evidentemente annoiata, a lei piaceva l’azione e per ora non se ne era parlato molto.


<< Poi la situazione è sembrata tornare alla normalità, la solita routine insomma, ma a guardare bene, c’era un’insolita frenesia in alcuni demoni che abbiamo ucciso. Uno di loro, prima di morire, ha lanciato un funesto avvertimento alla ragazza che lo ha eliminato. “Molto presto piangerete lacrime di sangue!”, ha detto. Lì per lì, non ci abbiamo dato peso, capita sovente che i demoni, ci dicano che ci pentiremo per quello che stiamo facendo. Ma tre sere fa, è successa una cosa che ha rimesso in discussione quell’avvertimento. Dopo aver indetto una riunione con tutte le ragazze, abbiamo pensato che forse era meglio, informare il consiglio. >> concluse per il momento Robin, asciugandosi il sudore dalla fronte.


<< E cosa può mai essere successo di tanto grave, da farti correre subito qui? >> chiese Xander, interpretando il pensiero di tutti.


<< Una delle nostre ragazze, Roxane, è stata aggredita da ben tre Umber-vamp. E’ riuscita a scappare appena in tempo e a dare l’allarme, prima di venire aggredita. Quando le altre sono arrivate, era conciata piuttosto male, ma si riprenderà, visto la sua costituzione da cacciatrice. >> aggiunse Robin, per rassicurare gli altri. Poi continuò. O meglio ci provò, ma Angel la batté sul tempo e prese la parola.


<< Anch’io ho incontrato degli Umber-vamp in Romania, erano almeno una ventina e lavoravano per un demone locale, che sottometteva gli abitanti della zona. >> disse, ripensando a quanto si era rivelata difficile la sua missione, per far annullare la maledizione che regnava sulla sua anima.


Si era rivelata un’impresa quasi impossibile, ed aveva rischiato di morire decine di volte, ma alla fine ce l’aveva fatta, aveva ucciso i nemici, guadagnandosi la stima e l’affetto dei gitani, i discendenti di coloro che lo avevano maledetto. Conseguenza, era finalmente diventato proprietario di un’anima senza restrizioni e si era così avverato il desiderio che Spike aveva ottenuto dalle forze dell’essere. Era tornato umano.


**********


Sia Giles che gli altri sapevano che degli Umber-vamp, erano sopravvissuti al crollo della bocca dell’inferno di Sunnydale, occasionalmente, in quegli anni ne era stato ucciso qualcuno, ma si trattava sempre di casi isolati. Ma venire a sapere che ben tre avevano attaccato una cacciatrice a Cleveland e che, Angel ne aveva incontrati così tanti, tutti insieme, dava da pensare.


C’era una cosa inoltre che Giles non sapeva, vale a dire come avesse fatto Angel a tornare umano. Si era sempre tenuto sul vago di proposito. Come se volesse mantenere segreta la cosa. Quello era il primo accenno spontaneo che Angel faceva sul suo viaggio in Romania. La scoperta che avesse incontrato degli Umber-vamp gli giungeva nuova, si fece quindi un appunto mentale di chiedergli maggiori chiarimenti in proposito, quando la riunione fosse finita. Era ora che dicesse come erano andate le cose, volente o nolente.


Visto che nessuno aveva commentato l’appunto di Angel, ma se ne erano rimasti tutti seri e pensierosi, Robin decise di continuare con la sua relazione, aveva ancora una cosa da dire, la più importante.


<< Quello che ci ha dato da pensare, è che la ragazza, ci ha riferito che insieme agli Umber-vamp, ha visto due strani tipi, vestiti con una tonaca, che sono scappati non appena le altre ragazze sono sopraggiunte. Lei non era presente sei anni fa, a Sunnydale, ma dalla descrizione che ne ha fatto….sembrava quasi….che descrivesse i servi….del Primo. >> concluse con il fiato corto.


Ecco, Robin aveva appena sganciato una bomba. L’effetto che le sue parole avevano sortito, potevano spiegarsi solo così. Tutte le persone, presenti nella stanza avevano, chi più chi meno, avuto a che fare con il male primordiale.


Gli uomini più anziani erano impalliditi, memori dell’esplosione che aveva distrutto il precedente consiglio.


Willow aveva iniziato ad agitarsi sulla sedia e si era stretta le braccia al petto. Xander, si era toccato istintivamente, l’occhio bendato, mentre l’altro lanciava lampi di paura.


Ad Angel, si erano stranamente rizzati i capelli in testa (letteralmente intendo), al ricordo delle torture mentali del Primo.


Ad Illyria erano lampeggiati gli occhi, sapeva che colui che era stato tirato in causa era il boss dei boss delle forze del male alle quali lei una volta apparteneva. Persino lei lo temeva e ne rispettava l’immenso potere.


Persino Andrew era tornato sulla terra, ed aveva lanciato un urletto, balzando in piedi di scatto, facendo così cadere la sedia, ed il botto che ne era seguito, aveva scosso, per il rumore improvviso, i nervi di tutti.


Solo Gunn, era rimasto relativamente calmo, lui del Primo ne aveva solo sentito parlare, e non avendone un’esperienza diretta, non ne era così terrorizzato come gli altri.


E poi c’era Spike. Era rimasto incredibilmente immobile, apparentemente tranquillo, anche quando gli altri erano sobbalzati per il rumore della sedia che cadeva. Gli altri ebbero l’impressione che come al solito non avesse preso la cosa molto sul serio. Persino Angel, che credeva di essere quello che lo conosceva meglio, non se ne fece cruccio.


Giles invece lo fissò negli occhi, e quello che vide, lo spaventò di più delle parole di Robin. Spike era rimasto impassibile, perché quella informazione, non doveva essergli completamente sconosciuta, al contrario doveva essergli servita per confermare qualcosa che sapeva gia. Il male si stava veramente risvegliando nel mondo.


Questa fu la sensazione che Giles provò, guardando gli occhi cupi di Spike. Oramai aveva imparato a conoscerlo piuttosto bene, a parte Buffy, forse era veramente l’unico che riuscisse a capirlo solo con uno sguardo. Quello era il risultato delle loro lunghe chiacchierate, sul senso della vita e altre amenità simili. Quei lunghi discorsi gli avevano insegnato, che c’era in Spike molto di più di quanto lui stesso facesse vedere.


Si chiese come avesse fatto a non accorgersi prima che stava nascondendo qualcosa. Si chiese se anche Buffy ne fosse all’oscuro, forse Spike aveva volutamente cercato di tenerglielo nascosto, visto la sua attuale delicata situazione. Ma non appena la riunione fosse finita, voleva saperne di più. Angel, poteva aspettare, ma Spike no.


<< Quindi, il primo sta tornado alla carica. E a quanto pare questa volta vuole fare le cose in sordina. Evidentemente lo scorno della volta passata gli ha insegnato che non conviene farsi tanta pubblicità. Voleva prenderci di sorpresa, senza darci il tempo di organizzare una difesa, ma per sua sfortuna, quella ragazza ha visto qualcosa che non doveva, ecco perché ha cercato di farla eliminare, ma lei per fortuna si è salvata ed ha potuto informarci. >> disse Spike in tono quasi di scherno, ma che a ben guardare era mortalmente serio.


<< Questo ancora non lo sappiamo. E’ appunto di questo che parlavo, quando vi invitavo a non saltare alle conclusioni, forse le cose non stanno così, ma in ogni caso abbiamo pensato che fosse meglio correre ai ripari. >> cercò di dire Robin, cercando di dare una speranza alla quale, sembrava non crederci molto nemmeno lui.


Una cosa era certa, Spike non ci credeva di certo. Giles guardandolo, notò la sua espressione fortemente scettica, al tentativo di alleggerire la tensione, di Wood. “Sì, non appena la riunione sarà finita, dovremo fare due chiacchere.” gli disse con lo sguardo, sperando che Spike lo notasse.


Da come restrinse gli occhi e accennò leggermente con la testa, Rupert, comprese che Spike, non si era limitato a leggergli negli occhi, ma che gli aveva proprio letto nella mente. Tipico di Spike, invece di usare la telepatia per rispondergli, aveva preferito fargli un gesto.


Gesto che però, era stato intercettato da Angel, il quale guardò interrogativamente ai due. Anche se aveva perso tutti i suoi vecchi sensi di vampiro, era pur sempre un uomo con alle spalle più di tre secoli di esperienza, le occhiate che quei due si erano rivolti, non dicevano niente di buono.


Andrew, intanto era ancora nel pallone, nemmeno lui si era sentito rassicurato dalle parole di Robin, anzi, nella mente continuava a girargli la stessa domanda.


<< Ma io credevo che il Primo, fosse stato sconfitto! Che tu lo avessi eliminato! >> disse piagnucolando in direzione di Spike, il suo eroe.


<< Il primo male, può essere sconfitto, ma non eliminato. Come ci disse l’occhio di Beljoxa, egli è sempre esistito ed esisterà sempre. Non è mai esistito qualcosa che potesse eliminarlo definitivamente, poiché lui è la fonte stessa del male. >> spiegò con voce piatta, l’ex-osservatore.


Nella sala cadde un silenzio opprimente, ancora una volta, coloro che lo avevano affrontato, provavano un senso di ineluttabilità, una sensazione di disperazione all’idea di doversi ancora scontrare con una simile entità.


<< E allora che si fa? >> chiese Xander, che riuscì per primo a ritrovare la voce. “In fondo, lo abbiamo già sconfitto una volta, possiamo sempre ripeterci.” si era detto mentalmente, cercando di farsi forza.


<< Presumo che faremo come al solito, per ora ricerca. Non sappiamo cosa abbia in mente di fare il Primo, prima sapremo quali sono i suoi obbiettivi, meglio sarà. >> disse Willow, cercando di sorridere incoraggiante agli altri.


<< Cosa credi che voglia fare? Venire a prendere il tè da noi? Non credo proprio…vorrà distruggere il mondo, come al solito. Piuttosto dobbiamo scoprire come intende agire questa volta. >> la rimbeccò Spike, ghignando.


La sua battuta, anche se mal vista dai più anziani, riuscì a risollevare gli animi dei presenti, che presero a ridacchiare all’idea del Primo, che tutto compito si beveva un tè. Magari fosse stato quello il suo obbiettivo, pensarono tutti.


<< Willow, ha almeno in parte ragione, dobbiamo fare delle ricerche. >> esclamò Giles, tutto serioso, il solito guastafeste insomma. << Ma è anche necessario prendere degli altri provvedimenti. >> aggiunse.


Gli altri si misero quasi sull’attenti, c’erano direttive in arrivo, lo sentivano. Infatti…


<< Willow, tu farai qualche giro per le varie dimensioni, per scoprire se qualcuno sa dirci qualcosa in proposito. Porta Andrew con te, in due riuscirete a raccogliere maggiori informazioni. Xander, tu invece dovrai metterti in contatto con tutti gli osservatori e raccomandare loro di riferire anche il più piccolo particolare che potrebbe risultare strano, inoltre devono mettere in allerta le cacciatrici, non sappiamo come e quando, ma soprattutto dove il Primo intenderà attaccare, quindi è meglio essere preparati. Wood, tu tornerai a Cleveland e tieni gli occhi aperti, più tardi ti rimanderò indietro con Spike, per vedere se riesce a percepire qualcosa. Angel, invece tu puoi tornare a Los Angeles, cerca di parlare con qualcuno delle tue vecchie conoscenze, magari sanno qualcosa. >> disse con tono di comando Giles che si rimise gli occhiali, dopo esserseli puliti per l’ennesima volta.


**********


Ecco, erano tutti sistemati. A ciascuno di loro era stato assegnato un incarico. Uno alla volta presero a sfollare la sala delle riunioni, ciascuno di loro diretto a fare il proprio dovere. Willow e Xander, prima di uscire, si accostarono a Spike.


<< Ehilà, Spike. Come sta la famigliola felice? E’ almeno da una settimana che non sento Buffy e non vedo il mio tesoruccio. E Dawn che fa? >> esclamò Xander, dando una pacca sulla schiena a quello che ormai considerava il suo migliore amico.


<< Buffy ha ancora le nausee mattutine? Ormai dovrebbero esserle passate, visto che sta per entrare nel terzo mese. >> aggiunse Willow, prendendolo sotto braccio.


Anche Giles e Angel si erano avvicinati al gruppetto, e Rupert, sentendo quale fosse l’argomento di discussione, cercò di avere pazienza, dopotutto interessava anche a lui sapere come se la passava, quella che considerava la sua famiglia.


Spike sorrise ghignando, vedendo come invece si rabbuiava Angel, dopo tutti quegli anni, ancora non aveva accettato a pieno che Buffy lo avesse scelto al posto suo. Sorrise ancora di più apertamente, sì, forse era meglio parlare di un argomento che avrebbe sollevato un po’ l’animo di tutti, beh, non proprio di tutti, ghignò.


<< Ne soffre ancora un po’. Ma adesso va meglio, ha la nausea appena si sveglia, ma poi gli passa e sta bene per tutto il giorno. Jo-Ann invece, è una vera birba, sapeste cosa ha detto, proprio stamattina. >> disse tutto orgoglioso.


Subito dopo, si apprestò, dietro le loro insistenze, a raccontare della sua uscita sulle sorelle. La risata generale che ne seguì, gli riscaldò il cuore, adorava parlare della sua piccolina ed avere un pubblico così partecipe lo rendeva ancora meglio. Raccontare tutte le piccole monellerie e progressi che la sua farfallina faceva, riusciva sempre a metterlo di buon umore, soprattutto quando invece, le preoccupazioni si facevano sentire come ora.


<< E Dawn a che punto è con la tesi? Questa mattina mi sono scordato di chiederglielo per telefono. >> chiese Giles, interessato. Considerava la ragazza come un’altra figlia aggiuntiva, oltre a Buffy, e se ne sentiva responsabile.


Dawn, aveva quasi finito l’università, aveva dato tutti gli esami a tempo di record, doveva solo dare la tesi e presto si sarebbe laureata, con due anni di anticipo. Aveva scelto lingue antiche, visto la sua predisposizione nel tradurre gli antichi testi, inoltre non appena avesse finito, aveva già un lavoro assicurato nel consiglio, visto che aveva scelto quello studio proprio in previsione di tale evento.


<< Le manca poco, questa mattina doveva passare dall’università per consultare alcuni testi, ma ne sta venendo fuori un bel lavoro. Sono certo che si laureerà con il punteggio massimo. >> Spike era orgoglioso anche di questo, in fondo l’aveva aiutata lui a studiare e a prepararsi.


Dawn, più che come una sorella, la vedeva come una figlia. Dopotutto la conosceva da quando era poco più che una bambina, l’aveva vista crescere e diventare una stupenda ragazza, ed ora si comportava proprio come un padre con lei, vagliando attentamente le sue conoscenze maschili. Aveva un po’ storto la bocca, quando aveva scoperto che si vedeva spesso con Andrew, che in fondo non era un cattivo ragazzo, ma troppo strano per i suoi gusti. Per fortuna, si era poi scoperto, che erano solo buoni amici. Voleva qualcosa di meglio per la sua briciola, come continuava a considerarla nella sua mente. Guai però a chiamarla così, si sarebbe infuriata.


<< Lei e Connor, si mandano spesso delle e-mail. Lui non vede l’ora di poter passare un po’ di giorni a Roma, questa estate. Ma se le cose dovessero mettersi male, ti dispiace, se te lo mando un po’ prima? Mi sentirei più sicuro se lo sapessi lì. >> disse Angel mesto.


Tutti si rabbuiarono all’istante, sentendo quelle parole che li avevano riportati alla dura realtà. Spike, inoltre non sapeva più di quale cosa essere maggiormente turbato, dell’idea che potesse esserci del tenero fra la sua briciola e il figlio di Angel, o della imminente catastrofe che sentiva si stava preparando.


<< Già! Brutta storia, vero? >> esclamò Xander, rimuginando fra sé e sé. Non solo per colpa del Primo, aveva perso un occhio, ma aveva soprattutto perso la donna che amava. Anya, era ancora presente nel suo cuore, per quanto avesse cercato di superare la sua perdita. Ed ora chissà cosa avrebbe perso questa volta, sperava con tutto il cuore che le cose non andassero come la volta precedente.


Willow invece si limitò ad annuire e strinse ancora di più il braccio di Spike, come a cercarne conforto. Nemmeno a lei le cose erano andate bene, sì, aveva imparato ad usare al meglio i suoi poteri, ma questo non le impediva di sentirsi sola, a volte. Le cose fra lei e Kennedy non avevano funzionato, si erano lasciate un anno dopo il matrimonio di Buffy e Spike. Da allora era sola, aveva deciso di non buttarsi più a capofitto in una relazione come quella, che le aveva solo lasciato l’amaro in bocca. Voleva trovare qualcuno di più dolce e comprensivo di Kennedy, qualcuno il più simile possibile alla sua dolce Tara. Tara, che ancora occupava i suoi sogni e la faceva piangere lacrime solitarie.


Come se avesse sentito il suo turbamento (e forse era proprio così), Spike le strinse la mano appoggiata sul suo braccio, cercando di consolarla. Il caldo sorriso che ricevette come risposta, gli disse che lei aveva apprezzato il suo gesto.


Visto che nessuno aveva commentato quello che aveva detto, Xander si sfregò le mani e disse: << Bene, sarà meglio che mi sbrighi, se voglio contattare tutti gli osservatori prima di stasera, ho un appuntamento per cena, con un vero bocconcino. >> avrebbe voluto strizzare un occhio, ma visto che ne aveva solo uno, si vide costretto a fare un semplice alzamento del sopracciglio.


<< Che sarà questa volta? Un demone o un vampiro? >>esclamò Willow, sbeffeggiandolo. E Xander fece prontamente il broncio. In effetti, quasi tre mesi prima, la sua accompagnatrice, si era rivelata un vampiro e se non fosse arrivato Spike, a salvarlo se la sarebbe vista brutta. Già, ora Spike non sentiva solo quando Buffy era in pericolo, ma per sua disgrazia, anche quando gli altri del gruppo lo erano.


In effetti quella sera era felicemente occupato, con Buffy. Quando aveva sentito il richiamo disperato di Xander, e era dovuto accorrere, in “mutande”, in suo aiuto. Per fortuna che la cosa aveva richiesto solo poco tempo, ed era potuto tornare nel suo bel letto caldo, fra le braccia appassionate del suo amore. Chissà se era rimasta incinta proprio quella sera? Si chiese.


Anche gli altri ridacchiarono. Ormai quella di Xander era diventata una favoletta, forse qualcosa della magia di Willow gli era rimasta appiccicata addosso, visto che immancabilmente, prima o poi, finiva per scontrarsi con qualche essere soprannaturale. O forse era una vera e propria calamita per demoni, naturale.


Ma lui non se la prendeva più di tanto a quelle battute, anzi ci scherzava sopra, anche se non aveva più chiesto a Willow di trasformarlo in gay. Se proprio doveva avere a che fare con un demone, lo preferiva femmina, talvolta ci si era anche divertito. << Vorrà dire che nel caso ti farò un fischio, Spike! >> esclamò sorridendo sornione.


Ecco, voglio proprio vedere se mi manda in malora il programmino, che mi sono fatto per stasera. Se ci prova, giuro che lo strozzo io.” pensò Spike guardandolo allontanarsi abbracciato a Willow. Beh perlomeno lui cercava di divertirsi.



Capitolo 3



Erano rimasti solo in tre, Rupert, Angel e lui. Ed Angel non sembrava avere intenzione di schiodarsi da lì. Sia Giles che Spike, lo guardarono interrogativamente.

<< Che ci fai ancora qui, Angel? Pensavo di averti detto di tornare a casa. >> gli disse l’ex-osservatore leggermente scocciato. Non voleva perdere altro tempo, voleva parlare con Spike, da solo possibilmente.


<< Fosse per me, sarei già andato via. Ma io abito a Los Angeles, ve lo ricordate? Che volete, che prenda un aereo per tornare a casa? Non ho il passaporto con me. >> rispose lui scocciato. Non aveva i poteri di Spike lui, mannaggia, ma perché tutto a lui, doveva capitare? Non aveva nemmeno bisogno di mettersi sempre quello schifo di gel in testa, i suoi capelli gli stavano sempre al loro posto, e in modo naturale.


<< Ups! Scusa…me ne ero dimenticato. Ti riporto subito a casa e poi torno subito qui. Va bene per te, Rupert? >> esclamò Spike, con il suo solito ghigno, aveva ascoltato i pensieri di Angel e non poteva fare a meno di ridacchiare internamente.


<< Va bene. Ma sbrigati, devi riportare anche Wood a Cleveland…se ben ricordi. >> gli fece Giles, dandogli al contempo un’occhiata per rammentargli del discorsetto che dovevano fare.


Uscendo dalla grande sala, Spike diede un’occhiata ad Angel, c’era una cosa che doveva dirgli ma decise di aspettare fino a quando non fossero giunti a destinazione. Con un piccolo puff, scomparvero e riapparvero in casa di Angel.


<< Spike, vai a prendere questo, Spike vai a portare quell’altro, mi sembra di essere diventato un taxi ambulante. >> si lamentò lui, non appena arrivarono. << Senti, non è che in casa hai qualcosa di forte da bere? >> aggiunse guardandosi attorno.


Angel che alla sua uscita aveva ridacchiato, sentendo la sua richiesta divenne più serio. << Spike, lo sai che Buffy non vuole che tu beva. Se lo scopre mi uccide. >> disse mentre prendeva da un armadietto una bottiglia di whisky e versandone mezzo bicchiere. Non se la sentiva di negarglielo, doveva esserci qualcosa che lo turbava, altrimenti non glielo avrebbe mai chiesto, erano anni che non beveva più.


<< Chi vuoi che glielo vada a dire, ci siamo solo noi due qui, ed io, di certo non voglio correre rischi. Mi basta solo un goccio, tanto per bagnarmi la gola. >> rispose Spike, prendendo il bicchiere che gli veniva teso. Lo guardò per un attimo e poi lo bevve tutto d’un fiato, proprio come faceva una volta.


Solo che non ci era più abituato e iniziò a tossire a tutta forza, con Angel che gli dava delle pacche sulla schiena, ridendo come un matto. << Adesso però mi dici, cosa ti turba. >> gli chiese, quando i colpi di tosse si affievolirono.


<< E’ una lunga storia…>> rispose Spike con voce strozzata << …ora non ho tempo per raccontartela, altrimenti fra cinque minuti arriverà una telefonata di Rupert, che mi richiamerà all’ordine. Piuttosto, ascolta, sarà meglio per un po’ se gli starai alla larga, oggi durante la riunione, si era messo in testa di torchiarti, su come hai fatto a tornare umano, per fortuna quello che ha detto Robin, lo ha distratto, ma prima o poi tornerà alla carica. Quindi stai in campana, ricordati che gli altri non devono sapere del desiderio, o sarò nei guai. >> concluse facendogli il suo solito sguardo.


Angel annuì, comprendeva che la cosa doveva essere trattata con la dovuta cautela, per ora era riuscito a sfangarla e a non rivelare niente, ma la cosa non poteva durare all’infinito, prima o poi la verità, sarebbe venuta a galla. << Farò quello che posso…ma non so per quanto ancora riuscirò a tenere la cosa segreta, dovremo pensare a come risolvere questa situazione una volta per tutte. >> disse in modo pensieroso.


<< Beh, non appena questa crisi si sarà conclusa, vedremo cosa fare, nel frattempo però è meglio non complicare troppo le cose, io ora vado, stai attento, con il Primo non si scherza. >> fece Spike con il suo solito fare sprezzante, ma sinceramente preoccupato per la sicurezza dell’amico.


<< Ehi, aspetta un attimo….senti….non è che potresti….>> Angel non sapeva come fare ad andare avanti, si vergognava da matti a fargli quella richiesta, ma guardandosi allo specchio che c’era in sala, era rimasto inorridito.


Ridacchiando, Spike, che aveva capito cosa volesse, gli posò una mano sulla testa e…come per miracolo, i capelli di Angel, tornarono ad una piega decente. Già, aveva anche quel potere. No, non quello di essere un parrucchiere espresso, ma di riuscire a manipolare le cose.


Curava ferite, senza che rimanessero cicatrici, bastava un tocco e sparivano. E funzionava su tutto, sui vestiti, se si erano strappati, su una spada, se veniva rotta….eccetera, eccetera, oppure come in questo caso, riusciva a rimettere a posto i capelli di Angel. E fra tutti gli usi che poteva fare di questo importante potere, quello era decisamente il più stupido. Ma che ci volete fare, come diceva la mamma, tutto fa brodo.


Il ritorno a Londra e alla sede del consiglio, non fu fatto con molta gioia, da parte di Spike. Sapeva bene, cosa lo aspettava, Giles lo avrebbe spremuto perbenino, e ora? Come spiegargli perché non aveva parlato prima? La verità, era che non lo sapeva neppure lui il perché. Si era giustificato in tanti modi diversi, con sé stesso, ma in fondo sapeva bene che nessuno di essi era vero, cos’era stato dunque a fermarlo?


Si diresse verso l’ufficio di Giles con il cuore oppresso da questi interrogativi, neppure il whisky che aveva bevuto da Angel era riuscito a dargli un po’ di sollievo, la verità era che non voleva andare lì, voleva tornare a casa, dalle sue donne. Solo lì riusciva a sentirsi meglio.


Entrò nell’ufficio senza bussare, sapeva che Rupert lo stava aspettando ed infatti lo trovò comodamente seduto dietro la sua scrivania, che batteva con le dita sul legno, impaziente.


<< Ce ne hai messo di tempo per tornare. Stavo quasi per chiamarti. >> disse bruscamente.


<< Ehi! A cuccia bello! Sono stato via solo cinque minuti…giusto il tempo di sistemare i capelli di Angel e tornare. >> esclamò Spike, cercando di riportare la conversazione su un tono meno serioso.


Giles lo guardò storto, ma poi, come se non fosse riuscito a resistere, gli angoli della sua bocca si sollevarono leggermente, per poi scoppiare in una risata. Tipico di Spike, riusciva sempre a smontare le situazioni anche più drammatiche con quel suo modo di fare.


<< Oddio, hai visto che capelli aveva oggi? Ero quasi tentato di non farlo entrare nella sala riunioni, m’immaginavo che quelle vecchie cornacchie reagissero, come infatti hanno fatto. Sono stati qui fino ad un secondo fa, facendo critiche su critiche su come sto mandando avanti il consiglio. >> esclamò Rupert, dopo aver ripreso fiato.


<< Vediamo se indovino cosa gli hai risposto….Sono desolato per l’increscioso incidente, ma visto e considerato il momento di crisi che stiamo vivendo, trovo superfluo concentrarci su questioni di secondaria importanza, come il decoro e la rispettabilità. >> Fece Spike, scimmiottando il modo di parlare dell’ex-osservatore.


A Giles venne di nuovo da ridere, tanto lui aveva azzeccato le parole e il giusto tono, ma questa volta si costrinse ad essere serio.<< Qualcosa del genere, sì. >> non voleva dargli la soddisfazione di averci preso in pieno. Era dunque così tanto trasparente per lui?


<< Spike, ora , a parte gli scherzi, credo che tu abbia qualcosa da dirmi….non mi sei sembrato molto stupito dalle rivelazioni di Wood, come invece lo sono stati gli altri. >> era ora di passare ad argomenti seri.


E ti pareva, se non andava subito al nocciolo del discorso? E adesso che gli dico? << Voglio essere onesto, con te Rupert. Non so nemmeno io perché la cosa non mi ha stupito, sì è vero da un paio di mesi, percepivo qualcosa, mi colpiva all’improvviso, quando meno me lo aspettavo. E puntualmente scompariva, non appena cercavo di analizzare la cosa. Ecco perché non ne ho parlato a nessuno, erano sensazioni troppo labili per avere un senso, vista la situazione ho preferito tenerle per me. >> disse il più francamente possibile.


<< O forse avevi paura di indagare, paura che solo parlarne, rendesse i tuoi timori più concreti? >> gli chiese Giles, scrutandolo attentamente. Non c’è che dire era diventato un bravissimo psicologo.


Spike si sentì, come se un drappo si fosse sollevato dalla sua testa. Da quando Giles lo conosceva meglio di sé stesso? Si, aveva ragione, tutte le scuse che si era inventato, trovavano ora una risposta. Aveva avuto paura di guardare più in là, qualcosa dentro di lui doveva avergli detto che guardare lì era pericoloso, e se lo era tenuto dentro, sperando che sparisse.


Alzando un sopracciglio, diede all’ex-osservatore uno sguardo d’ammirazione. << Complimenti, dottor Freud! Mi sa che ci hai azzeccato in pieno! E ora che si fa? >> chiese però in tono critico.


<< Tanto per cominciare, parlami bene di queste tue sensazioni. Magari in due, riusciamo a tirarci fuori qualcosa che abbia un senso. Poi si vedrà! >> gli fece Giles pratico, protendendosi verso di lui e appoggiando i gomiti sul tavolo, in fremente attesa.


Spike sospirò, era giunta l’ora di togliersi quel dente, meglio farlo velocemente e senza pensarci troppo. Appoggiando la testa sullo schienale della poltrona, cercò di rilassarsi e chiudendo gli occhi, iniziò dapprima a riconcentrare le idee e poi prese a parlare, con voce bassa, quasi assente, come se fosse un altro a parlare e non lui, come se quella voce, provenisse da lontano.


<< E’ iniziato tutto quasi due mesi fa…quel giorno Buffy, mi aveva appena confermato, che stavo per diventare padre per la seconda volta. Ero felice, sereno…eravamo andati a festeggiare in quel ristorantino dove le avevo dato l’anello, oramai andiamo sempre lì nelle occasioni speciali, poi siamo tornati a casa e tutto è andato come doveva….sai che intendo… >> disse alzando leggermente la testa e facendogli un ghigno soddisfatto.


**********


Giles, arrossì, quel genere di particolari, preferiva sempre evitarli! Da tipico inglese vecchio stampo, c’era anche un film in proposito, “Niente sesso, siamo inglesi!”, non che gli inglesi non facessero sesso, ma non amavano parlarne, a meno che non si trattasse di personaggi famosi, come i reali. La povera Lady D, ne aveva saputo qualcosa e anche quel mulo parlante di suo marito Carlo, ne aveva dati di scandali, e ne dava tuttora.


<< Si…vai avanti. >> disse imbarazzato, facendo sghignazzare ancora di più Spike. Tanto che c’era da chiedersi se lui fosse veramente inglese, visto la sua totale mancanza di pudore in proposito.


<< Ok, boss! Dunque…dov’ero rimasto…ah si…eravamo a letto e “dormivamo”, dovevano essere le tre o le quattro di mattina, ci eravamo dati un po’ da fare…sai per festeggiare. Alla fine eravamo crollati entrambi, esausti. Dormivo da meno di un’ora quando….qualcosa si è insinuata nei miei “sogni”, era una sensazione opprimente, come se ci fosse qualcosa che premeva contro il mio petto, cercando di sopraffarmi, mi sentivo soffocare e ho lottato con tutte le mie forze per svegliarmi. Quando ci sono riuscito, ero mandido di sudore e con il fiato corto. Sul momento ho pensato che forse non avevo digerito quello che avevo mangiato e non ci ho dato peso. Poco a poco mi sono rilassato di nuovo e addormentato. Ma la cosa si è ripetuta altre volte in questo periodo. >> il tono di voce, che all’inizio del discorso, era ancora sullo scherzo, si era progressivamente fatto sempre più serio e decisamente cupo, alla fine.


<< Quante volte….intendo quante volte ancora ti è successo? Ed era sempre uguale, la sentivi solo quando dormivi, o anche da sveglio? >> chiese Giles preoccupato. Da come lo aveva descritta Spike, quella era una sensazione che faceva pensare ad un tentativo di possessione.


<< Bah…mi sarà successo una decina di volte, e sempre mentre dormivo. All’inizio era più forte, tutte le volte dovevo fare una fatica del diavolo per svegliarmi, ultimamente però era meno dura, come se si stesse indebolendo, o forse ero io a diventare più forte, chissà? >> rispose Spike, facendo spallucce.


Rupert, si prese il mento con la mano e parve distrarsi, in realtà stava riflettendo su quanto aveva saputo. La sua mente lavorava frenetica. Se era una sorta di tentativo di possessione, quello che stava subendo Spike, il fatto che si facesse più debole, paradossalmente, lo preoccupava ancora di più. Questo perché, il fatto apriva la strada a due ipotesi.


La prima, più seria, era che, le cose non stessero come pensava Spike, la forza misteriosa non era più debole, ma al contrario veniva percepita con minore forza, perché era riuscita a vincere in parte la sua resistenza, e si stava insinuando lentamente in lui, di conseguenza non era più in grado di calcolarne la reale portata. Se le cose stavano così, erano in guai seri.


La seconda, più rassicurante, era che Spike avesse ragione. Forse non era l’emanazione a farsi debole, ma lui più forte. Quei continui attacchi, potevano in qualche modo, aver risvegliato i suoi istinti, anche in condizioni prive di difesa, quali era, visto che gli attacchi succedevano sempre mentre dormiva. Si sa, durante il sonno siamo più inermi, solo una mente molto forte, può essere in grado di difendersi anche in simili situazioni. Ma era questo il caso di Spike?


Quale delle due ipotesi era da considerare la più attendibile? Questo Giles non lo sapeva, ecco spiegata la sua preoccupazione. Ma non era nel suo carattere arrendersi senza lottare, doveva pur esistere un modo per sapere come stavano effettivamente le cose.


<< Ma certo, la pietra procariota! >> saltò su all’improvviso, facendo fare uno scossone anche a Spike, che non appena comprese cosa Rupert aveva detto fece una comica faccia disperata.


<< Eh no! Non ci sto! Non mi rimetterai quella schifosa pietra nel cervello. >> esclamò terrorizzato, alzandosi in piedi di scatto, come se fosse pronto a fuggire, sapendo bene che se Giles diceva d’impuntarsi l’avrebbe avuta vinta lui.


<< No, no! E’ diverso….come posso spiegarti? Quella volta era la soluzione più giusta, viste le tue condizioni….ma ora non funzionerebbe, perché quello che io voglio fare è esaminare la forza che ti attacca e questo non sarebbe possibile in quel modo, anche perché, se non ho capito male, questi attacchi avvengono saltuariamente e non c’è modo di sapere quando avverrà il prossimo. >> cercò di rassicurarlo Rupert, facendogli anche un cenno con la mano, di rimettersi a sedere.


Seppur scettico, Spike si risedette e lo guardò, che si alzava a sua volta per andare alla libreria, e scartabellare fra gli innumerevoli volumi che vi erano racchiusi. Quando finalmente trovò quello che evidentemente cercava, fece un’esclamazione tutto contento e prese a sfogliare il volume in questione.


<< Si! Non mi sbagliavo. Lo dice proprio qui….esistono due tipi di pietre dette procariota, una è quella che abbiamo già usato con te, l’altra, ed è quella che interessa a noi ora, è questa! >> disse allungandogli il libro, dove sotto ad una illustrazione, vi era una lunga spiegazione sui pregi di quella pietra.


Spike, gli diede a malapena un’occhiata, a che serviva mettersi a leggere tutto quel popò di roba, tanto aveva qui colui che avrebbe potuto illuminarlo in merito. Si limitò a guardare l’illustrazione, la pietra in questione era rotonda, sembrava di cristallo, leggermente colorata di azzurro.


<< Carina! E dove sta l’inghippo? >> chiese scettico. Con certe cose era sempre meglio andarci con i piedi di piombo, ricordava non esattamente con piacere, un certo gingillo che lo aveva ridotto in cenere.


<< Nessun inghippo! Vedi Spike, nonostante l’aspetto diverso, queste due pietre appartengono allo stesso tipo, in quanto hanno poteri simili. La pietra che usammo su di te, aveva la capacità di leggere e stimolare le tue emozioni, anche a livello inconscio, arrivando così a farci comprendere le ragioni per cui il trigger agiva su di te. Ora non ci sarebbe nessun aiuto, in quanto tu sai bene cosa provi durante quegli attacchi. Ed ecco che entra in gioco questa seconda pietra! Questa, può registrare non tanto le tue emozioni, ma le emozioni di chi ti sta attorno, si avvicina a te, in qualsiasi modo questo avvenga. Una volta registrate possono essere estrapolate grazie ad un incantesimo, così sapremo di quale natura è la forza che ti attacca e il suo potere effettivo! >> gli spiegò calmo Giles.


Spike però era ancora scettico. << Interessante….e dove dovrei metterla questa volta? Ti avverto…non ti permetterò di mettere quel coso da nessuna parte del mio corpo. >> era questa la sua paura. Beh una fra le tante.


<< Tranquillo, devi solo indossarla, o tenerla in tasca, fai un po’ tu. L’importante è che sia sempre a contatto con te. Soprattutto quando dormi. >> gli rispose Giles ridacchiando.


<< ….e non mi ridurrà in cenere, giusto? >> ecco questa era un’altra paura.


<< No, non ti ridurrà in cenere, non ti farà niente di niente, se non registrare con quale entità vieni in contatto. Per estrapolare poi le informazioni, non sarà nemmeno necessario che tu sia nei paraggi. >> ridacchiò ancora di più, Giles, vedendo il timore sul volto di Spike.


<< Oh, beh, se le cose stanno così, posso anche provare. >> esclamò Spike un po’ più rassicurato.


<< Chiamo subito Willow e gli chiedo di portarla, dovrebbe essercene una, nel reparto articoli magici. >> fece Rupert alzando la cornetta del telefono.


<< Non so se funzionerà sai? >> ghignò Spike indicando il telefono. << A meno che i cellulari, non prendano anche nelle altre dimensioni. >> aggiunse alzando e abbassando le sopracciglia.


