IL RISVEGLIO

AUTRICE:VAMPIRKA79

Warnings: Verso la fine, degli argomenti un po' oscuri e una relazione omosessuale. Non andiamo al di la di qualche bacio, però se questo non è il vostro tipo di lettura, non leggete oltre.

           

Prima parte - La caccia

 

I´ve been a prisoner

Trapped in by fear

Ordered for the rest of my life

Condemned in a jail cell

Ain´t seen life in years

Escape is the only way out

(Over the wall; The Legacy)

 

 

»Ehmm…………«

»Ehmmmm……«

»Buffy?«

»Shhhh, che vuoi Xander« bisbigliò la ragazza in tono irritato.

»Mi dici ancora una volta perché stiamo facendo questo?«

Facendo uscire un sospiro esasperato Buffy guardò il suo compagno d'avventura.

Lei e Xander erano amici dall'inizio della sua carriera come cacciatrice. Era proprio lui che tra i suoi alleati aveva ucciso il primo vampiro, era lui che la consolava quando era giù con le sue battute sempre pronte, ed era sempre lui che ogni notte rischiava la vita facendo il giro di pattuglia con lei. Ma qualche volta, come stasera per esempio, aveva una voglia pazza di strangolarlo. Chiudendo gli occhi e prendendo un profondo

respiro Buffy cerco di trovare il suo centro di concentrazione come le aveva insegnato Giles nelle ore di meditazione. Anche se l'Osservatore aveva in mente tutt'altro uso di questa tecnica, Buffy aveva scoperto che

qualche volta parlando con Xander le tornava molto utile.

»Okay, ma poi prometti di startene buono e zitto per il resto della serata?«

Ricevendo un cenno affermativo da parte sua Buffy continuò.

»Negli ultimi giorni nella zona industriale sono stati trovati dei corpi mutilati. In base al Modus operandi Giles e risalito a un demone di nome Dre'fergus, e da qui Willow ha fatto una ricerca incrociata sul computer per identificare il luogo più congeniale in cui il nostro Fergus potrebbe vivere. Ovvero, questa casa abbandonata. Per facilitare la missione ci siamo divisi in due gruppi. Io e te, Spike e Riley. Noi attacchiamo davanti e loro da dietro cosi non avrŕ una possibilità di fuga. Qualche

domanda?«

»No sei stata molto concisa e chiara........Buffy? Lui non avrà una via d'uscita, ma noi ce l'abbiamo, giusto? Sai, nel caso qualcosa vada storto?«

»Non ci servirà una via d'uscita secondaria. Il piano e semplice, entriamo lo uccidiamo e usciamo. Fine della storia.«

Xander voleva aggiungere qualcosa, però venne interrotto da Buffy che gli prese la mano e cominciò a tirarlo verso la casa. Confuso, Xander si guardò intorno e vide il segnale prestabilito che indicava l'inizio dell'attacco. Attento a non fare rumore, Xander si appiattì contro il muro della recinzione il più possibile.

'Okay, ce la posso fare. Ce la farò. Non è poi cosi spaventoso. Anzi è

come bere un bicchiere d'acqua. Una bazzecola. E......Ma chi sto prendendo in giro? Sto per morire. Oh mio dio, sto per morire. No, no, no non devo morire! Sono ancora cosi giovane. Non posso privare le donne di un corpo come il mio..........'

Improvvisamente una vocina debole ma non per questo non udibile gli bisbigliò: 'ma che donne hai avuto? Una mantide religiosa, che voleva solo il tuo sperma, una mummia, una cacciatrice che poi cercò di ucciderti, per non contare poi un ex-demone della vendetta che ti usava solo per il sesso, e infatti al primo accenno di una relazione più seria si e defilata! Bella roba!'

Irritato Xander cercò di scacciare quei pensieri inopportuni.

»Zitto, stupido! Guarda che io sto cercando di caricarmi per la battaglia, di sopravvivere! E nel caso non l'avessi capito, se io muoio, muori anche tu!!!«

Il suo silenzioso dibattito vene interrotto da un suono assordante.

Spaventato, ma pronto per la battaglia, Xander guardò nella direzione da

dove proveniva il rumore e restò ammutolito.

'Alla faccia della discrezione' pensò mentre seguiva con gli occhi sbarrati Buffy nell'intento di rimuovere quello che restava della porta.

»Vieni?« gli gridò la ragazza senza nemmeno guardarsi indietro e lanciandosi in avanti nel buio della casa. Facendosela addosso, ma

determinato a non lasciarla sola, Xander la seguì o almeno, cercò di seguirla, visto che quando entrò lei era già sparita.

»Ed ecco che se ne va anche la seconda regola d'oro dei combattenti contro il male. Mai restare soli!«

Muovendosi con lentezza Xander si diresse nella

direzione in cui era sparita Buffy, pregando che l'istinto non lo tradisse.

'Vediamo un po, se io fossi una cacciatrice assetata di sangue, dove mi dirigerei per trovare un demone di nome Fergus? Nella cucina? No, troppo esposta. Il demone non si sarebbe mai rifugiato li. Pensandoci bene l'intero piano è troppo accessibile per eventuali attacchi, e se Fergus è cosi intelligente come Giles pensa si sarà trovato un posto da dove avrà un punto di a favore rispetto agli aggressori'. Jep, il che ci lascia con una sola alternativa. Il piano di sopra.'

Dopo aver dato uno sguardo alle scale traballanti, Xander raccolse tutto il suo coraggio e incominciò a salire. Arrivato in cima si guardò intorno cercando un indizio, una testimonianza del passaggio della ragazza, ma non ne vide nessuno.

Improvvisamente, per nessuna ragione in particolare, venne preso da un'ondata di panico. Con gli occhi della mente vide Buffy che indifesa

giaceva sul pavimento e una creatura mostruosa con la pelle viscida e le

mani a forma di rasoi affilati china su di lei. La creatura avvicinò le mani e lentamente, quasi con dolcezza, rimosse i capelli dalla faccia della

ragazza svenuta. Lo sguardo che accarezzava il corpo di lei non era dolce,

tutt'altro. Era un miscuglio di odio, possesso e qualcosa altro che non riuscì ad identificare. Poi tutto d'un tratto la scena svanì, e fu

sostituita da quella del corridoio in cui si trovava. Però c'era

qualcosa di diverso. Xander cerco di capire di cosa si trattasse ma non ci

riuscì. Il corridoio era lo stesso, buio, tetro, pieno di ragnatele e vecchi quadri, l'aria era pesante come era normale per case rimaste chiuse

per un lungo periodo. E poi c'era nell'aria un altro odore appena appena percettibile. Quello era l'elemento che prima non c'era ! Xander tento di isolarlo. Un odore che non gli era estraneo, realizzò sorpreso. Lo aveva sentito molte volte. Ma dove? Chiudendo gli occhi gli venne in mente un liquido dal sapore metallico. Sangue!!

Imprecando sottovoce per la suo stupidità, Xander si lanciò nella direzione

da dove proveniva l'odore. Dopo un paio di porte sbarrate e di stanze

vuote raggiunse finalmente il suo traguardo. Entrando nella stanza che molto tempo fa doveva fungere da camera da letto, vide la sua preda china sopra la figura immobile di Buffy che incominciava a tagliare la carne della ragazza appena sopra il cuore. Per un attimo Xander restò immobile paralizzato dalla scena che si svolgeva davanti ai suoi occhi, poi un'illuminazione lo colpì e travolse come una valanga. Quel mostro stava facendo del male a Buffy! Ad un membro del suo gruppo, alla sua famiglia. Con un ruggito che non aveva niente di umano Xander si lanciò sul demone, travolgendolo e buttandolo a terra. Sorpreso dall'improvvisa interruzione, il demone non reagì subito e Xander ne approfittò per prendere la spada che era caduta di mano a Buffy e con un unico colpo gli staccò la testa dal collo. Non contento di averlo ammazzato, Xander incominciò a dare calci al corpo decapitato sul pavimento che aveva osato fare del male ad uno del suo

gruppo. Nel frattempo la seconda coppia aveva raggiunto la stanza. Riley,

appena entrato, corse da Buffy cercando di capire quali erano le sue

condizioni. Le toccava gentilmente il viso e le sussurrava parole di

conforto, mentre si assicurava che nulla fosse rotto. Spike, entrato subito dopo Riley, invece si fermò sulla porta e con gli occhi sbarrati fissava Xander. Da quando lo conosceva Spike non lo aveva mai visto così……così assetato di sangue. Gli occhi sbarrati e lucidi per l'esaltazione della vittoria contenevano altri sentimenti, come odio e crudeltà che il biondo vampiro non vedeva dai tempi in cui girava l'Europa con il suo Grand-Sire Angelus. La scena gli fece scendere un brivido di eccitazione e paura per la spina dorsale. I suoi lugubri pensieri venero interrotti dalla voce di Xander che gridava: »Muori! Muori, maledetto!« Il

ragazzino non si era neppure accorto che non era più solo nella stanza e

continuava a calciare il corpo che ormai assomigliava sempre di più ad una

poltiglia di sangue e carne. Ripresosi, Spike si lanciò sul ragazzo e lo

tirò da parte gridandogli di smetterla, che ormai era morto già da un

pezzo. Ma niente riusciva a penetrare la nebbia che sembrava avvolgere

il suo cervello. E cosi Spike fece l'unica cosa che gli rimaneva da

fare. Alzò la mano e con tutta la forza che aveva schiaffeggiò il ragazzo.

Questo gli provoco un dolore allucinante che però presto si placò e con soddisfazione Spike vide che Xander si era calmato.

Xander da parte sua non si rendeva conto di niente. Il suo unico pensiero

era di eliminare ogni possibile minaccia per la sua amica. Voleva che

soffrisse, che piano piano realizzasse che si era messa contro la persona

sbagliata ma qualcosa lo bloccava nel suo intento, no, non qualcosa,

qualcuno.

E Xander combatté con tutte le sue forze contro colui che gli impediva di

svolgere il suo dovere. All'improvviso un forte dolore alla guancia lo fece calmare. I suoi occhi scivolarono sul proprietario di quella mano e poi come guidati da una forza propria per poi fissarsi sulla sua vittima o, per meglio dire, su ciò che ne restava. A quel punto l'espressione di rabbia venne sostituito da un sorriso crudele ma soddisfatto. Le sue labbra si aprirono come se avesse voluto dire qualcosa ma poi si richiusero, e la

sua lingua scivolò fuori per bagnare le labbra e poi rientrare portando con

se un gusto strano ma non cattivo... Confuso il ragazzo si rese conto che si trattava del sangue del demone che gli era schizzato per tutta la faccia

durante il combattimento. Ma la cosa spaventosa era che ne voleva di più.

Voleva più sangue.

Dall'altra parte della stanza Riley, che reggeva ancora tra le braccia la ragazza svenuta, girò gli occhi sui due che sembrarono persi guardando il cadavere. Tutt'e due con un sguardo perso e una fame che non sapeva spiegare ma che dava i brividi.

»Ragazzi! Io qui ho bisogno di aiuto! Presto la dobbiamo portare da

Giles e farla esaminare. Presto!!«

Alle sue parole disperate i due parvero uscire dallo stato di trance e si precipitarono in suo aiuto. Riley sollevò Buffy e la portarto fuori dalla casa, per poi depositarla dolcemente sulla jeep parcheggiata nel bosco adiacente alla casa. Di comune accordo salirono sulla vettura e partirono, il tutto senza profferire parola, ognuno perso nei suoi pensieri.

I pensieri di Riley erano tutti per Buffy. Il suo grande amore. Solo il sospetto di perderla, di non poterle più parlare, di non poter più scherzare e ridere con lei lo terrorizzava. Non poteva nemmeno immaginarlo, il dolore era troppo grande.

Spike dall'altra parte era ancora in una specie di trance. Tutto quel

sangue, tutta quella violenza gli avevano ricordato il suo passato. Il suo

grande e glorioso passato dove lui era ancora William il sanguinario e le

persone si spaventavano solo ad udire il suo nome. Quando lui era il grande

cattivo (the big bad). Però nell'anticamera del suo cervello c'era una vocina debole che gli gridava che stanotte era successo qualcosa di strano, qualcosa fuori dall'ordinario, persino per la bocca dell'inferno. Ma lui decise di ignorarla, e per il momento di concentrarsi sui ricordi.

Nessuno parve di far caso a Xander che dopo essere salito sulla Jeep sembrava calato in una specie di catalessi. Gli occhi sbarrati per la paura, il respiro lento e irregolare, fissava il vuoto davanti a se. Una sola frase si ripeteva nel suo cervello a non finire:

E’ evaso. E’ riuscito ad evadere. E’ libero.

 

 

Xander era in un posto buio e silenzioso, lontano da tutto e da tutti, lontano da pensieri e domande inquietanti, da sguardi curiosi e indagatori, isolato dal resto del mondo. Xander era un uomo felice.

Ma ben presto la sua felicità venne interrotta dal filtrare della realtà e insieme ad essa di rumori che parvero dapprima un ronzio indistinto per poi lentamente tramutarsi in voci rabbiose.

‘Oh no no no, non voglio, vi prego lasciatemi qui! Buio è bello. Buio è buono. Io Voglio. Buio. Ora!’

Ma sfortunamente per lui la realtà incominciò a farsi sempre più insistente. Le voci sempre piu distinte. Le voci.....sopratutto quella di Riley.

Con esitazione Xander aprì un occhio dando un occhiata di perlustrazione e non vedendo nessun pericolo imminente aprì anche l’altro.

Non riconoscendo la stanza in cui si trovava si alzò di scatto maledicendo la sua precipitazione un secondo dopo quando la stanza cominciò a girare vorticosamente.

Cercando di scendere dalla giostra su cui apparentemente si era trovato suo malgrado, Xander chiuse gli occhi e incominciò a respirare profondamente. Presto la stanza si stabilizzò e lui fu in grado di dare un’occhiata alla stanza in cui si trovava.

'Okay, genio vediamo se il tuo cervello funziona ancora.' Fa un

giro completo su se stesso.

'Stanza da letto. Abbastanza grande, letto matrimoniale, armadi e

scrivania piena di libri su.....' Si avvicina alla scrivania. "Ohhh,

ma questo e troppo semplice" pensò prendendo in mano un libro sui demoni.

"Sono nella stanza di Giles!!”

Esclamò felice delle sue capacità

deduttive, poi un secondo dopo il suo sorriso si trasformò in una smorfia

di disgusto

"Oh bleah, ho dormito nel letto di Giles! No dico, di Giles!!! Nel letto di Angel, forse, oppure in quello di Spike, ma non in quelo di Giles. Lui, lui... beh, lui è Giles. Aspetta un momento! Frena! Ricapitoliamo:

A)mi sono svegliato nel letto di Giles e questo mi ha fatto impressione. BENE

B)poi ho pensato al letto di Angel e Spike. Uh-uh MALE

Cancellare l'ultimo pensiero. Sostituirlo con la felicità di essere ancora

vivo. Okay, fatto! Yup, tutto bene, tutto quadra, niente pensieri gay per Xandman l'uomo dei sogni per mille ragazze, il Don Juan del 21 sec., il macho piu macho che c'é....”

Il suo monologo interno venne interrotto dalla porta della stanza che si apriva e dalla testa di Giles che spuntò da dietro di essa. Vedendo Xander in piedi nel mezzo della stanza con la testa tra le mani ed emettendo gemiti appena udibili, Giles si preoccupò e corse da lui, mettendogli una mano sulla spalla, cercando di consolarlo.

Immagina la sua sorpresa quando Xander vedendolo impallidì e fece uno scatto all’indietro. Interdetto Giles si allontanò da lui un paio di passi. Poi tutto d’un tratto sembrò afferrare la situazione e si avvicino di nuovo al ragazzo.

“Non devi avvere paura, Xander! Sono solo io. Il mostro è morto non devi avere paura. Sei in salvo.”

Questo sembrò scuotere Xander dal suo torpore perché il suo solito sorriso da buffone appare sulle sue labbra: ”Ah, già Giles sei proprio tu! Ha-ha! Sai non ti avvevo riconosciuto senza uhhh.....cravatta?”

“Xander non devi essere imbarazzato di quello che è successo. Sai poteva succedere a tutti.”

Improvisamente i ricordi della notte passata lo colpirono e i suoi occhi si riempirono di paura: “Buffy!!!!”

Prima che Giles potesse fermarlo Xander era fuori dalla stanza e giù per le scale irrompendo nel salotto. Appena entro la conversazione si interruppe e tutti gli occhi si puntarono su di lui. Alcuni pieni di preocupazione come quelli di Willow, alcuni pieni di scherno come quelli di Spike e poi altri pieni di rabbia come quelli di Riley: “Guarda, guarda il nostro bell’addormentato ha deciso di unirsi a noi finalmente. Ma non lasciamo sua maestà cosi in piedi. Su Willow spostati e fa un po’ di posto a sua bassezza.. ops volevo dire sua altezza. Non è ogni giorno che mentre la sua migliore amica sta sanguinando sul pavimento il cavaliere bianco è impegnato a combattere con il morto....”

