VITA DA SPIKE

AUTRICE:VERDENYA

 

 

 

Apro gli occhi e mi stiracchio come un gatto.

 

Los Angeles è là fuori e il suo tramonto si spegne.

 

La notte mi sta chiamando.

 

Il letto, ampio e morbido, mi abbraccia con le sue scivolose lenzuola di seta…

 

L’ho voluto io così, per gridare al mondo intero che sono single e indipendente. E per gridare dentro di me che sono solo e depresso.

 

Metà del letto è perennemente fredda.

 

 

 

Mi alzo ancora intontito e inciampo nel risvolto del lenzuolo bianco. Nel tentativo di districarmi picchio il mignolo contro uno spigolo del letto.

 

Avete idea di cosa significhi picchiare il mignolo contro un letto ultra moderno con spigoli vivi? Beh, è l’Inferno. E di inferni ne so qualcosa.

 

Guardo verso il basso e lo vedo: LUI è in fiamme, tre volte più grosso del normale.

 

No, non parlo di QUEL mignolo… donnacce perverse!!!

 

Dicevo, quando quel maledetto mignolo duole, non si può fare altro che aspettare, sperando che smetta il prima possibile.

 

Allora aspetto, e approfitto dell’attesa per guardarmi intorno…

 

È il Caos.

 

L’ultima Apocalisse deve avere scelto la mia camera come epicentro.

 

Provo a sollevare una montagna di panni “aromatici”, appallottolati sul pavimento, e mi accorgo che lo spolverino n° 7 ristagna di esalazioni non identificabili.

 

Ieri ho ucciso un demone.

 

Niente di strano, è il mio lavoro, no? Voglio dire, io uccido demoni. Sono l’eroe buono, il campione; ho stile, sono sexy e caccio demoni.

 

Tutto fila, tranne una cosa: il demone che ho ucciso aveva del liquido dolciastro al posto del sangue. E questa “linfa vitale” sapeva di vomito.

 

Vi chiederete: “Perché, l’hai assaggiata?”

 

Ed io: sì, certo, ero convinto fosse sangue e non ho saputo resistere.

 

Noi vampiri abbiamo i nostri punti deboli. Sventolate qualcosa di rosso e accorreremo come mosche sulla… va beh, come api sul miele.

 

Siamo geneticamente propensi al sangue.

 

Immaginate uno zombie che cammina a braccia protese, con un’espressione ebete… ecco, siamo così! Solo che non succhiamo cervelli, ma gole.

 

Quando un uomo fissa una donna, generalmente la guarda dal collo in giù. Beh, noi guardiamo SOLO il collo, le vene pulsanti, il battito accelerato, l’odore. Mmh…

 

Anche adesso, mentre rifletto, sento una gran voglia di sangue. Sotto i canini, sulla lingua, in gola, nello stomaco.

 

È una sete implacabile, un chiodo fisso.

 

Sì, noi vampiri, appena svegli, pensiamo al sangue.

 

Nei film si dicono tante cose su di noi. Secondo il copione dovrei rimuginare sull’ennesima ragazza sbagliata per cui ho perso la testa, aggirandomi nel mio appartamento con aria misteriosa e sfuggente, o sorseggiando un calice di vino rosso, annoiato… tutte palle! Io penso al sangue.

 

Un bel calice di sangue caldo, di sangue tiepido, di sangue amaro, di sangue speziato… sangue, sangue, sangue…

 

A questo punto, voi direte: “No, tu pensi a Buffy! Il tuo amore, riccioli d’oro, raggio di sole, passerotto e blah, blah, blah…”

 

Col cavolo! Ho lo stomaco che brontola. Anzi, è incazzato con me!

 

Se penso al sangue posso trasformarmi in un attimo, vinto dal demone.

 

Direte: “Spike, sei ossessionato!”

 

Può darsi, ma ultimamente non mangio molto (anzi, non bevo). Il sangue animale non è nutriente.

 

Siete in una profumata pasticceria, chiedete una fetta di torta sacker e loro cosa vi danno? Una barretta dietetica. Cogliete la metafora? Ecco! Questa è la differenza essenziale tra sangue umano e sangue animale, tra delizia e necessità.

 

Ma non posso fare altro, adesso ho un’anima!

 

Urrà, il vampiro ha un’anima… Tutti insieme: “Il vampiro malvagio, ha un’anima! Dacci dentro con la redenzione! Tornerai un ragazzo vero!”

 

E io dico: non c’è proprio motivo di stare allegri.

 

Fottuta anima! Fottuta coscienza! Fottuta redenzione!

 

 

 

Ma torniamo a riflessioni più concrete…

 

Parliamo del mio corpo.

 

E voi, donne: “Ok, parliamo del tuo splendido tempio di pelle liscia e muscoli scattanti!”

 

Ed io, sfiorandomi il ventre piatto: “A volte mi sento di un gonfio…”

 

E voi, uomini: “Vorrei essere io gonfio come te, idiota!”

 

Beh, ragazzi, non è così facile.

 

Già, per avere gli addominali scolpiti e le fossette sui fianchi bisogna faticare, sapete?

 

La mia palestra è là fuori, nei vicoli neri come la pece, tra gli edifici abbandonati, nella parte buia della città.

 

Ma il mio corpo non mi dà molte soddisfazioni… Mi vedo spigoloso come una squadretta, angoloso come un goniometro.

 

Ah, come vorrei avere delle deliziose maniglie dell’amore e una pancetta morbida. Angel le ha, perché io no? Perché lui è il capo?

 

Allora, dicevo, non mangio molto, ho una dieta limitata e faccio un sacco di sport estremi (anzi, letali).

 

Tutto per un addome piatto.

 

Ma è colpa vostra!!!!

 

Sì, è proprio colpa vostra! Voi, donne malefiche, mi volete terribilmente sexy… e questo è il risultato.

 

Ma un fattore positivo c’è: posso apparire nudo un po’ dappertutto senza mai sfigurare.

 

Voglio dire, avete idea di quante volte sono apparso nudo in passato? Ecco:

 

1.       La mia servetta mi ha spogliato. Ero ancora vivo, allora. è stato imbarazzante. Ero talmente sudato che gli occhiali mi si erano appannati…

 

2.       Drusilla mi ha spogliato (Voi vi siete perse queste cose, perché allora ero poco conosciuto.)

 

3.       Angelus e Darla mi hanno spogliato (è normale, eravamo creature perverse. Vi siete persi anche questo…)

 

4.       L’Immortale mi ha spogliato e mi ha appeso come un prosciutto nella stanza delle torture, a Roma. Angelus era appeso con me, ma almeno lui era vestito…

 

5.       Nikki ed io lottavamo in metropolitana, a New York… e cosa indossavo? Beh, non ero nudo, ma quel gilet strappato e pieno di spilloni mi scopriva le braccia asciutte e muscolose (Dio, come stavo bene negli anni ’70!)

 

6.       Harmony mi ha spogliato. (Ricordate la mia avanzata felina sul letto? E quando lei si fingeva la Cacciatrice? Io ero nudo, lì!!!)

 

7.       Giles e gli Scooby mi hanno spogliato, ufficialmente per togliermi delle pallottole dalla schiena (Questo era il pretesto.)

 

8.       Poi, una volta, ho sognato di spogliarmi davanti a Buffy. Perché mai dovevo sognarmi “nudo”? Ok, c’era quella famosa scena in cui mi rendevo conto di essere innamorato di Buffy ma… perché nudo?

 

9.       Poi è arrivato il Buffy-bot e mi ha fatto di tutto! La mia dolce robottina (meglio dell’originale…)

 

10.   Anche Glory mi ha spogliato. Ha preso la scusa della creatura impura per saltarmi addosso! (e lasciarmi ferite sexy!)

 

11.   Finalmente, dopo tante scuse, Buffy mi ha spogliato. (E non solo quello.) Conoscete tutti i particolari… Chissà quante volte avrete spiato gli screencaps! Sì, in internet ho trovato di tutto, anche una foto delle mie natiche!!!