Giles lo guardò per un attimo confuso, poi si batté una mano sulla fronte, se ne era dimenticato, aveva spedito Willow a giro per le dimensioni, in cerca di informazioni. Questa volta Spike aveva ragione a prenderlo per il culo, stava perdendo colpi. Facendogli un sorriso tremulo, sperò che non si accanisse contro il suo palese errore.


<< Puoi sempre chiamare il reparto, ci sarà qualcuno che sa dove si trova quella pietra e possa portarla qui. Piuttosto, ascolta Giles, mi era venuta un’idea e non so se ci avevi pensato anche tu. Che ne pensi se chiediamo qualcosa anche a i veggenti? Magari loro possono darci qualche indicazione, su quello che sta succedendo e su cosa voglia fare il Primo. >> a quanto pare, non era intenzione di Spike, insistere su certi errori. Al contrario aveva avuto una buona idea.


<< Sai che ti dico? Che è una splendida idea…a me non era venuta in mente. Senti….perché non facciamo così: andiamo a recuperare Wood, dopodiché passiamo per la sezione magica a prendere la pietra, ed infine a sentire i veggenti. Poi potrai riportare Wood a casa, e visto che sei lì dai uno sguardo in giro, la pietra potrebbe registrare qualcosa anche sul posto, così prendiamo due piccioni con una fava. >> esclamò sorridendo Giles.


**********


Le cose erano andate esattamente come Rupert aveva detto, Spike aveva indossato (seppur ancora un po’ scettico) la pietra al collo, infilando il pendaglio in una catenina. Beh non era brutta a vedersi, non era un pataccone enorme come era stato l’amuleto, anzi diciamo che gli donava.


L’incontro con i veggenti invece, era andato meno bene, ne erano usciti con la testa confusa, piena di paroloni senza senso, in parole povere, dicevano che la visione del futuro era offuscata, qualcosa bloccava le facoltà dei chiaroveggenti. C’era di che stare allegri, questo significava solo che le cose erano già arrivate in zona rossa.


Non appena Spike e Robin, giunsero a Cleveland, Spike pensò che fosse meglio avvertire la famigliola che non sarebbe tornato per pranzo, dovevano arrangiarsi. Sarebbe stato impegnato a perlustrare la zona fino a sera e non voleva che Buffy si preoccupasse non vedendolo tornare.


Si stava godendo un po’ di coccole telefoniche con il suo amore, dopo averle detto che le avrebbe spiegato, cosa bolliva in pentola quando fosse tornato a casa, quando giunse al suo orecchio la particolare voce leggermente roca e accentata di Faith.


<< Ehy, bloondy boy! Sei come il vino buono, più invecchi e più migliori! >> esclamò alle sue spalle, e lui girandosi, vide il suo solito sorriso impertinente.


<< Anche tu non sei niente male, wow però sei ingrossata parecchio, a quando il lieto evento? >> le rispose abbracciandola Spike.


Faith infatti aspettava il suo primo figlio, erano ormai tre anni che si era sposata con Robin, ma si era decisa solo ora a tentare con la maternità. In fondo rimaneva uno spirito libero e temeva di non essere una buona madre. Ragione per cui aveva tempestato di telefonate Buffy, per avere consigli e aveva passato un paio di settimane a casa loro, per fare da baby sitter a Jo-Ann, prima di prendere questa decisione, di cui ora sembrava essere felicissima.


Buffy intanto al telefono continuava a chiamare Spike, visto che si era interrotto sul più bello, nel raccontarle cosa voleva fare la sera stessa. Rendendosene conto, Spike, sempre abbracciando Faith, pose di nuovo il cellulare all’orecchio e ridacchiando le disse: << Scusa honey, ma una bella bruna mi ha rapito! >> e poi ghignò sentendo le esclamazioni di gelosia di lei.


<< E’ B al telefono? Passamela! >> gli fece Faith con aria birichina, e Spike le passò il telefono.


<< Così impari a mandarlo a giro da solo, un gioiellino del genere! Prima o poi qualcuno te lo ruberà veramente! >> disse rivolta a Buffy, che sentendo quella voce, tirò un sospiro di sollievo, fiuuu era solo Faith!


Fiuuu? Un attimo…anche se era Faith….era sempre Faith, vale a dire la mangiatrice di uomini. Quella era capace, che anche con il pancione, si mettesse a palpeggiare suo marito. Magari senza vere e proprie cattive intenzioni, ma… << Ehm…felice di sentirti Faith. Non è che sei abbarbicata a Spike come l’edera su di un muro, vero? >> disse con voce scherzosa, ma non tanto.


La risatina che ricevette come risposta, non le piacque gran che!


<< Ci puoi scommettere le chiappe B! Ma tranquilla non te lo sciupo! Con la pancia che mi ritrovo al massimo riesco a sfiorarlo, ma non sai quanto vorrei delle braccia più lunghe! >> fece Faith con aria beffarda, mentre faceva l’occhiolino a Spike, e facendo ridere Robin, che aveva assistito a tutta la scena, senza però essere geloso. Lui sapeva che sua moglie lo amava e che le piaceva solo….diciamo così, civettare, ma senza cattive intenzioni. Ma Buffy non era dello stesso parere


Il suo << COSA!!>> si sentì perfettamente in un raggio di dieci metri. Vedendo che la cosa stava diventando troppo bollente, Spike decise di riprendere in mano la situazione, vale a dire il telefonino.


<< Tranquilla, passerotto, Faith stava solo scherzando, posso assicurarti che in questo momento è abbracciata a Robin, non a me! >> beh non era una vera e propria bugia, infatti la cacciatrice mora, ora, era effettivamente fra le braccia del marito, anche se un minuto prima… Facendogli un’occhiataccia, si voltò per non vedere le loro risatine, che lo avrebbero distratto.


<< Uhmm…sarà meglio per te, altrimenti te li scordi i programmini per stasera! >> disse Buffy con voce seria, ma leggermente addolcita. Spike sentì, più che vedere il broncio che stava facendo e desiderò di essere lì per baciarlo, peccato, ma non poteva.


<< Ora devo salutarti dolcezza, prima svolgo questa faccenda, prima posso tornare a casa. Dai un bacio a Jo-Ann, per me! >> disse Spike chiudendo la comunicazione.


Quando si voltò di nuovo, incorse nuovamente nelle prese in giro della coppia.


<< Certo che ti marca stretto! >> esclamò sadico Robin.


<< E’ tutta colpa del fatto che sei così, sexy! >> ghignò Faith ridacchiando.


<< Ah, Ah! Ridete, ridete pure, tanto non mi tange! Che ci crediate o meno, a me fa piacere che Buffy sia gelosa, significa che tiene a me! >> rispose apparentemente calmo e sorridente Spike. Beh, in effetti era vero, ancora oggi, dopo cinque anni di matrimonio, era ancora incredulo, che lei lo amasse, e ogni giorno ringraziava la sua buona stella che fosse così.


Certo però, che qualche volta esagerava con la sua possessività. Ad esempio quella volta, tre anni fa, per poco non spezzava un braccio ad una delle sue studentesse, dopo che questa aveva commesso l’imprudenza di fargli gli occhi dolci.


<< Piuttosto Faith, prima non mi hai risposto. Quando nasce il pargoletto? >> chiese, meglio cambiare discorso, vah!


<< Dovrei finire il tempo fra dieci giorni. Non vedo l’ora che nasca, mi sento tanto un ippopotamo! Non so più da quand’è, che non mi vedo i piedi! >> rispose un po’ mogia Faith, mentre Robin le massaggiava premuroso, la schiena dolorante.


<< E come se non bastasse, ora siamo in allarme rosso! Spero solo che il Primo, mi lasci partorire in pace, non mi va molto giù l’idea di farlo in piena apocalisse! >> aggiunse ancora più mogia.


<< Già, Robin questa mattina ci ha scaricato una bella patata bollente! Ma, Ehi! Su con la vita, non sappiamo ancora se dobbiamo veramente preoccuparci, o no. >> le disse Spike facendole un sorriso incoraggiante, mentre le carezzava piano un braccio. << In ogni caso sia chiaro! Questa volta preferirei risolvere la faccenda senza dover morire! >> aggiunse facendo il suo solito ghigno strafottente.


Di sguardi riconoscenti, ne ricevette due, accompagnati da risatine. Non c’era nemmeno bisogno che leggesse i loro pensieri, per sapere di aver risollevato un po’ il loro morale, bastava guardare i loro occhi, per vedere che stavano riprendendo fiducia.


Questa era una delle tante cose delle quali non poteva fare a meno. Sapere che esistevano persone, che avevano fiducia in lui, lo riempiva sempre di un gran calore. Lo faceva stare bene e in pace con sé stesso e al tempo stesso, risvegliava un po’ in lui il timido poetucolo che era un tempo.


<< Dunque…..che ne dici Robin, se andiamo a dare un’occhiata a quella maledetta bocca dell’inferno? >> disse con voce leggermente rauca, mentre arrossiva leggermente, sotto i loro sguardi fiduciosi.



Capitolo 4



La bocca dell’inferno a Cleveland, era situata sotto ad un palazzo, che il Consiglio era riuscito di recente a comprare, questo per mettere al sicuro chiunque, se ne fosse avvicinato per sbaglio e, allo stesso tempo, per controllare che chi ne aveva interesse, avesse delle difficoltà ad accedervi.


Era infatti sempre sorvegliata, a turno, da un paio di cacciatrici, pronte ad allontanare eventuali malfattori. Entrando all’interno dell’edificio, Spike si sorprese di vedere che oltre alla forza bruta, erano stati adottati metodi di sicurezza più tecnologici.


Dappertutto erano stati istallati allarmi di ogni sorta, a quanto sembrava avevano speso bene i soldi che il Consiglio aveva loro assegnato. Robin che faceva da anfitrione, gli mostrava tutte le novità, con un malcelato senso di orgoglio.


Porte e sbarre del più duro acciaio, erano predisposte per chiudere fuori, o intrappolare dentro, chiunque avesse avuto la cattiva idea di cercare di entrarvi o uscirne. Niente a che vedere con le barricate improvvisate, che erano state messe al liceo di Sunnydale, sei anni prima.


Spike osservava tutto con attenzione, come se la sua fosse un’ispezione. In fondo, nonostante il suo atteggiamento spesso scherzoso, in quanto capo in seconda, prendeva molto sul serio il suo lavoro. Di certo Giles avrebbe voluto un rapporto in merito, da presentare agli altri membri, quindi prendeva nota mentale di tutto.


Si chiese con una nota d’apprensione quanto, tutte queste moderne tecnologie, sarebbero state utili, nel malaugurato caso che il Primo, avesse deciso di tornare veramente alla carica. Sarebbero bastate quelle pesanti porte o quelle spesse sbarre a fermarlo? In cuor suo, sapeva che sarebbero servite a ben poco, forse solo a rallentarlo un pochino.


Si riscosse dai suoi pensieri, quando sentì una voce femminile che lo chiamava. Voltandosi in direzione di quella voce, riconobbe all’istante, la rossa ragazza che gli stava venendo incontro. Era Vi, una delle varie ex-potenziali, che aveva conosciuto a Sunnydale.


Gli occhi gli si illuminarono di piacere, quella ragazza gli era sempre stata simpatica, con le sue battute, dette in modo serio, riusciva sempre a strappargli un sorriso. Ricordava ancora divertito, come aveva chiesto di bere urina di Yak, dopo aver visto lo show di Clem.


<< Che onore, abbiamo in visita l’eminente vice-capo del Consiglio! Se lo avessi saputo, mi sarei preparata per l’occasione! >> esclamò lei, con il suo solito tono sbarazzino, facendogli una sorta di saluto militare, strappandogli una risatina.


<< Riposo, fanciulla! Qui non siamo nell’esercito, a dire il vero, odio anche la sola idea di pensare al nostro gruppo, in quei termini! >> disse Spike, facendo una smorfia, ripensando ad una certa organizzazione governativa.


<< Come vuoi capo! Sei venuto a dare un’occhiatina, alla principale attrazione di questo posto? >> esclamò Vi, facendogli un sorriso e comportandosi come se fossero ad un Luna Park, invece che nel luogo più pericoloso dell’intero pianeta.


<< L’idea era quella! Beh, che aspettiamo? Il giro panoramico l’ho fatto! >> disse Spike sfregandosi le mani e invitando gli altri a precederlo.


E dove poteva trovarsi la bocca dell’inferno? Su un muro forse? Nooo, era negli scantinati del palazzo! Scendendo delle strette scale a chiocciola, per fortuna ben illuminate, altrimenti c’era da battere delle capocciate ad ogni passo, Spike si chiese perché mai capitasse tutto a lui.


Possibile che non potesse vivere un po’ in pace con la sua famiglia? No, a lui toccava stare sempre in mezzo a roba del genere, ma chi diavolo glielo aveva fatto fare, di farsi mordere da Drusilla? Se fosse scappato quella notte, ora sarebbe morto da un pezzo e magari tutto bello tranquillo in paradiso, invece che in postacci simili.


Certo però, che non avrebbe mai conosciuto Buffy, e non sarebbe nata Jo-Ann. E non…..No! C’erano troppi “e non”, troppe cose belle che non avrebbe mai conosciuto, se le cose fossero andate diversamente. Questo era il destino che voleva, quello che si era scelto e del quale ringraziava ogni mattina, svegliandosi al fianco della donna che amava.


E se doveva lottare per mantenere tutto quello che si era guadagnato….beh, tanto peggio per chi si metteva sulla sua strada.


Forte di questa convinzione, si avvicinò cautamente al disco circolare che era disegnato a terra. Era un affresco, evidentemente molto antico, sembrava quasi primitivo. Niente a che vedere con il sigillo che era esistito a Sunnydale.


Quella era la prima volta che lo vedeva dal vivo, fino ad allora ne aveva studiato solo delle stampe. Le scritte che vi erano lungo la circonferenza, non erano ancora state del tutto tradotte. Rimase impressionato, vedendo come i colori fossero ancora vividi, dopo centinaia di millenni.


Accadde all’improvviso, la stessa forza che da un paio di mesi lo assaliva mentre stava dormendo, si fece di nuovo viva, ma questa volta era ben sveglio e all’erta. Riuscì a coglierne dei particolare che prima non era in grado di distinguere.


Era forte, molto forte. Più forte di quanto avesse mai sentito prima. Forse la causa era da ricercarsi nel fatto che era vicino a quella emanazione. Era malvagità pura, che voleva sopraffarlo, ridurlo in schiavitù.


Non seppe nemmeno lui, come fece a respingerla, da dove, dentro di lui, scaturì l’energia necessaria per farlo, ma lo fece. Indietreggiò lentamente, con il respiro mozzo e il sudore che gli permeava la fronte.


<< Spike, tutto bene? >> chiese preoccupato Robin, che lo aveva visto improvvisamente impallidire.


<< Si….sto bene, ora sto bene…>> rispose Spike con la voce fioca, voltandosi per guardare in faccia Wood. << Per un attimo…ho sentito come se qualcosa, volesse trascinarmi lì dentro! >> aggiunse asciugandosi la fronte.


<< Ne sei sicuro? Cosa hai provato? >> chiese subito Robin preoccupato.


<< Te l’ho detto….c’è qualcosa di forte là sotto! Riesco ancora a sentirne la potenza, ma prima, per poco, ho provato come la sensazione di essere aggredito! >> rispose Spike, che non sapeva in che altro modo spigare quello che gli era successo.


<< Pensi che si tratti del Primo? >> gli chiese di nuovo Robin, sempre più angosciato.


<< Sinceramente, non lo so! Ma potrebbe essere….tutto potrebbe essere! Ascoltami Robin, qualunque cosa ci sia là sotto è letale! Se dovesse cercare di uscire saremmo nei guai. Devi aumentare immediatamente la sorveglianza, due ragazze non bastano, ne devi mettere almeno altre due….e mi raccomando dai loro dei cellulari o delle radio, in modo che, siano sempre collegate con la base. Dovranno fare rapporti regolari e riferire immediatamente qualunque cosa avvenga, voi alla base dovrete fare lo stesso, riferire tutto quello che succede. Riceverai ulteriori direttive in seguito, io ora vado, torno da Giles, chissà che questo gioiellino non abbia registrato l’attacco di prima, e prima lo esaminiamo, meglio è! >> disse Spike con tono serio, mentre si rigirava fra le mani la pietra.


<< Va bene! Farò subito come hai chiesto, fammi sapere se ci sono novità! >> esclamò Robin, con tono altrettanto serio.


<< Contaci! Ah…forse sarà meglio che non parli di questo a Faith, cerca di tenerla tranquilla…forse mi sbaglierò, ma credo che il tuo primogenito non aspetterà tanto per nascere! >> disse Spike e vedendo come Robin sbiancò non potè resistere nel fare una risatina.


<< Su con la vita, cioccolatino, io ci sono già passato una volta e credimi, è una cosa fantastica! >> aggiunse, cercando di tirare su il morale dell’amico.


Una veloce stretta di mano e una pacca sulla spalla e puff, Spike scomparve, per riapparire poco dopo, di nuovo in Inghilterra, nella sede del Consiglio.


**********


Era la seconda volta quel giorno che entrava nell’ufficio di Giles, e se la prima volta aveva avuto il cuore pesante, stavolta era pure peggio. Trovò Rupert, che come al solito, era con il naso ficcato in uno di quei libroni che amava tanto leggere.


Vedendo entrare Spike, alzò la testa perplesso, per poi incupirsi vedendo il suo sguardo. Non c’erano dubbi, doveva essere successo qualcosa, qualcosa che non era di sicuro piacevole.

<< Che è successo? >> chiese quindi allarmato.


<< Mi sa che non dovrai aspettare tanto, per mettere alla prova questa tua pietruzza! >> esclamò Spike, mentre si toglieva la collana e gettava la pietra sul libro che Giles stava prima leggendo.


Afferrando la pietra procariota, Rupert la guardò per un attimo confuso. Poi capì.

<< Mi stai dicendo che hai appena subito un attacco? >> chiese preoccupato.


<< Bingo! Un attacco in piena regola, decisamente più forte dei precedenti! Di qualunque cosa si tratti è di certo collegata con la bocca dell’inferno di Cleveland. C’è qualcosa di molto forte là sotto, Rupert. Ne potevo percepire la potenza, dubito che tutte le diavolerie che Robin ha fatto istallare in quel posto, serviranno a qualcosa, se mai dovesse decidere di uscirne. >> disse Spike, mentre si sprofondava nella poltrona.


<< Ma che è successo, raccontami i dettagli! >> chiese ancora Giles, che avendo compreso, voleva avere maggiori informazioni in merito.


Spike fece un riassunto dell’accaduto, non trascurando nessun particolare.

<< …e dopo sono subito venuto qui! Ho pensato che fosse il caso di mettere subito alla prova quel gingillo. Non so cosa ne potremo tirare fuori, ma credimi questa faccenda si sta complicando ogni minuto che passa. >> terminò con voce decisamente preoccupata.


Identica espressione era sul volto di Giles, non si aspettava nemmeno lui, che la cosa evolvesse tanto rapidamente.

<< Hai ragione! Dobbiamo immediatamente esaminare la pietra. Purtroppo però c’è un problema, l’unica persona in grado di eseguire quell’incantesimo, è Willow! E come tu mi hai ricordato qualche ora fa, ora è a giro per dimensioni varie! >> disse leggermente seccato.


<< Beh, se credi, posso provare a rintracciarla! >> esclamò Spike, che non vedeva l’ora di risolvere la faccenda.


<< E come di grazia? Anche se sai teletrasportarti, questo non significa che sei anche in grado di scorrazzare per le dimensioni, come lei! Vero? >> rispose quasi speranzoso Giles, con Spike non c’era mai da sapere con certezza, cosa fosse capace di fare.


Spike arrossì leggermente. Nessuno lo sapeva, ma qualche puntatina in una piccola dimensione paradisiaca, l’aveva fatta. Giusto per passare un po’ di tempo da solo con Buffy. Era il loro piccolo segreto, andavano lì di tanto in tanto. A dire il vero avrebbe voluto andarci anche la sera stessa, era questo il programmino che si era fatto.


In quelle dimensioni, il tempo scorreva diversamente, così, mentre qui passavano un paio di minuti, laggiù potevano trascorrere insieme delle ore. Decisamente comodo, quando hai un bambina in casa e non vuoi lasciarla da sola troppo a lungo.


<< Ehmm…in effetti….se voglio, ci riesco! >> rivelò decisamente a disagio. Sperava solo che Buffy non si arrabbiasse, perché aveva svelato il loro segreto. Temeva più la sua ira, che quella di Rupert.


<< Aspetta un secondo! Tu….tu mi stai dicendo….che sei anche capace di fare una cosa simile….e…NON ME LO HAI MAI DETTO!?! >> tuonò Giles, incerto se essere arrabbiato o felice di scoprire la cosa.


Stringendosi nelle spalle, Spike annuì. OK, la frittata era stata fatta.


Giles prese a camminare su e giù per il suo ufficio, ogni tanto si girava verso Spike, come per dirgli qualcosa, ma poi tornava a rimuginare, era come se il cervello e la bocca, non riuscissero a trovare un accordo. Avrebbe voluto dirgliene di tutti i colori, ma mentre ne stava per dire una, un’altra ne prendeva subito il posto. Risultato non spiccicava parola.


Spike lo guardava preoccupato, non lo aveva mai visto in quello stato. Doveva averlo scioccato più di quanto si aspettasse. Gli stava venendo male, a furia di vederlo andare su e giù.


<< Per l’armor del cielo Rupert, vedi di smetterla, mi stai facendo girare la testa, sembri una pallina impazzita! Se hai qualcosa da dirmi, guarda che non ce n’è bisogno. Per quanto caotici, percepisco tutti i tuoi pensieri. Quindi vedi di calmarti e fai un bel respiro! >> sbottò Spike, che stava iniziando ad averne abbastanza di quell’anda e rianda.


Sbattendo le mani sulla scrivania, Giles si fermò.

<< Io vorrei tanto sapere, che ci parlo a fare con te! Tu…tu….va bene sentiamo, che sto pensando?>> sbottò.


<< Devo riferire anche le imprecazioni? Sai, non sapevo che ne conoscessi di così colorite! >> ghignò Spike, ma vedendo lo sguardo severo di Giles smise << OK! Facciamo le persone serie! Sì, se voglio posso rintracciare Willow. Mi basterà concentrarmi su di lei e una volta trovata, riuscire a raggiungerla sarà un gioco da ragazzi! >> aggiunse più seriamente.


<< Beh…e allora, che aspetti? Concentrati, forza! >> sbottò Giles che ancora non si era ripreso del tutto.


<< Se mi fissi così, puoi scordartelo! Mi deconcentri! Ho bisogno di un posto calmo e tranquillo!>> rispose Spike, sbuffando. Era una parola concentrarsi con uno che se ne stava, stile avvoltoio, pronto a saltarti in testa.


<< E va bene! Me ne vado! Ma tu datti da fare! >> esclamò Giles scocciato, mentre se ne andava ammonendolo con un dito, gli sarebbe piaciuto restare per vedere cosa succedeva.


Rimasto solo, Spike sospirò. Sperava solo di non averla sparata troppo grossa. Non era del tutto sicuro del suo successo. Un conto era rintracciare qualcuno che era nella tua stessa dimensione, un altro quando la persona che si cercava era dispersa chissà dove.


Prendendo un lungo respiro, che trattenne, Spike, cercò di focalizzare la sua mente sull’immagine di Willow e sulle sue emanazioni. Stabilendo una respirazione lenta e controllata, lasciò il suo spirito libero di fluttuare e dirigersi nel luogo da dove gli provenivano le sensazioni.


Era una sensazione strana, da una parte il suo corpo era ancora lì, lo percepiva. Ma dall’altra, stava viaggiando, attraverso mondi nuovi, sconosciuti, strani. Per un attimo si sentì attirato in una direzione, sentiva qualcosa di familiare provenire da lì, ma non era Willow, di questo era certo. Sorridendo a sé stesso, si disse che una volta o l’altra doveva farci una capatina, per vedere cosa c’era che lo attirasse, ma non ora, ora aveva un altro compito da portare a termine.


Poi la sentì, chiara, distinta. L’energia di Willow, era inconfondibile. Così come una volta riconosceva l’odore delle persone, ora ne sentiva l’energia spirituale, e quella era della rossa, non c’erano dubbi.


Ritornato alla realtà del suo mondo, si prese una piccola pausa, per riflettere un attimo su quanto aveva visto. Aveva appena spinto le sue capacità, ben più lontano di quanto avesse mai fatto in tutti questi anni, ed era una sensazione bella, piacevole, sapere di essere in grado di fare tanto.


Ma quella sensazione per quanto apprezzata, non lo distolse dalle sue preoccupazioni. Era tempo di raggiungere la strega, se volevano avere qualche chance di riuscire a fare qualche passo avanti, rispetto alla minaccia che pesava su di loro. Concentrandosi sul luogo dove aveva trovato Willow, scomparve dall’ufficio di Giles, pronto a riapparire ovunque essa si trovasse.


**********


Ecco, definire strano quel posto, era dire poco. Spike, ebbe la forte sensazione di essere finito nella tana del bianconiglio. Negli ultimi tempi aveva letto spesso la favola di Alice nel paese delle meraviglie a Jo-Ann. Bene questo posto era esattamente così, ovunque si girasse, c’erano funghi giganti ovunque, si aspettava quasi di vedere sopra uno di essi, il vermone che fumava il samovar.


E a terra, tanti piccoli fiori che ridacchiavano. Decisamente uno strano posto, o forse, chissà, Lewis Carrol, doveva avere fatto un salto in questa dimensione. Una volta tornato a casa, si sarebbe divertito a raccontare questo viaggio alla sua farfallina. “ Basta che non incontri la regina, quella si diverte troppo a tagliare le teste, ed io alla mia ci tengo”, pensò Spike.


Per fortuna, percepiva vicina la presenza di Willow, senza contare che ormai ne riusciva anche a percepire benissimo l’odore, puah, c’era pure quello di Andrew. Ma che diavolo si dava quel ragazzo per dopobarba? Eau de pied?


Camminando speditamente in direzione di quella fetida emanazione, dopo pochi minuti, giunse in riva ad un lago. Non credette ai suoi occhi, Willow, se ne stava tutta tranquilla, a discorrere con una carpa. E quella le rispondeva pure! L’accento era un po’ strano, ma parlava in un inglese corretto.


<< I casi sono due: o sono completamente impazzito….o è colpa di quella dannata pietra di Giles.>> esclamò a voce alta, facendo sobbalzare il gruppetto, carpa compresa, la quale spaventata, pensò bene di tornare sott’acqua.


<< Spike! Come diavolo hai fatto ad arrivare fino qui? >> chiese Andrew decisamente stupito.


Chi invece sembrava solo leggermente sorpresa, era Willow. Spike ci vide del marcio. “Mi sa tanto che la mia dolce metà, aveva già sbolognato il nostro segretuccio con l’amichetta del cuore. Bene, almeno così non farà storie perché l’ho detto a Rupert, io almeno ho agito per un emergenza” ghignò internamente Spike, che si sentì più sereno. Non era stato lui il primo a rompere il patto.


<< Lunga storia! Rossa, c’è bisogno di te in centrale.>> rispose intanto ad Andrew, e ne approfittò per dire loro che dovevano rientrare.


Willow annuì con la testa. Aveva già capito nel momento stesso che Spike era apparso, che ci dovevano essere novità in vista, novità non esattamente piacevoli.

<< Ok! Fammi salutare Telma, e si va! >> esclamò la strega.


Telma?” Doveva essere la carpa. Spike scosse la testa sempre più sconcertato, nella sua vita ne aveva viste di tutti i colori, ma una carpa di nome Telma, proprio gli mancava.


La carpa in questione, dopo aver constatato che il nuovo arrivato, non era un nemico, riemerse vicino alla riva e gli scoccò uno sguardo inequivocabile. “Bella questa! Devo dire a Buffy che non deve essere gelosa solo delle donne, a quanto parte, attiro anche altre specie femminili.” Pensò Spike, facendo un sorrisetto ed un saluto con la mano a Telma.


Non ne era sicuro, ma gli sembrò che arrossisse, mentre bisbigliava qualcosa all’orecchio di Willow. Poi alzata una pinna, gli fece un salutino e scomparve di nuovo, nelle limpide acque del laghetto.


<< Chi guida? >> fece Willow andandogli vicino, mentre sghignazzava.


<< Eh? >> fece Spike che non aveva capito il nesso.


<< Come si torna a casa? Ci devo pensare io o ci pensi tu, affascinante straniero? >> gli chiese più chiaramente Willow, sbattendo le ciglia e prendendolo sottobraccio, mentre continuava a ridacchiare divertita.


<< Eh? >> questa volta fu il turno di Andrew di stupirsi, l’ultima osservazione non l’aveva proprio capita << Willow, ti senti bene? Guarda che lui è Spike, lo conosci! >> aggiunse quasi preoccupato per la sanità mentale della strega.


Spike scosse tristemente la testa, quel ragazzo non avrebbe mai capito niente della vita. << Lo sa perfettamente chi sono, voleva solo scherzare! >> disse nel tono più mite che poteva e quando Andrew fece “oh!” aggiunse. << sarà meglio se ci pensi tu al ritorno, rossa, è già stata un’impresa raggiungerti! >>


Willow, reprimendo un’ultima risatina, annuì e in breve tempo si ritrovarono tutti e tre nell’ufficio di Giles, prendendolo di sorpresa e facendogli fare un sussulto.


Spike ridacchiò. A quanto sembrava, se a lui piaceva divertirsi prendendo di sorpresa Angel, a Willow piaceva fare lo stesso con Rupert. Bastava guardare il suo ghigno per capirlo, lo aveva fatto apposta.



Capitolo 5



Giles, sospirò mentre si rimetteva gli occhiali a posto sul naso. Accidenti a Willow, gli faceva sempre prendere dei coccoloni. Prima o poi doveva dirgli di smetterla, dopotutto aveva una certa età e anche se si teneva in forma, il rischio di un infarto poteva essere in agguato.


Quando qualche minuto prima era rientrato nel suo ufficio, non sapeva se essere felice di trovarlo vuoto, o preoccupato che Spike potesse essersi perso in una delle innumerevoli dimensioni. Incredibilmente era riuscito nel suo intento. Aveva ardentemente sperato di non dover chiamare Buffy per informarla che suo marito era disperso chissà dove. Vederlo tornare in compagnia di Willow e Andrew, era stato un gran sollievo. Niente era peggio di una cacciatrice infuriata, pensò asciugandosi un’inesistente sudore dalla fronte.


<< Missione compiuta Boss! Pecorella smarrita ritrovata! Che ne dici di entrare in azione? >> ghignò Spike, che aveva ascoltato i suoi pensieri. E così…Giles aveva paura dell’ira di Buffy, eh? Interessante notizia.


<< Uhmm…si, Willow, Spike ti ha spiegato che succede? >> chiese Rupert e sospirò quando vide che la strega scuoteva la testa.


<< Ho pensato che fosse meglio che lo facessi tu Rupert. Io non avrei saputo spiegare bene quella faccenda della dannata pietra. >> esclamò Spike ghignando.


Giles gli diede un’occhiata scettica, la verità era un’altra. In cinque anni aveva ormai imparato che Spike aveva in realtà una discreta intelligenza, ed era un eccellente pensatore, sfiorava quasi la genialità. Il problema era, che sembrava restio ad usare il suo intelletto, e preferiva usare i muscoli.


Era come una forma di difesa, che lui attuava. Come se avesse paura che usando di più la sua mente, sarebbe tornato ad essere il debole e patetico poetucolo che era una volta. Mentre facendo vedere la sua forza, si sentiva più sicuro.


Sì, Spike era veramente un enigma. Sotto tutta quella arroganza e spacconeria, nascondeva una grande sensibilità, che raramente permetteva a qualcuno di vedere. Le persone che lo avevano capito si potevano contare su una mano.


Sospirando, Giles, si tolse gli occhiali e iniziò a pulirli, mentre prendeva a raccontare a Willow (c’era anche Andrew, ma lui non contava.) cosa era successo e le ragione per cui era stata richiamata.


Willow, ascoltava assorta, e mano a mano che le parole le giungevano alla mente, aggrottava sempre di più le sopracciglia. Si era resa conto anche lei, che Spike si era comportato in modo strano durante la riunione del mattino.


Comprendeva le ragioni che lo avevano portato a tacere su certe cose, non voleva turbare Buffy, in un momento così delicato, ma ora le cose si stavano complicando e si chiese con un sogghigno, come l’ex-vampiro avrebbe rivelato la verità alla mogliettina. C’era da aspettarsi fuoco e fiamme.


Quando però venne a sapere dell’ultimo attacco, tutto il suo divertimento svanì come in una bolla di sapone. E sì, le cose si stavano veramente complicando.


Fu deciso di andare in un luogo più adatto per tentare l’incantesimo con la pietra procariota. Un simile incantesimo poteva rivelarsi pericoloso, ed era necessario che avvenisse in un posto più sicuro, dove le eventuali emanazioni non potessero nuocere a nessuno.


Per fortuna, nella nuova sede del consiglio, era stata approntata una stanza a chiusura stagna, che impediva a chiunque o a qualunque forza di uscirne e creare scompiglio. L’esperienza che Fred era stata di insegnamento per tutti. Con certe forze non si scherza.


Ogni nuovo reperto veniva sempre ispezionato in quel luogo, prendendo tutte le possibili cautele, prima di venire in contatto con le persone. E di casi strani, in quei cinque anni ce ne erano stati.


Ad esempio, una volta, avevano trovato uno spiritello rinchiuso in un’urna. Era uno spiritello veramente perfido e solo quegli accorgimenti, avevano fatto sì che non potesse scorrazzare libero, ma che venisse nuovamente rinchiuso.


E forse ora avrebbero liberato dalla pietra, un’energia decisamente più pericolosa. Quindi era meglio stare sul chi vive e non commettere errori.


**********


La pietra in questione fu posta sopra un tavolo di acciaio, dopodiché, il gruppetto si spostò nella stanza accanto, dove c’era una grande vetrata protetta da uno scudo magico, dal quale potevano osservare cosa accadeva nella stanza di fronte.


Willow prese il libro degli incantesimi fra le mani e iniziò a salmodiare. Un istante dopo tutti fecero un balzo indietro, e Andrew urlò persino. Davanti a loro, sopra l’amuleto si era materializzata una figura inconfondibile. Il Primo.


<< State calmi, è solo una immagine speculare! >> esclamò Willow, che aveva terminato il rito.

<< E’ come una sorta di proiezione, lui non è realmente qui! >> aggiunse cercando di spiegare, ma la sua stessa voce gli era estranea mentre parlava, da come era tremante.


Giles tirò un sospiro, chissà perché le parole di Willow non lo avevano affatto convinto. Il Primo ringhiava e sembrava stesse cercando di aggredire qualcuno. L’ex-osservatore si rese conto con sgomento, che se quella era una proiezione di quanto era successo nella bocca dell’inferno, la persona che il Primo stava attaccando era Spike.


Avrebbe voluto distogliere lo sguardo da quell’essere infernale, per posarlo sull’ex-vampiro accanto a sé, per vedere come stesse reagendo, ma contro la sua stessa volontà, i suoi occhi rimasero fissi su quanto stava accadendo dietro al vetro.


Per quanti sforzi il male primordiale stesse facendo, sembrava che una forza a lui superiore, lo respingesse, infine ci fu un forte bagliore, che lo costrinse a chiudere gli occhi e quando li riaprì, nella stanza non vi era più nessuna immagine né del Primo, né tantomeno della forza che lo aveva respinto. C’era solo la pietra procariota sul tavolo, che brillava leggermente.


Spike, aveva guardato impassibile tutta la scena. Aveva visto il Primo sotto molte forme, ma mai in quella, eppure si rese conto che era inequivocabilmente lui. Avrebbe dovuto essere atterrito da quelle scene, scoprendo quale fosse la fonte dei ripetuti attacchi che aveva subito, invece si sentiva stranamente calmo.


Forse dipendeva dal fatto, che non ne aveva avvertito il potere, come era invece successo nella bocca dell’inferno. Era stato invece come vedere un film, di cattivo gusto, ma innocuo.


Voltandosi per guardare gli altri, si rese conto però, che era stato il solo a mantenere il controllo. Andrew piagnucolava, Willow era scossa da tremiti, persino Giles, era evidentemente sudato.


<< Andrew, pensi che la telecamera abbia ripreso tutto? Vorrei rivedere la scena al rallentatore…per un attimo…non so…mi è sembrato di vedere qualcosa…ma poi quel lampo di luce mi abbagliato. >> chiese Rupert.


Andrew annuì e facendosi forza si diresse verso la telecamera predisposta su un cavalletto, ne estrasse il dvd e si apprestò ad inserirlo in un lettore, del computer presente nella stanza.

<< Credo di sapere qual è la parte che le interessa, l’ho viste anch’io…>> disse mentre, cedeva il posto a Willow, che di computer se ne intendeva di più.


<< Di che parlate? Io a parte la brutta faccia del primo, non ho visto niente! >> disse la strega, guardando incuriosita gli altri.


<< Non guardare me, rossa. Non ho idea di che blaterino! >> fece Spike con una smorfia.


<< Se mandi la scena al rallentatore…forse lo capirai da sola. >> rispose invece Giles, mentre Andrew si limitava ad annuire.


Willow, si mise subito all’opera e pochi secondi dopo, sullo schermo del computer, si vedeva il tavolo con sopra la pietra. Le immagini scorrevano lentissime, tanto che la strega avrebbe voluto accelerare la prima parte del video, ma un gesto di Giles gli fece capire che doveva lasciare tutto così.


Spike sbuffò rivedendo riapparire sullo schermo il ghigno malefico del primo, e si agitò impaziente, non aveva proprio voglia di rivedere quello schifo in tutti i suoi dettagli. Anche Willow doveva pensarla allo stesso modo, perché gemette chiudendo gli occhi.