“Riley! Ora basta!” tuonò la voce di Giles.

“Ma io...”

“Hai detto già abbastanza!”

“Bene continuate pure a difenderlo mentre Buffy è quasi morta per causa sua!” continuò con aria feroce Riley mentre si precipitava al piano di sopra e nella stanza degli ospiti dove stava Buffy ancora priva di sensi.

Sedendosi sul letto accanto a lei Riley le prese le mani e le baciò dolcemente: » Buffy? Tesoro? Ti prego apri gli occhi, guardami!« le sussurrò mentre una lacrima solitaria gli scivolava per la guancia.

Nel frattempo al piano di sotto la Scooby gang rimase in rigoroso silenzio. Nessuno aveva il coraggio di rompere il silenzio che si era lasciato dietro Riley.

Dopo un lunghissimo minuto che sembrava durare un'eternità, Xander si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto e si diresse precipitosamente verso la porta. Willow intuendo il suo intento cercò di fermarlo ma una mano fredda la fermò prima che fosse in grado di raggiungerlo.

Sollevando gli occhi vide quelli freddi di Spike: »Spike lasciami andare! Lasciami!! Devo parlargli.«

Il ghiaccio parve sparire dall'espressione di Spike sostituito da un espressione dolce:

»No Willow, lascialo andare. Xander ha molto per la testa in questo momento.«

»No sei tu che non capisci! Lui si sente responsabile di quello che è successo. Lui crede che sia tutta colpa sua. E ora è la fuori da solo e depresso! Quando Xander è cosi lui si chiude in se stesso, esclude tutto il mondo e non si rende conto di niente. Cosi conciato non si accorgerà se qualcuno lo insegue finchè non sarà troppo tardi!«

»Bloody hell!! Tu resta qui, va bene?«

Willow spaventata e preoccupata per la sorte dell'amico scosse la testa in segno di si e guardò Spike sparire nella notte silenziosamente e velocemente come solo un vampiro potrebbe fare.

           

Parte seconda - La realizzazione

 

Until it sleeps

Metallica

 

Where do I take this pain of mine I

run but it stays right by my side

So tear me open, pour me out

These things inside they scream and shout

And the pain still hates me

So hold me until it sleeps

Just like a curse, just like a stray Y

ou feed it once and now it stays

Now it stays

 

Imprecando silenziosamente Spike si lanciò all’inseguimento di Xander.

Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce però lui, William the bloody, era

preoccupato per il ragazzo. Prima non l’aveva capito, assorto com’era a guardare il display di violenza che si svolgeva davanti ai suoi occhi, però il comportamento del ragazzo non era normale. Xander non era mai stato un ragazzo violento. Certo, se era il caso si difendeva e combatteva contro demoni e mostri, ma prima di stasera non aveva mai gioito nella violenza, non aveva mai provato felicità ad infliggere dolore ad un altro essere, indipendentemente dal fatto che fosse umano o meno. Invece questa sera, guardando nelle profondità di quegli occhi nocciola, aveva visto qualcosa di oscuro, quasi maligno.

Da una parte questo lo affascinava, lo attirava a se, perché soddisfaceva la sete di sangue della sua mente demoniaca. Non molto tempo fa sarebbe addirittura rimasto impressionato dall’oscurità che si celava dietro a quel viso innocente. Però adesso come adesso per colpa del chip, il suo demone si era ritirato dentro di lui, e aveva lasciato uscire alla scoperta William, il quale provava un sincero affetto per il ragazzo. Gli ricordava molto se stesso prima dell’incontro con i denti di Dru. Al pensiero del suo lunatico Sire una smorfia attraversò il suo viso. Lei era la sua bella tenebrosa compagna, ma questa non toglieva il fatto che fosse totalmente pazza. Oh beh, nessuno è perfetto, ma ora la priorità era trovare Xander prima che qualche creatura della notte lo potesse scegliere come cena. E pensandoci bene, la cosa non era poi tanto improbabile visto che il ragazzo era un magnete per i demoni.

Alzando il viso al cielo Spike annusò l’aria e cercò di bloccare fuori tutti gli odori tranne quello di Xander. Dopo un attimo aprì gli occhi soddisfatto e si diresse verso sud.

Nel frattempo Xander correva alla cieca per le strade di Sunnydale. Nella

sua testa una miriade di pensieri facevano a gara per prendere il controllo, sovrapponendosi l’un l’altro. La voce di Riley che lo accusava

di aver lasciato Buffy alla sua sorte, quella di Willow che gli diceva che

non era colpa sua, poi la voce di suo padre che con chiaro disgusto gli

diceva che era un fallito, che non valeva niente come figlio e che sarebbe

stato meglio se fosse morto in culla. Però la voce che sembrava prendere il

sopravvento era una voce che non riconosceva ma che sentiva molto vicino a

se: ‘Hai fatto la cosa giusta ragazzo. Quel mostro meritava di morire!

Ha fatto male a uno della nostra famiglia e doveva pagare.’

Poi una voce debole che parve la sua: ‘Ma non cosi! Non era giusto che anche dopo la sua morte io continuassi ad infierire su di lui. Cristo! Mi

sono comportato peggio di Faith. E lei era pazza da legare. Oh no! Sto

impazzendo anche io?’ A questo punto tutte le voci nella sua testa

cominciarono a ridere, e a ridere, e a ridere...finche Xander non ne poté

più:

“BASTA!! BASTA!! NON NE POSSO PIU! BASTA!” Nell’immediato silenzio che seguì nella sua testa Xander si guardo attorno per la prima volta da quando era uscito dalla casa di Giles. Sorpreso, si rese conto che non solo non si era diretto nella direzione di casa, ma che era andato dalla parte opposta finendo in uno dei tanti cimiteri cittadini.

“Grande Xander! Non solo stai perdendo la ragione ma anche il senso dell’orientamento. Che cavolo ti ha preso? Andare in un cimitero nel pieno della notte e da solo. Ora manca solo che ti recidi i polsi e sventolandoli nel aria gridi: Chi vuole del sangue? Sangue fresco di giornata! Chi ne vuole?” borbottò il ragazzo voltandosi e dirigendosi finalmente verso casa. Dopo un paio di passi Xander si fermò di scatto, il suo sangue si ghiacciò nelle sue vene mentre una risatina malvagia si levava da un dietro una lapide. Velocemente Xander infilò la mano nella tasca dei pantaloni per prendere il paletto con il quale girava da ormai quattro anni, ma non fu abbastanza veloce. Dal nulla apparve una mano che lo spinse a terra facendo rotolare il paletto lontano da lui. Poi di nuovo quella risatina:

“Bene, bene che cosa abbiamo qui? Oh, ma guarda se questo non é uno

degli Slayerette?” La domanda fu seguita da una raffica di calci nelle

costole. Xander cercò di evitarli rotolando via, però non ebbe molto

successo e presto sentì il rumore assordante delle sue costole incrinarsi.

Approfittando di una pausa Xander si alzò velocemente, e per la prima volta

fu faccia a faccia con il sua assalitore. Nonostante i suoi lineamenti

modificati lo riconobbe subito. Era un suo vecchio compagno di classe delle

elementari. Uno con cui non era mai andato d’accordo, e che più di una

volta lo aveva picchiato per i soldi della merenda. Un bullo.

‘Uccidilo. Fallo a pezzi. Fagli pagare per tutte le volte che ti ha

fatto soffrire. Per tutte le volte che ti ha ridicolizzato davanti a tutta

la scuola.’ gli sussurrò di nuovo la voce profonda dentro la sua

testa.

Questa volta Xander la riconobbe. Era la voce della iena. Subito una marea

di domande lo assalì, domande alle quali non sapeva rispondere: Come?

Quando? Perché? Il suo stupore fu interrotto bruscamente da quella risata

ormai nota: “Cavolo Xander non sei cambiato per niente! Sei il solito

coniglio di sempre. Ammettilo che te la fai sotto e forse avrai l’onore di diventare uno di noi.” Guardando negli occhi ancora confusi di Xander il vampiro sbuffò:

“D’altra parte però......chi ha la pazienza di starti a sentire per il resto dell’eternità? Comunque per lo spuntino di mezzanotte andrai bene. Sai, ho sentito che il sangue di una cacciatrice é speciale, potente. Mi chiedo se questo vale anche per i suoi assistenti. E sai cosa? Credo che presto lo scoprirò.” Con uno scatto immobilizzò Xander contro un albero e lo bloccò la con una mano mentre con la bocca si avvicinava alla gola della sua vittima. Occupato come era nella estasi di nutrirsi non si accorse del cambiamento che avveniva nel ragazzo. Nella testa di Xander la iena si dibatteva, nella prigione in cui la aveva rinchiusa la coscienza di Xander, ringhiando e ordinando di essere lasciata libera. Xander non lo voleva, non realmente, pero l’istinto di sopravvivenza era troppo forte e con un urlo disumano aprì la gabbia e lascio uscire la bestia. Il povero vampiro non si rese conto di quello che lo colpì. Un attimo prima era lì, contemplando la sua vittima, già pregustando il sapore del sangue, e un attimo dopo era a terra con Xander che gli rendeva il favore di poco prima, rompendo una dopo l’altra tutte le ossa del petto. Spaventato da questo inatteso cambio di scenario e di comportamento, il bullo si girò e si rimise in piedi ripetendo inconsciamente i movimenti che solo poco prima aveva fatto Xander. Venendo a faccia con il suo aggressore fu sorpreso di vedere che gli occhi gli brillavano di un colore strano. Quasi un metallico verde. Ma quello che lo spaventò ulteriormente fu il sorriso delle sue labbra, che si stavano muovendo come se Xander stesse dicendo qualcosa. Concentrandosi sulle parole gli occhi del vampiro si allargarono in un modo quasi comico quando finalmente ne elaborò il senso: “Dinner time!” In una manciata

di secondi si ritrovò con il didietro per terra e il peso di Xander sopra di lui, che lo annusava e mordeva selvaggiamente come se stesse facendo dei

progetti su dove cominciare.

Però Xander improvvisamente lo lasciò, e il vampiro fu sorpreso di vedere il ragazzo girare in tondo la testa tra le mani e urlando:

“No, no, no! Non è giusto. Non cosi!” Sorpreso da questo repentino voltafaccia, ma non stupido abbastanza da restare e vederne gli sviluppi, il vampiro si alzò il silenziosamente e si avviò verso la libertà, quando sentì una voce che lo fermò:

“E tu dove credi di andare?”Con una silenziosa imprecazione il vampiro si girò:

“Ecco, se non c’è altro io andrei. Sai, è tardi, il sole sta per

sorgere e io ho ancora tante cose da fare. Non ti dispiace, vero?”

“Ma certo che no! Va, va pure ma prima ti devo restituire qualcosa che

hai perso.” Il vampiro si rilassò visibilmente e chiese:

“Che cosa?” Muovendosi silenziosamente e in una mossa fluida e

ininterrotta Xander raccolse il paletto che gli era caduto prima e lo infilò profondamente nel petto del vampiro:

“Questo.” Poi senza battere ciglia fece un passo indietro e guardò con occhi impassibili il vampiro si disintegrava davanti a lui. Poi, per nessuna ragione apparente, si lasciò scivolare a terra incosciente. Ma

prima di toccare terra un paio di braccia forti e fredde lo catturarono e lo sollevarono. Le ultime parole che Xander senti prima che l’oblio lo

circondasse completamente furono:

“Bloody hell, whelp*, che cosa mi combini?”

 

 

*Whelp = Espressione in scozzese oppure irlandese che indica

ragazzo/ragazzino.

           

Parte terza - Parlandone

 

Untill it sleeps

Metallica

 

So tear me open, but beware

There's things inside without a care

And the dirt still stains me

So wash me

until I'm clean

 

It grips you so hold me

It stains you so hold me

It hates you so hold me I

t holds you so hold me

Until it sleeps...

 

Per la seconda volta quella sera Xander si trovò nella stanza buia e silenziosa, che lo aveva ospitato per la prima volta solo poche ore prima.

Non che gli dispiacesse, si intende. La stanza, anche se vuota e senza punti di riferimento, gli dava un strano senso di sicurezza che non riusciva a spiegarsi. Era come se si trovasse a casa. A questo pensiero un sorrisetto ironico gli attraversò il viso. Casa! Che ne sapeva lui di come era fatta una casa? Lui che aveva vissuto tutta la sua adolescenza il più lontano possibile da essa. Evitando un padre ubriacone, che almeno una volta alla settimana scatenava la sua ira contro il figlio, mentre la madre si gustava la scena dalla poltrona del soggiorno, con troppi drink in corpo per aiutare il ragazzo. Xander si era sempre chiesto se da sobria avrebbe agito in modo diverso, e lo avrebbe aiutato. Chissà? Le sue riflessioni vennero interrotte da un panno bagnato che gli venne posato in fronte, e dalla mano fredda che gli accarezzava la guancia. La mano era un cambiamento gradito contro il caldo della notte e Xander si rilassò contro il suo tocco, scivolando in un sonno profondo. Quando aprì gli occhi non si trovava più nel cimitero, e neanche in un posto che lui conosceva. Dando un occhiata in giro Xander si accorse di trovarsi in una jungla tropicale. Tutt’intorno a lui crescevano degli alberi chilometrici che impedivano il passaggio dei raggi del solari, lasciando in penombra il suolo sottostante. Anche se Xander non vedeva nessuno, nella sua immediate vicinanze sentiva come una presenza opprimente che torreggiava su di lui. Pur non vedendo chi gli stava di fronte, Xander sapeva perfettamente chi era. Era la iena.

Come se gli avesse letto nel pensiero e volesse confermare la sua presenza,

la iena fece una risata che gli gelò il sangue nelle vene, e fece un passo

in avanti, cosicché ora Xander la potesse vedere. Xander rimase dapprima

affascinato dall’essere selvaggio e dalla potenza che scaturiva dalla iena. Sembrava così libera, sicura di se e misteriosa; Tutto quello che Xander avrebbe sempre voluto essere, senza mai esserci riuscito.

:I: Xaaandeeeeer

:X: Oh no, di nuovo tu!! Che vuoi da me?

:I: Che cosa voglio io da te, Xander? Oppure che cosa vuoi tu da me? Non ti chiedi che cosa sono in grado di offrirti?

:X: Io non voglio niente da te! Tu sei un mostro. Cosa potrei volere da te?

:I: Non so, forse l’agilità, la potenza, l’astuzia? Scegli pure! Io sono tutto questo e molto di più. Unisciti a me! Come un solo essere saremo imbattibili. Più forti di Buffy, potrai finalmente mostrare a tutti il tuo valore!

Cosi dicendo la iena cominciò a girargli intorno, con lo sguardo da

predatore che non lo abbandonava nemmeno per un secondo. Poi con uno scatto

improvviso fu sopra Xander, trascinandolo con sé sul terreno e tentando di

azzannargli la gola.

:X: Ferma, ferma! No lasciami!!! No, no, no....!

Alzandosi di scatto Xander fece appena in tempo a soffocare un grido, che

minacciava di uscirgli dal profondo della gola. Rendendosi conto che era

soltanto un sogno, Xander si ridistese sul letto con un sospiro di sollievo

che però fu subito sostituito da paura, quando si rese conto di non essere

solo. Cercando di sottrarsi alla minaccia che poteva essere rappresentata

dalla persona distesa accanto a lui, Xander saltò giù dal letto, finendo con un elegante tonfo sul suo didietro.

:S: “Ohi luv, qui c’é gente che vorrebbe dormire!! Ti dispiacerebbe

abbassare il volume?” Disse la voce infastidita da sotto le lenzuola.

Il shock di trovare Spike nel suo letto fu tale che, per la prima volta

nella sua vita, Xander rimase a corto di parole.

:X: “Tu, tu,tu........tu.........tu” Non riuscendo a completare la frase Xander chiuse la bocca prese un profondo respiro e tentò di nuovo

:X: “Spike..............”

:S: “Si, si, si io Spike.....tu Xander”

:X: “Tu.....tu........tu.......”

:S: “Senti di qui ci siamo già passati. Io Spike - tu Xander. Ora che le presentazioni sono state fatte, volevi dirmi qualcosa oppure mi posso rimettere a dormire?”

:X: “Spike” iniziò con tutta la calma che riuscì a recuperare “che cosa ci fai nel mio letto?”

:S: “Okay Nummy lo so che per te è difficile seguire le lezioni di Giles, cosicché ti darò una veloce ripassata” disse Spike lasciando scivolare uno sguardo intenso sul corpo di Xander, per essere sicuro che il ragazzo capisse il doppio senso delle parole. Soddisfatto di vedere il rossore intenso, che cominciò a diffondersi dalla faccia del ragazzo al suo

collo, Spike continuò “Vedi mio caro, io sono un vampiro, e come tutti

i vampiri che si rispettino sono una creatura della notte. Un personaggio

losco, un predatore che dall’ombra osserva la sua preda per.......”

X: “Spaventarla e prenderle il portafoglio?”aggiunse Xander, lanciando a Spike uno dei suoi sguardi più innocenti.

