THE HEAVEN GATES



Autrice: Tizzy, alias me.

Genere: Post serie, divertente e drammatico a tratti, insomma una delle mie normali storie.

Pairing: E c’è da chiederlo? Spuffy ad oltranza. Solo che dovrete avere pazienza.

Rating: Direi un PG13, non c’è niente di particolarmente vietato ai minori

Riassunto: Si, come se vi dicessi fin dall’inizio cosa succederà. Diciamo piuttosto che questa storia inizia poco dopo la fine della serie di Angel, e che continua alcuni anni dopo. E come al mio solito, va a scombinare un po’ quanto fino ad ora è stato conosciuto. Buffy sapeva che Spike era tornato? E se lo sapeva, perché non è andata a riprendersi il suo bel vampirozzo? Se ero io ci andavo a bomba, ma se lo faceva anche lei non ci sarebbe stata questa storia, no? E cosa succederà quando le cose non andranno come preventivato? Beh, leggendo lo scoprirete. E per favore non massacratemi, dicendo che ho un sacco di altre storie in ballo. Questa ce l’avevo da parte da un sacco di tempo, solo che mi bloccavo sempre sul solito punto e non riuscivo a mandarla avanti, o meglio, avevo bene in mente la trama generale, ma c’era qualcosa all’inizio che mi ostacolava e non mi permetteva di dirigerla nella direzione in cui volevo. L’ho ripresa in mano non so quante volte, ma lo scoglio iniziale non voleva andarsene. Poi qualche giorno fa ho avuto l’illuminazione, e tutto ha iniziato a girare nel verso giusto, così ho pensato che se volevo finalmente dare a questa storia una possibilità, era giunta l’ora di mostrarvela, altrimenti sarebbe rimasta nella mia cartella delle idee appuntate e mai realizzate, così perdonatemi, okay?




Prologo



La pioggia si abbatteva incessante giù dal cielo plumbeo, incurante di cosa andava a colpire. Che fossero membra squartate di demoni, lance, spade, eroi, la pioggia non concedeva tregua a nessuno. Continuava a cadere e cadere e cadere, tingendo tutto di grigio, stingendo il rosso sangue che scorreva come rivoli dai volti.


Era un inferno.


Un inferno di acqua.


Molti pensavano che l’inferno fosse fatto solo di fiamme.


Si sbagliavano.


L’inferno era lì, ed era bagnato, molto bagnato.


Sembrava quasi che il paradiso stesse piangendo.


Che qualcuno lassù avesse aperto i rubinetti, in un tentativo di ripetere la grande impresa del diluvio universale, stanco di osservare cosa stava accadendo là di sotto. Stanco di vedere volti raccapriccianti e ostili. Stanco di tutta quella violenza.


E così, meglio affogare tutto, no?


O perlomeno questi erano i pensieri di una delle persone che si ritrovavano laggiù a lottare, anche se in quel preciso momento non avrebbe saputo dire per cosa stava lottando.


Lo aveva dimenticato.


O forse non lo aveva mai saputo.


Da quanto poteva ricordare, tutta la sua esistenza era stata una lotta. E per cosa?


No, forse non lo aveva davvero mai saputo.


Eppure, qualcosa dentro di lui, qualcosa a cui non sapeva dare un nome, continuava a spronarlo.


Continua a lottare.


Non ti arrendere.


Forse tu non la conosci, ma una ragione c’è se stai lottando.


E forse … alla fine … anche tu saprai qual è.


Una volta avevi creduto di saperla quella ragione.


Avevi avuto una certezza.


Ora anche quella certezza è scomparsa.


Svanita, diluita, assieme a quel mare di acqua che si rovesciava addosso.


Incessante.


O forse non era mai esistita.


Strani pensieri per una strana situazione.


Perché mai la sua mente correva dietro a vani pensieri?


Cercava forse di aggrapparsi a qualcosa?


Qualcosa che lo trattenesse lì, che gli desse ancora un’altra ragione per lottare.


Perché lotti?


Non lo so.


Perché lotti?


Non lo so.


Perché lotti?


Saranno cazzi miei?


Che te ne frega del perché lotto?


Lotto … perché mi va, ecco.


Lotto … perché … non lo so perché … ma so che non può essere tutto qui.


Ci deve essere. Si, ci deve essere una ragione.


Quale?


E che cazzo, ti ho detto che non la so.


Per cosa lottavi prima?


Perché il mondo mi piaceva e gli umani erano tanti happy meal su due gambe? Tu che dici?


E dopo?


Lo sai fottutamente bene il perché.


Dimmelo.


Per lei, maledizione. L’ho fatto per lei. Era questo che volevi sentirti dire?


Ed ora?


Ma tu non ti accontenti mai? Cosa vuoi, il mio sangue? Sta già scorrendo, non ti basta?


Dimmelo.


NON LO SO!


Dimmelo.


Perché sono un idiota, ti va bene come risposta?


Sono un fottuto idiota che pensa che il mondo non dovrebbe finire in mano a della merda simile. Ecco perché combatto, contento?


Si.


La voce successiva che sentì non proveniva dalla sua testa, non aveva il suo timbro di voce, veniva da lontano, quanto lontano non avrebbe saputo dirlo, non riusciva a vedere niente attorno a sé per colpa di quella dannata pioggia.


<< SPIKEEE! >>


E poi … più niente.


Solo il suono della pioggia.


E lui stava galleggiando, senza peso, senza dolore, senza … senza niente.



####




<< Ti dico che non ho potuto fare niente, maledizione. >>


Angel si asciugò il volto con una mano stanca, mentre fissava negli occhi una Cacciatrice infuriata.


La pioggia si era rarefatta, diventando una pioggerellina sottile che inzuppava quasi di più di prima.


<< Non ho potuto fare niente. >> ripeté il vampiro, pur sapendo che nessuna parola sarebbe bastata per placare la furia che aveva davanti. Ugualmente continuò. << Un attimo prima lo tenevo d’occhio, come mi avevi chiesto, ed un attimo dopo quel dannato drago mi è sfrecciato davanti, volando veloce. L’ho perso di vista solo per un secondo, ma il secondo dopo era già troppo tardi. Il drago lo aveva afferrato fra i denti e se ne stava già volando via con lui. E due istanti dopo non si vedevano più. >>


<< Me lo avevi promesso, Angel. >> la voce era roca, piena di rabbia e dolore. << Me lo avevi promesso. Mi avevi promesso che non avresti permesso che gli succedesse niente se lo lasciavo stare qui con te. Sapevo che non dovevo darti ascolto quando mi hai implorato di stargli lontano per suo bene. Perché dovevo permettergli di andare incontro al suo destino. Quale destino pensi lo attenda adesso? Essere masticato a dovere da un drago? >>


<< Non sappiamo se … >>


<< Oh, davvero? Non lo sappiamo? >>


<< Buffy … >>


<< No! >> la Cacciatrice senior, fece un gesto deciso con la mano. << Hai detto e fatto anche troppo, Angel. Ora basta. D’ora in poi le cose le prendo in mano io. Tu non sei affidabile. >> disse, e la sua era una condanna, e sia lei che il vampiro lo compresero.


####




<< Signor sindaco, signor sindaco. >>


Alfred Hoffman venne svegliato bruscamente nel bel mezzo della notte dalla voce concitata di uno dei suoi concittadini.


Non era esattamente una cosa che gli capitava spesso.


Heaven Gates era una piccola e tranquilla cittadina, posta su una modesta collina a ridosso dei monti Appalachi. Un luogo sereno e di pace, dove di rado accadevano fatti strani o comunque … non accadevano di notte.


In una notte buia e tempestosa, oltretutto.


Una notte che invitava a restarsene straiato al calduccio.


<< Signor sindaco, signor sindaco. >>


Niente da fare, Roger Colton sembrava non voler desistere, e continuava a bussare alla sua porta con insistenza.


<< Arrivo, arrivo. >> rispose debolmente Alfred, alzandosi dal letto ed affrettandosi ad indossare una calda vestaglia di flanella.


<< Si può sapere quale catastrofe si è abbattuta per farti venire qui con questa tempesta? >> chiese, aprendo finalmente la porta ad un decisamente bagnato Roger. << E poi da quando mi chiami sindaco? Ci conosciamo fin da quando eravamo bambini, cosa sono tutte queste ossequi? >>


<< Tempi estremi richiedono estreme misure. >> ghignò Roger, scuotendo la testa e schizzando acqua dappertutto. << E poi ho perso il conto delle volte che ti ho chiamato per nome, ma tu continuavi a ronfare come un ghiro. Ho pensato che forse usando un nome meno familiare ti saresti svegliato. Come infatti è successo. >> bofonchiò poi sottovoce l’uomo inzuppato.


<< Beh, e allora, si può sapere cosa è successo? >> chiese Alfred, per niente divertito. Essere strappato dal sacrosanto sonno notturno non era stato particolarmente piacevole.


<< Non te lo dico, devi vederlo con i tuoi occhi, altrimenti non mi credi. >> rispose enigmatico Roger, mentre tendeva un impermeabile al suo amico sindaco.


<< Ma tu sei matto, io non ci esco con questo tempo. Vuoi farmi venire un malanno? >>


Protesta vana. Senza neanche accorgersene, Roger gli aveva già fatto indossare l’impermeabile e già lo spingeva verso la porta, ancora spalancata da cui si poteva ben vedere il diluvio esterno. << Poche storie, è un’emergenza. E’ successo qualcosa al pozzo, in qualità di sindaco tocca a te decidere cosa deve essere fatto. >>


Suo malgrado incuriosito, il sindaco accondiscese ad uscire, ma … << Aspetta un secondo, sono in pantofole, fammi almeno indossare le galosce. >> cercò di opporre, ed a malapena riuscì a infilarsele. L’amico già lo stava strattonando verso il centro della città, sede appunto del famoso “pozzo”.


Per essere un pozzo era un pozzo, solo che era fatto al contrario.


Dal centro di grossa cupola si innalzavano per oltre cinquanta metri le pareti rotonde di un pozzo, mentre all’interno della cupola vi si trovava il fondo. Una sorta di conca, raccoglieva al suo interno le acque piovane, che poi defluivano per un piccolo canale. Tale canale usciva dalla cupola sotto terra, e faceva il giro completo della piccola cittadina.


Gli abitanti di Heaven Gates pensavano che se la loro città era così tanto tranquilla e serena, fosse merito proprio di quel pozzo, e del canale ad esso collegato.


Nessuno sapeva con precisione quando fosse stato costruito. Tutto quello che sapevano era che quanto scendeva giù dal pozzo era una benedizione, e come tale doveva essere trattata.


Fino ad ora …


Sputacchiando l’acqua che gli era entrata in bocca nel breve tragitto da casa sua al pozzo, Alfred Hoffman, entrò bagnato come un pulcino dentro la cupola, e rimase impietrito.


A quanto sembrava, lui e Roger non erano i soli pazzi ad essere usciti di casa con quel tempo.


Quasi tutta la popolazione cittadina si trovava in quel momento radunata lì. Mancavano giusto i bambini ed i più anziani.


<< Ma che diavolo … >>


Le parole gli morirono in gola, mentre la folla rumorosamente si disperdeva, dandogli così visione della conca.


Era piena d’acqua, logicamente, visto il temporale.


Solo che non conteneva solo acqua.


All’interno, disteso a galleggiarvi dentro, vi era il corpo di un uomo.


Un uomo completamente nudo.


Uno sconosciuto.


Di questo Alfred ne era mortalmente certo.


Conosceva uno ad uno i suoi concittadini, e nessuno di loro aveva i capelli ossigenati.


Bianchi si, naturalmente. Anche i suoi stavano tendendo al bianco ultimamente.


Ma niente di vagamente simile a cosa stava vedendo in quel momento.


Soprattutto quel fisico scultoreo.


<< Oh mio dio. >>


<< Te lo avevo detto che non mi avresti creduto se non lo vedevi con i tuoi occhi. >> esclamò Roger al suo fianco, facendogli segno di avvicinarsi alla conca. << Steven era qui di guardia, era il suo turno, e lui giura che il tizio è piombato giù diretto dal pozzo. Mi ha chiamato subito dopo che era successo. >>


Esitante, Alfred si avvicinò ai bordi della conca, e guardò affascinato il corpo e poi guardò su in alto alle pareti scoscese del pozzo sopra di sè. Poi scosse desolato la testa.


Benché la conca fosse profonda all’incirca un metro, nessuno poteva essere sopravvissuto ad un tuffo del genere.


Questo spiegava perché il corpo non fosse stato ancora spostato.


Povero diavolo, che fine tremenda aveva fatto.


L’istante successivo a quel pensiero, però, tutto venne dimenticato, mentre un aspro respiro faceva sollevare il torace dello sconosciuto, e mandare indietro la testa.


E per un altro istante, tutti rimasero gelati sul posto.


<< È ancora vivo! >> esclamò sbigottito Roger al suo fianco, ma Alfred lo sentì a malapena.


<< Presto! >> gridò, tuffandosi nella conca, ed afferrando il corpo fra le braccia, improvvisamente dimentico che così facendo finiva per bagnarsi del tutto. << Chiamate il dottore, ed aiutatemi a tirarlo fuori di qui. >>






Capitolo 1



Erano passati quattro anni.


Quattro anni di lotte, ricerche, di nuovo lotte, speranze, speranze deluse, e di nuovo speranze.


Ogni volta diventava sempre più difficile.


Segnalazioni, smentite, e nuove segnalazioni e di nuovo ancora smentite.


Era stanca Buffy Anne Summers. Stanca di lottare, stanca di essere la Cacciatrice senior, stanca di sperare in qualcosa che non poteva essere. Stanca di tutto.


Ma non si arrendeva.


Aveva imparato da lui a farlo.


Lui non si era mai arreso.


E lei non poteva essere da meno, giusto?


E poi … laggiù … in un angolino del suo cuore che ormai credeva essere perso per sempre … laggiù … in quell’angolino … la speranza resisteva, tenace, a volte maligna.


Come oggi.


Comprese subito che c’era qualcosa che non andava.


Non ebbe bisogno di guardare in faccia gli altri per capirlo. Non appena entrò nella stanza percepì quella strana atmosfera che non faceva prevedere niente di buono.


<< Buffy … >>


<< Per l’amor di dio, Giles. Non può aspettare almeno che mi metta seduta? Sono distrutta. >> disse, lasciandosi stancamente cadere come un sacco di patate sulla prima sedia libera.


Era stata una nottata massacrante, di quelle che non vorresti mai vivere ma sei costretta a vivere lo stesso. Avevano perso due Cacciatrici quella notte.


Loro non ce l’avevano fatta.


Si erano arrese.


Avevano ceduto al loro desiderio di morte


Loro non erano Buffy Anne Summers.


E questo rendeva tutto ancora più amaro e doloroso, sempre se era possibile.


<< Buffy … >> tentò ancora l’anziano Osservatore, se possibile con maggiore cautela. << Sono il primo ad odiarmi per farti questo, ma … >>


Oh, oh. Quando Giles partiva con quel tono di voce non solo non significava niente di buono, ma se era possibile significava anche qualcosa di molto peggio.


<< Un paio di ore fa ho ricevuto questa foto da un nostro contatto di Vancouver. >>


La foto venne fatta scivolare molto lentamente sul lucido tavolo di legno, e le arrivò davanti al contrario. Da dove si trovava poteva scorgere solo un ammasso confuso di luci ed ombre, niente di anche solo vagamente riconoscibile.


Poteva essere di tutto.


Un esercito di demoni in marcia, come un branco di innocue pecorelle al pascolo.


Solo che non era un esercito di demoni in marcia.


E neanche un branco di innocue pecorelle al pascolo.


Era … no, ancora non riusciva a capire cosa era, ma si accorse distintamente di star trattenendo il respiro.


E altrettanto sembrava stessero facendo gli altri, perché nella stanza era caduto un silenzio tale che si sarebbe potuta sentire volare una mosca e sarebbe sembrato un rumore infernale.


Ma non stava volando nessuna mosca.


Buffy deglutì, ed il suono le rimbombò così forte nelle orecchie che ebbe la sensazione che tutti lo avessero sentito.


Ma in quel momento non c’era spazio per l’imbarazzo.


All’improvviso una macchia di luce sulla carta lucida aveva attirato la sua attenzione. C’era qualcosa di familiare in quella piccola macchia chiara.


Le ricordava …


O no, questo era peggio. Si, era molto peggio.


Non poteva affrontarlo, non ne aveva la forza.


E se si sbagliava?


E se ancora una volta lasciava libera la speranza e poi ne rimaneva immancabilmente delusa?


No, non poteva farlo.


Non poteva guardare quella dannata foto. Neppure se da questo fosse dipeso il destino del mondo.


<< Buffy, per favore, guarda la foto. >>


La voce di Giles le giunse da lontano, come da un altro pianeta, non di meno scosse testardamente la testa.


<< Buffy per favore, apri gli occhi e guarda la foto. >>


Questa volta non fu Giles a parlare, ma sua sorella.


Aveva gli occhi chiusi? Non se ne era neppure accorta. Doveva essere stata una difesa automatica.


<< Willow ne ha fatto un ingrandimento al computer, ma questa risulta più nitida. >>


Niente da fare, la testa continuava a scuotersi e gli occhi a rimanere serrati, mentre un basso mugolio di angoscia le usciva dalla gola.


<< I test di comparazione rivelano un ottanta per cento di compatibilità. È il più alto in assoluto che sia mai stato registrato. >>


E l’altro venti per cento?


Non lo sapevano loro che con una sfortuna come la sua era quel dannato venti per cento che contava?


<< Buffy! >>


Al suo nome gridato da Dawn, finalmente gli occhi le si spalancarono suo malgrado, andando immediatamente a posarsi su quel dannato pezzetto di carta che qualcuno nel frattempo aveva girato e posizionato di fronte.


Una mano le corse subito alla bocca, per bloccare l’urlo silenzioso che la stava scuotendo dall’interno, mentre l’altra si protendeva tremante verso la foto.


Non si era sbagliata, quel lampo di luce erano davvero dei capelli.


Dei capelli ossigenati.


Ma come lei ormai aveva imparato, di capelli ossigenati era pieno il mondo.


Quante volte si era voltata di scatto camminando per le strade, solo perché aveva intravisto una capigliatura simile?


E quante volte ne era rimasta delusa?


Tutte.


Puntualmente tutte le volte.


Solo che questa volta c’era di più.


C’erano due sopracciglia scure, arcuate.


Due sopracciglia in cui una aveva il segno di una cicatrice.


E c’erano due zigomi affilati come un rasoio.


E due labbra morbide, tese in un sorriso beffardo.


Un sorriso che molto spesso aveva odiato.


Proprio come in quel momento.


Che diavolo aveva da sorridere?


Dall’angolazione con cui la foto era scattata era chiaro che il soggetto stava sorridendo a qualcuno o a qualcosa. E la sola idea la stava facendo imbestialire.


Come poteva?


Come poteva starsene là tutto tranquillo e sorridente quando lei aveva avuto la morte nel cuore per ben 4 anni?


Senza volere si lasciò scappare un ringhio di gola che fece internamente tremare gli astanti.


<< Quando è stata scattata? >>


E la sua voce non fu meno terrificante.


<< Un … un paio di giorni fa. >> rispose titubante Giles. << La mia fonte voleva prima raccogliere alcune informazioni … ma per ora si sa ben poco. >>


Nessuna reazione, a parte lo stringersi degli occhi della sua Cacciatrice senior.


Togliendosi gli occhiali ed asciugandosi la fronte con il fazzoletto, sospirò. Sapevano così poco, e per quanto la foto fosse chiara, non sarebbe stata la prima volta che le speranze di Buffy venivano deluse. Certo, questa volta la somiglianza era innegabile, ma …


<< È stato solo un caso che ha portato Cotton in quel locale. Non è nel suo genere, infatti è soprattutto frequentato da ragazzini, ma aveva ricevuto delle strane segnalazioni relative alla zona. Sembra che qualcuno facesse fuori la fauna demoniaca. Aveva pensato ad una possibile Cacciatrice che non siamo ancora riusciti a contattare, lo sai anche tu, ne spunta fuori una ogni giorno e … >> aveva iniziato a spiegare.


<< Giles! Venga al punto. >> seccata da quella sequela di parole, Buffy intervenne bruscamente.


<< Si, uh, cosa stavo dicendo …? Ah si, era andato a controllare con un paio di Cacciatrici. Tutto sembrava tranquillo, così è entrato nel locale per indagare meglio, mentre le Cacciatrici facevano il giro dell’isolato. >> si affrettò a dire Giles, parlando a raffica e riprendendo a malapena il respiro. << Quando lo ha visto appoggiato al bancone del bar non riusciva a credere ai suoi occhi. Per fortuna aveva con sé il cellulare, così ha scattato velocemente delle foto, quella che mi ha inviato è la migliore, le altre sono venute mosse. Poi … >> e finalmente riprese fiato. << pensando che non era il caso di avvicinarlo da solo, è uscito per andare a chiamare le ragazze … sfortunatamente quando è tornato non c’era più. >>


Due cose furono chiare a Buffy, la prima era che Giles faceva venire male quando raccontava le cose. Nonostante avesse parlato velocemente, era riuscito ugualmente a risultare prolisso. La seconda cosa invece fu che Giles sembrava aver deliberatamente ovviato di dire quel nome. E di questo non sapeva se essergli grata o no.


<< È tutto? >> chiese, la delusione che già iniziava a farsi sentire.


<< No, non proprio. >> si affrettò a rispondere Giles, avendo notato come la sua espressione era cambiata. << Come ho detto prima, Cotton ha aspettato a mandarmi la foto proprio perché voleva accludere qualche altra informazione. >> disse, sfregando gli occhiali con il fazzoletto. Odiava vedere quando Buffy faceva quell’espressione delusa.


<< E … >> fu pronunciato con una tale speranza, che Giles se la sentì pesare tutta addosso.


<< Sembra che sia un frequentatore abituale. Ogni venerdì sera, puntuale come un orologio, si presenta con una comitiva di ragazzi. Almeno questo è quanto ha riportato il barman. Di più Cotton non è riuscito a sapere. Pensa che il barman si sia fatto una strana idea sul motivo per cui faceva tante domande, ed ha preferito non insistere. >> concluse, arrossendo leggermente.


<< Strana idea? >> chiese Dawn, innocentemente, per poi subito dopo spalancare gli occhi. << Ha pensato che era un magnaccia? >>


<< Dawn! >> esclamarono in sincrono Giles e Buffy.


Xander, seduto da una parte nitrì, divertito al pensiero che un severo Osservatore fosse stato preso per un pappa.


<< Cosa? >> esclamò invece soave la ragazza. << È plausibile no? Se si è presentato a fare domande con due sventole al fianco il barman si sarà fatto delle strane idee. O avrà pensato che era uno spacciatore. Ci credo che non ha voluto dargli informazioni. Visto che Spike va in quel locale in compagnia di ragazzi, forse ha voluto tutelarli. Forse sono minorenni. >>


Non c’era niente da eccepire, ma a nessuno sfuggì il fatto che Dawn aveva pronunciato il nome proibito.


Così, mentre Giles scuoteva la testa disperato al pensiero che uno dei suoi collaboratori fosse stato preso per un miserabile delinquente, Buffy prese un lungo respiro per controllare le sensazioni che aveva provato sentendo quel nome.


Spike.


E se questa volta non era un inganno?


E se veramente fosse stato lui?


Ottanta percento di possibilità era stato detto. Guardando la foto il venti per cento che mancava, spariva del tutto. Solo …


<< Ma che ci faceva Spike con un gruppo di ragazzini? >> la domanda le lasciò le labbra nel momento stesso in cui la pensava, ma non si pentì di averla fatta. Almeno servì a causare delle reazioni più normali fra i suoi amici. Reazioni che per la prima volta in quattro anni le restituirono una grande forza.


<< Lo scopriremo. >> disse sicura Dawn.


<< Si parte per Vancouver. >> esclamò Xander, volendo suonare mesto ma senza riuscire nell’impresa. Ormai tutti sapevano che la sua antipatia per il vampiro era scomparsa da un pezzo.


Roteando gli occhi, invece Willow annunciò. << Prenoto i biglietti aerei. >>


<< Io non posso venire. >> disse invece Giles, chiaramente dispiaciuto per non poter far parte della spedizione. << Domani arriva un nuovo gruppo di Cacciatrici e non posso non essere presente. Vorrà dire che mi sostituirà Andrew. >>


<< Andrew no! >> esclamarono tutti in coro.


Sospirando Giles si rimise gli occhiali. << Onestamente preferirei anch’io che lui rimanesse qui al mio posto e poter venire con voi, ma non oso pensare ai guai che combinerebbe. Inoltre, non appena verrà a sapere dove andate e perché, non riuscirete a scollarvelo di dosso. >> al che tutti scossero desolati la testa. Così come era chiaro per tutti che Xander aveva superato il suo odio per il vampiro, era altresì chiaro che Andrew ne fosse un fan sfegatato.


<< Potremmo sempre incatenarlo nelle segrete. >> propose malignamente Dawn.


Inutile dire che tutti ci fecero un serio pensierino sopra.


####



Il viaggio era stato massacrante, non tanto per il volo in sé stesso, relativamente tranquillo e senza vuoti d’aria, ma per tutta la trafila burocratica che ormai accompagnava sempre chiunque viaggiasse da un continente all’altro.


I controlli negli aeroporti erano diventati negli ultimi quattro anni veramente allucinanti. A seguito della battaglia svoltasi a Los Angeles il mondo aveva finalmente scoperto che esseri come i vampiri o i demoni in generale, non erano solo il frutto della fantasia di alcuni scrittori, ma erano veri e reali. Erano così scattate tutta una serie di misure per controllare chi superava le varie frontiere, ripristinando persino quelle che erano scomparse in precedenza.


Ormai se volevi passare da un paese all’altro non potevi fare a meno di sottoporti a tutta una serie di analisi fisiche, oltre che ai normali controlli prima esistenti. E se poi avevi la necessità di portare anche delle armi (come nel caso di Buffy), la cosa diventava assurda.


Oh, certo, lei aveva tutti i permessi in regola, essendo quello che era (anche le Cacciatrici ormai erano conosciute nel mondo), non di meno doveva ugualmente ogni volta seguire le varie procedure legali, e queste differivano spesso da paese a paese. E naturalmente, il Canada era uno dei paesi che adottava le regole più severe, giusto per rimanere sul tema “la sfortuna mi perseguita”.


Solo uscendo dal terminal dell’aeroporto aveva ritrovato il suo buon umore per un attimo. Ad attenderla aveva infatti trovato Cotton, venuto ad accogliere i nuovi arrivati per condurli ai loro alloggi.


La vista di quell’ometto dai capelli impomatati e dall’aspetto vagamente viscido l’aveva fatta sorridere, ricordando come Dawn avesse supposto che il barman di quel locale avesse pensato che era un magnaccia. Non avrebbe potuto dargli torto se fosse stato veramente così.


E la stessa cosa doveva averla pensata Xander, visto il nitrito che si era fatto scappare alla vista dell’ometto.


Nitrito subito fatto soffocare da una gomitata nello stomaco da parte di Willow.


C’è da dire però che Cotton, nonostante il suo aspetto, si era fatto perdonare, vista l’accoglienza calorosa con cui aveva accolto tutti. Un calore che tutti avevano sentito come reale e non falso. In men che non si dica li aveva scortati ad un pulmino pulito, caldo ed accogliente. Infatti, nonostante fosse piena estate, l’aria serale era sembrata fin troppo fresca per i nuovi arrivati, stanchi e scombussolati per il viaggio.


E altrettanto veloce era stato il viaggio verso la sede del Consiglio a Vancouver. Viaggio che sarebbe stato piuttosto silenzioso se non fosse stato per Andrew che aveva continuato imperterrito a ciarlare, troppo eccitato all’idea che presto avrebbe ritrovato il suo eroe. Nessuno però aveva avuto la forza di zittirlo. Non tanto perché fossero troppo stanchi per farlo, ma semplicemente perché Andrew era una causa persa in partenza, e questo era chiaro a tutti.


Fu così che quando finalmente Buffy posò a terra la valigia nella camera che le era stata assegnata, gettandosi poi di peso sul letto distrutta, ringraziò il cielo di poter finalmente ascoltare solo il silenzio.


Vista la stanchezza che provava, avrebbe potuto addormentarsi all’istante, così, ancora coperta dai vestiti sporchi ed appiccicosi di sudore del viaggio. Non di meno, si rese conto che anche quella notte non sarebbe riuscita a dormire.


Era una vecchia storia ormai.


Da ben cinque anni, non importava quanto stanca fosse, non appena la sua testa colpiva il cuscino, il sonno sembrava volarsene via dalla finestra.


Si era ormai abituata a dormire si e no un’ora o due per notte, così come i suoi amici si erano abituati a vedere dei cerchi scuri incorniciarle perennemente gli occhi. Oh, Willow aveva cercato di somministrarle più volte vari rimedi per l’insonnia, ma puntualmente avevano tutti fallito. Non era servito neppure cambiare cuscini, materassi o coperte.


L’unica cura per la sua insonnia ormai Buffy la conosceva da tempo.


Due braccia fresche e forti ed un torace scultoreo su cui posare la testa.


Qualcosa che le mancava appunto dai suddetti cinque anni.


Non era però quella la ragione per cui quella notte non riusciva a prendere sonno, e questo le fu subito chiaro.


Quella notte era diversa.


Quella notte era più vicina che mai a ritrovare cosa aveva disperatamente cercato per quattro anni, e non poteva starsene a poltrire a letto, non ci riusciva. Improvvisamente guizzi di energia le sfrecciarono per il corpo, rendendole chiaro che non poteva neppure prendersi il lusso di riposarsi cinque minuti di più.


Doveva uscire.


Doveva uscire ed andare in quel locale a fare domande. Fare domande si, ma soprattutto ottenere delle risposte.


Freneticamente cercò nella borsa, sospirando di sollievo quando finalmente le sue mani vennero a contatto con la busta che vi aveva riposto poche ore prima, e tirandone fuori la foto.


Sospirando si prese qualche momento per rimirarne ancora il soggetto. Aveva perso il conto delle volte che l’aveva tirata fuori dalla busta sull’aereo, per poi rimetterla velocemente dentro quando incrociava gli sguardi un po’ preoccupati degli amici e della sorella.


Sapeva che si stavano preoccupando per lei. Sapeva cosa temevano.


Erano le sue stesse preoccupazioni e paure.


La dolorosa delusione era sempre lì, dietro l’angolo, e stavolta quando si fosse palesata non aveva idea se sarebbe stata in grado di sopportarla.


Il solo pensiero di doverla affrontare le faceva stringere il petto in una morsa dolorosa che le toglieva il respiro.


Ma questa volta sarebbe stato diverso.


Era vicina, lo sentiva.


Per la prima volta in quattro anni sentiva di essergli veramente vicina.


Ora doveva solo trovarlo.




Capitolo 2



Buffy sbirciò furtiva ai due lati del corridoio, sospirando di sollievo quando vide che erano desolatamente vuoti.


Questo era qualcosa che sentiva di dover fare da sola.


Per quanto il supporto degli amici fosse talvolta utile, o necessario, da molto ormai si era imposta di non fare affidamento su di loro su certe questioni.


Non era che non li avesse perdonati per la volta che le avevano voltato le spalle, era acqua passata, ma al tempo stesso le era rimasta una vaga sensazione spiacevole. Qualcosa che le impediva di aprirsi totalmente con loro.


Era sola Buffy Summers.


In profondità, dentro di sé, sapeva di esserlo. Sapeva che c’erano cose che non poteva condividere con gli altri.


Che c’erano luoghi nel suo cuore dove i suoi amici non potevano entrare.


Luoghi rimasti desolatamente vuoti per cinque anni.


Vuoti come quel corridoio che ora attraversava furtivamente, diretta al piano inferiore e poi fuori dalla porta.


L’aria fresca della notte sembrò accoglierla a braccia aperte, invitandola a lasciarsi immergere dall’atmosfera di quella città sconosciuta. Una città che avrebbe potuto essere come tante altre che aveva visitato nel corso degli anni, ma che non lo era.


Quella era la città dove finalmente lo avrebbe ritrovato.


Ed allora il suo cuore non sarebbe stato più vuoto.


Si soffermò un attimo per controllare il navigatore satellitare attaccato al polso. Vi aveva inserito il giorno prima l’indirizzo del locale dove avrebbe dovuto recarsi. Diceva di dirigersi a nord.


E che nord fosse.


Certo, non si era aspettata la voce roca e sussurrata che le risuonò dietro la schiena. La fece sobbalzare.


<< Buffy. >>


Girandosi di scatto vide … Xander.


L’amico aveva un aspetto terribile, con la barba lunga, i vestiti stropicciati (non che i suoi fossero in migliori condizioni) ed un’espressione seria sul volto. Persino la benda sull’occhio risultò più terribile di quanto non fosse.


<< Xander, che ci fai qui? Dovresti essere a dormire. >> gli disse fintamente vivace e preoccupata, la nota acuta nella sua voce però vanificò lo sforzo. Era stata colta sul fatto e lo sapeva.


<< Anche tu dovresti essere a dormire. >> disse stancamente l’amico. << Ma sappiamo entrambi che è una cosa impossibile. Sapevamo tutti che avresti cercato di uscire di soppiatto per andare a cercare informazioni, così abbiamo fatto la conta per decidere chi dovesse accompagnarti. Ho vinto io. >> aggiunse un po’ più vivacemente verso la fine, volendo sottolineare il fatto che era felice di farlo, anche se non sembrava viste le sue condizioni.


<< So prendermi cura di me stessa. Cacciatrice, ricordi? >> sbuffò Buffy, irritata che i suoi amici si fossero dimostrati tanto svegli.


<< Ricordo, ricordo. >> concesse stancamente Xander, con un gesto blando della mano. << Ma questo non vuol dire che devi fare sempre tutto da sola. E poi se non venivo io, veniva di sicuro Andrew, avresti preferito lui? >> le chiese malizioso, con un sorrisetto sghembo sulle labbra.


<< Che Dio me ne scampi e liberi. >> esclamò Buffy, afflosciando le spalle. Era stata battuta, e lo sapeva, e da come sorrideva Xander, lo sapeva anche lui.


<< Beh, allora? Da che parte si va? >> chiese l’amico, sfregandosi le mani per scaldarle.


Senza rispondere a parole, Buffy indicò verso nord.


Non ci fu bisogno di altro.


####



Il locale non era molto affollato, probabilmente anche a causa del fatto che era solo martedì, e quindi giorno feriale. Di solito locali del genere si riempivano soprattutto nel fine settimana.


Era tranquillo ed accogliente insomma, ma ugualmente provocò nei due californiani uno sgradito senso di dejà vu.


Quel posto ricordava troppo il Bronze, nonostante l’arredamento fosse completamente diverso. Era l’atmosfera che vi si respirava che dava quell’illusione, ed essa riportava inevitabilmente alla memoria ricordi perduti. Ricordi che colpivano dolorosamente, ripensando a quanto le cose erano cambiate da allora.


Buffy e Xander evitarono di guardarsi, mentre si facevano strada verso il bancone del bar. Entrambi troppo consapevoli dei pensieri ed emozioni dell’altro. Erano qualcosa che in quel momento non se la sentivano di affrontare. Meglio concentrarsi sulla loro missione.


Il barman era un tizio grosso e pelato, sembrava un incrocio fra un lottatore di sumo ed un body builder, non di meno li accolse con un caldo sorriso. Forse dipendeva dal fatto che la serata era fiacca e due nuovi clienti andavano trattati bene, ma quel sorriso disperse un pochino delle loro inquietudini. Perlomeno quelle di Xander. Non era la Cacciatrice lui ed un tizio di quella stazza non gli avrebbe ispirato molta fiducia se lo avesse incontrato in un vicolo buio.


Ma quando si dice che le apparenze ingannano …


<< Stiamo cercando una persona, lo conosce? >> partì decisa Buffy, mostrando la foto che si era portata dietro e sorvolando sulla richiesta dell’omone che aveva chiesto cosa poteva servire loro.


Brutta mossa.


Il barman fissò un attimo la foto, poi si accigliò.


Cattivo segno pensò Xander. Forse era meglio correre ai ripari. << È un nostro amico. >> si affrettò a dire.


Senza dare segno di averlo sentito, l’omone continuò a fissare accigliato Buffy, o meglio, la sua mano che teneva la foto.


Solo in quel momento Xander si accorse che la mano di Buffy stava tremando convulsamente, e che l’espressione dell’amica era quella di qualcuno che stava implorando come se fosse in gioco la sua vita. Subito si affrettò a porle una mano sulla spalla, cercando di darle conforto. Lei sembrò non notarlo nemmeno.


<< Più di un amico da quanto mi sembra di capire. >> disse a sorpresa il barman con voce gentile, allungando la sua manona su quella esile che ancora si protendeva verso di lui con la foto.


Buffy annuì, non avendo la forza di fare altro, ma sentendosi riscaldare più da quella mano sulla sua, che da quella di Xander sulla spalla. Quell’uomo aveva le risposte alle sue domande e sembrava disponibile a dargliele.


<< Allora lo conosce? >> chiese Xander, andando al punto e volendo dare a Buffy il tempo necessario per ricomporsi.


E Buffy ne approfittò e mentre attendeva con ansia la risposta, fece uno sforzo immane per riacquistare il controllo dei suoi nervi. Odiava l’idea di aver mostrato la sua fragilità ed il suo turbamento ad un perfetto estraneo. A dire il vero odiava ancora di più averlo mostrato a Xander. Forse era colpa della stanchezza del viaggio se aveva perso il controllo. O almeno quella era la scusa credibile che decise di usare.


<< Si, lo conosco. È un bravo ragazzo, mi ha aiutato qualche volta a buttare fuori degli elementi poco raccomandabili. >> giunse infine la risposta tanto attesa. Ma Buffy voleva di più.


Sapeva già che la persona nella foto frequentava il locale, quello che lei voleva sapere era quanto alte erano le possibilità che si trattasse di Spike. Doveva agire d’astuzia se voleva delle risposte più mirate. << Elementi poco raccomandabili? Che intende? >> chiese fintamente ingenua.


L’omone a quel punto sembrò diventare improvvisamente titubante, e prese a massaggiarsi il collo nervoso, come se temesse di avere già detto troppo. Poi, piegandosi furtivo sul bancone sussurrò: << Vampiri … ma non ditelo in giro, altrimenti non ci viene più nessuno in questo locale. La gente adesso ha una paura folle ad uscire la sera e questo è uno dei pochi locali ritenuti sicuri. >> per poi guardarsi attorno per accertarsi che nessuno avesse sentito.


Bingo.


Buffy era riuscita a portare il discorso esattamente nella direzione desiderata. Così, continuando nella parte della finta ingenua, e sbattendo magistralmente le palpebre, disse: << Oh, non si preoccupi non lo diremo a nessuno, parola d’onore. Certo però che lei ha un gran coraggio a buttare fuori dei vampiri. Non ha paura che la mordano? >>


Ringalluzzito il barman si eresse in tutta la sua stazza, mostrando i bicipiti. << Contro questi non ce la fa nessuno. >> esclamò baldanzoso, per poi tornare a chinarsi e sussurrare cospiratorio: << Certo però che anche Spike nonostante sia mingherlino non se la cava niente male. >>


Se prima aveva fatto bingo, adesso Buffy aveva vinto il primo premio della lotteria.


C’era da capire se il barman sapesse o no che anche Spike era un vampiro (sempre se lo era ancora se si stava dietro alla teoria di Angel su quella dannata profezia), ma era una cosa di secondaria importanza. La cosa importante era che adesso non c’erano più dubbi, era Spike l’uomo nella foto, e Buffy si prese qualche secondo per gustarsi il sollievo che la inondò come un fiume in piena.


<< Vorrei ben vedere. >> sbuffò invece Xander al suo fianco, ricevendo come ricompensa una gomitata nello stomaco. Così, invece di dire “Anche Spike è un vampiro” disse << Spike è in gamba. >> per rimediare al danno, ma la voce gli risuonò leggermente soffocata.


Nonostante Xander non fosse un genio, alla fine aveva compreso quale era la strategia della Cacciatrice. E comprese che era meglio se da quel momento in poi teneva la bocca chiusa.


Saggia decisione.


Resistendo alla tentazione di roteare gli occhi, Buffy si focalizzò sulla sua successiva domanda.


Solo che … improvvisamente aveva la mente vuota e non riusciva a formularne neanche una.


Ignaro dell’impasse in cui la Cacciatrice era caduta, il barman stava ancora annuendo al commento di Xander. << Già, proprio un ragazzo in gamba. Ce ne vorrebbero di più di ragazzi così. È un vero peccato che non stia nei paraggi e che venga solo il venerdì, altrimenti gli avremmo offerto di lavorare come buttafuori. >> stava dicendo, e questo sembrò riaccendere la scintilla di Buffy.