<< Ecco…ecco…il punto è questo! Willow riesci a metterlo a fuoco? >> chiese eccitato Giles, facendole riaprire gli occhi. Persino Spike si chinò verso lo schermo per vedere meglio.


Willow digitò velocemente sulla tastiera e pochi istanti dopo le immagini risultarono più nitide.


E Spike sentì come un tuffo al cuore.


Bloody Hell! E quelle da dove diavolo spuntano?” pensò vedendo la scena.


<< Le ali! Non mi sbagliavo sono due grandi ali bianche! >> gridò Andrew tutto eccitato.


In effetti sullo schermo, si vedeva una figura indistinta, fatta di luce che contrastava il primo. Questa figura, si poteva chiaramente vedere, possedeva due grandi ali bianche spiegate, che emanavano una luce purissima, tanto che poi la scena divenne completamente bianca.


Per qualche minuto, tutti rimasero in una sorta di silenzio religioso. Poi Andrew parlò.

<< Era un angelo! Sono sicuro che quello era un angelo! >> esclamò eccitato con gli occhi illuminati di eccitazione.


Giles invece si girò verso Spike e lo squadrò per bene. << Tanto per saperlo Spike, non è che per caso tu ne sai qualcosa? Un’ altro segretuccio che ti tenevi da parte? >> gli chiese critico.


Subito anche gli sguardi degli altri due si rivolsero sull’ex-vampiro. E Spike arrossì.


Bloody Hell, si era completamente scordato di quella particolare cosa. Cinque anni prima, mentre era nella dimensione delle forze dell’essere, dopo aver superato tutte le prove, si era ritrovato con imbarazzo, un paio di ali sulle spalle. Ma le forze dell’essere, gli avevano detto che sarebbero scomparse, tornando alla sua dimensione. Allora che diavolo ci facevano su quel video? E poi…chi poteva dire che fossero veramente le sue?


<< Non so di che parli boss! Ti sembra di vedere due ali qui? >> disse con voce leggermente soffocata ed in tono offeso. Ci mancava solo che cominciassero a chiamarlo angelo, per chi lo avevano preso, per peaches?


<< Spike…>> disse piano Giles, che non si era bevuto per niente, l’atteggiamento dell’ex-vampiro. Guardando però il suo volto torvo, comprese che quello era un discorso che era meglio fare in privato, evidentemente Spike non aveva voglia di affrontarlo davanti ad altri.


Vedendo che Giles sembrava aver capito che non era aria, Spike tirò un sospiro di sollievo. Manco morto, si sarebbe messo a raccontare delle ali davanti ad Andrew, tempo cinque secondi e poi l’avrebbe saputo il mondo intero, e allora sai che prese per i fondelli?


<< Uhmm…bene, se qui abbiamo finito, io me ne tornerei anche a casa. Ehi Rossa, ti va di venire a cena da noi? >> disse cercando di fare l’innocentino, magari poteva raccontarlo a Willow, poi lei lo avrebbe riferito a Giles, di loro due si fidava.


<< Dipende…chi è che cucina? >> chiese Willow, critica. L’ultima volta, Buffy aveva voluto tentare un esperimento e per poco non mandava in cenere tutta la casa. In realtà le faceva sempre piacere essere invitata a casa loro, non che avesse bisogno di un invito per andarci, in fondo la considerava anche casa sua, ma era bello essere invitata.


<< Il sottoscritto, tagliolini ai funghi porcini e vitella arrosto con patate, ti va? >> le rispose Spike, facendole l’occhiolino.


<< Oh, se cucini tu va bene tutto! >> rispose entusiasta la strega, in effetti Spike era un ottimo cuoco.


<< Ok! Facciamo un salto veloce al mercato per fare la spesa e poi dritti a casa! >> disse Spike prendendo sottobraccio Willow ed avviandosi verso la porta e lasciando lì, gli altri due.


<< Spike…non dimentichi qualcosa? >> fece Giles alle sue spalle, indicando con il pollice la pietra procariota, che era rimasta sul tavolo dell’altra stanza.


<< Devo proprio? >> chiese Spike con una faccia da cane bastonato. Lo sguardo deciso che Rupert gli diede, rispose alla sua domanda. Sbuffando andò a recuperare la pietra, mentre gli altri scoppiavano a ridere vedendolo così mogio.


<< Forza affascinante straniero! Io avrei un po’ di fame! >> lo sbeffeggiò Willow, prima di prenderlo lei sottobraccio, per poi scomparire insieme.


<< Quella dell’affascinante straniero non l’ho ancora capita! >> esclamò Andrew guardando Giles perplesso, il quale sospirò e guardò verso l’alto.


**********


Buffy stava tornando dalla sua giratina pomeridiana con Jo-Ann, visto che né Spike né Down erano tornati a casa per pranzo, lei e la figlioletta, avevano deciso di accettare l’invito che Clem, faceva sempre loro, ed erano andati a mangiare a casa sua, rendendo estremamente felice il demone.


Jo-Ann adorava il suo zietto Clem, così non aveva fatto storie, quando la madre gli aveva detto, che papà non sarebbe tornato per pranzo. I tre avevano passato tutto il pomeriggio insieme e la piccola si era divertita tantissimo sui giochi all’aperto che si trovavano vicino all’appartamento del demone.


Era stato una bella giornata, rilassante e Buffy se la era goduta, anche se doveva ammetterlo, Spike gli mancava già, bastava che stessero lontani per qualche ora e ne sentiva subito la mancanza.


Si stava intanto facendo scuro e quando arrivarono davanti al portone della loro palazzina, si irrigidì, aveva notato una figura sospetta, che sostava fra i cespugli davanti a casa. Istintivamente andò nel modo di cacciatrice, alzando le sue difese e i suoi riflessi, mandando Jo-Ann dietro di sé per proteggerla.


La figura che si stagliò davanti a lei poco dopo, però, riuscì ugualmente a prenderla di sorpresa.


<< Riley? >> esclamò buttando fuori il fiato, che fino a quel momento aveva trattenuto.


<< Ciao Buffy! >> rispose lui, mentre si avvicinava di più alla luce del lampione. << E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, ma solo ora sono riuscito a scoprire dove vivevi.>> aggiunse andandole incontro come per abbracciarla.


<< Chi sei tu e che vuoi dalla mia mamma? >> disse Jo-Ann con un cipiglio degno del padre, mentre si frapponeva fra i due.


A Buffy venne da ridacchiare, sua figlia prendeva molto sul serio l’ammonimento che Spike le faceva sempre, vale a dire di proteggere la mamma in sua vece. In questo momento sembrava proprio una mini cacciatrice, in posizione di difesa.


<< Tranquilla Jo-Ann, lo conosco. >> disse prendendo la piccola fra le braccia, avrebbe potuto dire che era un vecchio amico, ma lo era stato veramente, oltre ad essere stato un suo ex? Non ci vedeva giusto in quella riapparizione.


<< Vorresti farmi credere che la tua organizzazione non sapeva dove mi trovavo? >> disse rivolta a Riley, che la stava guardando sorpreso. << Sono ormai sei anni che vivo qui a Roma e posso assicurarti che non ho fatto niente per nascondermi. >> aggiunse guardandolo critica.


Riley scosse la testa, era stato già un miracolo ritrovarla, non si aspettava certo di scoprire che nel frattempo era pure diventata madre. Un piccolo tarlo prese a roderlo, forse era persino sposata e magari felicemente. Il suo matrimonio invece era naufragato quattro anni prima.


<< Non faccio più parte dell’organizzazione, mi avevano ingannato una volta di troppo. Ora lavoro con un altro gruppo, formato da ex-soldati dell’iniziativa, siamo un gruppo indipendente, e non abbiamo le risorse che avevamo prima. Non hai idea di che fatica ho fatto, per sapere cosa ti era successo dopo il disastro di Sunnydale. Sono riuscito a sapere che vivevi qui, dopo aver incontrato una delle tue cacciatrici, è stata lei a dirmi dove potevo trovarti. >> spiegò Riley.


Buffy annuì pensierosa, e quindi Riley aveva lasciato l’esercito…non era una cattiva notizia.

<< Oh quindi niente più maggiore Finn? Se devo dire la verità, la cosa mi solleva! Quei tizi del governo proprio non mi sono mai andati giù! >> esclamò. << Entriamo in casa, così mi racconti i dettagli. >> disse avviandosi verso il portone, e Riley la seguì.


<< L’ultima notizia che avevo di te, risaliva a sei anni fa, quando ci contattasti. Poi non ho saputo più niente…>> disse l’uomo, mentre si apprestava ad entrare. << …seppi della catastrofe di Sunnydale solo otto mesi dopo che era successa, a quel tempo mi trovavo in sud-africa, avrei voluto scoprire cosa era successo, ma….nessuno rispondeva alle mie domande, così incominciai a chiedermi se quello che stavo facendo fosse veramente giusto…tutta quella segretezza…incominciai ad indagare e scoprii che i fini dell’Iniziativa erano rimasti sempre gli stessi, catturare demoni per poi servirsene per i loro scopi. Inoltre la situazione si stava facendo sempre più difficile, visto che stavano comparendo ovunque delle cacciatrici. Una di loro si stava avvicinando troppo ad una nostra base, mi ordinarono di ucciderla, ma io mi rifiutai e compresi che era giunto il momento di dare le dimissioni. Naturalmente informai la ragazza del pericolo e poi l’aiutai a mettersi in salvo. In seguito ho cercato di contattare quanti più ex-membri dell’organizzazione e ci siamo messi in proprio. Due giorni fa ho ritrovato quella ragazza che avevo aiutato e lei mi ha detto per ringraziarmi, dove potevo trovarti, ed ora eccomi qui. Sei sposata? >> concluse.


Buffy che aveva ascoltato attenta quel lungo discorso, annuendo quando necessario, si ricordava infatti che qualche anno prima, una cacciatrice aveva riferito, di essere stata salvata da un militare, in circostanze piuttosto misteriose, ed ora scopriva che quel militare era Riley.


Non era cambiato molto fisicamente, sempre altissimo (dal suo punto di vista), sempre ben piantato, l’unica differenza era che ora una cicatrice solcava la sua guancia destra, senza però abbrutirlo. Guardandolo però si chiese, che cosa avesse mai visto una volta in lui, ora c’era solo una persona, che riusciva a farle piegare le ginocchia con un solo sguardo. Sorridendo della domanda che Riley gli aveva posto, si chiese cosa avrebbe detto non appena avesse saputo che si era sposata con Spike.


<< Sì, da cinque anni! >> Gli rispose sorridendo apertamente.


Riley sospirò di delusione, da come lei aveva risposto, era chiaro che il suo doveva essere un matrimonio felice.


<< E sei anche madre…di una bellissima bambina fra l’altro…>> disse lui, mentre cercava di fare una carezza alla testa della piccola, che però continuava a guardarlo storto. C’era qualcosa in quello sguardo che gli ricordava qualcosa…ma cosa?


Tale padre, tale figlia” pensò Buffy ridacchiando internamente. A quanto sembrava neanche a

Jo-Ann, Riley andava simpatico. Posando la piccola a terra, che si rifugiò subito dietro le sue gambe, mentre continuava a guardare male l’ospite, Buffy si tolse la giacca e appesala all’appendiabiti, fece strada verso il salotto.


<< Grazie…adoro quando fanno i complimenti a mia figlia, è quasi come se li facessero a me, se penso che fra poco più di sei mesi, lo sarò di nuovo…madre intendo…. >> disse in tono leggero, mentre si accomodava sul divano e faceva cenno a Riley di sedersi sulla poltrona davanti a lei.

Jo-Ann intanto si accoccolava contro la madre.


<< Sei incinta? >> chiese sorpreso lui, guardando la sua linea ancora perfetta. Maledizione questo non ci voleva, pensò mandando giù l’amaro boccone. Aveva sperato…ma evidentemente era arrivato troppo tardi, inoltre questo complicava anche le cose, contava sul suo aiuto per risolvere una brutta situazione, ma nelle sue condizioni…


<< Sì…di quasi tre mesi. La notizia però non sembra piacerti, posso sapere perché? >> chiese Buffy guardandolo in modo critico e andando al sodo come suo solito.


Riley stava per rispondere, quando sentì la porta di casa aprirsi ed una voce femminile giungere.

<< Sono a casa! >> esclamò Dawn, sbattendo la porta con un piede, visto che aveva le mani impicciate con una serie di volumi.


<< Siamo di qua! >> le gridò in risposta Buffy, mentre Jo-Ann si alzava di scatto e andava incontro alla sua zietta, chiamandola a gran voce.


<< C’è un signore con la mamma! >> sussurrò Jo-Ann all’orecchio di Dawn, quando lei la prese in braccio, dopo aver posato i libri sul mobile dell’ingresso.


Curiosa la ragazza si affacciò al salotto e ci rimase di sale, quando vide Riley. Questa proprio non se l’aspettava. << Riley, che sorpresa…>> disse rivolta verso l’uomo che le andò incontro per abbracciarla.


<< Non mi dire che sei la piccola Dawn, che non ci credo! Ma come sei diventata alta! >> disse Riley, che non riconosceva in quella attraente signorina, la monella che lo aveva disturbato a suo tempo nei suoi incontri galanti con Buffy.


<< Che vuoi, con gli anni si cresce! >> disse sbrigativa Dawn, mentre dava uno sguardo a Buffy che voleva dire “ Sa già che sei sposata con Spike?”. Sguardo che la sorella vide ed interpretò nel modo corretto, scuotendo la testa e facendo un ghigno malefico, al quale Dawn rispose con uno altrettanto cattivo.


<< Allora cosa ti porta qui? >> chiese rivolta verso l’uomo e riacquistando un comportamento normale.


<< Per prima cosa, volevo rivedervi, sapere come stavate…e poi…>> rispose Riley decisamente a disagio, interrompendosi sul più bello, non riuscendo a trovare le parole.


<< Non me lo dire che mi sa che lo indovino! Avevi bisogno di aiuto e hai deciso di venire a cercarmi. >> lo riprese Buffy, che ormai conosceva l’andazzo, mai che qualcuno venisse a trovarla solo per divertimento, c’erano sempre dei guai di mezzo.


<< In effetti è così, sono venuto da te, perché di te mi fido. Ho bisogno di aiuto, io e il mio gruppo ci siamo imbattuti in qualcosa di poco chiaro, mi rendo conto, che adesso tu non puoi aiutarmi, ma forse potresti indirizzarmi da qualcuno. >> disse ancora più a disagio Riley, che c’era rimasto veramente male nello scoprirla incinta.


<< Lo farei volentieri, ma adesso le cose sono cambiate. Tutte le cacciatrici agiscono sotto le direttive del nuovo consiglio degli osservatori. Prima di indicartene qualcuna, dovrei chiedere il permesso al consiglio e averne l’approvazione. Ma non preoccuparti, il presidente del consiglio è Giles, quindi qualcuno che conosci. >> disse Buffy sorridendo tranquilla.


<< Già, senza contare che il marito di Buffy, ne è il vice-presidente! >> disse Dawn , alzando le sopracciglia all’indirizzo di Buffy e ghignando divertita.



Capitolo 6




Quella situazione era troppo divertente, non appena Riley avesse scoperto chi aveva sposato Buffy, e non appena Spike avesse visto chi si era presentato a casa, ne sarebbero venute fuori delle belle. Magari avrebbe anche accettato di aiutarlo, ma solo dopo averlo strapazzato un po’.


Riley, invece, che non aveva idea dei casini in cui si era andato a cacciare, tirò un sospiro di sollievo. Se Giles era il presidente del nuovo consiglio, una volta visto di cosa si trattava, lo avrebbe certamente aiutato. Ma chi era questo misterioso marito di Buffy….


Lupus in favola, Jo-Ann, lasciate le braccia della zietta, corse di nuovo verso l’ingresso, gridando: << Sta arrivando papà! >>


Riley che non aveva sentito per niente aprire la porta, rimase leggermente sorpreso, soprattutto quando vide che non arrivava nessuno. Guardò interrogativamente verso Buffy, leggermente confuso.


<< Non farci caso, Jo-Ann, sa sempre in anticipo quando suo padre sta per arrivare! Lo sente anche se è a un chilometro di distanza. Penso che sia un’eredità genetica. >> cercò di spiegargli Buffy, mentre si alzava lentamente per andare dietro alla figlia.


Riley era ancora più confuso di prima, ma con sua grande sorpresa, pochi istanti dopo, sentì aprire la porta di casa. Ma fu una voce femminile, quella che udì.


<< Dov’è la mia nipotina preferita? >> chiese Willow, facendo finta di non vedere la bambina, entrando prima di Spike, che cavallerescamente le aveva lasciato il passo, Jo-Ann ridacchiò.


<< Zia Willow, io sono la tua sola nipotina! >> disse continuando il gioco che facevano sempre.


<< Questo sarà anche vero, ma tu resti sempre la mia preferita. >> rispose a tono la strega, premendo tanti baci su quelle tenere guanciotte e facendo come al solito ridere la piccola.


Spike guardò intenerito quella scena, aveva fatto bene ad invitare Willow, la donna gli era sembrata un po’ a terra e Jo-Ann si stava rivelando la cura giusta. Visto che ora l’interesse di sua figlia era tutto incentrato sulla zia, decise di approfittarne per salutare Buffy che gli era venuta incontro.


Ma lei dopo un primo bacio, si tirò indietro e gli disse in un orecchio. << Abbiamo visite! >> e allo sguardo interrogativo di lui, aggiunse << Riley! >>.


Alla smorfia di disappunto di lui, Buffy ghignò. << Non gli ho ancora detto che sei tu mio marito, ho pensato di lasciare a te il piacere….ma poi fai il bravo, ok? >> gli disse sorridendo maligna, ed un uguale sorriso si dipinse sulle labbra di Spike.


Intanto in sala, Riley era rimasto da solo con Dawn, la sua curiosità lo avrebbe spinto ad affacciarsi, ma non voleva risultare come un’impiccione, quindi rimase seduto sulla poltrona, sospirando. Dawn intanto ghignava internamente a più non posso, non si sarebbe spostata di lì, nemmeno con una gru. Voleva poter vedere bene il volto di Riley, nel momento in cui avrebbe scoperto chi era il suo adorato cognatino.


********************


Dopo aver dato le borse della spesa a Willow, che nel frattempo aveva riconsegnato Jo-Ann a Buffy, ed essersi tolto lo spolverino, Spike, dando un veloce bacio sulla fronte della bambina, si incamminò verso la sala, seguito dalle sue donne.


Riley, che stava attendendo curioso di conoscere il marito di Buffy, rimase letteralmente come una statua di sale, quando vide entrare Spike. Salivazione a zero, testa che roteava a più non posso e un frastuono terribile nelle orecchie, queste erano solo alcune delle spiacevoli sensazioni che provò. Era fottuto.


Spike, intanto, mentre si scrocchiava lentamente le dita, se la stava divertendo internamente come un matto, nel vedere gli occhi dell’odioso soldatino, che diventavano grandi come due piattini da caffè. Riley era nella merda.


L’ex-maggiore dell’esercito stava cercando intanto di venire a patti con quanto aveva davanti agli occhi, non riusciva a credere che Buffy potesse avere sposato quel vampiro. E poi…da quando i vampiri potevano avere figli?


<< Che…che ci fai tu qua? >> chiese quasi rantolando, e saltando di scatto in piedi. Ora che ci pensava Spike non aveva più il chip, la cosa lo fece deglutire dolorosamente. Era fottuto, si ripetè.


<< Dovrei essere io a farti questa domanda, visto che ti trovi in casa mia. >> rispose Spike con la sua migliore aria da duro. << Cosa vuoi da mia moglie? >> chiese con il suo solito ghigno malefico. Un tempo sarebbe saltato immediatamente al collo del soldatino, se non fosse stato per il chip.


Riley scosse la testa frastornato, cercando di schiarirsela. In effetti ora che la guardava bene, quella bambina aveva gli stessi occhi del vampiro….e diavolo….Buffy era di nuovo incinta. E che cacchio, da quando anche i vampiri potevano riprodursi?


Spike non riuscì più a trattenersi, leggere nella mente di quel bamboccio era un vero spasso.

<< Forse da quando non sono più dei vampiri?….Ah no, aspetta! Ora che ci penso, Angel era diventato padre, prima di tornare umano, giusto Buffy? >> disse, prendendo decisamente di sorpresa Riley.


Il quale cominciò a boccheggiare in un modo che a Spike, ricordò tanto Telma, la carpa che aveva conosciuto nel pomeriggio. Chissà forse valeva la pena di farli conoscere, magari ne sarebbe venuto fuori, qualcosa di buono.


Willow non resistette più, aveva ascoltato sia i pensieri di Riley che quelli di Spike, e la sua ultima ideuzza, la fece scoppiare a ridere a più non posso. Creando naturalmente ancora più confusione nella mente del povero Riley.


<< Telepatia! >> spiegò tranquilla Buffy, mentre si sedeva tranquilla sul divano. << Spike sa come usarla e credo che ti abbia letto nella mente poco fa. >> aggiunse per chiarire meglio la situazione. Non ci riuscì.


Riley era nel caos più completo. Buffy era sposata con Spike, con “Spike!”, i due avevano già una figlia e presto ne avrebbero avuto un altro. Spike non era più un vampiro, e neanche Angel, da quanto aveva capito. “Ma che cavolo sta succedendo nel mondo? Ed io dov’ero quando succedeva?” si chiedeva frastornato.


Spike intanto che vedeva e sentiva che il soldatino, era decisamente partito, si disse che le cose stavano andando troppo per le lunghe, aveva una famiglia da sfamare lui, non che un ospite, o meglio due ospiti a quanto sembrava. Chissà, forse poteva sempre provare a farlo morire di fame.


Dubitava infatti che Buffy gli avrebbe permesso di fargli del male, anche se maledizione ne aveva una voglia! Meglio soprassedere va! Prima o poi avrebbe avuto l’occasione di vendicarsi di lui. Ma per il momento era meglio stare calmi, aveva infatti avvertito alcuni accenni nei suoi pensieri, che forse meritavano di essere ascoltati.


<< Ragazze, pensateci voi a spiegare, al tipo sconclusionato, qui! Io vado a preparare da cena! >> disse ridacchiando, mentre si avviava verso la cucina, seguito naturalmente dalla sua farfallina alla quale piaceva vedere il papà cucinare.


Una quarantina di minuti più tardi, erano tutti seduti attorno alla tavola, a gustarsi l’ottima cena preparata da Spike. Riley, che era stato alla belle e meglio aggiornato, su quanto era successo in tutti quegli anni, ora rimuginava su quanto aveva appreso.


Non solo Spike era tornato umano, ma a quanto sembrava con discreti poteri, e per la miseria, era anche un ottimo cuoco, ma doveva averle tutte lui? Per un po’ aveva avuto la tentazione di lasciare tutto nel piatto, conoscendolo poteva averlo avvelenato, ma poi si era rasserenato quando aveva visto che gli altri si stavano servendo tranquillamente dal vassoio. Tanto è che ora, stava per servirsi di servirsi di una seconda porzione di vitella arrosto con patate. Beh, perlomeno mister depressione, ora era umano esattamente come lui. Questo lo risollevò un tantinello.


Spike che come al solito aveva ascoltato i pensieri di Riley, riuscì solo per poco a trattenere un sogghigno. Non lo avrebbe mai detto, ma a quanto sembrava, lui e il soldatino avevano qualcosa in comune, entrambi consideravano Angel un eterno depresso. Questo lo fece aumentò le sue possibilità di dargli una chance, voleva sentire cosa aveva da dire.


<< Allora, Riley, qual è la ragione, per la quale volevi il nostro aiuto? >> chiese godendosi quella sensazione di superiorità, che gli dava l’attuale situazione.


Per un attimo Riley rimase bloccato, con la forchetta a mezz’aria e la bocca aperta. Questa proprio non se l’aspettava, aveva scambiato si e no due parole con l’ex-vampiro, ed era certo che Buffy non gli aveva detto niente, infatti erano rimasti tutti insieme in sala, mentre aspettavano che fosse pronta la cena, e allora come diavolo faceva a sapere che era venuto in cerca di aiuto? Forse l’unica spiegazione era la telepatia, forse lui e Buffy nel frattempo avevano comunicato.


<< Giusto! Non pensi sia ora di dirci cosa volevi? >> esclamò Buffy, che era impegnata a dare da mangiare alla figlioletta, ma continuava a seguire ugualmente la conversazione.


Posando la forchetta nel piatto, con fare leggermente deluso, era il pasto migliore che avesse mai mangiato da anni, la cucina dell’esercito faceva decisamente schifo e lui come cuoco non era da meno, si schiarì la voce. In fondo la ragione per cui era venuto era molto importante (e l’arrosto non scappava).


<< Io e il mio gruppo, abbiamo individuato una base segreta dell’Iniziativa e ne abbiamo monitorato i movimenti. Stanno accadendo cose molto strane, lì a Cleveland. >> disse con fare serio, la sua espressione però si intensificò quando vide la reazione di Spike e Willow.


<< A Cleveland? >> chiese infatti con voce strozzata la strega, che si stava per soffocare con il boccone che aveva in bocca. Grazie ad un paio di colpetti sulla schiena ed a un bel bicchiere d’acqua, riuscì finalmente a respirare di nuovo bene.


Ma quella improvvisa tensione non sfuggì allo sguardo vigile di Buffy, si era accorta subito, non appena Spike era tornato, che doveva star accadendo qualcosa, avrebbe voluto chiedergli subito spiegazioni, ma la presenza di Riley glielo aveva impedito. Pensava di affrontare l’argomento quando fossero stati soli, ma ora era giunta alla conclusione che voleva sapere, e subito.


<< Che sta succedendo? Spike tu oggi eri proprio a Cleveland, e la riunione di stamattina al consiglio…stanno accadendo troppe cose insieme e voglio vederci chiaro. Quindi sputate il rospo! >> disse guardando severamente, sia il marito che la sua migliore amica.


Spike, sotto lo sguardo leggermente soddisfatto di Riley, si mosse imbarazzato sulla sedia. C’erano molte cose che Buffy non sapeva, ma come dirgliele? << Scusa, passerotto…ma è una lunga storia…è successo che…>> aveva preso a dire, quando lo squillo del telefono lo interruppe.


Benedetto telefono, una volta tanto squillava proprio al momento adatto. Spike si era già visto al perso, non appena Buffy avesse saputo tutto quanto, c’era da aspettarsi una scenata da incubo. E non aveva proprio voglia di essere maltrattato da lei davanti al soldatino, che invece se la sarebbe goduta sicuramente.


Alzandosi si diresse verso il telefono ed intanto ringraziava già mentalmente chiunque fosse, lo aveva salvato. Grossa fu la sorpresa quando all’orecchio gli giunse la voce di Robin Wood. Immediatamente pensò al peggio e stava quasi per rimangiarsi il ringraziamento, quando colse il senso delle parole di Robin.


<< ….stanno per portarla in sala parto. Avevi ragione, il bambino nascerà in anticipo.>> stava infatti dicendo l’uomo tutto nervoso. E Spike tirò un sospiro di sollievo, non erano cattive notizie quelle in arrivo.


<< Devi venire qui subito! Faith si rifiuta di partorire se non ci sei! Dice che ha paura che il Primo possa fare qualcosa e che si sentirà sicura, solo se ci sarai anche tu in sala parto! >> stava continuando Robin, che sembrava proprio che stesse per avere una crisi isterica.


Spike, invece ridacchiava internamente. Era veramente salvo, con quella scusa, avrebbe lasciato a Willow il compito di informare Buffy. Con buona speranza, quando il bimbo fosse nato, Buffy avrebbe avuto il tempo di calmarsi un po’, e poi….un nascita finisce per mettere tutti di buon umore.


<< Ok, amico! Calmati e rilassati, in cinque minuti e sono lì! >> disse riappendendo il telefono soddisfatto. Molto meglio assistere ad un parto, che affrontare l’ira di Buffy.


<< Che succede chi era? >> chiese la sua mogliettina, che non aveva preso bene il sentire che quel fedifrago di suo marito, stava per mollarla, senza spiegarle un bel niente. Non gli era infatti sfuggita la sua aria soddisfatta.


<< Era Robin, Faith è in travaglio ed il bambino sta per nascere in anticipo. Dice che mi vuole assolutamente lì. Tesoro lo sai…in queste situazioni voi donne avete bisogno di rassicurazioni…di sentivi protette…>> disse dolcemente Spike, cercando di intenerirla.


La rabbia di Buffy si sgonfiò come un palloncino. Doveva ammettere che come scusa per squagliarsela, era la migliore che potesse mai trovare. << Va bene…però veniamo anche noi! >> disse indicando Willow ed alzandosi da tavola. Perlomeno, mentre Spike era occupato con la mammina, l’amica avrebbe potuto rispondere alle sue domande.


<< Dawn, ci resti tu con Jo-Ann? >> chiese alla sorella.


<< Veramente volevo venire anch’io! >> protestò la ragazza, che non aveva nessuna intenzione di rimanere a casa, anche se adorava la nipotina, voleva essere presente alla nascita del bambino di Faith, senza considerare che non voleva perdersi neanche le novità che erano sicuramente in arrivo.


<< La porteremo con noi! >> disse Spike, prendendo in braccio la figlioletta, che felice si strinse al suo collo. << Basta che ci sbrighiamo. Ho promesso che sarei andato subito lì! >> aggiunse spiccio.


Riley intanto, aveva tanto la sensazione che gli altri si fossero completamente scordati di lui. Che diavolo succedeva? Dove stavano andando tutti? E poi…Faith non era quella cacciatrice cattiva, contro la quale Buffy si era scontrata?


<< Ehm…scusate…ma io che faccio? >> chiese decisamente confuso.


<< Oh, gia! C’è anche lui! Non è che ti serve un passaggio per Cleveland, vero? >> chiese Spike che sperava “quasi” che rispondesse di si. Sentiva infatti che era importante parlargli.


<< Beh….in effetti….il mio gruppo si trova là, pensavo di tornarci non appena avessi ottenuto l’aiuto di cui abbiamo bisogno. >> disse Riley, che intanto si chiedeva che diavolo c’entrava Cleveland.


Udendo i suoi pensieri, Spike sospirò. Uffa, ma a questo bisognava spiegargli tutto! << Faith, vive a Cleveland con suo marito che è l’osservatore di zona, e con loro ci sono una cinquantina di cacciatrici. Quindi come vedi, non appena saprò in che consiste l’aiuto che chiedi, non dovrebbe essere difficile fornirtelo. Ora la domanda è: vieni con noi o no? >> disse sbuffando leggermente.


Anche se sinceramente non ci aveva capito molto, Riley, annuì. Istintivamente sentiva che la cosa migliore da fare, era seguire quel gruppo di persone, magari alla fine sarebbe riuscito a capirci qualcosa. Guardando con rammarico il piatto non ancora finito, si alzò e raggiunse gli altri al centro della stanza.


In fondo era curioso di provare il teletrasporto.


<< Voi andate avanti, che io recupero Xander e vi raggiungo. >> disse Willow, prima di scomparire.


Spike ghignò, a quanto sembrava non era il solo al quale saltavano i piani. Anche Xander avrebbe dovuto dire addio al suo appuntamento galante. Pochi istanti dopo, anche il gruppetto, scomparve, per riapparire davanti all’ospedale centrale di Cleveland.


Affidata la bimba a sua madre, Spike si affrettò verso la sala parto. I bambini si sa, non aspettano i comodi dei grandi e quando decidono di nascere, non c’è modo di farli aspettare.




Capitolo 7



Certo che come levatrice, Spike non si sentiva tanto nel ruolo. Appena arrivato davanti alle porte della sala parto, aveva trovato un Robin decisamente sconvolto. Il poveretto era preso dall’ansia per la moglie e si era preoccupato perché l’ex-vampiro non arrivava.


In fretta, tirando un sospiro di sollievo, vedendolo, aveva condotto Spike in una saletta lì vicino, dove lo avevano preparato. Guanti di lattice, camice verde marcio e mascherina dello stesso colore, compreso il cappellino.


Ma possibile, che non possano scegliere un colore migliore?” Si era chiesto Spike, guardando con orrore come era bardato. “Ecco perché i bambini piangono appena nati, si spaventano. Chiunque si spaventerebbe, se vedesse attorno a sé questa roba!” pensava facendo una smorfia disgustata.


Ma il tempo stringeva, era ora di andare a tenere la mano alla mammina. Giusto….


<< Ehm, Robin…>> disse Spike, fermando l’uomo di colore che si stava già avviando verso la sala parto, questi lo guardò interrogativamente. << Tanto per andare sul sicuro…vorrei darti qualche suggerimento, prima di entrare. >> aggiunse calmo.


Robin Wood invece non era tanto calmo, suo figlio stava per nascere. Sbuffando si accinse ad ascoltare quello che Spike voleva dirgli.


<< Prima cosa: Mai, per nessuna ragione, Mai, devi tenere la mano di Faith! >> disse Spike ghignando leggermente. << Cacciatrice, ricordi? Quella è capace di spappolartela la mano. >> aggiunse come spiegazione. E Robin accennò con la testa grato, a quello non ci aveva proprio pensato.


<< Quindi tu farai il bravo paparino e ti metterai alle sue spalle, magari gliele massaggerai e le dirai tante paroline dolci, mentre lei invece, ti maledirà in ogni modo possibile e inimmaginabile. Le donne sono fatte così. >> disse ancora Spike sogghignando e scuotendo le spalle. << A tenerle la mano, ci penserò io, che sono un tantino più robusto. >> terminò, guadagnandosi un sorriso grato.


Finalmente i due, entrarono in sala parto, dove Faith se ne stava urlante su di un lettino ginecologico apposito. Vedendoli arrivare, tirò un sospiro di sollievo, per poi cominciare di nuovo a lamentarsi, visto che le stava arrivando un'altra contrazione.


Fuori in sala d’attesa, intanto, Buffy stava camminando avanti e indietro, agitata, mentre Riley, Dawn e Jo-Ann, se ne stavano tranquillamente seduti. A dire il vero, Riley, non aveva ancora idea del perché si trovasse là, e ci rimaneva proprio perché voleva scoprirlo.


Quando Buffy, vide finalmente arrivare Willow, con Xander e persino Giles al seguito, si calmò un attimino, forse avrebbe potuto finalmente sapere che diavolo stava succedendo. I due non si mostrarono sorpresi di vedere Riley, evidentemente Willow li aveva informati.


E così mentre Spike si faceva stritolare la mano, da una Faith indiavolata (mai visto una donna quando partorisce? sembra tanto di vedere l’esorcista), Willow, Xander e Giles aggiornavano Buffy, su quanto era successo. Inutile dire che non la prese affatto bene. Sinceramente non si capiva chi urlava di più, se lei o Faith che oramai era lì, lì.


<< Forza amore, sta uscendo la testa. >> diceva un premuroso Robin, memore dei consigli di Spike.


<< La prima cosa che faccio, appena sto meglio, è sterilizzati! >> urlava in risposta Faith, mentre spingeva.


<< Via, Buffy, non è colpa di Spike, se non lo hai saputo subito. >> cercava di mediare Willow.


<< Però, poteva dirmi degli attacchi, no?>> urlava in risposta una furente Buffy, che meditava anche lei di sterilizzare il marito.


<< La testa è uscita, amore, forza un altro sforzo, ed è finita! >> continuava Robin eccitato.


<< Io ti castro, giuro che ti castro! >> urlava invece Faith.


Poi ci fu un attimo di silenzio in entrambe le stanze, e quando finalmente si udì il pianto di un neonato, la pace scese per essere sostituita subito dopo da attimi di incomparabile dolcezza.


Faith, guardava intenerita quella piccola vita che giaceva sul suo grembo. Suo figlio. Vi era forse immagine più bella? Solo chi ha avuto la fortuna di diventare madre, può capire quello che si prova. Per nove mesi porti dentro di te una vita, la senti scalciare, senti il suo cuore che batte quando fai l’ecografia, ed è reale. Ma solo quando te la ritrovi fra le braccia, quella creaturina, ti rendi conto veramente che esiste, che fa parte di te. Da quel momento in avanti la tua vita non sarà più la stessa.


Ora vivrai, mangerai, camminerai, penserai, e tutto il resto che fai di solito, sarà per sempre legato a quel filo invisibile, che ti unisce a tuo figlio e che non può essere tagliato come il cordone ombelicale. Ed il dolore, la sofferenza che hai provato per metterlo al mondo, scompare, annientata da una sensazione più grande.


Con gli occhi pieni di lacrime di commozione, Faith provava tutto questo, e sentì che c’era qualcun altro accanto a lei che poteva capirla, suo marito, il padre di suo figlio. Si girò quindi verso Robin, con un sorriso che non era mai stato tanto dolce. << Guarda amore, tuo figlio! >> disse orgogliosa, mostrandogli il bambino.


Anche Robin aveva gli occhi pieni di lacrime, di felicità. Tirò un sospiro di sollievo. I due esseri che amava di più al mondo, erano qui e stavano bene entrambi. << E’ bellissimo, assomiglia a te.>> disse con la voce resa roca dall’emozione, mentre sfiorava piano quelle piccole dita, per poi porre un bacio sulle labbra della sua donna. << Grazie. >>


<< Questo significa che non lo castri più? >> chiese Spike, ghignando mentre guardava intenerito quei due. Lui sapeva cosa si provava, e presto lo avrebbe riprovato. Non era però riuscito a non fare una delle sue solite battute.


<< Castrazione, rinviata! >> rispose Faith ridacchiando, per poi perdersi di nuovo alla vista del bambino. Ci rimase male, quando l’infermiera glielo prese. << No, non me lo porti via. >> disse istintivamente, cercando di trattenerlo.


<< E’ tutto a posto, Faith! Ora devono lavarlo e visitarlo, poi una volta che lo avranno vestito te lo restituiranno. >> fece Spike, con voce calma, cercando di tranquillizzarla.


