A BACK DARE

AUTRICE:B_FLY

Raiting: NC17

Warnings for: Sesso. Boh.

Genere: AU (tutti umani)

Pairing: Spike / Buffy

Summary: Spike Back e Angel O'Connor sono i due stalloni della Sunnydale High School, così orgogliosi da dover dimostrare chi di loro è il migliore. E indovinate chi sarà l'oggetto della sfida?

 

 

Capitolo 1

 

La Sunnydale High School, come ogni liceo che si rispetti, era frequentata da soggetti di ogni sorta. Lo scemo della scuola, la prima della classe, le oche della squadra di cheerleader, i palloni gonfiati della squadra di football… si può trovare qualunque cosa si voglia. E se si cerca uno stallone, con un fisico statuario, occhi da mozzare il fiato e che sprizzasse sesso da tutti i pori, quello era Spike Back.

 

Spike aveva diciannove anni, era quasi un clichè che il bullo della scuola fosse stato rimandato, e a lui certo non importava. Perché, in quella scuola, lui era il re. Era presenza costante per i corridoi, accompagnato dalla sua gang di compagni. C’era Faith, una pantera pronta a fare le fusa o a squarciarti la gola per una mossa sbagliata, Gunn, l’uomo d’azione, e Doyle, l’amico di lunga data che di solito lo calmava prima che scoppiassero le risse.

 

Che si trovasse in loro compagnia o senza, almeno una volta al giorno qualche ragazza gli si avvicinava. E chi era lui per rifiutare? In nemmeno un mese dal suo arrivo gli era valso il soprannome di Sexy Back, che tutt’ora persisteva nelle chiacchierate tra ragazze che si scambiavano invidiate esperienze nella sua camera da letto.

 

Questo aveva ovviamente scatenato la rivalità con l’altro grande re della scuola, il quaterback della squadra di football Angel O’Connor, la cui gang era composta da Wesley, la mente, Cordelia, capo cheerleader e indispensabile membro dell’elité, e Drusilla, punto di forza nella loro piccola guerra da quando aveva lasciato Spike.

 

Non passava un solo giorno in cui quei due non si punzecchiassero o infastidissero in qualche modo. Appartenevano a due mondi opposti, Angel a quello dei ricchi viziati, Spike a quello dei teppisti. Ma purtroppo avevano in comune due cose fondamentali: orgoglio e testosterone. Entrambi in dosi eccessive. Qualunque cosa era motivo di sfida per loro: chi era più temuto, chi più idolatrato, si erano persino sfidati a chi riusciva a ottenere più giorni di punizione con un danno solo.

 

“Ehi cucciolo, sei al mio posto” disse Angel appena entrato nel cortile del chiostro, con la banda appresso.

Spike e i suoi amici sedevano alla fontana in cui si erano seduti ogni giorno per anni. Quello di Angel era un palese tentativo di fare rissa.

“Non ci vedo il tuo nome sopra, mister gel” sbottò casualmente.

“Se non ti togli subito ce lo scrivo con le tue ossa” minacciò, avanzando prima che Wesley andasse prontamente a fermarlo.

“A quanto pare il tuo fidanzato è più sveglio di te. Che c’è, O’Connor, carenza di donne?” lo provocò Spike.

“Ehi perdente, mi girano attorno più sventole di quelle che potrai mai vedere in tutta la tua vita” disse puntandogli il dito sul torace.

Spike si alzò con una calma che lasciava presagire una tempesta “Ehi Superstar, non è una buona idea toccarmi” disse con voce bassa e minacciosa.

A quel punto Doyle entrò in azione imitando Wes sul proprio amico “Okay, okay, lo abbiamo capito, siete i più grandi stalloni della scuola, ogni donna cade ai vostri piedi eccetera eccetera, ora perché non la finiamo?” fece notare lui.

 

Mentre i due superuomini si sfidavano con lo sguardo, Faith si alzò dal suo posto e si mosse sinuosamente fino a separarli col suo corpo snello.

“Che ne dite di una sfida?” propose maliziosa.

E i due uomini si voltarono verso di lei “A me viene in mente molto più di una sfida, mi viene in mente me, te e un letto” la provocò Angel

“Meglio che moderi i termini, morto che cammina” minacciò Spike di nuovo trattenuto da Doyle. Non era un segreto che Faith per lui fosse come una sorella.

“Calmate i bollenti spiriti. La vostra piccola battaglia a chi è più stallone a letto non può concludersi a parole. Parteggiando per Spike, propongo che Angel scelga la ragazza che vuole, e sono certa che Spike se la porterà a letto entro il ballo di fine anno. Se ce la farà, tu e Wes dovrete baciarvi alla consegna dei diplomi” concluse sorridendo come un felino che avvista la preda.

“Tesoro, forse non hai bene in mente che mancano oltre due mesi al ballo della scuola. In quel tempo io potrei portarmi a letto anche sua madre” sbottò Angel.

Doyle trattenne lo scatto di Spike, mentre Faith finiva di spiegarsi “Non parlo di una qualunque, spaccone, parlo della verginella più casta e innocente che possa venirti in mente, chiunque lei sia”

 

Angel stava per replicare quando Druslla gli si avvicinò dicendogli qualcosa all’orecchio, e un sorriso comparve sul suo volto.

Si voltò verso Spike, e parlando a Faith, disse “Sai che ti dico micetta? Ci sto. Per me può partire da subito”

“Fantastico!” rispose lei.

“E’ incredibile quanto sei idiota! Hai praticamente perso in partenza!” sbottò Spike scoppiando a ridere fino a doversi piegare in avanti “E dimmi, hai già scelto la vittima?”

Angel, senza perdere la sua sicurezza neanche un istante, sorrise annuendo, e fece un cenno indicando una ragazza dietro Spike.

 

Il sorriso di Spike svanì.

 

Buffy Summers.

 

 

 

Capitolo 2

 

Buffy Summers.

 

Altro che verginella della scuola. Lei era la vergine Maria in persona. Mai stata con un ragazzo prima, e non perché non fosse graziosa. Aveva dei lunghi capelli biondi, nonostante li tenesse sempre legati in una coda, due occhi come smeraldi, e attraverso i vestiti pateticamente larghi che indossava si poteva intuire un corpo snello. Era anche ridicolmente timida, gli era capitato qualche tempo prima di scontrarsi contro di lei nei corridoi e lei era arrossita chiedendogli scusa e abbassando la testa.

 

Ma di questa storia non lo disturbava la difficoltà della sfida, quanto la mancanza di moralità. Non sarebbe stato un problema farsi una delle tante che gli passavano sotto gli occhi, avrebbe anche taciuto se gli avesse indicato una brutta. Ma la Summers aveva come un aura di innocenza intorno a lei che persino lui aveva notato.

 

Si voltò verso Angel “Tu sei un maledetto bastardo” gli disse.

 

Angel rise “Ah si? Che c’è Spikey, troppo complicato? O il cucciolo ha scrupoli di coscienza?” disse con un finto piagnucolio volto a infastidirlo.

Quello fu una sufficiente provocazione perché Spike si togliesse dalla testa ogni problema morale.

“La sfida è accettata, hulk. Anzi sai? Penso che inizierò proprio adesso” disse con aria di sfida, allontanandosi.

 

Buffy camminava lungo il piccolo portico mangiando una mela. Faceva caldo quel giorno, nonostante fosse solo primavera e pure da poco, così aveva indossato una maglietta bianca, una gonna di cotone beige che le arrivava alle caviglie e un paio di sandali. Non era suo uso truccarsi, e le veniva comodo a quelle temperature. Comodo le era anche legarsi tranquillamente i capelli, non avendo le preoccupazioni tipicamente femminili di tenerli sciolti per essere più audace. Erano questioni che non la interessavano minimamente. Buffy adorava studiare e dipingere, andava a letto presto la sera, era in ottimi rapporti con suo padre e di pieno rispetto con i professori, aveva due amici con cui raramente usciva di sera, e i ragazzi le interessavano quanto a un cerbiatto possono interessare le auto d’epoca. Inoltre lei per prima non era considerata, e non vi badava nemmeno, ignorando qualunque cosa riguardasse la vita di coppia nella loro età.

 

Per questo rimase più che sorpresa dal comportamento di un tipo che la urtò facendole cadere i libri che aveva in braccio.

“Oh, scusami!” le disse vistosamente Spike Back, il cui nome conosceva di fama ovviamente.

Buffy si voltò verso di lui, per nulla arrabbiata, ma sospirando per la fatica di doverli raccogliere “Fa niente” disse chinandosi e iniziando a raccattare i fogli che si erano sparsi.

Spike si chinò prontamente di fianco a lei “Ti aiuto” disse prendendo i fogli alla rinfusa, sfiorandole la mano a ogni occasione. Lei non sembrò notarlo.

“Non preoccuparti” disse arrossendo per quella vicinanza indesiderata.

Spike non cedette “E’ il minimo che posso fare per aver causato danni a una così bella ragazza” disse malizioso.

Buffy lo guardò negli occhi confusa e arrossita, poi tornò verso i fogli terminando di raccoglierli e alzandosi.

 

Fece per andare quando lui la prese per un braccio. Sentì una leggera scarica di elettricità, che attribuì allo stupore del gesto improvviso. Si voltò verso di lui confusa, liberando il braccio.

“Non ci siamo nemmeno presentati…” le disse lui inclinando la testa, e guardandola fissa negli occhi.

“Io so chi sei” disse lei scrollando le spalle, ancora confusa.

Spike esitò incerto per un momento “Beh potresti dirmi come ti chiami tu?” finse di non sapere.

“No” sussurrò Buffy aggrottando le sopracciglia.

Spike alzò un sopracciglio “Almeno, potrei accompagnarti in classe?” le chiese, confuso a sua volta.

Buffy si guardò intorno senza sapere bene cosa fare, la stava mettendo a disagio perché non capiva questo improvviso interesse.

La sua salvezza arrivò quando vide in lontananza i suoi amici Willow e Xander.

“Devo andare” disse con lui prima di correre verso di loro.

 

Spike la guardò sorpassarlo e correre verso la Rossa e il perdente. Sospirò passandosi una mano tra i capelli. La situazione era più ardua di quello che aveva immaginato.

 

***************

 

“Quello era Spike Back??” chiese allibitò Xander quando Buffy li raggiunse

“Uh… si…” disse lei sperando che la conversazione non continuasse, aveva ancora addosso la sensazione di disagio di quella situazione.

“E cosa voleva?” inquisì mentre camminavano verso l’aula.

“Aiutarmi a raccogliere i libri che mi ha fatto cadere” rispose con cautela.

Xander la guardò aggrottando le sopracciglia “Spike Back… voleva… aiutarti a raccogliere dei libri che ti ha fatto cadere… e tu ci credi?” chiese l’amico.

Buffy voltò a guardarla senza capire “Che vuol dire ci credo… è successo così” disse in difesa.

Willow intervenne “Credo che quello che Xander sta tentando di dire è che Spike non fa certe cose se non ha interessi”

Buffy era ancora più confusa, e Willow sospirò.

“Beh… magari è stato solo un caso ma… diciamo che Spike è uno che se ti fa cadere i libri se ne va senza nemmeno chiederti scusa” disse l’amica.

Buffy scosse la testa “Continuo a non capire dove volete arrivare” disse prendendosi la testa tra le mani.

“Guarda, non starti a preoccupare. Magari non è niente” disse Willow mettendole un braccio intorno alle spalle, e lanciando un occhiata a Xander indicandogli di cambiare argomento. Non era il caso di metterla in allarme per niente.

 

*********

 

Spike si era trovato inizialmente sconfitto, ma riflettendoci capì che poteva aspettarselo, forse era stato un po’ troppo diretto per quel genere di ragazza. Così uscì dieci minuti prima da scuola e attese all’uscita appoggiato al finestrino della sua macchina, fumando.

 

Poco dopo il suono della campanella la vide uscire assieme alla coppia di perdenti. Attese che se ne andassero e le si avvicinò.

“Ciao Buffy Summers” le disse con un grande sorriso, prima di aspirare di nuovo dalla sigaretta.

 

Buffy spalancò gli occhi, non sapeva se fosse più perché le si era avvicinato di nuovo o perché sapesse il suo nome. Aprì la bocca alcune volte ma non le uscivano suoni, così arrossì.

“Ho chiesto il tuo nome in giro, visto che tu non volevi dirmelo” mentì alla sua domanda non posta con eccessiva spavalderia.

“Perché?” chiese lei aggrottando le sopracciglia, allibita.

Spike aspirò di nuovo e alzò le spalle “Volevo scusarmi per oggi” disse inclinando la testa e togliendosi la sigaretta dalle labbra.

“Ma mi hai solo fatto cadere i libri, non mi hai mica investita” disse lei, non sapendo come togliersi da quella situazione.

Spike era alle strette, sperava che sarebbe stata meno sulla difensiva ormai “Beh da come li tieni sembra che per te siano la cosa più importante del mondo, quindi supponevo di doverti delle scuse” abbozzò, cercando di sembrare credibile “Che ne dici se ti accompagno a casa?”

Buffy strabuzzò gli occhi. No, non andava per niente bene “Uhm… io abito qui vicina, non è nessuna fatica” cercò di essere gentile.

“Farai ancora meno fatica se ti porto in macchina” le sorrise.

“Uh… io… non mi piace stare vicino a chi fuma…” tentennò.

Spike rise e gettò la sigaretta a terra “Fatto”

Buffy istintivamente avanzò per spegnerla sotto la scarpa, odiava l’inquinamento insensato. “Non salgo in macchina con chi non conosco” finalmente le usciva una scusa valida.

Spike tese la mano “Piacere, io sono Spike Back, dell’ultimo anno. E tu se Buffy Summers, anche tu all’ultimo. Ora non siamo più sconosciuti” sorrise genuinamente.

A Buffy tremava il labbro per la frustrazione. “No!” disse risoluta, superandolo e allontanandosi verso la sua strada.

 

Spike sospirò, la seconda sconfitta della mattina. E di solito di sconfitte non ne aveva nemmeno una. Quella ragazza sembrava impenetrabile, sembrava quasi che avvicinarsi ai ragazzi le mettesse paura. Ovviamente non contava quel perdente del suo amico come un ragazzo.

Una mano gli batté sulla spalla interrompendo il flusso dei suoi pensieri. “Fratellino?” chiamò Faith.

Spike si voltò sorridendo “Si piccola?” chiese

Faith lo guardò, scuotendo la testa e sorridendo “Penso di doverti dare qualche dritta”

 

 

 

Capitolo 3

 

Spike attese i giorno successivo, un altro dei consigli che Faith gli aveva dato, per non pressare troppo la sua piccola preda.

 

‘Fratellino, quella non ti farà nemmeno avvicinare se non si fida di te’ gli aveva detto

‘Ah si? E come si suppone che possa farla fidare di me? Nemmeno mia madre si fida di me’ aveva sbottato un po’ frustrato.

‘Beh, tua madre non avrebbe dovuto fidarsi del ginecologo quando le ha detto ‘congratulazioni è un maschio!’ scherzò.

‘Ah ah molto divertente, e in che modo sfottermi può aiutarmi?’ aveva chiesto lui

‘Perché sfotterti era solo la punta dell’ice-berg, puoi iniziare con l’andare a incontrarla ‘casualmente’ nel parco in cui ho scoperto che va quasi ogni giorno dopo la scuola’ aveva sorriso maliziosamente.

‘Sorellina, se non avessi te sarei perduto’ l’aveva abbracciata e poi era tornato a casa a riflettere su un piano.

 

E così attese il giorno successivo. Durante la mattinata non la perse d’occhio un momento, ma fece in modo di non essere visto per non farla sentire a disagio. L’aveva vista studiare, prendere appunti, fare ricerche e parlare con i due sfigati. Probabilmente era stata la mattina più noiosa della sua vita, ma ne valeva la pena se questo avrebbe portato a umiliare Angel.

 

Poi alle quattro andò a passare ‘casualmente’ per quel parco in cui pare Buffy andasse sempre.

 

Dopo quindici minuti iniziò a dire maledizioni tra i denti, quel parco era maledettamente grande e non riusciva a vederla da nessuna parte. E ad un tratto gli sembrò di notare una ragazza giovane vestita in modo assurdo. Doveva essere lei. Rimase per un momento ad osservare cosa facesse, e quando la vide sedersi su una panchina decise che era il suo momento. Prese un respiro e le passò davanti, per poi fermarsi brutalmente e fintamente sorpreso.

“Guarda guarda chi si vede!” sorrise sedendosi accanto a lei.

 

Buffy spalancò gli occhi “C-ciao. Che cosa stai facendo?” disse spostandosi leggermente.

“Beh, sei qui tutta sola pensavo di poterti tenere compagnia” le sorrise appoggiandosi meglio allo schienale

Buffy aggrottò la fronte “Io non ti ho mai visto passare da qui…” disse incuriosita.

“Beh, c’è sempre una prima volta…” disse con una malizia che lei non colse “Mi hanno parlato bene di questo parco e ho pensato di venirci a fare un giro” rispose nel modo più innocente del mondo “Sai stare… a contatto con la natura… eccetera…” spiegò gesticolando

 

Buffy lo guardò un momento, e poi scoppiò a ridere.

Spike aggrottò le sopracciglia “Cosa ti fa tanto ridere dolcezza?” chiese

Buffy lo guardò “Tu?” rise “Tu… sei interessato alla natura?” rise

“Hey! Così mi ferisci” disse indignato con una mano sul cuore

“Ah si eh?” la ragazza incrociò le braccia “D’accordo. Dimmi cinque nomi di fiori” lo provocò

“Cinque?” disse, trovandosi in difficoltà “Ehm, rose – gigli – margherite – tulipani – “ contò sulle dita, agitando il migliolo mentre cercava di farsene venire in mente un altro “… rose rosse…” balbettò

“Non vale cambiare colore” gli fece notare

“Beh non avevi specificato” brontolò offeso

 

Dopo un attimo rise anche lui “Okay, okay, è evidente che non amo la natura… particolarmente… però mi piace un sacco la pioggia, e la so anche prevedere” scherzò orgoglioso.

“Ah si? E adesso sta per piovere?” chiese lei scettica

“No, oggi no…” rispose un po’ deluso

“Ah, che peccato…” lo prese in giro.

 

Spike pensava stesse andando alla grande, era riuscito a stabilire un dialogo e anche a farla ridere. E abbassando la guardia, commise un errore “Dovremmo rifarlo questo ogni tanto” le disse guardandola malizioso.

 

Il sorriso di Buffy cadde “Questo… cosa?” inquisì

E Spike si rese conto di essere nei guai “Uhm… parlare! Vederci… anche fuori dalla scuola…” tentennò colto alla sprovvista.

 

Ci fu un attimo di silenzio, prima che lei parlasse di nuovo “Senti… credo che ora dovrei andare” mormorò

Spike si allarmò “Perché? Credevo ci stessimo divertendo” disse

Buffy sospirò “Io non ti conosco nemmeno e per quel poco che so di te… non sei il tipo da andare in giro… a divertirti a parole” balbettò cercando di spiegarsi

“Ah si? Sai non credevo fossi una di quelle ragazze che si basano sui pettegolezzi per giudicare le persone” non era minimamente onesto far sentire in colpa lei quando avrebbe dovuto prendersi a calci da solo per quello che stava facendo, ma una sfida era una sfida.

Doveva aver colto nel segno, perché lei iniziava a guardarsi intorno piuttosto a disagio “E’ solo che… non credo che tu sia una persona di cui mi posso fidare”

 

Spike tese il viso e serrò la mascella, guardando in basso “Ah si, bene, d’accordo” mormorò. Si alzò in piedi e andò via, lasciando una Buffy piuttosto piena di sensi di colpa per quello sconosciuto.

 

**********************

 

“Beh, almeno è stata sincera” cercò di spiegargli Doyle il mattino dopo alla fontana.

“Oh si, così sincera che adesso cosa diavolo faccio per avvicinarla?” ruggì Spike frustrato, sdraiandosi sul muretto e portandosi le mani ai capelli.

 

Gunn e Faith li raggiunsero qualche momento più tardi.

“Hey, grande uomo, che ti ha messo così a terra?” disse Gunn andando verso di lui e spingendolo giù dal muretto.

“L’uomo ha tentato e fallito” spiegò Doyle

“Whoo, un minuto di silenzio per il compagno caduto” disse Gunn fintamente solenne

“Charlie Boy, se sono caduto è ORA e perché TU mi hai spinto” si lamentò Spike alzandosi da terra

Gunn lo ignorò continuando a parlare con Doyle “Che ha fatto? Le è saltato addosso e si è preso uno schiaffo?” rise

“Naa, più stile amico, più stile” Doyle lo spronò a indovinare

“Quella cagnetta mi ha detto che non sono uno di cui si può fidare” ruggì Spike sdraiandosi di nuovo sul muretto della fontana

“Cosa?” sbottò Faith “Non è contato neanche quello che ti ho detto io?” disse incredula

Spike si mise le mani sulle orecchie “Non squittire sorellina, la mia testa sta passando un dopo sbronza piuttosto pesante…” fece una smorfia

Faith si sedette accanto a lui a braccia incrociate “Forza, che hai combinato” attese

Spike la guardò a occhi spalancati “Perché devo avere per forza combinato io qualcosa?”

 

Faith alzò un sopracciglio. Gunn e Doyle iniziarono a fischiettare. Spike, spazientito, si mise a sedere tenendosi la testa tra le mani.

“Voi non capite” si lamentò “Quella si è costruita attorno una fortezza, se avesse le mutandine chiuse col lucchetto non mi sorprenderei”

“Beh e tu dimostrale che può fidarsi di te” suggerì Doyle.

Spike si voltò a guardarlo a occhi stretti “Ah hah, e tu hai forse qualche suggerimento?” chiese scettico

“Certo che ne ho, io sono la mente del gruppo” sorrise brillante

Spike tese il braccio “Beh allora parla amico” gli fece segno di proseguire

 

Doyle non disse nulla, ma guardandolo malizioso fece un cenno con la testa verso Gunn. Spike inizialmente lo guardò confuso, poi la scintilla colse anche lui.

Gunn alzò la testa, trovando i due a fissarlo con uno strano ghigno, e spalancò gli occhi “Hey, che c’è vi siete innamorati tutti e due? Non credevo di essere così affascinante…” tentennò. I due non smisero, e dopo qualche momento capì anche lui “Per la miseria ma perchè ci vado sempre di mezzo io…”

 

 

 

 

Capitolo 4

 

Buffy si stava avviando in classe. Era rimasta seduta nel cortile della scuola in tutta l’ora buca a fare compiti, lì c’era pace e tranquillità non essendoci altri studenti, e si era rialzata a cinque minuti dal suono della campanella, per essere certa di non essere in ritardo.

 

“Hey, dolcezza, ti va un po’ di compagnia?” le disse una voce piuttosto roca dietro di lei

 

Buffy si inchiodò dov’era, e si volto con sguardo risoluto pronta a castigare verbalmente chiunque si fosse azzardato a quella mancanza di rispetto verso una ragazza. Lo aveva anche già visto in giro, era il ragazzo di colore che girava sempre insieme a Spike.

Lo guardò serrando gli occhi a fessura “Sentimi bene tu-“

 

Si bloccò quando vide che lui si avvicinava con fare predatorio, iniziando a sentire un po’ meno sicurezza di quella che ostentava “Sai secondo me sotto quei vestiti enormi hai un corpo niente male”

Buffy rimase un momento immobile, cercando le parole senza però trovarle, prima di voltarsi e ricominciare a camminare verso l’edificio. Improvvisamente la metteva a disagio che nel cortile non ci fosse nessun altro.

Poi si sentì toccare la spalla “Hey parlo con te” si ritrasse come fosse scottata, e si voltò di nuovo, impaurita “Allora, non mi dici niente?” insisteva lui.

 

“Hey, Gunn, che diavolo stai facendo?” tuonò Spike, uscito dal nulla.

“Spike?” chiese Buffy con voce tremante che sapeva di implorazione di aiuto.

“Calma, amico, io e Buffy qui stavamo solo facendo due chiacchiere” disse Gunn.

“Beh va a chiacchierare con qualcun altro, adesso!” comandò.

L’amico alzò le mani in segno di resa e si allontanò lentamente.

 

Spike si voltò verso Buffy, che guardava fissa il suolo davanti a se. Le si avvicinò toccandole dolcemente una spalla.

 

“Hey?” la chiamò sussurrando.

 

Buffy si riscosse e lo guardò negli occhi, con due verdi leggermente lucidi. Poi prese un respiro, calmandosi “Scusami io… è la prima volta che mi succedeva una cosa del genere, mi sono un po’… spaventata” confessò.

 

Era così dolce che Spike avrebbe voluto abbracciarla, ma temeva di spaventarla di più “Fai un respiro, non è successo niente” disse, e poi aggrottò le sopracciglia “Ma sul serio non ti era mai successo?” chiese incredulo.

 

“No” rispose lei, con il respiro ancora un po’ corto “Io speravo che se stavo lontana dai ragazzi, loro stavano lontani da me…” poi spalancò gli occhi e li alzò ai suoi, rendendosi conto di cos’aveva detto “Scusami, io straparlo quando sono nervosa”

 

Sinceramente, in quel momento gli sembrava adorabile. La cosa più innocente che avesse mai visto, questo era poco ma sicuro.

 

Poi lei parlò di nuovo, riacquistando la propria sicurezza “Ti ringrazio molto, ti sono debitrice”

 

Spike aggrottò di nuovo le sopracciglia. Non era la reazione che si era aspettato. Cioè lo era stata, anche esageratamente per un secondo, e poi aveva di nuovo recuperato quel suo contegno da santa. Non sapeva se provare rispetto o sentirsi annoiato.

 

“Debitrice? E per cosa? Ero solo nei dintorni” disse fintamente onesto.

 

“Senti io…” iniziò lei abbassando di nuovo gli occhi “… mi vergogno ad ammetterlo, ma per un attimo non ho sul serio saputo come comportarmi e se non ci fossi stato tu ancora non lo saprei” confessò.

 

Se qualcuno gli avesse chiesto perché non avrebbe saputo rispondere, ma si sentiva infastidito dal suo atteggiamento. Così innocente eppure così sicura di se, e poi ammettere così candidamente una propria debolezza… non era normale. Si sentì come se lo stesse prendendo in giro, come se stesse giocando con lui. O forse si sentiva solo stupido per non capirla. Ma infondo non era importante, Spike Back quando era infastidito sapeva reagire in un solo modo.

 

“Senti, la prossima volta assesta un calcio in mezzo alle gambe. Nei dieci minuti in cui l’idiota riprende a respirare tu puoi correre” disse, andandosene bruscamente, lasciando una Buffy interdetta in mezzo al cortile il cui unico suono era quello della campanella che suonava.

 

 

************

 

 

“Spero che almeno sia contata a qualcosa quella scenata, perché mi sento nero” sbottò Gunn appena Spike approcciò il corridoio, poi ci pensò un attimo “Dentro, intendo”

Spike non gli diede molta attenzione “Si, amico, alla grande” disse poco convinto, proseguendo verso la classe.

Gunn lo fermò per un braccio “Hey, amico, ti senti bene?” chiese preoccupato

Spike lo guardò negli occhi, e sospirò arrendendosi. “Mi sento stupido”

 

 

************

 

Buffy uscì da scuola puntuale come un orologio, come d’abitudine con i suoi amici che la lasciarono appena usciti dall’edificio. Non era d’abitudine che Spike Back la stesse aspettando, avvicinandosi a lei.

 

“Ciao” disse lei senza capire

 

“Senti…” iniziò lui “Mi dispiace per essermene andato in quel modo prima. A dire il vero c’è una cosa che ti vorrei chiedere se sul serio pensi di essermi debitrice” propose

 

Buffy allargò gli occhi, leggermente intimorita. Ma il suo senso del dovere le impediva di ritirare ciò che effettivamente aveva detto “oh… okay… cos’è?” chiese, pregando che non fosse niente di compromettente.

 

“Vieni a prendere un caffé oggi pomeriggio” disse lui cercando di sembrare casuale.

 

Buffy allargò ulteriormente gli occhi “Un caffè? Ma un caffè è… o formale… o sconveniente… e io non credo tu sia formale” balbettò.

 

Spike sorrise, rassicurante “Allora ti porto a prendere un gelato. Vorrei solo conoscerti meglio, senza doppi fini” idiota, mentire così spudoratamente.

 

Buffy ci pensò su “Giuri?” chiese timorosa

 

“Giuro”

 

“Oh… allora… okay” arrossì lei

 

Spike sorrise. Almeno al primo passo c’era arrivato.

Capitolo 5

 

Il primo passo era stato farla uscire, anche se era certo che il 'conoscersi meglio' lei l'avesse inteso come semplice amicizia. Però Spike avrebbe potuto approfittare di quest'amicizia per farle abbassare la guardia e attaccare. Non in senso fisico, certo... forse.

 

Era al parco già da venti minuti ad aspettarla dove si erano accordati, in quella panchina dove l'aveva trovata. Non era lei ad essere in ritardo, era lui ad essere in anticipo, lo aveva portato lì il nervosismo di non sapere se sarebbe venuta sul serio o no. Beh, probabilmente il suo senso del dovere l'avrebbe portata lì, ma se fosse venuta solo per quello allora sarebbe stata una vera impresa farle cambiare idea.

 

Stava seduto sullo schienale della panchina, con le scarpe sul sedile e i gomiti sulle ginocchia, fumando una sigaretta. Stava cercando di liberare la mente dal pensiero della cosa orribile che stava cercando di fare, ma era difficile. Lo aiutava il fatto che Buffy fosse così lontana dall'essere il suo tipo di donna. Era sempre così timida e innocente, a lui piacevano forti e grintose. Lei non era riuscita a difendersi da sola nemmeno dalle provocazioni di Gunn, e stava solo parlando! Si certo, era necessario per la riuscita del piano che lei non potesse difendersi, ma lei era rimasta completamente pietrificata e per un momento Spike credette che si sarebbe messa a piangere.

 

“La... la sigaretta...” disse una flebile voce dalla distanza.

