LA VERITA’ FA MALE

AUTRICE:WILLOWFOREVER

Scusate per il titolo, non ne ho trovato uno migliore... ok, non volevo dire niente di particolare, solo una cosa: fatemi sapere cosa ne pensate. Abbiate pietà di una povera fanatica di Buffy!!!

La serie è ambientata nel futuro, 10 anni dopo gli eventi di "The Gift"...

Angel ha avuto Connor e Darla è morta, come in Lullaby...

 

 

bla", quante volte la buon'anima del sig.Giles gliel'aveva detto. Tante, troppe volte. Peccato che nessuno le aveva detto che essere la Prescelta l'avrebbe uccisa dentro...

 

Di nuovo qui, a Sunnydale. Non posso dire: "Casa dolce casa" perché questa città mi fa ricordare immenso dolore. E una ferita mai richiusa. Me e Buffy. Il vampiro con l'anima e la Cacciatrice. Sono anni, ormai, che è morta. Sono anni, ormai, che per me non ha più senso esistere. Cordelia e Wesley mi hanno sempre detto che c’è sempre qualcosa in cui credere, in cui vivere. Ma cosa ne sanno, loro? Loro sono felici, sono sposati, hanno dei figli. Hanno e avranno qualcosa in cui credere. Io no. Avevo solo una cosa in cui credere, e “quella cosa” è morta, anni fa. E io non ho potuto neanche darle un ultimo addio. Ma ora voglio portarle un fiore sulla tomba. E il mio cuore. Di nuovo qui, a Sunnydale. Per l’ultima volta…

 

Eccolo, un vampiro. Ne sento la presenza. I miei poteri sono molto cresciuti. Giles mi disse che, col tempo, avrei acquistato maggiore concentrazione, avrei potuto affinare i miei sensi. Ma questo…è diverso. Non si tratta di concentrazione. Si tratta di poteri. Stavolta sono stata brava. Il vampiro non se ne è accorto. Colpirlo alle spalle? Un tempo non l’avrei mai fatto, lo trovavo…sleale. Ma ora…

Ecco, si è girato. Posso ancora impalarlo, mi sembra quasi sconvolto. Ma prima di farlo, alzo gli occhi per vedere il viso del mio avversario. No, non ci credo…

 

“Angel?!”

“Buffy! Ma tu…mio Dio!”

“Io cosa?”

“Tu…a L.A. ti credevamo morta!”

“A quale volta ti riferisci? 10 anni fa? 8 anni fa? 5 anni fa? C’è da scegliere…” C’era della freddezza nel suo tono di voce…ed anche della noncuranza.

“Non ci posso credere…”

“Credici, a quanto pare l’aldilà non mi vuole proprio…”

“Ma tu…cosa hai fatto in questi anni? E gli altri? Giles, Willow, Xander…? ”

“Giles e Xander sono morti, 7 anni fa. E Willow…vampirizzata. E maledetta. Per la vergogna è scappata via. Forse ora è a Parigi. O a Budapest. O a Lussemburgo. Chissà…”

“Oh. Mi dispiace…Io…non sapevo. E tu come stai? ”

“Sopravvivo.” Si girò intorno, per controllare se fossero soli. “Penso che per stanotte i vampiri abbiano chiuso bottega. Fra un po’ è l’alba. Se vuoi…ti posso ospitare io.”

“D’accordo…”

 

Per tutto il tragitto che fecero, Buffy non spiccicò parola. Angel era molto turbato: aveva ritrovato Buffy, ma come? Era fredda, inumana, calcolatrice. Com’era successo? Lei, che era piena di vita…

Aveva saputo che dopo la morte di Joyce aveva cambiato casa. E con lei s’era trasferita anche Dawn. Che ora avrebbe avuto 25 anni. Chissà com’era diventata…una donna. –ma che strano. Buffy ormai aveva 30 anni, ma non era cambiata affatto. Portava i capelli più lunghi e meno sbarazzini dall’ultima volta che si erano visti, vestiva in maniera più ‘adulta’, ma nessuno le avrebbe dato più di 20 anni. Mah…

 

Quando Buffy aprì la porta di casa si ritrovò con una bambina di 4-5 anni, piangente, seduta su un divano. Angel la guardava stupito. Era una bambina bellissima. Un vero angelo. Bionda, con degli occhioni azzurri…un capolavoro.

 

“Lizzy! Perché piangi?”

“Ho fatto un incubo e tu non c’eri.” Nel frattempo Buffy prendeva la bambina in braccio, la quale si era appena accorta dello sconosciuto che era rimasto sull’uscio della porta praticamente a bocca aperta.

 

“E’ lui il mio papà?”

“No, piccola, non è lui. Magari lo fosse…”

Buffy si girò verso Angel. Non sapeva proprio come dirglielo, quindi glielo disse e basta…

“Ehm, Angel, ti presento Lizzy, mia figlia… ”

 

 

           

Parte seconda

 

“Ehm, Angel, ti presento Lizzy, mia figlia.” Una doccia fredda. Se il suo cuore si fosse potuto fermare, a quel punto avrebbe avuto un infarto. Una figlia? E quando? E soprattutto, con chi?

Buffy sembrò capire lo sguardo interrogativo di Angel: “I-io…metto Liz a letto e dopo ti darò tutte le risposte che vuoi.”

Poi rivolta a Lizzy: “Allora? A letto…ma prima, saluta…’zio’ Angel”. La piccina, allora, scese dalle braccia della mamma per dare un bacio casto, dolcissimo, allo zio, e gli disse un semplice: “Buonanotte…” Roba da sciogliersi in due…

 

Rimessa a letto la bambina, Buffy ritornò in salotto, dove Angel si era seduto sulla stessa poltrona rossa che Lizzy aveva adoperato fino a qualche minuto prima.

“Immagino che vorrai qualche spiegazione…”

“E’ davvero tua figlia? E il padre? Perché dovrei essere io?”

“Lizzy non ha mai conosciuto suo padre. Fa così ogni volta che vede un uomo, non preoccuparti.”

“Si, ma…vi siete lasciati prima che nascesse?”

“Se è per questo non ci siamo mai messi insieme. Io…Lizzy è nata perché io…mi hanno violentata.” Angel alzò gli occhi verso di lei. “Cinque anni fa. Un gruppo di vampiri. Non chiedermi come ci sono riusciti perché non lo so. Non sono riuscita a fermarli e…” Dagli occhi di Buffy scendevano delle calde, innocenti lacrime di dolore. Doveva aver sofferto molto. Sono cose, queste, che non sono come un brutto raffreddore, non ti sveglierai un giorno e dirai: “Ehi! Sono guarita!”. No. Queste sono le stupidaggini che raccontano in T.V. E’ una ferita che ti rimarrà per sempre. E quelle lacrime ne erano la prova…

 

Angel si stupiva ancora quando sentiva parlare di vampiri che riuscivano a mettere al mondo dei figli…anche se lui stesso era diventato padre, con Connor, grazie a Darla. Ma Angel aveva sempre dato la “colpa” ai Poteri che Sono, e al fatto che Connor era il “figlio del miracolo”. Era sempre rimasto del parere che i vampiri non potessero avere figli, punto e basta.