<< Va bene…>> disse Faith, mogia, decidendosi ad affidare il piccolo all’infermiera. << Però se tu controlli, mi sento più sicura. >> aggiunse rivolta a Spike, al quale rivolse uno sguardo implorante. Voleva essere certa che non succedesse niente di strano e se c’era lui a controllare, si sarebbe sentita veramente meglio.


< Ok! Consideralo fatto! A proposito…avete deciso come chiamarlo? >> rispose Spike battendo gentilmente sulla mano di Faith, prima di girarsi e seguire con gli occhi, quando stavano facendo al piccolo. Lo stavano lavando e sembrava piacergli.


Faith e Robin si guardarono negli occhi, come comunicando mentalmente, poi entrambi girandosi verso Spike, dissero insieme. << William. >>.


Pur non essendo abituato a sentirsi chiamare con il suo nome, Spike si girò immediatamente chiedendo << Sì? Che c’è? >>


<< E’ il nome che abbiamo deciso di dare al bambino. >> spiegò calmo Robin, e quando Spike lo guardò confuso, aggiunse. << Vorremmo chiamarlo William, se a te sta bene. >>


Spike, si ritrovò ad inghiottire nervosamente. Quello proprio non se lo aspettava. Volevano dare il suo nome, al loro figlio. Girandosi di nuovo per guardare il piccolo, che ora era sul lettino apposito e veniva visitato. Mai si sarebbe immaginato una cosa simile. Sapeva che il rapporto con Robin Wood è molto migliorato con il passare degli anni, ma questo…


Girandosi di nuovo verso i neo genitori, non si curò di nascondere l’emozione sul volto e gli occhi leggermente velati. << Io…io non so che dire…forse…forse l’unica parola giusta è, grazie! Ne sono onorato. >> disse con voce emozionata.


Poi cercando di riprendere il controllo, aggiunse. << Ora paparino, però sarà meglio che vai a dare la notizia a quelli là fuori. Questo spetta a te. Io intanto continuo a sorvegliare la faccenda. >> disse indicando verso il piccolo, e cercando di fare il suo solito ghigno, che però gli venne fuori come una smorfia tenera.


Con un cenno della testa, Robin annuì e dopo aver dato un ultimo bacio a sua moglie, si diresse verso la porta della sala parto, come se stesse andando a ricevere un oscar. Quello era il suo momento di gloria. Ne esiste forse uno migliore, di andare ad annunciare la nascita di tuo figlio?


Fuori intanto la discussione si era calmata, ed ora c’era solo un lieve brusio. Jo-Ann si era addormentata fra le braccia del suo zietto Xander, e tutti vedendola dormire così serenamente, avevano abbassato le voci.


Mancava però qualcuno all’appello. Riley non era infatti presente nella sala d’attesa. Alcuni minuti prima, si era dovuto infatti recare, urgentemente, al bagno.


Vedendo arrivare Robin, si alzarono tutti per andargli incontro, per sapere. Beh tutti eccetto Xander, che era bloccato da Jo-Ann. << E’ andato tutto bene? Che cos’è? Maschietto o femminuccia? >> le domande erano partite un po’ da tutti, e Robin se ne trovò quasi sommerso.


<< Stanno tutti e due bene, è un maschietto. >> disse orgoglioso.


<< Spike dov’è? >> chiese Buffy, che aveva due paroline da dire al maritino.


<< E’ ancora di là, a sorvegliare che non succeda niente a mio figlio. >> disse Robin, che per la prima volta, assaporava veramente quella parola “figlio”. << E’ stato bravissimo in sala parto, mi ha detto cosa fare e cosa non fare, ed ha accettato di rimanere per rassicurare Faith. Con la situazione che abbiamo, lei aveva paura che accadesse qualcosa di brutto.>> aggiunse spiegando la situazione.


La rabbia di Buffy calò un pochino, capiva Faith, e se suo marito era stato in grado di rassicurarla, ne era felice. Spike era veramente una persona stupenda, ed era felice che anche gli altri se ne fossero accorti.


Ora era lei però a sentirsi bisognosa di rassicurazioni, e solo Spike poteva farlo.


Qualche istante dopo, un infermiera venne fuori, per dire che Faith, era stata riportata in camera e che fra poco, avrebbe potuto ricevere delle visite. Robin si affrettò immediatamente verso il reparto, seguito da molti del gruppo.


Dawn guardandosi attorno, si accorse della mancanza di Riley. << Ehi ma dove è finito Riley? Qualcuno di voi l’ha visto? >> chiese a tutti e a nessuno. In fondo le importava poco che fine avesse fatto.


<< Credo che sia ancora in bagno. >> rispose Xander, che non si era mosso dalla poltroncina, visto che aveva paura che lo spostamento svegliasse la bambina.


<< Se ce ne andiamo tutti, non saprà come cercarci. >> disse Giles, che si risedette al suo posto. << Lo aspetto io, voi andate pure. >> in realtà voleva sentire cosa avesse da dire in proposito dell’aiuto che aveva chiesto. Tutti gli altri si avviarono verso il reparto di maternità.


Alcuni minuti più tardi, il soldatino, si decise finalmente ad uscire dal bagno. Era però pallido ed aveva l’aria di non stare bene. << Ehi, che ti succede? >> chiese Xander, vedendolo in quello stato.


<< Ho avuto….diciamo dei problemi intestinali….niente di grave. >> disse impacciato Riley, mentre si sedeva esausto su di una poltroncina. << Gli altri dove sono? >> chiese chiudendo gli occhi.


<< Sono andati a visitare Faith, il bambino è nato. E’ un maschio. Dimmi sei venuto qui con il teletrasporto, vero? >> gli rispose Xander.


<< Si, perché? >> chiese Riley aprendo gli occhi confuso.


<< Oh no, niente…è solo che le prime volte, anche a me dava fastidio…solo che io avevo problemi di stomaco. Forse dipende da quello, se ti sei sentito male. >> gli rispose placido Xander, spiegandosi, ma al contempo attirandosi uno sguardo confuso da parte di Giles.


Questa gli giungeva nuova. Nessuno di loro era mai stato male a causa del teletrasporto, almeno a quanto gli risultava, vedendo una specie di occhiolino, da parte di Xander, capì ci doveva essere qualcosa sotto. Come avrebbe voluto che ci fosse Spike o Willow per poter comunicare telepaticamente e scoprire di che si trattava.


<< Glielo spiego dopo. >> disse Xander senza emettere un fiato e limitandosi ad usare il labiale. Intanto ghignava a più non posso. Willow quando era venuto a prenderlo (prima di passare da Giles) gli aveva rivelato uno scherzetto che Spike aveva fatto al soldatino. Lei lo aveva scoperto durante la cena, grazie proprio alla telepatia.


Non che avesse mai avuto niente contro Riley, ma doveva ammettere che Buffy era molto più felice con Spike, mentre invece Riley alla fine l’aveva veramente delusa e fatta soffrire. Insomma presentarsi a casa sua con la sua nuova mogliettina, non era stato un gesto di buon gusto. Una piccola vendetta, non ci stava male, se la meritava.


Intanto gli altri, erano tutti riuniti nella camera di Faith, che ora riposava comoda e ben assistita, nel suo letto di ospedale. Era bello vederli tutti lì, solleciti. Lei, che per buona parte della sua vita, non aveva saputo cosa fosse avere gli amici, se ne ritrovava una camera piena, e questo le rendeva il momento che stava vivendo ancora più bello, se era possibile.


Ma la vera felicità, arrivò poco dopo, quando Spike, ancora bardato, entrò con in braccio, il piccolo William, per poi porlo alla mammina impaziente.


Subito fioccarono complimenti alla vista di quel frugoletto. Era così carino, sembrava un piccolo cioccolatino, ma al latte.


Buffy si gettò invece fra le braccia di Spike, che comprendendo il suo bisogno, la strinse a sé. A quanto sembrava la rabbia era del tutto passata, ora rimaneva soltanto la paura, ma presto avrebbe fatto in modo che scomparisse anche quella.


Rimasero così, abbracciati a guardare quella nuova vita che era appena venuta alla luce. Quella era la vista migliore. Donava speranza a tutti. Peccato che poco dopo, arrivò un’infermiera dicendo che era ora che, sia la mamma che il bambino avevano bisogno di riposare, e pregava quindi tutti, di uscire dalla camera.


Uno ad uno uscirono alla spicciolata, non senza aver prima fatto un saluto alla famigliola felice, che ora si godeva il pargoletto. Buffy e Spike se ne andarono per ultimi, e poco prima che uscissero dalla porta, Faith li richiamò. << Grazie! >> disse evidentemente rivolta a Spike, il quale si limitò ad accennare con la testa in risposta e farle un sorriso.


Raggiunti gli altri, Buffy prese dalle braccia di Xander la figlioletta addormentata e si soffermò a guardarla. Lei sapeva cosa stava provando Faith, lo provava ogni giorno, quando apriva gli occhi e vedeva il visetto della sua bambina.


Spike le giunse alle spalle ed abbracciò entrambe in un unico abbraccio. Ciò che aveva fra le braccia era tutto il suo mondo e non avrebbe permesso a nessuno di dividerli. Buffy sembrò capire i pensieri del marito e si appoggiò con la schiena al suo torace, sospirando e godendosi quel breve momento di pace.


Riscotendosi, però si rivolse agli altri. << E ora che si fa? >> chiese a tutti e a nessuno.


Fu proprio Spike, dietro di lei a risponderle. << Io direi di tornarcene tutti a casetta. Siamo stanchi, è stata una giornata lunga e difficile. Anche se fuori è giorno, il mio orologio dice che sono le due di notte. Quindi propongo di rimandare tutto a domani, quando saremo freschi e riposati. Possiamo vederci fra una decina di ore, ritrovarci qui. Faremo una piccola visita a Faith e poi andremo a parlare con Riley ed il suo gruppo e sentiremo cosa hanno da dirci. >> disse con voce decisa, guardandoli ad uno ad uno, per poi soffermarsi sul soldatino.


Internamente ghignò, lo scherzetto aveva avuto effetto, a giudicare dalla sua aria sofferente.


Tutti quanti intanto stavano annuendo, Riley compreso. In effetti non si sentiva nelle condizioni di affrontare il problema. Qualche ora di riposo avrebbe fatto bene anche a lui. Fu con voce fioca, che diede il suo recapito, per poi allontanarsi ed uscire dall’ospedale.


Ora il gruppetto si divise in due gruppi. Uno con Spike, che tornava a casa con Buffy, Dawn e la piccola Jo-Ann, che ancora dormiva. L’altro era composto da Willow, Giles e Xander. Due piccoli puff, si succedettero a distanza ravvicinata e un istante dopo nella sala d’attesa, non ci rimaneva nessuno.



Capitolo 8



Tornato a casa, Spike, scortò Buffy che mise nel suo lettino la piccola. Quando uscirono dalla sua cameretta, dopo aver posato entrambi un bacio sulla sua fronte, si diressero nella loro camera. Che importava, se c’era ancora la tavola apparecchiata in sala da pranzo, erano troppo stanchi per rimettere a posto, ci avrebbero pensato il mattino seguente.


Mentre si cambiava per la notte, Buffy era immersa nei suoi pensieri. Le era passata completamente la voglia di rinfacciare a Spike di non averle detto niente. La mattina dopo, magari, non sarebbe sfuggito ad una bella ramanzina, ma ora voleva solo infilarsi sotto le coperte con lui, e dimenticare tutto il resto.


E così fece, abbracciandolo e posando la testa sul suo torace, dove ora brillava la pietra. Ma non ci fece caso, e poco a poco, si rilassò iniziando a cadere nel sonno ristoratore. Addio seratina a due, nessuno di loro aveva le forze per fare equilibrismo sessuale.


Un pensiero improvviso però la colse. << Spike…che hai fatto a Riley? E non dirmi che non hai fatto niente, perché non ci credo. >> esclamò, alzando la testa per guardarlo severa.


Spike che si stava godendo la sensazione di addormentarsi, con la donna che amava fra le braccia, riaprì gli occhi e non riuscì a nascondere una risatina. << Uhmm…ecco…niente di grave…mi sono limitato a teletrasportargli nel piatto qualche goccia di Guttalax. >> ghignò, con sorriso maligno.


<< Quante gocce? >> chiese invece Buffy, con sguardo critico, ma con la bocca che si stava aprendo in un sorriso.


<< Una trentina…suppergiù. Forse erano un po’ di più! Me ne vuoi? >> chiese facendo finta di essere intimorito. Naturalmente Buffy non ci cascò, ma con sua grande sorpresa scoppiò a ridere per poi dargli un bacio.


<< Ecco perché era così pallido, doveva avere dei crampi fortissimi. Sei tremendo. >> disse, baciandolo di nuovo.


<< Ehi! Sono il big bad, ricordi? >> ribattè Spike, alzando il sopracciglio e guardandola.


Improvvisamente il sonno era passato ad entrambi, e per buona parte della notte, dormire non fu esattamente, l’attività che fecero.


*******************


Quando al mattino dopo, Buffy si svegliò, si sentiva bene, come non gli succedeva da mesi. Niente nausea, niente giramenti di testa, si sentiva al top. E poi…accanto a lei, poteva sentire il corpo caldo di Spike, che avvolgeva il suo. Probabilmente stava ancora dormendo.


Sorrise, ripensando alla loro attività notturna. Erano sposati da cinque anni eppure i loro rapporti, sembravano sempre nuovi, sempre più profondi, a volte così dolci che la lasciavano illanguidita, a volte come ieri sera, forti, appassionati, che le mettevano il fuoco dentro.


Un fuoco che solo lui sapeva spengere.


Girandosi per guardarlo dormire, si incantò seguendo le linee del suo volto. Quegli zigomi così affilati, e quelle labbra così piene e morbide che sapevano mandarla in paradiso. Senza riuscire ad impedirselo, una mano si alzò lenta, e con le dita prese a sfiorare il suo profilo.


Quando arrivò sopra le labbra si aspettava che come al solito, lui le socchiudesse per baciarle e leccarle, invece questa volta rimase immobile, perso nel sonno. Buffy si sorprese e aggrottò le sopracciglia, perplessa.


Come mai non si svegliava? Di solito bastava poco per svegliarlo, magari poi fingeva di continuare a dormire, per essere svegliato con delle coccole, ma non ci metteva così tanto. Forse questa volta voleva un bacio per aprire gli occhi.


Si chinò quindi su quelle labbra, ricercandone il calore, la risposta, ma niente. Le labbra rimasero immobili, non si dischiusero, non fecero scattare la lingua tra di loro. Buffy si tirò indietro spaventata, che succedeva? Stava male? Perché non riusciva a svegliarlo.


<< Spike, Spike, svegliati >> quasi gridò scotendolo.


Ma lui niente. Rimaneva avvolto fra le braccia di Morfeo. Il corpo molle, come quello di bambola di pezza, senza la scintilla della vita, senza anima.


Buffy era passata da spaventata a terrorizzata, istintivamente pose una mano sul suo torace. Si, almeno il cuore batteva, lento ma forte e regolare. Ma allora cosa gli stava accadendo? Poi la vide, la pietra.


Era lì, accanto alla sua mano e sembrava brillare malignamente.


Balzare fuori dal letto e afferrare il telefono le richiese un attimo. Digitò freneticamente i numeri sulla tastiera e prese ad aspettare che dall’altro capo qualcuno rispondesse, mentre si mordeva disperata il labbro inferiore.


Il suo sguardo non si staccava un attimo dalla pietra, e quando finalmente sentì la voce di Willow che rispondeva quasi si mise a piangere dal sollievo. << Willow, vieni subito qui, presto! >> quasi urlò nella cornetta, per poi riappendere subito dopo.


Si era di nuovo lanciata su Spike, cercando di scuoterlo, di svegliarlo, di togliergli quella maledetta pietra dal collo, ma non riuscendoci tanto era presa dalla frenesia. Intanto si asciugava rabbiosamente le lacrime che avevano preso a scorrerle sulle guance, mentre ripeteva incessantemente il nome si suo marito.


L’apparizione di Willow, nella camera, ancora con un pigiama con sopra disegnati degli orsacchiotti e i capelli tutti arruffati, passò inosservata. La strega dovette avvicinarsi all’amica e posargli una mano sulla spalla per farle capire che era lì


<< Buffy che sta succedendo? >> chiese, preoccupata vedendo le condizioni dell’amica.


<< Non si sveglia, Willow, non si sveglia! >> gridò girandosi un attimo per guardarla, ma per ritornare subito dopo con lo sguardo su Spike.


<< La pietra, dobbiamo esaminare la pietra. Forse ha subito un altro attacco. >> disse Willow, in tono pratico.


Visto che le mani di Buffy, tremavano troppo per riuscire a slacciare la catenina, la strega la spinse dolcemente da parte e stava per afferrarla, quando una vocetta dalla porta le colse entrambe di sorpresa.


<< Zia Willow, hai dormito qui? >> chiese la piccola Jo-Ann tutta contenta correndo fra le braccia della sua zietta preferita.


Buffy e Willow erano come gelate, ed ora che fare? Che dire alla bambina?



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Spike si svegliò con uno sbadiglio e la triste sensazione di non avere accanto a sé, il corpo, che stava diventando voluttuoso, della sua mogliettina. Forse era dovuta scappare in bagno, ma quando sarebbero finite quelle benedette nausee?


Aprendo lentamente gli occhi cercò di captare dei suoni, ma niente, non si sentiva assolutamente niente. Tirandosi su di scatto, si rese conto di non trovarsi nel suo letto, nella sua camera, ma soprattutto nella sua dimensione.


<< Oh cacchio! >> esclamò guardandosi attorno. Conosceva quel posto, non lo avrebbe mai potuto dimenticare, quella era la dimensione delle forze dell’essere. Le ali che sbattevano leggermente sulle sue spalle, sembravano dirgli che aveva ragione.


<< OH cacchio! >> ripetè vedendole. A quanto sembrava erano tornate anche loro. Cercando di guardarsele bene, a rischio di torcicollo, ebbe la sensazione che fossero più grandi di quanto si ricordava.


<< Ben svegliato! >> esclamò la solita voce tonante, che sembrava provenire da ogni parte. Sembrava leggermente divertita.


In quell’istante Spike si rese conto di essere di fronte alle forze dell’essere….tutto nudo! “Oh cacchio! “ pensò cercando istintivamente di coprirsi. Non avrebbe potuto giurarci ma gli sembrò di udire come una risata.


<< Che ci faccio di nuovo qui? >> chiese, mentre si tirava una delle ali sul davanti, perlomeno sarebbe servita a qualcosa, a nascondere i suoi attributi.


Questa volta la risata ci fu veramente non c’erano dubbi in proposito. E Spike si diede del cretino. Telepatia, gli stavano leggendo nella mente, peccato che non riuscisse a fare altrettanto.


<< Il primo demone è tornato alla carica. >> disse di nuovo la voce, assumendo stavolta un tono serio.


<< Notizia vecchia. Ditemi qualcosa che non so. >> rispose Spike facendo uno sbuffo, cavolo l’ala gli stava facendo un solletico fra le….lasciamo perdere.


<< Questa volta fa sul serio. >> aggiunse la voce, incerta fra la risata e la serietà.


<< Perché, l’altra volta scherzava? >> chiese quasi scocciato Spike. Chissà quando si sarebbero decisi a venire al sodo.


<< Tu non capisci, la volta scorsa, il primo agiva in un certo senso, legittimato. >> cercò di spiegare con calma la voce.


<< Intendete la storia di Buffy, che era tornata in vita? >> chiese Spike, che intanto pensava che non capiva come questo potesse legittimare la distruzione di un mondo.


<< Si, ma questa volta intende agire fuori da ogni ordine. E’ preso dal desiderio di vendetta. Userà tutti i mezzi possibili, leciti e illeciti. >> spiegò ulteriormente la voce, che si era fatta mortalmente seria.


<< E noi dobbiamo fermarlo giusto? Ma mi chiedo a cosa servirà, lui è indistruttibile, si prenderà un po’ di tempo e poi ci riproverà di nuovo. >> fece Spike, che era diventato serio anche lui.


<< Non è così. Adesso esiste qualcosa in grado di distruggerlo per sempre. E lui lo sa. Questa è la sua ultima battaglia e metterà in campo tutte le sue forze, pur di vincere. >>


<< Come è possibile? Lui non è forse la fonte stessa del male? Come può essere distrutto? E cos’è che può distruggerlo? >> chiese quasi affannosamente Spike, che si sentiva allargare il cuore alla speranza.


<< Tu! >> rivelò a sorpresa la voce, facendo quasi sobbalzare Spike. << Tu sei in grado di distruggerlo. Considerati come una specie di vaccino di un virus. Il fatto che tu sia stato generato dalla oscurità che gli è propria, e che sei diventato un essere di luce, ti rende un essere unico, in grado di distruggere l’energia che lo aveva creato.>> aggiunse, usando quelle semplici parole, per spiegare un concetto, altrimenti troppo difficile da spiegare.


Spike si ritrovò a deglutire dolorosamente, dunque il futuro del mondo, era ancora una volta sulle sue spalle, e se avesse fallito? Aveva veramente un simile potere? Sconfiggere le tenebre per sempre?


<< Non per sempre. Una volta che il primo demone sarà distrutto, una nuova fonte verrà automaticamente creata. Ciò è necessario per l’equilibrio delle forze. Ma questo è qualcosa di cui non devi preoccuparti. Piuttosto ora è giunto il momento, che tu tiri fuori le tue reali potenzialità! >> disse la voce che come al solito gli aveva letto nella mente.


Spike era confuso, di cosa stavano parlando? Di quali reali potenzialità? Ormai aveva imparato ad usare bene tutti i suoi poteri, vi era forse qualcos’altro?


<< Rimane un potere, che solo ora ha iniziato a risvegliarsi. E’ per questo che ti abbiamo condotto qui, per farti capire di cosa si tratta. Dovrai imparare ad usarlo correttamente.>> spiegò ancora la voce.


<< Volete dire che devo rimanere qui? >> chiese preoccupato. Non poteva farlo, non così, non senza poter spiegare la cosa a Buffy.


<< Sarebbe stata la scelta migliore, ma la tua presenza è necessaria sulla terra. Difficili momenti si avvicinano. Abbiamo quindi deciso diversamente. Tornerai nella tua dimensione, ma accompagnato da due insegnanti di eccezione. I due nuovi Oracoli, che abbiamo dovuto creare per sostituire quelli vecchi. Essi ti staranno vicino e ti insegneranno quanto devi sapere, e ti aiuteranno durante la battaglia finale. Se il primo non agisce secondo le regole, ci sentiamo legittimati a fare altrettanto. >> le ultime parole sembravano quasi velate da una certa soddisfazione.


Spike tirò un sospiro di sollievo. Poteva tornare a casa, da sua moglie e sua figlia, non gli piaceva l’idea di abbandonarle in un momento tanto difficile. Ma poi qualcosa gli saettò nella mente.


<< Scusate, ma questo non potevate dirmelo come al solito? Bastava addirittura, che i vostri inviati si presentassero. Che bisogno c’era di trascinarmi qui? >> chiese perplesso.


<< Ehmm…vedi gli esseri che inviamo, una volta erano umani, che tutti, compreso tu, conoscevi. Abbiamo pensato che fosse meglio, che il vostro primo incontro avvenisse qua, per non turbare eccessivamente chi li conosceva. In seguito quando tornerai, dovrai cercare di dare a queste persone la notizia in modo il meno traumatico possibile. >> ora la voce sembrava leggermente imbarazzata.


<< E poi…ecco, ci sarebbe anche un terzo inviato. E’ un nuovo angelo dei desideri, le sue ali ancora non gli permettono di spostarsi da una dimensione ad un'altra, ed ha come dire…bisogno di un passaggio. >> ora era decisamente imbarazzata.


<< Che cos’è un angelo dei desideri? >> chiese Spike che non ne aveva mai sentito parlare.


<< Essi hanno pochi poteri, ma una grande importanza. Il loro compito è mantenere viva la speranza nei cuori delle persone. Esaudendo piccolissimi desideri, restituiscono il sorriso a chi lo ha perso. >> cercò di spiegare la voce, che sembrava felice che la conversazione avesse preso un nuovo verso.


Spike invece era ancora confuso. Che intendevano per piccoli desideri? Non ebbe bisogno di rivolgere la domanda perché la risposta venne automaticamente. Ancora una volta gli avevano letto nella mente.


<< Prova a pensare ad una persona che ha urgentemente bisogno di qualcosa, di un taxi in una giornata piovosa, di una monetina per fare una telefonata importante, di ritrovare le chiavi che hanno perso…insomma tante piccole cose, ma per questo non meno importanti. Bene, un angelo dei desideri, fa in modo che quella persona abbia ciò di cui ha bisogno. Questo risolleva gli animi di chi viene aiutato e gli fa vedere le cose in modo migliore. >> spiegò infatti.


E Spike annuì, si ora iniziava a comprendere. Un mestiere carino, sarebbe piaciuto anche a lui, sempre meglio di sacrificarsi tutte le volte per salvare il mondo. E di nuovo si udì una leggera risatina, smorzata da un tossicchiare, chissà in quanti erano le forze dell’essere, gli venne da pensare a Spike.


<< Bene, sarà meglio sbrigarci, tua moglie si è già svegliata e si sta preoccupando, devi affrettarti a tornare.>> disse la voce.


<< Ehi un attimo! E questi tre che devono venire con me? Dove sono? Chi sono? >> chiese Spike che seppur addolorato nel sapere che Buffy era preoccupata voleva delle delucidazioni.


<< Stanno arrivando. >> si limitò a dire la voce.


Infatti dal fondo di quell’area, si vide aprire qualcosa che sembrava tanto una porta, che prima non c’era ed era apparsa all’improvviso. Ma quello fu niente, piuttosto a Spike gli prese quasi un colpo vedendo chi stava arrivando. Oddio, e lui era tutto nudo.


Pochi istanti dopo, davanti a lui c’erano tre figure femminili che sembravano ridersela sotto i baffi, in senso non letterale s’intende. Cercando di pararsi alla bella e meglio, affrontò i loro sguardi. Adesso capiva l’imbarazzo delle forze dell’essere.


Tara, Cordelia e….Anya, erano di fronte a lui.


********************


Dimensione terrena (vale a dire la nostra)


Buffy e Willow erano ancora gelate, non sapendo come agire, né che dire alla piccola, quando lei, dopo aver dato un bacio alla guancia della zietta, si girò verso il padre, vedendolo addormentato.


<< Papà ha la bua? Perché dorme ancora? Mi deve preparare la colazione. >> chiese leggermente preoccupata, guardando verso la madre.


Buffy si sentì stringere il cuore, e ora che dire? << No, amore, sta solo dormendo, ora si sveglia. Tu intanto vai da zia Dawn, a vedere se è già sveglia. >> disse, cercando di apparire il più normale possibile.


<< No! Prima voglio svegliare papà con un bacino. >> disse Jo-Ann, lanciandosi verso il padre, prima che loro potessero impedirglielo.


Quasi nell’istante, in cui la piccola posava un sonoro bacio sulla guancia di Spike, l’uomo sbatté le palpebre, prima di spalancarle del tutto. Buffy e Willow trattennero il respiro.


<< Buongiorno farfallina. >> esclamò Spike, felice di vedere per prima cosa appena sveglio, il volto di sua figlia. Tirandosela in grembo, la ricoprì di baci, facendola ridere. Solo dopo qualche minuto si rese conto che nell’aria c’era qualcosa di strano.


Guardando le espressioni frastornate delle due, comprese che doveva averci messo troppo a svegliarsi. Decisamente troppo, in tutti i sensi. Si era dovuto sorbire le risatine e i vari commenti che quelle tre svampite, si erano fatte alle sue spalle.


Anya aveva persino cercato di spostare le ali, con le quali cercava di nascondere i suoi attributi. E meno male che erano esseri angelici o superiori. Se fossero state delle diavolette allora che avrebbero fatto?


Ripensandoci, si ritrovò ad arrossire come un pupetto. Forse era meglio se quella parte la teneva per sé, Buffy, come minimo, se fosse venuta a saperlo, avrebbe fatto scoppiare la terza guerra mondiale.


<< Jo-Ann, amore di papà, perché non vai a vedere la tv? Ora mi vesto e poi ti preparo la colazione. >> disse, gentilmente alla bambina. Doveva parlare da solo con loro, soprattutto con Willow.


La piccola, annuì e poi docilmente, si avviò verso la porta, non prima di aver schioccato un altro bacio sulla guancia del padre. Era stata felice anche lei, di poterlo svegliare. Non succedeva spesso.


Quando la piccola, fu finalmente fuori dalla porta, Buffy si lanciò su Spike, tastandolo tutto e abbracciandolo, per assicurarsi che stesse bene. << Non ti svegliavi più! >> disse con le lacrime agli occhi. << Che è successo? Hai subito un altro di quegli attacchi? >> chiese preoccupata.


<< Shhh….va tutto bene. Niente del genere…va tutto bene. >> disse Spike, mentre le accarezzava rassicurante un braccio. Gli faceva male vederla tanto angosciata.


Willow, che improvvisamente si sentiva di troppo, decise che forse era il caso di levare le tende.

<< Se è tutto a posto io me ne andrei. >> disse impacciata << Magari dopo mi racconti che è successo. >> aggiunse, rivolta al vampiro, facendogli un gesto con la mano, come di saluto.


<< No! Aspetta! Devo parlarti…e prima lo faccio e meglio è! >> esclamò invece leggermente impacciato Spike. E ora come darle la notizia del ritorno di Tara?


Buffy, che si era un po’ calmata guardò interrogativamente il marito. << Che succede, Spike? >> chiese con fare deciso. Ora che aveva riacquistato un po’ di controllo, voleva sapere come stavano le cose.


<< Ehm…amore…se mi passi i pantaloni, e vi girate un attimo, dopo vi spiego. >> disse con un leggero ghigno. Era stato anche troppo nudo, per i suoi gusti. Ci mancava solo di sentire Willow, ed era a posto.


<< Ad una condizione…>> esclamò Buffy, mentre tratteneva i pantaloni in questione, << Questa volta voglio sapere tutto, sono stata chiara? >> aggiunse, decidendosi ad allungarglieli solo dopo che lui annuì prontamente con la testa.


Inutile dire che solo Willow, fu costretta a voltasi, Buffy non aveva intenzione di perdere di vista il marito neppure per un secondo, quello era capace di scomparire non appena voltava le spalle, meglio andare sul sicuro.


Una volta che si fu infilato i pantaloni, Spike rimase a piedi e torace nudo, il resto poteva aspettare, ma il tempo stringeva e doveva sbrigarsi con le spiegazioni. Quelle tre sarebbero arrivate a casa sua fra breve.


<< Ehm…dunque…>> cercò di cominciare, ma andare avanti era dura. << …è successo che, mentre dormivo…sono stato prelevato e portato in un'altra dimensione…>> e lo diventava di più, ogni secondo che passava.


<< E’ stato il primo? >> chiese immediatamente Buffy, preoccupata.


<< No, no…lui non c’entra, oh meglio…c’entra, ma in un altro modo! >> esclamò subito Spike, cercando di rassicurarla, ma finendo per ingarbugliarsi. << Sono stato richiamato, nella dimensione delle forze dell’essere….>> si decise finalmente a dire, sperando di aver chiarito almeno una cosa.


<< Perché? Cosa vogliono ancora da te? Non gli bastava parlarti telepaticamente? >> chiese, subito Buffy, che ci vedeva qualcosa di strano in quella convocazione.


Con pazienza, Spike prese a spiegare tutta la faccenda del primo, e di come le forze dell’essere lo avessero indicato, come colui in grado di distruggerlo. Sorvolando naturalmente sul fatto che era tutto nudo. Per poi passare, alla notizia col botto. La faccenda dei nuovi oracoli e dell’aiuto che avrebbero dovuto offrire, di come sarebbero arrivati da lì a poco, e che sarebbero stati insieme ad un altro. Ora veniva la parte veramente difficile.


<< Sono tutte esseri che noi conoscevamo. Ecco perché, le forze dell’essere hanno voluto avvertirmi, per darmi il modo di preparare tutti voi, e fare in modo che lo shock fosse meno forte.>>


<< Di chi si tratta? >> chiese subito incuriosita Buffy, e Willow da dietro, le diede man forte.


<< Wow, che storia! Dai dicci chi sono! >> chiese anche lei eccitata. Venire a sapere con precisione, cosa fosse Spike, spiegava molte cose. Più tardi gli avrebbe chiesto delucidazioni, specie sulla faccenda delle ali, che erano apparse nel video. Forse erano l’emanazione della sua forza interiore.


Spike, adesso non sapeva davvero che pesci pigliare, deglutendo dolorosamente, si avvicinò a Willow, e presala per un braccio, la fece sedere sulla sponda del letto, seguito da uno sguardo interrogativo di Buffy, e confuso da parte della strega.


Scambiando uno sguardo con Buffy, le fece capire che la cosa sarebbe stata seria, così sua moglie, si sedette a fianco dell’amica e istintivamente le prese una mano.


<< Ecco vedi rossa…tu conoscevi molto bene una delle due…degli oracoli intendo. A dire il vero le conoscevi tutte e tre, compreso l’angelo, che poi, come diavolo ha fatto a diventare un angelo, devo ancora capirlo…>> disse Spike, che come al solito si era incasinato.


Scuotendo la testa, per schiarirsela e tornare all’argomento in questione, fissando negli occhi Willow, si inginocchiò per mettersi alla sua altezza. << Comunque…tu la conoscevi bene…molto bene…>> ripetè, cercando le parole giuste per andare avanti.


Willow, aveva stranamente iniziato a tremare, come se qualcosa dentro di lei, già sapesse di chi poteva trattarsi. Istintivamente, gli occhi le si riempirono di lacrime, quando un nome le giunse alla mente. << C..chi è? >> chiese balbettando, incapace di pronunciarlo, per paura di vedere le sue speranze, lacerarsi.


Lo sguardo di Spike, si fece caldo, dolce e comprensivo, aveva sentito i suoi pensieri, sorridendole leggermente, le disse piano, scandendo bene le parole. << E’ lei Willow. E’ Tara. E’ lei uno dei nuovi oracoli. >>


Il grido strozzato, che Willow aveva fatto, prima di portarsi le mani alla bocca e scoppiare a piangere, si perse poco dopo, nelle braccia di Spike, che erano scattate per avvolgerla in un abbraccio.


Anche Buffy, sentendo la notizia, si era ritrovata con gli occhi pieni di lacrime. Tara era mancata anche a lei, ed era felice per l’amica, perché ora la poteva rivedere. Non ignorava il fatto che Willow, nel tempo libero, non facesse altro che girare per le varie dimensioni paradisiache, alla ricerca dell’anima della donna amata. Ed ora lei stava tornado.


Mentre con un braccio, Spike continuava a tenere stretta la strega, protese l’altro verso Buffy, e lei vi si gettò, felice di poter condividere con lui, quel momento così intenso. E fu un abbraccio a tre. L’unico, che aveva gli occhi appena velati era Spike, mentre le due donne ormai si erano date ad un pianto leggero.


<< Ehi! Che succede? >> chiese Dawn, che era appena entrata nella stanza, vedendo quella scena inconsueta. Era andata a chiedere, fra quanto avrebbe potuto mangiare, aveva fame. Ma trovandosi di fronte a quei tre uniti, si era resa conto che doveva esserci qualcosa in ballo.


Con calma, sempre tenendo le due fra le braccia, Spike spiegò anche a lei la faccenda, alla fine, anche Dawn, era in lacrime, peccato che lui non aveva più braccia disponibili. Per fortuna, Dawn, si era invece lanciata su Willow.


<< Ehmm…ragazze…non per voler essere un guastafeste….>> disse Spike, dopo un paio di minuti. <<…ma non abbiamo molto tempo…fra poco dovrebbero essere qui…e ancora non sapete chi sono le altre due…>> aggiunse.


<< Io devo andare a vestirmi! >> esclamò Willow, asciugandosi le lacrime e guardandosi addosso. Era ancora in pigiama. << Non voglio che Tara mi veda in questo stato. >> disse quasi sussurrando quel nome, che aveva ripetuto così tante volte nei suoi pensieri.


<< Penso che dobbiamo farlo tutti. >> disse invece Buffy, guardando leggermente storto Spike, che era ancora a torso nudo.


<< Solo un attimo…>> disse Spike.


<< Ah, giusto le altre…chi sono? >> chiese Dawn, mentre carezzava i capelli di Willow e cercava di rimetterli un po’ a posto.


<< Dunque….l’altro oracolo…beh conoscete anche lei….si tratta di Cordelia. >> disse Spike, sbrigativamente, e leggermente più sollevato, almeno la parte più difficile, era stata sistemata


<< Davvero? >> chiesero l’altre stupite, ma non troppo. In fondo sapevano che Cordy, aveva già avuto in passato contatti con le forze dell’essere, e se ci pensavano bene, il fatto che fosse diventata il nuovo oracolo, era abbastanza logico.


Spike annuì. << E ora il pezzo forte…vi ho spiegato,no, la faccenda dell’angelo dei desideri, vero?..>> chiese con una luce malandrina negli occhi, mentre faceva una piccola pausa. Solo quando tutte e tre annuirono, si decise a continuare. << Non immaginereste mai di chi si tratta…>> quasi sghignazzò.


Tutte e tre lo guardarono confuse. Chi mai poteva essere? “Oddio…non può essere lei!” pensò Buffy, che istintivamente aveva associato un nome, alla parola desiderio. Spike adesso sghignazzava veramente.


<< Sembra che abbia battuto tutti i record di scalata. E non ha avuto pace, fino a quando non ha trovato un modo per poter tornare, dal suo pirata sexy! >> si decise a rivelare, seppur in maniera enigmatica.


<< ANYA?>> chiesero in coro e a voce alta tutte e tre, con gli occhi spalancati. Quel nomignolo era stato rivelatore.


