LA VOCE DELL'ANIMA


Autore: Viola_F

Coppia : Buffy e Spike,


PROLOGO


Aveva vinto anche quest’altra battaglia. Aveva sconfitto anche quest’altro nemico. Ma non provava alcuna gioia. La sfida più grande, quella che gli stava più a cuore non l’aveva portata ancora a compimento. Non era nemmeno sicuro di volerla intraprendere.

Sedeva annoiato e stanco appoggiando i gomiti al bancone di un bar, gli sembrava ricordare di esserci stato anche con lei lì, una volta, quando l’incontrarsi era qualcosa di clandestino, di proibito. Quando lei non lo amava, ma semplicemente lo usava. O, almeno, così diceva. Ed invece, alla fine, glielo aveva detto, nell’istante più atroce, quello del loro distacco, nel momento in cui lui non aveva potuto risponderle “anche io”, ma “non è vero”, mentre desiderava solo amarla veramente e sentirsi amato, finalmente.

Beveva distrattamente la sua birra, sorseggiando lentamente per mantenere più a lungo il sapore nella bocca e guardava quella mano, la sua, che lei aveva stretto incurante delle fiamme, quasi per trattenerlo, per non farlo andare via.


- Ma tu sei andato via. Hai rinunciato a tutto. Per salvarli.


Aveva una voglia incredibile di chiamarla e dirle che era ancora vivo. O meglio, che era uscito da quel maledetto medaglione non proprio in forma corporea e che successivamente le cose erano cambiate, ma non erano tornate come prima. Era nuovo, adesso, sia dentro che fuori. E voleva farglielo sapere, ma non ne aveva il coraggio. Pensava fosse un atto egoistico. Lei era lontana, si trovava in quella sua Europa che per un secolo aveva flagellato e che ora, quasi come a volersi vendicare, custodiva il suo tesoro più grande.

Che fare? Cercarla o lasciarla alla sua nuova vita? Rovinarle questa “normalità” ritrovata? O forse anche lei stava soffrendo pensando a lui? Dopotutto gli aveva confessato il suo amore.

Razionalmente il suo cervello gli suggeriva di lasciare perdere quell’idea, che poteva ora pretendere da lei? Ma il suo cuore al pensiero di passare anche solo altri cinque minuti in più senza riverderla pareva andare in frantumi.

Portò una mano al petto, quasi come se fosse stato trafitto da una freccia invisibile, una fitta sottile ed acuta che solo chi ama davvero conosce; quell’agonia tanto dolce e tanto amara al contempo da far sembrare tutto insignificante in confronto a lei.


- L’amore è così: o ti porta una gioia profonda o un insostenibile dolore.


Appoggiò la bottiglia di birra sul bancone, il suo sguardo si perse nel vuoto, quasi assente, ma la mente agitata da mille e più pensieri. Chi era lui per decidere anche per lei? Dubbi e paure assillavano la sua anima, quella che a fatica aveva riconquistato per lei, per essere suo, temendo che alla fine lei avesse ricostruito la sua vita, o peggio avesse già trovato qualcun altro da amare.


- no, non può essere, lo sai che fra voi è speciale


Sentiva in continuazione questa vocina che gli ronzava in testa e che non accennava ad cessare di parlargli

- forse stasera avrò esagerato con gli alcolici.- Pensò. E si alzò dallo sgabello al quale era seduto, pagando ed uscendo fuori dal locale.


- Lo sbaglio più grande è non dare mai ascolto alla propria voce interiore.


Fece di nuovo finta di non capire, chiuse gli occhi e si accese una sigaretta. Poi si avviò per la strada non sapendo ancora quale direzione prendere.


CAPITOLO 1


Aveva camminato per più di un’ora cercando di calmarsi e razionalizzare cosa gli stesse accadendo, ma lo sapeva benissimo che lui in fatto di razionalità lasciava a desiderare. Era una serata calda e afosa e questo fece solo di più aumentare al sua tensione. Ritornò a casa, un piccolo, ma confortevole appartamento, si tolse lo spolverino di pelle nera, si sedette sul divano e accese la televisione. Quella sera sentiva la necessità di tanto rumore intorno a sé, quasi per voler occultare la strana vocina che gli ronzava in testa.


- Ma la mia voce non si ascolta attraverso le orecchie, Spike.


Sconfitto ed amareggiato, spense la TV. Sapeva benissimo anche lui che non avrebbe potuto mandare via quel suono e così decise di assecondare la cosa. Era intimorito, ma ne aveva affrontate tante fino a quel momento ed in più era sicuro che tutto ciò che gli stava accadendo in quelle ore era in qualche modo connesso a lei.

Lei, che amava disperatamente da tempo e che non era mai riuscito a dimenticare. Lei, quella ragazza forte e dura all’apparenza, ma che celava dentro di sé una profonda fragilità. Lui amava tutto di lei. Aveva fatto di tutto per poterla avere, ma nel momento in cui sembrava esserci riuscito, aveva dovuto rinunciare a tutto per la salvezza dell’umanità.

Mise lentamente una mano nella tasca e tirò da lì un pacchetto di sigarette un poco malconcio. Ne estrasse lentamente una dal suo interno, la poggiò sulle sue labbra e l’accese aspirando profondamente e cacciando il fumo con calma. Faceva tutto senza fretta in quel momento, era come se si trovasse in una situzione surreale, sapeva, o meglio intuiva, che doveva succedergli qualcosa di straordinario, ma il suo sesto senso non era ancora in grado di prevedere cosa.