:S: “No io pensavo più in termini di torturarla finchè mi prega di

ucciderla e poi prosciugarla, ma va bene lo stesso. Comunque, come dicevo

prima che tu mi interrompessi così elegantemente, io sono una creatura

notturna che dorme di giorno.”

:X: “Questo lo capisco, ma tu non hai ancora risposto alla mia domanda. Che diavolo ci fai nel mio letto?”

:S: “Dormo?”

Lanciando uno sguardo disperato nella direzione di Spike Xander si alzò dal pavimento e si diresse nell’angolo del garage dove si trovava la cucina. Ormai del tutto sveglio, Spike seguì con lo sguardo tutti i movimenti di Xander, cercando di notare qualche stranezza nel suo comportamento. A differenza degli altri, che erano troppo immersi in loro stessi per notare qualcosa, lui aveva osservato il ragazzo con particolare cura negli ultimi giorni e, anche se minime, le differenze si notavano. Xander era più sicuro di se, e il suo comportamento nel riguardo degli altri Slayerette era più protettivo, come se lui fosse il capo famiglia con il compito di proteggere tutti gli altri. Questo comportamento gli ricordava quello di Angelus dei bei vecchi tempi andati, quando il peso dell’anima non lo aveva ancora reso un grosso vampirone che oramai usava i denti soltanto per aprire i contenitori di sangue di mucca. Eh già, i bei vecchi tempi.......ma ora doveva pensare al ragazzo. E a proposito del ragazzo, che cosa sta combinando? Alzandosi dal letto si diresse lentamente nella direzione di Xander.

:S: “Ehi whelp, che cosa stai combinando?”

:X: “Non che questi siano affari tuoi, però, se proprio ci tieni, mi sto preparando da mangiare.”

Così dicendo aprì il frigo, e tirò fuori una grossa bistecca mettendola a cuocere in una padella. L’odore di sangue che emetteva fece ricordare a Spike che era da più di un giorno che non metteva niente nello stomaco.

:S: “Ohi, anche Spikey ha fame.”

:X: “.....................”

:S: “Fame, fame, fame....”

:X: “Adesso basta! Chi credi che sia, la tua balia?”

Spike aprì la bocca per rispondere però venne interrotto bruscamente

:X: “Brutto idiota, era una domanda retorica!!!”

:S: “Io veramente volevo solo dire che ti donano gli occhi verdi.”

:X: “Che....che cosa intendi?” chiese Xander, già conoscendo la

risposta, ma con il bisogno di sentire confermate le sue paure. Spike gli

lancio il suo ‘come se non lo sapessi’ sguardo ma rispose ugualmente

“eh io ho sentito di gente che quando è arrabbiata cambia il colore

degli occhi, ma nel tuo caso ..........diciamo che è ulteriormente

azzeccato. Ehi, sai che facciamo? Stasera andiamo per il parco, io con la

mia faccia da vampiro e tu con i tuoi occhioni verdi. A spaventare la gente. Che ne dici. Facendo un veloce calcolo credo che potremo raggiungere un bel gruzzoletto.”

:X: “Spike tu sei disgustoso!”

:S: “E dai! Che ti costa? Ci divertiremo da matti!”

:X: “Ho detto di no!”

Ormai alla fine della sua pazienza, Xander spense il fornello e, con la bistecca ancora mezza cruda, si diresse in soggiorno, seguito da uno Spike sempre più affamato. Per un po’ tempo Spike si limitò a osservare il ragazzo mentre mangiava, ma poi con il passare dei minuti divenne sempre più difficile ignorare la fame, e non solo di sangue.

Mangiando la bistecca, praticamente cruda, dei piccoli rivoletti di sangue

scivolavano dalle labbra di Xander, che lui fu svelto a raccogliere con la

lingua, e mandare giů con uno sguardo di puro piacere sulla faccia. La vista del sangue, combinato allo sguardo estasiato, minacciava di mandare in malora il seppur minimo controllo di Spike, che decise di cambiare tattica e ottenere qualche reazione dal ragazzo.

:S: “Allora luv, dimmi da quanto hai sviluppato il gusto per la violenza e per il sapore di sangue?”

Le parole erano state dette in un tono ironico con il solo scopo di fare reagire Xander, ma tutto quello che Spike ottenne da esse fu uno sguardo stupito e un “Huh?”

Spazientito dalla evidente riluttanza di Xander di affrontare la questione,

Spike decise di usare una linea di azione più diretta.

:S: “Buona la bistecca? Te lo chiedo perché anche a me non dispiacerebbe mangiarne una. Con la carne cosi succosa e poi con tutto quel sangue..... mi fa venire l’acquolina in bocca.”

:X: “Ma insomma, mi spieghi che c***o vuoi?”

:S: “Che linguaggio! Non te l’hanno insegnato che non si devono

usare certe parole? E maleducazione.”

:X: “Seee, e immagino che le tue orecchie verginali non abbiano mai

sentito di peggio, durante i tuoi cento anni di vita passati a uccidere e

torturare la gente!!”

Un sorriso quasi malinconico si dipinse sul volto di Spike, e un’espressione sognante e dolce sostituii il suo solito ghigno sarcastico

“Beh, ora che ci mi fai pensare......quelli si che erano bei tempi!!!

Uccidere, nutrirsi, torturare un po’ di gente, fare sesso sfrenato. Sai è

incredibile, tu prendi le uccisioni come un’arte sottintesa, scontata.

E poi d’improvviso, boom, non ce più. E in quei momenti desideri di

averlo apprezzato di più. Fermarsi un momento. Annusare i corpi!”

:X: “Sei disgustoso!!”

:S: “Però tu mi capisci no? Tu capisci di cosa sto parlando. La voglia di torturare, uccidere, guardare le vittime mentre ti pregano di avere pietà di loro, e nutrirti della loro paura come ti nutri del loro sangue in un’ultimo atto di supremazia! Il dolore ti eccita, ti fa scorrere il

sangue più velocemente nelle vene .........”

:X: “Ora basta, non è affatto la stessa cosa. Tu non lo fai perché un

chip nella testa te lo impedisce, io invece perché non voglio. Io posso

controllare i miei impulsi omicidi, posso resistergli!”

:S: “Certo che puoi Xander, come hai fatto con quel demone.”

:X: “Era diverso. Io dovevo proteggere Buffy. Non potevo lasciare che le succedesse qualcosa. Lei è la cacciatrice, dopo tutto.”

:S: “Sai che ti dico? Hai perfettamente ragione. Tu dovevi proteggerla, lei è la tua migliore amica. E il fatto che hai continuato a picchiare quel demone per ben 5 minuti dopo che era morto non conta, vero?”

:X: “Ho solo perso il controllo per un momento. Succede a tutti. E poi

sono tornato in me quasi subito.”

:S: “Presumo che lo schiaffo che ti ho dato non abbia influito per niente nel tuo immediato ritorno al controllo? Ma la domanda che mi pongo è la seguente: sarai in grado di fermarti la prossima volta? O perderai completamente il controllo e forzerai gli altri ad eliminarti?”

Xander stava già per negare l’evidenza, ma poi vedendo lo sguardo freddo e indagatore di Spike abbassò la testa in segno di resa e mormorò: “Non lo so, non lo so proprio.”

Poi una luce di speranza filtrò attraverso lo sguardo disperato del

ragazzo.

:X: “Tu mi potresti aiutare!”

:S: “Scusaaaaa?”

:X: “Ma si. Tu prima eri il grande cattivo. Eri diabolico e crudele..”

:S: “Ragazzo, le lusinghe non ti porteranno da nessuna parte.”

:X: “Ma no, io parlo sul serio. Tu sei cambiato. Ora sei uno di noi.”

:S: “Xander non fare mai l’errore di scambiare un riflesso condizionato con l’autocontrollo”

:X: “Ma....”

:S: “Niente ma! La sola ragione che mi impedisce di ammazzarvi tutti è

questo stramaledetto chip che mi hanno impiantato nel cranio.”

:X: “E tutte le volte che hai aiutato Buffy? E quella volta che ti sei beccato una scarica solo per provare che Tara non era un demone?”

:S: “Tu proprio non vuoi capire, eh? Io l’ho fatto perché se loro muoiono, posso dire addio ai pasti gratis. Per non tralasciare il fatto che sarò io ad uccidere la cacciatrice quando giungerà il suo momento.”

Spike fece un profondo respiro non necessario per riempirsi i polmoni, e intanto spiava la reazione di Xander. Un’espressione pensosa si dipinse sul suo viso, e dimenticatosi completamente della presenza di Spike, Xander borbottò qualcosa.

:S: “Che cosa hai detto?”

:X: “Uh… niente, niente.”

:S: “Strano perché a me è sembrato come se stessi parlando della possibilità di farti installare uno di quegli aggeggi in testa”

:X: “Da come la vedo io è l’unica cosa sensata da fare.”

:S: “Ma sei impazzito per caso? Cosi facendo non potrai proteggerti dagli altri. E senza la dote della rapida guarigione non durerai molto.”

:X: “Allora spiegamelo tu che cosa devo fare! Devo lasciare la bestia libera e lasciare che distrugga non solo me, ma anche il gruppo? No non posso permetterlo!”

Dicendo cosi Xander si lancio verso l’uscita e la raggiunse prima che Spike fosse in grado di fermarlo. Spike non poteva seguirlo per colpa della luce solare, rimase ad osservare la figura che si allontanava velocemente. Nello stesso tempo un’idea cominciò a prendere forma nel suo cervello. Era solo un sparo alla cieca, però avrebbe potuto funzionare. Infatti, più ci pensava, più gli sembrava l’unica cosa possibile da fare. Già più rilassato e fiducioso chiuse la porta d’ingresso, e fischiettando scese in cantina, dove prese dal frigo una lattina di sangue. Cominciò ad elaborare il suo piano.

 

 

           

Parte quarta - Bye-bye Sunnyhell... Hello L.A.

 

Due settimane dopo Parlandone

 

Born To Ride

Desert plains, desert highways, scream to me

Deserted roads, deserted highways, call my name

Born to ride, born for speed, born to fly

As I ride into the sunset, born to be free

Built for power, built for speed, it's got to be

Two hundred miles in an hour, this land speed game

Born to ride, born for speed, born to fly

As I ride into the sunset, born to be free

Oh no can't you see it burns inside of me

Oh no can't you see this passion for speed in me

Oh no can't you see it burns inside of me

Oh no can't you see this passion for speed in me

Machine and muscle, blood and fire, I ride the line

The end is nigh, so take me higher, it's do or die

Born to ride, born for speed, born to fly

As I ride into the sunset, born to be free

 

 

Chiudendo gli occhi, per non vedere l’ennesima macchina che sfrecciava a pochi centimetri dalla loro, Xander si chiese che cosa avesse mai fatto di così terribile nella sua giovane vita per meritarsi questo. Chiuso in uno spazio ristretto, in compagnia di Spike che cantava canzoni stonate sulla velocità, mentre cercava di sfidare ogni regola sulla gravità con la sua guida spericolata. Per paura di impazzire Xander cercò di concentrarsi su altre cose, e così i suoi pensieri lo condussero ad un paio di ore prima, quando era iniziata tutta questa storia.

 

à à à à à à à à à à à à à à à à à à à à à à à

 

 

Drin...drin...drin

 

“Pronto? Qui la casa del piacere e del desiderio. Se volete parlare con la nostra giovane sexy e aitante Darleen, mi dispiace al momento non è presente. Se invece volete Xandman, il sogno proibito di milioni di ragazze, siete fortunati perché per rara fortuna lo avete trovato in casa.”

 

Dall’altra parte dell’apparecchio si sentì un profondo respiro seguito da una voce irritata: “Xander ma è questo il modo di rispondere al

telefono?”

Lasciandosi sfuggire una risatina divertita, Xander ripensò a quando aveva risposto in questo tono al suo nuovo capo, che lo aveva chiamato per del lavoro extra da fare. Beh, ex-capo comunque

“Sorry G-man. Voglio dire Giles.” Si corresse immediatamente Xander, sperando di evitare cosě una nuova ramanzina. Giles odiava quel nomignolo. Dall’altra parte dell’apparecchio, l’uomo pregò ogni dio che fosse nei dintorni di ascoltarlo, di dargli forza e pazienza di finire questa conversazione, senza ulteriori danni al libro che stava stringendo in mano. Era vero che considerava Xander come il figlio che non aveva mai avuto, ma certe volte, certe volte aveva la voglio matta di strozzarlo.

“Hey G.......iles sei ancora lì?”

“Si, Xander sono ancora qui. Mi chiedevo se tu avessi del tempo libero nei prossimi giorni.”

“Vediamo.....ho quell’appuntamento con Cindy e Carla, poi devo fare quella ricerca per il college e devo fare una capatina nel mio nuovo ufficio.”

“Xandeeeer” La voce ora non aveva più molto a che fare con Giles, ma era spaventosamente vicina a quella di Ripper. Xander ingoiò il nodo che gli si era all’improvviso creato nella gola e, passatagli ogni voglia di provocare Giles, rispose:

“No Giles. Non ho niente da fare negli prossimi giorni.”

“Bene allora ti aspetto a casa mia tra 15 minuti.”

 

Bip...bip....bip.....

 

Xander scosse la testa, guardando la cornetta che ancora teneva in mano. Chissà che cosa voleva G-man da lui? Pensandoci per un momento, il ragazzo scosse le spalle e si disse che molto probabilmente erano a corto di ciambelle. Dopo tutto era quello che gli riusciva meglio. Comprare lo spuntino, Non per niente il suo nomignolo era Dounatboy.

‘Basta con la autocommiserazione. Se non mi sbrigo Ripper mi ucciderà lasciando un povero e misero Giles ad affrontare le conseguenze’. Affrettandosi nella direzione della casa di Giles, Xander si chiese da quando in qua pensava a G-man e Ripper come a due essenze separate.

Arrivato a casa di Giles e, lentamente aperta la porta, il ragazzo fu sorpreso di trovare ad attenderlo una stanza vuota. Facendo un rapido giro del soggiorno, udì dei rumori provenienti dalla cucina.

Incuriosito aprì la porta, e venne accolto da una scena che mai nella sua

giovane vita credeva possibile. Giles e Spike sedevano dietro al tavolo di

cucina, Spike con in mano una tazza piena di sangue e Giles con una di te

fumante, mentre confabulavano sottovoce. Prendendo in considerazione

l’idea di chiamare i produttori di Outher limits(1), Xander si fece

coraggio ed entrò nella sala con il presentimento di star per firmare la sua condanna a morte. Sentendo la porta aprirsi i due si voltarono di scatto, come se fossero stati beccati con le mani nel proverbiale vaso di

marmellata. Il primo che sembrò riprendersi fu, ovviamente, Spike che subito attaccò Xander con il solito commento tagliente:

“Ma guarda! La bella addormentata nel bosco si e degnata di raggiungerci. Siamo onorati. Vuole concederci l’onore di sedersi a tavola?”( ‘OT’ - lo so, lo so non molto Spike style pero ero a corto di idee, cmq, se avete un’idea migliore la potete inserire qui.)

Decidendo di ignorare, per il momento, il commento di Spike, Xander si girò verso l’unica persona che in quel momento gli avrebbe dato una risposta veloce e succinta:

“Allora Giles che cosa succede?”

L’osservatore molto lentamente si alzo dalla sedia, si schiarì la voce e si tolse gli occhiali, pulendoseli con gesti misurati.

‘Okay forse non proprio concisa.’ si corresse Xander:

“Allora? Si sta avvicinando la fine del mondo? Hai scoperto una nuova profezia? Spike ha deciso di farsi prete?”

Quest’ultima frase gli fece guadagnare un ‘ggrrrrr’ minaccioso da parte di Spike, ma non fu in grado di smuovere l’osservatore che continuava a pulirsi gli occhiali.

Ora, preoccupato per davvero, Xander mise da parte la sua maschera da clown e avanzò nella stanza in direzione di Giles.

“E’ cosi grave? Buffy sta bene? E gli altri? E successo qualcosa a qualcuno?”

Questo attirò l’attenzione di Giles che, con espressione colpevole, si affrettò a dire:

“No, no niente di simile! Stano tutti bene. Il fatto e che ecco.... io

ho bisogno di qualcuno che.....come potrei dire......”

Spike esasperato dalla goffaggine di Giles, decise di dare una mano al povero uomo ed intervenne:

“Quello che il libraio voleva dire, č che poco fa ha ricevuto una telefonata da Deadboy il quale ha bisogno di un libro di incantesimi per sconfiggere un demone molto potente. E, visto che tutti gli altri sono occupati, vuole mandarci noi. MI sono spiegato bene, capo?”

Giles ancora un po nervoso per l’intera vicenda, annuì.

“Tu vuoi che io vada a LA a fare il fattorino per Deadboy e vuoi che

porti l’ossigenato con me?”

“Si ecco, questo era il piano.”

“Beh fammelo dire, il tuo piano non mi piace per niente. Primo: Angel non mi piace per niente. Secondo: io e Spike non raggiungeremo mai LA perché ci ammazzeremo prima. Terzo: non ho la macchina. E quarto....Beh il quarto ancora non lo so, però se mi dai due secondi per pensarci me lo invento. E non solo il quarto ma anche il quinto, sesto e il settimo!”