Poco dopo ridevano tutti e quattro come pazzi. Tipico di Anya, fare certe sorprese, e poi anche il nuovo mestiere che si era trovata, non era in fondo tanto diverso da quello precedente. Meno pericoloso certamente, ma in fondo avrebbe continuato ad occuparsi di esaudire desideri.


<< Oddio…devo correre da Xander! >> esclamò Willow, fra le risa. << Lo devo mettere in guardia.>> aggiunse, sempre ridendo, ed immaginandosi la faccia dell’amico, quando avesse saputo la notizia.


Era felice come non si sentiva da anni. Tara tornava, ed anche Anya, per la gioia di Xander. In fondo, sapeva bene che Xan, non l’aveva mai scordata, e la teneva ancora nel cuore, come aveva fatto lei stessa con Tara, per tutto questo tempo.


<< Ok, allora forza, sbrighiamoci a prepararci…fra meno di un ora dovrebbero essere qui. >> esclamò Spike, decidendosi ad infilarsi la camicia.


<< Bene, io passo prima a cambiarmi e poi a prendere Xander…magari anche Giles…vorrà essere presente all’evento. >> esclamò Willow, che era stata improvvisamente presa dalla frenesia. Fra poco avrebbe rivisto Tara, la sua mente continuava a ripetere come in un ritornello.


Un istante dopo era scomparsa.


<< La zia è andata via? >> chiese Jo-Ann, leggermente delusa, rientrando nella camera un istante dopo.


<< Si, ma torna subito. >> le rispose Spike, prendendola in braccio ed avviandosi verso la cucina. Ora doveva pensare a sfamare la figlioletta.


Buffy e Dawn li seguirono, a vestirsi ci avrebbero pensato dopo, ora anche loro avevano fame. Ed avrebbero festeggiato i nuovi arrivi, con una sana colazione. E così la famigliola felice, si radunò di nuovo intorno al tavolo della cucina.


Sembrava passato un secolo dall’ultima volta, che avevano fatto colazione insieme. Erano successe tante di quelle cose, in un solo giorno. E molte altre stavano per succedere. Ora però, volevano godere di quell’istante di pace che la vita gli stava offrendo.



Capitolo 9



Meno di trenta minuti dopo, in casa Spike, si presentarono decisamente nervosi e frastornati, Willow, Xander e Giles, ciascuno per motivi tutti suoi. Willow, era preoccupata, ed impaziente allo stesso tempo, di poter rivedere colei che ancora occupava il suo cuore.


Xander sembrava la vittima di un ciclone, aveva un’aria allucinata e sconvolta, i vestiti in disordine, i capelli scaruffati e la benda sull’occhio leggermente storta. Anya, la sua Anya stava tornando. Aveva mantenuto la promessa che aveva fatto. Nemmeno lui sapeva come si sentiva, sapeva solo che quello era il giorno più importante della sua vita.


Buffy, gli si avvicinò, per rassettarlo un pochino, ottenendo uno sguardo di ringraziamento. Gli sembrava di rivederlo il giorno in cui lui ed Anya avrebbero dovuto sposarsi. Dentro di sé, Buffy sperò con tutto il cuore che questa volta le cose andassero in un modo migliore.


Spike invece era stato sequestrato da un Giles, decisamente sovraeccitato. Anche per lui questo era un giorno memorabile, avrebbe conosciuto fra poco i nuovi oracoli. Il fatto che li conoscesse già, passava in secondo piano, rispetto all’idea del loro ruolo. E poi in fondo, anche lui era emozionato all’idea di rivedere quelle ragazze.


Senza poi contare il fatto, di quale fosse la ragione per la quale stavano tornando. Aveva pensato bene, quando aveva immaginato che Spike gli nascondesse ancora qualcosa. Dunque, le sue supposizioni erano esatte. Spike era molto di più di un essere umano con doti particolari.


<< Spike, ma come facciamo con l’appuntamento con Riley? >> chiese Buffy al marito, ricordandosi in quel momento di quell’impegno. << Dobbiamo anche passare da Faith…>> aggiunse, riportando un po’ tutti, ad un minimo di controllo.


<< Tranquilla mancano un paio d’ore all’appuntamento. >> la tranquillizzò lui, sorridendole grato. Lo aveva appena aiutato a interrompere l’interrogatorio, stile gestapo, che Rupert gli stava facendo.


Il trillo del campanello, però, prese tutti di sorpresa, facendoli sobbalzare. Ed ora chi diavolo poteva essere?


Visto che tutti sembravano impietriti, e che non riuscivano né a dire né a fare niente, Spike sbuffò e si avviò verso la porta per aprirla. Sorpresa, sorpresa…erano le tre svampite. << E che diavolo…ora gli oracoli suonano alla porta? >> gli scappò detto, mentre arrossiva, vedendo i loro sguardi ancora ammiccanti.


<< Stavi meglio prima… >> gli sghignazzò Cordelia in un orecchio, facendogli l’occhiolino allusivo.


Tara ridacchiò, mentre Anya, annuiva risolutamente con la testa << Meglio nudo. >> esclamò, a voce abbastanza alta. Spike avrebbe voluto sprofondare sottoterra. Sperava solo che Buffy non avesse sentito, o erano guai.


<< Per l’armor di dio…non una parola in proposito, o vi rispedisco da dove siete venute. >> gli ringhiò sottovoce, cercando di recuperare l’espressione più truce che poteva. Altro non riuscì a dire, perché gli altri li avevano raggiunti nell’ingresso ed era scoppiata una gran baraonda.


Chi si abbracciava e piangeva, chi lanciava urla entusiaste, le parole si perdevano e venivano coperte da altre. Insomma era un gran casino. Fra mezzo a tutta quella confusione, spiccò per un attimo la vocina di Jo-Ann che quasi spaventata si era aggrappata alle gambe del padre. << Chi sono queste signore, papà? >>


Sollevandola fra le braccia, e dandole un bacio sulla fronte per calmarla, Spike le rispose, mentre tutti gli altri si erano improvvisamente calmati. E menomale. << Sono vecchie amiche, farfallina. Le vuoi conoscere? >> le chiese dolcemente.


La piccola annuì per poi posare timida la testa sulla spalla del padre. << Allora lei è Cordelia, una grande amica di zio Angel… e anche mia e della mamma. >> aggiunse, vedendo per un attimo lo sguardo della donna velarsi sentendo nominare Angel. Anche lui avrebbe dovuto essere qua, ma Cordelia gli aveva chiesto di poterlo vedere in privato. Contava quindi di andare da lui fra poco. Cordelia fece un sorriso alla piccola e un piccolo saluto con la mano.


<< Lei invece è Tara! Ne hai sentito parlare vero? L’amica di zia Willow…>> cercò di spiegarle. Infatti, il nome di Tara ogni tanto era stato pronunciato in presenza della bambina, per fortuna non avevano mai accennato al fatto che fosse morta, altrimenti la cosa sarebbe stata più difficile da spiegare.


<< Che bello, sei tornata! >> esclamò la piccola all’indirizzo di Tara. << Così, zia Willow sarà felice. >> aggiunse, facendo un sorriso raggiante verso la strega, che si stava asciugando gli occhi, emozionata.


<< Sì, è bello. Ed è bello, anche conoscerti finalmente, Jo-Ann. >> disse Tara, facendo uno dei suoi sorrisi dolci, verso la bambina per poi stringere la mano di Willow.


<< E poi c’è Anya, la fidanzata di zio Xander. >> ghignò Spike, pensando che fosse il caso di risollevare un po’ il morale a tutti. Infatti, Xander, che aveva Anya, abbarbicata al braccio, diventò color porpora, facendo scoppiare in risatine tutti.


<< Ciao piccola! Io sono la zietta Anya! Lo sai che tuo papà è un gran pezzo di….>> per fortuna, un bel pestone su un piede da parte di Tara, mise a zittire il nuovo angelo dei desideri. Alzando gli occhi al cielo, Spike sospirò, non era cambiata per niente, ma come diavolo era riuscita a diventare un angelo? Una risatina mentale, gli fece capire che le forze dell’essere dovevano essere in ascolto. Prima o poi doveva dirgliene quattro.


Visto che a quanto sembrava, il pestone non bastava a zittire Anya, Xander, che non voleva che la sua nipotina imparasse cose oscene, almeno quella era la scusa ufficiale, pensò bene di trovare un altro modo di metterla a tacere. E gli altri si ritrovarono ad applaudire la coppietta che si stava baciando.


Dio, Anya gli era veramente mancata, persino con le sue gaffe e la sua lingua sciolta. Anzi ora che ci pensava, la lingua sciolta non era male, si disse Xander, che si sentiva come se il tempo si fosse fermato, o meglio fosse andato a ritroso. Angelo o demone, quella donna era l’unica capace di farlo sentire, veramente importante.


Poco dopo, si erano spostati tutti in sala, le coppie parlottavano fra di loro, mentre Giles, Dawn e Buffy chiacchieravano piacevolmente con Cordelia. Spike invece li guardava, seduto sulla poltrona, con la figlioletta in braccio. Era bello, vederli così, felici, gli ricordava il giorno in cui si era risvegliato da umano.


Dando però uno sguardo all’orologio, si rese conto che se voleva far incontrare Cordelia con Angel, e poi andare all’appuntamento era ora di muoversi. Si avviò quindi verso il gruppetto, che se ne stava in piedi, e parlavano, bevendo del caffè.


<< …e così alla fine, hai trovato la tua felicità con Spike. >> stava dicendo Cordelia a Buffy. Spike si mise dietro la moglie, aspettando la sua risposta, che non tardò a venire. << Già…e non potrei esserlo di più! >> disse infatti Buffy, massaggiandosi dolcemente il ventre, ancora abbastanza piatto.


La mano di Spike, si unì alla sua, come ad accarezzare la vita che vi stava crescendo adesso, e Buffy si sentì sommergere da una sensazione di calore, mentre appoggiava la spalla sul torace del marito, e prendeva la figlioletta fra le sue braccia. Spike le baciò leggermente la nuca, mandandole dei fremiti in tutto il corpo.


<< Scusa amore, ma ora noi dobbiamo andare. >> disse indicando Cordelia. Buffy sospirò leggermente delusa, ma capiva. Spike, durante la colazione, gli aveva infatti spiegato il desiderio di Cordy. Sperava solo che le cose andassero bene, fra lei ed Angel. Forse era giunta anche per lui, l’ora di essere felice.


<< Ci raggiungi in ospedale? >> chiese, sporgendo le labbra in un saluto. Labbra che Spike non tardò a catturare. << Si, ci vediamo là! >> disse staccandosi controvoglia, per poi dare un bacio anche a Jo-Ann, che attendeva il suo turno.


Il tempo di prendere lo spolverino e fare un veloce saluto a tutti, e sparirono, destinazione Los Angeles, proprio davanti alla porta dell’appartamento di Angel. << Sei veramente fortunato, lo sai questo, vero? >> disse leggermente triste Cordy, che invidiava all’ex-vampiro la sua famiglia.


<< Lo so…non lo dimentico mai, neppure per un secondo. Ma ora anche tu ed Angel, avete una seconda opportunità. Vedete di non fare i fessi come al solito. >> le rispose Spike, leggermente brusco, a causa dell’emozione che stava provando.


<< E sei anche una brava persona…scusa per non averlo capito prima.>> aggiunse Cordelia, posandogli un leggero bacio sulla guancia, per ringraziarlo.


Se prima Spike era emozionato ora era imbarazzato, quindi per rimediare tornò al suo vecchio modo di fare. << Lascia perdere…mi aiuterai a usare i miei poteri nel modo giusto…a me questo basta. >> disse, facendo una smorfia. << Io vado..tu suona fra cinque minuti. >> aggiunse sbrigativo.


Un secondo dopo era scomparso per riapparire all’interno dell’appartamento. Naturalmente, prendendo di sorpresa Angel, che si stava versando un bicchiere di whisky (lì ormai era giorno inoltrato). << Ottima idea, carciofo, fattelo doppio che è meglio, mi sa che ti servirà! >> gli disse sghignazzando.


<< Spike…maledizione…>> tossì Angel, al quale era andato il liquore di traverso. << E’ successo qualcosa? >> chiese subito dopo preoccupato, comprendendo il senso delle parole.


<< Grandi notizie, amico! Alcune brutte, alcune belle…da quale comincio? >> rispose beffardo Spike, spaparanzandosi sulla poltrona. Ad Angel però non sfuggì che il suo sguardo era serio.


<< Dalle cattive. >> disse sedendosi davanti a lui, mentre prendeva a sorseggiare la bevanda.


<< Dunque….il primo, ha veramente deciso di tornare a farci visita. >> disse leggero Spike, come se la cosa fosse una bazzecola. Angel invece stava per strozzarsi di nuovo con il liquore.


<< E me lo dici così? Maledizione…fai il serio e raccontami cosa è successo. >> lo sgridò Angel, che non sopportava il suo modo di fare. Intanto, forse era meglio, posare il bicchiere sul tavolo.


<< Lunga storia…ora non ne ho il tempo. Ti dirò solo le cose importanti. >> disse Spike, più seriamente, mettendosi a sedere diritto e fissando negli occhi l’ex-gran sire, ed Angel annuì. Questo era il massimo che poteva aspettarsi da uno come Spike.


<< Allora le cose stanno così, questa volta il primo fa sul serio, perché questa sarà la sua ultima battaglia. Non avrà altre possibilità di tornare. Ora esiste qualcuno, che è in grado di distruggerlo per sempre. Così, le forze che sono, hanno deciso di inviare due nuovi oracoli per istruire quel qualcuno. Sarà una bella battaglia, ma ci sono speranze di vittoria, come vedi. Ora passo alle belle notizie…allora…>> Spike stava andando a rotta libera, svelando il giusto, quando Angel lo interruppe.


<< E chi sarebbe questo qualcuno? Te lo hanno detto? >> chiese, preoccupato. << Dobbiamo cercarlo e trovarlo e…>>


Questa volta fu il turno di Spike di interrompere. << Buono cucciolone! Ce l’abbiamo già! Il punto non è questo…dopo ti spiego. Intanto devo dirti che Faith ha partorito, un bel maschietto e pensa che gli ha messo il mio nome. >> disse leggermente orgoglioso verso la fine.


<< Che mi frega di Faith…cioè mi frega, mi fa piacere, ma io voglio…>> cercò di dire Angel, che era entrato in confusione. Tutte le volte che parlava con Spike, finiva sempre così. Alla fine non ci capiva più niente.


Spike ridacchiò internamente, si divertiva un mondo a vedere Angel tanto agitato. << Ho detto calma…ogni cosa a suo tempo…senti….>> disse assumendo finalmente un’espressione seria. << …è a proposito dei due nuovi oracoli…>>


Vedendolo improvvisamente diventare serio, Angel comprese che quanto stava per dirgli, doveva essere veramente importante. << Vai avanti..>> disse trattenendo quasi il respiro, ora che ne era capace.


<< Insomma non sono due estranei…sono persone che erano morte, ed è stato loro concesso di tornare sotto queste vesti.>> disse lentamente Spike cercando di scandire bene ogni parola. Ad un cenno di comprensione da parte di Angel proseguì.

<< Tu le conoscevi entrambe….ma soprattutto una. >> disse iniziando a riferirsi agli oracoli in chiave femminile.


Chiudendo gli occhi, Angel, cercò di mantenersi lucido. Quando Spike aveva iniziato a parlargli della cosa, gli erano venuti in mente vari nomi. Doyle, Wesley e tanti altri amici, che aveva perso lungo il cammino. Ma ora che Spike aveva chiarito che si trattava di una lei, solo un nome spiccava come un’insegna al neon nel suo cervello.


Riaprendo gli occhi, li fissò in quelli del suo ex gran childe. Non ci fu bisogno di fare quel nome, bastava vedere in quegli occhi per capire che le cose stavano così. Cordelia. Cordelia stava per tornare. Deglutendo nervosamente, riuscì a chiedere con voce fioca. << E l’altra chi è? >>


<< Tara. >> rispose brevemente Spike, che capiva quanto Angel fosse turbato.


<< Bene, sono felice per Willow. >> Angel aveva l’impressione di vivere una conversazione surreale. Avrebbe dovuto chiedere di Cordy, parlare di lei, chiedere fra quanto sarebbe arrivata, se avrebbe potuto vederla, ed invece, si trovava a parlare di Tara e Willow.


<< Lei è qui fuori, Angel. Aspetta solo che tu apra quella porta. >> disse Spike, indicando la porta d’ingresso dell’appartamento, non disturbandosi a spiegare chi vi fosse dietro la porta.


Ed Angel non lo chiese, non ne aveva bisogno. Si limitò a prendere un profondo respiro, prima di alzarsi e dirigersi verso la porta incriminata. Lentamente, ogni passo che gli sembravano dieci, fino a giungere di fronte ad essa. Respirando affannosamente come dopo una lunga corsa, pose la mano sul pomello e lo girò, per poi spalancarla di scatto.


Non era un sogno, lei era veramente lì, davanti a lui, reale, corporea. Si guardarono negli occhi per quella che sembrò un’eternità, per poi lanciarsi l’uno nelle braccia dell’altro, per perdersi insieme.


<< Beh, io qui ho fatto! Se non vi dispiace levo il disturbo. >> esclamò Spike all’indirizzo dei due ancora abbracciati, ma nessuno gli rispose e fu nel silenzio che scomparì, dalla stanza, da quella città, diretto fra le braccia della donna che amava, improvvisamente aveva sentito il desiderio di essere lì, accanto a lei.


*****************


Quando riapparì, si trovava a due passi da lei, nella sala d’attesa dell’ospedale di Cleveland. Senza una parola la avvolse in un abbraccio, prendendola di sorpresa. Aveva bisogno di lei, della sua bocca, di sentire il dolce sapore delle sue labbra. Il respiro caldo che si mischiava con il suo.


Nel momento in cui il bacio si interruppe, Buffy alzò un sopracciglio interrogativamente, i baci di Spike erano sempre forti, appassionati, ma questa volta ci aveva sentito di più. Era stato come quando, cinque anni prima, lo aveva rivisto a Los Angeles, quando si era finalmente convinto che lei lo amava. La stessa gioia, lo stesso desiderio, la stessa meraviglia, ma con un amore più grande.


<< Mi mancavi…>> le sussurrò lui all’orecchio in risposta, mentre strusciava la guancia contro quella di lei, per percepirne l’odore e il calore.


<< E’ così che nascono i bambini lo sapete? >> esclamò la voce di una ostetrica, che scocciata, voleva passare per entrare in reparto, ma era bloccata dai due abbracciati.


<< E io che pensavo, bisognasse fare del sesso! >> le ghignò Spike, girandosi verso di lei, e facendole uno sfacciato sorriso, ottenendo al contempo una gomitata nello stomaco da parte di Buffy.


Un attimo dopo però, era qualcun altro che avrebbe voluto picchiare. Quell’ochetta se ne stava lì impalata a fissare suo marito con un sorriso affascinato ed ebete sul volto. Afferrando il braccio di Spike per spingerlo verso il reparto, Buffy , le si rivolse con voce gelida. << Io e mio marito, conosciamo a fondo la materia, grazie. >>


Dietro di sé, sentì Willow ridacchiare divertita, subito seguita dalle risatine degli altri. Ma a Buffy questo non importava, per lei la cosa importante era tenersi stretto il suo uomo. Spike per fortuna, sapeva come prenderla, le avvolse infatti il braccio intorno alla vita e la trasse più vicina a sé.


<< Jo-Ann è rimasta a casa? >> le chiese con il suo solito sguardo da cucciolone. Buffy annuì. << Sì, Dawn ha preferito non venire e rimanere con lei. >> rispose sospirando alla piacevole sensazione che le dava il suo braccio. Quando la teneva così, il resto del mondo scompariva, infermiere sfacciate comprese.


Avrebbe camminato così, abbracciata a lui per chilometri, purtroppo la loro meta era più vicina, erano ormai giunti davanti alla porta della camera di Faith. << Ehm…tesoro..forse è meglio che entri prima io da sola…non vorrei che Faith si spaventasse vedendo Tara e Anya…forse è meglio se le spiego prima. >> disse indicando le due, poco lontane, che annuirono.


<< Sarà meglio…non ho nessuna voglia di prendermi un pugno, perché pensa che sia il primo! Con voi cacciatrici c’è da andarci piano! >> esclamò con voce squillante Anya, che intanto era attaccata come una ventosa al braccio di Xander. Il ragazzo sembrava essersi leggermente ripreso, ma aveva ancora uno sguardo leggermente allucinato.


Non che la coppietta formata da Tara e Willow, se ne stesse meno discosta. Quando Buffy entrò nella camera, richiudendo la porta dietro di sé, Spike, si sentì tanto, un'altra volta, il terzo incomodo, fra due coppie questa volta. Meno male che stavolta non era il solo, infatti c’era anche Rupert a reggere il moccolo insieme a lui.


<< Allora Spike, cos’è questa storia che hai un altro potere? >> “Forse era meglio se fossi stato da solo!” pensò Spike, che prevedeva un estenuante interrogatorio da parte di Giles.


<< E che vuoi che ne sappia? Io l’ho scoperto solo ora…le domande le dovresti fare a Tara o a Cordelia…quando tornerà, per quanto mi riguarda…ne so quanto te. >> rispose, facendo spallucce ed indicando il nuovo oracolo. E che cavolo, non poteva mica sapere tutto, una volta tanto andasse a cercare le spiegazioni altrove.


<< Uhmm…si dopo mi farò dare ampie spiegazioni…ma tu che mi dici delle tue ali? >> chiese serafico Giles, mentre come al solito si toglieva gli occhiali per pulirli.


E a Spike andò la saliva di traverso. << Ali? Quali ali? >> chiese cercando di assumere un aspetto totalmente ingenuo, che naturalmente fallì, visto che contemporaneamente, stava indirizzando uno sguardo di fuoco verso un certa biondina poco distante. “Anya…maledizione alla tua lingua lunga.”


Ridacchiando piano Rupert, squadrò l’uomo davanti a sé. Era così strano…Spike era diventato qualcosa di inimmaginabile, un demone elevato…con facoltà incredibili….e altrettante potenzialità ancora inespresse. Eppure continuava a comportarsi come aveva sempre fatto, in fondo rimaneva sempre lo stesso, non era cambiato di una virgola, il che era abbastanza rassicurante.


Intanto Spike sospirava, rassegnato. << Ok...successe dopo che le forze dell’essere unirono la mia anima al demone…non so come mi spuntarono le ali… “Ma non sono un angelo sia chiaro!” >> ci tenne a precisare, con voce leggermente più bassa, per non attirare l’attenzione degli altri. Oddio adesso sia il bamboccio che Angel, lo avrebbero sbeffeggiato a vita.


<< E poi dissero che una volta tornato nella mia dimensione sarebbero scomparse….come infatti è successo. Vedi delle ali, tu? >> aggiunse indicandosi le spalle, e aspettando con un filo di tensione che Rupert rispondesse.


<< No…>> e Spike tirò un sospiro di sollievo, che fece ridacchiare di nuovo Giles. << Dunque si tratta di ali spirituali…non fisiche…interessante…>> aggiunse l’osservatore, riprendendo un contegno serio. Era una cosa da studiare, chissà a che risvolti avrebbe potuto portare.


Con sollievo di Spike, non vi fu il tempo di proseguire la conversazione. Infatti Buffy era uscita di nuovo dalla stanza e faceva cenno agli altri di entrare. Spike rimase indietro, preferendo essere l’ultimo a farlo, aveva bisogno di prendersi un istante da solo. Stava accadendo tutto troppo velocemente, ed aveva bisogno di tirare un attimo il fiato. Buffy, vedendolo soffermarsi sulla porta, gli andò vicina, prendendolo per la mano, ed entrarono così, insieme




Capitolo 10



Finita la breve visita alla neo mamma, il gruppetto si mise in marcia verso lo stabile, dove Riley aveva detto che si era sistemato con il suo gruppo. Robin li aveva seguiti, visto che era l’osservatore capo della zona di Cleveland. A fare compagnia a sua moglie, erano infatti rimasti Xander e Anya. Le novità che erano state loro rivelate, li avevano lasciati un po’ turbati e non voleva che Faith rimanesse da sola con il bambino, all’ospedale.


<< Appena la dimettono vorrei portarla a Roma, da voi. Sempre se non vi crea problemi…>> disse infatti preoccupato.


<< No problem, cioccolatino…anzi stavo per proportelo io. Vista la situazione penso che sia la cosa migliore da fare. >> gli rispose Spike, mentre bussava con forza alla porta di metallo di un vecchio magazzino, dall’aria cadente. Certo che il soldatino era finito proprio male.


Un minuto dopo, la porta si aprì leggermente e un volto femminile si affacciò cauto. << Si? Chi cercate? >> chiese la ragazza, come se non aspettasse visite. Militari, tutti uguali, mai che dicessero la verità, pensò Spike.


<< Siamo attesi dolcezza…dì al tuo capo che i membri del consiglio sono qui. >> disse strascicando leggermente le parole e facendole un sorriso da cardiopalma. Un leggero tossicchiare alle sue spalle, però lo fece irrigidire. Ups, mai chiamare un'altra donna dolcezza, se hai tua moglie dietro di tè.


Girandosi per affrontare due occhi verdi che sembrava che bruciassero, Spike assunse la sua classica faccia da schiaffi e sempre sorridendo disse. << Dico bene, amore? >> lanciandole uno sguardo languido, mentre dentro di se sperava di scampare ad una scenata di gelosia.


Dietro di sé, sentì la porta che si spalancava. << Siete in ritardo! >> esclamò la voce infastidita di Riley. Girandosi di nuovo per affrontarlo, prese la mano di Buffy e la strinse. Sentire che ricambiava la stretta, gli fece capire che forse ci era riuscito.


<< Sorry, Big Jim, abbiamo avuto degli imprevisti…ma come vedi ora siamo tutti qui. >> ghignò Spike, osservando il colorito giallognolo, che ancora era presente sul volto del soldatino. Una leggera risatina, a fianco a lui, gli fece capire che anche Buffy aveva notato la cosa.


Giles, finalmente decise di farsi avanti e far valere il fatto che il capo del consiglio degli osservatori era lui. << Allora Riley, dobbiamo rimanere sulla porta o vuoi dirci perché hai cercato il nostro aiuto? >> disse cercando di assumere tutta la sua autorità.


Riley, annuì, facendosi da parte per far entrare gli altri, per poi avviarsi facendo strada. Lungo il percorso, Buffy diede uno sguardo gelido alla ragazza di prima, come per avvisarla di stare alla larga dal suo uomo, e stringendo più forte la mano di lui, che giratosi verso di lei, le sorrise.


Vennero condotti in quello che sembrava un grande ufficio, sparsi a giro vi erano vari computer, su di un muro si potevano vedere attaccate delle foto di demoni vari. Sembrava proprio un centro di comando, anche se i materiali usati lasciavano a desiderare.


Facendo accomodare gli ospiti, attorno a quello che un tempo doveva essere un tavolo da ping-pong, Riley si sedette su una poltroncina scassata, Buffy lanciando uno sguardo scettico, verso la sedia che le era toccata, preferì invece sedersi in braccio a Spike, e la cosa a lui non dispiacque per niente.


<< Allora? >> fece Giles, incitando Riley a parlare.


<< Umm si…scusate tanto per cominciare…lasciate che vi presenti il mio gruppo…Rougue ( disse indicando la ragazza di prima ) Jerry ( il tizio sembrava preso da un film western, con tanto di stivali e cappello) Tom (questo invece era il classico maniaco dei computer, occhialini compresi) e Bred (un nero alto due metri piuttosto massiccio) , ce ne sono altri, ma al momento si trovano fuori città! >> iniziò a dire Riley, che doveva ammettere di sentirsi impacciato. Si rendeva conto che a vederli non sembravano un gruppo affidabile, ma erano tutti ragazzi in gamba, sperava solo che anche gli altri se ne accorgessero.


Spike e gli altri si presentarono a loro volta, ma nessuno sembrò sorpreso nel venire a sapere, che lui era stato un vampiro. Evidentemente Riley doveva aver già aggiornato i suoi amici. Nondimeno si sentiva fissato con curiosità.


<< Dunque le cose stanno così…vi ho già detto che qui a Cleveland c’è una base dell’iniziativa. Il fatto è che abbiamo scoperto che non si limitano ad uccidere gli HST, ma ultimamente negli ultimi due mesi, hanno ripreso a catturarli, e abbiamo prove certe, che hanno ripreso anche gli esperimenti genetici. Uno del nostro gruppo, in incognito, lavora ancora per loro, proprio in quella base e ci ha fornito tutte le informazioni, guardate voi stessi. >> spiegò Riley con voce seria, mentre faceva circolare delle cartelle piene di documenti e foto.


<< Questo lo conosco…è Gawl, uno dei demoni che ci forniva informazioni. >> esclamò Robin, indicando la foto << E ce ne sono anche altri…ecco dove erano spariti. >> aggiunse, trovando una risposta a quel quesito.


<< Ho paura che la faccenda sia un po’ più seria….>> esclamò invece Giles, che stava leggendo il rapporto. << Da quanto c’è scritto qui, sono state riprese le ricerche della dottoressa Walsh, e voi sapete bene cosa significa. >> aggiunse, guardando preoccupato, da sopra gli occhiali, gli altri.


<< Decisamente seria, Rupert….dai uno sguardo a questa foto. >> gli rispose Spike, facendo scivolare la foto in questione in mezzo al tavolo. Un gemito di sgomento, si levò dal gruppo, vedendola.


<< Voi sapete chi sono questi tizi? >> chiese Riley, sconcertato che la foto di quelle persone, sembrasse turbare così tanto, tutti loro, che ne avevano passate tante.


<< Questi sono i servi del primo demone…>> gli rispose Spike, con uno sguardo di ghiaccio. << E questo significa solo una cosa….il primo ha deciso di costruirsi un bell’esercito di Adam tutto per se! >>


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Il silenzio accolse le parole di Spike. Gli unici che dimostravano solo un po’ di agitazione, ma perché non comprendevano appieno la potenzialità di quella frase, erano gli amici di Riley. Invece sul volto degli altri si leggeva una profonda angoscia. Buffy, si strinse al marito, tremando e lui la avvolse più stretta fra le braccia, cercando di infonderle sicurezza.


<< Ma questo primo demone, chi è? Perché sembrate temerlo tanto? >> chiese a sorpresa Rougue, più incuriosita che impaurita. “Beata innocenza” pensò Giles, che non resistendo, riprese a pulirsi gli occhiali. Quel semplice gesto era per lui, quello che l’abbraccio di Spike era per Buffy.


Riley, invece guardava con palese invidia, la coppia. Già gli aveva dato fastidio che Buffy si fosse seduta in braccio a quel…no non era più un vampiro, ed ora era persino suo marito, maledizione. Ma vederla così, lei che era stata sempre così forte, vederla cercare il conforto di un'altra persona, non gli piaceva.


<< Rupert…lo sai quello che dobbiamo fare, vero? >> esclamò Spike, ignorando bellamente la domanda che la ragazzina aveva posto. Il capo degli osservatori annuì.


<< Allora, qualcuno di voi, vuole rispondermi? >> chiese la ragazza che non ci stava a fare da contorno.


<< Ok….ma ricorda che lo hai voluto tu. Era meglio se non sapevi, almeno te ne stavi un po’ tranquilla. La curiosità uccise il gatto, non lo sai? >> gli ghignò Spike, posando poi un bacio sulla fronte di Buffy. << Hai presente cosa è successo a Sunnydale? >> chiese poi sempre alla ragazza.


<< Volete dire che è stato il primo a distruggerla? >> chiese Rougue, diventando improvvisamente più pallida e meno sicura di sé.


<< Ehmm…no, a dire il vero…l’ho distrutta io. >> rivelò Spike, scambiandosi un ghigno con Buffy, che sembrava aver ritrovato il controllo.


Gli amici di Riley lo guardarono spaventati e istintivamente fecero un passo indietro.


<< E’ una lunga storia…>> Giles si decise a prendere la parola. << … che non credo sia il caso di affrontare ora. Vi basti sapere che il primo demone è pericoloso, molto pericoloso. Dobbiamo piuttosto attivarci subito per smantellare la sua fabbrica di mostri. >> aggiunse decidendo che non era quello il momento per lunghe spiegazioni.


<< Ben detto Rupert. Dobbiamo convocare qui, più cacciatrici possibili. Entro domani, dobbiamo radere al suolo quel posto, prima che riescano a creare anche uno solo di quegli esseri. >> esclamò Spike, dando man forte al suo superiore.


Poi alzandosi lentamente, sempre tenendo Buffy stretta a se, si rivolse agli ex-militari. << Grazie per le informazioni che ci avete fornito. Ci saranno molto preziose. Fossi in voi direi al vostro amico di squagliarsela da lì, prima che arrivi la cavalleria. E anche voi fareste bene a trovare una nuova sede. Qui presto si verificherà un apocalisse e credetemi, in questi casi qualcuno ci rimette sempre le penne. >> il suo tono era serio e deciso, persino Riley, si trovò a tremare sotto quello sguardo di ghiaccio.


Conosceva quel….quell’uomo da tempo ormai, ma non ne aveva mai avuto paura. Una volta lo aveva persino impalettato con un paletto di gomma, ma in questo preciso momento, se non fosse stato per l’addestramento ricevuto, sarebbe scappato a gambe levate.


Non era del suo stesso avviso Rougue, che non ci stava a mettersi da parte. Forse la sua era solo incoscienza, ma non afferrava la tensione che gli altri sentivano. << Non potete lasciarci così! Ci dovete maggiori spiegazioni, dopotutto è merito dei nostri sforzi, se avete saputo che questo primo, sta creando problemi. >> disse infatti, con fare impertinente.


Spike sospirò, a quanto sembrava la piccola non voleva demordere. Scambiandosi uno sguardo con Giles, gli parlò telepaticamente. “Rupert, che ne pensi se gli diamo quello che vogliono?” gli chiese ghignando. Giles lo guardò storto, chissà cosa frullava in quella testa matta.


<< Ok, in fondo una spiegazione ve la dobbiamo. Fra un ora vi manderemo un nostro rappresentante, che vi spiegherà tutto! >> disse Spike, rivolto alla ragazza ed al gruppetto di ex soldati. Persino Robin. potè notare il lampo malandrino che brillò per un attimo negli occhi di Spike.


Quando finalmente uscirono da quel capannone, tutti gli sguardi erano su di lui. << Che hai in mente Spike? >> gli chiese Giles, dando voce ai pensieri di tutti.


<< Beh, loro vogliono una bella storiella. Noi…abbiamo qualcuno che adora raccontare le storielle…>> disse Spike, con sguardo sornione, mentre lasciava in sospeso la frase. Dopo un paio di secondi di silenzio, in cui tutti arrivavano alla stessa conclusione, vi fu una risata generale.


<< Andrew ti adorerà per questo lo sai, vero? >> ghignò Willow, che doveva continuamente sorbirsi gli elogi che il ragazzo faceva su Spike.


<< Comunque è un ottima mossa. Mentre noi, saremo impegnati a mettere su un piano di battaglia, lui almeno se ne starà fuori dai guai. >> disse più serio Giles. Quel ragazzo non era male in fondo, ma restava sempre un gran confusionario.


<< E così quelli là dentro. >> rimarcò Buffy, indicando la porta arrugginita. << Forza che aspettiamo? Andiamo a recuperare Xander e Anya dall’ospedale e poi via di corsa alla centrale. >> aggiunse sentendosi improvvisamente più viva di quanto non si sentiva da tempo (beh a parte la notte precedente, quella non era stata male, pensò).


Si rendeva conto che le mancava tutta la paura e l’eccitazione prima di affrontare un nemico. La sua vita era diventata troppo tranquilla da qualche anno. Alzando lo sguardo, incontrò quello leggermente preoccupato di suo marito. Con lei non aveva bisogno di leggere la mente, per sapere cosa provava. Lui aveva sempre visto tutto di lei, anche prima.


<< Robin, quando arriviamo in ospedale, fossi in te, sentirei se Faith ed il bambino, possono essere dimessi in anticipo. Sarebbe meglio se vi trasferiste subito a Roma. La situazione qui è troppo incasinata, mi sentirei più sicuro. >> disse Spike, rivolgendosi all’osservatore, mentre non lasciava però con lo sguardo gli occhi di sua moglie.


Conosceva quello sguardo, era lo stesso che aveva quella notte in cantina, quando gli disse che le era venuta un idea per sconfiggere il primo, o quando si erano uniti nel combattere contro l’esercito di mostri inviati dalla Wolfram e Hart. A quanto sembrava la cacciatrice si era svegliata in lei, e questo voleva dire solo una cosa, guai!


Robin invece annuì con espressione mista fra la tensione e il sollievo. Aveva già pensato da solo, ad una simile possibilità, ma era grato a Spike per avergli tolto l’incombenza di doverlo chiedere. La situazione era veramente difficile e se da una parte era felice che la moglie e il figlioletto neonato, potessero andare in un posto sicuro, dall’altra, temeva quello che sarebbe potuto succedere in città.


Ma ora non c’era tempo per simili pensieri. Arrivati all’ospedale, il gruppetto si divise. Willow, riaccompagnò Giles, Xander e Anya a Londra, e naturalmente Tara la seguì. Infatti per il momento, poteva fare ben poco nella sua nuova veste di oracolo, e poi si sarebbero di certo riuniti tutti entro breve tempo.


Spike invece aiutò Robin a far dimettere Faith ed il bambino e poi, passando velocemente da casa loro, per prendere le cose necessarie, li portò a casa sua a Roma. La ragazza che dapprima si era un po’ allarmata sentendo le novità, apprezzo molto l’ospitalità che gli veniva offerta.


Cercò persino di abbracciare e baciare Spike, per ringraziarlo, ma la presenza, stile cane mastino, di Buffy, pronta a difendere il suo territorio, la fece desistere. Sinceramente, Faith, non sapeva chi temere di più, o lei, o le manovre del primo.


