IL FREDDO DENTRO

di Victoria



Best Author al 3° turno dei Truly You Awards! E-mail autore: drusy83@yahoo.it

Pairing: Angel/Lindsey

Ambientazione: Seconda stagione di AtS, versione alternativa del finale di Reprise.

Riassunto: E se Angel – stanco, arrapato e fuori di sé – si fosse trovato davanti Lindsey, invece di Darla?

Attenzione: Contiene slash. Best General MaleSlash al 3° turno dei Truly You Awards!

Best General Naughty al 4° turno dei Truly You Awards!



Nell’istante stesso in cui la porta si chiuse alle sue spalle, Angel seppe che c’era qualcuno lì con lui.



Cosa vuoi da me?” chiese in tono piatto. Gli avvenimenti della serata lo avevano lasciato troppo esausto persino per la rabbia, il sentimento che quell’umano in particolare non mancava mai di risvegliare in lui.



Lindsey tacque.



Vuoi questo?” Tenne sollevato l’anello che si era procurato a prezzo di tanti sforzi e che non era servito a nient’altro che ad uccidere le sue speranze. Il cerchietto di metallo cadde sulla moquette scura e Lindsey corse a raccoglierlo, ma, prima che potesse allontanarsi, il vampiro lo afferrò per un braccio e lo scaraventò attraverso la stanza con una facilità addirittura ridicola.



Forse è questo che vuoi veramente” disse, sbattendolo contro il muro e sfiorandogli il viso con mano assurdamente delicata. Lindsey non rispose, stordito dal dolore dei lividi che si andavano formando sul suo volto e dall’improvviso afflusso di sangue all’inguine. L’inforcatura del vampiro era premuta contro la sua, e sarebbe stato pronto a dichiarare sotto giuramento che sentiva un’erezione.



Dimmi la verità” sussurrò Angel. L’umano storse il viso per non trovarsi con gli occhi ad una spanna da quegli occhi e soprattutto con la bocca a pochi centimetri da quella bocca. “È questo che vuoi?” L’odore di cuoio lo avvolse, ma Lindsey rifiutò di arrendervisi: si divincolò, senza riuscire a spostarsi di un millimetro. Labbra fredde e inaspettatamente morbide scesero inarrestabili sulle sue, dischiudendole a forza.



Il mondo di Lindsey cambiò.



Intrappolato fra il muro e il vampiro, incapace di compiere il più insignificante movimento, soggiogato dalla dolce invasione della lingua che esplorava la sua bocca, solo allora il vuoto che sentiva dentro di sé da… mesi? anni? oppure da sempre?, solo allora quel vuoto sparì. Possibile che ciò di cui aveva bisogno per riempirlo fosse un demone assetato di sangue? Eppure il vuoto non c’era più, e i pantaloni stavano diventando sempre più stretti intorno all’asta che si gonfiava tra le sue gambe. Non avrebbe mai pensato che Angel potesse avere quel sapore, deciso ma allo stesso tempo gradevole, con una vaga dolcezza nascosta in fondo. E poteva ammettere almeno a se stesso di averci pensato, di aver fantasticato sul sapore delle sue labbra – e non solo quelle! – mentre cercava di addormentarsi nel silenzio della sua stanza, sforzandosi d’ignorare il buco nero che minacciava d’inghiottirgli il cuore.



Avvertendo la sua eccitazione, Angel strofinò il bacino contro il suo. Anche sotto strati e strati di vestiti, il fremito di piacere che percorse la spina dorsale di Lindsey fu sconvolgente.



Mio Dio, come sarebbe sentirlo pelle a pelle? Ma cercò di soffocare quell’idea: doveva liberarsi, fuggire, anzi, prima avrebbe ucciso quel maledetto demone e… Un gemito inarticolato risuonò nella sua gola quando il bacio si trasformò: la dolcezza scomparve, sostituita dall’ardore primordiale di un animale affamato; Angel non riusciva a saziarsi delle labbra carnose di Lindsey. Le mani con cui prima l’aveva imprigionato in una morsa d’acciaio si spostarono ad accarezzare i bicipiti tonici dell’umano. Angel percepiva il suo calore, ma era come se non potesse toccarlo abbastanza, perché il freddo continuava ad avvilupparlo. Mentre dita frenetiche gli scompigliavano i capelli castani, Lindsey approfittò della sua distrazione per scrollarsi il vampiro di dosso.



