TENEBRA

AUTRICE:VENOMOUS FAITH

Siamo circa a metà quarta serie. Ho cambiato alcuni avvenimenti della terza: Buffy sa che sua madre ha parlato con Angel per convincerlo ad andarsene e non l'ha perdonata per questo.

Cambierò molti altri avvenimenti prima della fine della ff, ne sono sicura! Altro che delirio di onnipotenza...

Baci

Ven

 

 

 

 

I capitolo – Nell’oscurità

 

Si svegliò di soprassalto. Il fulmine questa volta doveva essere caduto vicino.

Attese, seduta sul letto, nel silenzio della stanza. Disperse la nebbia del sonno. Scese dal letto e si avvicinò alla finestra.

Il monotono ticchettio della pioggia unico rumore udibile nella notte.

Un altro fulmine. Presto sarebbe giunto il tuono. Attimi. Infinitesimi di secondo. La forte esplosione le fece stringere gli occhi.

Strano tempo per Sunnydale. Davvero strano. Natura in ribellione. Come il suo cuore, come la sua anima.

Buffy si sentiva precipitare in quella sorta di diluvio universale che non dava segni di volersi placare. Come la tempesta dentro di lei.

Il cielo piangeva tutte le sue lacrime. Piangeva anche per lei. Lei aveva smesso. Da tempo. Da tanto, troppo tempo. Lacrime esaurite. Occhi prosciugati dall’aridità della sua vita, del suo cuore, della sua anima. Occhi che avevano visto crollare un mondo. Occhi che l’avevano vista sprofondare in un abisso di dolore senza fine. Occhi sempre più cupi, in cui si riflettevano solo dolore e oscurità. E poi solo tenebra divorante. Fino a non sentire più nulla.

Ormai non provava più nulla. Non aveva più lacrime, non aveva più sentimenti, non aveva più niente. Cenere. Solo cenere.

Mesi prima era andata a Los Angeles cercando risposte. Sapendo che non le avrebbe trovate. Ma voleva rivederlo. Non poteva farne a meno. Costretta dalla sua anima disperata, che implorava pace nella notte. Pace che poteva essere solo lui. Angel. Il suo angelo nero.

Aveva mentito agli amici. Aveva mentito a se stessa. Aveva mentito ad Angel.

Ma cosa dirgli? Ti amo così tanto che senza di te non so vivere, non so respirare. Mi manca l’aria da quando te ne sei andato. Lascerei tutto e ti seguirei. Con o senza anima.

Sono io la tua anima.

Per sempre.

Come risuonavano false quelle parole. Per sempre. Non era durata neppure mesi. Cinica, sorrise di se stessa. Come era ingenua. Come era ancora bambina.

Si allontanò dalla finestra e uscì dalla stanza. Troppi ricordi che la soffocavano in quella camera.

Scivolando nella casa immersa nel sonno, si sedette nella cucina buia. Unica luce i fulmini che ad intervalli squarciavano il cielo.

Fra poche ore sua madre si sarebbe svegliata.

Tra poco Buffy avrebbe dovuto riprendere la rappresentazione. La sua vita. Un lungo dramma che ormai lei recitava senza più passione. Atto dopo atto.

La fiamma si era spenta. In una notte, davanti al liceo di Sunnydale, osservando un’ombra che si allontanava nella nebbia.

Fingeva. Fingeva da mesi, da anni forse. Con sua madre, con Riley, con i suoi amici.

Con se stessa.

Non aveva scelto.

Non aveva avuto scelta. Come sempre nella sua vita. Sacrificio. Missione.

Ancora alibi, sempre alibi.

La trama della sua vita ne era intessuta.

Con rabbia si alzò e scansò la sedia.

Sensi di colpa. Impotenza. La sua missione.

Ne era così stanca.

Ninte aveva più importanza. Se mai ne aveva avuta.

Ed ora anche quella sensazione inquietante. Come se le mancasse un pezzo per completare quell’assurdo puzzle. La sua vita. La sua missione. La sua sofferenza.

Come se non riuscisse a ricordare qualcosa di fondamentale, che era lì, appena sotto la superficie.

Ne vedeva in trasparenza i contorni. Sfumati. Confusi.

Era lì, ma non riusciva ad afferrarlo. Indefinibile. Ma essenziale. Vitale.

Sempre più tesa, sempre più nervosa. Doveva ricordare. Doveva solo ricordare.

Le capitava sempre più spesso di bloccarsi, come paralizzata, sul punto di afferrare quel ricordo, per poi sentirlo sfuggire ancora. Bastavano una parola, un gesto. Un respiro.

Tutto sepolto nella sua memoria.

Nulla che la divorava.

Un buco nero che assorbiva tutto per non restituire nulla. Neppure il più piccolo indizio.

Ma doveva ricordare. Era importante. La sua anima, il suo cuore, il suo istinto, glielo gridavano. Impossibile farli tacere. Ci provava. Ogni giorno. Ogni notte. Combattendo. Sfinendosi con le lotte sempre più feroci a cui si costringeva. A volte senza motivo. Stordendosi di violenza.Come se cercasse il pericolo. Lo desiderasse. Per sfogare la rabbia che la dilaniava. Per non pensare. Per dimenticare.

E se poi fosse stato solo dolore?

Forse non avrebbe avuto importanza. Era sempre stato solo dolore. Sempre.

Ritornò in camera. Doveva dormire almeno qualche ora. Sarebbe stata una giornata difficile. Più di quelle precedenti. Meno di quelle che sarebbero seguite. Si stava consumando. Era dimagrita ancora, e presto sua madre se ne sarebbe accorta. Iniziava a non essere più così forte, e presto Giles se ne sarebbe accorto. Ma le importava poco ormai. Non le importava più di nulla ormai. E di nessuno.

L’avevano separata dal suo cuore, dalla sua anima. Avevano vinto loro, Angel se ne era andato. Le avevano chiesto tutto e lei aveva rinunciato a tutto. Non potevano chiederle di vivere. Poteva lasciarsi vivere mesi, anni, per sempre forse. Il suo fisico di Cacciatrice era abbastanza forte. Ma non potevano chiederle di più. Ci aveva provato. Ma era impossibile. Li odiava per questo. Tutti. Senza che loro se ne accorgessero. E questo odio devastante la consumava da dentro. Fuoco che l’ardeva incessantemente. Non dovevano sapere. Non avrebbero mai saputo. Ma l’avevano persa. L’avevano condannata ad una vita senza amore. Solitudine che la sommergeva in ogni attimo. Che la rendeva un’implacabile macchina da guerra. Senza emozioni. Senza sentimenti. Glieli avevano portati via. Consumati da rancore inestinguibile. Per sempre.

Non capivano. Non avrebbero mai capito. Non sapevano neppure di averla persa.

Se ne sarebbe andata senza rimpianti ormai. Lontano da tutti loro. Ma non importava più. Niente importava più. Nulla aveva più senso. Troppo faticoso perfino abbandonare la sua missione. Odiarli. Disprezzarli. Soffrire. Amare. Troppo faticoso.

Automa senz’anima, avrebbe fatto il suo dovere. Non potevano chiederle altro.

Non aveva più obblighi nei loro confronti.

Non avevano più diritti su di lei.

