LA FINE DELLE VENDETTE

di Victoria



Best General Angst al 4° turno dei Truly You Awards! E-mail autore: drusy83@yahoo.it

Pairing: Angel/Lindsey

Ambientazione: Seconda stagione di AtS, dopo l’episodio Redefinition, prima di Epiphany.

Riassunto: Alcuni avvocati della W&H sono stati massacrati da Darla e Drusilla con il benestare di Angel, che ora si sente in colpa. Ma come si fa ad espiare la morte di persone tutt’altro che innocenti?

Attenzione: Contiene slash, BDSM e sesso non esattamente consensuale. Best Author al 3° turno dei Truly You Awards!



La canna sfrecciò nell’aria e si abbatté sulle sue cosce.



Diciassette” disse Angel. Un nuovo livido si aggiunse agli altri, ma sarebbe guarito presto. Troppo presto. L’aria sibilò mentre la canna calava di nuovo, atterrando sulla curva del sedere pallido.



Le natiche nude fremettero, ma Angel si concentrò sul conto piuttosto che sul sangue che affluiva alla pelle.



Diciotto” disse, sforzandosi di controllare la voce. Se avesse perso il conto, lui avrebbe ricominciato da capo. Era già successo altre volte, e probabilmente sarebbe accaduto di nuovo, ma non quella notte. Per quella notte…



Diciannove!” Il grido strozzato parve aizzare il suo aguzzino, che sferrò il colpo successivo proprio nello stesso punto e con la stessa viziosa angolazione, in modo da beccarlo un’altra volta sulle palle.



Angel non desiderava altro che ululare di dolore, ma digrignò i denti e articolò:



Venti.” Era finita.



Dietro di lui, la canna cadde a terra e l’umano ansimò per riprendere fiato. Anche se era di spalle, Angel poteva vederlo come se l’avesse avuto davanti agli occhi: di sicuro si stava asciugando la fronte con il dorso della mano – l’unica mano: un altro misfatto da espiare. Aspettò di sentire il fruscio delle sue dita nella tasca, il tintinnio delle chiavi, lo scatto lieve delle manette. Non attese parole: il copione non ne prevedeva.



Perciò sobbalzò udendo la sua voce:



Altri dieci.”



Cosa? Perché?”



Angel non era così ingenuo da contraddire il padrone, ma per quella sera la punizione era finita, quindi non erano più nei loro ruoli; erano ridiventati Angel e Lindsey, vampiro e avvocato. Sembrava, però, che l’altro non la pensasse così.



Un padrone ha forse bisogno di un motivo per punire il proprio schiavo? E comunque te lo dirò io, il perché: hai cercato di scansarti prima dell’ultimo colpo.”



Questo non è vero, lo sai benissimo!”



Anche contraddire il padrone è una colpa che merita un castigo.” Rumore di passi attutito dalla folta moquette. Si stava dirigendo verso la parete degli attrezzi. Angel non poté reprimere un brontolio di gola.



Quello era un ringhio? Allora da dieci siamo passati a venti.”



Risuonò uno schiocco di prova. L’udito soprannaturale di Angel identificò subito la frusta: aveva una sola coda, per fortuna, ma la striscia di pelle – all’estremità sottile come il suo dito mignolo – si ispessiva fino a raggiungere, vicino al manico, lo spessore del suo polso.



In più era cosparsa di nodi ruvidi concepiti apposta per lacerare la pelle nel peggior modo possibile.



L’avevano usata solo una volta prima di allora, per cinque colpi. Ma venti… Un umano sarebbe morto, o almeno svenuto, ma Angel non era umano. E in definitiva sapeva di meritare tutto il castigo che riusciva ad ottenere, incluse le punizioni che Lindsey motivava con mancanze inesistenti.



La frusta sibilò e morse a fondo la carne strappandogli un gemito, ma Angel non dimenticò di contare ad alta voce:



Uno!” E per prepararsi al secondo colpo si aggrappò con entrambe le mani al legno del letto, perché sapeva bene che le manette intorno ai suoi polsi erano solo simboliche: avrebbe potuto spezzarle senza neanche accorgersene, e la punizione si sarebbe interrotta.



Due!”