<< Lei, uhm … sa dove vive? >> chiese, attaccandosi a quel minuscolo pezzetto di informazione che il barman si era lasciato sfuggire.


<< Oh, si, certo. >> disse l’omone, rendendosi finalmente conto che i due clienti erano naturalmente più interessati a ritrovare il loro amico, che a starlo a sentir parlare dei suoi muscoli. << Vive su in collina, a Heaven Gates. È una piccola cittadina e non ci sono molti svaghi, così quasi ogni settimana viene giù per scortare i ragazzi del paese, in modo che possano divertirsi ma al tempo stesso non correre rischi. Mossa intelligente se lo chiedete a me, di questi tempi c’è davvero da avere paura a mandare fuori i figli. Ma Spike li sorveglia come un falco e interviene subito non appena ci sono guai in arrivo. Gran bravo ragazzo, come ho detto. >>


A parte il fatto che improvvisamente il barman era sembrato assomigliare troppo ad Andrew nei suoi elogi sul vampiro, una cosa fu chiara sia a Buffy che a Xander. Ora sapevano dove trovare Spike.


E se Heaven Gates era una piccola cittadina, non sarebbe stato difficile farlo, giusto?


####



Il mattino successivo, mentre Buffy cercava di riposarsi ancora cinque minuti (la nottata era stata insonne come al solito), Xander aggiornava gli altri sulle informazioni che erano riusciti ad ottenere.


<< Certo che è strano. >> commentò Dawn, riflettendo ad alta voce. << Heaven Gates, “i cancelli del Paradiso”, non è esattamente il posto in cui mi sarei immaginata di ritrovare Spike. >>


<< Io non ci vedo niente di strano. >> bofonchiò Andrew, che si stava sbafando una ciambella. << È esattamente il luogo perfetto per un eroe come lui. >> aggiunse enfatico.


Al che naturalmente tutti rotearono gli occhi. Poi però, Willow assunse un’espressione pensierosa e tamburellò sulla sua tazza di caffè. << Comunque Dawn ha ragione. Il nome della città ha un significato particolare. Mi chiedo se sia una coincidenza o no. Devo chiamare Giles per aggiornarlo, così visto che ci sono gli chiederò di fare ricerche per vedere se spunta fuori qualcosa in proposito. >>


<< Cosa vuoi che spunti fuori? >> bofonchiò Xander, che si stava abbuffando al pari di Andrew. Poi, come se fosse stato colto da un pensiero malevolo, fece una smorfia. << Con un nome del genere non può trattarsi di un’altra bocca dell’inferno, giusto? >> chiese, palesando le sue paure.


Era ancora troppo vivo il ricordo di quando a Los Angeles se ne era aperta appunto una. Ed ora che ci pensava … Los Angeles, la città degli angeli, c’era di che avere paura.


Non di meno anche la sua domanda ottenne lo stesso trattamento che aveva ricevuto Andrew prima. Un roteamento di occhi.


<< Io vado a rifare le valigie. >> disse Dawn, alzandosi da tavola.


<< Ed io vado a chiamare Giles. >> disse Willow, armandosi del suo portatile con il quale avrebbe fatto la videochiamata. Sapeva che Giles odiava quel mezzo di comunicazione, ma persino lui si era dovuto arrendere quando aveva compreso che costava molto meno di una normale chiamata internazionale.


<< Io esco un attimo a comprare dei souvenir. >> disse invece Andrew, spolverandosi il davanti della giacca tutta piena di zucchero velato delle ciambelle.


E Xander fece invece quello che gli riusciva meglio, si mise più comodo a sedere e si gustò il caffè caldo della sua tazza. Le prossime ore sarebbero state interessanti oltre che faticose, tanto valeva gustarsi quei pochi attimi di pace che gli venivano regalati.



Capitolo 3



La strada si snodava su per le curve della collina, seguendone i contorni e rivelando a tratti il panorama sottostante. Vancouver dall’alto sembrava avvolta in una grigia foschia che la rendeva poco attraente. Forse, di notte, quando tutte le luci si accendevano il panorama sarebbe sembrato più suggestivo, ma in quel momento la sua vista sembrava contrastare ed accentuare il cielo limpido ed azzurro che li sovrastava.


La rigogliosa vegetazione inoltre, sottolineava l’ingresso in un mondo diverso, quasi alieno.


Quando era stata l’ultima volta che Buffy si era persa ad osservare la natura? Non riusciva a ricordarlo. Eppure adesso, mentre l’auto era costretta a procedere lenta lungo la strada a causa di un camion presente sulla carreggiata davanti a loro, si sorprese a godere dei raggi del sole che filtravano attraverso le foglie degli alberi e creavano giochi di luci ed ombre sul cruscotto.


L’aria era fresca e profumata. I suoni dolci e rilassanti.


Era un’incongruenza, lo sapeva.


Il suo acceso desiderio di arrivare il prima possibile nella città dove viveva Spike, improvvisamente veniva contrastato dal bisogno di prendere invece tempo per godere dei doni che la natura le stava porgendo.


Per la prima volta forse da sempre, si sentiva viva e felice di esserlo.


Forse, dopotutto, dipendeva proprio dal fatto che si stava avvicinando a Spike. Dal sapere che la sua angoscia presto avrebbe visto una fine. Ma in quel momento non se la sentiva di interrogarsi in proposito. Tutto quello che voleva era esporre il volto alla luce del sole, annusare i profumi e gioire del canto degli uccellini.


O forse la sua era una difesa mentale.


Un modo per cautelarsi da un’altra possibile delusione.


E se Spike non fosse stato felice di vederla arrivare?


E se nel frattempo l’aveva dimenticata e non l’amava più?


Non poteva Buffy Summers soffermarsi su quei pensieri e paure. Faceva troppo male anche solo pensarci di sfuggita. Meglio concentrarsi su altro.


Meglio appunto godere della natura attorno a sé.


Se solo i suoi amici le avessero lasciato il tempo di farlo.


Xander stava guidando tranquillo, ma al contempo gettava continuamente sguardi indietro attraverso lo specchietto retrovisore. Non poteva farne a meno, e puntualmente il suo sguardo si posava su Buffy, seduta vicino al finestrino. Era ferma e apparentemente tranquilla, come persa nei suoi pensieri, ma di tanto in tanto aggrottava le sopracciglia, come a scacciare un pensiero molesto che la infastidiva, e lui avrebbe pagato oro per sapere a cosa stava pensando.


Occasionalmente il suo sguardo si fermava anche su Dawn, seduta vicino all’altro finestrino, e su Willow, seduta in mezzo alle due sorelle e completamente presa dal suo laptop. Al contrario cercava deliberatamente di non guardare verso la sua destra dove era seduto Andrew. A parte il fatto che la cosa gli rimaneva problematica, vista la benda sull’occhio, con l’esperienza aveva imparato, che anche rivolgere un solo sguardo al ragazzo era sinonimo di andare in cerca di guai, o meglio di vere e proprie scocciature.


Già Andrew era ipereccitato al pensiero che presto avrebbero ritrovato il suo eroe. Se solo qualcuno di loro gli avesse dato corda li avrebbe fatti impazzire con le sue chiacchere. Molto meglio ignorarlo.


Non potè però ignorare il fatto che improvvisamente Willow sembrò impallidire, mentre i suoi occhi saettavano da sinistra verso destra, evidentemente concentrati a leggere qualcosa sullo schermo del portatile.


Non esattamente un buon segno.


<< Qualche problema, Will? >> chiese con voce blanda, sperando che le sue sensazioni fossero sbagliate.


Willow in tutta risposta mugolò qualcosa di intellegibile, stringendo le labbra e mordendosi il labbro inferiore.


La cosa gli piaceva sempre meno.


La cittadina era ormai in vista, e se c’erano problemi all’orizzonte voleva sapere in cosa si stava cacciando prima di farlo. Una regola che si era imposto e che aveva dovuto imparare a sue spese. Così, senza preavviso, accostò lentamente la macchina al ciglio della strada per poi fermarsi e spengere il motore.


Se voleva saperne di più era meglio farlo mentre non era intento alla guida, e soprattutto avendo la possibilità di girarsi completamente per guardare l’amica negli occhi. << Sputa il rospo. >> le impose con voce decisa, ignorando volutamente le proteste di Andrew sul perché si era fermato, e l’espressione stupita di Buffy e Dawn.


<< Giles mi ha mandato una e-mail con alcune informazioni. >> rispose sbrigativa Willow, degnandolo a malapena di un’occhiata e tornando subito dopo a leggere.


<< E … >> insistette caparbiamente Xander, volendo saperne di più.


<< Solo un momento … fammi finire. >> fu la deludente risposta dell’amica.


Un cosa almeno fu chiara a tutti, stava succedendo qualcosa e se volevano scoprire cosa non restava loro che aspettare. Così nell’auto scese uno spiacevole silenzio. Spiacevole perché non era da Willow trattenere informazioni, di solito lei partiva in quarta per poi esclamare che si era sbagliata.


Fu così, che quando la strega alzò finalmente gli occhi dallo schermo del suo laptop, ne trovò quattro paia che la fissavano sospettosi. E le partì la solita risatina nervosa. Oh cavolo, e ora cosa poteva dire?


<< Will …? >> fu tutto quello che Xander disse, ma la velata minaccia presente nella sua voce non passò inosservata. Willow conosceva quel tono di voce, lo conosceva da quando Xander portava ancora i calzoncini corti. Era come il precedente “sputa il rospo”, ma molto, molto più serio.


<< Beh … uh … ecco … >> balbettò cercando di non arrossire come una scolaretta, impresa disperata. << Giles ha fatto come gli avevo chiesto delle ricerche su Heaven Gates e … >> disse tutto d’un fiato per poi fermarsi di blocco.


<< Per la miseria Willow! Se hai qualcosa da dire non farlo a rate. >> sbottò Dawn al suo fianco, mentre cercava di sbirciare verso lo schermo per riuscire a capire per cosa fosse tutto quel mistero. << Il vecchio Consiglio aveva fatto delle indagini in proposito??? >> esclamò subito dopo, essendo riuscita a leggere le prime righe dell’e-mail di Giles.


<< Cosa? >> chiese Buffy, piegandosi anche lei verso il portatile per leggere con i suoi stessi occhi.


<< E’ vero? >> chiese invece Xander, chiaramente chiedendo all’amica di confermare le parole di Dawn. << E cosa avevano scoperto? >> chiese poi con voce più lamentosa, già temendo per il peggio. << Non dirmi un’altra bocca dell’inferno. Ti prego non dirmelo. >>


<< Fico. >> esclamò invece Andrew, guadagnandosi un bel set di occhiatacce.


<< Niente bocche dell’inferno. >> si affrettò subito dopo a dire Willow, per tranquillizzare l’amico. << A dire il vero sospettavano che si trattasse dell’esatto opposto. >>


Xander ci pensò su un attimo, accigliandosi, ma non sembrò giungere a nessun risultato. << Cioè? >> chiese chiaramente confuso.


E uguale confusione era apparsa anche sul volto degli altri. Okay, Willow, si va in scena, pensò la ragazza.


Prendendo un profondo respiro, si accinse a raccontare quanto aveva appena appreso.


<< I fatti si sono svolti più di una ventina di anni fa. A quel tempo Quentin Travers non era ancora a capo del Consiglio ma era uno dei tanti, un normale Osservatore insomma. >> iniziò a narrare.


<< E come ci entra il vecchio “Puzza sotto il naso” in questo? >> chiese Xander, sempre più confuso.


<< Fu lui a svolgere le ricerche ad Heaven Gates. >> rivelò Willow con un leggero ghigno per l’appellativo che l’amico aveva usato ricordando il detestabile uomo.


<< Oh. >> commentò puntuale Xander. << E la cosa ci interessa perché? >> niente da fare, ancora non riusciva a giungere al punto.


<< Beh, se è stato lui a fare le indagini ad Heaven Gates, forse ha scoperto qualcosa. >> cercò di essere di aiuto Andrew.


<< E se lo avevano mandato a fare indagini forse è perché qualcosa c’era sotto. >> commentò invece Dawn, roteando gli occhi al fatto che nessuno era sembrato arrivare a quella conclusione.


Un’improvvisa illuminazione sembrò giungere a Xander. << Hai detto niente bocche dell’inferno. Lo ha detto, giusto? >> chiese, palesando così che non c’era stata nessuna illuminazione.


Oookey, è meglio sorvolare, pensò Willow, resistendo a roteare gli occhi anche lei. Sospirando, si accinse a fare un po’ di chiarezza, o almeno ci provò. << Non esattamente qualcosa sotto. Piuttosto direi sopra. >> disse criptica, riferendosi al commento di Dawn.


Buffy spipò gli occhi. Fin lì era riuscita ad arrivarci senza particolari difficoltà, non sentendo il bisogno di intervenire, visto che gli altri avevano fatto le domande giuste al momento giusto, ma ora le ultime parole di Willow l’avevano spiazzata del tutto. Che diavolo voleva significare? << Traduzione prego? >> chiese quasi implorando, e ottenendo dei mugugni di approvazione dagli altri.


Willow fece di nuovo la sua risatina nervosa, e si strinse nelle spalle come a scusarsi di aver complicato le cose ancora di più. << È difficile da spiegare, così lasciatemi raccontare senza interrompere, okay? >> chiese con una preghiera negli occhi.


<< Vai avanti. >> concesse benignamente Xander, che si sentiva non meno perso degli altri, ma che non voleva mostrare la sua ignoranza avendola già mostrata abbastanza.


<< Okay, come vi ho detto, i dati che Giles ha trovato risalgono ad una ventina di anni fa ed a quei tempi il Consiglio degli Osservatori era più interessato ad indagare sulle attività demoniache piuttosto che sulla mancanza di esse … >> iniziò di nuovo a spiegare Willow, alzando una mano per fermare gli amici quando vide che stavano per interromperla; era una cosa che non poteva permettere, non ora che aveva preso il ritmo giusto.


<< Accadde per caso. Un Osservatore si trovò una notte a vagare da queste parti, apparentemente in cerca di alcuni antichi documenti, che poi si scoprì essere custoditi nella biblioteca di Vancouver. Comunque sia, mentre percorreva questa stessa strada, si trovò improvvisamente attaccato da un gruppo di vampiri. Il poveretto cercando scampo si dirette a tutta velocità verso la cittadina di Heaven Gates, e fu solo dopo essere quasi arrivato nel centro della città che si rese conto che i vampiri non lo inseguivano più. >>


<< Si erano stancati di inseguirlo? >> chiese ingenuamente Andrew, che già stava iniziando ad appassionarsi al racconto. Peccato che il suo intervento fu accolto con una manata alla testa da parte di Xander.


<< Ignoralo. >> bofonchiò Xander, facendo segno all’amica di continuare, visto che finalmente stava dicendo qualcosa che riusciva a comprendere.


<< Beh, secondo il resoconto dei fatti sembra che l’Osservatore, dopo aver ripreso fiato, si incuriosì sul perché i vampiri non lo stessero più seguendo, così tornò lentamente sui suoi passi. >>


<< Invece di trovarsi un bel posto sicuro dove nascondersi. Sempre detto che gli Osservatori sono degli idioti. >> commentò sottovoce Dawn, ma abbastanza sonoramente da essere udita.


<< E questo è il perché vuoi diventare un Osservatore, giusto? >> non riuscì ad impedirsi di dire Buffy. Quando ci vuole ci vuole.


Dawn lasciò andare un “Ehi!” oltraggiato, Willow sospirò, Andrew ridacchiò e Xander sbuffò. In quel modo non stavano andando da nessuna parte, e lui voleva capire dove stava andando. Ci mancava solo che Buffy e Dawn dessero vita ad una delle loro litigate ed erano sistemati per le feste.


<< Si potrebbe sorvolare sull’idiozia vera o presunta degli Osservatori? >> sbottò, infischiandosene altamente degli sguardi arcigni che ricevette sia da Dawn che da Andrew e del nitrito da parte di Buffy. << Quello che voglio sapere è cosa diavolo ha scoperto quel tizio. Willow? >>


E Willow sospirò ancora. Un’altra interruzione ed era pronta per far venire fuori la Willow Oscura.


<< Il tizio scoprì con sua grande sorpresa che i vampiri erano bloccati da una specie di barriera che si estendeva tutto lungo i confini della cittadina. >> disse tutto d’un fiato. Poi, assicuratasi del fatto che nessuno stava per aprire bocca, riprese fiato e continuò. << Il mattino seguente riferì al Consiglio degli Osservatori di quell’anomalia e loro mandarono appunto Travers ad indagare. >>


E si torna al vecchio Puzza sotto il naso”, pensò Xander. Perlomeno fin lì aveva capito tutto, ora non restava altro da sapere che cosa era stato scoperto. Stentava però ad aprire bocca, prima Willow aveva lanciato uno dei suoi sguardi del tipo “guai a voi se mi interrompete ancora” che era meglio non ignorare.


Così quando Andrew fece per aprire bocca, si affrettò a mettergli una mano davanti per impedire che il ragazzo venisse improvvisamente tramutato in una rana o peggio. Era qualcosa che poteva accadere, e lui ne era consapevole.


Persino Dawn sembrò comprendere che non era il caso di intervenire, visto che strinse le labbra e lanciò uno sguardo accorto verso la strega.


Naturalmente, Buffy non ebbe simili timori; lei era pur sempre la Cacciatrice Senior. << E cosa scoprì? >> chiese infatti, ignorando beatamente che dalle orecchie dell’amica stavano per uscire fuori sbuffi di fumo.


Okay, Willow ce la puoi fare, resisti. Sospirò ancora la strega, prima di lanciarsi in un ringhiato: << È quello che sto cercando di dirvi da un’ora se solo mi lasciaste parlare. >>


Al che anche la Cacciatrice comprese di aver oltrepassato il segno.


Silenzio totale.


Bene.


Prendendo un profondo respiro, Willow si accinse a narrare la parte finale dei fatti come erano stati riportati.


<< Travers scoprì che c’era effettivamente una barriera che proteggeva la cittadina da qualsiasi presenza demoniaca. E furono fatte molte ipotesi per spiegare quel fenomeno. Travers pensava che al centro della città, in una delle più vecchie costruzioni, vi fosse custodito un amuleto con grandi poteri protettivi e cercò di intrufolarsi in quella costruzione per scoprirlo. In realtà lo voleva rubare per portarlo a Londra alla sede del vecchio Consiglio, e questo lo sappiamo grazie al diario dell’Osservatore che per primo scoprì il fenomeno. I documenti che Giles ha trovato si riferiscono infatti a tale diario, perché niente del genere viene riferito in quello di Travers. >>


Tutti storsero il naso, ben comprendendo che cercare di rubare qualcosa era stato esattamente nello stile del vecchio Capo del Consiglio, ma non fecero commenti, non volendo irritare la strega più di quanto non fosse.


<< Ad ogni modo il suo tentativo di furto andò a vuoto, in quanto avvenne un’altra cosa apparentemente inspiegabile. Sembra che Travers e la sua squadra nel tentativo di entrare dentro quella costruzione ebbero una strana esperienza. Avevano la sensazione di camminare verso di essa, di penetrarvi, di essere giunti davanti all’amuleto che volevano rubare, ma quando fecero per prenderlo, scoprirono che invece si trovavano fuori dai confini della città. E la barriera si era innalzata davanti a loro e non li faceva rientrare. L’unico che non aveva partecipato alla missione, ritenendola indegna, era l’Osservatore che aveva scoperto l’anomalia, e lui fu il solo a non essere cacciato via dalla città. In seguito questi fece ulteriori indagini e giunse ad una teoria in proposito, che naturalmente venne scartata e ritenuta inconcepibile dall’allora Consiglio, ma che personalmente trovo intrigante e perché no, plausibile. >>


Buffy scosse la testa confusa, non riusciva a capire come potesse qualcuno avere l’impressione di camminare in avanti per poi scoprire che aveva camminato all’indietro. Non che la cosa fosse poi tanto strana, lei ne aveva viste di peggio, ma ugualmente aveva come la sensazione che le stesse sfuggendo qualcosa. Solo che non riusciva a metterci il dito sopra. E questo aumentava la sua confusione sul tutto il resto.


Le successive parole che Willow disse, non fecero altro che aumentare ulteriormente quella confusione.


<< Lui teorizzò che Heaven Gates fosse un vero e proprio cancello per il paradiso. Insisteva sul fatto che se esistevano le bocche dell’inferno, e loro ne avevano le prove, allora perché non poteva esistere qualcosa di opposto e contrario. Qualcosa che connetteva la nostra dimensione alla dimensione paradisiaca. Un luogo dove i demoni non potevano accedere, questo era in fondo Heaven Gates, e così si spiegava la barriera protettiva. Però non trovò mai le prove che suffragavano la sua tesi, o almeno si presume che non le abbia trovate, visto che si dimise dal Consiglio degli Osservatori e di lui non si è saputo più nulla. >>


<< Fico. >> esclamò ancora Andrew, con una specie di timore riverenziale nella voce.


Ed una volta tanto non si beccò né occhiatacce né una manata sulla testa; erano tutti troppo sbigottiti dalle rivelazioni per farlo.


Ma Willow non aveva ancora finito.


<< L’ultimo rapporto che inviò prima della sua scomparsa, diceva solo che aveva appurato che non esisteva nessun amuleto a protezione della città, e che la costruzione in cui Travers aveva cercato di entrare di nascosto era molto più antica di quanto avessero pensato. La gente del luogo la chiamava “il Pozzo”, nonostante la forma non ricordasse affatto un pozzo. >> e così dicendo, Willow girò il suo portatile in modo che tutti potessero vedere l’immagine riprodotta sullo schermo.


Era stata chiaramente dipinta a carboncino, e mostrava una strana costruzione rotonda che ricordava tanto una cupola, ed al centro di essa si innalzava una specie di alto camino.


Buffy osservandola non riuscì a trattenere un brivido. Chiamatelo istinto di Cacciatrice, ma quell’immagine le stava trasmettendo qualcosa, e non era sicura di cosa, sapeva solo che improvvisamente aveva voglia di piangere.


####



La discussione all’interno dell’auto si era fatta man mano sempre più accesa.


Era stata Dawn a farla scoppiare, con il suo commento.


Ma come fa Spike a vivere ad Heaven Gates se è ancora un vampiro? La barriera non dovrebbe tenerlo fuori?


E così erano scattate le varie ipotesi.


Forse era diventato umano.


Forse viveva fuori dalla città.


Ma se viveva fuori dalla città allora perché andava a giro con i ragazzi del paese?


Se era ancora un vampiro come potevano quei genitori fidarsi?


E così le ipotesi si accavallavano con gli interrogativi. E più le ipotesi si facevano fantasiose, più gli interrogativi fioccavano.


Fino a quando Buffy non tirò fuori il suo personalissimo interrogativo, oltre che timore.


<< E che succede se noi andiamo lì a cercare Spike e quella forza ci sbatte fuori? >>


Non poteva correre un simile rischio adesso, quando era tanto vicina.


Per un attimo il silenzio pesò come un macigno all’interno dell’auto, mentre tutti comprendevano che era una probabilità da non scartare.


A sorpresa giunse la ponderata risposta di Andrew. << Io credo che fintanto ci comporteremo bene e non faremo niente di malvagio, allora non dovremmo avere problemi. Dopotutto all’Osservatore che si era comportato bene fu permesso di rimanere, no? >>


Xander guardò stupito al ragazzo accanto a sé. Doveva ammetterlo, a volte Andrew lo sorprendeva. Succedeva di rado, ma succedeva. << Sai che ti dico Jimbo? Questa volta hai segnato un punto. >> disse ridendo e dandogli una manata gentile sulla spalla.


Persino Buffy trovò la forza di fare un sorrisetto tremulo. Forse Andrew aveva ragione. Loro andavano là per un buon motivo e non per trafugare qualcosa, avevano la coscienza pulita insomma, quindi perché preoccuparsi? Se solo fosse riuscita a non preoccuparsi.


E così, messa finalmente fine alla discussione, mentre Xander si girava di nuovo in avanti e girava la chiavetta dell’accensione, Buffy cercò di placare il tremito che sentiva scuoterla dall’interno. Il sole sembrava non riuscire più a scaldarla con i suoi raggi, mentre la paura si faceva sempre più forte nel suo cuore.


####



Il suggerimento di Willow, di andare prima a cercare una locanda in cui passare la notte, era stato accolto all’unanimità. Era un suggerimento saggio, dopotutto. Anche se il viaggio non era stato particolarmente lungo da Vancouver a Heaven Gates, risentivano ancora del viaggio precedente, ed avere un posto dove riposarsi per qualche ora e magari mettere qualcosa sotto di denti, prima di andare a giro a fare domande, era un’idea allettante.


Era bastato fare un paio di domande ad uno dei gentili paesani per essere indirizzati verso l’unica locanda della città.


Xander aveva parcheggiato l’auto proprio di fronte alla costruzione, che ricordava con i suoi muri in pietra e le travi di legno una baita svizzera. Il tetto stesso, particolarmente a punta, intensificava quell’impressione e faceva pensare a freddi e nevosi inverni.


L’aria esterna però era piacevolmente tiepida, oltre che pulita, grazie anche al sole ancora ben alto nel cielo.


Lentamente Buffy era riuscita a ritrovare il controllo sui suoi nervi, ed ora si stava stirando languidamente dopo essere uscita dall’auto, imitata dalla sorella e dall’amica.


Guardandosi attorno non potè fare a meno di pensare che quello era davvero un bel posto. Avvertiva una sensazione di pace nell’aria, che contribuiva a rilassarla. Il paese era piccolo ma carino, le persone erano sembrate aperte e cordiali. Si, davvero un bel posto.


Afferrando la sua borsa dalla bauliera dell’auto, seguì pigramente gli altri su per i tre scalini che conducevano all’entrata della locanda.


Lasciò che fosse Xander a rispondere alle classiche domande dell’albergatore, troppo concentrata a guardarsi attorno nell’accogliente salone. Il grosso camino sullo sfondo era spento naturalmente, ma la fece sorridere.


Per un attimo riuscì ad immaginarsi Spike lì, seduto davanti alle fiamme, magari a gustarsi una bella tazza di cioccolato caldo.


Era così presa nelle sue fantasticherie che all’inizio non sentì nemmeno la voce di Xander che la chiamava.


<< Uh, cosa? >> chiese la seconda volta che l’amico la chiamò, avendo cura di scuoterla leggermente per un braccio.


<< I documenti. >> disse Xander.


Giusto. Documenti. Ora non potevi andare da nessuna parte senza mostrare i documenti.


Frugando nella borsa che aveva a tracolla, tirò fuori il proprio passaporto. Sul bancone c’erano già posati in fila i passaporti degli altri, mancava solo il suo.


Facendo un sorriso di scusa all’albergatore, vi posò anche il suo, e l’osservò trascrivere i dati sul registro delle presenze.


Non le interessava veramente, ma per qualche strana ragione lo sguardo continuava a seguirle i movimenti della mano dell’uomo mentre scriveva. Poteva vedere che in quel momento stava trascrivendo i dati di Andrew. Finito con quel passaporto, il successivo fu proprio il suo, nonostante lo avesse messo per ultimo.


E la mano dell’uomo si fermò del tutto.


<< Buffy Summers? >>


<< E’ il mio nome. Perché qualcosa non va? >>


<< No … niente. >>


Non era la prima volta che qualcuno le chiedeva come si chiamava, nonostante lo avessero già letto nero sul bianco. Era una maledizione che si portava dietro da una vita. Avere un nome come Buffy ormai comportava sempre strane reazioni da parte degli altri. E per quanto gli altri potessero temerlo o fare battute sul suo nome, a lei piaceva.


Non c’era quindi niente di strano se anche quell’albergatore reagiva al suo nome.


Solo … perché improvvisamente la mano dell’uomo aveva preso a tremare?



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Capitolo 4



La camera era ampia e spaziosa, nonostante i tre letti gemelli che conteneva. Uno per lei, uno per Dawn e uno per Willow. Non era stato infatti possibile avere camere singole, anche Xander ed Andrew si erano visti costretti a condividere una camera.


Ma non era esattamente questo che stava infastidendo Buffy Summers. Certo, non faceva i salti dalla gioia al pensiero di condividere la camera con l’amica e la sorella, ma al momento la cosa non era all’apice dei suoi pensieri.


La verità era che non riusciva a distogliere la mente dallo strano comportamento dell’albergatore.


<< Non vi è sembrato strano? >> chiese, mentre scostava le tende della finestra per sbirciare fuori dai vetri. Tutto quello che riusciva a vedere era il paesaggio in lontananza dei monti Appalachi ricoperti di neve, istintivamente rabbrividì.


<< Cosa? >> chiese distrattamente Dawn, mentre era impegnata a disfare la valigia e riporre le sue cose nell’armadio.


<< Il comportamento dell’albergatore. >> rispose Buffy, lasciando cadere le tende per poi girarsi verso le altre due. << Voglio dire, quando siamo arrivati era tutto sorrisi e moine, poi quando ha preso i dati dei nostri passaporti è diventato come un blocco di ghiaccio. >>


Willow sbuffò, cercando di togliersi dagli occhi la ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso quando si era chinata per attaccare il portatile alla presa della corrente. << Onestamente non ci ho fatto caso. >> ammise. << Ma non mi è sembrato sgarbato. >>


<< Sgarbato no, >> concordò Dawn, fermandosi in mezzo alla stanza con una maglietta in mano. << ma Buffy ha ragione. C’era una certa freddezza nell’aria. >>


<< Era come se avesse riconosciuto i nostri nomi. >> mormorò Buffy, lasciandosi cadere sul letto che aveva scelto per la notte. << O il mio, perlomeno. >> aggiunse, palesando i suoi dubbi.


<< Beh … >> disse Willow, scuotendo le spalle. << Se è così, avremo modo di scoprirlo. >>


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Alfred Hoffman innalzò un sopracciglio mentre fissava l’amico stravolto, rosso in volto e con il fiato corto. Era evidente che doveva avere fatto di corsa il tragitto dalla sua locanda al suo ufficio, ed il risultato era che Roger non era in grado di emettere sillaba, troppo preso a riprendere a respirare.


La cosa non lo impensierì minimamente.


Era alquanto usuale.


Roger Colton come minimo lo faceva una volta alla settimana.


Ecco perché invece di agitarsi all’apparizione dell’amico, Alfred si mise più comodo a sedere nella sua poltrona e si limitò a dirgli annoiato: << Cosa è successo stavolta, Roger? >> L’ultima volta era stato per un gatto che non riusciva a scendere da un albero, stavolta forse gli si era allagato il bagno (cosa accaduta di frequente perché Roger si scordava di chiudere l’acqua), in ogni caso erano sempre piccoli guai di cui Alfred, in qualità di sindaco, non era obbligato ad occuparsi. Come amico … beh, era un’altra storia.


Santa pazienza.


<< È lei. >> riuscì a gracchiare Roger, ancora impedito dal respiro affannoso.


<< Lei chi? >> chiese disinteressato il sindaco, sfogliando i resoconti mensili del comune.


Resoconti mensili che gli furono strappati dalle mani da un imbestialito Roger. << La Cacciatrice. >> urlò questi, incavolato perché l’amico non gli prestava attenzione. Il fiato a quanto sembra gli era tornato.


<< Huh? >> sguardo basito da parte del sindaco.


<< Buffy Anne Summers, nata a Los Angeles il 23 Gennaio 1981, professione Cacciatrice; attualmente residente nella mia locanda. Hai capito adesso dov’è il problema? >> sbottò con foga Roger, snocciolando i dati anagrafici di Buffy, da poco annotati sul suo registro.


Gli occhi di Alfred si allargarono a dismisura, mentre la realizzazione giungeva ai suoi neuroni celebrali. << Oh. >>


<< E non è arrivata da sola. Ci sono con lei sua sorella e tutti i suoi fottuti amici. >>


Oh” stavolta era un po’ troppo debole come esclamazione, così Alfred preferì evitare e optare per un più cauto. << Sei sicuro che sia lei? >>


Roger roteò gli occhi, conscio dell’ottusità dell’amico. << Buffy Anne Summers, nata a Los Angeles … >> riprese a snocciolare irritato, per poi fermarsi e sbottare. << Con un nome del genere quante credi che ne esistano? >>


Alfred preferì sorvolare su quel punto, era meglio concentrarsi su altro. << Direi che abbiamo un problema. >>


<< No, ma non mi dire. >> lo sbeffeggiò Roger, roteando ancora una volta gli occhi.


Alfred sorvolò anche su questo. La sua mente al momento stava facendo i salti mortali per trovare una soluzione.


<< Prima di tutto direi di mantenere la calma. >> disse fra sé e sé, alzandosi e iniziando a camminare su e giù per l’ufficio. << Non abbiamo idea del perché sia venuta qui. Direi che la prima cosa da fare è appunto scoprirlo. Poi decideremo il da farsi. Lui dov’è? >>


Roger non ebbe bisogno di chiedere a quale “lui” il sindaco si stesse riferendo. << È andato stamattina presto al pozzo e vai a sapere quando tornerà. >> rispose, scuotendo la testa.


<< Bene! >> approvò Alfred, sospirando. << Una cosa in meno di cui dobbiamo preoccuparci, almeno per ora. >>


<< Si, ma che si fa se quando torna, loro sono ancora qui? >> chiese Roger, chiaramente temendo quella prospettiva.


<< Ci penseremo quando arriverà il momento. Per adesso limitiamoci a fare quello che possiamo, vale a dire scoprire perché la Cacciatrice è venuta. >> rispose frettolosamente il sindaco, infilandosi la giacca prima riposta sullo schienale della poltrona.


<< E come pensi di fare per scoprirlo, genio? >> chiese scettico Roger.


<< Andando a porgere i miei saluti ai nuovi arrivati. >> rispose Alfred, marciando verso la porta e sospingendo l’amico lungo il tragitto. << Dopotutto in qualità di sindaco ho il diritto di chiedere il perché una Cacciatrice è venuta nella nostra città, no? >>


Roger aprì la bocca come per obbiettare, per poi richiuderla quando si rese conto che forse l’amico aveva effettivamente avuto un’idea geniale. Ma poteva essere veramente così facile?


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Possibile che nella sua vita niente fosse mai facile?


Buffy avrebbe voluto mettersi le mani fra i capelli e gridare a squarciagola tanto era la rabbia ed il nervosismo che sentiva dentro.


Dopo un breve meeting nella camera delle ragazze, la vecchia Scoobies gang, più Andrew, aveva concordato i termini della missione “Ritrovare Spike”. Erano stati tutti d’accordo nel pensare che era meglio non andare a giro a fare domande, sia per non irritare qualsiasi fosse la forza che proteggeva la cittadina, sia per non irritarne o mettere sull’avviso i cittadini.


A quel punto la cosa più logica da fare era sembrata quella di agire come innocui turisti, venuti solo per godere del posto. Girellare quindi pigramente per le stradine, fare foto qua e là al paesaggio, e nel frattempo tenere gli occhi aperti per individuare possibili teste platinate. Era stata decisa anche un’escursione al locale cimitero, nel benaugurato caso avesse delle cripte (l’esperienza insegnava che era meglio controllarle).


Inoltre, il giorno successivo sarebbe stato un venerdì, giorno appunto in cui Spike si presumeva dovesse farsi comunque vedere per prendersi cura del suo impegno di accompagnatore dei ragazzi della città (come da racconto del barman).


Naturalmente, nel caso di avvistamenti, la storia sarebbe cambiata e sarebbe entrata in funzione la seconda parte del piano, vale a dire “Acchiappa Spike” (nome scelto da Xander). E tale parte era quella che aveva dato maggiori problemi di logistica.


Come avvicinare un vampiro che forse non si ricorda neanche di te? (Sempre se era ancora un vampiro.)


Di Andrew nessuno si fidava. Come minimo sarebbe saltato al collo di Spike non appena lo vedeva. Anche se, ripensandoci, forse la cosa non era poi tanto male, almeno lo avrebbe tenuto fermo mentre anche gli altri accorrevano. Ad ogni modo fu deciso che il ragazzo non potesse mai andare a giro da solo, giusto per sicurezza.


Tutto pronto, pianificato dunque … e allora perché tutti i loro piani erano saltati in aria neanche cinque minuti dopo che erano scesi nella hall della locanda?


Buffy onestamente non aveva neanche intravisto la minaccia arrivare, nonostante le sue perplessità precedenti sul locandiere. Non aveva notato gli sguardi che lui ed un altro signore si erano scambiati quando erano scesi. Non le era giunto nessun sospetto quando aveva scoperto che l’altro signore era il sindaco della cittadina. Né tantomeno aveva subodorato che vi fosse qualcosa dietro il gentile invito del sindaco a mettersi comodi e prendere qualcosa da bere.


Certo, il locandiere era sembrato decisamente sulle spine, mentre spillava le loro birre, lanciando continue occhiate verso il sindaco; ma Alfred Hoffman (così si era presentato il sindaco) era sembrato a suo agio ed affabile, con il suo sorriso caloroso sul roseo volto.


Xander poi non era stato di aiuto, dimostrandosi così entusiasta all’idea di bersi una bella birra, e facendo battute sull’aria frizzantina e pura della città.


Il tutto aveva contribuito a creare una sorta di atmosfera piacevolmente rilassata.


Beh, almeno fino al momento in cui il sindaco non aveva chiesto perché una Cacciatrice era giunta nella loro cittadina.


E Andrew, senza stare a pensarci due volte, aveva ingenuamente risposto dicendo che erano venuti lì per cercare un amico.


E così la prima parte del loro piano era stata saltata a piè pari.


Dannato Andrew.


Ma il peggio era venuto dopo.


Quando il sindaco aveva gentilmente chiesto chi era l’amico che stavano cercando.


Poteva mai Andrew starsene zitto a meno di non essere imbavagliato?


A Giles probabilmente in quel momento fischiavano le orecchie per tutte le maledizioni che gli stavano arrivando, per averli obbligati a portare con sé il ragazzo.


Ma ormai il danno era stato fatto.


Ed era un danno più pesante di quanto si fossero mai aspettati.


Improvvisamente il signor Hoffman aveva lasciato cadere la maschera di finta gentilezza e li aveva scrutati duramente, mentre l’albergatore era saltato su dicendo: << Lo sapevo io. >> subito tacitato dal sindaco con un gelido << Stai zitto Roger. >>


Ed improvvisamente Buffy aveva capito che le cose non sarebbero state per niente facili.


Unica nota positiva poteva essere che finalmente giocavano a carte scoperte.


Queste persone conoscevano Spike, questo era certo. Ora non rimaneva altro da fare che farsi dire dove trovarlo, peccato che a quanto sembrava la sua sfortuna continuasse ad imperversare, perché fu altrettanto chiaro che il sindaco e l’albergatore non erano disponibili a farlo.


Buffy cercò con tutte le sue forze di mantenere il controllo sentendo il rifiuto. Perdere le staffe avrebbe potuto rivelarsi fatale, visto e considerati gli avvertimenti che Willow aveva dato. Non volevano essere sbattuti fuori dalla città, giusto? La cosa però si stava rivelando un’ardua impresa.


Poi, mentre il tintinnio della campanella annunciava un nuovo arrivo nella locanda, le cose sembrarono prendere una piega inaspettata.


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Capitolo 5



Robert Ballard entrò piano nella locanda, strisciando leggermente i piedi a terra mentre camminava.


L’inverno non era stato clemente con lui e con i suoi acciacchi dovuti all’età. L’artrite reumatoide di cui soffriva aveva particolarmente risentito del clima freddo, tanto che era dovuto rimanere sulla sedia a rotelle per un paio di mesi. Anche adesso, quando la temperatura estiva riusciva a mitigare le sue condizioni, c’erano giorni in cui le sue stanche membra continuavano a pulsare dolorosamente.


Ma oggi non era uno di quei giorni.


Si conosceva bene Robert Ballard, e sapeva bene quando le odiose fitte erano dovute a qualcos’altro.


Erano il suo personalissimo sistema di allarme.


Lo avvertivano puntualmente quando c’era qualche cambiamento nell’aria. Oh, questo non significava che fossero sempre cambiamenti negativi, nondimeno i suoi dolori reumatici non fallivano mai.


Ecco perché non rimase sorpreso nel vedere il gruppetto di sconosciuti presenti nella locanda di Roger.


Incuriosito si, sorpreso no.


<< Buona sera. >> disse affabilmente, rivolto sia verso i nuovi venuti che verso Roger ed Alfred.


