NEL CORPO, NEL CUORE, NELL’ANIMA

AUTRICE:ASTERIA

Pairing: Spuffy

Warnings: Scena di sesso, qualche parolaccia, no lieto fine

Timeline: E’ un missing moment di Chosen, fedele alla storia di Whedon sia per quanto riguarda quanto accaduto prima sia per la conclusione. Ci sono riferimenti a dialoghi e scene specifici delle altre puntate, che da buone fans della coppia credo ricordiate perfettamente e non debba quindi ricordarvi. L’inizio del dialogo è preso interamente dalla puntata della settima serie e la mia One-Shot riprende esattamente da lì.

Introduzione: Cosa successe realmente la notte prima della battaglia? Cosa si dissero Buffy e Spike? Semplicemente quello che secondo me è implicito, ma Whedon non ha avuto il coraggio di far vedere.

Disclaimer: Mi piacerebbe che Spike e gli altri fossero di mia proprietà, ma purtroppo tutto il riconoscibile (personaggi, ambientazioni, ecc....) è dei rispettivi proprietari. La parte non presente nella puntata, i dialoghi e le scene, sono invece di mia proprietà: non sono in alcun modo legata ai proprietari o ai produttori o ai creatori, ma scrivo esclusivamente per diletto e non a scopo di lucro. Non si intende quindi violare alcun copyright. L'ultima citazione, in corsivo, l'ho presa invece in prestito da Charmed, quindi appartiene ai rispettivi autori.

Commento dell’autrice: Sognavo da tanto di scrivere questo missing moment, più o meno da quando ho visto in Chosen la scena (dopo la notte passata insieme) in cui Spike e Buffy si guardano (spero capiate a quale mi riferisco, perché è davvero corta): è quasi una sorta di breve flash, ma l’ho vista sempre molto intensa... quasi come se non ci fosse bisogno di parole, come se si fossero già detti qualcosa e quella fosse solo una muta conferma. Ho immaginato che quel geniaccio di Joss avesse in questo modo voluto far capire quello che era accaduto tra loro quella notte, perché sì... secondo me non hanno solo dormito. Mi auguro vi piaccia e, se ci dovessero essere commenti positivi e mi venisse un’idea ragionevole, non escludo un possibile sequel. Fatemi sapere!

 

 

 

 

- Faith occupa ancora la mia camera. –

- Non pensare di restare qui! Non puoi comprarmi con dei gingilli luccicanti e dolci paroline. Odori ancora di Angel. Non ti permetterò di prendermi a calci come un pallone da football, anche io ho il mio orgoglio, sai? -

- Sì, capisco...-

- No invece! Perché la storia di avere il mio orgoglio era solo una farsa. -

- Oh, grazie a Dio! -

- Non so che avrei fatto se tu avessi salito quelle scale. –

Sorrido, disarmata di fronte a quella sincerità. Quella che non ci si aspetta da lui. Quella a cui Giles, Xander e gli altri non crederebbero mai.

Sei così cambiato, Spike...

Porto una mano ad accarezzarti una guancia e tu inclini appena il capo contro il mio palmo: finalmente la vedo anche sul tuo volto, l’ombra di un sorriso mentre i nostri sguardi si incontrano.

Non ci siamo mai capiti davvero Spike, lo sai.

Montagne di fraintendimenti, milioni di doppi giochi, di bugie, di segreti, almeno all’inizio, eppure ho come l’impressione che non ci siamo mai mentiti sul serio, tra di noi.

Io ho sempre saputo chi eri. Tu hai visto il meglio e il peggio, di me.

Cazzate, quelle ho detto ai miei amici tante volte, come quando mi hanno sradicato dal Paradiso e io ho fatto credere loro di aver subito le pene dell’Inferno.

Stronzate, quelle che proferivo quando invece mi rifugiavo da te, preoccupata dal loro giudizio.

Sciocchezze, quelle che ho mostrato loro giusto qualche ora fa: io sono la Cacciatrice, io sono forte, io non ho paura.

Un copione, imparato a memoria.