 

12.   Ancora, Buffy si è finta trasparente per strapparmi la camicia. (Beh, quella era una scena memorabile!)

 

13.   Ero nudo anche davanti a Riley, soldatino di cera. E a lui ho regalato un nudo integrale… (Provo ancora un senso di disgusto, al ricordo! Ho temuto che mi saltasse addosso…)

 

14.   Mi sono dovuto spogliare anche per riconquistare l’anima, da quel maledetto demone africano. (Mi ha ridato l’anima solo per quello!)

 

Insomma quando ormai ero convinto di avere toccato il fondo, cosa accadde? Questo:

 

15.   Buffy mi trova nudo e ferito dappertutto e in tutte le varianti: con i capelli ricci nelle cantine della scuola, con i capelli platinati nella chiesetta abbandonata (quando mi sono ustionato su una cacchio di croce…)

 

16.   E ricordate Anya? È entrata furtiva nella mia stanza ed io ero nudo. Avevo solo un lenzuolino strategico.

 

17.   Buffy mi ha buttato giù dal letto: ero a petto nudo e indossavo degli scomodissimi pantaloni di pelle. (Sì, pensate che sia confortevole dormire con quei cilici aderenti?)

 

15.   Sono nello scantinato, sempre nudo, e fumo una sigaretta con aria studiata. E chi arriva? Faith, Miss Proposta indecente.

 

16.   Ancora, il First mi rapisce e mi spoglia (dicendo che mi trova carino senza maglietta.)

 

17.   Buffy viene a liberarmi, e logicamente sono nudo. Perché dopo una tortura finisco SEMPRE nudo.

 

18.   Buffy decide di addestrare le potenziali. Mi lancia contro una lapide, mi alza la maglia e mi tocca. (E le potenziali capiscono cosa bisogna fare con un vampiro!)

 

19.   Quando sono bruciato vivo, beh, per un secondo si è visto il mio corpo nudo. (Provate a rivedere la scena a rallentatore!)

 

Finalmente ero bruciato. Nessuno poteva spogliarmi nudo (a parte qualche demone infernale…) ma non è andata così. Ritorno dall’Inferno e cosa mi succede? Sono ancora nudo:

 

20.   Il Mietitore decide di strapparmi i vestiti di dosso. In quell’occasione ero un po’ preoccupato, perché mi stava alle spalle…

 

21.   Angel mi sogna (naturalmente nudo), intento a farmi una tipa nel suo letto. Perverso, non trovate?

 

 Insomma, d'occasioni per mostrare il mio fisico maledettamente sexy ce ne sono state parecchie! E in ognuna di esse ho fatto la mia porca figura.

 

Anche adesso del resto sono completamente nudo. Peccato, non potrete vedermi questa volta!!!

 

 

 

Finalmente il mignolo non fa più male. Butto lo spolverino n° 6 nella spazzatura. Sapete ne ho una scorta…

 

Getto l’unica maglietta nera e i jeans nella lavatrice, e decido di fare un lavaggio, sperando di non dover girare nudo un’altra volta.

 

V’immaginate un vampiro nudo che guida una Viper? Surreale, vero?

 

La lavatrice parte e il mio stomaco fa l’esatto rumore della centrifuga. Esco dalla camera e punto il frigo.

 

Avete mai visto un frigo nel covo di un vampiro? Beh, è come il frigo di Hannibal The Cannibal: sacche di sangue, bistecche al sangue… e sangue. Già, vi avevo detto che ho una dieta limitata.

 

Infilo il sangue nel microonde e so già che farà schifo come al solito.

 

Voglio dire il microonde rovina qualsiasi cibo, trasformandolo in un alimento radioattivo. Ma ho troppo appetito per usare il forno.

 

Cerco nella dispensa e prendo delle spezie.

 

Dico in giro che servono per dare più gusto al sangue, ma non è così. Le spezie servono per cancellare il sapore “radioattivo” del microonde.

 

Sapete come ottengo la mia capigliatura biondo platino? Infilo la testa nel microonde per cinque minuti ed è fatta! Esco meglio che dal parrucchiere!

 

Ma, mi raccomando bambini, non rifate l’esperimento a casa vostra! Non senza la mamma…

 

 

 

Allora sento il drin del microonde ed estraggo la tazza. A questo punto direte: “Perché non bevi, idiota?”

 

Perché sono un idiota. Ho tolto la tazza senza usare la presina e adesso sono ustionato! E ho lasciato cadere la tazza per terra.

 

Risultato: ho un’ustione di terzo grado sulla mano, la tazza è in pezzi, io sono a piedi nudi e ho già pestato i frammenti affilati del suddetto boccale, procurandomi tagli profondi nei piedi.

 

E il mio stomaco sta ringhiando!

 

La chiazza di sangue è sul pavimento.

 

Cosa fare? Pulire tutto come un perfetto maggiordomo inglese e riscaldare un’altra tazza? No, io sono Spike! Mi abbasso e lecco il pavimento. Sono un demone disgustoso!

 

Dopo avere spazzolato il pavimento da sangue, polvere residua di settimane e pezzi affilati di tazza, mi rialzo.

 

Le mie papille gustative sono morte.

 

Vorrei controllarmi la lingua e quindi vado in bagno, di fronte allo specchio.

 

Ma, ops, io non ho un riflesso nello specchio e ormai la mia lingua è insensibile!

 

Sì, sono un vampiro svestibile, con la lingua insensibile, davanti a uno specchio inservibile.

 

Chi cavolo ha messo uno specchio nel mio appartamento? Non mi serve. E m’infastidisce! Mi fa sentire trasparente.

 

Se solo voi sapeste…

 

Per i vampiri, le creature più vanitose del mondo, lo specchio è come la luce del sole!

 

Anzi, no. Io posso fare a meno della luce del sole e dello specchio… ma provate a chiedere ad Angel.

 

Ha assunto un uomo per pettinarlo tutti i giorni. Vi rendete conto? Un uomo va alla W & H, raggiunge l’ufficio di Angel, apre la valigetta ed estrae il pettine. E il gel, ovviamente.

 

Insomma, Angel è paranoico: è fissato con i suoi capelli, con il suo look e veste sempre di nero… è il tipico vampiro fanatico!

 

Io sono diverso… (Almeno credo!)

 

 

 

La mia lingua ha ripreso sensibilità. E il mio stomaco brontola ancora. Torno in cucina e prendo i biscotti.

 

Sì, adoro i biscotti.

 

No, non sto parlando del “Biscotto poco cotto”… l’ho già assaggiato, grazie!

 

Sto parlando dei biscotti, quelle piccole meraviglie dolci di pasta frolla… Non servono al mio metabolismo, tanto è vero che devo andare in bagno, dopo… Sì, noi vampiri andiamo in bagno; ma solo se ingeriamo cibi solidi. Il nostro corpo dovrà pure scaricarli da qualche parte…

 

In ogni modo, amo i biscotti. Soprattutto quelli al cioccolato.

 

Mi siedo in poltrona (sempre nudo) e comincio a sgranocchiare i miei biscotti.

 

Accendo la TV e guardo un programma trash: c’è questa donna bionda e legnosa che cerca di danzare con un vero ballerino… e il risultato è tristissimo. Cambio canale, disgustato, e trovo Dawson Creek.

 

E voi direte: “Ma che ore sono?”

 

È tardo pomeriggio, ragazzi. Noi vampiri non siamo esattamente mattinieri.

 

Ho già cercato di dormire la notte e vivere di giorno, ma le fiamme mi hanno convinto che non era una buona idea…

 

A Sunnydale era diverso; io ero innamorato di Buffy e dovevo fare le mie cazzate quotidiane, tipo pedinarla in pieno sole… Era così bello raggiungere casa Summers, rischiando l’autocombustione, e sentirsi dire “Vattene, essere disgustoso!” dalla mia adorata…

 

 

 

Torniamo al presente e a Dawson Creek.

 

E voi direte: “Perché stiamo parlando di un altro telefilm?”

 

Beh, c’è un motivo, una sottile metafora esistenziale: io sono Pacey ed Angel è Dawson.

 

Io sono il ragazzo che viene dopo e Angel è il primo amore.

 

Ma Dawson Creek insegna: i Dawson, i bravi ragazzi, quelli in stile Romeo e “ti amerò per sempre” sono destinati a perdere. Le donne vogliono gli uomini passionali e insistenti… e capaci di sorprenderti.

