CALL ME MISTER HARVEY




Autrice: Tizzy, sempre io.

Disclaimer: I personaggi trattati sono stati creati da un buffone idiota di nome Joss Whedon, ed appartengono a lui ed ai suoi soci nonostante siano riusciti a distruggere quanto di bello avevano creato con una serie di fumetti orrendi. Che gli possa venire la scabbia a tutti quanti. La trama di questa storia invece è mia, partorita dalla mia mente bacata.

Genere: Drammatica, romantica, dolce.

Rating: PG 13, può essere letta da tutti perché non contiene niente che possa danneggiare le menti troppo giovani.

Riepilogo e note: Non so quanti di voi conoscano un film chiamato Harvey; è un film piuttosto vecchio girato nel 1951 con James Stewart. Riporto fedelmente da Wikipedia: Elwood P. Dowd crea problemi alla sua famiglia affermando di avere per amico un grosso coniglio bianco che per altro nessuno vede oltre a lui. La sorella Veta Louise, sempre più preoccupata per le reazioni che le persone hanno quando Elwood racconta la storia del suo particolarissimo amico e di come lo ha conosciuto, decide di farlo rinchiudere in una clinica psichiatrica, anche per permettere alla figlia di non rimanere zitella a causa dello strampalato benché affabile zio. A causa di una incredibile sequela di malintesi però sarà lei stessa ad essere presa per matta e trattenuta in clinica. Grazie poi ad Elwood, aiutato del suo amico, si sistemerà tutto. Alla fine, inaspettatamente, l'inizialmente scettico Dr. Chumley dovrà ricredersi sull'esistenza del "pooka" Harvey che, per un attimo, si rende visibile anche agli spettatori, nel momento in cui saluta l'amico Elwood al quale però non riesce a dare l'addio. Bene, io ho visto questo film solo una volta tanto tempo fa, ma non so perché ultimamente mi è tornato in mente ed ho avuto l’idea di utilizzarne vagamente la trama per scrivere una delle mie fanfiction. Naturalmente è una storia spuffy. La storia si svolge un paio di mesi dopo la fine di Chosen, e naturalmente va a sconvolgere la 5 serie di Angel. Facciamo il punto della situazione. Buffy dopo il crollo di Sunnydale ha seguito Giles in Inghilterra e qui cerca di darsi da fare per aiutarlo a ricreare il Consiglio degli Osservatori, ed allenare le nuove Cacciatrici che sono state risvegliate dall’incantesimo di Willow. Spike, dopo essere morto nel crollo di Sunnydale, si ritrova catapultato fuori dall’amuleto in versione fantasma proprio nell’ufficio di Angel a Los Angeles. Fin qui direi che rispetto la trama della 5 stagione di Angel, ma la rispetto davvero? Beh, non vi resta altro da fare che leggere la storia per scoprirlo.

PS: Dimenticavo, questa è una storia abbastanza breve, niente capitoli. Diciamo che è il mio regalo di Natale in anticipo per tutti coloro che vorranno leggerla.



§§§§§




Buffy si avvolse più stretta nella calda trapunta che aveva addosso e sospirò tristemente.


In televisione non stavano dando niente di buono, fuori pioveva a dirotto ed anche in casa faceva freddo ed era umido.


Uno schifo insomma.


Esattamente come la sua vita.


Sospirò ancora, l’umore nero esattamente come il cielo plumbeo all’esterno.


Ma chi glielo aveva fatto fare di seguire Giles in Inghilterra? Non poteva essersene rimasta al caldo della California?


Ah, già! Giusto. Dimenticava di menzionare il fatto che la sua città adesso era diventata un cratere. Così, niente città = niente casa, e niente casa significava dover trovare un altro tetto sopra la testa per sé e per Dawn. Ma, niente città era anche uguale a = niente casa = niente lavoro = niente soldi.


Riepilogando, uno schifo.


Le erano rimaste solo due scelte, o seguire Giles in Inghilterra, contando sulla promessa che le era stata fatta di un lauto stipendio se si fosse occupata di allenare le nuove Cacciatrici, oltre appunto al tetto summenzionato; oppure rimanere in California. A Los Angeles.


Los Angeles = Città di Angel.


Non aveva nessuna importanza il fatto che Los Angeles prima di diventare la città di Angel fosse stata la sua città natale, dove era nata, cresciuta e attivata come Cacciatrice. No, non aveva nessuna importanza. Los Angeles era la città di Angel adesso, e se lei vi fosse rimasta si sarebbe solo sentita peggio di quanto si sentiva adesso.


Perché era tutta colpa di Angel, maledizione a lui ed al suo dannato gingillo!


Era per colpa di Angel se la sua città era stata distrutta.


Instabile.


Quando si ripeteva questa parola nella mente le veniva quasi da ridere. Quando Angel le aveva detto che l’amuleto poteva essere instabile non si era certo immaginata che sarebbe riuscito a distruggere una intera città.


Altro che instabile era stato quel coso!


A causa sua aveva perso tutto quello che aveva. Aveva perso la sua casa … il suo lavoro … aveva perso …


Oh, no, non di nuovo le lacrime.


Ogni volta che ci pensava gli occhi le si riempivano di lacrime, proprio come se premesse un interruttore, e la cosa sembrava star peggiorando.


E dire che all’inizio non era stato così difficile.


I primi due o tre giorni erano stati frenetici, fra lo stare dietro alle Cacciatrici superstiti e ferite, fra il cercare di trovare abiti o quant’altro fosse necessario nei vari centri di assistenza, visto che avevano perso tutto.


E poi c’era stata la cerimonia funebre.


Si erano riuniti al crepuscolo in un parco poco lontano dal cratere che ora era Sunnydale. Avevano diverse persone da commemorare. Le Cacciatrici cadute all’interno della bocca dell’inferno, Anya, e lui.


Non c’erano corpi da seppellire, naturalmente (in fondo erano già sepolti in quella maledetta voragine); ma fare la cerimonia vicino al cratere si era reso impossibile. Troppi giornalisti, con le loro telecamere e macchine fotografiche, accorsi a immortalare il crollo di una intera città. Un evento insomma.


Nessuno aveva avuto voglia di mostrare il loro dolore in pubblico, ed ecco perché avevano scelto di fare la cerimonia di nascosto, in quel boschetto. Una candela, un fiore, una preghiera ciascuno, niente di esagerato insomma. Una cerimonia intima, privata.


Ed era stato allora che lo aveva sentito.


Guardando Xander piangere ricordando Anya, improvvisamente anche lei aveva percepito un immenso vuoto dentro.


Ed aveva capito.


Spike non era più lì.


Era da sola.


E le lacrime erano arrivate per la prima volta.


Ed adesso tornavano ogni volta che pensava a lui.


<< Buffy che ci fai qui da sola? Al buio ed al freddo oltretutto? Non ti sei accorta che il fuoco si è spento? >> esclamò Xander entrando nella stanza e dirigendosi al camino per trafficare con la legna e ridargli fiamma.


<< Oh, ecco perché mi faceva freddo. >> commentò lei, mentre si asciugava di nascosto una lacrima con il piumone, facendo finta di avvolgerselo più stretto attorno al collo. << Mi ero incantata a guardare questo vecchio film ed il tempo è passato senza che me ne accorgessi. >> cercò di aggiungere più vivacemente. A dire il vero il film non lo aveva guardato proprio per niente.


Xander la studiò seriamente, ma non disse nulla, spostò invece lo sguardo sullo schermo e terminato di sistemare la legna si spolverò le mani prima di sedersi accanto a lei. << Che fanno di bello? >> chiese pimpante, come se non avesse notato gli occhi rossi dell’amica.


Silenziosamente Buffy ringraziò Xander per il suo tatto. Aveva perso il conto delle volte che l’amico l’aveva sorpresa a piangere. Tutti sapevano perché piangeva, ma per fortuna avevano il buon gusto di non dirle nulla. Doveva però una risposta alla domanda dell’amico, solo … cosa inventarsi? Non aveva la più pallida idea di cosa diavolo parlasse quel film.


La fortuna venne ancora una volta in suo soccorso, quando Xander scoppiò a ridere. << Non ci posso credere. >>


<< Cosa? >> chiese Buffy confusa da tanta ilarità.


<< Questo film. >> rispose Xander indicando lo schermo. << È Harvey. >>


<< Uh? >> la Cacciatrice guardò l’amico ancora alquanto perplessa.


<< La storia di quel tizio che aveva per amico un coniglio gigante invisibile? Harvey? Era uno dei film sulla lista nera di Anya. Quando lo facevano in televisione scappava via come il fulmine e non tornava fino a quando non le avevo giurato di averla spenta. >> ridacchiò ancora Xander.


Buffy annuì pensierosa con la testa. Conigli giganti ed Anya? Non esattamente un buon mix. La fobia di Anya per i conigli era una cosa risaputa, solo … << Non ti fa male parlare di lei? >> la domanda le sfuggì dalle labbra prima di poterla impedire, e subito dopo si maledisse per aver chiesto. Non era giusto nei confronti di Xander fargli domande del genere quando lei accuratamente evitava di parlare di … oh no, vade retro lacrime.


Xander si prese qualche momento prima di rispondere, e quando lo fece fu con un sospiro. << A volte si, a volte no. >> rispose sinceramente. << Presumo dipenda da come ne parlo. Se mi vengono in mente le sue idiosincrasie o i suoi strafalcioni, è quasi un piacere parlarne, è un modo per sentirla ancora vicina penso. Per ricordare le cose di lei che mi divertivano, sai? Ma altre volte penso al male che le ho fatto ed allora diventa difficile parlarne. In quei momenti è di aiuto solo la consapevolezza che almeno alla fine avevamo raggiunto un accordo, eravamo in pace ecco. >>


Era da tempo che Xander cercava un aggancio per poter fare in modo che Buffy si sfogasse. La vedeva sempre triste e chiusa in sé stessa e nel suo dolore, ma non sapeva come farlo. Sentirla chiedere di Anya gli aveva dato un’idea. Se lui era in grado di parlare della donna della sua vita che aveva perso, allora forse anche Buffy sarebbe riuscita a parlare di Spike, ecco perché aveva risposto alla sua domanda più sinceramente poteva.


Il trucco però sembrò non funzionare. Buffy si limitò ad annuire comprensiva, ma sembrò anche chiudersi ancora di più in sé stessa.


E Xander si maledisse.


Aveva trascurato un particolare quando aveva parlato del rapporto fra sé ed Anya. Loro erano riusciti a fare pace alla fine, ma per Buffy il discorso era completamente diverso. Lei e Spike si erano separati senza avere il modo di dare un senso al loro rapporto. Troppe cose non erano state dette fra il vampiro e la Cacciatrice e questo aggiungeva solo dolore alla perdita già pesante. Il non sapere come sarebbe potuta andare se solo le cose fossero andate in modo diverso, se solo …


Troppi, troppi, se solo, era questo il problema.


<< E così … Harvey, huh? >> bofonchiò Buffy, che in realtà in quel momento non stava affatto pensando al vampiro, una volta tanto. La verità era che quel nome le ricordava qualcosa. Cosa?


Non aveva niente a che fare con giganteschi conigli, questo era certo, eppure qualcosa nella trama del film l’aveva colpita. Dunque, vediamo, c’è un tizio che vede un coniglio gigantesco e tutti lo credono pazzo perché lo vede solo lui, solo che il coniglio esiste davvero e non è un amico immaginario come tutti pensa … << Ecco! >>


<< Cosa? >> Xander sussultò quando Buffy improvvisamente si sollevò a sedere e si tirò una manata sulla fronte.


<< Harvey! >> quasi gridò Buffy. << Sapevo che mi ricordava qualcosa, ma solo ora mi ricordo cosa. >>


<< E si potrebbe sapere cosa? >> chiese divertito Xander. In fondo era bello vedere Buffy così animata, era da tanto che non succedeva. Certo non si immaginava la risposta che gli arrivò da lì a breve.


<< Avevo anch’io un Harvey quando ero piccola. >> esclamò eccitata Buffy, poi, notando lo sguardo basito ma intrigato dell’amico, aggiunse divertita: << Non un coniglio gigante se è questo che pensi. >>


<< Oh. >> commentò Xander vagamente deluso. Da Buffy ci si poteva anche aspettare che da piccola avesse avuto un coniglio gigante.


<< Era solo un amico immaginario. O meglio, penso che lo fosse, non ricordo bene, ero troppo piccola, avrò avuto si e no cinque anni. >> spiegò ancora Buffy pensierosa, cercando di ricordare. << Ricordo solo che ero pazzamente innamorata di lui perché era gentile con me e teneva lontano i mostri. Potrei quasi dire che è stato il mio primo amore. Forse era un amico di papà, chissà … >> concluse leggermente sognante, per poi fare uno sbadiglio.


Xander sorrise raddolcito. Riusciva quasi a vederla Buffy quando doveva avere cinque anni, non doveva essere stata molto diversa da ora, guance soffuse di rosa e sguardo assonnato. Allungando una mano per darle una leggera pacca sulla schiena la sospinse ad alzarsi. << È tardi e tu sei distrutta. Perché non vai a riposarti un po’? >> le chiese mentre le aggiustava la trapunta sulle spalle.


Buffy mugolò un accordo e si fece scortare verso la sua camera da letto senza fare opposizione. Era vero, era stanca ed assonnata. Probabilmente il sonno se ne sarebbe volato fuori dalla finestra subito dopo aver colpito la testa sul cuscino, ma per la prima volta da due mesi sentiva quasi come se per una notte il sonno non sarebbe stato così elusivo come sempre. Bofonchiando un “Buona Notte” mentre dava un veloce bacio sulla guancia a Xander, scivolò nella camera che divideva con Dawn.


La sorellina stava già dormendo da ore ormai e con il sonno duro che aveva non l’avrebbero svegliata nemmeno le cannonate. Non di meno, Buffy si spogliò più silenziosamente possibile, prima di scivolare nel letto freddo.


Due secondi dopo già dormiva pesantemente.


Ed il sogno ebbe inizio.


Anche se non era esattamente un sogno.


Erano ricordi.



§§§§§




<< Ciao, come va? >>


<< Io mi chiamo Buffy e tu? >>


<< Hai un’espressione strana, signore. Ti sei perso? >>


Era cominciato così il suo incubo.


O forse no.


Forse l’incubo era cominciato quando si era ritrovato improvvisamente nel centro dello studio della dannata checca, catapultato fuori stile tornado da quel dannato gingillo.


Un attimo prima stava ardendo dentro la bocca dell’inferno e l’istante dopo si era ritrovato faccia a faccia con il grande frontone.


Scoprire di essere diventato una qualche specie di fantasma poi non aveva aggiunto niente di buono alla sua situazione.


Tutta colpa di quel dannato gingillo di Angel.


Non poteva semplicemente ridurlo in cenere basta, no vero?


No. Quel dannato coso doveva risputarlo fuori un paio di settimane dopo, intangibile ed incapace di lasciare quella maledetta città. Ogni volta che provava ad andarsene, non appena arrivava ai confini, veniva immediatamente rispedito in quella fottuta ditta del diavolo.


Poi erano iniziate le sparizioni.


Improvvisamente, mentre stava parlando, o cercando di dare sui nervi alla checca meglio che poteva, si ritrovava a sparire per poi riapparire da tutt’altra parte.


Ed ogni volta era sempre più terrorizzato da questa cosa.


Perché il luogo dove si ritrovava, il tempo dove si ritrovava, non esisteva più, se mai era esistito.


Ed a volte desiderava con tutto sé stesso rimanervi.


Era questo che lo spaventava più di tutto.


Perché in quel luogo, in quel tempo, c’era qualcosa che lui voleva proteggere con tutto sé stesso, ma sapeva di non poterlo fare. Non per sempre perlomeno.


Gli altri, gli amici del frontone, avevano cercato di chiedergli dove andasse tutte le volte che spariva, ma lui non lo aveva rivelato.


Era un suo segreto.


Finalmente aveva una cosa che fosse tutta sua e non voleva condividerla con gli altri.


Ma fino a quando sarebbe durata?


E poi?


Cosa sarebbe successo dopo?


§§§§§




<< Giles, ha qualcosa che parli degli amici invisibili? >> Buffy irruppe nello studio dell’Osservatore senza disturbarsi a bussare, ed il suo tono di voce piuttosto acuto fece sobbalzare il pover’uomo chino a studiare un libro recuperato dalla vecchia sede del Consiglio.


<< Amici invisibili? >> chiese palesemente perplesso, alzando lo sguardo e notando che Buffy era entrata nel suo studio indossando ancora il pigiama, ed aveva ancora tutti i capelli arruffati dal sonno.


<< Si, amici invisibili. Sa, cose del tipo, Babbo Natale, la fatina dei denti, amici invisibili appunto. >> cercò di spiegarsi affannosamente Buffy, ma non riuscendo bene nell’intento.


Sorvolando sul fatto che quel mattino la sua Cacciatrice sembrava decisamente fuori come un terrazzino, Giles rifletté attentamente sulla risposta da dare. In qualche modo era riuscito a capire cosa volesse sapere Buffy, e vagliò mentalmente la sua biblioteca in cerca del volume che parlasse dell’argomento. Al momento opportuno avrebbe avuto modo di chiederle perché fosse così imperativo per lei sapere certe cose da non farle indossare neanche una vestaglia o le ciabatte. Era chiaro infatti che Buffy si era appena alzata dal letto.


<< In Miti e Leggende dovrebbe esserci qualcosa. >> disse, alzandosi e andando a prendere il libro in questione. Aveva appena tirato fuori il volume dalla libreria, quando le mani di Buffy glielo strapparono via. La guardò preoccupato quando lei sprofondò nella poltrona che lui prima occupava, iniziando a sfogliare frenetica le pagine del tomo. Era evidente che qualunque notizia il libro riportasse, fosse per lei di vitale importanza, ma vedere Buffy così intenta su un libro suonava decisamente strano. Che fosse il sintomo di una apocalisse in arrivo? Nah!


Beh, da una parte ne era giustamente preoccupato, vedere Buffy comportarsi così era decisamente insolito, ma dall’altra … era in qualche modo bello vederla di nuovo appassionarsi a qualcosa. Anche lui come gli altri era stato in pena per lei vedendola sempre triste per la perdita del vampiro.


<< Qui dice che a volte gli amici invisibili, oltre ad essere una psicosi infantile causata da mancanza di attenzioni o disturbi affettivi, possono essere entità inviate per aiutare. Una specie di angeli custodi, che svaniscono nel momento in cui il soggetto non ha più bisogno delle loro attenzioni. >> stava intanto citando Buffy, che subito dopo sbuffò sbattendo il libro, non avendo trovato altre informazioni utili.


<< Buffy, potrei sapere perché sei così interessata a questo argomento? >> chiese Giles, tirando via il più dolcemente possibile il libro dalle mani della Cacciatrice, che sembrava volerlo stritolare.


<< È tutta colpa del film di ieri sera. >> sbottò Buffy, incrociando le gambe per mettersi i piedi al caldo sotto le natiche. Nella fretta quando si era alzata si era dimenticata di mettersi le ciabatte ed ora aveva i piedi gelati.


<< Il film? >> chiese Giles completamente all’oscuro di cosa lei si riferisse.


<< Si, Harvey. >> rispose sfregandosi le braccia Buffy, che senza vestaglia aveva anche freddo addosso. << Parla di un coniglio gigante che … >>


<< Si, ho presente il film. >> tagliò corto Giles, togliendosi la giacca e posandola sulle spalle della Cacciatrice infreddolita. << Ed il punto sarebbe? >> chiese, mentre gliela drappeggiava addosso e veniva ricompensato da un sorriso grato.


Il sorriso però sparì presto e tornò l’espressione ansiosa. << Mi ha fatto ricordare che quando ero piccola anch’io ho avuto una specie di Harvey. Si, insomma, un amico immaginario. Avevo solo cinque anni e non mi ricordavo bene, ma poi finito il film sono andata a dormire ed allora è iniziato questo sogno, solo che non era un sogno. Mi sono rivista quando ero bambina e stavo con Mister Harvey. Solo che non era Mister Harvey, era Spike. >> Buffy fece tutta una tirata, sapendo esattamente che quanto stava dicendo era pazzesco, ma convinta ogni secondo di più che passava che quanto aveva sognato era vero.


Doveva esserci una spiegazione. Doveva.


Ecco perché appena si era svegliata era corsa da Giles. Lui sapeva così tante cose su fatti inspiegabili. Era la sua enciclopedia metafisica su due gambe. Lui doveva avere una spiegazione. Non poteva essere solo un caso o frutto della sua fantasia. Quelle immagini erano ancora così chiare nella sua mente.


Giles sospirò.


Cos’altro poteva fare?


Era da tempo che si aspettava un crollo, ed a quanto sembrava adesso era arrivato.


<< Buffy … >>


<< No Giles, so cosa sta pensando, ma non è così. Non è stato solo un sogno, un modo per continuare ad aggrapparmi a Spike e non accettare la sua scomparsa. Dio solo sa quanti sogni ho fatto su Spike, ed alcuni devo ammetterlo erano così vividi che quando mi svegliavo era un inferno perché mi rendevo conto di avere solo sognato. Sogni di me che gli strappo da dosso quel dannato amuleto, che lo salvavo in ogni modo possibile ed immaginabile e … >> la voce di Buffy si ruppe incrinata dal pianto, mentre ricordava il vampiro dirle Ogni notte ti salvo. Si, ora sapeva esattamente come doveva essere stato per lui. Ma ora non poteva permettersi di piangere. Doveva far capire a Giles, doveva!


L’Osservatore stava intanto scuotendo la testa dispiaciuto. Era la prima volta che Buffy palesava il suo dolore, e se da una parte questo era un bene … dall’altra vederla in quello stato gli stava spezzando il cuore. Prima però che avesse modo di confortarla in qualche modo, lei riprese a parlare, più decisa. Si poteva quasi intravedere la vecchia Buffy cocciuta, con il suo mento sollevato e rigido.