Una volta che gli ospiti si furono accomodati appunto nella camera degli ospiti, Spike assieme a Buffy (questa volta aveva messo in chiaro che voleva partecipare anche lei alla riunione che si sarebbe tenuta), dopo aver salutato la figlioletta con tanti baci, si erano involati verso Los Angeles.


Dovevano infatti recuperare sia l’altro oracolo, che Angel, che data la sua posizione nel consiglio, avrebbe dovuto essere presente alla riunione. Willow, intanto, stava portando un eccitato Andrew, alla sede degli ex soldati.


Il ragazzo si sentiva importante, e gli sembrava che gli fosse stata affidata una super missione. Non sapeva che era un trucco per tenerlo fuori dai piedi, da una riunione che altrimenti sarebbe diventata caotica a causa della sua presenza. Camminava tutto impettito ed orgoglioso e quando bussò alla porta arrugginita, lo fece con una certa forza, solo per ritirare la mano tutta indolenzita. Ma questo non lo smontò neanche un po’.


Lui era il rappresentava il consiglio. Si disse tutto pimpante, e rivolse un sorriso aperto alla bella ragazza che era venuta ad aprirgli la porta.



Capitolo 11



Una volta tanto, Spike decise, che forse era meglio, apparire davanti alla porta dell’appartamento di Angel, piuttosto che piombargli in casa, e sorprenderlo…in dolce compagnia, anche perché ora c’era Buffy con lui e non voleva rischiare che potesse vedere l’ex-amato in nude look.


Va beh, che Angel, oltre ad avere le maniglie dell’amore, aveva pure due bei ciambelloni attorno ai fianchi, ma era meglio non correre questo pericolo. Così, Spike, fece il gentiluomo e suonò compitamente il campanello, e mentre aspettava che il padrone di casa venisse ad aprire, ne approfittò per fare due coccole alla sua mogliettina.


E Buffy non si tirò indietro, quando lui la prese fra le braccia, ed iniziò a mordicchiarle leggermente il collo. Anche se non era più un vampiro, quello era “uno” dei punti che sembravano maggiormente attirarlo, e nemmeno a lei dispiaceva, no, nemmeno un po’, pensava, mentre gemeva piano fra le sue braccia.


<< Ma voi due, non sapete fare altro che stare a pomiciare? >> chiese la voce leggermente irritata di Angel, che aprendo la porta, si era ritrovato davanti i due, che se ne stavano avvinghiati e sembravano essere stati incollati con l’attack.


In verità, questa volta non gli aveva dato tanto fastidio, vedere Buffy e Spike in quella situazione, forse dipendeva dal fatto, che aveva appena avuto un appassionante incontro con un certo oracolo, pensò con un ghigno, mentre si girava verso l’interno dell’appartamento per guardare ancora l’oracolo in questione.


<< No, siamo bravissimi anche a fare bambini. >> gli ghignò in risposta Spike, che staccatosi leggermente da Buffy, le carezzava la pancia appena leggermente sporgente. Buffy, che in un primo momento, avrebbe voluto dargli uno schiaffetto sulla mano, sentendosela sulla pancia, si intenerì e gli rivolse un sorriso.


<< Comunque che ci fate qui? >> chiese Angel, che dopo quanto Cordelia gli aveva raccontato, aveva capito che le cose si stavano veramente facendo difficili. Anche se doveva ammettere che in fondo ne era felice, visto che per questo motivo, Cordy era tornata nella sua vita. Come si dice, non tutto il male vien per nuocere.


<< Siamo venuti a prelevarti, orsacchiottone dolce! In sede, ci sarà fra poco una riunione urgente. >> gli rispose Spike, mentre entrava nell’appartamento, sempre tenendo stretta a sé Buffy, che salutò con una mano Cordelia.


<< E’ successo qualcosa? >> chiese Cordy, guardando seriamente la coppia.


<< Lunga storia. >> fece Spike, scrollando le spalle.


<< Con te, mai che ci sia una storia corta. >> lo rimbeccò Angel, guardandolo storto. Quando era venuto a sapere la ragione per cui, gli oracoli erano stati inviati, si era ritrovato a imprecare. Aveva spesso invidiato i poteri di Spike, ma ora si rendeva veramente conto di cosa comportassero.


Non avrebbe mai avuto una vita tranquilla. La sua particolarità, lo avrebbe sempre obbligato ad essere al centro di eventi catastrofici. Fortuna per lui, che avesse quel carattere che lo aiutava ad andare avanti, ritagliandosi in ogni momento possibile, del tempo da dedicare a se stesso e alla sua famiglia.


Lui in effetti, non sarebbe stato in grado di reggere simili situazioni, e al contempo cercare di vivere una vita normale. Improvvisamente Angel, fu veramente grato di essere diventato un normale umano, nonostante sentisse dentro di sé, ancora il desiderio di battersi contro le forze del male, per espiare in questo modo le colpe, che ancora gli pesavano sull’anima.


<< Ti spiegheremo tutto, quando saremo alla sede. Ora sbrighiamoci, gli altri ci staranno già aspettando. >> gli rispose più gentilmente Buffy, cercando di spiegargli la ragione di tanta urgenza.


<< Vieni anche tu? >> chiese stupito Angel. Da quando faceva parte del consiglio, gli era capitato, si e no, di vedere solo una volta Buffy, ad una delle riunioni, ed in quel caso vi aveva partecipato solo perché, subito dopo, Willow, voleva sottoporla a degli esami inerenti alla sua gravidanza.


<< Si….qualcosa in contrario? >> gli chiese Buffy, alzando un sopracciglio, come se si aspettasse una qualche protesta in proposito.


Angel capì, per fortuna sua, che non era il caso di intervenire, ed alzò le mani in segno di resa. << No…>> si limitò a dire, rendendosi improvvisamente conto, del perché questa volta, Buffy, fosse tanto interessata. Evidentemente era preoccupata per quanto stava succedendo, visto il particolare coinvolgimento di Spike nella suddetta situazione.


In silenzio, raccolse la giacca e prendendo per mano Cordelia, si avvicinò ai due, pronto per partire per Londra. Spike lo squadrò perplesso un attimo, non si era nemmeno girato per un secondo, verso lo specchio, per sistemarsi la capigliatura, che come al solito sembrava vittima di un tornado. “La potenza dell’amore!” pensò ghignando, mentre teletrasportava tutti nella sede del consiglio.


Quando arrivarono, la riunione era già cominciata, il grande tavolo ovale, era pieno di carte, che i vari membri studiavano confabulando tra di loro.


<< Scusate il ritardo, gente! >> disse Spike, mentre faceva un cenno di saluto ai membri più anziani, che ora sembravano scrutarlo con una leggera nota di stima in più, rispetto al passato. Gli bastò scambiarsi uno sguardo con Giles, per capire che li aveva aggiornati sui fatti accaduti. Ora lui era diventato veramente una specie di leggenda, erano pure stati mandati due oracoli, per aiutarlo.


Giles infatti si affrettò a presentare Cordelia, insistendo leggermente sul fatto che fosse il secondo oracolo. Spike comprese che il vecchio osservatore, se la stava godendo un mondo. Per una volta, nonostante la situazione difficile che stavano affrontando, Rupert, si stava godendo l’attimo, il sentirsi superiore agli anziani membri del consiglio.


Volgendo lo sguardo attorno alla tavola, vide lo sguardo eccitato di Illyria, e ne comprese anche la ragione. Finalmente era arrivata l’occasione di dare il meglio di sé. << Peaches, fatti spiegare come stanno le cose da Rupert. >> disse, sbrigativamente, rivolgendosi al ex-vampiro accanto a sé. << Io devo scambiare due paroline con Blue, Xander e Willow. >> aggiunse, mentre prendeva a dirigersi nella loro direzione e faceva cenno ai tre di volergli parlare.


Neanche un passo dopo, si rese conto che il braccio di Buffy, si era saldamente allacciato al suo, e questo lo fece un po’ innervosire, sentiva che presto sarebbe arrivata una bella discussione. Per il momento, però cercò di mantenere la calma e si rivolse per primo a Xander.


<< Senti, pirata sexy. >> ghignò, vedendo che Anya, era abbarbicata al suo braccio. << Voglio che mi fai una lista di almeno una quarantina di cacciatrici. Voglio le più esperte, sono stato chiaro? Contattale e dì loro, che devono essere pronte al massimo entro due ore. Poi dai la lista a Willow. >> aggiunse con tono più serio.


Xander annuì, sfregandosi le mani. Anche se era leggermente sorpreso che Spike, avesse preso il controllo delle operazioni, non lo diede a vedere, in fondo si fidava completamente di lui. << Ok, capo, consideralo fatto. >> esclamò dirigendosi verso un terminale lì vicino, dal quale poteva mettersi in contatto con tutto il mondo, naturalmente Anya lo seguì, borbottando che non era giusto che ci fosse una crisi, proprio quando era tornata. Se le cose continuavano di questo passo non avrebbero mai potuto fare sesso.


Il gruppetto rimasto, ridacchiò. A quanto sembrava la ex-demone ed ora angioletto, non era cambiata di una virgola. In un certo senso era bello e quasi confortante, sapere che certe cose non cambiavano mai. L’unica che come al solito non si unì alle risate, fu Illyria. La demone sembrava quasi scalpitare dall’eccitazione.


<< Senti odore di sangue in arrivo, piccola? >> le ghignò Spike, rivolgendole la parola. << Ora però fai la brava, un secondo e sono da te. >> aggiunse, girandosi verso Willow. << Rossa, tu dovrai occuparti di andare a prendere le cacciatrici, non appena Xan ti darà la lista. Intanto devi spiegare per bene a me e a Illy come dovremo muoverci nella sede dell’iniziativa. >>


Willow, annuì, e prese le copie delle planimetrie del complesso, che era riuscita a trovare, pronta per spiegare quali erano le entrate e come era disposto l’interno.


Spike si girò di nuovo verso Illyria, e le posò una mano sul braccio. Lei lo guardò interrogativamente. << Ora, Blue, ascoltami, sappiamo bene tutti e due, che tu vali più di un esercito. Ma nel luogo in cui andremo, ci saranno anche molti umani, vorrei che possibilmente, tu evitassi di ucciderli. >> la demone annuì, facendogli un raro sorriso, aveva apprezzato che Spike, avesse elogiato la sua forza. << Tu ed io, ci divideremo in due squadre, ciascuno di noi due, prenderà delle cacciatrici con sé. Dovrai comandarle e prendertene cura, capito? >> aveva intanto continuato Spike, spiegandole il suo piano.


Illyria annuì di nuovo. La cosa le piaceva. Sarebbe stato come avere di nuovo il suo esercito, solo sarebbero state ragazze, invece di una selva di demoni. Non di meno, avrebbe di nuovo provato il piacere della battaglia e del comando. In quegli anni, aveva sempre di più imparato, ad apprezzare gli umani, che dovevano la loro forza principalmente alle loro emozioni.


Lei stessa, si era scoperta a provarne di proprie, e non un pallido riflesso di quello che una volta erano stati i sentimenti e le emozioni di Fred. Si era sinceramente affezionata agli altri del gruppo, e aveva scoperto di provare persino, della tenerezza nei confronti della figlioletta di Spike e Buffy.


Quella umana in miniatura, che quando la vedeva, le correva incontro felice e saltava fra le sue braccia, senza provare un minimo di paura nei suoi confronti. Le prime volte, quando l’aveva presa in braccio, era stata solo una neonata, eppure neanche allora, si era messa a piangere, ma le aveva rivolto splendidi sorrisi, che le avevano scaldato, quel cuore ormai freddo nel petto.


Si chiese se anche il piccolo, che stava crescendo nel ventre di Buffy, le avrebbe causato le stesse sensazioni. Per un istante, invidiò la bionda cacciatrice, desiderando anche lei di poter provare, la sensazione di avere qualcosa di vivo, dentro di sé. Si riscosse quando notò che Willow, stava aprendo le planimetrie sul tavolo, e aveva preso a spiegare come avrebbero dovuto muoversi. Di nuovo tornò ad essere il demone freddo, pronto a calcolare ogni particolare dell’attacco imminente.


<< Ed io che faccio? >> chiese Buffy, prendendo di sorpresa tutti. Gli occupanti dell’intera stanza, si erano infatti girati verso di lei.


<< Beh, non vi aspetterete mica, che me ne stia da parte, vero? >> rimarcò Buffy, incrociando le braccia con fare battagliero.


Spike, sospirò. Aveva sperato di non arrivare a questo, ma come al solito, conosceva troppo bene Buffy, per non aver capito quale fossero le sue intenzioni.


<< Buffy, tu adesso aspetti un bambino, non è il caso di…>> cercò di dire Giles, sperando di farla riflettere, ma venne immediatamente interrotto.


<< Lo so benissimo, grazie! >> lo rimbeccò, infatti Buffy. << E anche se questa mattina non ho avuto le nausee, le posso assicurare, che sono perfettamente consapevole delle mie condizioni. Non ho detto che voglio combattere…non sono stupida fino a questo punto. Non combatterò, come ho detto, ma non posso rimanere qui, ad angosciarmi, senza sapere. Io voglio essere lì, quando succede. Voglio vedere e capire che succede. >> il suo tono, era talmente deciso, che nessuno ebbe la forza di opporsi.


Girandosi verso il marito, lo scrutò, per vedere se l’avesse capita. Spike sospirò di nuovo. Maledicendosi per la sua debolezza, nei suoi confronti, era inutile, quella donna lo avrebbe mandato al manicomio. << Ok, love, ma vedi di assicurarti un posto sicuro, da cui godere lo spettacolo. >> capitolò, riuscendo però a guadagnarsi un sorriso grato.


Mentre Buffy si chinava sulla cartina, tutta eccitata, per capire dove poteva appostarsi meglio, senza mettersi in pericolo, Spike si sentì afferrare il braccio da dietro. Sospirando, si girò per affrontare un Angel abbastanza arrabbiato. Oddio, adesso ci si metteva pure lui. Seguendolo in un angolo, si preparò a sopportare la sfuriata che sentiva stava per fargli.


<< Ma tu sei pazzo! >> gridò a bassa voce Angel, e Spike si chiese come diavolo ci riuscisse. << Non puoi portarti dietro Buffy. E’ troppo pericoloso, persino io me ne resterò fuori al sicuro. >> sbraitò, sempre tenendo il tono di voce basso.


<< Senti, orsacchiotto, tu ora sei umano. E’ logico che resti fuori con gli altri che non combattano. Ma Buffy è ancora una cacciatrice, i suoi riflessi e si suoi sensi la guideranno, evitandole di mettersi in pericolo. E poi, credi forse che la lascerei senza protezione? >> sbottò Spike, cercando di emulare il tono di voce di Angel, ma fallendo miseramente, visto che nella stanza più di una testa si girò, al suono della sua voce.


Visto che a lui proprio non riusciva di urlare piano, decise che era meglio parlare normalmente. << Per tua informazione, sono già d’accordo con Tara e Cordelia, ci penseranno loro a proteggere Buffy, durante l’incursione. Avevo capito da un pezzo, che voleva venire anche lei. E lo sai anche tu, che quando lei decide qualcosa, non c’è santo che la tenga. >> borbottò, cercando di spiegare le sue azioni.


Angel, aprì la bocca e poi la richiuse di scatto. Ecco era sistemato. Così, imparava ad impicciarsi in cose che non avrebbero dovuto riguardargli. Girandosi, vide che sia Cordy, che Tara annuivano sorridendo. A quanto sembrava, Spike si era veramente preparato a quella evenienza.


Visto che anche questo era stato risolto, Spike, tornò alla sua posizione vicino al tavolo, per riprendere a studiare le cartine, mentre avvolgeva con un braccio la vita di Buffy, che gli diede un veloce bacio sulla guancia. Angel invece, dovette tornare da Giles e spiegargli come erano state risolte le cose.


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L’incursione stava per cominciare, le cacciatrici si erano appostate tutto attorno al complesso, pronte a scattare al via di Willow, infatti la strega ora stava lavorando sul suo computer portatile, per disinstallare i complessi sistemi di allarme della sede dell’iniziativa, grazie sia alla sua magia, che alle password che il membro del gruppo di Riley, aveva fornito.


Dalle sue mani saettavano veloci, delle linee azzurrine che penetravano nel computer, connettendo la strega al terminale. Dietro di lei, stavano in guardia e pronte ad intervenire, se qualcosa fosse andato storto, Tara e Cordelia. Infatti se il primo era coinvolto in quella faccenda, vi era il pericolo che cercasse di prendere possesso di Willow, come già aveva fatto in passato. Era un rischio molto forte, ma tutti quanti confidavano nel fatto, che la strega avesse fatto passi da gigante nel controllare i suoi poteri e che se avesse sentito arrivare il primo, sarebbe stata in grado di fermarsi in tempo.


Quando si tirò indietro, con un sospiro di soddisfazione e stanchezza, tutti seppero che ci era riuscita. Non c’era molto tempo per le effusioni, ma Tara le lanciò uno sguardo pieno di orgoglio e affetto, sfiorandole dolcemente le spalle, prima di avviarsi con il gruppo, che attendeva di irrompere.


La base aveva due entrate, una per i dipendenti, e l’altra per il carico e lo scarico merci. Mentre Spike, seguito da una ventina di cacciatrici , compresa sua moglie e i due oracoli, entravano dalla porta principale, Illyria si scatenava con le altre cacciatrici contro la saracinesca che chiudeva il grosso portone, che in meno di dieci secondi venne ridotto ad un mucchio accartocciato di lamiere.


Intanto all’esterno gli altri si preparavano, per impedire che qualche demone o militare potesse scappare, a causa dell’inevitabile confusione della battaglia in corso. Angel, Giles, Xander ed un'altra ventina di osservatori si erano appostati in prossimità delle uscite, indossando per sicurezza giubbotti anti-proiettile, visto che i militari potevano essere armati di armi convenzionali, e impugnando armi di vario genere.


Dentro intanto era scoppiato l’inferno. I due gruppi, capeggiati da Illyria e Spike, si facevano lentamente strada verso il cuore del complesso, dove secondo le indicazioni, si trovavano i laboratori in cui venivano fatti gli esperimenti. Lungo la loro strada, si imbattevano sia in nemici umani che in demoni, che sembravano essere stati resi feroci dall’iniziativa.


Evidentemente dovevano avergli impiantato dei chip, che funzionavano in maniera molto diversa rispetto a quello che una volta aveva avuto Spike. Infatti, demoni, che fino a qualche mese prima erano stati pacifici come Clem, ora tiravano fuori tutto il loro potenziale di forza e capacità, contro quelli che riconoscevano come invasori.


Buffy si era sistemata in alto, sopra ad una specie di terrazzino, dal quale poteva vedere tutto il complesso, che si dipanava sotto. Sembrava di essere nell’inferno creato da Dante, svariati piani che scendevano come in una spirale in profondità, dando proprio la sensazione di vedere i gironi dell’inferno.


Accanto a lei, ai due fianchi, si erano sistemate Tara e Cordelia, che unendo i loro poteri, avevano creato una barriera tutta attorno a loro, per proteggere sia Buffy, che loro stesse, visto che da tutte le parti fioccavano proiettili e armi lanciate di ogni sorta.


Buffy, stringeva convulsamente il parapetto, cercando di non perdere di vista, neppure per un attimo, la bionda capigliatura di Spike. Ringraziò il cielo di avergli chiesto di continuare ad ossigenarsi i capelli, almeno questo lo rendeva facilmente individuabile.


La falce, simbolo della forza delle cacciatrici, ancora una volta veniva fatta passare dalle varie mani, infliggendo colpi, sia ai demoni che ai vari macchinari di cui il complesso era pieno, tutto in quel luogo doveva essere distrutto. Illyria come al solito combatteva a mani nude, scatenando la sua forza, in una danza selvaggia e brutale, ma non priva di controllo, visto che la demone lanciava ordini alle varie cacciatrici, mentre combatteva, ed in più di una occasione, si era mossa per salvaguardare la vita di una delle ragazze.


Non di meno sul suo volto, era dipinta una maschera animalesca di gioia. Lei era nata per questo, per combattere, per uccidere. Persino le ragazze che le erano state affidate, si sentivano percuotere da brividi, se la guardavano in viso. Ora ne comprendevano la reale potenza, e si sentivano affascinate e impaurite da tale forza, per fortuna, si dicevano tutte, Illyria stava dalla loro parte.


Ma Spike non le era da meno.


Il biondo ex-vampiro, sembrava un altro. Il suo volto era sempre lo stesso, ma privo di quell’espressione scanzonata che di solito aveva. Al contrario aveva assunto un espressione dura e decisa e comandava con polso di ferro, il gruppo che gli era stato assegnato.


Stava inoltre dimostrando di possedere una forza, pari se non superiore a quella di Illyria. Lui stesso ne era sorpreso per primo, sentiva il suo cuore battere forte, mentre la scarica di adrenalina gli correva nel sangue. Agilità, forza, sembravano essersi moltiplicate incredibilmente, da l’ultima volta che aveva combattuto sul serio.


Con un solo colpo falciava più di un nemico, che gli si parava davanti, e presto giunse davanti alle porte del laboratorio. Mettendosi in contatto mentale con Willow, iniziò a digitare frenetico il codice per aprire la porta blindata che aveva davanti. Quando finalmente si aprì, scivolando lateralmente, dietro vi trovò una decina di portatori, che immediatamente si scagliarono su di lui.


Stavano evidentemente proteggendo una porta posteriore. Spike ne scartò alcuni, lasciandoli alle cure di alcune cacciatrici che lo avevano seguito e si gettò su altri, brandendo la spada. In poco meno di un minuto, se ne liberò, giungendo davanti alla porta incriminata.


Sbirciando dalla finestrella, imprecò sottovoce. All’interno di quella che era certamente una camera asettica, vi erano disposte una decina di lettini, e su ognuno, era ben visibile la forma ben familiare di tanti Adam. Alcuni scienziati, se ne stavano impauriti e rannicchiati sul fondo della parete opposta.


<< Forza ragazze! E’ ora della lezione di patologia, ci sono tanti bei corpicini da sezionare. >> era la sua prima battuta, nell’ultima mezzora, ma questo stranamente diede la carica alle cacciatrici, che si avventarono all’interno della stanza e presero a distruggere in tutti i modi possibili e immaginabili i corpi ancora incoscienti, che erano disposti sulle lettighe.


Tutto sembrava essere finito, i nemici erano stati assoggettati od uccisi, la minaccia di Adam era stata scongiurata. Eppure Spike, risalendo lentamente quei gironi infernali, sentiva che c’era qualcosa che non tornava. Sentiva che gli era sfuggito un particolare.


Un paio di istanti dopo, il suo cuore mancò un battito.


Aveva alzato la testa, per salutare Buffy, che si sporgeva leggermente dalla balaustra, quando…


Dietro di lei aveva visto spuntare il ghigno malefico di un altro Adam.


Maledizione, ecco cosa gli era sfuggito, uno dei letti della camera era vuoto.


Tara e Cordelia, credendo che tutto fosse finito, avevano abbassato la guardia e la barriera. Adam si avventò prima su di loro, scaraventandole a terra, contemporaneamente, per poi gettarsi su Buffy, che cercando di evitarlo, si ritrovò a perdere l’equilibrio e cadere oltre la balaustra.


Con l’istinto che le era proprio, riuscì ad attaccarsi con una mano alla base del terrazzo, ma comprese subito che sarebbe servito a bene poco, infatti pochi istanti dopo, il piede massiccio di Adam, si era posato premendo sulla sua mano, facendola gemere di dolore.


La mano non resse a quella doppia forza che le veniva imposta, quella di gravità e lo schiacciamento. Con un urlo si sentì cadere, aspettandosi di sfracellarsi sul pavimento inferiore, mentre dall’alto si alzava una risata malefica.


Quanto è lungo un istante? Quante cose possono passarti per la mente? Lei ci era già passata due volte, due volte era morta, nondimeno si ritrovò ancora a pensare a miliardi di cose a cui non aveva mai pensato prima. Il suo uomo, sua figlia, il piccolo dentro di sé che non avrebbe conosciuto la vita.


Ed un istante dopo tutto finì.


Due mani.


Due mani calde e familiari l’avevano afferrata.


Due mani calde e familiari ora la stringevano a sé, contro un torace in cui batteva forsennato un cuore.


Buffy, si afferrò stretta al collo di Spike, singhiozzando come una bambina, mentre ancora, non si rendeva conto di cosa fosse successo. Aveva pensato che per lei ormai fosse finita, invece…cosa era successo?


Neppure Spike avrebbe saputo dirlo, un istante prima, aveva visto Buffy cadere e precipitare, e l’istante dopo si era sentito afferrarla. Guardandosi attorno, si rese conto di essere sospeso a mezz’aria. Dopo qualche istante di perplessità, si gettò uno sguardo alle spalle. No, non c’erano ali che lo sostenessero, o almeno lui non le vedeva.


Ma allora come diavolo?


Non vi fu tempo di pensare altro, il grido di rabbia di Adam, che si era visto portare via la sua preda, lo riscosse. Ora doveva scendere, ma come? Nel mentre stesso che lo pensava, prese a scendere lentamente, posandosi poi, pochi istanti dopo dolcemente al suolo.


Avrebbe voluto rimanere lì, abbracciato a Buffy, dopo essersi assicurato che non avesse ferite gravi, ma non poteva, quel mostro si stava lanciando contro delle cacciatrici, quindi la cedette dolcemente fra le braccia di Illyria, poco distante, ordinandole mentalmente di proteggerla.


Un istante dopo era di nuovo al piano superiore, in posizione di attacco e pronto a combattere il nemico.


<< Vedo che hai fatto dei progressi, numero 17. >> disse Adam, avventandosi su di lui, che velocemente lo schivò.


<< Oh, non ne hai idea! >> gli rispose Spike, mentre gli assestava un colpo alla schiena. << Tanto per cominciare non sono più il numero 17. >> aggiunse colpendolo poi con un diretto al mento, deformandogli leggermente i lineamenti.


Adam, barcollò all’indietro, ma si riprese, tirando fuori un pungiglione dal braccio destro. Era più corto di quello che aveva avuto un tempo, ma non per questo sembrava meno letale. Prese a vibrare colpi, fendendo l’aria e cercando di colpire Spike che puntualmente evitava.


<< Tu pensi di averci fermato, ma ti sbagli. >> gridò Adam, mentre cadeva all’indietro a causa di uno sgambetto da parte di Spike, che gli saltò addosso e prese a stringergli il collo, cercando di spezzarlo. << Noi risorgeremo…siamo in molti, più di quanti immagini, siamo dislocati in tutto il mondo. Non potrai fermarci tutti, non… >> cercò ancora di dire, mentre con un ultimo tentativo, infilzava con il pungiglione la spalla di Spike.


Ignorando il dolore acuto che lo attraversò, Spike strinse ancora di più la presa attorno al collo del demone, e pochi istanti dopo, si udì un sonoro schiocco, ed Adam rimase a terra immobile. Rialzandosi e tenendosi la spalla ferita con una mano, Spike raccolse da terra la spada che gli era caduta e vibrò un forte colpo, tagliando di netto la testa del demone, dicendo: << Beh, intanto ho sistemato te. >>


Tirandosi indietro barcollando, ricadde a sedere, sempre tenendosi stretta la spalla, la ferita gli bruciava come l’inferno. Pochi istanti dopo, Tara e Cordelia, gli si avvicinarono, prendendo ad esaminare la ferita. E nemmeno un minuto più tardi, Buffy si gettava fra le sue braccia, per controllare lei stessa l’entità del danno.


<< Spike, come stai? Che ti è successo? >> gli chiese preoccupata.


Spike si sentiva girare la testa, ma si fece forza e cercò di rivolgere un sorriso a sua moglie, per rassicurarla. << Tranquilla, love. Sto bene, niente di grave. >> sussurrò con il fiato mozzo, mentre con il braccio sano, cercava di aiutarsi a mettersi in piedi.


Dall’entrata principale, arrivarono correndo Giles, Xander, Angel e Willow. Vedendo Spike ferito, chiesero subito cosa fosse successo. Fu Tara a rispondere loro. << E’ stato colpito con il pungiglione di Adam. >> disse indicando il corpo privo di testa a terra.


Willow, si chinò per esaminare il pungiglione. << Ehi ma questo lo conosco. Il pungiglione è dello stesso tipo, che quella volta un demone glarghk guhl kashmas’nik, aveva usato per colpire Buffy, ricordate? >> disse staccando il pungiglione con attenzione, mostrandolo agli altri.


<< Oh! >> fece Xander, che in fondo, a parte Buffy e Spike, era il solo che era stato presente quella volta. << Come diavolo fai a pronunciarlo? >>.


<< Fantastico! Volete dire che sto per dare di matto, come Buffy? >> chiese ironicamente, Spike, guadagnandosi uno sguardo infuriato da parte della sua mogliettina. Buffy era ancora molto preoccupata, ma doveva ammettere che sentire Spike che faceva le battute la risollevava leggermente.


<< Willow, tu sei in grado di fare l’antidoto, no? >> chiese rivolgendosi all’amica che annuì.


<< Non sarà necessario. >> disse invece Cordelia, prendendo tutti di sorpresa. << L’organismo di Spike è particolare. In questo stesso momento, sta già immunizzandosi dal veleno. >> spiegò tranquillamente, e facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti.


<< Ok! Allora forse è meglio se torniamo a casa e medichiamo i feriti. Gli altri rimarranno qui a sistemare questo macello. >> esclamò Buffy sorreggendo premurosamente Spike, che invece le stava guardando la mano che si era ferita, e lui aveva curato. Tutti annuirono, mentre i due, si abbracciavano.


Per poco avevano temuto di essersi persi a vicenda, ed ora che il pericolo era passato, sentivano tutte le emozioni che li avevano attraversati, riversarsi di nuovo su di loro. Erano ancora entrambi vivi, ed erano insieme, questo li faceva sentire uniti come non mai, distaccandoli dal resto del mondo.


Ma come al solito, giunse la voce guastafeste di Giles, ad interrompere il loro breve interludio. << Ma siamo sicuri che quel veleno non gli procurerà degli effetti collaterali? >> chiese infatti, con fare preoccupato.


Buffy si girò verso gli oracoli, preoccupata, mentre stringeva più forte a sé Spike. Cordelia scosse la testa. << Niente di serio, potrebbe solo avere qualche problema, a controllare i suoi poteri. E’ meglio se nelle prossime ore, si astiene dall’usarli. >> rispose calma, facendo un sorriso rassicurante a Buffy, che tirò un sospiro di sollievo.


<< Vuoi dire che se uso il teletrasporto, rischio di finire un'altra volta nella fontana di Trevi? >> ghignò Spike, che già si sentiva meglio. Cordy, annuì << O peggio…>> ridacchiò, cercando di alleggerire la situazione. In effetti, il rischio che Spike si potesse perdere in qualche dimensione, non era da scartare.


<< Bloody Hell! Allora forse sarà meglio che mi astenga. >> disse Spike che le aveva letto nella mente. << Sinceramente non ci tengo a farmi un bagno…>> aggiunse ridacchiando, mentre una immagine prendeva corpo nella sua mente. << …una volta tanto mi piacerebbe che fosse Angel a….>> stava ancora dicendo, quando improvvisamente si interruppe.


Angel, che fino ad un istante prima era davanti a lui, era improvvisamente scomparso.


Tutti fecero un salto spaventati. Ed ora che succedeva?


Cordelia, guardando Spike, fece un sospiro di rassegnazione e abbassò la testa , senza far vedere se era abbattuta o stesse in realtà ridendo. << Vado a recuperarlo. >> disse scomparendo a sua volta.


Tutti guardarono verso Spike, che cercò di assumere l’aspetto più innocente che poteva. Come a dire, ma io che ne so?


Un paio di istanti dopo, Cordelia riappariva, con un Angel bagnato fino al midollo, che atterrò di culo davanti a loro. Fu evidente a tutti cosa fosse successo, Spike, senza volere, aveva mandato Angel nella suddetta fontana, e Cordelia doveva averlo riacchiappato proprio nel momento in cui l’ex-vampiro stava scivolando nell’acqua della vasca.


<< Etchuuu!!!! >> starnutì Angel, mentre cercando di togliersi l’acqua dal volto, gettava uno sguardo di fuoco verso il suo ex-gran childe. << Maledizione Spike! Questa me la paghi. >>. La risata che si sollevò, però gli tolse quel poco di baldanza che si sentiva.


Era ora di tornare a casa.



Capitolo 12



Il ritorno a casa era stato piuttosto confusionario e caotico, visto che Spike non poteva usare il teletrasporto, di conseguenza se ne erano dovute occupare gli oracoli e Willow. Considerando il fatto che si doveva anche discutere di quanto era successo, Giles, Xander, Anya, Illyria ed Angel (ancora fradicio), avevano deciso di seguire Spike e Buffy e fare una piccola riunione casalinga, prima di presentare rapporto alla riunione ufficiale del consiglio.


Approfittando del fatto, che Spike doveva prima essere medicato e Angel rivestito con qualcosa di asciutto, Willow, Tara e Cordelia, si stavano dando da fare nel frattempo per riportare ai loro luoghi di appartenenza le cacciatrici e i relativi osservatori.


Quando finalmente il gruppetto si riunì nel soggiorno, erano tutti un po’ esausti, sia dalla battaglia che da quello che ne era succeduto. Angel continuava inoltre a starnutire a tutto spiano, nonostante la doccia calda e i vestiti rimediati da Xander, ed ora sfoggiava la classica camicia hawaiana, ed i bermuda , che lasciavano ben vedere le gambe pelose.


Inutile dire che Spike ghignava a tutto spiano, ogni volta che lo sguardo si posava su di lui. Non solo anche Angel si era fatto un bel bagno nella fontana di Trevi, ma ora anche lui era stato costretto ad indossare i vestiti pazzeschi di Xander. Il quale intanto, si godeva il momento, dato che entrambi gli ex-vampiri, erano stati , e nel caso di Angel lo era in questo momento, decisamente ridicoli.


<< Non c’è niente da fare ragazzi, non avete il fisico! >> esclamò ridacchiando, e additando verso Angel, con Spike che gli faceva da coro nelle risate, ma non era il solo.


Un po’ tutti infatti, non riuscivano a trattenersi dal ridere in faccia al poveretto, persino Buffy, che si era ripresa un po’ dalla paura, non riuscì a trattenere una risatina. Angel, sembrava essere sul punto di esplodere, e solo il fatto che Cordelia si fosse messa accanto a lui e lo blandiva dolcemente ( mentre nascondeva le risate che si faceva internamente ) riusciva a placarlo un pochino.


<< Vorrei vedere te, conciato così! >> sbottò però all’ennesima risata di Spike.


E giù di nuovo risate, quando Xander raccontò che anche Spike, aveva dovuto fare quella umiliante esperienza. A quel punto Angel non sapeva più che dire, se non guardare con odio il gruppetto che rideva, ma soprattutto Spike, che era quello che si divertiva di più.


<< Ma Robin, non aveva niente da prestarmi? >> mugolò all’indirizzo dell’osservatore, che se ne stava seduto poco distante, con Faith ed il bambino in braccio. Il piccolo nonostante la confusione, continuava a dormire placidamente.


<< Oh, via! Andiamo, peaches! >> esclamò Spike sempre ridendo, mentre si asciugava una lacrima. << In fondo non stai così male. >> aggiunse proprio a presa in giro. << Anche se ammetto, che sarebbe stato più divertente, vederti vestito come Rita Hayworth, in Gil…>> ultime parole famose.


In quello stesso istante, con una specie di schiocco, Angel, davanti agli occhi di tutti, si ritrovò vestito e pettinato proprio come Spike stava dicendo. Un lungo abito nero di raso, fasciava la sua figura massiccia, partendo dallo scollo generoso, che però non mostrava gran ché (che volete farci a tette stava a zero), scendendo fino ai piedi, e mostrando uno spacco dal quale le gambe, ancora pelose, spuntavano. I piedi stretti in un paio di scarpe da sera di pelle nera dal tacco vertiginoso. Alle braccia due lunghi guanti anch’essi di raso nero.


Ma il pezzo forte erano i capelli, che ora Angel si ritrovava lunghi e ondulati di un bel rosso fiammante. Così come rosse fiammanti erano le sue labbra coperte dal rossetto, non mancavano nemmeno, lunghissime ciglia finte, che facevano risaltare i grandi occhioni neri.


Tutti rimasero a bocca aperta a quella visione allucinate.


<< …da. >> senza volere Spike finì con molto ritardo la frase che stava dicendo, rimanendo lui stesso a bocca aperta a fissare l’amico conciato in quel modo. Poi lentamente, un ghigno gli si formò sulle labbra, questa cosa che come apriva bocca combinava qualcosa, si stava rivelando divertente.


<< SPIKE!!! >> tuonò Angel, rendendosi conto di come era conciato. Avrebbe voluto potergli saltare addosso infuriato, ma il precario equilibrio che si ritrovò mettendosi in piedi, lo fece ricadere di schianto sul divano. Inoltre se prima le risatine erano state velate, adesso erano scoppiate sonoramente.


Facendo il broncio con i rossi labbroni, Angel guardò disperato verso Cordelia, sperando che almeno lei non stesse ridendo o che anche se lo stava facendo, potesse in qualche modo risolvere la situazione. Niente da fare, era piegata in due dalle risate, stringendosi la pancia con una mano.


<< Che bello, zio Angel! >> trillò Jo-Ann, che stava tornado dal bagno con Dawn, che l’aveva accompagnata, vedendo l’uomo ridotto in quello stato. << Vai ad una festa mascherata? Mi ci porti anche a me? Vado a mettermi il mio vestito da fatina. >> tubò verso lo zio speranzosa.