 

“Prendi una donna, trattala male… cerca di essere un tenero amante, ma fuori dal letto nessuna pietà.” C’era una vecchia canzone a riguardo.

 

Allora, stavo dicendo, Pacey dice a Miss Potter: “Ti amo ma ti lascio andare.”

 

Ecco, è quello il segreto! Tu lasciala andare e lei tornerà da te.

 

Non c’è verso che tenga, alla fine Miss Potter andrà con Pacey e Dawson con Spielberg…

 

È per questo che adoro Dawson Creek, perché anche i disperati come me si possono consolare.

 

Alla fine Pacey ce la farà! State allegri, ragazzi, andrà tutto a meraviglia!

 

E se qualcuno si sentisse più Dawson, beh, sono cazzi suoi… i film di Spielberg non mi sono mai piaciuti. Io stavo con Kubrick.

 

 

 

Dawson Creek è finito e un vampiro come me deve trovare altre attività…

 

La ragazza che vive al piano di sotto mi ha suggerito qualcosa: « Vuoi guardare cosa indosso sotto questa camicia da notte trasparente? »

 

Ed io: « Ho già visto, grazie. »

 

E lei: « Già, ma guardare non basta. Tocca qui… »

 

Ed io: « Scusa non me la sento. »

 

E lei: « Sei un timido? »

 

 

 

Beh, pensate che me ne stia qui, solo e disperato, in attesa che Buffy torni dall’Italia? No. Io sono seduto su questa poltrona, guardo Dawson Creek e mangio biscotti, ed occasionalmente mi tocco, ma non sono disperato!

 

Io ho un’anima e una dignità.

 

Io ho tanti interessi nella vita: gioco a golf. No, aspettate, questo non è credibile… Ok, io ascolto musica. Roba dura. Rock torcibudella e punk vecchia scuola. Sono di Londra, per l’inferno…

 

In più, adoro frequentare locali infimi a Los Angeles. Lì, puoi incontrare centinaia e centinaia di persone che stanno peggio di te e quindi ti fanno sentire meglio.

 

Sono patetico, ok, ma almeno me ne rendo conto. Angel è patetico e non lo sa! Se non ci fossi io a ricordarglielo ogni giorno, cosa farebbe? Povero Chico…

 

Angel ha bisogno di una spalla in grado di smuoverlo dall’accidia!

 

Già, adesso vi chiederete: “Ma tra voi due…?”

 

Siete sempre i soliti squilibrati. Voi umani siete peggio di noi!

 

Io sono etero. Ho avuto Dru, Harm, il Buffy-bot (la mia ragazza preferita), Buffy, Anya, la tizia punk che mi ero portato al matrimonio di Anya, e le donne che ho ucciso in passato… insomma io sono totalmente etero.

 

È Angel il problema! Lui non se ne fa una ragione. Darla, Buffy, Gwen, Kate, Cordy… sono tutte facciate.

 

Lui è innamorato di me. E da questa SUA ossessione malata sono nate tutte quelle storie su di noi…

 

 

 

Mi alzo dalla poltrona e vado in bagno, ad evacuare i biscotti.

 

Mi avvicino all’inutile specchio e prendo spazzolino e dentifricio.

 

Sì, anche ai vampiri puzza l’alito.

 

Nelle altre fanfiction vi diranno che l’odore di tabacco e di cuoio mi rendono maschio ed erotico… cazzate!

 

Sono un fumatore, bevo sangue e mi sollazzo con il bourbon. Credete davvero che il mio alito sia all’acqua di rose? Cercate d’essere realiste!!!

 

Dicevo, adesso mi lavo i denti.

 

L’immortalità non è una scusa per lasciarsi andare. L’ho già detto, una volta.

 

Mi lavo i denti e guardo lo specchio. Mi diverte parecchio vedere lo spazzolino volteggiare nel vuoto, come sotto incantesimo. La schiuma e lo spazzolino sono sospesi nell’aria, mentre la mia pelle è assente.

 

Ora passiamo alla rasatura. Ho comprato uno di quei rasoi elettrici supertecnologici, quelli con quattro lame: la prima per accarezzarti, la seconda per tagliarti i peli a metà, la terza per raderti tutto e la quarta per scuoiarti la carne.

 

Radersi è un vero problema per noi vampiri.

 

Quel chiacchierone di Lestat diceva che i capelli tagliati gli ricrescevano in una notte.

 

Quello si faceva di etere!!!

 

I miei capelli ricrescono come quando ero umano. E lo stesso vale per la barba.

 

E voi, donne: “Oh mio Dio… sto già immaginando Spike con una barba incolta… sarebbe così virile…”

 

E voi, uomini: “Barba? Spike con la barba? Da quando?”

 

Beh, se non mi radessi ci sarebbe, ve lo assicuro.

 

La barba è un autentico dilemma per me: non riesco mai a capire se mi sono rasato come si deve, oppure se somiglio ad un prato incolto, pieno d’erbacce.

 

Niente riflesso, nessun controllo.

 

 

 

Mi passo il dopobarba, trattenendo le urla di dolore. Il mio mento (scuoiato) brucia come se mi fossi spalmato di soda caustica.

 

A questo punto direte: “Ma i vampiri non avevano la pelle liscia?”

 

E io rispondo: certo, dopo una buona rasatura e una crema idratante.

 

Dio, quanti stereotipi…

 

è colpa di quel cazzone di Dracula… e di quella checca di Lestat.

 

E voi: “Non insultare Les, il mio mito, la mia venerazione…”

 

Sì, amanti della Rice, vorrei vedervi da soli, in una stanza con lui. Parlo agli uomini. Le donne possono stare tranquille.

 

 

 

La giornata procede: mi butto nella doccia.

 

Sì, questo è lo spazio hot della fanfiction: il mio corpo liscio e bagnato si riscalda al contatto con l’acqua bollente. Lascio scorrere il sapone su tutto il mio perfetto corpicino, godendo per le sensazioni… La pelle è morbida come seta e dura come… ok, chiudiamo qui.

 

Faccio cose nella doccia che non posso raccontare neanche in questa fanfiction.

 

Sì, sono Spike e sono vizioso.

 

Del resto l’anima non può fermarmi… capita anche agli umani, no? Non fate gli innocenti…

 

 

 

Quando sono in doccia, la tipa del piano di sotto trova sempre una scusa per bussare alla mia porta. Perciò non riesco mai a fare una doccia completa (o qualsiasi altra cosa).

 

Ecco, appunto! Il campanello sta suonando.

 

M’infilo una salvietta striminzita e arrivo alla porta, sexy, con i capelli spettinati, e gocciolante… (Aggiungerei anche “malvagio”, giusto per dare quel tocco dark che non guasta mai.)

 

Apro, mi appoggio allo stipite in posa maschia, e so già che è lei: la tipa.

 

Si offre di asciugarmi, usando se stessa come salvietta, ma, come al solito, non abbocco alla provocazione.

 

E lei mi fa: « Scusa Spike, avresti dello zucchero? »

 

Ed io, come tutte le volte: « No, amore, non ho mai zucchero in casa. Ho solo sacche di sangue e biscotti. »

 

E lei ride. È convinta che stia scherzando. Del resto chi potrebbe pensare di avere un vampiro come vicino? I vampiri non esistono.

 

Lei insiste: « Potremmo uscire a cena una sera di queste… sai sono a Los Angeles da poco e uscire da sola di notte mi mette paura… »

 

Primo: tu abiti sotto di me da un anno. Secondo: io sono un ex serial killer e sono maledettamente pericoloso.

 

Ma lei mi adora e insiste: « Dai, Spike. Non puoi restare sempre chiuso in casa, tutto il giorno. »

 

Ed io: « Faccio il turno di notte, tesoro! »

 

E lei: « Un grazioso animaletto notturno… Posso sapere che lavoro fai? »

 

Ed io invento: « L’investigatore privato. »

 

La tipa mi fissa dall’ombelico in su, seguendo ogni gocciolina che mi solca il petto e mi fa: « Privato? Suona così eccitante… »

 

So io cosa trovi eccitante! Ne ho già di acqua addosso, non ho bisogno della tua bava!