Avevano sparso cenere sul suo cuore. Ipocriti. Il vampiro avrebbe anche potuto salvare le loro vite mille volte ancora, ma non avrebbe mai dovuto toccare con un solo dito la pura Cacciatrice. Le menti ristrette dal loro bigottismo morale, l’avevano costretto ad andarsene. Lo sapeva Buffy. L’aveva sempre saputo. Bel discorsetto quello di sua madre ad Angel. Non aveva avuto bisogno di ascoltarlo fino alla fine, nascosta, le erano bastate le prime parole. L’aveva odiata. Ora non riusciva più nemmeno a sentire disprezzo per quella donna. Diceva di volerla proteggere. In realtà voleva solo proteggere se stessa da ciò che non capiva, ciò di cui voleva continuare ad ignorare l’esistenza. Tutte le infinite sfumature di grigio che non riusciva ad accettare in Buffy. O bianco o nero. E la sua adorata bambina doveva essere immacolata. Le aveva spezzato il cuore. L’aveva uccisa.

L’assaliva la nausea ogni volta che ci pensava. Conati che le spaccavano lo stomaco.

Ma la scelta alla fine era stata solo di Angel. Lo sapeva. Anche lui si era arreso a loro. Si era lasciato fuorviare dalle loro pretese di onniscienza. Insicuro di se stesso e del loro amore. E di lei. Soprattutto di lei. Codardo. Vigliacco. Incapace perfino di dirle addio. Chi aveva amato così disperatamente? Era stato reale o l’immagine sfuocata di un sogno lontano?

Aveva odiato anche lui nella furia distruttiva che solo ora si placava. A che prezzo? Non sentiva più nulla.

E poi aveva osato controllarla, osservarla di nascosta. Accecata dalla rabbia si era precipitata a Los Angeles. Avrebbe voluto incenerirlo. Avrebbe voluto amarlo. Aveva solo potuto dirgli di starle lontano. Mentendo. Desiderando disperatamente che la stringesse, che la baciasse, che non la lasciasse uscire da quell’ufficio. Sogni. Chimere. Debolezze che voleva spazzare via. Amore e odio ormai inscindibili.

Ancora quella strana sensazione. Non le dava tregua.

Ricordare.

Afferrare un frammento della sua vita che inspiegabilmente si era perso. Come tanti altri.

Eppure questo sembrava così essenziale.

Trascorse molto tempo prima che riuscisse a riprendere sonno. Fissando la stanza avvolta nell’oscurità, ogni oggetto animato dai ricordi. Cullata dalla monotonia della pioggia, si ritrovò in un mondo onirico di desideri inespressi e speranze deluse.

Un sonno agitato, che concesse poco al riposo.

 

 

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Ven

(Login VenomousFaith)   

II capitolo - Senz'anima

            December 11 2002, 3:21 PM

 

Mi sono resa conto che fare le disclamer non è proprio il mio forte. Non sono stata chiara e mi scuso per questo.

Tento di rimediare con più impegno.

 

Disclamer: i personaggi descritti appartengono a Joss Whedon, alla WB e alla ME, l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro.

 

Note dell’autrice: Ho modificato gli eventi della terza serie: Buffy ha ascoltato di nascosto sua madre chiedere ad Angel di andarsene per il suo bene. Non lo ha mai detto a nessuno, ma questo, unito alla perdita di Angel per due volte, l’ha indurita e allontanata definitivamente da famiglia e amici. La mia Buffy è molto arrabbiata con il mondo, mondo che ormai odia. Diciamo che è in una fase assolutamente autodistruttiva. E’ cinica. Spietata.

La ff inizia qualche mese dopo IWRY, durante la quarta serie di BTVS. Ho ignorato però tutte le puntate di BTVS dopo questa, adattando la storia ai miei scopi! Per quanto riguarda ATS, credo che rimarrò sostanzialmente fedele alla story-line. Ma con me non si può mai dire… :p

Ah… Willow e Tara si sono già conosciute e stanno insieme. I loro poteri sono ormai “maturi”.

Riley è partito per non si sa quale missione… fortunatamente!

 

 

Rating: Au, per quanto detto sopra. Romance, Angst… ce n’è per tutti i gusti!

Direi poi che è un PG-13, per stare tranquilli… più che altro per le atmosfere cupe.

 

Spoiler: Qualcosa per la prima stagione di ATS… forse…

 

Pairing: Angel/Buffy e poi non lo so…

 

Feedback: Commenti positivi e negativi sempre graditissimi!! Anzi, li pretendo!! v.faith@libero.it

 

Distribuzione: Se qualche folle webmaster la volesse sul suo sito, è sufficiente chiedermelo!

 

 

II capitolo – Senz’anima

 

Un’altra notte era passata. La luce grigiastra che filtrava dalle tende tirate le feriva gli occhi. Le annunciava un’altra giornata di pioggia. Così inconsueto per Sunnydale. Quasi inquietante. La riportava crudelmente alla realtà. Solitudine. Abbandono. Disperazione. Rabbia. Incontrollabili.

Non voleva svegliarsi. Non voleva ancora abbandonare quello stato di assoluta assenza. Assenza di emozioni. Di sentimenti. Di doveri. Di bisogni.

Non avrebbe voluto provare più nulla. Ovvio. Banale. Ogni mattina rincorreva l’illusione di potersi completamente estraniare dal loro mondo. Il loro. Non era più il suo. Lei se ne era andata molto tempo prima. Non se ne erano neppure accorti.

Con fatica Buffy scostò le coperte e scese dal letto. La casa era immersa nel silenzio: Joyce doveva essere alla Galleria d’arte. Joyce. Non mamma. Anche questo legame spezzato. Come tutti gli altri.

Meccanicamente scese a fare colazione. Ma quella mattina almeno non avrebbe dovuto fingere di mangiare. Era finito un atto della rappresentazione e aveva una tregua prima che iniziasse l’altro.

Si vestì con cura. Come sempre. Un rapido sguardo allo specchio le confermò che le notti trascorse al Bronze non avevano appannato la sua bellezza. I leggeri cerchi scuri intorno agli occhi le conferivano un aria vissuta che aumentava il suo fascino. Misteriosa. I lineamenti sempre più affilati risaltavano nel pallore del volto. Era diversa. Si sentiva diversa.

 

Camminava senza fretta, distante da tutto ciò che la circondava. La sua mente vagava senza meta, senza soffermarsi su nulla: aveva imparato che era troppo doloroso pensare. Troppo. Escluse ad uno ad uno i pensieri.

Davanti alla casa della Strega ebbe un attimo di esitazione. Non aveva nessuna voglia di affrontarla. Di rispondere alle solite vuote domande. Nessuno ne voleva conoscere le vere risposte.

Ma era importante trovare risposte. E solo Willow poteva. Per quello era lì. La cara vecchia Willow. La sua migliore amica. Come era lontano tutto questo.

“Buffy, non ti aspettavo.” Sembrava perfino felice di vederla. Ma un fondo di inquietudine serpeggiava nei suoi occhi.

Non sapevi come prenderla Buffy in quei giorni. Ti sembrava sempre di camminare sulle uova quando eri con lei. Fragile. Esplosiva. Pericolosa.

“Posso entrare?”