 

Spike si voltò di scatto. Buffy era in piedi a qualche mentro di distanza da lui. Sembrava una specie di fata, con una maglietta bianca e la gonna color panna più lunga che lui avesse mai visto. Pensava che le gonne alle caviglie le portassero solo le suore. Era un bel contrasto, lei vestita di nero e lui di bianco, pensò ironico.

 

“Scusami, avevo dimenticato” gettò la sigaretta e si alzò sorridendole. “Per un attimo ho pensato non saresti venuta”

 

Buffy sorrise ma il suo disagio era evidente “Già, beh, lo avevo promesso” rispose guardando in basso.

 

Dannazione al senso del dovere. Ma la partita non era persa. “Allora, andiamo a prendere il gelato che ti ho promesso?” le chiese con la voce più dolce che aveva.

 

“Uhm... si, certo” disse con un filo di voce avvicinandosi lentamente.

 

Spike si trattenne dalla voglia che aveva di sbuffare, e invece inclinò la testa “Te l'ho detto, voglio solo conoscerti meglio, non hai nulla da temere da me” disse tentanto di sembrare sincero.

 

Buffy alzò la testa “Sicuro?” chiese speranzosa.

 

“Buffy, vorrei solo che diventassimo amici” per ora.

 

La ragazza sospirò in modo evidente, e sorrise “D'accordo” acconsentì

 

 

 

Si allontanarono per il vialetto del parco, poco distante c'era il chiosco dei gelati del parco.

 

Quando arrivarono, Spike andò sicuro verso il gestore e si voltò verso Buffy “Su forza, dimmi i tuoi gusti preferiti”

 

“Limone, fragola e panna montata” sussurrò lei

 

Spike rimase attonito per un secondo. Poi si voltò verso il gestore “Allora... un cono come ha detto la signora e uno... con... vaniglia e cioccolato”

 

Ma come diavolo...? Niente, meglio chiederle che diavolo aveva. Aspettò il gelato e le porse il suo, indicandole una panchina vicina in cui si sedettero e iniziarono a mangiare.

 

“Ma...” iniziò Buffy “... sei sicuro che quel gelato ti piaccia?” chiese aggrottando le sopracciglia.

 

“Certo” dannato bugiardo “Lo avrei preso se non mi piacesse?”

 

“Immagino di no... ma non hai un espressione molto felice...” commentò confusa.

 

“Beh, è solo perchè non riesco a capire come mai anche se ti ho giurato di tenere le mani a posto tu sei ancora così tesa” ovviamente non era quello il motivo della sua espressione, ma infondo non era una completa bugia.

 

Buffy abbassò gli occhi “Io... ecco... non sono mai stata da sola con un... ragazzo” disse.

 

Spike spalancò gli occhi “Uh?” chiese sbigottito.

 

“Mi hai sentito?”

 

“Ma...” iniziò lui confuso “... nemmeno con l'idiota che sta sempre con la Rossa?”

 

Buffy aggrottò la fronte “Vuoi dire... Xander?” chiese non certa di aver capito bene

 

“Si si, quello lì”

 

“Oh, no Xander è un amico di Willow, l'ho conosciuto tramite lei” spiegò.

 

Spike rise “Ho sempre pensato che quei due avessero un trusto”

 

“Un cosa?” chiese lei

 

“Una... cotta” spiegò

 

Buffy spalancò gli occhi “Xander e Willow? Ma sono amici!” rispose allibita

 

Spike rise di nuovo al suo sguardi incredulo “Dolcezza, si vedono a chilometri di distanza le tensioni sessuali di quei due”

 

Si fermò ad osservare il viso di Buffy. Era completamente rosso e gli occhi sembravano uscirle dalle orbite, probabilmente aveva anche trattenuto il respiro. Scoppiò a ridere e temette di non riuscire più a fermarsi.

 

Dopo quel momento Buffy era riuscita a sciogliersi un po'. Anzi, era Spike quello che aveva più problemi a fare conversazione. Non aveva mai avuto bisogno di fare conversazione con le ragazze. O almeno non quel genere di 'conversazione'. Dal discorso Willow e Xander si erano spostati alla scuola, di cui lui non voleva parlare. Poi i libri, e lui non voleva parlare nemmeno di quelli. Quando lei aveva nominato la chiesa cattolica stava per svenire dalla noia, e aveva finito per aprire un dibattito che se fosse stato fra due uomini sarebbe finito con una rissa, ma non riusciva a contenersi. Poco dopo lei aveva detto che era tardi, doveva tornare a casa. Si era proposto di accompagnarla a casa ma lei aveva cortesemente rifiutato. Probabilmente aveva di nuovo incasinato tutto.

 

“Senti Buffy...” iniziò sospirando, o la va o la spacca, pensò “... io vorrei che fossimo amici” propose con le intenzioni più finte del mondo.

 

Buffy prese un respiro “Ascolta... io devo ammettere che mi sono trovata bene con te, e che non ho mai conosciuto qualcuno con cui fare dei confronti di idee sinceri come i tuoi...”

 

A quelle parole Spike spalancò gli occhi. Temeva di averla fatta arrabbiare coi suoi discorsi, o averla annoiata o comunque allontanata. Nessuno aveva mai sopportato i suoi discorsi “Ma?” chiese

 

“... ma io ho paura che tu non riesca sinceramente a essere solo amici. E fai continuamente allusioni che mi mettono in imbarazzo” disse dispiaciuta, era evidente che non si sentiva tranquilla a esporre i propri pensieri. Però lo stava facendo, e questo era un passo avanti.

 

Spike le si avvicinò “Potresti aiutarmi tu” ma da dove gli era uscita quella frase?

 

Buffy alzò la testa “Come?”

 

“Potresti... insegnarmi a smettere di trovare doppi sensi in tutto quello che vedo” propose “Io sono una brava persona al di là di questo mio atteggiamento, e so che mi trovo bene con te, se l'amicizia è tutto quello che puoi darmi io mi posso accontentare” più o meno.

 

Buffy sembrò pensarci su un momento. Poi sorrise. “Okay” disse annuendo.

 

Spike le sorrise di rimando.

 

********

 

Un ora dopo Spike era a casa. Ignorò chiunque fosse presente e salì di fretta in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle. Si avvicinò con passi lenti alla sedia, si tolse la camicia e ve l'appoggiò. Andò verso il letto e vi si sdraiò sopra, guardando il soffitto. Chiuse gli occhi. Iniziava a sentirsi male. Seriamente.

 

 

 

Capitolo 6

 

 

Spike stava seduto dalla solita fontana, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e la testa tra le mani. Non era nemmeno entrato a scuola, era arrivato due ore dopo ed era rimasto seduto su quella dannata fontana ad aspettare l'intervallo e l'arrivo dei suoi amici. Doveva distrarsi un po', non sarebbe a rimanere in classe neanche se avesse dormito come sempre.

 

“Hey, uomo. Che hai?” la voce di Doyle raggiunse le sue orecchie portandogli un po' di sollievo.

 

Spike alzò la testa “Hey, pensavo non arrivassi più”

 

“Sai, alcuni di noi vengono a scuola anche per seguire le lezioni” commentò l'amico sedendosi accanto a lui “Ora dimmi che diavolo ti è preso” chiese con calma. Loro due si confidavano sempre l'uno con l'altro.

 

Spike prese un respiro “E' tutta questa cosa della scommessa. Sai meglio di me da quanto volevo mettere Angel col culo a terra, ma-”

 

“Si, più o meno da quando Drusilla ti ha lasciato per andare nel suo gruppo”

 

“Lascia stare!” sbottò Spike con occhi di fuoco.

 

Doyle sospirò. Non aveva senso insistere “E allora che c'è?” chiese indicandogli di proseguire.

 

“... niente” rinunciò Spike riabbassando la testa nella mani.

 

Doyle rimase un momento a guardarlo. “Sai che ti odio quando sei così presuntuoso. Stai facendo una cosa orribile con quella ragazza, e lo stai facendo per un motivo che non vale la metà del dolore che le farai provare” gli disse serio.

 

Spike alzò di nuovo la testa, e sospirò. “Sei con me?” chiese, con una leggera nota di preoccupazione.

 

Doyle gli appoggiò una mano sulla spalla “Ormai ti seguirò fino all'inferno. Perchè sai che è lì che sei diretto, vero?” chiese

 

I due amici si guardarono negli occhi per un lungo momento, segno di reciproca comprensione.

 

“Hey Spikey, racconta tutto di ieri!” incitò Faith sbucata dal nulla dietro di lui

 

Spike rialzò immediatamente la sua maschera “Oh, è stata una giornata di conquiste” ironizzò.

 

“Si, si, certo. Almeno sei riuscito a strapparle la prossima uscita?” cheise Gunn sedendosi accanto a Doyle.

 

Spike si voltò a guardarlo “Contavo di chiedergliela stamattina. Ieri l'avrei spaventata a morte se gliel'avessi chiesta” scosse la testa.

 

Faith cadde a sedere accanto a lui “E bravo fratellino, vai con calma, hai ancora un mese e ventisei giorni” affermò

 

I tre uomini si voltarono a guardarla.

 

Faith spalancò gli occhi “Credete che non sia capace neanche di tenere il conto?” chiese indignata.

 

Spike si alzò “Okay, okay. A dopo ragazzi, vado a cercare la verginella” salutò prima di incamminarsi.

 

 

 

Spike andò nel portico del cortile e si guardò un momento intorno. Per quel poco che l'aveva seguita lei all'intervallo era sempre stata lì. E infatti non fu necessario molto tempo per vederla. Era seduta su una panchina accanto ai due amici sessualmente repressi, ridendo di qualcosa.

 

Spike attese i soliti ultimi cinque minuti dell'intervallo nei quali lei iniziava ad avviarsi verso la classe per la fobia della puntualità, e in cui era sola, per affiancarsi a lei e prenderle un pesante libro dalle mani.

 

“Ti aiuto a portarlo” si offrì

 

Buffy lo guardò per un momento spaventata, poi sorrise “Oh... grazie” disse

 

Spike si sorprese di quanto quel sorriso spontaneo lo facesse sentire sollevato. Come una prova che almeno fin'ora non aveva fatto danni.

 

Camminarono per qualche momento in silenzio, entrando nell'edificio e arrivando davanti alla classe di lei. Spike sperò che lei non si accorgesse del mormorio proveniente da tutti gli studenti che assistevano alla scena. Per quanto gli riguardava, gli bastava un attimo a ristabilire l''ordine gerarchico'.

 

Le ridiede il libro “Senti...” iniziò, cercando di sembrare timido “... oggi alla galleria d'arte di Sunnydale inizia una nuova mostra... non... ricordo esattamente di cosa trattasse ma... sembrava interessante...” quanto era difficile.

 

Buffy sembrò illuminarsi “Sul serio? Non ne sapevo nulla!” disse eccitata. Bingo.

 

Spike colse la palla al balzo “Volevo chiederti se ti va di accompagnarmici, ce la vediamo insieme. Possiamo andare direttamente dopo la scuola...” Buffy sembrò allarmarsi un momento. “... oppure... potremmo trovarci direttamente là” propose.

 

La ragazza si ridestò dai propri pensieri “D'accordo... certo, perchè no...” fece per entrare in classe, poi si voltò di nuovo verso di lui “Oggi non ho l'ultima ora, alla fine della scuola sarò in biblioteca a studiare” disse.

 

Questo significava che aveva accettato la proposta di andare direttamente insieme. Avrebbe voluto dirle che usciva un'ora prima anche lui, ma doveva sembrare studioso ai suoi occhi. Per fortuna non era una ragazza che seguiva i pettegolezzi. “Sarò in biblioteca appena finisce la scuola” le disse sorridendo.

 

Buffy sorrise ed entrò in classe. Spike rimase un momento fermo. Alzò le mani al viso e se lo sfregò ripetutamente, poi si allontanò di pessimo umore. Ogni conquista con Buffy era un passo più vicino all'inferno.

 

Non notò il ragazzo che dietro l'angolo aveva ascoltato la conversazione, soffermando la propria attenzione sull'ora intera che la ragazza avrebbe passato in biblioteca, probabilmente sola.

 

********

 

Buffy sedeva in uno dei tavolini per lo studio della biblioteca della scuola. Adorava la calma di quel posto, vi passava ogni ora vuota dell'anno scolastico. E come suo solito era intenta a leggere i compiti per il giorno seguente, quando notò un ragazzo alto e moro entrare dalla doppia porta.

 

Si alzò dalla sedia “Se ti serve qualcosa puoi dire a me, la signorina McLay è ad una riunione del personale” gli comunicò professionalmente. Tara e lei ormai erano buone amiche e le lasciava spesso la gestione della biblioteca mentre doveva assentarsi.

 

Il ragazzò la guardò “A dire il vero... tu sei Buffy Summers?” le chiese

 

Buffy aggrottò la fronte “Si... sono io. Posso esserti utile?” rispose cortesemente. Quel tipo lo aveva già visto.

 

“Mi hanno detto che sei molto brava in lettere. Io invece ho qualche problema, e mi chiedevo se potresti darmi un aiuto”

 

Buffy aprì gli occhi “Tu non sei quello... sportivo?” chiese leggermente confusa.

 

Il ragazzo rise leggermente “Si, sono Angel O'Connor, il quaterback della squadra” si presentò

 

Buffy alzò un sopracciglio “Da quello che ho sentito potresti avere tutti gli insegnanti privati che vuoi” disse tentando di non far trasparire il sarcasmo dalla sua voce. Non le piacevano quelli come lui, ragazzi ricchi abituati ad avere tutto quello che vogliono. Ma le era stato insegnato a non giudicare prima di sapere, perciò si calciò mentalmente per il commento.

 

“Certamente, ma penso che mi potrebbe aiutare di più uno studente di questa scuola, che conosca come lavorano gli insegnanti” le spiegò in modo poco convincente “Mi daresti qualche ripetizione? Posso adattarmi ai tuoi orari, ovviamente” le propose.

 

Buffy era incerta su cos'avrebbe dovuto fare, qualcosa le diceva che non doveva fidarsi del quaterback della squadra di football della scuola che veniva da lei a chiederle ripetizioni di lettere. Ma il suo senso del dovere le impedì di rifiutare senza almeno aver provato.

 

***********

 

Spike non si era nemmeno preso il disturbo di tornare a casa. Era rimasto a girovagare per la scuola, poi con Faith, che era uscita un ora prima appositamente per 'istruirlo' su come comportarsi in questa seconda uscita da 'amici' con Buffy, congratulandosi per il suo piano.

 

E all'ora prestabilita andò in biblioteca, trovando Buffy seduta ad uno dei tavoli intenda a svolgere qualche compito. Quella ragazza non sapeva proprio vivere, pensò.

 

“Ciao, raggio di sole. Andiamo?” le chiese sorridente.

 

Buffy alzò gli occhi e sorrise di rimando “Certo” disse alzandosi dalla sedia e rimettendo nella borsa i suoi libri.

 

Spike, da bravo gentiluomo quale doveva mostrare di essere, le prese la pesante borsa di scuola mentre si avviavano verso l'uscita. “Allora, com'è andata oggi?” le chiese fingendo interesse.

 

“Il preside Snyder ha tenuto la lezione di fisica meno interessante che abbia mai seguito, per sostituire un professore che oggi mancava. C'è stato un test di storia, e mentre ero in biblioteca un ragazzo mi ha chiesto di dargli ripetizioni” raccontò casualmente.

 

“Questo perchè sei un piccolo genio” le disse lui affettuoso, aprendole lo sportello della macchina.

 

*************

 

Arrivarono alla galleria a metà pomeriggio. Spike non sapeva quanto Buffy sarebbe voluta rimanere, ma per il suo piano gli sarebbero bastati anche dieci minuti. La mostra riguardava qualcosa di arte contemporanea che a lui sembrava sinceramente ridicolo, e non che lui non apprezzasse l'arte. Buffy invece fu subito entusiasta, continuava a saltellare da un opera all'altra per poi fermarsi almeno dieci minuti a osservarne ognuna. Non faceva che pressarlo perchè si muovesse ed era talmente eccitata da non essersi accorta che in meno di cinque minuti lo aveva preso per mano per trascinarlo meglio. Non che a lui dispiacesse, ovvio.

 

Erano dentro da circa un ora, quando accadde ciò che lui aspettava.

 

“Non mi aspettavo di vederti qui” disse una voce adulta dietro di loro

 

Spike si voltò sorridendo, e Buffy si voltò a sua volta un po' preoccupata dal tono autoritario.

 

Davanti a loro c'era un uomo alto, sulla cinquantina, molto affascinante. E a Buffy venne spontaneo trovare una certa somiglianza.

 

“Ciao papà” disse Spike allegro “Ti presento Buffy, una mia amica. Buffy, questo è mio padre, Rupert Giles, il proprietario della galleria”

 

Buffy spalancò gli occhi, passandoli dal giovane all'adulto, comprendendo la somiglianza che aveva notato. E poi perchè tutto si aspettava dai genitori di Spike meno che fossero proprietari di una galleria d'arte.

 

Accorgendosi che i due la stavano fissando, si ridestò dai suoi pensieri tendendo la mano all'uomo “Salve, io sono Buffy Summers, è un piacere conoscerla, signor Giles. Adoro questa galleria”

 

L'uomo la strinse “Il piacere è mio Buffy, è sempre bello conoscere un giovane amante dell'arte. Ti prego chiamami Rupert”

 

Poi si voltò verso Spike “Potrei parlarti un minuto?” chiese cercando di non mostrare la rabbia

 

“Certamente” si voltò verso Buffy “Torno subito” le sorrise

 

Spike e Giles si allontanarono di qualche passo, prima che Giles si voltasse verso di lui, togliendo gli occhiali“Tu sei la persona più spregievole che io abbia mai conosciuto, ma che ho sbagliato con te?” disse furente, a voce bassa per non attirare l'attenzione

 

Spike non fu minimamente sorpreso “Hey, cos'è tutta questa cosa?” finse di non capire

 

“Oh andiamo!” strinse gli occhi “Lo capisco quando mio figlio mi usa per fingersi un bravo ragazzo ed entrare nelle mutandine di qualche compagna, stai toccando il fondo William!”

 

Spike lo fissò serrando la mascella. Odiava non potergli rispondere. Odiava che avesse ragione. “Sai che non sopporto quel nome, non usarlo!” sbottò allontanandosi. Non avrebbe lasciato che l'uomo che tradiva sua madre lo giudicasse. Tornò verso Buffy e verso il suo piano.

 

 

 

Capitolo 7

 

Sdraiato sul letto, le mani dietro la nuca, guardando il soffitto, Spike pensava. Pensava o provava a non pensare. Il pomeriggio con Buffy era stato sorprendentemente piacevole, vederla saltellare da un'opera all'altra come una bambina non gli era sembrato così sciocco come pensava. Gli ricordava l'entusiasmo che provava anche lui quando era a Londra, quando era William il dannato poeta, quando sua madre era felice e c'erano solo loro due nella famiglia. Buffy gli aveva chiesto il motivo per cui suo padre avesse un cognome diverso dal suo. Ragazza ingenua, dolce, ma ingenua. Quello non era suo padre, era l'uomo che aveva stravolto la vita sua e di sua madre, convincendola a sposarlo e a cambiare dannato continente. E quel bastardo non aveva nemmeno la decenza di nascondere il porta sigarette con inciso il nome della donna che glielo aveva regalato, e Beatrix F. non era certo sua madre. Come non aveva la decenza di smetterla di chiamarlo 'figlio', ma quella era una battaglia persa, erano anni che provava a farlo smettere, poi aveva capito che probabilmente lo faceva per mantenere una facciata rispettabile

 

Ma questo non era ciò che sul serio preoccupava Spike in questo momento. Quello che iniziava a preoccuparlo era fino a che punto la ragazza che ormai stava conoscendo sarebbe rimasta scossa quando avesse scoperto della scommessa. Perchè lui doveva vincere quella scommessa, assolutamente. Non era per riconquistare Dru, come Doyle credeva di aver capito. No, quella era una battaglia persa e che ormai aveva esaurito il suo interesse. Ma le parole che lei gli aveva detto lasciandolo, di quanto lui 'non fosse mai sul serio cambiato da quel ridicolo perdente che era quando lo aveva conosciuto' che 'lei lo aveva reso ciò che era, e aveva dovuto riconoscere di aver fatto un pessimo lavoro', ancora bruciavano. Si era ripromesso che nessuno, mai più, avrebbe potuto dargli del perdente. Il suo cuore si era chiuso da allora, e doveva vincere, vincere sempre. Buffy non era niente in confronto a questo.

 

Tese il braccio e alzò il telefono, componendo il numero. “Ciao maniaca dell'arte contemporanea” disse allegro. Attese mentre lei rideva “Ho una piccola proposta”

 

*******

 

Il pomeriggio seguente Spike andò di nuovo a prenderla a scuola, per portarla di nuovo alla galleria a vedere l'altra metà delle opere che non aveva fatto in tempo a vedere il giorno prima. Non essendo più giorno di inaugurazione, non c'era pericolo di trovare suo 'padre' in giro. Attese pazientemente che lei saltellasse per tutto il resto del giro, e poi le propose di andare a prendere un altro gelato. Aveva ricominciato a fare una serie di addominali ogni mattina da quando l'aveva incontrata, sperava di riuscire a farla passare presto al più comune caffè.

 

“Ti è piaciuta la mostra? Eri molto assente” chiese lei divorando il suo limone, fragola e panna montata

 

“Oh, si!” come no “E' solo che non ero eccitato quanto eri evidentemente eccitata tu” rise, deglutendo a fatica il suo vaniglia e cioccolato

 

Buffy arrossì “Co... ma... non ero... eccitata...” balbettò guardandolo a occhi spalancati

 

Spike scoppiò a ridere vedendo la sua espressione “Hey, per una volta non intendevo alcun doppio senso”

 

Buffy arrossì di nuovo, stavolta per la vergogna “Oh... okay...” si rimise al lavoro sul gelato

 

“Hey, facciamo una gara?” propose Spike

 

Buffy lo guardò aggrottando la fronte “Quale gara?”

 

“Chi mangia più gelato con un morso solo” propose sorridendo maligno

 

Buffy fu confusa per un momento, poi sorrise “Sfida accettata” provocò

 

“D'accordo” disse Spike prendendo un respiro “Uno... Due... Tre!”

 

Entrambi cercarono di inghiottire quasi tutto il cono in un colpo solo, ma il risultato fu che scoppiarono a ridere talmente forte da non fare nulla di più che sporcarsi tutto il viso. Affiancarono i coni per confrontarli.

 

“Wow! Non ci credo! Ho vinto!” esultò Buffy “Ora però non penso di volerne più” disse gettando il cono nel cestino dei rifiuti accanto alla panchina.

 

“Si nemmeno io” la imitò Spike trattenendo la nausea.

 

Buffy lo guardò ridendo e gli passò un fazzoletto di carta, prendendone uno anche per se nel tentativo di rendersi presentabile. Lui fece lo stesso, e i due si ripulirono.

 

“Allora, eri mai stato battuto prima?” chiese Buffy sfrontatamente

 

“In effetti... si. Tre anni fa, con mia madre, a chi cucinava la torta più buona” ricordò.

 

Buffy spalancò gli occhi “Tu cucini?” chiese incredula

 

Spike la guardò indignato “Hey! Io sono un ottimo cuoco!” sostenne.

 

Poi la guardò meglio. Aveva i capelli leggermente scompigliati, gli occhi verdi brillanti di serenità, e della panna sulla punta del naso. Non lo separavano più di trenta centimetri da quella panna. Incapace di contenersi, si sporse e gliela leccò via. Buffy rimase un momento interdetta, ma poi rise di nuovo, seguita da lui. Ma Spike non si era spostato, e finito il momento di ilarità, posò le labbra su quelle di lei.

 

Buffy non si tirò indietro, come si sarebbe aspettato, ma si irrigidì come un sasso, nonostante le sue labbra fossero così morbide. Non fu più di qualche secondo, poi Spike si staccò guardandola negli occhi, senza dire una parola.

 

Buffy abbassò lo sguardo. “Spike... io... tu... avevi promesso...” balbettò.

 

Spike si passò nervosamente una mano tra i capelli “Si lo so, scusami” disse abbassando gli occhi. Poi li rialzò, deciso “Invece no. Non voglio scusarmi, mi è piaciuto baciarti e avrei voluto farlo prima” su quello non mentiva.

 

Buffy arrossì sententosi immediatamente a disagio “Ma io... noi... siamo amici!”

 

“Buffy, io te l'ho detto che ci avrei provato. Ma è difficile essere amici quando tu sei così bella...” la vide arrossire maggiormente, e nemmeno su questo mentiva “... e noi ci troviamo bene insieme! Tu non stai bene quando esci con me?” chiese aggrottando la fronte.

 

“No... cioè si! Si io sto bene quando io e te usciamo... come amici...” disse incerta

 

“Cosa credi che cambierebbe? Se io e te stiamo bene come amici staremmo altrettanto bene come ragazzo e ragazza. L'unica differenza è che vorrò baciarti. Non ti è piaciuto come ti ho baciata?” chiese con occhi innocenti, ma voce profonda.

 

Buffy ebbe un lieve fremito “Io...” abbassò gli occhi. E quando li rialzò vide quanto fossero profondi quelli di lui “... si” disse riabbassandoli.

 

“Posso rifarlo?”

 

Buffy non rispose. Ma non disse nemmeno di no. Spike si sporse di nuovo, sfiorandole le labbra con le proprie. Fu il più dolce possibile, non la forzò ad aprire la bocca, si godette le reazioni di lei che dopo l'imbarazzo iniziale tentò di rispondere muovendo le labbra, sfregandole sulle sue. Era da così tanto tempo che non dava importanza a un semplice bacio, da rimanere attonito di quanto fosse intimo come gesto. Forse era questo che lei intendeva, lei che dava al suo primo bacio tutta l'importanza dovuta. Forse lei ne conosceva il significato meglio di lui che ne aveva dati tanti...

 

Scacciò il pensiero dalla mente, spostandosi da lei per guardarla negli occhi. Era più arrossata che mai, ma non aveva l'espressione che si era aspettato. Sorrideva. Un sorriso molto lieve, non convinto, ma un sorriso. L'aveva fatta sorridere con un bacio?

 

“D'accordo” sussurrò lei

 

“D'accordo...?” chiese lui momentaneamente confuso

 

“Io... voglio provare a essere la tua ragazza” sorrise lei.

 

Spike la fissò. Una parte della sua mente pensava che ormai era a metà del lavoro. L'altra che era felice. Le sorrise. E capì cosa intendeva Doyle parlando di finire all'inferno.

 

 

 

Capitolo 8

 

“Quindi ormai è solo questione di tempo. E bravo il nostro Spikey!” disse Faith alla fontana il mattino seguente, dopo aver ascoltato il racconto di Spike su come Buffy ora fosse la sua ragazza.

 

“Dici? Io invece penso di iniziare a odiarti. Ma come ti è venuto di proporre quella sfida?” sbottò Spike, prendendo una sorsata di birra dalla finta bottiglia di succo di frutta. Non poteva fumare prima di vedere Buffy, e si era messo a bere anche al mattino. 'Non va bene ragazzo, non va bene' si disse.

 

“Perchè sapevo che l'avresti vinta” disse semplicemente Faith “E tu perchè hai tanti problemi adesso?” chiese accigliandosi.

 

“Perchè sa che finirà all'inferno per questo” sintetizzò Doyle.

 

“Spike all'inferno ci sarebbe finito anche senza questo” scherzò Gunn.

 

“Ragazzi, mi avete sul serio tirato su il morale, davvero, vi sono molto grato” disse Spike sarcastico. Sapeva che non potevano capire, e non avrebbe neanche tentato di spiegare le implicazioni morali di quello che stava facendo. Però sperava che almeno lo avrebbero sollevato un po'. Magari ne avrebbe parlato con Doyle o Faith più tardi, ma presi separatamente. Era stato lui del resto a contagiarli nella necessità di mostrarsi sempre forti e senza scrupoli in pubblico.

 

“Su, uomo” Gunn gli diede una pacca sulla spalla “Sei a metà strada. Conquista la meta, e non pensarci più” semplificò.

 

Spike non si prese neanche il disturbo di rispondere. Alzò gli occhi e vide Buffy. Sorrise, fece per alzarsi e andare da lei. Poi si fermò di colpo. Un ragazzo parlava con lei. Un ragazzo che era Angel.

 

“Cosa diavolo sta facendo quell'idiota” disse Spike ad alta voce, stringendo la mascella.

 

I tre amici si voltarono in direzione del suo sguardo. Doyle andò subito ad affiancarsi a Spike, temendo che potesse scattare in avanti creando un disastro inutile. “Calma, amico. Chiedilo a lei, non penso ti mentirebbe. Ma niente scenate” disse.

 

Spike seguì il suo consiglio. Ma appena Angel iniziò ad allontanarsi, era già nella sua via verso di lei.

 

 

Mentre Angel tornava verso il suo gruppo di amici, Doyle e gli altri lo intercettarono. “Che diavolo pensi di fare?” inquisì Doyle.

 

Spuntato dal nulla, Wesley si affiancò ad Angel. “C'è qualcosa che riesci a fare senza il tuo cagnolino addosso?” provocò Faith, indicando Wes.

 

“Con tutto il rispetto, signorina, non mi pare di abbaiare o sbavare” disse Wes guardandola negli occhi.

 

Angel non prestò attenzione ne all'una ne all'altro, rispondendo a Doyle “Faccio quello che devo, non capisco dove sta il tuo problema” disse con un sorriso strafottente.

 

Faith si parò davanti a Doyle “E cos'è che devi fare? La sfida parlava di Spike, non di te!”

 

Angel la guardò sorridendo “Ma non si è mai detto che io non possa complicare le cose”

 

Gli occhi di Faith si riempirono di fuoco. Fece per lanciarglisi addosso “Brutto-” ma si trovò bloccata da due forti braccia. Istintivamente pensò fossero quelle di Doyle. Ma quando alzò gli occhi, incontrò quelli di Wesley.

 

“Una bella ragazza non dovrebbe alzare le mani” disse con tono da vero gentiluomo.

 

Faith continuò a guardarlo con occhi fiammeggianti, ma lui non sembrava intimorito. “Wes, andiamo” lo chiamò Angel che si era già allontanato. Wes lasciò andare la ragazza con un sorriso e si allontanò.