<< Sera, Rob. >> rispose seccamente il locandiere, chiaramente irritato per qualcosa. << Buona sera, Robert. >> disse invece il sindaco con maggiore calore, come se fosse sollevato dalla sua presenza. Gli stranieri si limitarono invece ad un breve cenno con la testa, mero segno di cortesia.


Certo, Robert non poteva sapere che la sua apparizione aveva interrotto una conversazione che stava iniziando ad assumere toni aspri, non di meno comprese in qualche modo di aver interrotto qualcosa di importante.


Soprattutto la biondina seduta vicino al focolare sembrava sul punto di sbranare qualcuno. Sperò tanto di non esserci lui sul menù del giorno.


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Alfred Hoffman sospirò di sollievo nel vedere giungere il vecchio amico.


Si conoscevano da una ventina di anni o giù di lì, e nonostante la differenza di età (Robert aveva passato la settantina mentre fortunatamente lui doveva ancora arrivare ai cinquanta) la loro amicizia era fondata su basi solide, come il rispetto e l’ammirazione per l’altrui intelletto. In poche parole era l’uomo giusto al momento giusto.


Mai pensiero fu più veritiero.


Notando che Robert se ne stava ancora fermo in piedi vicino alla porta, come aspettando qualcosa, Alfred si accigliò leggermente per poi darsi una metaforica manata sulla testa, rendendosi conto che aveva mancato ai suoi doveri di ospite, vale a dire presentare il nuovo arrivato.


Alzandosi in piedi per andare verso l’amico ed introdurlo agli Scoobies, si premurò di sostenere Robert per un braccio mentre lo presentava. Sapeva infatti bene che l’uomo aveva difficoltà a deambulare. Si stava apprestando ad accompagnarlo verso una poltroncina, quando una timida voce chiese: << Lei è davvero Robert Ballard? >>


Alfred non seppe dire se la cosa sorprese di più lui, o l’amico, oppure gli amici della ragazza dai capelli rossi, fatto sta che Willow si trovò improvvisamente al centro dell’attenzione.


Arrossendo leggermente, la strega ignorò le occhiate interrogative dei suoi amici e si concentrò completamente sul nuovo arrivato. << Voglio dire, lei è Robert Ballard? L’Osservatore Robert Ballard? >>


Sorridendo stancamente, mentre si accomodava sulla poltroncina, Robert scosse la testa. << Ex Osservatore per essere più precisi, ma si, sono sicuro di essere Robert Ballard, a meno che lei non si riferisca a qualche omonimo. >>


<< Che succede Will? Conosci questo tizio? >> chiese Xander, che voleva vederci chiaro.


<< Beh, si, cioè, una specie. >> si affrettò a rispondere Willow, girandosi per guardare in faccia l’amico. << È quell’Osservatore di cui vi ho parlato mentre venivamo qui. >> bisbigliò sottovoce, sperando che i suoi amici comprendessero a cosa si stava riferendo.


Buio assoluto nello sguardo di Xander, cipiglio identico delle due Summers e un’espressione beota sul volto di Andrew.


Sospirò, cos’altro poteva fare?


<< Le informazioni che mi ha mandato Giles? >> tentò ancora, sperando in un migliore risultato.


Xander aprì la bocca, la richiuse, la riaprì … e rimase a bocca aperta per diversi secondi. << Quello che era scomparso? >> chiese infine, riuscendo finalmente a rielaborare i ricordi nella sua mente. Identica realizzazione sembrò giungere anche agli altri Scoobies, e fu un coro di “Ohhh”


<< Strano. Non ho mai saputo di essere una persona scomparsa. Tu lo sapevi Alfred? >>


La limpida e chiaramente falsa innocente voce di Robert sembrò far sussultare i ragazzi, e ridacchiare sotto i baffi il sindaco, che si affrettò a rispondere di no all’amico. Persino Roger da dietro il bancone ebbe qualche difficoltà a nascondere il nitrito che gli era sorto spontaneo su per la gola.


Chi non si stava divertendo per niente era Buffy.


Lei ne aveva abbastanza di tutte le storie su quella dannata città, e su l’Osservatore che l’aveva scoperta. Senza contare che aveva ben compreso la burla nascosta dietro l’ingenua frase. Aveva avuto per maestro il migliore nel campo dell’ironia, e decisamente quella situazione non la faceva ridere.


<< Che lei lo sapesse o meno di essere scomparso non ha nessuna importanza. L’abbiamo ritrovato. Ora vogliamo tornare al nostro precedente discorso? >> disse duramente, e chiaramente la sua non era una richiesta ma un ordine. << Dov’è Spike? >>


La momentanea eccitazione che aveva agitato gli altri Scoobies nello scoprire chi avevano di fronte sembrò improvvisamente congelarsi e passare in secondo piano. Willow internamente fremette, avendo il desiderio di poter porre alcune domande al vecchio Osservatore, ex Osservatore, si corresse mentalmente; ma non aprì bocca, comprendendo che non era il caso. Identica reazione sembrarono averla gli altri.


Erano tornati sul punto dolente.


Persino Robert sembrò comprenderlo, ed il suo sguardo si fece più serio. Ora improvvisamente vedeva dove stava il problema, e perché aveva avvertito tensione quando era entrato nella locanda.


Puntando il suo sguardo sulla biondina, la studiò attentamente.


Alfred lo aveva presentato, certo, ma si era dimenticato di presentare i suoi ospiti, non di meno dopo il suo severo esame, Robert comprese chi aveva di fronte.


<< Sto parlando con la Prescelta, presumo. >> disse, la voce stavolta priva di qualsiasi nota ironica.


Buffy non seppe se roteare gli occhi o grugnire, fece entrambe le cose. << Siamo molte più di una adesso, lo ha saputo? >> e stavolta l’ironia c’era. Buffy si era ben assicurata di mettercela.


<< Forse adesso il mondo è pieno di Cacciatrici, ma a quanto mi risulta c’è solo una Prescelta e questa risponde al nome di Buffy Summers. Mi creda, lo so da fonte certa. >> fu la sagace risposta di Robert, ancora mortalmente serio.


Buffy socchiuse gli occhi turbata. C’era stato qualcosa nelle parole di quell’uomo che le aveva fatto vibrare delle corde interiori, come una specie di eco che le si propagava dentro. Non poteva essere … eppure … << È … è stato lui a parlarle di me? >> balbettò in preda a forti emozioni, cercando di trattenere le lacrime che improvvisamente le avevano riempito gli occhi.


Tu sei l’unica, Buffy.


L’espressione di Robert si ammorbidì leggermente, notando le emozioni che si alternavano sul volto della ragazza. Dolore, speranza, paura … tutte emozioni che aveva già visto, ma su un altro volto. << Si. >> rispose dolcemente, arcuando le labbra in un lieve sorriso.


Improvvisamente sembrò che nella stanza ci fossero solo loro due.


Alfred, Roger, gli Scoobies sembrarono svanire nel sottofondo, mentre la Cacciatrice e l’ex Osservatore sembravano comunicare con gli occhi.


Robert si riscosse solo quando il sindaco gli batté piano sulla spalla. Volgendo via lo sguardo dalla Cacciatrice, l’ex Osservatore fissò l’amico.


<< Cosa pensi sia meglio fare? >> chiese Alfred, chiaramente riferendosi alla situazione contingente.


<< Penso che sia giunta l’ora di mettere in chiaro alcune cose. >> fu la ferma risposta.


<< Ne sei sicuro? >>


<< Assolutamente. >>


####



Roger non era per niente contento di come si stavano mettendo le cose.


Quando Robert aveva espresso la sua opinione, dicendo che era meglio raccontare ai ragazzi la verità, lui si era opposto fermamente, ma nonostante le sue obbiezioni, Alfred aveva ceduto al consiglio di Robert, ed ora l’intero gruppo stava uscendo dalla sua locanda diretti verso il centro della città e verso il pozzo.


C’erano state delle obbiezioni anche da parte della Cacciatrice e del suo gruppo, che non vedevano la ragione per cui dovessero uscire per sapere dove si trovava Spike, ma erano state tacitate dalla promessa dell’ex Osservatore di rispondere alle loro domande una volta che avesse spiegato alcune cose.


Così, pur mugugnando, aveva appeso al chiodo il suo grembiule e si era apprestato a seguire gli altri.


Non c’era modo che si perdesse neanche una sillaba di quanto sarebbe stato detto, e se ne avesse avuto l’opportunità, aveva anche lui una o due cosette da dire.


####



Buffy si sentiva confusa ed irritata.


Era irritata proprio perché era confusa.


Non riusciva a capire cosa stesse succedendo.


L’ex Osservatore le aveva promesso che avrebbe risposto alle sue domande, ed istintivamente sentiva di potersi fidare, anche se non sapeva bene da dove arrivava quella fiducia.


Solo … che non stava dicendo neanche una parola mentre camminava lentamente verso il centro della città.


La passeggiata era caduta in un pesante silenzio, in cui nessuno sembrava disposto a parlare per primo.


Un paio di volte lei stessa si era ritrovata ad aprire la bocca, per poi richiuderla non sapendo esattamente perché lo stava facendo. Era sconcertante, e non le piaceva, ma si vide costretta ad adeguarsi.


Guardandosi attorno notò l’espressione imbronciata di Roger, e ricordò le sue obbiezioni sul loro andare al pozzo. Il ricordo della costruzione dipinta dalle stesse mani dell’uomo che la stava precedendo, la fece fremere.


Cosa c’era lì?


Perché il locandiere non voleva che ci andassero?


C’era forse Spike?


L’idea la turbava così tanto che tenne gli occhi fissi a terra per tutto il cammino, troppo intimorita all’idea del vedere con i suoi stessi occhi la costruzione che poteva rappresentare così tanto per lei.


Ogni passo sembrava durare un’eternità, e portava con esso la paura di non arrivare. Di ritrovarsi fuori dalla città, bloccata da una barriera che si innalzava davanti a lei.


Una barriera che l’avrebbe tenuta lontana da qualcosa che aveva cercato per tanto tempo.


Il risultato fu che si ritrovò ad andare a sbattere contro la schiena di Xander, che si era fermato davanti a lei.


Erano arrivati?


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Capitolo 6



L’interno del pozzo sembrò lasciare alquanto delusi i nuovi arrivati. Benché non avessero saputo esattamente cosa aspettarsi, di certo non si erano aspettati di vedere solo un interno vasto e spoglio.


Neppure la conca posizionata nel mezzo della cupola, e sotto allo strano camino, aveva niente di eccezionale. Ruvida roccia scavata, tanto era.


Niente affreschi o sculture o icone.


Niente che desse al luogo l’alone di mistero che si erano aspettati.


Giusto due sedie, poste da una parte; una delle quali occupata da un ragazzo sulla trentina che sembrava intento a leggersi un libro. Beh, almeno era intento a leggerlo fino a quando non vide entrare il sindaco seguito dal gruppetto di sconosciuti; a quel punto era scattato in piedi, posando il suddetto libro sull’altra sedia, dove vi erano già posati alcuni abiti.


<< Va tutto bene Danny, stai pure comodo. >> lo salutò Robert, con un gesto blando della mano. << Anzi, ora che ci penso, perché non vai fuori a prenderti una boccata d’aria? È una gran bella giornata e dovresti essere fuori a godertela. Tranquillo, per un po’ ci staremo noi qui a fare la guardia. >> aggiunse zoppicando verso la sedia lasciata libera.


Danny sembrò non aver bisogno di farselo ripetere due volte, e dopo un veloce cenno di saluto con la testa, si affrettò ad uscire dalla cupola.


<< A cosa diavolo stava facendo la guardia? >> bisbigliò Xander nell’orecchio di Willow, mentre si guardava attorno perplesso. Non era come se lì ci fosse stato qualcosa da rubare.


Nonostante però il suo tentativo di tenere bassa la voce, le pareti concentriche della stanza sembrarono farla riecheggiare come se avesse parlato normalmente. E Robert sorrise.


<< Esistono cose molto più preziose dei beni materiali, non lo sapevi ragazzo mio? >> ghignò enigmaticamente, avendo compreso la direzione dei pensieri di Xander.


<< Come cosa? >> chiese Dawn, guardandosi scettica attorno.


<< Come ti sentiresti se ti rubassero l’aria che respiri? >> rispose ancora una volta enigmaticamente Robert. << Solo perché non riesci a vedere una cosa non significa che non esiste. Non te lo hanno insegnato a scuola? >> stavolta l’ironia era tornata in piena carica.


Dawn arrossì leggermente, presa momentaneamente in contropiede. Stava comunque per ribattere quando fu anticipata da Buffy e Willow, che chiesero all’unisono. << Perché ha voluto portarci qui? >>


Era strano come le due ragazze fossero arrivate a porre la stessa domanda, visto che i loro pensieri avevano avuto natura diversa.


Buffy era concentrata su Spike, e sul perché quel luogo era importante riferito a lui.


Willow al contrario era ancora affascinata dai rapporti che aveva letto su quel luogo e smaniava per sapere cosa nascondesse.


Robert Ballard sembrò soppesare attentamente come rispondere alla domanda, come indeciso da dove iniziare. Scambiò uno sguardo con l’amico sindaco, e poi sospirando si rigirò ad affrontare la Scoobies Gang. Forse la cosa migliore era proprio cominciare dall’inizio.


<< Da quanto mi è sembrato di capire, voi avete letto i miei vecchi rapporti su questo luogo. Saprete anche che è qui che Quentin Travers cercò di penetrare, per poi ritrovarsi sbattuto fuori dalla città. >> un maligno sorriso gli passò fugacemente sulle labbra al ricordo. Aveva sempre detestato quel tronfio ometto pieno di arrivismo. Non si era stupito quando aveva scoperto che era riuscito a diventare Capo del Consiglio. Fortuna per lui, a quel tempo se ne era già andato.


Riportando la sua attenzione ai ragazzi, attese un cenno che rivelasse quanto le sue deduzioni fossero esatte. Cinque testoline si inclinarono in avanti, buon segno, poteva continuare.


<< Come avrete notato non c’è niente qui che apparentemente possa avere valore. E decisamente nessun “amuleto”. >> il veleno presente nell’ultima parola non passò inosservato. << Nondimeno, qui è contenuto qualcosa di inestimabile valore. >>


Xander stava già iniziando a perdersi, e si vedeva chiaramente dalla sua espressione dubbiosa. Andrew se ne stava fermo ad occhi spipati, sperando in ulteriori informazioni (gli mancava solo la lingua a penzoloni). Willow aveva un’espressione concentrata, evidentemente stava cercando di risolvere l’enigma. Buffy, beh, Buffy ancora una volta vedeva spostarsi la sua meta, e non ne era particolarmente felice.


E Dawn …


Dawn si era accigliata per un attimo, prima di spalancare gli occhi e guardarsi attorno, girando su se stessa.


<< È il posto stesso che ha valore, non è così? >> chiese infine, riportando la sua attenzione sul vecchio uomo.


Prima che Robert potesse avere modo di rispondere, Willow saltò su, strillando. << È qui, non è vero? >> Era talmente eccitata che notò a malapena gli sguardi perplessi dei suoi amici, l’unica cosa che sembrò smorzare la sua esaltazione fu quando incontrò l’espressione di pura speranza negli occhi di Buffy; la quale chiaramente aveva equivocato la sua esclamazione. L’amica doveva aver creduto che si stesse riferendo a Spike. Odiò doverla deludere.


<< Voglio dire, il cancello per il paradiso; quello che lei aveva ipotizzato. Si trova qui, non è così? >> si rettificò, facendo una smorfia dispiaciuta verso l’amica. Fece male vedere la luce speranzosa spengersi nei suoi occhi, ma cos’altro poteva fare?


<< Mi era stato detto che eravate ragazzi svegli. >> fu la pacata risposta dell’anziano, seguita da un grugnito scontento da parte di Roger.


<< Oh, Roger, piantala. >> lo brontolò Alfred, dandogli un’occhiataccia. << Ti stai comportando come un bambino. >>


<< Se per te comportarsi come un bambino significa non essere d’accordo sul rivelare a dei perfetti estranei il segreto maggiore della nostra città, beh sono felice di comportarmi come tale. >> ribatté il locandiere, rendendo palese che lui non si fidava per niente della Scoobies Gang.


<< Alt, fermi tutti. Mi state dicendo che è vero? Che qui esiste un cancello per il paradiso? >> esclamò Xander, chiaramente infischiandosene della disputa fra i due paesani e puntando dritto all’unica cosa che aveva capito della discussione.


<< Beh, si. >> rispose placido il sindaco, girandosi a guardarlo, per poi puntare in alto il dito verso il centro della cupola, da cui si innalzavano le pareti del pozzo. << È proprio lassù. >>


<< Grande Giove! >> esclamò ancora Xander, prendendo a prestito una battuta da uno dei suoi film preferiti.


<< Grande Marty McFly! >> gli fece eco Andrew, che aveva capito il riferimento (il film è Ritorno al Futuro per chi non lo sapesse, ndr).


<< Wow. >> fu invece l’esclamazione un po’ più contenuta di Willow e Dawn.


Chi invece non disse neanche una parola, fu Buffy. Non era che non sapesse cosa dire, solo che non trovava la cosa particolarmente eccitante; non dopo la cocente delusione appena ricevuta. Aveva sperato …


A Robert non era sfuggito niente di quanto era successo negli ultimi minuti. Aveva visto la chiara eccitazione negli occhi della strega e la speranza negli occhi della Cacciatrice, una speranza che si era presto volatilizzata, lasciando al suo posto un’espressione quasi annoiata (dopo il fugace istante in cui i begli occhi verdi si erano colmati di dolore), e in cuor suo sentì rafforzarsi la speranza di aver preso la decisione giusta nel rivelare a questi ragazzi come stavano le cose.


Tossendo piano per riportare l’attenzione su di sé, puntò il suo sguardo su Willow. << Miss Rosemberg, >> disse piano << avrei un favore da chiederle. >>


Subito Willow scattò sull’attenti. << Si, mi dica. Cosa posso fare per lei? >>


<< Se non sbaglio, e non credo di farlo, lei è una potente strega. >> continuò Robert, fermandosi un attimo per eventuali segni di diniego. Non ce ne furono, così continuò. << Vorrei fare un piccolo esperimento se me lo consente. Vorrebbe avvicinarsi al centro della cupola e dirmi cosa percepisce? >>


Willow era perplessa, ma l’istinto le diceva che non c’era niente da temere, così fece come richiesto, e … << Wow, sento una forte energia, chiaramente di natura mistica … >> sussurrò intimorita, ondeggiando lentamente avanti ed indietro una mano.


Andrew fu subito al suo fianco, cercando di fare gli stessi movimenti, ma la sua espressione delusa fece capire agli altri che lui non sentiva niente.


<< È indubbiamente benigna, questo è certo. >> continuò a dire Willow fra sé e sé, troppo presa dalle sensazioni che provava. << Mi ricorda la sensazione che provai quando feci l’incantesimo per risvegliare le Cacciatrici. >> confessò, girandosi un attimo per guardare gli amici che l’osservavano attenti, per poi rigirarsi di nuovo verso la conca. << E sembra provenire … dall’acqua. >> concluse, accigliandosi.


Stava provando un’irresistibile desiderio di immergere la mano in quell’acqua limpida, desiderosa di scoprire se le sue intuizioni fossero giuste. Solo il timore di cosa sarebbe potuto succedere se avesse agito senza permesso la fermò. Aveva imparato la sua lezione con gli anni, e ormai sapeva che era meglio pensarci due volte prima di fare qualcosa che poteva rivelarsi un disastro.


Anche Buffy si avvicinò alla conca, suo malgrado intrigata dalle parole dell’amica. Naturalmente, anche Xander e Dawn si unirono a lei nello studiare l’acqua.


Xander si grattò la testa perplesso. Non dubitava delle parole di Willow, se lei diceva che sentiva qualcosa era perché era vero. Solo che quella conca scavata nella roccia gli sembrava piuttosto banale. Niente a che vedere con le magnifiche fontane che aveva visto durante i suoi viaggi.


L’acqua poi era … limpida. Altri aggettivi non riusciva a trovarli. Insomma non ci vedeva niente di strano.


<< La può toccare se vuole. >> giunse da dietro la voce di Robert, e Willow non se lo fece dire due volte.


<< Che diavolo … >> squittì di paura Xander, facendo un balzo indietro, quando all’improvviso la sua migliore amica prese a risplendere come un faro e tutti i suoi capelli diventarono bianchi.


L’effetto durò solo qualche secondo, visto che Willow stessa, presa alla sprovvista per l’accaduto, aveva tirato immediatamente via la mano dall’acqua. Non di meno, la cosa fece sobbalzare tutti, compreso anche Roger che se ne stava accigliato appoggiato contro il muro.


L’unico che sembrò non essere per niente impressionato, forse anche perché se lo era aspettato, fu Robert, che ridacchiò piano fra sé e sé.


Quando però Willow fece per rimettere la mano nell’acqua e ripetere l’esperienza, il vecchio Osservatore intervenne deciso. << Non lo farei se fossi in lei. >> disse a voce alta e leggermente dura.


La strega si immobilizzò così con la mano a mezz’aria, per poi arrossire imbarazzata.


<< Perché no? >> chiese Dawn, che non comprendeva la ragione di quell’improvviso divieto. Prima era stato detto che era permesso.


<< Ci sono poteri che vanno aldilà della nostra comprensione, ragazza mia. >> disse Robert con una voce un po’ più gentile. << Indulgervi quando non si è preparati non è saggio, tu più di tutti dovresti esserne consapevole, mia piccola chiave mistica. >> aggiunse in tono leggermente ironico.


Buffy scosse la testa, cercando di schiarirsela. Se prima aveva avuto qualche dubbio che il vecchio Osservatore fosse a conoscenza di chi lei era, quel dubbio era sparito quando lui aveva ammesso che Spike aveva parlato di lei. Il problema era che non solo lui sapeva che lei era la Cacciatrice, ma anche che Willow era una potente strega, e che Dawn era stata una chiave mistica (indicazione più rilevante di ogni altra). Esisteva solo un modo che spiegasse simile conoscenza, e di nuovo portava in ballo il vampiro. Solo … perché mai Spike aveva rivelato a quell’individuo i loro segreti?


Spike si era fatto torturare da Glory pur di non dire che Dawn era la chiave; e per quanto ne sapeva non lo aveva mai raccontato neanche ad Angel (Cosa per cui era stata grata).


Ed ora invece sembrava aver rivelato tutti i loro piccoli segreti a queste persone.


Aveva raccontato loro proprio tutto?


La sola idea che questo fosse possibile le fece arrossare le guance dall’imbarazzo e da una punta di rabbia. Rabbia, al pensiero che queste persone sapessero tutto su di lei quando lei non sapeva niente su di loro.


Chi erano mai questi tizi per aver inspirato una simile fiducia nel suo vampiro?


Un’occhiata verso l’imbronciato Roger le fece venire il sospetto che loro lo ritenessero il loro vampiro.


Dovette sopprimere il desiderio di ringhiare.


####



<< Quindi lei sta dicendo che quest’acqua è una specie di acqua benedetta all’ennesima potenza? >> stava chiedendo Xander, cercando di venire a patti con le rivelazioni fin ora avvenute.


<< Fico. >> esclamò Andrew, entusiasmato. << Vi immaginate cosa si potrebbe fare con quest’acqua? Si potrebbe vaporizzarla tutta addosso ai demoni che ora scorazzano per Los Angeles e liberarci di loro una volta per tutte. >>


<< Non so … >> commentò dubbiosa Willow, mentre rifletteva su qualcosa che le turbinava per la mente.


<< Andiamo, Willow, non dirmi che non vedi il potenziale. >> la spronò Andrew, che già si immaginava ad imbottigliare la preziosa acqua.


<< Personalmente sono d’accordo con Willow. >> disse invece Dawn, ottenendo una smorfia dal ragazzo. << Se fosse stato così semplice allora perché Quentin Travers non è riuscito ad entrare qui? >> aggiunse, palesando i suoi dubbi.


<< Esattamente il mio punto. >> concordò la strega. << È evidente che esiste una qualche forza che non vuole che l’acqua esca di qui, altrimenti Travers non sarebbe stato sbattuto fuori dalla città. Conoscendolo avrebbe compreso subito le capacità di quest’acqua e qualcosa mi dice che non si sarebbe fatto scrupoli a portarsela via. >> aggiunse, spiegando le sue perplessità.


<< Oh, non c’è dubbio che il vecchio puzza sotto il naso lo avrebbe fatto. >> brontolò Xander. << E fin qui ci arrivo … quello che non capisco è perché non deve uscire da qui. Sarebbe maledettamente più utile là fuori. >> aggiunse sventolando la mano verso la porta e l’esterno.


Gli Scoobies erano talmente presi nella loro discussione che non si erano resi conto di star ignorando bellamente i tentativi di Robert di parlare. Forse, se solo si fossero zittiti anche per un istante, avrebbero trovato risposta ai loro interrogativi.


C’è da dire che non si resero neanche conto che Buffy aveva preso a passeggiare pensierosa attorno alla conca, un’espressione di intensa riflessione sul volto, mentre scrutava l’interno della conca e poi portava lo sguardo in alto verso le pareti del pozzo, e poi di nuovo giù verso l’acqua.


Robert aveva precedentemente spiegato loro, che l’acqua contenuta nella fonte era acqua piovana che discendeva giù dal pozzo sovrastante, e che essa veniva poi raccolta in una cisterna posta sotto la cupola attraverso due forellini posizionati ad una certa altezza nella conca stessa. Aveva poi spiegato come tale acqua venisse poi immessa in piccoli canali che giravano attorno ai confini della città, per poi tornare nella cisterna. Un cerchio chiuso insomma, l’acqua non usciva mai completamente all’esterno.


<< Serve per proteggere il cancello, non è così? >> disse infine la Cacciatrice, puntando lo sguardo sul vecchio Osservatore.


Roger annuì, facendo un largo sorriso. Finalmente qualcuno era arrivato alla conclusione giusta. << Esattamente. >> confermò.


<< Cosa? >> esclamò Xander, completamente spiazzato.


<< Rifletteteci, >> disse Buffy, girandosi verso gli amici. << provate ad immaginare cosa potrebbe succedere se qualche forza maligna riuscisse ad entrare qui, ed a penetrare nella dimensione paradisiaca. L’apocalisse sulla terra non sarebbe niente al confronto. Ecco spiegata l’acqua, serve da protezione, per creare la barriera appunto. Ed ecco perché queste persone se ne stanno qui a fare la guardia, per impedire che qualcosa vada storto. >>


<< Storto in che senso? >> chiese ancora Xander, ancora in alto mare.


<< Li vedete no quei forellini lì nella vasca? Se dovessero ostruirsi l’acqua continuerebbe a salire oltre il bordo, e poi scorrerebbe via senza aver compiuto il suo dovere. Acqua sprecata, vi dice niente? >> dichiarò Buffy, incrociando le braccia sul petto con fare deciso.


<< A me dice qualcosa. >> bofonchiò Alfred, gettando un’occhiataccia verso Roger. << Ora inizio a capire perché ti si allaga sempre il bagno. >>


Roger sbuffò, Robert scoppiò a ridere e gli Scoobies si guardarono a vicenda confusi.


Il vecchio Osservatore cercò di riprendere fiato e smettere di ridere, così da poter confermare alla Cacciatrice che tutte le sue ipotesi erano giuste, ma gli bastò dare un’altra occhiata al volto torvo dell’albergatore per far esplodere un’altra risata, subito imitato dal sindaco.


<< Ce lo spiegate anche a noi cos’è tanto divertente? >> chiese per niente divertita Buffy. << Non è che non abbia apprezzato l’interessante lezione sulle meraviglie locali, ma vorrei sapere, c’è qualcos’altro che dovete dirci prima di tornare sul punto che mi interessa? >>


Oh, oh, era ora di tornare seri.


Stavolta Robert non ebbe nessuna difficoltà nello smettere di ridere, si poteva proprio dire che la risata gli morì in gola.


<< Spike giunse da noi una notte tempestosa di quattro anni fa. >>


E fu la volta di Buffy di sentirsi strozzare la gola, dal respiro questa volta. Finalmente sembrava che si fosse arrivati alla parte delle rivelazioni che lei voleva.


Lo voleva, giusto?


Allora perché improvvisamente la paura di sapere stava facendo a botte con il desiderio?


Apparentemente ignaro del suo dilemma, Robert continuò con le sue rivelazioni, continuando a sperare per il meglio.


<< Era veramente un tempo da lupi, e l’acqua scendeva giù dal pozzo con forza. Ragione per cui uno dei nostri ragazzi era qui a controllare che continuasse a defluire senza intoppi. Infatti, assieme all’acqua venivano giù foglie e rametti di albero strappati dal vento. >>


Il sindaco socchiuse gli occhi mentre l’amico narrava, ed internamente ricordò quella notte in cui era stato bruscamente svegliato da Roger. A quel tempo non aveva neanche lontanamente immaginato quanto le loro vite sarebbero cambiate.


Anche gli Scoobies ricordavano.


Ricordavano la notte in cui si erano dovuti armare di tutto punto e partire alla volta di Los Angeles per scongiurare l’ennesima apocalisse. Il mondo non era finito quella notte, e neanche le successive, ma da allora avevano dovuto convivere con il pensiero che Spike sembrava essere scomparso nel nulla.


Fino ad ora.


<< Steven si spaventò a morte quando dal pozzo piombò giù il corpo di un uomo, ma riuscì a ritrovare abbastanza sangue freddo da chiamare soccorsi. >>


<< Io fui uno degli ultimi ad arrivare. >> intervenne Alfred, volendo dare il suo contributo alla narrazione. << Spike era là, disteso a faccia in su nel mezzo della conca, apparentemente morto, poi però riprese a respirare. >>


<< Aspettate un attimo. >> esclamò Xander. << “Apparentemente morto”? “Riprese a respirare”? >> scosse la testa come per schiarirsela. << Ci state dicendo che Spike è vivo? Voglio dire, vivo vivo? Come non-morto intendo? Come non-vampiro? >> concluse leggermente frustrato per non riuscire a trovare le parole giuste per esprimersi.


Beh, se la stava cavando sempre meglio degli altri, soprattutto di Buffy che non sapeva proprio cosa dire.


La sola idea che Spike fosse diventato umano era … inconcepibile, almeno in quel momento.


Certo, in passato l’ipotesi era stata presa in considerazione, ma un conto era stato immaginarlo, ed un altro sentirselo sbattere in faccia.


<< Onestamente sul momento non facemmo caso se il cuore gli batteva o no, stava respirando e questo ci bastò per tirarlo velocemente fuori da lì e portarlo di urgenza al pronto soccorso. >> rivelò il sindaco, leggermente imbarazzato. << Fu solo in seguito che scoprimmo che non c’era tracciato cardiaco, e lo ammetto, la cosa ci lasciò piuttosto confusi. >>


<< E preoccupati. >> fece eco Robert.


Niente tracciato cardiaco.


Ancora vampiro, quindi.


Buffy sentì l’aria bruciarle dentro i polmoni. Non si era resa conto di star trattenendo il respiro, ed il sospiro che rilasciò la colse di sorpresa, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.


Non sapeva neanche lei perché il sapere che Spike era ancora un vampiro fosse un tale sollievo, ma in quell’istante inviò una preghiera di ringraziamento verso il cielo. Naturalmente, il sollievo durò solo qualche istante, perché subito dopo un pensiero oltremodo sgradito le giunse alla mente, e le lacrime furono ricacciate indietro.


<< Ma … ma … >> balbettò, cercando di mettere in parole l’orrenda visione che le era balenata in testa. << Se Spike è ancora un vampiro … quest’acqua non avrebbe dovuto … >> inutile, non riusciva a dirlo.


Due gemiti di uguale intensità furono emessi da Dawn e Willow, che avevano compreso cosa la cacciatrice stesse cercando di chiedere. Il solo pensiero di Spike, immerso in quello che per lui doveva essere stato peggio di un acido, era a dir poco raccapricciante.


<< Fu esattamente questo a preoccuparci. >> confermò Robert, con espressione seria. << Forse molti dei paesani non sapevano neanche cosa fosse un vampiro prima di quella notte, ma io non avevo quella scusante. Il mio lavoro con il Consiglio era almeno servito a qualcosa. >>


Un silenzio teso seguì le sue parole. Gli Scoobies sembrarono improvvisamente essere troppo sconvolti per dire qualsiasi cosa.


<< Non ero presente quella notte qui nel pozzo quando Spike arrivò, ma questo è un paese piccolo e le notizie viaggiano veloci. Non appena venni a conoscenza dello strano fenomeno rappresentato da Spike stesso, un uomo che respirava ma a cui mancava il battito cardiaco, compresi subito che dovevo intervenire. >>


<< La prima cosa che feci fu andare all’ospedale in cui Spike era ricoverato, e rimasi terrorizzato nel vedere che a parte l’evidente stato comatoso, non vi erano segni di ustioni o ferite provocate sia dalla caduta che dall’acqua stessa in cui era caduto. >>


<< Nessuna ferita … >> sospirò ancora Buffy, stavolta decisamente più forte, mentre le immagini di Spike mutilato o peggio si allontanavano dalla sua mente.


<< Ma come è possibile? >> chiese invece Willow, sentendo dei brividi correrle lungo la schiena e rabbrividendo visibilmente.


<< Beh, quella fu esattamente la mia reazione. >> disse l’anziano osservatore, facendo un piccolo sorriso alla strega. << Cercate di capire … avevo lì davanti a me qualcuno che era decisamente un vampiro, il che era oltremodo strano visto che i demoni non possono entrare in città, completamente privo di qualsiasi ferita. L’unica cosa a cui riuscii a pensare fu che fosse successo qualcosa di molto negativo al pozzo. Il primo impulso che ebbi fu di impalettarlo, ma l’esperienza mi aveva insegnato che era sempre meglio riflettere prima di agire. >>


<< Non te lo avrei mai permesso, e lo sai. >> disse accigliato Roger, lanciando uno sguardo mortale verso l’ex osservatore.


<< Beh, fortuna per me che non l’ho fatto. >> scherzò Robert, volendo sia rassicurare la cacciatrice che si era irrigidita sentendo le sue precedenti parole, sia mitigare il burbero albergatore. << Ad ogni modo, Spike rimase privo di conoscenza per due giorni, e questo mi diede il tempo di fare delle analisi all’acqua del pozzo, che si rivelò perfettamente pura come sempre era stata. Anche la barriera non aveva subito nessun danno … >> scosse la testa, come se ricordare quei giorni riportasse a galla anche la confusione che aveva provato lo stesse ancora facendo penare.


<< D’altra parte, stavano arrivando notizie allarmanti su tutti i notiziari. >> si insinuò il sindaco.


<< Los Angeles. >> disse seccamente Buffy, ricollegando i fatti. Era stato allora che il mondo aveva finalmente compreso che quello contro cui lei aveva sempre dovuto lottare era reale. Magra consolazione, visto che all’epoca (ma anche adesso) non aveva potuto gioirne, visto che tutti i suoi pensieri e preoccupazioni erano stati diretti altrove.


<< Spike vi ha poi spiegato come era finito qui? >> chiese Andrew, troppo curioso di conoscere lo svolgimento dei fatti.


<< Ahimè no. >> rispose Robert, abbassando desolato le spalle. << Almeno non subito, e non completamente. >>


<< Come sarebbe a dire? >> chiese Xander, che ancora una volta si stava perdendo fra tutti quegli enigmi.


<< Dovete sapere che quando Spike si risvegliò, fu chiaro che aveva perso completamente la memoria. E quando dico “completamente”, intendo che non ricordava assolutamente nulla. Era come un bambino appena nato che si appresta alla vita. Certo i suoi progressi furono piuttosto rapidi, ma dovette imparare di nuovo a parlare, camminare, e fare tutte le cose che normalmente un individuo fa. >>


<< Co-cosa? >> Buffy sentì il terreno sprofondarsi sotto i piedi. << Ma lei ha detto che le ha parlato di me … >> Come poteva farlo se non ricordava nulla? Avrebbe voluto dire, ma aveva la gola troppo stretta dal panico.


<< Riacquistò la memoria circa quattro mesi dopo, ma in quei primi quattro mesi fu come se la sua vita precedente non fosse mai avvenuta, dovette rincominciare tutto da capo. >> chiarì velocemente Robert, e Buffy ancora una volta potè riprendere a respirare.


<< I primi giorni ho dovuto dargli da bere il sangue con il biberon. >> rivelò a sorpresa Roger, che nonostante l’accenno raccapricciante al sangue aveva il volto come addolcito al ricordo.


<< Fico! Avrei voluto assistere. >> ghignò Dawn, che già si immaginava Spike in versione infantile che succhiava da un biberon. Che materiale sarebbe stato per sfottere il vampiro una volta tornato alla normalità.


Roger sembrò comprendere la direzione maliziosa che avevano preso i pensieri della ragazza e s’impennò. << Non c’e niente di che ridere. >> sibilò, la voce tagliente come la lama di un rasoio. << Vorrei vedere come avrebbe reagito lei nelle stesse condizioni. >> aggiunse, con voce astiosa.


Alfred si affrettò ad andare vicino all’amico e porgli una mano calmante sul braccio. Sapeva bene che se punto sul vivo l’amico era capace di tutto, e niente sembrava turbarlo più che sentire parlare male del vampiro. Girandosi di nuovo verso gli Scoobies, li guardò severamente. << Dovete scusarlo, ma Roger è stato come un padre per Spike in quei primi quattro mesi, ed il loro legame è tuttora molto forte e non ama sentire quando viene preso in giro. >>


Dawn arrossì imbarazzata sotto i due sguardi, uno ancora infuriato e l’altro grave. Cattiva mossa. Improvvisamente si sentiva come tornata bambina quando sua madre la rimproverava per qualcosa che aveva fatto (cosa strana di per sé visto che i suoi ricordi dell’epoca erano falsi).


Xander invece si morse la lingua, era stato anche lui sul punto di fare una battuta sul vampiro ma fortunatamente era stato battuto sul tempo, altrimenti adesso ci sarebbe stato lui sotto accusa.


<< Grazie. >>


Tutti trasecolarono sentendo la timida voce di Buffy. Non era esattamente usuale sentirla ringraziare per qualcosa.


Anche lei sembrò esserne sorpresa, come se la parola le fosse uscita dalle labbra senza riflettere. Tanto è vero che si accigliò per un attimo, prima di prendere un profondo respiro. << Voglio dire, grazie per essersi preso cura di Spike. Significa molto per me, più di quanto non possa dire. >>


Oh boy!


Ora si che gli altri la guardavano ad occhi spipati.


Persino Roger (che chiaramente non l’aveva molto in simpatia) sembrò improvvisamente ammorbidirsi. << Prego. Piacere mio. >> rispose con voce strozzata.


Willow si asciugò furtivamente una lacrima che le era spuntata all’angolo dell’occhio. Inutile, lei in certe situazioni si commuoveva sempre. Meglio pensare ad altro. << Mi scusi signor Ballard, ci stava dicendo che Spike ha riacquistato la memoria dopo quattro mesi. Come è stato? Voglio dire, è stata una cosa graduale o è successo tutto all’improvviso? >> si, era decisamente meglio cambiare discorso, questo almeno avrebbe dato tempo a Buffy di ricomporsi. Era stato decisamente insolito quello che l’amica aveva fatto, e Willow era certa che la cosa l’avesse turbata più di quanto non stesse dimostrando. Il sorriso tremulo che Buffy le fece come per ringraziarla di aver deviato il discorso, le diede ragione.


Nel frattempo Xander, che in fondo non era del tutto scemo, era andato vicino all’amica e le aveva messo un braccio sulle spalle, ed anche lui ricevette in cambio lo stesso sorriso tremulo. Ed uguale sorte toccò a Dawn, quando si mise all’altro lato della sorella, prendendogli la mano.


Era come se improvvisamente gli Scoobies avessero sentito che Buffy non era più un entità fredda e lontana (come lo era stata in quegli ultimi cinque anni), ma stesse tornando da loro, ed istintivamente sentissero il bisogno di riunirsi attorno a lei, per impedire che scivolasse di nuovo via.


Robert osservò con attenzione il comportamento degli Scoobies, finalmente compiaciuto di vedere davanti ai suoi occhi il forte ed unito gruppo di cui aveva sentito tanto parlare. Era chiaro che il pernio attorno al quale giravano tutti era la cacciatrice, ma lei attorno a quale pernio girava? Interessante interrogativo, pensò, mentre la risposta già gli balenava nella mente. Era tempo però di dare altre risposte.