 

Angel si avvicinò a Buffy, ma lei scattò via. “Ti prego. Stammi lontano. Ti prego…”

“Ma perché non mi chiamasti quando successe? Io ti avrei aiutato…”

“Davvero? E allora senti: ne ho passate tante nella mia vita, davvero, tante, troppe… negli ultimi 10 anni. E tu non c’eri in nessuna di queste volte… Perché ci saresti dovuto essere quella volta?”

“Perché tu avevi bisogno di me…”

Buffy cercò di darsi un contegno. Stare di nuovo a contatto con lui non la faceva stare bene. Ritornava col pensiero a tanti anni fa, quando era felice… “Io non sono più una ragazzina, Angel. Io non ho bisogno di nessuno. Sono anni che nessuno si occupa di me. Non ho più una famiglia, né amici. E questo non mi pesa. Secondo te davvero ho ancora bisogno di te, di un aiuto? ”

“Si.”

Questa risposta la lasciò spiazzata. Ma che faccia tosta! Si presentava dopo…quanti anni erano? 10 anni e pretendeva pure che…

“Nessuno riesce a vivere senza un aiuto. Nessuno…”

“Senti, tu non sai niente di me, tu non sai cosa ho passato in 10 anni! Il sig. Giles, Anya e Xander sono morti, Willow è stata vampirizzata, Tara per la disperazione è impazzita, Dawn ha scoperto a sue spese cos’erano i poteri della Chiave e Spike probabilmente ora sarà cibo per vermi. Credi che sia stato facile per me? Magari fosse finita qui…Vuoi sapere una cosa? Probabilmente non mi sono ancora impalettata perché c’è ancora un esserino a cui io devo ancora insegnare come si sta al mondo, e stai certo che non la abbandonerò come ha fatto mia madre!”

“Impalettata? Buffy, ma che dici? Per favore, cerca di ragionare… ”

Stavolta si era alzato anche lui dal sofà. Non poteva parlare così. Dov’era finita la ragazza piena di vita di 10 anni fa? Dov’era?

“Tu parli così perché non mi conosci . Non sai neanche chi…cosa sono. Secondo te cosa sono?”

“Ma a che gioco vuoi giocare?”

Buffy gli si avvicinò, in segno di sfida…

*Hai visto? Neanche tu lo sai…*

“Sei Buffy la Cacciatrice.”

“D’accordo. Allora sai cos’è una Cacciatrice, suppongo…e non dirmi per favore quelle cazzate come ‘sei la prescelta, colei che si erge contro il male…’ Sono stupidaggini…” Buffy lo guardò negli occhi. Angel era totalmente confuso. Solo lei riusciva a farlo confondere così…

Quando capì che non avrebbe risposto, decise di farlo lei: “Sono un demone. Un essere immortale. Andiamo, ho superato i 30 anni ma la mia pelle è come quella di una ventenne. Non te ne eri accorto? E posso assicurarti che non sono andata da un chirurgo estetico… ”

*Adesso basta!*

“Tu sei impazzita! M come fai dire queste cose?”

“Quali cose? Riguardo il fatto che sono un demone o- ”

“Ma come fai a dire queste cose? Con questa leggerezza! E’ la tua vita, cazzo, non puoi comportarti così! ” Stavolta non aveva usato il tono di pochi minuti prima…

Buffy si rese conto di aver esagerato, ed era anche piuttosto imbarazzata…

“Ehm…vado a controllare la bambina…”

Si diresse nella camera di Lizzy, dormiva beatamente, un piccolo angelo…si sedette sul bordo del letto e cominciò ad accarezzarle i capelli…quante volte lo aveva fatto…ma stavolta cominciò a piangere, prima una lacrima, poi dei veri e proprio singhiozzi, che sentì anche Angel dal salone; allora lui si alzò e la raggiunse, fermandosi sull’uscio della porta…

“Che cosa vuoi ancora?” Cercava di soffocare i singhiozzi…

“Non piangere, ti prego…sveglierai la bambina.”

 

*La scusa della bambina era proprio penosa. Non ne potevi trovare una migliore?*

 

“Vieni di là.”

Buffy continuava a guardarlo senza rispondergli. “Ti prego…” Le tese, incerto, una mano. Lei l’accettò. La ragazza evitò di incrociare il suo sguardo con quello del suo ex amante. Non era possibile. Per anni era riuscita a dimenticare tutta la sofferenza che aveva provato, con dei sacrifici terribili, e in pochi minuti quel vampiro era riuscito a farle sconvolgere quell’equilibrio, seppur instabile, che lei aveva creato.

Ora erano di nuovo in soggiorno. Di nuovo faccia a faccia.

 

 

           

Parte terza

 

“Scusa per prima” Aveva il capo abbassato. Non aveva idea neanche lei dello sforzo che aveva fatto per dire quelle parole…maledetto orgoglio…

“Tu non hai capito…”

“Capito cosa?”

“Che le scuse le devi porgere a te stessa, non a me! Buffy, io non ti riconosco più! Ma che fine ha fatto la ragazza che ho conosciuto? ”

*…e che ho amato?*

 

“Angel, per favore…” Buffy non chiedeva altro di essere lasciata in pace, ma Angel non gliel’avrebbe data vinta così facilmente… quando lui si era trovato nella sua stessa condizione, Buffy non aveva ceduto. Perché avrebbe dovuto farlo con lei?

 

“Buffy, guardami.” Con le dita della mano alzò delicatamente il mento della ragazza, per costringerla a guardarlo. “Anch’io ho sofferto, forse meno di te, ma guardami: grazie agli altri sono diventato una persona migliore… e vuoi sapere una cosa? Il merito più grande spetta a te! E allora, se ci sei riuscita con me, perché non puoi riuscirci con te stessa? ”

 

Buffy seguiva l’ordine dei suoi pensieri. Ripensava a quei dieci anni che non aveva condiviso con Angel. Quand’era più giovane pensava che Angel sarebbe stato sempre una costante nella sua vita. Fino a qualche giorno fa non lo pensava più. E ora? Nella sua mente si era accesa un piccola speranza, che forse avrebbe ignorato (erano state quelle che l’avevano distrutta), o forse no…

 

“S-se hai bisogno di…non so, confidarti…io sono qui… ” Cercava il suo sguardo. “…per te.”

 

Buffy si destò dal suo stato di catalessi. Si alzò in piedi e lo guardò.

*Mi sembra sincero… perché no? Dicono che fa bene sfogarsi…*

 

“D’accordo Angel… io…vuoi ascoltare la mia storia?…accomodati…”

 

Angel si risistemò sul divano. Sembrava fosse una cosa lunga… ma a lui non interessava, *Tanto io non invecchio!* Ricordava le parole che disse a Faith nella sua magione…quanto erano appropriate, adesso!

 

 

           

Parte quarta

           

“D’accordo, uh…a che punto sei arrivato tu?”