 

Gunn arrivò alle spalle di Faith, che con occhi stretti fissava ancora il ragazzo che l'aveva bloccata. “Che diavolo è stato? Faith, ti sei fatta fermare dal secchione!” disse incredulo.

 

Faith non distolse lo sguardo “Ho una mia sfida privata, adesso” disse furente.

 

 

 

Spike raggiunse Buffy, cercando di nascondere almeno in parte la rabbia che lo pervadeva. Non sapeva se ad infastidirlo era più che Angel potesse tramare qualcosa, o che osasse parlare con lei.

 

“Hey piccola” la chiamò, aspettando che lei si voltasse e gli sorridesse “Chi era quel tipo?” finse di non sapere. Per sua fortuna Buffy si teneva abbastanza fuori dai pettegolezzi per non sapere nulla della rivalità tra i due che c'era da anni.

 

“Lui? È quel ragazzo a cui sto dando ripetizioni. Te ne avevo parlato, ricordi?” disse un po' preoccupata.

 

“E' lui il ragazzo a cui stai dando ripetizioni?” disse Spike incredulo, alzando inconsapevolmente la voce.

 

Buffy aggrottò la fronte, senza capire “Si... è lui. Qualcosa non va?” chiese

 

“Buffy...” sospirò, cosa mai poteva dirle? “... ho sentito parlare molto male di lui. Non mi piace l'idea che passi del tempo da sola con quel tipo” disse, cercando di fare il 'fidanzatino preoccupato'. Sperò che funzionasse.

 

“Spike... lui me lo ha chiesto, non me la sento di dirgli di no. Cosa mai può succedere? Stiamo sempre in biblioteca e c'è anche Tara, la responsabile” disse iniziando a irritarsi.

 

Spike ci pensò su. Se Angel aveva montato la storia delle ripetizioni, e la vedeva solo nella biblioteca della scuola, non poteva starci provando. Ma allora... poi comprese. Probabilmente era quello il suo scopo, puntare sull'irruenza di Spike per farli litigare e farla allontanare di nuovo. Non ci sarebbe cascato.

 

“Scusami piccola...” le disse passandole la mano su un braccio “... divento geloso quando vedo che degli altri ragazzi ti girano intorno...” non era una bugia in effetti, quello che era suo non poteva toccarlo nessuno, qualunque cosa fosse. Certo, la bugia era il tono sdolcinato con cui lo stava dicendo.

 

Buffy si rilassò istantaneamente, sorridendogli. E quando la campanella suonò segnando la fine dell'intervallo, Spike la riaccompagnò in classe.

 

*******

 

Anche quel giorno Spike l'aspettò all'uscita della scuola. Non avevano accordi precisi, ma ormai era diventata un abitudine e lei infondo se lo aspettava. Ovviamente non era l'unica ad aver notato che da qualche giorno si vedevano tutti i pomeriggi, molte ragazze mormoravano e la guardavano invidiose. Ma Buffy non se ne accorgeva neppure, e a Spike non importava minimamente. Se non era già stato con tutte ci andava vicino, e adesso la scommessa era più importante di qualche incontro fortuito.

 

“Ciao piccola” le disse. Avrebbe voluto darle un altro bacio, ma probabilmente l'avrebbe spaventata a morte.

 

“Ciao” sorrise lei. “Vuoi portarmi da qualche altra parte?” chiese con una punta di speranza.

 

Almeno ora apprezzava la sua compagnia. Il che in effetti gli faceva piacere, di solito le ragazze apprezzavano altre sue doti. “Pensavo a una passeggiata, che ne dici?” propose

 

“Certo!” ampliò il sorriso. Non poteva biasimarla. Le loro passeggiate avevano qualcosa di... rilassante, sul serio.

 

Andarono a piedi verso il parco. Iniziarono a parlare del più e del meno, poi Buffy sembrò sciogliersi e gli raccontò di suo padre, proprietario della libreria di Sunnydale, e di sua madre, insegnante delle elementari, morta quando lei era piccola. Spike si sentì dispiaciuto, e finì per raccontarle di come suo padre non lo aveva mai conosciuto, di come stava bene solo con sua madre in Inghilterra, prima che lei si sposasse e suo marito li avesse quasi costretti a trasferirsi qui. Erano cose che probabilmente solo Doyle sapeva, non le aveva raccontate nemmeno a Faith per mantenere la sua figura di 'grande cattivo'. Ma Buffy aveva condiviso qualcosa con lui, e lui si era... sentito di condividere qualcosa con lei. Scacciò dalla mente le implicazioni di quel pensiero e le propose di sedersi su una panchina.

 

Una volta seduti uno accanto all'altra, Spike le mise un braccio intorno alle spalle. Buffy guardava il laghetto delle anatre davanti a loro, mentre lui guardava lei. Cercò di baciarla, ancora, come il giorno prima. Ma quando si sporse, Buffy si tirò indietro abbassando gli occhi. 'Dannazione' pensò 'E se ieri fosse stato solo un caso? Devo ricominciare tutto daccapo?'

 

“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” lei chiese, a metà tra preoccupazione e frustrazione.

 

“No...” disse lei “... è solo...” tentennò.

 

Spike le alzò il mento con un dito, perchè si voltasse e lo guardasse negli occhi “Cosa non va, amore?” chiese dolcemente.

 

Buffy prese un respiro “E' solo... mi sento in soggezione. Tu sei stato con tante ragazze, io invece... e non so... non so bene come comportarmi. È stupido, lo so, ma da quando ieri ci siamo... detti... ti ho detto che volevo essere... insomma, mi sembra di comportarmi in modo non 'adatto' a quello che fanno un ragazzo e una ragazza di solito, ma io non so cosa fanno un ragazzo e una ragazza di solito, e sono in soggezione perchè tu invece lo dovresti sapere bene” farfugliò tutto d'un fiato.

 

Spike rimase a guardarla, leggermente stordito dal flusso di parole, ma più o meno ne aveva capito il senso. Le sorrise “Buffy, piccola, non lo so così bene come credi. Voglio dire, si, hai ragione, sono stato con molte ragazze. Ma per lo più non si usciva mai dalla camera da letto. In quello, certo, sono un campione” scherzò, facendola arrossire pesantemente e abbassare gli occhi di nuovo. Le riprese il mento “Non c'è qualcosa che devi fare, un qualche codice di comportamento da seguire. Io e te stiamo bene insieme, e qualunque cosa si aggiunga a quello che facciamo di solito sarà spontanea” le spiegò.

 

Buffy lo guardò triste, comunque. “Sei gentile a dirmi questo. Ma credo che ci sia una via di mezzo tra una ragazza che non vuole... uscire... dalla camera da letto... e una come me. Non capisco, sinceramente, perchè vorresti stare con una come me quando chiunque altra potrebbe darti più... soddisfazione” arrossì vistosamente all'ultima parola.

 

“Io non cerco soddisfazione. Di quella, per cosa intendi tu, ne ho avuta già fin troppa. Sono stanco di ragazze che mi vogliono perchè sono bravo a letto o perchè sono conosciuto per essere un teppista, a nessuna di loro importa nulla se so mettere due frasi insieme, se non sono suggerimenti per fare sesso. Quel genere di ragazza ha esaurito tutto il mio interesse” disse. La cosa sorprendente, è che più lasciava uscire quelle parole di bocca più si rendeva conto che non solo non erano bugie, ma erano cose che avrebbe voluto ammettere da molto tempo. Ma l'orgoglio maschile, si sa, pone dei limiti. E in presenza di altri avrebbe negato tutto.

 

Buffy sembrò sollevarsi a quelle parole. E, con sua enorme sorpresa, fu lei a sporgersi per baciarlo. Un bacio morbido e tenero. Sorprendentemente... felice. Poteva un bacio essere 'felice'? Sapeva di baci caldi, baci appassionati, baci affamati. Quella era una cosa nuova per lui. Che un bacio gli desse semplicemente serenità.

 

Le accarezzò una guancia, e si staccò da lei guardandola sorridente. “Ti va di fare una di quelle 'cose da ragazzo e ragazza'?” le chiese.

 

Buffy lo guardò confusa, ma sorridente “Cos'hai in mente?”

 

“Cinema. Questa sera. Ti vengo a prendere e andiamo a vedere quello che vuoi, il che significa che - per questa volta -” sottolineò “puoi scegliere una di quelle commedie sdolcinate per ragazze o drammi interminabili” le propose.

 

Buffy ci pensò un momento. Le era capitato raramente di uscire la sera, e probabilmente una settimana prima avrebbe detto no senza nemmeno pensarci. Ma Spike era gentile con lei, la trattava bene e passavano del tempo piacevole insieme. Dopotutto aveva diciassette anni, ed era venerdì sera. Perchè no. “Io... uhm... d'accordo” accettò. Poi si rabbuiò un istante “Solo...”

 

Spike aggrottò la fronte “Solo cosa?” chiese

 

“Mio padre...” sospirò “E' molto protettivo. Mi lascia fare quello che voglio ma probabilmente vorrà vedere in faccia il 'ragazzo che esce con sua figlia', sai, essendo l'unica...” spiegò impacciata.

 

Spike scrollò le spalle “Nessun problema, sono bravo a recitare la parte del bravo ragazzo” scherzò, e si sporse a baciarla di nuovo. Poi tirò su la testa e la guardò curioso “Ma lui dove pensa che tu sia stata in tutti questi pomeriggi?” chiese.

 

Buffy abbassò la testa colpevole “Uhm... con Willow...” disse con un filo di voce.

 

Spike sorrise “Hey, non si dicono le bugie, attenta perchè si inizia così e si arriva a diventare teppisti come me” la prese in giro. E Buffy rise insieme a lui.

 

************

 

Quella sera Spike arrivò a casa di Buffy alle otto, come aveva detto, puntuale come un orologio. Per evitare di creare problemi con cattive impressioni aveva indossato semplicemente camicia e jeans scuri, e aveva lasciato i riccioli biondi senza tirarli indietro con il gel. Sembrava proprio un ragazzino, sperava di non incontrare nessuno che potesse prenderlo in giro a vita. Fortunatamente quella sera ci sarebbe stata una festa a casa di un qualche tale che avrebbe tenuto occupata mezza scuola, o almeno la metà che contava. Aveva detto ai suoi amici che li avrebbe raggiunti lì più tardi, e prima di allora si sarebbe dato una sistemata.

 

Bussò alla porta e attese. Ad aprirlo venne un uomo più alto di lui, di corporatura media, e con sguardo severo oltre gli occhiali spessi.

 

“Buonasera signor Summers, sono venuto a prendere sua figlia, Buffy” le buone vecchie maniere inglesi. Facevano sempre colpo.

 

L'uomo lo lasciò entrare “Elisabeth è di sopra, finisce di prepararsi. Ragazze.” scherzò scuotendo la testa “Elisabeth?” chiamo “Il tuo amico è arrivato”

 

Spike sorrise, non aveva idea che Buffy si chiamasse così.

 

Il padre di lei si voltò a guardarlo, severamente “Sarà meglio che io e te ci chiariamo subito. So come sono i ragazzi della tua età, l'ho avuta anch'io e non è passato così tanto tempo. Speravo sinceramente che Elisabeth vi stesse alla larga ancora per un po', ma chi può fermare una ragazza della sua età. Tu mi sembri un ragazzo a posto, certamente avrebbe potuto capitarle di peggio, quindi tu riportamela a casa sana e a un orario dignitoso e io e te andremo d'accordo” disse fissandolo.

 

Spike deglutì “S-Si, signore” si affrettò a rispondere, sinceramente intimidito. Ora ricordava perchè non aveva mai voluto conoscere i genitori di quelle con cui era stato.

 

“Molto bene. Puoi chiamarmi Hank, 'signore' mi fa sembrare vecchio” gli sorrise. Missione compiuta.

 

Solo qualche minuto dopo Buffy scese le scale. E Spike rimase impietrito.

 

Indossava una gonna rosa pallido che arrivava sotto il ginocchio, non alle caviglie come l'aveva sempre vista. E la vista dei suoi polpacci tonici, per quanto potesse sembrare innocente di per se, lo portò automaticamente a mille pensieri su come il suo corpo potesse essere sotto i larghi stracci che indossava di solito. Aveva una camicetta che poteva quasi sembrare aderente, ed i capelli biondi e luminosi sciolti sulle spalle. Era il ritratto della serenità.

 

Scese le scale con grazia, nei suoi sandali bianchi, e raggiunse i due uomini.

 

“Ciao” lo salutò “Spero che mio padre non sia stato troppo inquisitorio con le domande” sorrise lei, guardando in direzione del padre.

 

“A dire il vero non mi ha fatto alcuna domanda” rispose Spike sorridendo “Solo uno scambio... di opinioni” assicurò.

 

Hank ne fu compiaciuto “Divertitevi voi due. Elisabeth, ricorda che ti aspetto alzato” le disse facendole un occhiolino, mentre i due si dirigevano alla porta.

 

Una volta usciti dalla casa, si diressero verso la macchina, e Spike le aprì la portiera, per poi salire al posto di guida. “Sei bellissima questa sera” le disse. Di nuovo, non mentiva.

 

“Grazie...” arrossi lei. Non avrebbe mai saputo quanto tempo aveva passato a convincersi a mettere una gonna di lunghezza 'normale'.

 

“Elisabeth, uh?” le fece notare

 

“Uhm, si, è il mio secondo nome. Ma mio padre si è intestardito e mi chiama solo in quel modo” spiegò

 

Spike sorrise “Allora, quale film hai scelto?” chiese avviando il motore.

 

 

 

Capitolo 9

 

“Tesoro, ma lo sai che 'Terremoto nel Bronx' è un film con Jackie Chan, vero?” le chiese Spike mentre parcheggiava.

 

“Certo” rispose Buffy tranquillamente scendendo dalla macchina

 

“E... lo sai che questo vuol dire che è un film di arti marziali...” spiegò

 

Buffy lo guardò alzando le spalle “Certo che lo so”

 

“E...” iniziò sempre più confuso “A te piacciono i film di arti marziali?” cheise

 

“Quasi tutti” disse lei mentre andavano alla biglietteria “Ma i suoi molto di più, perchè sono anche comici. E poi ha quasi cinquant'anni e non usa controfigure, in ogni film c'è una scena spettacolare in cui si fa spesso molto male, e durante i titoli di coda mostrano tutte le scene sbagliate. È divertente!” sorrise lei.

 

Spike era allibito. Nel sapeva quasi più di lui. “Oh beh, se ne sei sicura tu...”

 

E lo era eccome. Nella prima mezz'ora non aveva smesso di ridere nemmeno un secondo. Era completamente diversa dalla pudica e corretta ragazza della scuola, sempre a testa bassa e rispettosa di tutti. Rideva cosi forte che temeva li avrebbero cacciati, anche se essendo una replica non c'era quasi nessuno in sala. All'inizio era lui a essere imbarazzato dal suo comportamento, paradossalmente, ma poi si era rilassato e, per la prima volta da che andava al cinema con una ragazza, aveva iniziato a seguire il film. Ovviamente sbirciando ogni tanto le gambe ora visibili della ragazza, la cui gonna saliva sopra le ginocchia quando le accavallava, mostrando qualcosa che gli sarebbe decisamente piaciuto toccare.

 

Questo fino all'intervallo.

 

Appena si riaccesero le luci, Spike si offrì di andare i prendere i pop-corn. Tornò presto con un bicchiere maxi di pop corn e uno di aranciata. “Ecco qui, piccola” disse porgendole l'aranciata ancora prima di sedersi.

 

Ma finì con l'inciampare nella borsetta di lei a terra rovesciando il bicchiere di aranciata “Dannazione scusami, mi dispiace non ho fatto apposta” anche se di solito era una tattica, da lui non usata perchè 'passata di moda', questa volta era inciampato davvero.

 

Buffy sussultò immediatamente “Oddio è gelida” squittì a bassa voce per non disturbare nessuno.

 

Spike controllò l'entità del danno. L'aranciata era finita metà su di se, ma fortunatamente aveva una maglietta sotto la camica bagnata e poteva tranquillamente toglierla, e l'altra metà era finita su Buffy. Sulla sua camicetta. Spike deglutì vistosamente notando i capezzoli induriti dal liquido gelido sporgere dalla camicetta ormai trasparente. “Scusami, sul serio sono un imbranato” disse appoggiando il bicchiere di pop-corn per evitare altri danni e sedendosi.

 

“Tranquillo...” disse aprendosi inconsciamente i primi bottoni asciugandosi istintivamente con le mani “Lo so che non devo mettere la borsa per terra, non è la prima volta che qualcuno ci inciampa sopra”. Per un momento Spike immaginò che altri uomini vedessero quello che vedeva lui, e un moto di gelosia lo pervase. “Però potresti darmi una mano. Fa veramente freddo” disse rabbrividendo.

 

Spike raggiunse la borsetta che aveva causato il guaio, frugandovi dentro per cercare qualche fazzoletto. Appena trovato il pacchetto ne estrasse alcuni, porgendone uno a Buffy. Buffy lo prese ed iniziò ad asciugarsi “Oddio quanto è freddo” rise lei. Spike avrebbe voluto unirsi alla risata per allentare la tensione, ma non riusciva a staccare gli occhi dal modo inconsciamente sexy con cui Buffy passava il fazzoletto sul proprio torace, e sull'iniziò del seno che si intravedeva dalla scollatura. Invece Spike tese la mano tremante che ancora teneva i fazzoletti “Ti do... una mano” farfugliò, ormai incapace di controllarsi. Buffy non vi fece nemmeno caso all'inizio, continuando a ridere per il freddo e la situazione comica. Ma appena sentì la sua mano sfiorarle il collo nuovi brividi si aggiunsero a quelli gelidi che già sentiva.

 

Le luci si spensero per l'inizio del secondo tempo. Buffy smise di asciugarsi, ma Spike continuò, il viso a pochi centimetri dal suo. Dato il buio improvviso per un momento non distinse nemmeno la sagoma della ragazza, e quando scivolò troppo in basso chiuse gli occhi in attesa dello schiaffo che sarebbe arrivato. Ma con suo immenso stupore, Buffy trattenne il respiro, e si voltò verso di lui. Si guardarono negli occhi per un tempo apparentemente infinito. Lei non lo stava fermando. Il suo sguardo era timido, probabilmente era incerta su cosa fare. 'Se deve arrivarmi uno schiaffo, ne sarà valsa la pena' decise, abbandonando il fazzoletto e continuando a massaggiarla fin dove la camicetta era aperta. Buffy era immobile, tesa. Nella lieve luce bianca che arrivava dallo schermo, vedeva il suo labbro inferiore tremare. E poi lei si avvicinò e sfregò le labbra sulle sue. Non lo allontanò, e lui non smise di toccarla. E mentre il suo tocco si approfondiva nella scollatura, il bacio si approfondiva nelle loro labbra. Spike non poteva più resistere, i jeans iniziavano a essere stretti, e per quello che poteva doveva sfogare la tensione che si era accumulata così tanto per così poco. Aprì la bocca, e passò la lingua sulle sue labbra morbide, implorando per entrare, scivolando nella sua calda bocca. Buffy non era più tesa, era solo timorosa, incerta su cosa fare. Ma quando sentì la sua lingua istintivamente l'accarezzo con la propria.

 

Dopo qualche momento si separarono per prendere aria, e non smisero di fissarsi negli occhi. “Perchè non mi fermi?” le sussurrò lui, senza togliere la mano, senza distanziarsi da lei di più di pochi centimetri.

 

“Non lo so” sussurrò lei riprendendo fiato. Abbassò gli occhi. “Hai bagnato anche la tua camicia” notò. Tese una mano per scostarla. Spostò lentamente la mano per accompagnarne il lembo fino al fondo, e poi di lato circondandogli un fianco. Si sporse per baciarlo di nuovo, e mentre il bacio si intensificava, e il massaggio di Spike proseguiva, Buffy sfilò una parte della maglietta dai pantaloni e infilò timidamente la mano dentro a toccare l'addome. Spike sussultò al contatto di quella piccola mano con la propria pelle.

“Che fai, piccola?” sussurrò contro le sue labbra

“Mi stai toccando. Devo farlo anch'io” sussurrò lei, ancora un po' intimorita. Ma nella sua voce non c'era costrizione, c'era necessità. Non gli diceva di sentirsi obbligata a ricambiare, gli diceva di aver bisogno di farlo.

 

Il film continuò a scorrere sullo schermo. Ma nessuno dei due si voltò più a guardarlo.

 

 

 

 

“Grazie della serata...” disse Buffy imbarazzata, stringendosi nella camicia che Spike le aveva prestato per coprire la propria macchiata. Strano come nell'immaginario collettivo sia più imbarazzante indossare qualcosa di sporco che qualcosa di evidentemente non proprio.

 

Nel viaggio di ritorno erano stati silenziosi, ma non per imbarazzo, semplicemente per soddisfazione. Poi erano arrivati vicino a casa sua, e Spike aveva parcheggiato a distanza da casa sua, dicendole che non poteva lasciarla andare senza baciarla di nuovo. Così arrivarono nel vialetto d'ingresso puntualmente alle undici. E trenta minuti.

 

Spike pensò di accompagnarla alla porta, ma lei disse che era meglio di no o avrebbe finito per baciarlo ancora, e suo padre probabilmente l'aspettava in allerta come un leone. La salutò promettendole di chiamarla anche quel fine settimana perché voleva vederla. Il guaio era che lo voleva sul serio. Vederla così spesso negli ultimi giorni era stato... diverso. E non passava così tanto tempo con una ragazza dai tempi di Dru. Drusilla... solo pensare a lei il sangue gli ribollì nelle vene, fu sufficiente a ricordargli il motivo per cui faceva tutto questo.

 

Avviò il motore e ripartì. Ma non sarebbe andato alla festa, come aveva detto ai ragazzi. Dopo tutta quella serata, doveva seriamente farsi una doccia fredda.

 

 

 

Capitolo 10

 

“Sei tornato presto ieri sera, per essere un venerdì. Immagino tu sia stato con quella Buffy.” commento Giles da sopra un giornale, il mattino dopo.

 

Spike si avvicinò strisciando i piedi verso il tavolo della cucina, prese posto a sedere e addentò un biscotto “Già” borbottò con noncuranza versandosi del caffè.

 

“E' proprio una brava ragazza” disse Giles fissandolo attraverso gli occhiali. Era evidente dove voleva arrivare.

 

“Già” ripetè Spike ignorandolo.

 

Giles si arrese e abbassò il giornale. “Che stai facendo con lei?” chiese serio.

 

Spike non alzò nemmeno gli occhi “Non sono affari tuoi” disse bevendo il caffè che aveva versato.

 

Giles sospirò “Sono tuo padre...” minacciò

 

“No che non lo sei” rispose Spike tranquillo, prima di alzarsi e tornare verso la camera.

 

 

 

 

Appena arrivato, si lasciò cadere sul letto e prese il cellulare dal comodino, componendo il numero.

 

“Pronto?” disse la voce femminile.

 

“Ciao piccola” sussurrò

 

“Spike!” la sentì dire contenta “Ma... ti sei svegliato adesso?” chiese stupita

 

“Mmm... no... io stavo...” sospirò “Si, mi sono svegliato adesso. Cioè mi sto ancora svegliando...”

 

La sentì ridere dall'altro capo del filo.

 

“Piccola, mi dici una cosa?”

 

“Si?”

 

“... ti sei divertita ieri sera?” chiese con tono malizioso.

 

“Io... uh....” prese un respiro “... si... sono stata bene” disse sottovoce.

 

“Ti va di rifarlo stasera?” propose

 

“Um, io veramente...”

 

“Non sei mai uscita la sera quindi tuo padre mi ammazza se ti porto fuori due sere di fila, giusto?” rise lui

 

“Uh, si” le sentì dire

 

“E se invece venissi a casa mia domani? Papà la domenica sta sempre in galleria” quanto odiava chiamarlo in quel modo.

 

“Io, uh, okay”

 

“Ti vengo a prendere domani piccola” disse, e riagganciò.

 

 

Rimase sdraiato qualche altro momento, aspettando che il caffè entrasse in circolo. Decise che quella sera sarebbe uscito, per farsi perdonare dell'assenza della sera prima con i ragazzi. E per il momento poteva tornare a dormire. Probabilmente aveva preso la tazza del decaffeinato.

 

************

 

“Cosa? Faith ha buttato Wesley nella piscina di Riley Finn?” gridò quella sera Spike con gli occhi spalancati, seduto su una poltrona del pub locale 'Bronze', circondato dai suoi amici.

 

“Proprio così, amico” urlò Doyle, aggrottando la fronte per la musica troppo alta.

 

“Ero stata sfidata” si difese la mora “Diglielo Gunn, digli che ero stata sfidata!” implorò l'amico.

 

“Il tipo ha osato toccarla” disse Gunn prendendo un sorso dal suo drink, come se le sue parole spiegassero tutto.

 

“Visto?” disse Faith, giustificandosi come una bambina.

 

Spike scoppiò a ridere “Dio, quanto mi sono perso...” continuò a ridere gettando la testa all'indietro sullo schienale della poltrona.

 

“Giusto, spiega perchè te lo sei perso, amico” chiese Gunn sorridendo come chi la sa lunga.

 

Il sorriso di Spike crollò, e quasi gli venne da arrossire al pensiero di lui e Buffy nelle poltrone del cinema “Sentite ragazzi, io...”

 

“Non hai mica già vinto la scommessa, vero?” chiese Faith aggrottando la fronte “No, impossibile, la Summers ha le mutande di ferro” sentenziò.

 

“Infatti, io non...”

 

“Spikey non ha vinto la scommessa” disse una voce suadente dietro di loro “Non riuscirà a vincerla”

 

I tre amici si voltarono, e la mascella di Spike si tese. Drusilla. “Gira i tacchi o chiamo la neuro” disse Faith risoluta, voltandosi per fronteggiarla, subito seguita da Gunn.

 

“Voi non potete capire” continuò lei, ignorandola come se nella sua mente nemmeno esistesse “Solo io capisco, vero principe oscuro?” disse guardandolo negli occhi. E quelli di Spike non si staccarono dai suoi, con sguardo furente.

 

Doyle si alzò in piedi, affiancandosi a Faith “Drusilla, girati e vattene” sentenziò. Doyle non si arrabbiava mai. Tranne con la cagna che aveva distrutto il suo migliore amico.

 

“Lui non può perchè è troppo buono e debole, la principessina lo farà impietosire, e lui fallirà... come sempre” continuò tranquillamente.

 

Doyle avanzò, le afferrò un braccio e la tirò lontana. Drusilla si lamentò come una bambina, finchè lui non la lasciò nei pressi della porta laterale del locale. “Avvicinati ancora a lui, e sarai fortunata se mi limiterò a torcerti il braccio” minacciò.

 

Drusilla sorrise “Lei assomiglia alla sua mamma” disse, voltandosi e allontanandosi. Doyle strise la mascella.

 

 

Nel frattempo Faith e Gunn si erano seduti accanto a Spike, che aveva continuato a fissare con rabbia il vuoto dove prima c'erano gli occhi di Drusilla. “Hey, fratellino, tutto bene?” chiese Faith dolcemente. Spike era forte, sempre, con chiunque. Ma non con Drusilla. Questo lo sapeva lui e lo sapevano i suoi amici, e non intaccava il rispetto che avevano per lui.

 

“Certo” disse distogliendo lo sguardo “Ora esco”. Si alzò, avanzò verso la porta e uscì.

 

Doyle arrivò un momento dopo “Dov'è?” Faith indicò la porta, e Doyle si avviò in quella direzione.

 

Si affretò a uscire, e fece qualche passo nel vicolo oscurato scontrandosi con un paio di persone. Spike non c'era. Dannazione. Probabilmente appena fuori era corso alla macchina.

 

“Ahi” disse una voce dietro di lui che catturò la sua attenzione. Si voltò, e vide una ragazza che si massaggiava la spalla, una ragazza molto carina. Una ragazza a cui probabilmente aveva tirato una pesante spallata mentre cercava Spike.

 

“Scusami, ti ho colpito?” chiese Doyle, tornando subito a essere il timido ragazzo di sempre.

 

La ragazza abbassò gli occhi. Dei bellissimi occhi che alla luce dei lampioni splendevano di verde e castano. “N-non fa niente” disse con un filo di voce

 

Doyle le si avvicinò “Mi dispiace davvero, ero distratto, cercavo un amico”. Poi si guardò intorno. Nessuno le stava intorno, nessun amica, nessun ragazzo... “S-sei qui da sola?” le chiese, vergognandosi subito della sfacciataggine.

 

“I-io sono qui con un amico” disse lei

 

“Oh” abbassò gli occhi

 

“Ma lui ha appena trovato il coraggio di invitare Anya Jenkins a ballare, e sono venuta a prendere un po' d'aria perchè non so quanto ci metteranno” continuò.

 

Doyle si illuminò e la guardò di nuovo. Tese la mano “Piacere, io sono Doyle”

 

La ragazza sorrise timida, e gli strinse la mano “Piacere, mi chiamo Willow”

 

*********

 

Non avrebbe vinto? Era troppo debole? Glielo avrebbe dimostrato. Glielo avrebbe dimostrato eccome che non era debole. Che poteva fare quello che voleva. Non c'era un cuore, non c'era William il poeta, lo aveva strappato lei, non c'era nessuno di così insignificante da impietosirsi per quella ragazzina. Una ragazzina dolce. Una ragazzina che lo trattava come se avesse un valore. Una ragazzina che lo trattava come una persona.

 

*********

 

Spike andò a prenderla a casa alle tre del pomeriggio, e per le tre e quindici erano arrivati davanti a casa sua. Appena l'aveva vista aveva dimenticato la notte precedente. Quella in cui era riuscito ad addormentarsi solo dopo aver svaligiato l'armadietto dei liquori. Lei era come luce, tantissima luce. Ma non la luce accecante che ti brucia gli occhi, quella tenue che ti fa vedere le cose.

 

Parcheggiò la macchina, e rapidamente ne fece il giro per aprire la portiera anche a Buffy. Le prese la mano e la condusse verso la porta, lasciandola solo un momento per girare la chiave nella serratura. La fece entrare per prima, e sorrise mentre lei ammirava quanto grande fosse. Era un pensiero insolito per un ragazzo, ma adorava quella casa. Sua madre l'amava.