Un altro cordone rosso s’intrecciò col primo. Faceva male, soprattutto perché le sferzate si sovrapponevano ai lividi lasciati dalla battitura precedente, ma in fondo era esattamente di questo che aveva bisogno. Lo aveva detto, a Lindsey, quella prima notte, quando tutto era cominciato.



L’umano gli aveva anche chiesto come poteva fidarsi tanto da lasciarsi ammanettare, e Angel aveva risposto:



Non si tratta di fiducia, perché catene così sottili non potrebbero trattenermi contro la mia volontà.” Poi, porgendogli le manette: “È solo un simbolo.”



Di cosa, nessuno dei due lo disse, ma entrambi udirono le parole non pronunciate: le manette simboleggiavano il potere a cui Angel momentaneamente rinunciava, ma che non avrebbe esitato a riprendersi se gli fosse parso che Lindsey calcasse troppo la mano, oppure anche solo se si fosse stufato. L’equilibrio di forza tra umano e demone non cambiava, neanche quando il vampiro era piegato culo all’aria e l’avvocato stava dietro di lui con una frusta in mano.



Tre!” gridò Angel.



Una sottile striscia di sangue gli colò giù per la coscia, ricordandogli che non si nutriva da due giorni. Da quando gli avvocati erano morti, da quando aveva tradito la propria missione per una vendetta personale, come ulteriore punizione cercava di mantenersi sempre appena un gradino più su dell’inedia: poco sangue, al massimo due o tre volte a settimana.



Quattro” esclamò con voce roca.



Staccò un istante le dita per sgranchirle e gli anelli di ferro che lo assicuravano alle colonnine del letto tintinnarono. Angel si aggrappò di nuovo, per evitare di romperle involontariamente al colpo successivo.



Cinque!”



Ricordava lo stupore e la diffidenza di Lindsey la notte in cui s’era intrufolato in camera sua con manette e frusta. Erano trascorsi pochi giorni dalla strage compiuta da Darla e Drusilla, e Lindsey – sfigurato di lividi e graffi – spandeva intorno a sé un aroma dolciastro di sangue coagulato. Gli umani avrebbero spalancato gli occhi guardandolo in faccia, ma non avrebbero mai notato quel profumo caldo e insinuante; qualunque vampiro, invece, a trovarsi nella stessa stanza di Lindsey, si sarebbe messo a sbavare. Angel, però, non era qualunque vampiro, quindi non sbavò. Si limitò a sussurrare:



Più forte.”



La sera dopo, per sfuggire alla tentazione, portò a Lindsey una frusta più grossa.



Sei.”



Ormai l’avvocato aveva una discreta collezione di attrezzi per il BDSM, alcuni comprati apposta per quelle occasioni, altri – la maggior parte – dono di Angel.



Sette.” La schiena gli bruciava quasi come la volta in cui Lindsey si era messo a giocare con l’acqua santa, ma Angel non fuggiva il dolore fisico: lo anelava, anzi. Gli serviva per espiare.



Otto.”



Espiare, sì, concentrati sull’obiettivo. Non le sevizie che Angelus aveva inflitto a migliaia d’innocenti, no, quelle non potevano essere bilanciate da qualche frustata i cui segni sarebbero spariti nel giro di pochi giorni. Ma la morte di un gruppo di avvocati in combutta con i demoni, di individui che se fossero vissuti avrebbero continuato a scagionare criminali, a riciclare denaro sporco e a stipendiare killer, be’, quella morte sì, poteva anche essere espiata a suon di sferzate.



Per ironia della sorte, uno degli unici due superstiti della strage era proprio colui che più di tutti Angel avrebbe voluto vedere morto, perciò, per punirsi di quel desiderio così inadatto al pentimento, aveva deciso di rendere la propria umiliazione ancor più profonda: aveva preso frusta e manette e, invece che in uno dei tanti club sadomaso sparsi per la città, era andato a casa di Lindsey.



Nove” rantolò. L’estremità della lunga frusta gli si avvolse intorno alle reni e gli urtò il sesso nudo e vulnerabile. Forse fu accidentale, forse no, ma i tre colpi successivi – “Dieciuundicidodici!” – caddero proprio nello stesso punto e con la stessa angolazione, e quello non poteva essere un caso.



Le manette scricchiolarono.



