THE MUSIC OF LOVE

AUTRICE: Spuffyna (Sara)

Rating: NC17… ma non aspettatevi molto, perché è la prima volta che descrivo certe scene

Riassunto: Spike, famoso cantante, deve registrare nella nuova casa discografica dove lavora Buffy…

Disclaimer: I personaggi appartengono a Joss Whedon, ecc.

 

 

Adoro il mio lavoro. Fin da piccola è stato il mio sogno. E sono riuscita a realizzarlo. E' una bella giornata, e come al solito mi dirigo verso la sala di registrazione. Un giorno come un altro. Quando entro noto che tutti stanno mettendo a posto e mi sorprendo. Solitamente il Laboratorio, come lo chiamiamo noi, è sempre nel mezzo ordine-disordine. Mi avvicino a Xander, il mio amico:

- Che sta succedendo? Perchè mettete a posto il Laboratorio?

Xander si volta verso di me, passandosi una mano sul volto, per poi voltarsi nuovamente verso il gruppo che sta sistemando:

- Qualcuno l'ha informata oppure se l'è scordato pure questa volta?

Grida indicandomi con un dito. Praticamente tutti insieme scuotono il capo, mentre Xander lo scuote a sua volta e si volta nuovamente verso di me:

- Bene. Nessuno ti ha informata. Allora, domani arriva un cantante che per la prima volta vuole registrare qui da noi. Sai, ci siamo introdotti da poco nel mondo come Casa Discografica e così il nostro caro capo Oz ha deciso di invitare a registrare qui un cantante famoso per far arrivare più clienti, per far vedere che valiamo.

Sorrido. Adesso capisco tutto.

- E così non dobbiamo farci trovare nel nostro solito casino, se vogliamo che tutto vada bene.

- Capito. Allora io mi metto al lavoro.

E così dicendo entro nella sala di registrazione e controllo che tutti gli strumenti siano al loro posto, accordo il piano e li provo per sentire se sono a posto o se bisogna sostituire qualche cosa. Poi passo al mixer per vedere come è messo ed infine mi dedico alle scartoffie. Devo anche controllare la cartella del cantante. Si è deciso che devo essere io ad accoglierlo e ad assisterlo durante la registrazione. Mi siedo davanti al mixer e comincio a leggere la sua cartella. Due album, successo, non troppi pettegolezzi sul suo conto, una vita normale, giovane e...cavoli! Rimango incantata a guardare la sua foto. Sbatto un paio di volte gli occhi, pensando di stare sognando. Ecco, adesso li riapro. Lentamente. E la sua foto mi sorride. Faccio un salto sulla sedia sentendo una mano sulla mia spalla destra.

- Hey, Buffy, scusami. Eri assorta nella lettura della cartella?

Xander mi prende la cartella di mano e poi mi guarda.

- Non ti ci mettere anche tu. Come fai a dire che sia carino?

Mi dice voltando la foto verso di me ed indicando l'uomo che vi è ritratto.

- Io non ho mica detto che è carino. Stavo solo facendo il mio lavoro.

- Adesso il tuo lavoro è quello di sbavare sulle foto dei cantanti?

- Non stavo sbavando!

Esclamo. Mi alzo dalla sedia e mi riprendo la cartella. Mi risiedo e finisco di leggerla, mentre Xander guarda che sia tutto in ordine. Quando appoggio la cartellina mi stiracchio.

- Hai controllato le cuffie e i microfoni?

- Non avevi detto che lo volevi far te?

- Giusto.

Xander si volta e riprende il suo lavoro. Io lo saluto e mi avvio verso la porta, passando per la sala ristoro a salutare tutti gli altri.

Finalmente sono a casa. E un'altra giornata è passata. Sorrido sbadigliando e mi passo una mano tra i capelli. La foto del cantante mi passa ancora davanti agli occhi e sorrido. Domani sarà un bel giorno. Già lo sento.

 

Sveglia. Sveglia. Spegni la sveglia, continuo a ripetermi. Allungo una mano da sotto le coperte e l' appoggio sopra le sveglia, cercando quel maledetto pulsantino per farla smettere si suonare. Finalemente ecco che lo trovo e lo premo. Silenzio. Apro gli occhi e vedo solamente i miei capelli. Esco da sotto le coperte e mi metto supina. Mi sposto i capelli dalla faccia e sbuffando mi alzo. Apro le tende e la luce di Sunnydale mi investe. Sbatto gli occhi, mentre le mie pupille si abituano al cambiamento improvviso di luce. Mi bruciano gli occhi e così mi porto le mani davanti a questi, allontanandomi alla cieca dalla finestra. E sbatto puntualmente contro l'armadio. Come tutte le mattine. Fortuna che ho la testa dura. Mi passo la mano sulla fronte, vicino all'attaccatura dei capelli. Solito punto. Tutte le mattine. Ormai il bernoccolo non si da neanche più la pena di uscire. Meglio. Tolgo le mani dagli occhi e sollevo lentamente le palpebre, mentre lacrime calde mi scendono lungo le guance. Colpa del cambio improvviso di luce, solita reazione dei miei occhi. Apro l'armadio, estraendone poi un tailleur azzurro. Faccio il letto, mentre l'aria fresca che entra dalle finestre aperte mi sveglia un po' di più, ma mai quanto la doccia fredda di ogni mattina. Mi vesto e mi trucco, chiudendo poi tutte le finestre e chiudendo a dovere la porta di casa. Perchè una volta mi sono scordata mi mettere la spranga e il figlio del mio vicino, che giocava all'esploratore, era riuscito ad entrare. Chiudo gli occhi e sospiro. E' ora di andare a lavorare. Prendo fuori dalla borsetta le chiavi della macchina e mi avvio verso il garage. Potevo anche passare da dentro casa, penso mentalmente. Ecco la mia Mini. Mi è sempre piaciuta quella macchina. E adesso ne ho una: tutta rosa. Sorrido, salendo ed inserendo la chiave, per poi girarla. Ecco il suo rumore. Vibra leggermente. Poso la mano destra sul cambio, posiziono i miei piedi sui pedali e l'altra mano sul volante. Mi sistemo il ciuffo guardandomi sullo specchietto retrovisore e poi parto. Entro dieci minuti sarò alla Casa Discografica.

 

- Almeno oggi niente ritardo, Buffster.

- Perchè?

Chiedo a Xander, scesa dall'auto.

- Non dirmi che te lo sei dimenticata.

Ripenso a cosa non dovevo dimenticarmi. Guardo a terra, incrociando le braccia. Sento un clacson e sfuggo ai miei pensieri. Mi volto e vedo una Desoto nera davanti a me. Mi sposto. Ecco, adesso sono sul marciapiede, non mi può più suonare. Rimango ferma davanti all'auto, aspettando di vedere chi ne scende. Questo è un parcheggio riservato: è della Casa Discografica. Mi faccio avanti per dire queste parole quando la portiera si apre e ne scende l'uomo più bello che io abbia mai visto. E ricordo. Il cantante. La foto. Il disco. La registrazione.

- Salve. E' questa la Casa Discografica G&H?

Io rimango ferma imbambolata sul posto, senza dire una parola. Non riesco neanche a muovere la mano per togliermi gli occhiali da sole.

- Si.