“Vediamo, 10 anni fa se non sbaglio hai sconfitto Glory, quel dio infernale, però sei morta…Qualche mese dopo Willow mi mandò un’e-mail dicendo che era riuscita, con gli altri, a riportarti indietro. L’ultima notizia che ho avuto di voi e di te risale a qualche mese dopo, credo. Willow mi parlava di un demone incorporeo capace di spingere al suicidio chiunque avesse a che fare con lui. Noi di L.A. avevamo saputo da qualche nostro informatore che voi non ce l’avevate fatta e interrompemmo le ricerche. E’ stato uno dei periodi più brutti della mia vita…”

 

Buffy non sapeva che Willow si era tenuta in contatto con Angel e con la gang di L.A. , non aveva mai considerato quest’aspetto della sua amica.

 

“In realtà Jakos, quel demone incorporeo, poi riuscimmo a sconfiggerlo, grazie a un potente incantesimo di Will, solo che la morte di quel demonio provocò uno scoppio talmente distruttivo che rase al suolo mezza Sunnydale. Fu distrutto praticamente tutto il lato est della città, sai, dove si trovava casa mia, l’Università e casa del Sig.Giles, quindi io, Dawn, Will, Tara e Giles dovemmo trasferirci da un’altra parte. Per un po’ di tempo Dawn, Willow e Tara andarono a stare da Xan ed Anya, Giles andò in un hotel ed io…dovetti andare nella cripta di Spike…” A Buffy scappò un sorriso, sapeva quello che stava pensando Angel: “Non è come pensi tu, tra me e Spike c’è stata solo una forte amicizia, niente di più! E’ stato l’unico che mi ha saputo confortare veramente, dopo la mia morte si è preso cura di me come pochi avrebbero fatto.”

 

Buffy si pentì subito di aver pronunciato quelle parole, sapeva che doveva aver ferito Angel, così decise di cambiare argomento: “Ehm…allora, dicevo, dopo quel periodo di ‘attesa’ riuscimmo a risistemarci: Giles trovò, o meglio: la magia di Willow trovò il numero di telefono di un vecchio amico di Giles, che aveva tre appartamenti a disposizione: fu il colpo di fortuna più grande che ricordi!” Buffy notò che Angel aveva fatto un piccolo sorriso: probabilmente aveva immaginato tutta la situazione un po’ strana per tutti…la ragazza poteva ricordare ancora quella miriade di traslochi che la gang dovette affrontare, lei e Spike che con la scusa che erano i più forti venivano utilizzati come facchini, Xander e Anya che non riuscivano a stare un po’ da soli…

 

Nella stanza aleggiava una sensazione strana. La luce, ormai spuntata nella città, veniva filtrata dalla tende tirate per impedire al vampiro di bruciarsi, e tutta la stanza era avvolta da un’eterna penombra che non faceva altro che provocare, almeno in Buffy, una sensazione di angoscia, una strana angoscia, se così poteva definirsi. Angel, dal canto suo, vedeva i sentimenti contrastanti nella ragazza e non poteva fare altro che assecondarli. Facendosi coraggio, e spezzando quell’innaturale silenzio improvviso che si era creato, Angel esortò Buffy a continuare: “Và avanti…”

 

“Si…allora, quindi ci trasferimmo tutti in quegli appartamenti: in uno abitavano Xander ed Anya, nell’altro la strana coppia- Spike e Giles, e nell’altro tutta la ciurma di ragazze…”

 

Buffy non riusciva a crederci…stava davvero raccontando la sua vita ad Angel!!!

 

“…poi ci fu un periodo di relativa calma…come si dice, ‘la calma prima della tempesta…’ I vampiri c’erano sempre, ma erano tutti novellini, i vampiri maestri non tentavano più di avvicinarsi alla Bocca dell’Inferno… Dawn era diventata una bellissima ragazza, con una marea di spasimanti, Xander ed Anya erano riusciti a sposarsi e Giles aveva trovato una compagna, Olivia… tutto andava per il meglio. ”

 

Angel la incalzò: “Ma non continuò ad andare così, vero?”

 

Buffy gli rispose abbassando lo sguardo, cercava la forza interiore per avere il coraqgio di parlare: “Eh, no… iniziò una battaglia molto dura, la più dura di tutta la mia vita, credo… e non tutti ne siamo usciti vincitori.”

 

Buffy pensava a Giles, Anya, Xander, e se vogliamo anche a Willow…

 

“Non era un demone, non un dio, non era niente che potevamo combattere: ogni volta che sconfiggevamo un suo gregario, pensavamo di aver vinto, invece lui tornava sempre…tornava sempre…”

 

Buffy cominciava a dare segni di irrequietezza: si toccava nervosamente i capelli e i bordi della propria maglietta, ogni tanto dava sguardi di sfuggita ad Angel, parlava con una voce rotta, sembrava che potesse piangere da un momento all’altro…

 

Il vampiro cercava di calmarla, ma voleva anche sapere il perchè del comportamento di Buffy: “Buffy…che cos’era quella cosa?”

 

Buffy lo guardò negli occhi, prese coraggio e poi parlò: “La morte.”

 

 

           

Parte quinta

 

“Buffy…la morte non si può sconfiggere, lo sai…”

“Lo so…è solo che l’abbiamo…l’ho capito troppo tardi.”

 

Il loro discorso fu interrotto dal suono della sveglia, che segnava le 7.45…era ora di svegliare Lizzy.

 

“Uh, aspetta, devo preparare la bambina per la scuola, continuiamo dopo, vuoi?”

 

Buffy si alzò dalla poltrona e si avviò nella camera da letto, dove trovò la piccola Lizzy già in piedi, pronta per la scuola.

 

“Ehi! Che è successo? Già sei pronta, brava!”, disse Buffy, orgogliosa della sua bambina…

 

“Hai visto, mami? Ho fatto tutto da sola!”, disse Lizzy, facendo una piroetta, in piedi, mostrando la magliettina rosa, il pantaloncino blu, e i due calzini di due colori diversi che aveva messo ‘per fare un po’ di colore’…

 

La cacciatrice pensò bene di cambiarla: “Ehm…tesoro, credo che dovremmo mettere due calzini uguali, non trovi?”

E così aprì un cassetto, prese un altro paio di calzini, questa volta di colore uguale, prese in braccio la figlia e la portò nel soggiorno, dove Angel guardava divertito la scena…

 

Lizzy le ricordava proprio Buffy da piccola…beh, lui non la conosceva quando la Cacciatrice aveva quell’età, ma la prima volta che la vide, l’impressione che le diede fu proprio quella di una ragazzina che voleva –o doveva, chissà- crescere più fretta delle altre…e così fu, in effetti.

 

Mentre Angel pensava, Buffy nel frattempo aveva finito di preparare Lizzy:

“Ecco qua…fatto!”

 

Infilò il piccolo cappottino alla bimba e poi si avviò verso la cucina, per poi rigirarsi subito dopo: “Aspetta…tu oggi mangi alla mensa, giusto?”

 

Ad un assenso della figlia, Buffy sorrise leggermente: “Allora non devi portarti la colazione a sacco…”

 

La Cacciatrice guardò fuori dalla finestra, facendo attenzione a non far entrare raggi di sole nella stanza: “Tesoro, il pullman è arrivato. Allora ci vediamo più tardi. Dà un bacino alla mamma…”

 

Lizzy le sorrise e l’accontentò, poi suggerì: “Posso darlo anche a zio Angel?”