Che c’è, vuoi che smetta?” Il tono arrogante era quello di un ragazzino con un potere troppo grande. Dev’essere eccitante per uno poco più che ventenne dominare un maestro vampiro di due secoli e mezzo. “Non dirmi che non ce la fai più, siamo solo a dodici!” lo schernì. “Gli avvocati che hai lasciato morire erano di più.”



Potrei sopportarne altre cento” gli scappò di bocca. Si morse il labbro inferiore.



Ma davvero? Secondo me è già un miracolo se arrivi a venti.”



Angel ringoiò le due o tre rispostacce che gli balenarono alla mente. Si limitò a scandire: “Tredici” quando sentì il bacio del cuoio sulla scapola destra, in corrispondenza del tatuaggio.



Eppure in quei pochi attimi era avvenuto un cambiamento. S’era acceso un formicolio familiare, che faceva scattare nella sua testa una cacofonia di sirene d’allarme.



Il suo membro, fino ad allora immerso in un tranquillo disinteresse, si stava ingrossando un po’. Okay, non tanto da poterla considerare un’erezione, ma era sulla buona strada.



Quattordici.”



Trasse un respiro profondo e sentì il sangue defluire. Bene, si stava sgonfiando. All’improvviso, un contatto delicato colse Angel alla sprovvista, un oggetto tiepido ma allo stesso tempo troppo liscio e rigido per poter essere carne viva.



Mentre Lindsey vibrava di nuovo la frusta con la mano – con l’unica mano – Angel disse: “Quindici” e capì. Il tocco sulla sua anca era quello della mano di plastica, quindi tecnicamente non c’era contatto fra lui e Lindsey, eppure non poteva scrollarsi di dosso un vago senso di disagio.



Sedici!” Lindsey non lo aveva mai toccato durante quelle sessioni di… comunque si volesse chiamarlo. Lo aveva insultato, bastonato, bruciato, frustato e torturato in molti altri modi, ma uno strumento, un attrezzo si era sempre frapposto tra loro, e comunque il suo tocco non si era mai trattenuto così a lungo in uno stesso posto.



Diciassette.” In fondo anche quella mano era una colpa da ‘espiare ma non troppo’: gliel’aveva mozzata per salvare i propri amici e il resto del mondo, e non prima di aver concesso a Lindsey una seconda occasione e poi anche una terza. Eppure a volte, quando stentava a prendere sonno nell’alba grigiastra di Los Angeles, si diceva che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto trovare un altro modo, un modo che non includesse alcuna mutilazione.



Diciotto.” La mano di Lindsey – o piuttosto ciò che stava al posto della sua mano destra – si spostò verso l’alto, sfiorò una piaga con incongrua delicatezza, poi premette spietatamente.



Pur serrando i denti per trattenere un gemito di dolore, Angel si sentì addirittura sollevato da quel ritorno alla crudeltà: dell’altro atteggiamento non sapeva cosa pensare.



Il colpo successivo tardò per un tempo interminabile. Prima di sibilare nell’aria e abbattersi sulla carne indifesa, la cinghia di cuoio strisciò per terra con un fruscio inquietante; il cambiamento di angolazione permise a Lindsey di raggiungere in una sola volta tutti i punti più sensibili del corpo di Angel, resi più che accessibili dalla sua posizione a gambe divaricate.



Diciannove!” urlò. Uno dei nodi della frusta si era piantato proprio nella sacca di pelle liscia che è il bersaglio più vulnerabile in qualunque corpo maschile. Tuttavia la zona era ricchissima di vasi sanguigni, quindi l’accecante lampo di dolore non si era ancora spento che già sopraggiunse il formicolio dei tessuti che si rigeneravano.



Ma più che alla sofferenza, più che all’espiazione, Angel pensò a Drusilla, a Spike e a centinaia di altre vittime senza nome, cadute sotto la sua sete di sangue e sotto la sua lussuria. Pensò a Darla, l’unico essere che fosse mai riuscito a dominarlo, almeno fino ad allora. Rivisse la sensazione del sangue che gli riempiva la bocca, del sangue che gli inzuppava i vestiti, del sangue che circondava la sua virilità per la violenza del suo amplesso, persino nelle rare occasioni in cui il suo compagno di letto era consenziente. Centocinquant’anni di baldoria gli tornarono in mente in quel preciso istante, a quel colpo che rientrava più nella perversione sessuale che nella tortura fine a se stessa.