Intanto che riprendeva fiato, cercò un modo di esprimere tutto il disgusto che una persona normale avrebbe provato per il contatto immondo che gli era stato imposto. Una frase da cui non trasparisse il terrore che aveva provato nel trovarsi inerme come un bambino fra quelle braccia. Tutto ciò che il suo cervello riuscì a partorire fu un roco: “Non è il momento di giocare.”



Per metà sperava che il vampiro non avesse alcuna intenzione di spingersi più oltre: che si contentasse di averlo baciato e arrapato, e che lo scacciasse. Per metà lo temeva. Per questo si sentì insieme deliziato e atterrito – pur stando bene attento a nascondere entrambe le emozioni – quando Angel rispose:



Non sto giocando. Voglio soltanto sentire qualcosa contro il freddo.” Ed era vero. Angel non sapeva fin dove si sarebbe spinto, non aveva un piano preciso: si sarebbe fermato quando il freddo fosse svanito.



Si avvicinò all’umano ansimante, registrando con la coda dell’occhio il voluminoso rigonfiamento negli eleganti pantaloni di sartoria. L’idea che si fosse eccitato per il suo bacio lo sorprese, ma non fermò la sua avanzata.



Un tavolo bloccò la ritirata di Lindsey, che, ipnotizzato dagli occhi scuri del demone, si lasciò adagiare sulla superficie di legno. Angel si posizionò fra le sue gambe allargate e si chinò di nuovo per baciarlo. Stavolta la passione si scatenò fin dal primo contatto, da parte di entrambi: Lindsey, con le ginocchia strette intorno ai fianchi di Angel, mosse le labbra sulle sue e spinse la lingua ad intrecciarsi con quella del vampiro. Divincolarsi non sarebbe servito, quindi tanto valeva godersi il momento, no? In seguito ci sarebbe stato tutto il tempo per sentirsi umiliato e disgustato di se stesso: ora l’umano non desiderava altro che strofinare la propria erezione contro il corpo del vampiro. Nudo o vestito, non importava.



Prima di potersi chiedere a mente lucida cosa stava facendo, COSA DIAVOLO CREDEVA DI FARE, sfilò il cappotto nero dalle spalle ampie del demone.



Era possibile che si trattasse di questo? Di omosessualità latente che aspettava solo l’occasione per uscire allo scoperto? La smania degli ultimi mesi, l’insolita insoddisfazione che il lavoro gli lasciava, l’assurda cotta per una vampira centenaria… erano tutti sintomi della sbandata che si era preso per il vampiro centenario la cui lingua gli stava esplorando il palato? Allora la gelosia che lo assaliva ogni volta che immaginava Angel e Darla insieme assunse tutt’un altro significato. Aveva sbavato dietro alla donna di cui in realtà avrebbe voluto prendere il posto e aveva creduto di odiare l’uomo che invece desiderava! Quel pensiero gli strappò una risata riecheggiante di follia.



Spinse via il vampiro e si sollevò. Con la testa che girava, Lindsey rise di nuovo, una risata da ubriaco. Eppure quel giorno non aveva inghiottito neanche una goccia d’alcol. Ci si può ubriacare di baci?



Perché ridi?” chiese Angel. Quella reazione lo innervosiva. Si rifiutò di chiedersi cosa significasse. Non avrebbe cominciato ad interrogarsi, a riflettere, a rimuginare. Afferrò l’umano – forse per il braccio, forse per il bavero, forse persino per i capelli: non gli importava – e lo scaraventò attraverso la porta a vetri che conduceva in camera sua. Lindsey volò leggero come il giocattolo di un bambino capriccioso, urtò il fianco – per fortuna il fianco, Dio ti ringrazio che non fosse la faccia! – contro il vetro, che andò in frantumi; atterrò supino sullo scomodo tappeto di frammenti taglienti e puntò i gomiti. La mano di plastica lo tradì, Lindsey scivolò, poi sollevò di nuovo il busto. Prima che potesse riordinare le idee abbastanza da rialzarsi, Angel gli chiese:



Non lo senti, il freddo?”



Lindsey non aveva freddo; al contrario, gli sembrava di bruciare, ma qualcosa nel volto e nell’accento di Angel gli rivelò che il freddo a cui si riferiva era simile al vuoto che sentiva lui: una sensazione dell’anima piuttosto che del corpo, ma non per questo meno reale.