 

A Buffy scappò un sorriso di divertimento; a risponderle invece fu proprio lo ‘zio’ : “Certo, Signorina, vieni qui!”. E così la piccina gli scoccò un bel bacione sulla guancia e scappò a scuola.

 

“Non hai idea di quanto è dura crescere un bambino…però è bello quando alla fine della giornata c’è un batuffolino che ti dice che ti vuole bene”, disse la Cacciatrice.

“Lo so…”

“In effe-” Buffy si girò di scatto, afferrando le parole che il suo ex aveva detto solo in quel momento.

“Che hai detto?”

 

Ok, era arrivato il momento delle rivelazioni anche per Angel. Il problema ora è: come faceva a dirle che aveva anche lui un figlio, di quasi 10 anni, e che la madre era Darla, un’altra vampira?

 

“Beh, Buffy, non sei la sola ad aver avuto una storia travagliata… la mia non sarà come la tua, ma non è proprio tutte rose e fiori…ho un figlio anch’io, si chiama Connor, ha quasi 10 ann-”

 

“-m-ma tu sei un…”Buffy non poteva crederci, Angel, il suo Angel, aveva avuto un figlio? Quando? Perché? E soprattutto, con chi?

 

“…un vampiro, dici? Lo so, ma a quanto pare io, Darla, e Connor facevamo-e facciamo parte di un progetto dei Poteri che Sono…

 

“T-tu…e Darla? Ma non era morta? E non era cattiva?”

 

Angel sorrise: l’ultima volta che aveva visto Darla era quando lui l’aveva polverizzata, tanti anni prima, ormai… avrebbe voluto rassicurarla, dirle che lui non amava Darla, e così decise di farle un riassuntino veloce veloce…

 

“…però, Cordelia e Wesley sposati e con…tre figli?! E chi se lo sarebbe immaginato!”

 

Angel aveva osservato ogni singola reazione di Buffy: gelosa e un po’ scocciata quando aveva accennato a Darla, comprensiva quando parlava di Connor, divertita con la storia di Wesley e Cordy…

 

“Tutti cambiano un po’, Buffy. Cordelia non è più la stessa persona che hai conosciuto al liceo, così come Wesley non è più l’osservatore pedante di qualche anno fa…”

 

“D’accordo, ma certo che è difficile immaginarli in modo diverso. Sai meglio di me che quei due erano molto diversi, qui a Sunnydale. E a L.A. non ho avuto molte occasioni per frequentarli…”

 

“Già…”

 

Era di nuovo sceso il silenzio nella stanza. Nell’atmosfera della stanza si alternavano momenti più spensierati a momenti cupi. In quel momento ognuno cercava di raccogliere i propri pensieri, quelli erano gli unici attimi nei quali ognuno assorbiva realmente le parole dell’altro.

 

Poi Angel scoppiò a ridere.

 

“Angel? Perché stai ridendo?”

 

“Chi, io? Pensavo…pensavo che alla fine mi fai fare sempre quello che vuoi, Sig.na Buffy Summers! Non volevi parlare della tua storia e alla fine hai fatto parlare me!”

 

A quel punto anche a lei scappò un sorrisetto furbo. Stavolta non l’aveva fatto apposta, non aveva cambiato argomento per non parlare di lei, perché, strano a dirsi, parlare con lui la liberava.

 

Era una sensazione contrastante: se da un lato le riapriva una ferita mai chiusa, dall’altro la curava…la leniva. Ora quei ricordi sembravano tanti brutti incubi…

 

“Ma non l’ho fatto apposta!”

 

Continuarono a scambiarsi battutine per buoni dieci minuti, per poi tornare i classici Buffy ed Angel. Quelli che ‘non dovevano chiedere mai’.

 

“Continuo?”

“Sono qua…”

“Lo so che questa storia può sembrare assurda- ma in fondo, la vita non è assurda?- ma, vorrei farti capire un po’ meglio con che avevo-con che ho a che fare… hai presento il film ‘Final Destination’? C’è un gruppo di persone che sfuggono ai piani della morte, allora questa li insegue per completare il suo piano: ucciderli tutti. Così era scritto nel loro destino e così doveva essere. Beh, più o meno è capitata la stessa cosa anche a noi. Probabilmente la mia morte con annessa risurrezione deve aver provocato qualcosa in quella cosa…non so neanche se ‘Morte’ sia il suo vero nome…si è manifestata tante, troppe volte davanti a me e alla gang, e piano piano ha rovinato la vita a tutti…e tutto per colpa mia…”

 

Alzò lo sguardo verso di Angel, che la seguiva con molta attenzione…

 

“…se avessi ridato la mia nuova vita tutto questo non sarebbe successo!”

 

 

   

Parte sesta

 

Qualche ora prima, a Parigi.

La vampira, con le spalle rivolte verso il muretto, era intenta ad osservare qualcosa nel cielo, forse le stelle, o qualche uccello che volava felice nel buio della notte. I capelli rossi, lunghi fino al fondoschiena, e legati in una treccia ‘alla francese’, e i suoi vestiti, un top verde militare e un pantalone mimetico, le davano tutta l’aria di una cattiva, o di un’eroina che si vedono nei videogiochi…

Molto probabilmente si stava annoiando a morte, lì, visto che era arrivata al suo trecentesimo sbadiglio…sembrava che stesse aspettando qualcuno.

E così era, infatti.

Dal muretto, che circondava uno dei tanti cimiteri della città, spuntò un altro vampiro, un maschio questa volta, che aveva in mano uno di quei libri antichi che si trovavano nelle cripte…

Quando la vampira lo vide, tirò un sospiro di sollievo, e si avvicinò a lui, con fare gentile ma deciso.

 

“L’hai preso?”

“Eccolo qua, ma chérie . Tutto per te.”

 

A lei scappò un sorriso di felicità. Lo prese gentilmente dalle mani del vampiro e strinse il volume a sé, per poi dire: “Sicuro che non ti abbia visto nessuno, William?”

 

“Mi hai preso per uno scemo? Certo che no! E’ strano che in questo cimitero ci sia ancora il custode, negli altri cimiteri è tutto più facile. A dire il vero mi è dispiaciuto non averlo incontrato…ho un languorino…”

 

La vampira alzò immediatamente lo sguardo su di lui. Stavolta era arrabbiata.

 

“SPIKE!”

 

Spike sapeva che quando Willow lo chiamava così era perché aveva detto o fatto qualcosa che l’aveva fatta innervosire. Un giorno lei gli aveva spiegato che in quei momenti lo chiamava così perché gli ricordava il vecchio Spike, il Sanguinario. E gli voleva far capire che lei si era innamorata del dolce, gentile, premuroso ed alquanto intelligente vampiro, e che non sopportava in alcun modo quando faceva quelle battute a cui neanche un paramecio avrebbe riso.