“Certo, accomodati.” Si fece da parte con un sorriso e seguì la Cacciatrice nel soggiorno.

“Tara non c’è?”

“No, doveva rimanere al Campus. Tornerà stasera.”

Buffy accolse la risposta in silenzio, continuando a fissare la Strega. Mettendola a disagio con quello sguardo vuoto, incapace di comunicare emozioni. Spento.

“Posso offrirti qualcosa?” Formale. Nervosa.

“Risposte.”

Willow le rivolse uno sguardo stupito.

“Non sapevo che ci fossero problemi con la missione. Mi ero illusa fosse un periodo piuttosto tranquillo…”

Non la lasciò terminare.

“No, Willow. Non c’entra niente la missione. Proprio niente.” Il tono sarcastico di Buffy la fece sussultare. La rabbia repressa nella sua voce la ferì. Così come la ferì la voragine incolmabile tra di loro. Se ne era andata? Senza che lei se ne accorgesse? Possibile?

“Per una volta si tratta solo della mia vita. So che non è molto importante per voi, ma è pur sempre la mia vita.” Buffy passeggiava nervosamente per la stanza. Tesa.

“Come puoi dire che per noi non conta? Lo sai che…” Willow la fissava stupita. Quasi offesa.

“Cosa dovrei sapere, Willow? Spiegami. Che mi amate? Che ci tenete a me? Lo so, Willow. Ogni singola vostra azione me l’ha dimostrato.” Il tono smentiva le parole.

“Buffy, non capisco. Stai bene? Cosa succede? Sei così strana.” Sembrava davvero preoccupata. Forse aveva esagerato questa volta. Doveva rimediare.

Buffy scoppiò a ridere. Strideva la sua risata, ma la Strega non se ne accorse. Non volle accorgersene.

“Niente. Willow. Niente. Sono solo stanca. Scherzavo. Scusami.” Chiuse gli occhi e li riaprì. Nascose l’odio divorante che provava. Il disgusto verso se stessa e la strega. Per qualche istante tornò la solita Buffy. La ragazzina viziata e fiduciosa su cui tutti contavano. Caricandola di immense responsabilità Tanto lei era forte. Tanto lei era la Cacciatrice.

Non doveva insospettire Willow. Era pur sempre stata la sua migliore amica. La conosceva bene un tempo. Se avesse capito che qualcosa non andava, non l’avrebbe mai aiutata. Ne avrebbe parlato con Giles. Avrebbero voluto salvarla.

“Avrei bisogno di un incantesimo per la memoria. C’è qualcosa che devo assolutamente ricordare. Assolutamente. E continua a sfuggirmi.

Puoi farlo?” Ecco la Buffy di un tempo.

“Penso di sì. Ma cosa riguarda questo ricordo?”

Sempre la solita vecchia Will. Curiosa. Assetata di conoscenza.

“Se lo sapessi non ti chiederei l’incantesimo…”

“Hai ragione. Scusa.

Ne parlerò con Tara appena arriva. Ti farò sapere qualcosa già domani. Non preoccuparti, in qualche modo risolveremo.”

Buffy ricambiò il sorriso della Strega, fingendo affetto e riconoscenza. Da quanto tempo non provava più questi sentimenti? Da quanto tempo non provava più nulla?

“Grazie, Will. Sei sempre un’amica preziosa.” La strega non colse il sarcasmo. Buffy avrebbe continuato per sempre a fare la brava bambina. Ne erano convinti. Joyce. Le Streghe. L’Osservatore. Li avrebbe sconvolti troppo sapere che la ragazzina era cresciuta. Cresciuta in un modo che a loro non sarebbe piaciuto. Che non avrebbero approvato. Tutto in pochi mesi.

“Ora è meglio che vada.”

“Non ti va di restare a chiacchierare? È troppo tempo che non parliamo. Xander mi ha detto che ti ha visto al Bronze. Non sembravi stare molto bene. Era preoccupato. Poi ultimamente sei così lontana… Non vieni neppure al Campus. Poi da quando Riley è partito…”

La interruppe. “Sai, Will, mi manca così tanto. E poi gli avvenimenti degli ultimi mesi… Tutto così difficile.” Recitava come sempre alla perfezione. Senza una sbavatura. Un cedimento. Rassicurante. “Mi dispiace. Non me la sento di frequentare anche l’università. Ho bisogno di tempo. Xander, poi, esagera sempre, lo sai. Cercavo solo di distrarmi.” Le avrebbero assegnato l’Oscar?

“Ora devo andare, ma ti prometto che ci vedremo prestissimo.”

Sorrise alla strega. Willow non notò i suoi occhi di ghiaccio.

 

Era stato fin troppo facile. Da troppo tempo non la guardavano più per come era veramente. Vedevano riflessa in lei l’immagine che si erano creati. Aveva cercato di adattarvisi per anni. Violenza inaudita che l’avrebbe segnata per sempre.

Un tempo aveva cercato di ribellarsi. Aveva lottato per affermarsi come persona. Come Buffy. Ma era solo La Cacciatrice. Per loro era solo quello.

Ormai non importava più.

Doveva andare al Magic Shop. L’Osservatore l’aspettava per il solito allenamento.

Non ne aveva voglia. Nessuna voglia.

Che stesse pure ad aspettarla. Si sarebbe inventata qualcosa. Mentire ormai era la sua specialità. Le riusciva così bene. Senza fatica. E le risolveva tanti problemi. Tanti.

Si sarebbe dedicata allo shopping. Un padre che l’aveva praticamente abbandonata poteva permettersi di ricevere un bel conto salato sulla sua carta di credito.

Non le avrebbe dato alcuna soddisfazione. Ma almeno le avrebbe impedito di pensare.

E poi voleva qualcosa da indossare al Bronze. Aveva voglia di divertirsi.

Ricordò l’ultima volta che si era divertita. Doveva stare attenta. Xander l’aveva vista bere troppo e poi allontanarsi con quel ragazzo. Non ne ricordava neppure il nome. La sua maschera da brava bambina aveva rischiato di andare in frantumi. Doveva stare attenta. Non aveva voglia di trascorrere un altro pomeriggio a rassicurare quel tonto. Non lo sopportava e non tollerava le ingerenze nella sua vita. Buffy sapeva quale era la verità: Xander era geloso. Follemente geloso di lei. Solo questo. Se si fosse divertita con lui si sarebbe scandalizzato tanto? Nutriva forti dubbi in proposito.

Ma aveva di meglio da fare.

Cinica, rise di lui e di se stessa. Divertirsi. Bell’eufemismo. Voleva solo smettere di pensare per qualche ora. La Caccia non le bastava più. Iniziava a trascurarla. La presenza della gang la costringeva ancora a recitare. Intollerabile. Allora cosa di meglio che alcol e sesso per mettere a tacere le voci che urlavano dentro di lei? Dopo crollava sul letto in un sonno senza sogni. E soprattutto senza incubi.

Chi aveva detto che il sesso senza amore era squallido? Niente di più falso. Aveva scoperto che così si sentiva viva. Desiderata. Poteva fingere che i problemi fossero lontani. Poteva sfuggire al suo dolore. Mettere a tacere le voci.