Chi l’avrebbe mai detto? In fondo il vampiro gli assomigliava. Certo, a parte il fatto che era immortale, più grosso e di gran lunga più forte di lui. Come per confermare quel pensiero, Angel lo rimise in piedi senza sforzo e lo incalzò, inarrestabile, finché Lindsey non urtò il retro delle ginocchia contro un ostacolo spigoloso ma morbido. Si gettò una rapida occhiata alle spalle.



Il letto.



Che cosa vuoi fare?” chiese, comprendendo che, nel bene o nel male, Angel non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro.



Non ha importanza. Niente ha più importanza.” Nell’istante stesso in cui lo disse, Angel si rese conto che non era vero: c’era una cosa che contava, una sola. Il corpo vivo che stringeva fra le braccia, il cui calore sembrava promettere un riparo contro il freddo che gli attanagliava l’anima.



*****



Senza neanche sapere come, Lindsey si ritrovò schiacciato sul letto dal peso di Angel, le bocche ancora premute insieme, gli occhi strizzati, la mano sinistra – quella buona – che vagava sul corpo imponente, mentre la destra di plastica era abbandonata lungo il fianco. Sollevò la maglietta di Angel e impastò i muscoli poderosi; insinuò le dita sotto la cintura dei suoi pantaloni e strinse la natica liscia.



Angel si staccò di botto, Lindsey aprì gli occhi e il vampiro rimase affascinato dall’intensità di quel blu. Ma solo per un nanosecondo: subito dopo gli afferrò il colletto della camicia e tirò finché i bottoni schizzarono via. La vista dell’umano a torso nudo era più che gradevole; nonostante il lavoro sedentario, era in ottima forma fisica: pettorali solidi, addominali ben definiti, per non parlare di quei succulenti capezzoli scuri. Lindsey lo fissò, leggendo l’appetito nei suoi occhi, ma senza ritrarsi. Poi il vampiro calò in picchiata e appoggiò le labbra – non le zanne, come l’umano aveva temuto – al corpo morbido. Lindsey si lasciò sfuggire un gemito soffocato: era come se stesse risucchiando la sua lucidità, la sua anima e tutta la sua essenza dalla gemma indurita, con quel solo contatto umido. Nel frattempo, l’altro capezzolo non era trascurato: dita abili lo strattonavano dolcemente.



Eccitato dalla ricettività dell’umano sotto di lui, dalla sua vulnerabilità – è solo un ragazzo, come ho potuto non accorgermene prima? – Angel fu sul punto di morderlo, ma quel poco di lucidità che gli restava lo avvertì che uccidendo Lindsey avrebbe eliminato l’unico antidoto contro il freddo. Allora si accontentò di gustarne la carne, resistendo al richiamo del sangue.



Di più” sussurrò Lindsey, inarcando la schiena per stargli ancora più vicino. Quelle due parole, il tono con cui le pronunciò, fecero scorrere un brivido lungo la schiena di Angel.



Lindsey cercò di spogliarlo, ma la frenesia del desiderio lo rendeva maldestro. Angel stesso lo aiutò, gettando la maglietta da una parte, le scarpe da un’altra e i pantaloni da un’altra ancora. In pochi secondi rimase nudo e cominciò ad armeggiare con la cintura dell’umano.



Lindsey lo fissò, incapace di staccare gli occhi dal suo sesso. Si era sempre considerato ben dotato, ma non avrebbe mai retto il confronto. Nessuno avrebbe potuto reggere il confronto con quel monumento alla virilità.



Mai pensato di fare la pornostar?” bisbigliò. Angel rispose con un brontolio cupo, senza smettere neanche per un attimo di armeggiare con la fibbia della sua cintura. Quando finalmente quella cedette, attaccò il primo bottone della patta.



Sentendosi inadeguato e intimorito – riderà di me, uno abituato a portare in giro nei pantaloni *tutto quel ben di dio* non potrà fare a meno di ridere di me. E poi, merda, come farò a prendere quel coso? – Lindsey gli afferrò il polso per scostarlo.