<< A dire il vero accadde piuttosto improvvisamente. >> disse, rispondendo alla domanda della strega. << Già da tempo Spike aveva iniziato a farsi domande su chi lui fosse, da dove venisse e via dicendo … Sfortunatamente non potei essergli di aiuto. I pochi contatti che avevo mantenuto con alcuni membri del consiglio degli osservatori sembravano essere spariti nel nulla. In seguito naturalmente ne scoprii il perché, ma a quei tempi ammetto che brancolavo nel buio. >>


Ancora una volta, le parole dell’anziano osservatore riportarono alla mente tutta una serie di ricordi. Il Primo demone che cercava di distruggere il mondo, ed il suo servo Caleb che faceva saltare in aria la sede del consiglio. Soprattutto Xander non riuscì a trattenere un brivido al ricordo del malvagio predicatore, responsabile per la perdita del suo occhio.


<< Ad ogni modo, come stavo dicendo … Spike voleva sapere, e noi non avevamo risposte da dargli. L’unica cosa che potemmo fare fu portarlo qui, non appena le sue condizioni ce lo permisero. Parlo di condizioni mentali, non fisiche. Avevamo infatti timore nel sottoporlo ad un qualsivoglia stress emotivo. Prima, quando vi ho detto che era come se fosse tornato bambino, intendevo anche emotivamente. Lui era a tutti gli effetti puro ed innocente come un bambino e noi tendevamo a non fare niente che potesse turbarlo. >>


Xander non potè impedirsi di innalzare scetticamente il sopracciglio. L’idea di Spike come un essere puro ed innocente mal si accompagnava all’immagine che aveva del vampiro. Irritante e maleducato era più descrittiva. Nessuno però sembrò notare il suo scetticismo, tanto meno Robert che continuò tranquillamente a parlare.


<< Così, beh, alla fine lo portammo qui, sperando che vedere questo posto avrebbe almeno parzialmente placato i suoi interrogativi. Certo non ci aspettavamo che … >>


<< Cosa? >> chiese Buffy, trattenendo il respiro. All’improvviso aveva sentito un campanello di allarme risuonarle lungo tutto il corpo.


<< Che, beh … svanisse. >>



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Capitolo 7



<< Così, beh, alla fine lo portammo qui, sperando che vedere questo posto avrebbe almeno parzialmente placato i suoi interrogativi. Certo non ci aspettavamo che … >>


<< Cosa? >> chiese Buffy, trattenendo il respiro. All’improvviso aveva sentito un campanello di allarme risuonarle lungo tutto il corpo.


<< Che, beh … svanisse. >>


<< Huh? >>


<< Cosa? >>


<< Eh? >>


<< ? >>


<< Svanisse? >>


Gli Scoobies ancora una volta rischiarono che gli occhi uscissero loro fuori dalle orbite, completamente spiazzati dalla nuova rivelazione.


Non era possibile, non potevano aver fatto tanta strada solo per scoprire che Spike era svanito nel nulla.


E poi …


Se ogni venerdì se ne andava giù a Vancouver, doveva pur essere riapparso ad un certo punto, no?


Almeno fu questo che pensò Xander, e stava per aprire bocca per dirlo anche agli altri, ma non ebbe il tempo di farlo.


<< Mi presi una paura del diavolo. Un attimo era proprio lì, dove sta il guercio, e l’attimo dopo si stava tuffando nella vasca. Ci fu un lampo di luce fortissima e quando i miei occhi si ripresero abbastanza da vedere di nuovo, Spike era scomparso nel nulla. >> rivelò con voce stentorea Roger.


Risultato, Xander fece velocemente un salto indietro, allontanandosi dalla vasca.


<< Ricordo … >> confermò Alfred. << Uscisti dal pozzo urlando aiuto, ed in meno di cinque minuti avevi radunato attorno a te tutto il paese. Gatti compresi. >> ghignò poi.


<< È inutile che fai tanto lo spiritoso. Ti spaventasti anche tu quando sapesti cosa era successo. >> s’imbronciò Roger.


<< Vero. >> concordò Robert, nascondendo il nitrito provocato da quel ricordo. Roger era stato così preso dal panico che era schizzato fuori dal pozzo, senza neanche degnarlo di uno sguardo. Infatti era andato anche lui ad accompagnare Spike, ma nel momento critico l’albergatore si era dimenticato della sua presenza. Certo, ora ricordare come era sconvolto Roger faceva ridere, ma all’epoca non aveva riso nessuno, nemmeno il sindaco.


Anzi, si erano preoccupati, e molto.


Già non si era placato il tumulto creato dall’apparizione di Spike; la sua scomparsa aveva fatto persino di peggio.


Roger aveva pianto come un bambino a cui avevano rubato delle caramelle, o forse era più giusto dire come un padre che aveva perso il figlioletto. Il sindaco aveva spedito più gente che poteva a controllare ogni angolo della città ed i confini, nella speranza che lo scomparso vampiro venisse ritrovato da qualche parte.


E lui …


Lui se ne era rimasto seduto esattamente dove era ora, cercando di dare un senso a quello che era successo.


<< E ci riuscì? >>


L’anziano osservatore sobbalzò alla domanda timidamente posta dalla strega. Non si era reso conto di aver parlato ad alta voce. Aveva creduto di star rivivendo quei momenti nella mente. Beh, meglio così, pensò, almeno non avrebbe dovuto raccontare di nuovo quella parte.


<< Non subito, e non completamente. >> rispose sospirando. << Spike ricomparve 26 ore dopo, più o meno nelle stesse condizioni in cui era arrivato la prima volta … >>


<< Vale a dire completamente nudo. >> interruppe Alfred.


<< … e naturalmente privo di conoscenza. >> concluse Robert, come se non lo avesse neanche sentito.


E Buffy finalmente potè rilasciare il respiro.


Le orecchie le fischiavano, la testa le girava, evidentemente a causa della mancanza di ossigeno. Si sentiva come uno di quei sommozzatori che scendevano a grandi profondità in apnea. La sensazione che provava in quel momento doveva essere la stessa, pensò. La stessa sensazione di qualcuno che torna in superficie.


<< Chiedo scusa. >> stava intanto chiedendo maliziosamente Dawn. << Cosa intendete per “completamene nudo”? Che era entrato nudo nella vasca o che quando è tornato i suoi vestiti erano spariti? >>


E Buffy si affrettò a darle una manata sulla testa. << Ma ti sembrano domande da farsi? >> la rimproverò, mentre intanto arrossiva furiosamente al pensiero di Spike nudo. Fortuna per lei il suo rossore poteva essere spiegato anche in altro modo, con la rabbia ad esempio. Se mai qualcuno avesse fatto un’osservazione in proposito aveva la scusa bella e pronta.


<< Giusto, >> intervenne Xander. << L’immagine di Spike nudo è qualcosa che preferirei evitare di avere nella mia mente, grazie. >>


<< Scusate tanto se ho chiesto. >> sbottò Dawn, guardando male sia la sorella che l’amico. << Ero solo curiosa. Se fosse la seconda ipotesi ad essere quella giusta sarebbe una cosa strana, no? Voi non credete? >> aggiunse, volendo puntualizzare che la sua era stata solo una legittima curiosità.


<< Si, forse, ma Spike nudo, ew! >> concordò Xander, facendo allo stesso tempo una faccia disgustata. << Fantastico! Ora non riuscirò a togliermelo dalla mente. >> si lamentò.


<< Perché non sei una ragazza, altrimenti forse troveresti l’immagine attraente. >> lo punzecchiò Willow, ghignando a tutto spiano. Poi, all’espressione perplessa che si era stampata sul viso degli altri, aggiunse: << Cosa? Sarò gay, ma sono pur sempre una ragazza, e l’immagine di Spike nudo non mi dispiace … >> si soffermò un attimo, vedendo come la cacciatrice stringeva gli occhi. << … poi tanto. È un bel vedere, artisticamente parlando intendo. Sapete cosa intendo, come … il Davide di Michelangelo, tanto per dirne una. >> si riprese parlando a raffica, e agitando le mani per aiutarsi ad esprimere il concetto.


Dawn roteò gli occhi, non le era sfuggito il lampo di gelosia che era saettato negli occhi della sorella. Perlomeno sembrava che Willow seppur confusamente fosse riuscita a placarla. Tanto valeva tornare sull’argomento. << Allora come è la faccenda dei vestiti di Spike? >> chiese rivolta all’anziano ex osservatore, avendo ben cura di non mettere nella stessa frase le parole “Spike” e “nudo”.


Robert, che si era goduto il piccolo scambio di opinioni fra gli Scoobies, sorrise gentilmente alla ragazza. << Spike era vestito quando si tuffò, ma quando tornò i suoi abiti erano spariti, ma a tutt’oggi non ne conosciamo la spiegazione. >> le rispose.


<< Oh. >> commentò delusa Dawn, avendo sperato in una spiegazione più consistente.


<< Vogliamo tornare all’argomento principale? >> sbottò Buffy, che voleva cambiare discorso. L’idea di parlare di Spike che se ne tornava nudo non le era particolarmente gradita. Quelle erano cose personali, uffa. << Cosa è successo a Spike quando è tornato? >> chiese implorante.


<< Si risvegliò solo dopo molte ore. >> grugnì Roger, prendendo la parola. Lui non si era divertito per niente a sentire quei ragazzi parlare del suo “ragazzo”. << Era ancora debole, e si vedeva, ma non dimenticherò mai la luce che vidi nei suoi occhi quel giorno. >> aggiunse fremendo.


<< Aveva recuperato la memoria? >> Buffy stessa non sapeva da dove le era arrivata quella domanda, le era spuntata da sola sulle labbra, ma nel momento stesso in cui la stava facendo, capì di conoscere già la risposta. Non di meno attese ugualmente di sentirsela dire.


<< Esattamente. >> disse Robert, confermando i suoi sospetti. << E devo ammettere che rimasi molto turbato quando scoprii di avere davanti William the Bloody, uno dei Flagelli d’Europa, beh, almeno fino a quando lui non ci raccontò come si era ripreso l’anima e si era sacrificato per salvare il mondo. A quel punto iniziai a vedere tutto sotto una nuova luce. >> ammise.


<< Ci raccontò tutto di sé, sia nel bene che nel male. Presumo volesse assicurarsi che noi avessimo piena libertà di giudizio su di lui. Non mitigò o nascose nessun dettaglio, neanche il più cruento, di ciò che era stato, di cosa aveva fatto. Ascoltandolo ebbi spesso l’impressione che anzi lui indugiasse sui particolari più macabri, come a dire “Ecco cosa sono, un mostro, un essere indegno, non merito la vostra pietà, la vostra amicizia, la vostra fiducia, ma se me la darete …”. E la speranza ed il timore erano sempre là, ad impregnare ogni parola che diceva. Ricordo che allora pensai di trovarmi davanti all’essere più complesso che avessi mai avuto il piacere di conoscere. Ancora oggi in effetti lo penso. >> l’anziano osservatore aveva continuato a parlare come se in realtà stesse solo dibattendo l’argomento fra sé e sé nella sua mente, totalmente estraniato da chi lo stava ascoltando.


E rimase quindi ancora una volta sorpreso quando la cacciatrice gli rivolse la parola.


<< Ma vi disse cosa era successo? Voglio dire, cosa gli era successo, come era arrivato qui ed il resto? >>


Ancora una volta fu il turno di Roger di parlare, e lo fece ancora una volta con voce secca, quasi irritata. << Ci raccontò di aver partecipato alla battaglia avvenuta a Los Angeles, se è questo che voleva sapere. Ci disse che non poteva spiegare le ragioni che lo avevano condotto qui o come ci era arrivato. Non era che non lo sapesse, ma solo che non poteva dircele. E rispose nello stesso modo quando gli chiedemmo spiegazioni di quanto era successo al pozzo. Disse solo che, anche se non era giunto qui di sua volontà, ora che c’era avrebbe avuto piacere di rimanere se noi eravamo d’accordo. >>


Sembrò quasi che l’albergatore si fosse aspettato le domande che iniziarono a fioccare alle sue affermazioni, e l’irritazione presente nella sua voce ne era stata una conseguenza. E quei continui “Come?”, “Niente spiegazioni?”, “Ma non gli avete fatto delle domande?”, “Perché non poteva spiegarsi?”, “Vi siete arresi cosi?”, lo stavano facendo irritare ancora di più ogni secondo che passava.


<< Non so come siete fatti voi gente, anzi, ora che ci penso credo di avere una idea ben precisa di come siete fatti; ad ogni modo qui tendiamo a rispettarci a vicenda. Oh, non mancano le prese in giro e gli sberleffi ma sono sempre all’acqua di rose, non ci rivolgiamo mai insulti, e soprattutto non saliamo in cattedra per dire agli altri cosa devono fare. Spike ci aveva detto chiaramente che non poteva dirci niente, e noi non abbiamo insistito per sapere. Abbiamo rispettato il suo volere, cosa che sono certo voi non avreste fatto. >> sbottò infine con acrimonia.


Il sindaco aveva visto l’amico incupirsi sempre di più, ed aveva cercato di placarlo ponendogli una mano su un braccio, ma non valse a nulla. Roger aveva ormai preso il via e nessuno era in grado di fermarlo.


<< Voi lo avreste pungolato, e tormentato. Non vi sareste fermati fino a quando non avesse chiesto pietà. Perché la cosa importante non era che Spike fosse tornato e stesse bene, ma che vi stesse nascondendo qualcosa. Non avrebbe avuto nessuna importanza per voi se le cose che non vi diceva non le nascondeva per mero capriccio, ma perché semplicemente non poteva dirvele, oh no, a voi non sarebbe bastato, non è così? Non è quello che avete fatto quando avete scoperto che il Primo demone si stava servendo di lui? Non gli avete conficcato quella dannata pietra nella testa, infischiandovene se poteva provocare danni irreparabili. Lo avete usato e bistrattato come vi è parso e poi vi siete dimenticati di lui fino a quando vi ha fatto comodo, ed ora siete qui a cercarlo. Perché mi viene da chiedere? C’è qualche apocalisse in arrivo e vi manca l’agnello sacrificale? >>


<< Adesso basta, Roger! >> tuonò la voce dell’ex osservatore, interrompendo la tirata furiosa dell’amico. Non era che non comprendesse ed in qualche modo plaudesse alle sue parole, semplicemente preferiva non tenere i toni troppo accesi. Inoltre, le reazioni degli Scoobies alle parole di Roger si stavano rivelando anche queste più intense di quanto si era aspettato. Gli occhi della cacciatrice si erano chinati verso terra, come a nascondere un profondo imbarazzo o meglio ancora vergogna. L’aveva vista sussultare quando Roger aveva usato la parola “usato”, e stringere le labbra in una smorfia di dolore.


D’altro canto, la reazione del ragazzo con la benda era stata di immediata rivalsa, come se quanto Roger stesse dicendo fosse blasfemo. La strega invece era sembrata semplicemente imbarazzata, e la donna più giovane vagamente irritata, sguardo ebete invece dall’altro ragazzo.


<< Non ci siamo affatto dimenticati di lui. Lo abbiamo … Buffy non ha smesso mai di cercarlo in questi quattro anni! >> stava intanto ringhiando Xander, negando le accuse che erano state loro rivolte. << Buffy lo ama! >> gridò infine, come se dire una cosa simile valesse più di mille parole.


Prima però che Buffy potesse anche solo prendersela perché i suoi sentimenti erano appena stati gridati ai quattro venti, Roger ne approfittò per lanciare la sua ultima stoccata velenosa. << Si, come no. Ed è per questo che si è fatta trovare ad amoreggiare con l’Immortale. >>


<< Cosa? >>


Buffy aveva alzato di scatto gli occhi, uno stupore sbigottito che li stava allargando a dismisura. << Di che diavolo sta parlando? >> aggiunse, non avendo assolutamente nessun indizio.


Nella cupola scese un pesante silenzio fatto di stupore confuso e rabbia ancora non smaltita. Per qualche istante sembrò che nessuno fosse disposto a retrocedere dalle proprie posizioni. Poi, sospirando pesantemente, Robert si alzò lentamente dalla sua sedia, e si accosto allo sconvolto albergatore come per placarne la rabbia. L’ex osservatore era stato combattuto sull’avvalorare le accuse di Roger, e rispondere invece alla domanda della cacciatrice, infine aveva deciso.


La sua esperienza, e soprattutto l’espressione di Buffy, gli stava dicendo che loro conoscevano solo una parte della storia. Forse sarebbe stato meglio per tutti se fossero giunti ad un chiarimento.


<< Quando Spike venne a Roma a trovarla più di quattro anni fa, gli fu detto che lei si era innamorata di un certo Immortale. Sembra che lui e il suo gran sire cercarono di contattarla, sperando in un equivoco, ma si arresero all’evidenza dei fatti quando la videro felice e contenta a ballare con quel demone. >> disse succintamente, riassumendo con quelle poche parole le vicende che il vampiro aveva raccontato loro.


Buffy scosse la testa sempre più confusa. Le sembrava di essere caduta in qualche strana dimensione parallela. Niente di quello che l’ex osservatore aveva rivelato aveva un senso per lei. << Ma questo non ha senso. >> quasi gridò. << Non sono mai stata a Roma in vita mia, né tantomeno ho mai conosciuto un demone che si faceva chiamare Immortale, che poi che razza di nome è, dico io? >> sbottò indignata, poi … disperata di poter essere creduta, si guardò attorno agli amici, sperando in un appoggio. << Diteglielo anche voi che non è vero niente. >> implorò.


Xander che era al suo fianco si affrettò a confermare la versione dell’amica, giurando e spergiurando che Buffy non aveva mai messo piede in quella città italiana. Era stata una volta a Firenze, si, per un convegno di cacciatrici, ma subito dopo era tornata ad Aberdeen in Scozia, dove ora risiedeva la nuova sede del Consiglio degli Osservatori.


Willow dal canto suo, ammise che una volta era andata a Roma, ma era stato solo per poche ore, giusto il tempo di dare una mano ad una delle cacciatrici che si occupavano della capitale Italiana. Confermò comunque che l’amica non vi si era mai recata.


Dawn confermò ulteriormente la cosa, cogliendo anche l’occasione per dire che le sarebbe piaciuto vivere a Roma.


L’unico che non emise sillaba, fu Andrew.


L’espressione sul suo volto era un misto di terrore e profondo disagio.


Qualcosa che fece immediatamente drizzare le antenne di Buffy. << Andrew … tu sai di cosa stanno parlando? >> gli chiese, dopo averlo studiato con attenzione.


Ed il ragazzo gemette.


Oh, oh!


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Capitolo 8



Buffy stava cercando di fare sforzi soprannaturali per mantenere il controllo. La testa le pulsava dolosamente, ed era convinta che le vene palpitanti sulle sue tempie fossero ben visibili a tutti, almeno a giudicare da come la stavano guardando preoccupati.


O forse non era di quello che si stavano preoccupando.


Forse erano terrorizzati solo perché lei non stava urlando a squarciagola o non aveva dato fuori di matto.


La verità era che non aveva la forza materiale per farlo.


Ogni secondo che passava si sentiva sempre di più avvolgere da una pesante stanchezza sia fisica che morale.


Ancora una volta la sua vita era stata orchestrata da altri, e per ben quattro anni lei ne era stata ignara.


Era una realizzazione troppo dura da affrontare.


Quando, a furia di minacce e sguardi feroci era riuscita a farsi dire da Andrew cosa era successo a Roma quattro anni prima, ne era rimasta sconvolta; ed ora riuscire ad elaborare il tutto era un’impresa titanica.


Forse … se voleva riuscire a capire … quello che lei doveva fare non era concentrarsi solo su quell’episodio, ma ripercorrere tutte le tappe che l’avevano condotta fino a lì.


Da dove poteva iniziare?


Sunnydale.


Là dove tutto era iniziato e tutto era finito.


Si, era da lì che doveva iniziare.


Dalla notte in cui Angel era giunto in città portandosi dietro quel dannato “gingillo”, come lo aveva definito Spike.


Era da lì che tutto aveva iniziato ad andare storto.


Oh, non che le cose anche prima stessero andando alla grande, con il Primo demone da sconfiggere e tutto il resto, ma era stato diverso.


Lei si era sentita diversa.


Per la prima volta nella sua vita non si era sentita sola.


Ed era stato Spike a farle provare quella sensazione.


Quella certezza.


E lei cosa aveva fatto?


Aveva mandato tutto a rotoli come suo solito, saltando al collo di Angel e baciandolo per salutarlo.


Le era venuto spontaneo farlo. Vedere Angel le aveva fatto ricordare che c’erano delle forze in più su cui poteva contare per la sua battaglia. Non che avesse voluto Angel là, a lottare al suo fianco, ma vederlo le aveva dato la speranza che se anche lei cadeva, ci sarebbe stato lui a continuare la battaglia.


Non gli aveva quindi mentito quando gli aveva chiesto di andare a preparare il fronte secondario.


Semmai aveva mentito a sé stessa, dicendo che era solo per quel motivo che non lo voleva lì.


Così come aveva mentito dicendo che Spike era solo nel suo cuore.


Già allora era stato molto di più, ma non era stata ancora pronta ad accettarlo.


La verità era stata che l’unico che aveva voluto al suo fianco in battaglia era Spike. Ma non lo aveva detto.


Ed era da là che era partito tutto.


Spike l’aveva vista baciarsi con Angel, e poi si era visto dare l’amuleto, seppur accompagnato dalla parola “campione”.


Tornando indietro con la mente ora tutto sembrava assumere un altro significato.


Spike aveva logicamente creduto che Buffy avesse preferito dare a lui l’amuleto piuttosto che ad Angel a causa della sua pericolosità. Si era sentito nuovamente usato, e nel modo peggiore, ma non aveva detto niente. Aveva accettato il suo ruolo senza fare una piega, ben sapendo che difficilmente ne sarebbe uscito fuori vivo.


Forse a quel punto non gli era neanche veramente importato di uscirne fuori vivo, con i tormenti della sua neo anima ed il resto.


Non c’era da stupirsi se quando gli aveva detto di amarlo, in quegli ultimi momenti nella bocca dell’inferno, lui non l’aveva creduta.


Oh, all’epoca aveva fatto male, ma non così tanto quanto avrebbe dovuto.


Si era detta che effettivamente non gli aveva mai dato molte prove affinché lui potesse crederle, niente di strano quindi che non l’avesse fatto. Avrebbe avuto tutto il tempo per rimediare.


E già!


Perché di una cosa era stata certa fin dall’inizio.


Spike sarebbe tornato, punto!


Perché era quello che Spike faceva. Tornava.


Lui tornava. Sempre.


E non si era sbagliata nel crederlo.


Naturalmente i primi tempi senza di lui erano stati ugualmente difficili, ma la consapevolezza che un bel giorno se lo sarebbe ritrovato davanti le avevano dato la forza di continuare.


Il fantasticare su come sarebbe stato bello rivederlo; immaginare tutti i modi possibili per convincerlo dei suoi sentimenti le avevano riempito le giornate.


Almeno fino a quando non era giunta la telefonata di Angel.


Scoprire che Spike era ricomparso a Los Angeles era stata una delizia, un po’ meno sentirsi dire che il vampiro ossigenato sembrava avere dei problemi ad accettare il suo ritorno alla vita, o non vita nel suo caso.


Il suo primo impulso era stato saltare sul primo aereo disponibile ed andare a riprenderselo. Lei più di ogni altro sapeva bene cosa Spike stava passando e sapeva anche che sarebbe stata in grado di aiutarlo. Per la miseria, se era riuscita a ricondurlo alla sanità mentale dopo che si era ripreso l’anima, aiutarlo ad amare di nuovo la vita sarebbe stata una bazzecola. Qualche bacio, qualche carezza e Spike sarebbe tornato lo stesso di sempre.


Solo che …


Maledizione, la sua vita sembrava corollata di “solo che …”.


Solo che Angel si era intromesso.


Così, mentre a lei diceva che era meglio se lasciava a Spike lo spazio necessario per venire a patti con quello che gli era successo e sulle ragioni per cui era successo (la storia della maledetta profezia); invece di tenere la manina a Spike come avrebbe dovuto, Angel aveva messo il dito nella piaga.


Buffy ancora non riusciva a capacitarsi di come Angel fosse stato manipolatore. Se fosse stato Angelus avrebbe potuto capirlo, ma da Angel non se l’era proprio aspettato.


Se da una parte aveva fatto tutto il carino con lei, rassicurandola che si sarebbe preso buona cura di Spike, e che le avrebbe inviato costanti rapporti sulle sue condizioni (a patto naturalmente che lei non si facesse viva con il vampiro ossigenato per il suo stesso bene, naturalmente), dall’altra aveva perseguito una vera e propria campagna anti-Buffy nei riguardi del suo childe.


Giocando sugli stessi dubbi del vampiro ossigenato, gli aveva fatto credere che Buffy lo avesse solo usato. Che aveva dato a lui l’amuleto solo perché non aveva voluto mettere in pericolo Angel stesso. Cosa che appunto Spike molto probabilmente aveva già pensato.


Che non lo aveva mai amato, insomma. (Ed anche qui Angel doveva aver avuto gioco facile)


Poi, per rendere il gioco ancora più perverso, si era fatto aiutare da Andrew ad inscenare la piccola recita svoltasi a Roma.


Grazie ad un piccolo incantesimo, Andrew aveva fatto sì che una delle Cacciatrici presenti a Roma prendesse le sembianze di Buffy, e facendosi credere lei si era fatta vedere a giro per la capitale italiana in compagnia del suo “vero” ragazzo. L’immortale, appunto. Il quale demone non si era tirato indietro all’idea di fare un bello scherzetto ai vampiri (lui aveva creduto che la recita fosse anche per Angel) che già una volta aveva avuto modo di conoscere.


Un simpatico scherzo fra amici, insomma.


E Spike ci era caduto in pieno, dando finalmente addio all’idea di poter mai conquistare il cuore di Buffy. Non c’era di che stupirsi che non avesse mai veramente fatto dei tentativi per contattarla, se ci si rifletteva su.


La recita di Angel era stata magistrale, almeno a detta di Andrew, degna di un oscar. E nonostante le sue ovvie esagerazioni, Buffy non aveva avuto dubbi a crederci. Quello che le sfuggiva era il perché tutto questo fosse stato fatto.


Oh, non dubitava che Andrew lo avesse fatto in buona fede, pensando di aiutare il vampiro ossigenato ad andare incontro al suo Splendente Destino di Gloria, parole sue; ma perché Angel aveva voluto sistematicamente annientare ogni possibile speranza che Spike aveva trattenuto nel cuore?


E soprattutto, perché aveva voluto togliere a lei ogni possibilità di stare vicino a Spike?


Era questo il nodo cruciale su cui i suoi pensieri adesso confluivano.


Era tutto così assurdo.


<< Buffy? >>


Il suo nome sussurrato timorosamente da Dawn, la riportò alla realtà. << Ti senti bene? >> chiese ancora preoccupata la ragazza. << Non stai progettando di uccidere Andrew in vari modi truculenti, vero? Non potrei darti torto se lo stessi facendo, ma vorrei ricordarti che il povero ragazzo è un’idiota e non può farci niente in proposito. >> aggiunse ancora, vedendo che la sorella non accennava a parlare e sperando di ottenere una reazione, una qualsiasi.


<< Se vuoi lo uccido io per te. Forse macchierò un po’ la mia coscienza ma credo che ne varrà la pena. >> si offrì Xander.


E Buffy senza sapere né come né perché iniziò a ridere.


Non era una risata normale, e questo fu chiaro a tutti, anche perché la nota isterica che vi si sentiva dentro era difficile da ignorare, non di meno fece fare un sospiro di sollievo collettivo. Era pur sempre una reazione, giusto?


L’isteria la potevano gestire, ma l’apatia non sapevano da dove iniziare a farlo.


Peccato che due secondi dopo le risa si frammezzarono a singhiozzi, e le lacrime a lungo trattenute iniziarono a scorrere sopra le guancie della Cacciatrice.


Willow si affrettò a correre ad abbracciare l’amica, cercando di calmarla con piccole pacche sulle spalle, ma Buffy sembrava aver perso veramente il controllo.


<< Una volta Spike si era offerto di uccidervi tutti per farmi stare meglio. >> continuò a sghignazzare e singhiozzare nella spalla dell’amica. << Disse che gli avrebbe fatto un male del diavolo, ma che ne sarebbe valsa la pena. >> e di nuovo giù risate e singhiozzi.


Willow si stava vedendo al perso, non sapendo cosa fare, quando due forti mani la presero per le spalle e la spostarono da parte.


Buffy ansimò bruscamente quando lo schiaffo la colpì al volto, facendola rimanere allibita a guardare Roger che ora stava lì davanti a lei. Si era quasi dimenticata della sua presenza, così come di quella degli altri.


<< Mi dispiace. >> disse dopo l’albergatore, con sguardo veramente dispiaciuto. << Non per lo schiaffo, quello penso che le servisse. Mi dispiace di averla giudicata male. A quanto sembra sia lei che Spike siete stati ingannati dalla stessa persona. >> aggiunse impacciato.


Due secondi dopo si ritrovava con le braccia piene di una Cacciatrice che ora aveva preso a piangere sommessamente.


<< Su, su. Non faccia così. >> cercò burberamente di calmarla. Roger era in fondo un pezzo di pane e se una donna si metteva a piangere non riusciva a sopportarlo. << L’importante è che la verità sia venuta fuori. Mi incaricherò io stesso di dire a Spike come stanno le cose se vuole. >> a quel punto l’albergatore era pronto a promettere di tutto pur di far smettere di piangere Buffy.


<< Davvero lo farebbe? >> chiese tremante Buffy, che pian pianino stava riacquistando il controllo. La sola idea di non dover spiegare a Spike che non lo aveva mai tradito era un sollievo inaspettato, ma incredibilmente gradito.


<< Uhm, certo. >> confermò Roger, contento di essersela cavata con così poco.


<< Grazie. >> sussurrò Buffy, asciugandosi le ultime lacrime. << Ad ogni modo … dov’è Spike? Me lo volete dire adesso? >> chiese rivolgendo due occhioni imploranti prima verso l’albergatore, poi anche verso gli altri due uomini presenti nella cupola.


Roger alzò gli occhi al cielo ringraziando per il fatto che la ragazza non si era rivolta solo a lui. Alfred tossì nervosamente, e Robert annuì pensieroso.


L’anziano osservatore aveva ascoltato con interesse cosa il ragazzo biondo aveva rivelato, mettendo tutto sotto una nuova luce. Prova ne era stata che persino Roger si era convinto della sua malafede nel giudicare male la Cacciatrice. Ma la cosa che lo aveva sorpreso di più era stato scoprire il ruolo fondamentale che Angel aveva avuto nella vita di Spike.


Lo aveva allontanato da colei che amava.


Perché?


E le conseguenze quali erano state?


Spike era giunto là, da loro.


Qualcosa gli diceva che questa era una cosa su cui riflettere attentamente.


Ora però doveva alla Cacciatrice la sua risposta, anche se non era ahimè quella che lei si aspettava. << Mia cara, >> le disse avvicinandosi. << prima di dirle dove si trova Spike ci sono ancora un paio di cose che lei deve sapere. E la prego, mi creda, servono per il suo bene. >>


A quel punto Buffy ne aveva decisamente abbastanza di persone che credevano di sapere quali fossero le cose giuste per il suo bene, ma c’era qualcosa negli occhi dell’ex osservatore che le disse che forse avrebbe fatto meglio ad ascoltare, o almeno tutti i suoi istinti di Cacciatrice le dicevano di farlo. << La ascolto, ma al tempo stesso l’avverto … dica quello che deve e lo faccia in fretta; se Spike le ha parlato di me saprà che non sono famosa per la mia pazienza, che in questo momento è decisamente al limite. >>


Robert annuì. Non stava prendendo affatto alla leggera l’avvertimento ricevuto, sapeva che non gli conveniva farlo. Tornando lentamente verso la sedia, vi si lasciò cadere sopra, se proprio doveva parlare tanto valeva farlo stando comodamente seduto. << Quanto ho da dire forse non sarà breve, ma cercherò di farlo il più velocemente possibile. Posso solo chiedervi la cortesia di non interrompermi? >>


Buffy annuì a sua volta. La risposta le era piaciuta per la sua schiettezza, così si voltò a guardare gli amici, imponendo loro con lo sguardo il silenzio. Xander sembrò più sveglio del solito, e si affrettò ad afferrare Andrew e mettergli una mano sulla bocca giusto per ogni evenienza, poi le fece un cenno come a dire “problema risolto”.


Ed anche Roger sembrò capire che la Scoobies Gang era pronta per ascoltare in silenzio.


<< C’è un paio di cose che dovete sapere su Spike. La prima la scoprimmo subito dopo il suo ritorno. Gli era apparso una specie di marchio, o sigillo tatuato sulla schiena, proprio fra mezzo alle scapole. La cosa importante che dovete sapere è che quel marchio non è immutabile, nel corso degli anni è più volte cambiato. È come se in qualche modo registrasse tutto quello che Spike fa, ed ho buone ragioni per credere che se Spike non può parlare di certe cose si debba a quello. In seguito avrò modo di spiegarvi la cosa più dettagliatamente, ma vi prego di tenerla a mente nel caso in cui sentiste la necessità di fare domande a Spike. Lui non può veramente rispondervi. C’è poi la questione relativa alla sua scomparsa qui nel pozzo, che non è stata casuale, né isolata. Da quella prima volta in cui vi entrò e svanì, l’evento si è in seguito costantemente ripetuto, all’inizio una volta a mese, ultimamente una volta alla settimana. Spike sembra sentire quando deve venire qui. Ed ogni volta quando torna è in uno stato pietoso. Oh, non ha mai segni di ferite sul suo corpo, né ossa rotte o altro, ma è indubbiamente stremato, sia fisicamente che emotivamente. Si riprende in fretta, questo bisogna dirlo, bastano alcune ore di sonno ed è di nuovo a posto, ma solitamente è sempre privo di conoscenza quando torna. Ragion per cui abbiamo intensificato i turni di guardia quando sappiamo che lui è lassù. Vogliamo essere sicuri che ci sia sempre qualcuno qua ad aspettarlo ed aiutarlo a tornare a casa. E si, anche in questo momento è lassù. >> l’ex osservatore aveva osservato bene Buffy mentre stava parlando, ed aveva compreso dal suo sguardo quando lei era giunta a quella conclusione.


Alzando una mano, per cercare di fermare qualsiasi osservazione potesse giungere, continuò. << E questi sono i suoi vestiti. >> disse, mettendo l’altra mano sulla sedia accanto alla sua e sopra agli abiti ordinatamente ripiegati che vi erano riposti. << Dopo le prime due volte in cui era tornato completamente nudo ha ben pensato che tanto valeva toglierseli prima di sparire. >> aggiunse facendo un sorriso malizioso.


<< È tutto? >> chiese con voce strozzata Buffy, che in quel momento moriva dalla voglia di andare lì e strappare via quei vestiti per poterli annusare.


Aveva sempre trovato disgustosa la storia dell’annusare dei vampiri, ma in quel momento avrebbe dato qualunque cosa per poter di nuovo sentire l’odore di Spike. Lo scoprire che il vampiro in quel momento era da qualche parte lassù a fare chissà che cosa le aveva fatto provare una cocente sensazione di delusione, oltre che di sgomento. Poter almeno toccare qualcosa di tangibile, che fosse suo, impregnato di lui, le avrebbe resto più facile accettare tutte le rivelazioni che aveva ricevuto.


<< Per quanto riguarda direttamente Spike si. Voglio dire, ci sarebbero molte altre cose di cui parlare, ma sono meno impellenti, e penso che potranno aspettare. Avrete modo di scoprire il resto con il tempo. Vorrei però mettervi a parte di alcune mie riflessioni, che forse vi aiuteranno a comprendere la situazione generale. >> rispose con calma Robert, sperando che la sua proposta venisse accettata.


Ancora una volta Buffy annuì, anche se più lentamente questa volta.


In fondo, quello che maggiormente le interessava sapere lo aveva saputo. Spike in quel momento era lassù da qualche parte, dove lei non poteva raggiungerlo. Tanto valeva restare lì ed ascoltare il resto, oltre che naturalmente aspettare Spike tornasse.


Ricevuto il via libera, l’ex Osservatore non se lo fece ripetere due volte. << Benché come sapete Spike sia stato piuttosto misterioso riguardo al modo in cui è giunto qui, ed ai suoi continui viaggi su per il cancello … io sono giunto a delle conclusioni, grazie anche a piccole frasi e avvenimenti successi in questi quattro anni. Spike non ha mai confermato né negato queste mie supposizioni, ma qualcosa mi dice che non sono campate in aria. >>


<< A cosa si riferisce? >> chiese con voce roca Buffy.


<< Prima di ogni altra cosa, ho notato che lui è sempre un po’ disorientato quando torna. Come se non sapesse mai con esattezza quanto tempo è stato via. Come se per lui fosse passato più tempo che per noi, intendo. E poi il fatto che quando torna è così esausto … fa pensare che qualunque cosa sia ciò che fa mentre è lassù, essa sia massacrante. Una volta, mentre non era ancora pienamente cosciente si è lasciato sfuggire “anche questa prova è stata superata”, come se stesse parlando fra sé e sé. Naturalmente non ha dato spiegazioni poi delle sue parole, ma da lì è stato facile comprendere che viene continuamente sottoposto a prove di qualche tipo. A quale scopo proprio non saprei dirlo, ma è evidente che per lui è importante continuare ad andare avanti, superarle tutte. Infine ci sono i mutamenti che il suo organismo ha subito. Non ho ritenuto fosse il caso di parlarvene prima e non starò a farlo adesso, sono certo che avrete modo di scoprire in seguito quali siano, l’importante è piuttosto che ogni cambiamento sembra essersi verificato subito dopo il superamento di una prova particolarmente ardua. Spike sta facendo qualcosa di veramente importante qui; forse solo per sé stesso, forse per il bene di tutti, questo non lo so, ma non pensate di poterlo portare via da qui facilmente, perché lui non verrà. Non fino a quando non avrà finito. >>



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Capitolo 9




Spike sta facendo qualcosa di veramente importante qui; forse solo per sé stesso, forse per il bene di tutti, questo non lo so, ma non pensate di poterlo portare via da qui facilmente, perché lui non verrà. Non fino a quando non avrà finito.


Buffy continuava a rimuginare su quelle parole, mentre al contempo faceva finta di mangiare qualcosa.


Subito dopo che l’ex osservatore aveva finito di parlare era sceso un pesante silenzio nella cupola. Nessuno aveva saputo cosa dire. Le rivelazioni erano state troppo scioccanti, ed avevano aperto la mente degli Scoobies ad una serie incredibile di interrogativi, talmente confusi e caotici che riuscire anche soltanto ad estrapolarne uno era stata un’impresa.


Si erano guardati in volto, sgomenti davanti alla prospettiva che le cose si stavano rivelando molto più difficili di quanto previsto.


Avevano trovato Spike, si, ma adesso davanti a loro si stava spalancando l’ignoto.


Cosa avrebbero fatto?


Cosa avrebbe fatto Buffy?


Era stato a quel punto che il sindaco era intervenuto, suggerendo che forse era meglio se si prendevano un po’ di pausa per riflettere, magari per mettere qualcosa nello stomaco, visto che l’ora del pranzo era passata senza essere stata notata.


Spike probabilmente non sarebbe tornato che diverse ore dopo, al tramonto, o persino più tardi. Non aveva senso rimanere lì ad aspettarlo. E comunque … aveva aggiunto Roger … sarebbe stato meglio per tutti se loro non si fossero trovati lì al suo ritorno.


Oh, non erano certo mancate le reazioni a quell’asserzione, ma Roger, una volta tanto, aveva pazientemente spiegato che era per il bene di Spike.


Il vampiro, come era stato detto, quando tornava era sempre piuttosto disorientato, ed il ritrovarsi davanti volti di persone che avevano fatto parte del suo passato non sarebbe stato certamente di aiuto, quanto piuttosto uno shock. Potevano almeno dargli il tempo di riacquistare il controllo, ma soprattutto di sapere cosa stava succedendo?


Ed a quello nessuno aveva saputo opporsi.


Avevano capito che sarebbe stato meglio se il loro primo incontro dopo tanto tempo si fosse svolto in un modo meno traumatico. In una situazione controllata, insomma.


Così avevano lasciato la cupola ed erano tornati alla locanda, dove Roger aveva servito loro un lauto pasto.


Lauto pasto per Xander, almeno.


Lui era sembrato infatti il meno turbato da tutte quelle notizie.


Beata ignoranza.


Buffy invece non era riuscita a mandare giù un solo boccone, e si era limitata a spostare il suo cibo da una parte all’altra del piatto; troppo presa nei suoi pensieri.


Se da una parte si era quasi sentita sollevata nel sapere che prima di incontrarlo a Spike sarebbe stata raccontata tutta la verità su di lei e sulle odiose menzogne che Angel gli aveva propinato; dall’altra parte non riusciva a sopportare l’idea di non poterlo vedere subito.