Dopo la Caccia, si rifugiava al Bronze. Si nascondeva nel buoi rassicurante del locale. Sentiva la musica vibrare dentro di lei. Lasciava che le tenebre la circondassero. La avvolgessero. Se ne inebriava.Per qualche ora calava la maschera. Perversione e degradazione. Ma almeno era lei, era Buffy. Non la pura Cacciatrice, senza macchia e senza paura.

A volte avrebbe voluto che i suoi cosiddetti amici scoprissero la sua seconda vita. Quasi lo sperava. Avrebbe voluto vedere le loro espressioni nel vederla flirtare ogni sera con un ragazzo diverso, dopo aver bevuto fino a stordirsi.Non pensare. Ecco quello che le serviva. Non pensare. Non un gruppo di amici che le distruggeva la vita dicendole che era per il suo bene.

Ma era meglio non pensare neppure a questo. Faceva sempre troppo male.

Decise che spendere era proprio quello che le ci voleva.

E quella sera sarebbe stata ancora più autodistruttiva del solito. Non aveva nulla da perdere. Nulla. Nessun grande amore. Nessuna amicizia eterna. Nessuna famiglia. Neppure se stessa. Aveva già perso tutto.

 

 

 

 

 

 

           

Ven

(Login VenomousFaith)   

III capitolo - Passioni

            December 17 2002, 2:22 PM

 

Nota dell'autrice: Contiene una "notte" Xander/Buffy... così mi è venuta, non so neppure da dove!

 

Rating: PG-14 per le scene di sesso (molto blande)

 

III capitolo - Passioni

 

La vide entrare nel locale. Bellissima. Un top nero le lasciava completamente scoperta la schiena. Sensuale. Ancheggiante nella stretta gonna. Ipnotica. Ondeggiante sugli altissimi sandali di raso. La vide dirigersi verso il bancone del locale.

Quello sguardo di ghiaccio seguì, inosservato, ogni suo movimento. Paura e desiderio.

Terrorizzato da lei. Affascinato da lei.

 

Buffy si avvicinò al bancone e ordino da bere. Gesti meccanici che ripeteva ogni sera. Lasciò vagare lo sguardo alla ricerca della prossima vittima. Non era difficile. Erano attirarti da lei inesorabilmente. Dalla sua aria misteriosa. Dall’ansia di annientamento che non riuscivano a distinguere chiaramente, ma che percepivano aleggiare. Incredibilmente pericolosa.

Continuò a bere. L’alcol riusciva a rilassarla. Annullava le sue inibizioni. Addormentava una coscienza che diventava ogni giorno più scomoda. E inutile. Assolutamente inutile.

Decise che era ora di iniziare i giochi. Si portò lentamente al centro della pista. Iniziò a ondeggiare al ritmo della musica, tutti gli occhi immediatamente puntati su di lei.

La inebriava essere al centro dell’attenzione. Oggetto del desiderio. Protagonista dei sogni erotici di ogni maschio che la osservava. Si lasciò divorare da quegli sguardi che frugavano ogni parte del suo corpo. Carezze proibite che la sua pelle bramava. La eccitò il desiderio che sentiva avvolgerla.

Si senti afferrare per la vita. Chiuse gli occhi e continuò a muoversi seguendo il ritmo della musica, sempre più vicina al ragazzo. Con movimenti sinuosi aderì perfettamente al suo corpo, movendo iol suo bacino contro quello del ragazzo. Sentiva il suo respiro caldo sul collo farsi sempre più affrettato, la voce arrochita di lui che le chiedeva il suo nome.

“Non è così importante.” Gli rispose in un sussurro. Si voltò continuando a ballare. Lo sguardo freddo e duro di quegli occhi di giada si fissò sul ragazzo castano. Non era male, nel complesso poteva andare.

Si strinse ancora di più a lui, annullando ogni distanza. Unica barriera i vestiti. Avvicinò il viso a quello di lui, intrecciando il proprio respiro al suo. Gli fece scivolare le mani dietro la nuca, affondando tra i suoi capelli. Senti le mani del ragazzo scivolare sulla sua schiena nuda, sempre più in basso.

Stavano dando spettacolo. Questo rendeva tutto ancora più eccitante.

Aveva vinto. Anche questa volta. Diventava ogni giorno più facile.

Intensi brividi cominciarono a correrle lungo la colonna vertebrale. Si avvicinò ancora, accarezzandogli il collo con le morbide labbra, risalendo verso la bocca del ragazzo. Con la lingua ne percorse i contorni, ritraendosi e riavvicinandosi. Provocandolo. Esasperandolo.

Il ragazzo la baciò. Un bacio violento. Divorante. Insaziabile. La lasciò senza fiato. Bruciava la passione che sentiva crescere in lui. La eccitava il potere che sapeva di esercitare su di lui.

Voleva di più. Molto di più.

“Andiamo via di qui.” Senza aspettare la risposta, lo trascinò verso l’uscita.

Il ragazzo non attese neppure di arrivare alla macchina. Non poté. Giunto nel vicolo, spinse la schiena di Buffy contro il muro sudicio, le mani esperte di lei che viaggiavano sul suo corpo, lasciando scie di fuoco al loro passaggio. Iniziò a sollevarle la gonna, eccitandola con brevi carezze sulla pelle nuda delle cosce. Abbassò le spalline del top, scivolando con la bocca sulle spalle e sul seno della donna. Incurante di chi potesse vederli. Completamente perso nel calore di quella pelle contro la sua. Ubriaco dei baci della sconosciuta dea di ghiaccio e di fuoco.

 

“Buffy.”

L’indignazione in quella voce si fece strada nella mente annebbiata di Buffy. Sapeva a chi apparteneva quella voce. All’ultima persona che avrebbe voluto incontrare in quel momento.

“Che stai facendo?”

Come se non fosse sufficientemente chiaro.

Frustrata spinse il ragazzo lontano da sé. Con un sospiro, tra la rabbia e la rassegnazione, riabbassò la gonna e sistemò le spalline del top. Quando avrebbero smesso di proteggerla? Non sarebbe mai stato troppo presto.

“Cosa vuoi, Xander?”. Sapeva bene cosa avrebbe voluto lei in quell’istante: ucciderlo. Liberarsene per sempre.

“Si può sapere che stai facendo? Io non ti capisco più, Buffy. Ma ti rendi conto che ti sei fatta trascinare in un vicolo buio da un perfetto sconosciuto? Per farti sbattere contro un muro? Ti comporti da…”

“Non osare.” Il tono pericolosamente freddo della sua voce lo zittì all’istante.

Buffy con la coda dell’occhio vide il ragazzo castano allontanarsi dal vicolo, scomparendo il più in fretta possibile. Peccato. Per quella sera aveva finito di divertirsi. E in più doveva rassicurare quel tonto, convincendolo che tutto andava bene. Difficile, dopo la scena a cui aveva assistito. Si trovava già dentro al locale? Con tutte le sue forze Buffy sperò che fosse appena arrivato. Altrimenti ci sarebbero volute ore di lunghe e noiose e inutili prediche, che lei non aveva alcuna intenzione di subire. Era stanca di tutto questo.

Ma forse c’era un altro modo…

Si avvicinò a Xander. Sollevo su di lui i grandi occhi lucidi.

Bene, riusciva ancora a piangere a comando.