 

Ma la tipa è adorabile. Ha questo suo modo gentile di perseguitarmi. Come posso trattarla male?

 

In fondo, se ignoro il fatto che vuole abusare di me, è una creatura molto dolce.

 

« Non mi inviti a entrare? » mi chiede, sporgendo il labbro inferiore…

 

Ti, prego, no… Non resisto a quel gesto…

 

Ed io, completamente assuefatto a quelle labbra: « Beh, se ti va… entra. »

 

Avanza subito, si siede sulla MIA poltrona, e si guarda intorno. Trova l’appartamento “confortevole”.

 

Al suono di quella parola sento lo stomaco torcersi e rabbrividisco.

 

La mia cripta con vista era confortevole… la mia casa ideale. Era gotica ed elegante, come doveva essere la dimora di un vampiro.

 

Voglio dire, Dracula aveva un castello nei Carpazi! E io chi sono?

 

Questo appartamento è meno umido ma più freddo, quasi impersonale. Non so se ho chiarito il concetto…

 

Los Angeles non è male e sono fortunato ad avere questo appartamento; ma non è la mia piccola umida cripta…

 

Ho messo delle candele qua e là, ma non è la stessa cosa.

 

Ok, avete scoperto un’altra fissa: adoro gli ambienti confortevoli.

 

Sono inglese, dannazione, e vengo dall’Età Vittoriana! Avevo uno scrittoio di mogano e mi sedevo su un’ottomana, aggiustandomi gli occhialini. E portavo orribili camicie bianche e panciotti scomodi…

 

Molto meglio adesso, con le mie t-shirt nere e le mie camicie scure.

 

 

 

Nel frattempo la tipa mi fissa, nel suo modo tipico di fissarmi: non vede l’ora che perda la salvietta. Deve avere letto troppi romanzi rosa…

 

Ma questa volta mi ha sorpreso. Si avvicina, mi dà un bacio sulla guancia e dice: « Grazie. »

 

« Per cosa? »

 

« Per avere la pazienza di sopportarmi. Sei proprio un inglese. Buona serata, Spike! » e la ragazza esce dall’appartamento.

 

Io rimango lì, imbambolato. E la salvietta cade.

 

Ho un mezzo sorriso sulle labbra.

 

Passa un secondo e la porta si riapre. La testa della ragazza spunta di nuovo.

 

Lei sorride e dice: « Sapevo che prima o poi sarebbe successo! La salvietta è caduta!!! » esulta e se ne va.

 

Io non ho avuto neanche il tempo di coprirmi.

 

Le donne riescono sempre a sorprenderti.

 

Sono un ultracentenario; si suppone che ne abbia viste di cotte e di crude, ma non è così.

 

Del resto le mie storie con l’altro sesso sono piuttosto infelici… Non ho l’aria del seduttore. Sono un vero confusionario e forzo le cose fino all’esasperazione… Buffy ne sa qualcosa.

 

Forse dovrei vestirmi alla Louis: camicie con i voulant e casacche di velluto… sì, ma che palle!!! Siamo nel nuovo millennio… Sono un vampiro moderno e al passo coi tempi. E le camicie con i voulant mi fanno sentire effeminato!

 

Ok, cominciamo ad asciugarci, poi si vedrà.

 

 

 

Questa sera sarò alla W & H, o meglio, quello che resta.

 

Fortunatamente io, Gunn, Angel ed Illyria siamo sopravvissuti all’ultima battaglia.

 

Eravamo di fronte a un’orda di demoni assetati di sangue, pronti a fare di noi carne da macello. Le premesse per la nostra morte definitiva c’erano tutte…

 

Ma il drago, che non si è ben capito da dove venisse, ha avuto un ruolo importante.

 

Allora, è andata più o meno così: Angel decide di fare il protagonista, e punta il drago, gridando come un invasato.

 

A questo punto mi dico: Ok, adesso il drago lo incendia. E addio Angel! Ci toccherà affrontare i demoni in tre…

 

Ma, all’ultimo, Angel si sposta, rendendosi conto che il drago è una creatura piuttosto grossa e feroce e lui non ha nessuno spadone.

 

Ma quell’idiota di un drago, spiazzato dai movimenti di Angel, compie una virata azzardata e si schianta a terra, proprio sopra i demoni che dovevano sterminarci.

 

Risultato? Frittata di demoni.

 

Siamo rimasti lì, in piedi, a fissare il drago mezzo morto sdraiato su una marea disgustosa di braccia e gambe...

 

Illyria si avvicina al drago, verifica che non ci sono supersiti e dice: « La lucertola è morta. »

 

 

 

Non ci credete? Preferite immaginare che noi quattro eravamo così forti e impavidi da batterli tutti, in stile “Signore degli anelli” o “Braveheart”? E magari credete che Angel sia volato sul drago, spezzandogli il collo di netto o mordendolo a sangue… Beh, pensatela come volete.

 

Abbiamo fatto fuori qualche demone, lo ammetto. Ma si pensava peggio.

 

Niente onori per noi, ma abbiamo portato a casa la pelle.

 

 

 

Dicevo, questa sera vado da Angel, il capo (ma solo formalmente).

 

Tutti e quattro (non solo Angel) abbiamo messo in piedi questa nuova organizzazione… uccidiamo i cattivi e cerchiamo di redimerci…

 

Angel si deprime, come al solito; Illyria cerca di tenersi occupata, sfondando le ossa di qualche sfortunata creatura e Gunn fa la sua parte, con un compito di amministratore ed avvocato.

 

Io devo fare i lavori sporchi, perché sono l’ultimo arrivato.

 

Abbiamo una discreta clientela. Il male è dappertutto, no?

 

 

 

Mi preparo. Indosso jeans neri e camicia dello stesso colore, di seta. Perché? Beh, perché la lavatrice non ha ancora finito il suo carico, ovviamente. Vesto sempre di nero e rosso, così non corro il rischio di colorare qualcosa.

 

 

 

Mi passo una mano tra i capelli, piuttosto morbidi, nonostante la tinta fresca di due giorni.

 

Esco dal mio trilocale, raggiungendo i sotterranei.

 

Sono un vampiro sexy, vestito di nero e guido una Viper. Ne ho fatta di strada… almeno da quando ero a Londra.

 

Chi mi vede prova invidia: « Guarda quello stronzo. È pieno di soldi e si è tinto di biondo platino! Yuppie del cazzo! »

 

Oppure: « Bella macchina quella! Chissà quante modelle ci sono passate. »

 

Oppure: « Sarà un avvocato. Cosa potrebbe fare uno così per permettersi un’auto simile? »

 

Mi invidiano perché non hanno visto l’ultimo demone che ho affrontato (quello con il sangue al gusto di vomito.)

 

 

 

Arrivo al palazzo ed entro in ascensore. Mi scontro con Lorne.

 

« Salve Blondie. Ottima camicia! »

 

« Anche la tua non è male! » dico io.

 

Riuscite ad immaginare una camicia a pois viola e rossi? Ecco, quello è Lorne.

 

Nonostante sia verde si veste in maniera così appariscente da non far notare il colore della pelle.

 

Oggi veste di viola, in contrasto alle corna.

 

E voi direte: “Ma Lorne non se n’era andato dopo aver ucciso Lindsey, il texano, occhi azzurri e voce sexy?”

 

Già, ma è tornato alla W & H, dopo un periodo di terapia con uno strizza cervelli per demoni.

 

Uccidere Lindsey è stata la più grande cazzata che abbia mai osato fare. E il rimorso lo distruggeva. Ma lo psicologo ha fatto miracoli e adesso è come nuovo.

 

Lui fa un lavoro importante: il mediatore. Riesce a calmare qualsiasi demone, anche il più sanguinario, in meno di dieci minuti. Lo psicologo gli ha insegnato una bislacca terapia zen e lui la applica con i nostri clienti.

 

E funziona.

 

 

 

Entro nell’ufficio e mi scontro con Angel. Sono convinto che si mette dietro la porta ad aspettarmi, giusto per uscire nell’esatto momento in cui entro io!

 

Siamo incastrati nella porta. Illyria ci arriva alle spalle e fa: « Sempre incollati in quella porta. »

 

Con un gesto fulmineo abbatte la porta, noi, e metà parete. L’ufficio di Angel, adesso, è un tutt’uno con l’atrio.