Sento una voce e mi volto: è stato Xander a rispondere. Lui mi guarda un po' male, poi mi fa cenno con il capo di continuare per conto mio. Gli sorrido per rassicurarlo. Ma io non sono per niente tranquilla. Volto il capo verso il cantante mozzafiato che mi sta di fronte.

- William Shelby. Ma mi conoscerai come Spike.

- Si.

Gli tendo la mano e lui me la stringe. Dio, che stretta! No! Buffy, non adesso! Grida il mio cervello. Devo rimanere con i piedi per terra.

- Vieni, ti faccio vedere la stanza di registrazione e il resto dell'edificio.

- Quindi sarai tu ad assistermi in questi giorni, Riccioli d'oro?

- E - esattamente.

Piedi per terra. Rimani alla realtà. Rimani concentrata sul tuo lavoto.

Gli sorrido, facendogli segno di seguirmi ed insieme entriamo dentro l'edificio. Gli faccio vedere il Laboratorio, e scherziamo sul suo nome, mentre gli spiego il perchè glielo abbiamo dato. Sono un po' meno imbarazzata di prima, ma ancora non riesco a sciogliermi del tutto. Poi, passiamo per la sala ristoro, dove lo presento ai miei collaboratori, che poi diventeranno anche i suoi; ed infine, ecco che ci avviamo verso gli uffici passando per un lungo corridoio ben illuminato con dei quadri appesi ad entrambe le pareti, ed infondo una porta bianca con sopra una scritta: Uffici. Entriamo e ci troviamo davanti poche persone, visto che tutte le altre le abbiamo viste poco fa nella sala ristoro intente a prendere un cappuccino con una briosce. Scuoto il capo: bella figura che stiamo facendo al nostro primo importante cliente. E a lui non sfugge questo mio gesto e mi si avvicina, sussurrandomi all'orecchio e mandandomi brividi lungo la schiena:

- Qualcosa non và passerotto?

Passerotto! Mi ha chiamata passerotto! Potrei svenire proprio in questo momento, ma grazie al cielo siamo arrivati davanti alla scrivania di Oz, il grande capo. Mi volto vero Spike e lo guardo in faccia.

- Tutto a posto.

Dico sorridendogli. Lui mi guarda per un po', cercando di studiare la mia espressione, e poi alza le spalle, quindi si volta vero Oz.

- Salve. Sono William Shelby. Spike.

Si presenta il cantante ossigenato, allungando una mano mentre Oz gliela stringe, per poi alzarsi in piedi ed uscire dalla scrivania, venendo accanto a noi.

- E' un piacere averla qui, signor Shelby.

- Mi chiami Spike.

- Se non le da fastidio, diamoci del tu. Comunque, io sono Oz Green. Può chiamarmi Oz.

Io guardi stupita Oz: è la prima volta che lo vedo fare un discorso così lungo. Solitamente non dice più di tre o quattro chiare e concise parole. E la cosa straordinaria è che tutti capiscono quello che vuole senza che lui stia lì a spiegarlo per ore! Incredibile!

- Allora, Buffy ti ha fatto vedere tutto l'edificio?

- Si...e, Buffy?

Spike si volta verso di me e io lo guardo imbarazzata.

- Non mi avevi detto il tuo nome.

- Oh, già.

Rispondo arrossendo. Mi ripeto mentalmente la prima regola: presentarsi e mettere a proprio agio il cliente. Bhè, spero almeno di averlo messo a suo agio.

- Vieni Spike, dobbiamo firmare le carte.

Dice Oz, scomparendo nuovamente dietro la scrivania. Vedo Spike che si siede di fronte a lui e allora io decido di tornare al mio lavoro.

- Torno di là.

E senza aspettare risposta esco dall'ufficio e torno al Laboratorio. Quando sono qui tiro un sospiro di sollievo. Mi piace stare con Spike, ma ho sempre paura di dire la cosa sbagliata o di sembrare insulsa e stupida.

- Hey, Buffy! Come và?

Mi volto sentendo una voce alle mie spalle e vedo avvicinarsi Willow. E' la mia migliore amica ed anche la nostra segretaria.

- Ciao Willow. Tutto a posto. Ti sei presa una pausa?

Le dico con un tono finto serio.

- Già. Volevo solo chiedere ad una mia collega com' è il nuovo cantante che attualmente non vedo vicino a lei.

Io rido. A volte Willow è davvero divertente.

- Attualmente, signorina Rosenberg, il signor Shelby, che lei conoscerà con il nome di Spike, si trova nell'ufficio del supremo capo suonatore di chitarra e stanno firmando delle carte.

- E mi dica, signorina Summers, è carino il suddetto tipo?

A quel punto non ce la facciamo più e ci mettiamo a ridere tutte e due. Dopo che ci siamo un po' ricomposte ci sediamo accanto al mixer e le racconto di Spike.

- E' bellissimo. E tremendamente sexy. Poi dovresti sentire il suo accento inglese!

- Insomma, ti piace.

- Bhè, devo dire che ad un primo impatto gli sarei saltata addosso, ma bisogno vedere come è veramente.

- Avrai tempo di scoprirlo. Ora devo tornare al mio lavoro, Buffy. E...sta arrivando Spike.

Dice Willow, per poi farmi l'occhiolino e tornare nella stanza accanto, alla sua scrivania e a i suoi telefoni. Io mi volto e vedo Spike avvicinarsi. Oz non è con lui. Faccio per andargli incotro quando vedo che già Xander si dirige verso l'ossigenato. Così ne approfitto per andare a ricontrollare gli strumenti musicali e tutte le apparecchiature.

E mentre sistemo faccio finta di non sentire la conversazione che si svolge tra i due uomini.

- Hey, io sono Xander. Non ci siamo ancora presentati.

- Spike.

- Allora, come ti sembra il posto?

- Bello. Mi sembrate tutti molto amichevoli.

- E lo siamo.

- Dimmi una cosa, come mai la Casa Discografica si chiama G&H?

- Bhè, G sta per Green. Oz, il capo con cui hai appena parlato. E H per Harris, cioè io.

- Capisco. E dimmi qualcosa di Buffy.

Dice indicandomi.

- La nostra piccola e dolce Buffy, che quando vuole sa tirare fuori gli artigli. Mi raccomando, non farla arrabbiare.

Dice Xander a Spike, prima di tornare al suo lavoro. Ma ecco che prima che se ne vada del tutto si gira nuovamente verso il cantante.

- E a volte si scorda le cose!

Spike si mette a ridere, salutando con la mano Xander, per poi voltarsi verso di me.

- E così, dolcezza, so un po' di cose sul tuo conto. Mi piacerebbe conoscerti meglio.

Io rimango a bocca aperta, ma prima che il mio cervello riesco a formulare una risposta, Spike mi sorpassa e si dirige verso il parcheggio.

- Vado a prendere la mia chitarra, così iniziamo subito a lavorare.