C’era poi da considerare tutto il popò di roba che era stato loro rivelato. A quanto sembrava la vita di Spike non era stata una passeggiata nei passati quattro anni, ed il vampiro sembrava aver sviluppato diversi cambiamenti. Quali e di quale portata era ancora un mistero, ma la cosa era inquietante.


Senza contare le sinistre parole che avevano concluso le spiegazioni.


Buffy non avrebbe potuto riportarsi a casa il suo adorato vampiro, almeno stando a quanto aveva affermato l’anziano ex osservatore.


E questo complicava decisamente le cose.


Se lui non vorrà o non potrà venire via con me … allora sarò io a rimanere qui! Decise all’istante Buffy.


E che i suoi doveri di Cacciatrice Senior andassero a farsi friggere.


Tutto risolto?


Non ci sperò neanche per un attimo.


####



Le ore sembravano passare con una lentezza esasperante ed anche un singolo secondo sembrava durare un secolo.


Dopo il pranzo erano tornati tutti nelle loro stanze. I ragazzi, beh, i ragazzi non sapeva cosa stavano facendo, ma Willow si era subito attaccata al portatile, così da poter inviare a Giles tutte le nuove informazioni ricevute. Dawn sembrava essersi appisolata sul letto, il libro che stava leggendo ancora stretto fra le mani, e Buffy … Buffy non trovava pace.


Oh, non che la cosa fosse lampante, visto che se stava ferma immobile davanti alla finestra come a guardarne il panorama esterno, ma dentro di sé era come si ci fosse un uragano.


Un uragano i cui venti stavano spazzando via tutte le sue certezze.


Improvvisamente era assalita da una tremenda paura che quasi rasentava il panico.


Non conosceva neanche lei le ragioni di quella paura, sapeva solo che la sentiva, e che la cosa non le piaceva.


Solo una volta si era sentita in quel modo.


Era stato quando era stata cacciata dalla sua casa. Il primo demone le stava con il fiato sul collo, ed il suo servo la prendeva a calci nel sedere.


Si era sentita inerme, completamente indifesa e sconfitta.


Poi era arrivato Spike, e tutto aveva riacquistato un senso.


Sarebbe successo lo stesso anche questa volta?


Spike sarebbe tornato e tutto si sarebbe risolto?


Lo sperava, oh se lo sperava, ma non ci credeva per niente.


Non ce la faceva più a stare lì ferma ad aspettare senza poter fare niente. Doveva fare qualcosa, qualunque cosa.


Roger tornando alla locanda aveva rivelato che Spike abitava proprio lì, con lui, in una delle stanze private. Forse lei poteva andare a vederla.


Forse se avesse visto il posto dove Spike aveva vissuto in quei quattro anni avrebbe trovato pace, o almeno lo avrebbe ritrovato nelle sue cose.


<< Io esco a prendere una boccata d’aria. >> sussurrò a Willow, non volendo svegliare Dawn. << Non ce la faccio più a stare qui ad aspettare. >> spiegò, mentendo solo a metà. La verità era che aveva una meta ben precisa in mente, ma voleva andarci da sola.


Willow annuì comprensiva, distogliendo solo per qualche attimo lo sguardo dallo schermo del suo laptop. Il fatto che Buffy avesse bisogno di muoversi non era certo inusuale, anzi. Era stata anche troppo tranquilla per i gusti della strega, tanto è vero che ne aveva parlato nella lunga e-mail che stava scrivendo a Giles. Sapeva infatti che il vecchio osservatore di Buffy avrebbe avuto essere messo al corrente di come la sua cacciatrice stava affrontando le novità, e per quanto Willow fosse certa che Giles sarebbe stato elettrizzato nello scoprire cosa stava accadendo a Spike (gli osservatori adoravano i misteri irrisolti), era altrettanto certa che il pensiero maggiore di Giles sarebbe stato rivolto proprio a Buffy. Comunque sia, vedere l’amica uscire di soppiatto non la impensierì minimamente.


Buffy aveva bisogno di stare da sola, e questo lei lo capiva.


Sperava solo che in seguito potessero avere modo di parlare come facevano un tempo, quando Spike faceva ancora parte delle loro vite, perché … da quando era scomparso, anche Buffy sembrava essere in qualche modo scomparsa assieme a lui. Adesso che lo avevano ritrovato forse le cose sarebbero tornate alla normalità, e Buffy sarebbe tornata ad essere l’amica che era una volta.


Forse …


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Buffy camminava circospetta lungo il corridoio che portava verso le camere private. Non aveva idea di dove si trovasse esattamente la camera di Spike, seguiva solo il suo istinto, e sperava internamente di non essere colta in fallo.


<< Posso aiutarla? >>


Okay, oggi non era proprio la sua giornata.


Girandosi velocemente si ritrovò davanti Roger che la squadrava sospettoso.


No, decisamente oggi non era la sua giornata.


Okay, piano B.


Spalancando due occhioni imploranti, sorrise timida all’albergatore. << Stavo cercando la camera di Spike … io volevo … avevo bisogno … è solo che, volevo tanto vedere dove vive adesso … >> e giù con l’espressione da cucciolo abbandonato che aveva perfezionato con gli anni.


Poteva non funzionare?


Roger si sentì immediatamente come se fosse sui carboni ardenti, se veder piangere una donna aveva su di lui un effetto devastante, quello sguardo non era certo da meno. << Io, huh, non saprei. >> bofonchiò, decisamente a disagio. << Spike ci tiene alla sua privacy … >> oppose debolmente.


Battito di ciglia ben calcolato da parte della Cacciatrice.


<< Ma se mi promette di non toccare nulla … >>


Bingo!


<< Glielo giuro. >> altro sorriso timido e devastante.


<< È solo che lui ci tiene a tenere in ordine le sue cose, non mi permette neanche di andare a fare le pulizie nella sua stanza. >> a questo punto Roger era quasi disperato. Sapeva che era sbagliato, che probabilmente Spike si sarebbe arrabbiato, ma proprio non ce la faceva a resistere alla quella specie di sirena in miniatura, così le fece strada verso l’ultima stanza in fondo al corridoio. E Buffy gongolò internamente.


La stanza di Spike, finalmente poteva vederla, ed era …


Okay, non sapeva dire come era.


In quel momento la sua mente era troppo piena di tutta una serie di aggettivi e superlativi.


La porta si spalancava su una specie di salottino di medie dimensioni. Un paio di poltroncine, poste una di fronte all’altra con in mezzo un piccolo tavolino con sopra una scacchiera, stavano da un lato. Dall’altro lato una scrivania piuttosto ampia, di legno massello piena di cassetti e cassettini, con sopra una lampada e pile ordinate di fogli. Naturalmente non mancava la sedia posta davanti alla scrivania, sul cui schienale era posato un maglione. Il primo vero segno che quel luogo era vissuto, e le mani le prudevano dal desiderio di prenderlo e portarlo al viso. Ma aveva promesso di non toccare niente.


La finestra sullo sfondo stava facendo entrare il sole pomeridiano, e la cosa le procurò uno strano senso di fastidio, fino a quando non ne comprese la ragione. Non vi erano pesanti tendaggi appesi alla finestra. Solo leggere tendine di pizzo. Niente insomma che avrebbe potuto proteggere Spike dai mortali raggi che in quel momento stavano entrando dalla finestra. Questo la disturbò alquanto, almeno fino a quando non vide la seconda porta, situata a fianco della scrivania sulla destra.


Certamente conduceva alla camera da letto.


<< Posso? >> chiese timidamente, e stavolta anche onestamente, indicando la porta.


Il si restio e bofonchiato di Roger le diede tutto il permesso di cui aveva bisogno. La mano però si soffermò ugualmente sulla maniglia in ottone, come indecisa se procedere oltre, poi infine l’abbassò dolcemente, facendo scattare la serratura.


Internamente si diede della cretina per essere così tanto titubante. Quante volte era entrata nella cripta di Spike semplicemente prendendone a calci la porta? Beh, doveva ammettere di non essere stata una campionessa di educazione, ma ugualmente era sempre di Spike che si trattava, no? Allora perché oggi si sentiva quasi come se stesse violando un santuario?


La prima cosa che notò fu il letto, naturalmente. Ampio, soffice, esattamente come si era aspettata. Questo le restituiva un po’ lo Spike che conosceva. Il vampiro infatti aveva sempre amato riposare in un bel lettone, magari accompagnato da lenzuola di seta o di raso.


Stavolta le lenzuola sembravano di semplice cotone a fiorellini, ma questo non tolsero niente alla piacevole sensazione di conforto che ne trasse nel vederlo.


Il letto era posto direttamente di fronte alla porta, anche se ad un paio di metri scarsi di distanza. Alla sua destra, lungo la parete, vi era un massiccio armadio a cinque ante, ed immediatamente dopo un’altra porta. Il bagno, immaginò.


Sul lato sinistro del letto prendeva invece posto un comodino, chiaramente in stile con l’armadio. Sopra vi era posato un libro, ancora aperto all’ultima pagina che doveva essere stata letta. Ed una grossa candela.


Anche quella in qualche modo le risultò familiare e consolante. Al di là del fatto che la stanza era chiaramente illuminata dal lampadario centrale, chiaramente funzionante ad energia elettrica, era evidente che Spike preferisse la luce della candela per leggere quando era buio. Spike e candele. Nella sua mente aveva sempre associato le due cose.


Il lato sinistro della stanza era invece quasi spoglio, eccetto una poltroncina, identica a quelle presenti nel salottino, su cui vi erano stati gettati alcuni vestiti, probabilmente sporchi.


E poi c’era la finestra.


Ancora una volta senza pesanti tendaggi a coprirla.


Ed ancora una volta la sensazione di disagio si fece sentire, trovando la cosa decisamente incongrua.


Facendo qualche passo nella stanza, Buffy si girò attorno per guardarla meglio e fu così che notò l’ampia libreria, posta sulla stessa parete della porta da cui era entrata. Occupava tutta la parete, fino al soffitto. Ed era piena di libri.


Okay, una libreria di solito era sempre piena di libri, ma il vedere così tanti libri nella camera di Spike, beh, le suonava strano. Aveva inoltre la sensazione che mancasse qualcosa.


<< Manca la televisione. >> disse sovrappensiero, realizzando cos’era che mancava. << Spike adora guardare la televisione. >>


Le sembrava veramente strano che quell’apparecchio elettronico fosse assente. Anche perché quella era una locanda, e di solito in posti del genere in ogni camera ce n’era una. Anche in quella che attualmente Buffy stava occupando con Willow e Dawn.


<< Beh, una volta c’era. Ma poi Spike l’ha tolta. >> stava rispondendo Roger, avendo creduto che la domanda fosse stata posta a lui. Dopotutto c’erano solo loro due nella stanza. << Disse che preferiva guardarla di sotto, nella sala comune. Gli piace di più guardarla in compagnia, soprattutto le partite di calcio. E non posso dargli torto, ci divertiamo sempre un sacco quando gioca il Manchester United. >>


Buffy annuì distrattamente, ancora presa dai suoi pensieri. Era logico, si stava dicendo. A chiunque piace guardarsi la televisione in compagnia. Se il vampiro non lo aveva mai fatto prima forse era proprio perché non aveva avuto amici con cui guardarla. Amici che evidentemente qui aveva trovato.


E la cosa stranamente le fece un po’ male al cuore.


Oh, non era che non fosse contenta per lui, per il fatto che avesse trovato degli amici, no, questo no. Piuttosto, la cosa le procurava una serpeggiante sensazione di paura. Al di là del fatto che Spike stesse facendo cose importanti qui, come dal racconto dell’ex osservatore, forse erano anche altre le cose che lo avevano trattenuto qui. E se aveva trovato oltre a degli amici anche un’altra donna?


Prima ancora però che potesse pienamente elaborare quel terrificante pensiero, e magari chiedere a Roger informazioni, la voce di uno sconosciuto risuonò dall’interno della pensione.


<< Roger? >>


Era evidente che qualcuno stesse cercando l’albergatore.


Roger si affrettò a tornare verso la porta che conduceva al corridoio. << Si, sono quassù. Che c’è? >> urlò di rimando.


<< Spike è tornato. Chiede di te. >> urlò ancora la voce sconosciuta dal piano inferiore.


Fu così che mentre Roger, assolutamente dimentico della Cacciatrice, iniziava a correre lungo il corridoio, gridando << Arrivo subito! >> , il cuore di Buffy prese a battere ad un ritmo impazzito, mentre il corpo le si gelava sul posto, incapace di seguire l’albergatore lungo il corridoio, e le scale e fuori, per andare da Spike.


Rimase lì gelata, Buffy.


Mentre il mondo sembrava aver preso a girarle attorno ad una velocità incredibile, creando una girandola assurda fatta di suoni, luci, ombre, colori.


Spike era tornato.


Lo avrebbe rivisto.


Presto lo avrebbe rivisto.


Questa era la sola cosa chiara che riusciva a comprendere.


Non avrebbe mai saputo dire quanto tempo rimase ferma immobile, forse solo cinque minuti, forse un’ora, forse un’eternità. Si riscosse solo quando sentì altre voci farsi più vicine. Non sapeva a chi appartenevano quelle voci, potevano appartenere ai suoi amici come a chiunque altro, in quel momento però le risultarono sgradite.


Almeno fino a quando comprese che quelle voci si stavano dirigendo proprio verso la camera in cui lei adesso si trovava.


Oh cacchio!


Istintivamente fece una corsa verso la porta del bagno, e si fiondò dentro, chiudendola dietro di sé, con il fiato mozzo ed il cuore che non voleva smettere di pulsare a ritmo frenetico.


Non aveva la più pallida idea del perché si stesse nascondendo, il panico aveva preso il controllo su tutto.


E poi la sentì.


<< Buffy è … >>


La voce era rauca e rotta, ed a malapena sussurrata, ma era inequivocabilmente la sua.


Spike.


<< È stata qui, si. Voleva vedere la tua stanza ed io … >> stava intanto rispondendo la voce di Roger. << Non sei arrabbiato, vero? >>


<< No, va bene. Ma lei è … >>


Oh, merda! Pensò Buffy.


Spike doveva aver sentito il suo odore entrando nella stanza, e questo spiegava perché avesse chiesto di lei, ma qualcosa le diceva che forse aveva anche sentito e sentiva di più di questo. Forse quello che stava cercando di dire era che sapeva che lei si trovava ancora là. Probabilmente in quel momento stava ascoltando il suono del suo battito cardiaco. Maledizione!


Mettendosi una mano sulla bocca per trattenere il gemito che voleva scapparle, cercò disperatamente di far rallentare i battiti del suo cuore.


<< Shhh. La vedrai dopo. >> stava dicendo intanto Roger, chiaramente ignaro che la Cacciatrice in questione si trovava nella stanza accanto. << Ora dormi, okay? >> aggiunse, come se stesse parlando ad un bambino piccolo.


Silenzio.


Nessuna risposta.


Solo il leggero click della serratura della camera che si chiudeva, segno evidente che Roger aveva lasciato la stanza.


Forse allora Spike non l’aveva sentita.


Forse era stato così stanco che non aveva registrato la sua presenza.


Ora però cosa poteva fare?


Era bloccata lì, nel bagno, a solo pochi passi dall’uomo, dal vampiro, insomma da quel che era, che amava con tutta sé stessa.


Come diavolo faceva ad uscire senza disturbarlo?


Sempre se lui stava dormendo.


Stava dormendo?


Forse doveva aspettare un po’ prima di uscire dal bagno, giusto per assicurarsi che il vampiro fosse caduto in un sonno profondo prima di sgattaiolare fuori.


E prese a contare.


Uno, due, tre … era arrivata a duemilacentonovantasei quando finalmente si disse che si stava comportando come un’idiota.


Abbassando lentissimamente la maniglia della porta del bagno, accertandosi di non provocare nessuno gemito o scricchiolio della porta, la socchiuse quanto bastava per sbirciare fuori.


Non vedeva un bel niente.


Giusto un angolino del letto.


Facendosi coraggio si affacciò leggermente oltre la soglia, attenta ad ogni minimo respiro.


Tutto tranquillo, e due piedi le giunsero in vista seppur nascosti dalle coperte.


Ancora titubante uscì completamente dalla porta, mentre gli occhi seguivano il percorso dai piedi alle gambe e poi su, verso un torace, parzialmente scoperto dalle lenzuola. Sentiva lo stomaco come stretto in una morsa, mentre guardava quel nudo torace pallido e muscoloso. Avrebbe saputo descriverlo anche ad occhi chiusi, tante erano state le volte che se lo era sognato.


Ed ora era là, vero, reale, tangibile.


Prendendo un respiro profondo, finalmente si decise ad alzare ancora lo sguardo, in modo da vederne il volto. Un volto che aveva popolato i suoi sogni ed i suoi incubi negli ultimi quattro anni, ogni qualvolta era riuscita a chiudere gli occhi.


Mento morbido, labbra carnose, zigomi affilati, sopracciglia scure di cui una segnata da una cicatrice, capelli ossigenati.


C’era tutto.


Buffy quasi avrebbe riso di sé stessa per quell’inventario, se solo il momento non fosse stato tanto intenso.


E le braccia.


Dio, quelle braccia che aveva disperatamente desiderato avvolte attorno a sé.


Ora erano là, posate languidamente lungo il corpo, sopra le coperte.


Le gambe sembrarono muoversi da sole, mentre l’avvicinavano lentamente verso la visione che aveva davanti.


Sostò per alcuni attimi ai piedi del letto, lo sguardo ancora incatenato all’uomo distesovi sopra.


Era vero.


Non era un sogno, od un incubo.


Era vero.


Non era qualcosa che sarebbe scomparso alle prime luci dell’alba.


Lo sguardo a quel pensiero le scattò spaventato alla finestra, le cui tende non avrebbero protetto dalla luce del sole il vampiro disteso sul letto.


Sospirò di sollievo quando vide che il sole stava tramontando e che i suoi raggi non raggiungevano il letto.


Poi, le lacrime presero a scendere, lente e silenziose lungo le sue guance, mentre il cuore sembrava scoppiarle nel petto per le troppe sensazioni.


Erano lacrime di gioia, di dolore, di sollievo, di pena, di … non aveva idea di cosa.


Di nuovo, lentamente, prese a muoversi. Aggirando il letto per andare dal lato opposto a cui lui si trovava.


Temeva che se gli fosse andata troppo vicino lui si sarebbe svegliato, ed in quel momento non era questo che voleva.


Quello che voleva era bearsi della sua immagine, riempirsene gli occhi e la mente, ma molto presto questo non le bastò più.


Aveva bisogno di toccarlo, ma come fare?


Con tutta la cautela possibile salì piano sul letto con un ginocchio, accertandosi che il materasso non cigolasse o si piegasse troppo sotto il suo peso. Intanto allungava piano la mano verso il suo braccio, le dita tremanti che bramavano di toccarne la carne fresca.


Quando finalmente avvenne il contatto, le ritrasse bruscamente, come se avesse preso la scossa. Portandole velocemente alle labbra per fermare il gemito che stava per scapparle.


Nessun movimento.


Lui sembrava completamente immerso nel sonno, solo il leggero respiro lo faceva distinguere da un morto qualunque.


Buffy sorrise, quella era un’altra stranezza che aveva sempre amato in Spike, il fatto che nonostante lui non ne avesse bisogno, aveva mantenuto l’abitudine di respirare come un qualsiasi essere umano.


Cedendo alla tentazione, salì completamente sul letto, seppur con movimenti cauti che non provocassero sobbalzi del materasso. E la mano tornò al suo braccio, lieve, disegnandone il contorno fino alla mano, per poi tornare indietro lentamente, su verso il volto. Le dita aleggiarono sopra le sue labbra, senza toccarle veramente ma seguendone il profilo.


Infine, esausta per tutta quella tempesta di emozioni, sospirò lievemente e si distese al suo fianco.


Per un attimo, solo per un attimo, voleva starsene là, accanto a lui, annusare il suo profumo, godere della piacevole sensazione di fresco della sua pelle.


E chiuse gli occhi.



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Capitolo 10



Fu un raggio di sole a svegliarla.


Un infido, maligno, dispettoso raggio di sole.


Non si voleva svegliare.


Voleva restare lì, nel suo sogno.


Un sogno dove una volta tanto Spike non scompariva inghiottito da un drago, oppure disintegrato dalla forza di un amuleto.


Non ricordava quando era stata l’ultima volta che aveva fatto un sogno altrettanto bello. Forse non l’aveva proprio mai fatto.


C’era quest’albero, grande, immenso. Uno di quegli alberi che hanno quelle radici nodose che si allargano e penetrano nel terreno. E la chioma ampia, di un bel verde luminoso, le foglie grandi e frusciati al dolce vento primaverile. Sembravano cantare una dolce canzone. Una canzone che sapeva di pace, di gioia, di vita.


E lei era là sotto, con la schiena appoggiata contro il possente tronco.


E Spike era lì con lei, disteso a terra, la testa sul suo grembo, sereno, rilassato.


Le foglie filtravano la luce del sole, creando giochi di luce ed ombre sul suo volto angelico e sui suoi capelli lucenti.


Ed era così bello.


Non ne aveva mai abbastanza di rimirarlo, di passare le mani fra i suoi ricci argentei, di sfiorare le sue labbra e sentirle rispondere al suo tocco con un bacio.


Quello era il paradiso.


Poi, da fra mezzo ai rami uno sprazzo di luce aveva iniziato a darle fastidio, colpendole gli occhi. Aveva cercato di ripararli con una mano, ma la luce era sembrata farsi più intensa, ancora più dispettosa. La stava accecando, le stava impedendo di continuare a guardarlo.


Spike!” aveva gridato, improvvisamente spaventata.


Non ti vedo più, Spike. Dove sei?”


Non lasciarmi!”


La paura era diventata panico, quando si era resa conto di non sentire più il peso della sua testa sul grembo.


Io devo andare ora, love, ma tornerò.”


No, non lasciarmi. Ti prego, non lasciarmi” Aveva preso ad urlare sentendo la sua voce allontanarsi.


Ti fidi di me, Buffy?”


Mi fido di te, lo giuro, mi fido, ma non lasciarmi.” Aveva supplicato ancora.


Se ti fiderai di me, io tornerò, te lo prometto.” Furono le ultime parole che le giunsero.


<< Spike! >>


Fu il suo stesso grido a svegliarla del tutto. Un grido aspro, doloroso, disperato.


<< Buffy, va tutto bene? >>


La voce le giunse del tutto inaspettata … o meglio … non era quella che avrebbe voluto sentire.


Ancora accecata dalla luce del sole che entrava a piena forza dalla finestra, ed ancora avvinta dagli stralci del sogno che aveva fatto, Buffy volse gli occhi vacui verso l’amica che ora si era affrettata a raggiungerla al fianco del letto.


<< Buffy? >> l’intensità della preoccupazione nella voce di Willow era aumentata. << Buffy, cosa c’è che non va? Stavi dormendo così bene. Hai fatto un brutto sogno? >>


Lottando per adattare gli occhi alla luce della stanza, Buffy si guardò affannosamente attorno, incapace di riconciliare il sogno con la realtà. Dove era finito l’albero? E Spike?


<< Dov’è Spike? >> chiese, prendendo finalmente visione della camera in cui si trovava. Il posto accanto a lei adesso non era più occupato dal biondo vampiro ed al suo posto, seduta, c’era Willow.


<< È dovuto scendere per aiutare Roger a scaricare il furgoncino con i rifornimenti per la locanda. >> fu la semplice e laconica risposta della strega.


Buffy scosse la testa come per schiarirsela, la risposta di Willow non era stata di molto aiuto. Tutto quello che riusciva a ricordare era di essersi distesa sul letto a fianco a Spike. Aveva inteso rimanere solo per qualche minuto, giusto il tempo di godersi la sua presenza, dopodiché … il vuoto assoluto. Che diavolo era successo? E perché ora Willow era qui?


<< Buffy, va tutto bene? >> chiese ancora l’amica, guardandola preoccupata.


<< Mi sento la testa come se l’avessi piena di ovatta. >> borbottò Buffy, mentre cercava di mettersi seduta più comoda.


<< Oh, non ne dubito. Hai dormito per più di venti ore. >> commentò pacifica Willow, spostandosi per permettere alla Cacciatrice di buttare le gambe giù dal letto. << Ci hai fatto prendere una paura! >> aggiunse con un tono di disapprovazione.


<< Huh? >> fu tutto quello che Buffy riuscì a dire, ancora completamente persa.


<< Ieri sera quando non ti abbiamo vista rientrare ci siamo spaventati. Non riuscivamo a trovarti da nessuna parte, ed eravamo preoccupati. Per fortuna Roger ti ha trovata a dormire come un ghiro tutta accoccolata contro Spike quando è venuto a controllarlo, ed abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Poi questa mattina, quando Spike si è svegliato, ha deciso che era meglio se ti lasciavamo continuare a dormire. Sai … gli abbiamo raccontato che soffri un po’ d’insonnia. >> le ultime parole erano state pronunciate con tono di scusa.


In realtà non si erano limitati a raccontare della sua insonnia, uno ad uno, eccettuato Andrew che improvvisamente era sembrato molto restio ad incontrare il vampiro, gli Scoobies avevano aggiornato completamente Spike su quanto era accaduto nei passati cinque anni. Era stato sorprendentemente facile farlo.


L’atteggiamento di Spike lo aveva reso tale. Aperto, cordiale, comprensivo.


Si, era stato incredibilmente facile parlare con lui, ma nonostante questo Willow aveva provato una strana sensazione che non aveva ancora rivelato a nessuno. Sperava di poterne parlare con l’amica non appena si fosse svegliata, ed era per questo che era rimasta a tenerla d’occhio, mentre Buffy continuava a ronfare stringendo a sé il cuscino su cui aveva dormito Spike. Cuscino che anche adesso stava stringendo inconsciamente fra le braccia.


<< A quanto sembra ha funzionato come surrogato. >> non potè impedirsi di far notare la strega, indicando il cuscino incriminato.


<< Huh? >> ripeté Buffy, che in quel momento aveva iniziato a pensare ad altre cose. Ad esempio a cosa doveva aver pensato Spike svegliandosi e trovandosela accanto. Come l’aveva presa? E … aspetta un attimo … gli avevano raccontato che lei soffriva di insonnia? Questo voleva dire che loro ci avevano parlato e lei ancora no?


<< Il cuscino. >> ghignò divertita Willow vedendo l’amica fare il broncio. Sembrava proprio una bambina in quel momento, con le guance rosee ed i capelli arruffati. << È stata un’idea di Dawn, ha pensato che avresti continuato a dormire se lo stringevi fra le braccia. >>


<< Oh. >> esclamò Buffy rendendosene finalmente conto, ed arrossendo, ma non dando nessun segno di volersene separare, anche se dentro di sé sapeva che avrebbe dovuto farlo. Sarebbe stato alquanto imbarazzante incontrarsi con Spike mentre ancora stringeva il suo cuscino fra le braccia. << Ma che ore sono? >> chiese, ancora leggermente confusa.


<< Mancano dieci minuti alle tre, del pomeriggio intendo. >> rispose ancora ghignando Willow. << Te lo avevo detto che hai dormito per venti ore. >>


<< Cosa? >> finalmente il concetto le era entrato in testa. Come diavolo aveva fatto a dormire così tanto? Quello era tutto tempo perso.


Improvvisamente saltando in piedi, Buffy fece per lanciarsi verso la porta della camera. Doveva andare a cercare Spike, e doveva farlo subito. Peccato che la mano di Willow la fermò. Guardando giù alla mano molesta, si accorse di stringere ancora il cuscino. Okay, salvataggio in corner.


Lasciando finalmente cadere sul letto il prezioso oggetto, si voltò nuovamente per uscire dalla stanza.


Ma venne di nuovo fermata.


<< Buffy, dove pensi di andare in queste condizioni? >>


E di nuovo fu << Huh? >>


<< Voglio dire, so dove vorresti andare, ma non pensi che sarebbe meglio se prima di andare da Spike ti facessi una bella doccia e ti mettessi dei vestiti meno spiegazzati? >> spiegò pazientemente Willow. Non aveva mai visto l’amica tanto rincoglionita, ed anche se in cuor suo ne comprendeva perfettamente la ragione, questo non toglieva che la cosa la lasciasse un po’ delusa. Evidentemente Buffy in quel momento aveva altro per la testa, forse era meglio aspettare a parlarle. Magari una bella doccia le avrebbe rinfrescato le idee.


La Buffy in questione si stava intanto guardando inorridita addosso. Willow aveva ragione, era in uno stato disastroso. << Oddio, hai ragione. Devo subito correre a fare una doccia. >> esclamò, avviandosi di nuovo verso la porta. Stavolta non ci fu nessuno a fermarla, anzi, la strega sembrò seguirla di buon grado, anche se quando arrivarono finalmente davanti alla porta della loro camera Willow aveva un po’ il fiatone per come avevano corso.


<< Buffy! >> esclamò Dawn vedendo entrare la sorella << Finalmente ti sei svegliata. >> riuscì a malapena ad aggiungere mentre Buffy si fiondava nel bagno, per poi tornare fuori subito dopo essendosi accorta di aver dimenticato di prendere il necessario per la doccia, per poi risparire di nuovo.


Sentendo l’acqua nella doccia che iniziava a scorrere, Dawn e Willow si scambiarono uno sguardo e poi scoppiarono a ridere divertite per il comportamento della Cacciatrice.


<< Si stava portando via il cuscino. >> svelò la strega, e di nuovo furono risate.


<< Io vado di sotto ad informare gli altri che la bella addormentata si è svegliata. Tu aggiornala sulle novità, okay? >> disse alla fine Dawn, quando le risate si spensero.


Willow annuì pensierosa, sperava che Buffy le desse il tempo di farlo. C’erano cose che era meglio sapesse prima di incontrare Spike.


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Buffy avrebbe voluto urlare dalla rabbia, si limitò invece ad emettere un basso gemito lamentoso.


Maledizione, anche i suoi capelli si stavano coalizzando contro di lei?


Era riuscita a farsi la doccia a tempo di record, per ritrovarsi davanti ad una terribile scelta.


Cosa indossare?


Era rimasta ferma come una scema davanti all’armadio a fissare i pochi abiti che si era portata dietro.


Jeans e magliette, magliette e jeans.


Fantastico, proprio l’imbarazzo della scelta.


Grugnendo aveva allungato la mano verso il paio di jeans meno consumato e la maglietta meno sgualcita. Dove erano finiti i bei tempi in cui il suo armadio trasbordava di abiti?


E poi si era vista nella specchio.


No, no le si erano drizzati i capelli sulla testa, casomai ce li aveva già, belli dritti.


Nella fretta di asciugarseli con l’asciugamano aveva combinato un vero disastro, ed ora i suoi capelli erano ridotti ad un ammasso confuso; da lì il gemito disperato.


<< Buffy? >> la voce di Willow la raggiunse per modo di dire, mentre era troppo impegnata a rimettere ordine nel caos a violenti colpi di spazzola.


Di quel passo sarebbe presto rimasta pelata.


O almeno Willow sembrò di quel parere. Infatti, avvicinandosi all’amica le tolse gentilmente la spazzola dalle mani e la sospinse a sedere verso il bordo del letto di Dawn. << Lascia fare a me. >> pensò bene di aggiungere, prima di iniziare a districare con dolcezza i capelli di Buffy.


E la Cacciatrice emise un altro gemito.


Non era che non apprezzasse l’aiuto di Willow, e nemmeno che le avesse strappato i capelli. Era solo …


<< Che gli dirò quando lo vedo? >>


La strega represse il sorriso divertito che la lugubre voce di Buffy le aveva stimolato. Sembrava quasi che l’amica invece di andare ad incontrare il vampiro stesse per andare al patibolo.


<< Che ne dici di Ciao? >> consigliò prosaica, poi allo sbuffo irritato di Buffy, aggiunse con un’alzata di spalle: << È quello che gli abbiamo detto noi, e non è andata tanto male. >>


<< Tu la fai così semplice. >> si lamentò ancora Buffy, facendo il broncio.


<< Buffy, lo so che non è semplice. Non lo è stato neanche per noi quanto ce lo siamo ritrovato davanti, >> le rispose calma Willow, non volendo innervosire la Cacciatrice più di quanto non lo fosse già. << però sono convinta che nelle situazioni imbarazzanti un semplice “ciao” a volte possa servire per spezzare la tensione. >>


Buffy ci rifletté su, e poi venne colta da una forte curiosità. << Come è stato? Voglio dire, quando lo avete visto. Cosa vi siete detti e lui come ha reagito e … >>


Willow non resistette e si lasciò scappare una risatina. << Eravamo di sotto a fare colazione quando lui è sceso e senza fare una piega si è seduto al nostro tavolo, chiedendo se potevamo spiegargli cosa ci faceva una Cacciatrice addormentata nel suo letto. >> ghignò.


E Buffy arrossì come una pupetta, emettendo un altro gemito. << Era arrabbiato? >>


Willow si fermò un attimo pensierosa con la spazzola in alto, prima di procedere lentamente a riprendere il suo lavoro sui capelli di Buffy. << No, non sembrava affatto arrabbiato, e se devo essere sincera ho avuto la sensazione che lui non avesse realmente bisogno delle nostre spiegazioni, ma che quello fosse un modo come un altro per , sai, spezzare la tensione. >>


Buffy ci pensò un attimo su e poi un lento sorriso le incurvò le labbra. << Tipico da parte di Spike. >>


Willow si soffermò ancora una volta, come per cercare le parole giuste da dire. << Forse, ma … mancava quella sua aria da Big Bad. >> disse infine, palesando le sue perplessità.


<< Huh? >> a quanto sembrava quella era la parolina ricorrente quel giorno, ma onestamente Buffy non sapeva cosa altro dire.


Willow rinunciò all’impresa di pettinare i capelli di Buffy, e si sedette accanto all’amica sul letto. << Onestamente non so come spiegartelo, ma ho come avuto l’impressione di trovarmi davanti ad una persona completamente diversa ed uguale allo stesso tempo, ma non so quanto dipendesse da lui o da me. >>


<< Che intendi? >> chiese Buffy accigliandosi.


<< Oh, non so. Forse sono stata influenzata dalle cose che ci ha detto il signor Ballard ieri sera. >> cercò di spiegarsi Willow.


<< Intendi ieri al pozzo? >> chiese Buffy, non riuscendo a capire.


<< No, intendo ieri sera, >> rivelò con un sorrisetto Willow. << sai … dopo che eravamo usciti tutti a cercarti per poi scoprire che tu te ne stavi tutta bella tranquilla a ronfare. >>


Buffy ebbe la grazia di arrossire di vergogna per qualche secondo, prima che la curiosità si facesse di nuovo sentire. << Cosa vi ha detto? >> chiese infatti.


<< Beh, dopo che ci siamo assicurati che tu eri sana e salva siamo scesi giù a cenare ed il signor Ballard ci ha fatto compagnia, e … >>


<< Willow, per l’amor del cielo, sputa il rospo. >> esclamò Buffy, impaziente di sapere.


<< Ti ricordi cosa ci aveva accennato giù al pozzo? >> chiese Willow, decidendosi finalmente a puntare al sodo. << Mi riferisco ai mutamenti che l’organismo di Spike ha subito. >> aggiunse soffermandosi per dare il tempo all’amica di comprendere, ad un suo impaziente cenno di assenso, continuò. << A quanto sembra sono piuttosto sostanziali, e forse me lo hanno fatto vedere sotto una nuova luce; anche letteralmente parlando. >> le ultime parole sembrarono più rivolte verso sé stessa che verso la Cacciatrice.


La strega stentava ancora infatti a credere a quanto aveva saputo e aveva avuto modo di testimoniare.


<< In parole povere, che cambiamenti? >> chiese Buffy, che stava veramente iniziando a preoccuparsi.


<< Beh, il primo cambiamento, in ordine di tempo intendo, è in effetti è piuttosto logico se ci si pensa. >> disse pensierosa Willow. << Dopotutto visto che l’acqua del pozzo sembra non avere effetti su di lui, non c’è da stupirsi che l’acqua benedetta normale non possa farlo. >>


<< Stai dicendo che Spike è immune all’acqua santa? >> chiese Buffy con gli occhi allargati dalla sorpresa. Lei non ci sarebbe arrivata affatto con la logica. Un attimo … << È ancora un vampiro, vero? >> chiese allarmata.


<< Per quanto ne so. >> rispose Willow, stringendosi nelle spalle. << Assenza di battito cardiaco o pulsazioni, mancanza di calore corporeo, pelle pallida, i segni ci sarebbero tutti, a parte che non l’ho visto bere sangue per il resto direi che lo è ancora, anche se è decisamente il vampiro più strano che si sia mai visto. >>


<< Bella novità! >> esclamò sollevata Buffy. << Spike è sempre stato il vampiro più strano che si sia mai visto. >>


<< Ora è diventato decisamente più strano. >> oppose Willow.


E per l’ennesima volta fu << Huh? >>


E stavolta fu Willow ad arrossire leggermente. << Sembra che un paio di mesi dopo che era tornato, la seconda volta intendo, anche le croci abbiano smesso di funzionare su di lui. >> rivelò, leggermente in difficoltà.


Buffy ci pensò un attimo su accigliandosi. << Okay, niente acqua santa né croci. Cos’altro? Cos’è che non mi stai dicendo, Willow? >> chiese guardando sospettosa l’amica. La doccia ed i discorsi avevano finalmente risvegliato il suo cervello, ed ora era entrata automaticamente in modalità Cacciatrice.


<< Sembra che un anno fa sia diventato immune anche al sole. >> rivelò con voce leggermente strozzata la strega.


Buffy rimase impietrita per qualche istante, non riuscendo a comprendere pienamente la rivelazione. Spike poteva stare al sole. E questo cosa voleva significare?


<< Ti rendi conto di cosa significa? >> chiese Willow.


No. Buffy non aveva idea di cosa significasse. Assolutamente nessuna idea.


<< Ci sono leggende che parlano di Daywalker, ma sono appunto solo questo, leggende, non ne è mai esistito uno prima di Spike. Lo so, ho fatto delle ricerche tempo fa sull’argomento per il Consiglio. >> stava intanto continuando a dire la strega, presa nella foga del suo discorso. << Dalle ricerche che feci venne fuori che ogni qualvolta era stato avvistato un Daywalker in realtà era stato avvistato un vampiro che indossava la Gemma di Amara, te la ricordi vero? >>


Buffy annuì sovrappensiero, mentre la mente veniva riportata per un attimo indietro nel tempo.


La Gemma di Amara.


Chissà se mi verranno le lentiggini.


<< Ha le lentiggini? >> chiese distrattamente.


<< Huh? >> stavolta era il turno di Willow di usare la parolina magica.


<< Spike. Ha le lentiggini? >> chiese Buffy posando uno sguardo vacuo sull’amica, la quale la guardò stralunata.


<< Buffy ti senti bene? >> chiese giusto per sicurezza.


<< Oh, scusa. >> disse Buffy riscuotendosi. << Stavo ricordando una cosa che mi disse Spike quella volta che cercò di uccidermi quando aveva la Gemma di Amara. Si chiedeva se gli sarebbero venute le lentiggini. >>


<< Uh, no. Niente lentiggini. A quanto sembra non può abbronzarsi. >> ghignò Willow, finalmente comprendendo. << In effetti è sembrato un po’ scocciato dalla cosa. >> rivelò, ripensando allo scambio di battute avute con il vampiro sull’argomento. Poi, tornando seria, afferrò la mano di Buffy e la strinse.


<< Il punto è, lui può stare al sole adesso e questa è decisamente una cosa impossibile per un vampiro a meno di non usare appunto magie di altissimo livello, ma questo non è il caso di Spike. Sembra piuttosto che la sua condizione sia appunto dovuta a qualcosa di organico. E questo non fa che aumentare il mio interesse su quanto lui faccia realmente qui. Al pozzo intendo. Vorrei tanto saperne di più. >> disse mortalmente seria.


<< Non gli avrai fatto delle domande. Sai che lui non può … >> chiese subito allarmata Buffy, memore degli avvertimenti dell’ex osservatore.


<< No, non gli ho fatto domande e non penso di fargliene. Questo però non significa che non desideri fare qualche ricerca. Il signor Ballard ieri sera ci ha mostrato alcune foto del marchio che Spike ha sulla schiena. Ci sono dei simboli e appena possibile vorrei mostrarli a Giles per vedere se riusciamo a tradurne qualcuno. >> vedendo che Buffy stava agitandosi, Willow alzò una mano in segno di pace.


<< Anche il signor Ballard ha cercato di scoprirne di più in proposito e ci ha detto che Spike non ha fatto obbiezioni, quindi non credo che la cosa rappresenterà un problema. >> ci tenne a chiarire.