 

« Illyria, posso chiederti perché hai fatto tutto questo? » chiede lui, rialzandosi.

 

E Blue Girl: « Perché sono stanca di dovervi spingere dentro quando vi incastrate. Adesso non avrete più scuse per toccarvi. »

 

« Inferno maledetto! » dico io, in lingua originale, con inflessione disgustata. Mi libero di Angel.

 

Angel si dà dei colpetti sulla giacca, cercando inutilmente di pulirsi dai calcinacci color farina.

 

Io dico addio alla mia camicia di seta nera. Adesso sembro un uomo che si è rotolato in una partita di coca.

 

Un trafficante non mi assolderà mai come corriere.

 

« Vogliamo cominciare? » chiede una voce. è Gunn, che entra in quel momento, con il suo elegante doppiopetto grigio. Lui è scampato all’effetto “polvere d’angelo”.

 

Mi siedo sulla poltrona di Angel. Lui mi regala un delicato schiaffo sulla testa. Mi costringe ad abbandonare il “trono”.

 

Dio, è così infantile… attaccato ai beni materiali: il MIO ufficio, la MIA poltrona, la MIA agenzia.

 

Per ritorsione, sprofondo nell’altra poltrona, quella bordeaux, posando le mie scarpe vecchie su un bracciolo. I calcinacci hanno impolverato anche quelle. Sotto le mie suole lascerò una deliziosa traccia bianca.

 

L’impeccabile ufficio dell’impeccabile Angel non è mai al sicuro. Specie quando ci siamo tutti.

 

Siamo sempre propensi a distruggere qualcosa.

 

Illyria ha scoperto da poco che adora rompere i soprammobili. Specie quelli in vetro. Li lancia contro le pareti, mandandoli in frantumi, allegra.

 

Per lei ha lo stesso effetto della terapia zen di Lorne.

 

Illyria afferra un pezzo unico di Murano e lo distrugge contro un muro.

 

Angel grida, sproloquiando qualcosa su Venezia, l’arte vetraria e l’Estetica decadente.

 

Illyria annuisce, con il suo modo meccanico, che significa: “Tu creatura inferiore parli, ma io essere superiore non sono tenuto ad ascoltarti”.

 

 

 

Angel riacquista la sua aura da capo e fa: « Ci sono dei demoni da snidare nelle fogne. Spike…? »

 

« Cosa? » chiedo io. « Vacci tu nelle fogne, Prozac! È stata una giornata terribile, e tutto è partito dal mio mignolo. »

 

Il mio nonnino mi fa: « Sono impegnato qui. Devo gestire la MIA agenzia. »

 

« Devi scaldare la tua comoda poltrona di pelle! » lo correggo, sollevando un sopracciglio.

 

Sapete dove ho imparato ad alzare il sopracciglio? In Cina. Per evitare che la cacciatrice cinese mi tranciasse un occhio ho abbassato un sopracciglio ed ho alzato l’altro. Ho guadagnato uno sfregio sensuale ed un atteggiamento da duro.

 

 

 

A un certo punto mi accorgo che Angel mi sta parlando. Alla fine annuisco, senza capire. Ero troppo impegnato con il mio GameBoy.

 

E Gunn: « Ma non ti eri rifiutato, prima? »

 

« Come dici, Charlie? » chiedo io, distratto, intento a uccidere una specie di nonno killer, nel mio videogioco.

 

E lui: « Avevi detto che non saresti andato nelle fogne. Perché hai accettato? »

 

« Inferno maledetto! Stavo ammazzando il nonno… »

 

E lui: « Non sei troppo vecchio per giocare al GameBoy? »

 

« Io vecchio? Vorrei ricordarti che sono immortale! »

 

« Quindi stai regredendo all’infanzia? Devo procurarmi dei pannolini? » insiste lui, con la sua inflessione americana.

 

« Hey, mi mantengo giovane! Mi aggiorno sulle nuove tecnologie virtuali! » dico io.

 

Cazzo, devo proprio giustificarmi se mi piacciono i videogames? Sì, sono un bambino mal cresciuto e sono maledettamente nerd!!!

 

Lui scuote la testa e mi guarda con aria pietosa.

 

E io: « Non fare quella faccia! Non sei messo meglio di me! »

 

« Io non gioco sul posto di lavoro! »

 

Ed io: « Americani… tutti uguali! Lavoro, lavoro, lavoro… vai a pisciare qualche volta? »

 

Lui vorrebbe uccidermi con un’occhiata, perché ricorda un infelice precedente… In seguito all’insonnia di Lorne, Gunn si era ritrovato a pisciare dappertutto, per segnare il suo territorio…

 

Controbatte alla mia provocazione con il più classico degli stereotipi: « Inglesi… tutti uguali! Terribile gusto nel vestire! Carlo e Camilla si sposano, lo sai? La Vecchia Inghilterra ha calato le braghe! »

 

Io ringhio, perché possono offendere anche il mio culo, ma non devono offendere La Cara Vecchia Inghilterra!

 

« Io, patriota inglese, difenderò la Corona dai rozzi invasori del Nuovo Mondo, costi quel che costi. Ritira quello che hai detto, marrano! »

 

E lui mi fa, stoico: « è ora di andare nelle fogne!!! Ti tocca. »

 

Ecco. Mi distrugge.

 

Spengo il mio GameBoy, lo lancio ad Angel (che lo ripone in uno dei suoi cassetti) e punto l’uscita. Scavalco i famosi calcinacci e sono nell’atrio.

 

Ed Angel mi fa: « Hai capito cosa devi ammazzare, almeno? »

 

Ed io: « Beh, andrò nelle fogne. C’è sempre qualcosa di schifoso là dentro! »

 

« Illyria verrà con te! » mi urla Angel, quando sono all’ascensore.

 

Mi blocco, mi volto raggelato e fisso lei: Illyria.

 

Lei guarda me e dice: « Andiamo a distruggere qualcosa, cucciolotto! »

 

Spalanco gli occhi azzurri e fisso i suoi, color cobalto acido.

 

« No, Illyria no, vi prego!!! »

 

E lei, con quella sua espressione fissa: « Sei così divertente. »

 

Dovete sapere che lei mi considera il suo cucciolo da compagna, un animaletto domestico da coccolare.

 

Ma il concetto di “coccola” per Blue Girl è piuttosto diverso: coccolare = maltrattare fisicamente.

 

Lei è una mezza divinità che vive in un mondo che non è il suo… e tutto questo la rende piuttosto aggressiva.

 

Farmi picchiare da lei non è nella lista delle cose più divertenti per passare una giornata.

 

 

 

Siamo nelle fogne.

 

I ratti mi annusano e squittiscono: « Mangiami, Spike, sono un succulento ratto di fogna, malato di scarlattina e scorbuto. Succhiami tutto, Spike! »

 

E voi direte: “Che schifo!”

 

Ed io vi dico: Vi sbagliate. Quando non riuscivo a mordere nessuno per quel maledetto chip dell’Iniziativa, ho dovuto arrangiarmi in altri modi. Ho sterminato migliaia di roditori a Sunnydale. Le agenzie di disinfestazione hanno rischiato il fallimento.

 

E voi direte: “Ma non potevi scegliere qualche altro animale?”

 

Certo, solo che i maiali selvatici non girano per Sunnydale…

 

 

 

Allora, io ed Illyria siamo nelle fogne. E quando dico “nelle” significa proprio “nelle”.

 

Provate ad immaginare di camminare nella terra.

 

Adesso sostituite la terra con qualcos’altro, più puzzolente e acquitrinoso.

 

Ecco, noi eravamo “nelle” fogne: immersi fino alle ginocchia in quel liquame.

 

E Illyria fa: « Questa è la vera Terra. Voi umani nascondete le vostre debolezze sotto l’asfalto. Siete così patetici. »

 

« Non sono umano, adesso! » dico io, come per giustificarmi.

 

Ok, evacuo i biscotti, lo ammetto… nascondo le mie debolezze sotto l’asfalto… ma queste non sono le “mie” debolezze!!!

 

Dio, mi viene da vomitare. Perché sono qui?