E’ questo, il problema.

Il problema è che sono a dir poco terrorizzata e soltanto con te sono riuscita ad ammetterlo, quella notte in cui mi hanno cacciato di casa e tu sei stato l’unico a preoccuparti di me e a darmi la forza per andare avanti.

Quella forza che danno per scontato che io abbia, quasi come se fosse un dovere nei loro confronti.

Presuntuosi.

Mi accorgo di aver tenuto la mano sulla tua guancia forse per un istante di troppo, ma non importa.

Non stavolta. Ancora non ho - di nuovo – la forza di fingere.

La ritraggo lentamente, quasi con sacrificio, per poi darti le spalle ed avviarmi in direzione del letto.

Domani è il gran giorno... ho bisogno di riposare, no?

Forse. E allora perché sono ancora così maledettamente agitata?

Il mio corpo freme, la mia mente urla qualcosa di incomprensibile, il mio cuore scalpita nel petto, lottando contro spasmi incontrollabili.

La tua mano fredda si posa sul mio avambraccio, fermandomi in una mossa decisa mentre un brivido inaspettato mi percorre la schiena.

Cosa mi combini, Spike?

Mi abbracci da dietro, delicatamente, quasi in contrasto con il modo brusco con cui un attimo prima mi hai afferrato: le tue braccia si allacciano alla mia vita sottile, mentre le tue labbra sfiorano appena la mia tempia destra, in un bacio castissimo ma che a me appare lo stesso maledettamente sensuale.

- Che succede? –

Mi chiedi, con la voce quasi ridotta ad un sussurro.

Perché sei capace di accorgertene, sempre?

Perché riesco così facilmente a prenderti a botte, ad offenderti, ma non a mentirti?

- Non lo so –

Azzardo, a tutte e due le domande – la tua e la mia - socchiudendo appena gli occhi in quel solido abbraccio.

Un sospiro mi sfugge dalle labbra, assuefatta dal tuo profumo: forse tu lo scambi per un mio atteggiamento scocciato, ma non sarebbe la prima volta.

Sono stanca di lottare. Oserei dire esausta di dover dare giustificazioni, spiegazioni, scuse.

- Io non ti chiedo nulla, lo sai. Non pretendo che tu mi spieghi tutto quello che ti passa per la testa. Va bene anche così. –

Eppure lo sento nella tua voce, quel pizzico di delusione che mi punge il cuore.

Ecco, ed è questo il problema.

Di nuovo.

Ecco quello che mi spaventa, terribilmente.

Tu non mi chiedi più nulla in cambio. Mi hai dato tutto di te: il tuo corpo, il tuo cuore, la tua anima.

Perché?

Perché Spike, dannazione? Perché?!

- Terrorizzata. –

Dico di colpo, con la stessa rapidità e la medesima ansia con cui pronunciasti tu quella parola, quando io ti chiesi cosa aveva significato la notte scorsa.

Mi volto verso di te, svincolandomi dalle tue braccia per poterti guardare negli occhi.

- Uhm..? –

Mi chiedi, senza capire, stringendo appena le palpebre, come fai sempre quando qualcosa ti sfugge.

- Sono terrorizzata da tutto questo, Spike. Terrorizzata da tutta questa storia del Primo, terrorizzata all’idea di non farcela, terrorizzata da te. -

Ecco, l’ho detto.

- Da me?! Vorresti dirmi, dopo anni in cui ti sei presa gioco di me dicendomi che non potevo più fare del male ad una mosca per via del chip o che ero a dir poco ridicolo, che in realtà ti facevo paura?

Mi stai davvero dando questa soddisfazione adesso?! –

Rido, alzando per un istante gli occhi verso l’altro.

Sempre il solito Spike.

Mai una volta che si capisca se scherzi, oppure sei serio.

- Idiota. –

- Anche idiota ora? Non ero già uno stupido, testardo, orgoglioso? –

- Te lo ricordi con esattezza, vedo. - l’ombra di un sorriso, a metà tra lo stupito e il pensieroso, sulle mie labbra.