Ora desiderava di nuovo fuggire, magari cambiare identità ed emigrare in Siberia, qualunque cosa pur di scampare all’umiliazione che… Ma Angel proseguì imperterrito e poco dopo i pantaloni calarono. I boxer di seta azzurra sottostanti non tardarono a seguirli.



Lindsey trattenne il respiro. Angel tacque.



Allora?” sussurrò infine l’umano, le guance accese da un inconsapevole rossore.



Una mano fredda gli avvolse il cazzo gonfio, facendolo sibilare di piacere, il tocco umido delle labbra gli sfiorò uno zigomo.



Sei così caldo”, disse Angel. Intanto con l’altra mano gli accarezzava il viso, la spalla, il braccio muscoloso, fino ad arrivare al punto in cui il polso si univa alla protesi. La plastica conservava un vago tepore, ma Angel non voleva niente di artificiale quella sera, solo carne viva. Lindsey lo vide armeggiare con le cinghie della sua mano finta e chiamò a raccolta tutta la propria lucidità per aiutarlo, rifiutando di porsi domande scomode sul perché fosse nudo a letto con il tizio che lo aveva mutilato.



Posò la protesi sul comodino e osservò con un misto di ansia e sorpresa Angel che gli prendeva il moncherino e baciava la pelle color rosa acceso, passando la lingua nei solchi del tessuto cicatriziale.



Poi le dita fredde si spostarono dal cazzo eretto di Lindsey alla sacca vellutata sottostante. L’umano impennò i fianchi, ma la versione dei preliminari di Angel – quanto meno di Angel in quello stato – era finita: il vampiro gli divaricò le gambe e insinuò la punta di un dito dentro di lui.



Lindsey gemette di frustrazione – ne voleva di più –, ma quando il vampiro iniziò a spingere dentro e fuori, dentro e fuori, il dolore ebbe il sopravvento. Ed è solo un dito!, pensò. Come sarebbe stato prendere dentro di sé l’intero tronco di carne che il vampiro aveva per cazzo?



Cercò di sgusciare di lato, ma Angel lo bloccò. I loro membri si scontrarono come le spade di due duellanti e dalle labbra di entrambi uscirono identici gemiti di piacere.



Ma qualcosa sfiorò l’apertura di Lindsey – non è un dito, maledizione, stavolta non è un dito! – che si scostò precipitosamente e sussurrò:



Non a secco, ti prego!”



All’orecchio di Angel, quelle parole risuonarono come versi stranieri privi di significato. Grugnì e riprese a baciarlo, accarezzandogli il corpo snello e ben modellato. La mano invadente rinnovò la sua intrusione.



Lindsey digrignò i denti, sollevò il busto e cercò di scivolare di lato, ma Angel lo agguantò, facendolo di nuovo sentire inerme come un bambino.



Un ringhio di avvertimento gli rivelò che il vampiro si stava innervosendo, e far irritare un demone non era mai una buona cosa. Con una mano pesante che gli schiacciava il petto, un’altra che continuava a giocherellare con le zone più private del suo corpo, Lindsey non riuscì ad articolare altro che:



Pantaloni. Tasca sinistra…”



Una scintilla di comprensione si accese negli occhi di Angel, che raccattò da terra i costosi pantaloni dell’avvocato e trovò nella tasca sinistra un tubetto di lubrificante. Il vampiro riprese aspetto umano e inarcò le sopracciglia, ma il tubetto era sigillato e, ancor più importante, non sentiva sul corpo dell’umano alcun odore estraneo.



Se Lindsey avesse fatto di recente sesso con qualcuno – uomo o donna – lo avrebbe capito subito. No, il ragazzo era solo da molto tempo; per quanto ne sapeva lui, poteva anche essere vergine, con il suo passaggio stretto e la tua timidezza, insospettabile nel campione da tribunale così arrogante e sicuro di sé.



Leggendo sul volto del vampiro il muto interrogativo, Lindsey spiegò:



L’ho comprato quando abbiamo unito le forze per salvare i tre ragazzini ciechi, ricordi? Lo porto sempre con me… Ooh!”



Senza mostrare di aver sentito una sola parola, Angel si limitò a procedere. Il corpo sotto di lui si tese per un istante, poi si rilassò: una generosa quantità di lubrificante rese la lenta invasione del dito molto più gradevole della prima volta.