 

Illyria dice: « La Terra ingloba tutto. E se esplodesse? Avreste un cosmico caos di debolezze umane che vagano nell’etere spaziale… non pensi che sarebbe un finale meraviglioso per la razza umana? »

 

Io mi volto verso di lei, stralunato.

 

Perché Illyria fa sempre questi discorsi esistenziali quando ci sono io? Insomma, ci sono Angel, Gunn e Lorne… Ha una vasta scelta di razze da tartassare. Perché cerca sempre me?

 

Illyria è come la ragazza che vive sotto di me: soffocante. Io mi sento sempre a disagio di fronte a lei, mi mette addosso un’ansia…

 

Sì, proprio così, ansia! Anche noi vampiri la proviamo, sapete?

 

Se pensate che affrontiamo il pericolo con il sorriso sulle labbra e la battuta spiritosa, vi sbagliate!

 

Abbiamo anche noi le nostre paure… e Illyria mi fa paura.

 

Se solo volesse, potrebbe afferrarmi la testa e farmi esplodere con il pensiero… ma non è quello che mi mette ansia. Il problema sono le sue domande. Mi martellano gli attributi.

 

 

 

Ecco, svoltiamo in un condotto, e finalmente usciamo dalla cloaca di debolezze umane.

 

I ratti ci annusano e decidono che siamo creature repellenti.

 

E Illyria fa: « Mettiti sulle ginocchia! »

 

« Che? Cos’è che dovrei fare? Non sono d’accordo. Non è il momento, tesoro. Senza contare che indossi una tuta di cuoio. Non è facile da sfilare, sai? »

 

Un colpo in testa mi costringe ad abbassarmi. È stata Illyria.

 

Sono schiacciato a terra da un suo piede, quando una lama affilata mi evita per un soffio.

 

Potevo diventare uno spiedino e invece sono ancora intero.

 

« Grazie, mia dea! Dopo troverò un modo per ringraziarti! Se riesco a trovarti la cerniera lampo! » le dico.

 

Mi volto e calcio questo demone, da terra.

 

Solo allora mi accorgo che è più grosso di me e appartiene ad una razza ben nota. Gli indizi ci sono tutti: corna ritorte, pelle marrone, protuberanze sulle spalle, puzzo e muco paralizzante…

 

Lo evito per un soffio, ma un po’ di muco mi ricopre un braccio.

 

« Inferno maledetto!!! »

 

La lama cade a terra e ricevo un pugno talmente forte da sbalzarmi in aria.

 

Avete idea di cosa significhi volare? Ecco, io lo so.

 

Centinaia di demoni mi hanno fatto volare. E sono sempre caduto male… Come in questo caso: le mie ossa scricchiolano, quando la mia schiena finisce contro un’inferriata.

 

« Illyria, fai qualcosa! »

 

Lei si accorge di me e dice: « Va bene. » Si avvicina al demone e gli pesta un piede.

 

Il demone grugnisce e dice: « Hey, mi hai fatto male! » e siccome è un demone Fyarl, lo dice nella sua lingua.

 

E Illyria: « Smettila di mugugnare. Parla inglese, creatura! »

 

E il demone risponde in madrelingua: « Vorrei, ma ho un numero di versi piuttosto circoscritto… Sei molto carina, sai? »

 

Io fisso il demone e gli parlo nella sua lingua: « Prova a vederla incazzata, cambierai idea! »

 

E lui, un po’ tardo: « Parli la mia lingua? »

 

Ed io: « Sì, idiota. Credi che mi diverta mugugnare come te? »

 

E lui, offeso: « Io non mugugno. »

 

Ma non fa a tempo ad aggiungere altro, perché Illyria lo afferra per le corna, gli ruota la testa e gli spezza il collo, di schianto.

 

« Abbiamo finito, Spike. Possiamo uscire? » mi chiede, tranquilla, come può esserlo solo lei.

 

Quasi quasi ci sono rimasto male.

 

Stavo discorrendo amorevolmente con un demone Fyarl e Illyria ha rovinato tutto.

 

Solo allora mi accorgo di avere un problema: il mio braccio è paralizzato, ma soprattutto, è ricoperto interamente di muco gelatinoso.

 

Dio, che giornata infernale…

 

 

 

Siamo di nuovo alla W & H, nell’ufficio di Angel. Lui nasconde il GameBoy sotto la scrivania, ma non prima che me ne accorga. Ora so perché le pile erano sempre scariche…

 

« Prozac, potresti chiamare qualcuno? Ho un braccio paralizzato. »

 

E lui, sardonico: « Ecco cosa succede quando si continua a smanacciare nella patta dei pantaloni! Ma sei stato fortunato, potevi diventare cieco. »

 

Ok, questa volta ha vinto lui. Devo ammettere che non è una battuta del tutto penosa…

 

Lo guardo e mi fa: « Non ribatti? »

 

Io resto muto. La paralisi deve avermi raggiunto il cervello.

 

Perché non sto ribattendo? È contro natura non ribattere a una provocazione di Angel!

 

Lui è perplesso come me. È la prima volta che non rispondo a una provocazione. È un segnale davvero strano.

 

Angel spalanca gli occhi, afferra la cornetta, compone un numero e dice: « Un medico, alla svelta. »

 

 

 

Il medico arriva e mi chiede: « Che demone ti ha fatto questo? »

 

Raccoglie la sostanza verde con una spatola, gettandola in un sacchettino sigillato.

 

Mi riscuoto dal mio torpore e sbotto: « Un demone Fyarl… mi ha lanciato addosso del muco paralizzante. »

 

Nella stanza cade un silenzio allarmante.

 

Angel mi fissa estasiato e dice: « Oh, grazie Dio. Mi hai regalato un momento di assoluta felicità. Grazie!!! »

 

Io lo guardo e reagisco. Afferro la spatola del dottore, raccolgo del muco e lo lancio in direzione di Angel.

 

E faccio centro: sono riuscito a colpirlo sui capelli.

 

« No… i capelli no! » risponde lui, con uno sguardo furioso. Si avvicina e mi afferra per il collo, sollevandomi da terra.

 

Con grande fatica reagisco, spalmandogli altro muco, questa volta su metà del viso.

 

« Ragazzi, basta! » mormora il dottore.

 

Ma qualcuno è mai riuscito a separare il Flagello d’Europa da William il Sanguinario? O viceversa?

 

Un secondo e ci stiamo rotolando nell’atrio, spalmandoci il muco un po’ dappertutto e scagliando pugni, calci e morsi a ripetizione.

 

 

 

È una delle nostre scaramucce, tranquilli. È terapeutico.

 

 

 

Quando abbiamo finito di pestarci a sangue ci accorgiamo delle conseguenze: Angel muove solo la metà destra del viso, quindi fatica a parlare; io ho un braccio immobile e lo spolverino n° 7 strappato.

 

E il muco è spalmato sulla moquette e sui nostri vestiti

 

Decidiamo per una tregua. (Giusto il tempo di eliminare il muco.)

 

Dai libri risulta che l’effetto paralizzante dura solo un’ora, dopo la rimozione del suddetto muco.

 

 

 

Angel si è ripulito dal muco, pescando un’altra delle sue camicie griffate. Io ho indossato nuovi abiti puliti (jeans, camicia e spolverino n° 8).

 

E si ricomincia: « Hai giocato con il mio GameBoy! »

 

E lui, cerca di parlare, con la metà sinistra del viso ancora bloccata: « Sholo una volta, Shpike! »

 

« È la quarta volta che trovo le pile scariche, Prozac! »

 

« Shono arrivato all’ultimo livello. Shtavo per affrontare il cattivo! Poi shei arrivato tu! E il tuo maledetto muco mi ha dishtrutto il visho! Non rieshco a parlare! »

 

« Non proprio, direi che sei più espressivo del solito! »

 

« She non la shmetti di farneticare ti shpacco il videogioco! »

 

« Dovrai passare sul mio corpo! » gli dico io.

 

E Illyria entra in quel momento. Ci guarda e fa: « Siete già a quella fase? »

 

Ci voltiamo in simultanea, con i volti della caccia.

 

Guardo Angel e mi piego dal ridere: si è trasformato solo in una metà del viso; l’altra metà, affetta da paralisi, ha ancora fattezze umane.