E poi:



VENTI!” Il colpo successivo cadde nello stesso punto, con violenza ancora maggiore. L’ultimo, grazie a Dio! Angel non aveva mai accolto con tanta ansia la fine di una delle loro sessioni.



La mano di plastica era ancora posata sul suo fianco.



Il rumore della frusta che cadeva a terra non servì a rompere il silenzio, anzi lo rese ancora più corposo. Il disagio di Angel aumentò quando Lindsey posò l’altra mano, quella vera, sulla curva di un gluteo. Di solito, dopo la punizione, l’avvocato lo slegava senza una parola e Angel senza una parola si rivestiva e se ne andava; cos’era questa novità?



Angel contrasse i muscoli delle braccia ed esercitò una leggera trazione sulle manette, abbastanza da tendere la catena, ma non tanto da spezzarla. Sapeva che, se l’avesse fatto, Lindsey non sarebbe più stato al gioco, mai più.



Stava per parlare, ma le dita fino ad allora inerti si serrarono intorno alla carne pesta facendo ancora una volta straripare il fiume del dolore.



La sofferenza ebbe il potere di placarlo: È solo un’altra punizione, niente di più, si disse.



Ma quando la mano scivolò verso il basso, non rimase più spazio per le illusioni.



Sentendosi allargare le natiche muscolose da dita inesperte ma determinate, Angel sibilò:



Questo non era nei patti.”



Ti sbagli” ribatté Lindsey. “I patti erano che ti avrei punito e questo è solo un altro modo per procurarti sofferenza” spiegò, saggiando l’entrata del passaggio con la punta di un dito.



Angel digrignò i denti per non urlare: la sua strettezza, la mancanza di lubrificante e la rudezza di Lindsey erano schierate tutte insieme contro di lui.



Allora il tuo piacere non c’entra niente? Sei il buon samaritano pronto a sacrificarsi per il prossimo?” trovò la forza di articolare.



Se intendi il piacere di vendicare i miei colleghi sul mostro che li ha lasciati morire, be’, devo ammettere che ha una certa attrattiva. Ma se credi che la prospettiva di scopare un vampiro possa in qualche modo eccitarmi, ti sbagli di grosso.” Tenendo dentro di lui solo la punta del dito, Lindsey ruotò la mano per seguire il contorno del buco.



Credimi, ne farei volentieri a meno. Ma anche tutti quegli avvocati avrebbero fatto volentieri a meno di essere massacrati.” Mentre parlava, aggiunse un secondo dito.



Basta, smettila!” Ma ancora Angel si sforzava di non spezzare le manette. “Questa non—”



Oh, capisco cosa vuoi dire, sai? Ti preoccupi della tua preziosa, dannatissima anima, vero?” La mano scese un altro po’ e gli afferrò il cazzo gonfio. Con un gemito di dolore e di umiliazione, Angel chiuse gli occhi.



Non preoccuparti” lo rassicurò Lindsey. “Non ho intenzione di renderti felice.”



Si sdraiò sopra il vampiro, appoggiando il petto nudo – si toglieva sempre la camicia, perché diceva che le loro sessioni lo facevano sentire accaldato – alla schiena martoriata.



Angel si contorse per sfuggirgli, ma Lindsey rimase sdraiato su di lui e gli solleticò l’orecchio bisbigliando:



Credevi di poter venire qui a presentarmi questo tuo splendido culo nudo, lasciarmelo colpire, frustare e battere a sangue, senza mai lasciarmelo sentire tutto bello stretto intorno al mio cazzo? Sapessi le seghe che mi sono sparato pensando a te!”



A quel punto la furia di Angel esplose: con un ruggito profondo, il vampiro si trasfigurò e contrasse i bicipiti per spezzare le manette. Gliel’avrebbe fatta vedere lui a quel moccioso, chi dei due aveva il potere! Ma la sottile catena non si ruppe.



Un lampo di paura balenò nel suo cervello, per poi trasformarsi in vero e proprio panico quando anche i tentativi successivi risultarono infruttuosi. Scivolò di nuovo nelle sembianze umane, ma, udendo alle proprie spalle la risata di Lindsey, riprese aspetto demoniaco. Si scosse e sgroppò come uno stallone imbizzarrito per scrollarsi l’umano di dosso.



Tutto invano.