Lindsey non udì i propri miagolii di piacere, non si accorse che stava spingendo il bacino verso la mano di Angel: tutte le sue percezioni si concentravano sulla magia che le dita sapienti del vampiro stavano operando nella sua intimità. Non aveva mai immaginato che potessero esistere sensazioni così intense.



La pienezza che sentiva dentro aumentò: ora due dita sforbiciavano nelle profondità del suo canale, sfiorando sempre quel grilletto di piacere appena scoperto, ma senza mai arrivare a dargli ciò di cui aveva davvero bisogno. La punta del suo cazzo luccicava e sobbalzava su e giù per attirare l’attenzione, invano: Angel era concentrato altrove.



Il vampiro aggiunse un terzo dito, mordicchiandogli intanto la guancia liscia. Lindsey allungò il collo per leccare il lobo dell’orecchio, così eccitante nella sua vicinanza. I due si contorsero, strofinandosi l’uno contro l’altro con una sincronia che non avrebbe potuto essere più perfetta se i loro corpi fossero già stati uniti, e tutto ad un tratto la pienezza – quella pienezza incompleta che era pur sempre qualcosa – sparì.



Solo quando Angel soffocò con le proprie labbra il suo gemito di protesta, Lindsey capì: non lo stava abbandonando in pasto al vuoto; al contrario, si stava spingendo oltre.



E ne ebbe la conferma quando la pressione tornò – impossibile confonderla con quella di un dito – e per un attimo rimasero così: vicinissimi eppure non ancora uniti, l’uno aperto e vulnerabile, l’altro torreggiante, vibrante di desiderio trattenuto a stento, entrambi in fuga da qualcosa, anche mentre rimanevano immobili sul letto sfatto.



Poi Lindsey trasse un respiro profondo e proprio nel mezzo, a troncargli il fiato in gola, sentì l’asta fredda che scivolava a riempirlo e strabuzzò gli occhi, le labbra modellate in una ‘o’ perfetta. Inesperto, indifeso di fronte alle sensazioni che lo assalivano tutte insieme, si aggrappò con l’unica mano alla testata del letto, così forte da farla scricchiolare. Accarezzò col moncherino il fianco muscoloso di Angel, che a quel contatto parve impazzire. Infatti il vampiro all’inizio si mosse piano, poi sempre più veloce; se non fosse stato per il lubrificante usato senza risparmio, il canale fino ad allora intatto di Lindsey si sarebbe lacerato alla prima spinta.



Invece la sensazione dei tessuti interni che si dischiudevano per adattarsi alla penetrazione rimase al di qua della soglia del dolore. E quando anche il più lieve disagio svanì, Lindsey scoprì di aver raggiunto la pienezza, e stavolta non c’erano nei, né dubbi: il vuoto era stato colmato.



Angel, dal canto suo, aveva perso quel poco di coscienza che gli rimaneva nel preciso istante in cui il canale stretto e bollente di Lindsey aveva accolto il primo centimetro della sua virilità. Sì, il ragazzo sotto di lui poteva salvarlo, con la sua fragile eppure energica umanità, ma soprattutto con il calore che emanava da tutti i pori. E allora non poté resistere: accelerò la penetrazione, anche se sapeva che rischiava di fargli male. E più in profondità si spingeva più la sua febbre aumentava, e solo quando fu conficcato fino in fondo riuscì a fermarsi. Il freddo che lo aveva tormentato così a lungo era sparito: ora Angel era avvolto nel calore generoso di Lindsey, così perfetto da sembrare creato su misura per lui, così stretto da dargli la certezza che non avrebbe più avuto freddo. Mai più.



Rimasero immobili, come congelati, occhi blu negli occhi castani, poi Angel tirò indietro i fianchi e si cacciò di nuovo dentro. Lindsey accompagnò i suoi movimenti e incontrò i suoi affondi, la bocca spalancata in un muto grido di piacere, perché ad ogni spinta Angel arrivava a toccare territori ancora inesplorati, zone del suo corpo ancora intatte. E, soprattutto, ad ogni spinta Angel accarezzava con il membro quel magico punto di piacere dentro di lui.