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Devo dire che questa è stata davvero una bella giornata. Quando Spike è tornato in studio con la sua chitarra l'ho lasciato a Xander e al resto della squadra e sono andata da Willow. Tra un po' di lavoro e un po' di chiacchere la giornata è passata. Ogni tanto Willow sorrideva e io le chiedevo cosa succedesse, ma questa scuoteva il capo. E adesso eccomi qua, giunta davanti a casa mia. La guardo: non è molto grande. Prendo fuori le chiavi della porta ed entro, passandomi una mano tra i capelli e mettendoli in disordine. Tanto adesso nessuno mi può vedere. Mi tolgo le scarpe e mi cambio con una comoda e morbida tuta grigia e rosa. Mi strucco e mi lego i capelli, per poi andare a sedermi sul divano e accendere la tv, fermandomi a guardare un film già iniziato. Dopo un po' sento suonare alla porta. Aggrotto la fronte. Solitamente nessuno mi viene a trovare. A parte mia madre, ma prima di venire in città mi avvisa. Mi alzo e dopo aver abbassato il volume della tv vado alla porta. Quando la apro sorrido e arrossisco, vedendo Spike davanti a me. Chissà cosa penserà a vedermi in tuta, mentre poco prima ero tutta composta e ben truccata, in modo da nascondere quell'odioso brufoletto tra mento e collo. E adesso ho anche i capelli raccolti, così non posso coprirlo con questi.

- Ciao Buffy.

Mi dice, guardandomi.

- Ciao.

Dico io in imbarazzo, non sapendo cosa fare.

- Posso entrare?

Mi chiede molto gentilmente lui. Io annuisco e mi faccio da parte per farlo passare. Quando entra si volta verso di me e portando allo scoperto la mano destra, che era stata dietro la schiena e mi porge una rosa rossa. Io arrossisco ancora di più e gli sorrido timida.

- Spike, non dovevi!!

Lui alza le spalle.

- Sei stata molto gentile oggi e volevo chiederti una cosa.

Io prendo la rosa e la metto in un vaso, che poi poso sulla tavola della sala da pranzo, ed infine mi volto verso Spike, che mi ha guardata per tutto questo tempo e adesso mi sorride e si è appoggiato allo stipite della porta.

- Allora, gattina, ti và di venire a mangiare fuori insieme a me?

- Io... Sì, mi piacerebbe molto.

Dico guardandolo in volto e poi abbassando lo sguardo.

- Hai impegni per questa sera?

Io a quelle parole alzo il capo e lo scuoto. Lui mi sorride. E' bellissimo quando sorride. Non che quando è serio o fa qualche altra espressione non lo sia.

- Bene. Allora ti aspetterò qui mentre tu ti vai a preparare e poi andiamo fuori a mangiare.

- Cosa mi devo mettere?

Lui mi sorride, per poi camminare verso di me e guardarmi.

- Niente di troppo elegante. Anche così sei bellissima.

- G-grazie.

Dico arrossendo. Ancora. Quante volte sono arrossita in questi pochi minuti? Gli sorrido e mi avvio verso le scale, per poi fermarmi in cima e vedere Spike andare verso il salotto. Così corro verso la mia camera e apro l'armadio. Qualcosa di non troppo elegante, ha detto. Dove mi vorrà portare? Sospirando, guardo i vari tailluer e le scarpe con il tacco. Poi passo lo sguardo sulle gonne ed infine sui pantaloni. Gonna. Allungo una mano e sicura prendo una gonna corta nera e la metto sul letto, per poi tornare all'armadio e cominciare a frugare tra le maglie. E dopo un po' mi viene l'ispirazione. Così scelgo una canotta bianca ed un maglioncino bianco un po' trasparente. Ci staranno molto bene con la gonna nera. Ed infatti, finito di vestirmi, mi guardo allo specchio e sorriso. Ora mancano le scarpe, il trucco e i capelli. Scelgo un paio di stivali neri che arrivano a metà polpaccio e vado verso il bagno. Mi trucco leggermente. Non voglio niente di troppo pesante, per poi sciogliermi i capelli e lasciarmeli cadere dolcemente sulle spalle. Con le mani mi sistemo i morbidi boccoli e mi metto a posto il ciuffo. Infine, un po' di profumo e di lacca e il gioco è fatto. Sorrido soddisfatta e scendo giù per le scale. Spike è davanti alla tv che passa svogliato da un canale all'altro. Appena sente il leggero tocco dei miei tacchi si volta e non riesco a capire la sua espressione.

- Sei bellissima.

Mi dice, guardandomi negli occhi. Io gli sorriso e poi gli dico che possiamo andare. Lui annuisce e poi spegne la televisione, guidandomi verso la sua macchina. La sua Desoto nera. Miapre lo sportello e io salgo in macchina.

Per metà tragitto nessuno dice una parola e dopo un po' gli chiedo, allora:

- Dove mi stai portando?

- Adesso lo scoprirai dolcezza.

Io annuisco e continuo a guardare avanti. Abbiamo appena svoltato a destra. Se continua per questa strada arriveremo sulla piccola montagnola che si erge su Sunnydale. Ed infatti ci dirigiamo proprio lì. Lui trova da parcheggiare e poi viene ad aprirli lo sportello. Io scendo e chiudo gli occhi, mentre l'aria fresca della sera mi accarezza il volto.

- Dovremmo camminare solo un po', la macchina fin là sopra non ci arriva.

Mi dice Spike, prendomi per mano e guidandomi su per la montagnola. Vedo che nell'altra mano ha un cesto. Pensa per caso di fare un pic-nic? Alzo mentalmente le spalle. Qualunque cosa mi và bene, se devo stare con Spike. Ci fermiamo e lui stende a terra una coperta. Ci sediamo e lui prende fuori dal cesto del cibo. Vedo che sorride, un po' imbarazzato.

- Ho sentito dire che ti piace il cinese, e così ne ho preso un po'. Spero ti vada bene.

- Oh, Spike. Io adoro il cinese. Certo che và bene.

Dico sorridendogli e posando d'istinto la mia mano sopra la sua. Una scarica attraversa il mio corpo e ritiro subito la mano. Chissà se anche lui l'ha sentita?

Faccio finta di niente e mi concentro sul delizioso mangiare cinese che abbiamo davanti. Cominciamo a scherzare e mangiare e parlare di cose anche serie. Il problema è che Spike ha portato anche una bottiglia di vino e io l'alcool non lo reggo molto bene. Bhè, praticamente divento ubriaca dopo tre sorsi. Come la volta che mi sono ubriacata all'università: l'unica cosa che riuscivo a dire erano delle sfasate vocali. E così cominciamo a bere. Un bicchiere e rido. Secondo bicchiere: mi gira un attimo la testa. Terzo bicchiere: singhiozzo. Ecco, è fatta. O meglio, sono fatta di alcool. Povero Spike, chissà che impressione gli farò!

- Penso che sia ora di tornare a ca!

Singhiozzo.

- Casssa...

Dico mooolto in là.

- Già. Hai ragione paserotto. Domani dobbiamo lavorare e tu devi sbollire la sbornia.

- Non ho voglia di lavorare, domani.

- Ma domani avrai la voglia. Adesso dici così perchè sei ubriaca.

Vedo uno sfocato e a tratti limpido Spike prendere le cose e rimetterle nel cestino. Poi sento due braccia forti che mi aiutano ad alzarmi in piedi.

- Io non sono ubriaca.

Dico convinta. Una risata mi rimbomba nella testa e mi copro le orecchie con le mani.

- Scusa amore, non volevo farti venire ancor più mal di testa.