“Xander calmati. Lo so che il piano non ti piace, però è l’unico modo. Devi credermi. Il libro è davvero essenziale, e deve essere consegnato entro domani mattina. A causa della sua importanza dei demoni vogliono impadronirsene, perciò Spike ti accompagnerà. E per quanto riguarda la macchina, ti presterò la mia DeSoto.”

 

 

Ancora non convinto del tutto, Xander si lasciò trascinare nell’auto, ma non prima di aver combattuto una battaglia all’ultimo sangue con Spike per le chiavi.

Sfortunatamente aveva perso. E che si doveva aspettare? Ingaggiare una

sfida cosi con un demone centenario? Però ora, guardando indietro, Xander si

dispiaceva di non aver insistito di più.

 

ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß ß

 

“Spike!!! Ti voglio ricordare che, al contrario di te, io sono umano, il che significa che se ci schiantiamo io muoio. Spike, vuoi rallentare!!!!” Spike non disse niente e cambiò corsia senza segnalare. I suoi occhi erano incollati sullo specchietto retrovisore: “Credo che ci stiano seguendo.”

Xander girò la testa per vedere meglio: “Davvero?”

“ Whelp per l’amor di Caine!” Esclamo Spike poi calmandosi aggiunse:

“Si, lo credo per davvero. E credo anche che tutti i buoni vecchi film

di James Bond, che tu senza dubbio hai visto, ti hanno dato l’indizio

di non girarti e salutare con la mano un bloody hello ai tuoi

inseguitori!!”

“ Scusa, mea culpa! Allora che cosa hai intenzione di fare?.....A parte ucciderci.”

Xander sentì i battiti del suo cuore accelerare quando vide Spike sterzare e dirigersi verso il segnale stradale: Vietato entrare.

“ Spike non puoi! Quella e l’uscita!!”

Sulla faccia di Spike si materializzò un ghigno, mentre pigiava sull’acceleratore prendendo velocità:

“Si però è notte, non dovrebbe esserci molto traffico.”

Xander afferro il sedile fino ad avere le nocche bianche, e si lascio sfuggire un lamento: “Questa è la California! Qui c’è sempre traffico.”

Sterzando di nuovo Spike schivò le macchine che gli venivano incontro, suonando il clacson furiosamente. Dopo un po’ fece una veloce inversione a U: “Visto? Tutto a posto.” Esclamo trionfante.

Il cuore di Xander batteva come se cercasse una via d’uscita dalla gola:

“Avresti potuto ucciderci, pezzo d’idiota!!”

Spike lancio un’occhiata sinistra a Xander: “Nah, pet. Avrei potuto

uccidere TE. Io sarei uscito dall’incidente incolume. Al massimo con

un paio di graffi.”

“Fantastico! Ora tutto quello che dovremo affrontare sono le telefonate che gli autisti incavolati avranno fatto al 911, denunciandoci.”

“Huh?”

“Sono sicuro che ogni auto che abbiamo incontrato ha a bordo un telefono. E in questo momento se non mi sbaglio tutti stanno chiamando lo stesso numero.”

“Povero centralinista. Avrà una notte movimentata!”

“Spike!!!”

“Okey, okey. Ho capito.”

Spike accostò la macchina e scese. Incuriosito Xander lo guardò mentre si sporgeva davanti alla macchina, e poi ancora dietro, per poi ritornare a sedersi, lanciando qualcosa sul sedile posteriore.

“Che cos’è quello?” domandò Xander.

“La nostra vecchia targa. Siamo sinceri Xander. Il mio piano è geniale!! Non ci inseguono più, la polizia non ci cerca e la miglior parte di tutto? E maledettamente divertente!!!! Wow!”

Xander abbassò il volume dello stereo e guardò Spike che si faceva strada

attraverso il traffico notturno: “Io non ti ho mai sopportato. Mai!!”

Spike guardò verso Xander e con tono ironico disse: “Oh questo mi ha

ferito profondamente, whelp. Perchè io ho sempre, nel profondo del mio

cuore, tenuto un posticino tutto per te. Davvero, molto nel fondo ma c’era.”

Spike abbassò la mano e aumentò il volume: “Dai Xander, tesoro. Questa e un’avventura. Le avventure sono divertenti. Lo sono davvero.”

 

Mezz’ora dopo......

 

Spike picchiò duro sul clacson “Chi è il cretino che fa credere a questi idioti di essere padroni della strada?”

Accelerando, Spike sorpassò il furgone per poi ridurre la velocità. Xander fece del suo meglio per pigiare sul suo immaginario freno: “Credo sia il fatto che pesano decine di tonnellate, e che ci possono schiacciare come insetti!”

Spike ridacchiò: “Xander mi deludi! Mi aspettavo molto di più da te. Lo sai no che le misure non contano.” Cosi dicendo accarezzò la coscia di Xander e poi pigiò sull’accendisigari.

“Dove sono le mie sigarette?”

Xander che si era girato per vedere il furgone che gli veniva addosso, si

rigirò immediatamente quando sentì una mano afferrarlo per l’inguine

“Che diavolo stai facendo?”

“Sto cercando le mie sigarette, cosa credevi che stessi facendo?”

“Beh, ti posso assicurare che non si trovano nei miei pantaloni!!!”

“Buono a sapersi. Però forse sono nel tuo sedile, luv.”

Spike velocemente cambiò corsia guadagnando così il tempo di guardare.

“ Reggi qui.” gli disse prima di lasciare andare il volante, piegandosi di lato. Il cuore di Xander si fermò per la paura, ma fu ugualmente in grado di afferrare il volante. Pochi secondi dopo Spike riemerse trionfante con in mano un pacchetto di sigarette: “Visto?”

Xander non rispose. In realtà non ne era capace. Il suo cuore stava di nuovo facendo gli straordinari. Il maledetto non faceva altro che fermarsi, oppure cercare di uscirgli dalla gola. A questo punto Xander gli dava ragione. Anche lui voleva uscire da lì. E preferibilmente vivo. Almeno ora non erano più davanti all’infuriato camionista!

Finita la sigaretta Spike abbassò il finestrino e buttò fuori la cicca ancora accesa.

Xander, come ipnotizzato, ne seguì il percorso, fino a quando venne sbattuta dentro il finestrino del guidatore dietro di loro. Affascinato, guardò l’autista che cominciò freneticamente a battersi la testa, che poco

dopo cominciò a fumare. Perse il controllo della macchina, causando un

incidente di dimensioni epocali. Xander si lasciò sfuggire il fiato che non

si era accorto di trattenere, quando il guidatore con la testa a fuoco uscì

dall’auto. Spike guardò nello specchietto retrovisore, imprecando

qualcosa contro gli guidatori pazzi e al modo in cui al giorno d’oggi

rilasciano la patente: “Xander dammi il telefono!”

“Huh? Hai visto che cosa....”

“Il telefono, pet! Dammi il maledetto apparecchio.”

“Oh, si certo. Buona idea!”mormorò il ragazzo, pensando che era giusto segnalare l’incidente. Lui era troppo scioccato per pensarci.

“.........come un maledetto lunatico! Ecco come stava guidando! Che cosa intendete dire dove sono? Sono sulla maledetta autostrada..... Si aspetti....il numero della targa e .......”

Spike chiuse la conversazione con un ghigno malvagio.

“Ecco qua, ragazzo.” Disse porgendo il cellulare a Xander, il quale però non accennava a prenderlo. Irritato, Spike guardo nella sua direzione:

“Xander! Che cosa stai facendo? Cristo santo ragazzo! Che cosa ti

prende? Hai intenzione di togliere ogni pezzo di divertimento da questa

avventura? Era la sola cosa giusta da fare. Riportare quel guidatore ubriaco alle autorità. E per casi come questo che hanno il bloody ‘guarda come guido’ numero verde. Lo sapevo che dovevo prendere la cacciatrice con

me! Almeno con lei mi sarei divertito un po’! Ecco! Prendi un po di aria fresca!” disse Spike abbassando il finestrino.

“Tu! Tu!”incomincio Xander cercando di rifornire i polmoni della tanto agonizzante aria.

“Io? Io cosa?”

“Tu!”

“Si io! Molto bene. Io Spike. Tu Xan-der. Riesci a ripeterlo dietro a

me? Xan-der.”

“Tu hai incendiato un uomo! Hai causato un incidente! TU stai cercando di uccidermi!!”

“Ma di che diavolo stai blaterando?”

“TU. HAI. MANDATO. UN POVERACCIO. AL FUOCO!!!”

“E come avrei fatto questo, esattamente?”

“Con la tua stupida sigaretta! Tu hai lanciato una sigaretta accesa

dal finestrino, ed è finita nell’auto di un tizio. Poi il tizio ha

perso il controllo dell’auto ed ha causato l’incidente.”

“Davvero? Ed io mi sono perso tutto? Perché non me l’hai detto! TU stai cercando di togliere tutto il divertimento da questa gita!!!”

A questo punto tutto quello che Xander fu capace di fare erano dei suoni

indistinti. Spike infilò la mano nel suo impermeabile, e ne tiro fuori una

bottiglietta che allungò nella direzione di Xander: “Ecco qua Xand. Prendi un sorso. Hai perso tutto il tuo colorito.”

Il ragazzo fece come gli fu chiesto: “Tu non mi sei mai piaciuto Spike!”

Spike ridacchiò: “Perché non dormi per il resto del viaggio? Ormai non manca molto. E in men che non si dica saremo sulla strada del ritorno.”

“ Sarò io a guidare per il ritorno!”

“Uh, si. Questo non succederŕ mai.”

“Io guid....”

“Dormi!”

Sorprendentemente Xander si addormentò. O forse solo perse i sensi per il

troppo Scotch che aveva ingurgitato.

Dopo mezz’ora circa, Spike pescò il telefono dalle sue tasche e compose il numero che sapeva a memoria. Poi, tenendo il telefonino tra l’orecchio e la spalla, si mise in bocca un’altra sigaretta.

Dopo il classico “Angel investigations” Spike disse in tono basso: “Hai controllato i bambini?”

“.........”

“Grandpa! Come sapevi che ero io?”

“........”

“Cosa?! Quel film era un classico(2). Lui chiamava dalla casa! Io l’ho semplicemente adorato dalla prima volta che l’ho visto! Allora dove sei?”

“.......”

“Si certo lo so dove si trova. Credi che abbia abbastanza tempo per fare un giretto per Beverly Hills?”

“.......”

“Si, si lo so il sole sta per spuntare e il povero Spikey andrà poof.! E il piccolo Xander potrebbe addirittura restare scioccato.”

“.......”

“Che cosa?”

“......”

“No, sta dormendo. Te lo devo dire, č un passeggero terribile.”

“........”

“ Ma se ti dico che sta bene! Lo sto guardando in questo momento.”

“......”

“No non ho la sua testa nelle mie braccia e il suo corpo nel

portabagagli. Però tutto considerato..”

“.....”

“Ora mi offendi! Io sono un eccellente guidatore! Mai avuto un incidente. Oh, ma io conosco quest’area. Non è per caso il posto dove ti ho tort... Angel? Ci sei?”

“.....”

“Si saremo li in pochi minuti.”

“.....”

 

 

“Xany.” Xander ignorò la voce che lo chiamava.

“Xaaaannderrrr.”

“Um. No, non mi voglio svegliare.”

“Forza Xany, E ora di alzarsi.”

“Umm. E’ il giorno della scuola. Niente lezioni.”

“Xander”

“Sono sul turno notturno.”

“Xander!”

“Mi hanno licenziato. Non devo alzarmi.”

“XANDER!!”

La testa di Xander si alzò di scatto. “Che? M...a! Cosa?”

Guardandosi intorno vide Spike sorridergli.

“Oh certo. Siamo già arrivati?”

“Quasi. Fammi il favore di passarmi il telefono. E sul sedile di dietro.”

“Non voglio togliermi la cintura di sicurezza.”

“Per santo iddio! Guardati intorno, niente macchine o passanti. Dammelo.” Xander scrutò minuziosamente la strada, poi di scatto si levò la cintura, pescò il telefonino e se la richiuse in tempo record.

“Xander! Non mi ricordo di averti mai visto muoverti cosi in fretta!”

“Beh, la mia vita era in pericolo.”

“Ragazzo io ti ho visto in pericolo di morte, diavolo, ti ci avevo messo pure io un paio di volte, ma credimi non ti ho mai visto muoverti cosi velocemente.” ridacchiò Spike e spinse il bottone del redial.

“Mi senti? Sono vicino.” Disse Spike con voce suadente.

“Io riesco a sentirti. Tu mi senti?”

“Abbiamo davvero tempo per il sesso telefonico?” chiese Xander esasperato. Nel frattempo Spike girò l’angolo, e con i fari illuminò Angel, in piedi

fuori di un edificio buio, con il telefono all’orecchio.

“Ooooo, io ti vedo. Tutto sexy nel tuo completino di cuoio.” ridacchiò Spike ed indicando con il dito Angel, disse a Xander: “Guarda dritto davanti a noi, in lontananza, vestito di nero, c’è BATVAMP!”

Poi ritornò a parlare al telefono: “Lo sai che cosa indosso, zuccherino? Che cosa vuoi che mi metta?”

Angel chiuse la comunicazione e si rimise il telefono in tasca.

Spike fermo la macchina accanto a lui ancora parlando nel telefono: “Zuccherino? Baby? Tesoro?” poi rivolgendosi a Xander: “Credo che il mio batphone si sia scaricato.”

Prima che Spike finisse di parlare al telefono Xander fu fuori della macchina e tra le braccia di Angel: “Deadboy! Sono cosi felice di vederti!”

Poi piazzo le labbra vicino all’orecchio di Angel e gli sussurrò: “Non farmi risalire in macchina con lui. Ti prego, farň qualunque cosa. Qualunque!!!”

“Xander, umm, ciao.” Rispose il vampiro ancora confuso dal

comportamento del ragazzo.

In quel momento dall’edificio buio uscirono altre due persone. Una di loro era Cordelia mentre l’altra era un uomo un po’ più basso di Xander con i capelli neri e i più fantastici occhi verdi che Xander avesse mai visto. Nell’attimo in cui i loro sguardi si incrociarono, la iena di Xander cominciò a agitarsi dentro di lui, riconoscendo in Doyle un spirito affino. E lo stesso accadeva alla parte demoniaca di Doyle.

 

 

 

(1) Era un telefilm che in ogni puntata raccontava la storia di una persona

normale che sta per fare un giro nel paranormale.

 

(2) Il film al cui si riferisce Spike è un classico del horror e anche una

leggenda urbana. Per farla breve abbiamo una baby sitter che riceve una

telefonata da un uomo strano, che le chiede se ha guardato i bambini di

recente. Lei subito pensa ad uno scherzo, finchè lui comincia a descrivere

come è vestita. L’uomo è dentro la casa e ha appena ucciso i bambini,

e ora si prepara ad assalire ed uccidere anche lei.

           

Parte quinta - Kindred spirits

 

Senza titolo

 

Why do you hide

behind great personalities,

with so much built-up nonsense

that you could be your very own

archeological dig?

 

I’m a whirlwind of truth,

giving no time to pretty words.

Drink up, if you think it will

soften the blow,

but when you wake

the words will ring

clear as a bell.

 

 

Ancora stretto nell’abbraccio di Angel, Xander alzò gli occhi appena in tempo per vedere Cordelia uscire dal palazzo con qualcuno al suo fianco. Liberandosi dal vampiro, Xander si diresse verso la sua amica/nemica di sempre, solo per fermarsi un secondo dopo e concentrarsi interamente sull’uomo al suo fianco. Sul metro e settanta, capelli corvini e i più magnifici occhi verdi che avesse mai visto, l’uomo irradiava un’aura di pericolosità e di sicurezza. Forse una strana combinazione, ma pensandoci bene questo era ciò che l’istinto gridava a Xander e negli ultimi tempi. Lui era arrivato a fidarsi del suo istinto più che dei suoi stessi occhi.

 

D’altra parte della barricata Doyle osservava con cura il nuovo venuto. L’uomo, non il ragazzo davanti a lui, non aveva niente del perdente di cui Cordelia gli aveva parlato. La sua camminata suggeriva una sicurezza che non si aspettava da una persona cosi giovane, e il suo sguardo, Dio il suo sguardo, brillava di felicità e humour. Però sotto sotto, se uno si prendeva la briga di scavare, c’era un dolore cosi profondo che strinse il cuore di Doyle, perchè gli ricordava il proprio. Sempre li, sempre presente però ben nascosto agli altri da una barriera di battute spiritose. E poi in lui c’era qualcosa di strano, non umano. La sua metà demoniaca lo aveva riconosciuto e accettato come spirito affine.

 

I suoi pensieri vennero interrotti dal saluto di Cordelia, che però gli fece apparire una smorfia sulla faccia:

“Salve Xander, vedo con piacere che il tuo stile non è migliorato neanche un po’ dall’ultima volta che ti ho visto.”