<< Potrei scrivere un libro sui sogni su Spike, davvero Giles, potrei. Ma stanotte … stanotte è stato diverso. Nel sogno io non sapevo che era Spike. Avevo solo cinque anni e lui si è presentato come Mister Harvey. Ed era buffo, dolce, proprio come ricordavo fosse stato il mio amico invisibile. All’inizio sembrava turbato, ricordo che gli ho chiesto se si era perso e lui ha risposto di si. Non stava sempre con me, ogni tanto spariva nel nulla, succedeva all’improvviso, ed altrettanto all’improvviso riappariva. Spesso mi faceva ridere perché spuntava fuori come se fosse a metà di un discorso, ha presente? Come quando metti lo stop ad un nastro e poi lo fai ripartire a metà di una frase, così che quella frase non ha senso senza la parte iniziale. Ed i suoi occhi erano così tristi. Una volta gli ho chiesto dove andasse quando spariva, e lui mi ha risposto che era come se andasse all’inferno perché non c’ero io. A quel tempo non compresi appieno la cosa, ero solo una bambina che ne sapevo? Ma cosa se Spike effettivamente fosse stato mandato da me quando ero piccola, e me ne ricordo solo ora? E se ogni volta che spariva andava davvero all’inferno, Giles io … >> lo sforzo di farsi capire era stato troppo per Buffy, e quella ipotesi era tanto orrenda che non riusciva a sopportarne il pensiero.


Suo malgrado Giles era intrigato dal racconto di Buffy. Certo, era alquanto impossibile che il vampiro dopo essere diventato cenere all’interno della bocca dell’inferno fosse stato inviato da una Buffy infante in versione angelo custode, ma quante cose aveva visto accadere che solitamente venivano definite impossibili? Il fatto stesso che Buffy ora fosse lì davanti a lui era una di queste. Lei era morta e risorta. Poteva esistere qualcosa di meno impossibile?


<< Farò delle ricerche per vedere se è possibile trovare qualche appiglio alla tua teoria. >> concesse bonariamente, anche se non ci credeva. << Ora perché non vai a vestirti e fai una bella colazione? Più tardi puoi raggiungermi ed insieme vedremo cosa possiamo trovare. >> offrì, sperando di affrontare l’argomento con più calma in seguito.


Buffy annuì mogia, mentre si alzava e si dirigeva verso la porta. Probabilmente in quel momento Giles stava pensando che lei fosse pazza. Forse se faceva come diceva e si dimostrava meno esagitata sarebbe riuscita a convincerlo che il suo non era stato solo un sogno. Era arrivata davanti alla porta quando un pensiero la fulminò.


<< L’amuleto. >>


<< Cosa? >> chiese Giles completamente spiazzato.


<< L’amuleto che indossava Spike nella bocca dell’inferno. Forse aveva degli strani poteri. Intendo, oltre ad essere riuscito a radere al suolo una città. Non ne sapevamo nulla all’epoca. Forse ha fatto viaggiare Spike nel tempo o … >>


<< È una cosa che possiamo controllare. >> concesse Giles, che effettivamente non aveva considerato i possibili effetti collaterali dell’amuleto. << Ora però vai a vestirti Buffy, stai prendendo freddo. >> le disse invitandola ad uscire.


Buffy annuì ancora, ma stavolta più speranzosa. Adesso aveva qualcosa su cui lavorare.


Quando la porta si richiuse dietro di lei, Giles si lasciò cadere con un tonfo sulla sua poltrona. Cosa doveva fare?


Dare spazio alle speranze di Buffy avrebbe potuto rivelarsi deleterio, ma … e se lei aveva ragione?


Suo malgrado doveva ammettere che in passato gli istinti di Buffy si erano sempre rivelati più esatti di qualunque opinione lui si fosse fatto. Tremava al solo pensiero di cosa sarebbe potuto succedere se il suo tentativo di far fuori Spike fosse riuscito come progettato. Se non fosse stato per il vampiro adesso tutti loro sarebbero stati distrutti dalle forze del Primo. Buffy in quell’occasione aveva avuto ragione nel voler tenere il vampiro vivo, al di là dei sentimenti che provava per lui. E se anche questa volta l’istinto della sua Cacciatrice diceva il vero? Doveva scoprirlo. Prima di fare qualsiasi cosa era meglio indagare come le aveva promesso.


E lei aveva appena tirato fuori un indizio interessante.



§§§§§




<< Harmony, non ci sono per nessuno, soprattutto per Spike, tienimelo fuori dalle scatole se ci riesci. Oh, dimenticavo, portami un caffè. >> tuonò Angel marciando verso il suo ufficio, senza neanche degnare di uno sguardo la sua segretaria, nemmeno mentre le dava gli ordini.


È di umore nero, anche se ad essere pignoli è difficile trovare un momento in cui non sia di umore nero da un po’ di tempo a questa parte, rifletté Harmony mentre si apprestava ad eseguire gli ordini. << E poi vorrei sapere come dovrei fare per fermare Spike. Non è come se potessi trattenerlo, uffa! Tutte le volte che ci provo riesco solo a passarci attraverso! >> si lamentò ad alta voce verso nessuno in particolare, anche perché nei dintorni non c’era nessuno che le prestasse attenzione. Il mondo era proprio ingiusto.


In realtà Angel anche se dall’interno del suo ufficio sentì la lamentela della sua segretaria, così quando entrò recando il caffè richiesto le diede un’occhiataccia. Harmony una volta tanto sembrò capire l’antifona, e non appena posata la tazza sulla scrivania, si affrettò a sgattaiolare fuori dall’ufficio.


A dire il vero aveva fretta anche perché aveva sentito suonare il telefono, e se c’era una cosa che le piaceva del suo lavoro di segretaria era proprio rispondere al telefono.


<< Pronto, qui Wolfram and Hart, parla la segretaria particolare del presidente. Come posso aiutarla? >> cinguettò allegra nel ricevitore. Le piaceva un sacco dire che era la “segretaria particolare del presidente”, la faceva sentire importante.


<< Si, bene, io hm, sono Rupert Giles, ed avrei bisogno di parlare con Angel. C’è? >> giunse la risposta nella cornetta.


Giles era rimasto a fissare il telefono per una buona mezz’ora prima di decidersi a sollevare la cornetta e formare il nuovo numero telefonico di Angel. Le loro ricerche sull’amico immaginario di Buffy (tutta la Scoobies Gang era stata arruolata per quell’incarico a quel punto) si erano arenate su un grosso scoglio; non riuscivano a trovare da nessuna parte informazioni in merito all’amuleto che Spike aveva indossato nella bocca dell’inferno. Essendo l’amuleto il solo elemento tangibile che potesse in qualche modo spiegare l’apparizione del vampiro nel passato di Buffy, si poteva tranquillamente dire che erano giunti ad un punto morto con le ricerche.


Non erano rimaste altre alternative possibili per avere informazioni se non cercare di contattare Angel, sperando che almeno lui avesse qualche documento relativo al funzionamento dell’amuleto e relativi effetti collaterali.


Buffy inizialmente aveva categoricamente rifiutato l’idea di mettersi in contatto con il vampiro, in cuor suo lo riteneva ancora responsabile di tutto quello che era successo, ma poi Willow era riuscita a convincerla che se voleva veramente scoprire cosa era successo a Spike, Angel era l’unica soluzione rimasta.


Se solo la strega avesse saputo quanto vicina ci era andata, si sarebbe convinta di avere doti precognitive.


Ad ogni modo, pur avendo ottenuto l’approvazione della sua Cacciatrice, Giles era stato a sua volta molto titubante nel chiamare il vampiro; per tutta una serie di ragioni. La prima e più consistente era stata la posizione che adesso Angel aveva all’interno della Wolfram and Hart. Presidente, nientemeno. Giles sapeva di cosa quella ditta si occupava veramente ed ora aveva seri dubbi sulla lealtà del vampiro alla causa del bene. C’era poi da considerare la stranezza delle richieste che voleva fare. Certamente il vampiro avrebbe voluto sapere perché stesse conducendo ricerche su quell’amuleto, e rivelare la storia dell’amico immaginario di Buffy da piccola sarebbe stato, beh, alquanto imbarazzante per non dire di peggio. Infine, ma non per questo ultima, c’era la naturale avversione che l’Osservatore aveva sempre provato per il vampiro con l’anima.


I pensieri di Giles vennero interrotti da una fastidiosa vocetta acuta nell’orecchio.


<< Rupert Giles? Come a dire il Rupert Giles di Buffy? >> trillò infatti Harmony, mezza spaventata e mezza eccitata dalla cosa.


<< Hum, si. >> rispose rigido Giles, che era stato piuttosto colto di sorpresa dal fatto che alla Wolfram and Hart conoscessero il suo nome e quello della sua Cacciatrice. Doveva preoccuparsi?


<< Che piacere di sentirla signor Giles, sono Harmony, si ricorda di me? Io mi ricordo di lei, sa? Di quando era bibliotecario del liceo. Non sa quanto mi manca il liceo di Sunnydale, a volte vorrei … >> iniziò a parlare a raffica la vampira, che in effetti a volte ripensava con nostalgia al periodo in cui era solo una ragazza. La vita per un vampiro poteva essere davvero dura certe volte.


<< Harmony? >> chiese perplesso Giles, portandosi la cornetta davanti al volto come se in quel modo fosse capace di vedere la vampira dall’altro capo del filo. << Che diavolo ci fai a Los Angeles? Senza parlare della Wolfram and Hart? >>


<< Sono la segretaria particolare di Angel. Mi ha assunto Wesley. Sa è così difficile trovare un lavoro se sei un vampiro. Adesso anch’io lavoro dalla parte dei buoni, sa? Mi raccomando, lo dica a Buffy. >> rispose la voce ancora più acuta di Harmony, che aveva ben pensato fosse meglio puntualizzare il fatto che adesso aveva un lavoro regolare e che non andava più in giro ad addentare colli. Con la Cacciatrice non c’era mai da sapere; se fosse venuta a conoscenza del fatto che adesso si trovava lì, poteva sempre decidere di venire per polverizzarla.


<< Capisco, Wesley, eh? Bene, se potessi avere la gentilezza di farmi parlare … >> cercò di dire Giles, sperando di tagliare corto. Onestamente non gli interessavano davvero le vicende personali della vampira.


<< Oh si, certo! Glielo passo subito. >> giunse la repentina risposta, poi il suono della cornetta che veniva chiaramente fatta cadere su qualcosa, infine il silenzio. Giles quasi si chiese se la tipa stramba avesse riattaccato.


Harmony a Los Angeles che lavorava per Angel. Scosse la testa. Il mondo era davvero sull’orlo del crollo.



§§§§§




§§§§§




<< Harmony, ti avevo detto … >> ringhiò Angel vedendo la sua segretaria entrare precipitosamente nel suo ufficio.


<< Lo so, lo so, non vuoi essere disturbato, ma c’è … >> cercò di dire Harmony.


<< Non mi importa un accidenti di chi c’è. >>


<< … Rupert Giles al telefono che chiede di te. >> continuò Harmony come se non fosse mai stata interrotta.


<< E che aspettavi a dirmelo? Passami subito la telefonata. >> ringhiò ancora Angel, anche se stavolta per ragioni diverse.


Harmony roteò gli occhi e si morse la lingua per non stare a questionare sul fatto che era esattamente quello che aveva cercato di fare fin da subito. << Okay capo, >> disse invece tornando a precipizio verso la sua scrivania. << E’ sulla due. >> gridò in direzione dell’ufficio da cui era uscita, ben sapendo che Angel l’avrebbe sentita anche se non urlava, ma volendo prendersi una piccola rivincita. Poi, raggiunta la sua postazione raccolse la cornetta dove l’aveva lasciata cadere e cercò di dire soave: << Il signor Angel le parlerà subito. >> peccato che il leggero affanno rovinò la sua prestazione. Subito dopo, senza stare ad aspettare risposta dirottò la telefonata sulla linea due così come aveva detto ad Angel.


Giles, che si era quasi addormentato al telefono mentre aspettava un qualche segno che la linea non era morta del tutto, si riscosse sentendo Harmony e cercò di ringraziare la vampira, solo che non fece a tempo, solo due secondi dopo nella cornetta risuonava un: << Pronto? Pronto? Giles riesce a sentirmi? Harmony se hai fatto cadere la chiamata ti strozzo con le mie mani. >>


Infatti Angel subito dopo l’uscita di Harmony si era affrettato ad afferrare il telefono, pensando che Giles fosse già sulla linea due, cosa che non era. Così si era ritrovato a parlare da solo nella cornetta senza un interlocutore dall’altra parte, e quando Giles finalmente era entrato in linea si era ritrovato a sentire l’ultima parte dello sfogo del vampiro.


<< Si, riesco a sentirti. Piuttosto bene a dire il vero, così se avessi la compiacenza di abbassare il tono della voce i miei timpani te ne saranno molto grati. >> rispose l’Osservatore con il suo solito aplomb inglese.


<< Oh, si, mi scusi. È che non riuscivo a sentirla e temevo che la linea fosse caduta. >> cercò di rimediare alla figuraccia Angel, abbassando il tono di voce mentre mentalmente inviava maledizioni ad Harmony ed a Wesley per averla assunta. << Ma mi dica, c’è qualche problema? Buffy sta bene? >> si affrettò però subito dopo a chiedere ansioso.


Fin dall’istante in cui Harmony gli aveva detto che Giles voleva parlargli, non aveva potuto fare a meno di immaginarsi qualche catastrofe in cui Buffy era finita. Altrimenti perché avrebbe chiamato?


<< No, nessun problema, stiamo tutti bene, grazie per averlo chiesto. >> rispose vagamente sarcastico l’Osservatore, puntualizzando il fatto che Angel aveva chiesto notizie solo di Buffy.


<< Oh, beh, allora perché ha chiamato? >> chiese ancora Angel, che certi sottintesi proprio non li afferrava. Lui voleva andare al sodo.


Giles sospirò. Ecco, era arrivato il momento tanto temuto. Prendere la via larga o quella corta? Decise per la corta. << Volevo solo chiederti se potevi aiutarci in una piccola ricerca che stiamo facendo. >>


Angel sembrò ancora più perplesso che mai. Era nuova che Giles si rivolgesse a lui per avere informazioni. Certo, lo aveva fatto quando viveva ancora a Sunnydale, ma da quando si era stabilito a Los Angeles quella era la prima volta in assoluto che lo contattava. Ad ogni modo non poteva certo negargli il suo aiuto, giusto? << Volentieri, se posso. Mi dica di più. >> rispose benevolo.


Giles aveva la tentazione di togliersi gli occhiali ed iniziare a pulirli, quello era un rituale che riusciva sempre a calmarlo, peccato che con una mano impegnata con la cornetta non fosse per niente facile, non di meno ci provò, appoggiando la cornetta alla spalla e mettendola a contrasto con l’orecchio. Gli scivolò un secondo dopo. Riafferrandola al volo, sospirò ancora e rinunciò al suo rituale. << Si, bene, ecco. Riguarda l’amuleto che desti a Buffy e che ha, beh, distrutto Sunnydale. >> spiegò impacciato. << È stato un evento di proporzioni piuttosto intense e volevamo saperne di più, ma non riusciamo a trovare informazioni da nessuna parte. Willow ha avanzato l’ipotesi che forse tu conservavi una copia dei documenti che avevi portato con l’amuleto, visto che le nostre sono andate distrutte nel crollo. O che in qualche modo potessi riuscire a trovarne una copia. >>


Rupert sperava che mantenendo il discorso solamente sull’amuleto non avrebbe dovuto raccontare la storia dell’amico immaginario di Buffy, e come loro pensassero potesse esservi coinvolto. Peccato però che Angel, sentendo parlare di quel maledetto amuleto che aveva riportato l’ossigenato nella sua vita, non ne fosse rimasto compiaciuto. La cosa gli puzzava.


Okay, probabilmente questo era anche dovuto ad un vago senso di colpa per non aver informato Buffy del ritorno di Spike, ma il fatto che Giles gli chiedesse dell’amuleto proprio ora, a distanza di due mesi da quanto era successo, era oltremodo sospetto, ed al diavolo la coscienza sporca.


<< Cosa c’è sotto, Giles? >> chiese quindi con un filo di veleno nella voce.


<< Non capisco a cosa ti riferisci. >> tentò di ribattere Rupert, cercando di suonare quasi offeso, ma persino lui riuscì a sentire la nota stonata nella sua voce.


<< Oh per favore. Vuol farmi credere che vi siete svegliati una mattina, due mesi dopo gli accadimenti, ed improvvisamente volete saperne di più su cosa ha causato il crollo di Sunnydale? Posso capire che nei primi giorni eravate piuttosto indaffarati, ma un simile interesse avrebbe dovuto nascere molto prima secondo me. >> esclamò sbuffando Angel, passando elegantemente sopra il fatto che nemmeno a lui era venuto in mente di fare ricerche sull’amuleto fino a quando non gli era stato recapitato in ufficio con contorno di vampiro fantasma. Da quel momento in poi tutto il suo staff non aveva pensato ad altro.


C’era Wesley con le sue ricerche sui vecchi documenti di proprietà della Wolfram and Hart, nella speranza di trovare un qualsivoglia indizio che spiegasse come fosse possibile che il vampiro ossigenato ne fosse rimasto imprigionato all’interno, invece di essere semplicemente distrutto. L’ex Osservatore era inoltre stimolato da Fred nel cercare anche qualche informazione che potesse aiutare Spike a tornare corporeo.


La dolce scienziata infatti sembrava aver preso molto a cuore l’instabile situazione del vampiro. E se lei da una parte cercava, attraverso formule algebriche ed algoritmi applicati ai test che erano stati fatti sul vampiro, di trovare una cura scientifica per la sua difficile situazione, non avrebbe certo disdegnato l’aiuto che informazioni più dettagliate potevano offrirle.


Anche Gunn e Lorne sembravano essersi appassionati alle vicissitudini del vampiro ossigenato, ed anche se il loro supporto si limitava a cercare di tenere di buon umore Spike, Angel non ne era per questo meno infastidito. Perché diavolo dovevano tutti scodinzolare attorno a Spike, quando c’erano questioni molto più importanti da affrontare, proprio non riusciva a capirlo. Era solo una perdita di tempo, ecco cosa.


E tu sei geloso delle attenzioni che stanno dando al tuo childe, gli sussurrò una vocetta maligna nella testa. Sbuffò ancora.


Intanto, Giles, ignaro delle seghe mentali che Angel si stava facendo, era altrettanto preso dai sui pensieri. La verità era che era combattuto fra il rivelare l’esatta ragione per cui stessero cercando informazioni sull’amuleto, ed invece continuare con la storia di copertura che aveva creato. Se avesse insistito sulla strada intrapresa, vale a dire il puro interesse filosofico sulle proprietà dell’oggetto in questione, c’era sempre il rischio che prima o poi si sarebbe giunti al punto in cui il castello di carte sarebbe crollato, e lui sarebbe stato costretto a rivelare comunque la vera ragione del loro interesse.


Giles infatti non sottovalutava le capacità intellettuali di Angel. Già aveva fatto un’obbiezione piuttosto logica. Perché si stavano interessando solo ora dell’argomento? Giusta osservazione, ma rispondibile. Continuando di quel passo però sarebbero inevitabilmente venute fuori altre obbiezioni a cui sarebbe stato molto più difficile rispondere.


Sospirando pesantemente, decise che era meglio scoprire le carte fin da subito. << Ehm, ecco, in effetti … Buffy ha un interesse personale in proposito. Se avrai la compiacenza di ascoltare la storia fino in fondo, senza saltare a conclusioni affrettate, sarò felice di illustrartela. >> disse esitante. La verità era che temeva che il vampiro sarebbe scoppiato a ridere se non peggio, non appena avesse pronunciato le parole “amico immaginario”, e voleva cautelarsi.


<< L’ascolto. >> disse succinto Angel, suo malgrado curioso di sapere perché Buffy volesse saperne di più dell’amuleto.


Cinque minuti dopo gli girava la testa.


Quanto Giles gli stava raccontando non stava né in cielo né in terra. Era una cosa totalmente insensata, e non riusciva a capire come mai l’Osservatore stesse supportando le ridicole congetture di Buffy, invece di riportarla con i piedi per terra. Soprattutto gli dava infinitamente fastidio che Buffy in questo modo stesse rivelando quanto forte era il suo attaccamento a Spike. Era una cosa che non riusciva ad accettare e lo faceva incavolare così tanto da farli passare sopra a degli indizi che erano stati rivelati nel racconto di Giles. Ad esempio come il fatto che nei ricordi di Buffy, il vampiro ossigenato sembrava sparire nel nulla all’improvviso, esattamente come stava facendo proprio qui a Los Angeles.


Non gli passò neppure per la mente che la cosa non potesse essere una semplice coincidenza.


<< Tutto questo è ridicolo, se ne rende conto Giles? Buffy fa un sogno strampalato ed improvvisamente tutti voi vi lanciate in ricerche che non hanno nessun senso. >> ringhiò fra i denti.


Giles sospirò, internamente questa volta. Si era aspettato questa obbiezione da parte del vampiro ed aveva già la risposta giusta. << Guarda Angel, all’inizio ero anch’io molto perplesso da questa storia. E come te ho pensato che Buffy si stesse solo illudendo, ma parlandone sono venute fuori delle cose che non ho potuto ignorare. >> rivelò.


<< E quali sarebbero queste cose? >> abbaiò Angel, che in realtà non aveva nessun interesse a sentirle.


<< Per cominciare, il fatto è che Buffy si è ricordata del suo amico immaginario prima di andare a dormire. Xander ha infatti confermato il suo racconto. Inoltre, anche Dawn ha confermato la cosa. >> spiegò con calma Giles, che già si aspettava l’obbiezione successiva, che non tardò ad arrivare.


<< Dawn? >> il suono della parola giunse mezzo strangolato e mezzo ruggito. << E come diavolo faceva Dawn a saperlo? Se la memoria non mi tradisce, lei ha appena detto che Buffy aveva cinque anni all’epoca del fatto. Dawn doveva essere appena nata, e quindi come può esserne venuta a conoscenza? >>


Giles ghignò internamente, per tre ragioni. La prima era che aveva saputo cosa Angel avrebbe opposto, e la seconda perché il vampiro con l’anima tuttora non sapeva della vera natura della sorella di Buffy, e che quindi tutti i suoi ricordi erano stati creati dal nulla. Se lo avesse saputo, probabilmente avrebbe considerato la testimonianza di Dawn come fasulla, senza sapere che stranamente i ricordi della ragazza erano stati creati veramente bene. Lei sapeva infatti di cose avvenute prima della sua reale apparizione, cose che erano realmente accadute ma che nessuno le aveva mai raccontato, il che faceva pensare che pur essendo stati manipolati, tali ricordi erano da considerare come veritieri.