Alzò lo sguardo e vedo che Spike mi prende per mano e mi riporta in macchina. Il resto del viaggio è molto sfocato. Sento solo la mia voce canticchiare qualche canzoncina popolare e Spike replicare, sorridente:

- Questa potrei metterla nel mio album.

Ed ora eccoci davanti a casa mia. Almeno, penso che questa sia casa mia. C'è pure una macchina uguale a quella che ho io!

- Spike, ho sonno.

- E adesso ti porto a dormire, amore.

Annuisco, cercando di camminare, per poi chiudere gli occhi e vedere tanti colori attorno a me. Non so cosa stia succedendo. Solo che mi piace vedere le scale che scorrono sotto di me senza che io ci cammini su. E' tutto così strano. E la porta della mia camera si apre senza che io la tocchi! Incredibile.

- Amore, riesci a svestirti?

Sento una voce e mi volto. Una figura pallida e con i capelli praticamente bianchi mi sta parlando.

- Perchè, sono vestita?

Chiedo alla voce, per poi sentire che qualcuno mi toglie i vestiti e me ne mette degli altri. Io intanto stringo gli occhi per mettere a fuoco la luce e:

- Spike! Ma cosa ci fai qui?

Risata.

- Ti sto mettendo a letto, piccola.

- Io non sono piccola.

Dico imbronciata e incrociando in malo modo le braccia sopra il petto. Devo dire che l'alcool ha fatto effetto. Forse anche troppo. Poi mi sdraio e mi copro con le coperte. Vedo ancora Spike, che questa volta mi bacia la fronte.

- Ci vediamo domani, Riccioli d'Oro. Buona notte.

E sorridendo scompare dalla mia visuale già molto ridotta. Sorride pure io e poi mi addormento, in un sogno con dell'erba, Spike e del cibo cinese.

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Ho mal di testa. Un gran mal di testa. Cerco di aprire le palpebre, che mi sembrano troppo pesanti. Mi porto una mano al volto per la luce che entra allegra nella mia stanza. Strano che la scorsa sera non abbai tirato le tende. Mi volto verso la sveglia e vedo che mi sono svegliata mezz'ora dopo del solito. Cerco di scendere dal letto il più velocemente possibile e praticamente volo verso il bagno. Quando mi guardo allo specchio vedo che sono truccata e aggrotto le sopracciglia. Strano. Comuque, mi lavo, mi vesto e mi trucco bene. Ma il mal di testa è ancora lì, e sembra crescere sempre di più. Scendo dalle scale e vado in cucina, prendendo una pastiglia ed un bicchiere d'acqua.

 

Sto guidando per arrivare al lavoro. Sono ancora in orario. Sono ancora in orario, continuo a ripetermi. Ma ecco che i ricordi tornano tutti in una volta: ieri sera sono uscita con Spike e abbiamo fatto un pic-nic a base di cinese e...vino. Sospiro. Mi sono ubriacata. Adesso si spiega tutto: il mal di testa, il trucco colato, le tende aperte e l'amnesia. Per fortuna sono arrivata alla Casa Discografica. Scendo dall'auto e mi guardo attorno, mentre cammino verso l'ingresso: Spike è già arrivato, c'è la sua macchina. Entro per il bar e vedo che lui è qui e mi sorride, venendomi incontro.

- Ciao amore. Come hai dormito?

- Per dormire, quello bene. E' stato il risveglio che non mi è piaciuto molto.

Lui ride e pure io.

- Hai preso qualcosa per il mal di testa?

Mi domanda gentile.

- Si. E proprio adesso sta levando le tende dalla mia testa.

- Comunque, sei affascinante sotto l'effetto dell'alcool.

Mi dice. Io arrossisco e abbasso lo sguardo.

- Scusate, c'è una persona che chiede di Buffy Summers. E' qui?

Domanda un ragazzo magrolino entrando nel bar.

- Sono io. Arrivo.

Dico seguendolo. Arriviamo così all'atrio e il ragazzo se ne và, lasciandomi lì, in piedi, da sola. E poi vedo un'ombra famigliare avvicinarsi.

- Ciao Buffy. Come stai?

Il mio ex ragazzo, Riley.

- Cosa vuoi Riley?

Gli chiedo, incrociando le braccia al petto.

- Volevo sapere come stava la mia ragazza.

Mi dice sorridendomi e avvicinandosi a me.

- Non sono più la tua ragazza. Lo vuoi capire? E' da due anni che andiamo avanti con questa storia.

Gli urlo praticamente contro.

- Buffy, io ti amo. E lo so che anche tu provi ancora qualcosa.

- Già: provo vergogna per me stessa per esser stata con te.

Dico voltandomi per tornare da Spike. Ma sento una mano sul mio braccio che mi gira. Adesso Riley è vicinissimo a me.

- Perchè hai voluto chiedere con me, Buffy? Siamo fatti l'uno per l'altra.

- No, Riley! Sei tu quello che si è fatto trovare con quella Darla! E poi, grazie al cielo, ho capito che poveretto sei!

Dico strattonando il braccio. Ed ecco che sento uno schiaffo arrivare sulla mia guancia. Io mi porto la mano al viso e con le lacrime che cominciano a sgorgare dagli occhi corro verso il Laboratorio. Vado subito alla scrivania di Willow: questa sta tornando dal bagno e appena mi vede in lacrime mi corre incontro:

- Buffy! Cosa è successo?

Mi domanda preoccupata.

- Riley.

Riesco solo a rispondere. Willow mi abbraccia.

- Riusciremo ad allontanarlo una volta per tutte da te. Te lo prometto. Superemo anche queste, come abbiamo superato la cosa di Parker, ok?

Io annuisco, abbracciando stretta la mia migliore amica. Per fortuna c'è lei. C'è sempre stata, fin da quando eravamo piccole ci siamo sempre aiutate, in tutte.

- Buffy!

Sento la voce di Xander che mi chiama e mi asciugo le lacrime.

- Devo andare a lavorare.

Dico con un mezzo sorriso a Willow. Lei anniusce, per poi tornare dietro la scrivania.

- Grazie.

Le dico prima di uscire. Xander sta guardando dei foglie e me li porge. Poi si volta verso di me.

- Buffy, è successo qualcosa?

Mi chiede gentile, guardando i miei occhi rossi e lucidi e la mia guancia, che porta un po' il segno dello schiaffo.

- Tutto a posto.

Gli dico, guardandolo negli occhi. Lui capisce a abbassa il capo, sospirando. Xander è il mio migliore amico e anche quello di Willow. Ci ha sempre aiutato in certe situazioni e adesso non ne può più di Riley. Penso che stia architettando qualcosa per farlo sparire.

- Fai solo mezza giornata oggi.

Mi dice poi. Io squoto il capo.

- Xan, non è niente. Ci sono abituata, lo sai.

- Fai metà giornata, Summers.

- Xan..

- E' il tuo superiore che te lo ordina.

Mi dice con tono serio e autoritario. Io lo guardo negli occhi e annuisco. Mi volto e torno al mio lavoro. Mezza giornata, e poi sarò libera di tornare a casa.

 

Guardo Spike finire di parlare con Oz, che gli chiede come vada la registrazione. Io sono seduta vicino alla scrivania di Willow. Ed ecco che vedo arrivare Xander.

- Buffy, vai a casa.