Il ragazzo d’altra parte non sembrava prendersela, anzi, le sorrise e la strinse a se: “Dio Cordy, non puoi sapere quanto mi è mancato il tuo acuto senso di critica.”

Cordelia lo tenne stretto per un attimo prima di allontanarlo da se con una spinta: “ Si, si lo so. Ora pero via. Ho appena comprato questo vestito e non voglio che qualcuno me lo stropicci.”

Xander aveva già aperto la bocca per renderle pan per focaccia quando una voce tonante lo interruppe: “Tu cosaaa!!!”

“ Dai paparino non ti arrabbiare.....”

“ Non azzardanti mai più a chiamarmi cosi!!”

“ Se no tu cosa? Tu, tu bloody soul-carring-brooding poof(*1).”

In un batter d’occhio i due vampiri erano impegnati in una lotta assidua, scagliando calci, pugni e insulti. Il resto della gang li fissava con occhi sbarrati e la bocca aperta, troppo sorpresi per reagire.

 

Dopo un quarto d’ora di ininterrotti cazzotti......

 

“Okeeeey ragazzi, che ne dite di andarcene a festeggiare? Proprio ieri mi sono imbattuto in un localino che non è niente male.” Disse Doyle spostando lo sguardo dai due litiganti e allungando la mano verso Xander: “ A proposito io sono Doyle. Aiutante tuttofare di Angel e messaggero free-time.”

Il tempo di guardare l’altro e stringergli la mano sussurrando “ Salve, Xander.” E gli occhi stupefatti del ragazzo tornarono sulla scena che si svolgeva davanti a lui. “ Certo forse à meglio....ehhh....uhm....andare.”

“ Cosi si parla amico! Cordy, tu vieni con noi?” chiese Doyle trascinando Xander per la mano dalla parte opposta della strada.

“ Uhmmm, si certo. Ehi, aspettatemi!!!”

 

.......Dopo qualche minuto.......

 

“ Ehi peaches (*2)ma dove sono andati tutti?” chiese Spike con una mano sulla giacca di Angel e con l’altra pronta a sferrare un pugno.

“ Che....cosa?” rispose Angel in procinto di fare lo sgambetto a Spike.

“ Gli altri… dove sono gli altri?”

“ Credo che se ne siano andati.”

“ E date una bambolina al genio di turno. Voglio dire ‘duh’, lo so che se ne sono andati visto che non sono qui, quello che voglio sapere e dove e se tu .......” Lanciò un occhiata indignata ad Angel che si stava stramazzando di risate: “Si può sapere che hai da ridere?”

“ Spike.....io.......oh mio Dio.....immagine mentale........ tu....’duh’....Cordelia...”

“ Okay peaches andiamo credo che tu abbia battuto la testa più forte di quanto io abbia immaginato. Vieni, sono sicuro che da qualche parte devi tenere del sangue umano per le situazioni di crisi.”

 

.....Nel frattempo........

 

“... e poi il nostro Doyle cominciò a parlare di ‘Le ceneri di Angela’”

“ Le ceneri di chi?” chiese Xander confuso interrompendo il racconto di Cordelia.

“ Le ceneri di Angela!! Vergogna, non conoscere un libro come quello!” Intervenne Doyle con voce offesa: “ E’ un libro che parla di una famiglia Irlandese che durante la grande migrazione di Irlandesi verso l’America decide di fare il contrario e ......”

“ Molto bene Doyle, grazie per l’interessante resoconto ma questo non è il punto! Devi sapere che il nostro amico qui presente ha sostituito i personaggi principali con Vilma e Barney, e come se questo non bastasse continuavo a chiamare Oz il suo piccolo Bam-bam.”

“ Ehi, io questa parte non me la ricordo!”

“ Certo che no, eri già troppo ubriaco per ricordarti a quel tempo.” Lo rimbeccò Cordy.

“ Ah si? E com'è che mi ricordo di come...........”

Xander si rilassò all’indietro sulla sua sedia e ascoltò con poca attenzione i due. A dire la verità non si sentiva cosi bene da tempo. Guardare i due litigare gli diede un senso di pace. Quasi di familiarità. Gli faceva venire in mente un tempo lontano, quando tutto era ancora semplice. Primo che Jesse morisse, prima di Buffy, dei vampiri e dei demoni. Un tempo in cui la sua unica preoccupazione era il compito in classe e come rimorchiare ragazze. Strano, erano anni che non pensava più a queste cose. Chiedendosi che cosa avesse scatenato quei ricordi lanciò un occhiata di sfuggita ai suoi compagni di bevuta, solo per notare che lo fissavano, come se si aspettassero una risposta da lui. Ancora confuso disse l’unica cosa intelligente che gli vene in mente: “ Huh?”

Sbuffando e rigirando gli occhi per mostrargli che cosa pensasse di lui, Cordelia ripeté la domanda: “Ho solo detto che io ne ho avuto abbastanza per stasera, e se volevi andartene oppure restare ancora un po’ con Doyle?”

“ Ehh io credo che resterò ancora un pochino.”

“ Bene, allora dormirai con Doyle. Meglio cosi, almeno non farai ingelosire Dennis il fantasma.”

Cordelia si alzò e si diresse verso l’uscita, lasciando i due uomini in un imbarazzato silenzio. Dopotutto per la maggior parte della serata era stata Cordelia a condurre il dialogo, raccontando aneddoti della sua vita con Xander e poi con Doyle. I due non avevano scambiato più di un paio di parole.

“ Senti, non ce alcun bisogno che tu mi ospiti, io posso comodamente trovarmi una stanza d’hotel per stanotte.”

“ Dai che dici! Gli amici di Angel sono amici miei!”

“ Veramente io e Deadboy non è che andiamo molto d’accordo…”

“ Deadboy?” chiese Doyle divertito.

“ Uhm si, ecco è una lunga storia.”

“ Una con Buffy come protagonista?”

“ Non è cosi semplice! Ci sono delle attenuanti e io avevo delle ragioni plausibili per non fidarmi...” Cominciò a difendersi Xander, ma poi vide le sopracciglia sollevate dell’altro e confesso: “ Va bene, era per Buffy. Contento?”

Posando una mano sulla spalla di Xander e al tempo stesso avvicinando la sua testa a quella del ragazzo, cercò di rassicurarlo: “ Coraggio, io avevo lo stesso problema con lui a riguardo di Cordy. Poi fortunatamente mi e passata.”

“ La gelosia nei riguardi di Deadboy?” investigò Xander con voce tremante. Dio, ma era veramente la sua voce, quella? Si chiese scioccato il ragazzo. Da quando aveva incontrato Doyle qualcosa era cambiato in lui. Si sentiva strano, come se tra loro ci fosse una connessione della quale non si rendeva conto. Qualcosa di profondo, primitivo, sensuale. Ops, e da quando i suoi pensieri nuotavano in certe acque?

Doyle intanto, inconsapevole del tumulto che avveniva dentro Xander, pur sperimentando qualcosa di simile rispose: “ No, la cotta per Cordy.”

“ Ahh...” Fu l’unica cosa che fu in grado di proferire Xander, mentre un senso di sollievo lo attraversava.

“ Andiamo, ti pagherò il prossimo giro in segno di rispetto dal club di supporto degli ex di Cordelia.”

La tensione lentamente si dissolse, e i due chiacchierarono del più e del meno (ma soprattutto di Cordelia). Le loro esperienze con lei, di come fosse cambiata…

Il tempo sembrò volare, e senza rendersene conto il bar chiuse. Però non era tanto l’argomento che gli fece perdere il senso del tempo, quanto il liquore che aveva ingerito. Fatto sta che per puro miracolo riuscirono ad arrivare all’appartamento di Doyle, senza gravi incidenti di percorso e persino polverizzando un vampiro.

Malgrado questo non erano pronti per il difficilissimo compito di salire le scale. Appoggiati l’uno all’altro e barcollando da una parte all’altra delle scale, rischiando di cadere più di una volta, i due finalmente raggiunsero l’appartamento di Doyle.

Doyle, forse più abituato alle sbronze di Xander, appoggiò il ragazzo alla parete mentre cercava le chiavi.

“ Uhmm Doyle?”

“ Si”

“ Il corridoio....è normale che giri così?”

“ Non so, forse qualche fantasma ha posseduto il palazzo…”

“ Doyle?”

“ Hm?”

“ Anche il tuo appartamento è posseduto?”

“ Beh, c'è solo un modo di scoprirlo, no?” disse Doyle infilando con difficoltà la chiave nella toppa, aprendo la porta con uno spintone. L’appartamento era buio e Doyle si accinse ad accendere la luce, quando un peso improvviso alle spalle spedì la sua faccia a fare conoscenza con il pavimento.

“ Ehi Doyle, tutto bene?”

- THUND -

“ Xander, tutto bene?”

“ Si si, tutto okay.” Rispose il ragazzo girandosi di lato in modo da poter guardare l’altro negli occhi, irrigidendosi all’istante.

Dire che gli occhi dell’Irlandese erano verdi era diminutivo, anzi dire che era solo un diminutivo era diminutivo… In quel momento i suoi occhi brillavano di un colore verde intenso, con pagliuzze azzurro pallido, e anche se era annebbiato dall’alcol per Xander erano la cosa più bella che avesse mai visto.

Poi involontariamente, come guidato da una volontà propria, il suo sguardo si spostò sulla bocca dell’altro dove prese ad analizzare la linea piena delle labbra. Immerso come era nella sua esplorazione non vide mai la mano che silenziosamente si posò sulla sua guancia, tanto che la sorpresa del contatto gli fece spostare la testa all’indietro rompendo cosi la delicata carezza.

Con gli occhi spalancati Xander cercò di nuovo lo sguardo dell’altro e quello che vi lesse dentro gli fece battere il cuore più forte. C’era tristezza per un suo possibile rifiuto e allo stesso tempo una flebile luce di speranza. Nessuno, fino a quel momento lo aveva mai guardato cosi. Aspettato con tale trepidazione una sua decisione, nessuno.

E li steso sul pavimento di un appartamento sconosciuto, Xander prese la sua decisione. Allungando lentamente la mano la posò sulla guancia di Doyle, mimando inconsciamente il gesto dell’altro, e la mosse lentamente in una sensuale carezza.

Doyle, d’altro canto, non aveva bisogno di altri incentivi. Ripetendo il suo precedente atto, si avvicinò alla faccia di Xander e inumidendosi le labbra con la lingua le posò lentamente su quelle di Xander, lasciandole lì per un attimo dando all’altro il tempo di tirarsi indietro se nel frattempo avesse avuto qualche ripensamento. Quando questo non accadde, lasciò uscire la lingua dalle labbra socchiuse e passandole sul contorno della bocca di Xander chiese silenziosamente il permesso di entrare.

Dischiudendo le labbra sotto la dolce pressione, Xander si meraviglio della delicatezza del bacio. Mai, neanche nei suoi sogni più nascosti, Xander si era immaginato che un bacio tra due uomini potesse essere così. Duro, violento, passionale, questo si certo, ma non si aspettava il quasi timido contatto che ricevette, ne la leggera pressione della lingua che gli dischiuse le labbra e approfondì il bacio.

Dopo qualche attimo Doyle si tirò in dietro e prese in se l’immagine di Xander. Labbra appena socchiuse e occhi sbarrati e increduli per quello che era appena successo: “ Allora....”

Xander si preparò a rispondergli quando un’ondata di nausea lo colpì: “Bagno?”

“ Ehm...prima porta a sinistra, ma perchè.....”

Doyle non fece in tempo a finire la frase che Xander si precipito nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle e inginocchiandosi davanti al gabinetto lasciando uscire il contenuto dello stomaco.

Nel soggiorno intanto Doyle si mise le mani dietro la testa e guardando il soffitto si lasciò uscire un sorriso ironico: “ Non è proprio la reazione che mi aspettavo, però, almeno non è uscito da qui urlando...” E cullato dal dolce suono del suo compagno che rimetteva si addormentò.

 

 

 

*1 – bloody- in questo caso significa maledeto

- soul-carring- che si porta apreso l’anima

- brooding- pensare a delle cose brute per molto tempo (tipo chiudersi in una stanza buia per l’intera giornata e pensare a tutte le cose brute che ha fato nella sua vita.)

- pouf (slang) – homosessuale (Qualche volta nella serie in inglese Spike si riferisce ad Angel chiamandolo pouf. (che ci sia qualcosa che Joss non ci ha ancora svelato?) >:-)

 

*2 – peaces (slang) –persona o cosa molto amirata.(Un’altro nominiolo di Spike per Angel. (hmmm ora comincio davero a sospetare qualcosa........)

 

 

           

Vampirka79

(Login solichan)     

Parte sesta - Segreti svelati

            April 2 2002, 3:41 PM

 

Warnings: Discorsi un po' oscuri. Contiene riferimenti a relazioni omosessuali. Chi è disturbato da tali discorsi NON LEGGA.

 

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You can't resist him

He's in your bones

He is your marrow

And your ride home

 

You can't avoid him

He's in the air

In between molecules

Of Oxygen and carbon dioxide

 

Only in dreams

We see what it means

Reach out our hands

Hold on to him

But when we wake

It's all been erased

And so it seems

Only in dreams

 

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Lentamente Xander aprì gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro disperato.

Stessa strada, stesso posto, stesso bar.... come faceva una canzone, solo che al posto della strada c’era la giungla e al posto del bar una pianura. Ispezionando lentamente la zona, cercando la iena, Xander si chiese se il suo subconscio non fosse del tutto andato in tilt, visto che ultimamente gli riproponeva sempre il solito scenario.

Vagando per la radura gli occhi di Xander si fermarono su una zona buia, dove molto probabilmente si nascondeva la iena. Fece un passo in avanti, come per costringerla ad uscire allo scoperto, ma il ragazzo fu molto sorpreso: al posto della iena vi trovò un uomo, anzi, un demone con la faccia verde, dalla quale sporgevano affilati aculei e occhi rossi.

“ Beh, almeno qualcosa è cambiato” sospirò, poi rivolgendosi al demone: “Salve! Bella giornata, vero?” quando l’altro non rispose Xander continuò: “Vista la mia popolarità nel mondo dei demoni ci sono solo due spiegazioni per la tua presenza qui: A) sei affamato o B) mi vuoi saltare addosso. Allora, quale delle due è quella giusta?”

Il demone aprì la bocca per rispondere, quando all’improvviso tutt’intorno a loro cominciò a svanire nel nulla, lasciando il posto al buio più totale...

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

...Poi una luce fievole che si apriva dinanzi a lui, e mille cannonate che esplodevano simultaneamente nella sua testa.

Con un ruggito che non aveva niente d’umano, Xander si affrettò a richiudere gli occhi. Solo un attimo, per essere sicuro di non ripetere l’esperienza di prima, e poi gli occhi riprovarono un ritorno al mondo reale.

La sua prima reazione, quando si rese di essere in una stanza da letto sconosciuta (chissà come ci sono finiti li visto che li abbiamo lasciati uno disteso a terra in soggiorno e l’altro in bagno? Boh, misteri della vita…) fu di panico totale, che aumentò a dismisura quando si rese conto che non era solo. Infatti, dietro di lui poteva sentire una presenza rannicchiata contro la sua schiena. Girandosi di scatto, e rimpiangendo subito il gesto visto che le cannonate ricominciarono, Xander si ritrovò faccia a faccia (indovina chi?) con Doyle. In un lampo tutti i fatti della sera precedente cominciarono a riaffiorare nella sua memoria. Spike, la folle corsa, Cordelia, Doyle, il bar, Il bacio. Chiudendo gli occhi di scatto Xander ripetè di nuovo le immagini della sera precedente. Spike, corsa, Cordy, Doyle, bacio. Okay, pensò il ragazzo, qui c’è qualcosa che non quadra. Proviamo di nuovo:

Rew. Play. .........‘Bacio’ Stop.

Rew. Play. .........‘Bacio’ Stop.

Oh mamma, oh mamma, no, no… non è possibile. Ci deve essere un errore. Di sicuro c’è qualche altra spiegazione. Qualche spiegazione logica. Manipolazione! Si ecco. Qualcuno ha manipolato i suoi ricordi. Eccola qui la spiegazione. Logica e più credibile. Qualcuno ha cambiato i suoi ricordi per...per...per qualsiasi ragione possibile.

Doyle, sveglio già da qualche tempo, osservò con attenzione le emozioni che attraversavano la faccia del suo compagno di letto. Paura, sorpresa, realizzazione, rifiuto, rassegnazione.

Radunando tutto il suo talento d’attore, per non lasciare trasparire come la reazione dell’altro lo avesse ferito, l’irlandese cercò di alleggerire un po’ l’atmosfera: “ Sapevo di non essere al mio meglio di mattina, ma non mi immaginavo certo di essere cosi spaventoso...”

Lentamente Xander aprì un occhio, poi l’altro: “errrr....ciao. Cioè buongiorno. Voglio dire pomeriggio...”

“ Xander calmati. Guarda che non ti mangio mica.” *anche se e proprio quello che vorrei fare, mangiarti di baci.*

“ Allora...ehm...uhmm....oh doccia, devo farmi una doccia.” Prima che Doyle avesse il tempo di replicare il ragazzo si infilò nel bagno.