Questa in effetti era una cosa su cui Giles aveva molto riflettuto in passato, all’epoca di Glory, ed ogni volta che aveva messo alla prova la memoria di Dawn il risultato si era sempre rivelato positivo, così ora prendeva automaticamente per buono tutto ciò che la ragazza raccontava.


La terza, ma non ultima ragione, era che conosceva la risposta anche a quel quesito posto.


<< In effetti Dawn era appena nata all’epoca dei fatti, ma sembra che l’argomento venne fuori quando Buffy venne richiamata come Cacciatrice. >> rispose sibillino.


<< In che senso? >> chiese Angel completamente confuso. Ed ora che ci entrava questa storia?


<< Vedi, forse tu non lo sai, ma quando Buffy venne richiamata come Cacciatrice, lei diede fuoco al suo vecchio liceo perché pieno di vampiri. >> iniziò a narrare Giles.


<< Si, questo lo sapevo. >> esclamò Angel, gongolando internamente perché era a conoscenza delle prime esperienze di Buffy. << Ma questo cosa c’entra? >>


<< Beh, in seguito a quel fatto, Buffy rivelò ai suoi genitori che lei era la Cacciatrice e che il suo compito era uccidere vampiri e demoni. Loro naturalmente non le crederono e pensarono ad un qualche disturbo mentale, la fecero ricoverare in una clinica, dove rimase per un certo periodo di tempo. >> rivelò Giles, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.


<< Questo non lo sapevo. >> disse dispiaciuto Angel, sentendosi male per cosa la quindicenne Buffy doveva aver passato. << Deve essere stato terribile per lei. >> iniziò a frignare.


<< Si, bene, è una cosa che non sapevano in molti. >> tagliò corto Giles che voleva passare alla rivelazione successiva. << Il punto è che Dawn che all’epoca era abbastanza grande per capire cosa le avveniva attorno, e ricorda una discussione accesa fra i suoi genitori, dove il signor Summers accusava Joyce di essere stata troppo tenera con Buffy. Le rimproverava di non aver preso sul serio il disturbo che la ragazza aveva avuto all’età di cinque anni, vale a dire l’episodio dell’amico immaginario. >> disse pacatamente, lasciando che ogni parola permeasse il vampiro e lo portasse a comprendere.


Ed Angel comprese.


Comprese che la vita di Buffy doveva essere stata veramente difficile con un padre come Hank Summers, e comprese che neanche la vita di Joyce doveva essere stata una passeggiata con un marito del genere, ed infine comprese che quel divorzio era stato inevitabile.


Il suo cuore piangeva per la ragazzina di cui si era innamorato, scoprendo quanto la vita fosse realmente stata dura per lei, più di quanto avesse mai immaginato. Ed a malincuore dovette accettare il fatto che probabilmente Buffy doveva aver veramente avuto un amico immaginario all’età di cinque anni. Chissà come doveva essersi sentita sola, povera piccola.


Questo però non spiegava il perché lei adesso si fosse convinta che il suo amico immaginario era stato Spike, e pensò bene di dirlo: << Questo però non spiega perché Buffy pensi che sia stato Spike il suo amico immaginario … né tantomeno il suo interesse per l’amuleto. >> aggiunse alla fine, dopo una breve riflessione.


<< Potrei rispondere che è una ipotesi valida come ogni altra, vista la stranezza stessa della storia, ma in realtà mi sono fatto convinto che effettivamente quell’amuleto c’entri in qualche modo. >> fu la sorprendente risposta di Giles.


<< Vale a dire? >> chiese suo malgrado curioso Angel.


<< Non avevo realmente preso sul serio la cosa all’inizio. Come te pensavo fosse una fisima mentale di Buffy, creata allo scopo di aggrapparsi alla speranza che Spike in qualche modo fosse ancora vivo. Poi parlandone più approfonditamente sono emerse informazioni che mi hanno lasciato piuttosto perplesso. Per prima cosa è venuto fuori che durante la battaglia nella bocca dell’inferno, quando l’amuleto ha iniziato a eruttare lampi distruttivi, Buffy ha afferrato la mano di Spike. >>


<< Gli ha afferrato la mano? Mentre l’amuleto era attivo? >> chiese Angel allarmato. In effetti quella informazione gli aveva fatto rizzare i capelli sulla nuca, anche se neanche lui sapeva il perché.


<< Esatto, e sembra che le loro mani unite abbiano preso fuoco. >> rivelò ulteriormente Giles.


<< Ma … >> tentò di opporre Angel, ma l’Osservatore a quanto sembrava non aveva finito con le sue rivelazioni.


<< Buffy ha chiaramente riferito di non aver provato il minimo dolore quando è successo. Al contrario dice di aver provato una sensazione di intenso piacere, una sensazione pace infinita, e di aver avuto la sensazione di poter vedere direttamente dentro Spike, di aver visto la sua anima ed il suo demone insomma, e quella visione l’ha in qualche modo toccata nel profondo. >> aggiunse infatti Giles, come se non fosse stato interrotto. Poi, come se si aspettasse da un momento all’altro una replica a quanto aveva rivelato, si affretto a dire anche: << Sembra si sia decisa a rivelarci questa cosa solo ora perché la sentiva come qualcosa di intimo e privato. Solo il pensiero che sapere questa informazione poteva aiutarci a dare una spiegazione ai suoi ricordi di bambina l’ha convinta a condividerla. >> e poi rimase ad aspettare una reazione.


Che non venne.


Angel era completamente spiazzato da quanto aveva saputo, e non aveva la più pallida idea di come reagire. La sua mente finalmente stava iniziando a collocare al loro posto i vari indizi che fino a quel momento l’Osservatore gli aveva fornito. Le sparizioni di Spike, sia nei ricordi infantili di Buffy che qui a Los Angeles tanto per cominciare. Il vampiro ossigenato non aveva mai rivelato dove andasse quando spariva. Il fatto di per sé poteva non essere decisivo, ma unito alla consapevolezza che Buffy aveva afferrato la mano di Spike mentre l’amuleto era attivo, beh, forniva effettivamente una spiegazione plausibile anche se lacunosa di quanto stesse avvenendo adesso al suo childe.


Approfittando del fatto che Angel fosse rimasto palesemente sbigottito dalle informazioni fornite, e gongolando internamente per essere riuscito a zittirlo, Giles pensò bene di continuare, visto che c’era.


<< Dopo che Buffy mi ha raccontato questo fatto, per prima cosa ho controllato la mano che diceva aveva stretto con quella di Spike. Effettivamente c’è come una specie di impronta, come se la sua carne fosse stata marchiata a fuoco nei punti in cui la mano di Spike deve essere venuta a contatto con la sua, solo che non si tratta di una cicatrice. Onestamente la cosa mi ha lasciato interdetto, non avevo mai visto niente del genere. Sembra più come un tatuaggio, ma … no, onestamente non so come spiegarlo, ma è lì, sulla mano di Buffy. Ulteriori test mi hanno solo confuso di più. >>


<< Cioè? >> chiese Angel, sembrando tornare improvvisamente in vita, metaforicamente parlando è chiaro.


<< Ho provato ad asportare una piccolissima porzione di pelle dal palmo della sua mano, una minuzia davvero. >> si affrettò ad aggiungere verso la fine Giles, non volendo che Angel pensasse che lui aveva volutamente fatto del male a Buffy. Il sordo brontolio che gli giunse nell’orecchio lo rassicurò un po’, così continuò a raccontare. << L’ho analizzata ed effettivamente ho trovato tracce di un gruppo sanguigno diverso da quello di Buffy. Come se in qualche modo una qualche parte di Spike fosse rimasta sulla mano di Buffy. Ma la cosa che mi ha dato di più da pensare è che la piccola ferita che avevo fatto su Buffy, e che si era rimarginata subito dopo, ha ripresentato l’esatto contorno del marchio che aveva prima. Prima di asportarle la pelle le avevo fatto diverse foto, e valutando il prima ed il dopo l’asportazione, non vi era differenza alcuna. E credimi, l’ho esaminata minuziosamente. E la cosa è piuttosto strana se me lo chiedi. Infatti pur con le proprietà di guarigione da Cacciatrice che ha Buffy, anche le cicatrici più minute tendono a scomparire in tempi più lunghi, mentre non c’era traccia alcuna dell’intervento a cui io l’avevo sottoposta, ed invece il marchio era esattamente come prima. Inoltre la sua mano, nei punti in cui è stata segnata, sembra essere di un paio di gradi più calda. La verità è che non ci capisco niente di questa storia, e che l’unica spiegazione logica rimane l’amuleto. >> concluse infine, con un leggero fiatone per la lunga tirata.


Angel ponderò attentamente cosa dire. << Effettivamente è una cosa difficilmente spiegabile in altro modo. >> concesse.


<< E la vuoi sapere una cosa buffa? >> chiese Giles.


<< Cosa? >> chiese suo malgrado Angel, che in realtà aveva la mente già troppo impegnata a vagliare le informazioni in suo possesso per voler ascoltare veramente.


<< Di tutta questa storia strampalata, l’unica cosa a cui riesco a pensare, dando per scontato che la storia di Buffy sia vera, è che non riesco a capire perché Spike si sia presentato alla Buffy di cinque anni come Mister Harvey. >>


<< Come ha detto? >> esclamò Angel, alzando quasi la voce.


<< Si, Buffy ricorda chiaramente che Spike si presentò a lei come Mister Harvey. Non Spike o William, ma Harvey. Ed io non riesco a togliermi dalla mente questa cosa. Chissà a che diavolo stava pensando quando si è presentato così. Voleva forse … >> qualunque cosa Giles stesse per dire, venne improvvisamente interrotta dal vampiro moro.


Infatti Angel esclamò, con un tono piuttosto affrettato: << Penso di conoscere almeno in parte la soluzione a questo suo quesito, ma prima ho veramente bisogno di parlare con i miei collaboratori. La richiamo io appena so qualcosa di preciso. >> e poi subito dopo riappese il telefono, lasciando un Giles veramente senza parole.


Angel rimase a fissare il telefono ancora per qualche secondo, prima di alzarsi e marciare attraverso il suo studio ed uscire dalla porta.


<< Harmony, vado nel laboratorio di Fred. Trova Wesley e digli di raggiungermi lì il prima possibile. >> sbraitò verso la sua segretaria, ancora una volta senza degnarsi di guardarla. Aveva troppa fretta. Voleva avere una conferma che le cose stavano come pensava e poi … beh, poi avrebbe pensato al da farsi.


Continuando a passo di marcia nella hall della Wolfram and Hart, si arrestò di botto vedendo venirgli incontro un viso che ben conosceva. << Lorne! >> esclamò salutando l’amico demone. << Stavo cercando proprio te. >> aggiunse giulivo, anche se a dire il vero tanto giulivo non si sentiva.


<< Cosa posso fare per te, Angelcake? >> chiese veramente allegro Lorne, usando uno dei suoi nomignoli per salutare il vampiro.


<< Devi tenermi fuori dalle scatole Spike per almeno un ora, meglio due. >> si affrettò a chiedere Angel, che già si era fatto un piano in mente.


Lorne lo guardò compassionevole. << Lo sai? Devi deciderti a fare la pace con quello zuccherino del tuo childe. Questi vostri continui litigi mettono di cattivo umore tutti quanti. >> disse sospirando e scuotendo la testa.


<< No, non è come pensi. >> quasi implorò Angel, che ne aveva piene le scatole di sentirsi fare le ramanzine dal demone verde per il modo in cui trattava il suo childe. << È che sono venuto a conoscenza di informazioni che potrebbero aiutare Spike a tornare corporeo, ma prima vorrei parlarne con Fred e Wesley, preferibilmente senza essere interrotto ogni due parole. >> borbottò verso la fine, chiaramente riferendosi all’ossigenato ed alla sua abitudine di non lasciarlo parlare.


<< Ohhh. >> esclamò estasiato Lorne, contento per la notizia. << Allora se è così sarò felice di fare compagnia a Spike nel frattempo. >> si offrì contento. << In effetti avrei bisogno del suo aiuto per vagliare alcuni cantanti che dovremmo mettere sotto contratto. Non ci crederai ma quel ragazzo ha veramente un buon orecchio per la musica, sa dirti subito se un artista vale o no. >> stava aggiungendo quando si rese conto che il suo interlocutore avendo ottenuto quello che voleva, si stava già allontanando in tutt’altra direzione. << Poi mi racconti tutto. >> gli gridò dietro, ed Angel gli fece un cenno affermativo senza neanche girarsi, troppo preso nel passare alla parte seconda del suo piano.



§§§§§




Angel se ne era rimasto a sedere su uno dei tavoli del laboratorio, mani intrecciate sulle gambe e testa china, mentre raccontava con voce depressa a Wesley e Fred cosa Giles gli aveva rivelato. La verità era che gli era venuto il magone mentre ripeteva le informazioni ottenute, e mentalmente si faceva sempre più convinto di una cosa: quelle scoperte lo avrebbero inevitabilmente portato a dover compiere un’azione che proprio non voleva compiere.


Vale a dire far sapere a Buffy del ritorno di Spike.


Era così preso nel suo auto-compiangimento, che non aveva neanche fatto caso alle reazioni che le sue parole ottenevano.


Gli occhi di Wesley si erano più volte illuminati di forte interesse, soprattutto agli accenni sull’amuleto, ed ogni tanto andava a scartabellare fra la pila dei suoi documenti (che chissà perché si era portato dietro), per poi rilasciare piccole esclamazioni di approvazione, avendo apparentemente riscontrato un qualche tipo di relazione con le informazioni che aveva già in suo possesso.


Ma anche Fred non era stata da meno.


La scienziata da parte sua, aveva preso più volte nota di alcune frasi pronunciate da Angel, come se in quelle frasi ci fosse un elemento importante da tenere a mente, per lavorarci sopra in un secondo momento.


Fu così quindi, che quando Angel finì il suo racconto ed alzò il viso imbronciato, chiedendo: << Non può essere una coincidenza, vero? >>, e sperando che la risposta fosse “si”, si scontrò invece con le espressioni elettrizzate dei suoi amici, che chiaramente gli dicevano che no, non era una coincidenza.


<< Indubbiamente questo spiegherebbe tutta una serie di cose. >> fu la replica leggermente cauta di Wesley, che invece avrebbe voluto esclamare “Eureka”, “Il dado è tratto”, e tutta una serie di esclamazioni simili. A fermarlo era stata l’espressione da cane bastonato di Angel.


Fred non sembrò avere lo stesso tatto. << Tutta una serie di cose? >> chiese infatti guardando stranita Wesley, come se gli fosse spuntata un’altra testa. << Ma questo spiega tutto, altro che! >> esclamò eccitata al pensiero che con quelle informazioni poteva finalmente aiutare Spike.


<< Beh, non proprio tutto. >> cercò di mediare Wes, vedendo che il viso di Angel si rannuvolava sempre più. << Ad esempio non spiega perché Spike non abbia mai fatto cenno al fatto di aver stretto la mano a Buffy mentre l’amuleto era attivo. Più volte gli ho chiesto un racconto dettagliato di cosa era successo nella bocca dell’inferno, ma non ne ha mai parlato. >> nel momento stesso in cui lo diceva, Wesley si rese contro che Fred stava arrossendo furiosamente. << Fred? >> chiese guardandola attento. << Tu lo sapevi? >> le chiese ancora, giungendo alla conclusione che il rossore della scienziata non era spiegabile in altro modo.


Fred si agitò un po’ su posto, come indecisa su cosa dire. << Era una confidenza. >> mugolò come scusa.


<< Ma santa pace, Fred, se eri in possesso di una informazione simile dovevi aver capito quanto importante fosse ai fini della ricerca. Come hai potuto tenerci all’oscuro? >> quasi tuonò Wes, che era combattuto fra la voglia di brontolare a dovere Fred , e l’essere raddolcito dalla vista di quegli occhioni marroni dispiaciuti.


<< Spike mi aveva chiesto di mantenere il segreto, ed io gli avevo dato la mia parola. >> tentò di scusarsi ancora Fred. << Ma non ho sottovalutato la cosa, sapete? >> aggiunse più incisiva, guardando sia il vampiro che l’ex Osservatore con una espressione decisa.


Spostandosi indietro verso il suo computer, digitò qualcosa sulla tastiera prima di volgere lo schermo verso i due. << Spike si era visto costretto a dirmelo a causa di queste. >> disse indicando lo schermo.


Sia Wesley che Angel si avvicinarono per guardare. Sullo schermo del computer erano apparse due foto, entrambe della mano destra di Spike, una presa per il verso del palmo, e l’altra per il verso del dorso. Su entrambe le foto si potevano vedere i segni di qualcosa che sembrava tanto l’impronta di un’altra mano, una mano più piccola. La mano di Buffy.


<< Avevo notato questi segni quando ho esaminato Spike, subito dopo il suo ritorno, così gliene chiesi spiegazioni. Lui all’inizio nicchiò, non voleva dirmi come se li era procurati, ed ho dovuto insistere molto per farmelo dire. E quando lo ha fatto è stato con la premessa che non lo avrei rivelato a nessuno. Da quel momento in poi però mi ha permesso di compiere alcuni test sulla sua mano. >> spiegò. << Se lo avessi raccontato a qualcuno probabilmente poi Spike si sarebbe rifiutato di sottoporsi ad altri test, così ho pensato che era meglio mantenere il suo segreto e nel frattempo cercare di capire cosa poteva essere successo. >> disse stringendosi nelle spalle.


<< Capisco. >> concesse Wes, mentre Angel si limitava a mugugnare e basta. << Ed i test che risultati hanno dato? >>


<< Beh, sfortunatamente non ho potuto sottoporlo a test fisici, vista la sua, ecco, intangibilità. Così non ho idea se sulla mano di Spike ci siano tracce organiche della mano di Buffy, ma ho potuto appurare che nei punti in cui la mano è segnata, la temperatura è maggiore di un paio di gradi, esattamente come accade a Buffy, ma c’è di più, ho riscontrato anche un alto indice di energia residua. Vedete? >> rivelò Fred, chiudendo le foto e facendo apparire un grafico. << Le mie ricerche infatti si sono concentrate sullo scoprire la natura di quella energia, ma fino ad ora non ho ottenuto molti risultati. Ogni volta che passo questi dati sullo spettrometro, quel dannato coso impazzisce e fa scattare tutti gli allarmi. >>


<< Molto interessante. >> commentò Wesley. << Questo almeno spiega perché ultimamente gli allarmi partivano in continuazione. >> aggiunse pragmatico. Angel si limitò invece a grugnire. Gli piaceva sempre di meno come stavano andando le cose.


<< E poi c’è un’altra cosa che dovreste sapere. >> borbottò Fred, sembrando impacciata.


<< Cosa? >> chiesero in simultanea Angel e Wes.


<< Beh, ecco … fino ad ora non sapevo cosa pensarne e quindi avevo preferito non dire niente, ma sono stata testimone di un paio di cose che potrebbero confermare la storia di Buffy. >>


<< Sarebbe a dire? >> chiese Angel con gli occhi spipati. Che Fred avesse confermato le teorie di Giles con i suoi test, passi, in fondo Fred era una scienziata con i fiocchi e quindi logicamente aveva sottoposto Spike a tutta una serie di analisi. Ma che adesso se ne uscisse fuori dicendo di sapere qualcosa anche sulla storia dell’amico immaginario di Buffy … beh, questo era troppo.


<< Lo sapete vero come fa Spike quando sparisce, succede all’improvviso, e molte volte gli accade mentre e nel bel mezzo di una frase. >> iniziò a dire Fred, agitando le mani nel tentativo di farsi capire. Sia Angel che Wes annuirono. << Bene, una volta è successo che è riapparso mentre canticchiava una filastrocca per bambini. >>


<< Una filastrocca? >> chiese Wesley totalmente preso alla sprovvista.


<< Um, si, quella di Mary, avete presente? Mary aveva un agnellino, agnellino, agnellino. >> iniziò a canticchiare con la sua vocetta Fred.


<< Ho presente. >> si affrettò a dire Wes interrompendola, non tanto perché Fred cantasse male. << Ho sempre detestato quella filastrocca anche quando ero piccolo. >> spiegò infatti subito dopo.


Fred gli fece un sorriso dispiaciuto. << Si, beh, Spike riapparve cantando la strofa, E ovunque Mary andava, anche l’agnello andava di sicuro. >> recitò senza canticchiare. << Trovai curiosa la cosa e gliene chiesi spiegazioni, ma quella volta non volle assolutamente dirmi nulla. Poi … neanche due giorni fa … beh, mi ha davvero spaventato … >> rivelò ancora Fred, rabbrividendo inconsciamente.


Brivido che Wesley notò e istintivamente si allungò per posarle un mano sul braccio. << Ti ha spaventato? Come? >>


<< Oh, lo sapete come è fatto Spike. Visto che adesso è un fantasma si sente in dovere di spaventare tutti apparendo all’improvviso. Di solito faccio finta di essere terrorizzata, per dargli soddisfazione. Ma due giorni fa dubito fortemente che lo avesse fatto apposta. >>


<< Continua. >> la incoraggiò Angel suo malgrado incuriosito.


<< Era tardi ed il laboratorio aveva metà delle luci spente. Ero tornata per prendere alcuni documenti che volevo studiare una volta tornata a casa, ma non riuscivo a trovarli. Giurerei che quando sono entrata, Spike non era lì, ma all’improvviso è apparso proprio come un fantasma in piedi vicino alla finestra. Onestamente non penso nemmeno che si fosse accorto di me. Se ne stava semplicemente lì fermo a fissare fuori dalla finestra. La cosa che mi ha più spaventata però era che era trasparente. Voglio dire, più trasparente del solito. Potevo vedere i contorni della finestra attraverso lui. Ho istintivamente lanciato un grido, e solo allora lui si è girato verso di me, guardandomi con una espressione così intensa che mi ha fatto venire la pelle d’oca. Ancora adesso se ci ripenso mi viene. Era come se non vedesse solo me, ma che in qualche modo anche lui mi vedesse attraverso. Ha continuato a fissarmi per qualche secondo, poi si è riscosso e solo dopo è tornato pienamente visibile e si è scusato per avermi spaventata. Ho cercato di chiedergli cosa stesse fissando di così interessante fuori dalla finestra, e la sua immagine è sembrata tremolare di nuovo prima di stabilizzarsi, infine mi ha detto che stava guardando dei bambini che giocavano. >>


<< Posso capire che non deve essere stata una bella esperienza, ma non vedo come questo c’entri con la storia di Buffy. >> commentò caparbio Angel, che non voleva saperne di accettare come stavano i fatti.