- Grazie Xan.

Gli dico, alzandomi in piedi e dandogli un bacio sulla guancia.

- Anche se non ce ne era bisogno.

Lui mi scocca una delle sue occhiate e io alzo le mani, come a dire che lui ha sempre ragione.

- Hey, Riccioli d'Oro, dove vai?

Mi chiede Spike.

- A casa.

- Di già?

- Sì. Xan mi ha dato mezza giornata libera.

- Ti andrebbe di andare a fare un giro? Sai, mi sono liberato anche io adesso.

Mi guardo attorno. Non mi aspettavo che volesse ancora uscire con me, con quello che è successo ieri sera.

- Và bene. Ti andrebbè un thè a casa mia?

Gli domando. Se siamo a casa mia, sono sicura che non ci sarà vino o altri alcolici di mezzo.

- Direi che è un'ottima idea, signorina Summers.

Io gli sorriso, per poi corruggiare la fronte.

- Aspetta, io non ti ho mai detto il mio cognome.

- Secondo te, come ho fatto a venirti a trovare a casa tua? Ho chiesto in giro.

- Oh! Già.

Dico arrossendo. Così ci avviamo ognuno alla propria macchina e andiamo verso casa.

 

Durante il tragitto guardo sempre nello specchietto retrovisore per accertami che Spike sia ancora dietro di me. Arriviamo al mio vialetto e parcheggiamo le auto. Io vado subito ad aprire la porta di casa e a tirare su le tapparelle, illuminando ogni stanza. Quando arrivo in cucina, trovo Spike che sta guardando una foto dove ci sono io con mia madre e mia sorella.

- E questa briciola chi è?

Chiede indicando la ragazza dai capelli castani.

- Mia sorella.

Dico sorridendo. E' un po' che non la vedo.

- Sembrate molto legate.

- E' così.

Dico, cominciando a preparare il thè. Intanto metto in tavola anche qualche biscotto. Al cioccolato, naturalmente. Poi verso il thè nelle tazze e mi siedo accanto a lui. Vedo che mi guarda ma faccio finta di niente.

- Cos'hai fatto alla guancia? Questa mattina non avevi quel segno viola.

Dice sfiorandomi il punto in cui Riley mi ha colpita. Io mi tiro indietro, coprendomi con la mano.

- Scusami un secondo.

E vado in bagno. Mi guardo allo specchio: ho un segno viola sotto l'occhio e a lato della faccia. Riley mi ha colpita più pesantemente delle altre volte. Mi sollevo la maglia e mi guardo il fianco: il livido della volta precedente se ne sta andando. Ma mi fa ancora male, a volte. Sospirando, cerca di coprire con un po' di trucco il segno lasciato dallo schiaffo e torno da Spike. Questa sta mangiando i bisotto al cioccolato e mi guarda serio.

- Cosa è successo, Buffy?

- Niente. Davvero.

Cerco di fare finta che non sia successo niente e finisco il mio thè, ma Spike non molla.

- Chi era che ti ha cercata, questa mattina?

- Un vecchio amico.

Continuo a guardare la tazza, ma lui mi solleva il mento e mi obbliga a guardarlo negli occhi. Lo vedo determinato a sapere la vera risposta e così sospiro, senza mai lasciare il suo sguardo.

- Il mio ex- ragazzo.

- E' stato lui a farti questo?

Io annuisco. Spike continua a guardarmi ancora per un po', prima di abbracciarmi. E io lo abbraccio a mia volta, sentendo il suo profumo di pelle e sigarette e perdendomi tra le sue braccia.

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..tbc... e commentini commentucci....

 

 

 

 

Mi stacco lentamente dal suo abbraccio, anche se non vorrei. Lui mi accarezza di nuovo la guancia.

- E' la prima volta che ti fa una cosa così?

- No.

Lui stringe la mascella.

- Hai altri lividi, non è vero?

Io non gli rispondo e lo abbraccio di nuovo. Lui mi stringe a sè. Sento il volto premuto nei miei capelli e una sua mano mi passa dolcemente lungo la schiena, risalendo fino al collo e sollevandomi il capo.

- Promettimi che se ti farà qualcos'altro me lo verrai subito a dire.

- Spike, questa è stata l'ultima volta.

Spike scuote il capo.

- Lo spero davvero, piccola.

La sua mano è ancora dietro il mio collo e lentamente il volto di lui si avvicina al mio. Le nostre bocche sono vicinissime e io mi metto sulla punta dei piedi. Senza mai staccare lo sguardo l'uno dall'altra le nostre labbra si toccano. Spike mi tira più vicina a sè, approfondendo il bacio. Chiudo gli occhi e mi lascio avvolgere dalle sensazioni; sento la lingua di lui che mi chiede il permesso di entrare e così apro le labbra e le nostre lingue cominciano a duellare. Porto le mani sulle sue spalle per sorreggermi. Continuiamo così non so dire per quanto e ci dobbiamo staccare a causa della mancanza d'aria. Spike appoggia la fronte contro la mia e rimaniamo così per un po' di minuti, nel silenzio e presi dalle nostre emozioni.

- Dio, Buffy, sei fantastica.

Mi dice. Io arrossisco a quella frase.

- Anche tu.

Sono un po' imbarazzata. E adesso? Cosa succederà? Vorrà di più, non gli può bastare un semplice bacio. E mentre penso tutto questo lui si stacca da me.

- Mi dispiace, piccola, ma adesso devo andare. Ho un incontro importante con il mio manager.

Annuisco. Sono un po' delusa: non mi aspettavo certo che mi volesse portare a letto, ma almeno che potesse stare qui un po'.

- Ci vediamo domani allora, Riccioli d'Oro. E se hai bisogno per qualsiasi cosa chiamami, hai capito?

- Certo. Grazie Spike.

Questo mi sorride, per poi darmi un dolce bacio e andare verso la porta. La apre ed esce. Poco dopo sento il motore della sua auto avviarsi e mi guardo attorno. Non posso credere a quello che è appena successo. Mi tocco le labbra e mi pare di sentire ancora il suo sapore su di me. Sorrido e comincio a mettere allegramente a posto le tazze e i biscotti sul tavolo.

Saltello per tutta la casa, cercando di trovare qualcosa da fare: non riesco a stare ferma, sono troppo contenta per come si sono evolute le cose con Spike. Così afferro il telefono di casa e compongo il numero di Willow.

- Pronto?

- Will, sono io.

- Buffy, dimmi.

- Che ne dici di venire qui da me e poi pranziamo insieme? Ti devo raccontare una cosa.

- Sento dalla tua voce che è una cosa bella. Dammi venti minuti e poi sarò lì da te. E trovati qualcosa da fare, non come l'ultima volta che continuavi a girarmi attorno canticchiando.

- Ero ubriaca.

- E innamorata.

Chiusi la conversazione e rimasi a fissare il telefono con il mio sorriso idiota sul volto, per poi curraggiare le sopracciglia. L'ultima volta che mi sono sentita così ero innamorata. O mio dio!

 

Dopo che ho finito di raccontare tutto a Willow, questa mi guardò tutta sorridente.

- Sono felicissima per te, Buffy. E' un ragazzo straordinario. Senza contare che è anche bello.

- Già.