<< Se lo dici tu. >> bofonchiò Buffy per niente convinta. Ora che aveva ritrovato Spike non voleva correre rischi. << Comunque … c’è dell’altro? >> chiese, non completamente convinta che l’amica le avesse detto tutto.


<< Non esattamente. >> tentennò Willow.


<< Cosa? >> richiese con forza Buffy.


<< E’ solo una sensazione. >> temporeggiò ancora Willow, a disagio sotto lo sguardo acuto dell’amica. << Guarda, come ti ho detto all’inizio non so di preciso quanto questa sensazione sia dovuta veramente a Spike, o frutto della mia immaginazione, è solo … >>


<< Willow! >>


<< Okay, e va bene. Non ne ho ancora parlato a nessuno, ma quando prima ero vicina a Spike ho sentito … hai presente le sensazioni che ho provato quando mi sono avvicinata al pozzo? >> chiese sempre più a disagio la strega, all’annuimento di Buffy, continuò. << Anche Spike emana una sensazione simile, è più labile, meno intensa, almeno credo, ma giurerei di averla sentita. >>


<< E questo secondo te cosa significa? >> chiese accigliata Buffy.


<< Non lo so. >> esclamò impotente Willow, alzandosi in piedi e buttando per aria le braccia. << Non ci sto capendo niente. Tutta questa storia è così assurda. Ieri quando eravamo al pozzo non sono riuscita a percepire nulla fino a quando non mi sono avvicinata, se ben ricordi. Il che è strano, perché quella emanazione era davvero forte, ma a quanto sembra era concentrata solo nell’area prossima all’acqua. E stamattina quando ho abbracciato Spike per salutarlo non ho percepito niente fino a quando non l’ho toccato, ed anche allora ho avuto questa strana sensazione, come se ci fosse qualcosa che impedisse all’energia di fluire liberamente. Se era lui a controllarla o no non lo so. Davvero, non so cosa pensare ed avrei voluto saperne di più prima di parlartene, ma non potevo non dirtelo. >>


Buffy si rilassò leggermente. Neanche lei riusciva a capirci niente di quella storia, ed onestamente in quel momento scoprire la verità non era una delle sue priorità. Poter vedere Spike, parlargli lo era. Non di meno rimase commossa dall’onestà di Willow.


Per la prima volta da secoli sentiva di nuovo di avere qualcuno vicino su cui poter realmente contare.


Qualcuno che non l’avrebbe ingannata o le avrebbe nascosto delle verità, per quanto quelle verità potessero essere difficili.


Era una bella sensazione.


####



Buffy si tirò nervosamente giù l’orlo della maglietta, mentre deglutiva per farsi coraggio.


Scale.


Dannatissime, stupidissime scale.


Gradini.


Semplici e normalissimi gradini.


Erano l’unica cosa che in quel momento la separavano dal suo sogno divenuto realtà.


Ci mancava solo che ruzzolasse giù per le scale. Era assolutamente una cosa che non poteva permettersi.


Già aveva fatto una figuraccia addormentandosi come una scema sul letto accanto a lui, ora non poteva proprio fare la sua entrata rotolando giù per le scale.


Una cosa era dirlo però, ed un’altra farlo.


Le sue gambe erano diventate tremolanti come un budino di tapioca, ed ad ogni passo che faceva, scendendo uno scalino alla volta, temeva che cedessero sotto il suo peso. La ringhiera al contrario scricchiolava sinistramente a causa della presa schiacciante che vi esercitava.


Lo sguardo era piantato a terra, nella intensa speranza di non mancare uno di quei dannati gradini che le si profilavano sotto.


Giungendo al quint’ultimo scalino prima del piano terra, si fermò gelata sul posto.


Nella sua visuale erano appena entrati un paio di piedi.


Possibile che tutte le volte dovessero essere i piedi la prima cosa che vedeva di lui? Si chiese stupidamente, mentre fissava i semplici stivaletti in capretto nero.


Poi finalmente trovò il coraggio di alzare lentamente lo sguardo.


Jeans scuri che fasciavano come un guanto due gambe solide e muscolose.


Camicia bianca, leggermente spiegazzata all’inguine, e jeans che fasciavano appetitosamente il suddetto inguine.


Alt, fermi tutti!


Camicia bianca?


Da quando Spike portava camicie bianche?


Alzando lo sguardo di scatto, non riuscendo a credere ai suoi occhi, Buffy si ritrovò a fissarne un paio di un azzurro intenso.


Il mondo sembrò capovolgersi per poi tornare al suo posto, mentre un improvviso vuoto allo stomaco le toglieva il fiato.


E gli occhi le si riempivano di lacrime.


<< Ciao Buffy. >>


<< Cia – ciao. >>


Da dove diavolo era uscita quella vocina? Buffy non la riconobbe come propria.


E quella mano.


Quella mano che adesso si tendeva verso di lei, come ad invitarla a fare gli ultimi scalini.


Vi si aggrappò con tutte le sue forze come ad uno scoglio, completamente sconvolta dalla marea di emozioni che le stavano infrangendosi addosso.


<< Starai morendo di fame, sono passate molte ore dall’ultima volta che hai mangiato. Che ne pensi di mettere qualcosa nello stomaco e poi parlare? >>


La proposta era giunta con voce tenue, gentile e le procurò una strana sensazione di dejà vu. Inconsciamente annuì come ad approvare il programma, anche se in quel momento la sola idea di mettere qualcosa nello stomaco le faceva venire la nausea.


<< Spike? >>


<< Si? >>


<< Ti amo. >>


<< Parleremo dopo anche di questo, va bene? >>


E di nuovo si ritrovò ad annuire come una bambola di pezza, totalmente incapace di fare altro.


Almeno stavolta non le aveva detto che non era vero.


Oh Dio ti prego. Fa che mi creda.


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Capitolo 11



<< Cosa ci fai qui Buffy? >>


La domanda era giunta inattesa e l’aveva mandata in confusione. << Ma sei stato tu che mi hai portato … >> rispose di lancio, prima di rendersi conto che quella domanda non era stata posta in riferimento a quell’esatto posto o tempo.


Subito dopo la colazione, o pranzo, o quel che era, che era stata costretta ad ingurgitare sotto ad un paio di occhi zaffiro dall’espressione severa, Spike l’aveva condotta verso la porta sul retro della locanda e da lì al giardino posto appunto sul retro della costruzione.


Era un bel giardino, tutto bordato di roselline selvatiche ancora in piena fioritura. L’erba da poco rasata era di un bel verde smeraldo e sembrava un morbido tappeto sotto i piedi. In un angolo del giardino c’era una pianta di glicine che creava una sorta di gazebo naturale, sotto a cui vi era posto un dondolo.


Era stato lì che Spike si era seduto, facendole segno di accomodarsi accanto a lui.


Onestamente Buffy non aveva notato nessuna di queste cose mentre seguiva il suo suggerimento, e tanto meno avrebbe saputo dire cosa aveva mangiato poco prima, era stata troppo presa a guardarlo per assicurarsi che lui era proprio là, davanti a lei, e troppo presa dalle mille domande e paure che la sua mente le suggeriva.


<< Non ti stavi riferendo a questo esatto momento, giusto? >> chiese, riprendendosi e sbirciandolo di sfuggita con la coda dell’occhio.


Il piccolo sorriso storto che gli apparve sulle labbra le fece tornare le lacrime agli occhi. Dio quanto aveva odiato ed amato quel sorriso sghembo. Al tempo stesso però la cosa le diede una sferza di energia come da secoli non sentiva. Non aveva nessun dubbio su quanto le avrebbe risposto.


<< Direi di no, anche se non mi dispiacerebbe sapere cosa ci facevi addormentata nel mio letto. O meglio ancora nascosta nel mio bagno ieri sera. >> fu infatti la veloce replica, accompagnata da quell’impertinente sorrisetto ironico.


Buffy arrossì leggermente, girandosi a guardarlo a bocca aperta. << Te ne eri accorto? >>


<< Era un po’ difficile ignorare il tuo battito cardiaco. >> fu la sagace replica, accompagnata poi da un sollevamento di spalle. << Però ero così stanco che onestamente non mi sono fatto troppe domande. Mi sono detto che difficilmente ti saresti nascosta solo per impalettarmi, non è nel tuo stile. Così ho chiuso gli occhi e due secondi dopo ero nel mondo dei sogni. Svegliarmi con te accanto che mi russavi nell’orecchio però è stato piuttosto sconcertante. >>


<< Io non russo. >> obbiettò facendo il broncio Buffy.


<< Si, raccontatela. >> ghignò ancora Spike.


E Buffy si ritrovò a trattenere il respiro, mentre si rendeva conto di cosa stava facendo. Stava battibeccando con Spike, ed era … fantastico. Le era mancato anche questo di lui, le loro punzecchiature e prese in giro, le loro schermaglie verbali insomma.


Si ritrovò di nuovo con lo sguardo incatenato al suo, e per un istante ebbe la sensazione di perdersi dentro.


Poi il suo sguardo si adombrò.


<< Cosa ci fai qui Buffy? >> chiese ancora Spike.


<< Io, io dovevo trovarti. >> rispose con la gola stretta da un nodo. << Dovevo farlo, dovevo. Spike io … >> voleva dirgli che lo amava, proprio come aveva fatto prima in fondo alle scale, ma lui la zittì, mettendole un dito sulle labbra.


<< È questo che non riesco a capire. >> le disse con un tono di voce che conteneva una nota triste.


<< Io … >> cercò di dire ugualmente Buffy, nonostante il dito di lui ancora premuto sulle sue labbra. E soprattutto nonostante quel dito le stesse sparando brividi lungo tutto il corpo.


<< Sono passati diversi anni, Buffy. Chiunque a questo punto si sarebbe arreso, sarebbe andato avanti. >> le sue parole invece le inviarono una fitta dolorosa al cuore.


<< Tu sei andato avanti? >> gli chiese, con un supremo sforzo di volontà. Era arrivata alla resa dei conti.


Forse come al solito era arrivata troppo tardi.


Troppo tardi.


Troppo tardi.


Era la storia della sua vita.


<< Ho dovuto. >> giunse infine la risposta, ed il cuore le sembrò spaccarsi in due.


<< Non avevo realmente molta scelta … o tornavo indietro, o andavo avanti. Ed ecco, non volevo proprio tornare indietro. >>


<< Hai, hai un’altra? >> chiese balbettando Buffy. Se proprio doveva voleva bere l’amaro calice fino all’ultima goccia.


<< No, non c’è nessun’altra Buffy, e dubito fortemente che potrà mai esserci, anche se ad essere onesti non mai neanche tentato di dimenticarti. >>


Quelle parole la raggiunsero inaspettatamente come un balsamo sulle ferite. << Ma allora, potremmo … >> chiese, sentendo la speranza rinascere. Gli occhi di lui che si erano scuriti fino a diventare quasi neri sembrarono però farla morire sul nascere.


<< Ascoltami. >>


Ascoltami


<< Quando dici che mi ami io ti credo. >>


Quando dico che ti amo non è perché ti voglio o perché non posso averti.


<< Non ha niente a che fare con te. >>


Non ha niente a che fare con me.


<< Ha a che fare con me. Con quello che sono, quello che provo. Tu non mi conosci Buffy, non mi hai mai conosciuto davvero. Non sai chi o cosa sono veramente, ecco perché dentro di me so che tu non mi ami. Oh, non ho dubbi che tu pensi sia vero, ma onestamente, come puoi dire di amare qualcuno che veramente non conosci? >>


Perché, perché, stava urlando la mente di Buffy. Perché si sentiva come sdoppiata, da una parte la Buffy del passato seduta sul letto di una stanza sconosciuta ad ascoltare le parole di un vampiro inginocchiato davanti a lei, e dall’altra parte la Buffy attuale che ascoltava parole che le laceravano il cuore?


Perché lui non poteva dirle le stesse cose che le aveva detto allora?


<< Perché mi dici questo? >> sussurrò con voce strozzata, seguendo il filo dei suoi pensieri.


<< Non te ne sto facendo una colpa, Buffy. Semmai se c’è qualcuno che ha delle colpe quello sono io. >> Spike sembrò mal interpretare la sua domanda, ignaro dei pensieri che le si agitavano nella testa. Ma forse non era esattamente così.


<< Per quasi tutta la mia esistenza ho vissuto dietro ad una maschera che io stesso mi ero imposto. È stata una difesa istintiva, per proteggere quella parte di me più fragile, più feribile. Avevo nascosto a te ed anche a me stesso così tante cose, e iniziai a rendermene conto allora, quella notte che passammo insieme, sai a quale mi riferisco. >>


Stava infatti continuando a dire Spike, e Buffy comprese che lui si stava riferendo esattamente alla stessa notte a cui lei aveva pensato.


<< È stato allora che ho iniziato a vederti per quello che eri. >> annuì mesta Buffy, strizzando gli occhi per impedire che le lacrime iniziassero a scendere. << È stato allora che … >>


<< Lo so. >> disse quietamente Spike, afferrandole una guancia in una dolce carezza proprio come aveva fatto quella notte. << Ma sapevo anche che quello che tu avevi visto erano solo briciole, la cima dell’iceberg metaforicamente parlando. Un iceberg di cui io stesso ero in parte ignaro. Come potevo aspettarmi che tu capissi quando io stesso ero maledettamente confuso? >>


<< Se solo avessimo avuto più tempo. >> sospirò con rimpianto Buffy.


<< È andata come è andata, Buffy; adesso è inutile piangerci sopra. Il punto piuttosto adesso è che le cose non sono più quelle di una volta. Sono stato costretto ad andare avanti, sono cambiato, tanto che io stesso se ripenso a quello che ero non riesco a riconoscermi. Sono diverso Buffy. >>


<< Sei diventato gay? >>


####



<< COSA??? >>


L’urlo disumano che Dawn aveva appena fatto fece sussultare la testa dolorante di Buffy.


Dopo la chiacchierata in giardino con Spike, se ne era tornata in camera sperando di poter stare un po’ in pace a riflettere su cosa si erano detti. Naturalmente la cosa si era rivelata impossibile quando sia Dawn che Willow l’avevano implorata di raccontare come era andato il suo incontro con il vampiro.


E se da una parte non aveva proprio desiderato parlarne, da un’altra si era detta che forse se lo avesse fatto loro avrebbero potuto schiarirle un po’ le idee, in quel momento decisamente confuse.


Era stato così che aveva raccontato per filo e per segno cosa era successo, fino a quella fatidica domanda.


Sei diventato gay?


<< No, dico, scherzi? >> gridò ancora Dawn, avendo però cura di abbassare leggermente la voce. << Come diavolo hai fatto a venirtene fuori con una domanda del genere? >>


<< Non lo so. >> esclamò Buffy agitata. << Avevo il cervello in pappa, okay? Mi è venuta fuori senza volere. >> aggiunse disperata.


<< E Spike che ha fatto? >> chiese Willow, sogghignando leggermente.


<< Oh, te lo dico io cosa avrà fatto. Si sarà incavolato, ci giurerei. >> sbottò Dawn, guardando storto la sorella colpevole di una simile demenza.


<< No, si è messo a ridere. >> rivelò Buffy, cogliendo di sorpresa le sue ascoltatrici. << Una risata vera intendo, fragorosa, con la testa gettata all’indietro. Non lo avevo mai visto ridere così di gusto. >> aggiunse la Cacciatrice scuotendo la testa ancora incredula al ricordo.


<< Davvero? >> chiese Dawn con gli occhi spipati. << Davvero non si è sentito offeso? Non è da lui. >>


<< Già, ed è proprio questo il nocciolo del problema. >>


<< Huh? >> stavolta la parolina magica venne esclamata sia dalla strega che dalla ragazza.


####



<< Non ti avevo mai visto ridere così. >> si era ritrovata a dire Buffy, incantata a guardare come Spike se la rideva di cuore.


Una risata che però si era spenta poco dopo.


Il vampiro era tornato serio, anche se le sue labbra avevano mantenuto un leggero tremore. << Vedi? È di questo che parlavo, Buffy. >> le aveva detto.


<< Tu non sai veramente cosa sono le cose che mi fanno ridere, o quelle che mi fanno piangere. Non sai niente dei miei pregi o dei miei difetti, dei miei punti di forza o delle mie debolezze. Tu non mi conosci, Buffy, o almeno non sai niente della persona che sono diventato. Oh, ed a proposito, non sono gay, love. >>


Le ultime parole erano state accompagnate dal solito sorrisetto malizioso, ma neppure quella parolina, love, era riuscita a mitigare il peso delle parole precedenti. La disperazione aveva di nuovo stretto in una morsa il cuore di Buffy. Cosa opporre a quel dato di fatto?


<< Allora permettimi di conoscerti. >> aveva implorato, non volendo arrendersi che lui ormai fosse perso per sempre per lei.


Doveva esistere un modo per riconquistarlo. Doveva.


E lui aveva sorriso.


Un sorriso dolce, sereno, stranamente intenso e struggente.


<< Se è questo quello che vuoi non sarò certo io ad impedirtelo, Buffy. Io sono qui, non mi nascondo più; ho smesso di nascondermi anche da me stesso. Se vuoi conoscermi, bene, non ho niente in contrario, ci tengo però a mettere in chiaro una cosa, e credimi non te la dico per ferirti, questa è l’ultima cosa che vorrei mai fare. È solo che non voglio che tu ti faccia delle illusioni, capisci? >> le aveva detto sollecito, e lei aveva annuito tremante.


<< In questa fase della mia esistenza non posso davvero permettermi sentimenti impegnativi. Altre cose di cui non posso parlarti richiedono la mia completa dedizione. Forse un giorno le cose cambieranno, o forse no, non mi è dato saperlo, e non voglio che tu ti illuda nel frattempo. Vorrei ti fosse chiaro che al momento l’unica cosa che ho da offrirti è la mia amicizia. Quella non ti è mai mancata e mai ti mancherà, ma è proprio il massimo che posso concedermi. >>


Amicizia.


Buffy si era ripetuta nella mente quella parola una infinità di volte.


Ora stava a lei decidere.


Accettare cosa le veniva offerto o andarsene di buon grado sapendo di averlo perso per sempre?


Improvvisamente la Cacciatrice che era in lei era sembrata tornare in vita, spingendo da parte la donna addolorata e confusa.


Lei era la Cacciatrice.


Ed una Cacciatrice non si arrendeva.


Non senza combattere.


Attenzione gente! Buffy Summers era tornata, e guai a chi si fosse messo sulla sua strada.


<< Ci sto. >> aveva detto, guardando con piglio deciso Spike. << Amicizia hai detto, sta bene, così sia. Non ti libererai di me, vampiro, non così facilmente. >> aveva aggiunto quasi ringhiando.


E Spike aveva sorriso ancora, più estesamente. << Ecco la mia Cacciatrice. >> aveva ghignato come in risposta ad una sfida.


####



<< Ti ha detto proprio così? >> chiese Dawn scuotendo la testa perplessa.


<< Esatto. Ha detto che per un po’ aveva avuto la sensazione di non conoscermi più. >> confermò Buffy stringendosi nelle spalle.


<< E così siete rimasti che per ora siete solo amici? >> chiese Willow, con un’espressione pensierosa sul volto.


<< Già. Sempre meglio che mortali nemici, no? >> cercò di scherzare Buffy, ma la sua voce era troppo depressa perché il trucco funzionasse.


<< Dopotutto è logico. >> disse sospirando la strega.


<< Logico? >> chiese imbufalita Dawn. << Tu riesci a vederci della logica in tutto questo? Per me invece Spike è completamente impazzito. >> tuonò ancora.


<< È impazzito solo perché non vuole gettarsi a capofitto in una storia così da un giorno all’altro? >> chiese placida Willow, pur sapendo che le sue parole avrebbero scatenato una tempesta.


<< Esattamente il mio punto! >> esclamò infiammata Dawn, puntando un dito contro la strega. << Questo è Spike, gente! Per Dio, lui è fatto così, si è sempre gettato a capofitto nelle cose senza curarsi di come sarebbe andata a finire, ed adesso … >>


<< Ed adesso è cambiato. È stato lui stesso a dirlo. Non mi ama più. >> la interruppe mesta Buffy.


<< In quanto a questo ho i miei dubbi. >> disse ancora calma Willow.


La Cacciatrice sentì un brivido lungo la schiena mentre guardava stupefatta la strega. << Parli sul serio? >> chiese, mentre la speranza rifioriva nel suo cuore. Persino Dawn sembrò calmarsi a quelle parole.


<< La mia opinione è che i sentimenti di Spike per te non siano cambiati, in un certo senso è stato lui stesso a svelarlo quando ti ha detto che non pensava che avrebbe mai potuto esserci un’altra. >> disse con cautela Willow.


<< Ma se è così, allora … >> cercò di intervenire Dawn, subito zittita da un gesto della mano della strega.


<< Quello che credo è anche se i sentimenti di Spike per Buffy non sono cambiati, siano però passati in secondo piano. Non sono più al posto più alto delle sue priorità. Forse adesso al primo posto c’è qualcos’altro, e se il mio intuito non si sbaglia è esattamente relazionato a cosa lui sta facendo qui, nel pozzo, visto che ha detto che non te ne può parlare. >> rivelò sagacemente Willow.


Buffy allargò gli occhi stupita. << Mio dio, è vero. Io non ci ero arrivata. >>


<< Ad ogni modo, penso che non ci sia niente di strano se Spike per ora vuole mantenere i rapporti solo sull’amicizia. Rifletti Buffy, sono passati cinque anni. Come potevi aspettarti che bastasse rivedervi per tornare ad essere quello che eravate? Non sarebbe stato normale. Il tempo è passato per entrambi, ed entrambi siete cambiati nel frattempo. Riallacciare i rapporti a volte richiede tempo. Forse rincominciare con una semplice amicizia è la cosa migliore che possiate fare per ora. >> si sentì in dovere di aggiungere Willow, esternando finalmente quali erano stati i suoi pensieri.


Fin dal momento in cui avevano scoperto dove si trovava Spike, la strega dai capelli rossi si era posta questa problematica, ed ora i fatti le confermavano che i suoi dubbi non erano stati tanto sciocchi.


Certo, c’era tutta la faccenda del pozzo da riuscire a capire, ma l’enigma la stimolava più che abbattere. Era da un sacco di tempo che non aveva una sfida del genere. Non vedeva l’ora che Giles rispondesse alla sua e-mail in cui gli raccontava tutte le cose che il signor Ballard aveva rivelato, con allegate le foto che aveva scannerizzato.


Quel marchio doveva avere un significato, ed a quanto sembrava Spike non aveva niente in contrario se lo studiavano. Questo poteva essere una perdita di tempo come invece un indizio prezioso. Poteva essere che a Spike non interessava se loro indagavano perché sapeva che non sarebbero arrivati a niente, oppure il segreto che il vampiro era costretto a mantenere su quanto faceva era vincolato solo a lui, alla sua identità e non si estendeva appunto al marchio che aveva sulla schiena. Tutto poteva essere, ma valeva comunque la pena cercare di scoprirlo.


<< Ora però che farete? >> stava intanto chiedendo Dawn, diretta alla sorella.


Buffy, riscuotendosi dal meditare sulle parole di Willow a cui dopo voleva dare un secondo e più approfondito pensiero, si strinse nelle spalle. << Andremo a ballare, penso. >>


<< Come sarebbe a dire? >> chiese confusa Dawn.


<< È venerdì. Stasera Spike va in città con i ragazzi. Ha detto che gli avrebbe fatto piacere se ci andavamo anche noi. >> spiegò candidamente.


<< A ballare. >> rimarcò Dawn, con un’improvvisa espressione preoccupata.


<< Si, perché? C’è qualcosa che non va? >> chiese Buffy, non comprendendo dove stava il problema.


<< E tu me lo dici solo ora? >> chiese ancora più allarmata Dawn.


<< E quando te lo dovevo dire, scusa? >> Buffy ancora non riusciva a capire.


<< Ti rendi conto vero che sono già le cinque e mezzo del pomeriggio e noi non abbiamo uno straccio di vestito decente per andare a ballare? >> tuonò Dawn, irritata da una simile ottusità da parte della sorella.


E Buffy allargò gli occhi con un espressione di comica disperazione. << Oh porca! >>


<< Appunto! >> strillò Dawn afferrando la borsetta e dirigendosi a passo di marcia verso la porta. << Speriamo solo che in questo paesino abbiano almeno un negozio di abbigliamento. E sbrigati! >> gridò da sopra le spalle alla sorella, che si stava a sua volta affrettando a prendere la sua stessa borsetta sepolta sotto un mucchio di vestiti sporchi.


Uscendo le due sorelle per poco non travolsero Xander, che era davanti alla soglia con la mano alzata per bussare.


Il poveretto se le vide sfilare davanti senza che gli rivolgessero neanche uno sguardo.


<< Dov’è l’incendio? >> chiese a Willow, dopo essersi ripreso.


La strega se ne era infatti rimasta tranquillamente seduta sul suo letto, ed ora ghignava divertita verso l’amico. << Nel più vicino negozio di vestiti da quanto ho capito. Sembra che stasera si vada a ballare. >> rispose alzando ed abbassando le sopracciglia in un ammiccamento.


<< Oh, ballare eh? >> bofonchiò Xander, grattandosi la testa. Poi un lento sorriso gli distese le labbra. << Sai che ti dico, mi piace l’idea. >>


<< Anche a me. >> ribatté Willow, alzandosi e prendendo la borsa da sopra il comodino. << E come ti suona lo shopping? >> aggiunse, afferrando Xander per un braccio e trascinandolo via con sé.


<< Non potrebbe suonare meglio. >> rispose Xander, mentre il suo sorriso si allargava.


Tutti loro avevano passato momenti molto difficili, chi per una ragione, chi per l’altra, ed a volte le cose erano sembrate senza speranza; ma non ora.


Shopping e danze.


Finalmente sembrava che la fortuna avesse girato.



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Capitolo 12



Buffy si rimirò ancora una volta nello specchio non completamente convinta del suo aspetto.


Era riuscita a trovare un top argentato ed un paio di pantaloni di raso neri che effettivamente non le stavano niente male, soprattutto se abbinati con le scarpe nere dal tacco vertiginoso, peccato però che il malandato giubbotto di jeans ci stesse come un pugno in un occhio, visto che ahimè non era stata capace di trovare niente di meglio.


Ma come si dice, tutto fa brodo. Il vecchio giubbotto almeno poteva proteggerla dalla frescura della sera, soprattutto visto che il top le lasciava completamente scoperta la schiena. Una cosa comunque era certa, si sarebbe tolta il disgustoso giubbotto non appena ne avesse avuto l’occasione.


A Spike era sempre piaciuta la sua schiena; va beh che ora erano solo amici … ma perché non cercare di stuzzicare un po’ il vampiro?


<< Buffy? Ti vuoi muovere? Stiamo aspettando solo te. >> la chiamò Dawn scocciata dalla soglia.


<< Arrivo. >> assicurò Buffy, sistemandosi una ciocca di capelli che le ricadeva sulla fronte mentre dava un ultimo sguardo allo specchio, per poi affrettarsi a seguire la sorella giù per il corridoio e le scale, e … Wow!


Spike ancora una volta era là in fondo, ed era decisamente … si, wow era la parola giusta.


Il vampiro sembrava essere tornato al suo colore preferito, vale a dire il nero.


Non che la camicia bianca che aveva indossato per tutto il giorno non gli avesse reso giustizia, stesso discorso per i jeans, ma decisamente quello che indossava adesso lo rendevano molto più fascinoso, più Spike insomma.


Neri pantaloni di pelle gli aderivano alle gambe come un guanto, delineando tutti i possenti muscoli delle cosce, per non parlare dell’inguine.


Buffy aveva già l’acquolina in bocca al solo pensiero di come probabilmente ne delineavano anche i glutei, che in quel momento non riusciva a vedere.


Spike aveva sempre avuto un gran bel sedere, peccato che fossero state più le volte che lo aveva preso a calci che quelle in cui aveva avuto il privilegio di palpeggiarlo.


Le mani già le formicolavano dal desiderio, ma si contenne, mentre continuava l’ispezione.


Niente spolverino di pelle nera, comprese stupita.


Al suo posto c’era un giacchetto corto, sempre di pelle certo, e sempre nero, ma con alamari argentati che davano all’insieme una vaga sensazione di dejà vu. Le ricordava alcune immagini che aveva visto quando andava all’università e studiava la storia della Russia. Quel giacchetto sembrava quasi una specie di rivisitazione in chiave moderna delle divise militari russe del settecento, o era l’ottocento? No, probabilmente era il settecento …


Buffy scosse la testa, infastidita da quei pensieri futili.


L’importante era che aveva davanti a sé la rappresentazione vivente di tutti i sogni di qualsiasi ragazza dai sani ormoni.


<< Um, che eleganza. >> esclamò scherzosamente, strattonandogli leggermente una manica del giacchetto. Peccato che la voce le uscì talmente roca da inficiare decisamente quella che voleva essere una burla.


<< Neanche tu sei niente male. >> le rispose Spike con uno dei suoi sorrisi sghembi che le erano tanto mancati.


Le guance già rosse avvamparono ancora di più sotto il suo sguardo, ed abbassò la testa per nascondere l’imbarazzo.


<< Allora, si va? >> chiese Xander che si trovava vicino alla porta, spalancandola e facendo galantemente segno alle ragazze di precederlo.


Dawn ridacchiando gli fece uno scherzoso inchino per poi prenderlo sottobraccio ed uscire con lui, prendendolo in giro per le sue maniere da pirata gentiluomo. Andrew, dopo aver lanciato uno sguardo esitante verso la coppia bionda ancora ferma in fondo alle scale, squittì un << Aspettatemi. >> rivolto alla coppia appena uscita. Willow, ferma a poca distanza da Spike e Buffy, notando la scena rise scuotendo la testa.


<< Mi sa che Andrew sia ancora terrorizzato all’idea che uno di voi due gli faccia la pelle. >> commentò.


E Buffy avvampò ancora per poi impallidire di colpo.


Improvvisamente si era ricordata della disgustosa menzogna su di lei e l’Immortale.


Lanciando uno sguardo in tralice a Spike, lo studiò per vedere la sua reazione alle parole dell’amica.


Lui stava sorridendo a Willow, apparentemente imperturbato. << Penso che lo lascerò cuocere un altro po’ nel suo brodo, deve imparare la lezione. Anche se pensava a farlo a fin di bene quel ragazzo deve capire che le menzogne non portano mai da nessuna parte. >> disse però, diventando più serio.


E con ciò il discorso sembrò chiuso, visto che subito dopo Spike offrì galantemente entrambi i bracci alle ragazze così da poterle scortare entrambe fuori dalla porta.


Lungo il cammino che li stava portando verso la piazza dove era parcheggiato l’autobus che li attendeva, Buffy sbirciò più volte verso Spike che in quel momento era impegnato a chiacchierare con Willow. I due sembrava parlassero del più e del meno, la Cacciatrice registrò vagamente le spiegazioni del vampiro su come era successo che si fosse prestato a fare da guardia del corpo ai ragazzi, ma non le ascoltò veramente, era troppo presa a riflettere sulle poche parole che erano state scambiate all’interno della locanda.


Da come Spike aveva parlato era chiaro che era al corrente di come si fossero svolte realmente le cose con l’Immortale.


E questo dove la lasciava?


Doveva forse introdurre tale argomento quando ne avesse avuto l’occasione? Oppure era meglio se lasciava cadere del tutto il discorso?


In fondo, anche se Spike adesso sapeva la verità, Buffy dubitava che questo potesse esserle di qualche aiuto. Lui era stato adamantino nel dichiarare che per il momento non era disponibile ad altra relazione che non fosse quella dell’amicizia. Non che Buffy non desiderasse avere l’ultima parola in proposito, già quella sera stessa aveva intenzione di cercare di intaccare quel proposito, ma questo non significava che non fosse ben cosciente di camminare sulla lama di un rasoio.


Vedendo come un gruppetto di ragazzi, e soprattutto ragazze , salutavano eccitati Spike una volta giunti in prossimità dell’autobus, dovette fare un grosso sforzo di volontà per trattenere il grugnito geloso che le era salito alle labbra. Quando poi Spike si girò verso di lei, guardandola con quel suo sorrisetto malizioso, comprese che forse non era riuscita a trattenerlo del tutto.


Accidenti ai vampiri saccenti con un alto tasso di vanità.


Il viaggio verso Vancouver si svolse in un piacevole cameratismo, con la classica confusione che solo un gruppo di adolescenti sanno creare. Spike si era seduto di fianco l’autista, e, trattandosi di un posto singolo, Buffy dovette accontentarsi di sedersi dietro di lui assieme a Willow. Xander, Andrew e Dawn si erano invece diretti verso la fine del pullman, in modo da stare con i ragazzi un po’ più adulti. L’età infatti variava dai quindici ai diciotto anni.


Buffy si era stupita del fatto che non fosse Spike a guidare, ma lui le aveva velocemente spiegato che era meglio così, poiché in questo modo aveva la possibilità di controllare quanto avveniva attorno a sé. In parole povere, se fossero arrivati dei guai sarebbe stato in grado di porvi rimedio, cosa che naturalmente le ricordò che il pericolo era sempre in agguato.


Entrando nel Sunset Club la sensazione di dejà vu si fece di nuovo sentire. La zona bar con i bersagli per le freccette poco distanti ed i tavolini sparsi attorno la pista da ballo con il piccolo palco sullo sfondo, tutto faceva ripensare a giorni passati e vissuti con l’incoscienza della gioventù. Incoscienza che adesso sembrava un lontano miraggio.


Erano veramente passati quei giorni in cui non aveva saputo cosa davvero era e cosa l’aspettava? Buffy ne dubitava. Per qualche strana ragione sentiva di essere solo all’inizio, e davanti a lei si stava di nuovo spalancando l’ignoto.


<< Hey, Spike! Vedo che i tuoi amici sono riusciti a trovarti. >> li salutò festoso il barista, accennando a Buffy e Xander.


<< Già, grazie per averli indirizzati nella direzione giusta. >> rispose allegro Spike, dando una veloce stretta sulla spalla di Buffy e invece una manata su quella di Xander. << Loro li conosci già da quanto ho capito, ma lascia che ti presenti il resto del gruppo. >> disse poi, girandosi verso Dawn, Willow ed Andrew.


Fatte le dovute presentazioni e scambiate le classiche frasi di circostanza, rimase ben poco da dire, visto anche che il bar era stato preso d’assalto dal gruppo di ragazzi che voleva usufruire del primo giro di bevute. La musica aveva già iniziato a suonare a palla, e la pista da ballo si era velocemente riempita, così la vecchia Scoobies gang più Spike si erano accomodati attorno ad uno dei tavolini vicino alla pista, guardando divertiti i ragazzi ballare scalmanati.


Xander si era stravaccato come suo solito su di una poltrona, e si stava gustando la sua bella birra ghiacciata mentre osservava apparentemente svogliato la coppia seduta sul divano. O meglio, solo un osservatore disattento avrebbe potuto pensare che il giovanotto non fosse particolarmente interessato a quanto gli avveniva intorno.


In realtà Xander stava tenendo il suo unico occhio ben aperto.


Non aveva ancora avuto modo di parlare da solo con Buffy, e tutto quello che sapeva gli era stato riportato da Willow durante il loro giro di acquisti. C’era da dire che non si era particolarmente stupito quando aveva scoperto cosa Spike aveva detto a Buffy durante la loro chiacchierata. Che il vampiro fosse cambiato gli era apparso ovvio fin dal momento in cui si era presentato al loro tavolo quella mattina. Il modo in cui Spike si era comportato, senza usufruire delle sue solite frecciatine, tenendo persino l’ironia al minimo, gli avevano fornito abbastanza indizi.


Xander doveva ancora capire bene se questo Spike gli piaceva più o meno di quello vecchio, ma istintivamente sentiva di potersi fidare, il che era strano. Non che dipendesse dal fatto che non avesse mai avuto fiducia in Spike, a modo suo verso la fine di quell’ultimo disastroso anno a Sunnydale il vampiro si era guadagnato la sua fiducia, complice anche il fatto che se aveva ancora un occhio lo doveva a lui, a parte tutta la faccenda del sacrificarsi e salvare il mondo. No, non era questa la ragione.


Semplicemente Xander aveva guardato negli occhi Spike ed i giochi erano stati fatti. Era stato come guardare negli occhi del Papa o del Dalai Lama o di qualche altro strambo capo spirituale. Aveva guardato negli occhi del vampiro e si era sentito a posto con sé stesso e con il mondo, in pace.


Solo un’altra volta aveva provato una sensazione simile, era successo in Africa con uno sciamano. Lo aveva guardato negli occhi e bang, si era ritrovato a fare pace con sé stesso. Il dolore della perdita di Anya, il rimpianto per come erano andate le cose, il rammarico per ciò che non era stato, tutto era sparito in un istante, rimpiazzato da una calda sensazione di accettazione con un solo vago sentore di tristezza.


Era stato strano allora e lo era stato ancora di più questa mattina perché, ehi, era di Spike che si stava parlando.


Ma non era esattamente questo che adesso lo stava preoccupando. Quello che ora lo preoccupava non era il vampiro, ma l’amica. Vedeva come il volto di Buffy fosse acceso mentre parlava con Spike, e come si protendeva verso di lui, quasi civettando, strusciandosi contro il braccio che il vampiro aveva disteso alle sue spalle sullo schienale del divano.


Quando era stata l’ultima volta che aveva visto Buffy così vitale? Così piena di gioia?


Sperava solo che quella felicità potesse perdurare nel tempo e che Buffy non si facesse troppe illusioni, avendo finalmente ritrovato Spike. Perché qualcosa gli diceva che Spike aveva inteso cosa aveva detto. Amicizia, punto e basta. Niente di più. Niente di meno. C’era solo da vedere se Buffy si sarebbe accontentata.


Perlomeno, la serata stava andando alla grande.


Xander non riusciva a ricordare quando era stata l’ultima volta che si era sentito così rilassato, e divertito, aggiunse fra sé, mentre guardava un gruppetto di ragazzi trascinare Spike verso la pista da ballo. Questa era decisamente una cosa che non aveva ancora mai visto; e che non avrebbe voluto perdersi per tutto l’oro del mondo. E … corbezzoli, Spike sapeva ballare!


Un veloce scambio di occhiate con Willow, ed i due Scoobies si fecero sfuggire una risata, anche notando come l’espressione di Buffy si era fatta imbronciata nel vedersi portare via da sotto il naso il vampiro, che adesso si stava muovendo perfettamente in ritmo con la musica sulla pista da ballo.


Buffy sbuffò sentendo Willow e Xander ridacchiare, e comprendendo che era di lei che stavano ridendo. Della sua espressione imbronciata tanto per essere precisi. La qual cosa naturalmente la fece imbronciare ancora di più.


Non era giusto!


Si stava godendo un bel momento di qualità con il suo bel vampirozzo, chiacchierando del più e del meno, bevendo ogni sua parola e sbavando internamente per il modo in cui i pantaloni di pelle nera delineavano i muscoli delle sue cosce (per non dire altro), quando un gruppetto di sgallettate era venuto a reclamare il vampiro.


Ed era si ritrovava ad essere completamente sola, sentendo la mancanza del muscoloso braccio che era stato disteso dietro la sua schiena, mentre il vampiro in questione se la stava godendo sulla pista da ballo con le sgallettate precedentemente nominate. Aveva la forte tentazione di mettersi a ruggire, altro che fare il broncio.


L’istante dopo si ritrovò a spipare gli occhi.


<< Buffy, chiudi la bocca, altrimenti la bava ti arriva alle ginocchia. >> le sibilò Dawn sedendosi al suo fianco, un ghigno malefico sul volto.


Buffy si girò verso la sorella senza veramente vederla, la mente ancora piena delle immagini di Spike che si muoveva sensualmente sulla pista.


Chi diavolo se lo immaginava che Spike sapesse ballare così bene?


Cioè … veramente ballare.


Oh, non che non avesse mai notato che Spike era un maestro in tutt’altro genere di danze, ma questo era … wow.


<< Uh, cosa? >> bofonchiò, cercando di schiarirsi la testa e riportarla a quanto la sorella aveva detto; impresa alquanto impossibile. I suoi occhi erano di nuovo stati calamitati verso Spike e le sue movenze sinuose.


Le risate che partirono da varie direzioni sembrarono finalmente riscuoterla, e si ritrovò a guardare gli amici che se la stavano beatamente ridendo di lei e della sua espressione allucinata. << Oh. >> commentò timidamente, per poi rilasciare una piccola risata imbarazzata per essere stata beccata mentre sbavava.


A quanto sembrava quella sera la sua salivazione era salita alle stelle.