- Già. –

Lo confermi, abbassando lo sguardo con quel cipiglio che dimostra che orgoglioso lo sei davvero.

Solo una manciata di secondi di silenzio permettono alle nostre voci di dissolversi nell’aria, eppure a me sembra di avvertire sulle spalle la tensione provocata da ore di imbarazzo.

- Sono terrorizzata dal modo in cui sei cambiato, Spike. Sono sempre stata così impegnata a considerarti...- Perché era così difficile? - ...a considerarti soltanto Spike, per accorgermi davvero di quello che sei diventato.

Ti sei ripreso la tua anima... e forse, sai?, non è neppure questo ad avermi sconvolto così tanto.

E’ la consapevolezza della tua scelta, quel tuo sapere scegliere per te stesso. Sei tu che hai deciso cosa fare della tua esistenza, in quale direzione dirigerla, nonostante tutti pregiudizi, le difficoltà, le sofferenze.

Nonostante io ti dicessi sempre che non saresti cambiato mai.

E’ questo... questo che mi terrorizza. –

Triste, crudele verità.

In realtà molte volte avevo creduto in lui, anche quando non lo meritava, ma mai – o quasi – gli avevo dato quella soddisfazione.

Questione di ruoli.

Questione di principio.

Copione, ancora una volta.

L’azzurro dei suoi occhi è come un faro che mette a nudo le mie debolezze e, forse rendendomi davvero conto di quello che ho appena detto, abbasso lo sguardo, imbarazzata.

Vorrei fuggire, eppure qualcosa trattiene i miei piedi incollati a terra.

Vorrei scappare, eppure non resisto alla struggente sensazione che avverto mentre sento i tuoi occhi sfiorare il mio corpo.

E’ dolore, è piacere, è tensione. E’ adrenalina, allo stato puro.

Cosa stai pensando, Spike?

Gioisci?

Piangi?

Ridi di me?

Mi osservi per un istante, ancora sorpreso, poi mi stringi a te, semplicemente.

Appoggio la testa sul tuo petto, all’altezza del cuore.

Li posso quasi sentire, i battiti.

Non è una risposta, la tua. O forse sì?

- Ti sbagli. –

Esordisci. Un flebile sussurro, all’altezza dell’orecchio.

- Non potevo convivere con quello che ti ho fatto senza ostinarmi a cercare un rimedio.

E’ solo vigliaccheria, la mia. Non si può cambiare il passato, non si può mutare quello che è stato. E io non posso evitare di torturarmi ogni notte con quella scena. –

So a cosa ti riferisci e cerco di ricacciare indietro con forza il nodo all’altezza della gola.

L’ho odiato davvero allora, sapete?

Non ho mai accettato il fatto che avesse tentato di violentarmi, eppure ora è come se quella sia stata solo una tappa necessaria. Come se tutto conducesse inesorabilmente ad un punto ben preciso della linea temporale.

Ad un traguardo delineato fin dall’inizio, ma lontano...

Lontano...

Lontano...

Almeno fino ad oggi.

Un dolore sordo punge all’altezza del petto, facendosi più acuto ad ogni istante che passa, e non capisco neppure io il perché.

So solo che ho bisogno di lui. So solo che Spike è nel mio cuore e non posso affrontare la battaglia senza che lui lo sappia.

Potrei non esserci più, domani.

Potrebbe non esserci più, domani.

In un attimo disciolgo l’abbraccio, mi alzo sulle punte e gli afferro il volto con entrambe le mani, premendo le mie labbra sulle sue.

Rapida. Decisa. Disperata.

Prima che possa fare qualcosa. Prima che cambi idea.

Avverto la sorpresa dal suo immobilismo, quasi tipico di chi crede di star sognando o in alternativa di avere di fronte qualcuno che ha bisogno di fare pace con se stessa, ma non mi importa di quello che può pensare ora. Insisto, cercando con la lingua un contatto maggiore.

Lo anelo, più dell’aria che ormai mi sono dimenticata di respirare.