Dico con la mente persa nei sogni. Sono in piedi e continuo a muovermi. Non riesco proprio a stare ferma e a sorridere da quanto sono felice.

- Devo dire che la giornata è improvvisamente migliorata: il mal di testa, Riley, il livido e poi... ecco che Spike mi bacia!

- E' bello vederti di nuovo sorridente come una volta.

Mi dice Willow, alzandosi dal divano e venendomi ad abbracciare.

- Hey, Will, che ne dici se andiamo al Bronze? Ne ha tanta voglia.

Le faccio gli occhi dolci e lei ruota gli occhi.

- Domani dobbiamo lavorare, Buffy.

- Lo so. Ma solo un'oretta. Ti prego. Possiamo chiamare anche Faith. E Tara.

Dico guardando la mia migliore amica. Questa infatti solleva subito il capo.

- Bhè, se viene anche Tara, allora penso che potremmo andarci.

- Perfetto! Tu chiama Faith, io mi occupo di Tara.

E così ci mettiamo a telefonare alle nostre due amiche. So che a Willow piace Tara e viceversa, ma ancora non si sono confessate. Mi piacerebbe vederle felici insieme, un giorno.

 

- Hey B. Sei innamorata?

Mi chiede Faith, vedendo come mi scateno in pista. E ancora una volta il mio cervello formula la stessa domanda di questo pomeriggio: sono innamorata, o è solo un effetto momentaneo per un attimo di felicità nella mia insulsa e triste vita? Scuoto il capo.

- No. Sono semplicemente allegra.

- Spike l'ha baciata.

Dice Willow a Faith. Questa si volta verso di me e mi prende per un braccio, tirandomi via dalla pista da ballo.

- E così il famoso cantante che tutte vorrebbero avere nel proprio letto ti ha baciata, è B?

- Già.

Mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

- Di la verità, lui ti piace un casino.

Io alzo sorridente il viso e annuisco, per poi sentire qualcuno che mi prende per la vita e mi volta.

- Era ora che lo dicessi, Buffy.

- Riley, lasciami subito.

Dico al mio ex e mi tolgo dalla sua presa. Non può rovinarmi ancora questa giornata, dopo che ha preso una bella piega.

- Vuoi fare la difficile, eh?

- Non stavamo parlando di te. Tu non vali niente.

A queste parole vedo un lampo attraversare i suoi occhi, e ho paura. Mi prende per un braccio e mi trascina fuori.

- Non parlarmi mai più così, hai capito? Sei tu quella che non vale niente. Parker mi ha detto che non sei stata un granché a letto.

- E allora perchè mi vuoi?

Comincio a piangere, sentendo quelle parole e la sua presa sempre più forte sul mio braccio. Mi avrebbe lasciato un altro livido.

- Perchè tu mi appartieni. Siamo fatti l'uno per l'altra.

Mi tira più vicina e sé e mi abbraccia, ignorando il mio pianto e le mie suppliche perchè mi lasci andare. Mi cattura la bocca con la sua ma io cerco di opporre resistenza: spingo con le mani sul suo torace e riesco a staccarmi da lui.

- Non provare mai più a toccarmi.

- Fai così solo perchè hai paura di quello che provi quando sei vicino a me.

E mi riprende tra le sue braccia.

- Lasciami Riley! Non ti voglio, stammi lontano! Lasciami!

Le lacrime scendono copiose lungo le mie guance e non riesco quasi più a gridare per il magone che mi si è formato in gola.

- Ti ha detto di lasciarla.

Sento una voce e la riconosco:

- Spike!

Urlo. E subito dopo sento che il corpo di Riley viene bruscamente tolto dal mio. Mi accascio a terra, portandomi le mani agli occhi e singhiozzando. Attorno a me sento qualche pugno volare e le frasi di Spike che intima a Riley di non avvicinarsi mai più a me, o lo avrebbe denunciato.

- Buffy, cosa ti ha fatto?

Le mani di Spike si posano delicatamente sulle mie spalle; mi scosto, per poi aprire un poco le mani e per poter vedere Spike inginocchiato accanto davanti a me, che mi guarda preoccupato.

- Ti riporto a casa.

Mi allunga la mano e io la prendo, alzandomi in piedi. Ero ancora molto scossa per quello che è successo.

Lui per tutto il tragitto fino alla macchina e poi fino a casa mia non dice una parola e non mi tocca: ha paura che io possa spaventarmi se fa gesti bruschi o cose simili. Lo ringrazio mentalmente per prendersi cura di me.

Ecco, siamo arrivati davanti alla mia porta, e ancora non diciamo niente. Solo lo abbraccio.

- Rimani a dormire qui, stanotte.

Le prime parole che dico dopo che mi ha salvata da Riley. Lui mi guarda, per poi annuire.

- Sei sicura?

- Per favore, Spike.

- Allora va bene.

Entriamo e dopo che io mi sono cambiata e mi sono messa sotto le coperte lui mi raggiunge, tirandosi via la maglietta e rimanendo con solo i jeans; si mette disteso sul letto e mi guarda, senza toccarmi.

- Mi puoi abbracciare?

Gli domando, con voce debole e assonnata. Spike mi viene vicino e mi abbraccia, per poi darmi un dolce bacio sulle labbra.

- Adesso riposa. Ci penserò io a te.

Queste sono le ultime parole che ho sentito prima di addormentarmi.

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Mi sveglio e mi strofino gli occhi. Mi ricordo tutto. Improvvisamente, allungo una mano a toccare il letto accanto a me: vuoto. Mi alzo spaventata e volto la testa in cerca di Spike. Non vedendolo mi alzo e cammino velocemente fuori dalla stanza, guardando nell'altra stanza, per poi scendere le scale e trovarlo in cucina, accanto ai fornelli. Da questi proviene un buon profumino. Spike si volta verso di me e mi viene incontro:

- Buongiorno amore. Come ti senti?

Mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi guarda, attendendo una mia risposta.

- Adesso bene. Grazie per esserci stato.

- Ci sarò sempre per te.

Mi bacia la punta del naso, per poi tornare ai fornelli e mettere il loro contenuto nei piatti.

- E' pronta la colazione.

Mi sorride e vado a sedermi accanto a lui. Mangiamo rubandoci piccoli bocconi l'uno dal piatto dell'altra. E' bello inizare la mattina con qualcuno che tiene a te.

- Vai a farti una doccia, poi ti porto io al lavoro oggi.

Annuisco e mi dirigo verso il bagno.

Quando esco trovo Spike davanti a casa intento a fumare una sigaretta.

- Non ti fa bene quella roba.

Gli dico, superandolo e scendendo i gradini, avvicinandomi alla sua macchina. Lui mi guarda, per poi finire la sigaretta e buttare il filtro.

- Sto cercando di smettere, love. E adesso che so che non ti piace come vizio ho una ragione in più per provarci.

Sorrido. A quanto pare tiene molto conto delle mie opinioni. Saliamo in macchina e fino alla Casa Discografica ascoltiamo la radio e canticchiamo le canzoni che trasmettono; mi perdo a pensare come tutto sia cambiato in fretta: prima Spike era solo un mito che doveva lavorare insieme a noi, poi ha cominciato a girarmi attorno ed infine mi ha salvata da Riley. Arriviamo e scendendo mi da un veloce bacio, prima di cominciare a lavorare.