Per cercare di ritrovare un minimo di controllo afferrò il bicchiere dal tavolino e sorseggiò lentamente la coca cola in esso contenuta, mentre gli occhi socchiusi venivano di nuovo attirati verso la pista da ballo. La musica improvvisamente sembrava essere diminuita di intensità e persino le luci del locale si erano fatte più soffuse, lasciando illuminato un solo soggetto.


Il corpo le si mosse da solo, apparentemente senza nessuna guida mentale, mentre posava di nuovo il bicchiere sul tavolino e si alzava lentamente. I piedi iniziarono a dirigerla verso la pista, come colti da una malia, che li obbligava a girare attorno, permettendo agli occhi di osservare da ogni lato, ogni angolazione, il vampiro che stava ballando.


Era pura energia in movimento.


Era come se si rendesse conto per la prima volta di quanto bello fosse Spike. Il che di per sé era una cosa strana.


Buffy aveva già ammesso con sé stessa tanto tempo prima quanto il vampiro fosse affascinante.


Solo che improvvisamente … era più vero che mai.


Era come se emanasse una luce propria, che lo illuminava dall’interno verso l’esterno. Molto simile a cosa era successo nella bocca dell’inferno, quando il maledetto amuleto aveva iniziato a sputare fuori la sua energia mentre la luce del sole vi si riversava attraverso Spike. Eccetto che questa volta non c’erano fughe di energia sparate attorno. La luce era tutta lì, concentrata su di lui, dentro di lui.


Ed era divino.


La gola se si restrinse, mentre tutte le emozioni che stava provando venivano bloccate sul posto, come in una specie di ingorgo confuso. La sensazione di affogare si fece più intensa quando due occhi azzurri incontrarono i suoi.


Il tempo sembrò fermarsi, come sospeso nell’aria, rendendo tutto irreale, per qualche secondo …


E poi tutto riprese a scorrere veloce, la musica riprese le sue sonorità e le luci diventavano di nuovo accese mentre un forte formicolio alla base del collo si faceva sentire.


Vampiri.


Buffy scosse la testa, cercando di schiarirla dagli stralci dell’incantesimo che ancora la tenevano incatenata. Ancora una volta incontrò lo sguardo di Spike e comprese che anche lui sapeva. Un veloce annuimento, e subito dopo il vampiro lasciò la pista da ballo diretto verso di lei.


Là fuori da qualche parte c’erano dei vampiri, e tutto faceva supporre che non sarebbero rimasti fuori a lungo. Era ora di passare a danze di altro tipo.


I due biondi ritornarono senza parlare verso il tavolo dove gli amici erano seduti, non ne avevano bisogno. Sapevano cosa doveva essere fatto.


<< Buffy? Qualche problema? >> chiese Willow, vedendo come era seria l’espressione dell’amica mentre arrivava.


<< I soliti. >> rispose blandamente Buffy, scuotendo le spalle mentre si affrettava a tirare fuori dalla borsa il fidato paletto.


La strega allargò gli occhi vedendolo e comprendendo quale fosse l’emergenza. << Oh, capisco. >> disse, rilassandosi. I vampiri non erano esattamente la più alta delle sue preoccupazioni, avevano affrontato di peggio. Peccato che subito dopo dovette ricredersi.


<< Sono otto, >> stava dicendo Spike rivolto verso Xander. << e non sono novellini. >>


Non era tanto quanto Spike avesse detto, ma il modo in cui lo aveva detto, faceva supporre grossi guai in arrivo. << Non sono Umbervamp, vero? >> ci tenne a chiedere Xander, che aveva ancora gli incubi a causa di quei vampiri preistorici.


Spike scosse negativamente la testa. << No, solo normali vampiri anche se molto forti. Niente che non possiamo gestire comunque. Ad ogni modo me lo fai un favore? Tieni occupato Jerry mentre io e Buffy ce ne liberiamo. >>


<< Jerry? >>


<< Il barman. >> disse piattamente Spike indicando verso il bar. << Per quanto lui creda di essere forte è meglio se stavolta se ne resta tranquillo, i tipi là fuori sono in grado di farlo fuori senza tanti complimenti. >> aggiunse, scrollando le spalle e sorridendo quando Xander si alzò per svolgere il compito che gli era stato assegnato. Portando la sua attenzione sulla strega, sembrò riflettere un istante prima di parlare. << Willow, puoi tenere d’occhio i ragazzi mentre non ci sono? >> chiese infine.


<< Contaci. >> rispose velocemente la strega.


<< E noi che facciamo? >> chiese Dawn che non voleva essere lasciata indietro, indicando sé stessa ed Andrew.


<< Aiuterete Willow a tenere d’occhio i ragazzi e farete in modo che nessuno esca dal locale, per nessuna ragione. >> fu la secca replica di Spike, prima di girarsi e dirigersi verso le porte del locale accompagnato da Buffy.


Arrivati però a metà strada Spike fece cenno a Buffy di continuare da sola, mentre lui faceva il giro per uscire dalla porta che dava sul vicolo. Compreso il suo piano, Buffy annuì. Era un buon piano, doveva ammetterlo, prendere il nemico fra due fuochi. Tirando un profondo sospiro prima di spingere la porta per aprirla, la Cacciatrice si preparò mentalmente a quello che l’aspettava.


Una specie …


<< Ma vi fanno più brutti ogni volta che passa? >> la battuta le uscì fuori con una facilità che sorprese anche lei.


Studiando le facce zannute che aveva davanti, non potè fare a meno di pensare ai tempi in cui cacciare vampiri era stato anche in qualche modo divertente. Beh, perlomeno era stato divertente quando aveva trovato davanti a sé individui con un minimo di spirito e che sapevano ribattere a tono … (tipo Spike) … uhm, questi non sapevano nemmeno cosa fosse un po’ umorismo nero, almeno a giudicare dalle espressioni sempre più arcigne.


<< Cosa c’è? Il gatto vi ha mangiato la lingua? O non avete mai visto prima una Cacciatrice? >> questo però non voleva dire che lei intendesse rinunciare a prendersi il suo divertimento, accompagnando le battute con sonori pugni e calci e per finire con un bell’impalettamento. Il modo più sicuro per ottenere la completa attenzione dei rimanenti sette vampiri.


<< Non è te che stavamo cercando, Cacciatrice. >> ringhiò uno di loro, evidentemente il capo visto come con un gesto ordinò agli altri di indietreggiare. << Ma non sia mai detto che rinunci ad una preda tanto prelibata. >> aggiunse, avanzando lentamente verso di lei, la bava che gli colava dalle zanne.


Buffy studiò con attenzione il nuovo avversario mentre entrambi prendevano a girare attorno sul posto. Era piuttosto alto e muscoloso, ma dal modo in cui si muoveva si poteva affermare che non mancava neanche di forza e velocità. Poteva essere un nemico formidabile, se al suo posto ci fosse stata una delle Cacciatrici novelline, ma a lei non faceva per niente paura. Non di meno abbassò leggermente le spalle per mettersi in posizione di difesa, aveva imparato a sue spese che non si doveva mai e poi mai sottovalutare un nemico. E poi … che fine aveva fatto Spike?


Come richiamato dal suo pensiero, giunse una morbida risata dal vicolo, una risata che conosceva molto bene. Era ora.


<< Allora mi sa tanto che sei un perfetto idiota. >> giunse subito dopo la sarcastica battuta. << Non sai nemmeno riconoscere una Cacciatrice Senior da una normale. >>


L’antagonista di Buffy si girò al suono di quella voce, scannerizzando con i suoi occhi gialli il vicolo da dove proveniva. Un secondo dopo sussultò quando un paletto apparso dal nulla sembrò polverizzare un altro dei suoi uomini. Non era riuscito a vedere il movimento da quanto il lancio era stato veloce.


Anche Buffy sbatté le palpebre colta di sorpresa. Si era aspettata di vedere Spike uscire dal vicolo, con quel suo solito sorriso sghembo sul volto, o addirittura nel volto della caccia, ed invece si ritrovava con un vampiro in meno e Spike era tuttora nascosto nelle ombre. Oh, beh, tanto valeva approfittane.


Facendo una capriola a mezz’aria ne utilizzò la spinta per sferrare un calcio volante, centrando in pieno il vampiro sul torace. Il suono di costole rotte fu musica per le sue orecchie, mentre il nemico cadeva a terra poco lontano in un mucchio disordinato.


<< Come volevasi dimostrare … >> e finalmente Spike apparve sotto la luce del lampione. << Mai distrarsi quando si ha una Cacciatrice Senior davanti. >> sembrava quasi che stesse tenendo una lezione, visto il modo in cui scuoteva desolato la testa guardando i vampiri asserragliati.


<< Tu. >> rantolò furibondo il vampiro ancora steso a terra, mentre si teneva il costato e cercava di alzarsi. << Tu, traditore. >>


All’accusa lanciata Spike non fece una piega, si limitò a guardare il vampiro ferito con un leggero sogghigno. << A quanto sembra la mia fama mi precede. >> disse, scuotendo leggermente le spalle.


Buffy non si lasciò ingannare dalla sua faccia tosta. Oh, non che non fosse perfettamente in tono con il suo personaggio, battuta compresa; non era la prima volta che vedeva Spike reagire così quando veniva riconosciuto. Quella strafottenza la conosceva bene, e sapeva che serviva anche per far perdere il controllo ai suoi avversari e mettersi in una situazione di vantaggio. Ma, pur se era stato solo per un paio di secondi, aveva visto gli occhi di Spike restringersi, segno evidente che … okay, non sapeva un tubo di cosa significasse, ma era certa che significasse qualcosa, quindi era meglio non abbassare la guardia.


<< È lui. Prendetelo! >> ruggì il vampiro ferito.


Appunto!


Prima che Buffy avesse il tempo di reagire, sei vampiri si erano lanciati verso il biondo, evidentemente decisi a farlo fuori. Ed il paletto di Spike era ancora lì a terra dove aveva precedentemente polverizzato il vampiro. Senza pensare alla sua stessa sicurezza, Buffy si affrettò a raggiungerlo nella vana speranza di riuscire a prenderlo e lanciarlo a Spike prima che gli avversari lo circondassero.


Troppo tardi.


Senza contare che il vampiro da lei ferito adesso la stava attaccando alle spalle, allacciandole un braccio alla gola nel tentativo di soffocarla.


Per qualche istante Spike venne dimenticato, mentre la Cacciatrice assestava una sonora gomitata nello sterno del vampiro, finendo per rompergli le rimanenti costole. Una veloce giravolta ed il paletto che aveva appena raccolto venne piantato nel cuore del nemico, riducendolo in cenere. L’istante dopo però il pensiero di Spike tornò prepotente.


Girandosi nella sua direzione con occhi spalancati dalla preoccupazione, rimase a bocca aperta.


Dei sei vampiri che lo avevano attaccato, adesso ne rimanevano soltanto due. Buffy scosse la testa per schiarirsela, non riuscendo a comprendere come Spike fosse riuscito a fare fuori così tanti oppositori in così poco tempo, e con nient’altro che le mani come armi. Ed a guardare l’espressione sbalordita sui volti dei restanti due vampiri, neanche loro lo sapevano.


E poi Spike fece una mossa strana.


Allargando le braccia, puntò le palme delle mani verso i suoi nemici, e dopo due secondi anche questi si tramutarono in cenere.


Okay, il movimento era stato piuttosto repentino, niente da eccepire. La luce poi non era stata delle migliori, ma … possibile che Buffy si fosse persa del tutto i due paletti che Spike poteva aver avuto nelle maniche del giubbotto? Perché i due paletti c’erano stati, vero? Ma chissà perché Buffy non ne era per niente sicura. Per un istante avrebbe potuto giurare di aver visto un leggero bagliore partire da entrambi i palmi di Spike, ma poteva essere stato un riflesso. Si, come no, il riflesso di due paletti di legno invisibili. Ehmmm … meglio soprassedere. L’importante era che Spike era sano e salvo ed i nemici erano stati tutti sconfitti.


Tirando un sospiro di sollievo, si affrettò verso di lui che si stava ancora scuotendo la cenere da dosso.


Quando Spike alzò lo sguardo, Buffy si aspettò che le sorridesse, invece lui non la guardò nemmeno. Il suo sguardo era puntato oltre lei, in lontananza e l’espressione che aveva sul volto era piuttosto seria. Mentre lo raggiungeva, si girò anche lei per guardare cosa avesse attirato la sua attenzione, ma non riuscì a vedere nulla. << C’è qualcosa che non va? >> gli chiese. << Cosa stai guardando? >>


Spike continuò a fissare ancora nel nulla per qualche istante prima di girarsi verso di lei e finalmente guardarla. << Niente. >> rispose seccamente.


<< Non può essere niente, altrimenti non avresti quell’espressione. >> insistette Buffy.


<< Va bene, hai ragione tu, c’è qualcosa. Ma preferirei non doverne parlare né adesso né qui, non è il momento né il luogo. >> disse Spike, facendo una smorfia. Poi vedendo che lei stava per aprire la bocca e parlare, si affrettò ad aggiungere: << Sembra che i ragazzi si siano accorti che sono uscito e stanno iniziando a fare domande, e sinceramente preferirei raccontare loro che sono semplicemente uscito per prendere una boccata d’aria. Una volta che saremo tornati in paese e saranno al sicuro nelle loro case, ti dirò quello che vuoi sapere. >>


Buffy richiuse la bocca e suo malgrado annuì. Aveva tante domande da fargli, a partire dal perché quei vampiri di prima ce l’avessero avuta con lui, come fosse riuscito a sconfiggerli, e per finire voleva sapere cosa lo avesse preoccupato, ma avrebbe aspettato. << Ci conto. >> ci tenne però a dirgli accigliata, giusto per non far vedere che si stava arrendendo troppo facilmente.


E finalmente Spike sorrise. Uno di quei suoi sorrisi sornioni che le erano tanto mancati. Il genere di sorrisi che lui faceva quando vedeva i suoi bluff.


Dannato vampiro saccentone.


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Capitolo 13



Buffy stava masticando amaro.


Accidenti a lei ed a quando si era arresa troppo facilmente alla richiesta di Spike di posporre le spiegazioni. La curiosità la stava uccidendo. Soprattutto da quando rientrando nel locale si era vista tirare da parte da una schizofrenica Willow che le aveva intimato di dirle cosa era successo là fuori.


Bella domanda.


Manco lei lo sapeva.


Okay, forse Willow non era stata esattamente schizofrenica, diciamo solo un tantino sovraeccitata, ma questo aveva messo la pulce nell’orecchio di Buffy. Perché mai l’amica avrebbe dovuto eccitarsi per quello che apparentemente (per lei, visto che era rimasta al sicuro nel locale) era stato un banale scontro con dei vampiri? Non era come se Willow non lo avesse già visto succedere tante volte, no?


Eppure … non le aveva mai fatto il terzo grado come in questa occasione. Cosa c’era sotto?


Al primo tentativo di avere la risposta per la sunnominata domanda, Buffy aveva fatto un buco nell’acqua. Willow si era soltanto restrinta un po’ nelle spalle ed aveva evitato il suo sguardo, come a celare qualcosa, per poi insistere ancora affinché la Cacciatrice le raccontasse nei particolari cosa era successo. Quando poi Buffy aveva fatto un racconto succinto degli eventi, la strega era di nuovo intervenuta richiedendo maggiori particolari.


Uhm, decisamente doveva esserci qualcosa sotto.


Infine, quando aveva raccontato come Spike avesse fatto fuori i due restanti vampiri sotto i suoi occhi, ed aveva accennato al leggero bagliore che forse aveva visto sulle palme del vampiro … Willow aveva alzato la testa di scatto, gli occhi larghi come due piattini da caffè, esclamando: << Lo sapevo! >>


<< Huh? Sapevi cosa? >> aveva chiesto Buffy guardando sospettosa l’amica.


Willow si era guardata attorno per assicurarsi che nessuno sentisse la loro conversazione, per poi piegarsi verso di lei con fare cospiratorio. << Prima ho avvertito un forte emanazione di energia. >>


Buffy era rimasta per qualche istante basita, incapace di elaborare la nuova informazione, poi, guardandosi anche lei attorno, aveva bisbigliato: << Che tipo di energia? >>


<< È questo il problema. >> Willow si era di nuovo ristretta nelle spalle e dopo un ulteriore guardata attorno per assicurarsi che un certo vampiro non fosse nei paraggi, si era fatta ancora più vicina alla Cacciatrice ed aveva bisbigliato: << Ti ricordi quando ti ho detto che abbracciando Spike avevo avvertito qualcosa? >> all’annuimento di Buffy, la strega aveva continuato. << Bene, la sensazione che ho provato prima era la stessa, solo molto più intensa. E non mi chiedere che significa perché dannazione se lo so. >>


E lì il discorso era stato chiuso, colpa anche di Xander che era arrivato verso di loro tutto sorridente in compagnia proprio di un certo vampiro che prima o poi avrebbe dovuto dare un sacco di spiegazioni.


Il guaio era stato che da quel momento in poi non c’era stato un singolo istante in cui la Cacciatrice potesse prendere da parte Spike e fargli il terzo grado. Sembrava che si fossero messi tutti d’accordo per impedirlo. Xander con la sua proposta di giocare a freccette, naturalmente a squadre (donne contro uomini fra parentesi) che aveva portato via una buona mezz’ora, con la conseguente plateale sconfitta delle donne e logica incensazione degli uomini. Poi ci si era messa Dawn, che aveva implorato Spike di insegnarle un passo di danza che gli aveva visto fare. Persino Andrew aveva contribuito, decidendosi finalmente ad affrontare il vampiro e chiedergli scusa per le bugie che gli aveva raccontato.


Buffy avrebbe voluto urlare, ma si era vista costretta a starsene zitta e masticare amaro.


Alla fine, se dio vuole, la serata era giunta al termine. I ragazzi avevano salutato Jerry e si erano di nuovo diretti all’autobus che li aspettava per riportarli a casa. Il viaggio fino a Heaven Gates era sembrato durare un secolo, ma tutto sommato era stato tranquillo, nonostante Spike si fosse girato un paio di volte indietro, come se avvertisse qualche pericolo nei paraggi.


Una volta rimessi i piedi a terra, sulla piazza del paese, Buffy aveva aperto la bocca per iniziare a fare domande a raffica, ma il vampiro ancora una volta l’aveva azzittita con un semplice. << Aspetta che arriviamo alla locanda. >> come se le avesse letto nel pensiero.


Okay, aveva fatto trenta, poteva fare anche trentuno. E che la locanda fosse.


Peccato però che arrivati alla locanda li attendesse una sorpresa.


<< Giles? >> esclamò Buffy spipando gli occhi alla vista del suo vecchio Osservatore.


<< Oh, Buffy. Finalmente siete tornati. >> la salutò Giles, alzandosi dalla poltrona dove fino a quel momento era seduto a leggere quello che sembrava tanto uno dei diari degli Osservatori. Un’occhiata alla destra di Giles e Buffy si convinse del tutto che la sua intuizione fosse giusta. Ancora seduto sull’altra poltrona c’era Robert Ballard. Evidentemente i due dovevano aver fatto comunella.


Dopo un breve scambio di saluti fra tutti, ed un momento imbarazzante in cui Giles sembrò indeciso se abbracciare il vampiro o semplicemente stringergli la mano, risolto da Spike stesso che diede una pacca sulla spalla all’Osservatore nonché capo del Consiglio, nel salone scese un pesante silenzio, anche se durò molto poco.


<< Che diavolo ci fa qui? Non doveva rimanere al Consiglio per accogliere le nuove Cacciatrici? Quando è arrivato? >> chiese a precipizio Buffy, che non ci vedeva chiaro nella improvvisa apparizione di Giles.


L’Osservatore sospirò a quell’assalto di domande, e si tolse gli occhiali riflettendo su quale rispondere per prima. Forse l’ultima era la più facile. << Il mio aereo è atterrato circa quattro ore fa a Vancouver, penso che ci siamo incrociati per la strada visto che quando sono arrivato qui voi eravate già partiti. >>


Buffy incrociò le braccia e tamburellò con il piede a terra. Conosceva Giles e le sue tattiche. Lui tendeva sempre a fare il giro largo quando doveva sbolognare brutte notizie. << Giles? >> lo riprese acidamente.


L’Osservatore sembrava essere alquanto imbarazzato adesso, mentre si puliva frenetico gli occhiali. << Io, uhm, sono stato impegnato alcune ore proprio nell’accogliere le nuove ragazze che erano arrivate e … beh, non ho letto l’e-mail che Willow mi aveva mandato che diverse ore dopo, e … >>


<< Fuori il rospo, Giles. >> tuonò Buffy, decisamente a corto di pazienza. Quella che aveva avuto era già stata drammaticamente ridotta da altri fattori che in quel momento sembravano essere passati in secondo piano.


<< Quando Angel ha chiamato non sapevo ancora come … >> stava riprendendo a dire Giles, solo per essere interrotto.


<< Angel? >> ruggì Buffy, che udito il nome del suo ex si era sentita inondare dalla rabbia. << Cosa diavolo voleva? >>


<< Lui, uhm, il solito rapporto settimanale sullo stato della bocca dell’inferno, presumo. >>


<< Presume? >> strillò quasi isterica Buffy.


<< Non … non ha detto molto. Beh, non dopo che gli avevo raccontato che eri riuscita a ritrovare Spike. >> ammise timoroso Giles. Ed aveva buone ragioni per temere. In quel momento lo sguardo della sua Cacciatrice Senior avrebbe potuto incenerirlo. << Te lo giuro, Buffy. Se avessi saputo cosa era successo cinque anni fa a Roma non gli avrei detto niente. Disgraziatamente però non avevo ancora letto l’e-mail di Willow quando lui ha chiamato. Solo dopo leggendola mi sono reso conto che forse avevo fatto un errore madornale, così sono saltato sul jet del Consiglio e sono venuto qui per avvertirti … nel caso dovesse farsi vedere. >>


<< Che ci provi. Che ci provi e basta, e poi vedrà cosa gli succede. >> ringhiò Buffy, sentendosi prudere le mani dalla voglia di metterle addosso al vampiro maledetto, e non in senso piacevole, decisamente no.


<< Credo lo abbia già fatto. >> giunse inaspettato il commento di Spike. Dopo i saluti si era andato a sedere su di uno sgabello vicino al bancone, e da lì aveva ascoltato la conversazione fra la Cacciatrice e Giles. Adesso però, mentre gli sguardi di tutti venivano calamitati su di lui, si alzò nuovamente, passandosi una mano fra i capelli.


<< Che intendi? >> chiese Buffy, un sopracciglio inarcato interrogativamente.


<< Ti avevo promesso che ti avrei spiegato una volta arrivati alla locanda, giusto? >> rispose invece enigmatico il vampiro.


<< Spiegare cosa? >> chiese Xander che fino a quel momento era stato ignaro su tutta la faccenda. << C’è qualcosa da spiegare? >>


<< Prima, quando abbiamo fatto fuori quei vampiri Spike è diventato tutto strano, e mi ha detto che mi avrebbe spiegato dopo cosa stava succedendo. >> rispose succintamente Buffy, sorvolando sulla cosa che Willow le aveva confidato. Qualcosa le diceva che quello non era il momento giusto per tirarla in ballo. << Allora? >> disse, rivoltandosi verso il vampiro e pretendendo subito tali spiegazioni.


<< Avete affrontato dei vampiri? >> Fantastico, ora ci si metteva pure Giles.


<< Si. Erano otto e … >> qualunque cosa Buffy stesse per dire non ebbe la possibilità di farlo.


<< E non erano lì per caso. >> finì per lei Spike.


<< Stai suggerendo che fossero là per una ragione in particolare? >> chiese Robert, che a quanto sembrava si era unito alla conversazione.


<< Direi proprio di si. >> affermò Spike. << Quando Buffy è uscita dal locale uno di loro ha detto che non erano lì per lei, e non appena ha visto me ha gridato ai suoi uomini di prendermi. Ero io il loro obbiettivo, e non penso che si trattasse della solita spedizione punitiva. >>


<< Spedizione punitiva? >> strillò Willow, che fino a quel momento se ne era rimasta in silenzio ad ascoltare gli altri, mentre al contempo cercava di dare delle risposte alle domande che le frullavano per la mente.


Lasciandosi cadere sulla poltrona precedentemente occupata da Giles, Spike annuì. << È dai tempi di Sunnydale che ogni tanto della gentaglia viene a cercarmi per farmi la pelle. Dicono tutti che sono un traditore della mia razza e che devo essere punito. Niente di nuovo insomma, ma quelli di stasera non erano lì di loro iniziativa, sono stati mandati. >>


<< Cosa te lo fa pensare? >> chiese Giles, rimettendosi gli occhiali e scrutando intensamente il vampiro. Se c’era una cosa che aveva imparato era a non sottovalutare gli istinti di Spike.


<< Forse il fatto che Angel era appollaiato come un avvoltoio su un tetto a circa duecento metri di distanza? >> rispose pacifico Spike, con un leggero restringersi delle spalle.


Buffy aprì la bocca, la richiuse, ci pensò su per qualche secondo prima di riaprirla nuovamente, solo per non fare uscire fuori niente di intellegibile. << Tu … lui … lui era … come … perché …? >>


Sospirando, Spike si decise a mettere tutte le carte in tavola. << Mentre eravamo fuori dal locale mi hai chiesto cosa stavo guardando, giusto? Beh, stavo guardando Angel che se ne era stato ad osservare tutta la lotta contro quei vampiri e non aveva fatto cenno di intervenire. La qual cosa mi ha fatto pensare fosse stato lui a mandarli. Quanto a come sono riuscito a vederlo, la mia vista non è niente male lo sai. Senza contare che quell’idiota non si era neanche messo sottovento ed il suo odore mi arrivava dritto come un pugno contro il naso. Il perché lo ha fatto? Questo non lo so, forse dovresti chiederlo a lui. In questo momento credo si trovi appena fuori dei confini della città, visto che ci ha seguito per tutto il tragitto fino a qui. Probabilmente adesso sta cercando un posto dove rifugiarsi prima che arrivi l’alba. >> sospirando di nuovo al termine del suo monologo, Spike si mise in attesa delle reazioni alle sue parole. Reazioni che non mancarono.


Giles si ritolse gli occhiali ed assunse un espressione che diceva “guai in arrivo”. Willow si portò una mano alla bocca in una espressione scioccata mentre Xander iniziava a bestemmiare a tutto spiano. Dawn si irrigidì e sparò un’occhiata preoccupata verso la sorella, mentre inconsciamente stritolava il braccio di Andrew che gemette dal dolore (lui non ci aveva capito molto di tutte quelle spiegazioni) … e la sorella in questione …


Buffy rimase completamente immobile.


Neanche un fremito.


Solo l’espressione degli occhi indicava che c’era una esplosione in arrivo. Un esplosione che non tardò molto ad arrivare, anche se risultò alquanto deludente.


Senza dire neanche una parola, la Cacciatrice marciò su per le scale, diretta verso la sua camera.


Prima che qualcuno potesse lanciare qualche ipotesi sulla sua scomparsa, lei riapparve in cima alle scale, stringendo spasmodicamente la fidata falce fra le mani.


Una cosa fu chiara a tutti, per Angel le cose si stavano mettendo male.


<< Buffy, che vuoi fare? >> Willow fu la sola a trovare il coraggio di interporsi fra la Cacciatrice e la porta verso cui era diretta. << Aspetta. Non lasciarti trasportare dalla rabbia, non porta mai a niente di buono ed io lo so per certo. >> cercò di intercedere, memore di cosa la rabbia aveva fatto una volta a lei.


La Cacciatrice la spostò senza tanti riguardi, ma in qualche modo le parole dell’amica ebbero effetto su di lei. Un effetto flebile e fragile come le ali di una farfalla, ma che le strisciò dentro lasciandole una sensazione piuttosto sgradevole.


Giles finalmente decise di intervenire, notando il brevissimo istante in cui Buffy sembrò rabbrividire e cogliendo la palla al balzo. << Willow ha ragione, Buffy. Non puoi farti giustizia da sola, non senza sapere esattamente in cosa Angel è coinvolto. >> si arrischiò a dire. Sembrò funzionare.


<< Che intende? >> ruggì Buffy, alla quale mancava poco fumassero le narici.


Rimettendosi gli occhiali, l’Osservatore prese un lungo respiro prima di rispondere. << Se Spike ha ragione, e non abbiamo elementi sufficienti per determinarlo … >> così dicendo Rupert sparò un’occhiata dispiaciuta verso il vampiro ossigenato che si limitò a scuotere blandamente la testa, come a dire che non se l’era presa a male. << … Angel è coinvolto nell’attacco di stasera da parte di quei vampiri. Personalmente desidererei conoscere le sue motivazioni prima di procedere con un impalettamento. >> concluse, intrecciando mentalmente le dita e sperando di essere riuscito ad istillare abbastanza curiosità nella sua Cacciatrice.


Buffy sembrò rifletterci qualche istante, per poi esclamare. << Ma dopo che ci avrà parlato lo potrò impalettare? >>


Spike dovette reprimere la risata che gli era sorta spontanea su per gola. Buffy non sarebbe cambiata mai. << Probabilmente lo potrete trovare poco fuori dal paese in una masserizia nel lato ovest della città. È il solo posto nei paraggi in cui possa aver trovato rifugio. >> disse, la voce che celava a malapena la sua risata interiore.


Onestamente, Xander non riusciva a vedere cosa ci fosse da ridere, la situazione sembrava piuttosto drammatica anche per lui che era un campione nel fare battutacce nei momenti più impensati. Ma la cosa che lo sorprese di più fu il fatto che il vampiro biondo non sembrava avere intenzioni di fare parte della battuta di caccia.


Da quando Spike preferiva evitare un bello scontro con il suo sire?


Anche Buffy sembrò pensare la stessa cosa. << Tu non vieni? >> chiese diretta al vampiro, perplessa dal fatto che lui non desiderasse avere un chiarimento con colui che era stato responsabile del loro allontanamento per così tanti anni.


<< Non sono particolarmente interessato a quanto Angel potrà dire in sua difesa. Avrei qualcosa da dirgli, questo si, ma penso potrà aspettare un momento più propizio. Per stanotte penso sia meglio se non sarò presente alla conversazione, così forse Angel parlerà più liberamente. Credo invece che Rupes dovrebbe esserci; conosco Angel ed immagino che come al solito stia trattenendo diverse informazioni che forse si vorrà degnare di condividere con voi, visto anche l’umore nero di Buffy e l’eventuale minaccia per la sua vita. Non prenderei per oro colato tutto quello che dirà, ma conoscendolo appunto potrebbe rendersi necessario l’intervento di un uomo di cultura. >>


Un intero set di espressioni confuse accolsero il suo lungo ed enigmatico discorso. Non era tanto quello che aveva detto, quanto piuttosto cosa non aveva detto. Rupert Giles guardò sospettoso il vampiro biondo, chiedendosi cosa ci fosse sotto. Sembrava quasi che Spike sapesse esattamente cosa Angel avrebbe potuto dire in sua discolpa. Mentalmente rielaborando le informazioni sul vampiro ossigenato che Willow gli aveva inviato con l’ e-mail, giunse alla conclusione che in qualche modo Spike ne sapesse molto più di loro su tutta quella intera faccenda, anche se per qualche strana ragione non era in grado di parlarne. Probabilmente era tutto collegato al perché il vampiro era presente in una città dove i demoni erano banditi, oltre ai suoi continui viaggi su per il cancello.


Quali e quanti misteri Spike custodiva?


La mente di Giles fremeva impazientemente per dare la risposta a quella domanda, ma una breve occhiata al suo ex collega gli disse che era meglio non cercare di indagare troppo profondamente. Robert lo stava infatti guardando con un’espressione di avvertimento negli occhi. Annuendo brevemente il suo accordo, Rupert si preparò a seguire la sua Cacciatrice senior nella spedizione notturna.


Ci sarebbe stato tempo e luogo per saperne di più. Intanto poteva sempre ottenere qualche informazione dal vampiro oscuro.


####



Buffy non era particolarmente felice per la situazione. Avrebbe preferito che Spike si fosse unito alla spedizione, piuttosto che Giles e basta, ma si era dovuta arrendere al palese rifiuto del vampiro. Willow, Dawn e Andrew erano invece rimasti nella locanda, convinti che fosse meglio non andare in troppi a chiedere spiegazioni ad Angel. Sarebbe solo servito a creare confusione (soprattutto l’eventuale presenza di Andrew … ). Xander da parte sua stava cercando di smaltire la rabbia nel boccale di birra che Roger gli aveva appena servito.


La masserizia di cui Spike aveva parlato era ormai a meno di un centinaio di metri e si vedeva bene sotto la luce della luna piena. A prima vista però sembrava completamente abbandonata. Che il vampiro biondo si fosse sbagliato? Possibile che Angel li avesse seguiti per tutto il tragitto per poi tornarsene a Vancouver senza fare niente?


Ad ogni modo, per ogni evenienza, Buffy avvicinandosi alla porta fece cenno a Giles di stare indietro, prima di buttare giù la suddetta porta con un calcio.


Le tavole di legno caddero a terra con un tonfo, sollevando un leggero polverone; quel posto cadeva quasi a pezzi da solo, evidentemente era parecchio che nessuno lo utilizzava per accatastarci la legna o strumenti agricoli. Un leggero movimento sullo sfondo però allertò i sensi di Buffy, forse dopotutto non era così disabitato come sembrava.


Vampiro ci cova, pensò Buffy. << Angel lo sappiamo che sei qui. Vuoi venire fuori con le buone o con le cattive? >> impose, stringendo la presa sul manico della falce e preparandosi nel caso il vampiro oscuro scegliesse le maniere cattive.


Per qualche istante la risposta fu solo il silenzio, ma poi un paio di piedi entrarono nella visuale offerta dalla striscia di luce che entrava dalla porta divelta.


<< Perché non venite voi dentro? Almeno potremo discutere da seduti su queste balle di fieno; non ci sono topi, ho già controllato. >> giunse infine la risposta, espressa con un tono calmo e rilassato che possibilmente rese la Cacciatrice ancora più guardinga.


<< Devi spiegarci molte cose, Angel. O dovrei dire Angelus? >> intervenne Giles, avvicinandosi alla porta malgrado la rigidità che poteva notare in Buffy, segno evidente che lei lo ritenesse pericoloso.


<< Angel va bene. >> giunse ancora la pacata risposta senza volto. << Si, penso anch’io che sia meglio parlare. >>


Seppur esitante, Buffy entrò dalla porta, facendo attenzione che il vampiro oscuro indietreggiasse nel frattempo. Subito dopo di lei entrò Giles, che recava con sé una lampada a petrolio che Roger si era premurato di offrire loro. Grazie alla luce emessa, in breve tempo gli occhi di tutti si adattarono all’oscurità ora meno fitta.


Buffy fulminò con lo sguardo il vampiro che adesso se ne stava comodamente seduto su una balla di fieno, ad aspettare che anche loro si accomodassero, come se quella fosse una simpatica riunione di vecchi amici.


<< Perché? >> quasi sputò fuori mentre la rabbia cocente ancora una volta l’assaliva. Come poteva lui starsene lì così tranquillo dopo tutto quello che le aveva fatto passare?


<< Perché cosa, Buffy? >> chiese piano Angel, piegandosi in avanti appoggiando i gomiti sui ginocchi ed intrecciando le dita sotto il mento.


La sua espressione era talmente innocente che forse qualcuno avrebbe potuto crederci. Non Buffy però.


<< Perché mi hai tenuta lontana da Spike. Perché gli hai fatto credere che stessi con un demone come l’Immortale? Perché sei qui adesso. Cos’altro vuoi? Non ci hai già fatto abbastanza male? Dovevi anche mandarci contro dei vampiri? >> la lista dei perché di Buffy era molto più lunga, ma intanto voleva le risposte per queste.


Angel sospirò e chiuse gli occhi, a prima vista apparentemente l’immagine della pace fatta persona. Niente nel suo linguaggio corporale faceva supporre diversamente, ma … quando alcuni secondi dopo riaprì gli occhi, Buffy poté vedere nelle pozze scure delle sue iridi, a malapena illuminate dalla luce della luna che penetrava dalla porta, che non era affatto così.


Persino Giles si rese conto che il vampiro era tutt’altro che pacifico. Istintivamente strinse più forte il paletto che aveva fra le mani, temendo un attacco improvviso. Angel aveva la stessa espressione che avrebbe potuto avere qualcuno che si trova in bilico sulla lama di un rasoio. Niente sembrava indicare da che parte sarebbe caduto.


Il tempo si tese assieme al silenzio, rendendo l’atmosfera in quella vecchia masserizia talmente fitta che si sarebbe potuta tagliare con un coltello.


Poi, Angel sospirò ancora.


Si rilassò indietro contro la parete vecchia e malandata, e gli altri seppero che in qualche modo il vampiro aveva preso una decisione. La domanda ora diventava: quale? Stavano per scoprirlo.


<< All’inizio devo ammettere che l’unica ragione per cui ti ho tenuta lontana da Spike … era perché la sola idea di te e lui vicini mi rimaneva intollerabile. >> giunse infine l’ammissione di Angel, detta a voce talmente bassa che Buffy riuscì a malapena a sentirla.


<< Dunque lo ammetti. >> ringhiò, la rabbia che fino a quel momento era rimasta sopita in attesa di risposte adesso stava rinascendo a piena forza. << Come hai potuto, come? Lo sapevi … tu sapevi quello che prova … >> qualunque cosa Buffy stesse per dire fu interrotto quando Angel alzò una mano per chiedere silenzio. La Cacciatrice per prima non sapeva perché si era fermata a quel gesto, l’istinto forse le aveva detto che era meglio stare zitta ed ascoltare.


<< Ho detto che è stato all’inizio. In seguito le cose sono cambiate e altri fattori hanno preso il sopravvento. >> disse secco Angel.


Aveva sperato di poter evitare questo confronto, ma per quanto lo odiasse ammettere, il tempo era giunto. Sapeva che in nessun altro modo Buffy avrebbe potuto capire cosa stava succedendo e cosa si rendeva necessario fare per il bene di tutti. Doveva dirle la verità per quanto dolorosa sarebbe stata.


<< Che fattori? >> stava intanto chiedendo Giles, che suo malgrado era intrigato da quanto il vampiro moro potesse rivelare.


Angel rilasciò una piccola risata amara prima di rispondere. << Un’antica leggenda e la visione che Cordelia mi passò prima di scomparire. >> rivelò enigmaticamente.


<< Visione? Che visione? Non mi hai mai parlato prima di una visione che Cordy ti aveva lasciato. >> chiese scettica Buffy, subodorando che il vampiro stesse semplicemente inventandosi una scusa per le sue malefatte.


<< Che antica leggenda? >> chiese invece Giles quasi contemporaneamente a Buffy, più interessato a quella parte della rivelazione.


Angel si spostò a disagio dove era seduto, come se fosse indeciso a chi rispondere per primo. Le due cose erano strettamente collegate ma loro non potevano saperlo, e lui non aveva idea di dove iniziare a spiegare. Poi, sembrò prendere finalmente una decisione. Forse era meglio cominciare dall’inizio.


<< Tu lo sai chi era Aurelius? >> chiese, chiaramente rivolto verso Giles.


<< Se non sbaglio è il capostipite della famiglia di vampiri a cui appartieni. All’inizio si pensava fosse il vero nome del Maestro, ma successive indagini rivelarono che egli in realtà ne era solo un successore. A parte questo, temo di non saperne niente. >> rispose l’ex osservatore, chiaramente seccato di non poter rispondere più eloquentemente. << Il Consiglio ha cercato di fare ricerche su di lui in passato, ma non ha mai trovato informazioni. >> aggiunse a sua discolpa.


<< Sarebbe stato alquanto strano se ne avessero trovate, visto che ogni notizia su di lui fu completamente cancellata millenni fa. >> sbuffò divertito Angel, suo malgrado lieto di aver messo in difficoltà l’ex osservatore.


<< E chi può mai aver fatto una cosa simile? >> chiese quasi oltraggiato Giles. Per lui la sola idea che qualcuno avesse volutamente cancellato delle informazioni era un abominio. Deformazione professionale per uno che campava sulla storia.


Buffy si morse le labbra, frenandosi dall’intervenire per chiedere di che diavolo stesse parlando Angel, e perché tirasse in ballo questo Aurelius. Che ci incastrava con tutto quello che il vampiro aveva fatto a lei ed a Spike? Ancora una volta però una vocina interiore le stava dicendo di starsene buona e zitta e sorprendentemente decise di ascoltarla.