 

“Ti piace?” le chiese

 

Buffy aveva ancora gli occhi spalancati “E'... è bellissima” disse incantata.

 

Spike le si avvicinò da dietro, appoggiandole le mani sulle spalle. Le scostò i capelli, posandole un bacio sulla nuca. Buffy chiuse gli occhi, lasciandolo fare, e abbandonò la testa di lato. Spike le tracciò una scia di baci lungo la spalla, facendo scivolare la spallina del top beige che indossava.

 

Ma Buffy si irrigidì, rialzò la testa e si staccò da lui, voltandosi. Spike si allarmò, che avesse cambiato idea? Che non fosse sul serio contenta della sera prima? La vide abbassare gli occhi, e arrossire. “Io... pensavo...” prese un respiro “Potremmo guardare un film?” propose timida.

 

Spike tirò un sospiro di sollievo, e le sorrise “Certo piccola. Non volevo spaventarti saltandoti addosso, è solo che mi sei mancata” le spiegò. La vide rilassarsi palesemente, e le indicò il divano nella sala accanto, conducendovela e prendendo posto accanto a lei. Frugò rapidamente tra i dvd e trovò quello che cercava, 'Terremoto nel Bronx'. Sapeva di averlo, nelle sale lo stavano solo replicando. “Potremmo guardarci il secondo tempo, che ne dici?” propose ghignando. La vide arrossire, ma sorridere, e annuirgli.

 

Durarono circa dieci minuti nella più totale calma, seduti l'uno accanto all'altra con lui che le teneva un braccio intorno alle spalle. E poi Buffy fece la più innocente mossa in grado di fargli perdere la testa. Appoggiò la testa alla sua spalla, permettendogli di odorarle i capelli. Spike fu inebriato dal profumo di pesca che veniva dai suoi boccoli dorati. Incapace di trattenersi, si avvicinò inalando ampiamente. Buffy lo sentì, e inconsciamente strofinò la guancia sulla sua spalla, alzando la testa verso di lui. I pochi centimetri che separavano le loro labbra furono presto colmati da entrambi all'unisono, e l'atmosfera di due sere prima si ricostruì in un attimo. Buffy portò una mano alla sua guancia, strofinandola lentamente, mentre lui ne appoggiò una al suo collo, iniziando ad accarezzarlo verso la spalla. Aprì la bocca, e mentre lui la esplorava con la sua lingua, Buffy scese lentamente con la mano, risollevandola dopo essersi infilata dentro la maglietta di lui, riprendendo da dove erano rimasti. Così fece anche lui, scendendo con la mano sul suo petto e prendendole un seno a coppa, massaggiandolo attraverso la stoffa morbida, che si allentò facendo scendere la spallina.

 

Spike ruppe il bacio per primo, ansimando e guardandola negli occhi. “Vieni con me” le disse. Si alzò in piedi, senza mai staccare del tutto il contatto con lei, continuò a tenerle la spalla scendendo poi verso la mano per invitarla ad alzarsi. Ignorò il suo sguardo confuso e la condusse dietro di se fuori dalla stanza, e su per le scale. Entrarono in una stanza, evidentemente la sua, sorprendentemente piena di libri, con una moquette blu notte ed i mobili scuri. Spike chiuse la porta dietro di loro, e Buffy si allarmò, voltandosi a guardarlo, ma lui fu subito rassicurante “Tranquilla piccola, non ti ho portata per quello che pensi. Volevo solo che potessimo continuare in un posto più intimo” le sussurrò.

 

Buffy gli sorrise, avvicinandosi e mettendogli le braccia intorno al collo, prima di alzarsi sulle punte dei piedi e baciarlo di nuovo. Spike l'afferrò dolcemente per i fianchi, guidandola mentre camminava all'indietro verso il letto matrimoniale. Quando sentì il materasso dietro le ginocchia si sedette e poi sdraiò, portandola con se perché rimanesse sdraiata sopra di lui, e allargando le gambe perché potesse poggiare le ginocchia sul letto. Il loro bacio era appassionato, ma non rapido. Era lento e dolce, e mentre Spike giocava con il lembo inferiore del suo top, lei infilò di nuovo le mani sotto la maglietta. A quel punto Spike la spinse leggermente perché si alzasse lasciandogli un po di spazio, e si sfilò la maglietta dalla testa. Buffy rimase a bocca aperta, fissando il suo torace muscoloso e il suo addome scolpito. Non aveva mai visto un uomo fatto così, qualcosa in quella forma l'attraeva.

 

Spike notò il suo sguardo e ne fu contento. Non lo stava guardando con l'acquolina in bocca, lo stava guardando come se non avesse mai visto niente di più bello. Come se fosse un'opera d'arte. Il sorriso di compiacimento si trasformò in una maschera di tensione quando lei si abbassò per baciargli il torace, ed esplorandolo con le labbra passò sopra al suo capezzolo sinistro. Non riuscì a trattenere un gemito, e lei, accorgendosene, provò a farlo do nuovo, e poi tirò fuori la lingua per sperimentare il sapore della sua pelle, e Spike l'afferrò per le spalle, tremando “Ferma, per favore” implorò, stringendo gli occhi.

 

“Ho... ho sbagliato? Non ti piace?” gli chiese.

 

Spike non riaprì gli occhi, ma le lasciò le spalle “No, mi piace troppo, è quello il problema” farfuglio.

 

Buffy arrossì, ma poi sorrise, lieta di aver appreso questo nuovo potere su di lui. Poi un pensiero malizioso le attraversò la mente, e quando Spike riaprì gli occhi il top giaceva sul letto accanto a lui. “Cosi... siamo pari” fece notare.

 

Spike a malapena la sentiva. Nonostante i vestiti di dimensioni più classiche lei avesse iniziato a indossare, non si era mai immaginato attraverso la stoffa che le sue forme fossero così... perfette. I suoi seni erano tondi, il ventre piatto, i fianchi snelli ma morbidi. La naturalezza con cui gli si mostrava, protetta solo dal sottile strato di pizzo bianco del reggiseno, gli dava un senso di calore e fiducia quasi intossicante. Un velo di tristezza gli attraversò lo sguardo, e lei lo vide, dubitando per un attimo della sua decisione.

 

“Ho fatto male?” chiese

 

Spike la guardò di nuovo negli occhi. “No” le sussurrò convinto “No piccola...” alzò il busto per abbracciarla. La strinse forte, e poi la guidò perché si sdraiasse accanto a lui, con la testa sui cuscini. Quando furono sdraiati sui propri fianchi, l'uno di fronte all'altro, l'abbracciò di nuovo guardandola negli occhi. “Come fai a fidarti così tanto dopo così poco tempo?” le chiese, sorprendendola. “Una settimana fa dicevi di non fidarti neanche ad avermi intorno, ora sei così aperta con me...” sospirò, chiudendo gli occhi, e poi riaprendoli “Buffy, non mi conosci, io non sono una brava persona. Ho fatto cose che neanche immagini” confessò.

 

Buffy rimase interdetta un momento, guardandolo. Poi gli sorrise “Io ti conosco, so molte cose di te” gli sussurrò.

 

Spike alzò lo sguardo, triste. “Tu credi di saperle, ma io...”

 

“Ne sono sicura” lo interruppe. “So che fingi di essere un ragazzo da niente, ma ti piace leggere, tutti i libri che sono qui dentro hanno l'aspetto di essere stati sfogliati molte volte. So che ti comporti come se non t'importasse di nessuno, ma quando mi racconti di Faith e di Doyle il tuo sguardo si illumina. So che il tuo gelato preferito è limone, fragola e panna montata, da come lo fissi quando lo prendo io. Perché continui a prenderne un altro però, ancora non l'ho capito” rise.

 

Spike la fissò come se non fosse una creatura di questa terra “Perché sono stupido, piccola” disse, unendosi alla sua risata e abbracciandola. Pelle contro pelle, respiro contro respiro. In quel momento poteva dimenticare ogni altra cosa.

 

Capitolo 11

 

 

Lunedì mattina, ritorno a scuola, Spike attese Buffy davanti all'entrata. E quando lei lo vide gli sorrise, avvicinandosi senza imbarazzo.

 

“Ciao!” lo salutò contenta “Cosa fai qui? Non ti ho mai visto il mattino... così presto” scherzò

 

Spike le prese la mano “Ho pensato... che ho voglia di accompagnarti in classe” le disse, avanzando con lei dentro l'edificio.

 

“Oh... grazie?”

 

Si avviarono per i corridoi della scuola, mano nella mano, sotto gli sguardi invidiosi delle ragazze e quelli confusi di tutti gli altri. Dopo quello che avevano condiviso nei giorni precedenti, Spike non voleva che Buffy venisse turbata da voci che certamente avrebbero girato, decidendo con quella mossa di mettere in chiaro le cose. Non era una gran perdita per lui, visti i trascorsi con più o meno tutte le ragazze della scuola, e poi, sinceramente, non aveva voglia di pensare ad alcuna di loro in questo momento. Questo momento in cui aveva per mano una bellissima ragazza, dolce e profonda come non ne aveva mai conosciute.

 

Arrivarono davanti alla sua classe, e Buffy si voltò verso di lui “Aspettami qui” disse “Voglio farti conoscere qualcuno” spiegò entrando. Spike attese un momento fuori dalla porta, e un minuto dopo ne uscì la bionda insieme a una rossa. “Spike, lei è Willow. Willow, Spike” presentò.

 

La ragazza gli sorrise e tese la mano “Finalmente Buffy si è decisa a presentarti”

 

Spike la prese e la strinse “Dovrei dire la stessa cosa, Rossa. Ma con voi non c'è sempre anche quell'altro tipo...” chiese.

 

“Oh, dovrebbe” disse, e poi si voltò verso Buffy “Ma ora si è messo a uscire con Anya Jenkins ed è tutto il fine settimana che non lo trovo”

 

“Sul serio?” chiese Spike aggrottando la fronte “Io pensavo che voi due...” si fermò quando vide Buffy, da dietro la spalla di Willow, fargli segno di tacere. “Oh... niente”. Suonò la campanella, e Spike si guardò intorno “Willow, è stato un piacere conoscerti. Buffy, a pranzo vengo a cercarti” sorrise ad entrambe, a una in modo più malizioso, e se ne andò verso la propria classe.

 

“Wow” disse Willow “Non lo immaginavo così” disse leggermente incantata

 

“Già” sorrise Buffy “Allora... cos'è questa storia di Xander?”

 

***********

 

Ora di pranzo. Spike era lì già da metà dell'ora precedente, come al solito. Questa volta Doyle, Faith e Gunn lo raggiunsero abbastanza in fretta.

 

“Hey, che fine hai fatto l'altra sera?” chiese l'amico appena raggiunto il posto accanto a lui sulla fontana di centro.

 

Spike si mostrò tranquillo “Dovevo sgranchirmi le gambe, ho fatto una passeggiata fino a casa” spiegò.

 

“E fino all'armadietto dei liquori di tuo padre” continuò Faith per lui.

 

Quando Spike non negò, Doyle lo guardò scuotendo la testa “Spikey, Spikey, che ci dovremmo fare con te...” scherzò mettendogli un braccio intorno alle spalle.

 

“Mi dispiace avervi lasciati lì in quel modo. Com'è andata la serata?” chiese, sinceramente pentito di aver lasciato gli amici.

 

“Oh tranquillo, il nostro Doyle qui ha fatto conquiste” raccontò Faith

 

“E noi scommettevamo su quanto ci avrebbe messo la ragazza prima di mandarlo in bianco” rise Gunn

 

Spike ghignò “Ah si? E chi ha vinto”

 

“Io” disse Doyle “Non l'ha fatto” ghignò orgoglioso.

 

Spike spalancò gli occhi, e gli diede una grande pacca sulla spalla “Doyle, amico mio, voglio i dettagli” disse, e i tre amici gli si pararono intorno fissando Doyle in attesa.

 

Doyle arrossì “No! Niente dettagli” disse, e quando vide le loro espressioni fintamente deluse aggiunse “Diciamo solo che non era così casta e pura come sembrava, e che ci vedremo di nuovo questa settimana” abbassò gli occhi per la vergogna, ma sorridendo.

 

“Un applauso al compagno finalmente entrato nel mondo degli uomini” propose Gunn.

 

Stavano per applaudire, quando qualcuno 'accidentalmente' prese contro a Faith passando e finendo per versarle addosso un intera bottiglietta d'acqua. Faith sussultò per il gelo, e non fece in tempo a colpire chiunque fosse stato che la persona in questione si spostò “Oh, scusami, sono talmente dispiaciuto, sono proprio maldestro, signorina” le disse Wesley con un tono che lasciava intuire tutto il contrario, prima di voltarsi e andare via.

 

Faith rimase a bocca spalancata coprendosi il torace con le braccia, e fece per gettarsi su di lui quando Spike la fermò “Faithy, sorellina, tu l'hai gettato in piscina e lui ti ha fatto una doccia, è stata una vendetta legittima” rise Spike. Faith lo guardò a occhi stretti, con un espressione che lo fece ridere maggiormente, stretta nel suo top nero ormai completamente fradicio. Cercò di liberarsi per andare a staccare la testa a Wesley, e Spike dovette abbracciarla. Rideva così forte da non aver abbastanza forza per trattenerla solo tenendole le braccia.

 

“Io lo uccido, giuro che lo uccido” minacciò Faith.

 

“Si, si, certo, certo che lo uccidi” rise Spike, strofinandole la schiena come si fa con le bimbe, mentre Gunn e Doyle si univano alla risata.

 

*******

 

Le aveva detto che l'avrebbe cercata, ma probabilmente intendeva come al solito nel cortile della scuola, quindi Buffy si diresse lì senza pensarci, accompagnata da Willow.

 

“Stai scherzando?” chiese all'amica rossa, totalmente allibita.

 

“Te lo giuro Buffy, non ci credevo nemmeno io! Ma lui era così carino, e gentile... ma non abbiamo fatto niente di sconveniente! Non troppo almeno...” arrossì lei.

 

“Oh dio! Ma fin dove sei arrivata?” chiese Buffy sempre più sconvolta mentre uscivano dall'edificio principale.

 

“Io... ecco...” poi Willow alzò gli occhi “Oddio è lì! Devo andare!” squittì scappando di nuovo dentro

 

Buffy la chiamò “Aspetta! Almeno fammi vedere chi è!” ma l'amica era già lontana. Sbuffò, sorridendo al pensiero di Willow che si lascia andare con un ragazzo appena conosciuto, e continuò verso il cortile.

 

“Ciao Buffy” le disse una voce molto bassa.

 

Si voltò a vedere chi era. Riconobbe Angel, il ragazzo a cui da una settimana dava ripetizioni “Oh, ciao Angel, qualcosa non va?” chiese tranquillamente.

 

Angel le si avvicinò con sguardo preoccupato “Io, so che non sarebbero affari miei, ma questa mattina ti ho vista tenerti per mano nei corridoi con Spike Back” disse

 

“Um, si?” confermò Buffy senza capire il punto.

 

“Mi sembri una ragazza molto gentile Buffy, e volevo metterti in guardia. Guarda là” disse indicando il centro del cortile.

 

Buffy si voltò, e vide Spike abbracciare una ragazza mora. Lo aveva già visto altre volte con lei, erano amici, era quella Faith di cui gli parlava tanto. Anche se ora in effetti, con lui che appoggiava il mento sulla sua spalla mentre lei stava palesemente sforzandosi di uscire dalla sua stretta, la situazione era un po' ambigua.

 

Angel continuò a parlare “E' da quando mi ricordo di essere qui che quei due sono inseparabili, fossi in te starei attento”

 

Buffy si voltò di nuovo verso di lui “Grazie, ma penso che questi non siano problemi tuoi” disse, tenendo un tono cordiale.

 

Angel alzò le mani “Certamente, non volevo farmi gli affari tuoi. Solo, tu sei molto gentile con me e volevo ricambiare il favore. Temo tu non sia l'unica che... 'lo tiene per mano'”, e con questo si allontanò.

 

Buffy rimase un momento a guardare Spike con quella ragazza. Tre giorni prima non si sarebbe posta il problema, ma dopo quello che aveva condiviso con lui non riusciva a non pensarci. Se Spike fosse davvero un donnaiolo come dicevano tutte quelle voci che sentiva? Se non riuscisse a stare solo con lei ma dovesse uscire anche con un altra? Forse lei non era abbastanza, sapeva di avere dei ritmi molto più lenti dei suoi. Ma con questi pensieri in testa non poteva vederlo ora. Si voltò, e tornò dentro la scuola.

 

*******

 

Spike l'aveva aspettata per tutto il pranzo, ma lei non si era fatta vedere. Non capiva il motivo, sembrava serena quella mattina, contenta. Decise di aspettarla alla fine della scuola, e scoprire cosa non andasse.

 

Rimase appoggiato allo sportello della macchina, senza fumare perché lei non potesse arrabbiarsi, ormai quasi aveva smesso. Quando la vide uscire le si avvicinò subito, sorridendole. “Ciao piccola” l'abbracciò, sentendola rigida “Va tutto bene? Ti ho aspettato a pranzo ma non sei venuta” chiese preoccupato, conducendola verso la macchina per stare lontani dal gruppo di ragazzi.

 

Buffy abbassò lo sguardo. Per tutto il giorno non era riuscita a smettere di pensare a lui che abbracciava la ragazza mora. “Si... tutto bene...” rispose con un filo di voce.

 

Spike aggrottò la fronte “No, non va tutto bene. Dimmi cos'hai amore, è qualcosa di grave?” chiese.

 

Buffy decise, o adesso o mai più. “Oggi ti ho visto con... Faith, penso fosse. Sembravate molto intimi” disse, guardandolo negli occhi. Ma non riuscì a sostenere lo sguardo, e li abbassò.

 

Spike sentì un moto di rabbia. “Pensi che io vada a letto con Faith?” disse secco “Pensi che ti tradisca?”

 

Buffy si allarmò “No! Io volevo solo...” ma non la lasciò terminare.

 

“Conosco lei e Doyle da quando sono arrivato e mi sono sempre stati vicini. Faith per me è come una sorella, come hai potuto pensare una cosa del genere?” alzò la voce.

 

Buffy prese un respiro, e lo guardò negli occhi, impostando la voce in modo educato “Mi dispiace, Spike. Mi sono confusa per un momento e ho frainteso la situazione” spiegò con calma.

 

L'espressione di Spike si addolcì istantaneamente. Gli aveva appena dato ragione? La litigata non era nemmeno iniziata e lei già capiva? Aveva riconosciuto il proprio errore e gli aveva chiesto scusa. Una cosa del genere non gli era mai capitata, con tutte le volte in cui gli era capitato che le ragazze si ingelosissero di Faith senza motivo, aveva finito per essere prevenuto e arrabbiarsi ancora prima di ascoltarla. E di solito erano discorsi interminabili che concludeva seccamente lasciando la ragazza e cercandosene un altra. Ma Buffy no, Buffy lo aveva ascoltato e aveva capito. E tutto si era risolto con calma. Incredibile.

 

Le si avvicinò abbracciandola “Scusami piccola. Non volevo alzare la voce, mi sono arrabbiato per un attimo perché voglio molto bene alla mia amica, e odio quando qualcuno pensa che ci sia qualcosa sotto di diverso” le alzò il mento, dandole un bacio a fior di labbra. “Sai che ti dico? Tu oggi mi hai presentato Willow, e io domani ti faccio conoscere Faith. Che ne dici?” propose.

 

Buffy gli sorrise, ma poi scosse la testa “Forse è meglio un altra volta, mi serve un attimo per dimenticare quello che ho sospettato, o finirei per arrossire troppo quando me la presenti” rise.

 

Spike si unì alla sua risata, e tutta la tensione fu dimenticata.

 

 

 

Capitolo 12

 

Passarono due settimane dalla loro unica e brevissima lite. Angel, dato il fallimento della prima mossa, rimase tranquillo nell'attesa di un momento più proficuo per tentare di nuovo. Buffy e Spike continuarono a vedersi quasi ogni giorno, godendo con tranquillità del tempo che passavano insieme. Da quel giorno in camera, la loro relazione sessuale era rimasta stabile o si era spinta poco oltre. Ma un particolare che a Spike non sfuggì, fu che i suoi vestiti e il suo comportamento erano sempre più spigliati. Ora indossava gonne che le arrivavano sopra il ginocchio, o addirittura pantaloni a volte, e top freschi al posto delle larghe camicette. Era compiaciuto di averle provocato quel cambiamento, anche se iniziava ad infastidirlo che altri vedessero parti di lei che fino a poco prima erano solo per lui.

 

E poi quel giorno ci fu una novità. Ma non per loro due... per un'altra coppia.

 

“Willow io non ci posso credere!” esclamò Buffy, seduta sul letto dell'amica. Era corsa appena questa le aveva telefonato raccontandole “Lo conosci da solo due settimane! E non me l'hai nemmeno presentato!” gridò allibita.

 

Willow arrossì vistosamente “Buffy ti prego non giudicarmi male!” disse un po' impaurita dalla sua reazione “Si, lo so che è stata una cosa affrettata. Ma lui è così carino... e dolce!” lo acclamò lei.

 

Buffy prese un respiro “Capisco Willow ma... sei così sicura di poterti fidare? Lo conosci appena...” cercò di razionalizzare.

 

“Certo che posso fidarmi!” esclamò, incrociando le gambe sul letto per poterla guardare meglio negli occhi “Senti qui. Mi ha presentata ai suoi genitori dopo una settimana. Mi ha portata fuori a cena già tre volte, mi aspetta tutti i giorni dopo la scuola. E l'altro giorno, quando ero terrorizzata per il test di storia e tu eri da Spike, è venuto qui e mi ha aiutato a ripetere la lezione! Tu sai cosa vuol dire stare qui ad ascoltarmi ripetere la lezione!” le spiegò.

 

Buffy ci pensò un momento. “Beh... in effetti se è stato così paziente da rimanere qui e passare tre ore a non sentire altro che te che ripeti, e ripeti, e ripeti fino allo sfinimento... si, deve averla decisamente presa sul serio questa relazione”

 

Le sue amiche si guardarono, ora sorridendo. E poi Buffy si sporse ad abbracciarla.

 

“Ora però... raccontami com'è stato!” la pregò.

 

Willow s'illuminò come se non aspettasse altro che quella domanda “E' stato fantastico!” gridò, poi si calmò un momento “Voglio dire... all'iniziò fa male, ma poi... non so, quasi non te ne accorgi più! Ed è bellissimo...” sorrise sognante.

 

“Cioè è... piacevole?” cercò di capire.

 

“Oh no Buffy, è più di questo. È una cosa... intima. È come non avere più segreti, o imbarazzo, o paura di niente... e dopo tutto sembra diverso!” farfugliò con poca chiarezza.

 

“Cioè...” iniziò Buffy confusa “... come?”

 

“Per esempio” spiegò Willow “Non penso che Cordelia Chase lo abbia mai fatto”

 

Buffy spalancò gli occhi “Cosa? E come lo sai?”

 

“Non è che lo so per certo. È una specie di... sesto senso. Da come si muove, come si comporta...” tentò di spiegare.

 

Buffy rinunciò a seguire il filo di ciò che diceva l'amica. Ma una domanda la tormentava da un po' di tempo. “Willow...”

 

“Si?”

 

“Come...” prese un respiro “... come hai fatto a sapere che eri pronta?” lasciò uscire.

 

Willow la guardò, sorridendole comprensiva. “Beh, c'erano alcuni segnali...”

 

“Per esempio?” chiese, pronta a prendere appunti mentali di ogni parola.

 

“Beh, ecco... um... innanzitutto, prima i ragazzi nemmeno mi interessavano, e poi stando con lui ho iniziato a chiedermi come ho fatto a stare tutta la vita senza coccole! Poi... c'era fiducia, sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male. E poi... ci siamo semplicemente fatti prendere, sembrava di essere percorsi da una scarica elettrica! Non aveva senso aspettare ancora, abbiamo colto l'attimo” tese le mani ancora eccitata al pensiero.

 

Buffy annotò quello che l'amica le disse, riflettendovi a confronto con la sua situazione personale per un momento. Poi le sorrise, e l'abbracciò. “Oh Willow, sono tanto contenta per te...” poi aggrottò la fronte “Ma... quando è successo di preciso?” chiese, mentre un dubbio le si insinuava nella mente.

 

“Oh, lui è uscito cinque minuti prima che arrivassi tu” spiegò candidamente.

 

Buffy spalancò gli occhi “E' successo oggi? Poco fa? Qui??”

 

Willow annuì “Uh-huh, proprio qui nel letto”

 

Buffy si alzò di scatto guardando il letto su cui era seduta “Ewww, potevi almeno avvertirmi!”

 

Le due amiche si guardarono un momento, e poi scoppiarono a ridere entrambe fino ad avere le lacrime agli occhi.

 

“Allora...” continuò Buffy appena si furono riprese “... quand'è che me lo fai conoscere?”

 

*****************

 

“Sei sicuro che tuo padre non torni a casa? È quasi ora di cena” chiese Buffy, abbracciata a Spike nel suo letto.

 

In tutta risposta, le diede un bacio “Sicuro, è via per lavoro, probabilmente torna domani. Tu sei sicura di poter restare stasera, anche se domani c'è scuola?” le chiese, baciandola di nuovo prima della risposta e accarezzandole il petto attraverso il reggiseno.

 

“Uh-huh” disse lei, accarezzandogli il torace nudo “E' molto più tranquillo da quando sei rimasto a cena a casa nostra” spiegò, scendendo per baciargli le spalle.

 

Spike chiuse gli occhi per il contatto con le sue labbra. “Ci credo” sussurrò “Mentre eri in bagno mi ha fatto una di quelle 'chiacchierate tra uomini', praticamente chiarendomi che se ti trattavo male mi avrebbe staccato le braccia dal corpo” rise, ricordando la situazione imbarazzante.

 

Buffy risalì per baciarlo di nuovo “Mmm, a me le tue braccia piacciono dove sono adesso” mise il broncio.

 

Spike intensificò il bacio, e rotolò i loro corpi per salire su di lei. Scese in una scia di baci lungo la sua forma, al ritmo lento della passione spontanea che c'era tra di loro, fermandosi sull'ombelico. Con mani tremanti, scese lungo le sue gambe e le alzò lentamente la gonna. La sentì tendersi, e alzò la testa. “Piccola...”

 

“Spike io...” iniziò Buffy, imbarazzata “Non mi sento ancora di...” non riuscì a finire la frase.

 

“Buffy, non era quello che stavo per fare” le disse dolcemente risalendo su di lei, rassicurandola “Ma se ti fidi di me, c'è una cosa che vorrei fare da molto tempo” propose, sfiorandole le labbra con le proprie.

 

Il cenno di Buffy fu quasi impercettibile, ma lui lo vide. Tenendo i corpi alla stessa altezza per continuare a baciarla, salì con la mano dentro la sua gonna, fermandosi all'elastico delle sue mutandine. Buffy era leggermente preoccupata, ma la curiosità le impedì di fermarlo, anche quando entrò nelle sue mutandine con la mano, sfiorandole i riccioli.

 

“Spike...” sussurrò

 

“Vuoi che mi fermi?” chiese immediatamente, allarmato.

 

“No...” rispose lei, e mentre lo sentiva continuare ad accarezzarla lentamente, scese con la propria mano verso il bordo dei suoi jeans. Con cautela li sbottonò, infilando la mano incerta ad accarezzare quel misterioso rigonfiamento attraverso i suoi boxer.

 

“Buffy, non sei costretta a farlo anche tu” le sussurrò all'orecchio, baciandole il lobo.

 

“Sai che se mi tocchi tu voglio farlo anch'io” gli ricordò.

 

Mentre la mano di lui scese più in basso, accarezzandola su e giù per la sua fessura, Buffy avventurò la mano dentro i boxer, seguendo con la mano la forma del suo sesso, sorpresa di sentirlo... pulsare, e apparentemente anche ingrandirsi. Spike irrigidì lo stomaco, cercando di trattenersi il più possibile, incerto sulle proprie reazioni data la prolungata astinenza a cui non era più abituato. Ma quando la sentì stringerlo, con cautela infilò lentamente un dito nel sul stretto e accogliente canale. Buffy sussultò per la gradita invasione, aggrappandosi alle sue spalle con la mano libera e nascondendo la testa nel suo collo. “Ti ho fatto male, amore?” le chiese preoccupato.

 

“No... no, è solo... strano” disse.

 

Rimase fermo qualche momento, per lasciarla abituare a lui, e quando la sentì ricominciare a muovere la mano, riprese anche lui nel suo intento. Buffy abbandonò le inibizioni, iniziando istintivamente a muovere su e giù la mano sulla sua asta rigida, per quanto l'elasticità dei boxer lo permetteva, ma non osava chiedergli di toglierli. Sentiva il dito di lui entrare e uscire da lei, curiosa di quanto questo fosse piacevole, e si mosse più veloce per avere lo stesso ritmo di lui. Dopo qualche minuto, avanzando in questo modo, Spike cedette. “Piccola...” ansimò “... io non voglio farti pressioni, ma ti prego, vai più veloce” implorò. A Buffy piaceva avere quel potere su di lui, e fece come le aveva chiesto. Ma quando lui iniziò con il pollice a sfregare un punto particolarmente sensibile di lei, senza smettere di entrare e uscire con l'altro dito, perse il controllo e iniziò a muoversi ad una velocità impensabile, sentendolo gemere e unendosi a lui per le sensazioni nuove che provava. Era bello quando lui l'accarezzava, ma ora era come se il suo corpo intero stesse per esplodere. “Oddio Buffy... Buffy, piccola, io sto per...” non fece in tempo a finire la frase, Buffy lo sentì pulsare nella sua mano, abbandonarsi contro di lei e fermare per un momento i suoi movimenti.

 

Incerta su cosa fare, mosse la mano ancora qualche volta, prima di accorgersi della sostanza calda di cui aveva sentito parlare nelle lezioni di educazione sessuale. Ritrasse lentamente la mano, alzando gli occhi per vedere come stesse lui. Spike sembrava in totale abbandono, con gli occhi chiusi e il respiro corto. “Spike?” sussurrò, chiamandolo.