Ebbe effetto immediato.

“Buffy, non so che ti abbia preso. Sono preoccupato. Molto preoccupato per te.” Già il tono della voce era cambiato. L’indignazione lasciava il posto alla preoccupazione, all’amorevole ansia per le sue condizioni.

E non riusciva a nascondere la gelosia che lo divorava. Né il suo sguardo che vagava bramoso sul corpo della Cacciatrice.

Buffy lo sapeva. Lo sapeva bene.

Una lacrima cominciò a scorrere sulla guancia della Cacciatrice.

“Io non lo so, Xander. So solo che non ce la faccio più. Sono così stanca. E mi sento così sola.”

Si strinse il volto tra le mani. E attese.

“Ma hai noi, i tuoi amici…. Sai che faremmo qualunque cosa per te…” La voce imbarazzata di Xander e l’improvvise tenerezza che la colorì le fecero capire che il giochetto iniziava a funzionare.

Fra poco avrebbe vinto lei. Ancora una volta. La serata presentava inaspettati sviluppi. Poteva diventare interessante. Molto interessante.

Si voltò, le spalle scosse da strazianti singhiozzi.

Xander le mise una mano sulla spalla, tentando di consolarla.

“Su, vieni. Ti accompagno a casa. Vedrai, andrà tutto bene. Affronteremo tutto insieme.”

A quelle parole Buffy si senti cogliere da una forte nausea. Non riuscì a reprimere una smorfia di disgusto. Xander la interpretò come ennesimo sfogo della sua insopportabile sofferenza.

Confuso da tutto ciò che aveva visto, non disse nulla, non trovò parole adatte. Aveva sempre avuto un certo timore della Cacciatrice e delle sue reazioni. Un tempo non solo timore…

Distolse la mente da quei pensieri, ma non riuscì ad impedirsi di notare quanto fosse sexy. La sottile stoffa del top non nascondeva proprio nulla… come sarebbe stato stringerla a sé?

Percorsero il tragitto in un silenzio teso e imbarazzato.

Finalmente giunsero davanti alla porta di casa.

“Buffy, ora va’ a dormire. Ti farà bene. Ne parliamo domani, quando ti sarai calmata. Al Magic Shop…” Era forse pazzo? Parlarne al Magic Shop? Doveva fare qualcosa. Doveva impedirlo.

Mentre parlava, Xander l’aveva abbracciata con fare confortante. Amichevole.

Scattò la trappola.

Buffy ricambiò il suo abbraccio, stringendosi a lui. Sentì il ragazzo irrigidirsi, e tentare di allontanarsi. Ma fu solo un attimo. Il corpo caldo e tremante contro il suo annullarono ogni difesa. Il respiro affannato della ragazza sul suo collo lo fece trasalire con violenza. Quanto aveva sognato di stringere quel corpo. Ossessionato da lei da anni, dalla prima volta in cui l’aveva vista.

La sottile stoffa del top gli permetteva di sentire le sue morbide curve contro di sé. Il corpo cedevole aderente al suo gli annebbiava la mente.

“Xander, mi dispiace così tanto. Non so più che fare. Vorrei solo non sentire più tutta questa sofferenza. Aiutami, ti prego. Ho paura.”

Il ragazzo era perduto.

Buffy cercò la sua bocca e prese a baciarlo. Un bacio troppo a lungo atteso che diveniva ogni istante più profondo. Più intimo. Sempre più esigente. Non poté opporre alcuna resistenza. Buffy senti le mani fameliche del ragazzo scostarle il top, cercando la pelle nuda di lei.

“Non qui. Entra. Mia madre rimarrà fuori tutto il week-end.”

Buffy sapeva che per far tacere il ragazzo doveva legarlo a sé. I vincoli di amicizia non sarebbero bastati. Doveva dargli ciò a cui lui anelava da anni. Sapeva che quello era il prezzo da pagare per poter continuare la sua vita. Senza le interferenze dei suoi cosiddetti amici. Ed era disposta a pagarlo. Poteva anche darsi che fosse divertente… e lei era già eccitata dall’incontro al Bronze, così bruscamente interrotto.

Non salirono le scale. Iniziarono a spogliarsi all’ingresso e finirono sul divano.

“Buffy, forse noi non dovremmo…” Un sussulto del bravo ragazzo che era in lui. Con le mani di Buffy che lo accarezzavano spudorate, sapienti, la frase terminò in un gemito di incontrollabile piacere.

Cercò la bocca di Buffy, intrecciando la lingua con la sua, in una danza sensuale e ardente che lo sconvolse. Facendogli perdere il controllo.

Non ci furono ulteriori preliminari. Entrò in lei brutalmente, strappandole un grido.

 

Spostando delicatamente il braccio che possessivamente le stringeva la vita, Buffy si alzò dal letto. Difficile ricordare a che punto della serate fossero finalmente arrivati nella sua camera.

Osservò Xander disteso sul letto per lunghi istanti. Disprezzo misto a sorpresa. Doveva ammettere che il buon vecchio Xander aveva qualche dote nascosta. Doveva proprio ammetterlo. Sarebbe stato divertente averlo a disposizione quando ne avesse avuto voglia. Comodo. E soprattutto il ragazzo non avrebbe osato aprire bocca dopo ciò che era successo tra di loro. Perché ne avrebbe voluto ancora. Non avrebbe potuto farne a meno. Ingenuo. Credeva forse di aver realizzato un sogno? Glielo avrebbe lasciato credere. Fino a che ne avesse avuto bisogno.

Entrò nel bagno adiacente e accese la luce. Si sentiva anchilosata. Aveva bisogno di una lunga doccia calda. La testa le pulsava terribilmente.

Lo specchio le rimandò un’immagine sfatta, che con fatica riconobbe come la propria. Come aveva potuto ridursi così? Se solo… Distolse lo sguardo. Inutile rimpiangere ciò che non avrebbe mai potuto essere.

Quella notte aveva perso un’altra parte di se stessa.

Lentamente un sorriso di trionfo si fece strada sul suo viso.

 

Dall’altra parte della strada il vampiro fissò con avidità la luce che improvvisamente aveva rischiarato la finestra. Aveva seguito tutta la scena, dal Bronze a casa della Cacciatrice. Dapprima incredulo, poi sorprendentemente compiaciuto.

La cacciatrice non aveva più regole. Nessuna morale. Nessuna remora. Nessuna inibizione.

Presto sarebbe stata sua. Lo sapeva. Lo sentiva.

 

Continua...

 

 

   

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IV capitolo - Nessun ricordo

            December 29 2002, 11:34 PM

 

IV capitolo – Nessun ricordo

 

La stanza inondata di sole sembrava territorio di battaglia per i vestiti sparsi ovunque. Il letto sfatto ricordava ancora il peso dei corpi che vi avevano soggiornato. Il profumo del ragazzo permeava l’aria.

Era uscito prima dell’alba. Furtivamente. Come sempre.

Buffy uscì nuda dal bagno. Per qualche istante osservò il corpo perfetto riflesso nello specchio.

Bene. I segni dei graffi e dei morsi sulla schiena non si sarebbero visti sotto la maglietta scollata. Avrebbe dovuto dire a Xander di stare più attento la volta successiva. Non poteva rischiare che sua madre si accorgesse che la brava bambina in realtà era una ragazzaccia cattiva.

