Commenti e riflessioni sulla "DONNA IN CATENE" (F.Bersanetti)

"Commento a 'Lux Libera Nos' " di Pedistalite

25 Giugno 2004

Completamente assuefatta a Chains, non mi aspettavo di trovarmi tra le pieghe ordinate e consunte dei pensieri di Angel!
Dolce, struggente e intenso.
Come Lui.
Come il dolce principe velato di nera perfezione…
Tricerato dietro i silenzi.
Silenzi che per me, una a caso tra le tante fortunate lettrici, non valgono.
Perché se non dovesse bastare un battito di ciglia, un istante velato di chiarezza, basterebbero i suoi occhi. Come sempre.
Ma questa volta, in questa storia, non ho avuto bisogno nemmeno di quello.
Nemmeno di incrociare il suo sguardo.
Sono stata capace di sbriciargli dentro.
In punta di piedi, in silenzio, perché i pensieri altrui vanno rispettati e lui non avrebbe gradito, l’avesse saputo, una mia intrusione…
Ma l’ho fatto.
E, dio, è stato così vero…
E ho saputo tante cose su questa storia.
Sulla Donna in Catene e sul suo Compagno.
O meglio, su Angel e Chains.
Che si appartengono. Che si disgiungono come i lacci di una stessa tunica…
E che si amano.
Si, perché sapevo che Chains amava Angel “con tutta l’anima che non aveva” ma adesso so che anche Angel ama Chains. Come, forse, (e qui il mio palpitante cuore di romantica perduta si contrae affannoso) lei stessa non saprà mai.
Ho saputo di come Lui abbia passato solo un unico, modesto, banale giorno, su duecentocinquanta anni, senza pensare a lei…
E di come adora i momenti in cui Chains, arrabbiata o confusa, perde il filo del discorso e si contraddice. Adesso so che Lui vorrebbe baciarla in quei momenti.
“E non smettere”.
O di quanto gli dia intimamente fastidio il suo scudo della semantica, le sue perle di saggezza… “quando usa un sacco di parole per non dire quasi niente”
Lei, Chains, “una creatura contraddittoria: per lo più discreta...”
Ma che poi può sorprendere con gesti plateali come regalare al vampiro che ama la sorpresa di risvegliarsi nel sole. Come un uomo normale.
Come una donna innammorata.
Come una consumata stratega, sempre la stessa.
Che ha paura che Angel la voglia. Ma ancora più paura che smetta di volerla.
Capace di affrontare i cambiamenti dei secoli, e di adeguarvisi. Ma impossibilitata a mettere radici in un posto. In un uomo.
Lei che non appartiene a nessuno, forse solo alle sue catene. Lei che non ha mai nominato la terra nella quale è nata. Che ha ucciso il suo Sire, perché lui la amava. Che non ricorda il suo stesso volto e non pronuncia mai il suo vero nome…
Esperta nel trasformarsi. Da rossa a bruna (perché, no, bionda proprio non poteva…) da donna a uomo. Affrontare con il suo passo femminile, di chi sa di essere inseguita e vuole essere trovata, il peso della solitudine. Abile nel trattenersi, stoica quasi quanto Angel.
Perfetta nell’arte di mimetizzarsi, nascondersi, passare inosservata.
Per tutti, tranne che per lui.
Angel che riuscirebbe a riconoscerla ovunque. Fosse solo per il suo profumo esotico…
Angel che camminava al suo fianco, come Angelus, nelle notti europee dei loro anni ruggenti. Ma che la scorgeva sotto i suoi abiti maschili.
Ed era eccitato dalla possessione di una creatura di tale meraviglia.
Solo sua. (“fottiti, Angel. Non è mai stata tua”)
Una missione, un viaggio in Italia, una parentesi…
L’altisonante Penitente nero che cerca di assomigliare a Spike, e si circonda di sosia della sua infernale famiglia, per sopportare il peso della solitudine e l’onta di essere stato abbandonato. Fa tristezza, che rimanga tanto sullo sfondo, in un capitolo di cui rappresenta la causa scatenante. Fa tristezza che sia così umano nella sua voglia di rivalsa.
Abbandonato perché imperfetto?
Semplicemente un giocattolo rotto, nato dalla noia e lasciato in balia della corrente dei canali. Tutti abbiamo la fine che ci meritiamo. E lui ha avuto la sua.
Ucciso da Angel.
Consacrato al culto del vampiro sbagliato.
E la missione finisce.
Ma hanno ancora un giorno di incredibile, commuovente passione da vivere.
In cui perdersi nelle lenzuola calde della luce del mezzogiorno.
Loro due.
Sempre l’uno nella mente dell’altra.
E sempre separati.
Tranne che per una parentesi.
Loro due, che non fanno più “quel discorso”.perchè è troppo doloroso.
Che passano vicini all’edificio che ha accolto il loro amplesso, in una notte veneziana in cui lui era diverso per lei e lei era diversa per lui. Ma fingono di ignorarlo.
Anche se Angel viene sfiorato dal pensiero di entrarci. E lei gli rivela di averci provato…
L’una che confessa di volere l’altro.
Loro. Che si avvicinano. E poi si respingono.
Che da secoli ballano la stessa canzone.
L’uno che insegue e l’altro che scappa…
E che poi si ferma, per essere di nuovo raggiunto…
Ma la loro –unione- stavolta è diversa.
“Oh, finalmente...Ecco dove volevo stare... dove non sono l'eroe, dove non sono il campione, o l'anima torturata...
Dove non sono un uomo in cerca di felicità...
Ecco il luogo segreto dove sono quel che sono, né più né meno. Il luogo dove non sono solo. Perché Chains, la mia Tendresse, è con me.”
È un fare l’amore completo. E assoluto.
E il morso di Angel è –giusto- sul collo di Chains.
“chi di noi due stava davvero sognando?”
e quello di Chains si è posato con due secoli e mezzo di ritardo sulla pelle esposta di Angel.
-Tendresse che nasconde la sua dolcezza per Liam e per i giorni di sole…-
E Angel, che la ama per quello che è “Chains, il vampiro”
Che crede di essere debole. Perché non riesce a smettere di amarla. Anche se lei gli da la più valida delle ragioni.
Gliela sbatte in faccia “mancando completamente di stile”
Del resto le parentesi nascono gemelle.
E quando una si apre deve essere seguita da quella che si chiude.
Qualcosa è finito.
Qualcosa è rimasto.
“…dove non sono il campione, o l'anima torturata...
Dove non sono un uomo in cerca di felicità...
Perché Chains, la mia Tendresse, è con me.”
“amen, amore mio”-