 

Spike aprì gli occhi, spaesato per un momento. Poi improvvisamente salì su di lei, ricominciando a muovere la mano, entrando e uscendo da lei con il suo dito e strofinando quel punto sensibile con il pollice. Dopo pochi istanti Buffy getto la testa all'indietro, tremando mentre sentiva esplodere qualcosa dentro di lei “Oddio” sussurrò ansimando. Spike allora rallentò, aiutandola a scendere dal suo picco prima di fermarsi del tutto. Tolse lentamente la mano, appoggiandola al letto per reggersi sui gomiti, tremanti per lo shock di poco prima.

 

Buffy continuava a tenere gli occhi chiusi, e dopo qualche momento fu lui a doverla chiamare “Buffy?”

 

Buffy aprì gli occhi. Si fissarono per un momento, prima che lei attaccasse la sua bocca con la propria. Spike si lasciò cadere sul letto accanto a lei, interrompendo il bacio per ridere orgoglioso, e lei si unì a lui.

 

********

 

Il giorno dopo, come ormai in ogni giorno di scuola, Spike attese che lei uscisse in cortile per il pranzo per raggiungerla. Ma, stupendola, la prese per mano, e la trascinò con se.

 

“Dove mi stai portando?” chiese Buffy aggrottando la fronte.

 

“Quando te lo chiedo dici sempre di non sentirti pronta, quindi prendo io l'iniziativa” le disse lui sorridendo, e Buffy si rese contro che la stava portando alla fontana, dai suoi amici. Tentò di protestare, ma lui la ignorò completamente, prendendola scherzosamente in giro. “Ragazzi, ragazza, lei è Buffy” presentò.

 

Buffy si ritrovò in piedi, con Spike che la teneva per mano, davanti ai suoi amici seduti tranquilli sulla fontana. Si sentì subito nervosa, le sembrava di invadere il loro spazio e di disturbare. “Uh... ciao...” sorrise timidamente.

 

“Finalmente ce l'hai portata!” esclamò Doyle, dando una gomitata a Gunn, sdraiato ed evidentemente addormentato “Sveglia, cavernicolo, un po' di buone maniere!”

 

Gunn tirò su la testa confuso, poi si voltò verso di lei “Oh! Oh... sai, per quella volta... mi dispiace, di solito non mi comporto così male....” disse, imbarazzato fino alle ossa.

 

Buffy sorrise “Oh, non preoccuparti, Spike mi ha spiegato...” disse

 

Gunn guardò Spike a occhi stretti “Vorrei proprio sapere cosa ti ha spiegato...” disse, lasciandogli intendere che gli doveva molte spiegazioni.

 

Faith si intromise nella conversazione, tendendo la mano “Ciao! Io sono Faith. Tranquilla, sembrano grossi ma non mordono” scherzò sui ragazzi.

 

Buffy prese la mano “Piacere...”

 

Spike era contento che finalmente si conoscessero, anche se non si spiegava il perché. “Te li presenterò di nuovo quando saranno meno addormentati...” scherzo, scusandosi con lei, e facendola ridere.

 

Doyle saltò su “No, no dai! Adesso ci svegliamo!”

 

“Buffy” disse Faith, alzandosi verso di lei “Spikey qui ci parla di te quasi tutto il giorno, per questo non sappiamo cosa chiederti!”

 

Buffy stava per rispondere, quando uno strano ragazzo mai visto passò accanto alla mora rovesciandole addosso del caffè che aveva l'aria di essere bollente. “Scusami tanto” le disse con un sorriso smagliante, allontanandosi. E Doyle andò subito a trattenere Faith che imprecava e minacciava lo strano ragazzo.

 

“Non farci caso” le sussurrò Spike all'orecchio “Quello era Wesley, Faith e lui si provocano con dispetti del genere da due settimane” rise lui.

 

Buffy lo guardò leggermente confusa “Oh... capisco...” mentì

 

“Scusate ragazzi, torno subito” disse Faith ad alta voce senza nemmeno guardarli, diretta verso... beh, lo sapevano tutti.

 

*********

 

Wesley camminava tranquillamente per i corridoi della scuola, gettando il contenitore di caffè vuoto nel primo cestino a cui passava di fianco.

 

Passò accanto a una porta chiusa, e prima di rendersi conto che era stata aperta sentì qualcuno trascinarlo dentro, richiuderla e spingervelo contro. Rimase allibito quando scoprì che tutta quella forza arrivava da una ragazza. E da quale ragazza arrivava.

 

“Mi sono stancata dei tuoi preliminari. Quel caffè scottava” minacciò Faith a denti stretti.

 

Wesley si tolse gli occhiali “Scottava anche la pasta che mi hai rovesciato in testa due giorni fa, posso assicurartelo” disse in sua difesa.

 

La stanza era vuota. Le luci erano spente. I corpi attaccati. Non durarono nemmeno un minuto prima di attaccarsi a vicenda, e non certo per farsi male.

 

***********

 

“Eccomi qui. Mi sono persa qualcosa?” disse Faith tornando dagli amici.

 

Doyle la guardò un momento “Tu no, ma noi certo si. Perché hai la maglietta di un ragazzo adesso?” le chiese.

 

Il particolare non era passato inosservato. Ma Faith scrollò le spalle “Non potevo certo andare in giro con quella sporca di caffè” disse semplicemente.

 

“Lo vedo” commento Spike, che teneva un braccio intorno a Buffy, sedutasi nel frattempo sulla panchina a chiacchierare con loro. “E, per caso, è lo stesso ragazzo che ti ha prestato la maglia ad averti prestato anche i boxer?” disse, indicando il tessuto bianco che sporgeva dalla sua borsa.

 

Con un tempismo perfetto, a poca distanza da loro passò Wesley, indossando la sua camicia allacciata nel modo sbagliato. I cinque ragazzi lo guardarono passare, poi Faith si voltò verso di loro, sorridendo “Che volete farci. È la vita.” disse stirando le braccia indietro, evidentemente contenta. “Allora” continuò lei “Buffy... vorrei chiederti qualcosa, ma come dicevo prima, Spike mi racconta quasi tutto” rise.

 

“Io una domanda ce l'ho!” alzò la mano Doyle, come se fosse in classe.

 

Buffy rise per il comportamento buffo di quel ragazzo. “Che cosa?”

 

“Buffy, non prenderla male sai, ma... che razza di nome è?” la guardò confuso.

 

Scoppiarono a ridere tutti quanti, Buffy compresa, prima di rispondergli. “Non lo so. L'ho chiesto a mio padre tante volte, ma lui si limitava a dire che è stata mia madre a scegliere, lui si prende la responsabilità solo di 'Elisabeth', il mio secondo nome” spiegò sorridendo.

 

Faith si alzò, si sedette accanto a lei e le mise un braccio intorno alle spalle, facendola sentire decisamente più a suo agio “Dai non te la prendere. Pensa che Faith è il mio secondo nome, il primo è troppo ridicolo, non lo dico mai” le fece un occhiolino, e Buffy le sorrise, grata di averle allentato la tensione.

 

“Cosa cosa?” si girò Spike “Ti conosco da tre anni e non sapevo che Faith non è il tuo nome?” la guardò alliibito.

 

Faith roteò gli occhi “Quello è il mio nome, ma non il primo. Che razza di differenza c'è?”

 

“Io ora lo voglio sapere!” esclamò Gunn

 

“Si!” si unì Doyle “Dai, dai, dai, dai, dai, dai, dai ti preeego...”

 

I quattro si voltarono a fissarla, in attesa. “Okay! Okay...” si arrese “... Beatrix” disse, con un filo di voce perché nessun altro nei paraggi potesse sentire.

 

“Cioè...” disse Doyle confuso “... tu ti chiami Beatrix Faith Green?”

 

Faith roteò gli occhi “Si, ma adesso dateci un taglio” tagliò seccamente.

 

Al contrario, i tre ragazzi scoppiarono a ridere, mentre Buffy ricambiava la stretta sulla spalla in modo comprensivo.

 

“Beatrix Faith Green” ripetà Gunn, mentre ridevano “Beatrix Faith!”

 

Ma improvvisamente Spike smise di ridere.

 

 

 

Capitolo 13

 

Mentre la gang rideva e Faith li minacciava di morte se avessero divulgato il suo primo nome, Buffy si voltò verso Spike, aggrottando la fronte per la sua espressione.

 

“Spike, va tutto bene?” chiese preoccupata.

 

Spike si svegliò dalla sua trance, prendendo un respiro. “Si... si certo”. Guardandola negli occhi capì di non averla convinta “Senti io... ho ricordato di dover fare una cosa, vuoi scusarmi?” disse alzandosi e allontanandosi.

 

Buffy lo guardò attonita. L'aveva lasciata sola tra i suoi amici nonostante sapesse quanto era imbarazzata. No, non era da lui, doveva essere successo qualcosa.

 

“Hey, dov'è andato Spike?” chiese Faith interrompendo le minacce.

 

Buffy si voltò verso di lei “Io... non lo so, dice che aveva da fare ed è quasi scappato via” rispose confusa.

 

“Non te la prendere” la rassicurò Gunn “Magari si è dimenticato di chiudere la macchina” minimizzò.

 

“Oh...” sorrise Buffy “Allora... io vado” disse con un filo di voce.

 

Doyle si alzò, andando a sedersi nel posto accanto a lei precedentemente occupato da Spike, trattenendola “Hey, non devi andartene solo perché non c'è lui, vero Faith?” si rivolse all'amica, lanciandole un'occhiata significativa.

 

“Esatto, B. Se stai con lui ormai sei parte del gruppo” le mise un braccio intorno alle spalle.

 

Un tempo Buffy si sarebbe preoccupata, non conoscendo quelle persone se non di fama. Ma dopo Spike aveva imparato a rivalutare le persone. Dopotutto Doyle aveva un sorriso tenero, e Faith era stata amichevole, cercando di metterla a suo agio da quando era arrivata. Sorrise, e si unì alle chiacchiere.

 

********

 

Spike era tornato dritto a casa, approfittando della prolungata assenza del suo cosiddetto padre. Sdraiato sul letto, fissando il soffitto senza realmente guardarlo, pensava. Gli sembrava assurdo, e sperava che fosse una dannatissima coincidenza, ma qualcosa gli diceva che non era così. Beatrix Faith, non era assurdo che non sapesse il primo nome della sua migliore amica? Beatrix F come nel portasigarette di Giles. Non riusciva a comprendere. Se quei due si conoscevano perché nessuno gliel'aveva mai detto? Ma poi gli tornò in mente che per la vergogna per la sua situazione familiare non aveva mai portato i suoi amici a casa, e lui portava il cognome della madre. Quindi era effettivamente possibile che Faith e Giles si conoscessero senza sapere di avere lui come collegamento. Dopotutto Faith non gli aveva mai parlato dei suoi amanti se non per le loro capacità a letto, e Giles non sarebbe stato così stupido da rischiare la propria reputazione coinvolgendo un amante nella sua vita privata. Era così ridicolo pensare alla ragazza che considerava come una sorella insieme all'uomo che avrebbe dovuto essere un surrogato di padre. Ma non sarebbe stata la prima volta per Faith con un uomo della sua età, e da lui non c'era nulla che non si aspettasse. Si chiese per un momento se per caso Faith gli avesse già parlato di lui senza sapere di chi parlava, e il pensiero gli mise la nausea. Prese un altro sorso dalla bottiglia di birra che teneva in mano, e la lanciò contro il muro, guardandola mentre finiva in frantumi.

 

*******

 

Nei corridoi della scuola, alla fine delle lezioni, Buffy rimase ad aspettare appoggiata al muro accanto alla porta d'uscita. Ogni giorno nelle ultime tre settimane trovava lì Spike, e ora era sola. Era più che evidente che Gunn avesse minimizzato dicendo che era andato a chiudere la macchina, ma si chiese se il motivo della sua fuga fosse per qualche motivo lei.

 

Faith, Gunn e Doyle uscirono dalla porta laterale, in ritardo come sempre per i venti minuti di ramanzina del preside Snyder che doveva rimproverare puntualmente qualcuno di loro, tanto più che ormai si aspettavano a vicenda. Questa volta il problema era Faith, e le voci su che avesse 'fornicato con un altro studente all'interno dell'edificio scolastico'. Ridevano ripetendo quella frase per loro ridicola, quando Faith notò Buffy. Il suo sorriso svanì guardando l'aria smarrita della ragazza.

 

“Ragazzi... venite con me” disse seria. I due si guardarono aggrottando la fronte per capire cosa intendeva, quando la videro dirigersi verso Buffy Summers. “Hey B!” disse allegra, con un sorriso “Cosa ci fai qui fuori?” chiese.

 

Buffy le sorrise “Io, umm... di solito Spike viene a prendermi all'uscita, ma oggi temo non lo farà, non lo sento da quando è scappato a pranzo” disse cercando di nascondere la preoccupazione.

 

Doyle intervenne prontamente “Oh, Dio! Che stupido! Mi dispiace, dovevo avvertirti che oggi Spike doveva dare una mano a suo padre in galleria, mi aveva chiesto di dirtelo ma l'ho dimenticato...” mentì per l'amico.

 

Buffy sorrise un po' più contenta “Oh, d'accordo, non c'è problema allora” disse

 

“Ti serve un passaggio?” chiese Gunn

 

“Oh, no grazie. Abito qui vicino, vado a piedi” disse.

 

Si salutarono, e Buffy si diresse verso casa. Quando fu a distanza sufficiente, Gunn parlò.

 

“Ragazzi, due domande”

 

“Spara” disse Doyle, continuando a guardare Buffy che si allontanava, come a voler controllare che tornasse a casa sana.

 

“Primo, cos'era quella storia di Spike che aiuta suo padre? Spike ha un padre?” chiese ironico.

 

“Spike suo padre lo odia, per questo non ce ne parla e non ci fa mai entrare in casa sua. Doyle se l'è inventato sul momento, genio” sbottò Faith.

 

“Okay, okay. Secondo, perché stiamo facendo amicizia con la Summers? Voglio dire, non che mi dispiaccia, anzi... ma non credete che questo complichi le cose quando scoprirà della scommessa?”

 

Faith prese un respiro “Beh, non è necessario che lei debba scoprirlo... e poi...”

 

“E poi non credo che Spike tenga più così tanto a quella scommessa” finì Doyle per lei.

 

“Esatto” confermò Faith.

 

Gunn spalancò gli occhi “Sentite, lo so che conosco Spike da meno tempo di voi, ma da quello che so non è assolutamente possibile che Spike non tenga tanto ad una scommessa, ucciderebbe per scommessa!”

 

Doyle si voltò finalmente verso di lui “A meno che non abbia trovato qualcosa a cui tenere di più” sorrise.

 

Gunn lo guardò, mentre il mento gli cadeva a terra. Poi ghignò, e mise un braccio intorno alle spalle di Doyle.

 

Faith si unì alla loro espressione contenta per l'amico, quando qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la sua attenzione. “Ci vediamo domani amici” disse senza guardarli, raggiungendo l'attuale oggetto dei suoi desideri.

 

*********

 

Faith afferrò Wes per le spalle e lo spinse contro il più vicino albero accanto al giardino, facendolo sussultare.

 

“Buongiorno anche a te, devo dedurre che essere manesca è proprio una tua abitudine?” le chiese, risistemandosi gli occhiali scomposti dallo scatto.

 

Faith gli mise le mani sulle spalle “Vuoi riprenderti i boxer, stallone?” disse, adocchiandolo come fosse la sua preda.

 

Wesley si fece indietro un momento “Vai... molto di fretta” balbettò

 

“Basta parlare” disse attaccandogli la bocca con la propria.

 

Wesley si lasciò prendere dal bacio, ma poi in breve la bloccò tenendola per le spalle, attento a non farle male. Riprendendo fiato, le disse “Faith, senti, mi sono divertito molto a... scambiarci... scherzi, e oggi a pranzo è stato magnifico, sul serio, ma...”

 

Faith lo interruppe, lasciandolo andare adirata “Ma cosa? Non dirmi che tutti quei preliminari erano solo per la sveltina di oggi! Non posso aver perso così tanto tempo con te solo per quello” disse guardandolo a braccia incrociate.

 

“No!” alzò le mani “Non sto cercando di dire questo, è solo che...”

 

“Cosa? Sei troppo intelligente per uscire con una come me forse?” disse decisamente troppo nervosa

 

Wesley le poggiò le mani sulle spalle “Faith...” le disse con calma, facendola sciogliere per l'accento inglese “... stavo solo cercando di dirti, che mi piacerebbe portarti fuori a cena prima che mi salti addosso di nuovo...” le disse, guardandola negli occhi così intensamente da farla rimanere senza parole.

 

“Io...” balbettò, insicura “... o-okay” disse tentando di sembrare indifferente.

 

Wes le sorrise “Va bene se ti vengo a prendere domani sera? Non penso ti importi che il mattino dopo ci sia scuola” le disse.

 

“C-certo” disse ancora leggermente attonita.

 

“A domani allora” le disse, sfiorandole una guancia con le dita prima di lasciarla per andare verso la propria auto.

 

Faith rimase immobile a guardarlo per alcuni momenti, quando sentì Doyle e Gunn, evidentemente rimasti a distanza a godersi la scena, arrivare dietro di lei.

 

“Hey, quell'idiota ti ha lasciata qui così?” chiese Doyle, facendo uscire il suo lato di fratello maggiore preoccupato.

 

“No” disse Faith guardando la macchina che faceva manovra.

 

“Allora che è successo?” chiese Gunn confuso

 

“Credo... di avere un appuntamento...” disse Faith, più confusa di lui.

 

********

 

Buffy tornò a casa, sistemando la borsa dei libri sul tavolo della cucina. Sapeva che Doyle le aveva mentito, Spike l'avrebbe almeno chiamata. Si chiese se doveva essere preoccupata per lui, o di aver fatto qualcosa di sbagliato mentre la presentava ai suoi amici.

 

 

 

Capitolo 14

 

 

Willow si stirò sul letto, lieta di sentire accanto a se il morbido calore del suo ragazzo. Sorrise, girandosi nel suo abbraccio. Doyle dormiva ancora, e lei si prese un attimo per guardarlo tranquillamente. Era la cosa più bella che avesse mai visto. I capelli neri, gli occhi azzurri, passò un dito sulla sua fronte e poi lungo il suo naso, e sulle sue labbra. Lo vide iniziare a muoversi, si stava svegliando.

 

“Buongiorno” gli sussurrò.

 

Doyle sorrise e si voltò verso di lei “Vorrei che i tuoi fossero via tutti i giorni, mi piace restare a dormire da te, anche se poi dobbiamo andare a scuola” le rispose.

 

“Anche a me” si sporse, e si scambiarono un leggero bacio.

 

“Allora” le disse, girandosi su un fianco e mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio “posso venire a cercarti a pranzo? Mi piacerebbe passarlo con te” le propose.

 

Willow sorrise “Oh, che dolce!” disse “Però mi dispiace, oggi non posso. La mia migliore amica sta passando un brutto periodo col suo ragazzo e vorrei starle vicino oggi” raccontò.

 

Doyle mise il broncio “Capisco, anche il mio migliore amico sta passando un brutto periodo, magari ne approfitto per andare a trovarlo” disse, avvicinandosi per un altro bacio.

 

“Che cosa carina” sussurrò lei adorante.

 

Doyle le sorrise, e si stese di nuovo sulla schiena. “Dimmi” chiuse gli occhi, stirandosi “Quand'è che mi fai conoscere questa tua migliore amica?” chiese.

 

Willow sorrise “Appena si sarà risolto questo problema giuro che te la presento” promise “lo farei prima, ma Buffy è molto giù ora” spiegò accoccolandosi a lui, e chiudendo gli occhi.

 

Doyle invece li aprì, fissando il soffitto, mentre un brivido gli attraversava la schiena. Oh no.

 

********

 

Buffy ormai era più che certa che qualcosa non andasse. Erano passati quattro giorni da quando Spike era corso a casa. Non si era più fatto vedere, non l'aveva chiamata e non aveva risposto al telefono. All'inizio credeva sul serio di esserne lei la causa, che si fosse pentito di averla presentata ai suoi amici. Ma loro non lo erano, ogni giorno l'avevano invitata a passare gli intervalli con loro a chiacchierare tranquillamente, anche se Faith spesso spariva per decine di minuti con Wesley. E se il problema fosse stato evitare lei, Spike almeno sarebbe venuto a scuola, ma non aveva fatto nememno quello. Per fortuna avrebbe passato il pranzo con Willow, si sarebbe confidata con lei e le avrebbe chiesto consiglio su cosa fare.

 

*********

 

Doyle, Gunn e Faith sedevano intorno alla fontana. Erano stati in caffetteria, avevano mangiato, erano andati alla fontana, si erano seduti e avevano iniziato a guardare un punto davanti a loro. O almeno lo facevano Doyle e Faith, perché Gunn stava ancora mangiando, il suo terzo panino.

 

Poi si voltò verso di loro, iniziando a masticare più lentamente mentre li fissava “Ragazzi...” biascicò con la bocca piena “Ma che avete?”

 

“Niente” risposero in coro.

 

Gunn si rimise a mangiare. Poi rialzò la testa. “Hey dov'è Buffy oggi?” cheise, aspettandosi di vederla al solito posto alla fontana dopo pranzo.

 

“A pranzo con la sua migliore amica” disse Doyle senza distogliere lo sguardo.

 

Gunn lo guardò “E tu come lo sai?” chiese aggrottando la fronte.

 

“Perchè ho scoperto stamattina che la sua migliore amica è anche la mia ragazza” disse mettendosi la testa tra le mani.

 

“Oh” commentò Gunn, mandando giù il boccone “E tu invece che hai?” disse diretto a Faith.

 

“Io ho un ragazzo fisso” disse con la stessa aria smarrita “che per di più è amico di Angel” proseguì imitando la posizione di Doyle.

 

Gunn rimise lentamente il panino nella carta, infilandolo nello zaino “Okay” disse “Entra in azione Charlie consulente di coppie. Iniziamo dal nostro amico Doyle, la tua ragazza non sa che sei amico di Spike?”

 

“Non ne ha idea”

 

“E pensi di dirglielo?”

 

“Non ne ho idea” ripetè.

 

“Fantastico” ironizzò Gunn “E tu Faithy, hai parlato col tuo Wes dei vostri amici?” chiese alla mora

 

“No”

 

“Pensi di farlo?”

 

“No”

 

“Fantastico” ironizzò di nuovo, appoggiando il mento sulle mani “Quindi se ho ben capito se ho ben capito, il vostro problema è...”

 

“La scommessa” dissero Faith e Doyle all'unisono.

 

*********

 

Buffy aveva parlato con Willow, ed ora era decisa. Se Spike non usciva di casa, sarebbe andata lei a casa sua. Si, aveva deciso. Nell'ultima ora Willow aveva cercato con lei su Internet le linee di autobus che doveva prendere, e l'accompagnò alla fermata augurandole buona fortuna. Cambiò tre autobus per arrivare alla zona residenziale in cui abitava, col cuore che le batteva a mille per l'emozione e la paura. Se lui non avesse voluto vederla? Se lo facesse arrabbiare che lei invadesse così i suoi spazi? O se fosse deluso perché non lo aveva cercato prima? Cercò di far tacere le brutte sensazioni che aveva, mentre percorreva il vialetto d'ingresso e suonava il campanello di casa Giles, o Back, o quello che era.

 

Quello che non si aspettava era che ad aprirle fosse il signor Giles in persona. Buffy spalancò gli occhi senza sapere bene cosa dire, dopotutto non era certo stata invitata. Ma lui la tolse da ogni imbarazzo.

 

“Signorina Summers!” le sorrise “Non sa quanto sono felice di vederla” le disse “Prego, entri”

 

Buffy entrò con espressione incerta “La prego, mi chiami Buffy” disse mentre lui chiudeva la porta “Io... sono venuta per...” iniziò.

 

“Spero tanto sia venuta per far uscire mio figlio dalla sua stanza” disse con sincera speranza nella voce “Io ho provato, ma non intende ascoltarmi, ma qualcosa mi dice a te da più retta” spiegò, conducendola verso le scale.

 

“Io... lo spero, si” balbettò salendo.

 

“Buffy?” la chiamò mentre era a metà delle scale. Buffy si voltò verso di lui. “Per favore”

 

Buffy guardò la sincera preoccupazione nei sui occhi, e annuì. Si voltò e salì verso la camera.

 

 

La porta bianca era chiusa, e sentiva una musica forte e molto caotica provenire dall'interno. Bussò, ma non ebbe risposta. Attese un momento, poi bussò più forte “Spike?” chiamò, sperando che la sentisse in quella confusione.

 

Sentì la musica abbassarsi “Buffy? Sei tu?” disse una voce un po' impastata dall'interno.

 

“Spike, sono io. Posso entrare?” chiese

 

Per un momento ci fu silenzio, poi lo sentì di nuovo “Buffy, penso sia meglio che tu torni a casa...”

 

Non era arrabbiato, non era nervoso, sembrava... triste. E quando si è tristi non è salutare passare quattro giorni chiusi nella propria camera. “Spike, aprimi. Hai qualcosa che non va, e vorrei aiutarti. Non ti fa bene stare lì da solo, e io non voglio andare finchè non ti ho visto” disse, nel tono più dolce ma diretto che aveva.

 

Dovette attendere diversi momenti prima che la porta si aprisse di uno spiraglio, e spingendo potè entrare. Lo spettacolo che le si presentò fu qualcosa a cui non era preparata. Il forte odore di fumo le bruciò le narici, e per la stanza c'era una tale quantità di bottiglie di birra vuote da chiedersi se ne avesse nascosta una scorta per questi momenti. Lui era in piedi, dietro la porta, le mani in tasta e gli occhi puntati a terra. Ed era un disastro.

 

“Spike...” sussurrò, con le lacrime agli occhi “Cos'è successo...”

 

Spike alzò gli occhi verso di lei, giusto in tempo per vedere quanto fossero rossi e gonfi di pianto, prima che lui distogliesse lo sguardo di nuovo. “Lascia stare, non preoccuparti, una cosa di famiglia”

 

“Per quello che mi hai detto, non sono belle le tue questioni di famiglia” disse con cautela, avvicinandosi per accarezzargli una guancia e alzare gli occhi verso i suoi “Vuoi raccontarmi? Potrebbe farti stare meglio”

 

“Meglio? Io sto... sto benissimo, non si vede?” sorrise ironico, per un istante, andando a sedersi sul letto.

 

“Spike, ti prego. Sono quattro giorni che non esci da questa stanza, non stai per niente bene. Vorrei esserti utile” disse sincera.

 

Spike la guardò negli occhi. Quei limpidi occhi verdi che non chiedevano altro che poterlo aiutare. E dio sa se aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse, e lo aiutasse a fare ordine nei suoi pensieri. “Tu non dovresti vedermi in questo stato” le disse con voce spezzata, come se dovesse piangere di nuovo. Aveva toccato il fondo e lei lo aveva visto. Si supponeva che lei dovesse vederlo come il suo ragazzo ideale, e alla fine era lui ad aggrapparsi a lei.

 

“Non dirlo neanche, ti voglio bene, non c'è niente di te che può disgustarmi” disse andando verso di lui, sedendoglisi accanto e mettendogli un braccio intorno alle spalle “Mi vuoi raccontare?”

 

Spike continuò a guardarla. Nei suoi occhi tutte le sue resistenze non avevano più un senso. “D'accordo”

Capitolo 15

 

 

“Oh” sussurrò Buffy, senza sapere cosa dire. “Io... mi dispiace, Spike. Mi dispiace tanto, non avevo idea...” farfugliò.

 

Spike alzò la testa verso di lei, poi la riabbassò. Stavano seduti entrambi sul bordo del suo letto, senza neanche sfiorarsi. “Non preoccuparti, ormai è passato. Solo... io adesso... non so cosa fare” confessò.

 

Buffy gli prese la mano “Spike, capisco che questo era il tuo modo di affrontare la cosa, ma credo sinceramente che tu abbia sbagliato. Come puoi essere sicuro di doverti disperare se non sei nemmeno sicuro che le cose stiano come le hai pensate tu?” chiese

 

“Non potrebbero essere in altro modo, c'è il portasigarette... e il nome di Faith sopra...” si mise una mano davanti agli occhi per appoggiare la testa stanca.

 

“Ma Faith ha diciassette anni e Giles almeno cinquanta!” cercò di ragionare.

 

“Buffy... non cambiare l'opinione che hai di lei per questo, ma non sarebbe la prima volta” disse ridendo senza essere divertito.

 

Buffy rimase zitta un momento per la sorpresa dell'informazione, ma non lasciò perdere “Spike... tu non c'eri in questi giorni, non l'hai sentita parlare di Wesley... se ne sta innamorando” disse

 

Questo sorprese Spike, che alzò la testa per guardarla negli occhi. Quello era un briciolo di speranza. Forse sul serio si era sbagliato. Forse le cose non erano orribili come gli sembrava. “Allora...” inziò, cercando di pensare “... forse dovrei parlare a Giles...” riflettè.

 

Buffy sorrise orgogliosa “Bene, esattamente questo” affermò “Ma non in queste condizioni” gli fece notare.

 

“Che vuoi dire?” chiese aggrottando la fronte.

 

Buffy gli lanciò un occhiata esauriente “Non sei né completamente sobrio, né tanto meno pulito. Non sei abbastanza lucido per parlarne adesso, vai a farti un bagno, io aspetto qui” disse, facendolo alzare e conducendolo verso il bagno della sua camera.

 

Spike chiuse lentamente la porta dietro di se, avviò l'acqua della vasca ed iniziò a spogliarsi. Gli piaceva che qualcuno si prendesse cura di lui. Gli piaceva che qualcuno gli dicesse cos'era giusto fare. Sua madre lo faceva, sua madre gli diceva sempre che la cosa più giusta da fare era rispettare le persone. Ironico che lui non le rispettasse mai. Non aveva rispettato nemmeno Buffy, proprio lei che ora gli diceva come fare per rispettare se stesso e le altre persone coinvolte in quella complicata vicenda.

 

Entrò nella vasca da bagno, rilassando la mente nell'acqua calda, e si prese un po' di tempo per non pensare.