<< Ma non capisci? Erano le due di notte, fuori era buio pesto, e Spike stava guardando dei bambini che giocavano? Se anche esistessero delle madri tanto incoscienti da far giocare dei bambini in strada a quell’ora, questa è una zona di uffici e di bambini non se ne vede neanche l’ombra, soprattutto vicino alla Wolfram and Hart. >> sbottò Fred


<< Già, come minimo sarebbero stati sbranati dopo due secondi. >> commentò sarcastico Wesley, roteando gli occhi alla ottusità di Angel.


<< Io credo che in realtà Spike non stesse realmente guardando fuori da quella finestra. >> rincarò la dose Fred, indicando la finestra in questione. << Ma un’altra finestra, una finestra situata in un altro luogo ed in un altro tempo. Un tempo ed un luogo che potrebbero benissimo corrispondere con la storia di Buffy. >>


<< Ma se è così perché non ha mai detto nulla? >> chiese Angel, facendo la prima domanda intelligente della serata.


<< Probabilmente per le stesse ragioni per cui non ha mai raccontato nulla di quanto è avvenuto nella bocca dell’inferno, beh, eccettuato per Fred. Ed in quel caso è stato in qualche modo costretto a rivelarlo. La verità è che tu lo prendi sempre in giro a causa del suo rapporto con Buffy. Continui a dirgli che lei non lo ha mai amato ed ha amato solo te. Forse non voleva darti altro materiale per sfotterlo, ci hai pensato? >> gli rispose Wesley, con una punta di veleno nella voce.


Angel intimamente ringhiò, ma non aveva materiale per ribattere a quella tirata, così preferì rimanere zitto.


<< Il punto ragazzi è che la situazione di Spike sta peggiorando ogni giorno che passa. Questi continui spostamenti stanno letteralmente facendolo a pezzi. Credo sia questa la spiegazione della trasparenza dell’altra sera. Non riesce più a mantenere unita la sua essenza, e di questo passo finirà per disperdersi nel nulla. Dobbiamo fare qualcosa per aiutarlo. >> quasi implorò Fred, che in quel momento si sentiva impotente.


<< Um, in effetti una simile possibilità sussiste. >> borbottò Wesley, come riflettendo fra sé e sé. << Ipotizzando il caso che in qualche modo le energie spirituali di Buffy e Spike si siano unite nella bocca dell’inferno quando le loro mani si sono toccate. Poi per qualche ragione, sono state separate di nuovo, ma mentre Buffy era riuscita ad uscire da lì tutta d’un pezzo, Spike è stato prima ridotto in cenere, e poi risucchiato all’interno dell’amuleto. Poiché l’amuleto apparteneva alla Wolfram and Hart, in qualche modo è tornato a casa, rilasciando una parte di Spike, il quale però ancora unito ad esso, non può muoversi come vuole. L’energia residua che Fred ha riscontrato sulla mano di Spike potrebbe spiegarsi come una sorta di richiamo, un qualcosa che spinge Spike ad andare da Buffy. >>


<< Si, come se Spike avesse bisogno di una scusa per voler andare da Buffy. >> sbuffò Angel, che non venne preso in considerazione neanche di striscio.


Wesley infatti continuò ad esporre la sua personale teoria, ignorandolo palesemente. << Dato che Spike non può andare da Buffy come vorrebbe, essendo costretto a rimanere qui a Los Angeles, in qualche modo ha ovviato il problema, creando un contatto con lei in un tempo in cui lei viveva qui. >>


<< Stai dicendo che Spike lo sta facendo di proposito? Di andare da Buffy, intendo? >> chiese Angel, che già si stava inalberando all’idea.


Finalmente Wesley sembrò dargli ascolto, ma lo sguardo severo che gli fece sembrava voler dire “sei stupido o cosa?”. << Certo che no. Se fosse una cosa intenzionale probabilmente avrebbe scelto un tempo più recente, e non certo quello in cui Buffy ha cinque anni. >> ed il suo tono diceva il resto.


<< Senza contare che se i suoi spostamenti fossero intenzionali non lo fiaccherebbero così tanto. Ogni volta che torna è sempre più distrutto, ve l’ho detto. No, qui deve esserci una qualche altra forza all’opera, ne sono sicura. >> dichiarò decisa Fred, incrociando le braccia sul torace.


<< Una qualche altra forza? >> ripeté a pappagallo Angel.


<< L’amuleto molto probabilmente. >> ipotizzò Wesley, di nuovo pensieroso. << Forse interrompendosi il contatto si è interrotto anche l’afflusso di energia, e l’amuleto sta cercando di ripristinarlo. Potrebbe essere questo, o … i Poteri. >>


<< I Poteri? >> a rieccoci con il pappagallo.


<< Beh, vampiro con l’anima ferma un apocalisse e salva il mondo ti ricorda qualcosa? >> fu la sagace risposta di Wesley.


Angel aprì la bocca per ribattere e poi la richiuse serrando i denti. Accidenti a Spike, prima gli fotteva Buffy, ed ora anche lo Shanshu? Non esisteva.


<< Il punto adesso è : cosa si fa? >> chiese propositiva Fred.


<< Personalmente penso che la cosa migliore da farsi sia chiamare Giles e raccontargli tutto quello che sappiamo. Poi sarà lui a decidere se è opportuno che Buffy venga qui. Non abbiamo infatti idea di cosa potrebbe accadere se Spike e Buffy venissero di nuovo in contatto, di quali rischi entrambi potrebbero correre. >>


Quella ipotesi non piaceva neanche un po’ ad Angel, ma prima che potesse obbiettare in qualche modo, Wesley prese di nuovo la parola. << Una sola cosa è certa, se non informiamo Giles, e nel frattempo accade qualcosa di grave a Spike, e poi in qualche modo Buffy viene a saperlo … beh, in quel caso credo mi prenoterò un volo diretto per Timbuctu, sperando che lei non mi segua fino a lì. Ho un ricordo piuttosto chiaro di come diventa quando è infuriata. >>


Angel serrò di nuovo i denti. Anche lui aveva un ricordo piuttosto chiaro in proposito.


L’unica che non sembrò particolarmente turbata era Fred, ma solo perché lei non aveva mai avuto a che fare con una Cacciatrice, o meglio, La Cacciatrice quando era incazzata.


Ed Angel capì che davvero non gli rimaneva altra scelta.



§§§§§




Giles era rimasto ad ascoltare Angel senza neanche fiatare.


Spike era tornato.


Fantasma magari, ma era tornato. Da quasi due mesi.


Ed Angel aveva ben pensato che fosse meglio non farlo sapere a Buffy.


Questa era la cosa che maggiormente lo stava facendo infuriare internamente.


Sorvolando sul fatto che in un’altra situazione anche lui forse avrebbe commesso lo stesso errore, la sola idea che quel dannato vampiro si fosse preso il diritto di decidere cosa era meglio per la sua Cacciatrice … beh, diciamo solo che scatenava in lui il vecchio Squartatore.


Non di meno non aveva detto niente.


Era invece rimasto ad ascoltare le informazioni che erano state raccolte dal team di Angel, sullo stato del vampiro ossigenato. Limitandosi a mugolare qua è la per commentare affermativamente o negativamente quanto gli veniva detto.


Quando Angel finì però, non ce la fece più. Scagliando gli occhiali sulla scrivania, senza preoccuparsi se si rompevano, si massaggiò il ponte sul naso. << In sintesi mi stai dicendo che esiste la possibilità che lo stato incorporeo di Spike sia collegato all’amuleto e di conseguenza a Buffy a causa del contatto che hanno avuto nella bocca dell’inferno. Naturalmente passando sopra al fatto che hai inutilmente fatto passare le pene dell’inferno a Buffy, quando invece avresti potuto farla stare meglio anche solo con una telefonata. >> l’acidità nella sua voce avrebbe potuto sciogliere il vetro.


<< Pensavo solo al bene di Buffy, ed ora più che mai sono convinto di aver fatto bene. Venire qui potrebbe rappresentare un grosso rischio per lei. Non abbiamo idea di cosa potrebbe accadere se lei e Spike vengono in contatto. Lo dice anche Wesley. >> cercò di opporre Angel, forte del fatto che effettivamente la minaccia sussisteva.


<< E lasciare le cose come stanno pensi servirà di più? >> chiese beffardo Giles, che proprio non riusciva a sopportare il tono paternalistico del vampiro. << Come pensi si sentirà Buffy sapendo che forse aveva la reale possibilità di aiutare Spike, ma non ha saputo coglierla? No Angel, questa non è una scelta che spetti a te o a me, ma solo a Buffy. Sarà lei a decidere se vuole correre il rischio. E conoscendola so già quale sarà la sua scelta. >>


<< Non la faccia venire qui, Giles. Sarebbe pericoloso, davvero. >> cercò di supplicare Angel. << Non dico di lasciare le cose come stanno, ma che sapendo quello che sappiamo possiamo concentrare le nostre ricerche su altre vie e trovare una soluzione che risulti meno rischiosa. >>


<< Come ho detto, credo che questa scelta spetti a Buffy. Le riferirò comunque le tue obbiezioni se proprio ci tieni, sarà lei a decidere se tenerle in considerazione o no. >> dichiarò Giles con tono definitivo.


Stava quasi per salutare freddamente Angel e chiudere la chiamata, quando gli tornò in mente un’ultima cosa.


<< Una cosa non mi hai spiegato Angel. >> disse con tono leggermente meno arcigno. << Avevi detto che forse sapevi perché Spike si era presentato a Buffy con il nome Harvey, ed onestamente mi piacerebbe saperlo. >>


Angel sospirò pesantemente, vedendo che ormai la battaglia era persa. << Si da il caso che Harvey fosse il vero cognome di Spike quando era in vita. William Arthur Harvey. Solo in pochi ne erano a conoscenza, e sfortunatamente per me, io ero fra questi. Quanto al perché si sia presentato così, non saprei proprio. Questa è una domanda a cui solo Spike potrà rispondere. >>


<< Vorrà dire che allora porrò a lui la domanda non appena mi sarà possibile. A risentirci Angel, ti farò sapere cosa ha deciso Buffy. >> il tono di Giles era tornato pienamente distaccato, e non mostrava minimamente la sorpresa che aveva provato nel venire a conoscenza del vero nome di Spike.


Solo dopo aver riappeso la cornetta, e fissato a lungo il telefono, le sue labbra si stirarono in un sorriso divertito. << William Arthur Harvey, uh? Chi lo avrebbe mai detto che si nascondeva un Harvey dietro quel The Bloody? >> commentò, prima di tornare di nuovo serio.


Adesso aveva un compito piuttosto gravoso da affrontare, vale a dire raccontare la verità a Buffy. Lo consolava solo il fatto che lei di certo ne sarebbe stata felice, dopo essersi incazzata verso Angel probabilmente (cosa che aggiungeva indubbiamente diletto alla cosa), ma ne sarebbe stata felice.


Ed era questa la cosa più importante.



§§§§§




Buffy cercò di rilassarsi contro il sedile reclino su cui era distesa, ma la sua mente sembrava non volerne sapere di dormire.


Il volo da Londra a Los Angeles era lungo, così Giles aveva suggerito a tutti di cercare di dormire un po’, in modo da arrivare a destinazione belli freschi e pimpanti (non si era espresso esattamente così, ma il succo era quello), in modo da affrontare a mente lucida quanto li aspettava. E Buffy aveva cercato di dargli ascolto, facendosi prestare una mascherina dalla hostess e stendendo il suo sedile, ma senza molti risultati fino ad ora.


La verità era che la sua mente si era bloccata come un disco rotto su tutto quello che era successo dopo che Giles era tornato dalla sua telefonata con Angel. La seconda telefonata, tanto per essere precisi.


Spike era vivo.


Okay, non esattamente vivo, non morto diciamo, fantasma persino, ma non cenere come Buffy aveva sempre creduto fino a quel momento.


Ed Angel invece lo sapeva da quasi due mesi.


Si erano tutti voltati verso di lei fissandola guardinghi, aspettandosi un’esplosione di qualche tipo. Erano rimasti delusi.


Buffy era rimasta silenziosa per qualche altro momento, prima di alzarsi ed iniziare a camminare su è giù, una mano stretta a pugno sulle labbra, la testa china e l’altro braccio stretto attorno a sé, continuando però a non emettere sillaba.


A quel punto avevano iniziato a guardarla tutti veramente preoccupati.


Si erano aspettati qualche invettiva contro Angel, degli scatti d’ira, delle lacrime persino, ma non era successo niente del genere.


La verità era stata che Buffy era troppo presa a pensare a cosa Spike doveva aver passato in quei due mesi, alcune delle cose che Giles le aveva rivelato le avevano fatto male al cuore. L’immagine di Spike che fissava fuori da una finestra, vedendo qualcosa che non era là realmente … le aveva riportato un chiaro ricordo nella mente.


Non si era sbagliata quando aveva raccontato ai suoi amici che all’epoca del suo amico invisibile doveva avere attorno ai cinque anni. In effetti li aveva compiuti proprio in quel periodo. Ricordava il giorno del suo compleanno. Sua madre le aveva organizzato una festicciola con degli amichetti, con regali, torta, candeline e quant’altro si fa in certe occasioni.


E lei ne era stata felice.


Era stata felice fino a quando Mister Harvey non era comparso ed aveva chiesto la ragione di tutta quella eccitazione. Buffy gli aveva quindi detto che era il suo compleanno, e naturalmente lui le aveva fatto gli auguri, dandole anche un piccolo bacio sulla fronte. Cosa di cui Buffy era stata strafelice. Anche se aveva solo cinque anni, non aveva mentito a Xander quando gli aveva raccontato di essersi presa una cotta colossale per il suo amico immaginario.


È solo che lui era così bello.


Ed era tutto suo.


Quando veniva a trovarla lei sapeva di avere sempre la sua piena attenzione, e questo la faceva sentire amata, speciale, importante.


Il signor Harvey però aveva un piccolo problema.


Era alleggico al sole.


Già, alleggico. Buffy in effetti aveva qualche problemino a pronunciare la parola allergico a quei tempi. E ricordarlo adesso la faceva quasi ridere, ma non la faceva ridere ricordare quel giorno.


La mamma, vista la bella giornata, aveva organizzato la festicciola all’esterno, nel giardino sul retro. C’è da dire inoltre che in quel modo le cose erano più semplici per Joyce. Gestire un branco di marmocchi era molto più facile se non ti distruggevano i timpani schiamazzavano per casa. Il problema era che il giardino sul retro a quell’ora del giorno era in pieno sole, e di conseguenza il signor Harvey non poteva partecipare alla festicciola come Buffy avrebbe voluto.


Il risultato era stato che Buffy aveva iniziato a fare i capricci, supplicando la madre di spostare la festa all’interno, così che anche il suo adorato Mister Harvey potesse partecipare. E quando il suo desiderio si era scontrato con un secco rifiuto, i capricci erano diventati bizze vere e proprie.


Buffy all’epoca non poteva sapere che in realtà in quei momenti Joyce era molto preoccupata a causa di quell’amico immaginario che sembrava allontanare la figlioletta dagli amici della sua età, e che il suo secco rifiuto era stato provocato da questo. Buffy si era invece subito accorta che il suo Mister Harvey si era rabbuiato.


Era la prima volta che lo vedeva arrabbiato, soprattutto con lei.


Invece di sentirsi lusingato perché Buffy non voleva fare la sua festa senza di lui, Mister Harvey (alias Spike), si era arrabbiato con lei per le bizze che stava facendo. L’aveva rimproverata severamente, facendole notare tutti i sacrifici che Joyce aveva fatto per organizzarle la festa, e facendole anche notare che i suoi amici ci sarebbero rimasti molto male se li avesse mandati via tutti come aveva minacciato di fare.


Le era venuto da piangere.


Poi, vedendo i lucciconi che brillavano negli occhi della piccola Buffy, Spike si era raddolcito, e le si era avvicinato con fare più calmo e persuasivo.


<< Vedi pulcino, dio solo sa quanto vorrei poter venire là fuori a festeggiare con te, ma non posso, ed è una cosa che accetto. Ma non posso accettare che tu rinunci a passare una bella giornata sotto al sole, giocando con i tuoi amici, solo perché io non posso. Sarebbe sbagliato. Tu appartieni alla luce, Buffy. Forse ora non te ne rendi ancora conto, ma è così. Promettimi che non permetterai mai a nessuno di cercare di trascinarti nell’oscurità. >> le aveva detto solenne.


Lei a quei tempi non aveva davvero capito cosa lui intendesse dire, ma si era quasi sentita in obbligo di promettere, così aveva annuito solenne come lo era stato lui.


Ora però che ci ripensava, si rendeva conto che in qualche modo Spike aveva cercato di tutelarla, persino da sé stesso. Quell’accenno all’essere trascinata nell’oscurità era stato qualcosa che lui aveva veramente cercato di fare, ma in seguito se ne era pentito ed a modo suo aveva cercato di riparare, mettendo sull’avviso la piccola Buffy.


Un avviso che lei inconsciamente aveva sempre tenuto presente.


Ogni volta infatti in cui aveva sentito il desiderio di mollare tutto, di lasciarsi andare, e abbandonarsi all’oscurità che aveva attorno, una voce potente nella sua testa l’aveva sempre trattenuta e tirata indietro.


Aveva sempre pensato che quella voce appartenesse alla Cacciatrice che era in lei, ma ora iniziava a chiedersi se invece non fosse stata la voce di Spike.


E se era così, quante volte l’aveva salvata senza saperlo?


Certo molte di più di quanto lei stessa avesse creduto.


Comunque, tornando al discorso della festa, tutto si era risolto quando il signor Harvey aveva lanciato una proposta che Buffy seppur malvolentieri aveva accolto. Mentre Buffy se ne stava a giocare e festeggiare fuori sul prato, il signor Harvey sarebbe rimasto a guardarla dalla finestra del corridoio di sopra, che a quell’ora era riparata dal sole.


E così, mentre Joyce una volta tanto aveva ringraziato il cielo perché l’amico immaginario della figlioletta non si era rivelato tanto male, Buffy si era lanciata nei giochi con i suoi amichetti, tenendo però sempre d’occhio la finestra da cui poteva vedere Mister Harvey.


Ogni volta che lo aveva guardato gli era sembrato sorriderle felice, ma adesso si rendeva conto che il suo sorriso non era mai arrivato ad illuminargli gli occhi. Anzi, ora che ripercorreva i suoi ricordi, si rendeva conto dell’immensa tristezza che essi celavano.


Ed infine, quando aveva alzato lo sguardo e non lo aveva più visto lì, aveva provato come un brivido. Certo, in quel momento una nuvola stava oscurando il sole, ma persino allora il suo istinto le aveva detto che c’era qualcosa che non andava.


Ed ora sapeva anche la ragione di quel brivido.


Spike stava rischiando di perdersi nel nulla a causa di quei viaggi temporali, e nessuno sapeva come aiutarlo.


L’unica speranza era rappresentata dall’amuleto e lei stessa.


Non sottovalutava il pericolo prospettato da Angel, ma già una volta aveva permesso che Spike se ne andasse senza fare niente per impedirlo, non poteva rifarlo ancora, neanche se ne andava della sua vita.


E poi, la gioia di poterlo rivedere, abbracciare, okay … non abbracciare, vista la sua condizione di fantasma (a tal proposito, se Spike era un fantasma allora perché nei suoi ricordi di bambina lui era stato tangibile? Era un mistero in più che avrebbe potuto risolvere una volta giunta a Los Angeles), di parlare con lui, si questo poteva farlo, l’avrebbe ricompensata di tutto.


Si era quindi girata verso Giles e gli aveva chiesto con voce atona di prenotarle il primo volo possibile per Los Angeles. Dopo di che era uscita dalla stanza per andare a fare i bagagli, lasciando i suoi amici ed Osservatore a guardare attoniti la porta che si era chiusa dietro.


Un paio di ore dopo aveva scoperto che tutti loro l’avrebbero accompagnata a Los Angeles. Probabilmente erano preoccupati per la sua sanità mentale, visto il modo in cui aveva reagito alle notizie, o per meglio dire non aveva reagito, ma a lei avevano detto che ci tenevano a venire con lei perché quella era una missione della Scoobies Gang. Dovevano andare a salvare il loro vampiro, e così lei aveva sorriso felice per la prima volta da due mesi.


Chissà cosa avrebbe detto Spike venendo a sapere che persino Xander si era dichiarato disposto a smuovere mari e monti per riportare la minaccia imbiancata in seno alla famiglia.


La famiglia, già! Loro erano una famiglia, e Spike ne faceva parte. Ora non restava altro da fare che farlo sapere anche a lui.


<< Si prega i passeggeri di sistemare i propri sedili e allacciarsi la cintura, grazie. L’aeroporto di Los Angeles è in vista ed atterreremo fra dieci minuti. >>


La voce dello steward la riscosse dai suoi pensieri.


Erano già arrivati?


Possibile che avesse davvero dormito durante tutto il volo? O più probabilmente era stata così presa dai suoi pensieri che non si era neppure accorta del tempo che passava. Ora però se ne rendeva conto, e cavolo … non era andata in bagno neppure una volta. Argh!


Raddrizzando lo schienale della poltroncina, si tolse frenetica la mascherina dagli occhi e si agitò per uscire dal suo posto e correre in bagno, solo per essere fermata dalla hostess due secondi dopo. << Faccio in un minuto, giuro. >> la implorò con occhi sgranati, e la hostess sospirando la lasciò passare.


Ringraziando il cielo, Buffy si fiondò nel bagno, ed un minuto esatto dopo tornò al suo posto più sollevata, affrettandosi ad allacciare la cintura.


Girandosi a guardare Dawn che la fissava torva, le sorrise candidamente. << Mi scappava. >> le rivelò innocente.


Dawn sbuffò e roteò gli occhi, e poi non ci fu più tempo per fare altro.


L’aero era in rotta di avvicinamento all’aeroporto, e stava sorvolando una delle piste laterali. In lontananza si poteva vedere il mare che scintillava sotto al sole.


Era bello.


Era bello tornare a casa.


Ed entrambe le sorelle Summers si guardarono dicendoselo anche senza parole.



§§§§§





Angel stava camminando impaziente su e giù nella sala d’aspetto degli arrivi internazionali, stando ben attento a non avvicinarsi ai grandi finestroni che facevano entrare il sole del tardo pomeriggio.