 

“Uff…d’accordo, Will, sto zitto. Però potresti anche spiegarmi perché volevi a tutti costi prendere quel libro…e soprattutto perché non hai voluto dirmelo. Sai, non te l’ho detto fin’ora, ma la cosa mi dà alquanto fastidio… ”

 

La vampira gli diede uno sguardo veloce, quasi non curante, per poi avviarsi verso la panchina vicina al muretto.

 

“Si…si…fammi controllare per vedere se i miei fondamenti sono esatti, e poi ti spiego tutto.”

 

Si sedette sulla panchina e cominciò a sfogliare velocemente le pagine, con una brama di conoscenza mai vista. Poi di colpo si fermò: aveva trovato quello che cercava.

 

Si alzò di scatto e, mantenendo ancora il libro in mano, cominciò ad abbracciare William e a baciarlo, era il ritratto della felicità.

 

“SI! SI! William, capisci, ora potremmo migliorare la nostra situazione di molto!”

 

E il povero William non faceva altro che subìre passivamente l’entusiasmo della ragazza, e la guardava come si guarda un pazzo in preda ad una crisi.

 

“Vorrei tanto capire, Will…”

 

Willow si ricompose, prese la mano del vampiro e lo invitò a sedersi con lei. Aprì il libro alla pagina 66 e cominciò.

 

“Ricordi quei testi che ho preso recentemente? Sapevo che doveva esserci qualcosa…c’era un cenno brevissimo, in aramaico antico, a questo libro, e sapevo che doveva esserci qualcosa d’importante per noi due.”

 

Detto questo, indicò la pagina aperta. “Leggi qua.”

 

William le diede un fugace sguardo, prima di sospirare e cominciare a leggere: “…’dopo molte vicissitudini, prego Iddio che mi perdoni per quello che ho fatto, per tutto il dolore che ho fatto patire alla persone…la mia ingenuità mi ha portato a creare questi incantesimi che, Dio me ne scampi, per poco non hanno provocato un’Apocalisse. Riporto qui gli incantesimi che ho creato e che marciranno con me. Che nessuno li adoperi per i propri scopi, o sarà l’Apocalisse! James August III…’ è un diario! ”

 

“Beh, questo mi pareva ovvio…ma và avanti…”

 

Il vampiro la guardava sempre più incuriosito: “uhm, vediamo, questo è aramaico, giusto? Non lo conosco bene…’vampiri…luce…giorno…’ eh?”

 

“Eh, d’accordo, traduco io: praticamente questo è l’incantesimo per permettere ai vampiri di camminare sotto i raggi del sole! Non sei contento?” , disse Willow, con un sorriso a 32 denti.

 

“COSA? Oh, Will, certo che sono felice! Sei un tesoro!”

 

E così anche lui rimase contagiato dalla ‘pazzia’ di Willow. Era irrequieto, esattamente come lo era la vampira qualche momento prima, la quale ora stava distrattamente sfogliando il contenuto delle altre pagine.

 

“…però non ero sicura al 100%, così ho voluto aspettare prima di dirti tutto.”

 

Al che Spike si alzò di scattò e trascinò con sé Willow: “Allora? Non fai l’incantesimo? Dai, ho proprio voglia di rivedere il Sole!”

 

Sorridendo, la ragazza gli rispose, mettendogli le mani sul petto: “Ehi! Calma! Ora? Torniamo a casa e prepariamo tutto! Sei proprio un bambino, non sai aspettare!”

 

Lui, con il tono più sensuale che conosceva: “Hai ragione, in effetti non so aspettare neanche a questo…”

 

E si avvicinò a lei per baciarla con tutto l’amore che poteva. E durante il bacio, il libro che aveva sempre in mano Will le cadde da mano. Così la ragazza dovette rompere il bacio per raccoglierlo.

 

Il libro, nella caduta, si era aperto alla pagina 83 e Willow nell’osservare la pagina, sbiancò, possibilmente diventò più bianca di quello che era. Spike se ne accorse e si chinò per raggiungerla.

 

“Luv, che c’è?”

 

“S-spike…guarda qua…qui c’è scritto come poter ‘ancorare’ un’anima…”

 

“E questo che significa?”

 

“Che il prossimo viaggio che faremo sarà con destinazione L.A., William…”

 

 

   

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Parte settima

 

Angel stava per rispondere a Buffy, quando gli squillò il cellulare. Imbarazzato, un po’ per il fatto che si fosse interrotto quel momento così intimo, un po’ per il fatto che si era reso conto che Buffy non l’aveva mai visto con un cellulare in mano, il vampiro rispose alla chiamata.

 

“Ehm…pronto?”

 

Dall’altro lato c’era Cordelia, la vecchia cheerleader.

“Sia ringraziato il Cielo! Angel, meno male che hai risposto! Allora, tutto a posto?”

 

“’Delia…si, tutto a posto, ma perché hai chiamato?”. Poi, con tono più preoccupato: “E’ successo qualcosa a Connor?”

 

“Oh, no…almeno non ancora…perché ho la sensazione che il signorino qui presente riceverà presto una ramanzina dal padre…vero, Conny?”. Cordelia sapeva che Connor stava ascoltando la conversazione dall’altro apparecchio che si trovava nella cucina di casa Whyndam-Price.

 

Immediamente si sentì un rumore, lo stesso rumore che fa un ricevitore quando si chiude una telefonata.

 

“…visto? Senti Angel, mi sta dando il tormento, vuole sapere quando torni, lo sai com’è fatto: non può stare lontano da te!”

 

“Cordelia…”

 

“Io capisco che è tutta una questione nata dal fatto che come figura di genitore ha solo te, ma mi sembra una cosa eccessiva!”

 

Cordelia adorava Connor. Letteralmente. Per il bambino era sempre stata la mamma che non ha mai avuto, e per la donna era come un altro figlio, dopo Jamie, Alex e il piccolo Michael di tre anni.

 

“…E cambiando argomento, vorrei sapere come stai. Voglio dire, dopo aver visitato Buffy per l’ultima volta, so che potrebbe essere dura.”

 

“Cordelia…”

 

“E non dire sempre ‘Cordelia’ ! Guarda che io mi preoccupo per te, io ti voglio bene come ad un fratello, e non vedo l’ora che torni, lo sai benissimo che manchi anche a me, non solo a quella peste di tuo figlio, che oggi ha pensato bene di dare la Coca Cola al mio Ficus al posto dell’acqua perché diceva che bere solo acqua fa male alle piante. Quindi, convenendo che non poteva dare wurstel e patatine alla mia povera piantina, ha fatto quello che ha fatto! Che poi, dico io…”

 

Angel non riusciva ad inserirsi nel monologo di Cordelia. Era sempre la solita solfa: quella donna non sarebbe mai cambiata! Lui già sapeva perché si stava comportando in quella maniera: secondo il ragionamento di Cordelia, ora Angel sarebbe nella fase ‘Sono depresso-il mio scopo della vita erano Buffy e Connor-Buffy è andata via e mi è rimasto solo Connor.-Deprimiamoci a volontà’, e per farlo uscire da quella fase bisognava distrarlo…

 

“Cordelia!”