 

Ne riemerse quindici minuti più tardi, si asciugò rapidamente e mise un asciugamano intorno alla vita, prima di entrare in camera. Spalancò gli occhi quando la trovò completamente pulita. Buffy aveva raccolto in un sacco tutte le bottiglie vuote, aveva rifatto il letto e aperto le finestre per arieggiare. Ora sedeva sul letto, ferma come se non avesse fatto lei tutto ciò, e lo guardò sorridendo.

 

“Perchè lo hai fatto?” le chiese lui completamente incredulo.

 

“Perchè non si può pensare lucidamente quando intorno a te c'è solo caos” rispose semplicemente “Mentre ti rivesti scendo a farti del caffè” disse, dirigendosi verso la porta e uscendo, lasciandolo ancora attonito dietro di lei.

 

 

 

Buffy scese le scale e si diresse in cucina. Trovò facilmente il necessario per il caffè ed iniziò a prepararlo.

 

“Com'è andata?” chiese una voce incerta dietro di lei.

 

Quando si voltò vide che era Giles. Gli sorrise rassicurante. “Sta bene, anche se aveva bevuto molto e ora dovrebbe riposare” disse con cautela. Qualcosa le diceva che non era la prima volta, e che Giles non ne sarebbe stato stupito.

 

Infatti Giles non lo era “D'accordo, allora...”

 

“Penso che voi due avrete delle cose di cui parlare” disse con altrettanta cautela, mentre prendeva il caffè pronto.

 

Aspetto che lui annuisse, segnandole di aver compreso, e si diresse di nuovo al piano di sopra.

 

 

 

Spike era seduto sul letto, guardando il vuoto. La testa gli faceva male per la mancanza di alcool, e accolse grato il caffè che Buffy gli stava porgendo.

 

“Ti ringrazio molto per quello che fai” disse, guardandola negli occhi per indicarle che era sincero.

 

“Ma figurati” disse Buffy “per quel poco che so, è questo che si fa col proprio ragazzo. Ci si prende cura di lui” sorrise.

 

“Beh, ti sembrerà strano, ma non è mai stato quello che pensavano le ragazze con cui uscivo” e nemmeno lui, prima d'ora.

 

“Allora diciamo che è così che mi sento di fare” disse seria. Rimasero a guardarsi per un tempo indefinito, solo occhi blu dentro occhi verdi, comunicando più emozioni e dubbi che qualunque parola. Poi Buffy notò che Spike non aveva nemmeno toccato il suo caffè, e glielo prese dalle mani, appoggiandolo sul comodino. “Penso che ora dovresti riposarti. Quando ti sveglierai sarai pronto per parlare, e scoprirai tutto quello che vuoi sapere” disse rassicurante.

 

Ma Spike non era tranquillo. Non lo era stato per quattro lunghissimi giorni, e poi lo aveva provato di nuovo quando lei era entrata in quella stanza. Il pensiero che lei la lasciasse lo rendeva irrequieto. “Buffy...” sussurrò, cercando le parole, guardando in basso, “... puoi restare finchè non mi addormento?” la pregò.

 

Buffy rimase a bocca aperta per quella richiesta, così semplice eppure così profonda. “Certo” rispose.

 

Si sdraiarono l'uno accanto all'altra, l'uno nelle braccia dell'altra, l'uno nel cuore dell'altra. Spike ora stava bene, con lei stava bene.

 

********

 

Si svegliò ore più tardi. Guardando la sveglia vide che erano le undici. Buffy non era con lui, era tornata a casa, e il suo primo impulso fu di andare nel panico, ma lei stessa gli aveva infuso così tanta sicurezza in quello che doveva fare da avegli tolto ogni paura.

 

Si alzò, andò a lavarsi il viso per svegliarsi, e uscì dalla stanza per cercare Giles.

 

Lo trovò seduto sul divano, intento a leggere qualcosa da un libro di cui non vedeva la copertina. Prese un grande respiro prima di avvicinarsi. Quello non era il momento di sputare il solito veleno, come aveva detto Buffy, doveva essere lucido se voleva capire che diavolo stesse succedendo. Essere lucido significava niente battutine, niente frecciate, niente commenti. Domande e risposte. Attendere pazientemente le risposte. Prese un altro respiro, chiuse un momento gli occhi, e li riaprì per andare.

 

“Giles...” lo chiamò.

 

Giles alzò immediatamente la testa, evidentemente non lo aveva sentito arrivare. Posò il libro e si alzò in piedi “Come stai?” chiese preoccupato.

 

Quel gesto affettuoso lo confuse un momento. Non era arrabbiato, se avesse scommesso su questo avrebbe perso. “Sto meglio ora” rispose abbassando la testa.

 

Lo sentì emettere un udibile sospiro di sollievo. Poi riprese a parlare “Cos'era successo?” chiese.

 

“Devo farti delle domande” Spike alzò la testa.

 

“Certamente” consentì.

 

“Hai avuto delle amanti?” chiese diretto, guardandolo negli occhi per cercare anche la più piccola traccia di dubbio.

 

Giles aggrottò la fronte “Come ti viene in mente una cosa simile?” disse totalmente disgustato.

 

Spike rimase interdetto da quella risposta, quasi arrabbiata. Ma rimase impassibile, ne andava della sua salute mentale ormai. “Chi è Beatrix F?”

 

Questa volta Giles abbassò gli occhi. Passò qualche momento prima che parlasse di nuovo. “E' meglio se ci sediamo” propose.

 

Spike lo vide sedere di nuovo sulla poltrona, e prese posto in quella di fronte alla sua. Cercava di non mostrare alcuna emozione, ma il suo cuore batteva ad un ritmo insostenibile. Tutte le ipotesi che la sua mente aveva formato negli ultimi giorni sarebbero finalmente state spiegate.

 

“Ci sono delle cose... del passato di questa famiglia, che tu non sai” iniziò, e Spike si trattenne dal contestare la parola 'famiglia'. “Intanto devi sapere che io e tua madre stavamo insieme molto tempo prima che tu lo sapessi”

 

“Quanto prima?” chiese stringendo i braccioli della sedia.

 

“Da prima che tu nascessi. Lei era venuta a Sunnydale per studiare, io insegnavo arte all'università e lei era mia studentessa. Ci amavamo, ma io... ero già sposato, ad una donna di nome Joyce Green” prese un respiro, guardando le sue reazioni prima di continuare. Spike fingeva ancora di non provare emozioni, ma aveva iniziato a tremargli un ginocchio. Però una volta iniziata quella storia non poteva essere interrotta, e se Spike aveva voluto saperla adesso, lui l'avrebbe accontentato. Dire che glielo doveva era dire poco. “Volevo lasciare mia moglie per tua madre, e stavo per farlo, quando lei mi confidò di essere incinta. Non potevo lasciarla in quelle condizioni, la mia coscienza non lo avrebbe permesso. E nemmeno quella di tua madre, che senza dirmi nulla se ne andò in Inghilterra, tornando dalla sua famiglia”. Si fermò un momento, togliendo gli occhiali per strofinarsi gli occhi, incerto su come continuare. Cosa dire prima, e cosa dire dopo. Decise che per prima cosa avrebbe risposto alla sua domanda. “Beatrix è la bambina di cui mia moglie era in attesa. Non la vedo più da quando aveva tre anni, dopo il divorzio la mia ex-moglie ha ottenuto la custodia e non me l'ha più lasciata vedere. La sento soltanto attraverso alcune lettere che ci mandiamo, e che lei spedisce tramite sua madre la quale non permette nemmeno che sappia il mio nome. Non so come abbia fatto a tenerglielo nascosto fino ad oggi, ma evidentemente c'è riuscita, e io per rispetto nei suoi confronti non l'ho mai rivelato nelle lettere che invio”

 

Ecco. Quella era la risposta alla sua domanda. Beatrix Faith Green era figlia di Rupert Giles, l'uomo che adesso era suo patrigno. Quindi era come... una sorella? Che ironia, per lui era già come una sorella. Ma mentre il suo viso era impassibile e il suo ginocchio tremava, la sua mente stava lavorando. La storia che Giles aveva appena raccontato aveva suscitato in lui altre spontanee domande.

 

“Avrei voluto parlarti di questo più avanti, fra pochi mesi Beatrix compirà diciotto anni e allora sua madre non potrà più trattenerla, abbiamo considerato di incontrarci per quella data. Avrei voluto parlartene direttamente allora, a me e a tua madre non sembrava sensato farlo prima” continuò a raccontare sfregandosi il viso con le mani per calmarsi.

 

“Quando hai detto... che conoscevi mia madre da prima della mia nascita... volevi dire...” iniziò, ma non potè con concludere.

 

E del resto era quella la domanda che Giles aspettava “Si. Anche tua madre era rimasta incinta. Ma questo io lo venni a sapere solo anni dopo, quando divorziai da Joyce e tornai a cercare Jenny. La trovai a vivere da sola in Inghilterra, nella città dei suoi genitori. Tu avevi quattro anni, e nessuna idea di chi io fossi. Impiegai mesi a riacquistare la fiducia di Jenny, a convincerla che potevamo ancora essere una famiglia. Poi quando finalmente tu hai finito le scuole medie accettò di sposarmi, e di tornare qui perché fossimo pronti ad accogliere Beatrix nella famiglia appena ne avesse avuto l'età.” sospirò “Ecco, ora sai tutta la storia. Se hai delle domande, falle pure” quasi sussurrò, mentre si lasciava cadere contro lo schienale della poltrona, emotivamente esausto.

 

Passarono molti momenti prima che qualcuno dei due parlasse. Giles continuava a guardare il vuoto, aspettandosi una serie di domande che non arrivò. Il ginocchio di Spike aveva smesso di trovare, mentre lui aveva iniziato a guardare il vuoto simmetricamente al padre. Al padre. Suo padre. Il suo vero padre. E Faith era la sua vera sorella. Un minuto prima non aveva parenti, e un minuto dopo ne aveva due. Ed era lieto di sapere di lei, ma cosa doveva dire di lui? Lui che odiava, e perché lo odiava? Lo odiava perché credeva che tradisse la madre, ma evidentemente questo non era vero. E questo cambiava le cose? In teoria si, ma in pratica si parlava di anni di rapporto da recuperare, mille cose da riconsiderare, domande da porsi...

 

“Ti senti bene?” lo sentì chiedergli.

 

Bene. Come faceva a sentirsi bene, che domanda stupida era.

 

“Immagino non sia facile per te, spero solo tu sappia che non lo è nemmeno per me” parlava da solo.

 

Poco ma sicuro. Certo che lo immaginava. E una parte di lui quasi voleva rassicurare quell'uomo, suo padre, dirgli che tutto si sarebbe aggiustato, che ora poteva capirlo. Ma era vero che lo capiva? E il desiderio di avere lui per primo qualcuno che gli dicesse che tutto si sarebbe aggiustato era troppo forte. Davvero troppo per poterlo aiutare ora. Magari dopo, magari domani, ma ora doveva fare qualcosa, doveva muoversi, doveva rilassare i nervi, doveva andarsene, doveva...

 

“Sai, io e tua madre...”

 

“Mia madre è morta! È morta da tre anni, smettila di nominarla!” gridò, alzandosi e correndo fuori dalla porta.

 

Giles infondo se lo aspettava. La sua innaturale calma aveva lasciato presagire uno scoppio, e lo scoppio era arrivato. E probabilmente quella notte Spike non sarebbe tornato a casa, lo sapeva. Sperava solo non si cacciasse nei guai. Ma si fidava di suo figlio, faceva molti errori e poi tornava in riga da solo. Sempre. Forse.

 

*******

 

Buffy sentì degli strani rumori, e ne fu svegliata. Era a letto da poco visto il caos di quel pomeriggio, aveva fatto fatica a trovare sonno e ora era piuttosto infastidita di essere stata svegliata. Finchè non si rese conto che quel rumore era qualcosa che grattava contro il vetro della sua finestra. Qualcuno. E quando si svegliò completamente vide che era Spike, arrampicato dal tubo della grondaia. Si affrettò ad aprirgli, aiutandolo ad entrare senza farsi ulteriormente male.

 

“Spike!” sussurrò “Cos'è successo?” chiese allarmata aiutandolo a sedersi sul letto.

 

Tremava, ma fuori c'era caldo, il tremore veniva da dentro.

 

E guardandolo meglio vide che aveva pianto, o stava ancora piangendo. “Spike?” lo chiamò.

 

Spike la guardò, come se si fosse accorto ora che era accanto a lui. E senza attendere oltre la baciò.

 

Buffy fu colta di sorpresa, ma non se ne lamentò. Era da giorni che aspettava di risentire le sue labbra, e per un momento la sua mente si spense e lei si lasciò completamente andare a quel corpo che le era diventato tanto familiare nelle ultime settimane. Le loro braccia si intrecciavano scorrendo l'una sul corpo dell'altro, mentre il bacio diventava più intenso. Buffy lo aiutò a sfilarsi la maglietta mentre lui la spingeva perché si sdraiasse sul letto, mettendosi sopra di lei. Quella danza tra loro era iniziata tempo prima, e nei giorni era diventata più passionale, sicura, naturale.

 

Ma ora aveva qualcosa di diverso, qualcosa che per lui era stata una reazione alla disperazione, ma che anche lei sentiva. C'era qualcosa nell'aria, qualcosa di più intimo, e di più maturo. Come se prima avessero giocato e ora fosse giunto il momento di essere seri. Come se le nuvole si fossero addensate e ora iniziassero i tuoni. Tutti e due lo sapevano, non c'era bisogno di parlare.

 

Buffy accarezzò i muscoli del suo torace, mentre Spike raggiungeva il lembo della sua camicia da notte e gliela sfilava dalla testa, lasciandola davanti a lui con solo le mutandine. E poi si guardarono negli occhi, e capirono tutti e due cosa stava per succedere.

 

“Spike...?” sussurrò lei

 

“Si?”

 

“Tu non... non stai bene, non sei del tutto lucido... forse non dovremmo...” disse con un filo di voce.

 

Spike non la lasciò finire, mettendole le mani ai lati del viso per tenerle le guance, come se avesse paura che gli sfuggisse via “Buffy ho bisogno di te. Ti prego, non dirmi che non mi vuoi” disse con voce quasi tremante.

 

Buffy si perse nella profondità dei suoi occhi blu, guardandolo incredula. “Certo che ti voglio.” La semplicità con qui lo aveva detto lo colpì come un fulmine nel cuore. “Ho solo paura che non sia il momento giusto per te...”

 

“Buffy” le disse, baciandola, per poi spostarsi e guardarla di nuovo “Non penso possa esistere un momento più giusto di questo. Un momento in cui sono solo... io. Oggi il mio cuore si è scosso così tanto, da scrollarsi di dosso ogni barriera che aveva. E io sono uscito di casa e volevo solo trovare qualcuno che lo tenesse custodito mentre chiunque può ferirlo, e solo di te mi fidavo. Solo tu non lo hai mai colpito, neanche per errore. E ora è tuo, lo hai in mano, ho bisogno che lo tenga tu. E se non vuoi fare l'amore con me adesso ti capirò, ma ho tanto bisogno di te da scoppiare”

 

Buffy lo ascoltò commossa, asciugandogli le lacrime dal viso. Gli sorrise dolcemente, e abbassò le mani per iniziare a slacciarsi la cintura. Lui abbassò le mani per aiutarla, e lanciò i jeans a terra. Scese con la testa a baciarle il seno e l'addome, poi prese i lati delle sue mutandine per sfilarle, alzandosi dal letto per togliere le proprie. Erano nudi completamente, l'uno davanti all'altra, ma questo non gli portava imbarazzo. Spike prese un preservativo dalla tasca dei jeans, e tornò con lei sul letto.

 

Sdraiati l'uno accanto all'altro iniziarono a baciarsi e a toccarsi come già sapevano fare, finchè la tensione non diventò pesante da sostenere. Spike non sapeva come muoversi, non era mai stato con una vergine prima e teneva più di ogni altra cosa che la sua prima volta fosse indimenticabile. Stava per chiederle se voleva stare lei sopra di lui, se l'avrebbe fatta sentire più tranquilla, quando la sentì spingerlo perché salisse su di lei. Ottenuta la sua risposta, si mise sulle ginocchia per infilare il preservativo, non gli serviva altra stimolazione. Le accarezzò le cosce mentre scendeva di nuovo su di lei, e baciandola la toccò per trovarla pronta per lui. Le spinse le ginocchia perché allargasse le gambe, e si posizionò alla sua entrata. Aveva paura a guardarla negli occhi, paura di trovare ripensamento o timore, anche se con i gesti lo stava incoraggiando. Iniziò ad entrare dentro di lei. Era così stretta, e tesa. Si fermò. “Piccola...” le sussurrò all'orecchio, accarezzandole i capelli “... rilassati, non voglio farti male” le disse.

 

Sentendola rilassarsi sotto le sue carezze, cercò di entrare ancora, ma di nuovo era così stretta che aveva paura di farle male. La sentiva respirare in modo irregolare, e cercare di soffocare inutilmente lamenti per il dolore. Non sapeva cosa fare, non voleva farle male ma fermarsi adesso sarebbe stato orribile per entrambi. “Piccola...” la chiamò, alzando la testa. Buffy lo guardò, con gli occhi lucidi. Le stava facendo più male di quanto ammettesse, ma era bello averlo così connesso a lei e per nulla al mondo lo avrebbe fatto fermare. “Piccola vieni su di me” le sussurrò, uscendo da lei per quel poco che era entrato e ruotando i loro corpi per averla sopra di lui. L'aiutò a posizionarsi, facendola scendere su di lui ancora un poco. Era entrato più di prima, ma lei questa volta non era riuscita a sopprimere un piccolo grido.

 

Spike istintivamente si alzò con la schiena, abbracciandola. Stava seduto sul letto, con lei a cavalcioni su di lui, e la teneva stretta. “Non avere paura, ti tengo io” le disse. Buffy si sciolse a quelle parole. Cercò di abbassarsi ancora, ma ogni volta che era troppo, ogni volta che le faceva male, lui la sentiva tendersi e la stringeva forte per sostenerla. Era questa l'intesa perfetta, questo che avrebbe ricordato per sempre. E poco alla volta riuscì a scendere su di lui del tutto, improvvisamente il male era sparito. Era una magia. Essere così vicina a lui, così connessa, così legata, aveva fatto sparire ogni sensazione di disturbo. Buffy tentò di alzarsi e lentamente riabbassarsi su di lui, sorprendendosi ancora di come non sentisse più quel dolore che prima sembrava quasi insopportabile. Ora era bello, ora le inviava nel corpo sensazioni che non avrebbe mai immaginato. Era come se ogni nervo del suo corpo fosse connesso, e tutti insieme si stessero attivando nello stesso momento. La tensione, il dubbio, la stanchezza, i problemi, era tutto sparito.

 

Spike la prese e la ruotò di nuovo, tornando a stare sopra di lei come lei stessa gli aveva tacitamente chiesto. Inizio ad entrare e uscire da lei con movimenti lenti, ma quando vide che si era abituata a lui iniziò ad aumentare la velocità. In pochi minuti il ritmo era diventato quasi frenetico, spontaneamente cresciuto per volerne sempre di più. “Spike...” lo chiamò.

 

“Chiamami William” la pregò lui.

 

Buffy aprì gli occhi “William...” sussurrò, ansimando per i movimenti. E in un attimo lo sentì tendersi, muoversi come un folle, e prendere una nuova angolazione con cui qualcosa dentro di lei le inviava al corpo un piacere immenso. “William... ti amo” sussurrò in un gemito.

 

Spike spalancò gli occhi, e senza potersi controllare lasciò andare il proprio orgasmo. Sentì i muscoli di lei stringerlo, mentre gemeva come quel giorno nella sua camera, e si accasciò su di lei. Ansimava così forte da non poterle rispondere nemmeno se avesse provato, ma lei non sembrò averlo notato. Appena lui le fu sdraiato di fianco, si voltò per abbracciarlo, appoggiando la testa sul suo torace.

 

E mentre il loro respiro diventava regolare, Spike mise un braccio intorno a lei e chiuse gli occhi. La luce della luna filtrava dalla finestra, trovando due splendidi innamorati, addormentati l'uno nelle braccia dell'altro.

 

 

 

Capitolo 16 - sabato mattina

 

Quando Buffy aprì gli occhi, la mattina seguente, il letto accanto a lei era freddo. Sospirò, ma infondo capiva perfettamente che non potesse restare da lei a dormire così senza preavviso. In effetti se suo padre fosse salito per svegliarla e lui fosse stato ancora lì sarebbe stata nei guai. Grossi guai. Solo... magari avrebbe voluto che la svegliasse per salutarlo quando andava via.

 

Si voltò verso il comodino per guardare l'ora, ed ebbe una piacevole sorpresa. Accanto ad un giglio bianco, un fazzoletto di carta fungeva da biglietto. Lo prese in mano, appoggiandosi con la schiena alla testiera del letto, e lesse con un sorriso sulle labbra. 'Perdonami ma ho dovuto arrangiarmi con quello che avevo in tasca, e spero tuo padre non mi uccida per il fiore che ho preso dal giardino. È stata la notte più bella della mia vita, e vorrei svegliarmi accanto a te ora. Ma devo andare a fare qualcosa per sistemare il caos che è piombato nella mia vita, e appena avrò finito aspettami, che torno da te. Tuo, William'.

 

William... quando la notte prima glielo aveva confidato non vi aveva prestato molta attenzione, aveva solo sentito un senso di calore circondarle il cuore. Ora si sentiva quasi stupida per non essersi mai chiesta quale fosse il suo vero nome, perché in effetti era piuttosto ovvio che Spike non lo fosse.

 

La notte prima quando era arrivato da lei aveva voluto stringerlo tra le braccia e non lasciarlo più andare. E quando lui le aveva parlato, e l'aveva baciata, aveva sentito quel momento perfetto di cui Willow le aveva parlato. In quel momento non c'era niente oltre a loro due, nessuno dei suoi precedenti dubbi o timori. Spike la faceva sentire al sicuro, in pace, tranquilla e contenta. Felice. Ebbe un moto di tristezza a pensare che essendo sabato non lo avrebbe visto a scuola, ma si disse che doveva solo aspettare che mettesse ordine a tutto quello che gli era successo, e poi lo avrebbe rivisto. Lo avrebbe amato di nuovo.

 

*********

 

Spike se n'era andato presto quella mattina, alle prime luci dell'alba. Avrebbe potuto rimanere, ma la realtà è che non riusciva a guardare quell'angelo senza volersi svuotare il cuore dalle bugie con cui tutto era iniziato. Non riusciva a guardarla senza volerle raccontare tutto della scommessa. E lo avrebbe fatto, si disse, ma non poteva rovinarle il momento. Non poteva farle anche questo, sarebbe stato egoistico. Avrebbe barattato la sua felicità per la propria coscienza, e ogni momento in cui lei avesse ripensato alla sua prima volta avrebbe ricordato l'orribile confessione del mattino dopo. No, non poteva farle questo, meritava di soffrire ancora per trovare un momento migliore.

 

E momenti migliori sarebbero arrivati solo dopo aver risolto quel gran casino che gli era capitato. Capitato a lui? Che egoista era stato a pensarlo in tutti quei giorni, era ovvio che non era capitato solo a lui. Chissà quanto aveva sofferto Giles nell'abbandonare una figlia per stare con lui e sua madre, e sua madre stessa nel non potergli raccontare quel pesante segreto nemmeno sul letto di morte. Probabilmente lo aveva fatto pensando che fosse meglio per lui, che sarebbe arrivato un momento più adatto per lui per scoprire tutto. Ma si sa che il destino a volte gioca dei brutti scherzi. Solo che, in questo caso, se fosse stato abbastanza forte da andare oltre i propri capricci, avrebbe potuto muoversi per far stare meglio molte persone. E poteva farlo, perché Buffy con la sua gentilezza spontanea gli aveva mostrato quanto insensata fosse la maschera di egoismo con cui si era ricoperto, e quanto sarebbe stato facile solo uscirne e fare una cosa buona.

 

E capì immediatamente cosa.

 

************

 

Giles sedeva al tavolo della cucina, bevendo caffè. Quel giorno non sarebbe andato a lavoro, non finchè non avesse visto William tornare a casa sano e salvo. Conosceva bene il temperamento del figlio, come sapeva che era in grado di badare a se stesso, ma date le sconvolgenti rivelazioni della notte precedente non ne era più così certo. Se solo quella storia fosse venuta a galla due mesi dopo sarebbe stato preparato, ne avrebbe parlato lui per primo e William non si sarebbe sentito tradito, non avrebbe sentito così tanto il peso di quel segreto. Si chiese come avesse scoperto di Beatrix, il portasigarette che lei gli aveva regalato tramite la madre molti anni prima era gelosamente custodito nel suo armadio da mesi, da quando aveva smesso di usarlo per paura che si sciupasse. William non poteva averlo trovato di recente...

 

“Ciao” sentì dire dietro di se

 

Giles si voltò di scatto, emettendo un udibile sospirò di sollievo nel vedere il figlio incolume. Sorrise “William...” iniziò, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a lui “... io posso capire che tu sia sconvolto dalle recenti ammissioni, ma penso che dovremmo-”

 

“Aspetta” lo interruppe lui alzando una mano. Nella sua voce non c'era rabbia, sembrava più che tranquillo. Quasi... sincero. “Io ti ho odiato per anni perché credevo tradissi mia madre. Da quando ho trovato il portasigarette nella tua giacca. Ora che so che non è così, mi serve del tempo per abituarmici ma sono io a doverti chiedere scusa di molte cose” ammise guardandolo negli occhi. La cosa più difficile che doveva fare era quella, e aveva trovato il coraggio di farla. La prossima a confronto sarebbe stata una passeggiata.

 

Giles lo guardò incredulo per un lungo momento, prima di sorridergli orgoglioso. “Ci sono molte cose di cui parlare, ma penso che ora troveremo il tempo di farlo. Vorrei anche sapere come mai questa storia è venuta fuori adesso, che cosa-”

 

Spike lo interruppe di nuovo, impacciato “Si, beh, a questo proposito...” guardò a terra, prendendo un respiro, e poi si voltò verso la porta “Faith? Puoi entrare adesso...”

 

Giles sentì una fitta al cuore. Non sapeva come William potesse aver organizzato quell'incontro, ma capì subito a chi si stava riferendo. I secondi che seguirono prima dell'entrata della figlia che non vedeva da quindici anni furono i più lunghi della sua vita. E poi ad un tratto lei era lì, sulla soglia, mora come lui e bellissima, i tratti del suo viso non erano cambiati da quando era bambina, erano solo appesantiti da un trucco assolutamente non necessario. Guardava a terra timida, impacciata, aprendo e chiudendo la bocca come se stesse cercando le parole da dire.

 

“Beatrix...” sussurrò, come se non credesse a ciò che vedeva.

 

La ragazza alzò gli occhi “Io...” iniziò “... preferisco essere chiamata Faith...” spiegò, abbozzando un sorriso.

 

******

 

“Posso chiedervi... com'è successo tutto questo?” chiese Giles qualche minuto dopo, quando furono tutti seduti in cucina attorno a un tavolo con delle enormi tazze di te.

 

“Io e Spike ci conosciamo da quando vi siete trasferiti qui” spiegò Faith, ancora incerta della propria voce e per nulla abituata alla timidezza “In un certo senso... già ci consideravamo fratelli” rise leggermente.

 

Giles sorrise, lieto di saperlo “Ma allora... come mai avete scoperto solo adesso che...”

 

Spike lo interruppe “Non mi piace parlare di casa. Non l'ho mai fatto con nessuno, nemmeno con lei” spiegò.

 

Gli occhi di Giles si spostarono allora verso Faith, che rispose a sua volta “A dire il vero nemmeno io. Io... e mia madre non andiamo minimamente d'accordo. Il più delle volte semplicemente ci ignoriamo” disse con una punta di rabbia.

 

“Mi dispiace sentirlo...” Giles avrebbe voluto stringerla e dirle che appena compiuti i diciotto anni poteva venire a stare da lui, con William... ma non voleva spaventarla per il momento. “Ma... raccontami qualcosa di te...”

 

Spike sorrise al pensiero di cosa Faith poteva raccontare, se avesse detto quello che sapeva lui Giles sarebbe probabilmente sbiancato. Ma Faith lo sorprese “Beh... io... sono insieme a un ragazzo, un bravo ragazzo, è inglese anche lui e usciamo in modo... fisso”

 

Giles sorrise per il modo in cui quelle parole sembravano strane a lei stessa che le pronunciava. Faith si era spesso confidata con lui nelle lettere, sapeva delle sue attitudini con l'altro sesso. Forse non tutto, sospettava, ma era lieto che ora sembrasse aver messo la testa a posto.

 

Rimasero tranquillamente a parlare per circa un'ora. Spike se ne stava più che altro in disparte, li lasciava recuperare quello che potevano, intervenendo solo saltuariamente. Sentiva uno strano, o forse non strano ma per lui insolito, senso di calore. Calore famigliare. Prima quando era andato a spiegare tutto a Faith lo aveva fatto in modo quasi freddo, per risolvere subito e non perdersi nelle parole. Ma ora aveva finalmente tempo di pensare con calma alla situazione in se, e non a come cambiarla. Ora aveva una famiglia. Sarebbe stato difficile ricominciare ad avere un rapporto con Giles, ma lui e Faith lo avrebbero costruito insieme, Faith che era sempre stata per lui come una sorella e ora lo era di sangue. Stava andando tutto bene. In quei quattro giorni di isolamento non faceva che pensare a che disastro stava diventando la sua vita, e mai fino a quel momento aveva sul serio pensato che invece era migliore di prima.

 

E poi suo padre, perché ora non era più una vergogna chiamarlo così, si allontanò per sbrigare delle faccende e liberarsi il pomeriggio da passare con loro. Spike e Faith rimasero un momento soli.

 

“Dì, te lo immaginavi così?” le chiese lui.

 

Faith sorrise “Sinceramente... si, per i racconti di mia madre, ma non per come mi scriveva. Lo facevo più... giovane e sportivo. Ma si vedeva che si stava trattenendo, con un po' di impegno riusciamo a farlo sciogliere” gli fece un occhiolino.

 

Spike rise. Non cambiava mai. “Ah, giusto” gli tornò in mante “Il pallone gonfiato ha creato casini in questi giorni, mentre non ero a scuola?”