Nella pausa racconto tutto quello che è successo la sera precedente e questa mattina a Willow e Xander: loro due sono sempre più convinti di volermi proteggere da Riley e Xan ha detto che vuole congratularsi con Spike per avergli dato una lezione.

 

Mi stiracchio davanti al mixer, chiudendo la cartellina che è appoggiata sulle mie gambe e mi guardo attorno: sono rimasta sola: sono tutti andati a casa, solo io ho deciso di rimanere un altro po' per finire il lavoro che mi era avanzato dal giorno precedente. Mi alzo e metto tutto a posto; Spike dovrebbe essere andato a casa anche lui e così mi toccherà andare a casa a piedi. Esco e vedo che piove. Sbuffo, cammino per un po' sotto la pioggia, per poi sentire il rumore di un auto dietro di me: mi volto e vedo Spike che mi indica di salire. Sorrido e accetto molto voletieri il suo invito.

- Pensavi che ti avrei lasciato andare a casa tutta sola e con questo tempo?

Mi domanda, per poi sporgersi verso di me e baciarmi. Io praticamente mi sciolgo al contatto con le sue labbra e approfondisco il bacio. Dopo un po' ci stacchiamo per riprendere fiato e Spike ricomincia a guidare, senza dirmi niente.

Arriviamo davanti ad un palazzo e lui parcheggia , per poi venirmi a prendere per mano e guidarmi all'interno di questo. Ancora non mi ha detto niente e mi guida verso un ascensore e saliamo. Non ho ben visto a chi piano stiamo andando, ma non mi importa. Vedo che prede fuori una chiave e si dirige verso una porta.

- Spike, questa...

Comincio io.

- E' attualmente casa mia. Però preferisco la tua. E' più vissuta.

Mi sorride ed entriamo: vi è un grande salone e infondo una vetrata a tutta parete.

- Tranquilla, non vedono dentro. Primo perchè questo è il palazzo più alto di Sunnydale e poi perchè da fuori sembra solo un grande specchio.

- Mi piacciono gli specchi grandi.

Ridiamo, per poi andarci a sedere sul divano e accendere la tv.

- Ti ho preparato degli asciugamani e c'è una mia maglia in bagno: sei tutta bagnata, vai a farti una doccia calda, io ti aspetterò qui.

- Grazie Spike.

- Questo ed altro per te, amore.

Vado verso il bagno e poi mi volto: lui è andato in cucina. Sospirando, entro nel bagno: non è molto grande, ma è bello. Mi spoglio in fretta dai miei abiti bagnati e appoggio in un angolo e mi faccio una doccia calda. Mi ci voleva proprio. Quando esco e mi sono asciugata, guardo la maglia che Spike mi ha dato da indossare. La prendo in mano e la porto al volto: sento il suo odore sopra: pelle e sigaretta. Mi piace. Mi ci potrei perdere. La stringo a me, per poi indossarla. Mi sento bene con questa addosso: è abbastanza grande da coprirmi per metà le cosce e non mi sta male. In più porto l'odore di Spike addosso, sulla pelle. La mia pelle. Sorrido a quel pensiero. Ultimamente sto diventando un po' troppo sdolcinata. Scuotendo il capo, torno da lui, ma vedo che è ancora in cucina. Forse vuole stare un attimo da solo e così torno a sedermi sul divano, guardando fuori, attraverso la grande vetrata che ho davanti: è bello vedere parte di Sunnydale dall'alto.

Dopo un po' sento che Spike viene a sedersi accanto a me e sento i suoi occhi su di me.

- Ti godi il panorama?

- Sì. E' bella Sunnydale da qui.

- Già.

Mi stiracchio e lentamente scivolo giù dal divano, sentendo il freddo del pavimento sotto di me. Poi Spike comincia a farmi il solletico e mi contorgo ridendo. Ed ecco che dopo vari tentativi riesco a prendere le mani di Spike e lo tiro verso di me: mi cade accanto e insieme scivoliamo sul pavimento. Adesso io mi trovo con la schiena a terra e sopra di me solo gli occhi blu profondi di Spike, che punta nei miei.

Rimaniamo in silenzio a fissarci l'un l'altra non so per quanto tempo, finchè la sua bocca non si posa sulla mia e vengo travolta dal suo esigente bacio. Le nostre lingue cominciano a danzare insieme sempre più esigenti e porto le mie mani alla schiena di lui: sento i suoi muscoli sotto il mio tocco leggero e poi salgo fino alle spalle e scendo sul torace, andando a slacciargli i bottoni della camicia nera. Nel frattempo Spike mi ha tolto la maglia e il reggiseno e dopo avermi aiutato a togliersi dalle braccia la camicia, si tuffa sui miei seni e comincia a succhiarmi avido un capezzolo. Mi inarco verso la sua bocca e gemo. Lui lo prende come un invito e sposta la bocca sull'altro capezzolo, riservandogli lo stesso trattamento.

- Ho voglia di te.

Dico. La voce non sembra neanche la mia tanto sono eccitata. Spike allora si alza in piedi e mi prende tra le braccia: lo guardo incuriosita: ho detto qualcosa che non dovevo? Ma quando vedo che entriamo in camera sua e che mi posa dolcemente sul letto e si toglie i pantaloni sorrido e anche io mi spoglio del tutto.

- Dillo di nuovo, Buffy.

Mi chiede Spike con voce roca, sdraiandosi sopra di me e cominciando a stuzzicarmi la clitoride passandoci sopra un dito e facendo una leggera pressione. Io gemo sotto le sue attenzioni.

- Ho voglia di te.

Ripeto. A questo punto sento che si mette alla mia entrata e mi guarda negli occhi, per chiedermi il permesso. Annuisco e lo sento dentro di me. Non mi sono mai sentita così in tutta la mia vita. E' fantastico. Cominciamo a muoverci prima lentamente, per poi aumentare il ritmo e lasciarci travolgere dalla passione.

- Vieni per me amore. Solo per me.

Mi sussurra all'orecchio, per poi baciarmi il collo. Ed io a quel punto non resisto più e vengo, per poi sentire subito dopo lui venire dentro di me.

Rimaniamo a guardarci per un po' e Spike mi prende tra le sue braccia e appoggio la testa sul suo torace. Un lieve velo di sudore ci ricopre entrambi.

- Dormi adesso.

Mi dice, cullandomi. Ed io mi lascio andare, addormentandomi con il sorriso sulle labbra.

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Mi sveglio sentendo del calore attorno a me e sento sulle spalle il sole che mi scalda la pelle. Affondo il volto nel cuscino e lentamente stiracchio il corpo. Allungo inconsapevolmente una mano e sento il freddo del letto sotto il palmo aperto.

Spalanco gli occhi. Lui non c’è. Mi poso sui gomiti e, spostandomi i capelli dal volto, mi guardo attorno allarmata. Non se ne può essere andato: questa è casa sua, e poi non sarebbe da lui. Forse, perché non è che lo conosca da molto.

- Buongiorno amore.

Sento la sua voce arrivare dalla porta del bagno e mi volto: ha solamente un asciugamano bianco a coprirlo dalla vita in giù, il corpo bagnato e si passa una mano tra i capelli, che lasciano ricadere sul suo volto piccole goccioline.

