§ TEMPO, RICORDI E BRINDISI §
§ Ovvero un pò di zucchero per gli eroi §
di Franca B.

21 gennaio 2004

Non so di preciso da dove cominciare per commentare questo capitolo della lunga saga di MargotJ...Racchiude ancor più del solito quei particolari di "Cronache di anime e sangue" che mi hanno intrigata fin dall'inizio, cioè il senso di intimità e quotidianità che si respira copioso e che spesso invece nel telefilm si perde nella necessità del progredire della trama.
Lo stesso motivo per cui amo ATS più di BTVS. Perchè in ATS certi scorci ogni tanto si colgono, come un paio di deliziose scene della prima stagione, in cui Angel apparecchia e cucina per Cordy e Wes, o, nel tentativo di pressare una confezione di caffè, la fa invece esplodere e Wes ci scivola sopra finendo gambe all'aria. O ancora, nella terza stagione,quando Angel e Cordy si addormentano sul letto dando il biberon a Connor e parlando di possibili acquisti come una vecchia navigata coppia tranquilla. Piccoli particolari di banale affettuosa quotidianità,che spesso non ci si aspetta o non si considera nella vita degli eroi.
La saga di MargotJ ne è piena e la amo per questo. Si sente il profumo, la solidità delle cose che i nostri personaggi toccano, si percepisce il calore in quel salone delle feste, le pose casuali con cui si siedono gli uni in braccio agli altri, quasi vorresti davvero trovarti seduta tra loro, trasformarti in un essere altrettanto speciale e chiedere se, per piacere, ti accettano nel gruppo...
E soprattutto sono loro. Angel, Spike, Faith, ecc. Riconoscibili, in tutto e per tutto, quelli di Whedon, con gli stessi movimenti, le medesime caratteristiche.
E' la cornice che cambia e loro sono adattati ad essa, come avrebbero potuto essere se le cose fossero andate veramente in quel modo.
Faith, per esempio. E' la stessa che conosciamo tutti, ruvida, problematica, allergica alle smancerie e alla speranza, ma basta guardarla col sindaco Wilkins, nella terza stagione, per capire quanto sia giovane, desiderosa di affetto, fragile, capace di smarrirsi negli abbracci...
E se le cose fossero davvero andate così, se fosse andata a vivere con Angel e gli altri, probabilmente sarebbe divenuta molto simile alla Faith che descrive MargotJ.
Questo è un capitolo estemporaneo. Una pausa dorata nella vita degli eroi. Nessuna minaccia se non quella di esagerare con i sorrisi o con le lacrime, di lasciarsi scappare una pacca affettuosa sulla spalla o un particolare troppo compromettente di sè. Esemplare la notazione di Lorne : a volte sembra più difficile e pericoloso affrontare la profondità dei legami e dei sentimenti, piuttosto che un'apocalisse.
Mi piace la sua costruzione. Tutti quei brevi flashback inseriti come perle, a spiegare meglio i rapporti tra i singoli personaggi, i brindisi e gli auguri che come epigrafi sottolineano le caratteristiche di ognuno.
I miei momenti preferiti ?
Indiscriminatamente tutti quelli tra Angel e Faith. Lei che scende la scala e lo abbraccia. "Cosa sarei senza di te?", chiede lui. "Saresti Angel e io sarei nulla", risponde lei.
Loro che ballano, lei che pronuncia anche soltanto il suo nome, per bearsi semplicemente di esso...
Sono perfetti. Angel è restituito in tutta la sua dolcezza e fisicità. Ed è come l'ho sempre percepito io : qualcuno che può abbracciarti, in cui sprofondare sicura.
E poi i ricordi di Kathy ed Edward. Il granaio e il portasigarette. Interessante che MargotJ abbia scelto per Spike un fratello. In molte fanfiction, Spike ha una sorella, ma trovo che un fratello confermi molte più sfumature di lui.
Infine il confronto finale tra Angel e Spike. Due vampiri sotto un portico, a regalarsi piccole dolorose verità, tra un colpo di ironia e un attimo di silenzio. E la chiave appesa al claddagh. L'incisione sul portasigarette. Un pezzo del proprio passato in dono all'altro.
In ultima analisi...Ne sono innamorata perdutamente.
Unico neo...Vogliamo trovarci qualche neo ?
Le date. Non ne torna nessuna. Non con la serie originale.
Quisquilie, in una saga che la serie la batte di gran lunga.
Questo capitolo è perfetto. La rappresentazione della felicità, il gioiello più prezioso di tutti, che non si può indossare tutti i giorni.
Mi inchino al genio.

FRANCA BERSANETTI