Dawn invece era rimasta letteralmente scioccata a quella visione e si era bloccata a bocca aperta. Riscotendosi, quando l’uscita della piccola, aveva sollevato nuove ululati di risate, si volse verso la sorella per avere delle spiegazioni, ma Buffy aveva accolto la figlioletta fra le braccia e stava cercando di spiegarle ( fra mezzo alle risate) che lo zio non andava a nessuna festa.


<< Uffa non è giusto! >> esclamò la piccola facendo il broncio, e guardando affascinata, ma scettica, lo zio. << Se non vai ad una festa, allora perché ti sei vestito così bello? >> aggiunse, facendogli un sorriso.


Se da una parte, Angel, si sentì gratificato dall’opinione della piccola, dall’altra guardò storto verso gli altri che erano di nuovo scoppiati in una risata corale a quelle parole. Solo il dolce sguardo di Jo-Ann lo trattenne dal dare in escandescenze. Ma non resistette a lungo, quando con uno starnuto, si ritrovò la massa di capelli rossi, sul viso ed in bocca.


<< Adesso basta! >> tuonò ancora, sputacchiando e soffiandosi il naso che avviava a diventare rosso, come le labbra. << Per favore che qualcuno faccia qualcosa. Voglio tornare normale. >> quasi piagnucolò, sentendosi decisamente depresso.


<< Mi spiace, tesoro, ma non posso aiutarti in questo. >> gli rispose Cordelia, cercando di assumere un tono gentile e dolce, mentre si asciugava gli occhi e cercava di trattenere la risata, che ancora le faceva tremare le labbra. << Solo Spike, è in grado di farti tornare come prima, ma non credo che sia il caso, che provi adesso. Potresti ritrovarti in condizioni peggiori. >> aggiunse cercando di spiegare.


Angel gemette. “Peggio di così?” pensò spaventato, mentre si accasciava contro lo schienale del divano e chiudeva gli occhi. Un bacio gentile sulla guancia lo rasserenò un pochino. << Per me, così sei bellissimo zio. >> cinguettò accanto a lui la voce di Jo-Ann, facendogli aprire gli occhi di scatto. Per un attimo aveva pensato che fosse Cordy a baciarlo, invece…


Fissando la bimba, che si stava mettendo fra le sue braccia e gli lisciava i lunghi capelli, si ritrovò a sorridere intenerito. Adorava quel batuffoletto, anche se era figlia di quel rompiscatole di Spike. Scambiando un occhiata con lui, vide però, che il nemico-amico, stava sorridendo con approvazione, forse era stato proprio lui a mandargliela. Tipico di Spike, combinare casini e poi fregarti con il sentimento.


<< Ok! Allora sentiamo…fra quanto potrò tornare normale? >> chiese con rassegnazione.


<< Beh, dipende…>> rispose Cordy, con fare pensoso. << …i poteri di Spike sono particolari e attualmente in evoluzione. >> aggiunse cercando di spiegare, ma rendendosi conto che tutti quanti la guardavano confusi.


Fu la voce calma di Tara, a rendere il tutto più comprensibile. << Voi sapete che siamo qui, proprio per insegnare a Spike come utilizzare al massimo i suoi poteri. Nemmeno noi ne conosciamo l’esatta portata, quindi è difficile da stabilire quanto, il veleno di quel demone, rimarrà nel suo organismo. Oggi avete potuto vedere che stanno aumentando. >> rivelò tranquillamente.


<< Intendi quando, si è sollevato da terra per prendermi al volo? >> chiese Buffy, arrivando al punto della questione. Giles, aguzzò le orecchie, questa cosa interessava molto anche a lui.


Tara annuì, rispondendo e riprendendo il discorso. << Sì, esattamente! E anche quello che è appena successo ad Angel, è frutto di una combinazione di vari poteri che lui possiede. Prima riusciva a manipolare la materia, toccandola, guariva ferite, aggiustava oggetti…ora può farlo con la forza della mente. Peccato che in questo momento però gli manchi il controllo, e inevitabilmente, quando pensa a qualcosa, questa si avvera, come se fosse un desiderio. >> continuò a spiegare.


<< Ehi, allora siamo colleghi! >> esclamò Anya, tutta eccitata. Guadagnandosi però delle occhiatacce dagli altri.


<< Interessante….ma questo non risolve il mio problema. >> mugolò Angel, che sperava in una risposta più chiara al suo problema.


<< Tranquillo…visto il continuo aumentare delle sue capacità, forse fra meno di un paio di ore, si dovrebbe risolvere tutto. >> disse Cordelia, cercando di tirarlo su.


Un paio di ore.


Un eternità, visto come si sentiva ridicolo in quelle condizioni. E maledizione, le scarpe gli stavano facendo un gran male.


<< Zio ti posso pettinare? >> gli stava intanto dicendo Jo-Ann, con fare innocente.


Sospirando rassegnato, Angel, annuì. Tanto valeva godersi la compagnia della piccola, almeno era l’unica che non lo prendeva in giro. Alzandosi stentatamente e barcollando sui tacchi alti, prese in braccio la bambina e si diresse verso la sua cameretta, lì almeno non ci sarebbe stato nessuno a ridere di lui.


<< Visto che ci sei, fatti anche la ceretta, oltre alla messa in piega! >> gli gridò dietro Xander, ridacchiando alla vista delle gambe pelose.


Anche se non era più un vampiro, tutti giurarono di aver sentito Angel ringhiare. Quando scomparve dalla loro vista, si lasciarono andare tutti ad una risata liberatoria. Quella giornata era stata massacrante e l’intermezzo che Angel aveva fornito loro, li aveva sollevati dall’affrontare problemi più seri, concedendo uno spazio di pace in quella situazione difficile.


<< Oddio mi sono scordata di Andrew! >> esclamò, di botto Willow, battendosi una mano sulla testa.


<< Già lo abbiamo lasciato al covo dei soldatini. >> ghignò Spike. << Probabilmente, adesso starà raccontando anche a loro, il signore degli anelli, chissà magari a quella checca di Riley, gli piace. >> aggiunse aggiudicandosi uno sguardo confuso da parte di Buffy. << Sai guerre…il dominio del mondo…tutta roba che i militari, ci vanno a nozze. >> ghignò ancora.


Willow, scattò invece in piedi. << Secondo me, invece, lo hanno legato ed imbavagliato per farlo stare zitto. E’ meglio che vada a recuperarlo. >> esclamò leggermente, ma solo leggermente preoccupata.


<< Aspetta. >> la fermò Spike, con un gesto della mano. << Prova prima a chiamarlo al cellulare, se ti risponde vuol dire che va tutto bene. Preferirei non averlo qui…almeno per un altro po’. Ci sono cose serie di cui parlare. >> disse con voce più seria.


Willow, annuì, in effetti non era una cattiva idea. Prendendo il cellulare dalla tasca della giacca, digitò velocemente il numero di Andrew, ed attese che rispondesse


<< Pronto? >> rispose infatti, tutto pimpante il ragazzo.


<< Andrew, va tutto bene? >> chiese Willow, che non credeva alle sue orecchie.


<< Oh si! Va tutto bene. Stavo giusto finendo di raccontare di come Spike, avesse ucciso il drago a Los Angeles. >> rispose Andrew, con un tono eccitato, che fece subito capire a Willow, che anche se il ragazzo non aveva preso parte alla battaglia, molto probabilmente si stava dando delle arie con gli ex-militari.


Sospirando la strega, si disse che se non c’erano problemi, tanto valeva lasciarlo lì, anche se di sicuro ne avrebbe raccontate di balle, che poi in seguito sarebbero dovute essere svelate. << Senti…ti dispiace se vengo a prenderti fra un paio d’ore? >> gli chiese sperando che non facesse obbiezioni.


<< Oh, no…nessun problema…anzi, almeno li aggiorno sul consiglio e su i suoi componenti. >> rispose gasato Andrew, che si stava proprio gustando il suo momento di notorietà.


Richiudendo il telefonino, Willow, guardò verso gli altri, scuotendo la testa. << Non chiedetemi perché, ma non lo hanno ancora ucciso. >> disse in tono serio, che si scontrava con le sopracciglia che si alzavano e abbassavano comicamente.


<< Bene! >> esclamò Spike, facendosi veramente serio. << Perché mi sa, che avremo ancora bisogno di quei ragazzi. >> aggiunse stringendo Buffy a sé, come a trarne conforto.


<< Che intendi Spike? >> gli chiese Giles, guardandolo preoccupato.


<< L’Adam con cui mi sono scontrato…prima di morire ha detto una cosa… >> borbottò Spike, cercando di trovare le parole giuste, per mettere gli altri al corrente di quello che aveva saputo. << Lui ha detto, che noi non saremmo riusciti a distruggerli tutti, e che erano dislocati per tutto il pianeta. Capite cosa significa questo, vero? >> il tono adesso era mortalmente serio.


<< Altre basi! >> esclamò Buffy, tremando fra le braccia del marito, felice di sentirle attorno a sé, dovendo affrontare quella difficile realtà. Scambiando uno sguardo con Faith, vide che anche lei si stava stringendo al suo uomo, guardando preoccupata al figlioletto. Spike annuì.


<< Probabilmente l’iniziativa ha varie basi sparse un po’ ovunque…e a quanto sembra, ormai sono tutte sotto il controllo del primo. Dobbiamo trovarle e solo il gruppo della checca può aiutarci a individuarle e distruggerle. Altrimenti questa volta la battaglia finale, potrebbe risultare più difficile di quanto pensassimo. >> Spike strinse i denti, dicendo queste parole. Odiava dover dare brutte notizie.


Faith gemette, mentre le lacrime iniziavano a riempirle gli occhi. Non era giusto. Finalmente nella sua vita aveva trovato la stabilità che aveva sempre desiderato. Aveva un marito che l’amava e si prendeva cura di lei, e aveva appena avuto un figlio. Che destino attendeva il suo povero bambino?


Mentre con una mano, Spike teneva Buffy stretta a sé, allungò l’altra verso la mora cacciatrice, battendole piano sulle spalle, come per rassicurarla. Una volta tanto, nemmeno Buffy fu gelosa di questa dimostrazione di affetto. << Ehi! Su con il morale pupa! Non permetterò a nessuno, di fare male al piccolo William…promesso! >> esclamò poi Spike con voce dolce.


Buffy, annuì vigorosamente cercando di dare un sorriso sicuro a Faith. << Spike, mantiene sempre le promesse. >> disse con voce tremante, mentre guardava intensamente gli occhi azzurri del marito, cercando lei stessa in quelle meravigliose profondità, le rassicurazioni di cui aveva bisogno.


Faith, si tirò su, e guardò affascinata il modo in cui quei due si appoggiavano l’una all’altro, sicuri che insieme avrebbero superato ogni cosa si fosse messa sulla loro strada. Forse anche lei, doveva imparare ad avere maggiore fiducia, tanto per cominciare in loro, e poi nell’uomo che aveva sposato.


Ma non era soltanto lei, che si sentì avvolgere dal calore che emanava dalla coppia, anche gli altri, lo avvertirono e si strinsero anche loro ai loro partners. Cordelia, trovandosi sola, decise che era il caso di raggiungere Angel, anche lei aveva bisogno di provare quel contatto.


Entrando però nella cameretta, per poco non scoppiò di nuovo a ridere. Jo-Ann, stava mettendo i bigodini ad Angel, e lui se ne stava fermo a passarle le mollette, chiaccherando serenamente con la piccola. Passato il veloce momento di ilarità, Cordy si sentì sciogliere a quella scena. Angel era fatto per essere padre, peccato che con Connor, non avesse potuto farlo appieno. Ma chissà, forse…in un futuro…un altro bambino sarebbe potuto arrivare.


********************


Andrew, si stava lanciando ancora in uno dei suoi monologhi, su le varie peripezie (inventate) che aveva affrontato negli ultimi cinque anni, da quando era nel consiglio degli osservatori, incurante dello sguardo vacuo che ormai avevano assunto i suoi ascoltatori. I poveretti erano entrati in coma da un bel pezzo.


Quando il telefonino era squillato avevano sperato che quella tortura fosse finita, ma invece avevano scoperto con loro angoscia che non era così, ed adesso si erano completamente afflosciati sul tavolo da ping-pong, totalmente privi di forze.


Andrew, notò però, che almeno un ascoltatore, sembrava essere decisamente interessato a lui.


Riley, da una decina di minuti, aveva preso a fissarlo affascinato, e talvolta, quando il ragazzo volgeva lo sguardo su di lui, sbatteva languidamente gli occhi, sorridendogli sensualmente. La cosa all’inizio non gli aveva dato fastidio, ma adesso Andrew, cominciava a preoccuparsi.


Insomma, vedere quell’uomo grande e grosso, che si comportava, come se avesse davanti la donna dei suoi sogni, era inquietante. Forse era meglio se tagliava corto e raccontava solo i fatti essenziali. Anche se, doveva ammetterlo, vedere Riley che lo applaudiva, di tanto in tanto, non era male.


Sperava solo, di non aver interpretato male i segnali che riceveva. Forse era tutta una tattica per avvicinarlo e metterlo a tacere, prendendolo di sorpresa. E poi era carino quando sorrideva. Andrew, sapeva che Riley un tempo era stato il ragazzo di Buffy, e si chiese perché fra di loro non avesse funzionato.


Sentendosi fare piedino da sotto il tavolo, sobbalzò, quando alzando lo sguardo, vide un chiaro tentativo di abbordaggio, nello sguardo di Riley, oltre che al suo sorriso ammiccante. Oddio, ci stava provando veramente con lui.


Frugandosi velocemente in tasca, agguantò il telefonino volendosi mettere subito in contatto con Willow, qui le cose si stavano mettendo in un modo che non gli piaceva per niente.


<< Scusate…mi sono ricordato di una cosa urgente…faccio una telefonata e sono di nuovo da voi. >> disse allontanandosi di alcuni passi.


Quando Willow, rispose, sussurrò disperato. << Willow…forse è meglio se vieni subito a prendermi…>> mentre lanciava uno sguardo verso l’ex-militare e sentendo un brivido lungo la spina dorsale, quando ricevette un sorriso in risposta.


<< Che succede? Ti vogliono legare ed imbavagliare? >> chiese la strega con fare annoiato.


<< E’ più probabile che mi vogliano…cioè mi voglia violentare…>> sussurrò ancora più disperato Andrew.


<< Cosa?!? >> chiese Willow, allontanando il telefonino dall’orecchio per guardarlo confusa.


<< Ti prego…vieni subito! >> sussurrò ancora Andrew, richiudendo il telefonino e cercando di assumere un tono normale.


Tornando verso il tavolo, sperò che Willow arrivasse quanto prima. La situazione si stava facendo scottante. Riley aveva ripreso a sbattergli le palpebre, facendogli gli occhioni dolci. Era veramente nei guai.


***********************


<< Chi era al telefono? >> chiese Tara alla compagna, appena ritrovata, sorridendole con quel suo tipico modo gentile.


Willow che ancora stringeva in mano il telefonino e lo guardava come se fosse stato un alieno, scosse la testa per schiarirsela, prima di rispondere. << Era Andrew, mi ha chiesto di andare a recuperarlo…>> fece una pausa, fissando lo sguardo su Spike, per poi scuotere ancora la testa, possibile…no, che andava a pensare, a meno che.... << …sembrava che avesse paura, che qualcuno lo potesse violentare! >> disse ad alta voce, senza distogliere un attimo lo sguardo dal platinato.


<< Uh…cosa? >> chiese basito Spike, che non si capacitava né di quello che Willow aveva detto e nemmeno del perché lo stesse guardando così sospettosa.


<< Violentare? >> chiese invece Giles, che al pari di Willow si mise a fissare il biondo. Anche se lo show che aveva creato loro poco prima, era stato divertente, (non lo avrebbe mai ammesso, ma vedere Angel conciato in quel modo, era stata la cosa più divertente che avesse mai visto da troppo, tanto, tempo) sentire quella parola, aveva fatto scattare anche a lui una lucina. Qui Spike ci cova, insomma.


<< E ora che ho fatto? >> chiese invece Spike, facendo un espressione innocente come un bambino.


Inutile dire che nessuno nella stanza ci cascò, era palese che fosse accaduto qualcosa, anche se non avevano capito bene cosa, e che naturalmente il responsabile, fosse proprio lui. Scuotendo la testa, Giles ridacchiò di nascosto, prima di rivolgersi alla strega. << Forse, sarà meglio che andiamo a vedere che succede. Almeno ne approfitto per chiedere se hanno informazioni su altre basi. >> disse schiarendosi la voce e cercando di assumere un tono serio.


Willow, annuì verso di lui, prima di rivolgersi a Tara. << Vieni con noi, vero? >> le chiese speranzosa. Non erano passate neanche ventiquattro ore, da quando era tornata nella sua vita, ed esclusa quella breve ora durante l’attacco, non si erano separata da lei nemmeno un attimo. La sola idea di non sentirla vicina, dopo averla ritrovata, le era intollerabile.


Tara, in un primo momento, stava per scuotere la testa negativamente, seppur chiaramente dispiaciuta. Il suo compito, in quanto Oracolo, era adesso, di rimanere accanto a Spike. Ma scambiando un occhiata con il biondo, modificò la sua espressione e stirando le labbra in un dolce sorriso, annuì, facendo tirare un sospiro di sollievo a Willow, che fino al quel momento aveva trattenuto il respiro.


Girandosi lei stessa verso Spike, gli fece un sorriso grato. Non era stata necessaria la telepatia, per capire che era stato lui a convincere Tara a seguirla.


Spike le rispose con un ghigno. << Di nulla rossa, tanto per ora non posso in alcun modo allenarmi…o qualunque altra cosa, queste due hanno in mente di farmi fare. >> e così dicendo alzò comicamente le sopracciglia. Buffy, gli tirò un affettuoso colpetto alla spalla, per sgridarlo semiseria, e per sua fortuna, gli colpì la spalla buona. Non di meno, Spike fece una finta smorfia di dolore. << Ouch…>>


Ridacchiando, Willow, prese a braccetto Giles da una parte e Tara dall’altra, e si smaterializzò, abbandonando la casa, sentendosi l’animo leggero, come non provava più da tempo. L’apocalisse che incombeva, non le faceva più paura. Qualunque cosa stessero per affrontare, sentiva istintivamente che l’avrebbero superata.


Non era più da sola.


Tara era vicino a lei.


Di nuovo.


E se fosse dipeso da lei, per sempre.




Capitolo 13



La voglia di ridere, che Willow si sentiva dentro, si accentuò, non appena si rimaterializzarono all’interno del covo degli ex-militari.


Giles osservò la scena con occhi spalancati, non riuscendo a credere a quello che vedeva.


Tara si lasciò sfuggire una risatina.


I quattro ex-soldati, si erano ripresi dal coma e stavano anche loro fissando sbigottiti, il loro capo.


Riley sembrava essere partito in quarta con Andrew, e lo stava rincorrendo letteralmente attorno al tavolo da ping-pong. E questo non era tutto, mentre lo faceva ancheggiava e lanciava urletti del tipo: << Vieni qui piccolo… dai non scappare…non voglio farti male…voglio solo coccolarti un po’! >> con voce leggermente stridula e decisamente effeminata.


Andrew, vedendo arrivare i soccorsi si affrettò a nascondersi dietro a Willow e Giles, quasi piagnucolando. << Aiuto…mi vuole violentare. >> frignò disperato.


Giles, notando che Riley, si stava dirigendo anche lui verso di loro, con piglio da affamato sessuale, gridò velocemente a Willow << Svelta, fai qualcosa. >> Con sollievo, vide un istante dopo, la neo checca, bloccarsi e rimanere ferma come una statua di sale. Girandosi verso Willow, sospirò vedendo che stava tenendo una mano alzata, evidentemente aveva appena fatto una magia.


<< Ecco la mia versione di Petrificus Totalus! >> ghignò la strega, cercando di spiegare la magia che aveva fatto.


<< WOW, Willow, sei meglio di Harry Potter! >> esclamò sollevato ed eccitato Andrew, che fu l’unico a capire il riferimento al maghetto immaginario. Riacquistata la sua baldanza, si mise davanti alla statua, che ormai era Riley, e gli sventolò la mano davanti, per poi beccarsi uno scappellotto da Giles, che lo rimproverò per la sua mancanza di serietà. << Ehi! E’ stato lui a cominciare. >> si difese il ragazzo, frignando.


<< Si può sapere che sta succedendo? >> chiese Bred, facendosi avanti minaccioso. E ci riusciva benissimo a risultarlo, visto la sua stazza.


Giles, cercò di farsi coraggio e schiarendosi la voce, tentò di trovare mentalmente una spiegazione abbastanza semplice per quanto stava accadendo.


Mission Impossible!


<< Prima ci mandate questo qui…che per tre ore ci riempie la testa di vampiri primitivi e draghi…e poi il capo comincia a dare di matto e a fargli gli occhioni dolci. Ed ora lo avete trasformato in un manichino. Intanto là fuori c’è una base piena di mostri che potrebbero ucciderci tutti! >> grido a sorpresa Rougue, posizionandosi davanti al gigante nero e assumendo un atteggiamento persino più minaccioso.


Ma per Giles, questo rappresentò un miglioramento. In fondo aveva a che fare ogni giorno con le cacciatrici, e quella ragazza non poteva certo essere peggio di loro. << La base non esiste più, abbiamo già provveduto ad attaccarla e a neutralizzare i demoni. >> rispose con tutta l’autorità che aveva, per poi togliersi come al solito gli occhiali e prendere tranquillamente a pulirli, visto che la sua affermazione, sembrava aver sortito gli effetti desiderati.


Il silenzio era infatti caduto nel capannone. Un silenzio sbigottito.


<< Li avete già eliminati tutti? >> chiese Jerry, che fu il primo a ritrovare la parola.


<< Beh quelli che erano all’interno della base, sì…ma abbiamo appurato che a quanto sembra, anche in altre basi, stiano facendo gli stessi esperimenti. Abbiamo bisogno che voi ci forniate tutte le informazioni possibili su altre locazioni. Il tempo stringe, dobbiamo neutralizzarne più che possiamo, prima che il Primo demone decida di partire all’attacco. >> gli rispose l’osservatore in tono serio, decidendo che forse era meglio sorvolare su quanto era successo a Riley, e sperando che la loro attenzione si sviasse da ciò.


Tom, sembrò cascarci. Si diresse infatti, tutto preoccupato verso il terminale del computer, cercando di richiamare dei dati che doveva avervi immesso. Willow, lo seguì, dietro cenno di Giles. In fondo era lei l’esperta di computer, e magari sarebbe riuscita ad ottenere più velocemente le informazioni che erano vitali per tutti.


Sembrava che anche gli altri, fossero caduti nel tranello, visto che stavano a loro volta cercando documenti o quant’altro potesse essere utile. Peccato che come al solito Andrew, non rovinò tutto. << Lui lo lasciamo qui così? >> chiese con voce innocente, indicando Riley. Giles sospirò pesantemente, mentre gli partiva un altro scappellotto.


<< E ora che ho fatto? >> piagnucolò Andrew.


Peccato che la sua battuta, non ottenne lo stesso effetto che aveva ottenuto pochi minuti prima, quella di Spike. Questa volta non ci furono risatine, ma solo grugniti seccati, da parte dei suoi salvatori. Quel ragazzo prima o poi, doveva imparare a tenere la bocca chiusa, pensarono infatti tutti.


Rivolgendosi verso i componenti del gruppo di Riley, Giles, si vide costretto a dare la spiegazione, degli eventi che avevano portato all’immobilizzazione del loro capo. I quali dapprima sbigottiti e confusi, alla fine per fortuna, capirono che si trattava di una situazione paradossale, ma non drammatica, di conseguenza si rilassarono nuovamente riprendendo le loro ricerche, senza mancare di fare battutine scherzose sulla cosa.


E così, mentre l’atmosfera del capannone tornava serena e quasi divertita, il povero Andrew, se ne stava seduto in un cantuccio, come in castigo, con un grosso broncio sul volto. Si era perso la battaglia e pure lo show di Angel, uffa. Solo un pensiero lo tirò su un pochino. In fondo, fra tutti i maschi presenti sul posto, Riley aveva scelto proprio lui. Tutto merito del suo fascino.


********************


Le due ore che Angel, aveva atteso spasmodicamente passassero, erano trascorse, e finalmente, era potuto tornare alla normalità, ed ai suoi amati vestiti. Infatti, nel frattempo, erano per fortuna asciugati, grazie alla meravigliosa invenzione dell’asciugatrice. Indossarli nuovamente, ancora tiepidi, gli restituì un po’ di buon umore. E ne aveva veramente bisogno, dato che quando Spike, era finalmente venuto a rimetterlo in sesto, lo aveva beccato in una situazione, che aveva causato di nuovo l’ilarità del gruppo.


Angel si era tirato degli accidenti, per il suo buon cuore. Permettere a Jo-Ann di mettergli i bigodini e persino lo smalto sulle unghie (dopo essersi tolto i lunghi guanti si intende), non era stata una brillante idea.


Quando un gruppetto era entrato nella camera della bambina, e lo aveva trovato in quello stato, era scoppiato un macello. Gente, che si piegava in due da tutte le parti. C’era voluto del bello e del buono, prima che smettessero di ridere alle sue spalle (beh non tanto alle sue spalle, ma proprio in faccia). Persino Illyria, che di solito aveva quel suo freddo contegno da dea demone, si era messa a sogghignare, e questo la diceva lunga. Spike, poi, era il peggiore, non riusciva a smettere di ridere, e di conseguenza aveva dovuto attendere che quella mostra di ilarità, terminasse, prima di poter tornare normale.


Senza considerare la paura che aveva provato.


Quello, continuava a sghignazzare con le lacrime agli occhi, mentre lo riportava al suo solito stato. E la paura, che a causa di quei sogghigni, potesse ritrovarsi in guai peggiori, non lo aveva abbandonato un istante. Si era rassicurato solo quando si era visto nello specchio. Il sospiro di sollievo che aveva provato, aveva scatenato altre risate. Anche perché quel deficiente di Spike, aveva sì, sistemato i suoi capelli e le altre cosucce, ma si era dimenticato di togliere lo smalto rosso, che Jo-Ann gli aveva messo.


Ma quello che Angel non sapeva, era che stava arrivando anche il suo momento di ridere.


Infatti, una mezz’oretta più tardi, Willow, Tara e Giles, assieme ad Andrew, riapparvero nella sala di casa, portando con loro Riley, in versione bella statuina. Ricordate il gioco che si faceva da piccoli, in cui si doveva stare fermi? Ecco, Riley non faceva finta di essere una statua, lo era proprio.


Per poco a Xander non prese un colpo, quando se lo trovò accanto.


Esattamente come aveva fatto anche Andrew, si mise a muovergli la mano davanti alla faccia, subito seguito da Anya, che prese a fargli le boccacce, per vedere se reagiva. Niente, nessuna risposta, era lì stecchito, come un baccalà.


Giles, sospirò vedendo quelle scene. Ma sarebbero mai maturati questi ragazzi? Si disse, mentre cercava di autoconvincersi profondamente, che lui non desiderava fare lo stesso. Quando però Anya, lanciò la proposta di disegnare con i pennarelli sul viso di Riley, decise che era ora di intervenire e ripristinare un po’ di serietà.


<< Ora basta. Vediamo piuttosto di risolvere anche quest’altro casino. >> disse piuttosto burberamente.


<< Ma che gli è successo? >> chiese Buffy, continuando a sghignazzare.


<< Avete i siti dei nuovi complessi da attaccare? >> chiese invece più pratica Illyria, che si era divertita troppo a combattere di nuovo e non vedeva l’ora di ripetere l’esperienza.


<< Dai Giles…un disegnino piccolo, piccolo…>> implorò invece Anya, che non intendeva demordere.


Giles, prese un respiro profondo, guardando verso il soffitto, cercando di mantenere la calma. << Ma si può sapere che diavolo vi sta succedendo a tutti?????>> tuonò a voce più forte di quanto avesse voluto. Nessuno lo filò manco di striscio.


Angel aveva passato sottobanco ad Anya un pennarello, ed ora ammirava il risultato della sua opera. Due bei baffoni celesti, apparvero sul volto del soldatino. Finalmente era arrivato il suo momento di divertirsi. Quel Riley, non lo aveva mai potuto sopportare. Sin da quando gli aveva sbattuto in faccia la sua relazione con Buffy, quella volta aveva rischiato grosso, un altro minuto ed invece di pestarlo lo mordeva.


Illyria, si era invece gettata a pesce su i documenti che Willow e Tara gli avevano porto. Trascinando dietro di sé Spike, per concertare nuovi attacchi.


Buffy, continuava a sogghignare e dava suggerimenti ad Anya su come far tornare dritti i baffoni celesti, supportata da Xander ed Andrew, che facevano da critici.


<< BASTAAA!!!!!!>> gridò al colmo dell’esasperazione, Giles. E che diavolo, erano stati fuori solo per un paio d’ore ed ora sembrava di essere tornati in un giardino d’infanzia.


Tutti si bloccarono sentendo quell’urlo. Ora erano diventati tutti delle belle statuine, ma almeno lo stavano guardando e prestavano attenzione a quanto diceva.


<< Angel, tu e Robin aiutate Illyria a visionare i documenti. Anya piantala di disegnare, e ripulisci Riley, e meno male che sei un angelo! Willow, non appena Anya ha cancellato il suo capolavoro, sbloccalo. Andrew, forse è meglio se ti nascondi da qualche parte. Spike vedi di rimediare il casino che hai combinato! >> iniziò a sbraitare, dando ordini a destra e a sinistra.


<< Ehi Rupert, vedi di darti una calmata, altrimenti ti viene un infarto…e che casino devo rimediare? >> disse tutto tranquillo Spike, avvicinandosi all’osservatore cercando falsamente di calmarlo. In fondo sapeva cosa aveva combinato, ma voleva far tribolare un po’ l’osservatore.


Giles abbassò le spalle sconfitto, facendo un gemito.


Vedendo la sua espressione decisamente depressa, Spike, decise che per quel giorno si era divertito abbastanza, forse era veramente arrivata l’ora di fare sul serio. Guardandosi attorno nella stanza, vide che nessuno sembrava aver dato ascolto agli ordini di Rupert. << Su, su, forza belli, vedete di fare come ha detto il grande capo. >> esclamò ad alta voce, e battendo le mani per riprendere i disertori.


Inaspettatamente, sotto lo sguardo di Giles, tutti presero ad obbedire agli ordini. Rupert non sapeva se esserne felice o incavolato. Che diamine! Il capo del consiglio era lui e non Spike. Quest’ultimo poi, gli stava sorridendo tutto tranquillo e bellino, come se la maggior parte del casino successo non fosse soprattutto colpa sua. Sospirando si rimise a posto gli occhiali sul naso e lo guardò accigliato.


Spike, si limitò solo a ghignare.


Era fatica sprecata, arrabbiarsi con lui.


Rendendosi conto che l’osservatore stava di nuovo cominciando a perdere colpi, Spike si diede una mossa. << Allora…a quanto sembra la checca è diventata davvero una checca…>> iniziò a dire, mentre senza volere, gli angoli della bocca iniziavano a sollevarsi di nuovo. Prendendo un profondo respiro, cercò di impedirsi di sghignazzare, anche se doveva ammettere che una cosa simile, sembrava giustizia divina.


<< …OK, Ok…ora lo aggiusto! >> continuò vedendo il volto di Rupert tornare decisamente arcigno, ed alzando le mani in segno di resa. << Prima però Willow, deve scongelare questo baccalà, altrimenti come faccio? >> aggiunse dando al contempo, un occhiata dietro le spalle in direzione di Riley, tanto per sicurezza, non sia mai che fosse diventato per davvero un merluzzo. Sta faccenda dei poteri stava diventato un problema. Per fortuna tutto sembrava perfettamente normale.


Normale…insomma…il pesce lesso era ancora fermo in una posizione decisamente buffa, proteso in avanti, come se volesse afferrare qualcuno, e con uno sguardo da sogliola innamorata negli occhi. Per non parlare poi del pezzettino di baffo azzurro, che Anya non era riuscita a cancellare del tutto. Beh se quello si poteva considerare normale, lo era.


Andrew era scappato a nascondersi in camera di Jo-Ann ed ora si abbracciava stretto uno dei suoi orsacchiotti di pezza, mentre fissava da una fessura della porta, cosa stava accadendo in sala. La piccola alle sue spalle, stava invece approfondendo la sua conoscenza con la nuova zietta Tara, che aveva ben pensato di allontanare la piccola, per non farle vedere scene non adatte alla sua età.


Angel, suo malgrado (sarebbe voluto rimanere a godersi lo scongelamento) aveva seguito Illyria e Robin in cucina, dove sul tavolo, erano stati disposti vari documenti da esaminare. Cordelia lo aveva seguito, allacciando teneramente la mano alla sua. Faith, che aveva portato il piccolo William nella sua culla a dormire, li aveva raggiunti poco dopo. Desiderava potersi rendere utile almeno per quanto le era possibile.


Xander ed Anya sembravano essere scomparsi, ma un osservatore attento, avrebbe potuto dire che i due si erano infilati nella camera da letto di Spike e Buffy. Evidentemente, avevano pensato che fosse giunta ora per loro di darsi da fare…


In sala erano quindi rimasti Giles, Willow, Buffy e Spike, e naturalmente la bella statuina.


Ad un cenno di Spike, Willow, utilizzò il controincantesimo per far tornare Riley allo stato movente. Questi, appena fu libero, si ritrovò sbilanciato, dato che era stato bloccato mentre camminava, quindi continuando il passo che stava facendo, sbatté contro il basso tavolino e cappottò a terra dall’altra parte. L’azione si era svolta in un paio di secondi, e nessuno potè impedirlo. L’unica cosa che poterono fare fu ridacchiare.


Riscotendosi confuso, Riley si guardò attorno. Non era più nel capannone, si trovava in un luogo che gli era vagamente familiare. Girandosi di scatto alle risate, capì dove fosse, era stato portato nell’appartamento di Buffy e Spike. << Che diavolo è successo? >> chiese bruscamente. “E dove è finito quel ben biondino?” pensò, non vedendolo nei paraggi.


Giles gli si accostò e gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi. << Beh ecco…come spiegare…quando siamo arrivati alla tua base, non eri esattamente in te…non che adesso tu lo sia…comunque Willow ti ha bloccato e ti abbiamo portato qui, perché Spike possa rimediare. >> disse, cercando di spiegare quella situazione decisamente confusa ed equivoca oltretutto.


Fu chiaro dallo sguardo basito di Riley, che non ci era riuscito neanche un po’. Oddio e adesso chi glielo spiegava per bene?


Per fortuna intervenne Buffy, che facendo accomodare Riley su una poltrona, prese a raccontargli tutto quello che era successo. Riley non riusciva a credere alle sue orecchie. Già considerava Spike una minaccia, ma venire a sapere di cosa fosse capace, gli fece venire i brividi lungo la schiena. Anche se…Beh a guardarlo bene non era per niente male…ora capiva perché Buffy se ne fosse innamorata…doveva ammettere che Spike di fascino ne aveva da vendere.


Guardando invece Buffy non provava più quella fastidiosa stretta allo stomaco. Ora gli sembrava una donna simile a tante altre, niente di speciale insomma. Da avere come amica ma niente di più. Persino ripensare alla sua ex-moglie, non era più tanto doloroso. Che andasse al diavolo quella stronza, lei e tutti i suoi segreti, lo aveva giocato ben bene, facendo la dolce, mentre invece aveva scoperto con il tempo, che era una iena.


Rendendosi conto del corso che avevano preso i suoi pensieri, comprese quanto dentro di lui era cambiato. Stranamente questo stato non lo sentiva come negativo, anzi…<< Dunque…adesso io sono omosessuale? >> chiese andando al nocciolo del problema e preferendo quel termine, a quello offensivo di checca.


Buffy annuì sorridendogli. << Si, ma non preoccuparti, ora Spike sta bene…ti rimetterà a posto subito, come ha fatto con Angel. >> disse rivolgendosi al marito che stranamente se ne stava discosto. Spike infatti, aveva ascoltato i pensieri dell’ex-baccalà, e quando aveva sentito che non gli era indifferente, aveva deciso che era meglio stargli alla larga, almeno fino a quando non si fosse reso necessario il suo intervento.


Riley rimase pensieroso per qualche minuto. Tutta la sua vita era stata stravolta dalle donne. La professoressa Walsh era stata la prima e di danni ne aveva fatti diversi, che ancora si protraevano a causa dei suoi esperimenti folli. Venire a sapere che i suoi studi erano stati usati dal Primo per crearsi un esercito di mostri, era una visione terrificante.


E poi c’era stata Buffy.


Lei lo aveva fatto dubitare di sé stesso, delle sue capacità, facendolo sentire inutile e non completamente amato. Non la riteneva responsabile del fatto che era caduto fra le braccia di vampire che lo bevevano, no, quella era stata una sua follia, un modo per sentirsi desiderato. Sbagliato certo, ma in fondo causato dalla sua insicurezza nei confronti della donna che ora gli stava davanti.


Ed infine era arrivata Sam.


Gli era sembrato un incontro del destino. Era sempre tanto dolce, dava l’impressione di contare così tanto su di lui, che lo aveva fatto sentire finalmente apprezzato. Era caduto in quella relazione come una pera matura, ed in men che non si dica si era ritrovato sposato con lei. I primi tempi era andato tutto bene, poi piano, piano aveva iniziato a notare alcune cose che non tornavano. Misteriose telefonate, messaggini in codice sul cellulare.


Aveva pensato ad un altro uomo e da bravo marito geloso aveva iniziato a sorvegliarla. Non si aspettava certo di scoprire, che lei in realtà, era uno dei membri più importanti dell’iniziativa. L’innamoramento, il matrimonio, era stata tutta una disgustosa farsa. Un modo per riportarlo fra le file, per impedire che circolasse libero e potesse divulgare segreti di stato. E si spiegavano così, anche le sue perplessità ad avere dei figli. Lei non lo aveva mai amato, si era solo servita di lui, giocandolo completamente.


