CHAINS: L’ANIMA DEL VAMPIRO
CHAINS: L’ANIMA DEL VAMPIRO
di Dreamhunter

2006

CHAINS: L’ANIMA DEL VAMPIRO.

 

Leggendo il primo atto di "La donna in catene", la prima cosa che ho pensato, non so perché, è stata a Parsifal.

Già, quel Parsifal.

Vedo LDIC, come una sorta di romanzo di formazione.

Il cammino di Angel, accanto a quello di Chains.

Non credo, che, anche andando avanti con la lettura, riuscirò mai a considerare la bella rossa come un vampiro.

No.

Magari un essere superiore.

Probabilmente, lei è la vera manifestazione della famosa frase di Angelus in "Favola in Nero": "Non sono definito da un paio di zanne".

Bhè, mentre Angelus è definito eccome dalle sue zanne, Chains no.

Chains è parte del mondo in cui vive.

Riesce ancora ad emozionarsi come un umano, riesce a non limitarsi a scorribande sanguinolente in giro per il mondo.

E’ appunto, un essere superiore.

E probabilmente è per questo che riesce a capire a fondo Angelus.

Perché anche lui ha del potenziale per divenire un essere superiore.

Come vampiro, senz’altro, ma anche come qualcosa di più.

Immortale.

Ed immortalità non vuol dire necessariamente essere vampiri.

Sì, anche dopo che gli è stata ridata l’anima, lui rimane pur sempre un vampiro, ma non nel vero senso del termine.

Nell’immaginario collettivo, il vampiro, è una bestia immonda che squarcia gole a destra e manca senza nutrire la minima pietà per le sue vittime.

E’ dunque questo l’Angelus con l’anima?

E’ lo stesso che ha salvato quel bambino dalle grinfie di Darla?

La risposta è scontata.

Ed è scontato anche il motivo che spinge Chains a cercarlo, a rassicurarlo, a fargli capire che se solo vorrà, non sarà solo in quel cammino.

Anche se non di fatto, Chains ha un anima.

O almeno, quello che vedo in lei è una tenebra di squisita consapevolezza.

Consapevolezza che essere demoni, non implica per forza andare in giro a fare carneficine.

Il demonio non si limita ad uccidere. Prevarica, ascolta, spesso è indulgente, perché sa, che la tenebra è e sarà sempre parte della natura umana.

Chi non ci crede è un ipocrita.

Con questo non voglio dire che Chains e Angelus sono due santi, no, proprio no.

Sono forse consapevoli.

Ad Angelus è servita un’anima, a Chains la vita eterna.

Punizioni?

Non direi.

Diciamo pure, incentivi.

Dei più che, per quanto si sforzi, Darla non riuscirà mai a comprendere, e a raggiungere.

Credo sia per questo che il timore di perdere il suo compagno, l’accompagni anche prima che Angelus abbia l’anima.

A mio avviso Darla è cosciente che la coppia che formano non potrà mai durare per l’eternità, perché per quanto lei sia, di fatto, la sua sire, Angelus non nutre per lei la stessa profonda ammirazione che nutre per Chains.

Andando avanti con la storia, continuando a cercare di interpretare gli sguardi fugaci tra Chains e Angelus, mi è venuta in mente un’idea bizzarra, ma forse, in quanto tale, è quella che ho trovato più saggia, più esplicativa.

Sembra quasi che Chains sia, in un modo o nell’altro, la stessa anima di Angelus, da ben prima della maledizione.

Quello che li lega, non è solo la condizione di immortalità, non è solo il demone, è qualcosa che va ben oltre la mera possessione del demone.

Anzi, sembra quasi, parlando di Chains, che il demone non esista, che lei stessa abbia trovato, nel corso della sua vita, quella consapevolezza che Angel trova alla fine di "Anime in Nero".

Chains, in un modo o nell’altro, è Angel, ma è anche Angelus.

Credo che sia per questo che, malgrado si sforzi, non riesce a fare a meno della presenza di quel vampiro arrogante.

Forse perché le ricorda se stessa, forse perché è a conoscenza dell’enorme potenzialità di Angelus, come dicevo sopra.

A mio avviso, è per questo che lo sfugge, è per questo che si allontana da lui e dalla sua ghenga, perché in fin dei conti, Angelus è come un buco nero. All’inizio chiunque cerca di sfuggirgli, di non farsi assoggettare, ma ad un certo punto, inevitabilmente, per quanto uno si oppone, la forza che rimane è quella che serve per caderci dentro lentamente, e una volta che la voragine ha avvolto i piedi e le caviglie ci si rende conto che opporsi non solo è inutile, ma anche sciocco, perché a vederlo da vicino quel buco nero non è poi così male, anzi, sembra addirittura dolce.

Ecco, Chains è entrata nel buco nero, l’ha amato quando non c’era neanche un piccolo spiraglio di luce, e lo ama anche quando la luce pian piano fa affievolire le tenebre.

E’ per questo che secondo me Chains è quasi come l’anima di Angel.

L’anima c’è sempre, nel bene e nel male, e anche se spesso ci si dimentica della sua esistenza, lei ritorna, ci assoggetta, ci apre gli occhi.

Per il momento, è questo quello che ho visto.

Chains, l’anima del vampiro.