“Avanti Spike, tira fuori il demone che è in te...

Voglio quello, ora.”

Finalmente sento la tua mano posarsi dietro alla mia nuca, mentre le lunghe dita si intrufolano disordinatamente tra le ciocche di capelli: mi stringi a te con forza, cercando un pressione maggiore mentre le nostre lingue conducono una danza frenetica.

Dio, quanto mi è mancato tutto quello...

E’ come se il mio corpo fosse stato in astinenza da anni, come se vibrasse ad ogni tuo più piccolo movimento.

Una corda di violino, in presenza di un tornado.

Lo sento scorrere nelle vene, quel qualcosa che assomiglia vagamente ad un bisogno disperato.

Lo percepisco medesimo nel tuo bacio, nella tua irruenza, nelle tue mani che scorrono già sul mio corpo, frenetiche.

Gemiamo entrambi, quando per la foga i tuoi incisivi mi tagliano appena la lingua, da cui stilla qualche goccia di sangue. Ti sento succhiarla via con delicatezza, in eccessivo contrasto con il nostro precedente modo di fare, e le mie gambe diventano sempre più molli.

E’ la cantina, che ha iniziato improvvisamente a girare, oppure è la mia testa?

Basterebbe anche solo questo, a procurarmi un orgasmo.

- B-Buffy... -

-...?! –

- Buffy... t-ti prego, fermati... -

Continuo invece, imperterrita, scendendo con le labbra sul suo mento e poi giù, fino alla gola.

Lo sento gemere, con voce rauca, per poi posare entrambe le mani sulle mie spalle ed allontanarmi appena. Mi costringe ad incontrare il suo sguardo e mi sciolgo in quei pozzi di cielo liquido, sentendo nuovamente la terra svanire sotto ai miei piedi: per fortuna mi sorregge il suo braccio, dietro alla schiena.

- Buffy, io non voglio questo... -

Mi accorgo che anche lui è senza voce.

- N-non vuoi? –

A metà tra la sfida e il terrore che possa aver detto la verità.

Un sorrisetto sottile lascia intravedere la tua candida dentatura. Il tuo solito, simile ad un ghigno.

- Hai ragione, lo voglio così tanto che potrei anche morire di nuovo dopo, ma... non abbiamo mai risolto nulla, facendo sesso.

Puoi usare il mio corpo, se serve a farti sentire meglio, però non so se...-

- Shhhh... -

Le mie dita si posano sulle sue labbra, ancora leggermente gonfie per il precedente bacio.

Sento le lacrime pungermi dolorosamente gli occhi, ma tento di ricacciarle indietro, nonostante so che lui le ha già notate.

Perché non hai capito nulla?

Perché mi rendi le cose così difficili, Spike?

Perché?!

Sfioro ancora una volta le tue labbra con le mie, umide, stringendo gli occhi mentre una scia di acqua salata sigilla il punto della nostra unione.

- Non è sesso, William...

Era l’amore, quello che volevo fare con te stanotte...-

Non so neppure io come sono riuscita a dirlo. Merito della delusione, o forse della disperazione?

Lascio che la mia mano sul suo volto scivoli via, privata della forza necessaria per tenerla alzata, poi faccio per voltarmi ed andarmene.

Non posso sopportare più il tuo sguardo indagatore, Spike.

Non riesco più ad accettare il fatto che tu non mi creda...

Fa male. E brucia.

Dannatamente.

Sto per scappare – va bene dovunque, purchè non lì – quando mi sento di nuovo afferrare per un braccio e poi sollevare per i fianchi: non c’è delicatezza, ma urgenza.

Mi schiacci contro un pilastro sporgente della cantina, senza che io riesca neppure a capire quando hai colmato quei metri che ci dividevano dal muro: il tuo corpo aderisce al mio, che grida nello stesso tempo di gioia e di mancanza, mentre con entrambe le mani immobilizzi le mie, contro la parete.

Sospiro, stremata. Eppure non mi basta, quello.