 

Buffy, che si era spostata nella cucina per mangiare qualcosa, era riuscita a sentire tutta la conversazione, anche grazie al tono di voce che Cordelia usava normalmente nella telefonate. Sgranocchiando una patatina, tornò nel soggiorno e fissò incredula Angel, che aveva alzato la voce contro una donna! Questa le era nuova…

 

“Cord, stammi a sentire, per favore, e non cominciare a strillare come un’ossessa per la salute delle mie orecchie. Per quanto riguarda Buffy, ecco…”

 

Angel cercò lo sguardo di Buffy, che gli fece cenno di proseguire.

 

“…Buffy non è morta, ma è viva. E’ qui con me, adesso.”

 

Naturalmente Cordelia non sentì le precedenti parole del vampiro, visto che Angel per ascoltare le parole della donna dovette allontanare la cornetta almeno a 10 centimetri di distanza dall’orecchio, il che provocò una leggera risatina da parte della Cacciatrice.

 

“COSA? ANGEL MA STAI SCHERZANDO? DIMMI CHE NON STAI SCHERZANDO, PER FAVORE! E’ VERAMENTE LI’? VOGLIO PARLARLE! MA PERCHE’ NON SI E’ MAI FATTA SENTIRE? E LA SCOOBY GANG? CHE FINE HA FATTO? ANGEL, PARLA!”, disse Cordelia, che nel frattempo aveva assunto un divertente colorito violaceo…

 

“Cordy, non ora, dai. Vedrai che quando tornerò ti spiegherò tutto…”

 

“Viene anche Buffy?”

 

Già. Bella domanda. Sarebbe fantastico se Buffy e Lizzy venissero a vivere a L.A. , o perlomeno a stare per un po’ lì. Ma…come chiederlo a Buffy?

 

Anche Buffy aveva sentito la domanda che aveva fatto Cordelia. E anche lei non sapeva rispondervi. C’era sempre Lizzy, la scuola (che scusa assurda, Lizzy faceva l’asilo, ed erano gli ultimi giorni di scuola…), e tanti altri problemini…ma le avrebbe fatto enormemente piacere. Ma…non avrebbe mai proposto da sola questa opportunità…

 

“Io…noi…non lo so! Cordelia, senti, passami Connor, noi ci sentiamo più tardi…”

 

“Non sei mai stato bravo a cambiare argomento, non per me, almeno…beh, eccotelo qua, sta scalpitando!”

 

E così finalmente la cornetta passò in mano a Connor. *Finalmente*, pensò il bambino.

 

“Papà!”

 

Il viso di Angel si illuminò a quella voce: “Ehi, campione! Ma che fai, fai arrabbiare zia Delia? Lo sai che non lo devi fare…”

 

Si dice: ‘Tale padre, tale figlio’…

 

“Cambiamo argomento, papà, è meglio…quando torni?”

 

*Come faccio a risponderti, se non lo so neanche io?*

 

“Presto campione, presto. Ma tu fa il bravo!”. Queste erano le parole cariche d’amore di un padre, non del Guerriero della Luce…

 

“Va bene, pà. Ma tu torna presto!” disse Connor, parafrasando il padre.

 

“D’accordo…ciao.”

 

Finita la telefonata, Buffy si risedette sul divano, per continuare a parlare con Angel.

 

“Beh, certo che su una cosa Cordelia non è cambiata: non conosce il verbo ‘avere tatto’! Mio dio, è incredibile…”

 

“Già…”

 

“Già…”

 

“Senti Buffy, lo so che potresti dire di no, e ti capirei, ma…perché non ti fermi un po’ a L.A.? Con Lizzy, intendo.”

 

Era proprio quello che aspettava sentirsi dire: “Io…d’accordo…”

Parte ottava

             

 

Girando la chiave nella serratura, Spike continuò nelle sue imprecazioni: “Non è possibile…ma perché? PERCHE’, dico io? Andava così bene! ”

 

“Ma non puoi pensare a te stesso! Lo sai meglio di me che sarebbe una carognata non avvisarlo dell’esistenza dell’incantesimo!”, disse Willow, completamente sicura delle sue idee.

 

“Si, d’accordo, ma una telefonata? Un messaggino? Una lettera faxata? Perché dobbiamo andare lì? E’ assurdo, poi, non lo vediamo da anni! E poi…”

 

Era riuscito ad aprire la vecchia porta di casa. Ed erano entrati. Ora lui la guardava, incerto se proseguire o no…non sapeva se quello che avrebbe detto l’avrebbe ferita.

 

“…credo che sia lo stesso discorso che hai fatto con Buffy, credo…che c’è , ti è venuta improvvisamente voglia di dimenticare il passato e di far finta di niente? Non che questo mi dispiaccia, anzi…però una cosa è volersi incontrare con la Cacciatrice, una cosa è incontrarsi con il mio gransire…avevi voglia di cambiare un po’ genere? Ora ti piacciono mori? ”

 

Tump. Colpita. E affondata. Per Willow sarebbe stato meglio ritrovarsi con un paletto nel cuore. E Spike lo sapeva. Non doveva parlare di Buffy. Ogni cosa era diversa, con Buffy. E che cos’era questa storia di Angel? Lo voleva aiutare, mica portarselo a letto! Ah, la gelosia…

 

“Io…tu sei pazzo. VA’ AL DIAVOLO!”, disse, terribilmente arrabbiata per la sparata senza senso dell’amante.

 

E si diresse a passi veloci verso la camera da letto, per chiudersi dentro. Solo che aveva dimenticato che la stanza aveva due ingressi, e che il suo William se ne era ricordato. Così, qualche secondo dopo se lo ritrovò di nuovo in camera, con gli occhi che imploravano perdono…

 

“Vattene.”

 

“Will, andiamo, c’è stato un malinteso…lo sai che se penso a te con un altro perdo la testa. Se poi penso a te e al finocchio sanguinario…beh, la perdo doppiamente.”

 

Si avvicinò alla sponda del letto e si sedette vicino a lei. La vampira aveva gli occhi pieni di lacrime, e i suoi lunghi capelli rossi, ora sciolti, le incorniciavano quel viso che fino a qualche minuto prima era sorridente. Spike non potè fare a meno di sorridere alla vista di quel viso così dolce.

 

“Willow, dai, non mi sembra una cosa così esagerata…facciamo pace?”

 

Lei alzò gli occhi verso il suo William, era veramente dispiaciuto.

 

“Non dovevi parlarmi di Buf-di lei…non ancora.”, disse.

 

Al che Spike scoppiò: “Willow! Ma io ti ho fatto solo il suo nome! Abbi pazienza, ti ho sempre rispettato e non ne abbiamo mai parlato perché non volevi parlarne! Però sono pure passati 5 anni, bloody hell! Sei traumatizzata, certe volte mi ricordi-” e si fermò di colpo.

 

Ma Willow aveva già capito che voleva dire. Perché si era alzata di scatto e gli aveva dato le spalle.

 

“…ti ricordo Drusilla.”

 

* Diamine. Ma perché non sto zitto? *

 

“Ecco perché hai scelto me. Non hai potuto riavere l’originale indietro, visto che ora è in cenere, ed hai scelto la copia che si avvicinava di più a lei. Bravo. E io che ci avevo creduto…” e si alzò. E sembrava che stesse per uscire dalla camera da letto, per rifugiarsi in un’altra stanza.Avrebbe voluto uscire da quella casa, ma era giorno, ormai, e l'incantesimo non era ancora stato fatto.