Il viaggio verso l’aeroporto non aveva rappresentato un problema, le macchine che la Wolfram and Hart gli mettevano a disposizione avevano i vetri schermati, ma anche se non li avessero avuti, non ci sarebbe stato niente al mondo che lo avrebbe fermato dall’andare ad accogliere Buffy.


Quando Giles lo aveva richiamato annunciandogli il loro arrivo, Angel si era limitato a fare un lungo sospiro abbattuto.


In cuor suo aveva sempre saputo che Buffy non si sarebbe fatta fermare dal suo allarmismo. Non sarebbe stata lei se lo avesse fatto. Buffy era fatta così, pur calcolando il rischio, se riteneva che una cosa era giusta da fare, la faceva, ed al diavolo tutto il resto.


In questo c’è da dire che assomiglia a Spike, solo che Spike il rischio non lo calcola minimamente, si butta a pesce e basta. Idiota. Lui è il meno adatto per stare accanto a Buffy. Invece di trattenerla e inculcarle un po’ di buon senso, scommetto che la incitava a compiere pazzie. Stava pensando mentre digrignava i denti.


La gelosia si sa è una gran brutta bestia.


Finalmente le porte automatiche degli arrivi si spalancarono, lasciando passare i passeggeri del volo transoceanico 347, proveniente da Londra.


Angel nonostante la sua altezza (che poi non era così tanto alto … ), fu costretto ad alzarsi in punta di piedi per frugare fra i volti dei passeggeri che uscivano dal cancello, cercando almeno un volto che gli fosse familiare. Infine il primo che vide fu quello di Xander.


Non esattamente il volto che desiderava di più vedere.


Va bene, la ragione per cui vide per primo Xander, era perché il ragazzo sembrava essere diventato più alto rispetto all’ultima volta che lo aveva visto. Il suo testone infatti svettava di almeno cinque centimetri al di sopra delle teste degli altri, e persino con la benda sull’occhio era riconoscibilissimo.


A tal proposito … da quando Xander portava la benda sull’occhio?!?


Riprendendosi velocemente dalla leggera sorpresa, Angel assunse la sua posa migliore da fico. Se c’era Xander significava che Buffy non poteva essere tanto lontana.


Infatti poco dopo uno ad uno si rivelarono anche gli altri appartenenti alla Scoobies Gang. Prima Giles, poi Dawn (Cavolo, ma quanto era cresciuta quella ragazza?), Willow, un tipo sconosciuto dai capelli biondicci e dall’espressione schizofrenica negli occhi (E quello chi cavolo era? Sembrava fare parte della comitiva, visto che parlava animatamente con Willow) , ed infine lei, Buffy (fra parentesi la tappetta del gruppo).


Proprio a causa della sua statura bassa, il volto della donna che anelava di vedere di più, gli era stato rivelato per ultimo.


<< Buffy … >> disse emozionato, quando finalmente l’ebbe davanti. Guardandola tutto occhioni dolci da cagnolone.


Se anche avesse voluto aggiungere qualcosa, il diretto tirato contro il suo naso glielo impedì.


Il pugno era stato tirato con una tale velocità che nessuno degli altri passeggeri sembrò accorgersene. Angel però se ne accorse. Tenendosi il naso sanguinante e molto dolorante con una mano, guardò allibito la Cacciatrice davanti a sé.


Dai suoi occhi sembrava essere sparito qualsivoglia tipo di calore o affezione. Lo stava guardando quasi con odio.


<< Buffy … >> tentò ancora Angel, ma un nuovo pugno, sempre assestato sul naso (ma ce l’aveva con il suo naso?) lo fece indietreggiare nuovamente.


Una risatina alla sua sinistra fece girare in tempo il vampiro, giusto per vedere Xander che tirava una gomitata a Willow e le diceva di aver vinto la scommessa. Aveva sempre saputo di essere antipatico a Xander, e seppe di non aver bisogno di chiedere di quale scommessa si trattasse.


A quanto sembrava gli Scoobies avevano scommesso su quello che Buffy gli avrebbe fatto una volta arrivata a Los Angeles. A quanto pare Xander aveva vinto puntando sui pugni sul suo naso.


<< Buffy, >> stavolta fu Giles a parlare. << lungi da me il fermarti se la cosa ti da soddisfazione, ma … temo che la polizia aeroportuale potrebbe avere qualcosa da ridire se creiamo confusione nel terminal. >> aggiunse velocemente quando la sua Cacciatrice si girò a guardarlo con occhi che lanciavano lampi.


La Cacciatrice sembrò rifletterci su qualche momento prima di ammettere con sé stessa che Giles aveva ragione. Farsi arrestare dalla polizia non era stato esattamente nei suoi programmi. Nella sua fantasia si era immaginata uno scenario completamente diverso in cui prendere a pugni Angel. Uno scenario dove nessuno sarebbe venuto ad interrompere. Sospirando, afflosciò le spalle. << Okay, lo picchio dopo. >> disse con un broncio tale che a Giles vedendola scappò una risatina.


La cosa invece non sembrò rassicurare per niente Angel.


<< Dov’è Spike? >> chiese inoltre subito dopo Buffy, che già stava passando alla sua seconda fantasia (vale a dire quando avrebbe rivisto il suo vampiro).


Ed Angel capì di essere nelle peste.


Aveva sperato infatti di riuscire a parlare un po’ con Buffy prima di farla incontrare con Spike (onestamente lui non avrebbe assolutamente voluto che lei lo incontrasse, ma …) e così aveva chiesto a Lorne di portare via il pestifero vampiro (che ancora non sapeva nulla dell’arrivo di Buffy). A quel punto però i casi erano due. O Buffy lo picchiava adesso (infischiandosene della polizia aeroportuale), o lo picchiava dopo (quando arrivavano alla Wolfram and Hart e lei non trovava lì ad attenderla Spike. Insomma, di parlare neanche a parlarne.


<< Ha accompagnato Lorne a fare non so cosa. >> rispose bofonchiando.


<< Ma sapeva che stavo venendo, giusto? E chi è Lorne? >>


<< Ehm … no. >> Angel fu veloce a fare un salto indietro mentre dava la risposta. La mano di Buffy infatti si era già serrata a pugno. Rivolgendosi verso Giles sperò in un interlocutore meno riottoso. << Speravo di potervi mostrare prima i risultati dei test e delle ricerche che abbiamo fatto fino ad ora. >> disse come spiegazione. << Ma la cosa non si sarebbe rivelata facile con Spike che come suo solito interrompe ogni due secondi. Così ho chiesto a Lorne, un amico demone pacifico, di tenerlo occupato. E poi magari prima vorrete darvi una rinfrescata, no? Alla Wolfram and Hart troverete delle stanze preparate per voi ad aspettarvi. >> concluse.


Giles non sembrò per niente impressionato da quello sfoggio di generosità. Anche se concordava sul fatto che Spike aveva una gran linguaccia, e molte volte lo aveva fatto uscire dai gangheri per le sue osservazioni, doveva anche ammettere che la maggior parte delle volte quelle osservazioni erano state molto sensate. Beh, viste in retrospettiva lo erano state. Inoltre l’idea di andare alla Wolfram and Hart non lo eccitava particolarmente. << Buffy? Cosa vuoi fare? >> decise di chiedere alla sua Cacciatrice, che nel frattempo se ne era rimasta ad ascoltare quale scusa idiota avrebbe trovato Angel per spiegare il motivo per cui Spike non era lì, per poi successivamente aggiungerla alla lista delle ragioni per cui voleva fare nero Angel.


<< Non ho niente in contrario ad andare in quella ditta maledetta, a condizione però che quando arriveremo Spike sia lì ad aspettarci. >> impose, incrociando le braccia sul torace ed assumendo un’espressione che diceva che le condizioni non erano trattabili. Prendere o lasciare.


Giles internamente applaudì la sua Cacciatrice per come sapeva imporsi, ma Angel non sembrò dello stesso avviso.


Massaggiandosi il naso ancora dolorante, fu quasi sul punto di dire che la cosa era fuori questione. Fortuna che il suo naso fosse di parere contrario. << Okay. >> bofonchiò fra i denti. << Lungo la strada chiamerò Lorne e gli dirò di raggiungerci, ma non posso promettere che Spike sarà lì prima di noi. >>


Facendo spallucce, Buffy non si pose neanche il problema. << Vorrà dire che aspetteremo ad entrare fino a quando non sarà arrivato. >>


Il discorso era chiaramente chiuso, e tutti lo capirono.



§§§§§




Angel stava digrignando i denti e questo produceva un rumore talmente stridulo che sembrava come se qualcuno stesse grattando una lavagna con le unghie. L’autista per fortuna sembrava non accorgersene, fortunatamente era infatti al sicuro dietro al vetro divisore.


Buffy si era rifiutata di salire sulla limousine che la Wolfram and Hart aveva messo a disposizione del vampiro per accogliere i suoi ospiti, preferendo optare per un taxi sgangherato, o meglio due, visto che tutti non ci entravano su uno solo, perché chiaramente anche gli altri avevano rifiutato il gentile passaggio. Il risultato era che Angel stava masticando amaro anche se comodamente seduto tutto da solo su un sedile che avrebbe potuto contenere almeno sei persone (le altre sei avrebbero potuto sedere dirimpetto).


Già gli era bruciato il saluto “caloroso” che Buffy gli aveva rivolto, ed adesso si sentiva proprio bistrattato, povero cucciolone.


A coronare il mazzo ci si era messo il fatto che la sua telefonata a Lorne (fatta come promesso), non era andata esattamente a buon fine. Il verde demone aveva il volume della radio a palla (probabilmente a causa di Spike, grrr), e così riuscire a farsi capire era stato un dramma. Ad un certo punto la conversazione era persino caduta, e da quel momento il cellulare di Lorne sembrava essere morto.


Ed ora?


Cosa avrebbe raccontato a Buffy quando si fossero rincontrati davanti alla Wolfram and Hart?


Gli conveniva per caso fare prima un salto da un rivenditore di armi antiche? Sperando di trovare una armatura che lo mettesse al riparo da colpi non graditi? Um, era una ipotesi da prendere seriamente in considerazione.


E fu così che, con una certa tremarella nelle gambe, Angel uscì esitante dalla macchina e si diresse verso il taxi sgangherato con moooolta cautela.


<< Ehm, temo ci sia un problema. >> disse esitante verso il finestrino dietro cui c’era Buffy, mentre ringraziava il cielo che lei si fosse limitata ad abbassarlo il suddetto finestrino, invece di scendere dalla macchina.


<< Che problema. >> argh, il tono però avrebbe potuto uccidere.


<< Ho chiamato Lorne … ma non sono sicuro che abbia capito di dover riportare Spike qui subito. >> rispose Angel, infilandosi le mani nelle tasche e facendo un passo indietro giusto per sicurezza.


<< Il tuo amico ha problemi di comprensione? >> il tono di scherno era gelido come una lama di ghiaccio.


<< No, è solo che aveva la radio a tutto volume, probabilmente per tenere tranquillo Spike, a lui piace così. >> ci tenne a puntualizzare Angel. Almeno su questo Buffy non poteva contestare, chiunque conoscesse Spike sapeva in quale modo ascoltava la musica.


<< Okay, aspetteremo. >> il tono era di nuovo definitivo, ma stavolta Buffy venne presa in contropiede da un gemito di Dawn seduta vicino a lei. << Cosa? >>


<< Devo andare in bagno. >> bisbigliò la ragazza con una punta di implorazione nella voce.


<< Non ci sei andata in aereo? >> chiese seccata Buffy.


<< Si, cinque ore fa. >> rispose pungente Dawn, aprendo la mano per indicare il numero 5. Lei non era riuscita a sgattaiolare nella toilette dell’aereo dieci minuti prima dell’atterraggio.


Decidendo che gli conveniva intervenire nella diatriba fra le sorelle, Angel esclamò falsamente candido: << All’interno potrete trovare tutti i bagni che volete. >>


Buffy lo fulminò con lo sguardo, avendo capito i suoi scopi reconditi, ma l’espressione di Dawn si fece piuttosto implorante, e come se non bastasse anche Willow si agitò sul suo sedile, come a significare che anche lei aveva bisogno del bagno ma aveva pudore a dirlo davanti al vampiro.


La Cacciatrice sospirò, cos’altro poteva fare? Era in minoranza.


<< E va bene, entriamo. >> cedette. Quello che non sapeva era che anche nel taxi parcheggiato dietro il suo la sua decisione fu accolta con sollievo. Giles stava infatti iniziando a preoccuparsi per il costo del pedaggio. Se fossero rimasti fermi ad aspettare in auto chissà quanto avrebbero pagato. Inoltre anche Xander ed Andrew sembravano necessitare di un bagno.



§§§§§




Se Angel aveva sperato che la situazione potesse migliorare, essendo riuscito a portare la Scoobies Gang all’interno dell’edificio, fu malamente deluso.


Non appena Buffy aveva visto Harmony serenamente seduta dietro la sua scrivania, aveva rilasciato una buona imitazione di un ringhio di vampiro e si era lanciata all’attacco. Erano dovuti intervenire Wesley che Gunn per impedirle di saltarle addosso (mentre Harmony se ne stava nascosta sotto la scrivania e frignava di essere diventata buona).


Oh, anche Angel aveva cercato di intervenire, ma era stato mandato a sbattere con forza contro un muro da un gancio sinistro diretto al suo plesso solare. Insomma era stato messo fuori gioco in un baleno.


Così, mentre il vampiro cercava di riprendere il fiato di cui non aveva bisogno, Wesley e Gunn si erano dovuti interporre fra la Cacciatrice infuriata e la vampira terrorizzata.


Buffy infatti non potendo colpire i due umani così come aveva fatto con Angel (uno dei difetti dell’essere la paladina dei più deboli), si era vista costretta a placare le sue ire e rinunciare, seppur mugugnando.


Immaginatevi quindi quale poteva essere l’atmosfera presente nell’ufficio di Angel.


Buffy se ne stava seduta in un angolo del divanetto, volto imbronciato e braccia incrociate sul petto. Dawn era seduta al suo fianco, e la sua espressione non era meno truce (ce l’aveva ancora con Harmony per quella volta che l’aveva rapita). Andrew aveva un’espressione ansiosa negli occhi, sentendosi a disagio in tutta quella tensione, e non sapendo cosa fare. Giles si era subito immerso in una discussione con Wesley (probabilmente stavano parlando dell’amuleto, ma Buffy in quel momento non aveva voglia di ascoltare), e Willow aveva invece preso a parlare con Fred che era arrivata alcuni minuti dopo. Angel dal canto suo se ne stava ugualmente immusonito seduto sulla sua poltrona dietro la scrivania, e ogni tanto di nascosto (o almeno lui pensava di farlo di nascosto) si massaggiava i punti dove Buffy lo aveva colpito.


Xander era l’unico che sembrava essere completamente al suo agio, spaparanzato su una delle due poltrone davanti alla scrivania, si godeva la vista di Angel con il naso rosso, ed ogni volta che il vampiro se lo massaggiava non poteva fare a meno di rilasciare un piccolo nitrito.


Di Spike però non c’era ancora nessuna traccia.


La pazienza della Cacciatrice dopo circa mezz’ora di inutile attesa era ormai esaurita, e la cosa era chiara da come era aumentato il ritmo del movimento delle gambe incrociate. Si aspettavano tutti che da un istante all’altro sarebbe saltata in piedi e distrutto ogni cosa le fosse capitata a tiro, ragione per cui Angel si era ristretto nella sua poltrona, cercando di rendersi più piccolo che poteva, sapendo benissimo che il primo ad essere attaccato sarebbe stato lui.


E fu allora che due cose avvennero in contemporanea.


Buffy saltò in piedi … e la porta si spalancò.


Tutti i presenti nella stanza si gelarono sul posto, compresa la Cacciatrice, ma con sua suprema delusione … l’individuo che entrò dalla porta non assomigliava per niente a Spike.


Era un demone, verde, dalle corna viola e gli occhi rosso fuoco. E sembrava chiaramente senza fiato (forse lui aveva davvero bisogno di respirare … )


Ma soprattutto … era da solo.


<< Lorne! >> gridò Angel alzandosi e facendo il giro della scrivania (il giro largo per evitare Buffy) ed andando incontro all’amico. << Alla buon’ora, perché ci hai messo così tanto? >> chiese con più di una punta di irritazione nella voce, poi rendendosi conto che Lorne era da solo, aggiunse precipitosamente . << Dov’è Spike? >>


Era esattamente la domanda che avrebbe voluto porre Buffy, così prima di fare qualsiasi cosa la Cacciatrice decise di aspettare la risposta.


Il problema era che Lorne era effettivamente senza fiato; aveva fatto di corsa le scale per arrivare all’ufficio di Angel dato che l’ascensore sembrava non arrivare mai, così adesso aveva qualche difficoltà nel parlare. Per sua fortuna Fred sembrò accorgersene, ed infatti allontanando coraggiosamente Angel con un gesto della mano, usò l’altra per scortare Lorne verso la poltrona più vicina dove il demone si accasciò ansimando.


Wesley invece, capita l’antifona, si affrettò a versare dell’acqua in un bicchiere che poi tese a Fred, la quale lo diede a Lorne.


Okay, anche Buffy aveva capito che quello strambo demone era senza fiato, ma la cosa stava andando troppo per le lunghe per i suoi gusti, soprattutto considerando che la sua pazienza era sparita poco prima della sua apparizione. << Si può sapere si o no dove diavolo è Spike? >> quasi gridò con una punta di isteria nella voce. Il fatto era che aveva capito anche un’altra cosa; Spike non si vedeva da nessuna parte ed il verdognolo non le aveva fatto una buona impressione precipitandosi in quel modo nell’ufficio, qualcosa doveva essere successo e lei voleva sapere cosa.


Deglutendo velocemente e dolorosamente l’acqua, così da poter parlare, Lorne finì quasi per strozzarsi. Resistendo all’impulso di tossire a tutto spiano, e così facendo annaffiare Fred che era china su di lui, farfugliò un : << Scomparso. >> che non rese particolarmente felice né la Cacciatrice, né Angel (anche se per motivi diversi).


<< Che intendi con “scomparso”? >> si affrettò a chiedere Wesley, battendo sul tempo i due summenzionati. << È svanito come suo solito oppure … >> non finì la frase, temendo lui stesso cosa sarebbe potuto succedere se lo avesse fatto.


Nel frattempo Lorne era riuscito a recuperare il controllo della sua gola, così questa volta la sua risposta fu più eloquente. << Ci stavamo dirigendo qui dopo la telefonata di Angel, della quale fra parentesi devo dire di non avevo capito molto eccetto che dovevamo tornare qui, quando ad un incrocio Spike ha iniziato a guardarsi attorno agitato, due secondi dopo è saltato giù dalla macchina e da quel momento non sono più riuscito a ritrovarlo. >>


<< E tu non potevi fermarlo? >> sbottò Angel, mentre chiaramente inviava mentalmente maledizioni al suo childe.


<< Fantasma, ricordi? >> lo sbeffeggiò Lorne, agitando una mano attraverso l’aria come a significare che Spike era intangibile. << Anche volendo non avrei potuto fermarlo. >> aggiunse serio dopo, ma con tono offeso. << Tutto quello che ho potuto fare è stato fare inversione ad U non appena la strada me lo ha permesso, ma quando sono tornato sul punto dell’incrocio di lui non c’era più traccia. Ho anche girato nei paraggi per diversi minuti, ma senza riuscire a trovarlo. Alla fine ho pensato che era meglio tornare ed avvertirvi. Ora me lo dite per cosa era tutta quell’urgenza? >> chiese infine guardandosi attorno curioso per le facce nuove che vedeva.


<< Buffy è venuta appositamente qui per incontrare Spike. >> gli bisbigliò furtiva Fred vicino all’orecchio, mentre indicava una biondina che sembrava sul punto di esplodere.


Gli occhi rossi di Lorne si allargarono come piattini da caffè, mentre la sua mente ricollegava il nome Buffy ad Angel e naturalmente a Spike. Azz, guai in arrivo! Fu infatti l’avviso che gli lanciò la sua mente.


<< Che incrocio? >> chiese sbrigativa Buffy, veramente stanca di tutto.


<< Chiedo scusa? >> rispose Lorne, agitandosi sulla poltrona e sentendosi mortalmente a disagio sotto quello sguardo gelido.


<< Ho chiesto quale incrocio? A quale incrocio è sceso Spike? >> rispose megatesa Buffy, scandendo ogni parola come se parlasse ad un deficiente. Tutto quello che voleva era trovare Spike, nient’altro.


Lorne, che deficiente non era (mentre invece era empatico), comprese che la Cacciatrice di cui aveva tanto sentito parlare era veramente stressata in quel momento. Forse non era il caso di tirarla per le lunghe, forse … ?


<< Hai una cartina? >> chiese ad Angel, che nel frattempo se ne era rimasto a debita distanza da Buffy (chissà perché?), e che sentendosi rivolgere la parola si affrettò ad aggirare di nuovo la scrivania per frugare in uno dei cassetti, per poi tirare fuori trionfante un mezzo minuto dopo (anche troppo tempo per i gusti della Cacciatrice) l’oggetto incriminato e spiegarlo sulla scrivania.


Buffy si affrettò ad esaminarla, facendo però attenzione a lasciare spazio a Lorne così che potesse indicare il luogo dove aveva perso le tracce di Spike. Seguendo il lungo dito ossuto di Lorne che passava sopra le strade disegnate, cercò di visualizzare mentalmente le vie, sperando di trovarvi qualche ricordo di quando abitava a Los Angeles. Infine, quando il dito di Lorne si fermò sul quel particolare incrocio, sentì il cuore mancarle un colpo.


Lei conosceva quella zona.


La conosceva benissimo.


Senza riflettere e spinta soltanto dal puro istinto, si girò, afferrò frettolosamente la borsa ed il suo giacchetto, e si lanciò verso la porta. Il tutto senza neanche guardarsi attorno.


<< Buffy! >> cercò di richiamarla Giles, vedendola uscire così precipitosamente senza dire neanche una parola. << Dove stai andando? >> le urlò dietro dalla porta dell’ufficio, mentre lei già correva diretta verso gli ascensori.


<< Noi abitavamo in quella zona. >> giunse infine la chiara voce di Dawn che incuriosita si era avvicinata anche lei a studiare la cartina, ed aveva riconosciuto come Buffy il punto in cui Spike era scomparso.