Allora, hai finito?” chiese Lindsey, quando il vampiro parve placarsi. Strofinò i marchi lasciati dalla frusta sulla schiena lattea, riaprendo le ferite in via di guarigione. Angel si dimenò, ma la fragile catenella resistette.



Tanto non riuscirai a romperle” sussurrò Lindsey. “Se n’è occupato lo stregone che lavora per la Wolfram & Hart.”



Bastardo traditore!”



Sei stato tu a dirmi che ti sentivi sicuro anche con delle manette ai polsi perché sapevi di poterle spezzare senza problemi. Be’, buon per te, ma credi che io potessi sentirmi sicuro, sapendolo? Ho provveduto la mattina successiva.”



Gli mordicchiò il lobo dell’orecchio e Angel, ignorando la scintilla di piacere che minacciava di attecchire in lui, rovesciò di scatto la testa da un lato.



Con sua enorme soddisfazione, risuonò un gemito di sorpresa mista a dolore, mentre il profumo di sangue fresco riempiva la stanza.



Maledetto!” urlò Lindsey, assestandogli un manrovescio sulla nuca. “Ora sì che meriti una punizione!”



Allora Angel udì una zip che veniva calata e si aggrappò alla catenella delle manette traditrici per prepararsi alla prima spinta. Non poteva fare a meno di sentire un piccolo brivido di anticipazione, perché una parte di lui godeva della dominazione, anelava alla sottomissione forzata. Era una parte che il grande Angelus aveva sempre tentato di estirpare, un desiderio che aveva finito per scomparire senza mai cessare d’esistere, un bisogno seppellito vivo nel profondo del suo essere, una voce che aveva imparato a tacere ma che ora, finalmente, gridava!



E anche Angel gridò, sopraffatto allo stesso tempo dalla sofferenza e dal senso di pace, mentre Lindsey si conficcava dentro di lui con un unico movimento fluido. L’umano spinse per un tempo che parve interminabile – anche se procedeva tutt’altro che lentamente – e Angel si scoprì a rilassare i muscoli intorno all’invasione. E non lo stava facendo solo per ridurre il dolore, no: desiderava davvero accogliere fino in fondo la virilità dura e bollente di Lindsey.



L’umano tirò indietro i fianchi, finché solo la punta del suo cazzo rimase conficcata nel vampiro.



Adesso te lo faccio vedere io, chi comanda!”



E spinse di nuovo con tutta la sua forza, sbattendo i fianchi contro le natiche mezze spellate di Angel.



Il vampiro si morse il labbro per trattenere un grido di trionfo. Non si era mai sentito così libero come in quel momento, con la schiena e le chiappe striate di sferzate, i polsi assicurati in invincibili catene magiche, mentre l’uomo che più odiava al mondo si conficcava dentro di lui.



In un attimo di fulminea chiarezza, comprese che sarebbe potuto venire per la sola, deliziosa sensazione di essere penetrato.



Ma Lindsey, alle sue spalle, latrò una risata crudele e allungò la mano finta a sfiorargli da sotto il cazzo gonfio. Angel sibilò per il desiderio, ma il contatto innaturalmente liscio con le dita di plastica lo turbò. Udì un suono che il suo orecchio finissimo riconobbe come il fruscio di una tasca, cercò di spostarsi, ma l’altra mano – quella di carne e ossa – lo afferrò e appoggiò qualcosa di freddo alla sua virilità congestionata. In pochi secondi, nonostante la sua resistenza disperata, dita abili sistemarono intorno all’asta fremente un anello di metallo che doveva impedirgli di raggiungere l’orgasmo.



Angel, che fino ad un secondo prima era stato sull’orlo dell’appagamento, si ritrovò duro, voglioso, insoddisfatto.



Angel, Angel, che razza di punizione sarebbe se ti lasciasse venire?”



Dannato figlio di puttana, la pagherai cara! Io ti—”



Senza avvertimento, la mano buona di Lindsey gli strizzò le palle con tale violenza da mozzargli la voce in gola. Angel pensò che stesse per strappargliele e si lasciò sfuggire un animalesco verso di dolore, eppure non poteva negare che nella sofferenza ardente era mischiato un po’ di piacere.