 

*Tesoro, a tutto c’è un limite, ora calmati, ok?*

 

Il vampiro si alzò di scatto e la raggiunse , prendendola per il braccio. Lei si girò per fronteggiarlo.

 

“LASCIAMI!”

 

“No. Ora mi ascolti. Willow, io con Drusilla ci stavo perché era il mio sire, era un legame indissolubile, avevamo un legame di sangue. Con te non ho questo tipo di legame, è vero, ma ne ho uno molto più profondo e più vivo.”

 

Lei lo guardava. “Quale?”

 

“Io ti amo, mia dolcissima principessa.”

 

E si abbracciarono. Poi lui la prese in braccio e la portò sul letto, e cominciarono a baciarsi, quando Willow si fermò.

 

“Aspetta…”

 

“Che c’è?”

 

“Andremo a L.A.?” Aveva fatto la sua famosa faccia risoluta, stavolta.

 

“Dovunque vuoi, chèrie.”

 

*Dovunque voi, tesoro mio…ma il problema con Buffy rimane, ammesso che ci sia realmente…e prima o poi lo dovrai affrontare.*

 

E il bacio riprese…

 

 

           

Parte nona

 

Dopo qualche ora, i due si ritrovarono nel letto, ognuno nelle braccia dell’altro. Willow aveva il capo leggermente inclinato verso Spike, e lui le accarezzava i lunghi capelli rossi.

Era un’atmosfera molto rilassata, i due sembravano aver dimenticato il piccolo screzio di prima, e ora la vampira aveva inevitabilmente i tratti del viso più distesi, era più tranquilla.

 

Lei alzò un po’ il capo per guardarlo negli occhi, e lui le baciò la fronte.

 

“Willliam?”. La sua voce era un timido richiamo.

 

“Si, tesoro?”

 

“Io credo che se per stasera vogliamo essere a L.A. dovremmo…beh, fare quell’incantesimo e sbrigarci perché l’aereo per Los Angeles parte fra due ore.”

 

Ora lui aveva lo sguardo più interrogativo del mondo.

 

“Eh? Will, e tu che ne sai?”

 

Al che la vampira sorrise e si levò da dentro alle coperte, cominciando a rivestirsi. “Proiezione astrale, William, ricordi? Sono una strega, io!”

 

“Tu mi stupisci ogni momento di più, cucciolo…”

 

“William! Basta con questi nomignoli! Il mio nome è Willow!”, disse lei, scherzando sul modo di fare del suo amante. Da quando si erano conosciuti, anni fa, il vampiro non faceva altro che chiamarla con tutti questi nomignoli. Erano rare le volte in cui la chiamava Willow, davvero rare. D’altronde, però, la vampira non poteva lamentarsi, visto che anche lei aveva l’abitudine di chiamare Spike col suo nome da umano, William…e, sebbene i primi tempi il vampiro ci rimaneva male, perché pensava che lei lo paragonasse a William il perdente, comprese le ragioni di Willow…

Le prime volte che ci pensava, Willow considerava i nomignoli che le affibbiava il suo William una specie di…ecco, una specie di vendetta nei suoi confronti. Ma poi, ragionando meglio, capì che non era proprio così, anzi. Quel modo di fare l’aveva avuto con Drusilla, con Buffy, e inverosimilmente, con tutte le ragazze con cui aveva avuto a che fare.

 

Il vampiro si limitò a sghignazzare e ad alzarsi anche lui dal letto. Mentre si infilava la T-shirt, guardò l’orologio: erano le quattro del pomeriggio. Il tempo era volato. Ma d’altronde, il tempo volava sempre, con la sua Willow. A volte avrebbe voluto vivere in una giornata di 48 ore, per fare tutto quello che voleva con la sua compagna.

 

“Per i biglietti come facciamo? Non abbiamo tutti quei soldi, lo sai…”

 

Al che lei lo guardò con il suo sguardo alla ‘ma allora sei scemo!’ : “Fa’ fare tutto a me, e vedrai che non ti farò spillare neanche un franco!”

 

“Uhm…ok.”

 

Entrami vestiti, cominciarono a sistemare qualche abito e qualche oggetto di prima necessità in un borsone che la vampira aveva preso dal cassetto. Quando ebbero terminato, i due si guardavano intorno come se stessero cercando qualcosa.

William si voltò verso la parete sinistra della camera da letto, quella accanto alla porta.

 

“Uhmm…cucciolo?”

 

Willow si voltò verso di lui, ma senza risponderlo. Si chiedeva la stessa cosa che si stava chiedendo lei, forse?

 

“Quel…beh, quel disegno lo portiamo?”, chiese il vampiro.

 

A quella domanda la dolce Willow sorrise, poi si avviò prima verso Spike per dargli un bacio veloce, e poi verso quel disegno. Quando levò il ritratto dalla parete, non poté fare a meno di osservarlo, ancora una volta.

 

Era il ritratto di lei e di Spike. L’avevano fatto l’hanno scorso, insieme. Se William da umano come poeta era un disastro, come disegnatore non aveva nulla da invidiare ad Angelus; e a quanto pare, neanche Willow. Lui le aveva insegnato qualche trucchetto ed era uscito quel bellissimo ritratto, di loro due abbracciati stretti. Sul fondo, i loro nomi intrecciati: ‘Will&Will’.

 

“Certo che ce lo portiamo…ad ogni modo, credo che ritorneremo presto qua…quindi, niente nostalgia della cara Paris!”

 

Si rigirò per guardarlo e per sorridergli ancora. Non avrebbe mai voluto fare altro, se non quello che sorridere al suo William.

 

“Allora, che ne dici se proviamo a fare l’incantesimo?”

 

Ah, la magia…certe volte la faceva sentire potente, troppo potente, ma era una sensazione troppo bella, una cosa che ti faceva sentiva bene.

 

“Beh…va bene! Che faccio? Dove mi metto? Cosa devo fare?”. Anche lui era euforico all’idea di poter rivedere la luce del sole.

 

“Uhmm…aspetta che prendo il diario di James August III…” Così si diresse in cucina, dove aveva poggiato momentaneamente il libro sul tavolo. Quando tornò in camera, vi trovò Spike che la stava ancora aspettando, i suoi piedi che andavano avanti e indietro per la stanza, manco fosse un futuro padre in una sala d’attesa. Lei, però, non ci fece caso più di tanto, visto che era intenta nella lettura.

 

“Allora, vediamo…è una formula molto semplice, non abbiamo neanche bisogno di creare fisicamente un cerchio…basta metterci così, ecco,” mentre parlava aveva preso il braccio di Spike e lo aveva messo sulle sue spalle, “e…poi me la vedo io, tu chiudi gli occhi e focalizza il tuo oggetto del desiderio…immagina il sole.”

 

Spike fece esattamente quello che la compagna le disse e, dopo vari minuti di litanie da parte di Willow, ci fu una scintilla che li fece sbalzare ai lati opposti della stanza.