Un sorriso cinico le incurvò le labbra. Sua madre non si sarebbe comunque accorta di nulla. Non avrebbe voluto vedere nulla. Si fermava quasi sempre a dormire nell’appartamentino sopra la galleria d’arte. Diceva che così era più comodo.

Di certo era più comodo per lei, per Buffy. Poteva portarsi a casa chi voleva e quando voleva.

Anche se ultimamente era stato Xander il più assiduo visitatore di quella casa e… di quella camera.

Iniziava a stancarla. Aveva bisogno di nuove sensazioni. Xander poteva essere divertente… per un po’. Ma era ora di cambiare.

Sarebbe stato zitto. Lo sapeva. Avrebbe sperato di poterne avere ancora. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza il suo cucciolo famelico. E sarebbe stato zitto.

Quella sera gli avrebbe detto di non venire. E sarebbe andata al Bronze. E poi…

Si riscosse da quei pensieri e si vestì davanti allo specchio. Tara e Willow la aspettavano per l’incantesimo di memoria.

Finalmente avrebbe ricordato, avrebbe afferrato quel frammento della sua vita che continuava a sfuggirle. Nonostante non fosse completamente sicura di voler sapere.

Inquieta, si avvio verso la casa delle streghe.

 

“Ciao, Buffy. Entra pure.”

Tara le fece strada verso il salotto, dove Willow aveva allestito la scena per l’incantesimo.

Dal braciere sul pavimento si sprigionava un fumo denso e pesante che stordiva. Willow recitava formule incomprensibili gettandovi continuamente nuove erbe.

Tara la fece accomodare sul divano.

“Sei sicura di volerci provare? A volte è meglio non forzare la nostra memoria…”

“Sono pronta.” La interruppe Buffy.

“Va bene. Sdraiati e cerca di rilassarti. Chiudi gli occhi. L’incantesimo ti trasporterà tra i tuoi ricordi, quelli noti e quelli che non riesci a riafferrare. La tua anima anela ad uno solo tra questi, essa ti condurrà a quello giusto.” Buffy sentì le mani della strega correre sul suo corpo abbandonato. Ogni centimetro della sua pelle si rilassò sotto quel tocco gentile. Sentì calore trasmettersi da Tara a lei. Lentamente perse ogni contatto con la realtà, piombando in un sonno profondo, cullata dalle litanie recitate da Willow, intontita dal fumo del braciere.

Si senti trasportare lontano. Sempre più lontano.

 

Improvvisamente avvertì freddo. Iniziò a tremare e aprì gli occhi. Si ritrovò circondata da totale oscurità.

Senti lo scattò di un accendino. La debole fiammella illuminò brevemente un volto che non si sarebbe mai aspettata di vedere. La luce di una candela illuminò occhi di tenebra che da mesi tentava di dimenticare.

“Ciao, Buff.”

“Angel?”

“Sbagliato, tesoro. Riprovaci.“

Gli occhi verdi si dilatarono per la sorpresa.

Brividi di terrore presero a scorrerle lungo la schiena. La terribile consapevolezza si fece strada in lei.

Non è possibile. Non è possibile.

“Angelus…?”

“Bene, Buff. Vedo che non hai perso la tua perspicacia.“ Buffy osservò affascinata il vampiro avvicinarsi a lei. Paralizzata dalla sorpresa e dall’orrore, non si scansò neppure quando lui le fece scorrere le mani sulla pelle nuda delle braccia. Non poté reprimere un intenso brivido di piacere.

“Sempre più bella, Buff.”

“Ma tu non puoi… Angel… L’anima…”

“Non preoccuparti, tesoro. Il tuo Angel sta benissimo. La sua noiosissima anima è al suo posto ben salda. Non capisci proprio dove siamo?”

“L’incantesimo… Willow… I miei ricordi…”

“Brava. Vedo che inizi a capire. L’incantesimo della strega ti ha trasportato nella tua mente. Ciò che vedi non è reale, sono sogni e ricordi. Desideri.”

“Quindi tu…”

“No, non sono reale. Sono solo una proiezione della tua mente. Molto interessante come proiezione, se ci pensi.” Sorrise sardonico.

Le mani del vampiro presero a scorrerle sulla schiena nuda, lungo la colonna vertebrale. Buffy non riuscì a nascondere l’eccitazione che quel breve tocco provocava. Si abbandonò alle successive ondate di piacere, chiuse gli occhi, attendendo…

Bruscamente il vampiro la lasciò andare. Confusa, turbata, incapace di reagire, restò immobile, cercando di riportare alla normalità il suo respiro. La sua pelle bramava ancora quel tocco e un contatto molto più intimo. Cosa diavolo le stava accadendo?

“Bene, Buff. Vuoi dirmi che sei venuta a cercare?”

“Io… un ricordo. Cerco un ricordo.”

“Mmm… Ma non sai che certi ricordi è meglio lasciarli dove sono? Buff tesoro, potrebbe non piacerti ciò che scopriresti.”

Un sorriso crudele distorse i lineamenti perfetti dell’angelo nero.

“Io devo sapere. Per andare avanti con la mia vita. Devo sapere.”

“Bene, Buff. Se ne sei sicura…”

Si avvicinò nuovamente. La Cacciatrice attese immobile.

Non avere paura. Non avere paura. Non è reale.

Sentì le mani del vampiro sulle spalle. Leggere e sensuali carezze che le mozzarono il respiro.

Seppe immediatamente cosa sarebbe accaduto. Non lo respinse. Lo desiderò con tutta se stessa.

Senti le fredde labbra del vampiro sfiorare le sue.

“Sei pronta, Buff? Potrebbe essere piacevole.” Un sussurro carezzevole che la fece fremere.

Non devi. Non devi. Non devi.

Scacciò quel pensiero molesto. Voleva solo perdersi su quelle labbra.

Il tremore incontrollabile del suo corpo svelava senza pietà l’eccitazione che provava. Non le bastava il freddo contatto di quelle mani su di sé.

Baciami. Baciami. Baciami.

Il vampiro se ne accorse, la sua voce giunse come stiletto di ghiaccio.

“Dov’è ora la fiera cacciatrice? Povera Buff, sei circondata da idioti che non sanno proprio come soddisfarti.”

Umiliata, si scansò da lui.

“Che ne sai tu? E poi non capisco come questo possa farmi ricordare.”

“Ma, tesoro, questi sono i tuoi sogni e i tuoi desideri. Devi accettarli se vuoi conoscere la verità. Anche su te stessa.

Su, Buff, vieni qua.”

Contro la sua stessa volontà si avvicinò al vampiro. Trascinata da corde invisibile cui era impossibile opporsi. Desiderio incontrollabile di sentire ancora le sue mani su di lei. Le sue labbra su di lei.

La baciò. Invadendone la bocca con la lingua. Divorandola. Suscitando in lei un desiderio mai provato prima. Portandola sull’orlo del baratro. Strappandole il respiro.

Sentì l’eccitazione scorrere nelle sue vene. Si premette contro il corpo del vampiro, cercando di placare la sua fame di lui. Approfondendo il bacio, mai appagata, mai sazia.

