"Solleviamo il velo" di Pedistalite

09 Dicembre 2004

Ho letto questa ff tutta d’un fiato. E ho staccato gli occhi dalla pagina solo quando era finito l’inchistro. E progetto di rileggerla ancora.
Spesso.
Faith e Liam.
Perfetti. Appassionati. Innamorati.
Faith racconta.
Faith parla come una bambina che spera di non innamorarsi.
Faith, la spazzatura bianca. Trashy slayer.
Faith che diventa tutta sollecitudie e, a modo suo, dolcezza quando si tratta di Liam.
Una Faith a cui sarò sempre grata di avermi regalato una visione diversa di Angel. Umana e fragile. Un Liam nuovo, inaspettato e graditissimo inquilino della mente, dell’anima e del cuore della sottoscritta.
Quel Liam troppe volte ignorato perché era più semplice da definire se restava nell’ombra. Se lo si identificava col puttaniere pigro e senza valori.
Un ragazzo che comincia a fare un po’ di tenerezza quando compare come un fantasma, vivo e già morto per lo spettatore, in quella piccola perla che è “Becoming part2”
Che si perde tra le crudeltà perverse di Angelus e le autoflagellazioni di Angel.
Tra l’eroe-campione dei buoni e il flagello del vecchio continente.
Un ragazzo che riappare scarmigliato e dagli occhi feriti dal sole nel fulgido “The prodigal”
E che poi sparisce dalla vista. Per sempre.
Chi è curioso di conoscere la vita dei morti?
Che ne sapevo dei sogni di Liam?
Sapevo se odorava di buono? Se conosceva l’amore non solo fisico?
Se era un bambino destinato alla rovina dalla sua bellezza devastante, da un padre-padrone ottuso e manesco o dallo stesso fuoco nero che prendeva vigore dentro di lui?
Nessuno sapeva niente di Liam.
Perché Liam tristemente non trovava posto tra due così ingombranti alter ego.
Chi è?
Angel da vivo.
Tutto qua?
Certo che no!
Liam è Angel e Angelus in embrione.
Possiede quella certa dolce perversità stemperata dal velo della seduzione, quella malinconia di fondo che trova le radici nell’amarezza per una vita insoddisfacente.
E non solo.
Liam ha questa impressionante ansia di vivere. Di ridere, di scopare, di soffrire. Di godere del suo vissuto intensamente.
Di azzannare tutto. E tutti.
Come un cane bastardo che ha ricevuto troppe percosse e comincia a mordere per primo anche chi vuole solo carezzarlo!
E allora come non sentirlo fin dentro le viscere questo ragazzone pronto ad essere sottovalutato e a sottovalutarsi?
Anche io, come Faith, avrei voluto stringerlo forte.
E giurargli che no, non doveva avere paura. Che non sarebbe morto in un vicolo.
Che sarebbe diventato come il nonno che amava e a cui voleva assomigliare.
Senza dover attraversare secoli difficili di solitudine e speranze vuote e vane.
Che avrebbe potuto iscriversi alla scuola d’arte e mettere a frutto i suoi talenti!
Liam che non era fatto per una cittadella di provincia; ma per i fermenti delle nuove città!
Ma anche io, come Faith, sapevo già che Liam era atteso.
E che la sua ospite non avrebbe tardato.
Anche per questo, forse, viene più voglia di piangere. E di stringerselo forte al cuore.
E di insegnargli cos’è l’amore e come si chiama la speranza.
Liam che per una volta si concede il lusso che Angelus non ha mai valutato e Angel non ha mai voluto considerare: di essere fragile. Di arrendersi.
Di aspettare per tutti i suoi anni troppo brevi qualcuno che gli spiegasse cosa significa non avere paura.
Sappiamo tutti che fine fa Liam. Ed è troppo banale accontentarsi del clichè che si muore come si è vissuti…
Chi era Liam?
Un ragazzone già uomo che, nascosto, aspettava di essere scoperto.
Qualcuno ha sollevato il velo, finalmente.
Grazie Franca.

M.