Doyle si diresse in cucina a preparare la colazione, Lasciandosi sfuggire un sospiro di cuore, chiedendosi che cosa avesse mai di tanto speciale il suo bagno, visto che Xander vi si era rifugiato per la seconda volta…

Quando uscì dalla doccia, in realtà con le idee ancora più confuse di prima, Xander fu accolto dal profumo di uova e pancetta. Entrando in cucina, cercando disperatamente di non guardare nella direzione dell’altro uomo, si sedette a tavola.

“ Uova e pancetta in arrivo.” Gridò Doyle, cercando di dissipare l’imbarazzo dell’altro.

“ Uhm Doyle? Non per criticare le tue abilita culinarie, ma non credo proprio di riuscire a mangiare qualcosa senza rimettere.”

“ Cosi in crisi, eh?”

“ Già.”

.............

“ Senti Xander, riguardo a stanotte...”

“ Non voglio parlarne.” Rispose l’altro in un tono più brusco di quello che intendeva. Rendendosene conto cerco subito a rimediare: “Stanotte non è successo niente. Era solo un bacio, no? Un bacio dato sotto l’effetto dell’alcol. Niente di cui scrivere, okay?”

“ Era il tuo primo bacio vero?”

“ No....”

“ No?”

“ Nient’affatto. Se non mi credi puoi chiedere a Cordy.”

“ Xander questo non era quello che intendevo e tu lo sai bene.”

“....”

“ Allora?”

“ Si!”

“ Si cosa?”

“ Era il primo! Contento?” disse Xander alzandosi in piedi e cominciando a passeggiare nervosamente per la stanza.

“ No, non sono contento.” rispose l’altro in tono triste.

Xander, che non si era aspettato un tale risposta, si girò a guardare l’altro.

“ Che cosa vuoi dire?”

“ Io...tu....senti forse è meglio se ci sediamo e ci facciamo un goccetto mentre parliamo, va bene?.”

Sentendo il grugnito esasperato dell’altro, l’ombra di un sorriso apparì sulla faccia seria di Doyle: “Okay facciamo acqua e aspirine. Meglio?”

Una volta comodamente seduti sul divano, e con qualcosa da bere in mano, Doyle comincio la sua storia: “Xander, c’è una cosa di me che non sai” volontariamente ignorando il sarcastico ‘solo una’ da parte di Xander l’altro continuo: “ io non sono del tutto umano.”

Qui Doyle fece una pausa, per lasciare all’altro il tempo di digerire l’informazione e per reagire ad essa. Quando nessuna reazione venne, l’uomo si girò verso Xander sicuro di vedere un’espressione di disgusto e orrore dipinta sulla sua faccia.

Quello che trovò invece fu un confuso: “ E Allora?”

Credendo l’altro non avesse capito quello che aveva detto, Doyle ripetè: “ Io non sono del tutto umano.”

“ Guarda che ho capito la prima volta.”

“ Ma non ti disturba nemmeno un po’?”

“ Hai per caso ammazzato migliaia di persone nel passato?”

“ No.”

“ Allora lo vuoi fare nel futuro?”

“ No!”

“ Hai intenzione di far risucchiare il mondo all’inferno?”

“ Ma sei scemo?”

“ Allora va bene.”

“ Uh?”

Lasciandosi sfuggire una risatina divertita per la confusione dell’altro Xander disse: “ Una di queste volte ricordami di parlarti della mia accompagnatrice per il ballo di fine anno.” Poi facendosi serio guardo l’altro: “ Questo che cosa ha a che fare con me?”

Riavutosi dalla sorpresa Doyle riprese: “ Il mio demone, la parte demoniaca di me, per un certo senso è divisa dalla mia metà umana. E più primitiva, selvaggia. Quando ti ho visto io ho sentito qualcosa. Qualcosa di diverso, qualcosa che mi ha attirato verso di te.”

“ Okay, questo spiega il tuo comportamento. Ma che cosa c’entra ques.....Qualcosa in me? Io sono diverso? Che cosa vuoi dire? Oh Dio, questo discorso non c’entra per niente con il bacio che ci siamo dati, non è cosi?!”

“ No, mi dispiace dirlo ma non c’entra niente.”

Xander, sentendosi all’improvviso in trappola, si alzò dal divano e cominciò a passeggiare per la stanza come un animale in gabbia. Quando Doyle cercò di parlare Xander alzò una mano per zittirlo: “Solo un attimo. Dammi solo un attimo okay?”

Annuendo e rilassandosi contro lo schienale divenuto all’improvviso scomodo, Doyle non poté fare altro che rimanere a guardare, mentre Xander si dava da fare per scavare un buca nella sua già troppo consumata moquette. Dopo un paio di minuti, che in realtà sembravano secoli, Xander si fermò e sottovoce chiese: “Non sono umano?”

Abbassando gli occhi per non vedere gli occhi innocenti dell’altro riempirsi di paura gli rispose nello stesso tono: “No, non completamente.”

“ Ma non può essere! I miei genitori sono entrambi umani. Come può essere?”

“ Xan, devi sapere che non tutti i demoni sono naturali. Alcuni sono…come posso dire… acquisiti.”

“ Come i vampiri?”

“ Si, però non proprio. Nel caso dei vampiri, quando vieni trasformato tu muori e un demone prende il tuo posto. Nel tuo caso invece da quello che ho visto si tratta di una convivenza di demone e umano come per esempio..egrr...”

“ Come Deadboy. Oh Dio sono come Angel. Nooo, questo è un incubo! Svegliatemi vi prego. Allora adesso che si fa?”

“ Giro turistico.”

“ Che?”

“ Giro turistico. Ti mostro la città.”

“ Ma...”

“ Ora come ora hai abbastanza materiale a cui pensare. Adesso andiamo a divertirci e lasciamo il tuo subconscio a fare il lavoro.”

“ Il mio subconscio è andato in tilt.”

“ Perché dici questo?”

“ No niente, niente. Dove mi porti?”

“ Beh, all’incrocio della prima e della Darwin c’è un localino niente male che....”

Il resto del discorso fu inghiottito dal grunito disperato di Xander.

 

Hotel Hiperion 16.55

 

“ Peaches, dove diavolo è finito Xander?”

“ Uhhggrr.”

“ Right. Peaches?”

“ Uhhh?”

“ Che ci facciamo nella stesso letto?”

“ Che, cosa, come?”

“Almeno questo ti ha svegliato. Allora mi vuoi spiegare dove è finito il whelp?”

“ E’ con Doyle.”

“ Doyle il mezzosangue? Perche?”

“ Prima di tutto non chiamarlo cosi, e poi forse lui è l’unico in grado di aiutare Xander, visto che anche lui si trova in una situazione simile.”

“ Peaches, ti sembra saggio?”

“ perche?”

“ Come, non l’hai sentito? Quei due appena si sono annusati hanno cominciato a produrre feromoni in quantità industriale.”

Cordelia scelse proprio quel momento per entrare nella stanza.

“ Chi ha cominciato a produre fer....Oh mio dio. Angellll.” gridò al ragazzo appena i suoi occhi si posarono sul letto.

“Delia!!!” la chiamò Angel alzandosi inmediatamente dal letto e seguendola fuori dalla porta.

Nel frattempo Spike si sistemò più comodamente sul letto, e incrociando le mani dietro la testa disse a mò di scherno: “Spike!!!!” poi scoppiò in una risata fragorosa. Che se la sbrigasse quel pouf del suo Grandsire con la pro-queen. Chiudendo gli occhi e cercando di rubare ancora qualche minuto di riposo, Spike si concentrò sulle voci che sentiva litigare in lontananza.

“ Angel come puoi? E con Spike!!! Non ti ricordi più il modo in cui ti ha torturato l’ultima volta?”

“Cordy, principessa ascolta...”

“Principessa un corno! Sei impazzito tutto d’un tratto? Spike avrà pure il chip, ma se il chip si disattiva.......principessa? E da quando in qua mi chiami principessa? Non sarai di nuovo tutto ‘grrrr’ spero?”

“Cordy, calmati ti prego. Ti posso asicurare che tra Spike e me non c’è niente. Ieri, quando mi sono addormentato, Spike molto probabilmente è sgattaiolato nel mio letto. Tutto qui.”

“Tutto qui! Tutto qui, dice lui! Ma ti sembra normale? E perche poi è ‘sgattaiolato’ nel tuo letto?”

“Vedi Cordy io sono il suo grandsire. Per certi versi sono anche il suo sire. Certo è stata Dru a cambiarlo, però lei non era adatta a fare il Sire, non era capace di insegnare niente a Spike, così mi sono assunto io il dovere di farlo.”

“Già, e che bel lavoro hai fatto! E poi questo che centra con il fatto che lui dormiva nel tuo letto?”

“Ecco il solo modo che avevo di insegnarli era quello di ....ehhmmmm...scambiarci il sangue. Così io che trai due ero il più potente e anziano, avrei avuto la dominanza su Spike e lui fu costretto ad imparare.”

“Il punto sarebbe?”

“Il punto la mia cara Cordelia: “disse Spike che entrò in quel momento nell’ufficio: “è che dopo che Angel mi ‘COSTRINSE’ a bere il suo sangue, aprì una connessione tra noi. Una connessione emotiva che mi metteva in posizione inferiore, una sottomissione, così che il caro paparino qui presente, poteva fare di me quello che voleva.”

“Spike” cercò di placarlo Angel, ma Spike non gli diede retta e continuò: “Tu pensi che quello che gli ho fatto io fosse brutto? Beh cara la mia ragazza, ti devo dire la verità, Tu non hai visto niente. Tu non hai visto ME quando dopo una delle sessioni con il nostro caro Angelus… IO ero ridotto a un cumulo di carne indistinta, e che anche con trasfusioni di sangue umano ci voleva più di una settimana per tornare a essere quello di prima!”

“Spike, mi dispiace. Non intendevo, non ero in me. Tu lo sai, no?”

“Risparmia il tuo maledetto senso di colpa per qualcun altro, peaches! Ma non hai ancora capito, idiota che non sei altro? Io non ti detesto per quello che hai fatto. Quello era normale, fa parte della nostra natura. Io ti odio perche mi hai abbandonato!!!”

Un silenzio rotto solo dal respiro affannoso di Spike avvolse l’ufficio. Cordelia guardò impietrita i due, che rimanevano immobili al centro della stanza. I loro occhi fermi a fissarsi. Poi, dopo quell’attimo che parve un‘eternità, Spike si girò e con passo veloce si allontanò:

“Cristo, ho bisogno di una sigaretta!!! Se il whelp ritorna sono sul tetto.”

Restati soli nella stanza Cordelia si rivolse ad Angel: “Che cosa...”

Pasandosi una mano sul viso e tra i capelli, Angel mormorò in tono sconvolto appena percettibile: “Non ora Delia, non ora. Io..io devo parlare con Will. Devo parlare con lui.”

 

Nelle vicinanze dell’appartamento di Doyle, ore 17.00

 

“ Ora devo andare a prendere una cosa, poi andiamo all’appuntamento con Angel. Cavolo, com’è tardi!! Angel ci darà una bella lavata di capo!”

“Ci? Okay mister ‘solo un bar ancora’… di chi è la colpa se siamo in ritardo?”

“Ehi! Ed io che pensavo che fossimo compagni, companeros, che ci dividesimo tutto!”

“Tutto, tranne prendermi la colpa di qualcosa che non ho fatto!”

“Non preoccupatevi” disse una voce proveniente da un vicolo buio, “quando noi avremo finito con voi non avrete più questo problema.”

“Chi sei?” chiese Doyle, nascondendo Xander dietro di lui.

“Tse, tse Doyle non dirmi che non ti ricordi di me?” così dicendo la figura si spinse in avanti, rivelando un individuo dalla pelle schumosa di colore blu e giallo e con occhi anch’essi gialli e rotondi.

“Tu lo sai perché sono qui, non è vero? Perciò, se non fai scenate inutili e ti arrendi subito, forse e dico forse ti lascerò vivere… dopo aver spezzato ogni singolo osso nel tuo corpo, naturalmente... Allora, come ti sembra l’idea?”

“Tseru, amico, direi che ne possiamo parlare. Sai, come persone civili. Un bel rinvio eh? Che ne dici? Vedrai che ti pagherò” disse indietreggiando e trascinando Xander con lui.

“Scusa Doyle, tu mi sei simpatico? Ma sai come vanno queste cose, no? Devo dare un esempio, così gli altri pagheranno. Niente di personale!

“Niente di personale certo. Xander, corri!”

Si rese conto troppo tardi che, mentre lui parlava con il demone, un suo compagno gli si era avvicinato alle spalle, e adesso gli impediva ogni via di fuga. In un secondo Tseru era addosso a Doyle, mentre il suo compare teneva immobilizzato Xander.

Non c’era tempo per pensare. Doyle era in netto svantaggio e lo sapeva, il demone lo aveva colto di sorpresa ed era riuscito a buttarlo a terra, sedersi sul petto e picchiarlo selvaggiamente. Mentre i pugni arrivavano alla sua faccia, riducendola ad una massa sanguinolenta, il mondo cominciò ad annebbiarsi. Doyle fu in grado di vedere Xander, che, dopo avere buttato a terra il suo carceriere si avvicinava a lui velocissimo, poi più niente, buio assoluto….

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Xander guardava con orrore e un grande senso di impotenza il demone blu picchiare Doyle. Lui avrebbe voluto aiutarlo, ma il secondo demone lo teneva stretto in una morsa d’acciaio, dalla quale non riusciva a liberarsi.

Ora la faccia di Doyle era ricoperta di sangue, ed era chiaro che l’uomo era vicino a perdere conoscenza. ‘Nooooo’ gridò una voce dentro di lui, ‘Non toccare il mio compagno.’

Poi tutto divene rosso. Con una forza soprannaturale diede una gomitata al suo avversario, che perse la presa per qualche secondo. Xander sfruttò al meglio questa situazione, e con un calcio riuscì a metterlo in ginocchio. Senza perdere tempo gli afferrò la testa, e con un colpo deciso e preciso spezzò il suo collo.

Non degnando il demone di ulteriore attenzione, il ragazzo si lanciò in direzione di Doyle che sembrava ormai allo stremo delle forze.

Tseru non capì mai cosa o chi lo avesse colpito. Un attimo prima era saldamente seduto sul petto del mezzosangue, un attimo dopo si ritrovò in terra con un peso sullo stomaco e un oggetto contundente che gli spaccava la faccia. Il sangue gli scendeva copiosamente dalla faccia, e ironicamente il suo ultimo pensiero, prima di chiudere gli occhi per sempre, fu rivolto alla lavanderia a secco della quale si serviva di solito e alle difficoltà che avrebbe incontrato per togliere le macchie di sangue dalla camicia di seta…

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Un dolore acuto, ben peggiore di quello che seguiva una visione, riportò Doyle alla realta. Aprendo gli occhi la prima cosa che vide fu un bidone della spazzatura, la seconda fu la rivelazione che per il pestaggio che aveva subito in fondo non si sentiva così male…. Poi tutto d’un tratto un idea lo colpì: ‘Xander’

Xander era con lui quando quei due energumeni lo avevano attaccato.

Alzandosi in fretta e lasciando scivolare lo sguardo per la via, fu sollevato dal vedere che ‘i cattivi della serata’ erano stati messi k.o. anche se quello spettacolo gli fece gelare il sangue nelle vene.

Xander si era rannicchiato su se stesso, in un angolo del vicolo, e con la faccia e le mani ricoperte di sangue si dondolava lentamente avanti e indietro. Non c’era certo bisogno di uno psichiatra per capire che il ragazzo era in stato di shock. Avvicinandosi e allungando lentamente una mano verso il ragazzo, Doyle imprecò sottovoce quando Xander non riconoscendolo, si allontanò di scatto da lui.

“Xander, sono io Doyle, ti ricordi di me companero? Xander, ti prego!” cercò di richiamare il ragazzo, senza successo. Avvicinando nuovamente la mano, Doyle si rilassò un pochino, visto che Xander questa volta non si tirò indietro. Senza fare muovimenti bruschi, l’uomo abbracciò Xander e lo tenne stretto a se, ripetendo senza fermarsi: “Scusa, scusa, scusa, è tutta colpa mia, tutta colpa mia, scusa, scusa, scusa.........”

 

Tetto Hotel Hiperion 17.05.

 

“Spike”

“....”

“Spike rispondi, dobbiamo parlare.”

“E di cosa, se mi è lecito chiedere?”

“Spike…”

“Senti, quel che è stato e stato va bene? Caso chiuso.”

“Non è quello che mi hai detto prima. Spike, io non pretendo di sapere quello che provi, ma se vuoi parlare io sono qui.”