<< Qualcosa mi dice che non è una coincidenza. >> commentò sorprendentemente arguto Andrew, per poi con tutta calma apprestarsi a raccogliere i suoi bagagli ed avviarsi verso la porta. Giunto sulla porta, si voltò a guardare gli altri che lo stavano guardando sbigottiti. << Beh, che state aspettando? Non seguiamo Buffy? >> chiese con immacolato candore, per poi voltarsi e dirigersi a sua volta verso gli ascensori.


Angel lo guardò scomparire e poi scosse la testa come per schiarirsela. << Ma chi diavolo è quel tizio? >> borbottò imbronciato, decisamente irritato che persino uno sbarbatello come quello avesse capito cosa stava succedendo meglio di lui. Naturalmente nessuno si premurò di rispondere alla sua domanda.


§§§§§



Buffy sollevò il volto per guardare quella che una volta era stata la sua casa.


Guardandola le tornavano alla mente tanti ricordi. Alcuni belli, alcuni brutti, ma tutti ugualmente preziosi.


Fino a poco tempo prima aveva creduto di avere perso tutto quello che realmente importava. Sua madre, la sua casa, la sua città … e Spike.


Improvvisamente invece si rendeva conto che forse non tutto era perduto. La casa non era più sua, certo, ma era ancora lì, in piedi e non sepolta sotto le macerie di una intera città. Ed i ricordi legati ad essa erano ancora tutti lì, intatti.


Ma più di ogni altra cosa, quella casa forse adesso nascondeva un tesoro ancora più grande.


Spike.


Lungo il tragitto fino a lì non aveva fatto altro che pensarci.


Okay, si era anche guardata attentamente attorno nella disperata ricerca del vampiro, ma con ogni passo che faceva si era fatta sempre più convinta che lo avrebbe trovato proprio nella sua vecchia casa.


Adesso però sorgeva il problema.


La casa non era più sua ed adesso dovevano abitarci nuovi inquilini.


A parte il fatto che la cosa in sé le desse fastidio, questo sollevava un interrogativo di non poco conto.


Come poteva fare ad entrare per scoprire se Spike era davvero lì?


Non poteva mica bussare alla porta e chiedere: “Scusate non è che per caso avete visto un vampiro fantasma?”. Quelli come minimo le avrebbero sbattuto la porta in faccia se non addirittura chiamato la polizia o peggio.


Era così presa ad immaginarsi possibili scenari conseguenti alle sue possibili dichiarazioni che non si accorse di non essere più da sola, e finì per sobbalzare quando la voce di Dawn le risuonò vicina.


<< È in vendita. >> stava infatti dicendo la ragazza, mentre anche lei guardava la casa con malcelato affetto. Nonostante non ci avesse mai davvero vissuto, anche lei aveva dei ricordi di quella casa.


<< Huh? Cosa? >> chiese Buffy, cadendo poi dalle nuvole quando la sorella le indicò il cartello con scritto “Vendesi”. Non riusciva a credere ai suoi occhi, la casa della sua infanzia era di nuovo in vendita.


Questo significava che lei avrebbe potuto … naaah, a cosa andava a pensare? Non sarebbe mai riuscita a trovare i soldi per ricomprare la sua vecchia casa.


<< L’assicurazione ci deve ancora pagare per la perdita della casa di Sunnydale, magari potremmo … >> a quanto sembrava anche i pensieri di Dawn avevano preso la sua stessa direzione, solo che a quanto sembrava la sua sorellina era stata più veloce a trovare una possibile soluzione.


Il pensiero era allettante, davvero, e lo sguardo speranzoso che Dawn aveva negli occhi non aiutava per niente, ma … una cosa alla volta. Prima, c’era un vampiro da trovare.


<< Ci penserò. >> fu la risposta farfugliata da Buffy, troppo impegnata nello scoprire se per caso la serratura della casa era rimasta la stessa di quando ci abitava lei, perché se era la stessa … Bingo!


Alzando trionfante una chiave che aveva recuperato da dietro un pesante vaso di gardenie, la mostrò al gruppetto che si era radunato dietro di lei. << La nascondevo sempre qui perché il vaso è pesante e difficile da spostare … beh, a meno che tu non sia la Cacciatrice. >> esclamò a mo di spiegazioni, per poi affrettarsi per vedere se la chiave girava nella serratura.


<< Ed io che credevo ti divertissi a scalare la quercia sul retro. >> commentò sarcastica Dawn roteando gli occhi, mentre guardava in trepidazione se la chiave effettivamente funzionava.


<< Beh, la quercia era per le emergenze. >> bofonchiò Buffy, stringendo la lingua fra i denti. La chiave era entrata ma faticava a girare, anche perché con il passare del tempo si era un po’ arrugginita. Quando finalmente la serratura scattò, non poté trattenere il sospiro di sollievo che le sorse spontaneo.


La porta si spalancò cigolando leggermente, rivelando l’interno della casa.


Niente di eclatante, davvero ... solo nude pareti macchiate dal tempo e dall’umidità. Evidentemente non vi abitava più nessuno da diverso tempo, o forse non vi aveva abitato nessuno da quando loro se ne erano andate.


Buffy fece un paio di passi dentro la casa e poi si girò per affrontare gli altri che si erano fatti avanti per entrare a loro volta. Alcuni volti erano semplicemente curiosi, altri più interessati, uno sembrava persino annoiato se non irritato (indovinate quale?), li fermò tutti con un gesto della mano.


Se Spike era lì voleva scoprirlo da sola e non insieme a quella strana congrega fatta di sorelle, Osservatori, amici, conoscenti o demoni cornuti. Sola.


Giles sembrò comprenderla soltanto guardandola negli occhi. << Noi ti aspettiamo qui. Chiamaci se hai bisogno. >> le disse piano, con un gesto rassicurante della testa.


Buffy gli rivolse uno sguardo grato, prima di girarsi e iniziare lentamente ad ispezionare la casa.


Non procedeva a caso, i suoi passi la stavano portando verso una precisa direzione. Solo che ad ogni passo che faceva veniva assalita dai ricordi di una vita fa (o meglio due) e così procedeva con lentezza, accarezzando le pareti che l’avevano vista innocente bambina che nulla sapeva di Cacciatrici e Vampiri. Salendo le scale che portavano al piano superiore lo sguardo le si soffermò là dove un tempo erano attaccate le foto di famiglia; foto che le avevano seguite quando si erano trasferite a Sunnydale ed ora erano andate perse per sempre. Qui i muri recavano i segni scuri dei loro contorni, niente di più che pallidi fantasmi di ciò che era stato e non era più. Era triste, ma allo stesso tempo consolante. Un segno tangibile che lei era vissuta qui.


Giunta sul pianerottolo in cima alle scale si soffermò per qualche istante prima di dirigersi a passo sicuro verso quella che era stata la sua vecchia cameretta.


Il cuore le batteva impazzito nel petto mentre posava la mano sulla maniglia della porta. Dall’interno della stanza non si sentiva provenire nessun rumore.


E se si sbagliava?


E se Spike non era là dentro come lei aveva creduto e soprattutto sperato?


Scacciando le sue paure e sollevando la testa con un moto deciso, abbassò decisa la maniglia, per poi però spalancare con dolcezza la porta.


Dovette attendere qualche istante che i suoi occhi si abituassero all’oscurità della stanza prima di poter intravedere qualcosa, grazie anche alla luce della luna che filtrava attraverso i vetri sporchi della finestra, infine però la sua pazienza venne ricompensata.


Là, accoccolato proprio sotto la finestra, si delineava la figura di uomo.


Niente di più che il profilo confuso di un paio di spalle e di una testa china, posata probabilmente sulle ginocchia, ma tutto che gridava inequivocabilmente “Spike”.


Il suo nome invece le uscì a malapena sussurrato dalle labbra, ma apparentemente fu abbastanza da riscuotere il vampiro, che sollevata leggermente la testa la guardò stralunato sbattendo le palpebre, come se si fosse appena risvegliato da un sonno profondo.


<< Sei vera? >>


Buffy si ritrovò a dover reprimere la risata che le era sorta in gola, ad ogni modo le labbra le si stesero in un sorriso storto. << Bella domanda, esattamente quello che volevo chiedere a te. >> gli rispose con una punta di divertimento nella voce.


<< Non so molto bene cosa sia vero e cosa no di questi tempi, pet. Diavolo, non so neppure se io sono vero. >> c’era una tristezza così intensa nella sua voce che Buffy si sentì stringere il cuore. Decise però di mantenere il tono leggero.


<< Mi sbaglierò, ma a me sembri piuttosto vero … beh, intangibilità a parte intendo. Da quanto ho sentito negli ultimi tempi ti diverti a passare attraverso i muri. >> gli disse scherzosamente mentre si avvicinava sempre di più e gli si inginocchiava davanti.


<< Oh, è un vero spasso. >> replicò sardonico Spike. << Il pezzo forte è quando riesco a far saltare dalla paura Peaches. Una vera goduria. >> aggiunse con una pallida imitazione di quello che una volta era il suo ghigno malefico, che però sparì quasi subito. Infatti, qualche secondo dopo la fissò con sguardo serio << È stato lui ad informarti? >>


Buffy si sedette a disagio per terra a gambe incrociate prima di rispondere. La verità era che voleva trovare le parole giuste per farlo, ma non era facile. << Ehm, no … non esattamente. >>


Spike si limitò a guardarla intensamente con la testa leggermente piegata da un lato, proprio come aveva fatto tante altre volte in passato. In qualche modo lui aveva sempre saputo quando lei aveva ancora qualcosa da dire ed invece di invitarla a continuare si limitava ad attendere che lei si sentisse pronta a farlo. Una delicatezza che lei non aveva mai realizzato, beh, fino ad ora.


<< Perché sei qui, Spike? >> gli chiese invece di continuare il suo discorso. Improvvisamente le era venuto in mente il modo giusto per chiarire le cose.


Spike la guardò leggermente confuso per quel cambiamento di direzione. << Qui? Intendi a Los Angeles invece che sepolto sotto la tua vecchia città o … >> qualunque fossero le altre alternative che Spike stava per esporre, Buffy non gli lasciò il tempo di dirle.


<< Intendo qui, in questa casa, nella mia vecchia casa. >> disse puntando al sodo.


<< Oh. >> improvvisamente Spike sembrò decisamente a disagio. Ed ora cosa poteva rispondere? Qualcosa del tipo “Mentre ero a giro con Lorne ho riconosciuto la zona e volevo vedere con i miei stessi occhi se questa casa esisteva davvero o i miei viaggi nel passato erano solo frutto della mia mente malata?” Non poteva proprio rivelarle una cosa del genere.


<< Hai riconosciuto la zona e sei venuto a controllare, giusto? >> gli suggerì Buffy, decidendosi a liberarlo dall’impasse in cui sembrava essere caduto. << Volevi vedere se la casa era davvero qui. Se era reale o se i viaggi che facevi attraverso il tempo erano frutto della tua immaginazione. >>


Questa volta non c’era il punto interrogativo alla fine della frase. Buffy non stava tirando ad indovinare, lei sapeva. Ma come?


<< Come fai a … >> le chiese con voce strozzata. << Non ho mai detto niente a nessuno, io … >>


Lo sguardo di Buffy si addolcì ancora di più mentre lo guardava scuotere la testa sbigottito, incredulo.


<< Mi sono ricordata di tutto, Spike. >> poche, chiare, significative parole, alle quali lui naturalmente spipò gli occhi completamente sbalordito.


Poi, sotto il suo sguardo ancora incredulo, procedette a raccontargli come il vedere un vecchio film avesse risvegliato i suoi ricordi di bambina. Di come quei ricordi le avessero istillato la speranza che forse lui non era perso per sempre come aveva creduto. Di come le ricerche sull’amuleto l’avessero portati a contattare Angel, e di come lui alla fine (seppur malvolentieri) si fosse deciso a rivelare che Spike era davvero tornato anche se in versione fantasma. Gli spiegò anche delle ipotesi che erano state avanzate riguardo a quanto gli stava succedendo, vale a dire che il contatto che loro avevano avuto nella bocca dell’inferno mentre lui indossava l’amuleto poteva in qualche modo averli uniti, provocando i suoi viaggi temporali; perché, non potendo raggiungerla visto che non era in grado di lasciare Los Angeles, l’unico modo in cui aveva potuto stabilire un contatto era stato quello di viaggiare indietro nel tempo in un periodo in cui anche lei abitava in questa città.


Spike ascoltò tutto immobile ed in silenzio fino a quelle parole, e solo allora ebbe uno scatto di nervi. Vibrò un forte pugno contro il pavimento, chiaramente intenzionato a colpirlo, ma il pugno vi passò attraverso senza lasciare la minima scalfittura nel parquet polveroso. La cosa sembrò innervosirlo ancora di più se possibile, ed allora si alzò e prese a camminare su e giù per la stanza sotto lo sguardo intimorito di Buffy, che non riusciva a comprendere la ragione di quella rabbia.


<< Maledizione, maledizione, maledizione. >> borbottava intanto Spike fra sé e sé.


<< Spike, cosa c’è che non va? >> chiese dopo un po’ Buffy, vedendo che la cosa stava andando troppo per le lunghe e volendo spiegazioni.


<< E me lo chiedi? >> tuonò Spike, girandosi finalmente a guardarla là, dove era ancora seduta sul pavimento sporco. Lo sguardo anche se involontariamente gli si ammorbidì alla sua vista. Era così bella, illuminata dolcemente dalla luce della luna. Tutta la rabbia che sentiva dentro si smontò a quella vista, venendo rimpiazzata da un pesante mantello di tristezza. Non era giusto.


<< Spike? >> chiese Buffy, notando che il suo sguardo si era fatto greve.


<< Non è giusto, Buffy. >>


<< Cosa non è giusto? >>


<< Tu, io, tutto questo. >> rispose Spike con un ampio gesto del braccio che abbracciava tutta la stanza. << Non è così che sarebbe dovuta andare. Avevo fatto la mia scelta. Sapevo che non ne sarei uscito da quella battaglia, e lo avevo accettato. Mi dissi che almeno così avrei avuto il finale eclatante che avevo sempre desiderato. Avrei salvato te, il mondo, sarei diventato un fottuto eroe, qualcuno da ricordare con almeno un briciolo di affetto e gratitudine. Ma più di ogni altra cosa, non avrei fallito, non ti avrei delusa, non un’altra volta. >>


<< Non mi hai delusa. >> cercò di opporre debolmente Buffy, non riuscendo a comprendere a cosa lui si riferisse. Lui aveva fatto tutte le cose che si era riproposto di fare. Aveva salvato lei, il mondo, era un fottuto eroe maledizione, e lei lo aveva ricordato con molto più di un briciolo di affetto e gratitudine. Stava per dirglielo quando lui riprese a parlare


<< Ma è quello che ho fatto, non vedi? Ho fallito. >> esclamò completamente sconfitto. << Ho fallito in quello a cui tenevo di più. Volevo che tu fossi libera Buffy, libera di vivere la tua vita. Ed invece eccoci qui. Legati insieme da quello stramaledetto amuleto che non mi lascia andare all’inferno come invece meriterei e non permette a te di liberarti di me. >>


<< E se io non volessi liberarmi di te, Spike? >> chiese Buffy con voce dura, arrabbiata. Finalmente aveva capito perché Spike fosse così demoralizzato, e la cosa la stava facendo incazzare alla grande.


<< Uh? >> Spike non riusciva a credere alle sue orecchie, non poteva aver sentito cosa aveva appena sentito. Aveva creduto che Buffy sarebbe stata felice di liberarsi di lui una volta per tutte, indipendentemente da quello che aveva detto a Peaches per tormentarlo. E perché adesso sembrava furibonda?


<< Cosa se non volessi liberarmi di te, Spike? >> quasi ringhiò Buffy. << Già una volta ti avevo detto che non ero pronta a non averti accanto, ti ho mai detto di avere cambiato idea? Oh, lo so, sono stata la regina dei messaggi confusi, ma pensavo avessi capito che ci tenevo a te. Per la miseria, alla fine te l’ho persino detto che ti amavo, ed anche se tu hai risposto che non era vero ho continuato a pensare, a sperare, che tu me lo avessi detto per farmi uscire da lì, per farmi mettere in salvo. Invece per davvero non mi hai creduta. >> gli gridò in faccia.


Spike aprì la bocca per parlare, per ribattere che lei era stata molto più che la regina dei messaggi confusi (era l’unica parte che era riuscito a seguire decentemente), quando finalmente l’intero discorso gli si piantò nella mente accendendo una lampadina. Una grossa lampadina. Una grossa, grossa lampadina. Avrebbe voluto esporre la sua recente illuminazione (in realtà avrebbe voluto saltarle addosso e soffocarla di baci, ma la sua intangibilità rendeva la cosa alquanto impossibile), ma a quanto sembrava Buffy non aveva finito il suo sfogo.


<< E pensare che ero così felice venendo qui. Mi dicevo che si sarebbe sistemato tutto, Willow avrebbe trovato un modo per renderti di nuovo corporeo e saremmo stati di nuovo insieme. Invece tu non ci pensavi proprio. Scommetto che se non fossi stata io a scoprire che ti trovavi qui, tu non me lo avresti mai fatto sapere. >> lo stava infatti accusando.


<< Anche volendo secondo te come avrei potuto fare? >> esplose Spike, il quale, indipendentemente dal fatto avesse premura di tornare al punto della discussione in cui aveva avuto l’illuminazione, non ci stava a sorbirsi tutti quei rimproveri e voleva poter dire la sua. << Fantasma qui, baby. Non riesco a toccare una dannata cosa, figuriamoci un telefono. Senza contare che Peaches non ha mai voluto darmi il tuo dannato numero. E poi, secondo quello che diceva lui, tu eri andata avanti, stavi bene ed eri felice; cosa avrei dovuto pensare? >>


<< Non sono andata avanti, non stavo bene e non ero felice. >> ribatté Buffy facendo il broncio. << Mi mancavi e mi sentivo spenta e triste, ed ogni giorno che passava era sempre peggio. Tu invece … >> stava per lanciarsi in un’altra sequela di accuse, soprattutto sul fatto che a quanto sembrava lui non vedeva l’ora di liberarsi di lei, ma non ne ebbe il tempo.


<< Neanche per me sono state rose e fiori. >> proruppe infatti Spike, interrompendola con tono cupo. << Diavolo, è stato un vero e proprio inferno. Gli unici momenti sopportabili erano quelli in cui … in cui … lo sai … ma dopo un po’ anche quello è diventato solo un tormento in più. Adesso ogni volta diventa sempre più difficile tornare, e mi sento come intrappolato fra mezzo a due realtà, tirato da una parte e dall’altra ed ho la sensazione che finirò per andare in mille pezzi. >> concluse con un ansito che grondava dolore.


Tutta la rabbia di Buffy si sciolse come neve al sole. << Troveremo una soluzione, Spike. >> cercò di dirgli consolatoria, allungando una mano per dargli il fantasma di una carezza, le dita lievi che aleggiavano sui i contorni del suo volto ahimè intangibile.


E lui sembrò piegarsi verso le sue dita, come a volerne trarre forza e calore visto che non poteva percepirne il contatto.


Rimasero così, fermi, in piedi a guardarsi negli occhi, per quella che sembrò un’eternità o un istante (questione di punti di vista), quando all’improvviso l’immagine di Spike iniziò a sbiadirsi, a perdere la nitidezza dei contorni.


<< No! >> gridò Buffy scuotendo la testa, intuendo cosa stava per succedere ma incredula che stesse avvenendo davvero.


I viaggi di Spike nel passato avevano avuto una logica fino a quando Buffy non era arrivata a Los Angeles. Adesso lei era qui, con lui, allora perché stava accadendo di nuovo?


Non poteva succedere, lei non poteva permetterlo. Non poteva starsene lì ferma a vederlo scivolare via senza fare niente.


Lui sembrava non essersi neppure accorto di quanto stava avvenendo. Aveva gli occhi chiusi ed un’espressione sognante sul volto mentre lentamente svaniva nel nulla. D’istinto Buffy gli si lanciò contro, come a cercare di fermarlo, pur sapendo che le sue mani avrebbero incontrato solo aria nel loro cammino.


E poi avvenne l’impatto, ed il fiato per la sorpresa le uscì con forza dai polmoni lasciandola senza respiro.


§§§§§



Giles e gli altri erano rimasti al piano inferiore mentre Buffy di sopra aveva la sua conversazione privata con Spike.


Xander aveva girellato curioso attorno, mentre Dawn faceva da guida e raccontava a Willow e Fred come era stata una volta quella casa. Willow ne aveva un leggero ricordo causato dall’incantesimo che aveva usato per entrare nella testa di Buffy quando Dawn era stata rapita, ed era eccitata nello scoprire che di tanto in tanto poteva intervenire per indicare dove era stato situato un mobile o un quadro e ricevere conferma delle sue parole.


Mentre Angel se ne stava immusonito appoggiato contro il muro esterno della casa (nessuno lo aveva invitato ad entrare), Giles, Wesley, Lorne ed Andrew parlavano ancora una volta della stranezza della cosa, cercando di venire fuori con una soluzione per tutto quel guazzabuglio. Naturalmente Andrew se ne usciva fuori con citazioni prese da Ritorno al Futuro, che non venivano neanche prese in considerazione dai due ex Osservatori, ma che suscitavano commenti entusiasti da parte di Lorne (il quale era a sua volta fan della trilogia).


Le voci dal piano superiore arrivavano attutite, e benché un po’ tutti volessero sapere cosa stava succedendo, nessuno si azzardava a mettersi apertamente ad origliare. Eccettuato naturalmente il vampiro musone che non avendo altro da fare non si perdeva una parola (grazie anche al suo udito da vampiro), con il conseguente risultato di immusonirsi sempre di più.


Quando la voce di Buffy si levò, ed un chiaro e spaventato “No!” giunse alle loro orecchie, rimasero per qualche istante gelati sul posto.


Poi tutto sembrò impazzire.


Dawn arrivò correndo da dove una volta era stata la cucina, chiedendo a gran voce cosa era successo. Dietro di lei Fred e Willow non meno spaventate. Angel prese a battere i pugni contro la barriera sulla porta, gridando che doveva essere successo qualcosa. Xander ed Andrew si lanciarono insieme verso le scale che portavano al piano di sopra, finendo per scontrarsi e cadere a terra entrambi. Lorne lasciò andare un gridolino allarmato e Giles e Wes si guardarono negli occhi per un istante prima di correre anche loro verso le scale, scavalcando i corpi dei due ragazzi.