E poi…

Flash di immagini presero a scorrerle nella mente. Ricordi di una giornata indimenticabile. Che pure lei aveva dimenticato. Los Angeles. Un giorno di sole. La spiaggia.

E due corpi avvinghiati tra lenzuola sporche di gelato.

La lancetta di un orologio che scorreva inesorabilmente.

La scelta. La scelta di Angel. Solo sua.

Ricordò ogni cosa.

Ogni ricordo un pugnale che le trapassava il cuore.

No. No. No. Non è possibile.

Spinse lontano da sé il vampiro.

Eccitazione e desiderio completamente scomparsi. Tremava ancora. Di rabbia. Di orrore.

“Bene, Buff, vedo che ora ricordi. E’ stata una bella giornata, vero?”

Il tono divertito la fece infuriare ulteriormente.

“Come osi?! Sta’ zitto!!”

“Perché altrimenti…? Su, Buff, qui non puoi farmi niente. Proprio niente. Ricordi? Tutto questo non è reale. A parte quel famoso ricordo, ovviamente.” Si lanciò verso di lui, pronta a colpire.

Cancellare il sorriso crudele, zittire la risata sarcastica che le feriva le orecchie.

Un dolore lancinante alla testa la fece crollare a terra. Tutto intorno a lei fu di nuovo oscurità. Si sentì precipitare, le sue urla di rabbia e terrore mischiate a quella insopportabile risata.

 

La crudele risata del vampiro le rimbombava ancora nelle orecchie quando si svegliò nel salotto di Willow.

Vide le streghe chinate su di lei. Espressioni angosciate dipinte sui loro volti.

“Si è svegliata, Tara.

Ci hai fatto prendere uno spavento, Buffy. Ti contorcevi e gridavi. Noi non riuscivamo a svegliarti.”

A fatica si alzò dal divano, ignorando le domande che le piombavano addosso. Domande cui lei non voleva rispondere.

“Willow, sto bene.”

“Ne sei sicura? Forse è il caso di chiamare il signor Giles…”

“No.” La streghe la guardarono stupite.

“Voglio dire… non è il caso. Sto bene. Davvero.

Ora è meglio che vada. Voglio essere a casa quando rientra mia madre.”

Non del tutto rassicurate, si rassegnarono ad accompagnarla alla porta.

“Buffy, chiamaci quando sei a casa. E cerca di riposarti.”

“Va bene. A dopo.”

La trattenne sulla porta la voce di Tara.

“Buffy, aspetta. L’incantesimo ha avuto effetto?”

Buffy esitò solo un istante.

“No, Tara, non ha funzionato. Non ho ricordato nulla. Non esiste più nulla di quel ricordo.”

 

 

           

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(Login VenomousFaith)   

V capitolo - Stelle

            January 6 2003, 4:22 PM

 

Paring: B/S

 

Rating: NC-17 per una scena di sesso

 

 

V capitolo – Stelle

 

Camminava da ore. Senza metà. Senza direzione.

Uscita dalla casa delle streghe, aveva cercato rifugio nelle tenebre e nell’ombra, scacciandone demoni e vampiri.

Furia dilagante che non conosceva requie.

Aveva vinto ogni volta. Avrebbe voluto perdere ogni volta.

Morire. Scomparire. Assenza di pensieri. Di emozioni. Assenza di dolore.

Anelava solo a questo.

Solo questo.

Strinse i pugni con rabbia.

Come aveva potuto farle questo?

Scegliere per lei una seconda volta.

Lasciarla ancora sola.

Trattarla come una bambina capricciosa incapace di decidere della propria vita.

Forzarla ad accettare un destino che non credeva proprio.

Come, come aveva potuto?

Lacrime presero a scorrerle sul viso.

No. Non voleva piangere. Non doveva.

Le asciugò col dorso della mano. Basta. Non avrebbe più pianto per lui.

Mai più.

Pareva che le stelle sopra di lei ridessero della sua decisione.

Anche Buffy rideva. Una risata stridula. Isterica. Incontrollabile.

Divenne irrefrenabile pianto. Singhiozzi che le squassavano il petto.

Corse.

Lontano.

Fuggì dai suoi ricordi. Dal suo dolore. Dalla sua rabbia.

Inciampò. Cadde. I suoi poteri di Cacciatrice cancellati in un istante dal dolore dei ricordi. Dai frammenti di tutta una vita che non ricordava neppure di avere vissuto. Poche ore che le erano inesorabilmente scivolate come polvere tra le dita.

Senza che lei avesse la possibilità di trattenerle.

Senza possibilità di scelta.

Come sempre.

Riversa sulla strada, incurante del freddo e duro pavimento sotto di lei, pianse. Per se stessa. Per Angel. Per la sua vita perduta. Ancora una volta. Per la sua innocenza. Per il suo amore.

Persi. Inesorabilmente persi.

Come si era ridotta? Ebbe ribrezzo per se stessa. Odiò ciò che era diventata. Cercando di annullarsi, per dimentica un amore che le lacerava l’anima, un abbandono insostenibile, si era sporcata. Rovinata. Irrimediabilmente.

Per cosa? Per chi?

Le aveva mentito. Aveva scelto per lei.

Aveva deciso di lasciarla.

Aveva avuto la possibilità di rimanere con lei per sempre e aveva scelto di andare.

Ancora una volta.

Una volta di troppo.

L’odio che provò in quegli istanti cancellò ogni traccia di amore dal suo cuore.

La gioia di vivere, la luce in lei già da tempo se ne erano andate. In una notte di nebbia.

Perse anche la speranza. Con cura l’aveva conservata in un angolo del proprio cuore, senza neppure saperlo. Dimenticandone la presenza. Ma sempre lì. Le aveva permesso di andare avanti a vivere. Di respirare, di nutrirsi, di combattere. Le aveva consentito di non inaridirsi completamente. Unico piccolo lume nella totale oscurità

Ora non c’era più nulla. Non rimase più nulla.

Solo la vendetta.

Ferirlo. Distruggerlo. Condannarlo ancora all’inferno da cui era tornato. Ma questa volta senza mistici portali. Bruciato dal fuoco nero e divorante della gelosia. Colpirlo dove era più sensibile. Penetrare la sua corazza e annientarlo. Anche se ciò avesse significato discendere negli abissi della degradazione.

Anche se avesse significato perdere se stessa.

A fatica si rialzò in piedi. Inutile continuare a piangere. Meglio sapere la verità piuttosto che continuare a vivere nella menzogna, nell’attesa che lui tornasse. Se ne era andato. Da lei. Dalla sua vita. Dal suo cuore. Dalla sua anima. Per sempre. Non sarebbe tornato.

Si lisciò i capelli. Con rabbia si asciugò il volto.

Sentì il suo respiro farsi meno affannoso. Una calma glaciale scese su di lei.

Ora sapeva cosa doveva fare.

 

Dalla porta della cripta socchiusa si intravedeva della luce. Lui era in casa.

Sapeva che da mesi la seguiva. La pedinava. Osservava ogni suo movimento e attendeva.

Buffy non era riuscita a comprendere cosa attendesse. Non fino ad allora.

Lui sentiva che prima o poi sarebbe giunto il momento. Sapeva. Aveva atteso con infinita pazienza che lei fosse pronta. Che scoprisse se stessa fino in fondo. Che accettasse la tenebra in sé. Che scendesse a patti con i suoi sogni.