 

« Dio, sembri quel tizio in Batman… Due Facce! Angel e Angelus in un’unica persona… Quando ti ricapiterà una cosa del genere? »

 

« Ashpetta mezz’ora e parlerai sholo con Angelush!!! »

 

« Mi shtai shpaventando! » gli dico io, imitando la sua parlata.

 

 

 

Non vi ho detto che adoro provocarlo?

 

Sì, è una delle cose più soddisfacenti della mia vita a Los Angeles.

 

Posso attingere all’infinito nei meandri del mio cervello e pescare una frecciata da lanciargli.

 

È riposante, dopo una nottata di duro lavoro.

 

È come una buona sigaretta dopo ore di astinenza, o un bicchiere di liquore d’annata, bevuto in Bourbon Street, a New Orleans.

 

Ho tutta una serie di soprannomi che gli ho affibbiato: Mr. Gel, Chico, Nonno, Prozac, Valium, Deprex, Dolores… e adesso Due Facce. Ma sono sicuro che ne troverò altri…

 

 

 

« Senti Angel, mi piacerebbe discutere con te, ma non vorrei affaticarti la mandibola… » lo provoco ancora.

 

« Levati dalle palle, Shpike!!! »

 

« Pronunci il mio nome così bene! » lo stuzzico ancora.

 

E lui si arrende: « Ahh… »

 

Sono realizzato. Io DEVO avere l’ultima parola. È una questione di principio.

 

Angel mi volta le spalle, si avvicina ad una bottiglia, versandosi del sangue.

 

(A lui piace a temperatura ambiente. I gusti sono gusti…)

 

Cerca di bere, ma metà della bocca è sigillata.

 

« No, Shpike! » prova lui, minaccioso, prima che io ricominci a ridergli in faccia.

 

« Continua pure, Shpike! » Mentre parla si avvicina ad una vetrata. Preme un bottone e la finestra si inclina di poco, facendo entrare aria calda all’interno dell’ufficio.

 

Angel afferra il mio GameBoy e lo lancia nel vuoto.

 

Io smetto di ridere.

 

Passano pochi secondi e gli sono addosso, cercando di afferragli il labbro rigido, per strapparglielo dalla faccia.

 

Dopo diversi tentativi ricevo un pugno sul naso.

 

Allora cedo.

 

Ok, voi volete vederci lottare, ma io ho un braccio paralizzato e devo recuperare il mio prezioso GameBoy, per dargli una degna sepoltura. Ed è stata una giornata orrenda (tranne per la vista di Angel-Angelus).

 

Mi avvio alla porta e lo sento parlare: « Vai da Gunn e fatti dare un nuovo incarico. Shiete tornati preshto tu e Illyria. »

 

Io gli mostro il dito medio e procedo verso l’ascensore.

 

« Il solito magnaccia! » borbotto tra me.

 

 

 

Raggiungo il pianterreno. Il mio GameBoy è sparpagliato in pezzi diversi, sull’asfalto. Raccolgo i sacri resti e li getto nella spazzatura, sconsolato.

 

Punto i sotterranei, ma incrocio Illyria. Lei mi fa: « Dobbiamo tornare nelle fogne. I demoni erano due! »

 

Ed io le rispondo, esasperato: « Pensaci tu. Trovalo e distruggilo. »

 

Lei annuisce e se ne va, contenta di avere trovato qualcosa da sbriciolare per passare la notte.

 

M’infilo nella mia Viper, e maledico il mio braccio, ancora rigido, che m’impedisce di guidare bene.

 

Percorro le strade di Los Angeles con un’andatura rilassata, ascoltando musica da una stazione radio. Scelgo il percorso più lungo, affiancando la spiaggia.

 

Sì, lo ammetto, una parte del vecchio William, è ancora dentro di me. Quella parte che apprezza i paesaggi notturni e che scriverebbe una pessima poesia sull’argomento.

 

 

 

E finalmente raggiungo i sotterranei del mio palazzo.

 

Se questa è la tipica giornata di un vampiro, comincio a rimpiangere l’immortalità.

 

Come potrò reggere un’esistenza così?

 

E voi invidiereste me? Per la mia vita avventurosa?

 

 

 

Salgo le scale e ho tutta l’intenzione di arrivare il prima possibile nel mio appartamento, sprofondare in poltrona e guardarmi un bel film.

 

Ma qualcosa mi blocca un piano sotto: oltre la porta dell’alloggio di Miss Mi-presti-lo-zucchero sento piangere. E riconosco lei.

 

Busso alla porta, preoccupato che sia successo qualcosa.

 

Sapete, accorrere al più piccolo segnale sospetto è diventata una deformazione professionale.

 

L’influenza di Angel si fa preoccupante…

 

 

 

Lei apre e mi guarda, sorpresa. Si asciuga gli occhi e rimane in attesa.

 

« Sì? »

 

« È successo qualcosa? » chiedo io, scrutandola in volto.

 

E lei, imbarazzata: « No, perché? »

 

« Ti sentivo piangere. »

 

« Oh… niente di grave, solo… lascia stare… » dice lei, evitando il mio sguardo.

 

Io rimango lì, perplesso, senza accennare ad andarmene.

 

E lei esplode: « Ok, stavo piangendo. Sono disperata perché mi sento sola. Sei contento? Scommetto che tu non hai di questi problemi. Del resto con il tuo faccino e il tuo… lo sai… insomma, la compagnia non ti mancherà di certo. Chissà che vita movimentata conduci… »

 

Ah come ti sbagli… penso io.

 

Sento le mie labbra muoversi: « Non è proprio così. La mia vita, in effetti, è uno schifo. Movimentata, certo, ma non in quel senso. »

 

Lei si sposta da un piede all’altro, nervosa.

 

« Io… »

 

« Sì? » le domando ancora, fissandola negli occhi.

 

« Vuoi entrare per un caffè? » prova lei, incerta, stringendosi le braccia attorno al corpo.

 

« Hai lo zucchero? » chiedo io, scherzoso, per alleggerire l’atmosfera alla “Don’t Cry”.

 

« Sì, l’ho comprato stasera, al supermarket all’angolo. »

 

« Fantastico. Allora accetto. È permesso? » chiedo io, ricordando la mia natura di non morto.

 

« Entra » dice lei.

 

Io maledico l’ingenuità delle ragazze, che fanno entrare sconosciuti nel loro appartamento, ignorando che potrebbero avere le zanne.

 

La seguo nell’appartamento e dico: « Non vale la pena piangere, sai? La vita è quella che è. Le lacrime non servono a niente; sono solo uno sfogo temporaneo. »

 

Allungo il braccio sano (l’altro è ancora rigido) e le asciugo le tracce di lacrime.

 

Ha una pelle liscia e fresca. Gradevole.

 

Non mi piace vedere le donne piangere. Mi fa sentire in colpa, e fa uscire quel lato di me che non dovrebbe venire a galla, quello languido, sentimentale, del tipo: “Piccola, ti proteggo io…”

 

Per un vampiro con la mia reputazione non va affatto bene. Ma, il problema è che ci casco sempre.

 

E che la mia reputazione vada a farsi fottere!

 

 

 

Mi avvicino e le dico: « Sai, non so neanche come ti chiami. »

 

« Josephine » dice lei. « Non è un nome troppo pretenzioso? »

 

« Affatto. Il mio vero nome è William… » confesso, in uno dei miei slanci sentimentali, quasi shakespeariani direi.

 

« È un nome molto carino. Tipicamente inglese… » dice lei, caricando una moka italiana.

 

Adesso ha l’aria felice.

 

È incredibile come basti una piccola attenzione per sentirsi meglio. Anch’io, al momento, mi sento meglio. Rilassato.

 

Lei versa il caffè fumante in due tazze, sedendo su uno dei due sgabelli. « Prego! » dice, indicandomi l’altro.

 

Io mi siedo e aggiungo lo zucchero.

 

Sorseggio il mio caffè, scrutando la ragazza.

 

Ha i capelli scuri e gli occhi azzurro-verdi. Assolutamente diversa da Buffy.

 

 

 

Un attimo prima stiamo parlando del più e del meno, un attimo dopo siamo sul pavimento.