 

Faith lo guardò un momento prima di capire “Oh, no Angel non si è avvicinato. Wes dice che è perché stavamo sempre con Buffy, e la scommessa non sarebbe più valida se lei la capisse per colpa sua” spiegò, prendendo un biscotto dal piatto al centro del tavolo.

 

Spike abbassò gli occhi. “Bene... meglio” disse.

 

Faith lo guardò, e poi abbassò gli occhi a sua volta “Senti...” iniziò a dire con tono sommesso, prima di prendere un respiro “Mi dispiace di aver proposto quella scommessa. Pensavo che se avessi vinto una volta per tutte, questa rivalità assurda tra te e lui sarebbe finita e non ci avrebbe rovinato il college. Non avevo pensato alle conseguenze... e non intendo il fatto che adesso sto con Wes, parlo di Buffy...” ammise, e Spike alzò gli occhi verso di lei “Mi piace quella ragazza... mi piace molto” gli disse.

 

Spike la guardo un momento, quell'ammissione era insolita. A Faith non piaceva mai nessuno, gli ci era voluta una vita per farle apprezzare la compagnia di Doyle e Gunn, e ancora non diceva una sola parola per ammettere che erano amici. Ma Buffy era così, lei cambiava le persone che la circondavano, e non era nemmeno conscia di questo suo potere. Era una cosa insita in lei, nel suo candore, nella sua voce, nel suo respiro... “Già...” disse Spike, riabbassando gli occhi “Dispiace anche a me...”

 

Si guardarono per un attimo, improvvisamente consapevoli della reciproca e improvvisa maturazione, che era decisamente lontana dal terminare. E poi Giles rientrò, e fu il momento per Spike di allontanarsi un momento e lasciarli soli.

 

“Devo chiamare Buffy” disse alzandosi “Torno tra poco”

 

*******

 

“Piccola?” disse appena sentì rispondere al telefono.

 

“Hei, aspettavo che mi chiamassi” la sentì dire felice. Non era la prima ragazza felice che lui la chiamasse, ma era diverso che questa volta fosse felice anche lui.

 

“Non vedevo l'ora anche io. Mi dispiace di essere scappato via così stamattina ma...”

 

“Non preoccuparti, capisco perfettamente” disse lei tranquilla.

 

Spike sospirò “Avrei voluto essere lì quando ti svegliavi...”

 

La sentì sospirare “Anch'io avrei voluto...”

 

“Senti...” propose “... sarebbe troppo per me chiederti di venire qui stanotte?”

 

Sentì una pausa, nella quale si spaventò a morte, e poi la sentì di nuovo “A che ora?”

 

E Spike sorrise.

 

 

 

Capitolo 17

 

Le luci del mattino filtrarono dalle pesanti tende, illuminando i due ragazzi che dormivano pacificamente nel grande letto. Buffy aprì lentamente gli occhi, stirandosi ed accoccolandosi di più al corpo a cui si appoggiava con la schiena. Sorridendo, si rotolò nel suo abbraccio, appoggiando una mano al suo torace. Ripensò a quella notte, alle cose che le aveva fatto e di cui solo giorni prima si sarebbe vergognata all'infinito. Ma ora l'immagine di lei e lui, uniti nel fare l'amore, i corpi connessi e accaldati, i loro respiri affannati come unico suono della stanza, sotto le sue lenzuola nere, era paradisiaca. Paradisiaca nel modo più peccaminoso possibile.

 

Appoggiò la guancia sul suo torace, ed iniziò a strofinarla lentamente, accarezzandogli i muscoli dell'addome con la mano. Svegliarsi accanto a lui e poter sentire in quel modo la sua pelle era ancora più intimo di quello che avevano già condiviso.

 

Spike gemette un attimo dopo, iniziando a rispondere alle carezze ancora prima di svegliarsi del tutto. Quando aprì gli occhi, una dea bionda dagli occhi verdi lo guardava con amore, la luce della finestra dietro di lei la faceva sembrare circondata da un'aura chiara, e credette di sognare di nuovo. Ma quello non era un sogno, era la sua Buffy. Sua.

 

“Mia...” sussurrò dando voce ai pensieri.

 

Buffy lo guardò, e sorrise annuendo. Si abbassò per dargli un bacio sulle labbra, godendo dei suoi pigri movimenti di ragazzo appena sveglio.

 

E lì sentirono spalancarsi la porta. “Sveglia ragazzi!” entrò una Faith più che squillante.

 

Buffy squittì per lo spavento, appoggiandosi immediatamente alla testiera del letto mentre con una mano portava il lenzuolo a coprirsi. Spike, troppo stanco, aggrotto la fronte confuso.

 

“Che diavolo ti prende, donna?” si lamentò con l'invasore.

 

“Ehi, dai, siete andati avanti tutta la dannata notte, tremavano le pareti della mia camera! Non mi sembra di aver interrotto nulla che non avete fatto almeno due volte nelle ultime ore” rise.

 

Buffy arrossi furiosamente, mentre Spike assunse un espressione irritata. “Bene, okay, che vuoi? E perché sei qui a quest'ora?” disse mentre la sua mente metteva insieme i pezzi.

 

Faith scrollò le spalle “Papà mi ha lasciato restare, questa è la sera in cui mamma porta 'un amico' a casa.” fece una smorfia “E voi due avete dormito fino a mezzogiorno, quindi ora alzate i vostri sederi da quel letto, scendete a mangiare, e oggi pomeriggio ho una sorpresa per voi” detto questo tuonò fuori rapidamente quanto era entrata, sbattendo la porta.

 

Spike si riappoggiò al letto, sospirando. Il risveglio era partito divinamente e proseguito in modo troppo turbolento per i suoi gusti. Si voltò verso la dea al suo fianco, che ora stava ridendo come una bambina, e si lasciò contagiare sorridendo a sua volta. “Allora puoi restare visto che tuo padre ti crede da Willow?” le chiese speranzoso.

 

Buffy annuì “Nessun problema”

 

“Bene” rispose lui avvicinandosi “Perchè... mi piacerebbe conoscessi il mio” le disse sincero.

 

Buffy non sapeva da cosa essere più commossa, che lui ora apprezzasse di nuovo suo padre o il fatto in se che glielo volesse far conoscere. In ogni caso, la sua risposta fu un sorriso contento.

 

“Perfetto, allora vestiamoci e scendiamo, e scopriamo che diavolo è venuto in mente a quella pazza” le disse sporgendosi per baciarla.

 

Dalla porta arrivarono dei colpi “Non provate a ricominciare!” giunse la voce ovattata di Faith dall'esterno.

 

Spike lasciò andare un sospiro frustrato e abbassò la testa un attimo prima di toccare le sue labbra, e Buffy continuò a ridere.

 

*****

 

L'atmosfera del pranzo era stata qualcosa che Spike non aveva mai provato prima. Era... famigliare. Sembrava che Faith fosse sempre stata sua sorella, che Giles fosse sempre stato un padre che lui rispettava, che Buffy fosse con loro da mesi... si sentiva così rilassato che qualunque fosse stata l'idea di Faith per quel pomeriggio sentiva che sarebbe stato d'accordo.

 

“Allora Faith, cos'è che volevi proporci?” chiese Buffy sorridendo.

 

“Cinque minuti e ve lo dico” affermò Faith dirigendosi verso la porta. Si muoveva già come se quella fosse casa sua, e Spike non poteva che esserne felice. Quando si voltò verso Giles, capì dal modo in cui la guardava che anche per lui era lo stesso.

 

Un attimo dopo Faith aveva aperto la porta, e ne erano entrati Doyle, Willow e Wesley. Willow era corsa ad abbracciare Buffy, Doyle sembrava un fantasma che cammina, mentre Wesley cinse la vita di Faith da vero gentiluomo avvicinandosi a salutare Giles.

 

“Presumo che lei sia il padre di Faith, è un piacere conoscerla” disse porgendogli la mano.

 

L'espressione di Giles dimostrava l'apprezzamento per quella galanteria, mentre gli stringeva la mano “E' un piacere conoscere te, Wesley. Ti direi di darmi del tu, ma dato che anche i miei stessi figli continuano a dire che mi chiamo 'Giles', suppongo farai lo stesso”.

 

“Trovo che Rupert sia un nome più che apprezzabile, per non menzionare che è il mio secondo” sorrise.

 

Spike interruppe “Adesso però basta con questa storia dei secondi nomi!”

 

Faith e Buffy risero, mentre Spike si avvicinava a Doyle e gli metteva un braccio intorno alle spalle per tranquillizzarlo. Buffy li notò “Doyle ciao! Ma tu...” si voltò verso Willow, Willow si voltò verso lei e poi lui senza capire bene. Poi le ragazze scoppiarono a ridere “Che stupide siamo Will, i nostri ragazzi sono migliori amici e non ce n'eravamo accorte!”

 

“Già, quasi non ci credo!” disse Willow asciugandosi le lacrime dal ridere.

 

Doyle si voltò verso Spike “Io proprio non vorrei crederci” gli sussurrò ancora bianco in viso. Spike gli diede una rassicurante pacca sulla spalla.

 

“Allora Faith, il tuo piano?” chiese Spike alla fine.

 

Faith si riscosse dalla felice trance in cui era per aver assistito al suo ragazzo fisso che si presentava a suo padre appena conosciuto. “Oh, già, um, giostre” disse.

 

“Giostre?” disse Spike senza capire.

 

“Giostre??” ripetè Doyle ancora sconvolto.

 

Faith annuì “Luna park. Dove voi signori potete vincerci pupazzi mentre noi signore possiamo fingere che ci piacciano sul serio” disse appoggiando la testa sulla spalla di Wesley, compiaciuto all'idea.

 

Spike e Doyle furono entrambi sul punto di rispondere, ma gli squittii felici delle loro ragazze gli fecero capire che ormai nulla poteva più essere fatto.

 

 

******

 

Due ore più tardi, Faith, Buffy e Willow erano andate a prendere lo zucchero filato, mentre i ragazzi stavano sparando con le pistole ad aria compressa per vincergli i proverbiali pupazzi. O meglio Spike lo stava facendo, mentre Doyle e Wesley, dopo aver ammesso di esserne totalmente negati, gli pagavano anche le loro partite per avere il premio e non fare figuracce con le loro ragazze.

 

Una volta trovatisi tutti e tre con dei grossi pupazzi in mano, si resero conto che le ragazze avrebbero consumato il loro zucchero filato sul posto perdendosi a parlare, e questo garantiva almeno venti minuti buoni di tempo in cui non sarebbero tornate. Sedettero sulla staccionata che limitava lo spazio del luna park e attesero.

 

“Allora Wes, fai sul serio con la nostra Faith se sei venuto fin qui in mezzo al nemico” scherzò Spike, testandò Wes allo stesso tempo.

 

Wesley continuò a guardare davanti a se “Ne sono innamorato” disse con tanta semplicità da spiazzarlo. Continuò “E poi... tutta questa cosa della rivalità tra bande non mi è mai piaciuta. Conosco Angel da quando portavamo il pannolino, è una buona persona se vuole, tu e lui dovreste solo crescere un po' e abbandonare queste stupide liti” disse, senza giudizio nel suo tono, ma solo una sincera considerazione.

 

Spike abbassò gli occhi. “Già...”

 

Wesley si voltò verso Doyle “Hey, finalmente hai ripreso un po' di colore” notò.

 

Doyle annuì impercettibilmente, continuando a guardare un punto vuoto, parlando come se avesse visto un fantasma. “Voi non avete idea della paura che ho avuto per tutto il tragitto in macchina mentre portavo qui Willow. E sto ancora ringraziando dio che lei non si ricordi di avermi già nominato Buffy prima e mi abbia fatto il terzo grado sul perché non le avevo detto di conoscerla. Wes, se Spike non riesce a trovare una soluzione geniale a questo casino e io perdo Willow, sei il prossimo nella lista per farmi da migliore amico” continuò a mugolare assente.

 

Wes allungò il braccio per dargli un paio di lente pacche sulla spalla. Spike non aveva nemmeno realmente ascoltato. Dalla lontananza vedeva le ragazze avvicinarsi di un paio di passi, fermarsi a parlare, fare altri due passi e fermarsi di nuovo. Dopo le ultime due notti aveva bisogno di tenere Buffy tra le braccia, e quest'attesa lo stava snervando.

 

Nel frattempo le ragazze avevano in mano ognuna uno stecco pieno di zucchero filato, che desiderava solo essere sfilato e mangiato, mentre lentamente tornavano dai ragazzi.

 

“Non ti facevo una da zucchero filato” disse Willow a Faith.

 

Faith rise “Già beh, la scena della grande cattiva è utile solo come facciata, l'ho imparato da Spike”

 

Buffy si voltò a sentire quelle parole “Facciata?” chiese senza capire.

 

Faith si voltò verso Buffy, sorridendole comprensiva, poi guardò di nuovo avanti a se per dare più casualità alle sue parole “Te ne sei accorta anche da sola, direi, che Spike in realtà è molto diverso da come si comporta in giro. Penso tu abbia anche scoperto il motivo per cui lo faceva. E congratulazioni, perché oltre a me sei la prima con cui ha abbassato la guardia” disse, cercando di non dare troppo peso alle parole. Se teneva a Spike come pensava, avrebbe capito ugualmente.

 

Non rimase delusa. Quando alzò gli occhi per vedere l'effetto che le sue parole avevano sortito, trovò Buffy a guardarla con stupore, e poi le sorrise comprensiva facendo un cenno di assenso. Questo era abbastanza per una sorella minore.

 

Allora Faith si voltò verso Willow “E tu che mi dici, rossa? Com'è essere la prima a rubare il cuore del nostro Doyle?”

 

Willow si strozzò con lo zucchero. “Prima?” tossì fuori.

 

Faith la guardò incredula“Il timido-romantico-senza-speranza Doyle non ti ha mai detto che fin'ora tutte le ragazze che vedeva per lui erano 'insignificanti'?”

 

Willow arrossì furiosamente, sia per l'incantevole scoperta, sia per quello che disse dopo “Beh, ecco, noi n-non parliamo ancora molto...” ammise.

 

“Willow!” Buffy le diede una pacca sulla spalla, fintamente oltraggiata. Faith scoppiò semplicemente a ridere.

 

Finita la risata, dopo qualche attimo di silenzio Willow riprese. “Ma se sono la prima... dove le ha imparate certe cose?” si chiese tra se ad alta voce.

 

A quel punto la nuova risata di Faith fu seguita da quella di Buffy, raggiunta infine da quella della stessa Willow.

 

 

********

 

 

“Signore, marcivamo in attesa del vostro ritorno” le accolse Wesley, scherzando sulle proprie galanterie, mentre porgeva a Faith il suo pupazzo, ricevendo in cambio un malizioso sorriso da avrai-una-ricompensa.

 

Doyle si avvicinò a Willow, accarezzandole una guancia mentre le porgeva un orsacchiotto di peluches e l'attirava a se per un bacio.

 

Spike lasciò che Buffy si avvicinasse, senza muoversi. Quando fu vicina le porse il maialino di pezza, senza parlare e senza smettere di guardarla negli occhi. A Buffy sembrava posseduto.

 

“Grazie” sorrise lei.

 

“Ti amo” sussurrò lui, con gli occhi di chi se n'era appena reso conto.

 

In quel momento il resto del mondo poteva anche bruciare, perché nessuno dei due era in grado di muovere un muscolo, o compiere un azione che non fosse guardarsi l'uno negli occhi dell'altra.

 

 

 

Capitolo 18

 

Dal pomeriggio del luna park era passata una bellissima intera settimana. Spike era tornato a scuola e non c'era attimo libero in cui non fosse insieme a Buffy e i suoi amici, il cui gruppo si era ricostituito per aggiungere anche Willow, e spesso anche Wesley. Buffy non amava le effusioni in pubblico ma si divertiva quando lui metteva il broncio per chiederle almeno un bacio. Non c'era giorno in cui non le dicesse 'Ti amo' tenendole le mani, e non c'era giorno in cui uno non sgattaiolasse in camera dell'altro la sera per fare l'amore. Ormai anche gli sguardi della gente si erano affievoliti, perché l'amore che traspariva da loro non era più un pettegolezzo interessante come parlare delle brevi conquiste di Spike, e Buffy era più tranquilla senza tutti quegli sguardi addosso.

 

Faith ormai passava a casa Giles quasi tutte le sere, incapace di sopportare ulteriormente la madre da quando aveva scoperto di avere una famiglia amorevole e una casa che l'accoglieva. Entro pochi giorni, Giles le aveva proposto di trasferirsi definitivamente da loro una volta raggiunta la maggiore età, che avrebbe provveduto interamente lui a lei, e Faith e Spike ne erano stati entrambi commossi. Faith era entrata in famiglia come se non ne fosse mai stata lontana, ed erano sempre più le sere o i pomeriggi che lei, Spike, Wesley e Buffy passavano sul divano di casa Giles a guardare film, ogni volta tentando di chiamare anche Doyle e Willow che però spesso erano 'occupati'.

 

Era di nuovo lunedì mattina, quando Spike rimase ad aspettare Buffy davanti alla porta d'ingresso come ogni giorno, per accompagnarla in classe. Questa mattina però Buffy era in ritardo, e lui sorrise pensando a quanto l'aveva fatta andare a dormire tardi la sera prima. Rimase ad aspettare, e Faith si unì a lui per fagli compagnia.

 

“Altra nottata in bianco, eh?” chiese Faith dandogli una leggera gomitata sul fianco.

 

Spike rise “Beh, non siamo tutti casti come... come nessuno in effetti, stavo per dire Wesley, poi stavo per dire Doyle, ma a quanto pare è la stagione degli amori” scherzò.

 

Faith si unì alla risata “Già, gli uccellini cinguettano, i piccioni tubano, le coppie fanno sesso...”

 

Ridendo, Spike attirò Faith in un abbraccio, cosa che faceva ogni volta che la vedeva da quando le cose erano tornate al loro posto.

 

“Hey, ma guarda, l'hai già rimpiazzata la povera biondina?” arrivò un'irritante voce dietro di loro.

 

Spike si voltò subito furiosi “Che diavolo vuoi Angel?” sbottò.

 

Angel, con Drusilla al suo fianco, si avvicinarono al portone della scuola. “Io? Voglio entrare in classe” scrollò le spalle “E già che sei qui, come procede la nostra scommessa? Perché ormai manca una settimana al ballo, direi che non ti è più rimasto tanto tempo.” disse trattenendo la rabbia. Da come li aveva visti strusciarsi negli ultimi giorni temeva ormai di aver perso.

 

Faith lo bruciò con lo sguardo, ma rimase immobile. Era Spike che doveva parlare.

 

E Spike abbassò gli occhi. “Senti...” li rialzò “Hai vinto”

 

Angel sgranò gli occhi, e Faith avrebbe voluto fare la stessa cosa ma si trattenne “Cosa?” chiese lui.

 

Spike sospirò “Fai conto di aver vinto tu, io me ne chiamo fuori”

 

Angel rimase a guardarlo, per un momento confuso e allibito dalla sua resa. Poi ghignò “Oh, su, l'ho sempre saputo che quella era troppo difficile per te. Bene, preparati per la tua sconfitta” disse, superandoli per entrare nell'edificio di ottimo umore.

 

Drusilla invece rimase immobile un momento di più, fissando Spike a occhi stretti, finchè Angel da dentro non la chiamò perché lo seguisse.

 

Faith si voltò verso Spike, che guardava a terra. Gli mise una mano sulla spalla.

 

Lui la guardò “Tranquilla...” disse “Non mi importava più da tanto ormai. Vorrei solo... vorrei non averla mai iniziata, vorrei aver conosciuto Buffy in un altro modo” confessò.

 

Faith lo guardò, leggermente commossa da quanto gli fosse facile essere sincero ormai, ormai che Buffy era con lui da abbastanza tempo da sciogliergli il cuore. “Andiamo” gli disse “Probabilmente entrerà alla seconda ora, la cercherai a pranzo.”

 

Spike annuì, e si lasciò portare in classe.

 

 

******

 

 

L'ora di pranzo era finalmente arrivata, e Buffy si precipitò in cortile più in fretta che potè dopo essere stata trattenuta dalla signorina Calendar per discutere del suo progetto di informatica. Quella mattina non era proprio riuscita a svegliarsi in tempo, dopo la settimana passata a fare le ore piccole e il weekend in cui non aveva certo recuperato il sonno. Ma sorrise, le piaceva il modo in cui non aveva dormito. Le piaceva passarlo con lui.

 

Percorrendo il corridoio che portava al cortile esterno, fu distratta dai suoi pensieri quando una mano le afferrò un braccio per fermarla. Sussultò spaventandosi, per poi voltarsi e vedere una bellissima ragazza mora dai capelli lunghi ed uno strano scintillio negli occhi.

 

“Povero raggio di sole...” disse la ragazza tenendo un broncio.

 

Buffy aggrottò la fronte “Prego?” chiese senza capire.

 

“Il raggio di sole è stata imbrogliata, credeva di avere un cavaliere, invece aveva solo il buffone di corte, che ha scommesso di riuscire a portarla a letto entro la notte del diploma” canticchiò.

 

La confusione di Buffy aumentò, mentre le sembrava di trovare senso nelle sue parole “Chi sei tu?” chiese.

 

Drusilla sorrise “Oh, non è importante. L'importante è la scommessa, l'importante è l'ego che quel ragazzo spera sempre di conquistare. Chiedi al tuo cavaliere, il cucciolo non ti può mentire ora” disse, allontanandosi rapida com'era arrivata.

 

Buffy rimase immobile per un attimo, mentre il senso di quelle strane parole la colpiva, lasciandola più confusa che mai.

 

 

******

 

Spike stava seduto sulla fontana, come sempre, aspettando che Buffy arrivasse. Gli aveva mandato un messaggio dicendo di essere entrata più tardi per la stanchezza, e lui aveva sorriso. Rimase a chiacchierare con Doyle e Faith, mentre Willow era rimasta a fare non si sa quale lavoro importante in classe, e Wes doveva fare presenza col suo ex migliore amico. Ma era piacevole qualche volta stare anche solo col vecchio gruppo, anche se tutti si chiedevano dove fosse finito Gunn che da un po' ormai non si faceva vedere in giro.

 

Quando vide Buffy avvicinarsi gli si illuminò il viso, e si allontanò di qualche passo dagli amici per incontrarla. Appena raggiunta l'alzò da terra e le fece fare una giravolta, sapeva che le piaceva e lo faceva ogni volta possibile. Mentre le dava un bacio sulla fronte, si rese conto che questa volta lei non aveva riso. La guardò preoccupato.

 

“Amore, cos'hai?” le chiese.

 

Buffy evitata il suo sguardo, imbarazzata, chiedendosi per l'ultima volta se lasciarsi mettere dubbi dalla pazza che aveva incontrato o lasciare le cose come stavano. Ma decise che era meglio chiudere la situazione e non pensarci più. “Nulla, io...” cercò di trovare le parole.

 

Spike si preoccupò maggiormente, era la prima volta da settimane che non la vedeva tranquilla e spensierata. Le spostò una ciocca di capelli dal viso. “Dimmelo, piccola, il tuo William può aiutarti a stare meglio” cercò di sorriderle, tenendola più vicina a se.

 

Buffy sorrise leggermente, poi sospirò “Ho incontrato una strana ragazza, venendo qui. Ha detto una serie di parole poco comprensibili, ma penso stesse cercando di farmi credere che tu hai scommesso d-di v-venire a letto con me prima del diploma...” disse diventando rossa per l'imbarazzo.

 

Quello fu il momento in cui il cuore di Spike si fermò. Buffy evitava ancora il suo sguardo, ma se avesse alzato gli occhi lo avrebbe trovato in un misto tra panico e delusione di se stesso. “Piccola...” riuscì a sussurrare.

 

Allora Buffy alzò gli occhi, e vide tutto. “William...”

 

Quel nome, il suo vero nome, sussurrato in quel modo candido come solo lei riusciva, lo ferì ancora di più. Mai come ora avrebbe voluto non essere nato. “Piccola... ti giuro io-”

 

“Cosa?” lo interruppe lei confusa “Perchè tu... è... è vero?” chiese incredula “Tu hai fatto davvero quella... scommessa?”

 

Da dietro di loro, Doyle e Faith sentivano più di quanto avrebbero voluto. Per quei quattro il mondo si era congelato in quell'istante, mentre Spike cercava le parole. “I-Io non ti conoscevo...” tentò di giustificarsi, quando giustificazioni non c'erano.

 

Buffy non riuscì a sciogliersi dall'abbraccio, in quel momento muoversi le sembrava poco importante. “Tu hai... ma come hai potuto...” non trovava le parole per esprimersi, quello che sentiva non era rabbia ma una grande paura. Paura di scoprire che fosse stato tutto falso.

 

“I-Io non ti conoscevo...” balbettò di nuovo lui, troppo impaurito per trovare altro da dire.

 

Buffy si sciolse lentamente dal suo abbraccio, facendo un passo indietro, e lui non potè trattenerla.

 

Fece un passo verso di lei, ma lei rispose allontanandosi di un altro, così rimase fermo “Così è com'è iniziata, ora è tutto diverso...” ritrovò le parole, anche se solo in parte.

 

Buffy trattenne le lacrime, portando le braccia al petto per stringersi “Ma io come faccio a saperlo...?” chiese con un filo di voce.

 

Spike lascò andare le braccia sui fianchi, guardandola con occhi lucidi. “Io ti amo....” disse, facendole uscire una lacrima, “... lasciami spiegare” supplicò in un sussurro.

 

Buffy alzò gli occhi verso di lui “Anche io ti amo” sussurrò con voce leggermente tremante “Ma io... adesso... n-n-ne parliamo in un altro momento” disse prima di voltarsi e correre via.

 

Spike si lasciò cadere seduto a terra, senza togliere gli occhi dalla direzione in cui si era allontanata. Mentre la sua espressione rigida veniva tradita dalle lacrime sulle guance, molto lentamente si rannicchiò, fino ad avere le braccia sulle ginocchia e la testa appoggiata sopra.

 

Doyle e Faith non osavano dire una parola. Tutta la scena a cui avevano assistito sembrava surreale, e ringraziavano il cielo che Buffy fosse Buffy e non fosse una persona che strilla accuse per poi andarsene arrabbiata e dire che tra loro era tutto finito. Questo però non alleviava la gravità degli eventi.

 

Gunn si avvicinò a loro, appena arrivato. Stava per parlare ma Faith alzò un braccio per zittirlo, così si sedette sulla fontana accanto a lei, cercando di tenere la voce bassa “Ragazzi, ma che diavolo è successo?” chiese guardando l'amico seduto a terra.

 

“E' successo quello che prima o poi sarebbe successo” sussurrò Doyle.

 

Nessuno si mosse per andare da Spike, anche se tutti avrebbero voluto farlo. Era fondamentale che in questo momento rimanesse solo, che potesse finalmente fronteggiare tutto quello che era successo e decidere cos'avrebbe fatto. Nessuno si avvicino, ma nessuno si allontanò di un centimetro da lui.

 

*******

 

Un'ora più tardi, Gunn aveva riaccompagnato uno Spike muto a casa, inutile farlo restare per le ultime ore. Doyle e Faith avevano di comune accordo deciso di saltare l'ora successiva, c'era molto di cui parlare. Sedettero sul muretto fuori dalla scuola, e per almeno dieci minuti buoni non uscì nulla dalla bocca di nessuno.

 

Poi Faith parlò. “E' assurdo”

 

“Cosa?” chiese Doyle.

 

“Questa mattina Spike aveva detto ad Angel che si chiamava fuori dalla scommessa, di considerare di aver vinto, e a me ha detto che non avrebbe mai voluto accettarla, che vorrebbe aver conosciuto Buffy in un altro modo” raccontò.

 

Doyle alzò la testa di scatto “Ha fatto cosa?” chiese incredulo.

 

Faith lo guardò “Lo hai sentito dire a Buffy che la ama, perché ti sorprende tanto che abbia rinunciato alla scommessa?” chiese confusa.

 

Doyle si girò completamente verso di lei “Un conto è dire a Buffy che la ama, che ovviamente per Spike è un passo enorme, ma Spike che rinuncia al suo ego per lei? Questo è un miracolo”

 

Faith guardò di nuovo avanti a se “Sarà, ma non cambia che si sono lasciati ormai”

 

“Buffy non ha detto di averlo lasciato...”

 

Faith rise senza ironia “Una ragazza come Buffy non è capace di lasciare qualcuno. Non gli avrebbe mai detto 'è finita' o 'stammi lontano'. E probabilmente se Spike le lascia qualche giorno per metabolizzare e va di nuovo a dichiararle quanto la ama lei se lo riprenderebbe. Ma dubito che le cose sarebbero più come prima.” spiegò.

 

Rimasero un momento in silenzio. Poi Doyle si illuminò. “Hai detto che Spike ha rinunciato alla scommessa, prima che Buffy la scoprisse?”

 

Faith lo guardò “Si...” chiese, chiedendogli implicitamente a cosa stesse pensando.

 

“E se Buffy questo lo sapesse sarebbe una prova in più per credergli” affermò.

 

“Ma se glielo dice Spike è troppo scontato, può pensare che lo abbia inventato o che lo abbia fatto per farla tornare. Penso ci vorrebbe qualcosa di più.”

 

Doyle le prese un braccio “So come potremmo fare perché quest'informazione non sia così scontata” disse, sorridendo eccitato.

 

Faith lo guardò scettica “Sarebbe?”

 

“Wes è abbastanza cotto di te da fare una cosa?” le chiese.

 

Faith alzò un sopracciglio.

 

 

*******

 

Willow era seduta sul letto accanto a Buffy, a casa di lei, e aveva appena finito di ascoltare il racconto di ciò che era accaduto. Cercò di consolarla.

 

“Buffy, forse avresti dovuto lasciarlo spiegare, magari le cose davvero non sono come sembrano...” tentò.

 

Buffy la guardò “Will, è ovvio che lo lascerò spiegare. E se davvero ora tiene a me... voglio dire, io lo amo. Se c'è la possibilità che voglia davvero stare con me ormai non c'è niente che non gli perdonerei. Ma io...” prese un respiro “Come faccio a sapere quando le cose per lui sono cambiate, come faccio a sapere per quanto tempo mi ha mentito...” si appoggiò alla sua spalla “E poi pensare che ho passato tanto tempo con Faith e Doyle e che si sono comportati da amici ma non mi hanno mai detto niente.