La tua bocca riprende possesso della mia, mentre uno dei palmi scende a sfiorarmi il seno attraverso la maglia leggera, per poi continuare la sua frenetica corsa.

Più giù, Spike...

Sento la tua lingua ricalcare pericolosamente il contorno delle labbra, per poi passare al collo e al profilo leggermente sporgente della giugulare, che pulsa veloce per le troppe emozioni.

Ricordi ancora come mettere pericolosamente alla prova la tua natura di vampiro, vedo...

Ricordi ancora alla perfezione come farmi impazzire, noto...

Approfitto della mano libera per sfiorare la perfetta profilatura dei tuoi pettorali: non è la prima volta che lo faccio, eppure rimango sempre stupita da quei tuoi muscoli tonici ma non esagerati, la cui consistenza può essere tranquillamente avvertita anche tramite quella maledetta maglietta.

Vorrei provare a togliertela ma per fare questo dovrei interromperti mentre con quella lingua sfacciata mi accarezzi un capezzolo, facendomi gemere in un modo che non si addice al luogo in cui ci troviamo, e non ci penso neppure. Potrebbero sentirci, sai?

Ma, soprattutto, quand’è che mi hai sfilato il giubbetto e hai sollevato del tutto la canottiera nera che indossavo sotto?

Gemo ancora, non appena ti abbassi lasciando sulla mia pelle bollente una scia umida che dal seno destro arriva fino all’ombelico, dove ti soffermi a lungo entrando ed uscendo con la lingua in un modo a dir poco osceno ma terribilmente sensuale.

Ti sento ridere mentre il mio corpo trema di piacere.

Ti piace l’effetto che mi fai, Spike?

Ti riprendi la rivincita, ora?

“Non cantare vittoria così presto, in fondo sono sempre stata brava a stupirti e...” i miei pensieri si vanno a far fottere quando sgrano letteralmente gli occhi per la sorpresa.

- Oh Dio... -

E’ poco fine che dopo il mio bel discorsetto le prime parole che mi escono dalle labbra siano queste, ma – diamine! – qua ci vogliono davvero.

Come ci è arrivata la tua bocca... proprio lì?

E’ mai possibile che io mi faccia slacciare ed abbassare i pantaloni così, senza che neppure me ne renda conto?

Ah, al diavolo!

Reclino il capo all’indietro, mentre la tua lingua scivola lentamente sulla mia femminilità, per poi occuparsi qualche istante in più del clitoride.

Su e giù...

Avanti e indietro...

Con estrema calma.

Mi mordo il labbro inferiore, per non urlare. Prima tanta foga e rapidità ed ora perché – cazzo! – vai così lentamente?!

Ti sento ridere piano, di nuovo, e penso che questa volta è davvero troppo.

Forse ho sbagliato a parlare così prima... sei sempre il solito Spike!

Meschino e terribilmente eccitante.

Ed io? Io sono pur sempre la Cacciatrice. Mai così arrendevole come tu vorresti.

Lascio che un altro brivido di piacere mi percorra la colonna vertebrale, con tua somma soddisfazione, per poi costringerti a staccarti da me e riconquistare le tue labbra, su cui ora sento anche il mio sapore.

Il nostro, mischiato insieme.

No, non voglio venire così. William.

Che ne dici di un’inversione dei ruoli, tanto per cominciare?

Questa volta sei te che costringo contro la parete, dopo averti sfilato la T-shirt ed aver assaggiato il lembo di pelle tra il collo e la scapola.

Ti guardo negli occhi, vedendo in essi il riflesso dei miei: conosco quello sguardo ed intuisco anche quello che mi vuoi dire.

Abbiamo già vissuto questa scena. O no?

Sì.

No.

Risposte sbagliate. Entrambe.

E’ tutto così simile e così diverso, da quella nostra prima volta.

Non te ne accorgi?

Poggi entrambe le mani sulle natiche sode ed io accetto l’invito allacciando le gambe sul tuo bacino, in modo da sentire più chiaramente la tua eccitazione e strapparti un lungo gemito.

Ci baciamo ancora, alternando carezze a morsi leggeri.