Non sei qui per minacciarmi, ma per ricevere la tua punizione. Non dimenticarlo!” Così dicendo, Lindsey spinse di nuovo. Angel portò i fianchi all’indietro per assecondarlo, serrando le palpebre a trattenere le lacrime di frustrazione e umiliazione.



Non tornerò più.”



Cosa?” Il respiro di Lindsey era tutto spezzettato in una serie di brevi ansiti.



Quando stasera me ne andrò, sarà per sempre. Questa è la nostra ultima sessione.” Il tono di Angel era calmo, come se stesse dando un’informazione ad un automobilista. Solo l’ultima parola gli tremò sulle labbra.



Hai paura… di me?” chiese Lindsey tra le spinte.



Angel scosse la testa. “Ho pagato. Questo pareggia il conto.”



I miei colleghi avvocati non sono tornati in vita”, si ostinò Lindsey. Ma in realtà capiva, e Angel dovette intuirlo, perché non si curò di rispondere. Era il conto fra loro due che si chiudeva: il loro personalissimo rancore sfumava in un’inimicizia astratta, quella di due guerrieri che combattono su fronti diversi, ma che, incontrandosi fuori del campo di battaglia, s’ignorerebbero a vicenda. Anche la faccenda della mano tutt’a un tratto lasciava la bilancia in perfetto equilibrio.



Lindsey era nel bel mezzo di un affondo e, quando cercò d’immaginare la propria vita senza l’odio per Angel, si bloccò paralizzato. Poi scrollò le spalle e si cacciò dentro fino in fondo, cogliendo Angel di sorpresa e strappandogli un gemito. Un mantra sussurrato sgorgava dalle labbra del vampiro:



Alla fine di questo sarà tutto finito, tutto finito, sarà tutto finito…”



Allora vuol dire che lo farò durare” sussurrò Lindsey con un ghigno, premendo la bocca contro una spalla tesa. Naturalmente non si trattava di un gesto affettuoso e, per assicurarsi che Angel non lo interpretasse come tale, aprì le labbra e morse a fondo.



I denti impressero sulla pelle il loro marchio, ma senza che uscisse una sola goccia di sangue.



Lui non sa cos’ha fatto, vero? L’interrogativo da cento milioni di dollari rimbombò nella mente di Angel. Per i vampiri il morso – specialmente durante il rapporto sessuale – aveva un denso significato simbolico.



Diviso tra l’umiliazione e il piacere, Angel aderì con la schiena al corpo caldo dell’umano e contrasse i muscoli interni. Lindsey ululò per il piacere; dimentico del suo proposito di prolungare l’atto, afferrò i fianchi di Angel e lo sbatté contro di sé.





Un gemito inerme proruppe dalle labbra di Angel quando le sue natiche peste cozzarono contro le pelvi dell’umano, ripetutamente, costringendolo ogni volta ad aprirsi un po’ di più.



Ad un tratto, quando ormai credeva di non poter reggere, un fiotto bollente si riversò dentro di lui. Dopo un ultimo paio di spinte forsennate, Lindsey si rilassò.



Con il suo potente olfatto da vampiro, Angel percepì l’aroma muschiato della sua essenza diffondersi nell’aria tutt’intorno a loro. Quell’odore gli sarebbe rimasto addosso per giorni, inavvertibile per i mortali, ma, per le creature soprannaturali, chiaro quanto un’insegna al neon: Angel il cacciatore di demoni si era fatto fottere da un umano. Ma l’aspetto peggiore della situazione era la sua inopportuna eccitazione, rinchiusa nella morsa impietosa dell’anello di ferro.



Angel ascoltò ad occhi chiusi il respiro di Lindsey che tornava lentamente alla normalità. L’umano gli si era sdraiato addosso, senza riguardo per le piaghe che gli ricoprivano il corpo. In realtà, le ferite si stavano rimarginando. Il rogo dentro di lui, però, avrebbe continuato a bruciare a lungo, alimentato dall’umiliazione e dalla passione inappagata.



Poi l’umano, ormai completamente ammorbidito, uscì da lui.



Che c’è? Non dirmi che ce l’hai con me! Ricordati che sei stato tu a chiedermi di punirti.”



Angel digrignò i denti e non disse una parola.