Rimango incantata a fissarlo, finchè lui non si viene a sedere vicino a me. Il letto si piega leggermente verso il lato in cui si è seduto e io mi lascio rotolare felice al suo fianco.

- Buongiorno.

Risponde al mio saluto baciandomi. Un bacio dolce, tenero. Potrei sciogliermi. In questo momento potrebbe fare di me qualunque cosa: potrebbe modellarmi a suo piacimento, farmi prendere la forma che più desidera.

- Come stai? Hai passato una bella notte?

- La migliore della mia vita. In assoluto.

Gli rispondo. Lui si stende accanto a me e mi abbraccia. Sento la sua pelle bagnata sotto il mio tocco. Non resisto e devo passare le dita tra i suoi capelli: sono così belli, morbidi e…suoi. Sorrido al mio pensiero.

- La migliore per adesso.

Sollevo il capo e lo guardo. Forse ho capito male. Quindi vuole ripete l’esperienza, eh? Sorrido furba e affondo il capo nel suo petto, mentre lui mi passa una mano lungo la schiena. Ad un certo punto si ferma sul mio fianco ed emetto un piccolo gridolino di dolore.

Il livido. Già. Sta cominciando ad andare via adesso. Sento Spike irrigidirsi e poi staccarsi da me.

- Cosa hai fatto?

- Niente.

Cerco di nascondermi, ma lui è più veloce e mi toglie il lenzuolo, rivelando il mio fianco e quel livido che ancora non si è deciso ad andare via.

- E’ stato lui a farti questo?

Sento che sta cercando di controllare la rabbia nei confronti di Riley. Non dico niente. Spike si volta e mi guarda negli occhi. I miei rivelano tutto, i suoi sono fessure di ghiaccio. Annuisce. Ha capito.

- Non puoi andare avanti così, Buffy.

- Ma quella sera è stata l’ultima volta. Non accadrà più.

- Non è vero, e tu lo sai. Finchè non fai davvero qualcosa per fermarlo, lui continuerà.

- Ma l’ultima volta ha capito. C’eri tu. Ha capito.

Sto cercando di convincermi. Riley mi lascerà davvero in pace questa volta. Ha sentito Spike. Ha sentito i miei amici e lo sa che non lo voglio più rivedere. Non accadrà mai più.

- Tu pensi che abbia capito. Ma non è così. Dobbiamo fare qualcosa. Devi denunciarlo Buffy.

- Spike, no…

Sento il pianto arrivare lentamente alla mia gola e le lacrime cominciano a pizzicare i miei occhi.

Ho paura, ecco la verità. Ho paura di lui, che possa uscire dal carcere e che possa venire a cercarmi. E dopo tutto quello che mi ha fatto sarà niente in confronto a quello che farà.

- Va bene, non voglio vederti triste adesso. Ma ne riparleremo e tu mi devi promettere di pensarci, ok?

Annuisco. Spike tiene a me, ecco perché si comporta così. Sospiro quando lui si avvicina come prima e mi bacia ancora. Vorrei rimanere tutto il giorno in questo letto e sentire sempre il suo sapore sulle labbra e il suo corpo premuto contro il mio.

 

Arrivo in cucina e sento un buon profumino stuzzicarmi il naso.

- Mi piace che cucini tu.

Spike ride, per poi mettere nei piatti la colazione.

- Mi piace. Tu non ami cucinare, pet?

- A volte.

Lui mi guarda e io rido.

- Ok, faccio pena ai fornelli.

Ci mettiamo a mangiare e rimaniamo in silenzio, godendo l’uno la compagnia dell’altra.

 

Al lavoro sorrido per tutto il giorno, e mi sciolgo ad ogni sguardo di Spike che si incrocia con il mio.

- Hey Buffster, come và?

Mi volto: Xander. Anche lui sembra allegro oggi.

- Ciao Xan. Tutto a posto. Tu? Ti vedo spargere scintille di felicità da tutti i pori.

Gli sorrido e lui ricambia.

- Sai, ieri sera sono uscito con Anya e… bhè, è andata alla grande. Lei è grande, è fantastica. E…

- … a volte troppo schietta.

Finisco io la frase per lui. Xander annuisce si passa una mano sul retro del collo.

- Già, sai com’è.

Anya è arrivata al nostro ultimo anno di liceo ed è andata subito dietro a Xander. Lui aveva appena rotto con la sua ragazza, Cordelia. E a quanto pare adesso, finalmente, sia Xan che Anya sono felici insieme. Devo dire che sono una bella coppia.

- Torno al lavoro adesso Buffy.

- Allora ci vediamo dopo.

- Certo. Ah, quasi dimenticavo: Willow ti deve dire una cosa. A quanto pare anche a lei la serata è andata bene.

- Corro subito.

E così mi avvio verso la scrivania di Willow. Ma ieri sera è stata una serata speciale per tutti?

- Willow, Xan mi ha detto che devi dirmi una cosa.

Mi siedo sulla sedia di fronte alla sua. Willow mette giù i documenti e poi, tutta sorridente, mi racconta:

- Ecco, ieri sera ho visto Xander e Anya insieme…

- So già di loro due…

- E poi ho incontrato Tara.

Mi faccio attenta, sorridendo.

- E?

Gli domando.

- Abbiamo parlato un po’, bevuto qualcosa e poi l’ho accompagnata a casa sua.

Si blocca. Io rimango spiazzata. Non mi può interrompere il racconto così, a metà. La incito ad andare avanti ma questa sorride, per poi battere le mani dalla felicità e praticamente gridare.

- Io e Tara stiamo insieme!

- Oh Will sono stra felice per voi due!

Tutte e due saltiamo in piedi e io vado ad abbracciare la mia amica. Ma quando mi volto noto che mezzo studio ci fissa.

- Voi non avete da lavorare?

Tutti si mettono a ridere, per poi tornare ai loro compiti. Così io e Willow ci rimettiamo a parlare e le racconto della mia serata, di Spike e che ho dormito da lui. Anche lei è felicissima per noi due, ma mi promette di non dire niente a nessuno, nemmeno a Xander. Non mi và che si sappia in giro.

 

- Pronta ad andare, amore?

Mi volto e vedo Spike che mi si avvicina con una rosa rossa in mano.

- E’ bellissima.

Dico avvicinandomi a mia volta e accarezzando la rosa con la punta delle dita.

- Come te.

Spike mi da un bacio sul naso e entrambi ridiamo. Lui mi prende il fianco con il braccio e insieme ci avviamo alla porta, diretti ancora una volta a casa sua. Trascorrerò ancora la notte lì. Sorrido a quel pensiero.

- Signorina Summers?

Mi volto e vedo il ragazzo della posta avvicinar misi.

- Si?

- E’ arrivato un biglietto per lei.

Curiosa lo apro: è un piccolo bigliettino rosso. Lo leggo e questo mi cade di mano, andando ad adagiarsi a terra, piegando un piccolo lato rosso.

- Buffy, tutto bene?

Spike si china e riprende il bigliettino. Vedo i suoi occhi scorrere la calligrafia e la sua mascella diventare sempre più serrata e lo stesso color del ghiaccio nei suoi occhi come questa mattina.

La scritta mi passa incessantemente davanti agli occhi.

Dawn è davvero carina. Se tu non lo sei, lei è mia. Mia.