Angel osservò l’umano che si contorceva sotto di lui, col cazzo tutto arcuato e impossibilmente gonfio. Non avrebbe mai creduto che un uomo… anzi, un ragazzo che nutriva un tale odio per lui potesse acconsentire a questo. Lui lo avrebbe preso comunque, non aveva senso mentire a se stesso: quando tutto era cominciato, quella sera, aveva deciso di prenderlo e basta: che fosse consenziente o meno non aveva importanza. Solo ora che il freddo aveva smesso di annebbiare la sua razionalità, solo ora che Lindsey gli aveva donato spontaneamente se stesso, solo ora Angel capiva che non avrebbe potuto funzionare altrimenti.



Se lo avesse preso contro la sua volontà, se avesse trasformato la loro prima volta (era certo che ce ne sarebbero state molte altre) in un incubo da dimenticare, il freddo lo avrebbe inghiottito.



Sicuro, Lindsey era caldo e lo sarebbe stato in ogni caso, ma uno stupro non avrebbe mai potuto scaldargli l’anima.



A questo punto Angel raddoppiò gli sforzi per ringraziarlo nell’unico modo che conosceva: coccolando il bottone di piacere che aveva dentro, massaggiandogli le palle e pompandogli il cazzo in sincronia con le proprie spinte.



Lo farò venire per primo, decise in uno slancio di altruismo, e gli scostò dalla fronte le ciocche intrise di sudore.



Ma Lindsey, forse colpito dalla tenerezza di quel gesto, sussurrò:



Angel” chiamandolo per nome per la prima volta in tutta la sera, e a quel punto i buoni propositi di Angel si sciolsero come un ghiacciolo nel deserto.



LINDSEY!” urlò, sbattendo il bacino contro quello dell’umano con energia selvaggia. Lindsey tornò ad aggrapparsi con la mano alla spalliera del letto, come se temesse che la violenza dell’orgasmo del suo compagno potesse scaraventarlo giù.



Una sostanza fresca e lenitiva invase il suo passaggio bollente, poi un’ultima serie di affondi spasmodici lo inchiodò sul materasso. Il legno scricchiolò nella sua stretta, ma Lindsey non se ne accorse nemmeno. Ora Angel era disteso sopra di lui, esausto e sazio, e il cazzo di Lindsey era intrappolato fra i loro corpi, più duro e famelico che mai.



Quando Angel uscì da lui, Lindsey prima cercò di bloccarlo, poi si arrese e scese con la mano verso la propria erezione, convinto di dover provvedere a se stesso, ma il vampiro si chinò e presto i lamenti di frustrazione dell’umano si trasformarono in gemiti di piacere.



Alcune gocce di sangue ornavano l’anello di muscoli raggrinzato; Angel le raccolse una per una con la lingua, allontanando nel frattempo la mano di Lindsey dal suo sesso fremente: voleva riservarsi per intero il compito di dargli piacere.



Lindsey, scioccato dal gesto che non gli era mai passato per la mente che qualcuno potesse compiere, men che meno su di lui, cominciò ad iperventilarsi. Poi Angel irrigidì la lingua e la infilò dentro, mentre con la mano accarezzava la sua virilità rampante. Fu troppo. Con un grido inarticolato, inarcò la schiena e spruzzò la propria essenza nell’aria. Risuonò lo scatto di qualcosa che si rompeva e una fitta di dolore lo avvertì che aveva spaccato la testata del letto e si era tagliato con i rottami, ma non importava. Niente importava all’infuori del vampiro che lo stringeva tra le braccia come se avessero un futuro.



La realtà era che non avevano altro che il passato: un anno e mezzo di odio reciproco.



Lindsey scosse il capo per schiarirsi le idee. “Che cosa abbiamo fatto?” mormorò.



Non venirmi a dire che non lo sai” rispose Angel e, senza essersi mosso, parve mille miglia più lontano di prima.



Certo che lo so” ribatté Lindsey, distogliendo il viso. “Voglio dire… cosa diavolo ci è saltato in mente?”



All’inferno se ne ho idea.” Pausa. Sospiro. “Ti è piaciuto?”



Lindsey si voltò di scatto verso di lui.



Angel abbozzò un sorriso. Non sapeva cosa aveva in serbo la sorte per loro, non sapeva come avrebbero affrontato il domani, ma di una cosa era certo: aveva ancora voglia di lui. E chissà che dalla semplice voglia non potesse nascere un legame più profondo. Seguì con il dito il contorno di un capezzolo del suo compagno di letto e disse:



Ti va di fare una doccia insieme?”



Fine