 

Sì, la mia vicina ha una pelle davvero fresca e liscia…

 

Faccio appena in tempo ad associare le caratteristiche con il pallore mortale, che la vedo trasformarsi.

 

Affonda le zanne nel mio collo e si accinge a succhiarmi.

 

Io, tranquillo, strappo la donna dalla mia giugulare e la guardo severo; il volto della caccia mi deforma i lineamenti.

 

Lei mi fissa con i suoi occhi gialli e mi fa: « Ma sei un vampiro! »

 

« Già, anche tu! »

 

Scoppia a ridere, alla maniera di noi vampiri… una risata da demone. Allora mi fa: « Così sei immortale come me… è perfetto! »

 

« No, aspetta. Cosa intendi dire? » e mi tampono la ferita sul collo.

 

« Beh, vicino di casa, sexy, vampiro come me… cosa aspettiamo? »

 

Io la fisso senza capire. Lei agisce.

 

Mi afferra per la camicia, trascinandomi in camera, come fossi un pupazzo e lanciandomi sul materasso.

 

Sale sopra di me e dichiara: « Ed io che provavo ad essere dolce e delicata… se lo avessi saputo ti sarei saltata addosso la prima volta! »

 

« Inferno maledetto! Aspetta, tu sei “Josephine l’Assassina di uomini”? »

 

« Sì… E tu sei “William il Sanguinario”? »

 

« Sì… »

 

« Che storia!!! » dice lei, entusiasta, strappandomi la camicia di dosso…

 

 

 

Ok, adesso non lamentatevi solo perché sono a letto con un’altra…

 

E voi direte: “Ma come puoi tradire Buffy? Il tuo amore, la tua cacciatrice. Hai ripreso l’anima per lei, sei bruciato per lei, sei andato in Italia per lei… bastardo! Sei come tutti gli uomini!!!”

 

Hey, scusate, Buffy vi sembra una santa?

 

In questo momento starà copulando con quel magnaccia dell’Immortale, fregandosi di me, di Angel e di tutti i suoi principi morali; quindi, siamo pari!

 

Sono solo come un cane, depresso e in astinenza. Dovrò pur trovare una distrazione. Sono un vampiro con forti appetiti, io!

 

 

 

Ecco, come non detto, mi è venuto il senso di colpa.

 

Sto pensando ai suoi capelli biondi, al suo profumo, alla sua figura femminile, al nostro primo bacio… alla nostra seduta sul balcone del Bronze! Brividi…

 

Fottuto cuore!!!!

 

 

 

Mi fermo e fisso Josephine, l’Assassina di uomini. Mi guarda senza capire.

 

« Non posso… amo un’altra… »

 

« Oh, rilassati, io non glielo andrò certo a dire! Non voglio mica sposarti! » mi fa, sorridendo.

 

Ma io: « No, davvero, non posso. Rimaniamo… amici? »

 

Il sorriso sparisce e mi fa: « Amici? Guarda che stai parlando con un demone! Neanche il mio sire era mio amico! »

 

Ecco. La classica vampira che deve sottolineare la sua superiorità in quanto demone. Definirsi amica di qualcuno è giudicato offensivo…

 

« Ok, allora restiamo… alleati? » suggerisco io, diplomatico.

 

« Mmh, suona meglio. » Annuisce, si alza e si riveste. Io faccio lo stesso.

 

Torniamo in salotto e mi siedo sul divano.

 

Lei mi guarda, poi parla, con un tono insoddisfatto: « Oh, perché sono così sfigata? Finalmente trovo un vampiro carino e lui… ama un’altra. Credevo che essere vampira sarebbe stato divertente… dov’è tutto il sesso che mi avevano garantito? »

 

« Beh, quando sei umano non pensi ai lati negativi… » dico io, pensieroso.

 

« Il bisogno di sangue » suggerisce lei.

 

« E il rischio di bruciare, dove lo metti? » provo io.

 

« L’assenza di riflesso. Non riesco mai a vedere se ho il rossetto sbavato! Sono costretta a usare i lucidalabbra trasparenti!!! »

 

Sorrido, pensando a me, intento a farmi la barba.

 

« L’assenza di luce è anche peggio. Non sai come mi manca il sole… » e guardo le tende scure della stanza, che schermano il salotto da qualsiasi fonte di luce. Come diavolo ho fatto a non accorgermene prima?

 

Un silenzio cade tra noi, per qualche istante. La vampira raggiunge un mobiletto, pesca una bottiglia di crema al whisky, riempie due bicchieri e me ne porge uno. Lo accetto, in silenzio.

 

Josephine ripiega le gambe sopra il divano e posa la testa sulle ginocchia. Si abbraccia le gambe con le sue mani bianche.

 

Dà una piccola sorsata al suo drink, poi aggiunge: « E la solitudine? Quando il tuo sire ti lascia, è come se una parte di te morisse di nuovo… e ti ritrovi sbalzato nel Mondo, senza nessuno con cui condividere la caccia. E i pensieri… »

 

La fisso stupito.

 

Mi sono sentito esattamente così quando Drusilla mi ha lasciato. Avevo perso una parte di me.

 

Non so se quella parte fosse buona o cattiva… era un pezzo di me e basta. E Dru me lo aveva portato via… 

 

Ed io: « è vero, siamo creature potenti, ma abbiamo i nostri tasti dolenti. Prendi l’immortalità! All’inizio ti senti un dio; sai di non dover morire e giri per le strade con occhi diversi. Ti senti distante dagli umani. E ridi. Ridi come un pazzo… Ma poi tutto sfiorisce e muore, e tu resti lo stesso di sempre. Loro invecchiano nel corpo, noi invecchiamo nell’anima… A volte mi sento così stanco… E ci sono giorni in cui non c’è motivo di stare male, ma mi sento insofferente… »

 

« Sì, capita anche a me. Desidero dormire e basta. Risvegliarmi in un’epoca migliore. O peggio, vorrei tornare indietro! Quanto mi manca la Francia… e il Terrore? Tutte quelle ghigliottine! E mi prende una tale depressione… è inconcepibile per creature come noi. »

 

« Già… e i rimorsi dell’anima? »

 

Josephine spalanca gli occhi e mi fa: « Hai l’anima? »

 

« Sì, perché? » chiedo distratto.

 

Allora mi rendo conto di un dettaglio non proprio sottile: solo io ed Angel abbiamo l’anima. Ho di fronte una creatura che uccide esseri umani.

 

Dovrei impalettarla adesso… ma non lo faccio. Non sarebbe onesto.

 

Lei ignora i miei pensieri e risponde: « Quindi hai un’anima. Curioso… Beh, io ne faccio volentieri a meno. Sono già depressa senza il rimorso delle mie vittime… »

 

« Vuoi un consiglio? Non riacquistarla per nessun motivo! Redimersi è una tale rottura… » dico io, comprensivo.

 

Lei mi guarda e mi propone: « Usciamo? Hanno aperto un nuovo locale in periferia… fanno dei cocktail tropicali… »

 

E io: « Perché no. »

 

« Andiamo con la tua macchina? Non sono mai salita su un’auto come quella. »

 

Io sorrido. Le donne, vampire o no, sono sempre donne. E hanno la calamita per le auto potenti… sarà una metafora sessuale?

 

« Vuoi provarla? » chiedo io, allusivo. Lei mi regala un’occhiata acuta: ha captato il messaggio subliminale…

 

« Sai guidare, vero? » la provoco ancora.

 

« Hey, per chi mi hai preso? Ho divorato il mio istruttore qualche anno fa! Ho catturato le sue abilità e le ho fatte mie. C’è ancora la sua auto, qui, nel sotterraneo. »

 

Ci avviamo all’uscita, silenziosi ma sereni.

 

Abbiamo scelto due strade contrapposte ma possiamo essere amici…ops, alleati!

 

Insieme, possiamo combattere la nostra spaventosa solitudine, anche se solo per una notte.

 

Domani potrei decidere di mandarla in polvere. O di assumerla all’agenzia, chissà…

 

Ma questa è la nostra notte di libertà, prima che sorga l’alba.

 

Per un vampiro la notte è sempre giovane.

 

E ogni singola notte sarà giovane, per sempre.

 

 

FINE