La mia mano percorre di nuovo il tuo petto nudo, fino ad infiltrarsi tra noi e sfiorarti da sopra lo stretto tessuto dei jeans.

Questa volta sono io a ridere piano sulle tue labbra, mentre slaccio la cintura e abbasso la zip dei pantaloni, avendo naturalmente l’accortezza di farti soffrire qualche istante di troppo in quella stretta costrizione di tessuto.

- B-Buffy... -

Cosa c’è, amore?

Pensi ancora che questo sia solo sesso?

Ribalti di nuovo le nostre posizioni, poi mi guardi negli occhi, mentre io ti sfioro delicatamente una guancia e sospiro quando fai volutamente sfregare di nuovo le nostre eccitazioni .

So cosa mi chiedi, so cosa vuoi.

“Ora?” una muta domanda nella profondità del tuo sguardo.

- Ora. –

Ansimo, mentre mi entri dentro.

Nel corpo.

Nel cuore.

Nell’anima.

Chiudo gli occhi, assecondando le tue forti spinte e reggendomi a malapena al pilastro grazie all’aiuto di una mano, mentre ondeggio leggermente il bacino.

Sì, decisamente una scena già vista, con solo l’apparente differenza che questa volta sarebbe preferibile non far crollare la casa, ma entrambi sappiamo che c’è molto di più.

Sento l’orgasmo avvicinarsi pericolosamente, troppo in fretta.

No, non voglio venire così. William.

- Apri gli occhi... -

Sussurro, sfiorando con le dita sottili la tua fronte madida di sudore, fino alla tempia.

- Voglio che mi guardi negli occhi, mentre ci amiamo...-

Un gemito più forte degli altri mi interrompe per un istante, quando posi un bacio sul palmo della mia mano, per poi prendere tra le labbra l’indice e cominciare a succhiarlo.

Fuori e dentro...

Avanti e indietro...

Al ritmo delle spinte.

- Devi vedere, quanto mi sei dentro... -

Nel corpo.

Nel cuore.

Nell’anima.

La testa gira ormai su se stessa, i tuoi gemiti rauchi mi riempiono le orecchie, i tuoi occhi scavano sulla mia pelle delle fosse ardenti, le nostre mani si intrecciano, bruciando del fuoco della passione, eppure resisto. Resistiamo.

Ecco, è così che voglio venire. William.

Gli sguardi non si perdono neppure per un istante, mentre raggiungiamo l’orgasmo e io mi riempio di te, abbandonando il capo sulla tua spalla marmorea.

 

***

 

Mi reggo a malapena in piedi, grazie all’appoggio della parete dietro alla mia schiena e al tuo corpo schiacciato al mio.

Ti rilassi, posandomi un bacio all’angolo delle labbra mentre io accarezzo piano i tuoi capelli ossigenati.

- Abbiamo di nuovo mancato il letto...-

Mi dici con l’ombra di una leggera risata. Copione! Quella era una mia battuta!

- Fortuna per il letto... -

Così almeno siamo pari, no?

Sorrido a mia volta, non opponendo resistenza quando mi sollevi senza alcuna fatica e mi porti in braccio fino al tuo letto.

Mi stringi di nuovo a te, senza alcuna malizia, scostandomi dalla fronte una ciocca di capelli.

- Ti amo. –

Anch’io, Spike. Anch’io.

- No, non dirlo. Non è vero, ma grazie lo stesso per averlo pensato. –

Sei quasi sereno, mentre pronunci queste parole che a me feriscono l’anima.

Perché mi stai dicendo questo? Perché non mi credi?

- Non è con me, il tuo posto. Ora lo so.

Ti ho dato tutto quello che potevo, di me, ma niente è quello che davvero ti serve. Non sono io, che posso darti la vita normale che desideri. Posso solo accompagnarti lì di fronte, senza valicare quel confine. Stringerti la mano, e poi lasciarti andare.

No, ti prego, non piangere. E’ più o meno da quando non cerco più di ucciderti, che mi fa male vederti soffrire.