Spike fece del suo meglio per trattenere la risata che gli scappava, senza successo. Davanti agli occhi increduli di Angel, Spike scoppiò a ridere sguaiatamente. Quando si riebbe abbastanza prese una boccata d’aria, in realtà non necessaria e, guardando verso il suo Sire, sputò: “Parlare? Ma ti ascolti quando parli? Parlare!!! AH! Tu vuoi parlare. Vuoi che lasciamo liberi i nostri sentimenti e poi ci diamo un abbraccio? Va bene, parliamo. Prima di tutto tu non sei il mio sire. Parlare, Il mio sire non avrebbe parlato! Lui avrebbe agito! Alla prima indicazione di insolenza mi avrebbe punito. Mi avrebbe buttato contro una parete e mi avrebbe fatto vedere chi è il capo. Parlare!! Lui non mi parlerebbe, ma mi avrebbe stretto a se mi avrebbe fatto capire che gli appartenevo. Cristo, non siamo mica umani! Noi siamo demoni!!! Demoni!!!

“Will...”

“Non, non azzardarti mai più a chiamarmi cosi!! Angelus. Lui è il solo che ha il diritto a chiamarmi cosi. Non tu, tu non sei altro che un puzzolente umano con la faccia del mio amato sire.”

Spike non fece in tempo a finire la frase quando due mani forti lo presero da dietro e lo sbatterono contro il muro.

“Che vuoi fare Angel? La sua controfigura? Tempo sprecato.”

Un pugno bene assestato gli impedì di continuare:

“Zitto Childe!” giunse un ruggito basso e minaccioso: “Mostra un pò di rispetto per il tuo creatore. Io ti ho dato la vita e io te la posso togliere. Non provocarmi ragazzo.”

“A..angel?”

“Prova di nuovo.”

“Angelus? Sire?”

“Si Childe. E ora dimi chi è il capo qui?” chiese Angel sottolineando ogni parola con un pugno. “Chi <punch> è <punch> il <punch> capo?”

“Sire, tu sei il capo Sire. Tu. Tu.”

“A chi appartieni?”

“A te, solo a te. Sire, ti prego, marchiami, fammi di nuovo tuo. Sire.”

“Sii mio!!” ringhiò Angel mentre affondava i denti profondamente nella gola del suo preferito Childe, rinnovando di nuovo il suo diritto come Sire, e con esso la sua supremazia.

Spike chiuse gli occhi e assaporò lietamente la sensazione dei denti di Angel dentro di se, che lo bramavano, che rinnovavano una promessa lontana fatta quasi un secolo fa. Lasciandosi sfuggire un sospiro, Spike cominciò a fare le fusa come un gatto. Finalmente, finalmente dopo tanto tempo il suo sire era tornato. Finalmente dopo tanto tempo qualcuno che lo amava e che si poteva prender cura di lui. Finalmente dopo anni e anni di solitudine qualcuno che poteva amarlo…

 

 

           

Vampirka79

Parte settima - Chi sono io, chi sei tu?

 

Sedendo nervosamente dietro la sua scrivania Cordelia lanciò l’ennesimo sguardo preoccupato al suo orologio. Ormai erano passati più di venti minuti e i due vampiri non si vedevano ancora.

Ripensando alla scena che poco prima si era svolta davanti ai suoi occhi, Cordelia non fu in grado di scrollarsi di dosso il grande senso di incredulità. Angel e Spike. Sire e Childe. Padre e Figlio. Spike figliol prodigo di Angel. Il preferito. No, aspetta, Spike è il figlio preferito di Angelus non di Angel. Angelus, il bastardo ossessivo che tentò di ucciderli tutti quanti, e che tentò di trascinare il mondo all’inferno. Ma ripensando allo sguardo preoccupato di Angel mentre osservava Spike allontanarsi, Cordelia non potè fare a meno di pensare a quanto potesse essere profondo il rapporto Sire/Childe. E’ possibile che anche con l’anima Angel senta ancora il legame che lo lega al suo Childe? Che l’amore, ritorto ma pur sempre amore, fosse ancora li, sepolto in fondo al suo cuore? Ma se così fosse, che cosa ha provato Angel quando non tanto tempo prima scoprì che doveva uccidere il proprio figlio? Sangue del suo sangue…

Improvvisamente molto preoccupata di quello che poteva succedere sul tetto Cordelia si alzò e si diresse verso la porta, quando un rumore dietro di lei la distrasse. Girandosi di scatto il sangue le si gelò nelle vene, vedendo la scena che le si presentava davanti agli occhi. Dovette fare uno sforzo sovrumano per contenere il grido che le era automaticamente salito per la gola.

Li in piedi davanti a lei c’era Doyle, con la faccia ricoperta di sangue e con Xander svenuto tra le braccia.

“Cordelia, presto prepara il letto per Xander.”

“Ma tu..”

“Non pensare a me io sto bene. Xander è in stato di shock e dobbiamo tenerlo al caldo. Sbrigati!”

Riavutasi dallo spavento iniziale, la ragazza fece un giro su se stessa e si precipitò nella camera di Angel, tirando fuori dall’armadio tutte le coperte che potè trovare.(o.t. che ci fa poi un vampiro senza temperatura corporea con delle coperte non lo capirò mai. Cmq....) Doyle nel frattempo la raggiunse, e posando gentilmente Xander al centro del letto, lo osservava con sguardo preoccupato e colpevole. Xander, non appena libero dall’abbraccio dell’uomo, si strinse in posizione fetale, ancora tremante e con gli occhi sbarrati che fissavano il vuoto.

Cordelia che si era avvicinata al letto per ricoprire Xander, si sentì strappare il cuore fuori dal petto.

“Doyle?” chiese in voce tremante la ragazza.

“Lo so principessa, lo so. Dov’è il capo?”

“Sulla terrazza, sta parlando con Spike.”

“Vallo a chiamare. Avremo bisogno di lui e della sua conoscenza della medicina.”

Cordelia annuì, e con lo sguardo ancora fisso sul suo ex uscì dalla stanza.

Correndo per le scale Cordy non potè fare a meno di ripensare a quello che aveva appena visto. Xander, il suo ex, il clown del gruppo, il ragazzo che pur non avendo nessun potere speciale combatteva fianco a fianco con la cacciatrice, era lì disteso sul letto con gli occhi vacui e un espressione spaurita sul viso, come se avesse visto la morte in faccia.

Ma anche così....non che Xander fosse in pericolo di vita. Allora cosa, si chiese Cordelia era successo per farlo reagire cosi?

Con i pensieri ancora persi nel suo piccolo inferno personale, la ragazza aprì la porta del tetto con troppa forza facendola sbattere rumorosamente, dirigendosi verso le due sagome abbracciate non troppo lontano da lei. La sua bocca si aprì per riferire che cosa era successo, quando le parole le morirono in gola.

Per la seconda volta in quella sera Cordelia si trovava davanti una scena incredibile. Infatti solo quando raggiunse i due notò che Angel e Spike non erano stretti in un vero abbraccio, bensì che Angel aveva bloccato Spike contro il muro, e che con la bocca sulla gola beveva il sangue dell’altro. Ma la cosa che più sorprese Cordelia, fu il fatto che Spike non ne sembrava affatto dispiaciuto, anzi con gli occhi chiusi e la bocca semi aperta pareva quasi estasiato.

Al rumore improvviso della porta che sbatteva i due si bloccarono completamente, per poi girarsi e guardare nella direzione da cui proveniva. Cordelia rimase totalmente paralizzata dalla paura, guardava i vampiri con la occhi sbarrati. Angel, sempre cosi gentile e timido, aveva su la sua faccia da vampiro e con gli occhi gialli osservava Cordelia come se fosse una grossa e succulenta aragosta.

“Angel?” riuscì a far uscire dalla gola secca, guardandolo negli occhi e pregando di avere una risposta positiva.

L’altro la osservò ancora per qualche secondo, poi chiuse gli occhi e facendo uno sforzo titanico ritorno alla sua faccia umana.

“Si Cordelia, che cosa c’è?”

Lasciando uscire il respiro che non sapeva neanche di trattenere, la ragazza si avvicinò ad Angel, e prendendolo per la manica della giacca cominciò a trascinarlo di sotto: “E’ Xander! Sta male, presto!”

Rimasto da solo sulla terrazza, Spike guardò le spalle dei due mentre sparivano al piano di sotto, uno sguardo contento che gli riempiva gli occhi. ‘E cosi, pensò, il suo Sire era ancora lì. Chiuso dietro a delle sbarre, vero, però se provocato nel modo giusto.......’

Mettendo da parte la informazione per un eventuale uso futuro, Spike seguì l’esempio di Angel e Cordelia e lasciò il terrazzo.

 

Entrando nella sua stanza da letto, Angel fu accolto da un’immagine raggelante. Doyle, il quale si era pulito la faccia alla meno peggio, tentava di coprire il più possibile Xander, che anche con la temperatura elevata della stanza e il cumulo di coperte, continuava a tremare come una foglia. Ma la cosa che più colpì Angel furono gli occhi sbarrati del ragazzo, svuotati da qualsiasi emozione, morti. Alla vista di quegli occhi il demone racchiuso dentro Angel si ribellò selvaggiamente, ricordando le mille vittime che con lo medesimo sguardo la guardavano, implorandolo di finire la loro esistenza, di ucciderli. Disgustato dalle emozioni evocate dal suo demone, Angel si chinò sull’umano per poterlo esaminare meglio. Facendo un esame superficiale il vampiro decise che nessun osso era rotto, e che anche se la testa del giovane aveva subito una botta, essa non era sufficiente a mandarlo nello stato catatonico in cui ora si trovava. Alzandosi dal letto il suo sguardo si fermò su quello disperato di Doyle.

“Che cosa è successo?”

“Si rimetterà?”

“Si, presto starà meglio. Il suo corpo non ha subito nessun danno grave. In danno sembra più che altro nella psiche di Xander. Perciò è importante che tu ci dica che cosa è successo.”

“E tutta colpa mia. Stavamo camminando verso il mio appartamento, quando dei demoni ci hanno assalito. Uno di loro mi stava picchiando, mentre l’altro teneva immobilizzato Xander. Io ero debole, stavo perdendo conoscenza, quando ho visto Xander liberarsi dalla stretta, mettere k.o. l’altro e correre nella mia direzione.”

“E poi?”

“Non lo so, ero svenuto…perchè la prima cosa che ricordo è il risveglio nel vicolo, con i due demoni morti, massacrati e Xander in un angolo in stato di shock. Ma davvero starà meglio?”

“Si, Doyle. Vieni di la che ti medico la ferita.”

“Ma Xander...”

“Non ti preoccupare, Cordelia gli terrà compagnia. A questo punto noi non possiamo fare altro che aspettare che si svegli. Su, vieni.”

Vedendo che Doyle non si muoveva, Angel fu praticamente costretto a trascinare l’irlandese nel bagno e chiudere la porta dietro di lui. Dopotutto, quello che aveva da dirgli non era destinato a orecchie estranee.

Una volta soli nella stanza, Angel fece sedere Doyle su una sedia e tirò fuori la valigetta del pronto soccorso. Guardando con occhio critico la ferita, cominciò a pulirla con un antisettico.

“Allora?” chiese Doyle nervosamente.

“Allora cosa?”

“Senti Angel, io ti conosco abbastanza bene da sapere che non mi hai trascinato qui solo perché mi vuoi medicare, allora?”

“Posso sentire l’odore.”

“L’odore di che cosa?”

“Di Xander, maledizione, è tutt’intorno a te. Cristo, Doyle io te lo affidato convinto che tu ti saresti preso cura di lui, tu invece..”

“Io cosa? Mi sono approfittato di lui? Ma fammi il piacere! Xander e adulto e sa prendere da solo le sue decisioni. E guarda che non protestava mica.”

“Tu non capisci. Lui è solo un ragazzo. E appena fuori dalla pubertà, per Dio. E in più è confuso e spaventato da quello che gli sta succedendo. Poi all’improvviso, compari tu, e dopo una bevuta al bar voi due siete tutto d’un tratto inseparabili. Dimmi tu che cosa dovrei pensare...”

“Senti Angel, non è come pensi. Io e Xan… ecco, ci siamo scambiati solo un bacio. Non era niente di serio.”

“Forse non era serio per te. Ma hai pensato a lui?”

“Certo che ho pensato a lui, cosa credi… a dire la verità il mio demone non fa altro che pensare a lui. Ecco, l’ho detto!! Ora sei contento?”

“Il tuo demone? Ma allora...”

“Si vedo che hai capito finalmente. Ora se non hai niente in contrario io vado da lui.”

Aprendo la porta di scatto, attraversò la stanza da letto senza degnare nessuno di uno sguardo per poi distendersi accanto a Xander accarezzandogli teneramente i capelli, e mormorando parole di conforto e di incoraggiamento.

Angel, entrando subito dopo di lui, catturò lo sguardo stupito di Cordelia e le intimò di uscire e lasciare i due soli.

 

Subconscio di Xander

 

La via era buia e deserta. In un angolo della viuzza sedeva un ragazzino con i capelli corvini e gli occhi color nocciola pieni di paura, che osservava la scena davanti a se.

Pochi metri davanti a lui, un uomo con la faccia e la camicia ricoperte di sangue era disteso sul duro asfalto. La sua faccia, anche se sporca, aveva qualcosa di famigliare, di rassicurante. Spaventato, il bambino fece un sforzo e superando con fatica la paura che lo teneva inchiodato sul posto, raggiunse lo sconosciuto e si rannicchiò contro di lui.

Dall’altra parte della stradina si intravedevano due sagome che combattevano. Il bambino si stropicciò gli occhi, sporgendosi in avanti per vedere meglio quello che accadeva, senza riuscirci.

I due rivali rimanevano avvolti dal buio. Il bambino non sapeva spiegarsi come, ma anche così egli riusciva a distinguere perfettamente i colpi veloci e letali che venivano scagliati, quello che gli pareva strano era che indipendentemente dai movimenti che facevano.

Concentrato com’era sulla scena che aveva avanti, il bambino non si rese conto che lo sconosciuto contro il quale si era appoggiato in cerca di supporto aveva aperto gli occhi e lo guardava con interesse.

“Avanti piccino,” gli mormoro l’adulto con voce suadente e con un pesante accento irlandese: “Avvicinati. Va a vedere che cosa succede.”

Lo sguardo spaurito che il bambino gli rivolse strinse il cuore allo sconosciuto, la preghiera celata dietro ai occhi innocenti lo spingeva verso di lui. Gli intimava di prenderlo in braccio, di cullarlo e di far sparire tutto il dolore e la violenza che lo circondavano. Ma lo sconosciuto sapeva. Sapeva che il bambino doveva affrontare quello che era nascosto dietro la cortina buia che avvolgeva tutto. E doveva farlo da solo, o non sarebbe stato in grado di fronteggiare la vita nel futuro, nei suoi lati gioiosi e in quelli scuri: “Coraggio, vedrai che ce la fai.”

Titubante, il ragazzino si alzò in piedi, e con passi indecisi si diresse verso il campo di battaglia.

Avvicinandosi pian piano, i due antagonisti si fecero sempre più distinti, e ora il piccolo poteva benissimo distinguere i loro volti.

Uno degli uomini era di un colore strano tra il verde e il blu, con la faccia dalla forma irregolare e occhi terrificanti. L’altro era umano, tra i venti e i venticinque anni, con capelli neri e gli occhi di un strano colore verde, che sembravano brillare nel buio.

Guardandoli bene il ragazzo vide che l’umano aveva la meglio sul suo avversario. Anche se sapeva di provare paura, il bimbo resto affascinato dal combattente. I suoi movimenti erano eleganti e veloci come quelli di un predatore. Le sue mosse fulminee e mortali. Sentendo qualcuno avvicinarsi alle spalle, il bimbo si girò e con grande sollievo riconobbe il suo amico di prima. Curioso gli chiese: “Perché stanno combattendo?”

“Vedi il ragazzo dai capelli corvini?” Al cenno affermativo del ragazzino, l’altro continuò.

“Il suo nome è Alexander, ma tutti lo chiamano Xander o Xan. Lo sai, Xander è un ragazzo molto coraggioso. Lui combatte sempre per proteggere i suoi amici. La sua famiglia, come gli piace chiamarla.”

“Ma non ha una mamma o un papa?”

“Si, certo che ce li ha, ma devi sapere che non tutte le persone sono fatte per essere dei genitori.”

“Si lo so.”

“Lo sai?”

“Si, nemmeno i miei genitori sono un granchè, cosi mi sono scelto una nuova famiglia. I miei amici Willow e Jesse. Sai, delle persone di cui ti puoi fidare.” Disse il ragazzino con l’espressione troppo adulta per la sua età, e una tristezza profonda che però venne sostituita da infinita dolcezza, quando comincio a parlare dei suoi amici: “Willow e la più intelligente di tutti e anche la più coraggiosa. Sai, non è cosi piangnucolona come altre ragazze. Prendiamo per esempio Crudelia..”

“Crudelia?” chiese l’altro perplesso.

“Beh ecco il suo nome e Cordelia ma noi la chiamiamo così perché é cattiva, e si da sempre delle arie. Comunque dicevo, se butti un verme addosso a Crud...ehmm Cordelia, lei fa tutte queste scene come se fosse arrivata la fine del mondo o roba del genere. Mentre la mia Willow si arrabbia soltanto, e te lo butta indietro. Poi c’è Jesse. Lui e il mio compagno. Noi due passiamo ore a parlare di sport e ragazze. Sai, non è che posso parlare di questo con Willow. Lo so che non è come le altre, ma è sempre una ragazza, capisci che cosa voglio dire?” disse il bambino con la faccia di uno che la sa lunga.