<< Tu che dici? I Poteri lo hanno fatto, e chi altri? >> stava intanto ancora sbuffando Angel, stavolta non proprio divertito. << Si potrebbe quasi dire che quello era il loro segreto più prezioso da mantenere. >>


<< Ma perché? >> chiese Giles, quasi disperato di saperne di più in proposito.


<< Perché si mantiene un segreto? Ci possono essere molte ragioni ma spesso è per proteggere qualcosa o qualcuno. Qualcosa, aggiungerei, di molto, molto prezioso. >> fu l’enigmatica risposta di Angel, Giles però non cadde nel trabocchetto.


<< E tu sai di cosa si tratta, giusto? >> chiese infatti con piglio sicuro, esultando quando il vampiro annuì lentamente.


Prima però che Giles potesse avere modo di chiedere di più, l’impazienza di Buffy ebbe la meglio sulla sua vocina interiore che fino a quel momento le aveva suggerito di starsene zitta. << Basta! >> esplose, gettando le braccia in aria. << Sono arcistufa di questo tira e molla. Che diavolo c’entra tutto questo con me e Spike? >> gridò, desiderosa di tornare al punto della conversazione che le interessava. Non le importava nulla di un tizio morto da chissà quanto tempo, ormai doveva essere polvere da un bel pezzo, no? E quindi … che importava chi cavolo era e perché i Poteri ne avevano tenuta segreta la storia.


Angel fece un sorrisetto storto a quello scoppio verbale, Buffy non si sarebbe mai smentita, lei puntava sempre dritta al punto che le interessava, ed al diavolo il resto. << Con te? In effetti con te non c’entra molto. Ma con Spike? Oh, questa è tutta un’altra storia. Perché vedi, Buffy … >> disse, piegandosi in avanti verso di lei, che prontamente si scansò, facendogli fare una smorfia addolorata. << … Spike, così come me è un discendente di Aurelius, ed entrambi abbiamo dovuto pagarne le conseguenze. >> il suo tono di voce adesso era diventato amareggiato.


<< Ed allora deciditi una buona volta a dirci quello che ci devi dire, preferibilmente senza tanti giri di parole. >> sbottò Buffy, realmente stanca di tutti quei misteri. << Chi diavolo era questo Aurelius, dillo una volta per tutte. >>


Mentalmente Giles applaudì la Cacciatrice, la sua impetuosità a volte poteva rivelarsi utile. Non che fino a quel momento si fosse lamentato della conversazione, era stata alquanto intrigante, ma anche lui stava iniziando a diventare impaziente. Era stanco da un lungo viaggio e la sola cosa che desiderava di più del sapere quali rivelazioni poteva fare loro Angel, era tornarsene in locanda e farsi una bella doccia e magari un’altrettanto bella dormita.


Di stesso avviso non sembrò però il vampiro, che invece di rispondere subito, si prese qualche istante di riflessione. Ad un gesto spazientito di Buffy, sospirò ancora, prima di finalmente liberarsi del fardello che da troppo tempo si portava dietro. << Chi era Aurelios? Se vuoi che risponda a questa domanda prima ci sono alcune cose che devo chiarire. In molti hanno sempre creduto che fosse il vero nome del Maestro, come ha puntualizzato Giles, poiché fu lui a istaurare la stirpe di Aurelius a cui apparteniamo io e Spike, oltre a Drusilla e … Darla, la sua prediletta. In realtà, come è già stato detto, egli era un successore di Aurelios, uno dei tanti a dire il vero, ma certamente fu il primo a reclamarne la discendenza, eliminando coloro che si opponevano alla sua affermazione di potere. >>


<< Ed in qualche modo ne aveva tutti i diritti, visto che egli era effettivamente suo discensore diretto. L’unico, aggiungerei, che ne conosceva parzialmente la storia. >>


<< A me la rivelò Darla, una volta che era di buon umore. A quanto sembra il Maestro, vedendo in lei il suo nuovo successore, le aveva rivelato le nostre origini, e lei, vedendo in me colui che le sarebbe succeduto, fece lo stesso. Entrambi infatti pensavano fosse giusto essere consapevoli della minaccia insita nel nostro clan, in modo da poterla scongiurare nel caso si fosse presentata. >>


<< Che minaccia? >> chiese Buffy.


<< C’entra per caso la leggenda di cui hai parlato prima? >> chiese invece Giles, ricollegando le due cose.


Angel annuì verso l’umano, chiaramente ignorando Buffy. << La leggenda parla di chi era Aurelius, o forse farei meglio a dire cosa era stato. E’ stata tramandata di generazione in generazione, fino a giungere al Maestro e poi successivamente a me. L’unica testimonianza storica che i Poteri non sono riusciti a cancellare. Onestamente devo ammettere che all’epoca non gli diedi molto peso, non ne comprendevo l’importanza suppongo. E così fece Darla, quando io fui maledetto con un’anima. Non ricollegò le due cose, per mia fortuna. Anche se adesso … ripensandoci con il senno di poi … non avrebbe fatto nessuna differenza se all’epoca mi avesse impalettato, visto che non era riferita a me la leggenda, ma a Spike. >>


Buffy deglutì dolorosamente sentendo quelle parole. Non le era sfuggita l’amarezza presente nella voce di Angel, ma non era portata a curarsene. Improvvisamente era consapevole che questo tizio, coso, come diavolo si chiamava? Aurelius? Aveva svolto e svolgeva un ruolo importante nell’esistenza di Spike. Ora le restava solo da scoprire che tipo di ruolo. << Si può sapere si o no che cavolo dice questa leggenda? >> chiese, volendo risposte meno lacunose.


<< Per certo si sa che Aurelius è un demone molto potente, talmente potente e privo di controllo che anche il Primo lo teme, ragione per cui lo tiene incatenato nelle profondità dell’inferno. O almeno è questa è l’unica informazione che circola nella comunità demoniaca, ma la leggenda narra una storia diversa. Parla delle sue origini, che non erano affatto demoniache. Aurelius non nacque demone, lo diventò. >> disse seccamente Angel, anche lui stanco di tirarla per le lunghe.


<< Non diventò volontariamente un demone, questo no, venne ingannato, corrotto suo malgrado durante la grande guerra fra gli angeli ed i demoni. >>


<< Aspetta! >> gridò Giles, improvvisamente sconvolto da quell’ultima rivelazione. << La grande guerra fra gli angeli ed i demoni? Ti riferisci per caso alla cacciata di Lucifero dal paradiso? E’ ritenuta una storia inventata. >>


<< C’è sempre un fondo di verità in ogni storia, non lo ha ancora imparato Giles? >> lo schermì sarcastico Angel. << Forse le cose non si svolsero come sono narrate nella bibbia, ma le assicuro che la grande guerra ci fu eccome. >>


<< Ma se … se le cose stanno così … a quel tempo l’umanità doveva essere ancora creata e … e Aurelius non poteva … >> Giles era decisamente a corto di parole, troppo sconvolto dall’ipotesi che si stava formando nella sua mente.


<< Non poteva cosa? >> chiese Buffy che non ci aveva capito niente da quei discorsi. Possibile che nessuno riuscisse a parlare chiaramente?


<< Essere umano. >> le rispose pungente Angel.


<< Oh! >> esclamò Buffy. << Giusto, se l’umanità non era stata ancora creata … >> aggiunse, rifacendosi alle parole smozzicate di Giles, sperando così di nascondere la sua completa ignoranza dell’argomento. << Allora cos’era? >> chiese soavemente.


<< Un angelo. >> la risposta provenne inaspettatamente dall’ex osservatore, ormai certo delle sue deduzioni.


<< Un angelo? >> Buffy spipò gli occhi. << Gli angeli esistono davvero? Voglio dire, un vero angelo? Con le ali e tutto? >>


<< Buffy tu dov’eri mentre Angel dichiarava che la grande guerra fra angeli e demoni è veramente successa? >> chiese Giles, irritato dalla sua ottusità. E Buffy ebbe la compiacenza di arrossire di vergogna.


<< Ups. >>


Suo malgrado Angel si ritrovò a ridere di gusto al volto imbarazzato della Cacciatrice. I suoi strafalcioni erano state una delle cose che aveva odiato ed amato di più in lei. L’ilarità però gli passò presto ed il suo volto tornò di nuovo mortalmente serio.


<< Come saprete, Lucifero era uno degli angeli più potenti che Dio aveva creato. Egli peccò di orgoglio, credendosi addirittura superiore al suo creatore. Fu lui a scatenare la guerra, dopo essere stato scacciato dal paradiso e gettato all’inferno. Trasformato in demone, ebbe orrore del suo nuovo aspetto e reputò responsabile di tutto Dio, così aizzò i demoni contro il suo precedente Signore ed i suoi angeli, in modo che non potesse più esistere niente a ricordargli quanto era stato bello e splendente. >> riprese a narrare.


<< Un tipo leggermente narcisista l’amico. >> commentò Buffy storgendo la bocca in una smorfia di disgusto. << Non ho ancora però capito che ci incastra Aurelius con questo quadro, senza parlare di come ci entri Spike. >>


<< Aurelius era uno degli angeli rimasti fedeli al Signore dopo la rivolta di Lucifero, e per questo diventò il bersaglio preferito di Lucifero stesso. >> rivelò il vampiro, scuotendo tristemente la testa. << Venne ingannato. Gli fu fatto credere che uno dei suoi sottoposti prediletti era stato ucciso, squartato in mille pezzi e le sue carni date in pasto ai viscidi demoni. Perse la testa tale fu la rabbia ed il dolore provati, e scatenò la sua furia ignaro che così facendo mostrava il fianco al nemico, permettendo ai sentimenti negativi di penetrarlo e corromperlo. Quando se ne rese conto era ormai troppo tardi, la corruzione era in atto e niente poteva fermarla. Con gli ultimi sprazzi di lucidità inviò una preghiera al Signore. Lo pregò di salvare quella piccola parte del suo cuore che ancora non era corrotta. Dio accolse la sua supplica disperata e gli strappò il cuore dal petto, facendolo a pezzi e sparpagliandolo come semi al vento. La leggenda vuole che noi discendenti di Aurelius siamo nati da quei semi, e che un giorno da uno di quei semi nascerà qualcuno che saprà riscattare il nome di Aurelius e tornare così nelle grazie del Signore, poiché è in quel seme che vi è racchiusa la parte ancora pura di Aurelius. >>


Buffy era piuttosto disgustata all’idea di Dio che strappava il cuore di quella che era stata una delle sue creature, facendolo poi a pezzi, ma abbastanza stranamente aveva compreso tutto quello che Angel aveva detto, e questo la portava ad una conclusione. << E Spike sarebbe quel seme? >> chiese, quasi certa di avere ragione.


Sia Giles che Angel guardarono stupiti la Cacciatrice. Non si erano aspettati una simile acutezza da parte sua.


<< Considerando quel poco che sappiamo su quanto Spike ha fatto negli ultimi quattro anni, andando su e giù per il cancello … direi che è altamente probabile. >> considerò Giles.


<< Più che probabile. >> controbatté Angel. << Cordelia mi trasmise questa informazione con la sua visione. Onestamente io mi ero completamente dimenticato di quella leggenda, e mai avrei pensato potesse essere in relazione con la profezia dello Shanshu, ma Cordelia mi fece vedere tutto in una nuova prospettiva. Era Spike e non io il campione, ed a quel punto tutto rischiava di andare in malora per colpa mia. Vedete … Spike dietro mia insistenza aveva firmato un contratto con quelli della Wolfram and Hart. Se quel contratto avesse continuato ad esistere, Spike sarebbe stato una loro proprietà e non avrebbe potuto compiere il suo destino. Loro per fortuna non ne sapevano niente, lo consideravano semplicemente un’altra pedina sul loro gioco degli scacchi e credevano ancora che fossi io il campione prescelto, così feci un patto con quelli del Circolo del Black Thorne; loro avrebbero liberato Spike dal suo contratto ed io avrei formalmente rinunciato alla profezia. >>


Buffy iniziava a comprendere quale era stato il gioco di Angel. Aveva finto di piegarsi al nemico, quando in realtà liberava il vero campione. Un gesto nobile, doveva ammetterlo, ma questo non spiegava perché l’avesse tenuta all’oscuro per tutto questo tempo di queste cose, e perché avesse continuato a tenerla lontana da Spike.


Angel sembrò capire la direzione che avevano preso i pensieri della Cacciatrice e sospirò ancora. Onestamente avrebbe preferito evitarle questo dolore ma a quanto sembrava era impossibile.


<< Aurelius fu sconfitto dai suoi stessi sentimenti. >> disse di punto in bianco, riallacciandosi all’argomento precedente. << Il suo amore per il suo subordinato lo portò a voler distruggere tutto. I Poteri temevano che anche a Spike potesse accadere la stessa cosa. Era già troppo fragile, con la sua anima da poco recuperata. Presto o tardi le forze del male avrebbero capito che era lui il vero campione e avrebbero potuto cercare di ripetere lo scherzetto fatto ad Aurelius. Era quindi imperativo tenervi separati. Ecco perché con l’aiuto di Andrew misi su quella farsa a Roma. In quel modo Spike si sarebbe convinto che fra di voi non avrebbe mai potuto funzionare e se lui fosse riuscito a dimenticarti, allora sarebbe stato al sicuro fino a quando il suo tempo non fosse giunto. Ho agito di mia iniziativa, è vero, ma ogni mia azione è stata approvata dai Poteri. >> Angel disse le ultime parole con un’espressione di scusa negli occhi.


Occhi larghi dallo shock, Buffy fissò senza vederlo il vampiro davanti a sé. Questa non se l’era proprio aspettata. Il suo intero essere si ribellava all’idea che i Poteri l’avessero deliberatamene tenuta lontana dall’uomo che amava. Si poteva essere più sfortunati di così?


<< È per questo che Spike era privo di memoria quando giunse qui? >> chiese inaspettatamente Giles, che nel frattempo si era rielaborato il tutto nella mente.


Angel annuì. << Esatto. >>


Buffy si riscosse dal suo doloroso sbalordimento. << Aspetta un attimo. “Esatto”? Come a dire che tu sapevi che Spike all’inizio aveva perso la memoria? E che quindi sapevi che era finito qui? Che non era diventato pappa per draghi? >> strillò di nuovo infuriata.


<< Guarda Buffy … >> sospirò frustrato Angel. La cosa si stava rivelando più dura di quanto avesse immaginato. << … non mi sono di certo divertito a tenerti all’oscuro di dove si trovasse Spike. Ma voi due Dovevate. Restare. Separati! Vuoi capirlo o no? >> sbottò verso la fine alzandosi in tutta la sua altezza e guardandola dall’alto in basso.


Per niente intimorita da quello sfoggio di maschile imponenza, Buffy si eresse più che poteva e puntò dritta un dito contro il costato del vampiro (il quale fra parentesi fu grato che fosse solo un dito e non un paletto, visto la forza con cui era stato puntato). << E non pensi che se mi avessi detto tutta la verità come hai fatto adesso mi avresti risparmiato quattro anni di angosce e dolori? Magari avrei capito e mi sarei messa anch’io il cuore in pace, non pensi? >> oppose.


Allontanandosi sia dal dito accusatore, che da quelle parole piuttosto veritiere, Angel voltò le spalle alla Cacciatrice e fissò un punto nel buio. Da una parte Buffy aveva ragione, avrebbe potuto dirle tutto fin dall’inizio, ma questo avrebbe significato mettere fine a tutte le sue speranze. Una cosa che lui per esperienza sapeva quanto fosse più infinitamente dolorosa dell’essere all’oscuro.


<< Vorrei tanto che avesse potuto essere così semplice. Ma per prima cosa io mi ero impegnato a mantenere il segreto. Meno persone avessero scoperto dove si trovava Spike e cosa lui stesse facendo, meno probabilità c’erano che le forze del male lo scoprissero. Ed a parte questo … non volevo distruggere le tue speranze. >> ammise con voce roca e piena di dolore.


Buffy però non ne fu intenerita neanche un po’. << Oh, allora questo mette a posto tutto. Non volevi distruggere le mie speranze. Fantastico, proprio fantastico. E non pensi che io non sapendo stessi distruggendomi sempre un po’ di più ogni giorno? A questo non avevi pensato, vero? E quanto a lungo volevi tenermi in sospeso? E comunque, perché racconti la verità solo ora, sempre che sia la verità. >> obbiettò sospettosa.


Senza voltarsi, Angel sospirò ancora. << Mi sono deciso a raccontarvi la verità solo ora proprio perché hai ritrovato Spike. Mi ha preso un colpo quando Giles mi ha annunciato tutto baldanzoso che lo avevate ritrovato. Era un bel guaio. È un bel guaio, anche perché quell’idiota testardo aveva da tempo recuperato la memoria e quindi fra di voi sarebbe potuto rincominciare tutto d’accapo. Ho capito che l’unico modo per tenervi separati adesso era dirti la verità. In nessun altro modo avresti accettato di separarti di nuovo da lui. >> così dicendo finalmente si girò per incontrare gli occhi pieni di rancore della Cacciatrice. << Perché la verità è questa, Buffy. Ti devi separare da lui, per il suo stesso bene. >> le disse duramente, poi, vedendo il lampo di dolore nei suoi occhi, aggiunse più dolcemente. << Non è detto che sarà per sempre, Buffy. Forse sarà solo fino a quando lui non avrà completato il suo destino, onestamente non so cosa potrà accadere dopo. Ecco perché non volevo distruggere le tue speranze, erano la sola cosa che ti rimaneva e che ti impediva di cedere, dimenticarlo e rifarti una vita. Probabilmente ci saresti riuscita, ma dentro di te sarebbe sempre rimasto un vuoto per quello che non è stato. Non volevo che accadesse anche te, so cosa si prova. Mio malgrado ho accettato i tuoi sentimenti per lui e che tutto considerato Spike potrebbe essere il miglior compagno che una Cacciatrice come te potrebbe mai avere. E potrebbe essere possibile, capisci? Ma non ora. Adesso lo devi lasciare. >>


Buffy abbassò la testa sconfitta a quell’affermazione. Nonostante tutto il suo intero essere si rivoltasse a quella sentenza, doveva ammettere che Angel poteva avere ragione. Doveva dire addio a Spike, di nuovo, forse per sempre. Forse …


Giles, che fino a quel momento se ne era rimasto in silenzio ad ascoltare l’accesa discussione fra il vampiro e la Cacciatrice, capì che era giunta l’ora di intervenire. Posando una mano sulla spalla di Buffy la trasse a sé cercando di darle conforto. Il colpo che aveva subito era stato molto duro, ed avrebbe dato l’anima per non vederla così afflitta. << Vieni, Buffy. Torniamo alla locanda. >> le disse dolcemente. La discussione per quella sera poteva terminare lì per quanto lo riguardava. Buffy annuì e fece per seguirlo.


Voltandosi leggermente verso il vampiro, l’ex osservatore gli parlò da sopra la spalla. << Gradirei parlare ancora di tutto questo, ma non stasera. Hai intenzione di fermarti nei paraggi, spero. >> e la sua non era una richiesta.


<< Tutto il tempo che sarà necessario. >> assicurò Angel con un cenno secco della testa.


I due si fecero un altro breve cenno di saluto prima che l’ex osservatore guidasse la Cacciatrice fuori dalla masserizia.


Buffy sembrò non notarlo nemmeno, troppo oppressa dalla cappa di dolore che le era scesa addosso.



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Capitolo 14



Non appena Buffy e Giles rientrarono nella locanda, Xander, Willow e Dawn che erano rimasti alzati per avere notizie (anche Andrew ci aveva provato ma era crollato addormentato dopo neanche cinque minuti), si affollarono attorno ai due sparando domande a tutto spiano.


Un brusco gesto di Giles azzittì gli astanti, che finalmente si resero conto del volto pallido della Cacciatrice.


<< Hai impalettato Angel? >> si azzardò a chiedere Dawn, chiudendo poi la bocca di scatto quando vide l’espressione truce che Giles le fece.


Oh Oh! Problemi in arrivo! Pensarono tutti.


<< Dov’è Spike? >> chiese Buffy, riscuotendosi momentaneamente dal suo doloroso limbo mentale.


<< È andato a dormire. >> le rispose cauta Willow. << Ha detto che domani mattina doveva alzarsi presto. A quanto sembra il prossimo fine settimana ci sarà una specie di festa qui in paese, e lui è impegnato nei preparativi. >> aggiunse poi con un piccolo sorriso di scusa, vedendo gli occhi dell’amica adombrarsi e tornare di nuovo vacui come quando era entrata.


<< Forse è meglio così. >> commentò apatica Buffy, iniziando a dirigersi verso le scale. << Vado a letto, sono distrutta. Domani si parte. >> aggiunse altrettanto blandamente.


Prese a salire lentamente le scale con passo stanco, apparentemente ignara del silenzio scioccato che le sue parole avevano causato. La Scoobies Gang riunita si guardò attonita in volto, cercando gli uni nei volti degli altri una spiegazione per quanto stava accadendo, per poi volgere tutti gli sguardi sopra l’unico individuo che poteva dare loro delle risposte.


Giles.


Nessuno aveva ancora aperto bocca, ma il vecchio Osservatore capì subito l’antifona; doveva dire addio alla sua speranza di potersene andare di sopra in camera sua a farsi una bella doccia ed un’altrettanto bella dormita. Le domande non sarebbero tardate ad arrivare.


Ed infatti, come volevasi dimostrare, due secondi dopo che Buffy scomparve dalla vista, il bombardamento a tappeto iniziò.


Sospirando stancamente, Rupert si tolse gli occhiali e prese a pulirli mentre si lasciava cadere su una poltrona. << Okay, le cose stanno così … >> e principiò a raccontare.


####



Buffy a livello inconscio sentì le domande che i suoi amici stavano rivolgendo a Giles, ma la sua mente tagliò completamente fuori quella conversazione. Non voleva dover risentire ancora le ragioni per cui doveva lasciare Spike.


Continuò a camminare, intenzionata ad andare nella sua stanza. Totalmente soverchiata da una cappa di dolore che non voleva saperne di sciogliersi.


Doveva dire addio a Spike.


Questa era la frase che le girava ininterrottamente a ciclo continuo nella mente.


Ed il solo pensarlo la stava lacerando internamente.


Come poteva dire addio a Spike?


Non poteva.


Non poteva proprio affrontarlo, guardarlo negli occhi e dirgli addio.


Era maledettamente tentata di nascondersi in camera fino all’ora della partenza, per poi sgattaiolare fuori ed andarsene senza rivolgergli la parola.


Se non lo vedeva forse le sarebbe stato più facile andarsene.


Non ci credeva neanche un po’, ma almeno lo sperava.


Si, la cosa migliore era andarsene in camera e rimanerci nascosta.


Allora perché i suoi piedi si stavano invece dirigendo in tutt’altra direzione?


La porta della sua camera era stata ormai già oltrepassata, e per quanto dicesse loro di fermarsi, i suoi piedi continuavano a proseguire su per le scale che portavano al secondo piano. Piano in cui si trovava la camera di Spike.


Prima ancora di rendersene conto, anche la sua mano sembrò aver deciso di fare di testa sua.


Bussò.


E rimase in attesa con il fiato sospeso che la porta della camera si aprisse, o che una voce rispondesse.


La sua voce.


Non dovette attendere molto per entrambe le cose.


<< Buffy? >> chiese Spike, spalancando la porta e trovandola là davanti con la mano ancora alzata nell’atto di bussare. << Va tutto bene, pet? Posso fare qualcosa per te? >>


E gli argini si infransero.


Spike si ritrovò improvvisamente le braccia piene di una Cacciatrice piangente che farfugliava cose del tipo “Non posso”, “So che devo, ma non posso”. E tutto quello che potè fare fu di stringerla e guidarla verso il letto, dove avrebbe potuto continuare a tenerla fino a quando la crisi isterica non fosse passata.





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Finalmente, dopo molti fazzolettini di carta gentilmente forniti, i singhiozzi di Buffy si erano attenutati di intensità.


Con frasi mozze e parole balbettate la Cacciatrice era persino riuscita a raccontare per sommi capi la ragione di quel totale crollo.


Spike non aveva commentato, aveva ascoltato in silenzio ogni suo frammento di parola, limitandosi ad accarezzarle a cerchi la schiena e passarle di volta in volta i fazzolettini necessari.


Preferiva aspettare che lei si calmasse prima di dire qualcosa, e quando ebbe l’impressione che lei si fosse un minimo placata, rilasciò un lungo sospiro prima di parlare.


<< Lo sai Buffy? Mi hai stupito. >>


Nonostante la cappa di dolore che ancora l’avvolgeva come in un bozzolo, Buffy si riscosse, ed alzando la testa lo guardò confusa. << Uh? >>


<< Pensavo di conoscerti, ma evidentemente mi ero sbagliato. Sei cambiata anche tu con il tempo, a quanto pare. >>


E Buffy, se è possibile, ancora più confusa, richiese. << Uh? >>


<< La Buffy che conoscevo non avrebbe reagito come hai fatto tu adesso, venendo qui da me e sciogliendoti in lacrime. Quella Buffy si sarebbe tenuta tutto dentro e sarebbe andata avanti. Diavolo, probabilmente se ne sarebbe sgattaiolata via senza neanche rivolgermi la parola. Oppure mi avrebbe affrontato a muso duro e mi avrebbe detto che per noi non c’era futuro, che aveva fatto un errore a venire ed altre amenità del genere. >> sbottò Spike, rendendo però il suo sfogo più tenero mentre con il pollice asciugava una delle ultime lacrime dalle guance della Cacciatrice.


<< Avresti preferito che avessi fatto così? >> chiese Buffy, più interessata a conoscere la risposta a quella domanda che piuttosto ammettere che Spike aveva ragione. Era cambiata, se ne rendeva conto ora, ma al momento la cosa non la interessava.


<< Diavolo, no! >> fu la secca e veloce risposta.


<< Ma allora … >> qualunque cosa Buffy avesse voluto chiedere, sembrò improvvisamente scomparire quando il ricordo di come stavano le cose l’assalì di nuovo. << Lascia stare, è tutto inutile. Sappiamo entrambi che è inutile discuterne. Io devo andarmene, sai che è l’unica scelta. >> disse con voce strozzata, la gola che le faceva un male tremendo sia per il troppo piangere che per l’aver dovuto pronunciare quelle odiose parole.


<< Davvero? >> chiese Spike con un sopracciglio alzato interrogativamente ed il fantasma di un ghigno sulle labbra.


E Buffy istintivamente gli tirò un pugno contro la spalla. << Piantala! È la cosa più giusta e saggia da fare, e tu lo sai. >>


<< Ed ecco qui la Cacciatrice che ricordavo. >> esclamò Spike con un ampio sorriso mentre si massaggiava la spalla colpita. Il colpo non era stato tirato con piena forza, ma faceva ugualmente male. << Sempre pronta con la violenza. >>


E Buffy perse di nuovo il controllo, anche se stavolta in modo diverso. Il tono di scherno, quel dannato sorrisetto malizioso; in quel momento tutto di Spike le stava dando sui nervi, proprio come ai bei vecchi tempi.


Come poteva?


Maledizione come poteva scherzare su una cosa del genere?


Non gli importava proprio niente di lei?


Del suo dolore?


Alzandosi di scatto dal letto, si lanciò con violenza verso la porta. Se lui non voleva essere serio su un argomento serio come quello … beh, tanto valeva mollarlo lì.


Che ci era venuta a fare, tanto per cominciare?


Un solido braccio la bloccò però dopo neanche due passi, rispedendola con forza a sedere sul letto.


Stava per aprire la bocca e gridare a tutto spiano che la lasciasse andare, quando notò l’espressione mortalmente seria che era apparsa sul volto di lui.


<< Tu invece non mi hai mai conosciuto? Vero? >> sputò fuori quasi con rabbia Spike.


E Buffy si ritrovò di nuovo confusa e senza parole per la forza di quello sfogo. Tutto quello che potè fare fu di rimanere ferma ed in silenzio mentre Spike iniziava a percorrere freneticamente la stanza, agitando in aria le mani mentre parlava.


<< Dici di amarmi ma non hai la più pallida idea di come sono fatto. Che razza di amore è questo? >>


<< Oh, certo, sono cambiato, ma non così tanto da essere irriconoscibile. >>


<< Eppure non sei neanche capace di capire quando sono serio o scherzo. >>


Ogni parola veniva puntualizzata con un gesto della mano, o della testa, rivolto verso di lei, mentre continuava a camminare su e giù per la stanza senza freno.


<< Dimmi una volta, una sola volta, in cui mi hai visto scappare via da qualcosa. >>


Buffy si riscosse dalla leggera paralisi mentale che l’aveva colta, rendendosi conto che le era stata rivolta una domanda.


<< Uh, ecco … >> qualcosa, doveva trovare qualcosa. << Non sei venuto da me quando sei tornato? >> rispose esitante.


<< Quella era tutta un’altra storia. >> borbottò Spike preso in castagna, cercando di minimizzare la cosa.


<< Oh, davvero? >> adesso era il turno di Buffy di fare la sarcastica. << Sono morto da eroe, non posso tornare da lei come un penny vecchio. >> lo scimmiottò, rifacendosi al discorso che lui aveva fatto ad Andrew e che poi il ragazzo le aveva riportato. << Fifone. >>


<< Non lo sono! >> quasi urlò Spike, pur ben sapendo che lei aveva ragione. << E poi il discorso era diverso. >> aggiunse inconsciamente facendo il broncio.


<< Uh, si, certo. >> commentò Buffy ancora più sarcastica, incrociando le braccia sul torace.


Spike non voleva arrendersi. << Era diverso ti dico. >> poi, abbassando la testa come imbarazzato, aggiunse: << Avevo paura, si, è vero, ma non è stata la paura a trattenermi dal venire da te. >>


<< Ed allora cos’è stato? >> chiese Buffy che non voleva far cadere il discorso ora che aveva la mano vincente. Dio come le erano mancati questi battibecchi con Spike.


<< Stavano succedendo troppe cose e tutte troppo in fretta. Il mio ritorno, quello che succedeva in quel dannato posto, quella dannata profezia. Non riuscivo a capirci più niente, non sapevo più cosa era giusto fare. Sapevo però che qualunque cosa fosse ciò in cui quel dannato gingillo di Angel mi aveva cacciato, era qualcosa che dovevo risolvere da solo. Non potevo coinvolgere anche te in tutta quella follia. Tu eri libera e stavi bene per quanto ne sapevo. Volevo fossi felice e continuassi a vivere la tua vita. >> rivelò Spike, sospirando mentre si lasciava di nuovo cadere a sedere sul letto accanto a lei.


<< Non era vivere quello. >> bisbigliò piano Buffy, mentre con la mente riandava a quei tempi bui, quando lui non le era accanto. Sembravano anni ed era solo ieri. << Mi sei mancato così tanto, Spike. In ogni istante, in ogni singolo maledetto istante. Continuavo a lottare, a dirmi che ti avrei ritrovato, ma non era vivere quello. Ho ripreso a vivere solo nelle ultime ventiquattro ore … ma la mezzanotte è scoccata e Cenerentola deve scappare via dal ballo per tornare alla sua triste vita. >>


La gola di Buffy si strinse di nuovo in un doloroso nodo, mentre ricordava anche che doveva dirgli addio.


C’era però una cosa che voleva mettere in chiaro prima di andarsene.


<< E poi non è vero che non ti conosco. >> esclamò, recuperando l’accusa che le era stata rivolta. << È per questo che mi ha fatto così male che tu non sia venuto. Tu eri quello che tornava sempre, Spike. Anche quando non ti volevo, anche quando pensavo fossi solo un maledetto scocciatore, tu tornavi sempre alla carica e non ti arrendevi. Non ti arrendevi mai. >>


<< E cosa ti fa pensare che sia cambiato in questo, pet? >>


Il sopracciglio incurvato era tornato a piena potenza, e così il tono malizioso ed il ghigno familiare.


E stavolta Buffy invece di arrabbiarsi, rimase senza parole.


Spike non stava scherzando.


Non aveva la più pallida idea di cosa gli stesse frullando per la mente, ma una cosa era certa, Spike era mortalmente serio, anche ora che il ghigno si stava allargando.


Non le restava altro da fare che cercare di scoprire di cosa si trattava.


####



Willow era in preda all’angoscia.


Dopo aver ascoltato le scioccanti rivelazioni che Giles aveva fatto, era stata indecisa su cosa fare. Rimanere di sotto a discutere, oppure correre subito in camera per consolare l’amica.


Aveva infatti subito compreso le ragioni per cui Buffy era sembrata così afflitta quando era tornata in locanda. Se fosse capitata a lei una cosa simile; ritrovare Tara e poi doverle dire addio per il suo stesso bene, ne sarebbe stata distrutta. Più o meno come doveva sentirsi Buffy in quel momento.


Dawn però aveva iniziato ad inveire contro i Poteri, colpevoli a suo dire di divertirsi a giocare con le vite delle persone, e così Willow era rimasta, cercando di placare quella furia umana che era diventata la sorellina della sua amica.


Oh, non che lei dissentisse su molti punti, personalmente anche lei pensava che i Poteri questa volta avessero fatto un gioco sporco, ma tutta quella verve e tutta quella rabbia avrebbero finito solo per rendere le cose ancora più difficili per Buffy. Già doveva affrontare il suo stesso dolore, non avrebbe retto al dover consolare e placare la sorella.


Poi ci si era messo pure Xander, il quale si era impuntato sull’idea di parlare con Spike prima di fare qualsiasi cosa.


Ora, che fosse proprio lui che non aveva mai filato neanche di striscio le opinioni del vampiro, a suggerire una simile mossa … Willow si era per un istante chiesta se per caso era finita in una dimensione parallela.


L’idea comunque era stata seriamente vagliata. Persino Giles l’aveva presa saggiamente in considerazione, sollevando un ulteriore dubbio.


Se Spike sapeva … e Spike doveva per forza sapere … perché non aveva detto niente in proposito quando loro erano arrivati?


Che senso aveva avuto accogliere Buffy e tutti loro e non dire fin dall’inizio che sarebbe stato meglio se non lo avessero mai trovato, visto e considerato che per il suo stesso bene doveva stare lontano da Buffy?


Oh, certo, le aveva detto che poteva esserle solo amico, ma da lì al dirle che era meglio se si dimenticava di lui … il passo era lungo.


Un passo che Spike aveva accuratamente evitato di fare.


Ed allora giù congetture su congetture, con il risultato che erano rimasti nel salone per un paio d’ore, e quando finalmente, troppo stanchi per continuare a parlare, si erano decisi ad andare a dormire rimandando la discussione all’indomani e Willow era tornata in camera, l’aveva trovata desolatamente vuota.


Nessuna traccia di Buffy.


Non c’era neppure il suo giubbotto di jeans.


E Willow era entrata nel panico.


Da una parte c’era Dawn che aveva iniziato a piangere spaventata, e dall’altra il proprio terrore che Buffy avesse fatto una sciocchezza. Dibattuta se rimanere a consolare Dawn o correre subito ad allertare gli altri era rimasta ferma impalata nel mezzo della camera, troppo angosciata per prendere una decisione.


A salvarla giunse inaspettata una bussata alla porta.


Si era quasi aspettata di trovare Xander dall’altra parte della porta; forse l’amico era venuto a controllare Buffy, così la sua sorpresa fu piena quando aprendo vide Spike, mollemente appoggiato allo stipite.


<< Spike … Buffy è … >> prese a balbettare affannata.


<< È di sopra, in camera mia, sta dormendo. >> intervenne il vampiro, posando due mani calmanti sulle braccia di Willow.


E Willow si calmò davvero. Abbastanza stranamente, il contatto delle mani di Spike sulle braccia le stava infondendo un incredibile senso di pace.


<< Ero venuto apposta per avvertirvi. >> stava aggiungendo Spike, rivolto anche a Dawn che nel frattempo si era avvicinata alla porta. << Non volevo vi preoccupaste non trovandola in camera … evidentemente sono arrivato troppo tardi. >> commentò sulla fine, notando le guance rigate dalle lacrime della ragazza.


<< Ma sta bene? >> chiese infatti Dawn, ancora in preda allo spavento.


<< Oh si, dorme come un ghiro. >> ghignò Spike, cercando di risollevarle l’umore. << L’ho lasciata abbarbicata al mio cuscino come l’ultima volta. >>


Suo malgrado Dawn sentì le labbra tendersi in un sorriso, mentre l’immagine di Buffy aggrappata al cuscino di Spike le tornava alla mente. << Ma come mai è venuta da te? Cosa è successo? >> chiese comunque, volendo sapere.


<< Le solite cose. Qualche lacrimuccia, un po’ di battibecchi, due parole. >> rispose placido Spike, scuotendo le spalle. << Si era calmata e stavamo parlando, o meglio, io stavo parlando, e di botto si è addormentata. Credo che lo stress accumulato fosse troppo, e quando finalmente si è rilassata il suo organismo ha ceduto alla stanchezza. >> spiegò con più dovizia di particolari.


<< Ma sta bene, giusto? >> chiese ancora Dawn, non ancora del tutto convinta.


<< Sta bene, e probabilmente dormirà ancora per diverse ore. >> le assicurò Spike, poi, guardando entrambe le ragazze prese un respiro profondo prima di aggiungere con piglio serio: << Ad ogni modo potete scordarvi di partire domani mattina, o nei prossimi giorni. E’ evidente che Buffy è esaurita, è pallida ed emaciata come mai l’avevo vista. Come diavolo ha fatto a ridursi in quello stato? >>


<< Continuando a lottare giorno dopo giorno, non dormendo la notte e mangiando quel poco che bastava per sostenersi; ecco come ha fatto. >> borbottò sottovoce Willow, persa nei suoi pensieri. << Non hai idea di come fossimo preoccupati per lei. Io le ho provate di tutte per riuscire a farle fare qualche ora di sonno ininterrotto, ma niente sembrava servire. >>


Spike rabbrividì internamente, mentre con la mente risentiva Buffy dirgli “Non era vivere quello”. Già, a quanto sembrava in quegli anni Buffy non era stata per niente felice come lui aveva sperato fosse. << Bene, almeno adesso sta dormendo. Poi lavoreremo sul problema del mangiare. >>


<< Ma Spike … Angel ha detto … >> cercò di obbiettare Dawn, che però internamente sperava davvero che il vampiro potesse risolvere i problemi della sorella.


<< Che Angel si fotta. >> sbottò caustico Spike. << Voi non ve ne andate da qui, soprattutto Buffy. Ha bisogno di riposo e di un regime di vita meno stressante, almeno per qualche tempo. Altrimenti il primo pivellino di passaggio potrebbe buttarla giù con un soffio. >> sbraitò.


<< Ma … >> cercò di opporsi anche Willow.


<< Di Angel mi occuperò io. >> esclamò ancora Spike. << Quel coglione pensa di sapere un sacco di cose ed invece non sa un cazzo. Anzi, sapete che vi dico? Domani mattina per prima cosa vado a parlargli. Willow, ti andrebbe di venire con me? >>


La strega fu presa in contropiede da quella richiesta inaspettata. Ed ora, cosa aveva in mente Spike? << Um, si, ma non sarebbe meglio se venisse Giles? >> chiese, perplessa sul perché Spike avesse chiesto proprio a lei di accompagnarlo.


<< Onestamente preferirei di no. L’amico ha il brutto vizio di fare troppe domande e con lui nel mezzo la discussione potrebbe diventare infinita, invece io vorrei chiudere la questione una volta per tutte ed in fretta. Ecco perché preferirei venissi tu, tu sai quando è il caso di stare in silenzio ed ascoltare e basta. Poi potrai raccontare agli altri come è andata. >> spiegò con calma il vampiro, rendendo chiara la ragione per cui voleva un testimone alla sua discussione con Angel.


<< Posso venire anch’io? >> chiese speranzosa Dawn, non volendo perdersi la scena di Spike che prendeva a calci nel sedere Angel. Perché qualcosa le diceva che era questo che sarebbe successo.


<< Briciola, se Rupes è un’incurabile Osservatore, tu sei più curiosa di una scimmia. Senza offesa, ma con te presente le cose potrebbero diventare ancora peggio. >> rispose malizioso Spike. E Dawn fece prontamente il broncio. << Sei anche più carina di una scimmia. >> aggiunse lui, volendole farle tornare il sorriso, e riuscendoci.


Infatti suo malgrado la ragazza si lasciò scappare una risatina.


Vedendo che la situazione si era placata, Spike decise che era ora di tornarsene in camera e cercare di dormire un po’. Il giorno dopo si presentava piuttosto intenso da affrontare. << Beh, se tutto è a posto allora io me ne andrei a dormire. Ci vediamo domattina? >> chiese, soprattutto rivolto a Willow.


Sia Willow che Dawn annuirono, sospirando risollevate. Ora anche loro potevano finalmente riposare tranquille, sapendo che le cose si sarebbero risolte.


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