- Stai tranquillo, nulla di male ti accadrà.


Si rizzò in piedi, basta ora era troppo. Questa vocina quasi impercettibile, questa nenia lo stava massacrando. Doveva finirla.


- Chi sei? Perché mi tormenti? – chiese urlando a squarcigola, nel disperato tentativo di riuscire a capirci qualcosa.


Aspettò alcuni minuti, niente accadeva. Stette ancora di più in silenzio, le orecchie tese ad ascoltare.

Nulla. Nemmeno un leggero suono.

Nulla. Provò a richiamare la vocina, questa volta con molta più disperazione, ma con più pacatezza.

Nulla.

Ancora silenzio.

Aspettò minuti così, sia con speranza che con timore. Non riusciva a capire se voleva una risposta oppure no. In ogni caso ne sarebbe stato spaventato.

Alla fine, stanco di attendere, decise che era ora di riposarsi, non era ancora giunta l’alba, ma ormai le sue abitudini da vampiro erano mutate in parte, forse anche per merito di lei.


Si tolse gli abiti e si distese sul letto coprendosi solo con un lenzuolo, faceva molto caldo anche per lui. Cercò di chiudere gli occhi ed addormentarsi, ma ogni volta che lo faceva rivedeva il volto di lei e ricordava i momenti, sia belli che brutti, che aveva vissuto al suo fianco.

Si rigirò nel letto, cercando una posizione più comoda per riposare, o forse solo per cercare di scacciare quei pensieri dalla sua mente, e proprio in quel momento, quando sembrava che tutto iniziasse ad addolcirsi, lasciandogli il tempo di recuperare, che d’un tratto:


- Eccomi…


CAPITOLO DUE


- Mi hai cercato e non ti ho risposto, hai provato a comprendere, ma non c’è nulla da capire, c’è solo da sentire…


- chi sei? Cosa vuoi da me? – chiese non riuscendo a capire se stava sognando oppure no.

Niente. Di nuovo il silenzio.

- Devo proprio essere diventato pazzo- pensò ad alta voce. Provò di nuovo a chiudere gli occhi.


- La pazzia più grande è quella di pensare di poter vivere senza l’amore, Spike.


Eccola, di nuovo, la strana voce. Ma lui non rispose, tanto fino a quel punto non aveva sortito alcun effetto. Decise, allora, di incoraggiare il tutto col suo silenzio.


- Tu sei fortunato. Hai conosciuto l’amore più vero, quello che ti spinge anche a morire per lei…


Come poteva sapere tutte quelle cose? Come faceva a conoscere la sua vita, o meglio, non-vita?


- Spike, io ti conosco meglio di chiunque altro…


Rispose la vocina, quasi come a leggerlo nei pensieri.


- Ero con te quando eri un poeta deriso ed umiliato, ero con te anche se nell’ombra quando torturavi e massacravi ed ero con te quando questo sentimento ha pervaso il tuo essere facendoti cambiare tutto…


No, non poteva starsene zitto ancora. – Ma chi sei?- Chiese quasi come se fosse una preghiera.


- Oh, Spike, ancora non l’hai capito? Ancora non hai intuito chi posso essere e soprattutto perché parlo come se ti conoscessi da una vita e forse di più?


Inclinò la testa di lato come era suo solito fare quando voleva capirci meglio e scrutò con i suoi occhi azzurri il buio ed il silenzio di quella stanza, indagando nella sua mente sulle parole appena udite… Ma non trovava una risposta sensata. Lei, Buffy, solo lei nella sua testa, nel suo cuore, nella sua… -ehi, un attimo…- sussurrò, ora la nebbia si stava diradando, ma no, non era possibile, assurdo, che fosse proprio…


- La tua anima!


Disse velocemente la vocina anticipandolo.

Si alzò di scatto dal letto, possibile tutto ciò? Cosa accadeva? Perché proprio ora doveva sentire quella voce e quelle parole che gli bruciavano dentro.


- Cosa vuoi da me? Perché mi stai tormentando?


- Non voglio farti nulla di male. E come potrei? Siamo l’uno parte dell’altra, sei tu che a fatica mi hai riconquistato!


- Ma perché mi parli solo ora? – ormai era arrivato al limite della sopportazione emotiva. Non capiva e non riusciva a vederci chiaro fino in fondo e quelle parole, invece di dissipargli tutti i dubbi non facevano altro che fargliene venire altri.


- Ora sento che siamo pronti, ora è possibile avere la completezza.


- Ma di che stai parlando? Cerca di essere più chiara! – Chiese Spike non più con tono di preghiera, ma in modo più deciso.


- Solo il vero amore completa… vai corri da lei… hai, abbiamo aspettato troppo tempo per farlo…non temere, non aver paura…


Poi di nuovo il silenzio.


Sedeva ai bordi del suo letto e quelle parole non volevano uscire dalla sua mente, ma che significavano poi? Ma a lui bastava tutto ciò anche solo come scusa per poter correre da lei, dalla sua Buffy, sperando che fosse ancora sua…


Non ci pensò ancora una volta di più. Prese una borsa, le mise dentro qualche abito, fece un paio di telefonate ed uscì di casa. No, oramai era tutto deciso. Doveva rischiare, anche a costo di un suo rifiuto.


- Meglio avere rimorsi che rimpianti, Spike…


Udì chiaramente. Ed in quel momento capì che stava facendo la cosa giusta.


(wip)