Che perdesse la speranza.

Sapeva che quando questo fosse successo, avrebbe dovuto annullare ogni luce in se stessa per poter continuare a vivere.

Sapeva che avrebbe dovuto scegliere: tenebra o morte.

E se avesse scelto di vivere, se avesse scelto la tenebra, lui sarebbe stato lì ad attenderla.

Lo sapeva. L’aveva sempre saputo.

Lui era tenebra. Una tenebra che iniziava ad insinuarsi in ogni angolo della sua anima.

Lui che sarebbe diventato la sua anima nera.

Che le avrebbe permesso di consumare la sua vendetta.

Non sapeva ancora in che modo, ma l’avrebbe scoperto presto.

Spinse la porta ed entrò. In silenzio osservò la stanza vuota. Nessuna traccia del vampiro. Solo bottiglie vuote e mozziconi di sigaretta.

Il letto sfatto, come dopo una lunga lotta, indicava che il vampiro aveva avuto compagnia quel giorno.

“Bene, bene. La Cacciatrice. A cosa devo l’onore?”

Trasalì sentendo la voce provenire da dietro di sé.

Si girò di scatto e si ritrovò ad osservare Spike.

“Non è molto bene educato entrare in una casa il cui proprietario è assente. Non te lo hanno insegnato?”

Il ghiaccio di quegli occhi su di sé la fece rabbrividire. Sentì che la stava esaminando. Si sentì nuda e indifesa. La sensualità di quell’essere la sconvolse. Non se n’era mai accorta prima. Che stupida.

“Allora, conti di restare lì immobile in silenzio ancora per molto?”

Lo attaccò. Senza preavviso. Iniziò a colpirlo. Con indicibile violenza. Con rabbia.

Gli si gettò addosso, tempestandolo di pugni. Sfogando tutta la sofferenza che le spaccava il cuore.

Colpiva per disperazione. Senza la concreta intenzione di far del male. Per dovere. Non era questa la sua missione? Quella per cui era stata scelta? O meglio, sacrificata?

Il vampiro non reagì. Sapeva che non era venuta per ucciderlo. Avrebbe avuto mille occasioni, ma non era lì per quello.

A dimostrazione di questo, senza sforzo riuscì ad immobilizzarle le mani dietro la schiena.

La spinse contro il muro, il corpo aderente a quello della donna.

“Non sei venuta per questo.” Le sussurrò sulle labbra.

Gli rispose lo sguardo ferito di Buffy.

“Lasciami immediatamente.” Gli disse senza convinzione.

“No, Cacciatrice. Non credo tu lo voglia veramente. E’ ora che tu abbia ciò per cui sei venuta.”

“Non so di cosa tu stia parlando.”

“Sì, che lo sai.” La interruppe lui ironico.

Il desiderio di schiaffeggiarlo si fece incontrollabile. Cercò di liberare le mani divincolandosi, ma la morsa d’acciaio di quei muscoli le impediva qualunque movimento.

Che fine avevano fatto i suoi poteri di Cacciatrice?

L’unico risultato che ottenne fu che tra lei e il vampiro non ci fu più alcuna distanza. Sentì la sua eccitazione. Sentì che il suo corpo gli rispondeva.

Lo avvertì anche Spike. Un sorrisetto ironico comparve sul suo volto.

“Se sei venuta solo per farti scopare, avresti potuto dirlo subito.”

Senza fiato per l’affronto, Buffy cercò una risposta sferzante. Ma come negare che la situazione iniziava a piacerle?

Era venuta lì per quello. Solo per quello. Anche se solo ora lo ammetteva a se stessa. Anche se mai lo avrebbe ammesso a lui.

Il vampiro le passò sensualmente la lingua sui contorni delle labbra. Allentò la presa con cui la teneva prigioniera, scendendo con una lenta carezza sulla sua schiena.

Incastrata tra lui e il muro, Buffy scostò il volto, tentando di ribellarsi all’eccitazione che incontrollabile la invadeva.

La pressione di lui contro il suo ventre si fece ancora più insistente.

La obbligò a dischiudere le labbra, invadendo ogni centimetro della bocca della ragazza con la lingua.

Buffy si scoprì a rispondere al suo bacio.

Ma cosa sto facendo? E’ un mostro. Il nemico.

Pensiero fuggevole che la mente annebbiata cercava di formulare.

Sono qui per questo.

Risposta troppo sincera.

Annegò in quel bacio. Sentì quelle labbra fredde e esperte viaggiare sul suo corpo, sul suo collo, sul suo seno. Le mani finalmente libere, spinse il viso di lui ancora più contro di sé, inarcandosi e gemendo per il piacere che lui sapeva donarle.

Dimenticò l’idea di fuggire. Assurdo pensare a fuggire quando era così dolce perdersi in lui. Troppo dolce.

Sentiva il sangue scorrere infuocato dove lui la toccava.

Avvertì le mani di lui che le sollevavano la gonna, mentre con la bocca proseguiva la lenta esplorazione. Sulla pelle morbida delle cosce. Inginocchiato davanti a lei.

Rovesciò indietro la testa, chiudendo gli occhi annebbiati dal desiderio. Senti la lingua di Spike vagare ovunque su di lei. In lei. Affamata di lui, venne immediatamente.

Cadde in ginocchio davanti a lui, aprendogli la camicia, strappandone i bottoni, famelica. Avida. Le mani bramose ed esperte che correvano sulla pelle nuda del compagno.

Il vampiro l’adagiò a terra, riprendendo a baciarla. Le ondate di piacere si susseguivano sempre più violente. Incontrollabili.

Non poteva più aspettare. Gli slacciò i pantaloni. Cercando un contatto molto più intimo. Voleva sentirlo dentro di sé. Voleva che la prendesse. Lì. In quell’istante.

“Ti voglio… dentro di me…” Si arrese Buffy, sopraffatta dalle sensazioni che provava.

Un sorriso di trionfo comparve sul volto del vampiro.

Si scostò da lei.

“Ecco la fiera cacciatrice. Ma io non sono il mostro brutto e cattivo da eliminare?” Sarcastico. Crudele. Sentiva la donna contorcersi sotto di lui, incapace di controllare il tremore del proprio corpo. Umiliata. Eccitata. Incredibilmente eccitata.

Quel corpo spasmodicamente teso verso di lui.

Gli occhi resi torbidi dal desiderio. Incupiti. Ipnotici.

Conficcandogli le unghie nella schiena, lo attirò a sé. Dimentica di orgoglio, amor proprio, missione. Consapevole solo dell’impellenza di un bisogno che chiedeva prepotentemente di essere appagato. Delle mani di lui che viaggiavano sul suo corpo. Che la facevano fremere. Senza ritegno. Sentirsi riempita da lui, annegare nell’oblio che il corpo di lui le prometteva. Perdersi. Dannarsi.

Lo guidò dentro di sé. I loro corpi si mossero all’unisono, fondendosi.

Spike bevve da lei. Al culmine, sentì i denti del vampiro affondare nella tenera carne del suo collo e bere da lei.

Venne urlando il suo nome, disperatamente aggrappata a lui. E niente fu mai più come prima.