Inciampando più volte ed ansimando, Giles raggiunse Wesley che più giovane e scattante era arrivato per primo sulla soglia della stanza in avrebbero dovuto trovarsi sia Buffy che Spike.


Ai loro occhi larghi di sorpresa e sgomento, tutto quello che apparve fu una stanza completamente vuota.


§§§§§




Buffy gemette mentre si riprendeva dallo shock della caduta.


Tutto era successo così rapidamente da lasciarla completamente disorientata.


Un istante prima si era lanciata verso Spike in un fatuo tentativo di trattenerlo dallo scomparire, e l’attimo dopo era andata a sbattere contro di lui a piena forza.


Nessuno dei due si era veramente aspettato l’impatto, vista anche l’intangibilità del vampiro, così si erano entrambi sbilanciati ed erano finiti per cadere a terra, con Buffy distesa caoticamente sopra Spike. Insomma un ammasso confuso di braccia e gambe, tanto che non si sapeva bene dove iniziava uno e finiva l’altro.


E fu a quel punto che la mente di Buffy registrò tre cose.


La prima era che effettivamente lei era distesa sopra Spike. Uno Spike completamente tangibile, oltretutto.


E già lì la sua mente avrebbe potuto partire per la tangente. Gahhh, muscoli di Spike, era il suo esatto pensiero.


A distoglierla dai suoi pensieri lussuriosi c’erano però altre due cose che non tornavano.


Non era più notte, tanto per cominciare.


Dalle finestre, ora pulitissime, entrava a fiotti la luce del sole.


Ed anche questo non fu di aiuto a Buffy per mantenere il controllo. Vampiri e luce solare solitamente non andavano molto d’accordo. Solitamente.


Stava quasi per gridare a Spike di alzarsi e spostarsi in un punto ombreggiato della stanza, quando anche la terza cosa venne finalmente registrata.


La stanza non era più la stessa.


O meglio, era la stessa stanza, ma adesso era piena di mobili, tappeti di soffice lana rosa e peluche sparsi ovunque.


La sua camera di bambina.


I casi erano due, o lei era completamente impazzita, oppure in qualche modo aveva seguito Spike in uno dei suoi viaggi temporali. La seconda ipotesi nonostante tutto sembrava la più logica, eccettuato per il fatto che anche nei suoi ricordi di bambina Spike aveva avuto qualche problemuccio con il sole, mentre adesso la sua luce gli illuminava soffusamente la testa e le spalle, ma apparentemente senza creare combustione.


<< Che cacchio … >>


L’espressione mezza soffocata di Spike riscosse Buffy dai suoi pensieri e la fece rendersi conto di un’ultima cosa. Stava praticamente spiaccicando Spike a terra con il suo peso, ma non tanto questo il problema (quante volte in passato si erano ritrovati in una posizione simile?), quanto piuttosto il fatto che il vampiro, nella stanza adesso piena di mobili, si era ritrovato con le gambe incastrate sotto il letto e con l’aggiunta del suo corpo ad immobilizzarlo, era totalmente bloccato.


<< Scusa. >> esclamò saltando in piedi e tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi a sua volta.


Spike guardò la sua mano tesa, indeciso se afferrarla o meno, temendo istintivamente che il contatto non avvenisse nonostante il fatto che fino a qualche secondo prima avesse avuto modo di percepire nettamente il peso del corpo di Buffy su di sé; alla fine si decise a prenderla quando vide Buffy roteare gli occhi spazientita. Per darsi un tono, una volta in piedi, prese a spolverarsi gli abiti, ma si vedeva lontano un miglio che era imbarazzato.


Imbarazzato ma anche tremendamente dolce, pensò Buffy. Non le era infatti sfuggito il modo in cui le aveva accarezzato leggermente la mano prima di lasciarla andare come se scottasse, né le occhiatine timide che le stava dando da sotto le palpebre socchiuse, credendo di non essere visto. Avrebbero potuto continuare così per un bel pezzo, solo guardarsi di sfuggita e farsi sorrisetti tremuli come due innamoratini alle prime armi, ma c’era un mistero da risolvere (magari anche due, o forse tre) e di quel passo non avrebbero combinato niente.


Pensa Buffy, pensa!


Punto uno: Questa è la mia camera di bambina, di conseguenza dobbiamo per forza essere tornati indietro nel tempo.


Punto due: Come faremo a tornare indietro? Okay, a questo ci penserò dopo.


Punto tre: Perché Spike non brucia? Non che mi lamenti … Cavoli, è persino più da sbavo alla luce del sole. Non mi ero mai accorta che i suoi occhi fossero di un azzurro così intenso. Spike, smettila di guardarmi in quel modo, mi deconcentri ed invece di trovare una soluzione ti salto addosso e chi si è visto si è visto!


Punto Quattro: Qual’era il punto quattro?Ecco, visto? Ci sei riuscito, mi hai completamente deconcentrata. Sei contento adesso?


Spike osservava divertito le espressioni che mutavano repentinamente sul volto di Buffy mentre evidentemente lei pensava alla loro situazione contingente. Era una delle cose che le era mancata di più di lei. Peaches aveva soltanto un paio di varianti espressive, musone o irritato. Personalmente lui preferiva l’irritato, soprattutto se era stato lui a farlo irritare. Uh oh, adesso era Buffy ad avere un’espressione irritata sul volto e questo non andava bene. Di solito quando aveva quell’espressione ci andava sempre di mezzo il suo naso. “Stavolta cosa ho fatto?” Sembrò dire, tutti occhioni ampi ed innocenti. Il trucchetto non sembrò funzionare, perché Buffy adesso lo stava guardando esasperata, anche se … avrebbe potuto giurare … c’era una scintilla di desiderio nei suoi occhi.


E poi due cose accaddero all’improvviso.


Buffy sembrò illuminarsi come se avesse trovato risposta a qualche misterioso dilemma, e da fuori la porta giunse il suono di scalpiccio di piedi infantili.


La Buffy di cinque anni stava per arrivare, e li avrebbe trovati lì entrambi. Curiosa com’era avrebbe certamente chiesto spiegazioni sulla presenza della Buffy adulta. Il pericolo che potesse riconoscersi in quella versione più matura era molto remoto, ma forse c’erano altri pericoli. Una volta aveva letto una cosa in riguardo, era qualcosa del tipo che due corpi non potevano stare nello stesso identico posto e nello stesso identico momento perché altrimenti succedeva un casino.


<< Bloody hell, adesso che si fa? >> chiese spaventato alla Cacciatrice.


<< Lo so io, lascia fare a me. >> gli rispose velocemente lei, proprio nello stesso momento in cui la porta si spalancava facendo entrare una specie di razzo che si avventò contro le gambe di Spike.


<< Mister Harvey, sei tornato! >> trillò l’acuta voce del razzo, vale a dire Buffy versione mignon.


Adesso toccava a Buffy guardare divertita le espressioni che stavano passando sul volto di Spike mentre era alle prese con la piccola sé stessa. L’iniziale allarme e preoccupazione presenti nei suoi lineamenti si erano in breve ammorbiditi alla vista di quella testolina volta in alto verso di lui, tutta ampi occhioni pieni di gioia e labbra tese nel più grande dei sorrisi. Anche le labbra di Spike si stavano adesso stendendo in un dolce sorriso, mentre passava lieve le dita fra i serici capelli biondi della piccola tutto preso a calmarne l’eccitazione. I suoi occhi azzurri brillavano di una luce così piena di calore ed affetto che Buffy si sentì quasi gelosa che quello sguardo non fosse diretto a lei. Beh, in un certo senso lo era, ma … la piccola fitta di gelosia non voleva andarsene.


La piccola Buffy intanto aveva superato la sua eccitazione per il ritorno di Mister Harvey, ed adesso stava guardando sospettosa la grande Buffy. << E tu chi sei? >> le chiese infatti guardinga, per poi riportare lo sguardo sul suo idolo, sperando lui risolvesse il mistero.


Ecco, ci siamo! Adesso scoppia un’altra apocalisse. Fu il primo pensiero di Spike, che aveva temuto proprio quel momento. Poi però venne distratto da un’altra esclamazione della piccola Buffy.


<< Sei guarito dall’alleggìa al sole? >> gli stava infatti chiedendo, avendo finalmente notato che Mister Harvey stava in pieno sole ma non si riempiva di bolle come lui le aveva raccontato.


<< Uh, cosa? >> esclamò Spike, facendo un salto indietro spaventato; fino a quel momento non si era per niente accorto di essere sotto i raggi del suo mortale nemico. << Che dann … >> qualunque cosa stesse per dire fu bloccata dalla mano di Buffy schiaffata sulla sua bocca per zittirlo.


<< Modera il linguaggio, caro. Ricordi che siamo alla presenza di una minore, giusto? >> rispose pacatamente Buffy verso il suo sguardo corrucciato ed interrogativo.


Okay, Buffy aveva fatto punto, se lei non lo avesse fermato si sarebbe lanciato in una delle sue espressioni non esattamente adatte ad orecchi infantili. Ma … stava sognando o lei lo aveva chiamato “caro”?


Assicuratasi che Spike non stava per aprire bocca e dire qualcosa di inappropriato, Buffy decise che era giunto il momento di entrare in scena. Aveva una parte da recitare e doveva recitarla al meglio.


<< Non è proprio guarito, è solo che gli ho dato la sua medicina. >> disse, inginocchiandosi al livello della piccola sé stessa e rispondendo alla sua domanda precedente. << Sai , >> aggiunse con fare cospiratorio << se la era scordata a casa quando si era perso, si scorderebbe anche la testa se non ce l’avesse attaccata al collo. >>


Spike era indeciso se roteare gli occhi per la beffa a lui indirizzata o spiparli a causa di quello che Buffy stava dicendo, non aveva alcun senso mentire così alla piccola. Era evidente che aveva un piano, ma quale? Non appena fosse stato possibile lui e la Cacciatrice dovevano fare una bella e lunga chiacchierata, questo era sicuro.


Nel frattempo la piccola Buffy non era per niente convinta di quanto quella signora le stava dicendo. Da come parlava sembrava conoscere bene Mister Harvey, eppure c’era qualcosa che non le tornava.


<< Ma tu chi sei? >> le chiese ancora sospettosa, assumendo istintivamente la posa che l’avrebbe resa famosa in futuro, vale a dire braccia incrociate sul petto e mento in fuori.


<< Giusto, non mi sono presentata. >> esclamò Buffy con espressione contrita. << Io sono la signora Harvey, la moglie del signor Harvey, ma tu puoi chiamarmi Elisabeth. >> si presentò tendendo la mano verso la piccola sé stessa.


Mano che la Buffy bambina si guardò bene dall’afferrare, oltre allo spedire uno sguardo offeso verso il suo eroe. Lui non le aveva mai detto di avere una moglie. E dire che aveva sperato che quando fosse diventata grande …


Spike da parte sua non sapeva più che pesci prendere. Da una parte c’era la bomba che la Cacciatrice aveva appena lanciato, e dall’altra lo sguardo ferito della piccola Buffy. Diavolo, da piccola il suo sguardo accusatorio era persino più incisivo che nella versione grande.


La Buffy adulta intanto stava continuando con la sua recita. << Devo proprio ringraziarti di esserti presa cura di lui quando si è perso. Ero così in pena, l’ho cercato tanto e quando finalmente l’ho trovato mi ha detto che tu sei stata davvero buona con lui. >> stava infatti dicendo con voce accorata, fingendo di non notare come gli occhi della piccola sé stessa stessero fulminando il povero vampiro.


Lo aveva ricordato all’improvviso. Aveva ricordato con esattezza l’ultima volta in cui Mister Harvey era venuto a farle visita. Non era venuto da solo, c’era stata una donna bionda con lui che si era presentata come sua moglie. Adesso ricordava il dolore che aveva colpito il suo piccolo cuore, e di come quel dolore l’avesse poi portata a cancellare completamente Mister Harvey dai suoi ricordi. Tipico da parte sua, persino quando aveva cinque anni aveva avuto la tendenza a negare e cancellare dalla mente qualcosa che la feriva. Ed adesso, vedendo quel dolore nascosto negli occhi della piccola sé stessa, non avrebbe voluto altro che abbracciarla e dirle che tutto quello che aveva detto erano solo bugie, ma non poteva. Il passato non poteva essere cambiato, questo le era chiaro.


<< Noi adesso dobbiamo tornare a casa, ma prima ci tenevo a ringraziarti personalmente. Anche il signor Harvey vuole ringraziarti, non è vero? >> disse infine, ingoiando il nodo che le si era creato alla gola e girandosi a guardare Spike per incitarlo a tenerle il gioco.


<< Te ne vai via? >> stava intanto gridando angosciata la piccola Buffy, agganciando strette le manine ai pantaloni di Spike. << Non tornerai più? >>


Spike sentì forte il peso di quel doppio sguardo verde su di sé. Da una parte c’erano gli occhi imploranti della grande Buffy, e dall’altra quelli velati di lacrime della piccola Buffy. Gli fece male al cuore vedere i lacrimoni che si formavano nel piccolo sguardo, avrebbe dato chissà cosa per poterli cancellare, ma non poteva. Anche se non capiva perché la Cacciatrice avesse messo su quel teatrino, la conosceva troppo bene per non sapere che era meglio stare al suo gioco.


Sospirando, si inginocchiò vicino alla piccola Buffy e le pose una mano sulla spalla, ma proprio mentre stava per parlare, dal basso risuonò la voce di Joyce che chiamava la figlioletta. << Buffy sbrigati, il pulmino della scuola sta per arrivare. >>


La Cacciatrice sussultò visibilmente udendo quella voce che le fece stringere il cuore in una morsa dolorosa. Sua madre. Lei era ancora viva e stava bene a quel tempo, come aveva potuto dimenticarlo? Era stata così presa a ricordare cosa doveva fare che se ne era completamente dimenticata. Così come si era dimenticata che oggi era il primo giorno di scuola della piccola sé stessa. Adesso ricordava la discussione che aveva avuto con sua madre in proposito. Joyce avrebbe voluto accompagnarla, ma lei non aveva voluto saperne. Si era impuntata che voleva andare a scuola da sola con il pulmino, come una ragazza grande. Così quando Mister Harvey sarebbe venuto a trovarla gli avrebbe raccontato di come era stata brava. Si era sentita così elettrizzata al pensiero di potergli dimostrare che lei era una ragazza grande! Ed allora lui le avrebbe fatto quel suo bel sorriso e le avrebbe detto di essere orgoglioso di lei, magari dopo averle dato un bacino sulla fronte o meglio ancora sulla guancia. Adorava i suoi baci, le sue labbra erano così morbide e profumate, si sentiva sempre al settimo cielo quando lui la baciava. Peccato però che quel giorno fosse poi stato il peggiore della sua breve esistenza, perché quel giorno Mister Harvey era scomparso per sempre dalla sua vita.


Una leggera stretta sul braccio la riportò alla realtà, ed abbassando lo sguardo vide la mano di Spike che la stringeva, ed allora comprese.


No, non per sempre.


Solo per un po’.


Perché lui era il solo che non l’aveva mai lasciata, non veramente.


Gli sorrise come per assicurargli che andava tutto bene e di continuare in cosa stava per fare, vale a dire dare l’ultimo saluto alla giovane sé stessa.


Spike, che si era preoccupato immediatamente nel sentire la voce di Joyce, ben sapendo cosa avrebbe scatenato nel cuore di Buffy, si rilassò leggermente vedendola sorridere. Non era comunque del tutto convinto mentre riportava lo sguardo sulla versione infantile; già era difficile dover trattare con una Buffy alla volta, ma doverne consolare due insieme era un compito che lo spaventava un tantino. Sospirò ancora prima di lanciarsi nel discorso di commiato che stava per fare.


<< Ascoltami piccola, >> disse riportando la piena attenzione allo sguardo lacrimoso che lo stava fissando. << non so cosa avrei fatto se non ci fossi stata tu a prenderti cura di me in questo periodo. >> le disse accarezzandole dolcemente la testolina bionda. Non le stava mentendo, se non fosse stato per lei non sapeva veramente come sarebbe riuscito a tirare avanti vista la brutta situazione in cui si era ritrovato, e lei sembrò comprenderlo, ma questo non attenuava neanche un pochino il dolore che il suo cuoricino di bambina stava provando.


<< Ma te ne vai via lo stesso. >> disse infatti, con il labbro in fuori che tremava dallo sforzo per non scoppiare a piangere davanti al suo idolo.


<< Devo. >> le disse serio Spike, ben sapendo che lei non avrebbe compreso ma cercando ugualmente di essere onesto con lei per quanto poteva. << Il mio posto non è qui, devo tornare al luogo a cui appartengo. >> Al tempo a cui appartengo, alla Buffy a cui appartengo, si disse mentalmente, gettando un veloce sguardo indietro verso la Buffy adulta. << Ma non mi dimenticherò mai di te, sai? Tu forse lo farai, crescerai, diventerai grande e forte e ti dimenticherai del vecchio signor Harvey, ma vorrei tanto che tu non dimenticassi una cosa, un cosa davvero molto, molto importante. >>


<< Cosa? >> chiese curiosa la piccola Buffy, nonostante il tradimento che sentiva dentro perché lui se ne stava andando.


<< Ti ricordi la promessa che mi hai fatto? >> le chiese lui, con gli occhi che brillavano della stessa luce intensa che avevano avuto il giorno del suo compleanno, tanto che Buffy la sentì bruciare su di sé.


<< Si. >> gli rispose con voce tremula, mentre ricordava le sue parole di quel giorno.


Tu appartieni alla luce, Buffy. Forse ora non te ne rendi ancora conto, ma è così. Promettimi che non permetterai mai a nessuno di cercare di trascinarti nell’oscurità.


Non aveva mai capito cosa lui intendesse dire, ed anche adesso non lo capiva, ma se Mister Harvey pensava fosse una cosa importante, allora doveva esserlo. Forse un giorno avrebbe capito … forse.


Quello che la piccola Buffy non sapeva era che anche se adesso non riusciva a capire, la versione più matura di sé lo stava facendo in quel medesimo istante, e mentre istintivamente tratteneva il respiro, la piena realizzazione di quanto fossero state importanti per lei le parole di Spike ancora una volta le allagò il cuore, riempiendolo di una sensazione di infinito calore. Cercò di farglielo comprendere, guardandolo lì, chino sulla piccola sé stessa, ma se anche Spike ne fu colpito, non lo diede a vedere. La sua concentrazione sembrava infatti essere inchiodata sulla bambina davanti a sé.


<< Sei una persona speciale, piccola, davvero speciale. Ricordatelo sempre. Non permettere mai a nessuno di fartelo scordare. E non arrenderti mai, okay? Tu ricorda questo e vedrai che un giorno diventerai un diavolo di donna. >> aggiunse infatti serio, dandole uno stretto abbraccio, mentre di nascosto faceva l’occhiolino alla Buffy adulta, la quale invece di roteare gli occhi come avrebbe fatto in passato si ritrovò a sorridergli beota, sorvolando placidamente sul fatto che lui avesse fatto accenno ad un altro dei suoi famosi discorsi.


Intanto, chiusa nel suo abbraccio, la piccola Buffy non avrebbe desiderato altro che rimanere lì, non fosse altro perché così Mister Harvey non se ne sarebbe andato via con quella donna antipatica.


<< Buffy! Il pulmino è arrivato ti vuoi sbrigare? >> la voce di sua madre proveniente dal basso, la riportò alla dolorosa realtà.


Mister Harvey se ne stava andando.


Lei doveva andare a scuola.


La vita in un modo o in un altro continuava, malgrado le fosse appena caduto il mondo addosso.


<< Arrivo! >> gridò all’indietro, mentre si slacciava malvolentieri dall’abbraccio. << Devo andare. >> aggiunse, mentre si affrettava ad afferrare il suo zainetto (la ragione per cui in effetti era salita in camera) e si dirigeva verso la porta, il tutto tenendo la testa bassa per non guardare ancora Mister Harvey e quella donna detestabile che se lo stava portando via, oltre naturalmente al fatto di non voler mostrare le lacrime che adesso le stavano rigando il volto.


Se le asciugò furiosamente con la manica della maglietta che indossava prima di voltarsi leggermente indietro, ma senza realmente guardare verso i due che adesso stavano fermi in piedi vicino al suo letto. << Prenditi cura di lui e stavolta fallo bene, o dovrai vedertela con me. >> disse rivolta verso l’odiosa donna bionda, il tono più minaccioso che poteva, visto i suoi cinque anni.


La Cacciatrice non trovò niente di divertente in quella minaccia, ed in effetti non c’era niente di cui ridere. Non aveva importanza se la serietà della intimidazione era vanificata dal fatto che proveniva dalla bambinetta che era stata; il punto era che l’aveva sentita come se in quel preciso momento il suo passato la stesse prendendo letteralmente a calci nel sedere per il modo ignominioso in cui aveva sempre trattato Spike fino ad allora.


Ma quello era il passato giusto?


Adesso aveva l’opportunità di cambiare le cose, giusto?


<< Lo farò! >> fu quindi pronunciato con la giusta serietà che la situazione richiedeva.


E poi la porta si chiuse, lasciando il vampiro e la Cacciatrice a guardarsi leggermente imbarazzati, mentre il suono dei passi affrettati della piccola Buffy si perdeva in lontananza mentre la piccola scendeva di corsa le scale e si dirigeva fuori verso il pulmino della scuola che l’aspettava.


Ed infine il silenzio cadde sulla casa.


§§§§§§§§§§§§§





Nel frattempo, nella Los Angeles attuale …


<< Angel vuoi piantarla di fare casino? Finirai per attirare l’attenzione dei vicini che potrebbero chiamare la polizia. E’ questo che vuoi? >> disse stancamente Giles passandosi una mano sulla fronte nella disperata speranza di attenuare il forte mal di testa che lo aveva colpito.


Non bastava che Buffy e Spike fossero misteriosamente spariti nel nulla, no, non bastava; doveva anche sopportare le crisi isteriche del vampiro che continuava inutilmente a battere i pugni contro la barriera che gli impediva di entrare in casa.


<< Se per caso ancora non lo avessi capito, nessuno di noi abita qui e di conseguenza i nostri inviti a farti entrare sono del tutto inutili. >> aggiunse decisamente esasperato.