 

A questo Willow non rispose, ma il luccichio nei suoi occhi rendeva chiaro che qualcuno le doveva un mucchio di spiegazioni.

Capitolo 19

 

 

Quando Doyle si fiondò a casa di Willow quella sera, lei lo accolse a occhi stretti e braccia incrociate. E lui seppe di essere nei guai, ma infondo lo sapeva già da prima. Aveva inutilmente sperato di arrivare prima di Buffy, ma era una speranza vana.

 

“Tesoro...” tentò, ma l'unica risposta di Willow fu di fare uno sguardo ancora più deciso “Coniglietta...” tentò di nuovo.

 

Willow lasciò ricadere le spalle “E io come faccio a rimanere arrabbiata se mi chiami così...” protestò, lasciandosi abbracciare da un Doyle estremamente sollevato.

 

“Piccola, so che quello che hai sentito oggi è orribile ma ci sono un sacco di spiegazioni per questo” le giurò, sollevandola e andando verso il letto e appoggiarvela sopra.

 

“Sentiamo” disse lei roteando gli occhi, scettica.

 

Montò su di lei e si appoggiò sui gomiti per guardarla “Lui la ama” affermò.

 

Willow fece una smorfia “L'ho sentito anche io che gliel'ha detto, ma poi ha fatto la scommessa!”

 

“Si, ma quello era prima” disse Doyle “E' per questa stupida rivalità tra Angel e Spike che va avanti da anni, Faith aveva proposto questa scommessa perché ci dessero finalmente un taglio, ma poi...” prese un respiro “... Buffy l'ha cambiato, lui si è innamorato. Willow, questa mattina Spike ha detto ad Angel di tirarsi fuori dalla scommessa. Se lo conoscessi come lo conosco io sapresti che fatica deve aver fatto, e l'ha fatto per lei” giurò.

 

Willow sembrò pensarci su. “Ma se era tutto finito perché quella ragazza strana è andata a raccontare tutto a Buffy?”

 

Doyle ci pensò un attimo “Ragazza strana? Coi capelli neri e gli occhi da pazza?”

 

Willow annuì.

 

Doyle sbuffò frustrato, rotolandosi di fianco per appoggiarsi sulla schiena e passarsi le mani sul viso a sfregarsi gli occhi. “Drusilla e Spike stavano insieme. Lei lo ha lasciato, ma è sempre stata convinta che lui fosse una specie di sua proprietà. Suppongo si sia appena accorta che non lo è più”

 

Willow si girò, appoggiandosi su un gomito. “Il problema è che adesso Buffy non sa più quanto fidarsi di Spike. Voglio dire, anche a me sembra una spiegazione troppo facile che questa scommessa c'era ma lui ci aveva rinunciato e comunque non le ha mai detto niente”

 

Doyle tolse le mani dal viso per guardarla “Erano giorni, se non settimane che Spike quasi non si ricordava più della scommessa. Ha ufficialmente rinunciato oggi perché Angel è andato direttamente a chiederglielo.” allungò una mano per accarezzarle il viso “Non hai idea di quanto Buffy sia riuscita a cambiarlo, se se ne andasse adesso per lui sarebbe la fine. So come aggiustare le cose, puoi aiutarmi?” le chiese.

 

Willow guardò negli occhi l'uomo di cui si era innamorata. Pensò all'amica, e a come anche lei era molto più felice da quando Spike era con lei. Pensare di poter far tornare le cose come prima era uno stimolo sufficiente. “Certo. Cosa devo fare?”

 

 

*****

 

Buffy sentì suonare il telefono, e controllò che il chiamante non fosse Spike prima di rispondere. Non voleva realmente evitarlo, le serviva solo un attimo di tempo per capire cosa fare, come comportarsi. Quando vide che era Willow, rispose.

 

“Buffy, domani io e te andiamo a comprarti un vestito per il ballo di fine anno!” squittì.

 

Buffy aggrottò la fronte “Willow, non ho proprio voglia di andarci, non senza amici e senza...” evitò di nominarlo, ma l'amica capì ugualmente.

 

“Ma Buffy! Cosa vorresti fare, passare la sera in casa a guardare vecchi film con tuo padre, sapendo che potevi venire e magari rivederlo e chiarire tutto??”

 

Messa da quel punto, effettivamente non c'era molta scelta.

 

Nell'attesa Willow continuò “Verrai con me e Doyle, che ha promesso di farsi perdonare per quello che è successo. Non arrabbiarti con lui, per favore, non centra nulla realmente. Non farebbe male a nessuno...” Willow aveva involontariamente cambiato argomento, la faceva star male pensare che la sua migliore amica odiasse il suo ragazzo.

 

Buffy sorrise “Willow, Doyle è stato sempre gentile con me, è ovvio che non sono arrabbiata. Comunque... d'accordo. Verrò. Ma promettimi mi lascerai sola solo per ballare con lui, okay?” si arrese.

 

Willow squittì felice.

 

*****

 

Quella stessa sera, Faith si presentò a casa di Wesley. Avrebbe voluto andare da Spike, ma bisogna fare quello che bisogna fare. Non che le dispiacesse vedere il suo ragazzo, ma in questa situazione era più necessario che altro.

 

Dopo averlo lavorato per una buona mezz'ora, facendolo entrare nell'umore da farò-tutto-quello-che-vuoi, tastò il terreno.

 

“Oggi Drusilla ha detto tutto a Buffy sulla scommessa” disse, dopo aver ricevuto la chiamata di Doyle che l'avvertiva della colpevole. “Proprio dopo che Spike ci aveva definitivamente rinunciato. E posso assicurarti che invece l'aveva vinta eccome” raccontò, appoggiata sui gomiti accanto a lui nel letto.

 

Wesley aggrottò la fronte “Quell'orribile donna, non oso pensare come stia Buffy... che è successo poi?”

 

Faith, contenta che sembrasse sinceramente preoccupato, continuò “Spike ha tentato di dire a Buffy che ormai della scommessa non gli importava più, ma puoi immaginare lei quanto fosse sconvolta. E anche lui del resto, Gunn lo ha accompagnato in macchina e dice che non ha più detto una parola”

 

Wesley si girò per appoggiarsi su un gomito e guardarla meglio. “Le ha detto che aveva rinunciato?” chiese.

 

Faith scosse la testa in negativo “No, ma è stato meglio così. Voglio dire, se fossi Buffy e avessi appena scoperto che la mia storia è iniziata per uno scherzo, non vorrei sentire nulla che possa assomigliare ad una scusa, non ci crederei. A dire il vero se fossi Buffy, Spike lo avrei già colpito fino a fargli sanguinare il naso”

 

Wesley le sorrise, avvicinandosi per darle un bacio sulla fronte. “Per fortuna che io faccio le cose in regola” scherzò. “Spike che pensa di fare ora?”

 

“Dubito che Spike ora pensi. Ma c'è una cosa che si potrebbe fare, se sei disposto a darmi una mano...” tentò.

 

Wesley le avrebbe risposto immediatamente 'certo', ma qualcosa nello sguardo di Faith gli fece capire che un favore abbastanza grande.

 

 

******

 

 

Il giorno successivo Spike tornò a scuola, ma all'ora di pranzo non se l'era sentito di stare dalla fontana con gli altri. In primo luogo, non sarebbe stato per niente di compagnia. Secondo, lei sarebbe passata e sarebbe stato imbarazzante vederla sapendo di non poterle parlare finchè lei non avesse voluto, cosa che si meritava come minimo. E terzo, quelli ormai erano amici anche suoi e non voleva metterla nella posizione imbarazzante di non sapere se poteva ancora passarci del tempo o no. Sapeva quanto per Buffy fosse difficile conoscere persone nuove, e a quelle voleva bene, se le cose non si fossero risolte sarebbe stato lui ad andarsene.

 

Così in quell'ora rimase sotto il portico del cortile, in una zona in cui lei non passava mai, sperando magari di vederla da lontano, assicurarsi che stesse bene, senza starle addosso. Avrebbe tanto voluto portarla al ballo della scuola, farle passare una serata da sogno. Non sapeva se lei glielo avrebbe permesso.

 

“Lo sapevo” canticchiò una voce dietro di lui.

 

Spike si voltò di scatto, e immediatamente divenne furioso “Non pensi di aver già fatto abbastanza danni, Dru?” sbottò.

 

Ma la ragazza sembrava non averlo nemmeno sentito “Oh, povero Spikey, un cucciolo innamorato. Sei sempre stato debole, debole come un povero William” sorrise orgogliosa.

 

Spike le si avvicinò minacciosamente, fino ad arrivare a pochi centimetri dal viso, e Dru per la prima volta sembrò spaventarsi sul serio. “Non sono mai stato io ad essere debole. Sei tu che sei sempre stata pazza. E l'unica cosa che mi dispiace è non essermene accorto prima” disse, prima di allontanarsi a grandi passi verso l'uscita.

 

Drusilla non si mosse. Il suo viso non mostrò emozioni particolari, oltre alla sconfitta.

 

 

Faith rincorse Spike appena lo vide sotto il portico, e riuscì ad afferrargli un braccio poco prima che uscisse. Spike si voltò a guardarla ancora arrabbiato, ma vedendo che era lei la sua espressione mutò immediatamente in una preoccupata.

 

“Come sta?” chiese semplicemente.

 

Faith cercò di riprendere fiato “Bene, le manchi, ma tu non fare casino, lasciale il suo tempo e vieni al ballo di sabato” disse tra un affanno e l'altro.

 

Spike sorpirò “Io non penso che il ballo sia-”

 

“Niente storie! Vieni e basta” disse prima di voltarsi e andare via. Certo che non gli aveva lasciato molta scelta.

 

 

 

Siamo arrivati all'ultimo capitolo (a cui poi seguirà un breve epilogo, ma il concetto è che il grosso della storia termina qui).

 

E' la mia terza storia, ma coi vostri commenti mi emozionate tanto che mi sembra sempre la prima. Spero non avervi deluso per come ho fatto risolvere le cose -che nell'epilogo verranno riassunte meglio- ma credevo che così dovessero andare!

 

NOTA: si, siamo al ballo di fine anno, e come tutti i balli di fine anno c'è l'elezione del re e reginetta, ma qui la nomino solo per questioni di coerenza, non fa in alcun modo parte della storia e non viene neanche descritta.

 

NOTA 2: si, Wes qui sembra trasformato da migliore amico di Angel a migliore amico del gruppo, ma anche questo verrà spiegato nell'epilogo! (quindi tania, ti tengo d'occhio )

 

 

 

Capitolo 20

 

E così il giorno del ballo era arrivato.

 

Spike aveva seguito i consigli degli amici di lasciare a Buffy il suo tempo, aspettare che venisse lei da lui. E aveva anche seguito il consiglio, o meglio ordine, di andare quella sera al ballo. Mentre aspettava che Wesley e Faith arrivassero a prenderlo, ovviamente non Doyle perché la Rossa lo avrebbe fatto a pezzi, pensò a come avrebbe fatto a non toccare Buffy che con qualunque vestito sarebbe stata incantevole. Se le cose fossero andate diversamente questa serata sarebbe stata tutta per lei, l'avrebbe fatta vivere in un sogno. Ma questa sera non sarebbe riuscito a stare lontano da lei, qualunque cosa i ragazzi cercassero di fargli fare. L'avrebbe fatta danzare con lui, non si sarebbe perso quel momento e soprattutto non lo avrebbe fatto perdere a lei solo perché lui era così idiota.

 

Wes e Faith arrivarono pochi minuti più tardi, ma gli bastò guardarli un secondo per capire che non aveva senso rovinargli anche solo un momento, così propose di prendere la propria macchina e seguirli, lasciandogli tutta l'intimità che volevano. Mentre Wes rispondeva di essere d'accordo, Faith corse a cercare Giles. Quando il padre la vide nel suo splendido abito nero, gli occhi gli si riempirono di tanto orgoglio da rischiare di piangere.

 

“Mi raccomando, divertitevi ragazzi” disse mentre accompagnava di nuovo Faith alla porta.

 

I ragazzi fecero per uscire, ma Giles trattenne un momento Spike per un braccio. Spike si voltò, temendo commenti poco piacevoli, ma fu sorpreso dal tenue sorriso che sembrava non voler lasciare il volto del padre negli ultimi tempi.

 

“Va a riprendertela” lo incoraggiò. “E poi... non so se sopporterei di avere di nuovo in giro per casa il punk ribelle che eri diventato” scherzò, rientrando in casa.

 

Spike rimase immobile. Non per l'incoraggiamento, non chiedendosi come facesse suo padre a sapere cos'era successo quando lui non ne aveva parlato, no. Era per l'ultima frase. Quella frase che poteva significare una cosa soltanto. Buffy lo aveva fatto tornare William, e per quanto nel suo cuore avesse sentito il cambiamento, era così occupato a piangersi addosso da non essersene accorto. Buffy aveva riportato William in lui, un William rinnovato che non si vergognava più di esserlo. Spike l'amava, ma solo ora si rendeva conto di quanto avesse realmente bisogno di lei.

 

 

****

 

Buffy si era lasciata accompagnare al ballo da Doyle e Willow. Le era dispiaciuto fare da terzo in comodo, ma non sarebbe mai andata da sola, e Willow aveva insistito molto. L'aveva vista così felice nel suo vestito azzurro, 'azzurro come gli occhi del mio amore' aveva detto lei brillante. Nel momento esatto in cui ebbe detto quella frase, Buffy sentì il cuore appesantirsi. Anche lei avrebbe dovuto passare la sera con l'uomo che amava. Invece quella settimana aveva voluto tempo per se, tempo per capire cosa fare, come comportarsi. Sapeva che appena lo avesse visto stasera avrebbe ceduto, e se lui l'avesse voluta ancora nonostante la scommessa fosse vinta, sarebbe tornata e avrebbe fatto finta di niente. Non sarebbe stata felice come nel tempo che avevano passato insieme, ma sarebbe stata con lui ed era questo che importava. Questo atteggiamento la deluse, lei che era sempre stata forte e non aveva avuto bisogno di nessuno, ora si trovava pronta a cedere la propria dignità per la compagnia di un altro. Non sarebbe mai stato come prima.

 

****

 

La palestra era piena di gente, tutti i ragazzi dell'ultimo anno sembravano esserci, e Spike si pentì immediatamente di essersi lasciato convincere. Ormai, passata un ora, aveva quasi finito le speranze di trovare Buffy. Non aveva fatto altro che percorrere avanti e indietro l'intera palestra, prendere contro a tutte le persone sulla sua strada, cercando la sua dea dagli occhi verdi. Difficile, non sapendo che vestito indossava. E ogni volta che questo pensiero gli attraversava la mente veniva seguito dal dolore di sapere che se fosse stato un uomo, e non un idiota, sarebbero arrivati lì insieme, lei avrebbe scelto il suo vestito per lui, e lui sarebbe stato il primo a vederlo. Prese un respiro, e ricominciò a cercare.

 

****

 

Doyle e Willow erano arrivati insieme a Buffy con una buona ora e mezza di ritardo dall'inizio, ma Willow aveva spiegato in macchina che lo avevano fatto apposta, visto che i primi balli erano sempre i peggiori. Per quanto riguardava Buffy, aveva solo paura di arrivare e scoprire che Spike aveva trovato un altra ragazza in cui andare, e che lei era solo una scommessa vinta. Tuttavia Doyle si era dimostrato un vero amico, e dopo essersi scusato enormemente per tutto quanto era successo, le assicurò che Spike sarebbe stato là da solo, e di dargli un altra possibilità. Tuttavia quando varcarono la soglia della palestra, e Buffy si trovò in una sala piena di gente, si pentì di essere venuta. Era solo Spike che, standole a fianco, le faceva sopportare queste situazioni non adatte a lei.

 

****

 

Spike ormai aveva perso le speranze. Una dannata ora e mezzo era già passata e nessun segno di Buffy, né della Rossa, neanche di Doyle! Dov'era il suo migliore amico in un momento come questo?

 

E poi la vide. Era appena entrata nella palestra insieme ai due, in un vestito color lilla e i capelli biondi ondulati sciolti sulle spalle. Era la cosa più bella che avesse mai visto.

 

 

Buffy lo notò appena entrata, e subito il cuore le dolette per l'intensità del suo sguardo. Sembrava indifeso e smarrito, la guardava come se fosse la sua salvezza. Si pentì immediatamente della settimana passata lontana da lui, e fece per raggiungerlo, ma si sentì tirare per un braccio. Voltandosi vide Willow guardarla. “Fidati di me, resta qui, e ascolta” le disse trattenendola.

 

Buffy aggrottò la fronte senza capire, e si voltò dove Willow accennava notando il palco delle premiazioni e Wesley che vi saliva.

 

 

Spike andò automaticamente verso di lei senza pensare un secondo. Ma Faith gli sbarrò la strada. “Immobile, e guarda là!” ordinò indicando il palco. Spike la guardò tra l'irritato e il confuso prima di sentire cessare la musica, e Wesley iniziare a parlare.

 

 

“Buona sera a tutti ragazzi” disse al microfono, attirando l'attenzione e facendo in modo che tutti si voltassero verso di lui “Come negli ultimi anni presenterò la premiazione a re e reginetta della Sunnydale High di quest'anno” attese l'applauso degli ansiosi candidati, e continuò “Tuttavia, prima di cominciare, il Re del ballo dell'anno scorso avrebbe due parole da dire, quindi accogliete calorosamente Angel O'Connor...” disse, facendo un paio di passi indietro per lasciare che Angel salisse sul palco.

 

Spike si voltò verso Faith “Cosa diavolo è questa cosa?” sbottò senza capire.

 

Il ghigno di Faith lo tranquillizzò “Tu goditi lo spettacolo” disse applaudendo insieme agli altri.

 

“Buona sera ragazzi, spero... vi stiate divertendo” disse un Angel assurdamente impacciato e quasi... impaurito. “Q-Quello che vorrei dirvi è...” prese un respiro, e si voltò verso Wesley che lo fissava a occhi stretti. Cedette e si voltò di nuovo verso il microfono “Questo per alcuni di noi è l'ultimo anno, un momento in cui sistemare i conti in sospeso e andare avanti con le nostre vite” per sua fortuna la maggior parte degli ascoltatori non notò quanto spesso si guardava la mano con gli appunti “E come molti di voi sanno... sono... sono anni ormai, che Spike Back e io abbiamo ci tormentiamo a vicenda...”

 

Spike si voltò verso Faith, che sorrideva orgogliosa di se, mentre al di là della folla Buffy si voltava allo stesso modo verso Doyle, che confermando la sua tacita domanda con gli occhi la spronò a continuare ad ascoltare.

 

“... quest'anno... abbiamo oltrepassato il limite, sfidandoci in una scommessa che ha coinvolto una persona che non aveva fatto nulla per meritarselo. Spike se n'è reso conto prima di me, dicendomi di considerare di aver vinto perché lui non voleva più starci...”

 

Appena dette quelle parole, Buffy si voltò di nuovo verso Doyle “E' vero?” le parole le uscirono prima che potesse anche solo pensarci.

 

Doyle annuì “Certo che è vero”

 

 

Allo stesso modo Spike si era voltato verso Faith “Come diavolo hai fatto?” chiese incredulo.

 

Faith ghignò “Wes lo ha minacciato che se non l'avesse fatto, avrebbe convinto la squadra di football del college che è gay e ci ha provato con lui” sorrise “Ed è stato un favore personale per te e Buffy! Non ha voluto niente in cambio!” aggiunse contenta.

 

Spike le sorrise grato, e si voltò verso dove si trovava Buffy ancora vicino alle porte, trovandola a fissarlo con uno sguardo indecifrabile. Finchè Faith non richiamò la sua attenzione “Aspetta, ti perdi la parte migliore” disse, e Spike si voltò di nuovo verso il palco.

 

“... quindi...” continuò Angel, ancora più pallido di prima “... vista la maggiore maturità dimostrata, c-credo di dover considerare c-che sia stato... lui... a vincere...” la fatica che gli costavano quelle parole era visibile dal tremore della sua voce “Dunque... pagherò la mia penitenza...” quasi piagnucolò.

 

E mentre nella sala era calato un silenzio di tomba, carico di attesa per quei pochi che sapevano in cosa consistesse la penitenza di cui parlava. Angel si voltò verso Wes alla sua destra. Si avvicinò tremante e in modo impercettibile, finchè con uno scatto talmente rapido da fendere l'aria si sporse a baciarlo sulle labbra e immediatamente se ne andò dal palco senza voltarsi indietro. La risata che echeggiò nella sala fu quasi assordante, capeggiata da Doyle e Faith, mentre Spike era ancora allibito e anche leggermente disgustato.

 

“Wow, bene, andiamo avanti...” scherzò Wesley avviando la vera premiazione di re e reginetta.

 

Spike si voltò verso Faith, che sorrideva. “Ecco, per questo invece ha voluto qualcosa in cambio. E vorrà qualcos'altro stanotte... ma diamine, ci meritavamo un po' di vendetta per anni di torture, no?” scherzò lei.

 

Spike guardò Faith con un sorriso di gratitudine “Ma brava la mia sorellina...” disse, sinceramente grato.

 

Faith lo abbracciò “Ora va a prenderla” disse, e lui annuì.

 

 

Voltandosi di nuovo verso Buffy, la vide ancora ferma a guardare verso di lui. Ma questa volta non lo avrebbe trattenuto nessuno per avvicinarsi a lei, e se ci avessero provato non ci sarebbero riusciti.

 

Camminò a larghi passi verso di lei, che a sua volta venne verso di lui per incontrarlo. Quando furono a un metro di distanza, lui si fermò, senza parlare. Buffy lo guardò con la speranza negli occhi che aveva perso una settimana prima. “E' vero? Tu avevi... rinunciato... anche se avevi v-vinto?” chiese intimorita.

 

Spike la guardò col rimorso negli occhi “Certo che avevo rinunciato... Buffy, io non posso pentirmi di quella scommessa, se non ci fosse stata probabilmente non ci saremmo mai conosciuti. Ma non mi è più importato di vincerla da non sai quanto tempo, forse da subito.” le disse senza avvicinarsi.

 

Buffy fece un passo verso di lui “Spike... come faccio a sapere... quando hai smesso, quando hai smesso di recitare, quando è iniziato a importarti sul serio? Come faccio a sapere quanto conosco realmente di te e quanto invece era una recita?” chiese.

 

E questa volta Spike sapeva cosa rispondere. Facendo l'ultimo passo che li separava, le prese le mani, e lei non si oppose. “Non mi aspetto che ti fidi ancora di me, ma puoi chiedere conferma a chiunque se così non fosse. Tu sei l'unica persona con cui non ho mai recitato, Buffy. E nemmeno io me n'ero reso conto all'inizio, ma con te ho sempre potuto essere... reale. Con te ho sempre potuto essere solo William” ammise.

 

E mentre lui le spostava una ciocca di capelli dal viso, lei bloccò il suo polso, portando la sua mano sulla propria guancia e chinandosi nella carezza. “Mi fido di te” sussurrò. E Spike, William, mantenne la presa sul suo viso per attirarla a se in un bacio che fece dimenticare ogni cosa.

 

Attorno a loro urla e applausi accompagnavano l'elezione della reginetta della scuola, ma i due nemmeno sentivano, come non sentivano i loro amici, riunitisi in un angolo a guardarli e godersi il risultato dei propri sforzi.

 

Dopo un tempo che non poteva essere misurato, il dolce bacio si interruppe, e con occhi così blu da farla tremare, William la guardò. “Vuoi ballare con me?” sussurrò.

 

Buffy sorrise

 

 

 

Epilogo

 

 

Due mesi più tardi

 

 

“Avanti, Faith, soffia sulle candeline!” scherzò Spike.

 

“Ma le avete prese rosa! Mi avete preso diciotto dannate candeline rosa su una torta rosa!” protestò ancora allibita.

 

Tutta la famiglia, e gli amici, risero da dove stavano riuniti nel giardino dietro casa Giles. Il compleanno di Faith finalmente era arrivato, e questo significava il suo definitivo trasferimento in casa Giles e nella famiglia. L'evento aveva richiesto una grossa festa.

 

“E abbiamo girato tutta la città per trovarla!” squittì Willow, al fianco di Doyle.

 

Wes si avvicinò ad una Faith fintamente ferita nell'orgoglio, e le cinse la vita con un braccio “Rosa perché tu sei una ragazza, se fossi stata un ragazzo sarebbero state azzurre” scherzò.

 

Mentre Faith metteva il broncio, prese un respiro e soffiò sulle candeline, e un grande applauso si sollevò da tutto il giardino.

 

Da quella sera al ballo erano cambiate molte cose. Superato il disastro, con più calma tutti i piccoli buchi rimasti erano stati colmati.

 

Faith quella stessa sera aveva preso Buffy da parte, confessandole di essere stata lei a proporre la scommessa nella speranza che ponesse fine finalmente alla piccola guerra tra Angel e Spike, e che non riusciva a esserne sinceramente pentita perché si considerava fortunata ad aver conosciuto un amica come lei. Per Buffy era stato più che sufficiente a perdonarla in pieno.

 

Doyle e Willow sembravano più innamorati che mai, Willow aveva addirittura rinunciato ad una borsa di studio per LA per poter rimanere alla UC Sunnydale con lui, e da come si comportavano si pensava avessero già organizzato un futuro insieme.

 

Faith e Wes sembravano della stessa opinione, anche se per Wes era stato più difficile convincere Faith a seguire il college con lui invece di iniziare a lavorare come aveva pensato, ma sembrava che l'idea di avere una vera famiglia avesse calmato il suo essere irrequieto fino a farle decidere di prendere una laurea.

 

Wes era diventato parte integrante del gruppo come della famiglia. Quando le acque si furono calmate dalla sera del ballo, aveva confessato a Faith di non essere andato da Angel con l'idea di ricattarlo, ma di aver tentato di spiegargli la gravità morale di quello che era successo, e di essere rimasto tanto deluso dalla reazione incurante dell'amico da essere passato al ricatto. Faith se n'era dispiaciuta al punto da aver passato un mese a cercare di riavvicinarli, e infine ci era riuscita.

 

Così ora Angel, non senza poche avversità, era entrato a far parte del gruppo. Lui e Cordelia, sua ragazza fissa da più di un anno senza che nessuno lo sapesse, per il reciproco interesse a fingere di avere il cuore di ghiaccio. Ma pare che la fine del liceo faccia riconsiderare le proprie priorità, e un bel giorno lui e Spike si erano trovati seduti su un divano del Bronze, a bere birra, guardare le loro ragazze ballare e chiedersi com'erano iniziate le loro liti, poco sorpresi di non ricordarlo più.

 

“Hey, ma Charlie dov'è oggi?” chiese Faith, prendendo una forchettata di torta dal piatto.

 

“Io chiederei dov'è stato negli ultimi due mesi” chiese Doyle, con Willow in grembo.

 

“A me ha detto di essere andato a trovare dei parenti da qualche parte in Iowa” scrollò le spalle Spike, seduto sull'erba con Buffy sulla sedia accanto a lui che gli accarezzava i capelli.

 

“Come, non lo sapete?” squittì Cordelia, eccitata all'idea di poter divulgare un pettegolezzo. Certe cose non cambiano mai.

 

“Sapere cosa?” chiese Spike confuso.

 

“Di Gunn e Winifred, l'insegnante di Fisica!” squittì di nuovo, continuando allo stupore di tutti “Pare che avessero una piccola tresca durante l'anno, ora sono in vacanza insieme e sono molto innamorati” sorrise maliziosa.

 

Per un secondo nessuno si mosse, e tutti continuarono a fissarla. Poi le ragazze assunsero un espressione sognante, mentre Doyle, Wes, Angel e Spike scoppiavano a ridere fino alle lacrime.

 

“Hey Spike” disse Angel dopo qualche momento, quando tutti ebbero ricominciato ad attaccare il proprio pezzo di torta “Ora che abbiamo appianato le divergenze...” già, perché un altra delle cose che erano cambiate in Angel dopo il liceo era l'eliminazione del linguaggio sboccato da teppista “... che ne dici di pareggiare i conti?” propose.

 

Spike lo fissò un momento, gelando “Tu... non stai dicendo quello che penso io, vero?”

 

La risposta arrivò quando Angel guardò sorridendo prima lui e poi Doyle, e poi di nuovo lui.

 

Spike e Doyle si guardarono col terrore negli occhi, mentre Faith rideva.

 

“Io questa la vorrei proprio vedere” disse Buffy, guadagnando uno sguardo allibito da tutti “Che c'è? Solo a me sembra una cosa divertente?” chiese.

 

“No no, anche io ci sto” disse Faith, seguita da un assenso di Cordelia e Willow.

 

“A me sembra giusto” concordò Wesley.

 

“A me invece sembra proprio di non volerlo vedere, se non vi dispiace rientro in casa finchè non sono certo che abbiate finito” commentò Giles allontanandosi verso la porta sul retro, seguito da altre risate.

 

Willow si alzò dal grembo di Doyle, spingendolo al centro del giardino, e Buffy fece lo stesso con Spike.

 

“Okay amico, facciamo in fretta” disse Spike come se ne andasse della sua vita.

 

Doyle sbiancò “Sappi che ti ho voluto bene, ma mai in quel senso”

 

Tra gli applausi e le urla di incitamento del rinnovato gruppo, Spike afferrò Doyle per le spalle e si avvicinò a toccargli labbra per non più di un decimo di secondo, prima di separarsi e tornare ognuno dalla propria fidanzata. Finalmente fu Angel a ridere, e per la prima volta fu fatto senza cattiveria.

 

“Amore,” disse Spike a Buffy “Questa me la paghi” affermò.

 

Buffy sorrise “Potrai farmela pagare ogni giorno per tutto il college” scherzò, accarezzandogli una guancia.

 

Spike le prese il polso dolcemente, guardandola negli occhi. “Che ne dici se te la facessi pagare, ogni giorno, per tutta la vita?”

 

E mentre nel giardino era calato il silenzio, nonostante tutti facessero finta di non aver sentito per dare più intimità alla coppia, Buffy sorrise e si sporse verso il suo William, dandogli un bacio.

 

 

Fine