Dio solo sa cosa gli aveva impedito di ucciderla, quando aveva compreso tutto. Disgustato e ferito, aveva preferito andarsene, abbandonando sia lei che l’esercito. Ed aveva iniziato a farle la lotta, cercando di radunare attorno a sé, tutti coloro, che come lui, avevano abbandonato quel reparto. Non era uno scemo e sapeva che da solo non avrebbe potuto tenerle testa. La sua vita era diventata un inferno, sempre di corsa, cambiando spesso città o paesi, per nascondersi.


Ed infine era approdato a Roma.


Rivedere Buffy non era stato meno doloroso che nel passato. Scoprirla sposata e felice con quel vampiro, beh ex-vampiro, che aveva detestato, era stato l’ennesimo colpo. Ma ora, si sentiva stranamente libero da tutto quel dolore. Aveva trovato le persone giuste, che lo avrebbero aiutato a smantellare pezzo per pezzo, l’odiata organizzazione segreta. Senza contare il fatto che si sentiva meglio ad essere attratto dal suo stesso sesso. Quello almeno lo capiva, non come le donne che da che mondo è mondo sono un enigma vivente per gli uomini….Ed Andrew…quel ragazzo era tanto dolce…


<< E se io invece non volessi tornare normale? >> chiese ad alta voce, dando suono ai suoi stessi pensieri. Non suonava tanto male.


Un silenzio sbigottito cadde nella sala.


Gemendo, Giles, si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore. << Oddio…un altro Xander? >> esclamò.



Capitolo 14



<< Oddio…un altro Xander? >> aveva esclamato Giles.


<< Uh?… >> chiese sconcertato Riley, seguito dagli sguardi perplessi di Spike e Buffy, che non avevano capito il riferimento.


<< Ma sì, vi ricordate?…Durante la lotta contro il primo?…Xander voleva che Willow lo trasformasse in un gay! >> sbottò irritato Giles, davanti a quella dimostrazione di incomprensione. Per la miseria, anche quella volta si erano trovati in guai seri, anzi adesso erano ancora di più inguaiati, e questi ragazzi che sapevano fare? Solo scherzare. Un occhiata a Riley, però gli disse che questa volta, non si trattava di uno scherzo, lui diceva sul serio.


<< No, fammi capire, non mi dirai sul serio, che non vuoi tornare normale? >> chiese Rupert, dando voce alla sua preoccupazione. Ci mancava solo questo.


Anche Buffy e Spike erano rimasti annichiliti dall’asserzione che il soldatino aveva appena fatto. Spike scosse la testa cercando di schiarirsela. Per un attimo, a causa di Giles, si era ritrovato a sorridere al ricordo di quell’avvenimento, ma un secondo dopo, era ripiombato nella realtà. Il soldatino di latta stava parlando sul serio, non c’era nemmeno bisogno che gli leggesse i pensieri per capire che le cose stavano così, la sua espressione da sola diceva tutto.


A Buffy bastò dare un’occhiata all’espressione sbigottita del marito, per capire che le cose erano serie. << Riley, stai dicendo sul serio, non è così? >> chiese anche lei, sedendosi accanto a lui sul divano e posandogli una mano sul braccio.


Riley si girò a guardare quella piccola mano sul suo bicipite e si rese conto con sollievo che non provava assolutamente nulla, beh nulla di sessuale, niente eccitamento, niente rimpianto, niente. Solo la consapevolezza che lei era un amica, punto. << Mai stato tanto serio Buffy. >> disse prendendo la piccola mano e stringendola piano, dando poi uno sguardo timido verso Spike, che seguiva la scena con occhio di falco. Cavoli, era decisamente carino quando alzava il sopracciglio a quel modo.


Spike, istintivamente sentendo quel pensiero, fece un passo indietro. Non avrebbe saputo dire cosa era peggio, Riley che sbavava dietro Buffy o dietro di lui. No, ripensandoci, era peggio se l’oggetto del desiderio era lui. Molto Peggio!


Riley si riscosse dalla sua ammirazione di Spike, e rivolse di nuovo la sua attenzione a Buffy e Giles che gli erano più vicini. Forse doveva loro qualche spiegazione della sua decisione, per far loro capire, che in fondo, era ben ponderata e non il frutto di come si sentiva al momento. << C’è una cosa che forse vi farà capire le mie ragioni… >> iniziò a dire, cercando di trovare le parole adatte. << …da quanto mi avete raccontato, quella di Cleveland non è la sola sede dell’iniziativa che sta conducendo quegli abominevoli esperimenti. >> continuò prendendo di sorpresa quasi tutti, naturalmente eccettuato Spike che prima gli aveva letto nel pensiero.


<< Scusa, ma questo che c’entra? >> chiese Giles completamente spiazzato. Un attimo prima si parlava di preferenze sessuali ( argomento che sinceramente detestava) e poi, se ne usciva con l’iniziativa, che collegamento c’era? Qui qualcosa non tornava, che, oltre a farlo diventare gay, Spike avesse anche lobotomizzato Riley?


<< Ti ricordi di Sam? >> chiese Riley a Buffy, invece di rispondere a Giles.


<< Tua moglie. >> rispose Buffy confusa, non comprendendo neanche lei il collegamento.


<< La mia ex-moglie, esatto! >> puntualizzò Riley, annuendo. << Samantha Langley, è questo il suo vero nome. Figlia del Generale Arthur Langley, capo assoluto dell’organizzazione meglio nota come Iniziativa. Lei stessa è il suo vice-comandante. Mi ha fregato Buffy…la brava infermierina che voleva lottare contro i demoni per salvare l’umanità, non è mai esistita. Lei faceva parte di un complotto per trattenermi all’interno dell’organizzazione. >> rivelò sentendo un gusto amaro in bocca il ricordo di come si era sentito scoprendolo.


Giles boccheggiò. Conosceva già quel cognome, Langley. Un paio di volte in quegli anni si era persino scontrato con lui, un uomo infido e molto potente, da tenere in considerazione. Dunque vi era lui dietro l’Iniziativa? Ecco un altro bel problema che dovevano affrontare.


<< Oh Riley, mi dispiace. >> gli disse invece Buffy con fare comprensivo. << Ma sei sicuro che anche lei…>> stava per chiedere, quando il leggero annuimento della testa di lui, gli rispose prima ancora di finire la domanda. << Oh! >>


<< E non è tutto! Lì le cose le fanno in famiglia. La professoressa Walsh era una lontana cugina del generale, è per questo che ha avuto più libertà di azione di quanta normalmente dovrebbe avere un normale ricercatore come lo era lei. Loro approvavano tutto Buffy, tutti gli esperimenti, tutte quelle aberrazioni e solo con lo scopo di formare un esercito invincibile. E non si sono mai fermati. Lo hanno soltanto fatto credere. >> rivelò ancora Riley, stringendo i pugni mentre cercava di mandare giù il sapore nauseabondo che sentiva in bocca.


<< Ma tu che c’entri in tutto questo? Perché dici che hanno complottato per trattenerti? A che scopo? >> chiese Buffy che iniziava a comprendere come si erano svolti i fatti, ma aveva bisogno di certezze.


<< Io facevo parte del progetto originale. In tutti i sensi, dato che ero stato io stesso un esperimento per loro. Sapevo troppe cose e potevo essere per loro ancora fonte di informazioni. Devono averci riflettuto bene prima di agire. Si sono detti che se mi avessero eliminato, inevitabilmente qualcuno avrebbe iniziato a chiedersi se l’Iniziativa era stata veramente chiusa o no. E non volevano correre rischi, ma mantenere un profilo basso. >>


<< Stai parlando di me, vero? Quando dici che qualcuno avrebbe fatto domande. >> chiese ancora Buffy, cominciando a capire l’intreccio esistente.


<< Si, ma non solo. Tu eri la Cacciatrice, ma avevi dietro le spalle un organizzazione piuttosto imponente come il Consiglio degli Osservatori. Un organizzazione molto più antica e con molte più credenziali. Se si fossero insospettiti in qualche modo, potevano esserci guai. E così hanno pensato bene di risolvere, mandandomi Sam. >> pronunciando il nome della ex-moglie, Riley storse la bocca.


<< Beh in effetti, a quel tempo, ricordo che il Consiglio prese qualche informazione, ma non seriamente, dato che i rapporti con Buffy non erano dei migliori all’epoca. >> rivelò Giles, ripercorrendo mentalmente gli eventi. Forse, se Quentin Travers non fosse stato il bastardo arrogante che era, certe cose si sarebbero scoperte prima.


<< Ma tu eri già tornato a far parte dell’esercito…o comunque, dell’organizzazione, no? Perché allora, non mantenere le cose come stavano, tu avresti continuato a fare il tuo lavoro e basta, perché dunque coinvolgerti in una farsa simile? >> chiese Spike, parlando per la prima volta, da quando Riley aveva iniziato a far loro quelle rivelazioni.


<< Farsa! >> ripetè Riley rivolgendogli un sorriso amareggiato. << Hai usato proprio la parola giusta. Il mio matrimonio è stata solo una farsa. Tutto, dal primo incontro con Sam, a quello che si è succeduto, è stato preparato nei minimi particolari. >> Riley fece una pausa, massaggiandosi le tempie, cercando di scacciare il fastidioso mal di testa che da un paio di giorni lo tormentava. Gli altri rimasero in silenzio attendendo che riprendesse a parlare.


<< E’ tutto a causa degli esperimenti che la Walsh, fece su di me. Avevo creduto di esserne fuori, tolto il chip, smaltito le sostanze che avevo assunto. Invece a quanto pare, in me, c’è ancora qualcosa che loro volevano, informazioni, dati, inseriti tramite il chip, che li ha inviati alla mia corteccia celebrale. Dati, che non potevano essere estrapolati facilmente. Era necessario quindi che qualcuno, riuscisse a venirmi tanto vicino da poterli tirare fuori senza destare sospetti. E chi meglio di una fidanzata o una moglie? Molto probabilmente, Sam, approfittava di quando dormivamo insieme per sottopormi a degli esami. Una notte, mi svegliai di soprassalto e la trovai con in mano uno strano strumento. Lei disse che era il suo palmare, sul quale scriveva il suo diario, ma anche allora, la cosa mi sembrò strana, come palmare era decisamente particolare. Da quella volta in poi, non ebbi più la possibilità di vederlo a giro. In seguito, vi furono altre situazioni che mi indussero ad indagare, certo non mi aspettavo di scoprire quello che ho scoperto. La rete di bugie e inganni di cui ero stato vittima. Ma soprattutto capii che dovevo scappare. A quel punto, la mia vita era in pericolo. Non ho dubbi su cosa mi farebbero se riuscissero a catturarmi, prima tirerebbero fuori tutte le informazioni che ancora conservo e poi mi ucciderebbero. Ecco perché mi sono deciso a rivolgermi a te, Buffy, tu sei la sola di cui potevo veramente fidarmi, la mia sola speranza di uscire da quest’incubo. Con il tuo aiuto e con quello del Consiglio, potevo finalmente distruggere quella maledetta organizzazione che ha stravolto la mia vita. >>


Un silenzio assoluto, accolse quel lungo monologo.


Giles, rifletteva sulle informazioni che aveva sentito. Alla luce degli eventi in corso, si rivelavano molto importanti. Forse, nella mente di Riley, vi era qualcosa che sarebbe potuto rivelarsi essenziale per la lotta che stavano conducendo. Doveva immediatamente mettere al lavoro sia gli scienziati che i telepati, anche se il migliore era Spike, adesso c’era bisogno di lui su un altro fronte, senza considerare che probabilmente, avrebbe avuto il suo bel daffare per allenarsi con gli Oracoli.


Buffy, invece si sentiva stringere il cuore, al pensiero di cosa avesse dovuto affrontare Riley. In fondo, aveva avuto un ruolo importante nella sua vita. Lo aveva amato, anche se non agli stessi livelli di Angel, e meno che mai, di Spike. In ogni modo venire a sapere come fosse stata dura la sua vita, la colpiva. La mano di Spike, che le strinse dolcemente la spalla, le procurò una calda sensazione di conforto. Lei almeno, era stata fortunata. La sua vita era felice, strana quanto vuoi, ma felice.


Spike, stava combattendo una battaglia interiore. Il soldatino non aveva mai riscosso la sua simpatia, indipendentemente dal fatto, che fosse l’ex di Buffy. Ricordava ancora come fosse venuto nella sua cripta e lo avesse impalettato con un paletto di gomma, per vendicarsi di aver spifferato il suo segretuccio. Per qualche istante, gli aveva pure fatto pena, oltre ad invidiarlo oltre misura. Adesso però, gli faceva pena sul serio.


<< Comincio a capire, perché non ne vuoi più sapere delle donne. >> gli disse con voce leggermente sarcastica, mitigata però da un sorriso leggero. Sorriso che Riley ricambiò triste, accennando con la testa.


Giles, udendo quelle parole, si riscosse dai suoi pensieri e ripiombò nella realtà. Oddio, si era dimenticato della faccenda della checca. In effetti, doveva ammettere anche lui che Riley tutti i torti non li aveva, ma da qui, a decidere di rimanere gay? << Vuoi dire, che è per tutto quello che ti è successo, che non vuoi tornare normale? Insomma non ti sembra una decisione troppo drastica? >> chiese, togliendosi gli occhiali e massaggiandosi il ponte sul naso. Odiava quel genere di conversazioni, ma dato che sembrava impossibile evitarle era meglio togliersi il pensiero.


<< Sinceramente non so…. >> rispose Riley. << … ma di una cosa sono sicuro, io le donne non le capisco. Se al posto di Sam ci fosse stato un uomo, avrei capito subito che c’era qualcosa di strano. E’ come un sesto senso, che mi dice di chi devo fidarmi e di chi no, ed altre cose. Purtroppo, funziona solo con gli uomini. Ad esempio anni fa capii subito, che Spike poteva diventare un rivale, che era interessato a Buffy, mentre non ero sicuro di cosa provasse lei. Dire che fui sorpreso, quando li trovai insieme, è un eufemismo. Ecco perché voglio provare a rimanere come sono adesso, per vedere se in questo modo le cose saranno più semplici. Non dico che è una cosa definitiva, non sono tanto pazzo. Ma un tentativo, vorrei provare a farlo, e poi chissà, potrebbe andarmi bene. >> aggiunse con decisione.


<< Ok! Lungi da me, intromettermi in simili decisioni personali. Se mai vorrai tornare normale, devi solo farmi un fischio. Ma un consiglio ci terrei a dartelo, cerca di andarci più leggero d’ora in poi. Hai spaventato il povero Andrew! >> ghignò Spike, tornando al suo normale atteggiamento sardonico, lanciando uno sguardo verso la porta della cameretta della figlia, dalla cui fessura, intravedeva il ragazzo.


Riley, arrossì imbarazzato. In effetti si era comportato come un troglodita. L’unica spiegazione, poteva essere che, il repentino cambiamento, doveva avergli causato qualche problema ormonale. << Uhm, si…mi dispiace, spero di scusarmi con lui…a proposito, è single? >> cambiamento ormonale, che ancora non aveva ben smaltito, le ultime parole gli erano uscite senza riflettere, ed arrossì ancora, imbarazzato. Ma insomma, quel ragazzo era così caruccio.


Andrew, intanto, che aveva ascoltato tutto teso la conversazione che si svolgeva in sala, si ritrovò a riflettere su cosa doveva essere stata la vita di Riley. Poveraccio, ne aveva veramente passate tante. Beh magari poteva provare a diventargli amico…solo amico però, eh!



Capitolo 15



Risolto che fu il problema di omosessualità di Riley (per modo di dire), Buffy, Giles e Spike, decisero che era giunto il momento di tornare ad occuparsi di problemi seri, misero quindi al corrente Riley, delle cose che erano state scoperte a seguito della distruzione della base dell’iniziativa e di come adesso, fosse più che mai necessaria la sua collaborazione. Da quanto aveva infatti rivelato, vi erano ancora dei segreti nascosti nella sua mente, che avrebbero potuto rivelarsi d’importanza vitale. A seguito di quelle informazioni, l’ex-soldato, rimase per qualche momento silenzioso, come se stesse riflettendo su qualcosa, poi con uno scatto improvviso si alzò e prese a camminare freneticamente su e giù per la stanza.


<< Maledizione! >> sbottò all’improvviso, facendo quasi saltare gli altri. << A quanto sembra quei pazzi, sono andati oltre ai loro progetti originali! >> aggiunse infuriato e spaventato al tempo stesso. Le cose si stavano mettendo peggio di quanto credeva.


<< Che intendi? >> chiese Spike, alzando un sopracciglio preoccupato.


<< Vi siete mai chiesti il perché di quegli esperimenti? Non solo sui demoni ma anche sugli umani? >> rispose Riley, asciugandosi la fronte, mentre brividi di freddo gli scendevano giù per la schiena.


Fissandolo attentamente, Spike, cercò mentalmente di avere le risposte a quelle domande e quando gli giunse, allargò gli occhi. << Ora capisco…>> sibilò quasi ringhiando e ottenendo così l’attenzione di tutti. << …cos’altro poteva volere un generale con manie di potere, se non crearsi il suo esercito personale, per conquistare il mondo? >> sputò quasi fuori, rendendo palese a sua moglie e all’osservatore, quale fosse la verità.


Buffy e Giles, lo guardarono con occhi spalancati e leggermente confusi, non riuscendo a credere appieno all’idea che si stava formando nelle loro menti, mentre Riley si limitava ad annuire concordante.


<< Qui le cose si complicano ogni secondo che passa. >> sbottò Giles, avendo afferrato esattamente il punto della situazione. E non c’era di che stare allegri, quasi rimpiangeva il piccolo show offerto da Angel, no, lo rimpiangeva decisamente, piuttosto che pensare a tutte le varie ipotesi possibili ed immaginabili che la nuova situazione prospettava. << Buffy, per favore puoi andare a chiamare gli altri? Penso che sia meglio metterli al corrente dei nuovi sviluppi. Abbiamo bisogno di rivedere la situazione, prima di decidere come agire. >> aggiunse assumendo un tono decisamente preoccupato.


Buffy annuì in silenzio, limitandosi ad alzarsi e fare come richiesto, anche lei aveva capito la gravità della situazione. Passando davanti a suo marito, si sentì però afferrare e stringere brevemente la mano. Un rapido scambio di sguardi con Spike, le infuse tutto il coraggio di cui aveva disperatamente bisogno. “Sistemeremo anche questo” aveva letto nei suoi occhi azzurri, ed annuendo in risposta con un piccolo sorriso, gli fece capire che sì, sarebbe andata così. Che si fidava di lui, che ci credeva anche lei.


A Giles non era sfuggito quel breve contatto fra i due coniugi, ed in qualche modo, anche lui si sentì rassicurato. Quei due insieme erano una forza inarrestabile, di questo era sicuro. Rimase però sorpreso, quando Spike dopo aver seguito per un po’ Buffy con lo sguardo, si girò e lo fissò serio. Giles alzò uno sguardo interrogativamente, invitandolo a parlare e temendo quello che avrebbe potuto dire.


<< Non so come la vedi tu, Rupert, ma secondo me sarebbe meglio spostare tutta la riunione alla sede del Consiglio. >> disse Spike accettando quell’invito e parlando in tono deciso.


Era successo ancora, Spike lo aveva stupito di nuovo, non sapeva nemmeno lui cosa si era aspettato che dicesse, ma di certo non questo, pensò Giles, mentre annuiva concordante. << Hai ragione, inoltre dobbiamo anche informare gli altri membri dell’esito della battaglia. >> disse, massaggiandosi la fronte e sospirando. Si era completamente scordato dei vecchi osservatori che ora stavano certamente scalpitando e chiedendo la sua testa su un piatto d’argento, fortuna che Spike gli aveva ricordato che ora non erano più solo la vecchia scooby gang allargata.


<< Per fortuna ora ti sei ripreso, così potrai portarci tutti là. Willow vorrei mandarla a prendere la squadra di Riley. Penso sarà meglio se saranno presenti anche loro, potrebbero esserci utili, hanno discrete conoscenze e con le risorse che abbiamo al Consiglio, laggiù lo saranno certo di più. >> aggiunse Giles, riprendendo il suo ruolo di capoccia.


Riley, intanto aveva seguito la conversazione guardando alternativamente da Giles a Spike, cercando di capirci qualcosa. Sentendo nominare la sua squadra, si ricordò solo allora che era ancora bloccata a Cleveland. << Dov’è che dovremmo andare? >> chiese tanto per sicurezza, anche se già una mezza idea ce l’aveva. Checca si, stupido no.


<< Un viaggetto breve, andiamo a Londra. Stai per avere l’onore di essere ospite nel Grande Consiglio degli Osservatori. >> ghignò Spike, vedendolo diventare leggermente pallido. Lo scherzetto che gli aveva fatto, Riley lo aveva addebitato al teletrasporto grazie a Xander. << Tranquillo…questa volta guiderò piano. >> non seppe resistere dall’aggiungere, aggiudicandosi un’occhiata confusa da parte di Giles, che non aveva ben capito quale fosse il problema.


Glielo spiego dopo” sillabò senza parlare Spike verso Rupert, stando ben attento a non farsi vedere da Riley, unendo al tutto un altro bel ghigno malefico. Xander si meritava una bevuta gratis per la sua bella alzata d’ingegno, si disse Spike ridacchiando fra sé e sé, mandando ancora di più in confusione Giles, a cui non restò che aspettare pazientemente questo “dopo”.


Quando gli altri si riunirono in sala, furono velocemente informati che c’erano delle novità e che per parlarne era stato deciso di tornare in sede, dove avrebbe avuto luogo un'altra riunione speciale. Tutti annuirono pensierosi, rendendosi conto che doveva essere spuntato fuori qualcosa di grosso, e non erano esattamente impazienti di sapere quali altri catastrofi si stavano per abbattere sulle loro teste. Beh a parte Illyria, lei ci sguazzava in queste cose.


Solo quando furono pronti per partire (compresa Jo-Ann ed il piccolo William con i neo-genitori), si resero conto che qualcuno mancava all’appello. Willow era assente giustificata, dato che era già partita per andare a Cleveland assieme a Tana (anche lei assente), ma di Xander ed Anya, non c’era nessuna traccia in sala.


Sollevando gli occhi al cielo, Spike sospirò, comprendendo bene dove i due si fossero imboscati. Fu con una leggera sensazione di invidia, che andò a bussare sonoramente alla porta della sua camera da letto, per richiamare all’ordine i due amanti. << Forza belli, è ora di sgomberare. Magari potrete trovare un angolino appartato al Consiglio. >> urlò loro attraverso la porta.


Una cosa era certa, non appena tornati a casa la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato cambiare le lenzuola del suo letto. L’idea di Xander ed Anya che vi si rotolavano sopra, era ewww…


Quando finalmente Xander emerse dalla camera, aveva un espressione sul volto che era tutto un programma, senza contare i capelli arruffati, la benda storta e la camicia abbottonata male. Doveva essere stata una sessione breve ma intensa. Chi invece sembrava giusto uscita dal paradiso, tutta bella linda e con l’immagine dell’innocenza sul volto, era Anya. Ma come diavolo faceva?


Fortuna volle, che finalmente il gruppetto si riunì attorno a Spike, che con un sonoro schiocco, invece del solito puff, li fece scomparire da lì per poi riapparire qualche secondo dopo a Londra.


Ma ancora una volta qualcuno mancava all’appello.


Spike non aveva resistito. Vedere Xander ed Anya tanto presi l’uno dall’altra, per quanto disgustoso, gli avevano messo una voglia di incredibile di concedersi alcuni secondi con Buffy. Così, spedendo via gli altri, aveva trattenuto a sé la moglie, ed ora era impegnato in un bocca a bocca appassionato. Buffy, se anche aveva qualche rimostranza da fare, non fece obbiezioni, ma si godette anche lei quel breve intermezzo.


Breve si, perché era chiaro ad entrambi che non c’era tempo da perdere in simili svenevolezze, per quanto piacevoli. La realtà incombeva dura su di loro, ed entrambi ne erano consapevoli. Ma la forza che diede loro quel bacio, era chiara.


Un paio di minuti dopo, quando ormai Giles stava per andare nel panico, Spike e Buffy apparvero nella stanza delle riunioni con un sorriso soddisfatto e rilassato, che fu chiaro a tutti a cosa era dovuto.


Con una faccia tosta invidiabile, Spike facendo il più innocente dei sorrisi, si rivolse tutto tranquillo a Rupert. << Beh, allora? Ci siamo tutti? >>


Scuotendo la testa, mentre qualcuno ridacchiava in sottofondo, Giles fece un sospiro, prendendo posto al posto di onore che gli spettava. << Si, mancavate solo voi. >> rispose truce.


Le risatine si spensero presto, quando le nuove informazione vennero rese note a tutti. La situazione era seria, nell’aria si respirava la stessa atmosfera che sei anni prima si era respirato in una piccola cittadina californiana. Ed una buona parte dei partecipanti ne erano consapevoli. Questa volta però, a risollevare un po’ il morale, giungevano anche notizie positive.


Come ad esempio l’arrivo dei nuovi oracoli, che i barbogi del Consiglio occhieggiavano intimoriti. Mai in tutta la loro lunga carriera all’interno del Consiglio degli Osservatori erano venuti a contatto con entità così superiori. Così, mentre loro erano tutti ossequiosi, Giles finalmente gongolava.


E pure Spike non si risparmiava.


Una volta tanto quei parrucconi non lo guardavano storto come al solito, soprattutto per i suoi capelli ossigenati, scambiandosi poi bisbigli scandalizzati per qualche suo atteggiamento. Adesso era l’ora della sua riscossa. Perché una cosa era chiara a tutti ormai. Ora il destino di tutti era nelle sue mani. Una bella responsabilità certo, ma al contempo gli dava anche una sensazione stranamente gradevole. Era bello vedere che finalmente qualcuno notava il suo valore.


Ed anche Buffy si sentiva orgogliosa di vederlo trattare con il rispetto che si meritava. Lei lo aveva capito tanto tempo fa, comunque quando era quasi troppo tardi. Solo quasi, per fortuna. Ringraziò quell’istinto che l’aveva spinta ad afferrare la mano di Spike nella bocca dell’Inferno. Quel gesto tanto semplice in quella situazione disperata, si era rivelato d’importanza fondamentale. Così, di nascosto da sotto il tavolo, afferrò di nuovo la mano di Spike.


Magari anche questa volta avrebbe portato bene.


Spike ricambiò la stretta, rivolgendole un dolce sorriso, prima di riportare la sua attenzione a quanto si stava dicendo nella stanza. Giles infatti era salito in cattedra, ed ora, forte dei nuovi appoggi che si ritrovava, stava spiegando a ciascuno dei presenti quale sarebbero stati i loro compiti.


La prima cosa e la più importante, era fare in modo di facilitare il lavoro degli oracoli.


Quanto prima doveva iniziare l’addestramento di Spike.


Fu deciso che tali allenamenti sarebbero stati condotti proprio all’interno della sede, nella stanza a tenuta stagna, in modo così da proteggere da eventuali incidenti chi avesse voluto assistervi. Naturalmente Giles sarebbe stato in prima fila, beh sempre se Buffy non gli soffiava il posto.


Risolta questa questione, l’Osservatore passò a quella che in ordine di importanza riteneva la seconda.


Riley e tutto ciò che la sua mente conteneva.


Naturalmente il compito di scoprire cosa essa celasse, venne affidato a Willow, che avrebbe potuto avvalersi sia delle sue conoscenze tecnologiche che di quelle magiche.


Ed anche questa era fatta.


Ora restava da sistemare la faccenda delle varie basi dell’Iniziativa sparse per il mondo, nonché dell’esaminare le varie carte che erano state prelevate dalla base di Cleveland. Compito che venne suddiviso fra i componenti del gruppo di Riley, più altri appartenenti al Consiglio. Era ora che anche i vecchi membri si dessero da fare.


Angel, Xander e gli altri dovevano invece occuparsi di avvisare più Cacciatrici possibili di tenersi pronte per intervenire, fino a quando non fosse giunta notizia certa della localizzazione di una base, ed a quel punto pianificare un attacco e portarlo a termine. Illyria naturalmente faceva parte del pacchetto di attacco.


La riunione poteva considerarsi finita.



Capitolo 16



Se Spike aveva sperato in un addestramento fisico, in cui poter sfogare tutto il nervosismo per quella situazione stressante, rimase deluso.


A quanto sembrava l’addestramento speciale a cui i nuovi oracoli dovevano sottoporto si limitava a starsene seduto a terra, gambe incrociate e mani pigramente posate sulle ginocchia. Insomma una palla mortale.


<< Concentrati. >> lo brontolò severamente Cordelia, che prendeva si il suo compito sul serio, ma al contempo era anche irritata per aver dovuto lasciare Angel da solo. Proprio ora che aveva la possibilità di stare insieme a lui, le toccava allenare l’ex vampiro.


<< E su cosa di grazia? >> chiese annoiato Spike. << Mi devo per caso fissare la punta del naso? >> aggiunse, facendo gli occhi storti, giusto per divagarsi un po’.


Tara soppresse una risatina che le era sorta spontanea. Comprendeva il bisogno di azione di Spike, ma non era possibile. Non ora. << Devi concentrarti su te stesso. >> gli spiegò. << E’ un po’ la stessa cosa che fai quando devi usare il teletrasporto. In quel caso ti concentri su dove vuoi andare, adesso invece devi concentrarti per raggiungere quella parte di te più vera, quella che ti rende ciò che sei. Devi entrare in uno stato di meditazione profonda, una volta che ci sarai arrivato ti spiegheremo cosa fare dopo. >>


Spike sospirò. Non era mai stato un fanatico dell’introspezione. Lui era tutto azione, sentimento. Agiva per istinto e non per calcolo. Ma se Tara diceva che doveva farlo…beh, almeno di lei si fidava. Così chiuse gli occhi e prese dei respiri profondi, cercando di rilassarsi.


Guardare dentro se stessi, chissà come diavolo si faceva a farlo. Lui era…beh era lui.


Gli piaceva questo mondo, gli era sempre piaciuto. Le corse dei cani, il Manchester United, la gente…che ora non considerava più happy meal con le gambe. Amava Buffy, la loro vita insieme, la loro figlioletta, il bambino che doveva arrivare, i suoi amici…e…


Senza neanche rendersene conto, Spike cadde in una sorta di trance in cui visionava tutte le cose che amava e odiava, tutte le cose che lo rendevano quello che era. Era talmente preso dal suo personalissimo elenco, che non si accorse neppure che lo sguardo dei due oracoli si stava facendo acuto, come se stessero seguendo i suoi processi mentali.


No, Spike non se ne accorse.


E non si accorse neppure che mentre continuava a starsene là a gambe incrociate, lentamente il suo corpo si sollevava leggermente da terra, come se improvvisamente fosse diventato più leggero.


<< Ci sta arrivando. >> commentò a voce bassa Tara.


<< Era ora. >> ribattè stizzita Cordelia.


********************


Buffy stava camminando avanti ed indietro, gettando occhiate ad ogni passaggio che faceva davanti alla parete di vetro dietro cui si trovavano Willow e Riley.


Non avrebbe voluto essere là. Avrebbe preferito poter stare con Spike ad assistere al suo addestramento, ma i due Oracoli erano stati perentori: nessuno poteva assistere, altrimenti ne sarebbe andato dell’addestramento.


E così la Cacciatrice si trovava là, a guardare il lavoro che Willow stava facendo nel cercare di estrarre le informazioni necessarie dalla mente di Riley. Anche se ogni tanto faceva un salto nella stanza vicina, dove gli altri stavano cercando di trovare qualcosa fra i documenti trafugati dalla sede dell’Iniziativa.


E nessuno dei due sembrava progredire gran che.


<< È dura Buffy. >> le aveva confidato Willow poco prima. << Il ragazzo ha un sacco di roba nel cervello. Quella strega della Walsh ci ha riversato una quantità incredibile di informazioni. È proprio vero che niente può battere un cervello umano. Se il suo cervello fosse un computer normale, fatto di chip e circuiti, sarebbe il computer più grande del mondo. Stiamo scaricando giga byte su giga byte ed il nostro computer non ce la fa più. Ho già dovuto usare una ventina di hard disk esterni da 200 giga e siamo ancora solo al 20% . Probabilmente una buona percentuale sono solo informazioni inutili, ma non avremo modo di scoprirlo fino a quando non avremo esaminato tutto. >>


Fantastico! Proprio quello che ci voleva.


Giusto un altro problema che avrebbe portato via tempo.


Tempo che non avevano.


E Spike cosa diavolo stava facendo?


La vista di Jo-Ann che trotterellava sicura per il corridoio, mano nella mano di Dawn, le sembrò un oasi nel deserto.


<< Mammina! >> strillò la piccola, lasciando la mano della zia per correrle incontro.


Abbassandosi per accoglierla fra le braccia, Buffy sospirò mentre la stringeva dolcemente per poi tirarla su. << Ciao Angioletto, che fai di bello con la zia? >> le chiese strofinando il naso contro il morbido collo delle figlioletta, ben sapendo che così l’avrebbe fatta ridere.


Spike pur non essendo più un vampiro non aveva perso quella sua abitudine di annusare, soprattutto i colli. E se per Buffy la cosa assumeva un aspetto piuttosto sensuale, sulla piccola Jo-Ann aveva l’effetto di una coccola gradita che la faceva ridere di gusto, tanto che anche Buffy aveva preso l’abitudine di farlo per far contenta la bambina. Senza contare che, doveva ammettere lei stessa, era straordinariamente bello e piacevole quel piccolo gesto. Le trasmetteva serenità e pace.


Una cosa che in quel momento le era di estremo bisogno.


<< Stavamo andando a fare colazione, o pranzo, o quel che è. >> rispose Dawn per la piccola ancora impegnata a ridacchiare felice. << Credo di aver perso il senso del tempo. >> ammise poi la ragazza.


Buffy annuì tornando seria. Era vero, in mezzo a tutto quel trambusto anche lei aveva perso il senso del tempo e le sue abitudini quotidiane. Il momento delle frittelle decorate di cioccolata ora sembrava tanto distante, quando era stata l’ultima volta che aveva mangiato?


Il suo stomaco sembrò rispondere per lei, facendo di nuovo ridacchiare Jo-Ann con il suo basso rimbombo.


<< Hai fame anche tu, mamma? >> chiese la piccola, stringendo le braccine cicciute attorno al collo di Buffy.


<< Ho tanta, tanta fame… >> le rispose Buffy con un sorriso malizioso. << …e queste bracciotte mi attirano molto. Ora me le mangio…gnam. >> aggiunse fingendo di mordicchiarle un braccio. Cosa che naturalmente fece scattare altre risate.


E mentre Jo-Ann era presa a ridere, Buffy fece a Dawn uno sguardo eloquente, dicendole con gli occhi ed un leggero movimento della testa di avvertire Willow che loro avrebbero staccato per un po’. Dawn sembrò capire e si allontanò un attimo per avvisare la strega, lasciando madre e figlia intente nei loro giochi, tesi a smorzare la tensione.


Dawn era andata apposta a cercare Buffy in compagnia della bambina, sapendo che la sorella in quel momento doveva essere in un fascio di nervi. Questo non poteva farle bene alla gravidanza, aveva bisogno di uno stacco, e chi meglio della figlioletta poteva darglielo?


Così, mentre spiegava la cosa a Willow, guardò assieme a lei sorridente la scena che si svolgeva al di là del vetro. Buffy aveva preso a mordicchiare per finta il pancino della bimba, che stava ridendo a crepapelle e si teneva stretta al collo della mamma. Ed entrambe sembravano il ritratto della felicità.


<< Hai fatto proprio bene Dawn. >> commentò Willow , felice di vedere l’amica così serena. << E sai che ti dico? Credo di aver bisogno anche io di uno stacco. >>


E così dicendo, raggiunsero Buffy, e poi le tre donne e la bambina presero a dirigersi verso la sala mensa. Con Willow che aveva preso il posto di Buffy nel stuzzicare la bimba, e le loro allegre risate risuonavano lungo il largo corridoio, rischiarando un po’ l’atmosfera cupa che vi aleggiava con il loro suono.


********************


Spike in quel momento non sapeva esattamente dove si trovava.


Nella sua meditazione aveva visitato luoghi dentro di sé di cui non sospettava neanche l’esistenza.


Vi aveva trovato volti e immagini che appartenevano al suo passato, sia remoto che presente.


Si era rivisto la prima volta che era arrivato a Sunnydale. Buttare giù il cartello e scendere disordinatamente dalla vecchia DeSoto. Una bottiglia di liquore in mano e dire “Casa dolce casa”.


Aveva rivisto la scena all’interno del Bronze, dove per la prima volta aveva visto Buffy che ballava, ignara di essere osservata.


Si era visto girarle intorno, intrigato dalla sua acerba bellezza, pregustando lo scontro che avrebbe avuto con lei.


Sesso.


Non se ne era reso conto in quel momento, ma fin dall’inizio era scattata una scintilla, un’attrazione sessuale verso la Cacciatrice.


Ora era riuscito a vederla, lampeggiargli negli occhi, mentre le diceva “lo scoprirai sabato”, arrotolandosi lussurioso la lingua dietro ai denti.


Ma la cosa che lo aveva stupito di più era stato vedere il lampo in risposta negli occhi di Buffy.


Forse anche lei l’aveva sentita…quell’attrazione.


Un attrazione a lungo negata, soprattutto da lei, ma ora chiara e presente nei suoi begli occhi verdi.


Tanto era preso a ripercorrere la sua vita, che non si stava rendendo conto della leggera luminescenza che il suo corpo aveva preso ad emettere.


Tara e Cordelia invece la notarono e sorrisero. Era un buon segno. Significava che Spike aveva intrapreso la strada giusta.


Presto sarebbe arrivato là.


Al centro di tutto.