Se le parole dell’anziano Osservatore servirono allo scopo di immettere un po’ di buon senso, le successive parole di Xander non furono per niente di aiuto per il vampiro. << Giusto, a cuccia deadboy. >>


Il ringhio che sfuggì dalle labbra di Angel fu però smorzato da un più piatto ma non di meno esasperato sfogo di Wesley. << Oh per l’amor del cielo, vuoi piantarla Angel? Qui stiamo cercando di capirci qualcosa ma non arriveremo da nessuna parte se continui a disturbare. >>


Xander, nonostante la situazione critica, si ritrovò a ghignare vedendo e soprattutto sentendo il guaito di disappunto del vampiro. Durò solo per un secondo però, perché subito dopo la sua preoccupazione tornò prepotente e riportò la sua piena attenzione ai due uomini seduti a terra nel centro del salone. << Ancora nessun indizio di dove possa essere finita Buffy? >> chiese esitante, non volendo a sua volta disturbare.


Giles si limitò a scuotere la testa, mentre Wesley, distogliendo per un attimo lo sguardo dallo schermo del suo portatile gli rispondeva. << Tutto fa presupporre che abbia seguito Spike in uno dei suoi viaggi temporali, o almeno è questo che speriamo. Ne sapremo di più non appena Fred tornerà con gli strumenti che ci servono. >> disse, per poi riportare la sua piena attenzione allo schermo.


Xander annuì, pur sapendo che nessuno dei due umani lo stava guardando. Al momento tutto quello che poteva fare era tenere stretta Dawn ed infonderle un po’ di speranza. La ragazza infatti al momento era decisamente disperata per la scomparsa della sorella, oltre che del vampiro.


Willow era andata via insieme a Fred, Lorne ed Andrew. I quattro erano tornati alla Wolfram and Hart per reperire il materiale che sarebbe servito per la ricerca, e lo avevano lasciato da solo a gestire l’adolescente. Non che Dawn si fosse lasciata andare a crisi isteriche o altro. No, al contrario stava prendendo tutta la cosa con sorprendente maturità, ma poteva vedere come questa situazione la stesse stressando, lui stesso non era meno scosso.


Era terribile sentirsi così impotenti.


<< La troveremo e riporteremo a casa, Dawn. Vedrai, li riporteremo a casa entrambi. >> le sussurrò fra i soffici capelli, mentre le posava un leggero bacio in cima alla testa. Lei rispose con un basso mugolio, quasi impercettibile. Sembrava quasi che le sue parole non l’avessero neanche raggiunta.


In effetti, in quel momento la mente di Dawn era in subbuglio. Continuava a pensare e pensare. Aveva come la sensazione che la soluzione di quanto adesso stesse avvenendo fosse lì da qualche parte, nascosta nella sua mente, solo che non riusciva ad arrivarci. C’era qualcosa che stava dimenticando … ma cosa?


<< Ci sono! >> esclamò improvvisamente, alzandosi in piedi di scatto, e così facendo andò a sbattere con la testa contro il mento di Xander.


<< Oww! >> si lamentò il ragazzo.


<< Scusa Xan. >> disse affrettata Dawn, massaggiandosi la testa mentre lui si massaggiava il mento. << E’ che all’improvviso mi sono ricordata di una cosa. >>


<< Una cosa? Cosa? >> borbottò Xander, sempre massaggiandosi la mascella con una mano.


<< Mi sono ricordata una cosa che la mamma disse sull’amico immaginario di Buffy. >> disse eccitata l’adolescente, girandosi a guardare Giles e Wesley.


<< Continua Dawn. >> disse pacatamente l’anziano osservatore, facendo un cenno con la testa per indulgere l’adolescente a continuare il suo racconto.


<< Non conosco bene tutta la storia … voglio dire, io sapevo di questo perché avevo ascoltato mamma e papà litigare … non che stessi origliando, ma sapete come funziona, no? Loro strillavano ed era un po’ difficile non starli a sentire, ma poi abbassavano la voce e così alcuni pezzi me li perdevo, e … >>


<< Arriva al punto, Dawn. >> la sollecitò Xander, dando una leggera stretta sulla spalla della ragazza. Non era il caso di farle adesso una ramanzina sul fatto che avesse origliato i suoi genitori litigare fra di loro. Indipendentemente che Dawn fosse sempre stata un’impicciona (come diceva Buffy), lui sapeva di prima mano cosa voleva dire avere attorno dei genitori che litigano.


<< Beh, ecco … come vi avevo raccontato in precedenza, papà era furioso perché la mamma non aveva mai preso sul serio il problema dell’amico immaginario. Lui pensava che quello fosse stato l’inizio dei problemi psicologici di Buffy, che l’avevano condotta a dare fuoco alla palestra della scuola inventandosi che fosse stata piena di vampiri. >> a queste ultime parole Dawn roteò gli occhi verso l’immaginario padre. Hank Summers si era sempre rifiutato di credere all’esistenza dei vampiri, persino dopo che Buffy ne aveva impalettato uno davanti a lui un paio di anni prima, quando le due ragazze erano andate a fargli visita a Los Angeles. Sorvolando sulla cosa però l’adolescente continuò il suo racconto. << A quel punto la mamma perse davvero la pazienza e gli gridò che l’amico immaginario di Buffy non era mai stato un problema, che il problema semmai si era presentato quando il suddetto amico immaginario era scomparso all’improvviso. >>


<< Scomparso all’improvviso? >> chiese Wesley sollevando lo sguardo dal suo portatile; suo malgrado si era incuriosito al racconto della ragazza.


<< Uh huh. >> mugolò Dawn in assenso. << Come ho detto non conosco tutta la storia ma, più o meno nel periodo in cui iniziò ad andare a scuola, Buffy smise di parlare del suo amico immaginario e diventò molto triste. Ricordo che la mamma disse che a suo tempo aveva cercato di parlarle perché era preoccupata, ma la sola risposta che Buffy le diede fu che il suo amico immaginario era andato via, e che lei era felice che fosse tornato a casa sua insieme a quella antipatica signora. Naturalmente, conoscendo Buffy, la mamma non si bevve neanche per un secondo che lei fosse davvero felice. Negazione, il tuo nome è Buffy. >> terminò con un ghigno l’adolescente.


<< Uhm, beh, si … Buffy e la negazione … >> borbottò Giles, non prestando veramente attenzione a quanto stava dicendo. << Quindi, fammi capire se ho capito bene … Tu stai dicendo che l’amico immaginario di Buffy, che al momento noi sappiamo per certo era in realtà Spike, scomparve un giorno all’improvviso. Apparentemente andandosene via con una signora. Una signora antipatica. E che i due se ne tornarono a casa? >>


La domanda non era realmente diretta verso nessuno in particolare, visto il modo vacuo con cui Giles si guardava attorno mentre puliva gli occhiali, ma Dawn pensò bene che era il suo turno di rispondere.


<< Esattamente. >> esclamò saltellando sul posto. << Lei capisce cosa significa questo, vero? >>


<< Beh … non ne sono certo al cento per cento, ma … credo che questo suggerisca una soluzione al nostro problema. >> disse esitante Giles all’inizio per poi acquistare maggiore sicurezza verso la fine.


<< Concordo. >> commentò Wesley, rilassandosi visibilmente.


<< Uhm, ragazzi? >> chiese Xander alzando una mano. << Qualcuno potrebbe spiegarsi meglio? Non lo dico per me … ma credo che mister zannuto là fuori non ci abbia capito niente. >> Non era che Xander non volesse ammettere di non aver capito nulla di quanto Dawn avesse detto, perché beh, non ci aveva capito nulla. Ma una cosa era ammetterlo con sé stesso, un’altra ammetterlo davanti ad Angel, il quale fra parentesi non era esattamente una cima quando si arrivava ad intuizioni. Xander lo aveva solo battuto sul tempo nella richiesta di spiegazioni, e ne era stato ben consapevole, da qui il ghigno maligno che rivolse al vampiro, ed il ruggito che seguì il suo commento.


Wesley e Giles sospirarono sonoramente a quel ruggito, che era stata la colonna sonora di tutta la serata, ma prima che uno dei due avesse modo di parlare per azzittire il vampiro fastidioso, Dawn salì in cattedra e prese a spiegare. << Buffy e Spike sono scomparsi insieme. Ora, considerando il fatto che Spike da un paio di mesi a questa parte sembra saltellare qua e là indietro nel tempo e ritorno, questo fa presupporre che questa volta Buffy sia andata con lui. >> soffermandosi un attimo per riprendere fiato e accertarsi che Giles approvasse quanto stava dicendo, Dawn proseguì con le spiegazioni. << Questo presupposto è avvalorato dal fatto che l’ultima volta che Spike fece visita a Buffy nel passato era con qualcuno. Una signora antipatica apparentemente … >> e qui l’adolescente si lasciò sfuggire una risatina. << … e questo fa presupporre che la signora antipatica fosse in realtà Buffy stessa versione adulta. I due poi, sempre apparentemente, se ne sono tornati a casa insieme. Il che ci dice che Buffy e Spike torneranno … ed a noi non resta niente altro da fare che aspettare. >>


<< Oh. >> commentò Xander, avendo finalmente capito, mentre si risedeva stancamente sul secondo scalino della scala. La cosa a quanto pare si sarebbe risolta da sola, tanto valeva mettersi comodo. << Compreso tutto dead boy? >> non resistette però a dire, volendo punzecchiare il vampiro.


<< Xander piantala! >> esclamarono in contemporanea i due ex osservatori, quando un altro ringhio risuonò nella notte.


§§§§§



Beh, spiegare a Spike come stavano le cose non era stato particolarmente difficile, sempre se non si considerava il fatto che mentre Buffy spiegava, il vampiro in questione se ne era rimasto fermo impalato davanti a lei a fissarla con un sopracciglio alzato. Stile terzo grado, tanto per essere precisi. E sempre se non si considerava il fatto che Buffy e le spiegazioni non erano esattamente buoni amici. Lei tendeva sempre a svicolare sulle cose che le sembravano talmente ovvie da non aver bisogno di spiegazioni, dimenticandosi che ciò che a lei sembrava ovvio poteva non esserlo per altri, almeno di non conoscere tutti i dettagli.


Fortuna che Spike aveva una certa esperienza quando si trattava di Cacciatrici. Di una Cacciatrice in particolare, tanto per essere precisi. Di conseguenza era riuscito, anche se a malapena, a seguire le sconclusionate spiegazioni che Buffy gli aveva fornito.


Infine, avendo compreso il nocciolo della questione, si sedette accanto a lei sul lettino della piccola Buffy, sospirando.


<< Così questa è davvero l’ultima volta che vengo qui? >> chiese con una nota così triste nella voce che Buffy si voltò a guardarlo stupita.


Aveva creduto che per lui sarebbe stato un sollievo saperlo, ma evidentemente si era sbagliata. Inutile, per quanto ci provasse, Spike finiva sempre per stupirla in un modo o nell’altro. << Lo dici come se ti dispiacesse. >> Oh, al diavolo, se voleva sapere cosa lui pensava veramente, a quanto sembrava l’unico modo era chiederglielo.


<< Beh … si, voglio dire … mi dispiacerà non vedere più la piccoletta … >> rispose stentato Spike, chiaramente imbarazzato mentre si strofinava la nuca con una mano. << Eri una forza anche da piccola, lo sapevi? >> aggiunse infine dopo una lunga pausa, voltandosi leggermente per lanciarle un’occhiata da sotto le ciglia.


Buffy arrossì sotto quello sguardo velato dalle ciglia, mentre si rendeva improvvisamente conto che lei e Spike erano da soli nella stanza.


E lui era pienamente corporeo.


E lì c’era un letto.


Piccolo, certo, ma sempre un letto.


Prima che avesse modo di rispondere al suo complimento, colpevole anche la sua mente che aveva preso a dirigersi in una particolare direzione, lo sguardo di Spike si rannuvolò di nuovo. Ed ora cosa c’era?


<< Cosa? >> gli chiese , tornando alla realtà. Poi, vedendo che lui non le rispondeva, ma aveva preso a fissare ciecamente verso il muro di fronte, lo scrollò per un braccio. << Spike? >>


<< Okay, apparentemente questa avventura è finita, ma è davvero finita? Siamo ancora qui, non è così? Se le cose sono sistemate perché non siamo ancora tornati? >> disse con tono di voce piatto il vampiro, senza neanche girarsi a guardarla.


Buffy si accigliò pensandoci. Spike aveva centrato il punto. Perché erano ancora lì? << Non saprei … forse non è una di quelle cose che succedono in automatico, forse dobbiamo solo aspettare … e prima che ce ne accorgiamo saremo tornati. >> sussurrò, rispondendo sia alle domande di lui che alle proprie.


<< E poi dopo, cosa? >> esclamò Spike, alzandosi in piedi di scatto e prendendo a camminare su e giù per il tappeto, agitando le mani per l’aria mentre parlava. << Cosa ne sarà adesso di noi, Buffy? Che ne sarà di me? Io sono ancora un fantasma nella realtà. Non posso toccare niente, non posso neanche dannatamente lasciare questa fottuta città. Tutto questo dove ci lascia, Cacciatrice? Tu adesso hai la tua vita in Inghilterra, ed io sono fottutamente bloccato qui … sempre sperando che ci sia un qui. >>


All’inizio Buffy si era mentalmente preparata a rispondere alle sue domande con paziente dolcezza. Per quanto inusuale questo pensiero potesse essere. Si era preparata a dirgli che tutto sarebbe andato bene. Che avrebbero trovato un modo per farlo tornare di nuovo corporeo, e che quando ci fossero riusciti lui avrebbe potuto seguirla in Inghilterra, e che soprattutto, lei non aveva nessuna dannata vita in Inghilterra, non senza di lui … quando le sue ultime parole la centrarono in pieno come un treno in corsa.


<< Alt, fermi tutti, che cappero significa “sempre sperando che ci sia un qui”? >> spiattellò fuori senza tanti giri di parole.


Spike si fermò e si girò a guardarla. Uno sguardo talmente denso di tristezza e paura che la sconvolse.


<< Significa che non sappiamo se io tornerò indietro con te oppure no. >> le disse piano.


Buffy scosse forsennatamente la testa, totalmente incapace di accettare un simile presupposto. << No … che stai dicendo … no. Tu tornerai, certo che tornerai … perché non dovresti tornare? >> gridò, alzandosi e correndo verso di lui per afferrarlo inconsciamente stretto, così che se lo teneva stretto lui non sarebbe scomparso.


Spike abbassò lo sguardo a quelle piccole mani strette intensamente sui suoi avambracci, ne riusciva a percepire chiaramente il calore e la forza. Alzando lentamente lo sguardo si preparò mentalmente ad incontrare i suoi occhi verdi pieni di paura, una paura che era anche sua. Si sentiva come se questi pochi attimi che gli erano concessi stessero bruscamente per finire. Da un momento all’altro potevano entrambi sparire da lì, e chissà se sarebbero riapparsi insieme o se lui si sarebbe perso nei meandri del tempo e dello spazio come gli era quasi successo ultimamente. Era diventato sempre più difficile tornare indietro, ma Buffy questo non poteva saperlo. Lui doveva spiegarglielo, doveva fare in modo che lei capisse che forse questi istanti erano gli ultimi che potevano passare insieme; e per quanto penoso questo fosse, non poteva mentirle.


Doveva dirglielo.


Quando però lo sguardo gli si posò su quei meravigliosi occhi verdi, ampi, lucidi, ogni pensiero razionale sembrò fuggire via dalla finestra e svanire nel sole del mattino.


In quel momento solo un pensiero rimase prepotente.


<< Dimmelo ancora, Buffy? >> chiese con la voce stretta da una morsa dolorosa.


<< Dirti cosa? >> chiese lei, allargando ancora di più gli occhi.


<< Quello che mi hai detto l’ultima volta che ci siamo visti. Dimmelo ancora, dimmelo ora. >> la sua voce aveva un tono così intenso di supplica che quasi si spezzò sotto l’intensità delle parole.


L’espressione di Buffy rimase confusa per qualche istante prima che la realizzazione la illuminasse. << Oh … intendi … ma questo non è un addio, Spike, noi non … >>


Qualunque cosa la cacciatrice stesse per dire, fu interrotta da un sussurrato, << Per favore, Buffy. >> e lei capitolò.


<< Ti amo Spike. >>


Quelle tre piccole parole sembrarono aleggiare per la stanza, rimanendo in sospensione nell’aria e volteggiando attorno al vampiro che nel sentirle aveva chiuso gli occhi, come per assaporarle meglio.


Non aveva mai creduto di poterle sentire ancora e soprattutto non aveva creduto possibile ritenerle sincere, non fino ad ora. Per quanto la loro situazione fosse difficile e piena di incognite, soprattutto per quanto lo riguardava, quelle non erano esattamente le ultime parole date come contentino ad un uomo morente. Non poteva esserci pietà nascosta dietro. Non c’erano ragioni per cui lei potesse mentire, giusto? Lei aveva appena detto che questo non era un addio, e se lui conosceva bene la cacciatrice sapeva altrettanto bene che era un tipo testardo come un mulo, e che se lei diceva che non era finita, beh, alla ragazza era sempre piaciuto avere l’ultima parola. Come minimo, se anche finiva per perdersi nello spazio-tempo, lei sarebbe riuscita a ritrovarlo e riportarlo a casa. Lei ne era capace, su questo non aveva dubbi.


Decidendosi finalmente a riaprire gli occhi, le fece il più gioioso dei suoi sorrisi. << Ti amo anch’io, Buffy. >>


E Buffy finalmente rilasciò andare il respiro che non si era neppure resa conto di trattenere, mentre ricambiava il suo sorriso con uno tremante. Pazzesco, ma per qualche istante aveva temuto di risentire ancora quelle odiose parole. No, non lo fai, ma grazie per dirlo. No, questa volta lui non le aveva dette.


L’istante dopo l’istinto prese il sopravvento e si lanciò verso le sue labbra come un assetato si lancia in un’oasi nel deserto.


E lui cedette disponibile al suo assalto, ricambiando ogni bacio, duellando con la sua lingua, sfregando insieme i denti.


Barcollando i due indietreggiarono verso il letto, finendo per cadervi sopra scomposti, troppo presi dalla passione. Il letto era piccolo, ma soddisfaceva le loro necessità, e poi alla peggio c’era sempre il morbido tappeto di lana rosa per terra, no?


Peccato che non ebbero il tempo di esplorare nessuna delle due opzioni. Una voce dal basso risuonò, interrompendo il loro interludio amoroso.


<< Ne avete ancora per molto voi due? >>


§§§§§




Ne avete ancora per molto voi due?


Buffy si gelò al suono di quella voce che da quasi tre anni non sentiva.


Beh quasi tre anni per modo di dire, visto che l’aveva sentita poco prima, chiamare la piccola Buffy per avvertirla che era arrivato il pulmino della scuola.


Solo che quella era stata una voce dal passato, non era stata diretta a lei … alla lei grande; era stata diretta alla sé stessa bambina, insomma. E per quanto in quel momento avesse avuto il forte desiderio di risponderle, di correre giù ad abbracciare sua madre (anche se lei non poteva vederla, né tantomeno abbracciarla), almeno avrebbe potuto rivederla e fare … beh, qualcosa, anche se non sapeva cosa, alla fine non lo aveva fatto.


Il momento cruciale che stava avendo luogo in quel mentre le aveva impedito di seguire la voce del suo cuore, ed era rimasta nella stanza mentre Spike dava il suo addio alla piccola sé stessa.


Quel momento poi era passato ed altre problematiche ne avevano preso il posto.


Ehm … ma si, chiamiamole problematiche … non sia mai che Buffy dicesse apertamente che si stava spupazzando Spike a tutto spiano.


Ed improvvisamente la voce di sua madre l’aveva beccata sul più bello.


Alt!


Un attimo!


Come cappero era possibile?


<< Mamma? >>


Staccando le labbra affamate da quelle di Spike, Buffy spipò gli occhi e si voltò completamente basita verso la porta aperta; quasi aspettandosi di vedere la donna profilarsi sulla soglia.


Non c’era nessuno.


Se lo era forse sognato?


Riportando lo sguardo su Spike, ne studiò l’espressione, giusto per sapere se era solo lei che sentiva le voci immaginarie.


Il vampiro aveva la sua stessa espressione scioccata sul volto.


Okay …


<< Se avete finito di fare qualsiasi cosa stavate facendo, e vi sarei grata di non dirmi cosa stavate facendo, sareste così gentili da scendere di sotto? Avrei bisogno di parlarvi e non ho molto tempo. >> giunse ancora la voce di Joyce dal piano inferiore.


Buffy aprì la bocca come per rispondere, sempre guardando Spike, poi la richiuse ed arrossì profusamente rendendosi conto della posizione in cui si trovavano e mentalmente ringraziando che sua madre fosse ancora al piano inferiore. Il tutto mentre si chiedeva come diavolo facesse sua madre ad essere al piano inferiore, escludendo il fatto che quello era il passato e che non c’era niente di strano che lei ci fosse, a parte il fatto che era appunto il passato e quindi non avrebbe potuto rivolgersi a loro a quel modo. Teoricamente non avrebbe potuto per niente rivolgersi a loro. E quindi come era possibile?


Rendendosi conto che Buffy era partita per la tangente ed era completamente fuori fase da quanto stava succedendo, Spike decise che era arrivato il momento di intervenire e prendere in mano le redini della situazione. Okay, suonava strano anche a lui che Joyce stesse parlando loro, ma negli ultimi due mesi aveva fatto il pieno di stranezze con i suoi viaggi nel tempo, così non ne era particolarmente turbato. Sorpreso si, ma turbato no.


<< Arriviamo Joyce. >> gridò verso la porta, mentre si apprestava a districarsi da Buffy ed alzarsi, per poi aiutarla a sistemarsi i vestiti che nel frattempo si erano stazzonati nel fuoco della passione. Okay diciamola tutta, Buffy aveva la camicetta completamente aperta ed il reggiseno già slacciato. E neanche lui era messo meglio, con la zip dei pantaloni abbassata e …


Mentalmente Spike sperò che Joyce non li stesse aspettando di sotto con un’ascia in mano.


Ancora completamente rintontita, Buffy si lasciò sospingere verso il corridoio. Il cuore le batteva forsennato nel petto e le risuonava come un cupo tamburo negli orecchi mentre a lenti passi si avviava verso le scale, temendo cosa avrebbe trovato una volta giunta in fondo.


Non che ci fosse qualcosa di cui avere paura. Era solo sua madre in fondo. Ma quella situazione così irreale la inquietava alquanto.


Non sapeva cosa aspettarsi.


§§§§§


[wip]