Doyle non potè fare a meno di sorridere a questa dichiarazione del giovane Xander. Così innocente eppure così maturo.

Guardando il suo compagno, il ragazzino parve rendersi conto di avere monopolizzato la conversazione e arrossì fino alla radice dei capelli: “Scusa, mi stavi raccontando la storia di quel ragazzo. Sai non è colpa mia, ma io parlo sempre troppo.”

“Lo so, lo so. Almeno questo non è cambiato.”

“ Huh?”

“Niente, niente. Allora come ti dicevo Xander si butta sempre nella mischia per aiutare i suoi amici. Spesso aiuta anche persone che non conosce.”

“Ma perché lo fa? Non è pericoloso?”

“Si molte volte lo è, però lui non pensa mai a se stesso. Mette sempre gli altri davanti a lui.”

“Allora è un eroe! Come Batman e Robin, come Spiderman, come Superman, come, come...”

“Si è come loro.”

La loro conversazione fu d’improvviso interrotta da un ruggito bestiale che proveniva dal giovane. I due spettatori invisibili guardavano rapiti, mentre il giovane dava un ultimo pugno al suo avversario, prima di spezzargli il collo. L’altro cadde a terra, morto.

Il vincitore guardo con occhi di pietra l’altro per non più di cinque secondi, poi, chiudendo gli occhi, fece uscire dalla gola un ruggito pieno di dolore e paura. Un secondo dopo riaprendoli i suoi occhi non erano più di un colore verde, ma erano nocciola proprio come quelli del bimbo.

Lasciando i suoi nuovi occhi vagare per la via, Xander si accorse di quello che era successo, e sotto shock per quello che aveva fatto, si rifugiò in un angolo, tremando e muovendosi lentamente avanti e indietro.

Il bimbo, che guardava la scena, si spaventò e si rifugiò tra le braccia del suo amico: “Xander sta male! E ferito, lo devo aiutare! Presto!!!”

“No piccino, Xander non è ferito non nel corpo, almeno.”

“Allora che cos’ha?”

“Ha paura.”

“Paura? Ma se ha sconfitto il cattivone della serie… Lui è forte. E’ il migliore.”

“Non questo tipo di paura. Lui ha paura di se stesso. Di quello che ha fatto, di non sapersi controllare.”

“Ha paura di fare male alla sua famiglia come i suoi genitori l’hanno fatto a lui.” concluse tristemente il ragazzo.

“Si.”

“Ma c’è qualcosa che possiamo fare… Noi dobbiamo aiutarlo!”

“Solo tu lo puoi aiutare.”

“E come?”

“Parlagli. Fagli capire che non è come i suoi genitori. Fagli vedere che non c’è niente di male ad essere diversi. Che non per questo è un mostro.”

Dubbioso ma determinato ad aiutare lo sconosciuto, il bimbo si avvicinò alla figura rannicchiata per terra, e timidamente gli toccò il viso.

Come scosso da una corrente elettrica, l’altro spostò il viso e fissò sul ragazzino due occhi impauriti: “Vattene via!” gli gridò disperato, “non vedi che sono un mostro?”

Spaventato dalla brusca reazione il ragazzino fece un passo indietro, solo per poi avanzare più sicuro: “Tu non sei un mostro! Quello che hai fatto era per proteggere la tua famiglia. Tu la dovevi proteggere. E’ il tuo compito!!”

“Ma io potevo evitare di ucciderlo. Potevo solo spaventarlo, invece la bestia ha preso il controllo e io mi vedevo sparire pian piano. Alla fine ero relegato in una gabbia, e tutto quello che potevo fare era guardare me stesso mentre uccidevo di botte quel povero diavolo.”

“E’ proprio per questo che devi accettare la bestia che è dentro di te. La iena può essere una tua potente alleata, Tutto quello che devi fare è accettare che fa parte di te, e cercare di dominarla giorno per giorno. Non dico che sarà facile, ma tu devi farlo!”

“Perché?”

“Chi proteggerà la tua famiglia? Chi si sacrificherà per loro, per tenerli salvi?”

“Io devo proteggere la mia famiglia.”

“Si, questo è lo Xander che conosco!” la voce questa volta venne da dietro di loro, e alzando lo sguardo videro Doyle ormai completamente guarito.

“Doyle?” esclamò felicemente Xander, “che ci fai qui?”

“Sono venuto a prenderti. Si torna a casa.”

“Casa...si a casa.”

Xander si girò per l’ultima volta verso il bimbo e con gli occhi pieni di gratitudine l’abbracciò: “Grazie, grazie mille.”

La risposta dell’altro fu soffocata da una luce bianca che avvolse i loro corpi intrecciati, per unire per sempre la bestia e l’uomo, il buio e la luce, l’innocenza e la consapevolezza. Finalmente in un corpo solo.

 

Hiperion hotel

 

Dopo un sonno lungo e agitato, Xander aprì gli occhi, per vedere il mondo cambiato per sempre. Lui non era più il ragazzo innocente di prima. La vita e le crudeltà che il destino continuava a buttare nella sua direzione lo avevano fatto crescere. Ora il suo cuore conosceva la perfidia e la malvagità che esistono nel mondo, e quando le incontrerà nuovamente non si farà sorprendere e ferire da loro, perché ora lui sa che il mondo è fatto di bene e di male e che l’uno non può esistere senza l’altro. Come lui non esisterebbe più senza la sua metà oscura. Ma non per questo il suo cuore ha dimenticato le cose buone come l’amore, l’amicizia e la lealtà, anzi conoscendo finalmente il loro valore reale se le tiene strette a se più di prima.

Facendo un mugolio soddisfatto per aver finalmente trovato il suo posto nel mondo, Xander si girò su un lato e diede un tenero bacio sulle labbra del suo compagno, attento a non svegliarlo e poi lentamente scivolo nel sonno dei giusti.

 

 

           

Parte ottava - Epilogo

 

Tre settimane dopo

 

Sedendo dietro la sua scrivania, Cordelia guardava con occhi critico il sua lavoro. ‘Non ancora, un po’ più a sinistra, ecco proprio la.’ Alzando la mano e stendendola davanti a se l’ex cheerleader osservò le sue unghie. ‘Perfetto! La mano sinistra è a posto. Ora pensiamo a quella destra.’

Ma prima che si potesse concentrare sul suo difficile compito, il suono di un oggetto di vetro che si rompeva, seguito da un: “Willlll!” la interruppe.

Alzando gli occhi al cielo e pregando che la smettessero in fretta, la ragazza si preparò al confronto che sarebbe senz’altro seguito.

“Ti rendi conto che hai appena rotto un vaso Ming dal valore inestimabile?”

“Oh bugger! E tutta colpa tua, Perché diavolo lo metti in posti cosi precari?”

“Posti precari? Posti precari! Ti faccio vedere io i posti precari. Ad esempio tu che penzoli dal balcone dell’ultimo piano di questo hotel.”

“Non credi di esagerare? Per un pezzo di vetro poi.”

“Willl!” questa volta la voce di Angel assomigliava ad un ruggito, che fu poi come da copione ormai seguito da suoni di mobili che si rompono.

“Sai questa volta non ci vado io dal falegname. Già l’ultima volta mi ha guardato con occhi storti, se ora ritorno dopo una solo settimana quello come minimo chiama qualcuno per controllare.”

Momentaneamente stupita dalla voce inattesa, Cordelia si girò di scatto e scagliando uno sguardo che potrebbe uccidere uomini più deboli di lui, rispose al suo ex-ragazzo: “Cristo Xand, quante volte ti ho detto di non fare cosi. Sei diventato peggio di Angel! Cmq il commerciante guadagna una bella percentuale. Non manderà contro di te nessun protettore dei mobili incazzato.”

“Su questo non ci giurerei.” rispose una voce che proveniva dalla porta: “ho sentito che quelli della Ente Protezione dei Mobili possono essere alquanto spietati. Ciao amore.” Disse poi Doyle avvicinandosi a Xander per posargli un bacio passionale sulle labbra.

Cordelia sbuffò esasperata: “Ewww, perché voi due non vi prendete una stanza. Siete proprio ewwwww.” ma la sua frase dura fu in un qualche modo smorzata dall’espressione bonaria del suo viso.

Facendo una faccia contrita, Doyle strinse Xander ancora piu a se: “Vorrei tanto ma non posso. Devo accompagnare Xand dal rivenditore di mobili. Non voglio certo che un commesso impazzito gli faccia del male.”

“Oh come sei dolce.” Sospirò Xander poi facendosi serio: “Allora ci serve una nuova scrivania, Un vaso per sostituire quello originale...”

“Non dimenticare l’appendiabiti!”

“Giusto.”

KKKRRRRAAAACCCCCCCCCKKKKKKKKKKKKK

“Ops questo suonava sospettosamente come l’armadio che abbiamo comprato la settimana scorsa.”

“Si, hai ragione. Era un armadio massiccio di quercia. Rompendosi avrebbe proprio fatto un rumore pieno e secco come quello.”

“Mamma mia, stiamo proprio diventando bravi a questo gioco!!”

“Si però il punto è mio, sono io che ho detto per primo l’armadio.”

“Ma non è giusto stavo per dirlo io!”

“Seeee, certo, come no.”

Cordelia guardava il battibecco tra i due sempre più confusa. Poi raccogliendo tutto il suo coraggio chiese: “Ehhm ragazzi, quale gioco?”

I due la guardarono con grandi occhi increduli, come se avesse fatto la domanda piu ridicola del mondo: “Ma ‘Indovina che cosa si e rotto’ naturalmente! Non dirmi che non l’hai mai sentito?”

Socchiudendo gli occhi e adocchiando pensosamente il pesante fermacarte sulla scrivania, poi la testa di Doyle chiese pensosamente: “Posso giocare anch’io?”

I due uomini impallidirono notevolmente e camminando all’indietro raggiunsero la porta: “Forse un’altra volta Cordy.”

“Si ora dobbiamo andare a comprare mobili. Viiiaaaaaaa”

Cordelia non fece in tempo a sbattete le ciglia che i due scomparirono nel nulla. ‘Uomini intelligenti.’ penso la ragazza con un sorriso diabolico, in grado di gelare l’inferno.

Sola di nuovo con i suoi pensieri Cordelia ripensò ai fatti avvenuti nelle ultime settimane.

La prima cosa che le venne in mente era la relazione tra Xander e Doyle. Dopo la shockante rivelazione e un breve tempo di negazione, aveva realizzato che il legame tra i due era la cosa migliore che poteva succedere. Il cambiamento era chiaramente evidente in Xander, il quale aveva smesso di nascondersi dietro la facciata da buffone, e ora riusciva a esprimere più seriamente i suoi sentimenti e le sue idee. Per esempio, la sua relazione con Doyle. Il Xander che lei conosceva la avrebbe nascosta, invece il nuovo migliorato modello di Xand, la esprimeva apertamente e senza vergogna. Ma non solo questo. Ripensò a quella volta che Xander contestò per la prima volta un piano di Angel…memorabile. La faccia che aveva fatto Angel… le modifiche che Xabder aveva suggerito…non era cosa facile da scordare.

Doyle, d’altra parte non era cambiato molto, almeno a prima vista. Però Cordelia sapeva che l’irlandese aveva diminuito notevolmente il suo tasso alcolico abituale, e che negli ultimi tempi veniva al lavoro con sempre meno ferite causate dagli allibratori che volevano riscuotere una scommessa persa...

Angel poi passava sempre più tempo con Xander, parlando del reciproco demone interiore e di come dominarlo. Cordelia non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma li c’erano le premesse per un’amicizia profonda.

Poi c’era Spike. E Spike e ........beh Spike. Non molto da cambiare qui.

Soddisfatta dalla sua analisi, e tirando un sospiro di sollievo Cordelia si appoggiò alla nuova sedia. ‘Molto confortevole’

Ma come sappiamo le cose non restano mai come le vorrebbero i nostri amici. E infatti, pochi secondi dopo la porta dell’agenzia si apri e nell’ufficio entrano Willow e Buffy.

Subito allarmata, pensando che qualcosa di brutto fosse successo a Sunnydale, Cordelia si precipitò verso di loro. Ma prima che potesse proferire parola fu fermata dalla domanda infuriata di Buffy: “Che diavolo e questa storia che Xander resta qui?”

La paura e la sorpresa che la bloccavano si trasformarono in furia cieca, e l’assistente di Angel cambiò posto con Cordelia la prom-queen.

“ Vuol dire che resterà qui. Che c’è di così difficile da capire? Oh, aspetta dimenticavo tu sei una bionda naturale.”

“Ha ha, molto divertente. Ma lui non può restare qua. Il suo posto è con noi a Sunnydale.”

“ Si, certo, adesso vi manca, invece quando era lì tutto quello che avete saputo fare era ignorarlo. Ora qui ha degli amici veri e una persona speciale che lo ama!”

“Ah, allora è così! Te lo sei di nuovo girato tra le mani… Che cosa c’è Cordy, ti mancano giocattoli con cui giocare?”

“Adesso basta!!!!” questa volta la voce proveniva da Willow che fino a quel momento era rimasta zitta. “Noi siamo venute qui per vedere se Xander sta bene, e non ce ne andremo finche non avremo parlato con lui!”

In quel momento, come annunciati, entrarono nella stanza Doyle e Xander ridendo per qualche stupida battuta tra di loro le mani intreciate in modo inequovicabile. Appena fuori dalla porta i due si fermarono come paralizzati. Buffy fissava Xander con sguardo accusatore, mentre Willow se ne stava lì con sguardo incredulo.

Ancora una volta fu Buffy a cominciare la conversazione: “Allora è cosi. Tu vuoi restare qui dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, per un amore passeggero? Con un uomo? Beh lasciami dire una cosa caro il mio AleXander. Se e cosi noi non ti vogliamo più!! Andiamo Willow.”

E senza aspettare risposta corse fuori.

Fortunatamente nessuno ci fece caso, tutti gli occhi puntati su Xander e Willow che si fissavano a loro volta con sguardo incerto e un po’ spaventato.

“Wills..”

“Xand...”

La atmosfera di tensione lasciatasi dietro la Slayer si distolse in un attimo, e i due ridevano felici. Stretti l’uno tra le braccia dell’altro.

“Oh Xander quanto tempo...mi sei mancato da morire.”

“Anche tu Wills, anche tu.”

“Allora, disse Willow adocchiando Doyle, è questo l’uomo che ti ha portato via da me?”

“Wills io...”

“Senti tu, continuo Willow imperterrita, Se fai del male a Xan poi dovrai vedertela con me! Mi sono spiegata?”

“Si, signora.”

“E non credere che siano delle minacce a vuoto. Tanto per farti sapere, io conosco degli incantesimi che farebbero impallidire Anyanka. Chiaro?”

“Signosì, signora.”

“Bene.”

“Willow”, disse timidamente Xander, “allora tutto okey tra noi? Voglio dire, io che resto qui e tutto il resto?”

“Beh non posso dire che faccio i salti di gioia, però in fondo L.A. non è così lontana da Sunnydale e poi ci sono i telefoni.”

Guardandosi alle spalle, come se si aspettasse un attacco disse: “Forse è meglio che vada, o Buffy irromperà qui cercando di salvarmi.”

Vedendo lo sguardo preoccupato di Xander aggiunse in fretta: “Vedrai che le passa, sai dopo lo shock iniziale.....sai che ti dico? Ti va una cena tutti insieme? Cosi potremo parlare.”

“Credo che...”

“Okey allora tra tre giorni alle sette va bene? Ci incontreremo qui. Ora devo proprio scappare. Ciao!”

Dopo che l’uragano Willow lasciò la stanza, i rimanenti occupanti restarono in religioso silenzio. Finalmente fu Doyle a ritrovare le parole: “Di sicuro lei e .....”

“Qualcosa di diverso.” Lo aiutò a completare la frase Xander prima che l’intera stanza scoppiò in una fragorosa risata.

 

Quella sera

 

Xander ritirò dal frigo una latina di Coca-cola e si diresse verso il soggiorno arredato con i mobili che sapevano ancora di nuovo. Passando in fronte ad un armadio corredato di vetrina, scorse in essa il suo riflesso. Forse era per colpa di tutto quello che era successo, o forse era tutto vero, fatto sta che per un secondo gli parve di vedere riflesso in quello specchio un ragazzino di circa sette anni con i capelli ricci e lo sguardo innocente, che gli sorrideva con un’espressione buffa.

Fermandosi un momento a memorizzare il volto fanciullesco per l’ultima volta, alzò la sua lattina di coca-cola in un muto saluto, poi, mentre l’immagine spariva lentamente rimpiazzata dalla sua vera faccia, sussurrò: “E meglio cosi, sai il posto in cui sto ora non è adatto a un bambino innocente come te.”

Poi come svegliatosi da un sogno si allontanò in cerca di Doyle.

 

Fine