Ah, lo so perché sei arrabbiato!” disse con irritante giovialità. “Si tratta di questo, vero?” Così dicendo, Lindsey sfiorò con noncuranza il membro indolenzito. “Sai che ti dico? Potrei—”



Vattene!” ruggì Angel. “Lasciami in pace!”



Sei sicuro sia quello che vuoi? E io che avevo in mente, visto che hai fatto il bravo ragazzo, di darti una piccola ricompensa! Va be’, vuol dire che non ti interessa.” E il peso dell’umano smise di gravare su di lui.



Ricompensa?” ansimò Angel.



Già, una ricompensa, ma tu vuoi che me ne vada, e me ne andrò.” Mentre parlava, risuonarono passi attutiti, fruscio di stoffa. Angel non aveva bisogno di guardare per sapere che si stava rivestendo. Lindsey proseguì allegramente: “Mi chiedo per quanto tempo rimarrai incatenato qui.”



Non importa. Appena sarò libero—”



Lo stregone ha detto che l’incantesimo che ha usato sulle manette è molto potente; potrebbero volerci giorni perché l’effetto scompaia, forse addirittura mesi.” Un paio di scarpe di pelle lucida entrarono nel campo visivo di Angel. “Perciò, buona fortuna.”



Aspetta!” Angel l’aveva concepito come un ordine, ma somigliava più ad una supplica. “Non puoi andartene così.”



Perché?”



Ho bisogno…” Avrebbe preferito staccarsi la lingua a morsi piuttosto che implorare quell’odioso, ma non aveva alternative. “Fammi venire!”



Mmh. Non sono convinto che te lo meriti…”



Allora Angel prese fiato e disse:



Ti prego, padrone, fammi venire!”



“…ma dato che me lo chiedi così gentilmente…” Lindsey allungò la mano buona e afferrò il malefico cerchietto di metallo. Non scorreva molto facilmente sulla carne gonfia, ma, centimetro dopo centimetro, glielo sfilò, e alla fine Angel fu libero.



Sibilò di dolore e di piacere sentendo il ricambio del sangue nell’organo congestionato, e poco mancò che venisse per quella sola liberazione. Poi, mentre il vampiro aspirava a grandi boccate l’ossigeno di cui non aveva bisogno, Lindsey s’inginocchiò davanti a lui e un tocco umido avvolse la punta del suo membro.



Angel venne con un urlo selvaggio e l’umano rimase accucciato tra le sue gambe, ad inghiottire avidamente ogni stilla del suo seme. Quando riaprì gli occhi, Lindsey era in piedi e gli volgeva le spalle: si stava dirigendo verso la porta.



Dove vai?” chiese, col poco fiato recuperato.



Ho bluffato.” Fu tutta la risposta che ottenne. “La magia delle manette svanirà entro poche ore; per allora voglio essere al sicuro, anche se non credo tu sia tanto ottuso da venirmi a cercare.”



Angel lo fissò senza parlare.



Voglio dire, sai cosa intendo: il conto tra noi è saldato, ci siamo ripagati a vicenda del male che ci siamo fatti.” Così dicendo, Lindsey si portò la mano di plastica alla fronte, come se fosse stanco. “Io non ti devo più nulla, Angel, e neanche tu a me. Questa è la fine delle vendette.” E se ne andò.



Angel sbatté la palpebre mentre la porta si chiudeva alle sue spalle.



Attese, perché non poteva fare altro. Attese con la pazienza degli immortali. Ogni tanto tendeva la catenella – così sottile, così invincibile – giusto per provare, finché, all’ennesimo tentativo, il metallo non s’incrinò, stridette e si spezzò.



Angel si rizzò in piedi; gli girava la testa per essere rimasto tutto quel tempo piegato in due, ma, mentre si riallacciava i pantaloni e poi si infilava la camicia, i suoi pensieri erano limpidissimi: Lindsey aveva ragione, quella era la fine delle vendette. Ma forse il campo di battaglia che era rimasto tra loro alla fine di quella guerra senza vinti né vincitori non era poi così desolato: forse una scintilla vi brillava, una luce che non aveva nulla a che fare con l’odio, col rancore, ma piuttosto con la passione e la brama.



Il giovane avvocato aveva saputo accendere la sua passione e, ora che la fiamma ardeva, non poteva prendere e andarsene così.



Angel si slanciò verso la porta, annusò l’aria e seguì l’inconfondibile profumo del suo amante.





Fine