 

“Auch…”

 

“Cucciolo, tutto a posto?” Lui si diresse immediatamente verso di lei, e l’aiutò a rialzarsi.

 

“Si, si…piuttosto, a questo punto direi che i casi sono due…o ha funzionato, o non ha funzionato per niente.”, disse la ragazza, mentre si massaggiava la testa.

 

“Ok, allora non ci resta che provare…”, le rispose il vampiro, praticamente catapultandosi verso la finestra della stanza, coperta da pesanti tendoni rossi.

 

“Spike! Attento che potresti scot-”

 

Ma il vampiro aveva già scostato le tende e aveva messo le sue mani al sole. Niente.

 

“…-tarti…”

 

Il momentaneo attimo di silenzio fu sostituito immediatamente da le grida di gioia di entrambi, e i loro incitamenti erano alcuni in francese, altri in inglese, altri ancora in italiano. Avevano viaggiato molto, ed avevano imparato molte lingue. E in momenti come questi capitava di urlare la prima cosa venuta in mente: in che lingua fosse importava?

 

 

 

           

Parte 10

 

Erano all’aeroporto, ora. Bisognava prenotare i due biglietti per il volo che sarebbe partito fra mezz’ora per la Città degli Angeli. Spike era ancora scettico, visto che non avevano i soldi per i biglietti, ma la fiducia verso Willow fece evitargli di fare una delle sue solite battute. E, cosa ancora più grave, per lui ovviamente, la fece parlare direttamente con l’impiegata. Non che Willow non ne fosse capace, ma il suo orgoglio maschile ne risentiva un po’…

 

“Bon après-midi…” [Buon pomeriggio…]

 

“Bon après-midi!” [Buon pomeriggio!]

 

“Est-ce que il y a deux places sur le vol… AF746?” [Ci sono 2 posti sul volo…AF476?]

 

“Uhmmm…” L’impiegata cercava sul suo computer, ma a quanto pare l’aereo era al completo. Ma prima che potesse dire che non vi era posto, Willow la guardò intensamente negli occhi e l’impiegata disse ai due vampiri:

 

“Oui, il y a! Preferez-vous la classe touristique ou la classe affaires? La classe touristique est la moin chère.” [Si, ci sono! Preferite la classe turistica o la classe affari? La classe turistica è la meno cara.]

 

Spike guardava la strega sbalordito. Condizionamento della volontà! Non glielo aveva mai visto fare, era incredibile…

 

“Et…la classe affaires?” [E… la classe affari?]

 

“Oh, la classe affaires est plus confortable” [Oh, la classe affari è più comoda]

 

“Alors nous prenons la classe affaires…” [Allora prendiamo la classe affari]

 

“Bien…” [Bene…]

 

Poi l’impiegata continuò con domande futili, tipo se i due volevano sedere nella classe fumatori o no, se volevano stare vicino al finestrino…

Ma il bello venne quando l’impiegata, dopo aver chiesto se i due avrebbero pagato in contanti o con la carta di credito, allungò la mano e fece il gesto di prendere qualcosa da un qualcuno invisibile. Quando Willow si girò, divertita, verso William, questo aveva la faccia più confusa di questo mondo.

 

Presi i biglietti, i due si avviarono verso l’aereo e, trovati i posti, finalmente il vampiro cercò spiegazioni dalla compagna.

 

“Ok, ora mi spieghi…che le hai fatto?”

 

Lei lo guardava con aria da sufficienza: “Un normalissimo condizionamento della personalità…e non guardarmi come se avessi creato una nuova stirpe di demoni, questo è un giochetto che anche le streghe al primo anno di studio fanno!”

 

Già…ricordava benissimo quanto si scandalizzò quando seppe da Xander che Amy aveva usato il condizionamento della personalità…la prima cosa che pensò fu immediatamente: ‘Io non farei mai una cosa del genere!’. Beh, allora ci credeva veramente, almeno. Allora era una persona diversa, molto diversa da quella di oggi. E senza contare il fatto che ora era una vampira. Era cambiato il modo di vedere la vita. Prima di conoscere Buffy, credeva di essere una nullità. Credeva che il mondo girasse intorno a gente come Cordelia e che i tipi come lei e Xander si limitassero a fare le comparse nella loro vita. Dopo l’incontro con Buffy, cambiò tutto: modo di vivere la vita, modo di guardare gli altri, modo di comportarsi con gli altri.

 

“Ok, non mi importa…sei il mio cucciolo, fai sempre tutto così bene…”. Detto questo, la baciò.

 

“Oh, Spike…”, disse lei, a metà tra il sorpreso e il divertito.

 

Melensaggini, qualcuno potrebbe dire. Ma l’amore fa fare questo ed altro. I due sembravano stare insieme da sempre, invece erano passati solo quattro anni da quando erano diventati una coppia. Certo, quattro anni non sono quattro mesi, ma per due vampiri immortali non sono niente.

 

La ‘loro’ città era Parigi, che li aveva fatti rincontrare e, soprattutto, innamorare. Qualche mese dopo essere stata vampirizzata, e dopo aver girato mezzo mondo, Willow approdò a Parigi.

Aveva sempre amato, Parigi. Infatti fu la prima città che visitò quando approdò in Europa. Tutti quei musei, quei luoghi che trasudavano cultura solo al pensiero. Per essere felici lì, o eri un romantico, o eri un appassionato di biblioteche e musei. E Willow era entrambe le cose.

 

Il primo incontro tra i due? Strano, per la verità. A Willow quasi veniva un colpo quando trovò Spike al macello, che chiedeva come lei del sangue in cambio di pochi quattrini. Il mondo era grande, e non avrebbe mai pensato che…

Se lei aveva deciso di trascorrere ancora qualche giorno nella città, lui aveva deciso di partire appena il giorno dopo. Non che le dispiacesse più di tanto, in effetti. Però…era bello rivedere una faccia conosciuta. La faceva sentire…le faceva capire che esisteva, ancora. Che un tempo aveva vissuto davvero una vita con degli amici, con una famiglia, che non era stato un sogno. Eh, no.

 

Si aspettava che non l’avrebbe più rivisto. E invece…il giorno dopo, e l’altro ancora, si incontravano sempre lì, in quello squallido macello, quel luogo che esalava di morte, ma che dava la possibilità ai due di nutrirsi senza poter provocare nessuna morte di troppo. Cominciarono a parlarsi, cominciarono ad andare a fare le ronde insieme, e … si cominciarono ad innamorare. Il primo bacio, sotto la Torre Eiffel. La ‘loro’ prima volta, a casa di lei. Che poi sarebbe diventata casa ‘loro’ , dopo.

 

In tre anni non girarono il mondo, è vero, ma ebbero modo di vedere molte cose. Scesero in Italia, e in Spagna. Ritornarono in Francia per una capatina, e poi Spike volle portarla in Inghilterra. Nella ‘sua’, Inghilterra.

 

Ora ritornavano dopo anni in America. L’America, già…

Stati Uniti.

Sunnydale e Los Angeles.

Dove era cominciato tutto per lei, e se vogliamo, anche per lui…

Che Dio li aiuti.