Sono stato egoista, Buffy. Mi sono ripreso la mia anima non per te, ma per me: per essere degno della tua fiducia, del tuo amore. Ti ho mentito, mi dispiace, ed ora è giunto il momento di saldare il conto, quindi – ti prego – non dire di amarmi, perché non puoi. Non devi. –

Mi hai detto di non piangere, eppure le lacrime scendono ugualmente copiose, a rigarmi la guance calde.

Lava, sulla carne scoperta.

Non puoi abbandonarmi. Non puoi dirmi che non sarai più con me.

La tua sembra quasi una premonizione. Un avviso che non ammette repliche.

Una consapevolezza che mi squarcia da dentro. Cristalli di vetro, tra la morbida carne del cuore.

Ti amo, invece.

Ti amo, prima di tutto il resto.

Ti amo, sempre.

Con un dito cerchi di cancellare la scia delle lacrime, ma scuoto la testa, semplicemente cercando di nuovo le tue labbra. Arrabbiata.

Non mi lasci altro modo per dimostrartelo, vero?

Hai paura di sentirtelo dire, no?

Temi che poi non riusciresti più a fare quelle che secondo te devi, non è vero?

Vigliacco. Maledetto, fottuto vigliacco.

Sentilo quello che avevo da dirti, allora.

Un movimento fluido e mi lascio penetrare da te, senza preavviso.

Così, brutalmente.

Così, bruscamente.

Così, in modo assoluto.

Conducendo le danze fino a portarti al limite.

Fino al punto da cui non puoi più tornare indietro, anche volendo.

E’ allora che porto la tua mano all’altezza del seno sinistro.

No, non voglio che mi accarezzi.

Ascolta semplicemente, Spike.

Ascolta il battito del mio cuore e dimmelo ancora, che non è vero.

Se ne hai il coraggio.

Mi guardi, soltanto, alzando il busto per raggiungermi nella mia posizione ed entrare più profondamente in me.

Le tue labbra, sulle mie.

Le nostre mani, intrecciate.

Un orgasmo. Il migliore.

Ora hai capito. Lo so.

E, in caso contrario, ho tutta la notte per imprimertelo.

Nel corpo.

Nel cuore.

Nell’anima.

Lo senti, ora?

 

***

 

 

- Ti amo. –

- No, non è vero, ma grazie lo stesso per averlo detto. -

Lacrime sugli occhi miei, come la notte precedente.

Sorpresa nello sguardo tuo. Non ti aspettavi che alla fine l’avrei detto lo stesso, vero?

Sono testarda, lo sai.

Te lo dovevo, amore mio.

Mi inciti ad andarmene, a salvarmi e ad abbracciare quella vita che tu mi hai regalato.

Ora comprendo le tue parole. Decise. Ostinate.

Ora so perché mi hai detto quelle cose, qualche ora fa.

Ora mi rendo conto che avevi già deciso di donarmi anche l’ultima cosa che mancava, di te.

La tua vita.

Non serviva. Non dovevi. Ma l’hai fatto.

L'amore, del resto, non è un fatto di cervello. È passione, passione che ti squarcia da dentro e ti fa fare quello che vuole.

Scruto l’orizzonte, mentre l’odore acre della battaglia sfiora ancora le mie narici e le voci dei miei amici appaiono solo come echi lontani.

- Non sei più l’unica prescelta ormai, ora vivrai come una persona normale. Che farai? –

- E’ vero. Adesso che faremo? –

Semplicemente un sorriso, a quella domanda, mentre un alito di vento mi sfiora delicatamente il volto.

Dolcemente. Troppo dolcemente.

Una carezza.

Un contatto.

Nel corpo.

Nel cuore.

Nell’anima.

L'eco delle tue parole, vibrante nell'aria. Struggente melodia.

 

 

Ti prego, non piangere.

Ero morto prima di incontrarti,

sono nato il giorno in cui tu mi hai amato

e il mio amore per te mi terrà in vita.

Per sempre.

 

 

 

Un sorriso, ancora.